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Bell'Italia - Gennaio 2025

Il numero di gennaio 2025 di 'Alla scoperta del più bel paese del mondo' presenta la riapertura del Museo Egizio di Torino, che celebra 200 anni con nuovi allestimenti e spazi espositivi. Il magazine invita a esplorare Gorizia, Capitale Europea della Cultura 2025, e offre itinerari d'arte in diverse città italiane, tra cui Parma e Teramo. Inoltre, il numero include articoli su eventi culturali e gastronomici, sottolineando l'importanza della valorizzazione del patrimonio culturale italiano.

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Simon de Nooij
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Bell'Italia - Gennaio 2025

Il numero di gennaio 2025 di 'Alla scoperta del più bel paese del mondo' presenta la riapertura del Museo Egizio di Torino, che celebra 200 anni con nuovi allestimenti e spazi espositivi. Il magazine invita a esplorare Gorizia, Capitale Europea della Cultura 2025, e offre itinerari d'arte in diverse città italiane, tra cui Parma e Teramo. Inoltre, il numero include articoli su eventi culturali e gastronomici, sottolineando l'importanza della valorizzazione del patrimonio culturale italiano.

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ALLA SCOPERTA DEL PIÙ BEL PAESE DEL MONDO MENSILE N.

465 · GENNAIO 2025 · EURO 4,50 IN ITALIA

LA RIAPERTURA • TORINO
Poste Italiane Spa - Sped. In A.P. - D.L. 353/2003 art. 1, comma 1, LO/MI - Austria € 10,50 - Belgio € 8,90 - Francia € 8,70 - Germania € 9,00 - Lussemburgo € 9,00 - Portogallo (Cont.) € 7,50 - Svizzera chf 13,40 - Svizzera Canton Ticino chf 11,90 - Principato di Monaco € 8,70 - Spagna € 7,60

INQUADRA IL CODICE Il Museo Egizio


si rinnova
E SCOPRI LE NOVITÀ

Allestimenti aggiornati e nuovi spazi


per la collezione che compie 200 anni

L’ITINERARIO • PARMA
NEI LUOGHI DI CORREGGIO
LA CHIESA • ABRUZZO
LA CATTEDRALE DI TERAMO
LA MONTAGNA • VALLE D’AOSTA
CIASPOLATA NEL PARCO
DEL MONT AVIC
il weekend
GORIZIA
>

BUONA ITALIA • AREZZO


50465

UNA FESTA DI SAPORI Alla scoperta della


NELLA TERRA
ISSN 0394 7203

Capitale Europea della


DEI GRANDI ARTISTI
720006

Cultura 2025, fra eventi e


percorsi senza frontiere
770394

EDITORIALE GIORGIO MONDADORI


9
La maschera funeraria di Merit (1425-1353 avanti Cristo) nel Museo Egizio di Torino

NUOVA LUCE ALL’EGIZIO


Chi non è stato al Museo Egizio di Torino in gita scolastica? A tornarci oggi forse
non lo riconoscerebbe. Perché i musei non sono istituzioni immutabili. Vivono nel
loro tempo, come tutti noi, e declinano il loro prezioso ruolo di conservazione e
valorizzazione del patrimonio culturale in base ai criteri museografici del momento.
Può accadere così che allestimenti entrati nell’immaginario collettivo vengano
smontati in nome di diverse esigenze espositive. Al Museo Egizio è successo. L’aspetto
della Galleria dei Re, ideato nel 2006 in occasione delle Olimpiadi Invernali dallo
scenografo Dante Ferretti, è stato completamente rivisto. L’oscurità che avvolgeva le
2025_IN FRIULI statue di regnanti e divinità egizie, illuminate da fasci di luce come su un palcoscenico
teatrale, ha lasciato posto alla luce diffusa riflessa da pareti metalliche. Una luce
GORIZIA
piena, come quella che le avvolgeva nei templi egizi. Anche la posizione delle
CAPITALE
D’EUROPA sculture è stata modificata in modo da ricordare quella che avevano in origine.
Iniziamo il 2025 È un esempio di come un allestimento, in questo caso ventennale, può invecchiare
dedicando il servizio più velocemente del museo stesso, che ha appena tagliato, alla presenza del
© RIPRODUZIONE RISERVATA

weekend a una città che


non si può non visitare Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il traguardo dei 200 anni. La Galleria
quest’anno: Gorizia. dei Re è la maggiore fra le tante novità proposte in occasione dell’anniversario del
Con la sua gemella
slovena Nova Gorica museo, nato nel 1824 dalla collezione del piemontese Bernardino Drovetti, console
è infatti Capitale Europea generale di Francia in Egitto, acquistata dal Re di Sardegna Carlo Felice di Savoia.
della Cultura. Il ricco
calendario di mostre Un museo vivo, sempre più aperto alla città e con molti progetti per il futuro.
ed eventi pensato per
celebrare il superamento
dei confini e delle
frontiere è l’occasione
per scoprire una città da
Emanuela Rosa-Clot | Direttore di Bell’Italia
sempre multiculturale,
dove si respira la storia
del Novecento. Un invito
che vale tutto l’anno.
In copertina:
panorama di
Torino con la Mole
Antonelliana

30
e le Alpi sullo sfondo.
Foto di:
Massimo Ripani

MONT AVIC CULMINE DI SAN PIETRO


TORINO GORIZIA
PARMA

GENNAIO 2025 TERAMO

|
PARMA I capolavori di Correggio
DOVE L’ARTE SALE IN CIELO 30

|
TORINO Museo Egizio
NUOVA LUCE SULL’ANTICO EGITTO 44

PARCO NATURALE MONT AVIC (Valle d’Aosta)


NELL’ABBRACCIO DELLE ALPI 60

|
TERAMO La cattedrale
UN DUOMO A DUE FACCE 70

CULMINE DI SAN PIETRO (Lecco-Bergamo)


TRA I SILENZI DELLE OROBIE 82

44
GORIZIA
CULTURA SENZA FRONTIERE 92

92
DIRETTORE RESPONSABILE
Emanuela Rosa-Clot
[email protected]

RESPONSABILE UFFICIO CENTRALE


LETTERE 10 Elisabetta Planca Caporedattore
[email protected]
UFFICIO CENTRALE

14
Pietro Cozzi Caposervizio
IN AGENDA [email protected]
Carlo Migliavacca [email protected]

LE MOSTRE D’ARTE 14 REDAZIONE


Lara Leovino [email protected]
NOTIZIE 18 Sandra Minute [email protected]
PHOTO EDITOR
Susanna Scafuri [email protected]
IL PATRIMONIO SALVATO
ART DIRECTOR
La sacrestia del Collegio Ghislieri 24 Simona Restelli Coordinamento
[email protected]
LA LETTURA IMPAGINAZIONE
Franca Bombaci [email protected]
di Vittorio Sgarbi Francesca Cappellato [email protected]
Gli scheletri di Bonomini 26 SEGRETERIA E RICERCA ICONOGRAFICA
Paola Paterlini [email protected]

MUSICA 28 PROGETTO GRAFICO E CONSULENZA CREATIVA


Silvia Garofoli
www.silviagarofoli.com

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO


I PIACERI Giuseppe De Biasi, Silvia Frau, Cristina Gambaro, Rosalba
Graglia, Albano Marcarini, Paolo Massobrio, Vannina Patanè,

114
Ettore Pettinaroli, Vittorio Sgarbi, Angelo Surrusca
BUONA ITALIA
di Silvia Frau
I sapori dell’Aretino 106
La ricetta 114

CIBO&PAESAGGIO
a cura di Slow Food
EDITORIALE GIORGIO MONDADORI
Gli agrumi di Palagiano 116 divisione di

A TAVOLA
di Paolo Massobrio PRESIDENTE
Bianca Trattoria a Roma 118 Urbano Cairo
CONSIGLIERE ESECUTIVO
Giuseppe Ferrauto
CANTINE D’ITALIA CONSIGLIERI
di Giuseppe De Biasi Andrea Biavardi, Alberto Braggio,
Roberto Cairo, Ugo Carenini, Giuliano Cesari,
Gli spumanti di Letrari 119 Giuseppe Ferrauto, Uberto Fornara,

26
Marco Pompignoli, Mauro Sala
CAIRO EDITORE S.P.A.
I SENTIERI DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE:
di Albano Marcarini Via Angelo Rizzoli 8, 20132 Milano,
tel. 02 433131, fax 02 43313927,
In cammino a Framura 121 www.cairoeditore.it
(e-mail: [email protected])
ABBONAMENTI: tel. 02 43313468,
LA DOLCE VITA 124 orario 9/13, da lunedì a venerdì
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GUSTO 127 ARRETRATI A PAGAMENTO / UFFICIO DIFFUSIONE:

ITALIA DA LEGGERE 128 tel. 02 43313410 – 517 - fax. 02 43313580


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IL BORGO DISEGNATO 132
Stampa: ROTOLITO S.p.A., via Brescia 53/65, 20063
Cernusco sul Naviglio (MI).
Distribuzione per l’Italia:
m-dis Distribuzione Media S.p.A., via Cazzaniga 19, 20132
Milano, tel. 02 25821
Distribuzione per l’estero: Sodip Spa,

124
via Bettola 18, 20092 Cinisello Balsamo (MI)
Accertamento diffusione: Certificato n. 2756 del
14.12.1994 Periodico associato alla FIEG
(Feder. Ital. Editori Giornali)
CONCESSIONARIA ESCLUSIVA
PER LA PUBBLICITÀ

Via Angelo Rizzoli 8 - 20132 Milano


Tel. (+39) 02/25845400
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FILIALI
PIEMONTE-LIGURIA-VALLE D’AOSTA
(Filiale di Torino)
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Tel. 011/6600390 - Fax 011/6606815
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cairocommunication.it

Nuova Giemme srl (Filiale di Genova)


Via dei Franzone 6/1 - 16145 Genova
VANNINA PATANÈ ROBERTO GANASSA LUCIO ROSSI Tel. 010/0994864 - Fax 010/7966640
Originaria di Bergamo, Per tutti “Roby”, nato Parmense doc, nato e-mail: [email protected]
giornalista, è un’assidua a Roma ma residente a Zibello, fotografo di lungo
TRIVENETO
collaboratrice della nostra in Valtellina, fa parte corso, coltiva interessi (Filiale di Verona)
rivista, per cui si occupa di ClickAlps, l’agenzia e passioni eclettiche: nel Vicolo Ghiaia 7 - 37122 Verona
soprattutto di itinerari d’arte fotografica specializzata suo curriculum spiccano Tel. 045/4750016 - Fax 045/4750017
e architettura. In questo in servizi di natura collaborazioni con aziende, e-mail: [email protected]
numero ci accompagna e paesaggio. Escursionista, reportage di paesaggio
nei centri storici di Parma sci alpinista e ciaspolatore, e cataloghi di mostre e (Filiale di Padova)
(p.30), alla scoperta dei al suo esordio sulle pagine artisti. È suo il servizio sugli Piazza Gaetano Salvemini 13
capolavori di Correggio, di Bell’Italia ha percorso affreschi di Correggio a 35131 Padova
e di Gorizia (p.92), per noi l’escursione Parma (p.30), a partire dalla Tel. 049/6996311 - Fax 049/7811384
che nel 2025 è Capitale invernale nel Parco Mont cupola di San Giovanni,
LAZIO-ABRUZZO-SICILIA-SARDEGNA
Europea della Cultura Avic, in Valle d’Aosta, fino di cui ha realizzato (Filiale di Roma)
insieme a Nova Gorica. al Rifugio Barbustel (p.60). un geniale fotopiano. Via Campania 59/C - 00187 Roma
Tel. 06/802251 - Fax 06/80693188
e-mail: [email protected]
CI RACCONTANO IL LORO VIAGGIO A duecento anni dalla
GABRIELE CROPPI E ROSALBA GRAGLIA nascita torna a splendere EMILIA ROMAGNA-TOSCANA
MARCHE-UMBRIA
con allestimenti rinnovati (Filiale di Bologna)
e nuove sezioni il Museo Viale del Risorgimento 10 - 40136
Egizio di Torino (p.44). Bologna
A raccontarci la preziosa Tel. 051/3763006 - Fax 051/0920003
collezione sono e-mail: info-bologna@
le immagini del fotografo cairocommunication.it
Gabriele Croppi
e l’itinerario di visita della (Filiale di Firenze)
giornalista Rosalba Graglia Lungarno delle Grazie 22 - 50122
(nella foto), affascinata Firenze
Tel. 051/3763006
dalle tante sorprese e-mail: info-bologna@
di questo “museo cairocommunication.it
del bicentenario”. «Mi
ha colpito soprattutto la CAMPANIA-PUGLIA-BASILICATA
luce», spiega, «che riporta CALABRIA-MOLISE
le statue di dei e faraoni (Filiale di Napoli)
al ruolo di protagonisti, Centro Direzionale di Napoli
e l’originale riscoperta Isola E/4 (int. 510)
dei materiali. Soprattutto Via G. Porzio 4 - 80143 Napoli
la “biblioteca” dei vasi Tel. 081/5627208 - Fax 081/0097705
e-mail: [email protected]
è un piccolo gioiello».
è una rivista del
gruppo Cairo Editore che comprende
LE IMMAGINI DI QUESTO NUMERO
anche le seguenti testate:
Notizie: Ufficio Stampa Uffizi (p.20), Ortofoto Dimensio, Giovanni Formosa/Courtesy Fondazione Roma (p.21), Gabriele Pezzi/Courtesy Istituzione
SETTIMANALI
Biblioteca Classense (p.22). Patrimonio: Serena Campanini (p.24), Clara Mammana (p.25). La lettura: Massimo Sestini, Simone Brambilla/Alamy/
IPA (p.26), DeAgostini/Getty Images (p.27). Musica: Mauro Mariotti, Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano (p.28). Parma: Giovanni Hanninen DiPiù TV, Diva e Donna, Enigmistica
(p.41). Torino: Studio OMA (pgg.51-52), Gabriele Croppi (p.58). Champorcher: Wire Dog/Alamy/IPa, Sandronizeg/Alamy/IPa (p.68). Teramo: MIA, Enigmistica più, Settimanale DiPiù,
Gabriele Croppi (p.80). Gorizia: Massimo Crivellari /FVG Turismo (p.102). Cantine: Romano Magrone, Luca Matassoni (p.119). Dolce vita: Valeria TV MIA, Settimanale NUOVO, NUOVO TV,
Necchio (p.125), Gunther Pichler, Dario Breggié (p.126). Prossimamente: Andrea Pistolesi, Massimo Ripani, Albert Ceolan (p.130). Cartine: Quaterd. F, Settimanale GIALLO.
QUINDICINALI
CUCINA MIA, Settimanale DiPiù
Testi e fotografie non richiesti non vengono restituiti
e DiPiù TV Cucina.
Bell’Italia. Alla scoperta del più bel paese del mondo. Copyright 2025. Cairo Editore S.p.A. Tutti i diritti riservati. Testi, fotografie e MENSILI
disegni contenuti in questo numero non possono essere riprodotti, neppure parzialmente, senza l’autorizzazione dell’Editore. Pubblicazione Arte, Gardenia, Natural Style,
mensile registrata presso il tribunale di Milano il 5/4/1986, n. 169. Una copia euro 4,50, arretrati euro 9. Settimanale Dipiù e Dipiù Tv Stellare

8 BELL’ITALIA
risponde la redazione | scrivete a: [email protected] | Bell’Italia, Via Angelo Rizzoli 8, 20132 Milano | @bellitalia_magazine

REGGELLO (Firenze) Abbazia di Vallombrosa

L’Abbazia di Vallombrosa,
immersa nell’omonima
foresta, si adagia alle
pendici del massiccio del
Pratomagno. Il cenobio
fu fondato nel 1028
da San Giovanni
Gualberto e ampliato
in fasi successive fino
al ’600-’700. Svettano
sul complesso la torre
campanaria del 1230 e
la torre quattrocentesca.
In alto a destra si nota
l’antico romitorio detto
“il Paradisino”, da cui
si gode una spettacolare
vista panoramica.

Vezzolano, incanto
medievale nell’Astigiano

IL SEGRETO DEI Ho visitato l’abbazia di Vezzolano,


MONACI
Fondato nell’XI secolo alle pendici del Pratomagno,
tra Valdarno e Casentino, il complesso monastico cela i suoi
nell’Astigiano, qualche giorno dopo
avere letto la lettera della signora
tesori di arte e fede in una meravigliosa cornice naturale
TESTI Barbara Gabbrielli FOTOGRAFIE Andrea Pistolesi
Franca Cagliero sul numero
di dicembre della vostra rivista.
Confermo che è un sito bellissimo,
in un contesto paesaggistico
L’abbazia di Vallombrosa, La gentile lettrice ha ragione, l’abbazia
di Vallombrosa è un complesso di rara meraviglioso. Ho visitato anche
scrigno di storia e natura le chiese di San Secondo di
bellezza. Nel numero 428 (dicembre
2021) le abbiamo dedicato un servizio Cortazzone e dei Santi Nazario e Celso
Non mi perdo un numero della di Montechiaro d’Asti: bellissime!
vostra rivista, ho tutti i numeri! Vorrei che la ritrae nella sua veste invernale,
ammantata di neve, silenzio e di una Giorgio Folli, Imola (Bologna)
segnalare l’abbazia di Vallombrosa
nella mia Toscana, non mi sembra che suggestione ancora maggiore del solito
le abbiate mai dedicato un servizio. (foto sopra). Il cenobio fu fondato nel Villa Grock a Imperia,
Merita veramente, è immersa in una 1028 da San Giovanni Gualberto alle il regno della fantasia
Riserva Naturale Biogenetica, una pendici del massiccio del Pratomagno,
foresta di faggi e abeti bianchi con tra Valdarno e Casentino, nella Vorrei segnalare un sito molto
i due alberi più alti d’Italia, di circa meravigliosa cornice naturale della particolare e in generale poco
62 metri. Segnalo anche il sentiero foresta di Vallombrosa. Nel corso dei conosciuto: villa Grock, la dimora
delle Cappelle, un giro di circa 5 km, secoli il complesso è stato ampliato, costruita da Charles Adrien Wettach,
che tocca vari tabernacoli immersi nel trasformato e arricchito di opere d’arte clown svizzero di fama mondiale noto
bosco. Uno scrigno di storia e natura. e di ambienti monumentali, come come Grock (1880-1959). Si trova
Cristina Gelli, Montespertoli (Firenze) il refettorio e la biblioteca dei monaci. a Imperia, nella frazione di Oneglia.
Grock conobbe Imperia grazie ai
suoceri, acquistò un appezzamento
La foto del mese è di @carolaferrero di terreno in collina con vista sul mare
e vi edificò la villa nel 1927. Progettò
Raccontate anche su Instagram la vostra personalmente gran parte della
Bell’Italia! Taggate @bellitalia_magazine
tenuta e morì qui nel 1959. La casa
e usate #bellitaliamagazine sulle vostre foto.
Ogni settimana ne selezioniamo alcune da
e i giardini sono caratterizzati dal suo
condividere nelle nostre storie e ogni mese gusto personale, con un particolare
pubblichiamo la più bella in questo spazio. stile Art Déco, ma anche influenze
«Una scenografica successione di piani», orientali e storicistiche. La villa è stata
commenta la photo editor Susanna aperta al pubblico nel gennaio 2010
Scafuri, «dalle colline dei vigneti delle come Museo del Clown.
Langhe fino alle Alpi, nella foto di Carola Gianni Farina, Roma
Ferrero (@carolaferrero). Precisissima
© RIPRODUZIONE RISERVATA

anche nella descrizione: “Quando le


Con Bell’Italia da 27 anni
temperature si abbassano (…) ti può
capitare di scendere giù dalla strada
Grazie per tutti i luoghi, le esperienze
di Tre Stelle che porta verso Alba, fermarti
e le emozioni vissuti in questi
tra i filari di Barbaresco e trovarti senza
parole davanti a questo scenario”».
27 lunghi anni di Bell’Italia!
Seguici anche su @bellitalia_magazine
Antonella Tomassi, Palestrina (Roma)

10 BELL’ITALIA
in agenda
L’arte | le n o t i z ie | la lettura di Vittorio Sgarbi | la musica a gennaio
Emilia Romagna In questa foto:
Gorgona (1918),
piatto in maiolica

ART NOUVEAU di Achille Calzi


al Mic di Faenza.

E DÉCO AL MIC
DI FAENZA
PAGINA 22

BELL’ITALIA 2
LA MOSTRA DEL MESE
TESTI L AR A LEOVINO

BARD (Valle d’Aosta) | EMILIO VEDOVA AL FORTE

UN’ESPLOSIONE DI COLORE E MATERIA


Artista d’avanguardia tra i più influenti del ’900, Emilio Vedova, pittore e incisore veneziano, è protagonista
nelle sale delle Cannoniere del Forte di Bard. In rassegna 53 opere, dagli esordi ai grandi “Tondi”

EMILIO VEDOVA: QUESTA È PITTURA


Sede: Forte di Bard. Date: fino al 2 giugno.
INFO fortedibard.it

IL CONSIGLIO
DA VEDERE
Collegiata di Sant’Orso
(Aosta, via Sant’Orso 14, 0165/26.20.26).
Fondata nel V secolo e rifatta in forme
romaniche, è una delle chiese più antiche
della città. Il 30 e 31 gennaio nelle vie
del centro storico si tiene la millenaria Fiera
di Sant’Orso, protettore degli artigiani.

14 BELL’ITALIA
Quando definiva i suoi lavori diceva che per lui dipingere signi- escono dalla parete e invadono l’ambiente. La sezione intitola-
ficava «trovarsi con i diavoli alle spalle che spingono avanti la ta ”Come se questo dolore fosse insopportabile” si concentra
tua mano, il tuo braccio, tutto il corpo...». Non per niente Emi- invece su quel tragico esistenziale che ha segnato tutto il per-
lio Vedova è passato alla storia per il gesto potente della sua pit- corso di Vedova. La sua sensibilità emotiva, che diventa carne
tura, oltre che per i colori scintillanti e gli elementi materici. La viva e freme a ogni contatto con i drammi della vita, riverbera
mostra allestita al Forte di Bard, come dice la curatrice Gabriel- in molte opere. E così la pittura assume forme allucinate, urti di
la Belli, «aggiunge un tassello alla conoscenza dell’artista», che materia rosso sangue, tagli, sporgenze e intense pennellate ne-
è considerato tra i maggiori esponenti dell’Informale europeo. re. L’ultima sezione con i tre grandi Tondi disallineati, allestiti al
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il percorso attraverso otto sezioni racconta la visione creativa centro della sala, è un omaggio alla valenza simbolica del cer-
di Vedova e la sua evoluzione artistica. Si parte dalle influenze chio, forma geometrica tra le più sacre della storia dell’arte.
giovanili con i veneziani Tintoretto e Tiepolo fino alla folgora-
zione per l’arte moderna e il Cubismo. Ma la scelta definiti-
Pagina precedente, nella foto grande: Plurimo, 1962. Pagina
va dell’artista è per l’Astrattismo, con opere di grande impatto precedente, in basso da sinistra: Emilio Vedova al lavoro su Non Dove,
emotivo come i rivoluzionari Plurimi, lavori tridimensionali che 1988; veduta del Forte di Bard, a 40 minuti da Aosta. In alto: Tondo ’85, 1985.

BELL’ITALIA 15
LE MOSTRE D’ARTE

MILANO Sopra, a sinistra:


Ritratto del pittore Giovanni
LA CITTÀ GENIALE DAL MEDIOEVO AL ’900 Migliara seduto davanti
al suo cavalletto,1829,
È una mostra dal forte carattere identitario per la città di Milano, che racconta come di Giuseppe Molteni.
il capoluogo lombardo, città inclusiva per vocazione, sia stato sempre luogo Sopra, a destra:
doccione in marmo
di innovazione in campo artistico. E ciò si deve proprio a questo secolare confronto di Candoglia raffigurante
con maestranze e artisti stranieri. In mostra, nelle eleganti sale delle Gallerie d’Italia- un cane mostruoso con
Museo di Intesa Sanpaolo, 140 opere tra dipinti, manoscritti, marmi, disegni, sculture. decorazione di foglie,
scultura del primo decennio
IL GENIO DI MILANO. Crocevia delle arti dalla Fabbrica del Duomo al Novecento. del XV secolo dell’ambito
Alle Gallerie d’Italia fino al 16 marzo. INFO gallerieditalia.com di Annex Marchestem.

CUNEO
VEDUTE URBANE DEL GRAND TOUR
La Fondazione CRC e Intesa Sanpaolo presentano 12 vedute di Venezia e di Roma nel
Settecento. Sono allestite nel Museo Civico situato all’interno del suggestivo Complesso
Monumentale di San Francesco, che comprende l’ex convento e l’annessa chiesa.
Le opere sono firmate da Canaletto, Van Wittel, Bernardo Bellotto e Giovanni Paolo Pannini.
Foto: Capriccio con la statua equestre di Marco Aurelio, di Giovanni Paolo Pannini.
CANALETTO, VAN WITTEL, BELLOTTO. Il Gran Teatro delle Città. Capolavori dalle Gallerie Nazionali
di Arte Antica. Al Complesso Monumentale di San Francesco fino al 30 marzo. INFO gallerieditalia.com

MILANO
ARTE PER LA CULTURA DELLA LEGALITÀ
Ottanta opere d’arte moderna e contemporanea confiscate dalla pubblica autorità
alla malavita organizzata sono ospitate nelle sale di Palazzo Reale. Si tratta di dipinti,
sculture e lavori grafici firmati da grandi nomi: De Chirico, Fontana, Sironi, Tozzi,
Dalí, Warhol, Rauschenberg, Christo e molti altri. Dopo l’appuntamento milanese
la mostra verrà ospitata al Palazzo della Cultura di Reggio Calabria dall’8 febbraio
al 27 aprile. Foto: Busto e trecce blu, 1971, di Mario Tozzi.
SALVARTI. Dalle confische alle collezioni pubbliche. A Palazzo Reale fino al 26 gennaio. INFO palazzorealemilano.it

VENEZIA
CURIOSE MERAVIGLIE A PALAZZO GRIMANI
“A Cabinet of Wonders” si ispira al concetto di Wunderkammer, il “gabinetto
delle meraviglie” in cui i collezionisti esponevano oggetti eclettici e straordinari.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

La mostra a Palazzo Grimani, partendo dalla raccolta britannica di George Loudon


con modelli scientifici dell’800 e dei primi del ’900, offre uno sguardo sul mondo
del collezionismo. Foto: Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso, dettaglio, di Tintoretto.
A CABINET OF WONDERS. A Celebration of Art in Nature. Al Museo di Palazzo Grimani
dal 14 dicembre all’11 maggio. INFO 041/241.15.07.

