Epistolario Di Coluccio Salutati
Epistolario Di Coluccio Salutati
1837
S SCIENTIA
ARTE
LIBRARY
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CIRCUMSPICE
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403
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ISTITUTO STORICO ITALIANO
FONTI PER LA STORIA D'ITALIA
EPISTOLARIO
DI
Coluccio Salutati
A CURA
DI
FRANCESCO NOVATI
VOLUME II .
MATREM
EXOVIRITE
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LAMYRATORL
16
ROMA
NELLA SEDE DELL'ISTITUTO
1893
+
ISTITUTO STORICO
ITALIANO
1
FONTI
PER LA
STORIA D'ITALIA
PUBBLICATE
DALL'ISTITUTO STORICO
ITALIΑΝΟ
EPISTOLARI SECOLO
MATREM
XIV
EXQVIRITE
ANTIQV
LAMYRATORL
ROMA
NELLA SEDE DELL'ISTITUTO
1893
EPISTOLARIO
DI
COLUCCIO SALUTATI
A CURA
DI
FRANCESCO NOVATI
VOLUME SECONDO
ROMA
FORZANI E C. TIPOGRAFI DEL SENATO
PALAZZO MADAMA
1893
DIRITTI RISERVATI
History-Medieval
Liberma
6-13-27
14950
AVVERTENZA
DI
COLUCCIO SALUTATI
LIBRO QUINTO .
I.
[R. Arch. di Stato in Firenze, Carte Del Bene, originale, non autografa.]
del 22 giugno ; CORAZZINI, op. cit. Parmi probabile che si decidesse al-
p. XXII. Estratto il 21 novembre 1380 lora a prender stanza in Venezia, giac-
vicario di Valdinievole, egli teneva an- chè nelle Miss. reg. 22, c. 127 A leggo
cora quest'ufficio nell'aprile dell'anno una lettera della Signoria del 7 luglio
seguente (cf. Arch. di Stato in Firenze, 1393 « Iudicibus curie examinatorum
Reg. delle tratte, 1379-83 , c. 23 в), ma <<<<civitatis Venetiarum »,per far fede che
nel settembre fu mandato ambasciatore la dote di monna Dora, moglie di Fran-
al pontefice e non tornò in patria che cesco, era pienamente cautelata e che
molti mesi dopo, nel febbraio '82 ; cf. nulla poteva ostare alla vendita da lui
Delizie cit. XVI, 108 ; XVIII, 33 ; Diario fatta a Nicolò Amidei d'una casa, posta
d'anon. fior. pp. 430 e 431. Nell'as- <<<in civitate vestra in contrata S. Apo-
senza sua erasi venuta preparando <<<linaris, pro mille ducatis auri » . Due
quella riazione de' popolani grassi anni innanzi, cioè nel 1391, egli era
contro il popolo minuto che doveva però stato reso abile come prima agli
condurre alla riforma del governo : uffici : cf. BORGHINI, Estr. delle provv.
Francesco fu quindi uno de' colpiti dai in cod. Magliab. XXV, 44, c. 365 A.
bandi del marzo e costretto a recarsi ai (1) Unita a questa ho rinvenuta fra
confini in Bologna ; Delizie cit. XVIII, le carte Del Bene una letterina di
54; Diario cit. p. 533. L'esilio dovea Corrado Salutati, fratello del Nostro,
durare due anni ; ma l'odio de' suoi che, arrecando nuovi particolari sui
nemici trovò modo di prolungarlo d'as- fatti di cui qui si discorre, merita di
sai ; del 1387 infatti egli era privato venir riferita. Ne conservo la grafia
degli uffici e confinato di nuovo ; De- assai licenziosa : « Signiore mio. e
lizie cit XVIII, 95 ; Diario cit. p. 470 . <<<mosstra che voi abbiate fatto richie-
Tav. IL.
Eliothpia Martelli
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 5
II.
AL MEDESIMO .
certo l'uno e l'altro al mio parere commise non piccolo errore giano.
del podestàdiBug-
15 e furono amenduni cagione di quello scandalo. però che quando
mi sono ritrovato in tal dì a Buggiano, io ò sempre adoperato
che lla famiglia del vicario e quelli che sono posti alla guardia
chol notaio del podestà sieno una cosa e uno si e uno no, acciò
(1) Sulle condizioni di Firenze in quel tempo cf. PERRENS, op. cit. V, 339 sgg.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 7
10 III .
(1) La fretta cagiono un altro ma- (1392); capitan generale de' Fioren-
lanno; fece cioè apporre dal S. alla tini nella guerra di Pisa (1403) ; cu-
sua epistola la data dell'anno antece- stode infine del concilio di Costanza
dente, che secondo lo stile fiorentino (1414). Ma in tutta la sua vita egli do-
era spirato già da nove giorni. vette difendersi dagli attacchi de' Sa-
(2) Bertoldo di Aldobrandino di nesi, che l'odiavano a morte per la sua
Guido Orsini, conte di Soana e di Piti- amicizia con Firenze ed agognavano ai
gliano (v. REPETTI, op. cit. IV, 470, V, suoi dominii. In queste contese l'Or-
sini ebbe alla fine la peggio; del 1410
427) , fu capitano valente ed ebbe parte
ragguardevole nei più notabili avve- gli fu tolta Soana; nel 1417, a cagione
nimenti dell'età sua , sia come amico della pusillanimità de' figliuoli, Sorano
e fautore di Carlo di Durazzo, ch'egli ed altre castella. Sdegnato, egli si
accompagnò nell'acquisto del reame recò ai servigi de' Veneziani, e mori
di Napoli, sia più tardi come gover- combattendo in Morea. Cf. LITTA,
natore del Patrimonio di S. Pietro Fam. celebri, V, Orsini , tav. xvi .
8 EPISTOLARIO
Bertoldo
carissime.gli furon lari? sed hic est vere nobilium mos, nobilium, inquam, qui no-
bilitatem non in divitiis, non in potentia, non in maiorum gloria,
sed in sola virtute constituunt, non expectare quod alteri bene-
ficiis obligetur, sed preveniendo sibi reddere quos diligendos ele-
gerint obligatos. in hoc itaque successit ut debuit. inde quidem 10
incepit erumpere benivolentie fervor, quo iure fuit mee obliga-
tionis vinculum referendum. gratias igitur ago Deo, gratias no-
Si offre tutto ai bilitati vestre refero, qui latentem dilectionis affectum in propa-
suoi servigi,
tulum eduxistis, ut huic devotioni mee daretur occasio, verbo
saltem occultum mee mentis desiderium, postquam non licet opere, 15
demonstrare. habetis itaque servum peculiarem atque devotum,
:
cui cuncta secure potestis iniungere et, si quid faciendum oc-
currat quod michi permittat possibilitas, imperare. Florentie, die
vigesimo sexto iunii.
1. L¹ concepisti 3. R¹ quod fuer. 4. L¹ omette quid amenius 7. R¹ nec
inpot. 8. C omette alteri 9. C quod diligendos elegerunt 11. C obl. mee
13. C vestre nob. L¹ tue C inpatulum 14. L¹ eduxisti M² hinc Comette mee
16. L¹ habes 17. L¹ iniung. potes Coccurrerit L¹ occurrit 18. L¹ imperato
(1) Qual fosse il messaggio che << viguit atque viget, letis animis et
Bertoldo e Guido suo fratello ave- <<<sinceris affectibus acceptamus ...
vano affidato a Monte c'insegna l'epi- << Dat. Florentie, die .xxvI. iunii, .IIII.
stola ufficiale del comune, che essi <<ind..MCCCLXXXI » . Arch . di Stato,
ricevettero insieme a questa : « Gui- in Firenze, Miss. reg. 19, c. 140 в.
<<<doni et Bertoldo comitibus de Soa- Soltanto nell' '89 però la repubblica
«na. Nobiles et magnifici domini accolse l'Orsini in accomandigia ; anzi
<< amici nostri karissimi concivesque la guerra mossagli dal Visconti fu
<<<dilecti. per Montem Benini Neldi una delle cause che indussero i Fio-
« civem nostrum dilectum fuit nobis rentini ad accettare la disfida del si-
<< pro vestra parte suggestum qualiter gnor di Milano; cf. la celebre lettera
<<<<intendebatis per progenitorum ve- << Hac die recepimus » del 2 maggio
<<<strorum vestigia gradiendo vos sem- 1390, in reg. 21 bis, c. 57 B- 59 в. Ра-
<< per in nostri communis amicicia recchie lettere originali di Bertoldo
<< conservare. quod quidem propter del 1389 e 1393 si rinvengono nel
<< antiquissimum vere caritatis habi- carteggio Acciaiuoli (mss. Laurenz.
<<tum et affectum, qui semper inter Ashburn. 1830, Ins. C), ma non of-
« nos ac vestram nobilem prosapiam frono verun interesse per noi.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 9
IIII .
habes quod tam garrule deposcebas. nichil plus debeo. laudes prestito.
da lui avute in
Deo meo, quod obligationis laqueum, quo me tam acriter ap-
pellabas, obrupi : laqueus contritus est et nos liberati sumus (2).
liberati quidem eorum iure qui amicicias ad calculum ponunt ;
Però non cesse-
15 sed illo vero caritatis affectu, quo semel tibi coniunctus, separari rà per questo d'es-
non queo, licet obiurgeris, licet contra amicicie officium quid com- sergli amico.
mittas, nunquam absolvar. si enim divitias cum perpetuis cu-
rarum stimulis amamus; si carnem nostram fetidam et immundam
nos in tot detestanda trahentem cum tyrannide concupiscentie
20 diligimus; denique si in huius conversationis errore malo nostro
gaudemus, quid debemus in amicicia facere ? an non debemus
eam etiam inter amicorum proterviam et offensionum iacula con-
*servare ? latra igitur et etiam, si tibi detur ficta Cerberi forma,
latratu trifauci persona : amicus tamen ero tuus. tuam autem
(1) Si tratta del volume contenente al S. nel 1375 ; cf. lib . III, eр. ххш,
alquante epistole di Cicerone, che I, 222 .
Gaspare de' Broaspini aveva prestato (2) Psalm. CXXIII, 7.
Coluccio Salutati, II. I*
10 EPISTOLARIO
V. 15
[Autografo anepigr. in cod. Riccard. 872 : LAMI, Catalog. codd. mss. qui in
bibl. Riccard . Florentiae asserv., Liburni, MDCCLVI, P. 141 ; MEHUS, Vita
A. Traversarii, p. CCCIII ; MITTARELLI- COSTADONI, Ann. Camald. VI, 136.]
Firenze, 1381 ? ITTO tibi munusculum istis paucis noctibus correctionis stu- 20
Gli invia il trat-
tato De saeculo et
religione composto
M dio lucubratum. in quo si quid proficies tu vel alii, laus
ad intenzion sua. sit omnium conditori Deo, cui placeat me in tuis sanctis oratio-
nibus commendare. vale felix et diu.
Colucius tuus.
VI.
