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Appunti Psicologia

La psicologia è definita come una scienza empirica che studia il comportamento e la mente, con obiettivi che includono la descrizione, comprensione e influenza del comportamento umano. Essa si avvale di diverse discipline e livelli di analisi, come quello biologico, psicologico e ambientale, per esplorare le interazioni tra mente e corpo. Le principali prospettive psicologiche, come il funzionalismo, il comportamentismo e la psicodinamica, hanno contribuito a formare la disciplina, evidenziando l'importanza di fattori sia interni che esterni nel determinare il comportamento.

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Appunti Psicologia

La psicologia è definita come una scienza empirica che studia il comportamento e la mente, con obiettivi che includono la descrizione, comprensione e influenza del comportamento umano. Essa si avvale di diverse discipline e livelli di analisi, come quello biologico, psicologico e ambientale, per esplorare le interazioni tra mente e corpo. Le principali prospettive psicologiche, come il funzionalismo, il comportamentismo e la psicodinamica, hanno contribuito a formare la disciplina, evidenziando l'importanza di fattori sia interni che esterni nel determinare il comportamento.

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Psicologia Generale

La natura della psicologia: Possiamo definire la psicologia come una scienza empirica, lo studio scientifico
del comportamento e della mente. Il termine “comportamento” è riferito ad azioni e risposte che possiamo
osservare direttamente, e si rifà sia a un comportamento visto fisicamente ma anche ad esempio parlare;
mentre il termine “mente” è riferito a stati interiori e processi che non possono essere visti direttamente,
ma devono essere richiamati a risposte osservabili e misurabili. La mente in senso di psiche è tutto ciò che
da significato a un’emozione (es: rabbia); e si muove con l’obiettivo di ottimizzare le risorse, minimo tempo,
massimo risultato.

Gli esseri umani tendono a dare un senso alle cose, che elaboriamo attraverso storie

*DSM: manuale dei disturbi mentali a partire dall’infanzia fino all’età adulta.

La psicologia come scienza di base e scienza applicata: La psicologia può attingere materiale da una grande
varietà di fonti. È una disciplina che può e deve essere considerata a tutti gli effetti una scienza; come tale
anche essa ha due generi differenti di tipologie di ricerca:
→ la ricerca di base, ricerca per acquisire conoscenze; esamina come e perché le persone si comportano in
un certo modo
→ la ricerca applicata, volta a risolvere problemi specifici e pratici. Le conoscenze scientifiche di base
vengono usate per progettare, implementare e determinare programmi di intervento
→ studi classici, Robber Cave e la classe a puzzle

Gran parte della ricerca esamina come e perché le persone si comportano, pensano e sentono in un certo
modo. La ricerca di base può essere effettuata nei laboratori o in contesti di vita reale. Gli psicologi che
studiano altre specie si occupano di scoprire i principi che potrebbero gettare luce sul comportamento
umano, ma alcuni studiano il comportamento animale perché proprio quello è l’oggetto del loro interesse.
Nella ricerca applicata gli psicologi usano spesso conoscenze scientifiche di base per progettare,
implementare e determinare programmi di intervento. In psicologia sono stati effettuate ricerche di base sui
fattori che incrementano e riducono l’ostilità fra gruppi. L’esperimento portato avanti da Robber Cave,
effettuato nello sconvolto dopoguerra della Seconda Guerra Mondiale, intendeva ricercare le cause e i
possibili rimedi dei conflitti tra gruppi. I partecipanti all’esperimento, al campo estivo, vennero divisi in due
gruppi fin dalla selezione: “Aquile” e “Serpenti a sonagli”. Inizialmente i bambini andavano tutti d’accordo,
pur vivendo in baite separate, ma condividendo tutte le attività. Per verificare se la competizione avrebbe
alimentato l’ostilità tra i gruppi, i ricercatori assegnarono allora ai due gruppi compiti competitivi e questi si
trasformarono in fazioni ostili. Successivamente i ricercatori cercarono di ridurre l’ostilità tra i ragazzi
sostituendo gli scopi competitivi con scopi comuni a tutti i componenti. Fu così simulato un guasto al
furgone che portava i pasti al campo, ciò portò i gruppi a collaborare per farlo ripartire. Dopo aver
affrontato una serie di situazioni cooperative, i rapporti divennero meno ostili, fino a tornare amichevoli
come nella fase iniziale dell’esperimento.