16 BELL’ITALIA
FOTONOTIZIA
A CURA DI SANDRA MINUTE
FOTOGRAFIA DI SALVATORE LAPORTA/KONTROLAB
|
NAPOLI RESTAURI A PALAZZO REALE

RISPLENDE LO SCALONE
Dopo cento giorni è tornato a brillare lo scalone d’Onore
di palazzo Reale. Si sono conclusi i lavori di restauro, pulizia
e lucidatura della monumentale scalinata in marmo di Carrara,
realizzata a metà dell’800, che tempo, agenti atmosferici
e incendi avevano macchiato e ossidato in più punti. È un’altra
© RIPRODUZIONE RISERVATA

tappa del fitto programma di interventi in corso: nella cappella


Reale si stanno concludendo i restauri delle superfici decorate,
danneggiate da infiltrazioni d’acqua. E sono terminati i lavori
di adeguamento impiantistico del teatro di Corte, che tornerà
a ospitare spettacoli e concerti come ai tempi dei Borbone.
Orario: 9-20, chiuso mercoledì; biglietto 15 €. INFO palazzorealedinapoli.org

BELL’ITALIA 19
TESTI SANDRA MINUTE

|
FIRENZE AGLI UFFIZI LA RIAPERTURA DEL TUNNEL AEREO DISEGNATO DA GIORGIO VASARI E IL NUOVO ALLESTIMENTO DELLA SALA DELLA NIOBE

UNA PASSEGGIATA NEL CORRIDOIO VASARIANO


Sui passi di Cosimo de’ Medici, percorrendo il tunnel aereo che
domina il centro di Firenze. Dopo otto anni e un restauro ha aperto
al pubblico il Corridoio Vasariano, il passaggio coperto che collega
gli Uffizi a palazzo Pitti, scavalcando l’Arno sopra ponte Vecchio.
Lungo 750 metri, fu costruito da Giorgio Vasari nel 1565 per
permettere al duca di spostarsi senza rischi da un palazzo all’altro.
Dal 21 dicembre, su prenotazione, anche i visitatori degli Uffizi
possono percorrere tutto il corridoio e ammirare gli scorci della città
dall’alto, fino all’uscita nel giardino di Boboli. Intanto nel museo
è stata riallestita la sala della Niobe, con il ritorno, al centro, del
cavallo di età romana e la nuova illuminazione che valorizza i colori
delle enormi tele del ’600 e ’700 di Rubens, Suttermans e Grisoni.
Orario: martedì-domenica 8,15-18,30; ingresso 25 €, biglietto speciale che
include la visita al Corridoio Vasariano 43 € + prenotazione 4 €. INFO www.uffizi.it

20 BELL’ITALIA
|
PADOVA IL MONUMENTO EQUESTRE IN PIAZZA DEL SANTO
GATTAMELATA DI DONATELLO,
AL VIA IL RESTAURO
Due alleati per il condottiero nella guerra al degrado.
Partirà nei prossimi mesi il restauro del monumento
equestre a Erasmo da Narni, detto Gattamelata, scultura
in bronzo di Donatello che troneggia in piazza del Santo;
l’intervento avrà il sostegno finanziario delle associazioni
Friends of Florence e Save Venice e interesserà la statua,
il basamento in trachite e pietra d’Istria e i rilievi originari.
In particolare, le superfici bronzee presentano un degrado
comune ai monumenti in lega di rame esposti all’aperto.
Realizzata tra il 1447 e il 1453, la statua è il primo
monumento equestre in bronzo a grandezza naturale
fuso dopo l’età classica; occupa una posizione di rilievo
davanti alla basilica del Santo, dove il Gattamelata,
capitano dell’esercito veneziano, fu sepolto nel 1458.
INFO www.friendsofflorence.org, www.savevenice.org

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ROMA FONDAZIONE ROMA APRE PALAZZO SCIARRA COLONNA E PALAZZO CIPOLLA
DUE MUSEI PER UN NUOVO POLO CULTURALE
Nell’iconica via del Corso è nato un nuovo, doppio polo culturale: il Museo del Corso, aperto
dalla Fondazione Roma, che unisce due edifici di grande pregio artistico e architettonico.
Il primo nucleo è palazzo Sciarra Colonna, che apre per la prima volta al pubblico le sue sale
settecentesche con la collezione permanente della Fondazione, con artisti da Gherardo delle
Notti e Pietro da Cortona a Giacomo Balla e Lucio Fontana, l’archivio storico e una raccolta
di monete e medaglie papali. Palazzo Cipolla, ottocentesco, è adibito alle mostre temporanee:
si comincia con La crocifissione bianca di Marc Chagall, per la prima volta esposta a Roma.
Orario: palazzo Sciarra Colonna, sabato e domenica su prenotazione; palazzo Cipolla, mostra “Chagall a
Roma” fino al 27 gennaio, tutti i giorni 10-20; ingresso gratuito. INFO 06/22.87.70.77; www.museodelcorso.com

Sopra: la sala della Niobe


agli Uffizi, con il cavallo
di marmo del I-II secolo tra
le statue dei figli di Niobe.
Pagina precedente,
in basso: l’ultimo tratto
del Corridoio Vasariano,
che sbuca nel giardino
di Boboli accanto alla
grotta del Buontalenti.
In alto: la statua equestre
del Gattamelata, opera
© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Donatello (1447-53),
in piazza del Santo
a Padova. Qui a destra:
la biblioteca del cardinale
Prospero Colonna a
palazzo Sciarra Colonna,
da poco aperto alle visite
dalla Fondazione Roma.

BELL’ITALIA 21
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BRESCIA IL RIALLESTIMENTO DEL MUSEO DIOCESANO Sopra: una sala del

TUTTE LE DECLINAZIONI DEL SACRO Museo Diocesano con


il Trittico di Sant’Orsola
(1425-30) di Antonio
Nuove sale, nuovi allestimenti e una decisa attenzione all’inclusività. Il Museo Vivarini, tra i capolavori
Diocesano, nel monastero francescano di San Giuseppe, mette in mostra i suoi tesori della raccolta. Le tre
dopo un completo restyling. Le collezioni comprendono un corpus di opere di tavole facevano parte
di un polittico più ampio.
scuola bresciana e veneta (splendido il Trittico di Sant’Orsola di Antonio Vivarini), Sotto: Gorgona (1918),
codici miniati dal XII al XVI secolo, anche consultabili in digitale nei totem touch piatto in maiolica di
screen, icone bizantine, oreficerie e tessuti liturgici. Nel museo si snoda anche Achille Calzi. In basso:
cestino di memorabilia
un percorso dedicato agli utenti con disabilità visiva, che permette di toccare, appartenuto a Teresa
ascoltare e addirittura annusare le opere, con tavole tattili e appositi box sensoriali. Gamba, con le reliquie
sentimentali del suo
Orario: lunedì, giovedì e venerdì 10-12 e 15-18, sabato e festivi 10-18; 8 €. INFO museodiocesano.brescia.it amore per lord Byron.

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FAENZA (Ravenna) AL MIC UNA NUOVA SEZIONE TEMATICA
LA CERAMICA DALL’ART NOUVEAU AL DÉCO
La storia europea della ceramica e delle arti decorative della prima metà del ’900
come premessa per gli sviluppi contemporanei del secondo dopoguerra. È il racconto
che si sviluppa nella nuova sezione inaugurata al Mic-Museo Internazionale della
Ceramica. Un percorso in 14 aree tematiche, dalla riscoperta delle linee sinuose
dell’Art Nouveau alle linee stilizzate del Déco, alle grandi esposizioni, con opere
delle maggiori manifatture europee e di artisti come Achille Calzi, Gio Ponti, Galileo
Chini. Sono stati restaurati per l’occasione alcuni manufatti danneggiati nel 1944
dai bombardamenti, che sono quindi tornati nel percorso museale dopo 80 anni.
Orario: martedì-venerdì 10-14, sabato, domenica e festivi 10-18; biglietto 12 €. INFO www.micfaenza.org

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RAVENNA UN MUSEO DEDICATO AL POETA NELLA DIMORA RESTAURATA
PALAZZO GUICCIOLI CELEBRA LORD BYRON
Poeta, dandy, eroe romantico per eccellenza: è dedicato a George Byron (1788-1824)
uno dei tre musei che hanno inaugurato palazzo Guiccioli, imponente edificio
storico restaurato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. Nello stesso
© RIPRODUZIONE RISERVATA

edificio sono stati aperti anche il Museo del Risorgimento e il Museo delle Bambole-
Collezione Graziella Gardini Pasini. Il museo dedicato a Byron racconta la storia
d’amore vissuta proprio qui dal poeta con la bellissima Teresa Gamba, giovane
moglie di Alessandro Guiccioli. Il percorso si snoda nelle sale affrescate tra libri,
lettere, ritratti, reliquie sentimentali e installazioni esperienziali di Studio Azzurro.
Orario: martedì-domenica 10-18; biglietto 10 €. INFO 0544/196.35.85; www.palazzoguiccioli.it

22 BELL’ITALIA
IL PATRIMONIO SALVATO PRIVATI E FONDAZIONI AL SERVIZIO DEI BENI CULTURALI
A CURA DI CARLO MIGLIAVACCA

PAVIA | COLLEGIO GHISLIERI Messa a dura prova dal gaudente ambiente universitario, quel-
la rettitudine doveva alimentarsi in primo luogo negli spazi sa-

UNA SORPRESA
cri: la cappella, dove in cattedra salgono i dottori della Chiesa,
scolpiti e dipinti, ma anche l’elegante sacrestia ottagonale, di

NEL GRAN PALAZZO


recente riaperta dopo il restauro sostenuto dall’Associazione
Amici dei Musei e dei Monumenti Pavesi, nata nel 1988 pro-

DEGLI STUDENTI
prio in una delle sale storiche del collegio. «In quasi 40 anni
di attività abbiamo sostenuto numerosi restauri», afferma Ales-
sandra Ferraresi, presidente dell’Associazione, «in particolare
Un restauro sostenuto dall’Associazione Amici a favore dei Musei Civici, ma anche della città e delle sue chie-
dei Musei e dei Monumenti Pavesi ha riaperto se: le basiliche di San Teodoro, di San Michele, del Santissimo
Salvatore, del Carmine e di San Pietro in Ciel d’oro».
alle visite la raffinata sacrestia del collegio pavese
PRIMO PASSO DI UN PIÙ AMPIO RECUPERO
Il restauro ha riguardato la zoccolatura della sacrestia, intac-
È un luogo vivo l’antico Collegio Ghislieri di Pavia. Voluto nel cata da umidità e muffe, e ha permesso di tornare ad ammi-
1567 da papa Pio V (Michele Ghislieri), assolve da oltre quat- rare i sorprendenti affreschi che rivestono le pareti, realizzati
tro secoli e mezzo al compito per cui è nato: offrire ospitalità probabilmente nel primo quarto del ’600. Nei riquadri, la via
e sostegno a giovani meritevoli iscritti all’Università di Pavia. per la Salvezza si dipana dal Battesimo di Cristo alla Pietà, dal
Ente di alta qualificazione culturale, il Ghislieri accoglie og- Redentore nel sepolcro, con i simboli della Passione, a due
gi 180 studenti e studentesse nella sede storica e in strutture scene dedicate al tema eucaristico: il Torchio mistico (Cristo
moderne; le loro biciclette sono parcheggiate tra le colonne nella pressa enologica), con il Salvatore “pressato” dal torchio
dell’elegante cortile porticato, fulcro del palazzo progettato della croce e stillante il sangue della Salvezza, e il Cristo fons
da Pellegrino Tibaldi, autore anche dell’altro grande collegio vitae, dove il sangue del costato alimenta il fonte della vi-
pavese, fondato da Carlo Borromeo. Protagonista dell’ar- ta. «Si tratta di iconografie proposte agli alunni del Collegio
chitettura controriformistica lombarda, Tibaldi concentrò nel come modello di vita e di condotta per la creazione di una
quadriportico le poche “frivolezze” concesse dal mandato ri- futura classe dirigente proveniente non dalle fila della nobiltà
cevuto da Pio V: erigere un palazzo funzionale, austero e rigo- ma dai ceti bassi, più vicini al rigore originario della fede cri-
roso che doveva ispirare rettitudine morale nei giovani ospiti. stiana», spiega Gianpaolo Angelini, docente di Museologia

24 BELL’ITALIA
I PROGETTI SOSTENUTI DA

ARTE SACRA
NUOVE VOCI PER I TESORI
DELLA DIOCESI DI BERGAMO
Nel 2023 Bergamo è stata, con Brescia, Capitale
Italiana della Cultura. Un anno ricco di eventi
che hanno contribuito alla conoscenza del suo
patrimonio storico e artistico. Per valorizzare
quello custodito in chiese, musei ecclesiastici e
monasteri della città e della provincia, la Diocesi
di Bergamo ha avviato il progetto Le Vie del Sacro,
affidandone la realizzazione alla Fondazione Adriano
Bernareggi. A progettare le attività indirizzate a dare
nuova visibilità ai 300 mila beni culturali conservati
in 1.300 edifici di culto, sono stati chiamati 43
giovani selezionati attraverso una call che hanno
seguito un percorso formativo professionalizzante
curato in collaborazione con Fondazione Enaip
Lombardia. Nuove voci diventate protagoniste
della mediazione culturale del patrimonio verso i
visitatori di chiese, monasteri, musei ecclesiastici,
e per questo compensate nelle forme previste
dalle normative. Dopo la pausa per i mesi freddi, le
attività riprenderanno in primavera con una speciale
programmazione pensata per l’anno del Giubileo:
l’iniziativa “Parole di Speranza” scandirà tutto il 2025
con appuntamenti di musica e poesia in piccole chiese
Foto grande e qui sopra: due scorci della sacrestia seicentesca del della città e della provincia che solitamente non sono
Collegio Ghislieri, riaperta alle visite dopo il recente restauro della zoccolatura. visitabili. Il nuovo format, che prevede la fusione della
Pagina precedente, a sinistra: il riquadro affrescato con il Torchio forma tradizionale della visita guidata con quella più
mistico, iconografia che nella “torchiatura” di Cristo richiama l’Eucarestia.
coinvolgente dell’evocazione poetica, è stato messo
a punto in due appuntamenti dei mesi scorsi nella
e Storia dell’arte moderna all’Università di Pavia, ex alunno cornice delle chiese di San Sebastiano e della Beata
del collegio e responsabile del restauro. «Questo intervento Vergine del Giglio, tesori nascosti di Bergamo
è il primo passo di una più ampia campagna di restauro», (foto sotto, un evento del progetto nel portico
sottolinea Alessandro Maranesi, rettore del Collegio Ghislieri. del palazzo della Ragione a Bergamo).
«Interesserà anche la cappella con l’obiettivo di riportare alla Le Vie del Sacro, 035/27.81.51. Visite guidate e attività si
luce gli affreschi secenteschi che, nei primi decenni del seco- prenotano sulla piattaforma web del progetto leviedelsacro.com
lo scorso, sono stati coperti da uno strato di intonaco. La resti-
tuzione di questi spazi al loro originale splendore permette al
collegio di far conoscere il suo patrimonio artistico, ma anche
di aprire le porte su una vivace comunità».
Di fronte agli ammonimenti dipinti nella sacrestia sostò for-
se anche il giovane Carlo Goldoni, dal 1723 al 1725 ospite
del collegio mentre studiava diritto. Anni in cui non mancò
di cogliere le occasioni di divertimento offerte dalla città e di
esercitare il suo talento comico, fino a che un’irriverente satira
su alcune donne pavesi gli costò l’espulsione. Tuttavia, degli
anni pavesi serbò sempre piacevoli ricordi. Il collegio conser-
va tracce del suo passaggio nell’archivio e nella biblioteca, tra
© RIPRODUZIONE RISERVATA

le maggiori raccolte librarie private d’Europa, e a 300 anni da


quegli eventi lo celebra con il Gran Ballo Goldoniano, evento
in maschera a tema settecentesco, aperto a tutti, in program-
ma il 4 marzo 2025 al Teatro Fraschini di Pavia.
Collegio Ghislieri, Pavia, piazza Collegio Ghislieri 5, 0382/378.62.04.
Orario: tutti i giorni 9-18, si consiglia di avvisare telefonicamente.

BELL’ITALIA 25
DI VITTORIO SGARBI
UNA CHIESA UN CAPOLAVORO

BERGAMO | SANTA GRATA INTER VITES

VIVACE PARATA che accenna col pennello a una mortifera falce. Lo stile è gar-
bato ed elegante, Bonomini slancia le forme e ravviva i colori

DI SCHELETRI come un figurinista ante litteram. Non vediamo però perso-


ne, ma i loro scheletri, quasi compiaciuti di spaventare. Della

IN MASCHERA morte non sembra essere un trionfo, semmai un esorcismo


in maschera: inutile temerla, non basterà a farla scomparire.
Tanto vale conviverci, facendo buon viso a cattiva sorte.
Le macabre figure dipinte a inizio ’800 Il Triduo era una ricorrenza religiosa piuttosto sentita nelle val-
da Paolo Vincenzo Bonomini rinnovano li bergamasche, spesso vicina alla fine del Carnevale. Per tre
con eleganza e umorismo l’antico tema giorni i fedeli si riunivano a pregare le anime dei defunti in
chiese che venivano riccamente addobbate. Non sorprende,
della caducità dell’esistenza
quindi, che nei dintorni di Bergamo il soggetto “scheletrico”
abbia significativi precedenti. Il più noto è l’affresco del Trionfo
della Morte sulla facciata dell’oratorio dei Disciplini a Clusone
Ci sono artisti che vengono ricordati per una sola opera. È il (1485), ma l’opera che presenta maggiori analogie con quella
caso del bergamasco Paolo Vincenzo Bonomini (1757-1839), di Bonomini è il ciclo dei Ventitré Scheletri che Giovanni Radi-
tardo esponente di una tradizione pittorica locale che aveva ci realizza per la basilica dell’Assunta a Gandino alla metà del
dato un contributo fondamentale alla Padania artistica. Di lui Settecento, anch’esso esposto in occasione del Triduo.
non sappiamo molto: rimasto per tutta la vita legato al rione È chiaro che l’impresa di Santa Grata è stata la riedizione di
bergamasco di Borgo Canale, impara il mestiere dal padre qualcosa di radicato nella sensibilità religiosa bergamasca.
Paolo Maria, onesto ritrattista sulla scia del formidabile Fra Bonomini ha attualizzato una tematica che la progressiva af-
Galgario, ma secondo propensioni che già in età precoce fermazione della laicità stava rendendo antiquata, calandola
dovevano indirizzarlo verso la pittura decorativa di interni. in una dimensione di vita ordinaria che prova a schivare, sotto
Con un certo gusto per il grottesco, come nelle scomparse la copertura di un umorismo beffardo anche se in fondo bona-
decorazioni per il teatro Sociale di Bergamo rio, le reprimende dell’Illuminismo contro la superstizione. Ci
C’è del grottesco anche nell’opera per cui Bonomini è cono- fosse del sarcasmo in quei frati così fuori dal tempo si potrebbe
sciuto e grazie alla quale lo si considera un campione del ge- credere che quello di Bonomini sia un memento mori rivolto
nere macabro: i sei quadri per il Triduo dei Morti nella chiesa a tutta una religiosità popolare, e attraverso di essa al mondo
di Santa Grata inter Vites, a Borgo Canale, realizzati attorno antico che in quella religiosità ancora si riconosceva. Ma l’i-
al primo decennio dell’Ottocento. Riproducono alcuni tipi neluttabilità della morte, nella visione espressa a Santa Grata,
emblematici della società del tempo: una coppia borghese investe anche il mondo nuovo, il tamburino repubblicano che
fresca di matrimonio, un carpentiere con i suoi attrezzi, un dovrebbe annunciare, dicendola con Leopardi, «magnifiche
tamburino che esibisce la divisa della neonata Repubblica Ci- sorti e progressive» e che invece sembra avere già esaurito la
salpina, due carmelitani in esagerata afflizione mentre prega- sua avventura. Scetticismo universale, più ancora che pessi-
no all’aperto, una lattaia che dialoga con un contadino e un mismo: gli uomini, pare dirci Bonomini, non si illudano di
pittore con presumibile figliolanza, chissà se lo stesso autore, scampare a una fine. E come loro anche le idee più alate.

DOVE SI TROVA
LA CHIESA FUORI PORTA DI BORGO CANALE
Il corpo di Santa Grata, compatrona di Bergamo, fu sepolto all’inizio del IV secolo tra le
vigne ai margini del centro urbano, in quello che nel Medioevo sarebbe diventato Borgo
Canale. Sul luogo sorse forse una cappella e nel XIV secolo una chiesa, distrutta nel
’500 per far posto alle mura veneziane. Quella attuale (nella foto) risale al ’700 e si trova
fuori porta Sant’Alessandro. I dipinti di Bonomini sono posti nell’abside dietro l’altare
maggiore, intorno all’Invenzione della Croce (1617) di Pietro Ronzelli e a Santa Grata che
porge la testa di Sant’Alessandro e San Lupo (1653) di Gian Giacomo Barbelli.
Chiesa di Santa Grata inter Vites, Bergamo, via Borgo Canale 38, 035/25.35.89. Orario: la chiesa è visitabile
tutti i giorni dalle 16,50 alle 17,30 (ora della messa) e due sabati al mese dalle 9 alle 12; ingresso libero.

26 BELL’ITALIA
Coppia di contadini Due frati in preghiera Carpentiere

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Sposi borghesi a passeggio Tamburino della Guardia Nazionale Pittore che dipinge la morte

BELL’ITALIA 27
MUSICA
A CURA DI VANNINA PATANÈ

PASSO PARADISO-VERMIGLIO (Trento) | DAL 16 GENNAIO AL 5 APRILE

CALDI SUONI NEL GHIACCIO


Dal folk alla lirica, dalla classica al rock: a 2.600 metri di quota, sopra il passo del Tonale,
un teatro-igloo ospita concerti in cui i musicisti suonano originali strumenti “gelati”

Musica nel ghiaccio e fatta con Tomaselli e Matteo Aielli, tre musicisti ci si può fermare nel vicino rifugio
il ghiaccio. È l’originale formula nati e cresciuti tra Ponte di Legno e per una cena gourmet; per il dopo-
che caratterizza Paradice Music, Vermiglio. Dal 16 gennaio al 5 aprile concerto del 15 febbraio è invece in
la rassegna organizzata sopra il passo il calendario prevede due appuntamenti programma una cena “stellata” con
del Tonale, al confine tra la val a settimana, ogni giovedì e sabato, con Alessandro Bellingeri, chef dell’Osteria
di Sole (Trento) e la valle Camonica programmi che spaziano tra i generi Acquarol di San Michele (Bolzano).
(Brescia). A ospitarla è un teatro-igloo musicali, dal pop al rock, dal folk alla
(foto grande) da 200 posti, costruito musica classica e all’opera. A esibirsi
alla stazione di arrivo della cabinovia la Paradice Orchestra guidata dal PARADICE MUSIC
che dal Tonale sale al passo Paradiso direttore artistico Roberto Marzucchi, INFO 0364/920.97 e 920.66;
(2.600 metri), ai piedi del ghiacciaio a cui si affiancano di volta in volta www.visitvaldisole.it, pontedilegnotonale.com
Presena. E fatti di ghiaccio sono ospiti diversi, come i cantanti lirici I concerti si tengono giovedì e sabato alle 16,
anche gli strumenti: chitarre (foto Michela Dellanoce e Davide Peroni, alcuni con secondo turno alle 18; biglietti:
piccola), archi, percussioni e persino Marco Ligabue, i Tiromancino e i The impianto risalita a/r 15 €, concerti da 30 €,
uno strumento a fiato, il didgeridoo. Morsellis. In alcune date (18 e 25 cena in quota 50 €, cena stellata 100 €.
A crearli sono Lino Mosconi, Giorgio gennaio; 8 marzo), dopo il concerto

MILANO | 23 GENNAIO E 20 FEBBRAIO


NOTE RINASCIMENTALI IN SAN GOTTARDO
In occasione dei cinquecento anni della nascita di Giovanni Pierluigi da Palestrina,
uno dei più grandi compositori del Rinascimento italiano, per tutto il 2025 la Cappella
Musicale del Duomo di Milano propone una rassegna di concerti celebrativi: i prossimi
sono in programma il 23 gennaio e il 20 febbraio. Basate su nuove edizioni critiche,
© RIPRODUZIONE RISERVATA

le esibizioni andranno a formare un itinerario completo dell’opera polifonica


dell’autore. A ospitare la rassegna è la chiesa di san Gottardo in Corte (nella foto),
d’origine trecentesca, inglobata nel palazzo Reale e oggi parte dell’itinerario
di visita del Museo del Duomo di Milano; ingresso libero su prenotazione.
CAPPELLA MUSICALE DEL DUOMO DI MILANO INFO www.duomomilano.it

28 BELL’ITALIA
PARMA | I capolavori di Correggio

Dove l’arte sale


in CIELO
Mostre ed eventi celebrano i cinquecento anni dalla realizzazione dei grandiosi
affreschi di Antonio Allegri detto il Correggio nella chiesa di San Giovanni Evangelista.
È l’occasione per riscoprire tutti i capolavori del maestro del Rinascimento nella città
emiliana, dal duomo alla Camera di San Paolo TESTI VANNINA PATANÈ FOTOGRAFIE LUCIO ROSSI

30 BELL’ITALIA
Putti che suonano strumenti musicali in un settore della cupola del duomo
di Parma, affrescata da Correggio con l’Assunzione della Vergine. Commissionata
nel 1522, l’opera fu realizzata dal maestro emiliano tra il 1526 e il 1530.

BELL’ITALIA 31
Nel duomo un turbine
di nuvole trascina
lo spettatore fino alla sommità
con la figura del Cristo
———————

U
n vortice di luce che abbaglia e risucchia lo in asse con quella di Gesù, la sua figura è visibile solo
sguardo. È il Transito di San Giovanni che Anto- spostandosi ai piedi dell’altare, nell’area del coro un
nio Allegri, detto il Correggio, dipinse a fresco tempo riservata ai monaci. L’illusionismo prospettico di
sulla volta della cupola della chiesa dedicata Mantegna, lo sfumato di Leonardo, la plasticità di Mi-
all’evangelista, nell’omonimo monastero benedettino nel chelangelo, l’armonia di forme di Raffaello: in quest’o-
cuore di Parma. L’opera fu portata a termine poco più di pera Correggio dimostra di conoscere le lezioni dei
500 anni fa, nel 1524, e ancora in questo mese l’anniver- grandi del Rinascimento e di averle rielaborate con una
sario è l’occasione per un itinerario in città sulle orme del cifra personale e fortemente innovativa.
grande pittore emiliano, a partire dall’installazione “Il Cie-
lo per un istante in terra”, allestita nel refettorio del mona- Nel “giardino segreto” della badessa
stero (vedere anche pgg. 36-37). Frutto di un progetto fo- Con i suoi interventi in San Giovanni, dove lavorò anche
tografico di Lucio Rossi, l’esposizione svela l’opera di nella navata e nell’abside, il pittore ottenne la definitiva
Correggio attraverso un’inedita visuale ravvicinata. Il fo- consacrazione a Parma, dove si era trasferito già dal 1518,
topiano della cupola riporta magicamente “a terra” l’affre- chiamato da Giovanna da Piacenza, badessa del conven-
sco, che si srotola sotto gli occhi dello spettatore, mettendo to femminile di San Paolo. La nobildonna, dotata di una
in evidenza gli splendidi dettagli. Emergono così la delica- raffinata cultura umanistica, gli aveva commissionato la
tezza delle cromie e la morbida plasticità delle figure. decorazione della sua stanza privata all’interno del mona-
Il cielo torna al suo posto quando si entra in chiesa. Con stero, dove amministrava gli affari e riceveva gli ospiti,
ancora negli occhi i dettagli svelati dalle immagini, la vi- umanisti e letterati. Oggi, visitando la Camera di San Pao-
sione dal vivo risulta più potente, come attraverso un’im- lo (o della Badessa), musealizzata e valorizzata da un
maginaria lente d’ingrandimento. Mirabilmente, Correg- nuovo impianto di illuminazione, l’impressione è quella
gio crea l’illusione di profondità spaziale senza ricorrere di entrare in un intimo giardino segreto, popolato di sim-
a elementi architettonici, ma unicamente tramite gli boli e allegorie che sono state interpretate in modo diverso
scorci e il moto delle figure: una soluzione che rappre- dai più celebri storici dell’arte del Novecento. Sul soffitto
sentava in quegli anni una assoluta novità, quasi un anti- a ombrello, scandito in sedici spicchi, è dipinto un fitto
cipo della pittura barocca. Al centro della composizione pergolato vegetale che crea l’illusione di stare all’aperto:
campeggia Cristo, ritratto con un audace scorcio da sotto immediato è il riferimento alla volta leonardesca della
in su, che scende dall’empireo per venire a prendere Gio- sala delle Asse, al castello Sforzesco di Milano. In ogni
vanni e portarlo con lui in Paradiso. Attorno, un’epifania spicchio si apre un ovale, che svela amorini festanti inten-
di luce in cui si intravvedono stormi di serafini, evane- ti in diverse attività, ritratti con un potente effetto illusioni-
scenti come increspature di nuvole. Gli altri apostoli, stico; alla base, una lunetta dipinta finge la scultura, raffi-
già in paradiso, assistono alla scena, ritratti a corpo gurando in monocromo scene mitologiche. Il ciclo
nudo alla maniera degli antichi e disposti in circolo su decorativo culmina nella dea Diana, che troneggia sul
nuvole morbide; fra di loro fanno capolino angioletti fe- camino. In una sala adiacente, la storia del monastero e la
stanti e sbarazzini. Giovanni, ritratto come un vegliardo, genesi degli affreschi è raccontata da “Hortus Conclusus
è raffigurato alla base della cupola mentre spalanca le 2.0: storia e sviluppo del Monastero di San Paolo”, un’e-
braccia in segno di stupore per il manifestarsi del divino: sperienza immersiva con visori a realtà aumentata.