[Cod. Marucelliano C, 89, cc. 159 A- 188A ; TOMMASO VERANI, Miscell. di varie
materie storico- letter . erudite, VII, n. 31 , ms. nella bibliot. dell' Istituto degli
5 Artigianelli in Torino; Vaticano 3923, cc. 35A-36A, frammentaria (1).]
LORIOSISSIME rex, dux inclite, princeps victoriose. non sum Firenze, 1381 .
G nescius quam temerarium sit humilitatem meam, licet michi All' audacia, di
cui dà prova, scri-
le sue occupazioni ed anche una cotal malincuore l'ufficio ; ma, per non in-
titubanza, di cui egli stesso ha fatto frangere il voto di clausura, rifiutò
cenno nel proemio della sua opera, sempre di allontanarsi dal convento
impedirono a Coluccio di mantener fiorentino. Del 1389, rimasta per la
subito la promessa ; sicchè io non rinunzia dell'Oleario vacante la sede
credo d'errare, congetturando che il vescovile di Firenze, l' Uzzanese fu
trattato De saeculo et religione non dal comune incluso fra i candidati
abbia veduta la luce innanzi al 1381. proposti al pontefice e raccomandato
A quest'anno quindi spetterà il pre- con molto calore ; Arch. di Stato in
sente viglietto, con cui il S. invio Firenze, Miss. reg. 21 bis, cc. 13 B,
al frate l'esemplare del libro dedica- 20 B, 28 dic. 1389 e 27 gennaio 1390.
togli ; esemplare che è oggi il Ric- La scelta cadde invece sopra Onofrio
card. 872, sul foglio di compazione Steccuti. Frà Gerolamo non soprav-
del quale, staccato adesso dall'antica visse del resto che pochi mesi ; ei morì
legatura, si vede ancora incollato infatti il 23 novembre dell'anno se-
l'autografo del S. guente, se diamo retta all' epitafio,
I casi di frate Gerolamo dopo il composto per la sua tomba da ser
suo ingresso nell'ordine Camaldolese Domenico Silvestri (edito in MEHUS,
sono distesamente narrati dai compi- Vita A. Traversarii, p. CCCXXVII) ; il 24,
latori degli Annales Camaldulenses, VI, se crediamo all'antico obituario mo-
134-35, ΧΧΙ. La sua pietà, lo zelo, nastico, citato dagli annalisti del suo
con cui osservava la regola rigidis- ordine.
sima, indussero Urbano VI ad eleg- (1) Nella prefazione si dice che
gerlo il 28 marzo 1387 generale cosa rappresenti per noi il ms. Ma-
dell'ordine . Accetto Gerolamo a rucelliano. In quanto al Torinese,
12 EPISTOLARIO
esso è copia eseguita sullo scorcio del con grande ritardo il to settembre
sec. XVIII dal p. T. Verani, della con- del 1381 , riempi tutti gli animi d'al-
gregazione agostiniana di Lombardia, legrezza e fu celebrata con pubbliche
di un ms. del sec. xv, anzi probabil- feste; Diario d'anon. fiorent. p. 430.
mente del 1469, che esisteva nella bi- Il 14 poi la Signoria rispose alla let-
blioteca del convento di S. Maria del tera del fortunato vincitore con altra
Popolo in Roma, ove egli allora di- lunghissima congratulatoria, che va
morava . Tanto ci apprende infatti certo annoverata fra le più eloquenti
questa nota che precede l'epistola : che uscissero dalla penna del S.;
<<<Ex codice chartaceo .xv. saeculi Arch. di Stato in Firenze , Miss.
<< in-4° bibliothecae Sanctae Mariae reg. 19, c. 170 в. Certo in mezzo a
<< de Populo Urbis » . Alcuni codd. tanta esultanza, di cui mal s'intende-
appartenuti un tempo a codesta libre- rebbe in fondo la cagione, ove non
ria son oggi nell'Angelica di Roma ; si riflettesse che dalla vittoria del Du-
fra essi però non m'è avvenuto di razzese speravasi la fine dello scisma,
rinvenire quello qui ricordato. Nel e « pacie in Firenze e per tutto il
cod. Vaticano, che è un miscellaneo << mondo », il S. dovette concepire il
di varie mani dei secoli XV-XVI (cart. desiderio di manifestare al giovine
mis . 22X30, di cc. 128), dell'epistola principe il particolare interesse ch'ei
non son riferiti che i periodi relativi ai prendeva ai di lui successi. Stimo
guelfi ed ai ghibellini. Infine alcune quindi che precisamente nello stesso
linee sullo stesso argomento (cf. p. 31 , mese di settembre Coluccio abbia
rr. 2-6) coll'indicazione « Co. Salutati posto mano a quest'epistola, notevole
<<<ad regem Carolum » si leggono tra- sì per i ragguagli storici che con-
scritte di mano quattrocentista nel fo- tiene, come per le idee che vi sono
glio di guardia anteriore del cod. Laur. espresse intorno ai doveri de' regnanti,
Pl. LXXXIX inf. 38 ; cf. BANDINI, Cat. non attinte a teoriche stantie, ma de-
codd. mss. lat. bibl. Med. Laur. III, 397. sunte dalla pratica e dalla storia.
(1) La notizia dell'entratadi Carlo Ma se l'epistola venne iniziata con
di Durazzo in Napoli e dell' intiero vivo slancio, non fu però con uguale
conquisto del regno, giunta a Firenze entusiasmo proseguita ; io dubito anzi
DI COLUCCIO SALUTATI . 13
10 nera vel tua beneficia cogitare. satis enim superque satis omnium delsuoonorato uf-
ficio ei si tien pago,
rerum gubernator et rector Deus sua michi benignitate providit,
qui me parvissimo, tamen aprico, natum ex oppido, in tam ce-
lebrem transtulit civitatem et citra merita tam gloriosi populi be-
nivolentiam assecutum me iuxta meos dominos in munere tam
15 honorabilis officii collocavit. etenim in votis meis est Satyricum
illud :
Sit michi quod nunc est, etiam minus ; ut michi vivam
Quod superest evi, si quid superesse volunt di.
Sit bona librorum et provise frugis in annum
20 Copia (1).
che a termine non venisse condotta lemani la penna. Aqual pro mandar
mai. Non si capirebbe infatti altri consigli sapienti a chi aveva già brut-
menti perchè nei due soli codd., in tata in cento guise la sua fama, e non
cui ora si legge, ci appaia bruscamente sapeva esser nulla più che un volgare
tronca verso la fine. Nè mancano tiranno ? Parmi dunque credibile che
argomenti a confortarci in questa sen- Coluccio, disilluso, abbia messa in
tenza. L'assassinio di Giovanna, lo disparte l'epistola, e che questa sia ri-
scempio d'Arezzo, l'usurpazione vio- masta lungamente dimenticata fra le
lenta de' beni de' Fiorentini dimoranti sue carte. Ecco perchè, fra l'altre cose,
a Napoli, i dissapori ben presto de- essa non si legge in veruno de' codd.,
generati in fiera e scandalosa discordia che contengono le epistole del S. ca-
fra Urbano VI e Carlo ; tutto ciò ed dute nel dominio del pubblico, ma ci
altro ancora dovette far nascere nel proviene da fonti, di cui non cono-
l'animo del S. de' sentimenti ben di- sciamo bene l'origine.
versi da quelli che gli avean posto fra (1) HORAT. Ep. I, XVIII, 107-10.
14 EPISTOLARIO
la nobiltà
soggetto. del buisti. invitavit etiam me ingens et admirabilis ipsa materia et 5
res geste tue, que tum maiestate sua, tum copia potuerunt etiam
desides spiritus et quodvis consopitum ingenium excitare. et ut
Di Carlo ram.
menta la corona-
rei seriem, qualiter ad nos pervenit, breviter attingamus, tu in urbe
zione in Roma per
mano del papa , Romana mente intrepida ingentique animo maiora concipiens
quam tua te fortuna permitteret, iuxta sancte matris Ecclesie 10
ritum consecratus et unctus per manus veri vicarii Iesu Christi
beatissimique summi pontificis Urbani sexti, ad regnorum Ieru-
salem et Sicilie gloriosum fastigium es evectus ea sanctissima die,
qua dominus et salvator noster Iesus Christus promissum Spiri-
tum Sanctum per visibilem ignis speciem in illos predicatores 15
regni Dei christianeque fidei pugiles et athletas infudit, que semper
avvenuta
so in cuiilcentose-
di stes- in celebri recensenda memoria dies post kalendas iunii prima fuit (¹),
dici anni
gran Carloprima
d'An-il ab incliti Karoli primi predecessoris tui regnorum eorundem au-
giveupoonqui-
stato Napoli; spicio annis centum sexdecim iam decursis. sicque sexto anno
duodecime decadis, ex quo maioribus tuis titulus tante domina- 20
tionis accessit, quorum numerorum plenitudinem et dignitatem my-
sticis arithmetice tractatoribus relinquimus in medium speculandas ;
tu, secundo celo et, quod effectus docet, favente celorum archi-
tectore Deo, regalis throni celsitudinem ascendisti. deinde iusticia
cause tue confisus, parvo comitatus exercitu, septimo kalendas 25
l'ingresso nel re-
gno, iulii debitum tibi regnum intrasti (2), nullisque tandem obviam
inimicis, in urbes et oppida que tibi mascule virtutis et virilis
ove l'attendea la audacie gloriosissima coniux tua, iam tanto tempore inter conti-
4. M tua hum. 11. T ven, errore di lettura per veri ? 13. M omette es
19. M sedecim - sitque 21. T miscuis 26. M tamen
(1) Carlo fu incoronato in Roma plom. II, 1147 sgg.; GIANNONE, Storia
il 2 giugno 1381. Del dì innanzi è del reame di Napoli, Milano, 1823,
la bolla con cui il papa lo investe del lib. XXIII, cap. v, VII, 349.
regno insieme colla promessa ed il (2) 11 25 di giugno Carlo avea pas-
giuramento suo ; RAINALDO, Ann. ad sati i confini.
a. SS II - XXIII ; LUENIG , Cod. di-
DI COLUCCIO SALUTATI . 15
(1) Per verità niun storico accenna gervi il marito ; Giornali napoletani in
a quest' intervenzione di Margherita Rer. It. Scr. XXI, 1041 ; GIANNONE,
di Durazzo ne' tumulti che scoppia- op. cit. p. 348. Può darsi però che
rono qua e là nel reame prima che alle mene di lei alludano i Giorn . ci-
Carlo v'entrasse : essa era rimasta in tati, ove dicon che la Terra di Lavoro
Napoli coi figli vicino a Giovanna fino era infestata da malandrini, « quali al
al 26 di giugno, nel qual giorno si << più erano de Morcone, terra de ma-
avviò alla volta di Roma per raggiun- << dama Margarita » .