Gli obiettivi della psicologia: La psicologia ha 5 obiettivi principali:


→ descrivere come si comportano le persone e le altre specie;
→ comprendere le cause di tali comportamenti
→ prevedere come si comporteranno persone e animali in determinate condizioni;
→ influenzare il comportamento controllandone le cause;
→ applicare le conoscenze psicologiche in modo da migliorare il benessere
dell’uomo

Comprendere le cause di un comportamento ci dà modo di capire quando questo si verificherà. Per capire le
cause di un certo comportamento bisogna fare ipotesi, se queste sono vere so dove intervenire.
La psicologia usa molte conoscenze di altre discipline, come:

biologia= per studiare i processi biologici che sono dietro al comportamento (sbattere i pugni e urlare può
dipendere da assunzione di un certo farmaco o da determinate situazioni);

medicina= che ci aiuta a capire le cause delle malattie, perché alcuni comportamenti sono conseguenti a
delle malattie;

l’informatica perché per capire i comportamenti usiamo i dati;

la sociologia;

l’antropologia= studio scientifico della teoria delle evoluzioni

L’ampio campo della psicologia e i livelli di analisi L’ambito della psicologia moderna si estende dalla medici
e dalle scienze biologiche fino alle scienze sociali: per questo gli psicologi studiano un sorprendente numero
di fattori per comprendere in che modo le persone si comportano, pensano e sentono. Abbiamo definire
diversi livelli di analisi:

→ livello biologico, il comportamento e le sue cause;

→ livello psicologico, pensieri, sentimenti e motivazioni;

→ livello ambientale, ambienti fisici e sociali, passati e attuali, ai quali siamo esposti.

Prendiamo come esempio l’azione di mangiare:

A un livello biologico di analisi possiamo rivolgerci alle neuroscienze perché ci aiutano ad affrontare i diversi
circuiti chimici e neurali del nostro cervello che rispondono ai segnali del corpo e aiutano a regolare la
sensazione di fame o di sazietà. A un livello psicologico di analisi si possono considerare fattori quali
l’umore, le preferenze alimentari e le motivazioni. Il livello ambientale di analisi porta invece l’attenzione
verso stimoli precisi che possono scatenare il senso di fame (mangiare solo per noia o stress).

Le interazioni fra corpo e mente e fra natura e ambiente: L’interazione fra corpo e mente consiste nel
rapporto fra i processi mentali che avvengono nel cervello e il funzionamento di altri sistemi del corpo.
Queste interazioni richiamano la nostra attenzione sull’affascinante interazione fra il livello psicologico e il
livello biologico.

Un’altra cosa molto importante è la prospettiva, le prospettive sono finestre attraverso le quali gli psicologi
osservano e interpretano i comportamenti. A ogni nuovo progresso le credenze esistenti vengono messe
alla prova; segue quindi un dibattito e gli scienziati cercano nuove prove per dare una soluzione.

Le radici della psicologia come scienza: Al centro di questa ricerca ci sta il problema mente – corpo. La
mente è una parte spirituale del corpo o una parte delle sue attività? La posizione di molti filosofi
dell’antichità era quella del dualismo mente – corpo: la convinzione che la mente sia un’entità spirituale non
soggetta alle
leggi fisiche che governano il corpo.

Cartesio propose che mente e corpo interagissero attraverso la minuscola ghiandola pineale situata nel
cervello. Pur collocando la mente all’interno del cervello, Cartesio sostenne che la mente era un’entità
spirituale e non materiale. Il dualismo comporta che nessuna ricerca fatta sulle parti organiche del corpo,
possa mai sperare di rivelare i misteri della mente.