32 BELL’ITALIA
In questa foto: scorcio ravvicinato
della cupola, animata dal vorticoso moto
ascendente delle nuvole che si apre
in uno squarcio di cielo. Nella pagina
precedente: la monumentale piazza
Duomo con la cattedrale, capolavoro
del Romanico, il campanile e il battistero.
34 BELL’ITALIA
Schiere di angeli e santi
affollano le cupole
delle chiese cittadine
———————

In questa foto: la figura dell’apostolo


Giacomo Minore negli affreschi della
cupola della chiesa di San Giovanni.
Pagina precedente: scorcio della
navata centrale del duomo, decorata
nel secondo Cinquecento da pittori
di scuola manierista padana.
Cristo

FACCIA A FACCIA
CON LA CERCHIA
DEGLI APOSTOLI
IN PARADISO

Paolo Pietro Filippo Taddeo Giacomo Minore

È il 2008 quando il fotografo Lucio Rossi ammira dai ponteggi posizionandosi alla massima distanza che i ponteggi
la cupola di San Giovanni (foto piccola in alto) e pensa: gli consentono. Per ottenere il risultato finale sono state necessarie
«La smonto e la porto a casa». Un complesso sistema circa un centinaio di foto realizzate con una macchina
di passerelle permetteva a tutti di salire a 25 metri da terra fotografica digitale Hasselblad, lavorando per strisce
per vedere da vicino l’opera del Correggio a San Giovanni verticali, cioè dividendo idealmente la calotta in spicchi.
e in duomo. Ammirare gli affreschi dallo stesso punto di vista La figlia Silvia, che fa parte dell’équipe dello studio, ha poi unito
del pittore stimola l’immaginazione del fotografo, che inizia i file digitali riproporzionando le dimensioni dei personaggi
a pensare al progetto di svolgere in piano qualcosa che e correggendo le inevitabili aberrazioni che provocano le superfici
era stato pensato e realizzato per una superficie circolare. incurvate. Il risultato (in queste pagine) è un pannello
Lo studio di Rossi non è nuovo a questo tipo di tecnica, già orizzontale di sette metri di lunghezza su cui si dipanano
utilizzata per altri luoghi del patrimonio artistico, come la sala i corpi degli apostoli adagiati su morbide nuvole. Il fotopiano
Bologna in Vaticano. Inizia così a realizzare gli scatti si allunga in due punti in verticale con le figure di Cristo

36 BELL’ITALIA
Un progetto del fotografo parmense Lucio Rossi restituisce
in un fotopiano gli affreschi della cupola della chiesa di San
Giovanni Evangelista, dipinti da Correggio tra il 1520 e il 1524

TESTO SUSANNA SCAFURI FOTOGRAFIE LUCIO ROSSI


Bartolomeo

Simone
Mattia

Tommaso Andrea Giacomo Maggiore

e di Giovanni. Rossi spiega che ha voluto posizionare Giovanni


i due principali protagonisti riproponendo la stessa relazione
che hanno nell’affresco: «La figura di Cristo si vedeva dalla
navata della chiesa, ma quella di Giovanni era destinata
ai monaci, perché visibile solo dal coro. Correggio dipinge
un uomo spaventato e solo: infatti nessuno degli altri personaggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA

lo guarda». L’artista era un oblato benedettino e qui sceglie


un soggetto iconografico che si ispira al monito di Agostino
sulla seconda venuta di Cristo e sull’unificazione finale della
città terrena con la Città di Dio. «Ho voluto avvicinare l’opera
alla gente», conclude Rossi, «e da qui viene il titolo scelto
per la mostra, “Il Cielo per un istante in terra”».

BELL’ITALIA 37
Nella foto grande: la volta
a ombrello che copre
la Camera di San Paolo,
capolavoro di Correggio
realizzato nel convento delle
Benedettine. Il soffitto di una
stanza privata della badessa
viene trasformato in un grande
pergolato verde, suddiviso
in 16 spicchi in cui si aprono
altrettanti ovali. Alla base,
nelle lunette del fregio
monocromo sono dipinte
figure mitologiche. Sopra:
scorcio della Camera verso
il camino monumentale,
anch’esso affrescato da
Correggio con Diana sul carro.
Sotto: dettaglio di una
delle coppie di putti che
si affacciano dagli ovali.

BELL’ITALIA 39
Sopra: il refettorio parmense Nella parabola che parte dal convento di San Paolo e passa
del monastero Lucio Rossi.
di San Giovanni Sotto: l’infilata
per la chiesa di San Giovanni Evangelista, il vertice della pittura
ospita il fotopiano di monumenti murale correggesca a Parma è rappresentato dalla decorazione
della cupola tra piazza Duomo
della chiesa. e via Cardinal
della cupola del duomo cittadino, che gli venne commissionata
L’installazione, Ferrari con il già nel 1522, quando stava ancora lavorando a San Giovanni, e
dal titolo battistero in primo
“Il Cielo per un piano, il fianco
a cui l’artista si dedicò fra il 1526 e il 1530. Il soggetto assegna-
istante in terra”, destro della to, l’Assunzione della Vergine, gli consentì di sperimentare ulte-
è stata realizzata cattedrale
a partire dalle e il campanile
riormente, portando ai massimi livelli l’illusionismo spaziale e
immagini scattate di San Giovanni la libertà compositiva. Qui la visione si fa vertiginosa: inondata
dal fotografo sullo sfondo.
da una luce abbagliante, che sfuma dal giallo al bianco candido,
la cupola pare dissolversi in un gigantesco vortice elicoidale,
fatto di squarci di cielo, nuvole dense e decine di figure, rappre-
sentate con scorci insoliti e arditi. Al centro della scena, come a
San Giovanni, sta la figura del Cristo, che scende dal Paradiso
per venire incontro alla madre e portarla via con sé. Ma in que-
sto caso la posa scorciata all’estremo lo rende quasi irriconosci-
bile, in una postura che molti contemporanei di Correggio con-
siderarono scandalosa. Vista dal basso è anche Maria, che
attende il figlio a braccia aperte, circondata da una folla di ange-
li, santi e personaggi del Vecchio e del Nuovo Testamento. All’e-
vento presenziano poi tutti gli apostoli, raffigurati lungo un finto
cornicione che corre alla base della cupola. L’effetto d’insieme è
quello di una monumentale macchina teatrale dipinta, che gui-
da lo sguardo dello spettatore verso l’infinito.
L’ultima tappa dell’itinerario nella pittura di Correggio è nel ma-
stodontico complesso de La Pilotta, dove insieme alle preziose
pale d’altare sono conservati alcuni lacerti di affreschi strappati
dalla loro collocazione originaria. L’Incoronazione della Vergine
è quanto rimane del ciclo di pitture realizzate da Correggio a San
Giovanni Evangelista nel catino dell’abside, che venne demolita
nella seconda metà del Cinquecento per ampliare la chiesa e
successivamente ricostruita e ridecorata con una copia della figu-
razione originale. Anche se compromesse dalle vicende subite,
le figure della Vergine e di Cristo mostrano la grazia e l’eleganza
tipiche di Correggio. Traboccanti di dolcezza sono poi gli affre-
schi trasportati su tela che raffigurano la Madonna della Scala,
proveniente dalla porta cittadina dedicata a San Michele, e l’An-
nunciazione, dall’antica chiesa dell’Annunciata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

40 BELL’ITALIA
Dove Come Quando
PARMA

FACILE!
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DI QUESTE
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TUO CELLULARE
La Pilotta
TESTI VANNINA PATANÈ

rilievo con la Deposizione scolpito


da Benedetto Antelami. L’interno è un trionfo
di affreschi di epoche diverse: spiccano
il ciclo tardo-cinquecentesco dipinto da
Luciano Gambara nella navata centrale,
con scene del Nuovo e del Vecchio
Testamento, e l’Ascensione della Vergine
di Correggio, nella cupola. Da non perdere la
visita al battistero, straordinaria testimonianza
del passaggio dal Romanico al Gotico,
ricchissimo di rilievi e sculture. Orario:
7,45-19,20; battistero 10-18, ingresso 12 €.

CAMERA DI SAN PAOLO


(via Macedonio Melloni 3, 0521/21.82.15).
Antica Spezieria
Fondato verso il Mille, l’ex monastero
di San Paolo ebbe il suo periodo di massimo
Come arrivare splendore a cavallo fra XV e XVI secolo, LA CITTADELLA DELLA FEDE
grazie alla badesse Cecilia Bergonzi Grandi artisti fra i chiostri
In auto: autostrada A1, uscita Parma; e Giovanna da Piacenza, che ne fecero dei Benedettini
si può lasciare l’auto al Parcheggio Toschi un vivace polo culturale. Quello che un
(viale IV Novembre, 0521/23.59.53). tempo era il loro appartamento privato Risalente al X secolo ma ricostruito
In treno: la stazione è sulla linea Milano- è diventato un piccolo museo che ha alla fine del XV dopo un incendio,
Bologna e dista 10 minuti a piedi dal centro. il suo cuore nella Camera di San Paolo, il Monastero benedettino di San Giovanni
In aereo: aeroporto di Bologna a 97 km. affrescata da Correggio nel 1519. Orario: Evangelista (piazzale San Giovanni 1,
In camper: Area Sosta Camper Parma, largo lunedì-venerdì 9,30-18, sabato e domenica 0521/165.15.08) è ancora abitato
24 Agosto 1942 21a, 0521/71.02.46. 9,30-18,30; ingresso 8 €. da una comunità di monaci. Il complesso
ruota attorno a tre chiostri; fra i diversi
Per la visita COMPLESSO MONUMENTALE DELLA PILOTTA ambienti spiccano l’aula capitolare,
(piazza della Pilotta 5-15, 0521/23.36.17). con due affreschi di Correggio staccati
CORREGGIO 500 Palazzo-simbolo del potere ducale dei dal presbiterio della chiesa abbaziale,
(www.parmawelcome.it/correggio-500). Farnese, la Pilotta è diventata di recente e la biblioteca monumentale. Dal retro del
In programma fino al 31 gennaio, l’itinerario un complesso museale straordinario complesso si accede all’Antica Spezieria
Correggio 500 include la visita guidata che comprende il Teatro Farnese, la Galleria di San Giovanni Evangelista (Borgo Pipa
al Monastero di San Giovanni Evangelista, Nazionale di Parma, il Museo Archeologico 1a; martedì-domenica 10-13 e 15-18,
(vedere anche a fianco), che ospita la mostra Nazionale, il Museo Bodoniano e la Biblioteca ingresso 5 €), l’ex farmacia benedettina
“Il Cielo per un istante in terra” (orario: 9,30- Palatina. Spettacolare è il seicentesco Teatro riaperta di recente come sede esterna
13 e 15-18, chiuso il martedì), e l’ingresso Farnese, l’ex teatro di corte: progettato da della Pilotta, con un nuovo allestimento
alla Camera di San Paolo con un’installazione Giovan Battista Aleotti, divenne un modello che valorizza le raccolte di mortai,
multimediale di realtà aumentata (orario: per l’ingegnosità delle soluzioni tecniche albarelli e alambicchi antichi. Adiacente
9,30-18, fino alle 18,30 sabato-domenica, adottate, come il sistema per mettere in al monastero è la chiesa abbaziale (orario:
chiuso il martedì); biglietto cumulativo 12 €. scena battaglie navali allagando la cavea. 8,30-12 e 15,30-19,30, ingresso libero),
Da non perdere anche la Galleria Nazionale: che dietro la facciata tardomanierista
Da vedere fra i capolavori, La Scapigliata, attribuita svela un interno d’impianto rinascimentale,
a Leonardo, la Madonna della scodella riccamente decorato, dove spiccano
CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA (1528-30) e la Madonna di San Gerolamo gli interventi di Correggio: il Transito
(piazza Duomo, 0521/20.86.99). (1526-28) di Correggio, La Schiava turca di San Giovanni nella cupola e i Padri
Risalente al XII secolo, è un superbo (1532 ca.) di Parmigianino e la statua di Maria della Chiesa e gli Evangelisti nei pennacchi.
esempio di architettura romanico-padana Luigia d’Asburgo (1810-14) di Canova. Orario: Nella navata sinistra si trovano invece
e conserva, nel transetto destro, il celebre martedì-domenica 10,30-19; ingresso 18 €. alcune opere giovanili di Parmigianino.

BELL’ITALIA 41
Dove Come Quando PARMA

DALLE DOP PIÙ FAMOSE AI DOLCI TIPICI


Una lunga tradizione
di cibi d’eccellenza
Hotel Button Palazzo Dalla Rosa Prati Parma e la sua provincia sono
un autentico giacimento di eccellenze
gastronomiche, a partire dal
Parmigiano Reggiano e dai salumi
Dop: il Prosciutto Crudo di Parma
e il Culatello di Zibello. La cucina
Le buone soste Per dormire utilizza questi prodotti per dar vita ad
alcuni piatti classici come gli anolini
RISTORANTE LA FORCHETTA GRAND HOTEL DI PARMA in brodo con ripieno di carne o di
(Borgo San Biagio 6d, 0521/20.88.12). (strada del Quartiere 4, 0521/07.70.77). solo formaggio, i tortelli di pasta
Ambiente elegante e piatti molto curati, Inaugurato lo scorso anno nel caratteristico ripieni alle erbette o alla zucca e la
con un menu che spazia dalle specialità quartiere di Oltretorrente, questo elegante Rosa di Parma, un arrosto arrotolato
del territorio, proposte con minime variazioni, albergo è stato ricavato in un monumentale arricchito da prosciutto e Parmigiano.
alla cucina di mare, pesce crudo incluso. edificio d’inizio Novecento, nato come La scelta è ampia anche fra i dolci,
Fra i dessert si impone per originalità complesso ospedaliero. Dotato di spazi dalla torta Susanna, con ricotta e
la Violetta di Parma, una bavarese al Cassis ampi e luminosi arredati in stile eclettico, cioccolato, alla torta Duchessa,
aromatizzata alla violetta. Conto 45-50 €. offre un ristorante e un bel giardino. intitolata a Maria Luigia e composta
OSTERIA DEI MASCALZONI NH PARMA da strati di frolla alla nocciola farciti
(vicolo delle Cinque Piaghe 1a, (viale Paolo Borsellino 31, 0521/79.28.11). con crema al cioccolato e zabaione,
0521/28.18.09). Dal design moderno, collocato accanto
Propone cucina del territorio: cappelletti, alla stazione ferroviaria, offre 120 camere
filetto alla vecchia Parma con mosto d’uva, ampie e confortevoli, ricche di dotazioni,
spalla cotta. I piatti sono preparati con cura ristorante e sala fitness.
e attenzione alle materie prime. Conto 35 €. HOTEL BUTTON
ANTICA OSTERIA DELLA GHIAIA (Borgo della Salina 7, 0521/20.80.39).
(Borgo Paggeria 12, 0521/28.79.30). Fra le stradine del centro storico, è un
Questo accogliente locale in stile rustico, albergo di lunga tradizione che spicca
nelle vicinanze del mercato cittadino, per la piacevolezza degli ambienti comuni,
è un buon indirizzo per assaggiare i piatti arredati con gusto. Le camere, una
tipici come gli anolini in brodo, i tortelli quarantina, sono essenziali ma funzionali.
d’erbetta e la trippa alla parmigiana. PALAZZO DALLA ROSA PRATI
In abbinamento, vini regionali. Conto 35 €. (strada Al Duomo 7, 0521/38.64.29). Pasticceria Bombé
OSTERIA VIRGILIO Insuperabile per posizione, questo
(strada Inzani 3b, 0521/199.99.66). residence di lusso ricavato in uno storico ai tortelli dolci con la marmellata
Un indirizzo consigliatissimo dai parmensi palazzo nobiliare offre monolocali, suite brusca. Gli indirizzi di qualità
nella zona dell’Oltretorrente. Tra le proposte e appartamenti affacciati sul duomo e sul per fare acquisti vanno dai negozi
c’è il “cavallo pesto”, una battuta di carne battistero. Alcuni sono arredati con pezzi tradizionali, come l’Antica Salumeria
equina servita con patate arrosto. Conto 35 €. d’epoca, altri in stile contemporaneo. Rastelli (via della Repubblica 54a,
0521/23.12.96) e la Salumeria
Garibaldi (strada Garibaldi 42, 0521/
La Forchetta 23.56.06), alle “botteghe gourmet”
come la Degusteria Romani (Borgo
Palmia 2c) anche per pranzi informali.
Per gli anolini, un classico è la
Gastronomia Greci (San Prospero,
via Marco Emilio Lepido 145, 0521/
64.51.50), appena fuori città; per
© RIPRODUZIONE RISERVATA

i dolci, ottima è la Pasticceria Bombé


(strada Farini 19a, 0521/28.28.00).

INFO Iat-R Comune di Parma, strada


Osteria dei Mascalzoni
Garibaldi 18, 0521/21.88.89; parmawelcome.it

42 BELL’ITALIA
TORINO | Museo Egizio

Nuova luce sull’antico


EGITTO
Compie 200 anni il museo nato nel 1824 dalla collezione di Bernardino Drovetti, il secondo più
importante al mondo dopo quello del Cairo. Per l’occasione si presenta con allestimenti rinnovati
all’insegna della luce, nuove sezioni e progetti che prenderanno forma nel corso del 2025
TESTI ROSALBA GRAGLIA FOTOGRAFIE GABRIELE CROPPI

In alto: la prima sala del nuovo allestimento della Galleria dei Re, inaugurato lo scorso novembre. Lungo le pareti,
statue della dea Sekhmet provenienti da un tempio di Karnak (Luxor), realizzate durante il regno di Amenhotep III
(1390-1353 avanti Cristo). Al centro, statua di Seti II da Karnak (1202-1198 avanti Cristo). In questa foto: statua
di Ramesse II (1279-1213 avanti Cristo), da Karnak, al centro della seconda sala della Galleria dei Re.

44 BELL’ITALIA
Nel palazzo
seicentesco
Pagina precedente:
statue della dea Sekhmet
nella prima sala della
Galleria dei Re. Sono 21
le sculture del Museo
Egizio raffiguranti la dea
con testa di leonessa,
tutte provenienti dallo
stesso tempio di Karnak.
In alto: la cappella
rupestre di Ellesiya
(presso Abu Simbel), fatta
scavare da Tutmosi III
(1479-1425 avanti Cristo).
Donata all’Italia nel 1966
dal governo egiziano,
è stata ricomposta
al museo. A sinistra:
dettaglio delle iscrizioni
sulle pareti della cappella.
Sotto: l’ingresso del
museo su via Accademia
delle Scienze. Dalla sua
fondazione, nel 1824, è
ospitato nel Collegio dei
Nobili, palazzo del ’600
ampliato nel XIX secolo.

D
all’oscurità alla luce». È racchiusa in queste parole del direttore
Christian Greco la cifra del Museo Egizio di Torino, che a 200
anni dalla fondazione si rinnova e guarda al futuro. «Oggi un
museo deve essere più trasparente e visibile», ribadisce, «un eser-
cizio di memoria che rielabora il passato e insieme si proietta verso il futu-
ro». La Galleria dei Re, che accoglie il pubblico, è in questo senso la no-
vità più grande, una ”rivoluzione copernicana” che mette al centro le
statue come vere protagoniste. La sala, allestita nel 2006 per le Olimpiadi
invernali dallo scenografo premio Oscar Dante Ferretti – una soluzione che
doveva durare pochi mesi ed è arrivata fino a oggi – giocava sul buio e sul
mistero. Ma l’Egitto è una civiltà di luce, che celebra Ra, il dio Sole. Così
oggi la galleria ha pareti di metallo che riflettono e moltiplicano la luce, ar-
tificiale ma anche naturale grazie alla riapertura delle finestre seicentesche.
E le statue sono scese dai piedistalli da scenografia, hanno ritrovato la loro
collocazione precisa e si possono guardare negli occhi. Entrare nella galleria
è come entrare in una navicella spaziale per un viaggio nel tempo.
Materiali, tecnica
e creatività
Nelle foto a sinistra:
particolari della sala
dedicata ai legni e ai
pigmenti nel nuovo
allestimento permanente
“Materia. Forma del
Tempo”, inaugurato
lo scorso 5 ottobre.
Il percorso espositivo,
che si sviluppa tra piano
terreno e piano ipogeo,
indaga l’uso della
materia (legni, pigmenti,
ceramica e pietra)
nell’antico Egitto
dall’Epoca Predinastica
(4000-3100 avanti Cristo)
a quella Bizantina
(565-642 dopo Cristo).
Tre sale documentano
le caratteristiche
dei materiali, ma anche
le competenze tecniche
e la creatività necessarie
per la realizzazione
di oggetti raffinati.

Il progetto che fa tornare l’Egitto nel cuore di Torino e lo apre al pubblico


verrà celebrato per tutto il 2025, quando si completeranno la copertura
in vetro e acciaio della corte interna e l’ipogeo, progetto firmato dallo
Studio Oma di Rotterdam. La corte diventerà così una sorta di agorà ac-
cessibile a tutti, una piazza con gli spazi per l’accoglienza e la caffetteria,
mentre negli ambienti sotterranei ci saranno il Giardino Egizio e l’Egizio
Immersivo, due progetti che ricostruiscono il paesaggio del tempo dei
faraoni. Uno spazio aperto per una nuova visione del museo come istitu-
zione di ricerca e insieme luogo inclusivo per scoprire l’antico Egitto.
L’uomo che ha portato l’Egitto a Torino si chiama Bernardino Drovetti,
piemontese di Barbania, nel Canavese, seguace di Bonaparte (combatte al
suo fianco nella battaglia di Marengo) che lo nomina console in Egitto. E
lì nasce la sua passione per l’archeologia: Drovetti inizia a collezionare
reperti, e per le sue corrispondenze dall’Egitto viene ammesso fra i soci
dell’Accademia delle Scienze di Torino. Dopo aver proposto alla Francia la
sua collezione, senza raggiungere un accordo, contatta Casa Savoia e
TORINO | Museo Egizio
IN VIAGGIO LUNGO I MILLENNI
Da due secoli il palazzo barocco che ospita il museo è una macchina
del tempo che svela quattromila anni di storia, arte e archeologia
ILLUSTRAZIONE DI FRANCESCO CORNI

5
8

4
N
1

2 diga di Assuan. È stato restaurato ❻ Galleria dei Sarcofagi


per il bicentenario del museo grazie Al primo piano, conserva sarcofagi
al sostegno di Fondazione CRT. dell’epoca compresa tra il Terzo Periodo
❸ Galleria dei Re Intermedio (1076-722 avanti Cristo)
Ospita in due sale grandi sculture e l’Epoca Tarda (722-332 avanti Cristo).
di faraoni e divinità provenienti da un ❼ Sala di Nefertari
complesso templare di Karnak a Tebe Rinnovato anche l’allestimento
(Luxor). Il suo nuovo allestimento, della sala dedicata al corredo funerario
affidato allo studio OMA di Rotterdam, è della sposa di Ramesse II, la regina
la maggiore tra le novità del bicentenario. Nefertari (1295-1255 avanti Cristo).
❹ Tomba di Kha e Merit La sepoltura nella Valle delle Regine
❶ Cortile e ambienti ipogei La sala espone il corredo della tomba fu scoperta nel 1904 durante gli scavi
Diventeranno una piazza coperta dell’architetto Kha (1425-1353 avanti condotti da Ernesto Schiaparelli.
su due livelli al termine dei lavori ancora Cristo) e della sua consorte Merit. ❽ Medio e Nuovo Regno
in corso, previsto per la fine del 2025 A scoprirla nella necropoli di Tebe fu, Le vetrine delle sale di questa ala del
(vedere il retro di queste pagine). nel 1906, Ernesto Schiaparelli, direttore secondo piano accolgono statue, stele,
❷ Tempio di Ellesiya del Museo Egizio dal 1893 al 1928. papiri e suppellettili del periodo che va
Scavato nella roccia da Tutmosi III ❺ Villaggio di Deir el-Medina dal 1990 al 1076 avanti Cristo circa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

(1479-1425 avanti Cristo) presso Abu I manufatti esposti provengono dal ❾ Galleria della Scrittura
Simbel, era dedicato a Horus di Miam villaggio posto sulla riva ovest del Nilo, Nei ballatoi al terzo piano si sviluppa
e Satet. Nel 1967 è stato trasportato di fronte a Luxor, sede della comunità la galleria dedicata alla lingua egizia
a Torino in virtù della partecipazione di artigiani incaricati di scavare e alle sue diverse grafie, inaugurata
italiana al salvataggio dei templi e decorare le tombe reali delle vicine alla fine del 2023 (nuovo allestimento
minacciati dalla costruzione della Valle dei Re e Valle delle Regine. non documentato nell’illustrazione).
TORINO | Museo Egizio
UNA PIAZZA
TRA IL MUSEO
E LA CITTÀ
Si concluderanno nel corso
dell’anno i lavori per la copertura
del cortile del palazzo,
destinato a esaltare l’apertura
del museo verso l’esterno
La prossima tappa del rinnovamento
del Museo Egizio è la copertura in vetro
e acciaio della corte del palazzo, proposta
nei render di queste pagine. Il progetto,
affidato allo studio OMA di Rotterdam, è
in corso di realizzazione e sarà completato
nel 2025. La nuova piazza (1, 2) sarà uno
spazio pubblico condiviso tra il museo
e la città, un cortile multifunzionale che al
livello terreno vedrà ripristinate le aperture
storiche del palazzo verso l’esterno
(via Accademia delle Scienze e via
Eleonora Duse), e a quello ipogeo ospiterà
uno spazio per eventi, l’allestimento
del Giardino Egizio (3) e della sezione
Egitto Immersivo. La piazza e le sale
adiacenti introdurranno i visitatori
alla ricchezza delle collezioni attraverso
l’esposizione di alcuni reperti e saranno
accessibili gratuitamente al pubblico
anche oltre l’orario di chiusura del museo.

2
CHRISTIAN GRECO:
«L’EGIZIO VUOLE ESSERE
UN MUSEO TRASPARENTE,
APERTO AL MONDO»

Direttore del Museo Egizio


di Torino dal 2014, Christian
Greco (foto sopra), egittologo
di fama internazionale,
è responsabile del progetto
di ristrutturazione e
riorganizzazione del museo.
Compito svolto in sintonia
con la Fondazione Museo
delle Antichità Egizie, creata
20 anni fa, la prima struttura
pubblico-privata di gestione
di un grande museo italiano.
Quali criteri hanno ispirato
la scelta del metallo per le
1 pareti della Galleria dei Re?
«Non volevamo nessun
contrasto materico con le
statue: il colore del pavimento
e dei basamenti ricorda
3 quello della sabbia, le pareti
in metallo danno l’idea di
qualcosa di diafano, non sono
uno specchio vero e proprio,
ma rimandano immagini non
definite: l’idea di un passato
da intuire e da scoprire».
Il bicentenario apre nuove
prospettive per il museo?
«Cosa ci manca ancora, a 200
anni dalla nostra fondazione?
È questa domanda che ha
guidato la nostra strategia per
la prossima fase della storia di
questa straordinaria istituzione
e collezione. L’obiettivo è
aprirci al mondo e raccontare
ai visitatori non solo la cultura
materiale, ma anche la storia
nascosta dei reperti e della
civiltà dell’antico Egitto».
L’idea guida sembra essere
quella della luce.
«Quando sarà ultimata la
copertura della corte entrerà
anche la luce del sole che
© RIPRODUZIONE RISERVATA

colpirà direttamente le
statue della Galleria dei Re.
Il museo diventa trasparente,
percepibile anche dall’esterno,
si connette al tessuto sociale
in cui è inserito. La cifra del
nuovo Egizio è la visibilità».
BELL’ITALIA 45
Pietre dipinte
e delicati tessuti
Sopra: frammento
di calcare (ostrakon)
con raffigurazione
di una danzatrice
in posizione acrobatica
(1292-1076 avanti
Cristo, periodo del
Nuovo Regno, XIX-XX
dinastia). Proviene
dagli scavi del villaggio
di Deir el-Medina.
A destra: scorcio
della sala dei Tessuti,
aperta nel mese
di febbraio del 2024
al secondo piano.
Nelle teche sono
conservati ed esposti
oltre 700 reperti datati
all’epoca faraonica
(3000-322 avanti Cristo),
parte della rilevante
collezione di tessuti
del museo che copre
un arco temporale
di oltre cinquemila anni.

grazie a un altro accademico, il piemontese Carlo Vidua, intellettuale-


esploratore, si avvia una trattativa con il re Carlo Felice, che nel 1823 ac-
quista la collezione per 400 mila lire del tempo (una vera fortuna). Dopo
un avventuroso viaggio sul Nilo, e poi in nave nel Mediterraneo, i reperti
arrivano a Torino da Genova su grandi carri trainati da buoi e vengono
depositati all’Accademia delle Scienze. L’anno dopo, nel 1824, nello stes-
so edificio, il seicentesco Collegio dei Nobili, nasce il Museo Egizio, il più
antico del mondo, secondo per importanza solo al museo del Cairo. Nel-
lo stesso anno anche Jean-François Champollion, il decifratore dei gerogli-
fici, viene a studiare i reperti del museo e dichiara che «la strada per Men-
fi e Tebe passa per Torino». Poi il biellese Ernesto Schiaparelli, direttore del
museo a fine ’800, scopre la tomba di Kha, uno dei tesori dell’Egizio, che
diventa un punto di riferimento per studiosi di tutta Europa.
Nel 2015 un primo restyling puntava già a un museo innovativo, con
grandi spazi e luminose vetrine aperte su tutti i lati e la sensazione di
potersi accostare a mummie e sarcofagi senza barriere. Oggi la visita

BELL’ITALIA 53
Le scritture
dell’antico Egitto
Sopra: statuetta lignea
di Ibis, raffigurazione
del dio della sapienza
Thot (722-332 avanti
Cristo), nella Galleria della
Scrittura al terzo piano.
Sopra, a destra: la sala
dedicata alla terracotta
nell’allestimento “Materia.
Forma del Tempo”.
A destra: una sala della
Galleria della Scrittura,
inaugurata nel 2023.
Le sue dieci sezioni
delineano un viaggio nelle
scritture dell’antico Egitto,
dai geroglifici allo ieratico,
dal demotico al copto.
Pagina seguente:
il Pyramidion (1292-1190
avanti Cristo) rinvenuto
a Deir el-Medina nella
tomba dello scriba reale
Ramose, esposto nella
Galleria della Scrittura.