16 EPISTOLARIO
(1) L'incontro di Ottone con Carlo si avviava ; talchè l'uno e l'altro ar-
era avvenuto il 28 giugno, mentre il rivarono lo stesso giorno, il 16 luglio,
primo si avviava verso San Germano alle porte della città: Carlo al ponte
per tagliare all'altro il passo. L'esi- del Sebeto presso la porta del Mer-
guo numero di soldati obbligo il prin- cato ; Ottone a Casanova fuori porta
cipe di Taranto a rifiutar la battaglia Capuana. I Napoletani non opposero
ed a ripiegarsi, non senza perdita di alcuna resistenza al nemico, sicchè
uomini e di bagagli, sopra Arienzo ; questo poche ore dopo era in città ;
Giorn. nap. loc. cit. col. 1042 ; GIAN- Giorn. nap. loc. cit. col. 1042 sg.;
NONE, op. cit. p. 354. GIANNONE, op.cit. p. 355 ; DE BLASIIS,
(2) Da Arienzo Ottone si era ri- Le case dei principi Angioini nella piazza
volto verso Maddaloni e ritraevasi su di Castelnovo in Arch. stor. per le prov .
Napoli, mentre l'avversario pure vi napolet. XII, 398.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 17
scosti dai nemici ; revelari (1), his et aliis, que tu ipse non sine admiratione vidisti, 5
et mira suavitate presentie serenitatis tue illi populo tolerabile
bellum fuit, quod quidem timorem incussit hostibus multosque
regni proceres aut inter utrosque fecit medios aut in partem tuam
stringeva coifame
menti della tor- velocius inclinavit. incipit interea seva fames obsessos urgere
la regina a implo-
rare una tregua; iamque de pacis condicionibus, quam malis seducta consiliis illa to
quondam regina per istud devotissimum tibi commune multis
requisita supplicationibus, consentire noluit, agitatur (2). et ecce
bellator ille conspicuus, vir reginalis, cum omnibus gentium sua-
rum copiis, ut opem ferat obsessis, uxorem liberet teque, urbe
victa, superatum capiat vel expellat, apud Sancti Elleri presidium 15
finchè, spuntato il castra ponit (3). iamque aderat memorabilis illa dies vigesima
25 d'agosto,
quinta augusti mensis, finem tot laboribus positura, cum dominus
esceso in campo
Ottone co' suoi Otho acies instruit, hortatur milites et nedum stipendia et pre-
dam urbis, que erat in oculis, sed regni dominatum suis Theu-
tonicis pollicetur. deinde cum infestis signis obsesso se coniun- 20
cturus castro, ut inde postea erumpere possit in urbem, miro cum
ordine de eiusdem montis clivulo descendebat. tui autem et po-
pulus ille, de cuius tunc fortune condicionibus agebatur, arma
cepere, pugnamque iam spe et animo capessentes, hostibus occur-
rere satagebant, cum premissa discursorum manus extra civitatis 25
(1) Carlo stesso erasi recato al mo- il 20 agosto e sulla tregua ottenuta,
nastero di S. Croce fuori porta Pe- cf. Giorn. nap. loc. cit. col. 1043 ;
truccia, traendone a forza le ricchezze DE BLASIIS, op. cit. p. 400.
ivi celate da Giovanna di Durazzo ; (3) Ottone arrivò a S. Ermo il 24 ago-
cf. DE BLASIIS, op. cit. p. 399. sto, ultimo dì della tregua ; Giorn, nap.
(2) Sulle trattative iniziate da Ugo loc. cit. col. 1043 ; GIANNONE, op. cit.
di Sanseverino per parte della regina p. 358 ; DE BLASIIS, op. cit. p. 401 .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 19
castello dell' Uovo, dove peri di morte 1380, afferma invece che Carlo avea
violenta il 18 giugno 1383 ; cf. DE BLA- con sè, oltrechè <<<mille lance di buoni
SIIS, op. cit. p. 408. << combattenti ungheri », anche cinque-
(1) II MURATORI, Ann. d'Italia, a. cento arcieri.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 21
Parallelo fra le nostre etatis tenebris obducet, sicut tu tui temporis obscurasti. tu
gesta del primo e
del novello Carlo .
itaque primo impetu Sanctum Germanum capis, iste Neapolim est
Quello trionfo
diManfredi ; que-
ingressus ; tu Manfredum superas et occidis, iste Brunsvincensem
sto d'Ottone, ducem Othonem, imperiali familia genitum, abnepti tue, quod
forte nunquam putavisti, thoro matrimoniali coniunctum, primo 5
fugat, deinde superat et captivat et hereditarium regnum, quod
ab eo deduxerat transversalis originis series, de manu muliebris
sexus et theutonice feritatis in progeniem transtulit masculinam.
in brevissimo tem-
po, con somma fe-
si queris tempus, sexaginta duorum dierum spacio tanta res
licità.
confecta est (1) ; si queris eventum, pene sine cede et sanguine, 10
tantaque felicitate, ut vix maior possit mentibus mortalium cogi-
Maintrecose è tari. tria adhuc inequalia sunt, que ad huius optimi et glorio-
superiore all' avo
il nepote: sissimi abnepotis tui titulos et nomen accedunt. quod tu, for-
tissimo comitatus exercitu consiliosissimisque proceribus cinctus ;
iste pene solus tam ingens inceptum tamque dubium bellum in 15
giovine questi , vestros humeros suscepistis. tu matura etate et post multam
quello maturo si
accinseallaguerra; rerum experientiam; iste vero, extrema adolescentia, nondum exer-
citus in agendis, que duo solent in ceteris maturitatem capiendi
consilii perturbare, acquirendi regni et defendende sancte matris
l'unoebbe
un tirannoafronte
imma- Ecclesie pondus, securo pectore subiistis. tu contra regem cru- 20
nissimo,
delissimum, exhaurientem tributariis vexationibus regnum, spolia-
torem ecclesiarum, clericorum persecutorem, fratris, ut dicitur,
homicidam fraternique regni per iniusticiam invasorem adeoque
sprezzatore della de vera religione et fide christiana impie sentientem, quod in medio
fede,
regno Saracenicam Maugmethicolarum, nedum receperat, sed in- 25
duxerat feritatem; adulteriisque et stupris adeo corruptum et infa-
mem ; utpote qui nedum plebeias, sed nobiles mulieres proce-
e d'ogni onestà, rumque maritas (2) in sue effrenate libidinis impetu comprimebat ;
(1) Sulla rapidità, che parve a tutti dice Donato degli Albanzani nel capi-
mirabile, con cui Carlo compiè l'im- tolo aggiunto al De claris mulieribus
presa, fa riflessioni assai simiglianti a delBOCCACCIO in HORTIS, Studi, p. 111 .
queste il S. anche nell'epistola pub- (2) II S. allude qui probabilmente
blica già citata. E cf. anche quanto ne alla contessa di Caserta .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 23
tessendo le lodi della casa d'Angiò , (2) Cf. HINCMARUS, Vita s. Remigii,
ne celebra le pretese origini troiane : §63, in Acta Sanctorum octobris, I, 146 ;
<<< Si velimus », egli scrive, « avos pro- G. VILLANI, Istor. fior. lib. I, cap. xix.
<<<avosque in finem usque exquirere, (3) Non so donde provenga questa
<<<<non subsisteremus antequam per tradizione.
DI COLUCCIO SALUTAΤΙ . 25
tibi tam magnanimi pectoris robur infudit, quod inspirata tibi ogni sua prospe-
consilia, ne inania forent, sua manu direxit, quod te, paulo ante
15 rerum omnium indigum, ad tanti regni celsitudinem sublimavit.
ipse, ipse quidem omnipotens Deus movit omnia fundamenta
terre (2) ; ipse te regem unxit; ipse te in regnum sua manu perduxit ;
ipse te, ne hostium tuorum predam fieres, continue sociavit ;
ipse procerum regni mentem in tuum favorem et ipsos populos
20 inclinavit ; ipse hosti potentissimo tuo consilium eripuit et eun-
dem in valle Caudina, ubi tibi se obiecerat, pavidum reddidit et
fugacem ; ipse tibi Neapolitane civitatis portas aperuit ; ipse tibi
populum illum reddidit obsequentem; ipse dedendam tibi ipsam
reginam inclusit; ipse hostem cum exercitu suo sine sudore et
25 sanguine in manibus tuis dedit; et denique, quod summe mira-
culosum est, omnes oppugnatores tuos, qui vel manu vel consiliis
officere poterant, in potestate tua tradendos, quasi in utrem un-
1. TM ad unde 2. T adepti 4. T constituit et 5. Tpossunt 8-9. M
ab avitis 14. T nectinvenia 18. M in preda 21. TM reddit 23. T omette
ipsam 25. T omette in 26. Tomette est
(1) Ad onta de' suoi errori Gio- debbono quindi stimarsi più esagerati
di quelli che le prodigò viva il Boc-
vanna s'era saputa acquistar viva am-
CACCIO (op. cit. c. LXXXI B; e cf. HOR-
mirazione presso i contemporanei ; nè
storici imparziali e sagaci le rifiutano TIS, Studi, p. 103 sgg.), ed estinta il
neppur oggi il merito di aver bene e MOCCIA (cod. Parig. Fonds Lat. 8410,
saggiamente regnato; cf. GIANNONE, с. 26 в).
op. cit. p. 369 sgg. Codesti elogi non (2) Cf. Psalm. LXXXI, 5 .
2
*
Coluccio Salutati, II .
26 EPISTOLARIO
(1) Cf. Psalm. XXXII, 7 . (5) Frase assai comune nei sacri
(2) Cf. Luc. I, 37. libri : cf. Іов, X, 3 ; XIV, 15 ; Psalm .
(3 ) Cf. Ios. VII, 19. VIII , 4 , 7 ; XVIII , 2 ; CI , 26 ;
(4) PAUL. Ad Cor. I, xv, 10. CXXXVII, 8, etc.
DI COLUCCIO SALUTATI . 27
quin non fatearis tot et tanta tibi supra merita pervenisse; in ma per sua bontà:
perchè ritorni la
defensionem siquidem fidei christiane et in declarationem iusticie pace alla Chiesa,
veri vicarii Iesu Christi domini nostri, Urbani sexti, te Deus regem
fecit et supra mortalium vires in mirabili potentia sua voluit
20 esse victorem. nam licet viderit universus orbis, quicquid de
metus impressione contendat genus illud viperarum, Urbanum in conculcando gli
scismatici ,
summum pontificem sublimatum; licet illi post muliebrem, quem
obiciunt, metum, in tranquilla Urbe et plaudenti populo Urba-
num coronaverint, inthronizaverint dederintque universis fidelibus
25 in summum pontificem venerandum; licet eidem astiterint in
concistoriis et aliis actibus, qui nequeunt nisi per Sedem Apo-
stolicam explicari, et multis mensibus, sine suspitione et mur- conoscer
cherifiutanodiri-
legittimo
mure intrusionis, ipsimet eundem in verum papam habuerint, se- ilsi medesimi
pontefice, hanno
ch'es-
cedentes attamen universi multos faciunt de domini nostri iusticia creato.
30 dubitare multosque, sicut videmus, principes et populos in suam
sententiam attraxerunt. nec pudet eos; in tantum furorem et tam
alii tradunt, Gulphus, qui et comitisse Mathildis vir, licet inutilis, Matilde,
fuisse creditur, nomen esset; alter Gebellinus diceretur, vocabu- ecredan
da Ghibellino
derivate. le
lum his factionibus indidere (2). sive autem hec fuerit ratio no-
Forse presero i
10 minum, sive, ut quidam volunt, gebellini dicti sint quasi bella nomi dall'indole di
gerentes, eo quod illud genus hominum, imperatoribus obse- coloro che le for- marono.
