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La Guerra Illirica e Le Guerre Macedoniche

Il documento analizza le guerre illiriche e macedoniche, evidenziando l'intervento romano in Grecia e la crescente influenza di Roma nell'area. Dopo la vittoria su Filippo V di Macedonia, Roma proclama l'autonomia dei Greci e successivamente affronta Antioco III nella guerra romano-siriaca. Infine, il testo descrive l'annessione dei regni ellenistici all'impero romano e le conseguenze delle guerre civili romane sull'Oriente greco.
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Il documento analizza le guerre illiriche e macedoniche, evidenziando l'intervento romano in Grecia e la crescente influenza di Roma nell'area. Dopo la vittoria su Filippo V di Macedonia, Roma proclama l'autonomia dei Greci e successivamente affronta Antioco III nella guerra romano-siriaca. Infine, il testo descrive l'annessione dei regni ellenistici all'impero romano e le conseguenze delle guerre civili romane sull'Oriente greco.
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La guerra illirica e le guerre macedoniche

1. Le guerre illiriche e la I guerra macedonica (229-205)


dei
Le ripetute aggressioni compiute dai pirati illirici ai danni dei commercianti italici portano alla
prima “traversata con armi” di Roma a est dell’Adriatico, come riporta Polibio. Infatti i commercianti italici riescono a
far valere la loro voce presso il Senato romano nel 230; anche Corcira, Apollonia, Epidamno, Issa per difendersi dagli
Illirici ricorrono alla fides di Roma.
Nel 229 Roma invia un’ambasceria presso la regina illirica Teuta, però l’ambasceria cade vittima di un agguato; ciò
portò all’intervento militare di Roma nel 229. Nel 228 si instaura un protettorato romano in Illiria. Successivamente un
dinasta di Fero, Demetrio, che era stato dalla parte dei Romani, reca nuovi danni alle città di area illirica sotto il
protettorato romano; ciò porta i Romani ad intervenire nuovamente; l’intervento romano termina con l’espulsione del
principe illirico nel 219.
Roma inizia ad avvicinarsi sempre di più al cuore della realtà politica greca; i Greci avvertono ciò come un pericolo.
Filippo V di Macedonia intuì il pericolo proveniente da Roma e nel 215 strinse un patto con Alcibiade. In Grecia i
Romani trovano l’appoggio della Lega etolica, dei nemici della Lega achea (Messenia, Elide e Sparta) e l’alleanza con il
re di Pergamo Attalo I. In questo primo scontro Filippo V di Macedonia riuscì a rispondere bene agli attacchi e riuscì a
sfiancare gli Etoli, con cui giunse ad una pace separata nel 206. Successivamente si arrivò alla pace di Fenice (città
dell’Epiro) nel 205, stipulata tra i Romani e Filippo V, il quale dovette così cedere la Partinia e alcune località illiriche.
Questo fu il primo diretto intervento romano nelle faccende greche. Negli anni seguenti si va delineando la politica
romana verso la Grecia e inizia a porsi come principio ispiratore dell’azione romana in Grecia il tema dell’eleutherìa,
che emergerà a partire dalla seconda guerra macedonica. Le ambascerie inviate dai Romani, in seguito alla pace con gli
Illiri, agli Achei, agli Etoli e ad Atene prefigurano già nel loro complesso un disegno panellenico, che emergerà
maggiormente negli anni seguenti. Questo processo panellenico può dirsi maturato nel 198 a.C., con l’acquisizione
dell’alleanza della Lega achea. Questa adozione della tematica dell’eleutherìa di tutti i Greci da parte dei Romani era
appunto ben calcolata per far colpo sui Greci.