è ancora più emozionante e immersiva. L’invito è seguire un percorso


cronologico, cominciando dalla Galleria della Scrittura all’ultimo pia-
no. Mille metri quadrati, 248 reperti, un viaggio di 4.000 anni all’origine
delle scritture dell’antico Egitto: papiri – la Papiroteca dell’Egizio ne cu-
stodisce più di 800, qui ne sono esposti 35 – ma anche geroglifici scol-
piti su giganteschi blocchi, come il cartiglio in calcare che apre la galle-
ria, o sul retro della statua del faraone Horemheb, sul Pyramidion dello
scriba Ramose, oltre a supporti multimediali e interattivi, con la piccola
curiosità-gioco di traslitterare il proprio nome in geroglifico.
Poi si scende alla sezione “Materia. Forma del Tempo”, nuovo allestimen-
to permanente che indaga la materialità nell’antico Egitto, tra legni, pig-
menti, vasi in ceramica e oggetti in pietra, dal 4000 avanti Cristo all’epoca
Bizantina. Settecento metri quadrati su due piani e circa seimila reperti
usciti dai depositi a raccontare l’Egitto in una prospettiva inedita. Tre le
sezioni, dal piano terreno a quello ipogeo. La prima è dedicata a legni e
pigmenti, con due grandi librerie, ognuna con 40 varietà diverse di ma-

54 BELL’ITALIA
Sguardi che
sfidano il tempo
Pagina precedente:
la Galleria dei Sarcofagi
al primo piano
del museo. Al centro,
il coperchio del sarcofago
esterno di Butehamon
(1076-944 avanti Cristo).
A sinistra: particolare
del coperchio in pietra
del sarcofago di Ibi
(664-610 avanti Cristo),
nella sala del primo piano
dedicata all’Epoca Tarda.
Sotto: la sala della
Pietra dell’allestimento
“Materia. Forma del
Tempo”. Al centro, statua
in pietra di divinità
femminile, Hathor o Iside
(1539-1292 avanti Cristo).

teriali: una sorprendente e inedita presentazione dei legni che gli artigiani
utilizzavano per oggetti di uso quotidiano, dei pigmenti e delle tecniche di
miscelatura dei colori. La seconda sala, proprio sotto la biblioteca dell’Ac-
cademia delle Scienze, comprende quasi 5.000 vasi, disposti proprio
come in una biblioteca, in grandi vetrine fino al soffitto. Statue, stele, fram-
menti di soffitti e vasi in pietra nell’ultima sala, con un videomapping che
disegna sul soffitto motivi decorativi di sorprendente modernità.

Divinità e faraoni nella nuova Galleria dei Re


Il cuore del nuovo Egizio sono le sale inaugurate il 20 novembre alla presen-
za del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La Galleria dei Re, con
due sale affiancate, è un viaggio ideale in un antico tempio egizio. Le statue,
tutte restaurate e tornate ai colori originali, sono ribassate sul pavimento,
com’erano nei cortili dei grandi templi. La prima sala accoglie 21 statue di
Sekhmet, dea della guerra e delle guarigioni dalla testa di leonessa, disposte
come nel tempio funerario di Amenhotep III a Tebe, da dove provengono, e
le due grandi sfingi, una di fronte all’altra, come nell’antico Egitto lungo i
viali e gli accessi ai templi. Al centro della seconda c’è Ramesse II – che
Champollion definì l’Apollo del Belvedere egizio – e attorno tutte le altre
statue dei faraoni, esposte per la prima volta in ordine cronologico.
L’ultima scoperta che apre un nuovo importante capitolo nel progetto del
“museo del futuro” è la cappella rupestre di Ellesiya. Restaurata dal Centro
Conservazione e Restauro La Venaria Reale, è stata riallestita e un suggesti-
vo videomapping sui blocchi esterni ne racconta il viaggio verso l’Italia. La
cappella, il più antico tempio rupestre della Nubia, approda a Torino nel
1966. All’epoca l’Italia e il Museo Egizio furono chiamati a contribuire alla
campagna Unesco per il salvataggio dei templi della Nubia, che rischiava-
no di essere sommersi dalle acque del lago Nasser dopo la costruzione
della diga di Assuan. Il governo egiziano decise quindi di donare all’Italia la
cappella, in segno di gratitudine. Estratta dalla roccia, con una complessa
operazione di trasporto e ricostruzione all’interno dell’Egizio, la cappella
oggi viene riconsegnata simbolicamente alla città, accessibile a tutti gratui-
tamente, da un nuovo ingresso dedicato su via Eleonora Duse, nel retro del
palazzo. Il museo inclusivo è anche questo: rendere accessibile a tutti un
frammento di passato. Perché la memoria del passato è il nostro futuro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

BELL’ITALIA 57
Dove Come Quando
TORINO

TESTI ROSALBA GRAGLIA

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Accademia delle Scienze

IN MOSTRA
Il segno di due grandi donne,
nella storia e nell’arte
Tra gli eventi per i 300 anni del Museo
Nello stesso edificio del Museo Egizio, è il
di Antichità, che fa parte dei Musei
luogo dove due secoli fa sono arrivati i reperti
Reali, spicca fino al 23 marzo la
dall’Egitto: una grande istituzione sabauda
mostra Cleopatra. La donna, la regina,
da riscoprire, fondata nel 1783 dal re Vittorio
il mito (Galleria Sabauda-Spazio
Amedeo III. Si visitano la bellissima sala
Scoperte, ingresso da piazza Castello,
dei Mappamondi e la biblioteca. Orario: visite
011/19.56.04.49). Cinque aree tematiche
guidate su prenotazione telefonica o via email
ricostruiscono il mito della regina
([email protected]).
d’Egitto attraverso l’arte, la letteratura e
la fortuna pop: dischi, fumetti, giochi da
PALAZZO CARIGNANO
tavolo, locandine, fotografie e spezzoni
(via Accademia delle Scienze 5, 011/562.11.47).
di film. Da non perdere anche, fino al
Come arrivare Il palazzo dove è nato Vittorio Emanuele II,
9 marzo 2025, Berthe Morisot. Pittrice
primo re d’Italia, è opera seicentesca
impressionista alla Gam – Galleria
Il Museo Egizio dista 10 minuti a piedi dalla dell’architetto Guarino Guarini. Spettacolari
Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
stazione di Porta Nuova (con il biglietto del la facciata in stile barocco piemontese
(via Magenta 31, 011/442.95.18).
treno si ha diritto a una riduzione sull’ingresso). e il cortile con la decorazione a stelle. Ospita
In occasione dell’anno internazionale
Il parcheggio più vicino è in piazza Castello. il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano
dell’Impressionismo, racconta l’unica
In aereo: l’aeroporto “Sandro Pertini”, a con l’aula del Parlamento Subalpino,
donna che figura tra i fondatori del
Caselle, è collegato al centro dai bus Torino sempre visibile attraverso una grande vetrata
movimento con circa 50 opere tra
Airport (bustorinoairport.arriva.it) e dai treni e aperta in occasioni speciali come il 17
dipinti, disegni e incisioni da prestigiose
di Trenitalia (trenitalia.com). marzo, anniversario dell’Unità. Fino al 16
istituzioni come il Musée Marmottan
In camper: area Caio Mario, corso Agnelli 187. febbraio la visita è arricchita dalla mostra
Monet e il Musée d’Orsay di Parigi.
“Rileggere il Risorgimento”. Orario: martedì-
Per la visita domenica 10-18; ingresso 10 €.

MUSEO EGIZIO MUSEO REGIONALE DI SCIENZE NATURALI


(via Accademia delle Scienze 6, (via Accademia Albertina 15, 011/432.63.27).
011/561.77.76; www.museoegizio.it). Nel grandioso edificio del Seicento progettato
Orario: lunedì 9-14, martedì-domenica da Amedeo di Castellamonte, il museo è stato
9-18,30; ingresso 18 €. aperto parzialmente dopo un lungo restauro.
È diviso in tre sezioni: “Zoologia” con l’elefante
Da vedere Fritz, “Arca delle Esplorazioni” e “Sala Cleopatra.
delle Meraviglie”. È possibile dialogare con La donna,
ACCADEMIA DELLE SCIENZE due totem dotati di Intelligenza Artificiale la regina,
(via Accademia delle Scienze 6, generativa. Orario: lunedì-domenica 10-18, il mito
011/562.00.47). chiuso martedì; ingresso 5 €.

58 BELL’ITALIA
INFO Turismo Torino,
piazza Castello angolo via Garibaldi,
011/53.51.81; turismotorino.org

DA GUSTARE
Dolcezze ispirate
Torino Piazza Carlina all’Egitto dei faraoni
A Torino l’“Egittomania” si riflette
anche in fatto di gusto. Il maestro
cioccolatiere Guido Gobino
(via Cagliari 15b, 011/247.62.45)
propone la tavoletta Egizia, fondente
e al latte; sulla superficie, l’occhio
di Ra, il dio Sole degli antichi Egizi.
Stratta (piazza San Carlo 191,
011/54.79.20) ha creato un Tributo
Opera 35 Boutique Hotel Opera di Santa Pelagia all’Egizio, una scatoletta con la
pralina del Faraone e la tavoletta
Egizia, fatta con cioccolato fondente
al 66% e grano saraceno fermentato.
È sotto ai portici della piazza anche
il caffè storico San Carlo (piazza San
Carlo 156, 011/026.74.60), dove
si gusta il croissant Carla, a forma
Le buone soste locale che è bistrot e cocktail bar, con di occhio, rimando all’occhio di Ra
proposte di cucina piemontese e italiana. e alla simbologia religiosa
CASA VICINA Conto 30-40 €.
(presso Green Pea, via Fenoglietti 20, BALLATOIO
011/664.01.40). (via Principe Amedeo 22c, 011/19.64.07.71).
Il ristorante e la Fondazione Museo Egizio A pochi passi dall’Egizio, un piccolo bistrot
hanno creato un menu dedicato ai 200 anni piacevole che nell’aspetto rimanda alle case di
del museo, con la consulenza scientifica di ringhiera del centro storico. Cucina soprattutto
egittologi e la ricerca di prodotti e sapori già piemontese, a prezzi contenuti. Conto 25-30 €.
noti agli Egizi. Comprende insalata del Nilo,
l’“enkirotto” (farro monococco enkir con Per dormire
quaglia affumicata), baccalà mantecato
e dolci come granita alla melagrana e miele TORINO PIAZZA CARLINA
d’acacia, parfait di spezie ai frutti rossi, (piazza Carlo Emanuele II 15,
focaccia alla frutta candita. La chicca finale 011/860.16.11). Pasticceria Stratta
è la “Ciocco-Sfinge”, che si può acquistare Ha appena festeggiato i dieci anni
dell’antico Egitto. Croissant-piramide
da asporto, con il corpo di gianduiotto e un di attività l’hotel di NH Collection,
con cioccolato o crema alla
“tocco” di dattero. Menu completo a 110 €. ospitato in un bel palazzo del ’600
Pasticceria Orsucci (via Borgaro 65,
SCATTO con terrazza panoramica e ristorante.
011/21.09.05) e alla Pasticceria
(piazza San Carlo 156, 011/026.74.60). Nel cocktail bar si ammirano foto
Dell’Agnese (corso Unione Sovietica
È un ristorante fine dining dei Costardi Bros di Carlo Mollino e quadri di Carol Rama.
417, 011/61.61.57), oltre a
nello spazio delle Gallerie d’Italia, il museo HOTEL SANTO STEFANO
cioccolatini a forma di piramide
votato alla fotografia di Intesa Sanpaolo. (via Porta Palatina 19, 011/522.33.11).
e faraone. Cioccolatini piramidali,
Atmosfera ispirata al mondo della fotografia A pochi minuti dal Museo Egizio,
sfingi e faraoni anche da Ghigo (via
e cucina legata al territorio in modo creativo: in un palazzo d’epoca ripensato
Po 52b, 011/88.70.17). È dedicata
protagonista è il riso. Conto sui 60 €. dallo studio Gabetti e Isola con la torre
alla dea-leonessa Sekhmet la birra
BARATTI & MILANO centrale che rimanda alle vicine torri
all’egiziana Rufus del Birrificio
(piazza Castello 29, 011/440.71.38). Palatine. Con corte interna, terrazza
Torino (via Parma 30, 011/287.65.62),
Lo storico Caffè Baratti & Milano è anche panoramica, bistrot e prima colazione
con cui il gelatiere Miretti (corso
ristorante, con menu curato dallo chef firmata dalla Pasticceria Gerla.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteotti 5, 011/53.36.87) prepara


stellato Ugo Alciati. Specialità piemontesi, OPERA 35 BOUTIQUE HOTEL
il “sorbetto dei Faraoni”.
a cominciare da plin e tagliolini, e ottimi (via della Rocca 35, 011/088.11.35).
dolci. Conto 40 €. Un boutique hotel di charme in un palazzo
OPERA DI SANTA PELAGIA d’epoca con giardino nello storico
(via San Massimo 17h, 339/844.55.25). quartiere Borgo Nuovo, centralissimo
Accanto all’omonima chiesa, un piacevole ma piacevolmente tranquillo.

BELL’ITALIA 59
PARCO NATURALE MONT AVIC (Valle d’Aosta)

Nell’abbraccio
delle Alpi
Una zona meno nota della Valle d’Aosta offre gli straordinari ambienti del Parco
Regionale. Con le ciaspole ai piedi, da Champorcher si raggiunge la valle di Champdepraz
e il Rifugio Barbustel, tra laghi ghiacciati e scorci sulla grande foresta di pini uncinati
TESTI ETTORE PETTINAROLI FOTOGRAFIE ROBERTO GANASSA E LAURA BIZZANELLI/CLICKALPS

60 BELL’ITALIA
In cammino al
Col du Lac Blanc,
nel Parco Naturale
Mont Avic; da
qui si arriva al
Rifugio Barbustel
(2.132 metri),
circondato da
laghetti ghiacciati
e panorami
sorprendenti.

BELL’ITALIA 61
PARCO NATURALE MONT AVIC

Il parco è stato istituito nel 1989 per tutelare una delle aree più selvagge della regione
———————

62 BELL’ITALIA
G
odersi tutto il piacere di andare oltre,
esplorando gli itinerari meno frequentati
senza però rinunciare a nulla della im-
mensa bellezza delle montagne della Val-
le d’Aosta. È un’esperienza che si vive inoltrandosi
nel Parco Naturale Regionale Mont Avic, l’area pro-
tetta di 7.300 ettari che si estende tra i comuni di
Champorcher, Champdepraz e, dal 2023, Fenis con
la parte alta della val Clavalité, arrivando a toccare i
3.185 metri di quota con il Mont Glacier. Le vette
che superano i quattromila metri sono distanti da
qui, ma si lasciano ammirare da lontano. La pirami-
de di serpentino del Mont Avic, la cima da cui pren-
de il nome l’area protetta, nonostante sia alta “appe-
na” 3.006 metri è invece sempre in primo piano e
attrae l’escursionista con la sua forma aguzza, facil-
mente riconoscibile già dall’autostrada che porta ad
Aosta e Courmayeur. Fatta eccezione per Champor-
cher, qui non ci sono impianti di risalita ad attrarre
gli sciatori. In queste vallate vincono il silenzio e,
soprattutto, la natura. Si entra quindi in punta di pie-
di, indossando un paio di ciaspole.

Da La Cort si segue il sentiero 10


Le escursioni per chi affronta con questo stile la
montagna innevata sono numerose, ma è meglio
prediligere i settori in cui il pericolo di valanghe è
limitato ai soli giorni in cui si verificano precipita-
zioni abbondanti. Particolarmente gratificante e di
impegno non eccessivo è la traversata da Champor-
cher fino al Rifugio Barbustel, collocato nella parte
superiore del selvaggio vallone di Champdepraz. Si
indossano le ciaspole poco oltre il parcheggio in

Sopra: l’accesso all’itinerario che conduce al Ristoro Lago Muffé (2.080 metri). Sotto, da sinistra: scorcio della valle di Champorcher,
con il profilo aguzzo del monte Torretta (2.538 metri); la traccia delle ciaspole nella neve abbondante; una baita in pietra.
PARCO NATURALE MONT AVIC

località La Cort, una frazione in quota di Champor-


cher, il paese valdostano famoso soprattutto per la
tessitura della canapa, un’arte antica e tramandata
dalla fine degli anni 50. Alcuni pregevoli esempi di
questi manufatti si possono vedere alla Mostra Per-
manente sulla Lavorazione della Canapa.
I segnavia con il numero 10 indicano la direzione
corretta, ma la traccia sempre battuta dai gestori del
Ristoro Lago Muffé e dai numerosi escursionisti che
frequentano questo primo tratto dell’itinerario non
lascia dubbi. Si sale dapprima seguendo una mu-
lattiera lastricata e poi attraverso un sentiero, af-
frontando pendenze notevoli nel silenzio dei bo-
schi di larici e abeti. Di tanto in tanto il percorso si
porta sul limitare della fascia boschiva, costeggian-
do pascoli dove si trovano anche diverse baite in
pietra, ma sono per lo più in rovina.

Tra aquile, gipeti e lepri bianche


Durante l’escursione arriva sempre il momento di
alzare lo sguardo verso il cielo. Non è raro, infatti,
riuscire ad avvistare le aquile e gli imponenti gipeti
che nidificano sulle creste sovrastanti. Sono gli ani-
mali più affascinanti tra quelli che vivono in questa
parte del Parco del Mont Avic, insieme alla timida
lepre bianca, quasi invisibile per via del perfetto mi-
metismo ma di cui si notano assai di frequente le
impronte lasciate sulla neve. Camosci e stambecchi
sono invece più numerosi nella zona dell’area pro-
tetta più vicina ai confini con il Parco Nazionale del
Gran Paradiso, in fondo al vallone di Dondena.
Quest’area è raggiungibile da Champorcher anche
con la Strada Reale, fatta costruire da re Vittorio

Nella foto grande: la piramide del Cervino domina il panorama verso nord dal Col du Lac Blanc. Sotto, da sinistra: due momenti
dell’escursione verso il Rifugio Barbustel, che dura oltre due ore; vista sulla sequenza di cime del gruppo del monte Rosa.
Salendo in quota il panorama si apre sui profili del Cervino e del monte Rosa
———————

BELL’ITALIA 65
PARCO NATURALE MONT AVIC

Le caratteristiche baite in pietra accompagnano l’itinerario verso il rifugio


———————

66 BELL’ITALIA
Emanuele per recarsi comodamente nella Riserva di fermarsi al lago Muffé senza spingersi fino al cri-
Reale di Caccia che aveva istituito nel 1856. Quella nale. Eppure da qui si gode una vista clamorosa ver-
di Champorcher è infatti la vallata della Valle d’Ao- so nord e nord-est, fino alla piramide del Cervino e
sta più vicina a Torino e da qui passò il sovrano al gruppo del monte Rosa. Questi scorci ci accom-
quando per la prima volte raggiunse Cogne. Le testi- pagnano anche durante la successiva discesa nel
monianze raccontano che proprio in quel viaggio vallone di Champdepraz, che in circa 30 minuti rag-
il re fu conquistato dalla ricchezza della selvaggina giunge il Rifugio Barbustel, situato a 2.132 metri.
presente nel vallone, stabilendo di riservare a sé stes-
so i diritti venatori su tutta l’area. Una corona di laghi circonda la meta
Usciti dal bosco, le pendenze del sentiero numero La struttura d’inverno è chiusa, ma vale ugualmente
10 si stemperano in un primo vasto pianoro, dal la pena raggiungerla per la bellezza dell’ambiente
quale è ben visibile il pinnacolo roccioso del monte che la circonda. In particolare sono i numerosi la-
Torretta. Un successivo balzo porta rapidamente nel- ghetti, ghiacciati d’inverno, ad attirare l’attenzione.
la conca del lago Muffé, a 2.080 metri. Sulle sponde Fiore all’occhiello del parco, se ne contano almeno
di questo specchio d’acqua si affaccia l’omonimo quattro – Lac Blanc, Lac Noir, lago Vallette e lago
ristoro, che d’inverno è aperto nei fine settimana, Cornu – nel breve raggio di pochissime centinaia o
meteo permettendo. L’ambiente invita alla sosta per addirittura decine di metri. Osservando il fondoval-
il vasto colpo d’occhio sulle montagne che lo cir- le lo sguardo si posa invece su una foresta di pini
condano, facilmente riconoscibili con l’aiuto di una uncinati, la più estesa in Italia (oltre 1.100 ettari) e
sorta di piramide in pietra allestita dal parco. tra le più vaste in Europa nel suo genere. Proprio per
Lasciato l’unico punto di appoggio dell’itinerario, si proteggere un’area naturale così peculiare, nel
sale ora alla volta del Col du Lac Blanc (2.307 me- 1989 è stato istituito il parco, che non a caso all’ini-
tri), sempre bene in vista, poco più in alto. «Questo zio comprendeva soltanto questa vallata. Raggiun-
tratto, non ripido, può essere pericoloso se il manto gere la foresta richiederebbe però troppo tempo,
nevoso è instabile», spiega Davide D’Acunto, guida quindi questa volta possiamo limitarci a osservarla
escursionistica ambientale del team di Trek Alps. «In da lontano. Per tornare al punto di partenza si riper-
questi casi, fatte le opportune verifiche, conviene corre semplicemente in senso opposto la traccia
dirigersi verso il Col de la Croix, con uno sforzo seguita all’andata. Con ancora maggior calma,
analogo a quello richiesto dal Col du Lac Blanc, e però. Solo così gli occhi e il cuore possono bearsi
da lì scendere poi verso il Rifugio Barbustel». La dello spettacolo silenzioso offerto dalla natura alpi-
traccia per il Col du Lac Blanc è chiara, anche se na invernale d’alta quota. Che, in questo angolo an-
naturalmente meno battuta di quella seguita fin qui, cora poco frequentato della Valle d’Aosta, non per-
visto che la maggior parte degli escursionisti sceglie de mai la sua capacità di sorprendere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pagina precedente, sopra: una baita nei dintorni del Rifugio Barbustel, nella valle di Champdepraz. Sotto, da sinistra: panorama
a monte del lago Vallette; in cammino a poca distanza dal rifugio; scorcio verso il monte Torretta mentre si scende dal Ristoro Lago Muffé.
Dove Come Quando
CHAMPORCHER (Valle d’Aosta)

TESTI ETTORE PETTINAROLI

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Forte di Bard

SPORT SULLA NEVE


Sci di fondo nei boschi
e itinerari con le ciaspole
Nonostante le piccole dimensioni,
di manto nevoso instabile si punta
Champorcher propone molte occasioni
invece verso il Col de la Croix.
per praticare gli sport della neve. La ski
L’ultimo tratto scende in mezz’ora
area offre circa 12 chilometri di piste da
fino al rifugio, nostra meta finale.
discesa, percorribili anche con lo skipass
del Monterosa Ski (monterosaski.eu).
Da vedere
I principianti possono esercitarsi nei due
campi scuola serviti dai tapis roulant; la
ECOMUSEO DELLA CANAPA
pista del Bosco è invece spesso usata per
(Champorcher, località Castello,
gli allenamenti dalle squadre nazionali
347/661.30.14).
di sci straniere. Per i fondisti ci sono circa
Nelle sale si ripercorre la vita domestica
otto chilometri di tracciati tra le località
Come arrivare di un tempo, caratterizzata anche dalla
Castello e Chardonney; i percorsi si
tessitura della tela di canapa che si svolgeva
snodano in gran parte nel bosco e lungo
In auto: Champorcher, località di riferimento in tutte le famiglie. Chi vuole approfondire
il torrente Ayasse. Con le ciaspole invece
per la nostra escursione nel Parco Naturale il tema può visitare anche la Mostra sulla
si raggiunge senza difficoltà il Rifugio
Mont Avic, si raggiunge con l’autostrada A5, Lavorazione della Canapa a Chardonney.
Dondena; da qui i più allenati arrivano,
uscita Pont-Saint-Martin, da dove si segue Orario: su appuntamento; ingresso gratuito.
in tre ore in tutto, al lago del Miserin,
la strada statale 26 in direzione Aosta.
sulle cui sponde si affaccia il santuario
Oltrepassata Bard ci si immette, a sinistra, FORTE DI BARD
fondato alla fine del XVII secolo;
nella valle di Champorcher. (Bard, via Vittorio Emanuele II 85,
è necessario fare sempre attenzione
Con i mezzi: l’autobus sostitutivo di Trenitalia 0125/83.38.11).
alle condizioni della neve informandosi
che collega la stazione di Ivrea con Aosta Nella poderosa fortezza di sbarramento
prima di mettersi in cammino.
ferma a Pont-Saint-Martin; da qui partono sabauda, riedificata tra il 1830 e il 1838, sono
i bus di Vita (vitagroup.it) per Champorcher. ospitati il Museo delle Alpi, il Museo delle
In aereo: aeroporto Torino-Caselle a 80 km. Fortificazioni e delle Frontiere e lo spazio delle Sci a Champorcher
In camper: area di sosta Abbé Chanoux, Prigioni. Il forte è sede di mostre temporanee:
Champorcher, località Chardonney. fino al 2 giugno si visita “Emilio Vedova.
Questa è pittura” (vedere anche pagina 14).
Per la visita Orario: feriali 10-18, sabato e domenica
10-19, lunedì chiuso; ingresso 12 €.
L’escursione al Rifugio Barbustel
(2.132 metri) parte da La Cort, la frazione CHIESA DI SAN GRATO
di Champorcher dove si lascia l’auto. Da (Pontboset, via Roma 31, 0125/80.69.31).
qui si segue il sentiero 10 fino al Ristoro Lago Fu costruita in origine tra il 1622 e il 1624 e poi
Muffé (2.080 metri; 1 ora) e al Col du Lac riedificata nel 1843-44. Di fronte alla chiesa c’è
Blanc (2.307 metri; 40 minuti); in caso una fontana in pietra del 1830. Orario: 8-18.