1. Madeo quod corretto d'altra mano. 3-4 . Tin fil . atque poster. hered. ius transierit
4. V in luogo di transierunt dà suscitavit e invece di nomina dà nam 5. VHalamanie
6. T diviserunt M pervenisse enim] Tautem V velut 7. V Guelfus Tomette et
MMatheldis vir] T viribus 8. V alteri 9. V inuidere 10. MTV sunt
11. M obsequiis 12. V delectatur 13. M V sunt 14. V & certaverunt
16. Tnimisque 17. V verisimile
cuni, fra cui Saba inter quos precipuus fuit Sabas Malaspina , qui tuorum
Malaspina,
maiorum gesta satis incompte, ne dicam insulse, descripsit, in
nativitate Manfredi, quem adulterio natum tradunt, in partibus
che questi nomi Tuscie aere rutilo duas nubium imagines femineas apparuisse,
abbiano origine da
un celeste prodi- aspectu terribiles simulque brachiis per mutua nexis, diu magna s
gio.
cum admiratione videntium colluctantes ; ut nunc ista, nunc illa
prosterni, nunc una, nunc altera sublevari, alternatis vicibus et
valentior insurgere videretur et aereo mugitu voceque tonitrua
unam guelpham, alteramque gebellinam vocari a cunctis audien-
tibus deprehensum (1). quod quidem, etsi verum esse potuerit, 10
Comunque sia di pro magnitudine tamen miraculi non audeam affirmare. quicquid
ció, da 237 anni
circa, questapiaga autem homines de nominibus huiusmodi fabulentur, certa tamen
affligge l' Italia,
est Italicorum ista divisio, qua iam, sicut per hystorias perpen-
dere possumus, ad ducentesimum atque quasi trigesimum septi-
mum annum, flenda cum vastitate patrie plurimum effundendo 15
nè cesserd d' af- sanguinem, decertamus. nec arbitror pestem hanc finem nostris
fliggerla, chè gli
astri stessi su ció temporibus habituram.
influiscono.
nam si astrologie tractatoribus credendum
est, has factiones et sectas et quicquid apud mortales agitur ce-
lorum et siderum influentia suis viribus introducit. quanvis enim
sidera voluntates hominum non cogant, fatentur tamen etiam vere 20
fidei tractatores ipsum celum in mentes nostras influere et liberum
nostre voluntatis arbitrium ad hoc potius quam ad illud citra
necessitatis tamen violentiam inclinare; quod, cum in privatorum
actibus multum valeat, plurimum tamen in alicuius universitatis
deliberationibus operatur. volunt igitur hi, qui ex effectibus vir- 25
Reggono Giove tutes corporum celestium deprehendere sunt conati, temporalem .
ed il Sole le sorti
della Chiesa e dei felicitatem et infelicitatem Ecclesie secundum Iovis et Solis do-
guelfi
minationem, situm et fortitudinem variari, quos etiam planetas
all'influsso di Sa- pro guelphorum significationibus tradiderunt ; ipsum vero Satur-
1. V sabbas 5. diu] T divina 8. V validioret voceque continua 10. V ag-
giunge est 11. M per magnitudinem Vquid 12. Tcertum 13. T quam V scandere
14. Tomette quasi 15. cum] T tamen 18. V septas 19. Vinfluentie ? Vintroducunt
20. T voluntatem 23. T quare 24. T tamen plur. 27. secundum] Vut
num et Martem fortune statu Romano imperio et ipsis tradere turno e di Marte
soggiaciono l'im-
gebellinis. solares igitur et ioviales homines guelphi sunt et, iuxta pero
lini; ed i ghibel-
dondelemacchie
traditiones astrologorum, benigni, gratiosi, venerabiles in facie, uni, i pregi degli
de-
aspectu pulcri, pacifici, mites et religiosi. e contra vero satur- gli altri.
5 nini et martiales, quales gebellinos volunt, mali, maliciosi, ira-
cundi, superbi, crudeles et irrequieti (1) ; ut in tanta varietate morum
et quasi quadam contrarietate nature et adversas primorum mo-
tuum qualitates, difficile sit hominum concordiam reperire, pre-
cipue cum necesse fiat insurgere scandala propter peccata morta-
10 lium, quibus quotidie Creatoris nostri maiestas offenditur et ad
has delictorum punitiones per iusticiam invitatur. non igitur de-
relinquas optima maiorum tuorum vestigia, qui semper hoc be-
A Carlo spetta
nignum genus hominum confoverunt. confirma Ecclesiam, con- esaltar la Chiesa
beas gratiosum. Karolus enim a charis grece, latine gratia , nome suo.
et olon , totus, dicitur, hoc est totus gratiosus . glo-
riosissimum profecto nomen, et quod debeat omni conamine iuxta
20 vocabulorum illud componentium significata totisque nixibus adim-
pleri.
Et quoniam ad illam partem, quam in ultimis reservavi, ven- Rammenti i do-
veri del regnante ;
tum est, ut te non admoneam, sed exhorter ad ea que debeant
tuum stabilire sceptrum tuique nominis gloriam propagare, volo
25 quod primo cogites te regem esse, quod quidem nomen, a re-
gendo veniens, non a regnando , non minus oneris si-
gnificat quam splendoris. regere quidem dignitatis est, est etiam per il quale alla
dignità si aggiun-
et laboris, ut si hunc deseras, illam perdas. non est ociosum gono gravi cure.
gestas ostenditur 11. Tergo 16. V omette cunctis 17 MTV caris 18. V quasi
perhoc est e gratissimum 20. V nexibus e qui termina in esso il frammento. 24. T
voloque 25. M dopo quidem dà esse cancellato. 26. T honoris 27. T dignitas
Arduo compito nomen regis, non est facile munus aliis imperare, ut non imme-
reggere le sorti di
uno Stato;
rito Tiberius, qui laudabile principium sui imperii crudelitate luxu-
riaque corrupit, persuadentibus amicis quod inire non cunctaretur
dominium, tradatur increpans respondisse : nescitis quanta bellua
sit imperium; et tandem, quasi coactus, conquerens miseram et s
onerosam sibi iniungi servitutem, rerum moderamina suscepisse ( 1).
cosicchè più da
fuggire è il diade- quod quidem nec illum, quisquis fuerit, regem latuit, qui oblatum
ma che
marsi . da bra diadema fertur aliquandiu considerasse demumque, ut Valerii
verbis utar (2), dixisse: o nobilem magis quam felicem pannum,
quem si quis penitus agnoscat, quam multis sollicitudinibus et 10
periculis et miseriis sit refertus, ne humi quidem iacentem tollere
vellet! quod si posset, ut verum est, miseris mortalibus persua-
deri, nunquam forent pro regnando certamina, nec, deceptis in
splendore dignitatum mentibus ambitione dominii, respublice qua-
Primachegli al-
tri, governi ilprin-
terentur. rex igitur es : incipe prius tibi quam aliis imperare ; 15
cipe sè stesso ;
rege te ipsum, noli regendorum subditorum studio tuimet dere-
linquere moderamen . unus homo maximum regnum est; im-
peret et sceptrum teneat in te ratio; regulet voluntatem, contineat
tengaschiavi ipro primos motus, comprimat iram, extinguat libidinem, obtundat cu-
pri vizi;
piditates et, cum te talem senseris, tunc aliis imperato. sit tibi 20
fedius tuorum superari virtutibus, quam aliorum armis. turpe
quidem est atque ridiculum minus bonum melioribus presidere :
sia degno dell'al- non tantum dignitate tuis, sed virtutibus antecellas. conare quod
tissimo suo seggio .
non solum rex sis, sed dignus regali culmine iudiceris. infirmum
quidem regnum est, quod delatum creditur ad indignum. si patres, 25
si filios, si fratres, si amicos et alios quoscunque nobis amore,
sanguine vel affinitate coniunctos, non solum bonos, sed optimos
exoptamus ; quid velle de regibus subditos arbitraris ? si pudet
magnos subesse minoribus, cui non minus bonis subesse pudeat
Vero sovrano è meliores ? ille verus rex est, quem preficit ratio, non quem na- 30
colui, cui non la
fortuna o la na- tivitas exhibet, potentia imprimit vel electio facit. ratione autem
scita, ma la ra.
preest quem ita super alios perfecit virtus, quod in eius compara- gione colloca sul trono.
tionem aliquid non videatur aliis non deesse. nichil inter tyrannum
Tantovalea ap-
et regem interest, nisi quia hic bonus, ille malus est. apud antiquos presso gli antichi
re quanto tiran-
enim et tyranni reges et reges tyranni vocabantur; litteris qui- no;
5 dem hec nomina, non significationibus differebant. a fortitudine
namque tyranni dicti sunt; tyros enim grece, latine fortis ;
unde et tyrones fortes milites appellamus. hinc etiam Maro
noster Eneam suum nunc regem, nunc tyrannum appellat :
Rex erat Eneas nobis, quo iustior alter
10 Nec pietate fuit nec bello maior et armis (1).
15 sed potentiores et ipsi reges fortitudine atque viribus abutentes, ma l' abuso del
potere die' a que-
virtutis nomen in vitii vocabulum transtulerunt ; unde et tyranni st'ultimovocabolo
sinistro significa-
to.
iniusti domini dicti sunt (3). sive ergo iniuste intraverit sive iniuste
regat, tyrannus est: sola virtus, non titulus, non unctio, non dia-
dema, non consecratio regium nomen gignit. habes optimi vatis
Vero sovrano è
20 testimonio superioribus versiculis quid regem deceat : iusticia, solo chi virtuosa-
mente regni,
pietas, bellique doctrina. hec regem faciunt, hec regium sceptrum
ornant.
iusticia quidem in omnes, pietas in superos, armorum
exercitium ad propulsandas, non ad inferendas iniurias. multos
decepit licentia regia, qui, cum supra leges sint, libitum in licitum gi,
osservando le leg.