Il punto di vista alternativo, il monismo, afferma invece che mente e corpo sono una cosa sola, quindi la
mente non è un’entità separata. Per i monisti, gli eventi della mente sono semplicemente il prodotto di
eventi fisici che avvengono nel cervello (Thomas Hobbes).

John Locke e altri filosofi della scuola dell’empirismo, spianarono ulteriormente la strada affermando che
tutte le idee e le conoscenze vengono acquisite in modo empirico, ovvero attraverso i sensi e l’esperienza
diretta. L’osservazione è uno strumento di conoscenza più valido della ragione in quanto essa ha un grande
potenziale di errore.

Il numero sempre maggiore di prove a favore del rapporto fra cervello e comportamento avvalorò il punto
di vista che fosse possibile utilizzare i metodi empirici delle scienze naturali per studiare i processi mentali.

Le prime scuole: strutturalismo e funzionalismo Per poter parlare di psicologia come scienza bisogna
riferirsi a Wilhelm Wundt. Per lui il metodo sperimentale era essenziale per poter definire la psicologia
come scientifica. La nuova scienza della psicologia nacque dunque nel 1870, quando Wundt fondò presso
l’Università di Lipsia il primo laboratorio sperimentale di psicologia. Lo psicologo voleva modellare lo studio
della mente sulle scienze naturali, utilizzando il metodo sperimentale. Riteneva che fosse possibile studiare
la mente suddividendola in componenti di base. L’approccio di Wundt divenne poi noto come
strutturalismo, cioè l’analisi della mente nei suoi elementi costitutivi. Gli strutturalisti utilizzavano il metodo
dell’introspezione (ogni soggetto era partecipatore e osservante) per studiare le sensazioni, considerate gli
elementi che costituiscono la struttura della coscienza. Nel laboratorio dell’università furono fatti dei
training agli studenti che si offrivano come volontari. Studiavano come gli stimoli creassero impatti e
chiedevano agli studenti di riportare la loro esperienza. Questo metodo di studio della mente venne
fortemente criticato per essere troppo soggettivo.

Nacque poi l’esigenza di andare oltre la struttura e di considerare la mente nel suo ambiente e per le sue
funzioni. Lo strutturalismo, a questo punto, lasciò il posto al funzionalismo, secondo il quale la psicologia
doveva studiare le funzioni della coscienza.

Da non dimenticare l’impatto e l’importanza in quel periodo della teoria evoluzionistica di Charles Darwin.
La sua teoria fu vivacemente contestata in quanto sembrava contraddire le credenze filosofiche e religiose
sulla natura elevata dell’essere umano; l’evoluzione implicava che la mente umana non

fosse un’entità spirituale, ma il prodotto di una continuità biologica fra gli

esseri umani e specie diverse.


Il funzionalismo fu molto influenzato dalla teoria evoluzionistica di Darwin ì, che sottolineava l’importanza
dell’adattamento per aiutare gli organismi a sopravvivere e a riprodursi nel loro ambiente.

Il fondatore del funzionalismo fu William James. Affermava che la psicologia non deve studiare la struttura
della coscienza ma le sue funzioni, focus cu come e perché. Il suo punto di partenza concettuale era
l’evoluzione e, quindi, aveva un approccio alle funzioni mentali viste come in continuo adattamento e
interazione con l’ambiente.

Il funzionalismo ha lasciato come eredità due discipline odierne: la psicologia cognitiva, che studia i processi
mentali, e la psicologia evoluzionistica, che mette in luce l’adattabilità del comportamento

La prospettiva psicodinamica: le forze dentro di noi

Essa è incentrata sulla persona e sul suo mondo psichico interno.

Questa prospettiva venne chiamata psicodinamica e attribuiva le cause del comportamento non solo agli
aspetti organici e fisici ma ad organismi interni della nostra personalità. Fu molto importante perché mise in
luce dei processi inconsci.