2. La II guerra macedonica
Seguì la «seconda guerra macedonica»: i Rodii e Attalo I indussero i Romani ad intervenire contro Filippo V che si
stava espandendo nell'Egeo settentrionale; M. Emilio Lepido chiese a Filippo V (ad Abido, nel 200) di ritirarsi dall'Asia
cioè di abbandonare una zona egemonica macedone dai tempi di Filippo II. La richiesta fu immediatamente respinta e,
dopo due spedizioni infruttuose di P. Sulpicio Galba Massimo e P. Villio Tappulo, nel 198 T. Quinzio Flaminino
ottenne delle vittorie ed ebbe alleata la Lega achea:eFilippo V fu definitivamente battuto a Cinoscefale (197) e dovette
cedere ad una pace molto cara, dacché cedeva ai Romani i possedimenti greci e d'Asia Minore (196); le fonti che ci
parlano di ciò sono Polibio, Plutarco nella Vita di Flaminino e Appiano nel Libro macedonico. Dopo aver vienesconfitto il
ribelle tiranno spartano Nabide (verrà ucciso nel 192 da uno degli Etoli) con l'aiuto di Macedoni, Tessali, Achei,
Pergamo e Rodii, e avergli concesso la reggenza della città sotto il dominio romano – quando ormai «proscrizioni e
uccisioni di ricchi, liberazione di schiavi e iloti, ridistribuzioni di terre, misure monetarie e sui debiti caratterizzano un
regno, che cambiò il volto storico di Sparta» –, nel 196 a.C., con somma sorpresa dei Greci, Flaminino proclamò alle
feste Istmie «l'autonomia dei Greci fino ad allora soggetti alla Macedonia» riferendosi a Corinzi, Euboici, Focesi,
Locresi, Tessali e loro perieci.

3. La guerra romano-siriaca (192-188)


Vi fu poi la «guerra romano-siriaca» tra Roma e Antioco III, che in vari modi suscitava «sospetti» antiromani da diversi
anni (ad esempio: dando asilo ad Annibale; rafforzando i suoi legami con l’Egitto, dando in sposa la figlia Cleopatra al
giovane Tolemeo V – da qui in poi si inaugurano la serie delle regine tolemaiche con questo nome). Decisiva fu la
creazione da parte degli Etoli di una coalizione antiromana, a capo della quale c’era Antioco III come strategòs
autokràtor della Lega etolica. Antioco fu sconfitto in più occasioni – alle Termopile nel 191 da M. Acilio Glabrione, in
Asia Minore lo stesso anno, e a Magnesia del Sipilo nel 189 da L. Cornelio Scipione, col fratello Publio Cornelio
Scipione l'Africano come consigliere, insieme a Eumene II di Pergamo – po e seguì la pace di Apamea (188), con la quale
Antioco III rinunciò ai suoi possedimenti al di qua del Tauro, estradò Annibale e pagò ingenti somme di denaro. Così
era avvenuto anche con gli Etoli, battuti nel 189 da M. Fulvio Nobiliore.

4. Roma, la Lega achea, la Macedonia di Perseo


È
Gli anni tra il 188 e il 180 sono di crescente crisi per il mondo ellenistico e ciò porta i Romani ad
decidere di interferire più direttamente nelle sue vicende. Intanto il figlio e successore di Antioco III, Seleuco IV, si
avvicinò alla Macedonia con il matrimonio tra Perseo, successore di Filippo V di Macedonia (179), e sua figlia Laodice.
Intervennero però i Romani: prima con Q. Mario Filippo (172) e poicon Paolo
Emilio che
, salvatosi sconfisse
con Piana
una avile ilrepersiano
fuga, 168apoi
nel
ma morto c in
prigione quando venne catturato dai Romani. Fu a questo punto che la Macedonia venne divisa in quattro repubbliche
con capitali Pella, Pelagonia, Tessalonica e Anfipoli, scelte strategicamente e tutte con i divieti di commercio,
costruzione navale ed estrazione mineraria.

5. La politica romana nel Mediterraneo orientale dopo Pidna


L'interferenza romana era ormai ovunque; anche in Egitto, col «cerchio di Eleusi» (o «di Lenate»), del 168, in cui Q.
Popilio Lenate a Eleusi impose ad Antioco IV Epifane (che aveva assunto la duplice corona, di Siria e di Egitto) «di
lasciare il paese (...) dopo avergli tracciato intorno un cerchio, entro il quale Antioco doveva scegliere fra l'obbedienza ai
Romani e la guerra». Dopo Pidna, Roma fu più restia agli accordi e cambiò «politica» sia in Grecia che in Asia,
preferendo «ancorarsi alle città che ne rappresentano i vecchi valori, Atene e Sparta, che del resto già da decenni
avevano ricevuto l'attenzione e la protezione di Roma». La rivolta acaica (147-146) e l'episodio di Andrisco furono due
Infatti
emblemi delle reazioni a tale durezza: presunto figlio di Perseo, Andrisco (Pseudo-Filippo) nel 151 e nel 149 si era
ribellato a Roma e aveva ucciso P. Invenzio, ma era stato sconfitto da Q. Cecilio Metello nel 148 sempre a Pidna. Nel
147 la Macedonia diventa una provincia romana e inizialmente le vengono aggregati l’Illiria e l’Epiro; dopo la rivolta
acaica, anche il resto della Grecia diverrà provincia romana, fatta eccezione per le città liberae e immunes (Atene e
Sparta). La Grecia è ridotta, nell'ottica romana, in una condizione quasi museale, che ne mortifica la vitalità politica,
anche se ne conserva o perfino consolida il ruolo culturale e l'immagine storica. Poco dopo la distruzione di Cartagine
(146 a.C., alla fine della III guerra punica), fu epocale la distruzione della città di Corinto, nella guerra romana contro
gli Achei in difesa di Sparta, città protetta.