25 converterunt. paucissimi cum divis Severo et Antonino dicunt :
licet legibus soluti simus, legibus tamen vivimus (4). semel di-
ctum, perpetuo persuasum est : quod principi placuit, legis habet
1. T praefuit - comparatione 5. T omnia 8. Tomette suum 12. T dextrum
19. T regni 23. M praepuls . 24. T super M reges; falsa correzione per leges
prima scritto.
sottoponendo ad vigorem; nec, sicut Theodosio augusto visum est, maius imperio
esse il proprio vo-
lere,
putant legibus submittere principatum (1). o beatas respublicas,
o felicia regna, quorum reges et principes iusti sunt et sic se le-
eprepotenza
rintuzzando la
dei mi-
gibus subiciunt, quod domesticos, qui de regia maiestate presu-
nistri che elegge
ad assisterlo . munt, imo plerumque regali potentia per superbiam abutuntur, 5
exemplo suo moneant quid ipsos oporteat observare ! maxima
quidem diligentia cavendum est, ne quos quotidie consulis quive
tibi iugiter assistunt, potentiam eis traditam vel permissam con-
Protegga dun- vertant ad iniuriam infirmorum. audi pauperes, exaudi miseros,
que Carlo i de-
boli;
impotentes adiuva, viduas fove, pupillos protege ; memento te 10
parvis presidium esse, maioribus vero frenum ; noli committere
delle liti de' suoi
famigliari si faccia
maiorum causas maioribus ; tu ipse iudica quid sit de familia-
egli stesso defini- rium tuorum litibus statuendum. raro palatium habitantes contra
tore,
licet verum noveris quod defertur, licet verum forte tecum tacitus
opineris. ostende te non credere : perpendant detractores te mo- 25
leste ferre quod suggerunt. et si quid habes, quod de insusur-
rantibus allatum sit, sive verum sive falsum credas, optimum
pur cercandodi co-
noscere il vero;
erit obicere, ne putent et ipsi accusatoribus se carere. diligenter
tamen adverte quod dicitur et inquire cautissime quod affertur ;
inventa, non suggesta corripias. si hoc feceris, non poterit apud 30
1-2. Tomette augusto - putant 3. Tet felicia 4. qui de] T quidem 7. quive] T
qui ut Mqui ne 12. TM omettono maioribus tu ipse] M turpem M familiari , cor-
retto d'altra mano. 17. T indigeat i 19. T contere 20. T maiori 21. questio]
Tquod 25. M molestum 28. T obticere
vidia, que, regalium curiarum vernacula, insontes prosequitur, gli insulti dell'in-
vidia,
bonis detrahit, virtutibus obstat, regna dividit et quasi vénenum
5 pestiferum mentes inficiens, fidelibus oppressis consiliis, in preci-
picium reges ducit. nulla curialium pestis maior ; cum aliquis delle flagellocorti;massimo
honoratur, excandet ; cum laudatur, obstrepit; cum deprimitur,
gaudet. infernus te absorbeat, bestia mortifera, que societatem
mortalium occulta infectione corrumpis ; precipue bonis, ne emer-
10 gant, laqueos tendis, insidias struis et offendicula machinaris ! 0
componas et, quod illis auctoritatem dare potest, illarum sis pre- poncorreancora
leggi;
cipuus observator. male quidem populi de legibus sentiunt, quas
(1) PERS. Sat. V, 25. a PERS. Sat. V, 26; del secondo non
(2) Il primo di questi versi è tolto saprei additare la provenienza.
1
36 EPISTOLARIO !
non nutriat indulgentia, non impunitas, non iudicum avaricia cum rigorosi nell'appli-
cazione della giu-
regni deformatione delicta. quid enim deformius quam iusticie stizia,
solem extinguere, quam, illo sublato, regna tutissima in latrocinia
commutare ? si iusticiam opprimi patieris, nonne bonis securi-
5 tatem substuleris et malos effeceris in omnia scelera precipites et
effrenes ? quid prodest regi iusticia sua, si ministrorum suorum
iusticia non accedat; quid prodest iusta statuere, bona velle, equa
precipere et honesta iubere, si in executorum manibus corrum-
pantur ? diligenter ergo respicias quibus regni tui stabilimenta
10 committas. stabile quidem tibi tuisque regnum erit, si ipsum in dei che regni
è fondamento
;
integritate misericordis iusticie continebis. audi psalmistam, imo
Spiritum Sanctum ore regio resonantem : iudicate, inquit, egeno
et pupillo, humilem et pauperem iustificate (1). hoc est divine
vocis oraculum, hoc est illius vere ineffabilisque sapientie pre-
15 ceptum, que dixit : diligite iusticiam qui iudicatis terram (2). et
ut ad Psalmum revertar, ostendam quosnam exstimaverit ius-
sionis huiusmodi contemptores. nescierunt, ait, neque intellexe-
runt; in tenebris ambulant. et subdit : movebuntur omnia funda-
menta terre (3) ; seque convertens ad ipsos, inquit : vos autem, sicut
20 homines,moriemini et sicut unus de principibus cadetis (4). videsne,
princeps optime, quid dii, hoc est reges, quos in deorum nume-
rum ceca gentilitas referebat, si iusticiam dereliquerint, debeant
expectare ? movebuntur equidem fundamenta terre, hoc est eo- isi quali altrimenti
sfasciano e pre
rum, qui reguntur, hominum voluntates, in quibus terrenorum re- cipitano.
25 gnorum fundamenta nituntur. ipse namque Deus in ultionem
neglecte iusticie excitat contra reges et principes animos popu-
lorum; nec solum impetit illos humilium pena, quorum est mori,
non ruere, sed etiam illa terribili vertigine principum, qui quanto
super alios altius evecti sunt, tanto gravius, dum corruunt, op-
30 primuntur. custodi itaque, sicut pupillam oculi tui, preceptum
istud; sitque constans et perpetua voluntas tua, ut ius suum cunctis
alii tradunt, Gulphus, qui et comitisse Mathildis vir, licet inutilis, Matilde,
fuisse creditur, nomen esset; alter Gebellinus diceretur, vocabu- credan
e da Ghibellino
derivate.
le
lum his factionibus indidere (2). sive autem hec fuerit ratio no-
Forse i
10 minum, sive, ut quidam volunt, gebellini dicti sint quasi bella preserodi
nomi dall'indole
gerentes, eo quod illud genus hominum, imperatoribus obse- coloro che le for- marono .
1. Madeo quod corretto d'altra mano . 3-4. Tin fil . atque poster. hered. ius transierit
4. V in luogo di transierunt da suscitavit e invece di nomina dà nam 5. VHalamanie
6. Tdiviserunt M pervenisse enim] Tautem Vvelut 7. V Guelfus Tometteet
MMatheldis vir] T viribus 8. V alteri 9. V inuidere 10. MTV sunt
cuni, fra cui Saba inter quos precipuus fuit Sabas Malaspina , qui tuorum
Malaspina,
maiorum gesta satis incompte, ne dicam insulse, descripsit, in
nativitate Manfredi, quem adulterio natum tradunt, in partibus
che questi nomi Tuscie aere rutilo duas nubium imagines femineas apparuisse,
abbiano origine da
un
gio. celeste prodi- aspectu terribiles simulque brachiis per mutua nexis, diu magna s
cum admiratione videntium colluctantes ; ut nunc ista, nunc illa
prosterni, nunc una, nunc altera sublevari, alternatis vicibus et
valentior insurgere videretur et aereo mugitu voceque tonitrua
unam guelpham, alteramque gebellinam vocari a cunctis audien-
tibus deprehensum (1). quod quidem, etsi verum esse potuerit, 10
Comunquesia di pro magnitudine tamen miraculi non audeam affirmare. quicquid
ciò, da 237 anni
circa, questapiaga autem homines de nominibus huiusmodi fabulentur, certa tamen
affligge l' Italia,
est Italicorum ista divisio, qua iam, sicut per hystorias perpen-
dere possumus, ad ducentesimum atque quasi trigesimum septi-
mum annum, flenda cum vastitate patrie plurimum effundendo 15
nè cesserd d' af- sanguinem, decertamus. nec arbitror pestem hanc finem nostris
fliggerla, chè gli
astri stessi su ciò temporibus habituram. nam si astrologie tractatoribus credendum
influiscono.
num et Martem fortune statu Romano imperio et ipsis tradere turno e di Marte
soggiaciono l'im-
gebellinis. solares igitur et ioviales homines guelphi sunt et, iuxta pero
lini ; ed i ghibel-
traditiones astrologorum, benigni, gratiosi, venerabiles in facie, uni,
dondele macchie
i pregi degli
de-
aspectu pulcri, pacifici, mites et religiosi. e contra vero satur- gli altri.
5 nini et martiales, quales gebellinos volunt, mali, maliciosi, ira-
cundi, superbi, crudeles et irrequieti (¹); ut in tanta varietate morum
et quasi quadam contrarietate nature et adversas primorum mo-
tuum qualitates, difficile sit hominum concordiam reperire, pre-
cipue cum necesse fiat insurgere scandala propter peccata morta-
10 lium, quibus quotidie Creatoris nostri maiestas offenditur et ad
has delictorum punitiones per iusticiam invitatur. non igitur de-
relinquas optima maiorum tuorum vestigia, qui semper hoc be-
nignum genus hominum confoverunt. confirma Ecclesiam, con- esaltarACarlo spetta
la Chiesa
gestas ostenditur 11. Tergo 16. V omette cunctis 17 MTV caris 18. Vquasi
perhoc est e gratissimum 20. V nexibus e qui termina in esso il frammento . 24. T
voloque 25. M dopo quidem dà esse cancellato . 26. 7 honoris 27. Tdignitas
Arduo compito nomen regis, non est facile munus aliis imperare, ut non imme-
reggere le sorti di
uno Stato;
rito Tiberius, qui laudabile principium sui imperii crudelitate luxu-
riaque corrupit, persuadentibus amicis quod inire non cunctaretur
dominium, tradatur increpans respondisse : nescitis quanta bellua
sit imperium; et tandem, quasi coactus, conquerens miseram et 5
onerosam sibi iniungi servitutem, rerum moderamina suscepisse (1).
cosicchè più da
fuggire è il diade- quod quidem nec illum, quisquis fuerit, regem latuit, qui oblatum
ma che da bra diadema fertur aliquandiu considerasse demumque, ut Valerii
marsi.
preest quem ita super alios perfecit virtus, quod in eius compara- gione colloca sul trono.
tionem aliquid non videatur aliis non deesse. nichil inter tyrannum
et regem interest, nisi quia hic bonus, ille malus est. apud antiquos Tantovalea ap-
presso gli antichi
re quanto tiran-
enim et tyranni reges et reges tyranni vocabantur; litteris qui- no;
sottoponendo ad vigorem ; nec, sicut Theodosio augusto visum est, maius imperio
esse il proprio vo-
lere,
putant legibus submittere principatum (1). o beatas respublicas,
o felicia regna, quorum reges et principes iusti sunt et sic se le-
e
rintuzzando la
prepotenza dei mi-
gibus subiciunt, quod domesticos, qui de regia maiestate presu-
nistri che elegge
ad assisterlo . munt, imo plerumque regali potentia per superbiam abutuntur, 5
exemplo suo moneant quid ipsos oporteat observare ! maxima
quidem diligentia cavendum est, ne quos quotidie consulis quive
tibi iugiter assistunt, potentiam eis traditam vel permissam con-
Protegga dun- vertant ad iniuriam infirmorum. audi pauperes, exaudi miseros,
que Carlo i de-
boli ;
impotentes adiuva, viduas fove, pupillos protege ; memento te 10
parvis presidium esse, maioribus vero frenum ; noli committere
delle liti de' suoi maiorum causas maioribus ; tu ipse iudica quid sit de familia-
famigliari si faccia
egli stesso defini- rium tuorum litibus statuendum. raro palatium habitantes contra
tore,
palesar dei
pretese ingiustele
potenti; stipatoribus tuis, quibus indigent, quos reverentur, quos metuunt,
quorumve suffragia exoptant, ferre sententiam ? nec pauperum
etiam vilissimas contemne causas ; plerumque quidem, licet mi-
nimum sit quod in litem deducitur, de maiore parte census pau- 20
peris agitatur. omnis fere pauperis questio de tota substantia est;
non minor est sibi iactura vituli quam diviti sit armenti . et ut
chiudagli orecchi ad familiares tuos redeam, cave ne detractionibus aures prebeas,
alle delazioni .