Fu Sigmund Freud a sviluppare la prima e la più influente teoria psicodinamica e a fondare un metodo di
trattamento dei pazienti: la psicanalisi

Freud si trovò davanti pazienti con forme di isteria e persone con intense paure irrealistiche e ciò lo portò a
pensare che le cause dovessero essere psicologiche; riteneva inoltre che queste cause fossero ignote alla

consapevolezza, ovvero inconsce. All’inizio le curò con l’ipnosi poi utilizzò la tecnica della libera
associazione, nella quale il paziente esprimeva qualsiasi cosa gli venisse in mente. Con grande sorpresa, i
pazienti descrivevano situazioni dolorose e dimenticate legate all’infanzia, spesso di natura sessuale;

dopo averle rivissute, le loro condizioni miglioravano.

Freud si convinse che una parte inconscia della mente influenzasse il comportamento, e sviluppò una teoria
(forma di psicoterapia): la psicanalisi, che si basava sull’analisi delle forze interne e principalmente inconsce.
Suggerì inoltre che gli esseri umani erano in possesso di forti pulsioni sessuali, ritenute negative nell’infanzia
e ciò ci porta a temerle e ad avere ansia mentre le proviamo. Tutto ciò ci porta a sviluppare dei meccanismi
didifesa, ovvero tecniche che ci aiutano a superare ansie e dolori delle esperienze traumatiche. La
repressione è un meccanismo di difesa primario, ci protegge mantenendo nella profondità della mente
impulsi inaccettabili.

Le idee di Freud stimolarono la ricerca su temi come sogni, memoria, aggressività e disturbi mentali.

Un altro importante personaggio in questo campo è Karl Jung, che fu uno studente di Freud. Le loro strade
si divisero all’inizio del Novecento, quando Jung cominciò a confutare le attenzioni di Freud per la libido e le
sue opinioni sulla religione. Il contributo di Jung alla psicanalisi si incentrò sullo costruzione di quelli che
definiva “concetti”, compresi quelli di introversione ed estroversione, e la sua idea di “complesso”. Con
questo Jung intendeva una formazione di sentimenti nel subconscio che l’analisi è in grado di aiutare e
identificare.

La prospettiva psicodinamica ha dominato il pensiero su personalità, disturbi mentali e psicoterapia per la


prima metà del XX secolo.

La prospettiva comportamentale:

La prospettiva comportamentale si concentra sul ruolo dell’ambiente esterno come guida delle nostre
azioni. Visto da questa prospettiva, il nostro comportamento è determinato congiuntamente da abitudini
apprese da precedenti esperienze e da stimoli provenienti dal nostro ambiente immediato.

Il padre fondatore del comportamentismo fu John Watson

Le origini della prospettiva comportamentale si ritrovano nella scuola filosofica dell’empirismo. Secondo
Locke, l’essere umano alla nascita è una tabula rasa sulla quale vengono scritte le esperienze. Da questo
punto di vista, la natura umana è forgiata dall’ambiente.

Ivan Pavlov, con degli esperimenti, rivelò uno dei modi in cui l’ambiente forma il comportamento:
l’associazione degli eventi uno con l’altro. Scoprì che i cani imparano automaticamente a salivare all’arrivo di
un nuovo stimolo; proprio per questo e completamente a caso si trovò a scoprire uno dei fondamenti
dell’apprendimento, il condizionamento classico.

Il comportamentismo, una scuola di pensiero che mette in luce il controllo ambientale del comportamento
attraverso l’apprendimento, cominciò a nascere nel 1913. Nello stesso anno venne pubblicato il manifesto di
John B. Watson, in cui è contenuto il suo pensiero: la psicologia così come la vede il comportamentista.

Rimase famoso l’esperimento del piccolo Albert, che Watson fece insieme alla sua assistente. Il piccolo
bambino fu condizionato ad avere paura di un coniglio bianco. Inizialmente il bambino giocava con il
bambino, poi iniziò il condizionamento: tutte le volte che arrivava il coniglio, il piccolo veniva esposto ad un
suono fortissimo che lo spaventava. A questo punto, alla sola vista del coniglio, anche senza la comparsa del
suono, iniziava a piangere e a mostrare paura.