68 BELL’ITALIA
INFO Parco Naturale Mont Avic,
Champdepraz, località Covarey 21; montavic.it

INDIRIZZI PER BUONGUSTAI


Lardo, vino e formaggi:
i sapori della bassa valle
Revivre Village
Prima di addentrarsi nella valle
di Champorcher si può compiere
un gustoso viaggio nella gastronomia
e nei sapori della bassa Valle
d’Aosta. Tappa d’obbligo ad Arnad,
culla del Lard d’Arnad Dop, dove
ci si ferma al Salumificio Maison
Bertolin (località Champagnolaz 10,
0125/96.61.27). Nello shop
annesso ai laboratori si trovano
Le Coq Silou Retreat anche tutti i principali salumi
e insaccati valdostani, prodotti ancora
artigianalmente in quantità limitate.
Ma questa è tradizionalmente anche
una zona di vigneti: non a caso
il primo vino valdostano a ottenere
la Doc fu, nel lontano 1971, il Vallée
d’Aoste Donnas. La lunga storia della
Le buone soste di quota, è il perfetto punto d’appoggio viticoltura locale è ben raccontata,
per le escursioni al Rifugio Barbustel. Ci si proprio a Donnas, al Museo della
AL MANIERO rifocilla con la polenta concia con spezzatino
(Issogne, Pied de Ville 58, 0125/92.92.19). e le torte fatte in casa. Conto 25 €. La Crèche
All’ingresso del paese, il locale della famiglia
Paladini accoglie gli ospiti al fuoco del Per dormire
camino. D’estate l’orto è una straordinaria
fonte d’ispirazione; d’inverno non mancano ALBERGO CASTELLO DA BONINO
mai i classici come gli gnocchi di patate (Champorcher, località Castello
con la fonduta e la carbonade. Ben curata 347/097.96.43).
la scelta dei vini. Conto 35 €. Tre stelle a conduzione familiare con 13
LE MOULIN DES ARAVIS camere in una delle frazioni più animate
(Pontboset, località Savin 55, 0125/80.98.31). di Champorcher. Dispone anche
Ricavato in un mulino del XVII secolo di appartamenti da uno a tre locali.
sulle sponde del torrente, è un agriturismo SILOU RETREAT
che porta in tavola i prodotti aziendali (Champdepraz, località Covarey,
con menu fisso legato alla stagionalità. 0125/96.04.13). Vite e del Vino (piazza XXV Aprile 9,
Dispone anche di camere. Conto 32 €. Nel Parco del Mont Avic, ma nella vallata 0125/80.70.96; domenica 10-13
LE COQ parallela a quella di Champorcher, è una e 15-18, ingresso gratuito). Se invece
(Champorcher, località Castello, struttura molto accogliente e amata dagli si preferisce passare direttamente
379/273.78.47). escursionisti. Ristrutturato da poco, dispone alle degustazioni, ottimi riferimenti
Lo staff, giovane ma già ben qualificato, di 18 camere, ristorante di qualità, bistrot e sono la cantina La Crèche (Bard,
presta grande attenzione alle preparazioni area benessere anche con piscina esterna. via Vittorio Emanuele II 81, 349/
tradizionali. Da provare le tagliatelle al ragù REVIVRE VILLAGE 547.64.09) e la Caves Cooperatives
di cinghiale, la carbonade e gli straccetti (Champorcher, località Ronchas, De Donnas (Donnas, via Roma 97,
di manzo al Blue d’Aoste. Conto 30 €. 349/885.14.05). 0125/80.70.96). Passando al
MELLIER Sei baite e chalet di charme ricavati formaggio, è consigliata la visita
(Champorcher, località Mellier 85, dalla ristrutturazione di un villaggio in una all‘Ecomuseo della Latteria Turnaria
0125/371.05). delle posizioni più soleggiate della vallata. di Treby (Donnas, località Treby,
Cucina casalinga con piatti semplici È il luogo giusto anche per yoga e relax. 0125/80.70.51; aperto soltanto
© RIPRODUZIONE RISERVATA

realizzati in massima parte grazie a prodotti RELAIS DES REINES su richiesta), dove si passano
del territorio. Nel menu polenta concia, (Champorcher, Vigneroisa 8, 0125/372.38). in rassegna gli strumenti originali
carbonade, seuppa e selvaggina. Conto 25 €. Piccolo agriturismo ricavato in un edificio utilizzati per la lavorazione casearia
RISTORO LAGO MUFFÉ in pietra e legno con tre camere in stile locale. Per gli acquisti si va invece
(Champorcher, Lago Muffé, 346/543.15.11). valdostano. In tavola, dalla colazione alla al Caseificio Nicoletta (Donnas,
Collocato in un’ampia conca a 2.080 metri cena si gustano i prodotti dell’azienda. via Roma 92f, 0125/80.60.32).

BELL’ITALIA 69
TERAMO | La cattedrale

UN DUOMO
A DUE FACCE
Costruita in momenti diversi tra il XII e il XIV secolo, la chiesa dedicata
a Santa Maria Assunta e al patrono cittadino San Berardo ha conservato
il suo doppio prospetto, in un’originale sintesi tra Romanico e Gotico
TESTI CRISTINA GAMBARO FOTOGRAFIE GABRIELE CROPPI

70 BELL’ITALIA
La facciata principale
della cattedrale, su
piazza Orsini, squadrata
e coronata da merli
ghibellini. Al centro
spicca il portale
cosmatesco del 1332,
chiuso da colonnine
lisce e tortili sorrette
da leoni stilofori
e coronato dalla guglia
gotica. Il campanile
alto 48 metri sorge
all’innesto tra i due
corpi della chiesa,
eretti nel XII secolo
e a metà del ’300.

BELL’ITALIA 71
C
Pagina precedente: orreva l’anno 1158 quando il vescovo Guido
una veduta, verso
l’ingresso, del sobrio
II chiese a Guglielmo I d’Altavilla, sovrano
interno a tre navate. del regno di Sicilia, di costruire la nuova
Sopra: una lastra
di età romana con
cattedrale dopo che i Normanni, guidati
rilievi di armi murata da Roberto di Loretello, tre anni prima avevano ridotto
all’esterno, sul fianco
destro della cattedrale.
Teramo a un cumulo di macerie, distruggendo anche
Per la costruzione fu l’antica cattedrale di Santa Maria Aprutiensis. Per
reimpiegato materiale
di spoglio del vicino
il nuovo cantiere fu scelta un’area ai margini del borgo
anfiteatro romano, in medievale, un primo passo per il futuro ampliamento
parte smantellato per
fare posto alla chiesa.
verso occidente. La cattedrale e la sua piazza
Sotto: un capitello diventarono il nuovo centro della vita politico-religiosa,
corinzio trasformato
in acquasantiera.
simbolo della rinascita e punto di incrocio delle vie
principali che arrivavano dalle tre porte cittadine.

Sulle rovine dell’anfiteatro romano


Oggi la facciata quadrata, in pietra e mattoni, con
la guglia gotica e i leoni che sembrano proteggere
l’ingresso, fa da sfondo a corso De Michetti, una delle
vie più antiche del centro. La chiesa, dedicata a Santa
Maria Assunta ma anche al patrono di Teramo San
Berardo, racchiude la storia di questa città a metà
strada tra l’Adriatico e le cime del Gran Sasso, che
nelle giornate limpide sembra quasi di toccare con
mano. La sua struttura rappresenta un unicum con le
due facciate contrapposte, una che guarda a sud-est
su piazza Orsini e l’altra a nord-ovest, su piazza
Martiri della Libertà. Fu eretta in stile romanico, a tre
navate e con la facciata a salienti, anche utilizzando il
materiale di spoglio, pregiato e gratuito, del vicino
anfiteatro romano, che venne in parte demolito per
far posto alla nuova fabbrica. Nei muri esterni della
chiesa sono ben visibili le pietre squadrate e le lastre
decorate d’epoca romana. Un tempo erano romane
anche le colonne dell’interno, che furono però

BELL’ITALIA 73
sostituite nella ristrutturazione del secolo scorso. Sopra: la navata è
coperta da un soffitto a
Nel XIV secolo, in età angioina, Teramo attraversò travature lignee dipinte
un periodo di prosperità: i vescovi conti acquisirono con motivi ornamentali
geometrici. Pagina
terreni e castelli, costruirono chiese, conventi, seguente: dettaglio
palazzi. In questa ondata di rinnovamento si inserisce di uno stemma tra le
decorazioni del soffitto.
anche l’ampliamento della cattedrale, voluto nel Sotto: il pulpito
1332-35 dal vescovo Nicolò degli Arcioni. Alla in pietra scolpita.
La cattedrale fu eretta
basilica romanica di Guido II fu aggiunto un nuovo in forme romaniche
corpo, un’intera nuova chiesa che allungava la nel XII secolo e
ampliata nel 1332-35
precedente, eliminando le absidi romaniche, dal vescovo Nicolò
e prevedeva una seconda facciata rivolta alla nuova degli Arcioni con
l’aggiunta di un nuovo
città. Una doppia chiesa, raccordata al centro dalla corpo di fabbrica.
cupola merlata: da un lato la struttura romanica,
dall’altro le arcate ogivali, i pilastri slanciati e le
grandi altezze del Gotico. Il nuovo corpo risultò
leggermente ruotato a destra rispetto al precedente,
tanto che le due facciate, come si vede ancor oggi,
non sono allineate. Gli studiosi escludono però
l’errore e propendono per una scelta consapevole,
di significato liturgico, visto che il disallineamento
verso destra ricorda il capo piegato del Cristo sulla
croce. Ma potrebbe essere stato causato anche dal
fatto che la parte sinistra della cattedrale romanica
era destinata a luogo di sepoltura dei canonici.
Il doppio stile, romanico e gotico, si ritrova
nella facciata su piazza Orsini, dove è evidente
l’intervento trecentesco di Nicolò degli Arcioni
che fece sopraelevare il muro in corrispondenza
delle navate laterali fino al livello di quella centrale,
decorandolo con merli ghibellini, simbolo del potere
temporale. Su tutto spicca il portale, realizzato nel
1332 da Deodato di Cosma, come attesta il fregio
a mosaico sull’architrave su cui compaiono anche
gli stemmi della città e del committente. Il portale
è chiuso da colonne tortili e da due colonne

74 BELL’ITALIA
Pagina precedente: sostenute da leoni mentre i capitelli hanno
il Polittico di
Sant’Agostino del
un arcangelo a sinistra e l’Annunziata a destra.
pittore veneziano Al centro del timpano gotico triangolare, il rosone
Jacobello del Fiore (XV
secolo) nella cappella
è circondato dalle edicole con le statue di Cristo
del Santissimo benedicente, San Giovanni Battista e San Berardo.
Sacramento. Sotto: la
tavola centrale con
l’Incoronazione della Due gioielli in uno scrigno austero
Vergine. Sopra:
il paliotto d’argento
Entrando nella chiesa tutto sembra portare
dell’altare maggiore al raccoglimento: l’interno è sobrio, quasi austero,
(1433-48) dello scultore
e orafo Nicola da
se non fosse per le lame di luce che penetrano
Guardiagrele racconta dalle finestre. Ma se si alzano gli occhi al soffitto
la vita di Cristo in 35
formelle d’argento.
si scorgono i colori dei motivi ornamentali delle
travature che contrastano con la nuda pietra del corpo
gotico. In fondo, lo sguardo è attratto dall’altare
maggiore e dal paliotto d’argento, uno dei capolavori
dell’arte abruzzese del XV secolo. A realizzarlo
in quindici anni di lavoro, dal 1433 al 1448, fu lo
scultore e orafo Nicola da Guardiagrele, che raccontò
la vita di Cristo in 35 formelle d’argento lavorate
a sbalzo, unite su una grande tavola in cui sono
incastonati anche rombi smaltati. L’altro gioiello,
custodito nella cappella del Santissimo Sacramento
dopo un restauro di diversi anni, è il Polittico di
Sant’Agostino, opera di Jacobello del Fiore, primo
pittore veneziano a lavorare in Abruzzo e a portare
nel centro-sud il linguaggio del Gotico
Internazionale. L’opera si compone di dodici tavole
con figure di santi disposti su due file, a cui si
aggiungono al centro l’Annunciazione, la figura del
Cristo e l’Incoronazione della Vergine, ai cui piedi
appare la città di Teramo tra due fiumi (da cui deriva
il nome latino Interamnia) e cinta da mura. Nel ’500,
con la Controriforma, il vescovo Giacomo Silverio
Piccolomini fece demolire gli altari laterali
per concentrare l’attenzione dei fedeli sull’altare

BELL’ITALIA 77
maggiore. All’esterno fece risanare le botteghe sul Sopra: la facciata
secondaria su piazza
fianco settentrionale che rappresentavano per la curia Martiri della Libertà,
una fonte di reddito. Il quarto grande intervento risale con la falsa porta
decorata da una
alla prima metà del ’700 con il vescovo Tommaso Annunciazione in
Alessio de’ Rossi, che con la decorazione barocca, bronzo dello scultore
Venanzo Crocetti
tutta stucchi, ori e marmi policromi, uniformò le due (1913-2003). Sotto:
parti della chiesa secondo lo stile in voga all’epoca. la cappella di San
Berardo, dalla
sontuosa decorazione
Nel ’900 il “ritorno” al Medioevo barocca. Pagina
seguente: veduta
A quel periodo risale la cappella di San Berardo, dell’interno verso
alla sinistra del transetto, e l’arco di Monsignore, l’altare maggiore,
decorato dal paliotto
un passaggio sopraelevato che collegava la cattedrale d’argento del ’400.
al palazzo vescovile. La decorazione barocca sparì
negli anni 30 del Novecento con un’ultima importante
ristrutturazione che riportò gli interni del duomo alla
nuda semplicità medievale, così come appare ancora
oggi. Unica a salvarsi fu la cappella di San Berardo,
che dietro a un’elaborata inferriata conserva
lo splendore barocco e le reliquie del santo patrono.
Lo stesso intervento portò alla demolizione dell’arco
di Monsignore e delle case addossate nel corso
dei secoli alle pareti esterne della cattedrale.
La facciata posteriore, affacciata su piazza Martiri
della Libertà e riportata alla luce solo negli anni 60
con la demolizione della casa dei canonici, ha una
scalinata che sale a una falsa porta, decorata oggi dal
pannello bronzeo dell’Annunciazione dello scultore
Venanzo Crocetti. Il campanile, che sorge all’altezza
dell’innesto tra i due corpi, riassume i due stili della
cattedrale. Alto 48 metri, ha forma romanica nella
parte bassa che diventa più ariosa man mano che
si sale, fino al prisma ottagonale sulla cima, decorato
con i tondi di terracotta smaltata gialli e turchini
provenienti da Castelli, il borgo ai piedi del Gran
Sasso specializzato in ceramica sin dal Medioevo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

78 BELL’ITALIA
Dove Come Quando
TERAMO

TESTI CRISTINA GAMBARO

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Palazzo Melatino-Fondazione Tercas

NEI DINTORNI
Le ceramiche di Castelli
Ai piedi delle montagne, Castelli è
famosa per la ceramica fin dal Medioevo.
del Melograno di Giacomo da Campli. La produzione, iniziata dai Benedettini,
Orario: martedì-mercoledì 10-13, giovedì- ha raggiunto l’apice nel ’600-’700.
domenica 10-13 e 16-19; ingresso gratuito. Il Museo delle Ceramiche (salita Paradiso
4, 0861/97.07.25; martedì-domenica
CHIESA DI SAN DOMENICO 10-12,30 e 15-17,30; 5 €) espone opere
(corso di Porta Romana 68). dal Medioevo a oggi, con lavori di grandi
Un edificio austero in mattoni, costruito famiglie di ceramisti come i Grue e
nel XIV secolo come parte del convento dei i Gentili. Tra le botteghe spicca Simonetti
Domenicani. La navata unica, scandita (via Scesa del Borgo, 0861/97.94.99),
da arconi gotici, conserva sulle pareti i resti con negozio e laboratorio dove assistere
di affreschi quattrocenteschi sulla vita a tutta la lavorazione. In contrada Faiano
Come arrivare di San Domenico. Orario: 8-19. il laboratorio Arteceramica di Giuseppe
Mercante (0861/97.94.42) produce le
In auto: autostrada A14, uscita Giulianova, SITO ARCHEOLOGICO LARGO SANT’ANNA “CerAMIKE”, donne in abiti tradizionali
poi statale 80; da ovest, A24 Roma-Teramo. (piazza Sant’Anna). dipinte a mano. E a 1 km vale una
In treno: linea Bologna-Pescara, intercity In pieno centro storico, l’area archeologica puntata la chiesa di San Donato (strada
fino a Giulianova e poi regionale per Teramo. comprende i resti di una domus romana del Provinciale 37), con il soffitto formato da
In aereo: aeroporto di Pescara a 65 km. I secolo avanti Cristo e quelli della cattedrale 780 mattonelle in maiolica del 1615-17.
di Santa Maria Aprutiensis, distrutta dai
Per la visita Normanni nel XII secolo, con le tre navate,
l’abside e il pavimento di marmo bianco.
CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA Orario: venerdì 10-13, sabato 10-13 e 16-19,
(piazza Orsini, 0861/24.26.21). domenica 16-19; ingresso gratuito.
Orario: 8,30-12,30 e 16-19,30.
PALAZZO MELATINO-FONDAZIONE TERCAS
Da vedere (largo Melatini, 0861/24.18.83 e 25.28.81).
È uno degli edifici civili più antichi della città,
PINACOTECA eretto ai tempi della ricostruzione seguita
(viale Bovio, 0861/25.08.73). alle distruzioni normanne. Restaurato dalla
Allestita nella palazzina neoclassica nella villa Fondazione Tercas, ospita una collezione
Comunale, espone pale medievali, dipinti di importanti ceramiche e alcuni pezzi
di scuola teramana del XV secolo, di scuola antichi come la statua togata di Sextus
napoletana del XVII-XVIII secolo, di artisti Histimennius, di tarda età augustea, e la stele
abruzzesi dell’800-’900 e una bella collezione di Sant’Omero, con iscrizioni in lingua Museo
di maioliche di Castelli dal ’600 all’800. paleosabellica. Orario: 8-18, sabato 10-13 delle
Ceramiche
Un capolavoro è il Polittico della Madonna e 16-19, domenica 16-19; ingresso gratuito.

80 BELL’ITALIA
INFO Infopoint Teramo, via Oberdan 16,
0861/24.42.22; www.scopriteramo.it

CANTINE
Montepulciano d’Abruzzo
e altri vini d’eccellenza
Spoon
Intorno a Teramo si estendono gli
uliveti e le vigne di Montepulciano,
Trebbiano e Passerina. Molte cantine
organizzano visite con degustazioni
e sono dotate di un punto vendita
in cui è possibile acquistare anche
olio. L’Azienda Agricola Faraone
(Giulianova, strada Statale 80 290,
085/807.18.04), azienda biologica
e sostenibile, è nata all’inizio del
Hotel Gran Sasso Entroterra Trattoria Sostenibile ’900 quando il bisnonno degli attuali
proprietari, emigrante di ritorno
da New York, comprò la terra. Fiore
all’occhiello è il Montepulciano
d’Abruzzo Docg Santa Maria
dell’Arco; degustazioni guidate,
pomeridiane e serali, accompagnate
da prodotti locali e friulani, a partire
Le buone soste della tradizione: pecorino sott’olio, spaghetti da 25 €. Vicino a un bel borgo
alla chitarra con sugo di polpettine di carne e medievale, La Quercia (Morro d’Oro,
CIPRIA DI MARE grigliate di carne, agnello in primis. Conto 20 €.
(via Luigi Badia 30, 0861/41.19.88).
Tre locali in uno: pescheria, gastronomia Per dormire
e ristorante, dove ordinare i migliori prodotti
che arrivano dalle barche del vicino Adriatico. HOTEL GRAN SASSO
La specialità sono i grandi plateau di crudo. (via Vinciguerra 12, 0861/24.57.47).
Il pesce da arrostire si sceglie direttamente Un accogliente albergo nel centro storico con
al banco della pescheria. Conto 50 €. centro benessere, camere spaziose e suite
SPOON dotate di idromassaggio. Dispone anche
(via Mario Capuani 61, 345/037.07.64). di tre appartamenti con cucina e soggiorno.
A pochi passi dal duomo, un piccolo locale CORTE DEI TINI
dove lo chef Marco Cozzi lavora gli ingredienti (frazione Villa Vomano, strada statale 81,
stagionali del territorio che propone in due 0861/31.95.10). La Quercia
menu degustazione di quattro o sei portate. A otto chilometri dal centro, una villa del ’700
Da provare i topinambur, uovo di quaglia è stata trasformata in un relais di 16 camere strada Colle Croce, 085/895.83.66)
e tartufo. Menu degustazione da 45 e 55 €. dallo stile classico e con grande profusione produce con tecniche sostenibili
ENTROTERRA TRATTORIA SOSTENIBILE di tappeti orientali. Negli edifici rurali, cinque diversi tipi di Montepulciano
(via Vittorio Veneto 48, 328/358.79.66). un ristorante propone piatti di cucina d’Abruzzo, più due vini rosati,
Un locale intimo e contemporaneo con un abruzzese preparati con prodotti del territorio. alcuni bianchi a base di Trebbiano
menu di piatti ispirati alle ricette delle nonne. B&B DUOMO e Passerina e due spumanti; tutti
Al timone tre giovani: ai fornelli Jacopo Divisi (via Melchiorre Delfico 52, 329/558.94.06). si possono degustare e acquistare
e Paride Furia, in sala Luca Mercadante. Tra Si affacciano su piazza Martiri della Libertà insieme all’olio novello multivarietà,
le specialità, la coratella di agnello in umido. e sul duomo le tre camere e la suite di questo pronto proprio a gennaio.
Conto 40 €, menu degustazione 45 €. b&b in un edificio storico, ristrutturato nel San Lorenzo Vini (Castilenti, contrada
ENOTECA CENTRALE rispetto della struttura originaria. Sono tutte Plavignano 2, 0861/99.93.25) è attiva
(corso Cerulli 26, 0861/24.36.33). ampie e luminose, alcune su due livelli. dal 1890 e propone anche ospitalità,
Famoso per la sua cantina, questo ristorante CASA DELFICO passeggiate in vigna e visita alla
ha negli abbinamenti con i vini una delle sue (contrada Delfico, 0861/55.42.01). bottaia nelle cantine del castello
© RIPRODUZIONE RISERVATA

peculiarità. Menu di terra e di mare basati Sulle colline, in mezzo a uliveti e campi, De Sterlich; degustazioni da 15 €.
in gran parte su prodotti locali. Conto 30 €. una grande casa con dieci camere semplici
TRATTORIA DA MAURO ma panoramiche, tutte con balcone.
(via Cesare Battisti 69, 0861/24.00.10). La conduzione è familiare e offre, oltre
Una storica trattoria abruzzese in pieno alla prima colazione con torte fatte in casa,
centro, con porzioni abbondanti e menu un ristorante di cucina abruzzese.

BELL’ITALIA 81
CULMINE DI SAN PIETRO (Lecco-Bergamo)

Tra i silenzi
delle Orobie

Il valico a circa 1.300 metri di quota che da secoli collega la lecchese Valsassina
con la bergamasca val Taleggio è una classica base di partenza per facili escursioni
verso i Piani di Artavaggio o il monte Due Mani. Anche in questa stagione,
per camminare in solitudine tra pascoli imbiancati e faggete in riposo sotto la neve
TESTI ALBANO MARCARINI FOTOGRAFIE VITTORIO GIANNELLA

La neve copre le sponde del torrente Vallone, che dai Piani di Artavaggio scende verso Moggio (890 metri), l’ultimo
paese della Valsassina che la provinciale 64 tocca prima di arrivare al Culmine di San Pietro dal versante lecchese.

82 BELL’ITALIA
L
o spettacolo a cui assistiamo è un film rigorosa- abito di foglie, possano mettersi a riposo. Non c’è un pro-
mente in bianco e nero con qualche tocco di colo- tagonista assoluto, perché nel bosco innevato ognuno se-
re. La location è tra le montagne che dividono il gue la propria storia, a piedi, con le ciaspole, con gli sci,
Lecchese dalle valli bergamasche, in Lombardia, a perfino in bicicletta. Ascoltando il frastornante rumore del
circa 1.300 metri d’altitudine. La stagione è invernale. La silenzio. Un’esperienza unica, difficile da descrivere: biso-
visione è per tutti, specialmente per i bambini, da quando gna viverla. Lasciare l’auto prima che si può, inerpicarsi su
la neve in città è diventata cosa rara. Invece al Culmine di per la montagna e di tanto in tanto fermarsi e mettersi all’a-
San Pietro – o alla Culmen, al femminile, come si usa dire scolto. Può essere un tonfo sordo: è la neve scossa da un
da quelle parti – arriva sempre, tanta e puntuale, ogni ramo che precipita a terra. Può essere un gorgoglio sotter-
anno, appena in tempo perché gli alberi, spogliati dal loro raneo: è acqua che scorre sotto una fragile lastra di

BELL’ITALIA 83
ghiaccio. Può essere il fulmineo battito d’ali di un essere più ciclo-alpina», precisando che «l’itinerario da Lecco a Ber-
spaventato di noi, magari un gufo infreddolito. Può essere, gamo per il Culmine è veramente splendido senza eccessi-
ancora, un soffio di vento che sibila sopra gli abeti, o pos- va tratta con macchina a mano». Per “macchina” si deve
sono essere i nostri passi che affondano soffici nella neve intendere la bicicletta e per “ciclo-alpina” un’escursione
o scheggiano una pozza ghiacciata. Non è necessario che alternava tratti pedalati a tratti con la bici in spalla. Infat-
però attendere un giorno di sole per seguire i sentieri del ti a quei tempi la strada non esisteva ancora. Venne molto
Culmine, quando il bianco abbacina gli occhi e queste più tardi, nel 1969. Sul versante della Valsassina esisteva,
sensazioni si perdono nei vasti orizzonti. Sono meglio le secondo la Guida militare delle Prealpi Bergamasche, redat-
giornate bigie, di nebbia, più intime, quando si vive in una ta nel 1913, una precaria carreggiabile fin sopra Moggio e
sorta di sospensione del tempo e le figure del bosco, viste poi una mulattiera; sul versante bergamasco della val Taleg-
d’incanto a ogni passo, ci paiono più vere. gio saliva invece una rotabile a forti pendenze fin dopo Avo-
Nel 1926 la Guida d’Italia del Touring Club Italiano definiva lasio e quindi, dopo il ponte dei Bordesei, confine provin-
l’ascesa al Culmine di San Pietro una «raccomandabile gita ciale, un sentiero «sassoso ed irregolare che si può meglio

84 BELL’ITALIA
La Valsassina
immersa nella
nebbia invernale
vista dal Culmine di
San Pietro; sullo
sfondo la cima del
Pizzo dei Tre Signori
(2.554 metri).

ritenere un letto di un torrentello che una strada di comuni- i due versanti del Culmine. All’inizio della dominazione ve-
cazione», come puntualizzava Edmondo Brusoni nella sua neta della Bergamasca, a metà del XV secolo, l’alta val Ta-
Guida Itinerario-Alpina-descrittiva di Lecco (1903). leggio si divise in due parti: la “bassa” faceva capo a Vene-
zia, mentre quella “alta”, con il paese di Vedeseta, rimase
Un secolare riferimento per i viaggiatori pertinenza del Ducato di Milano, gravitando sulla Valsassi-
Eppure l’itinerario era battuto, e non solo dai ciclo-alpinisti. na. Probabilmente perché, risalendo addirittura all’epoca
Fin da tempi remoti costituiva uno dei principali collega- carolingia, si professavano nell’alta val Taleggio i riti religio-
menti fra la Valsassina e le valli bergamasche. Tramite la val si ambrosiani della pieve di Valsassina. Gli abitanti di Vede-
Taleggio si poteva scendere, letteralmente sospesi sopra la seta erano dunque inevitabilmente attratti verso occidente,
gola del torrente Enna, a San Giovanni Bianco e in val oltre il Culmine, portando regolarmente sul mercato di
Brembana, oppure, con una via più tranquilla, attraverso la Lecco i loro rinomati prodotti caseari. I fedeli, il 29 giugno
Forcella di Bura, nella val Brembilla, e quindi a Sedrina. Ma di ogni anno, festa di San Pietro, usavano raggiungere il Cul-
soprattutto vi erano forti legami amministrativi e religiosi fra mine per celebrare un’affollatissima e gioiosa festa cam-

BELL’ITALIA 85
In questa foto: la
superficie ghiacciata
del torrente Vallone
presso Moggio.
Sopra: in mountain
bike nella faggeta
dello Zucco di
Maesimo (1.650
metri) salendo dal
Culmine verso
i Piani di Artavaggio.
Pagina seguente,
dall’alto: la nebbia
avvolge il bosco
e le rare abitazioni
al Culmine di San
Pietro; case al valico
sotto una nevicata.

86 BELL’ITALIA
BELL’ITALIA 87
In questa foto:
la galaverna incrosta
i tronchi dei faggi
lungo il sentiero
che sale ai Piani di
Artavaggio.
Pagina seguente:
panorama sulla
val Taleggio dal
Culmine; sullo
sfondo, il Resegone.