7. L’annessione dei regni ellenistici all’impero di Roma


L’annessione del regno selucidico avvenne nel 63 a.C. con la creazione della provincia di Siria ad
opera di Pompeo; la provincia di Siria venne circondata da stati clienti dei Romani.
In questo periodo emergono nuovi antagonisti di Roma, come Mitridate VI Eupatore, re del Ponto, il cui regno si
estendeva su tre lati del Ponto Eussino (sud, est, nord). Mitridate estese il suo dominio anche in Asia minore e pose la
sua capitale a Pergamo. Mitridate si scontrò numerose volte con i Romani sia in Asia Minore che in Grecia, dove incitò
alla rivolta Atene: la reazione romana fu ad opera di L. Cornelio Silla, che saccheggiò Atene nell’86 e nello stesso anno
anche i templi di Olimpia, di Delfi e di Epidauro. Questo scontro con Mitridate si concluse con la pace di Dardano
nell’85 a.C. Dopo le vittorie conseguite sui pirati, nel 67 a.C. Pompeo riorganizzò la provincia di Cilicia, a cui veniva
annessa anche l’isola di Cipro nel 58 a.C. L’annessione dell’Egitto fu solo ritardata dalla volontà di uomini politici
romani o dai conflitti scoppiati tra di essi, e poi dai rapporti affettivi tra Giulio Cesare e Cleopatra VII e quelli tra
Antonio e la stessa Cleopatra. Anche in Grecia, come in Asia minore e in tutti i paesi ellenizzati del Mediterraneo
orientale, le guerre civili romane comportarono un grave costo in tributi, sacrifici e vite umane (dopo la battaglia di
Farsàlo nel 48 a.C. Pompeo si rifugiò in Egitto dove venne ucciso da Tolemeo XIII, figlio di Tolemeo XII, detto
l’Aulete). Ancora più gravi furono le conseguenze della nuova guerra civile tra i cesaricidi, Bruto e Cassio, e i
vendicatori di Cesare, poiché i primi erano del tutto a corto di denaro e imposero pesanti tributi alle città greche d’Asia.
Inoltre, l’Oriente greco divenne anche base di appoggio di Antonio nella guerra civile contro Ottaviano; conflitto deciso
con la vittoria di Ottaviano ad Azio il 2 settembre del 31 a.C. In questo conflitto Antonio poté avere dalla sua
l’appoggio della regina egiziana Cleopatra VII, figlia dell’Aulete, che aveva già avuto una relazione con Cesare (da cui
ebbe un figlio, Cesarione). Successivamente Cleopatra sostenne anche Bruto e Cassio; allora Antonio la convocò a
Tarso, perché si discolpasse: dall’incontro però nacque una nuova fatale passione. Antonio andava ingrandendo il regno
di Cleopatra con concessioni di territori, dalla Celesiria a Cipro a parte della Cilicia. L’Egitto andava così acquisendo
sempre maggior potere e così fu facile per Ottaviano presentarsi come il difensore della causa dell’Italia e dell’Occidente
contro le pretese egemoniche dell’Egitto tolemaico. Dopo la vittoria di Azio, la campagna di Alessandria e i suicidi di
Antonio e Cleopatra, Ottaviano mantenne distinta l’amministrazione di Siria ed Egitto. L’Egitto venne sottoposto ad
uno statuto di tipo provinciale, anche se resta in dubbio se fosse stato realmente ridotto a provincia o se avesse costituito
un dominio personale dell’imperatore.

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