I comportamentisti cercarono di scoprire le leggi che governavano l’apprendimento e credevano che gli
stessi principi basilari dell’apprendimento si potessero applicare a tutti gli organismi. Burrhus Frediric
Skinner fu la figura più eminente del comportamentismo moderno. La sua ricerca esaminò come il
comportamento venga forgiato dalle conseguenze gratificanti o punitive che produce. Fu suo l’importante
utilizzo del condizionamento operante, per il quale le conseguenze di un comportamento aumentano o
diminuiscono le possibilità di ripeterlo.
Skinner riteneva che la società potesse arginare il potere dell’ambiente di modificare i comportamenti in
senso positivo e che la principale barriera alla creazione di un mondo migliore mediante la “manipolazione
sociale” fosse il concetto ormai datato che le persone sono libere di agire.

Negli anni sessanta il comportamentismo ispirò molte tecniche, note come modificazioni comportamentali.
Queste tecniche miravano a diminuire i problemi comportamentali e ad aumentare i comportamenti positivi
manipolando i fattori ambientali e sono molto utilizzate ancora oggi.

Il comportamentismo cognitivo invece afferma che le esperienze di apprendimento e l’ambiente influenzano


le nostre aspettative e pensieri, e, a loro volta, i nostri pensieri influenzano il modo in cui ci comportiamo.

Comportamento cognitivo: Albert Bandura ha giocato un ruolo chiave nello sviluppo di questo
comportamento, che coniuga la prospettiva comportamentista a quella cognitiva. Pensa di esplorare stati
interni, come le aspettative

Autoefficacia= costrutto teorizzato da Bandura. È l’insieme di credenze/convinzioni sulle proprie capacità di


fare qualcosa.

Approfondendo gli studi condotti da Edward Lee Thorndike, in particolare la legge dell’effetto e introdusse
un nuovo concetto: il rinforzo. Secondo Skinner l’apprendimento avviene per prove ed errori e si attua
seguendo la Legge dell’Effetto, per cui si instaura la connessione tra uno stimolo e

una risposta. La risposta, se attrattiva, ha come effetto una conseguenza piacevole o positiva e il soggetto
tende a ripetere il comportamento. Se, invece, la risposta è contraria ha come effetto una conseguenza
sgradevole o negativa e il soggetto tende ad abbandonare il comportamento.

La prospettiva umanistica

Verso la metà del XX secolo diventa nota la prospettiva umanistica che poneva l’accento sul libero arbitrio, la
crescita personale e la ricerca del significato della propria esistenza.

Abraham Maslow riteneva che ognuno di noi possiede una forza innata che tende alla auto realizzazione,
ovvero a raggiungere il proprio potenziale.

Quando la personalità umana si sviluppa in un ambiente che le è di spstegno, emerge la natura intima e
positiva di una persona. Gli umanisti sottolinearono l’importanza della scelta personale e della
responsabilità, della crescita della personalità e delle sensazioni positive date dall’autostima.

L’attenzione dell’umanesimo è anche verso la psicologia positiva, che da risalto allo studio delle forze
dell’uomo, alla soddisfazione e al modo ottimale di vivere.

La prospettiva cognitiva: la mente pensante


Derivata dal latino cogitare (pensare), la prospettiva cognitiva esamina la natura della mente e il modo in cui
i processi mentali possono influenzare il comportamento; gli esseri umani sono elaboratori di informazioni
le cui azioni sono governate dal pensiero.

Negli anni Venti gli scienziati tedeschi avevano creato una scuola di pensiero nota come Psicologia della
Gestalt, che esaminava come gli elementi

dell’esperienza fossero organizzati in insiemi. Questi psicologi affermarono che le nostre percezioni sono
organizzate in modo che ”l’insieme risulti più grande della somma delle sue parti”.

La moderna prospettiva cognitiva La psicologia cognitiva, che si concentra sullo studio dei processi mentali,
rappresenta la prospettiva cognitiva. Gli psicologi cognitivi studiano i processi attraverso i quali le persone
ragionano e prendono decisioni, trovano soluzioni ai problemi.