88 BELL’ITALIA
pestre sul sagrato della chiesa e sui prati del roccolo di di là sul pendio dei monti nelle loro cascine, ed essendo
caccia di proprietà del curato. Una festa dove, a dire di Giu- tutti mandriani abitano sul luogo solo dal giugno all’ottobre,
seppe Fumagalli, estensore nel 1881 della Guida di Lecco, scendendo nella cattiva stagione nelle basse lombarde».
«s’innalzano tende e assiti tutte destinate ad apprestar deschi Nel 1790 vivevano al Culmine 762 persone, nel 1828 si ri-
agli arrivati. L’ameno della festa consiste nella democratica dussero a 97, oggi vi si trovano un rifugio e un ristorante,
confusione di tutti i ceti: le distinzioni pretese dalla vanità provvidenziali punti di ristoro per gli escursionisti che seguo-
umana là sono soppresse: sono tutti uguali: e si vede il citta- no la DOL (Dorsale Orobica Lecchese), il lungo trekking di
dino villeggiante giuocare alla mora con il primo venuto, il cresta che unisce il monte Albenza a sud e il Legnone a nord,
carabiniere ballare col curato, il sagrista che fa da guattero, e e per i molti ciclisti che nella bella stagione affrontano la sa-
via di seguito...». «Gli abitanti della Colmine», scrive invece lita. Una tradizione di accoglienza che risale ai tempi in cui
nel 1904 Fermo Magni nella Guida Illustrata della Valsassina, era lo stesso curato, che seguiva gli alpigiani al Culmine in
«vivono sparsi per le belle praterie che si stendono di qua e estate, a rifornir di vino e alloggio i viandanti di passaggio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dove Come Quando
CASSINA VALSASSINA (Lecco)

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Con le ciaspole al Culmine di San Pietro
FOTOGRAFIE VITTORIO GIANNELLA

ALBERGO RISTORANTE DELL’ANGELO Antonia Pozzi


(Vedeseta, via Centro 11, 0345/470.73).
In val Taleggio, l’ultimo locale “utile” prima
di salire al Culmine. Vanno per la maggiore
i risotti e i bolliti; poi carni in umido, selvaggina,
polenta; chiuso mercoledì. Conto sui 25-30 €.
RIFUGIO SASSI CASTELLI
(Moggio, località Piani di Artavaggio,
0341/99.60.84).
A 1.647 metri di quota ai Piani
di Artavaggio, il rifugio fondato nel 1926
dalla Sel (Società Escursionisti Lecchesi)
si raggiunge in funivia da Moggio o a piedi
dal Culmine in 2 ore, lungo una comoda
forestale praticabile con le ciaspole in caso
di neve. Camere da 2 a 5 letti, terrazzo
Come arrivare panoramico, cucina di montagna con PASSEGGIATE LETTERARIE
polenta di grano saraceno e torte fatte in In Valsassina, nei luoghi
In auto: Il Culmine di San Pietro (1.258 metri) casa; aperto tutto l’anno. Conto sui 25 €. del cuore di una poetessa
divide la Valsassina lecchese dalla val Taleggio RISTORANTE BELVEDERE
bergamasca. Si raggiunge da Lecco con la (Moggio, località Passo Culmine di San Poetessa e fotografa milanese, Antonia
provinciale 62 della Valsassina fino al colle di Pietro, 0341/99.62.77). Pozzi (1912-38) trascorse gran parte
Balisio (723 metri), poi con la provinciale 64 per È l’altro locale che presidia il Culmine, con della sua breve vita a Pasturo,
Cremeno e Cassina Valsassina; da Cremeno giardino e terrazza ombreggiata per l’estate. in Valsassina, località a circa 15
inizia una salita di 9 km fino al Culmine. Dal Ambiente luminoso e ottima cucina con chilometri dal Culmine di San Pietro,
versante bergamasco si raggiunge Vedeseta materie prime di montagna e ricette anche a contatto con la natura solitaria e
risalendo la val Brembana fino a San Giovanni ricercate. Ideale anche per una gustosa severa della montagna. In suo ricordo,
Bianco e poi la val Taleggio (provinciale 25), merenda. Menu da 20-25 €. nel 2012 il Comune di Pasturo ha
con le spettacolari gole del torrente Enna. inaugurato un itinerario che tocca i
Da Vedeseta la salita è di 8,6 km. Il Culmine è Per gli acquisti luoghi più frequentati dalla poetessa,
punto di partenza per numerose passeggiate, corredati da 22 pannelli che riportano
anche invernali a piedi o con le ciaspole. AZIENDA AGRICOLA MANTERGA sue fotografie accostate a passi di sue
Verificare sempre l’apertura delle strade (Vedeseta, via Centro 3, 389/872.22.77). poesie o stralci di lettere e diari. Lungo
in caso di nevicate (per info: Ristorante Bar Luca Anderloni coltiva frutta, verdura e cereali la passeggiata si toccano la casa di
Passo Culmine di San Pietro, 0341/99.81.08; e li trasforma in succhi, aceti e composte villeggiatura (via Manzoni 1; visitabile
Comune di Taleggio, 0345/470.21). di mele, conserve, ghiotti dolci da forno. Lo su prenotazione, 379/263.09.05), il
spaccio in paese è aperto sabato e domenica. lavatoio, il cancelletto da cui partivano
Le buone soste le passeggiate per prati e boschi,
Per dormire le fontanelle e la Scuola Materna
RISTORANTE BAR “Antonia Pozzi”. L’ultima tappa è la
PASSO CULMINE DI SAN PIETRO HOTEL RISTORANTE VITTORIA tomba nel piccolo cimitero (via Don
(Cassina Valsassina, località Passo Culmine (Barzio, via Roma 31, 0341/99.64.17). Riccardo Cima 8), nella zolla di erba
di San Pietro-via Valtaleggio 4, 0341/99.81.08). Aperto dal 1928, conserva un’atmosfera scelta dalla poetessa come sua ultima
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ambiente da rifugio alpino che offre conforto calda e familiare negli ambienti comuni e dimora. Per saperne di più su Antonia
gastronomico senza fronzoli ma di qualità. nelle 18 camere. Al ristorante (conto sui 35 Pozzi: www.antoniapozzi.it
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polenta taragna, brasati, pizzoccheri, ravioli scamorza affumicata e cioccolato fondente, INFO Comune di Cremeno,
di grano saraceno, casoncelli e torta di mele; ravioli di torrone, burro e parmigiano oppure via XXV Aprile 14, 0341/99.61.13;
chiuso martedì. Conto sui 35 € con bevande. di polenta taragna con crema di taleggio. valsassinatrekking.it

90 BELL’ITALIA
il weekend
GORIZIA

CULTURA SENZA
FRONTIERE
Nell’anno che la vede Capitale
Europea della Cultura insieme
alla gemella Nova Gorica, la città
friulana si rimette a nuovo. Nel
segno di una storia condivisa e
del superamento di ogni confine
TESTI VANNINA PATANÈ
FOTOGRAFIE AGNESE DIVO

92 BELL’ITALIA
In questa foto: in piazza della Vittoria, la piazza principale di Gorizia, la fontana del Nettuno (1756) e la chiesa di Sant’Ignazio. La facciata
del tempio, progettata nel 1721 dall’architetto e pittore austriaco Christoph Tausch, allievo di Andrea Pozzo, è un modello di Barocco
mitteleuropeo. Pagina precedente: la galleria tra i valichi del Rafut e di San Gabriele lungo la nuova pista ciclabile transfrontaliera.

BELL’ITALIA 93
il weekend
GORIZIA

A
dagiata in una conca fra il Carso e le Prealpi Giulie,
Gorizia è una città di confine che guarda all’Europa.
Nata nell’alto Medioevo alla confluenza tra il mondo
latino e quelli germanico e slavo, ha visto per secoli
convivere popoli che parlavano lingue diverse: italiano, friulano,
sloveno, tedesco. Agli inizi del Novecento, quando ancora faceva
parte dell’Impero austroungarico, molti dei suoi abitanti erano in
grado di usare almeno qualche espressione in ognuno dei diversi
idiomi. E si sentivano goriziani. Un’identità messa alla prova dai
conflitti del ventesimo secolo: durante la Grande Guerra, la città
si trovò al centro dei combattimenti sul fronte dell’Isonzo e venne
pesantemente bombardata; negli anni del fascismo, una politica
di italianizzazione forzata discriminò la comunità slovena.
All’indomani della Seconda guerra mondiale, Gorizia si vide
privata a favore della Iugoslavia di buona parte della sua periferia,
dove in seguito sorse Nova Gorica, ovvero “nuova Gorizia”.

Una mostra per raccontare Ungaretti sul Carso


Dopo l’eliminazione del muro di confine in seguito all’entrata
della Slovenia nell’Unione Europea nel 2004, la cooperazione fra
le due “sorelle” è progressivamente cresciuta ed è sfociata nella
Vie antiche e pittoresche loro nomina congiunta a Capitale Europea della Cultura 2025.
dove si respira il passato Due città in una, per valorizzare una pluralità culturale che punta
Sopra: l’insegna in ferro battuto a diventare patrimonio comune. A fare da apripista a GO!2025 è
di un lounge bar in via Rastello.
Sotto: veduta da Borgo Castello la mostra “Ungaretti poeta e soldato. Il Carso e l’anima del mondo.
verso il duomo, che eleva sopra Poesia pittura storia”, aperta fino al 4 maggio nel Museo di Santa
le case il campanile dalla cuspide
ottagonale, ricostruito nel 1922. Chiara, in centro a Gorizia. Ideata e curata dallo storico dell’arte
Pagina seguente: scorcio di via Marco Goldin, l’esposizione è un coinvolgente racconto
Rastello con le vecchie case
e i portici; sullo sfondo spiccano multidisciplinare dei due anni (1915-17) vissuti dal poeta al fronte,
le coperture a bulbo dei campanili sull’altopiano, che gli ispirarono versi indimenticabili sul dramma
gemelli della chiesa di Sant’Ignazio.
Dopo esser stata per secoli la della guerra. Alla letteratura e ai cimeli storici s’intrecciano docufilm
principale arteria commerciale di prodotti ad hoc e le opere di 12 pittori italiani contemporanei
Gorizia, oggi via Rastello è oggetto
di vari interventi di riqualificazione. realizzate a tema nei luoghi di Ungaretti sul Carso.

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BELL’ITALIA 95
il weekend
GORIZIA

Gli appuntamenti del 2025 sono l’occasione per scoprire una


città dal fascino discreto, ricca di sorprese. Il nucleo originario
sorge sulla montagnola da cui ha preso il nome (gorica significa
collina in lingua slava) e su cui svetta il castello, edificato dall’XI
secolo. Qui per secoli vissero i conti di Gorizia; poi nell’anno
1500, Leonardo, privo di eredi, lasciò la contea agli Asburgo, che
la governarono fino all’annessione al Regno d’Italia nel 1921.
Nel Medioevo attorno alla fortezza crebbe il quartiere fortificato
di Borgo Castello, al quale si accede dalla seicentesca porta
Leopoldina. Procedendo verso la sommità, s’incontrano la
chiesetta tardogotica di Santo Spirito e, poco prima, un blocco di
antichi edifici che ospitano il Museo della Moda e il Museo della
Grande Guerra (chiusi per restauri, ne è prevista la riapertura per
GO!2025). Furono proprio i bombardamenti del primo conflitto
mondiale a devastare il castello, poi ricostruito in epoca fascista
con torri e bastioni merlati, in uno stile che evoca le fortezze
dell’Italia centrale. All’interno, un allestimento ricco di strumenti
multimediali racconta la storia cittadina; il camminamento lungo
le mura svela a 360 gradi la conca goriziana, chiusa fra i monti.

Dimore nobiliari aperte alle visite e all’ospitalità


Il Leone di San Marco Ai piedi del colle del castello si apre piazza della Vittoria, dove
simbolo d’identità italiana troneggia la chiesa barocca di Sant’Ignazio con le sue due torri
Sopra: l’ingresso al castello. campanarie chiuse da cupole a cipolla. Da lì s’imbocca via
Il Leone di San Marco venne portato
a Gorizia dai Veneziani nel 1508, Rastello, l’antica arteria commerciale della città, fitta di portici
quando occuparono brevemente e vecchie botteghe. A pochi passi, un po’ defilato, ecco il
la città; nel 1919 fu collocato sopra
la porta d’accesso al castello duomo, che dietro una scialba facciata neoclassica conserva
per proclamare l’identità italiana eleganti forme barocche, frutto di un intervento di fine Seicento;
del territorio goriziano.
Sotto: piazza Sant’Antonio conserva dell’edificio più antico rimane una cappella tardogotica,
su tre lati i porticati del chiostro affrescata con angeli musicanti. La vicina piazza sant’Antonio è
di un convento francescano risalente
al XIV secolo e demolito nell’800. scandita da un’infilata di portici e antiche dimore nobiliari, come
Pagina seguente: un cancello del palazzo Strassoldo (oggi un albergo) e palazzo Lantieri, ancora
’700 in ferro battuto dà accesso
al giardino della sinagoga di Gorizia. abitato dai proprietari che aprono le porte per visite guidate.

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BELL’ITALIA 97
il weekend
GORIZIA

Nell’Ottocento, la città si è allargata verso occidente, lungo l’asse


segnato dagli attuali corso Italia e corso Verdi, le vie del
passeggio. Gli edifici in stile eclettico e liberty si alternano a
quelli in stile razionalista, risalenti agli anni del fascismo, e ad
anonimi condomini moderni. Ma l’insieme conserva un’aria
mitteleuropea e riporta al periodo in cui, grazie al suo clima
relativamente mite, Gorizia era considerata la “Nizza austriaca”.
Sui viali pedonali affacciano caffè, negozi e il Mercato Coperto,
dove in pieno inverno si può acquistare la “rosa di Gorizia”,
pregiata varietà locale di radicchio. All’angolo con i giardini
pubblici si trova il Trgovski Dom (casa del Commercio), uno dei
primi edifici polifunzionali in Europa. Progettato da Max Fabiani
(1865-1962), collaboratore di Otto Wagner ed esponente di
spicco del Razionalismo viennese, fu concepito come luogo
dove convivevano spazi commerciali, culturali e appartamenti
privati; dopo alterne vicende, oggi l’edificio ospita la Biblioteca
Nazionale Slovena e degli Studi.

Sul piazzale tagliato in due dalla Cortina di ferro


Via Graziadio Isaia Ascoli prende il nome dal glottologo
dell’Ottocento che coniò il concetto geografico-sociale delle Tre
Un mosaico d’artista Venezie: Euganea, Tridentina e Giulia. Ascoli era un esponente
dove correva il confine di spicco della comunità ebraica, altro importante tassello del
Sopra: la piastra centrale del puzzle goriziano, che abitava in questa parte della città.
Mosaico della Nuova Europa, l’opera
realizzata da Franco Vecchiet nel L’Olocausto l’ha cancellata, ma a ricordarla rimane la sinagoga
piazzale della Transalpina al posto del settecentesca, non più adibita al culto, che ospita un percorso
cippo di confine tra Italia e Slovenia,
rimosso con l’ingresso di quest’ultima museale. In attesa che riapra alle visite (un altro degli importanti
nell’Unione Europea il 1° maggio 2004. recuperi previsti nell’ambito di GO!2025), vale la pena passare
In alto: una sala della mostra
“Ungaretti poeta e soldato” allestita qualche minuto nel silenzioso giardinetto adiacente al tempio,
al Museo di Santa Chiara. chiuso da una bella cancellata in ferro battuto e intitolato a Bruno
Sotto: il monastero francescano
della Castagnevizza (Kostanjevica), Farber, deportato e ucciso ad Auschwitz a soli tre mesi di età.
eretto nel 1623, oggi in Slovenia. Continuando in direzione nord, la città sfuma nel verde, fino
Pagina seguente: a Nova Gorica,
il monumento Icarus (1960). all’imponente piazzale della Transalpina, con la stazione della

98 BELL’ITALIA
BELL’ITALIA 99
il weekend
GORIZIA

linea ferroviaria omonima, inaugurata nel 1906 per collegare


Trieste con l’Europa Centrale. Nel 1947 i trattati di pace di Parigi
fissarono un nuovo confine fra Italia e Iugoslavia, che separava
il centro storico di Gorizia dal suo contado nord-orientale e
passava proprio da qui, tagliando in due la piazza e proseguendo
implacabile attraverso fattorie, campi e giardini. Molti furono
costretti a scegliere in quale dei due Paesi vivere, magari
lasciando “dall’altra parte” familiari e amici: nei locali della
stazione ferroviaria (oggi in Slovenia), il Museo sul Confine
ricostruisce quegli anni drammatici con immagini, filmati e
oggetti d’epoca. La recinzione lungo il confine è stata abbattuta
solo a partire dal 2004, con l’ingresso della Slovenia nell’Unione
Europea: a ricordare quello storico momento è il Mosaico della
Nuova Europa in mezzo alla piazza.

Dall’ex dogana ai viali di Nova Gorica


Oggi lungo il confine corre un percorso ciclopedonale che invita
a muoversi in tutta libertà. Ricco di suggestione è il valico del
Rafut, uno degli ex posti di dogana, dove a raccontare le ricadute
della “grande storia” sulla vita quotidiana della gente comune
si trovano due piccoli musei: nell’ex dogana slovena, un
allestimento sul tema del contrabbando; in quella italiana una Lungo l’Isonzo in libertà
mostra fotografica e multimediale intitolata al “Lasciapassare/ sulle nuove ciclabili
Sopra: biciclette sotto i portici del
Prepustnica”, il documento che dal 1947 al 1991 occorreva palazzo comunale di Nova Gorica.
avere per attraversare la frontiera. A vegliare dall’alto sull’ex L’edificio venne realizzato tra 1948 e
1955, subito dopo la creazione della
valico è il monastero francescano della Castagnevizza città slovena (1947), da Vinko Glanz,
(Kostanjevica), allungato sulla collina antistante, oggi in territorio un allievo di Jože Plečnik, il grande
architetto modernista sloveno.
sloveno. Poco più in là sorge Nova Gorica, costruita dal nulla Sotto: la passerella ciclopedonale
nel Dopoguerra: il presidente Tito ne affidò la progettazione sull’Isonzo a Salcano, inaugurata nel
2022, è l’aggiunta più recente alla
all’architetto modernista Edvard Ravnikar (1907-93), che rete di piste ciclabili transfrontaliere
ispirandosi alle teorie urbanistiche di Le Corbusier disegnò una creata dal GECT (Gruppo Europeo
di Cooperazione Territoriale) GO per
città organizzata su una griglia ortogonale e suddivisa unire sempre di più Italia e Slovenia
ordinatamente fra aree abitative, amministrative e produttive. attraverso infrastrutture sostenibili.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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GORIZIA

TESTI VANNINA PATANÈ

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Ossario di Oslavia

LE ESCURSIONI
A piedi e in bicicletta nei
luoghi della Grande Guerra
Nel 1915 Gorizia si trovò all’improvviso
DUOMO
al centro del fronte dell’Isonzo: la città
(corte Sant’Ilario, 0481/53.01.93).
venne pesantemente bombardata
Documentata dal XIV secolo, la cattedrale
e i monti circostanti (Sabotino, Calvario,
dedicata ai santi patroni Ilario e Taziano
Monte San Michele) furono teatro
ha subìto nei secoli diversi rimaneggiamenti:
di scontri durissimi. A quegli eventi
oggi ha una facciata in stile neoclassico,
drammatici è dedicato il Museo della
ricostruita dopo la Grande Guerra, e un
Grande Guerra (Borgo Castello 13)
interno barocco a tre navate. Le originarie
che riaprirà nei prossimi mesi. I luoghi
forme tardogotiche sopravvivono solo nella
del conflitto sono oggi attraversati
quattrocentesca cappella di Sant’Acazio, dal
dal Walk of Peace, un cammino di oltre
bel soffitto affrescato con angeli e i simboli
500 chilometri che si snoda nel Carso
Come arrivare degli evangelisti. Nella cappella del Santissimo
e lungo l’Isonzo dalle Alpi a Trieste.
è conservato il cenotafio di Leonardo, ultimo
Gli escursionisti hanno a disposizione
In auto: autostrada A4, uscita Gorizia. conte di Gorizia, morto nel 1500. Orario:
anche una nuova passerella
In treno: stazione di Gorizia, sulla linea 8,30-19, domenica e festivi 8,30-20.
ciclopedonale sull’Isonzo e piste
Venezia-Udine-Trieste, servita da treni
ciclabili transfrontaliere. Un facile
regionali veloci. CHIESA DI SANT’IGNAZIO
anello ricco di spunti storici parte
In aereo: aeroporto Friuli Venezia Giulia (piazza Vittoria, 0481/53.51.06).
dal piazzale della Transalpina, tocca
a Ronchi dei Legionari, a 25 km da Gorizia. Presenti a Gorizia dall’inizio del Seicento,
l’Ossario di Oslavia e il monte Calvario,
In camper: area sosta in viale Oriani 2. a fare da diga contro la diffusione del
scende verso Piedimonte e, attraverso
protestantesimo, i Gesuiti fecero costruire la
il sottopassaggio Baruzzi e il ponte 8
Da vedere loro chiesa tra 1654 e 1747 ai margini di un
Agosto, raggiunge il centro di Gorizia.
grande spiazzo erboso ai piedi della collina
Ridiscendendo verso l’ex valico
CASTELLO DI GORIZIA del castello. Classico esempio di Barocco
del Rafut e passando dal monastero
(Borgo Castello 36, 0481/53.51.46). mitteleuropeo, con la facciata stretta tra
della Castagnevizza (in Slovenia)
Le sale dell’edificio – risalente all’XI secolo i campanili gemelli dai coronamenti a cipolla,
si ritorna alla piazza di partenza.
ma ricostruito dopo la Grande Guerra – fu progettata e affrescata dal tirolese
conservano arredi e dipinti d’epoca, busti Christoph Tausch, architetto e pittore gesuita
originali e una collezione di riproduzioni allievo di Andrea Pozzo. Orario: 7,45-18,
filologiche di armi bianche e di strumenti sabato 7,45-19, domenica 9-18. nelle battaglie della Grande Guerra combattute
musicali antichi. Sulle pareti del salone degli nella zona di Gorizia e Tolmino (oggi in
Stati Provinciali è proiettato uno spettacolo OSSARIO DI OSLAVIA Slovenia). Il complesso in pietra a forma di
multimediale; nella sala del Conte personaggi (via Oslavia, 0481/53.17.88). triangolo, con una torre a ogni vertice e una al
famosi “raccontano” al visitatore la storia Sul monte Calvario spicca candido centro, custodisce i resti di quasi 60 mila caduti.
del castello, di Gorizia e del territorio. e imponente il sacrario militare eretto nel 1938 Orario: 9-14 e 14,30-16, sabato 9-14, chiuso
Orario: martedì-domenica 10-18; ingresso 8 €. per raccogliere le spoglie dei soldati caduti lunedì (fino al 15 marzo anche domenica).

102 BELL’ITALIA
INFO Gorizia Infopoint, corso Italia 9,
0481/53.57.64 e 335/108.47.63;
www.turismofvg.it/it/gorizia

Merletto Goriziano
ANTEPRIMA DI GO!2025
Grandi eventi d’arte
e concerti rock
Chincaglieria Gastronomica
Nova Gorica-Gorizia è la prima
Capitale Europea della Cultura
“assegnata” a due città di due Stati
diversi, che hanno condiviso i drammi
del “secolo breve” e hanno saputo
annullare le frontiere. Proprio il
superamento delle barriere è il perno
di GO!2025, al via l’8 febbraio
con una cerimonia di inaugurazione
che coinvolge per tutta la giornata
Palazzo Lantieri B&B Grand Hotel Entourage con eventi diffusi entrambe le città.
Tra gli eventi a Gorizia, la mostra
“Andy Warhol. Beyond Borders”, 180
opere dell’artista più iconico della Pop
Art esposte fino al 4 maggio a palazzo
Attems Petzenstein (piazza De Amicis
2, 0481/38.53.35). Intensa e articolata
la mostra “Ungaretti poeta e soldato”,
Le buone soste Per gli acquisti fino al 4 maggio al Museo di Santa
Chiara (corso Verdi 18, 0422/42.99.99),
AL CHIOSTRO BISTRÒ MERLETTO GORIZIANO
(piazza sant’Antonio 10, 0481/22.72.07). (corso Verdi 86, 0481/38.53.00).
In questo ristorante-bistrot affacciato sulla Il merletto goriziano, realizzato al tombolo,
piazza più bella della città il menu è “corto”, ha una tradizione iniziata nel Seicento. Oggi
ma di qualità. Nella bella stagione si mangia è portata avanti da una scuola regionale
sotto il porticato. Conto sui 35 €. e le creazioni delle allieve sono in mostra
CHINCAGLIERIA GASTRONOMICA e in vendita nel negozio-showroom: manufatti
(via Rastello 60, 320/675.52.85). classici ma anche originali bijoux di merletto.
Da una vecchia osteria con bottega di metà
’800 la giovane personal chef Chiara Per dormire
Canzoneri ha ricavato un ristorante originale
dove assaggiare cucina del territorio GRAND HOTEL ENTOURAGE
leggermente rivisitata ma anche acquistare (piazza Sant’Antonio 2, 0481/198.80.60). Mostra “Da Boccioni a Martini”
prodotti di qualità (miele, confetture, formaggi, In pieno centro, un albergo ricavato
farine bio...), gli stessi che la chef utilizza nell’antico palazzo che fu la dimora dei nobili cui fa da pendant “Da Boccioni
nei suoi piatti. Accanto, al civico 62, ha aperto Strassoldo e che nel 1835-36 ospitò la corte a Martini. Arte nelle Venezie al tempo
1848 Chef’s Rooms, 3 camere con bagno francese di Carlo X di Borbone, in esilio di Ungaretti sul Carso”, aperta nelle
privato, arredate con gusto. Conto sui 35 €. a Gorizia. Offre 40 camere arredate in stile, stesse date alla Galleria Comunale
OSTERIA VECIA GORIZIA ristorante con vineria e giardino. d’Arte Contemporanea di Monfalcone
(via San Giovanni 14, 0481/324.24). BEST WESTERN GORIZIA PALACE HOTEL (info: 0422/42.99.99). In parallelo
Raccolto e accogliente, questo storico (corso Italia 63, 0481/821.66). al programma ufficiale, GO!2025 &
ristorante vicino al quartiere ebraico propone Affacciato sul corso, questo albergo Friends prevede mostre, concerti e
i piatti del territorio, dai cjarsons agli žlikrofi moderno e accogliente offre una settantina iniziative in tutta la regione. Da non
(i ravioli sloveni). Per finire, una gubana, di camere rinnovate, ampie e confortevoli. perdere, la mostra “McCurry-Sguardi
lo squisito dolce goriziano di pasta lievitata Staff prodigo di consigli, servizi dedicati per sul mondo”, oltre 150 scatti del grande
ripiena di uvetta e pinoli. Conto sui 30-35 €. ciclisti e noleggio biciclette. fotografo Steve McCurry, aperta fino
TRATTORIA DA GIANNI PALAZZO LANTIERI B&B al 4 maggio al Salone degli Incanti di
(via Carlo de Morelli 8b, 0481/53.45.68). (piazza sant’Antonio 6, 338/205.67.29). Trieste e i concerti di Alanis Morissette
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Atmosfera casalinga e cucina robusta in Si dorme nella storia nell’antica dimora (22 giugno) e di Sting (9 luglio)
questa trattoria senza pretese, molto amata dei conti Lantieri, ancora abitata dai a villa Manin di Codroipo (Udine).
dai goriziani. Fra i classici, il gulasch con proprietari: 2 camere al piano nobile e un Info e programma: www.go2025.eu
polenta, le patate in tecia e la ljubljanska, mini appartamento nella foresteria, tutti
cotoletta farcita con prosciutto e formaggio. arredati con mobili di famiglia e pezzi antichi.
Porzioni abbondanti. Conto sui 25 €. Parcheggio nella corte interna.

BELL’ITALIA 103
buona italia | cibo & paesaggio | cantine | la dolce vita didi
novembre
gennaio
Alto Adige In questa foto:
le scenografiche
vetrate del rifugio

TRA LE DOLOMITI ecosostenibile


Oberholz sulle piste
di Obereggen.

DELLA VAL D’EGA


PAGINA 126

BELL’ITALIA 105
Arezzo e provincia

PAESAGGI E SAPORI
A REGOLA D’ARTE
Nella terra che ha dato i natali a Vasari, Piero della Francesca
e Michelangelo, scopriamo le specialità del capoluogo, della val di Chiana
e della Valtiberina, dalla finocchiona ai dolci di castagne
A CURA DI SILVIA FRAU • FOTOGRAFIE FRANCO COGOLI

N
el settore più orientale della Toscana,
Arezzo e il territorio aretino hanno dato
i natali ad alcuni protagonisti assoluti
dell’arte italiana come Piero della
Francesca, Michelangelo Buonarroti
e Giorgio Vasari, di cui fino a febbraio si celebrano
i 450 anni dalla morte. L’itinerario sulle loro tracce,
tra borghi, chiese e paesaggi, si accompagna alla
scoperta delle tante specialità locali come il Pane
Toscano Dop, la Finocchiona Igp, salume-simbolo
della zona, e la carne di Vitellone Bianco dell’Appennino
Centrale Igp, che è protagonista nei ristoranti. Dopo
un giro in val di Chiana, risaliamo verso la Valtiberina
e i monti ammantati dalle affascinanti nebbie invernali.
Da Arezzo, con la magnifica piazza Grande su cui
affacciano il palazzo delle Logge e quello della
Fraternita dei Laici, ci si sposta verso il centro storico
di Cortona, arroccato sulla collina, e poi a Sansepolcro
e a Caprese Michelangelo, che conserva la casa
natale del suo figlio più illustre. Sono terre di sapori
ma anche di profumi tipici, come quello del
finocchietto, di cui si utilizzano semi e fiori, o quello
dell’aglione, che dona ai piatti un sapore particolare.
Da sempre abbondano le castagne: la farina è alla base
di dolci stagionali come il baldino o il castagnaccio.