licet verum noveris quod defertur, licet verum forte tecum tacitus
opineris. ostende te non credere : perpendant detractores te mo- 25
leste ferre quod suggerunt. et si quid habes, quod de insusur-
rantibus allatum sit, sive verum sive falsum credas, optimum
pur cercandodi co-
noscere il vero;
erit obicere, ne putent et ipsi accusatoribus se carere. diligenter
tamen adverte quod dicitur et inquire cautissime quod affertur ;
inventa, non suggesta corripias. si hoc feceris, non poterit apud 30
1-2. Tomette augusto - putant 3. Tet felicia 4. qui de] T quidem 7. quive] T
qui ut M qui ne 12. TM omettono maioribus tu ipse] M turpem M familiari , cor-
retto d'altra mano. 17. T indigeat i
19. Tcontere 20. T maiori 21. questio]
Tquod 25. M molestum 28. T obticere
vidia, que, regalium curiarum vernacula, insontes prosequitur, vidia gli insulti
, dell'in-
bonis detrahit, virtutibus obstat, regna dividit et quasi vénenum
5 pestiferum mentes inficiens, fidelibus oppressis consiliis, in preci-
picium reges ducit. nulla curialium pestis maior; cum aliquis delle flagellocorti;massimo
honoratur, excandet; cum laudatur, obstrepit; cum deprimitur,
gaudet. infernus te absorbeat, bestia mortifera, que societatem
mortalium occulta infectione corrumpis ; precipue bonis, ne emer-
10 gant, laqueos tendis, insidias struis et offendicula machinaris! 0
beatos reges, o felices principes, qui tua figmenta cognoscunt, qui
sciunt a tuis sagittis innocuos conservare, qui tuas versutias non
ignorant, quive te noverunt extinguere teque de circunstantium
sibi mentibus extirpare! et ut hoc cum Satyrico concludam :
15 cosi sventerà le
pulsa, dinoscere cautus, insidie de' calun-
Quid solidum crepet et picte tectoria lingue (1). niatori,
componas et, quod illis auctoritatem dare potest, illarum sis pre- poncorreancora
leggi;
cipuus observator. male quidem populi de legibus sentiunt, quas
1. M vitium 3. Mpersequitur corretto in pros. 5. Tet in 9. Mcor-
rumpes 10. instruis 12. T se conservare 13. Textinguerunt 16. Mtectoriam
17. T omette hic - moniturus 22. Tevaginata 25. T qui e così M dov'è corretto
sopra in quod Tprovidendo 26. T qui M quid 27. sentiunt] T statuerint
(1) PERS. Sat. V, 25. a PERS. Sat. V, 26; del secondo non
(2) Il primo di questi versi è tolto saprei additare la provenienza.
36 EPISTOLARIO
non nutriat indulgentia, non impunitas, non iudicum avaricia cum cazione
rigorosi della
nell'appli-
giu-
regni deformatione delicta. quid enim deformius quam iusticie stizia,
solem extinguere, quam, illo sublato, regna tutissima in latrocinia
commutare ? si iusticiam opprimi patieris, nonne bonis securi-
5 tatem substuleris et malos effeceris in omnia scelera precipites et
effrenes ? quid prodest regi iusticia sua, si ministrorum suorum
iusticia non accedat; quid prodest iusta statuere, bona velle, equa
precipere et honesta iubere, si in executorum manibus corrum-
pantur ? diligenter ergo respicias quibus regni tui stabilimenta
10 committas. stabile quidem tibi tuisque regnum erit, si ipsum in dei
cheregni;
è fondamento
integritate misericordis iusticie continebis. audi psalmistam, imo
Spiritum Sanctum ore regio resonantem: iudicate, inquit, egeno
et pupillo, humilem et pauperem iustificate (1), hoc est divine
vocis oraculum, hoc est illius vere ineffabilisque sapientie pre-
15 ceptum, que dixit: diligite iusticiam qui iudicatis terram (2). et
ut ad Psalmum revertar, ostendam quosnam exstimaverit ius-
sionis huiusmodi contemptores. nescierunt, ait, neque intellexe-
runt; in tenebris ambulant. et subdit: movebuntur omnia funda-
menta terre (3) ; seque convertens ad ipsos, inquit: vos autem, sicut
20 homines,moriemini et sicut unus de principibus cadetis (4), videsne,
princeps optime, quid dii, hoc est reges, quos in deorum nume-
rum ceca gentilitas referebat, si iusticiam dereliquerint, debeant
expectare ? movebuntur equidem fundamenta terre, hoc est eo- i quali altrimenti
si sfasciano e pre-
rum, qui reguntur, hominum voluntates, in quibus terrenorum re- cipitano.
25 gnorum fundamenta nituntur. ipse namque Deus in ultionem
neglecte iusticie excitat contra reges et principes animos popu-
lorum; nec solum impetit illos humilium pena, quorum est mori,
non ruere, sed etiam illa terribili vertigine principum, qui quanto
super alios altius evecti sunt, tanto gravius, dum corruunt, op-
30 primuntur. custodi itaque, sicut pupillam oculi tui, preceptum
istud; sitque constans et perpetua voluntas tua, ut ius suum cunctis
3. Tut illo Macr . 7. Tfactum 9. T sibi iubere 11. T quod 18. M con-
iussus 20. T forsan 23. 7 quam 29. M quid 30. T scrive super e omette non
(1) MACROB. Sat. lib . I, cap. xi, (2) CIC. Tusc. 1, 18, 41 .
11-12 .
(3) VERG. Buc. VIII, 63 .
DI COLUCCIO SALUTATI . 39
mum videatur, quodve non ad vexationem subditorum, sed ad nerale; rivolti al bene ge-
reipublice necessitatem et utilitatem omnium videatur inventum.
observa populis veterum regum mores et consuetudines approbatas ;
si quid ultra indictum fuerit, benigne remitte. maximum ius regis
5 est; sed cum in subditos illi cuncta possint, modica tamen licent;
et si forte liceant, saltem non decent et, quod maxime princi-
pibus ponderandum est, saltem non expediunt. rex cum subditis diti poichè e re esud-
formano un sol
unum corpus sunt; ille caput, illi membra cetera representant : corpo.
nemo sic capitis curam gerit, quod pedes negligat, nec sic subiecta
10 capiti membra custodit, quod illius curam omittat. de subditis
ergo, tanquam de te ipso, curam habe : tanta benignitate utaris
in cunctis, quod predecessorum tuorum tempora non exoptent,
quod te diutius incolumem velint, quod tuorum beneficiorum me-
mores tuis posteris obsequantur. audi patienter omnes ; auditis
15 in clementie humanitate responde. sit tibi ante oculos illius Gli sia in ciò di
sprone l'esempio
optimi principis Titi Vespasiani dictum: non decet aliquem a facie di Tito,
principis tristem abire (1), recordareque quod idem imperator, Ve-
spasiano patre liberalior, cum cenans in memoriam revocaret se
nullis ea die gratiosum aliquid indulsisse, apud convivas astantes
20 conquestus sit, dicens : amici, hodie diem perdidi (2). quibus vo-
cibus quid laudabilius potuit ex ore principis prodiisse ? iure specchio de' prin-
cipi.
igitur dignus imperio una cum patre eodemque curru vectus, de
Ierosolymis et tota Iudea gloriosissime triumphavit et a senatu
populoque Romano Domitiano fratri prelatus est. fuge igitur
25 onera nova statuere ; cogita te, novum regem, de tuorum popu-
lorum viribus plenam noticiam non habere, nec omnino tantam,
quantam habuerunt predecessores tui. quod illi subtraxerint, noli
reponere; quod illi non indixerint, noli iubere ; sentiant novi regni
tui cum exoneratione dulcedinem. si viderint populi te in huius Alleggerisca le
gravezze;
30 auspicio dominatus aliquid de solita pensitatione dimittere, leta-
buntur, gaudebunt, teque miris laudum preconiis celebrabunt ; nec
iam hominem, sed quasi deum celo dimissum, venerabuntur et
1. T quod ut 4. T ulterius 6. T omette et dinanzi a quod 8. M re-
praehesentant 10. T capitis 29. T pop. tui 31. M laudium
(1) SUET. Div . Tit . VIII. (2) SUET. Div . Tit . VIII.
40 EPISTOLARIO
(1) AEL.SPART. Hadrian . VIII. (3) PROP . El. III, xv, 10.
(2) PROP. El. I, 1, 6.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 41
(1) Son qui trascritti quasi alla IuL. CAPITOL. M. Ant. Phil. XVII
lettera e fusi insieme due brani di e XXI .
:
populusque Romanus, gentilitatis more, memorie sue divinos con-
secraverunt honores ipsumque communi consensu, quod nec
che vivo ancora prius nec postea factum accepimus, ante conditum funus deum
ottenne per i suoi
meriti l'immorta- propitium vocaverunt. tanta quidem opinio sue deificationis cun-
lità.
(1) Cf. B. ALBERTI MAGNI De mineralibus, lib. IV, cap. VII, in Opera,
Lugduni, MDCLI, II, 264 sgg .
1
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 45
finem imposuit, Appium Claudium, qui, usurpato contra fas im- quinio,
vina Paride,Appio
Tar.
perio, Virginie cecatus amore, in expugnationem pudicicie per Claudio,
calumniam est abusus, omittam ; recordare, precor, Sichem, prin- Sichem,
5 cipem Sichimorum, qui, compressa in libidine sua Dyna, filia
Iacob, sibi, urbi et populo suo mortis, vastationis et servitutis
causa fuit. recordare Neronis, qui impatientis ire furiis agitatus Nerone,
in crudelitate sua fratrem, uxores, matrem et senatum extinxit,
Urbem incendit et ipsum Romanum imperium ferme delevit.