Il principio su cui si basa questa psicologia è il cognitivismo. La mente elabora, interpreta informazioni e
produce delle risposte sotto forma di azione, linguaggio o comportamento. Il metodo utilizzato è quello
sperimentale: si fanno ipotesi e poi si verificano attraverso procedure metodologiche oggettive ripetibili.

Le neuroscienze cognitive si avvolgono di sofisticate registrazioni elettriche e di tecniche di neuro


visualizzazione del cervello per esaminare l’attività celebrale mentre le persone sono impegnate in attività
cognitive. Secondo il costruttivismo sociale, quella che consideriamo “realtà” è in gran parte una creazione
della nostra mente privata dal comune modo di pensare dei gruppi sociali.

La prospettiva socioculturale: l’uomo integrato Gli esseri umani sono creature sociali; la prospettiva
socioculturale esamina in che modo l’ambiente sociale e l’apprendimento culturale influenzano il
comportamento, i pensieri e i sentimenti.

La cultura si riferisce a valori, credenze, comportamenti e tradizioni durevoli condivisi da un gruppo


consistente di persone e trasmessi da una generazione all’altra. Ogni gruppo culturale sviluppa norme
sociali, ovvero regole, spesso non scritte, che specificano quale sia il comportamento accettabile che ci si
aspetta dai membri di un gruppo. La socializzazione invece, è un processo attraverso il quale la cultura viene
trasmessa ai nuovi membri e da questi interiorizzata.

Nel corso del tempo gli psicologi hanno cominciato a occuparsi in misura sempre maggiore dello studio dei
vari gruppi etnici e culturali. Oggi la psicologia interculturale esplora come la cultura viene trasmessa ai suoi
membri ed esamina le affinità psicologiche e le differenze fra le persone appartenenti a culture diverse.

Una differenza importante fra culture è l’accento più o meno forte posto su

individualismo e collettivismo.

Gran parte delle culture industrializzate dell’Europa settentrionale possono essere descritte come
individualistiche, con un accento su obiettivi personali e sul concetto di se che si basano principalmente
sugli attributi di ciascuno e sui suoi successi. Diversamente, molte culture asiatiche, africane e
sudamericane sono più collettivistiche, ovvero gli obiettivi principali sono subordinati a quelli del gruppo e
l’identità personale viene definita in gran parte dai legami con una famiglia allargata o con altri gruppi
sociali.
La prospettiva biologica: cervello, geni ed evoluzione La prospettiva biologica esamina in che modo i
processi e altre funzioni del corpo regolano il comportamento. Le neuroscienze comportamentali
esaminano i processi cerebrali e le altre funzioni fisiologiche all’origine del comportamento, di esperienze
sensoriali, emozioni e pensieri. La ricerca scientifica ha portato anche alla scoperta dei neurotrasmettitori,
sostanze chimiche rilasciate dalle cellule nervose che permettono a queste di comunicare tra loro.

La genetica del comportamento e la psicologia evolutiva Da tempo gli psicologi si interessano alla
genetica del comportamento, cioè lo studio di come le tendenze comportamentali sono influenzate da
fattori genetici.

Charles Darwin pubblicò la sua teoria dell’evoluzione nel 1859. attraverso un processo chiamato selezione
naturale, se un tratto ereditario dà ad alcuni membri un vantaggio sugli altri, è più probabile che quei
membri sopravvivano e trasmettono questa caratterista ai loro discendenti; al contrario, i tratti che
svantaggiano alcuni membri tendono a divenire meno comuni nella specie nel corso del tempo: i membri
che li possiedono, hanno infatti meno probabilità di sopravvivenza e riproduzione.

La psicologia evolutiva è una disciplina in crescita, che cerca di spiegare come l’evoluzione abbia forgiato il
comportamento dell’uomo moderno; le capacità della mente umana e le tendenze comportamentali si
sono evolute con l’evolversi del corpo.

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