106 BELL’ITALIA
In questa foto: il dolce paesaggio della campagna
che circonda Cortona; al centro spiccano la palazzina
e l’edificio del ristorante del Falconiere Relais & Spa.
Nella foto piccola: un assaggio di Finocchiona Igp,
specialità della Salumeria di Monte San Savino.

BELL’ITALIA 107
AREZZO
L’antica Fraternita della carità e dei sapori bio
La storia della Fraternita dei Laici, la cui attività fu regolata
nel 1262 dallo statuto custodito nella sede di via Vasari,
è molto legata al territorio, anche nel settore agricolo e agro-
alimentare. Nel museo di questa istituzione laica, dedita
in origine soprattutto all’assistenza di poveri e infermi, si ammira
la bella pittura murale della Madonna della Misericordia.
Fuori città, tra i possedimenti c’è l’agriturismo delle Tenute di
Fraternita – nel vicino casolare vennero girate le prime scene
del film La vita è bella – e lo spaccio dove si trovano tutti
i prodotti, disponibili anche nello shop del museo, tra cui l’olio
biologico, il miele, le mele e il vino; in prevalenza le uve sono
di Sangiovese, come da tradizione toscana, ma non mancano
Cabernet Sauvignon, Merlot, Canaiolo, Colorino e Trebbiano
Toscano. Sono tutti prodotti bio, come anche il grano antico
Senatore Cappelli; degustazioni in azienda di tre vini a 20 €.

Birra “a metro zero” in bottiglia e alla spina


Birra San Girolamo si trova appena fuori Arezzo, città in cui
ha aperto una birreria: il progetto di Riccardo Giannini è partito
pochi anni fa affiancando l’azienda di famiglia, produttrice
di olio con un patrimonio di 10 mila piante d’ulivo e un frantoio
che risale al XVII secolo. Dopo aver studiato per anni i segreti

108 BELL’ITALIA
In questa foto: scorcio di piazza della Libertà ad Arezzo
con il palazzo dei Priori e la statua di Francesco I de’
Medici. Pagina precedente, dall’alto, in senso orario:
farina di marroni della Cooperativa Agricola Valle
Singerna; nella cattedrale, la cappella della Madonna del
Conforto; la birreria in città del Birrificio San Girolamo.
della birra, lì vicino ha piantato il proprio luppolo e l’orzo,
che tengono viva la radice locale delle sue birre “a metro zero”.
Il progetto prende il nome dal santo al quale venne intestata
la cappellina di famiglia, che mostra sulla facciata lo stemma-
simbolo del birrificio. Tra le referenze spiccano Rovina, Traccia,
Sassaia e Cavadenti, che si trovano nel negozio dell’azienda
(dove sta per aprire una tap room). In birrificio si gustano invece
molte birre alla spina, che girano anche a bordo di un food truck.

MONTE SAN SAVINO


Finocchiona e porchetta da artigiani del gusto
La lavorazione della Finocchiona Igp è ancora completamente
artigianale alla Salumeria di Monte San Savino. Lo si apprezza
entrando nei laboratori, dove alla carne di prima qualità vengono
aggiunti solo sale, pepe, aglio e i semi e fiori di finocchio.
Il profumo è intenso, senza però coprire quello della carne,
che rimane morbida al coltello. La porchetta viene invece cotta
nei forni riscaldati con le fascine di Erica scoparia. Si tratta di
un’erba infestante (si può dunque raccogliere senza problemi)
che prende velocemente fuoco e dà la giusta dose di calore
alla pietra refrattaria dei forni. La cottura della porchetta dura
8-10 ore; nella versione “pancettone”, dove non c’è la testa,
circa la metà. I prodotti vengono venduti nelle botteghe locali.

Salumi come tradizione di famiglia


Oggi l’azienda Sapori della Valdichiana è in mano al figlio
del fondatore Aldo Iacomoni, che continua la tradizione
di famiglia seguendo i dettami del Consorzio della Finocchiona
Igp. La “ricetta” mantiene la morbidezza del salume e il
profumo del finocchietto selvatico, essiccato in modo naturale
nei campi dell’Aretino. Tante le specialità del negozio, molte
delle quali sono della zona: l’ideale per fare scorta di sapori
locali da portare a casa; finocchiona da 1 kg a 14,40 €.

MARCIANO DELLA CHIANA


I sapori del pane di una volta
Al Panificio Menchetti il pane è fatto in modo tradizionale,
con acqua, farina macinata a pietra e lievito madre, e cotto
in grandi forni a legna. La tecnica prevede che all’interno dei
forni vengano posizionate le fascine per scaldare la pietra
refrattaria; poi, una volta tolte le braci, si appoggiano le pagnotte.
La temperatura la decidono i panificatori senza termometri ma
in base all’esperienza. L’offerta è di oltre trenta tipologie: il pane
tradizionale, senza sale (“sciocco”), è da due chili e fa una
bella crosta che lo preserva per molti giorni, ma anche quando
diventa secco lo si utilizza per altri piatti “poveri” toscani.

CORTONA
Audaci sperimentazioni casearie
Il suo aspetto e la sua tempra svelano l’origine sarda.
Come di derivazione sarda è anche l’attività che Elisa Mameli Veduta di Cortona, distesa su un colle a quasi 500 metri
porta avanti: è una piccola produttrice di formaggi, con 500 di quota. Da sinistra, si individuano la cattedrale di Santa
Maria Assunta, adiacente alle mura, la cupola della chiesa
pecore al pascolo a Le Chianacce, località che dà il nome di San Filippo Neri e la chiesa di Sant’Agostino; più in alto,
all’azienda. Lei si impegna in un lavoro non facile: lo fa con il campanile a vela, la chiesa di San Francesco.

110 BELL’ITALIA
In questa foto: scorcio del salone del Falconiere Relais
& Spa a Cortona. Pagina seguente, sopra da sinistra:
una delle preparazioni del ristorante stellato; la coltivazione
dell’aglione all’Orto Fortunato. Sotto: un cesto di aglioni.
con molta creatività e voglia di sperimentare ma anche con
grande rispetto per la materia prima. Il latte crudo e l’aglione
danno vita, ad esempio, a un pecorino particolarmente
ben riuscito, dove il sapore tipico dell’ortaggio non sovrasta
quello del formaggio. Oltre al pecorino in varie stagionature,
Mameli produce anche ricotte e formaggi freschi.

Le mille qualità dell’aglione


«Un aglio a prova di bacio» è diventato lo slogan dell’aglione,
che ha anche un’estrema digeribilità. Queste caratteristiche
dipendono dal tipo di pianta (il nome scientifico è Allium
ampeloprasum var. Holmense), che fa parte della stessa famiglia
del porro pur avendo il profumo e il sapore dell’aglio, e quindi
simile utilizzo in cucina. L’aglione è anche bello da vedere
e sta a fatica nel palmo di una mano. Orto Fortunato lo coltiva
e lo propone fresco, essiccato, pronto per essere reidratato,
o all’interno di salse e ragù di carne. La vendita, anche
online, permette di acquistare il kit da piantare in giardino,
operazione da fare nei mesi autunnali; aglione a 12,50 € al kg.

Alta creatività “stellata” Michelin


Appena fuori Cortona, Il Falconiere è un indirizzo di charme
dedicato all’ospitalità e alla tavola, con un ristorante premiato
da una stella Michelin (è l’unico in provincia di Arezzo).

BELL’ITALIA 113
In questa foto:
i bringoli dell’Osteria
Il Giardino di Piero
pronti da gustare.

INQUADRA
IL CODICE
E GUARDA
COME SI
REALIZZA
LA RICETTA

La ricetta

Bringoli allo zafferano Ingredienti per 4 persone


Per la pasta
• Stendere la pasta con il mattarello
in piccole strisce lunghe almeno
con pesto di cavolo • 400 g di farina 00
20 cm e poi tagliare con il coltello
dei pezzi di 0,5 cm da arrotolare
nero e di mandorle • 0,4 g di zafferano
• 1 uovo intero
con le mani formando i bringoli.
• 1 pizzico di sale • Nel frattempo lessare
Un classico primo della Valtiberina • acqua il cavolo nero in abbondante
di ispirazione vegetariana acqua salata finché risulterà
Per il pesto
• 150 g di cavolo nero tenero e lasciarlo raffreddare.
I bringoli sono una pasta lunga, fatta • 50 ml di olio extravergine d’oliva • Mettere il cavolo nero con l’olio,
tradizionalmente con sola acqua e farina, • 1 spicchio d’aglio l’aglio, le mandorle e il Parmigiano
molto simile ai pici (anche se i locali tengono • 75 g di mandorle in un frullatore e, una volta ottenuto
molto alla distinzione...). Una pasta rustica, • 2 cucchiai abbondanti il frullato, aggiustare di sale;
contadina, fatta con ingredienti semplici di Parmigiano Reggiano a questo punto il pesto è pronto.
e condita, nella versione più conosciuta, • 1 pizzico di sale • Cuocere la pasta in abbondante
con il sugo “finto”, cioè una salsa che non
acqua salata e toglierla
contiene carne (un tempo erano le ristrettezze
economiche a dettare gli ingredienti) ma ne Preparazione non appena sale in superficie.
• Formare una fontana con la farina, Passarla in padella con il pesto
imita in qualche modo sapore e consistenza.
È tipica della Valtiberina, in particolare aggiungere il sale e l’uovo. di cavolo, attendendo qualche
di Anghiari. Quella che propone l’Osteria Dopo aver stemperato lo zafferano minuto affinché i bringoli
Il Giardino di Piero si mantiene vegetariana in poca acqua tiepida aggiungerlo siamo cotti alla perfezione.
e utilizza un altro ingrediente tipico toscano, all’impasto, fino ad ottenere • Servire il piatto caldo con
il cavolo nero, in abbinamento allo zafferano, una consistenza media. Lasciar qualche lamella di mandorla
che si produce anche in queste zone. riposare per almeno trenta minuti. e, se si vuole, zeste di arancia.

114 BELL’ITALIA
La chef e proprietaria Silvia Baracchi aveva riqualificato
FACILE!
con il marito questa dimora di famiglia, un borgo composto INQUADRA
anche da una limonaia e da una chiesetta. Oggi porta avanti IL QR CODE
E RITROVA TUTTE
il progetto con il figlio, impegnato nella cantina, dedicandosi LE INFORMAZIONI
DI QUESTA PAGINA
all’ospitalità e alla cucina, lavorando con gli ingredienti SUL TUO
CELLULARE
del territorio ed esaltandoli in preparazioni mai scontate.
Tra le “invenzioni” più recenti, i pici al caffè con l’aglione.
Una ricetta nata per caso: «Mentre facevo un tiramisù durante
una lezione di cucina», spiega Baracchi, «ho pensato di provare
a impastare la farina con il caffè avanzato». Il piatto che
è venuto fuori, molto equilibrato, si sposa bene con il sapore
dell’aglione. L’accompagnamento ideale è una delle bottiglie
blasonate della Baracchi Winery; menu degustazione da 150 €.
Indirizzi
SANSEPOLCRO
Suini e bovini allo stato brado AREZZO piazza San Francesco 4, 0575/
Nel centro di Sansepolcro, l’Osteria il Giardino di Piero Tenute di Fraternita, via Vasari 29.92.55; fino al 2 febbraio ospita,
prende il nome dall’area verde antistante dedicata a Piero 6, 347/620.90.06; agriturismo insieme alla Sala Sant’Ignazio,
della Francesca, originario del borgo. Di proprietà di Aboca a Castiglion Fiorentino, via la mostra “Vasari. Il Teatro delle
Setteponti 55, 371/156.60.91. Virtù”. Orario: lunedì-venerdì
(si trova davanti al loro museo), l’azienda che si occupa di cura
Birra San Girolamo, località 10-18, sabato-domenica 10-19,
della salute attraverso prodotti naturali, propone agli ospiti Vitiano 229, 333/220.11.04; chiusa martedì; ingresso 14 €.
materie prime biologiche, cercando di mantenere il gusto birreria, via Giuseppe Garibaldi 28. Museo di Casa Vasari,
originario del cibo. Un’attenzione particolare è riservata alla MONTE SAN SAVINO Arezzo, via XX Settembre 55.
proposta delle carni suine e bovine, tutte provenienti dagli Salumeria di Monte San Savino, Orario: lunedì-sabato 8,30-19,30,
allevamenti dell’Agricologica, il marchio alimentare di Aboca, viale Santa Maria delle domenica 8,30-13,30, chiuso
e da animali allevati allo stato brado. Una cucina vera, che Vertighe 2x, 0575/84.93.98. martedì; ingresso 7 €.
mette al primo posto «tradizione, gusto, salute», in un ambiente Sapori della Valdichiana, via
Basilica di San Francesco-
elegante ma rilassato con un bel dehors; conto 35 €. della Costituzione 1, 0575/81.01.48.
affreschi di Piero della Francesca,
MARCIANO DELLA CHIANA Arezzo, via di San Francesco,
CAPRESE MICHELANGELO Panificio Menchetti, località Cesa, 0575/169.62.56. Orario:
via Cassia 9, 0575/84.25.23. lunedì-sabato 9-18, domenica
Le castagne, il pane di un tempo
CORTONA 13-17,30; ingresso 9 €.
«I nostri nonni ci dicevano che le vivande sono solo
Azienda Agricola Elisa Cattedrale dei Santi
quattro: brice (“caldarroste”), baloce (“bollite”), baldino
Mameli, località Le Chianacce, Pietro e Donato, Arezzo,
(un dolce di castagne con olio, pinoli, noci e rosmarino) 333/603.73.51. piazza del Duomo, 0575/239.91.
e castagne» raccontano sorridendo i ragazzi della Cooperativa Orto Fortunato, località
Museo dell’Accademia Etrusca
Agricola Forestale Valle Singerna. Un tempo i marroni, Riccio, 366/950.13.50.
e della Città di Cortona, piazza
che oggi sono raccolti e trasformati e hanno anche Il Falconiere Relais & Spa,
Luca Signorelli 9, 0575/63.04.15.
il riconoscimento della Dop, erano pane e companatico. località San Martino
Orario: martedì-domenica
a Bocena 370, 0575/61.26.79.
I frutti, che sono naturalmente biologici, continuano a essere 10-17; ingresso 10 €.
lavorati con metodi tradizionali: le castagne vengono SANSEPOLCRO
Museo Civico Sansepolcro,
Osteria Il Giardino di Piero,
vendute fresche (a ottobre) o essiccate e trasformate in farina via Niccolò Aggiunti 65. Orario:
via Niccolò Aggiunti 98b,
con la macinatura a pietra. La farina si usa per dolci, come 10-13 e 14,30-18; ingresso 8 €.
0575/73.31.19.
il castagnaccio, ma anche per paste prive di glutine. Aboca Museum, Sansepolcro,
CAPRESE MICHELANGELO
via Niccolò Aggiunti 75,
Cooperativa Agricola
Un pranzo a casa di Michelangelo Forestale Valle Singerna,
0575/73.35.89. Orario: 9-13
Con una bella vista sull’alta valle del Tevere, che si gode e 15-19; ingresso 8 €.
località Capanno dei Romagnoli,
dalle vetrate delle due grandi sale principali, la Buca 0575/79.38.70. Museo Casa Natale
di Michelangelo è un albergo-ristorante immerso tra faggi Buca di Michelangelo, di Michelangelo, Caprese
e castagni. Propone una cucina casalinga e territoriale, con via Capoluogo 51, 0575/79.39.21. Michelangelo, via Capoluogo 1,
0575/79.37.76. Orario: sabato,
porzioni generose. Si inizia con dei crostoni ai porcini;
seguono paste fresche o gnocchi a base di tartufo e poi i
Da vedere domenica e festivi 10-13
Museo Palazzo e 15-17, 30; ingresso 5 €.
secondi di carne, tra cui spiccano sia gli arrosti misti allo
della Fraternita, Arezzo,
spiedo, sia le costolette di agnello e il cinghiale con polenta. INFO
© RIPRODUZIONE RISERVATA

piazza Grande, 0575/246.94.


Dopo pranzo si raggiungono il Museo Casa Natale di Orario: 10,30-18; ingresso 5 €. Visit Arezzo, www.visitarezzo.
Michelangelo, che ha sede all’interno del castello, e la chiesa Galleria d’Arte com; buyfoodtoscana.it;
di San Giovanni Battista dove fu battezzato; conto 25-30 €. Contemporanea, Arezzo, www.vetrina.toscana.it

BELL’ITALIA 115
Cibo & Paesaggio TESTI ANGELO SURRUSCA FOTOGRAFIE EZIO D’ONGHIA

A cura di Slow Food ARANCE, LIMONI E MANDARINI:


UNA FESTA DI COLORI
PALAGIANO (Taranto)

Succosi e profumati, gli agrumi tradizionali di Palagiano sono stati salvati


dalla tenacia di alcuni agricoltori, autentici custodi di biodiversità

L’arco ionico tarantino, in cui si trova il varietà ibride, senza semi, a maturazione la volta dell’arancia Tarocco dal Muso,
comune di Palagiano, si caratterizza per precoce o tardiva, che hanno rischiato di che deve il nome alla tipica forma allun-
terreni omogenei, quasi sempre pianeg- soppiantare le cultivar tradizionali, sal- gata verso l’attacco del picciolo; di di-
gianti e con un’ottima esposizione a mez- vate unicamente dalla tenacia di alcuni mensioni medie e buccia sottile, ha una
zogiorno, e inoltre con un clima soleg- agricoltori, autentici custodi di biodiver- polpa arancione-rossastra. Nello stesso
giato e poco umido: tutte condizioni sità. Il Presidio Slow Food, sostenuto periodo si trovano l’arancia Washington
ideali per la coltivazione degli agrumi, dalla Regione Puglia, è nato per preser- o Antica, dalla buccia di spessore medio
che sono presenti qui dalla fine del ’700. vare, oltre ai frutti, i paesaggi agrari sto- e dal gusto mediamente aromatico, e il
Fino alla metà del secolo scorso, gli albe- rici e le tecniche colturali tramandate di mandarino Marzaiolo, piccolo, dolce,
ri venivano piantati in prossimità delle generazione in generazione. aromatico. Da febbraio ad aprile suben-
lame, cioè i solchi poco profondi scava- tra l’arancia Portoghese: di dimensioni
ti dall’acqua che costituiscono i tratti UN RACCOLTO SEMPRE RICCO medio-grandi, leggermente appiattita,
terminali delle gravine. In seguito alla DA DICEMBRE A MAGGIO ha buccia di spessore medio, polpa dolce
Riforma Fondiaria del 1951, con l’espro- Tutti gli agrumi tradizionali di Palagiano e mediamente acida. Nello stesso perio-
priazione dei terreni dei latifondisti e la si distinguono per l’elevata resa in succo. do si raccoglie l’arancio Sanguinello Pic-
loro assegnazione alle famiglie meno Il primo a essere disponibile in questo colo, che deve il nome al colore rossastro
abbienti, la coltivazione di agrumi co- periodo è il mandarino Avana, che si rac- della buccia come della polpa, contrad-
nobbe il suo massimo splendore e aree coglie da dicembre a gennaio. Di picco- distinta da un’acidità elevata.
marginali e poco produttive divennero le dimensioni, ha una buccia sottile di Ancora tra febbraio e aprile è tempo del
veri e propri giardini mediterranei. Ad colore arancione scuro; la polpa è dolce limone Femminello: di grossa pezzatura
agevolare la trasformazione del paesag- e poco acida. Disponibile da dicembre e colore giallo dorato, ha una polpa dol-
gio fu anche l’accresciuta disponibilità di ad aprile, l’arancia Vaniglia o Maltese è ce, aromatica e di media acidità. Infine,
acqua, ottenuta grazie alle opere dei con- di grosse dimensioni e forma leggermen- tra marzo e maggio, tocca all’arancia
sorzi di bonifica. Negli ultimi decenni, la te appiattita; la buccia di colore giallo Bionda: di grandi dimensioni, legger-
globalizzazione dei mercati e dei consu- dorato intenso è molto fine e sottile, la mente appiattita, ha una polpa dolce,
mi ha determinato l’avvento di nuove polpa poco acida. Tra febbraio e marzo è aromatica, dall’acidità medio-alta.

116 BELL’ITALIA
Dove Come Quando
PALAGIANO (Taranto)
Pagina precedente: del Presidio. Al centro:
un agrumeto di Palagiano. i produttori del Presidio
Qui sotto: una pianta di con il responsabile Slow
arancio Amaro, il portainnesto Food Salvatore Pulimeno.
utilizzato per tutti gli agrumi In basso: limone Femminello.

Cavatelli e carne delle Murge


Come arrivare La macelleria di Franco
Lazzaro è sempre ben fornita
In auto: A14 Adriatica, uscita di carni delle Murge tarantine.
Taranto Nord e statale 7. Nell’attiguo locale, arredato
In camper: area camping con rustica semplicità,
Pefforza, a Palagiano, gusterete le sue specialità
via Beato Egidio. cotte al fornello: salsicce,
costolette d’agnello, involtini
Le buone soste di maiale, gnumarieddi (involtini
di interiora). Nell’attesa, olive,
LA STREGA STORIA & PASSIONE salumi e formaggi del territorio
(Palagianello, via Fratelli e le squisite patate cotte sotto
Bandiera 61, 320/704.44.16). la cenere. Accompagnano
Due sale ben curate, il pasto una decina
una bella cucina a vista di etichette pugliesi e un buon
e un dehors per una grande Primitivo sfuso. Per
proposta gastronomica che finire, dolcetti di mandorle
nasce dalla passione per e rosoli di produzione
il territorio di Giuseppe Caffè. propria. Conto 15-20 €.
Da provare il filetto di baccalà
con fave bianche e mandorle, Per dormire
i cavatelli con cozze, fagioli e
battuta di olive nere, il pescato MASSERIA LA BRUNETTA
del giorno, le costolette di (Massafra, via per Chiatona,
agnello con patate e carciofi. 330/22.16.14).
Di sera c’è anche un’ottima Immersa nel verde, una
pizza. Interessante e completa romantica struttura del ’700
© RIPRODUZIONE RISERVATA

la carta dei vini, anche con con soffitti ad arco e pareti


mezze bottiglie, e delle birre in pietra. Le camere sono di
artigianali. Conto 30-40 €. diverse dimensioni e con arredi
L’AMICO ROSTICCIERE classici, ciascuna dedicata
(Palagiano, via Bernini a un fiore diverso. Doppia
29, 099/888.31.23). con colazione da 120 €.

Presidio Slow Food


Referente dei produttori Annalisa Palanga, 373/550.48.02; [email protected]
Sopra, il simbolo che garantisce, sulla confezione, i prodotti dei Presidi Slow Food.

BELL’ITALIA 117
A tavola A CURA DI PAOLO MASSOBRIO IL GOLOSARIO | |

ROMA | BIANCA TRATTORIA

UN INNO
AI PIATTI DELLA
ROMANITÀ
Davide Del Duca e Luca Carucci
guidano questa “trattoria di lusso”
con una cucina saldamente
ancorata alle materie prime locali

La novità della ristorazione italiana sembra essere quella che po-


tremmo chiamare la “trattoria di lusso”, cioè un luogo informale
dove si rende omaggio ad alto livello alla tradizione della tavola e
si beve molto bene. Un esempio è questo locale romano a ridosso
di piazzale Clodio e del quartiere Prati, a dieci minuti a piedi dai
Musei Vaticani. In cucina c’è il giovane e bravissimo Luca Carucci,
sous chef di Davide Del Duca, che ha avviato un altro locale dello
stesso tipo, Fernanda, fra Trastevere e Monteverde. Sorprende la
carta dei vini, che denota una ricerca raffinata e aggiornata: soprat-
tutto i vini del territorio sono sorprendenti, con un’attenzione al
naturale. Di alta qualità anche le materie prime, con la carne del-
la storica Macelleria Feroci, il pesce dell’asta giornaliera di Fiumi-
cino e le alici rigorosamente di Cetara.

CORATELLA D’ABBACCHIO E ROTOLO DI CONIGLIO


Il menu si apre con un amuse bouche, prima di provare il “velluto”
delle polpette di bollito panate e fritte su un letto di salsa verde. Ma
In alto: la semplice ma elegante sala della Bianca il piatto top della serata resta la coratella d’abbacchio fatta a regola
Trattoria; in evidenza, la ricca offerta di vini locali.
Qui sopra: polpette di bollito panate e fritte su un letto d’arte, col giusto equilibrio della cipolla, accanto a carciofi alla
di salsa verde, uno degli antipasti più richiesti del locale. romana e animelle. Fra i primi, ecco i ravioli di baccalà alla vigna-
rola con fave fresche, piselli, carciofi e asparagi e le mezze maniche
Bianca Trattoria, Roma, Circonvallazione alla carbonara. Valide alternative sono la pasta alla gricia con le
Trionfale 94-96, 06/69.22.90.68; biancatrattoria.it fave, i bucatini all’amatriciana e gli gnocchi con funghi e salsiccia.
Come arrivare: linea A della metropolitana, Altro piatto radioso è il doppio rotolo di coniglio alla cacciatora con
fermata Cipro, e bus 31 in direzione Clodio. la sua farcitura di pomodori secchi, salsa di olive, capperi, vino,
Conto: alla carta sui 50 €. rosmarino e aceto. Ci sono poi il polpo rosticciato, la frittura di pa-
Chiusura settimanale: tutti i martedì. ranza e l’insalata di erbe selvatiche. Ai dolci, ecco il bignè con
caffè e nocciola e il maritozzo con crema al limone e panna.

LA BOTTEGA

ROMA | TOZZETTI E MARITOZZI DALLA CIOCIARIA


Massimo Dolcemascolo e Graziella Casadei aprirono la loro pasticceria con laboratorio nel 1990
a Frosinone, per poi “sbarcare” anche a Roma nel dicembre 2023. Il negozio nella Capitale offre ampi
spazi dove acquistare e gustare la loro pasticceria dolce e salata (nella foto), dai tozzetti alle mandorle
e al cioccolato ai maritozzi con generosa panna. Un locale che è pasticceria, caffetteria e bottega insieme,
con i prodotti rurali della Ciociaria. I lievitati delle feste sono realizzati con lievito madre, farina macinata
a pietra e burro di centrifuga delle Alpi: nel 2019 il loro panettone è stato premiato come il migliore d’Italia.
Dolcemascolo, Roma, viale Mazzini 84, 06/89.11.85.42. INFO pasticceriadolcemascolo.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA

118 BELL’ITALIA
TESTI GIUSEPPE DE BIASI Cantine d’Italia
ROVERETO (Trento) | LETRARI

IL VINO
Brut Rosè +4
Riserva 2011
La “signora in rosa” di
casa Letrari è un prezioso
spumante metodo classico
Trentodoc composto
da 60% Pinot Noir e 40%
Chardonnay. Trascorre

BOLLICINE DI TRADIZIONE
ben 110 mesi sui lieviti
per esprimere tutta la sua
suadenza e complessità,
presentandosi nel calice Caposaldo del metodo classico in Vallagarina, l’azienda
con un finissimo perlage
e un manto luminoso d’oro
della famiglia Letrari vanta una storia che risale al XVII secolo
antico con venature ramate.
L’olfattivo è fruttato e floreale Un uomo d’armi che preferisce la vite dopo la scomparsa di Leonello nel 2017,
con scorza d’agrumi, pesca all’archibugio. Inizia così, nel 1647, la ha 12 ettari vitati disseminati nelle aree
gialla, marasca e melograno pluricentenaria storia vinicola della fami- più vocate della Vallagarina e una nuova
a far da bordone a cenni glia Letrari. Di quella microparcella di cantina a Rovereto. Negli accoglienti
di erbe aromatiche e note Borghetto d’Adige dell’avo Stefano Letra- spazi l’ultima generazione di famiglia,
di pasticceria. In bocca
ri, tre secoli dopo Leonello raccoglie l’i- rappresentata da Margherita, aiuta la ma-
freschezza e struttura
lasciano che il sorso
deale testimone, diplomandosi in enolo- dre Lucia nell’illustrazione ai tanti enotu-
resti a lungo in memoria. gia al prestigioso Istituto “Edmund Mach” risti delle caratteristiche dei corposi tagli
Una bottiglia perfetta di San Michele all’Adige. Da subito è tra bordolesi di casa Letrari, come il Ballista-
per un regalo di classe, i sostenitori della sperimentazione degli rius, ma soprattutto delle eleganti e pre-
considerato anche l’ottimo uvaggi bordolesi e degli spumanti me- giate bollicine di Trentodoc.
rapporto qualità-prezzo todo classico, che sarebbero diventati le Tra le etichette che lasciano il segno spic-
(poco più di 50 €). Ampio “bollicine di montagna” Trentodoc. cano l’ammiraglia Riserva del Fondatore
lo spettro di abbinamenti, Nel 1976 insieme alla moglie Maria Vit- Brut 976, capolavoro di finezza e struttura
da un risotto agli scampi toria fa nascere la prima etichetta e nel che aspetta 120 mesi sui lieviti prima di
ai tagliolini funghi e tartufo.
frattempo la figlia Lucia segue le orme essere imbottigliata, e la sua affascinante
paterne, diplomandosi in enologia. Lucia “signora in rosa”, la Riserva Brut Rosè +4,
In alto: scorcio dei vigneti lo affianca poi nelle sue idee innovative, che di anni ne passa da un minimo di 8 a
della Vallagarina, incorniciati
dalle montagne. Qui sotto,
come quella di selezionare le uve Mar- un massimo di 10 per ricamare la sua ve-
da sinistra: le barrique zemino per valorizzare l’omonimo vino ste rosa antico. Entrambe rappresentano la
nella nuova cantina di Rovereto; trentino decantato da Lorenzo da Ponte vetta nella piramide qualitativa della de-
Margherita e Lucia, nipote
e figlia di Leonello Letrari, nel libretto del Don Giovanni mozartia- nominazione e nel cuore degli affeziona-
entrambe alla guida della cantina. no. Oggi l’azienda, diretta dalla figlia ti consumatori degli spumanti Letrari.