10 Sardanapalus, deliciis effeminatus, ultimus Assyriorum rex, mu- Sardanapalo
liebri mollicie a suis contemptus, victus demum et fortius moriens
quam vixerat, ab Assyriis regnum transvexit in Medos. Antio- Antioco.
chus etiam, Assyriorum rex, dum in Eubea insula, positis aureis
sericisque tentoriis, tibiis et fidibus delectatus, floribus et rosis
15 medio hiemis tempore ad delicias et luxum effusis, cum Roma-
nisque mundi victoribus gesturus bellum, instrumenta libidinis,
virgines et pueros diligenter eligeret, impetu per Acilium Gla-
brionem facto, metu, qui facile mentes luxurie deditorum invadit,
insulam dereliquit, nec apud Thermopylas, ubi quondam Xerxi
20 regi parva manu restiterat Leonidas, quin terra marique fugeret,
potuit contineri ( 1). ut manifeste detur intelligi aurum illud in
sceptrum pilamque conflatum reges et principes admonere, tali
temperamento debere reges versari cum subditis talemque secum
humanarum passionum moderamen atque mensuram in cunctis
25 suis actibus adhibere, quod sicut aurum sue complexionis bene-
ficio diuturnum est, ita se et regnum cunctis temporibus conservet
illesum. non enim decet reges de suis solum temporibus cogi-
tare, sed premeditari debent qualiter subditos qualeque regnum
suis heredibus derelinquant; ut illos bene et illud bonum suarum
30 virtutum meritis post fata dimittant, huius rei beneficio per fa-
Come l'oro è lu-
mam eternaliter duraturi. quid autem sidereus ille color in luce cente,
cosi dovrà il mo- refulgens de regia dignitate figurat, nisi quod decet reges in luce,
narca apparir ful-
gido d'ogni virtù ; hoc est in oculis intuentium, omni virtutum lumine resplen-
e come il metallo dere ? quid etiam sibi vult quod aurum, quanto magis percutitur,
più è battuto, ri-
splendeedescepu-
rificato dal fuoco,
tanto magis in nitorem conspicui luminis deferatur, nisi regum
e dura sempre, esse in adversitatibus sic obtundi, quod clariores emergere com- 5
probentur ? quid autem admonet illa auri miranda duratio et
cosi giova al prin- quod sepius liquefactum purius relinquatur, nisi quod reges de-
cipe uscir dalle
mondane brutture beant tali tantaque virtutum integritate pollere, quod in eterne
immacolato e a-
dorno di pregi im- vivacitatis longevitatem evadant et quod quanto magis inter cor-
mortali.
VII .
[Cod. Laur.-Ashburnh. 942, c. IA; cod. Gadd. Laur. Pl. LXXXIX inf., 23 ,
C. IB ; G. C. GALLETTI, Ph. Villani liber de civit. Florentiae famosis civi-
5 bus, Florentiae, 1847 (da Gadd. Laur.), p. 2.]
Responsio * **
ELECTATUS sum, frater optime, libello tuo, et quedam fide Firenze, 1381-82 ?
D solita vel correxi, forte tamen corrupi, sed saltem michi lani
Rimanda al Vil-
la sua opera,
che lesse ed emen-
correxisse visus sum. placent omnia: placet inventio, placet dò,
e di cui consiglia
10 stilus ; et ipsum edendum arbitror, patrie tibique et tot illustri- ladivulgazione.
6. Così A, dove le parole seguenti vennero erase ; GLe G Responsio suprascripte;
cioè alla lettera del Villani, che in essi precede quella del S., al contrario di quanto av-
venga in A, dove il foglio che la contiene è stato aggiunto al ms. mediante una bra-
chetta membranacea. 8. GL corrumpi A saltim 9. Il secondo placet non si legge
in A a cagione d'un tarlo. 10. GL arbitrio et ibitque, che G corresse in arbitror et
tibi quidem ; poi illustris emendato da G in illustrissimis
Gli raccomanda bus civibus futurum glorie. rogo tamen quod orthographiam
però di porre mag-
giorcura nell'orto-
grafia, troppo ne- non negligas, nam cum opus sit elegantissimum, deforme foret
gletta ed errata ;
vitiis illis puerilibus inquinari, precipue cum sepe mutata sillabi-
tatio et elementorum iunctura sensum omnem intellectumque
pervertat (1). 5
su alcuni punti poi
desidera secolui in-
Ceterum de Turrisiano, Brunetto et Paulo tecum velim, si
trattenersi a voce. * tractas (3)
placebit, aliquando conferre (2). ubi vero * * *
* * *
* * *
1. GL ortographia 2. La finale di opus sit e alcune lettere della parola che segue
non si leggono più in A. GLeG omettono foret 3. In A illis non si legge.
4. Le finali di sillabitatio son indecifrabili in A. 6. GLG Bruneto 7. G con-
feramus Quanto segue venne diligentemente eraso in A, talchè manca anche in GL. A
me, oltrechè il tractas , pare di aver rilevato dopo ubi vero le parole de me 10. GL
lesse non per vero e lo segue G. 11. Seguiva in A la segnatura erasa ; dalle propor-
zioni di essa mi sembra potersi arguire che al tuus , a fatica discernibile, non dovetter
precedere più di due parole ; probabilmente Colucius Pieri
VIII .
giolo (2), nec possem exprimere quanto litteras conficiendas man- Razzuolo,
4. Così L ; M GR Abbati sancti Salvii. 6. L¹ cancella in parte magnifici L¹ Razolo
CHELLI, Le vite d'uom. illustri fior. dell'ordine dal 1370 al 1387, conser-
scritte da F. V., Firenze, 1826, pref. vatoci dal cod. Conv. soppr. G, 6,
p. VIIsgg ; GHERARDI, Statuti della univ. 1502 della Nazionale di Firenze. Essi
e stud. fiorentino, pp. 289, 376, 382 &c. ci apprendono che Bartolo, abbate
(1) Secondochè narra, sulla fede di Ripoli nel 1370, aspirava all'abba-
del LAMI (S. Ecclesiae Florentinae mo- zia di Vallombrosa, resasi vacante ;
numenta, Florentiae, MDCCLVIII, II, 1226 e che, data questa da Urbano Va
sgg.), A. ZUCCAGNI-ORLANDINI (Notizie Simone, cercò vendicarsi, tramando
stor. dell'antico monast. di S. Salvi su- ai danni del rivale fortunato continui
burb. a Firenze, Firenze, 1835), l'assedio intrighi, sui quali le lettere di costui
del 1312 avrebbe arrecato si gravidanni (cod. cit. cc. 34A-50A) recano mi-
a questo celebre convento, che i Val- nuti particolari. Costretto nel 1384
lombrosani, i quali vi dimoravano, se a piegare il capo davanti al suo av-
ne allontanarono per passare in altri versario, Bartolo moriva due anni
monasteri della loro religione. In dopo, e gli succedeva nella dignità
causa di questo abbandono la serie abbaziale (cod. cit. c. 62 A, Io otto-
degli abbati di S. Salvi sarebbe rima- bre 1386) un Matteo. Anche intorno
sta interrotta dal 1317 al 1390, perchè, all' istituzione della commenda lo Zuc-
essendosi delle entrate del monastero cagni-Orlandini accumula errori su
formata una commenda, gli ecclesia- errori; poichè dell'integrità dei beni
stici che ne venivano investiti, si appro- di S. Salvi, minacciata nel 1402 dal-
priavano eziandio la dignità abbaziale. l'investitura che Bonifazio IX aveva
Ma codeste asserzioni non rispondono due anni innanzi data al cardinale di
certamente al vero, poichè l'epistola Bari della chiesa urbana di S. Iacopo
presente ci attesta che del 1382 vi era tra le fosse, aggregata fin dal sec . XII a
un abbate di S. Salvi ; e che questi S. Salvi (cf. SOLDANI, Hist. mon. S. Mi-
poi appartenesse all'ordine vallombro- chaelis de Passiniano, Lucae, MDCCXLI,
sano risulta oltrechè dall'epistola della I, lib. v1, p. 269), si fe' col maggior
Signoria sotto citata, da moltissimi zelo tutrice la repubblica. Cf. Arch .
documenti inseriti nel registro delle di Stato in Firenze, Miss. reg. 25, с. 8л.
Missive di Simone, ministro generale (2) La badia di S. Paolo di Raz-
Coluccio Salutati, II , 4
50 EPISTOLARIO
--
daverunt affectu (1). unum, quod illorum littere tacent, privatim
di cui egli è per ediseram. fertur, de quo pro honore auctoritatis tue plurimum
pubblica voce sti-
mato il nemico .
doleo, te huius sue persecutionis auctorem ; quod si est, ut illi
qui de te obloqui volunt, attestantur, magna iudicio meo repre-
hensione dignus es. licet enim carnalibus motibus tu, et ceteri 5
etiam viri sanctissimi, dum in hoc fetido corpore degitur, agi-
teris, licet indignationum alterius culpa tibi materia prebeatur,
Siffatti senti, non decet tamen virum bonum, non christianum, non religiosum,
menti son indegni
d' un cristiano , contra caritatem et contra illud naturale vinculum societatis hu-
d'un religioso ;
mane et, quod plus est, contra fidei christiane precepta, proximum
etiam provocantem offendere vel iniuriam pro iniuria compensare.
recordare illud divine vocis oraculum: diligite inimicos vestros :
si enim diligitis bona facientes vobis, quod meritum vobis erit ?
5 nam ethnici et publicani hoc faciunt (1), christiane quidem per- airender
quali bene
è debito
per
fectionis est tantam in se caritatem habere, quod non solum ad male.
amicos, sed usque ad ipsos perveniat inimicos, ut securi possimus
dicere in oratione dominica: et dimitte nobis debita nostra, sicut
et nos dimittimus debitoribus nostris. si enim, ut pater divus Au-
10 gustinus testatur (2), non erit qui reddat bona pro malis, non
erit et qui retribuat bona pro bonis. sed quanvis hec infamia
contra te surrexerit et eorum qui te timent aut tuis virtutibus
invident oblocutionibus adiuvetur, non potest hoc, quod nedum
tibi viro religioso atque pacifico non convenit, sed infame foret
15 laicis et secularibus reprehensibile, michi quomodolibet persuaderi.
fac igitur quod obsequendo dominis te hac infamia purges, et daVoglia cotal
dunque
taccia
licet ille forsitan non mereatur, utpote qui forte tibi non servi- purgarsi
verit, sed iuxta opinionem tuam in aliquo displicuerit, tu tamen
pro non beneficio beneficium reddas et per effectum operis ma-
non danneg-
20 ledicorum ora confundas. fulcienda quidem est omnibus admini- giando Matteo,
culis fama, quam negligere crudelitatis est, ut testatur Augusti- tegrità
provvedere
dellaall'in-
pro
nus (3). delicatissima quidem res est fama et que quanto nitidior pria fama.
est et quanto celebrior, tanto facilius inquinetur. te sanum et
letum vivere desidero. vale felix. Florentie,quarto nonas martias.
VIIII .
Firenze,
25 ottobre 1382 ?
RATER optime. recessisti properus et ego, plurimis occupatus,
Impedito di ve-
derlo prima che
Fpro te mittere non fui memor, sicut lepidus iuvenis Leonardus
partisse, gli scrive noster nocturnus irrumpens in meum studium persuasit (2). nunc
igitur litteris faciam quod tunc presenti debebam alloquio. de-
crevisti et verbis tuis ligatus es, ut legendis auctoribus in scolis 10
grammatice potius famulere quampresis. postquam ad hanc humi-
litatem pellectus es, tue fame consultum puto, si te alteri non osten-
perdistoglierlo dal deris emulari. hoc facies si in eiusdem libri lecturam cum magi-
stro Dominico non concurres . iandiu elegit ipse Tragedias (1); legger in scuolale
Tragediedi Seneca,
inimice facies si eundem librum legendum assumes. elige igitur giàscelte da mae-
stro Domenico.