Letrari, Rovereto (Trento), via Monte Baldo 13-15,


0464/48.02.00; www.letrari.it
Come arrivare: autostrada A22, uscita Rovereto Sud (o Nord);
proseguire poi verso la città fino alle indicazioni aziendali.
Visite e degustazioni: da lunedì a venerdì 8-12 e 13-18,
su prenotazione. Visita guidata alla cantina con degustazione
di tre vini (due Trentodoc e un vino fermo) a 25 €;
su richiesta tagliere di formaggi e salumi del territorio a 8 €.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

BELL’ITALIA 119
TESTI E DISEGNI DI ALBANO MARCARINI I Sentieri
L’ITALIA A PIEDI E IN BICICLETTA | FRAMURA (LA SPEZIA)

IL GIARDINO VERTICALE DEL LEVANTE LIGURE


Partendo dalle spiagge, un panoramico sentiero si inerpica da torre a torre tra le diverse
frazioni del borgo di Framura, circondato da una lussureggiante vegetazione mediterranea

L
a singolarità di Framura, lungo
la Riviera ligure di Levante,
è quella di presentarsi non come
un unico abitato ma come una piccola
costellazione di insediamenti. Questi
grumi di case color pastello sono posti
a digradare a vari livelli, in forma
di anfiteatro, sullo scosceso versante
costiero. Vi spiccano alcune vecchie
torri, prive di intonaco e fiere
di mostrare il loro abito in pietra.
Sul significato del nome c’è un certo
dibattito. Alcuni, agevolmente,
lo fanno derivare da “fra le mura”,
poiché in antico un recinto avvolgeva
la contrada Costa con il castello
e il luogo dove i monaci benedettini
avevano eretto la chiesa intitolata
a San Martino. Altri invece pensano
all’espressione dialettale fera la mula,
ovvero “metti i ferri al mulo”, per via
degli accidentati sentieri. Sia come sia,
se esiste a Milano un Bosco Verticale,
qui potremmo parlare di “giardino
verticale”. È proprio una parete verde
che inizia in alto, a Costa, e finisce
in basso, vicino al mare ad Anzo,
passando per Setta e per Ravecca.
Fra basso e alto corrono in verticale
quasi 300 metri, cioè un’ora di
cammino lungo un’incredibile tessitura
di sentieri e scalinate, profumata
dai fiori del gelsomino, dalle foglie
del timo, del rosmarino, della salvia,
ombreggiata dagli ulivi e dai pini
marittimi. Si dice che l’origine di
questi abitati risalga all’alto Medioevo,
o forse anche prima, quando i Liguri
erano sparsi nei loro “vici”, dediti
a dissodare la terra anche nei luoghi più
difficili per disporvi le colture. Questa
passeggiata, ideale anche d’inverno,
tocca tutte le frazioni del comune
eccetto la lontana Castagnola.
Una torre di Framura Parte dalla stazione e vi fa ritorno,
poiché sarebbe un’offesa utilizzare
qui un altro mezzo di trasporto.

BELL’ITALIA 121
I sentieri
Quasi due ore
di cammino,
anche d’inverno,
fra sterrati e scalinate

Via del Mare


Si prende avvio dalla stazione, 2
incastonata sotto la roccia.
Dal sottopassaggio non si volge Salita dalla spiaggia Arena
verso il piazzale ma si imbocca Prima di raggiungere la spiaggia Arena
il percorso (via del Mare) verso il percorso muta direzione e affronta la salita
la spiaggia, al di là dei binari. verso Setta. Si osservano le piante della fascia
Il baretto Agûa offre un ristoro. litoranea, in grado di sopportare l’alto tenore
Il primo tratto dell’itinerario dei sali minerali diffusi dall’aerosol marino,
segue la riva del mare. come il finocchio di mare o la cineraria
Il percorso, realizzato su una marittima, che dà fiori dai grandi capolini
solida massicciata e assicurato gialli. Dopo una prima rampa si toccano
da una ringhiera, collega le case sparse di Zerbin; si trascura la
le due spiagge di Framura: diramazione a destra per Anzo e si continua
prima la Vallà, una piccola in salita, dove appaiono i primi terrazzini
e sabbiosa insenatura protetta di vigne e di ulivi. Qui il manto sempreverde
dai frangiflutti, e poi la Arena, è denso e rigoglioso di lentischi, eriche,
più larga e accogliente. ginestre, alaterni, cisti, euforbie e mirti.

122 BELL’ITALIA
4 ITINERARIO CIRCOLARE A PIEDI a Framura
(La Spezia), sulla Riviera di Levante.
Costa PARTENZA E ARRIVO: stazione
Si sale ora al parcheggio, dove ferroviaria di Framura, lungo la linea
si diparte una nuova gradonata. che collega Genova a La Spezia.
L’ulivo, coltivazione Si perderebbe il conto a mettere in fila LUNGHEZZA: 4,2 chilometri.
tipica di Framura tutti gli scalini che da Setta rimontano DISLIVELLO: 260 metri.
Legenda a Costa, la frazione più panoramica.
TEMPO DI PERCORRENZA:
Attraverso le sue case correva forse
anello di circa 1 ora e 45 minuti.
la primitiva “Via ligure marittima”,
citata da Strabone. Un edificio ha SEGNAVIA: seguire le indicazioni
ancora oggi funzione di alloggio per locali delle diverse destinazioni.
i pellegrini in transito. Costa ha pure QUANDO ANDARE: in ogni stagione;
il vanto di possedere la più integra ideale in inverno con clima mite.
torre medievale del comune, a pianta CONDIZIONI DEL PERCORSO:
quadrata, usata poi come campanile scalinate e alcuni tratti di sentiero.
e primitivo accesso alla giustapposta INFO: Ufficio Informazioni Turistiche,
chiesa. La torre è certamente più Stazione di Framura, 0187/160.05.77.
antica della chiesa e risale forse
all’età carolingia. La parrocchiale,
ovvero l’antica pieve di San Martino,
si regge sopra un precedente tempio
paleocristiano. Le tre navate con tre
absidi sono state rimaneggiate e solo
i capitelli e i grossi pilastri a otto
lati rimandano all’aspetto originario.
Il ristorante di Costa potrebbe a SCOPRI
INQUADRA IL PAESAGGIO
questo punto suggerire una meritata IL CODICE LUNGO
PER L’ITINERARIO
sosta, prima di intraprendere la più SAPERNE E SCARICA
DI PIÙ
riposante discesa che deve avvenire, LA TRACCIA GPX
fino a Setta, sulla scalinata già coperta
in precedenza. Al fondo, percorsa
la via interna si prosegue per Ravecca,
con la sua cappella, e per Anzo. LE BUONE SOSTE

5
Per mangiare

Anzo RISTORANTE SILVIA


(Costa di Framura 5, 0187/81.05.20).
Anzo si appoggia a una rotondità Cucina semplice ma con i veri sapori
del pendio, a una settantina di metri dei prodotti liguri. Da consigliare
sul mare. Gli storici sostengono, i tagliolini allo scoglio. Conto 20-30 €.
senza prove certe, che erediti LA TANA DEL LUPO
il sito dell’antica Antium. Ma può (località Setta 32, 0187/82.31.03).
essere invece che i Da Passano vi Pizze, taglieri, panini, ma soprattutto
si insediassero alla fine del XV secolo focacce liguri farcite per uno spuntino
abbandonando il soprastante loro veloce durante l’escursione. Da 10 a 13 €.
castello, quando ormai avevano GASTRONOMIA ENRICA
perso i diritti feudali su Framura. (località Setta 93, 0187/81.00.07).
Il borghetto ha un assetto fortificato Un indirizzo da tener presente
3 per via della torre cinquecentesca se intendete fare un picnic sulla spiaggia
e di brani delle mura, a difesa dalle
Setta incursioni dei pirati. La torre è a pianta
con tutti i buoni prodotti della campagna.

Questo tratto di salita lungo una bellissima quadrata, in pietra con un accenno Per dormire
scalinata giunge a Setta, formata da alcuni decorativo a corsi di mattone. Dalle
distinti nuclei edilizi. Ognuno di essi possiede case una scalinata scende alla OSTELLO NININ DE MA’
un fabbricato di spicco, più elevato in altezza stazione, altrimenti si può seguire (Costa di Framura 52, 347/277.12.01).
e munito di quegli elementi che lo fanno la meno acclive strada asfaltata che Sistemazione ideale con cucina
discendere da un precedente fortilizio. vi arriva con un giro più lungo. L’ultimo comune presso la spiaggia Arena,
Sono probabilmente quanto rimane delle torri panorama è occupato dallo scoglio con vista mare. Tariffe da ostello
che i genovesi fecero erigere nel XVI secolo. Ciamia, in origine isola, poi collegato per una sistemazione economica: 32 €
Framura, fino al 1285 possesso dei signori Da alla terraferma da una lingua per posto letto a notte a persona.
Passano, fu ceduta alla Repubblica di Genova. di terra con funzioni di porticciolo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

BELL’ITALIA 123
la dolce vita TESTI LARA LEOVINO

Lo stile italiano che il mondo ci invidia

A sinistra: veduta
del palazzo del ’600
che ospita l’Hotel
Flora, gestito da
Gioele Romanelli,
terza generazione
di albergatori
veneziani. L’albergo
è vicino a piazza
San Marco e dietro
calle XXII Marzo,
una delle strade più
eleganti di Venezia.
Sopra: una delle
camere. Nella
pagina seguente,
dall’alto: Nicolao
Atelier, negozio
specializzato nella
tessitura artigianale
e confezione
di costumi e abiti
di scena; il maestro
VENEZIA | HOTEL FLORA Stefano Nicolao tra
i suoi preziosi capi;
lezioni di navigazione

UN ALBERGO DI FAMIGLIA PER in laguna con


le Fie a Manetta.

VIVERE LA LAGUNA DA OSPITI


A due passi da piazza San Marco, un hotel di tradizione
con giardino interno in un palazzo del ’600. Per un soggiorno
di charme ed esperienze in città lontano dalla folla

124 BELL’ITALIA
L’arte dell’ospitalità all’Hotel Flora è di visita. Lo scopo è quello di uscire dai
casa: basti pensare che la famiglia Ro- cliché turistici, promuovere connessio-
manelli è nel mondo dell’hotellerie da ni, sostenere attività virtuose e far co-
tre generazioni. Gioele è cresciuto in noscere autentiche realtà locali. Tra
albergo e spiega come una delle sue queste le Fie a Manetta, associazione
priorità sia mantenere lo stesso spirito di donne veneziane che insegnano a
di accoglienza con cui i suoi nonni e navigare in laguna con piccole imbar-
suo padre ricevevano gli ospiti, cin- cazioni, mostrandone inedite prospet-
quant’anni fa. I tempi cambiano ma in tive. Oppure c’è Osti in Orto, un pro-
chi soggiorna al Flora resta la sensazio- getto agricolo nato da 13 ristoratori che
ne di essere a “casa” di amici: ogni coltivano verdure e spezie nell’isola di
spazio ha un’anima e un calore fami- Sant’Erasmo. Si passeggia con un re-
liare non replicabile nei resort di grandi sponsabile sull’isola e si scoprono e
catene. Il palazzo del ’600 in cui ha degustano questi prodotti accompa-
sede ospita una deliziosa corte inter- gnandoli con vino e formaggi. Da non
na con un giardino segreto su cui affac- perdere poi il tour tra i banchi del mer-
ciano gran parte delle camere. Ognu- cato di Rialto e un giro al Ghetto e a
na ha una sua eleganza sottolineata Cannaregio, il più “veneziano” dei se-
da mobili d’epoca, tessuti preziosi, stieri. E proprio qui sorge l’atelier di
tappezzerie di gusto e molta cura dei Stefano Nicolao: mille metri quadrati
dettagli. Nella sala colazioni si gode per una collezione di 250 capi origina-
un’atmosfera piacevolmente d’antan li d’epoca e 15 mila costumi. L’elenco
con tavolini rotondi, poltrone rosse, di film “vestiti” dal maestro Nicolao è
boiserie in legno, vetrate a piombo. lungo: da Il mercante di Venezia a Ca-
La filosofia del Flora, oggi come ieri, è sanova da Pirati dei Caraibi a Eliza-
quella di mostrare all’ospite il meglio beth. Si può visitare l’atelier accompa- INFO
©RIPRODUZIONE RISERVATA

di Venezia. Gioele Romanelli con sua gnati dallo stesso Nicolao che svela gli Hotel Flora, Venezia, San Marco
moglie Heiby e sua sorella Zoe ha cre- ambienti di questa sartoria, vera eccel- 2283, 041/520.58.44; www.hotelflora.it
ato Inside Venice (www.insidevenice. lenza dell’artigianato veneziano. E poi Camere: 40. Prezzi: doppia
it), una piattaforma digitale in cui far è possibile vivere un momento unico con colazione a partire da 250 €.
incontrare chi vive in città con chi la indossando i suoi preziosi capi.

BELL’ITALIA 125
La dolce vita TESTI LARA LEOVINO

VAL D’EGA (Bolzano) Sopra: veduta interna del


Rifugio Oberholz, a 2.096
MAGIA BIANCA AL COSPETTO DEL LATEMAR metri, perfettamente inserito
nel paesaggio di Obereggen
Quello della val d’Ega è un comprensorio fiabesco formato da piccoli paesi incorniciati in Val d’Ega. La struttura
da due massicci dolomitici: il Catinaccio e il Latemar. La località di Obereggen offre ha tre ampie vetrate
panoramiche e interni in
un posto in prima fila sulle spettacolari torri del Latemar: qui ci sono ben 48 chilometri legno di abete rosso, mentre
di piste con impianti di risalita a pochi passi dalla porta di hotel, pensioni e appartamenti la facciata a vetri esterna è in
turistici. E poi un’infinità di sentieri panoramici da percorrere con le ciaspole e piste larice. Il rifugio è una delle
sorprese di questa valle
di slittino illuminate anche di notte. Da non perdere una sosta al Rifugio Oberholz, incantata a 20 minuti da
gioiello dell’architettura ecosostenibile, raggiungibile con una comoda seggiovia. I prezzi Bolzano. Il comprensorio
per pernottamento e colazione in hotel 3 stelle a gennaio partono da 60 € a persona. offre molti hotel sulle piste a
prezzi accessibili, soprattutto
OBEREGGEN LATEMAR INFO eggental.com; obereggen.com; latemarium.com; oberholz.com a gennaio dopo le feste.

GENOVA
NERVI: UN NUOVO HOTEL TRA ALBERI SECOLARI
Più che un hotel con un grande parco, è un parco con al centro un hotel. Non c’è
miglior definizione per la bellezza del Capitolo Riviera (nella foto), 5 stelle lusso con
37 camere immerse in 1.800 metri quadri di verde. È stato inaugurato a luglio a Nervi,
quartiere di levante con giardini, musei e una celebre passeggiata di due chilometri
sul mare. Lusso e raffinatezza caratterizzano i suoi ambienti, dalla hall alle stanze
con ampie terrazze, dalla spa al centro fitness. Il ristorante, aperto anche a clienti esterni,
celebra la tradizione ligure e le produzioni locali (anche di vini), senza tralasciare
ispirazioni internazionali e celebri etichette. Doppia con colazione da 340 € a notte.
CAPITOLO RIVIERA INFO 010/700.16.16; capitoloriviera.com

PALERMO
SOGGIORNI ESCLUSIVI NEL CUORE DELLA CITTÀ
Storico albergo di recente entrato nel gruppo Mangia’s, il 5 stelle Grand Hotel et des
Palmes inaugurato nel 1874 vanta illustri ospiti tra cui Richard Wagner, che qui terminò
la stesura del Parsifal proprio nella suite a lui intitolata (nella foto). Oggi l’hotel in stile
liberty, dopo una lunga ristrutturazione, è di nuovo un punto di riferimento per l’ospitalità
© RIPRODUZIONE RISERVATA

a Palermo. Non offre solo eleganti sale comuni, camere spaziose e un eccellente servizio
ma anche un ventaglio di esperienze in città. Come le passeggiate nel centro storico
con guide esperte per conoscere storia e curiosità dei monumenti, tour con gli Apecar
e visite a musei del territorio meno noti. Due notti in doppia con colazione da 480 €.
GRAND HOTEL ET DES PALMES INFO 091/804.88.00; grandhotel-et-des-palmes.com

126 BELL’ITALIA
Gusto TESTI PIETRO COZZI

BOLOGNA

GIOVANI FORNAI CRESCONO


Con cinque punti vendita e una “squadra” sotto i trent’anni, Forno
Brisa rilegge il pane artigianale con lievito madre e grani antichi

Profondamente bolognese, la storia di For- vani fornai, aiutati anche dalla possibilità
no Brisa nasce in realtà un po’ più a nord- di panificare di giorno. Al centro della
ovest, all’Università delle Scienze Gastro- storia imprenditoriale di Forno Brisa c’è
nomiche di Pollenzo (Cuneo). È qui che si un’innovativa rilettura del pane artigianale
incontrano i fondatori Pasquale Polito e italiano in tutte le sue fasi, all’insegna del-
Davide Sarti, uniti dalla comune passione la riconoscibilità degli ingredienti e della
per la panificazione. Il primo ha comincia- sostenibilità. La produzione, che privilegia
to a praticarla da semplice dilettante nel i grandi formati, prevede l’utilizzo di lievi-
suo appartamento, mentre il secondo, do- to madre e farine ottenute da cereali anti-
po dieci anni di attività come graphic & chi (Monococco, Solina, Saragolla) maci-
web designer, decide di tornare al mestie- nati a pietra, così da conservare tutte le
re del nonno. Dal dicembre 2015, data parti del chicco. Questa “materia prima”
della creazione ufficiale, in meno di dieci proviene per circa un terzo dai campi di
Qui sopra: di grano alla base
anni il loro progetto ha fatto passi da gigan- Nocciano (Pescara). Nei negozi, aperti un angolo dei prodotti
te e oggi può contare su un laboratorio e all’arte e alla cultura, ad aiutare le chiac- del negozio aziendali. In alto,
cinque punti vendita dove lavorano una chiere e la condivisione provvedono i caf- di Forno Brisa da sinistra:
in via Galliera una pagnotta
trentina di ragazzi di età media sotto i fè “della casa”, gli Specialty Coffee dalle con le illustrazioni di farro e il pane
trent’anni: una nuova generazione di gio- piantagioni del Perù e dell’Honduras. delle spighe in cottura.

FORNO BRISA, Bologna, via Nicolò dall’Arca 16. INFO 051/021.70.86; www.fornobrisa.it

UNIONE RISTORANTI DEL BUON RICORDO


SI ALLARGA IL PIÙ ANTICO CLUB DI RISTORANTI
Come da tradizione, con l’inizio dell’anno la “famiglia” dei Ristoranti del Buon Ricordo
apre le porte ai nuovi soci, selezionati sulla base della fedeltà alla cucina tradizionale
reinterpretata in chiave moderna. A potersi fregiare, nel 2025, del classico piatto in ceramica
che ritrae la specialità-simbolo del menu sono sei indirizzi in più: si va dalla Lombardia con
© RIPRODUZIONE RISERVATA

la Trattoria Taiocchi di Curno (nella foto, i casoncelli di nonna Alda), nella Bergamasca,
alla Campania con la Taverna del Marchese di San Giorgio La Molara (Benevento). L’itinerario
tra i nuovi ingressi tocca anche Verona, Firenze, Castellabate (Salerno) e Napoli. I locali
raccontati nella guida ufficiale, consultabile sul sito web, salgono a 115, di cui 11 all’estero.
UNIONE RISTORANTI DEL BUON RICORDO INFO www.buonricordo.it

BELL’ITALIA 127
Italia da leggere A CURA DI CARLO MIGLIAVACCA

Un secolo
d’incanto
I cento anni di
Pandolfini e il
collezionismo italiano
di Marco Riccomini,
fotografie di Massimo Listri,
Silvana Editoriale 2024,
192 pagine, 35 €.
Formato: 24x30 cm

COLLEZIONISMO Stanze delle meraviglie


Sono binari paralleli, ma di continuo intrecciati, quelli su cui corre il volume
di Marco Riccomini, storico dell’arte e per un decennio alla guida del
Dipartimento dipinti antichi Christie’s. La via maestra segue i cento anni di
vita della casa d’aste fiorentina Pandolfini, fondata nel 1924 e dalla metà degli
anni Cinquanta insediata nelle sale di palazzo Ramirez di Montalvo in Borgo
degli Albizi, tra palazzo Vecchio e Santa Maria del Fiore. Un secolo di aste nel
cuore di una delle capitali del mercato antiquario mondiale, spesso scandito
da eventi di grande richiamo, intrecciato da Riccomini con una ricognizione
di ampio respiro della storia del collezionismo italiano che tanto deve a
Firenze. Decenni segnati dalle figure di celebri storici dell’arte e conoscitori,
come Bernard Berenson, Roberto Longhi e Federico Zeri, da antiquari e
mercanti leggendari al pari di Alessandro Contini Bonacossi e Stefano Bardini,
da grandi collezionisti: Vittorio Cini e Mario Praz tra gli altri, fino ai molti
contemporanei. Una storia ancora viva come documentano gli scatti
di Massimo Listri, maestro della fotografia d’interni, che ci permettono
di accedere in stanze, spesso “segrete”, per godere l’incontro di gusto
e passione (foto in alto, la casa di Emanuella Pisetti a Milano; a destra, dall’alto,
la casa torinese di Marco Voena e quella romana di Vittorio Sgarbi).

PATRIMONIO Storia di un’impresa quasi impossibile


Il sacrificio di Cristo come fonte di redenzione e salvezza attraverso l’esercizio
delle virtù: la Carità in primo luogo, la Fede, la Speranza, la Giustizia e la
Pazienza. È questo il programma decorativo seguito da Giorgio Vasari nella
primavera del 1542 per dipingere il soffitto di una camera di palazzo Corner Il capolavoro
a Venezia, sul Canal Grande. Smontate e disperse nel ’700, da qualche mese veneziano di
le tavole che compongono l’opera si possono vedere finalmente riunite Giorgio Vasari
Un soffitto
(quasi tutte) nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia, risultato dell’esemplare
rinascimentale
percorso quarantennale di acquisizioni, studi, restauri e ricomposizioni ricomposto
presentato in questo volume. Si tratta di un’impresa di straordinario valore a cura di Giulio Manieri
culturale resa possibile dalla virtuosa collaborazione tra pubblico e privato, Elia, Marsilio Arte 2024,
tra istituzioni, fondazioni (su tutte Venetian Heritage che sostiene anche 128 pagine, 25 €.
la pubblicazione del libro), aziende e individui che hanno condiviso l’arduo Formato: 16,5x22 cm
obiettivo di restituire alla comune fruizione un capolavoro “scomparso”.

128 BELL’ITALIA
Il Giardino
Pantesco
a cura di Gaia Agnello
e Emilio Barbera,
Kalós 2024, 96 pagine, 15 €.
Formato 16,5x24 cm

PAESAGGI
I geniali giardini di Pantelleria
Tra le maggiori sfide affrontate dall’uomo
nel suo rapporto con la natura c’è la
coltivazione degli agrumi nell’ambiente
arido e ventoso di Pantelleria, l’isola al
centro del Mediterraneo. Questo volume
della collana I quaderni del Parco
Nazionale Isola di Pantelleria, edita
da Kalós, è dedicato alla straordinaria
invenzione del giardino pantesco
che abbraccia aranci, limoni e cedri
con i suoi alti muri in pietra a secco,
proteggendoli dal vento e favorendo
la creazione del microclima umido
indispensabile per la loro vita. Sono 50
i giardini presentati in schede tecniche,
proposti in più itinerari di visita.

Piccolo manuale
teorico-pratico
sulla fotografia
di paesaggio
di Alessandro Mallamaci,
autoproduzione 2024,
122 pagine, 23 €.
Formato 15x23 cm
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alessandromallamaci.it/go/PMFP

FOTOGRAFIA
A scuola dai grandi maestri
Un volume illustrato e di facile
consultazione che invita alla
riflessione sulle possibili forme
di rappresentazione del paesaggio.
Alessandro Mallamaci, fotografo
professionista pluripremiato
e docente all’Accademia di Belle
Arti di Perugia, propone un manuale
che individua nelle tecniche
dei grandi fotografi di architettura,
reportage, paesaggio e street
photography le modalità
per migliorare la propria tecnica
fotografica. La proposta di alcuni
esercizi aiuta a mettere in pratica
i capitoli teorici. (Susanna Scafuri)

© RIPRODUZIONE RISERVATA
febbraio
Nel prossimo numero
|
TOSCANA SAN GIMIGNANO
Il complesso
di Santa Chiara,
musei e gallerie

|
PUGLIA RUVO DI PUGLIA |
ALTO ADIGE VAL D’ULTIMO
La maestà del Romanico Masi e villaggi ancora
nella cattedrale come un tempo

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Il borgo disegnato DI MATTEO PERICOLI A CURA DI SANDRA MINUTE

scrivete a: [email protected] | Bell’Italia, Via Angelo Rizzoli 8, 20132 Milano

Un viaggio tra i borghi più belli d’Italia che metterà alla prova la vostra conoscenza del Bel Paese.
Riconoscete la località interpretata dalla matita di Matteo Pericoli?

Qualche indizio qua e là... Il monumento più singolare è la monumentale fontana, custodita in un palazzo
rinascimentale e ornata da figure scolpite direttamente nella pietra. Ma a catturare per
Chi invierà la risposta esatta primo lo sguardo è il castello, un massiccio parallelepipedo posato in cima all’abitato.
potrà proporre il soggetto Poco lontano dal borgo si trova un’antica torre pentagonale, molto amata da un grande
per uno dei prossimi numeri scrittore italiano. Su tutto domina un monte coperto da una estesa foresta secolare.

Il borgo di dicembre

Si eleva sulla sponda veronese del lago di I primi lettori che hanno indovinato:
Garda con il suo castello Scaligero, fondato Ottorino Beda, Chiara Ghirardini, Daniela
forse dai Longobardi e passato sotto diverse Tatò, Maurizio Suagher, Enrica Morucci,
dominazioni. Malcesine era territorio Daniele Torri, Carlos Urbani, Gian Luigi
di Venezia il 12 settembre 1786, quando Strobino. Abbonati: Marco Galindo,
il poeta tedesco Goethe, nel corso del suo Giovanni Bosi, Silvestro Ezio, Cristiana
Grand Tour italiano, si fermò a disegnare Goldin, Angela e Michele Galante, Marco
il castello, venendo scambiato per una spia Bucci. Dall’estero: Dani Vandecasteele
austriaca (suggerimento di Elisa Pagliarini). MALCESINE (Verona) (Belgio), Elfriede Goritschnig (Austria).

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