5 deant, si vicissim sibi non detrahant, facilius coalescit. scis quot ta;
capita tot esse sententias et omnes libidine potius quam ratione
ferre iudicium agiliusque infamiam imponi quam famam. gaudet
enim detractionibus vulgus et audita refert, imo circunfert et cir-
cunferendo, si mala fuerint, adauget. denique, crede michi, et
10 honestius et utilius erit si ex composito auctores legetis. infami egli
agli poi farà cosa
scolari più
quidem certamine nunquam plena victoria contigit. quod si tibi utile.
pro fama pugnandum erat, non ex infimo docendi gradu, sed ex
aliqua altioris culminis specula congredi decuisset. qui enim op-
primere voluerunt magistrum Dominicum, te sibi adversarium
15 statuentes, fecerunt eum prudentum iudicio clariorem, quem ab
alio quam a te non putaverunt posse devinci. crede consiliis
meis et quid facturus ex hoc sis, fixe clareque responde. vale
felix. Florentie, septimo kalendas octobris.
Χ.
Lombardo Patavino.
Firenze,
I frater, mi frater, mi frater, libet enim hisdem affari te verbis, 27 novembre 1382.
Mquibus affatur fons eloquentie Tullius Quintumfratrem ; Egli si propo-
neva da tempo di
25 iterum itaque mi frater, me miserum! quid audivi? quale nun- bardo
manifestar
il adolore
Lom-
cium, dum de te diligentius sciscitor, vellit aures? pendebam, provato per la
1. L' omette Dominico 3. L¹ alterum 5. R¹ trahant 6. M² G2 R¹ tot sent.
esse
7. R¹ infamam 8. M detractationibus 10. L¹ omette erit M² G² R¹ leg.
auct. M² L R infame 11. L¹ contingit 13. L R docuisset 16. L¹ putaverant
devici 22. Così tutti i mss. 23. M² non ripete che due volte mi frater 26. L¹
aggiunge de in interlinea.
(1) Intendi di Seneca. (2) CIC. Ep. ad Quint. fratr. lib. I, ep. 3.
54 EPISTOLARIO
(1) Di questo truce caso niun ri- stato amicissimo. Son ben noti i rap-
cordo hanno serbato le cronache ve- porti che passarono fra Pazzino Do-
ronesi. Da quanto soggiunge il S. si nati ed i principi Carraresi ; al Donati
ricava che l'assassinio del Broaspini ed all'Allegri dovette Francesco No-
dovett'essere consumato all'incirca vello l'aiuto, di cui, dopo la sua cac-
nell' '81 . ciata da Padova, gli furon larghi i
(2) VERG. Aen. IV, 371 . Fiorentini, dapprima assai poco pro-
(3) Due personaggi notevolissimi pensi a favorirlo. Cf. GATARI, Cron.
di questo nome fiorivano allora in in Rer. It. Scr. XVII, 740 sgg.
Firenze : Pazzino Strozzi e Pazzino (4) STAT. Theb. VI, 118 ; Ном. Iliad.
Donati; ma qui non mi par dubbio XXIV, 602-604.
che si tratti del secondo, figliuolo di (5) SOPH. presso LUTAT. Ad Stat.
messer Apardo e fratello del celebre Theb . VI, 125 ; OVID. Metam. VI,
Manno, di cui pure Lombardo era 182-83, 191-92, 310 sgg.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 55
mollicies, nam qui Guasparis nostri cede paulo ante fueram ad-
monitus nichil apud mortales firmum, in gemine tuorum fatalitatis Si aggiunse cosi
dolore al dolore,
annuncio, meimet immemor, tanta cum inconstantia sim com-
motus. et si licet aliquem ex se de rebus propriis capere conie-
5 cturam, gloriosius dictum arbitror quam verius longam fortuito-
rum meditationem sinistros eventus facere leviores (1) , nescio de
aliis; de me autem ipso fatebor casus repentinos et subitos, licet poichè sempre for-
temente ci atilig-
anche se
tamen ante previsos, me semper non mediocriter commovisse. aspettate,
gono, le sven-
ture.
nec credam aliquem tanti unquam animi fuisse, qui etiam ex pro-
To posito vel in acie vel cum aliquo singulariter congressurus, in
conserende pugne principio non horrescat. hoc unum facile con- afflizioni
E sebbene tali
sianmeno
senserim, institutos animos philosophie preceptis, licet movean- acerbe pei filosofi,
tur, citius tamen ad rationem reditum habere quam illos, qui vel
que ante oculos sita sunt aspicientes, illis velut duraturis inherent
vel nichil prorsus cogitant de futuris; semperque placuit michi anco per loro è
15 difficile andarne
immuni: e'lo pro-
divi Antonini Pis dictum, qui cum M. Antoninus, filius eius, quem va il detto di An-
tonino Pio.
admodum philosophie studiosum fuisse legimus, educatorem suum
mortuum immoderatius fleret, dixisse fertur, monentibus illum
aulicis ne pietatem ostentaret : permittite illi, ut homo sit : neque
20 enim philosophia vel imperium tollit affectus. hec ille (2).
Hunc tantumprincipem,humanioris philosophie preceptis usum,
secutus, frater optime, et in Guaspare nostro et in tuis fratre
nepoteque, nobis relicta mortalitatis sarcina, tam acerbe sublatis,
et dolui et adhuc mecum ipse tot asperos, ne dicam infelices, Duolsegli adun-
que la sciagura
25 amicorum casus doleo. illam remotam a sensibus nostris forti- dell'amico,
tudinem seu constantiam, sive, ut verius loquar, inhumanitatem
et duriciam semper exhorrui. nam si in nobis multum non pos-
sent illi primi motus et precipue qui sunt virtuti proximi, non
esset tam arduis virtutibus locus, quarum maximus splendor est
30 contra difficilia niti. cave tamen, frater optime, quia, sicut hu-
mani ingenii et benignioris spiritus laus in talibus commoveri, sic
1. L¹ Guaspari 4. L¹ aliquam rebus traditis 8. M² G2 omettono tamen
12-13. L¹ licet tutius mov, tamen 15. L¹ michi plac. 17. M² G² stud. phylos. 22.L
omette in dinanzi a tuis 27. M² G2 atque 29. M² G2 arduus 31. L2 ing. est et
benignitatis spir.
(1)Cf. CIC. Tusc. Disp. III, 14, 28-31. (2) IUL. CAPITOL. Anton. Pius , cap. x.
56 EPISTOLARIO
proprio cordoglio bere. quid enim muliebrius quam lacrimis exundare et de pro-
pinquorum interitu pietatem fletibus ostentare ? quid rationi re-
pugnantius quam mortalem flere mortalia ; quid inconstantius 5
quam aliquid tenacius profiteri quod mox sit iniuria temporis
subreptura ? quod si, ut plurimi philosophorum voluerunt, sa-
pientes sunt qui, se ipsis contenti, nullis extra contingentibus af-
ficiuntur, nonne insipientia est obicere, cum aliquem voluerimus
consolari? non igitur, frater optime, cum te putem in illum sta- 10
tum mentis evectum, unde omnes adversantis fortune casus et
blandientis oblectamenta infra te videas (1), insistendum superva-
cuis arbitror. satis tecum sit amicabiliter doluisse idque prebuisse
ed a
consolarsi humanitati. consolemur, frater optime, tergamus lacrimas sitque
colla speranza di
riveder
duti. i cari per- dulcis premissorum memoria, quorum presentia iocunda fuit; 15
tantoque magis discedamus a sensibus cupiamusque dissolvi et
esse cum Christo (2) ; aut, si hoc nimis est, tanto minus hanc
moriendi necessitatem atque viciniam timeamus quanto cariora
premiserimus, ut ad illos optimos viros, quos vidimus, et cum
quibus honestissimis in rebus delectati sumus, aliquando vel per 20
mortem, quantumcunque sit terribilis, veniamus.
Spiacegli altresi Unum non dolere non possum, quod in hac immutatione for-
che a Lombardo
manchi ormai la
quiete necessaria tune maximam violentiam studiis tuis arbitror accidisse. qui enim
agli studi ;
hactenus, vivere contentus, cuncta fratris arbitrio dimittebas, nunc
eris de re familiari sollicitus: quod quantum studiis officiat, Cicero 25
ma in ciò la sag- noster ad Herennium testis est (3). tue autem prudentie fuerit
gezza gli sarà con-
sigliera.
dispensare tempora, furari momenta et quantum familie expedit
temporis dare ; quantum autem poteris studiis usurpare. vale felix
et mei memor (4). Florentie, quinto kalendas decembris.
1-2. L¹ licium lacr. non refr. 3. M G2 abundare lacr. L¹ omette de 12. M¹ va-
cuus 24. M² G2 cont. viv .
22. L¹ omette non dinanzi a possum L M imitatione
25. In M la prima lettera di officiat è dubbia ; G² dà afficiat 27. L¹ temp. disp.
mom. furari 27-28. M² G2 exped. fam. dare tempor.
(1) Cf. SEN. Trag. Thyest. 365-66. (4) È questa l'ultima epistola di-
(2) PAUL. Ad Philipp. I, 23 . retta a Lombardo che ora si rinvenga
(3) [CIC.] Ad Herenn. lib. I, 4, 1. nel carteggio del S.
DI COLUCCIO SALUTAΤΙ . 57
ΧΙ .
(1) I provvedimenti relativi agli lone Chiavi (cf. Delizie cit . XVI, 232),
sbanditi presi dalla Balia, nelle cui mani dovette approfittare certamente del-
stava allora il potere, fra il 21 gen- l'amnistia per restituirsi a Firenze. A
naio ed il 17 febbraio 1382, in forza questo momento della sua vita si ri-
de' quali tutti coloro ch'avevano avuto ferisce l'epistola presente, che risponde
bando da Firenze in que' quarantatre ad altra da lui diretta al S. a sfogo
mesi corsi dal 18 giugno 1378 infino delle proprie pene amorose; poichè,
al 15 gennaio 1382, erano col 1º marzo quantunque nè i versi dell'Albizzi, che
rimessi in patria (Arch. di Stato in formano l'App. V, nè quelli del S. ci
Firenze, Balie, reg. 20, cc. 6A, 8A, 45 B, offrano lume veruno per determinare
62 B, 68 A, 104 A, e STEFANI, op. cit. il tempo in cui furono composti, pure
lib. XI, rubr. 904, in Delizie cit. XVI, ci è dato di farlo per altra via. Vi ha
77), schiusero le porte della città sua infatti nell'Archivio di Stato in Firenze
anche ad Alberto degli Albizzi, seb- un volume delle consulte segnato col
bene fra gli esuli rifugiatisi in Pa- n. 23 e scritto, come gli altri tutti, di
dova ei fosse stato de' più ardenti a proprio pugno dal S., il quale sul verso
cospirare, ed avesse seguito sino a dell'ultima carta presenta, fra altre
Roma insieme al vecchio Lapo da prove di penna, sei versi che corrispon-
Castiglionchio. « il quale amava lui donoper l'appunto ai vv. 68-70, 81-84
<<più che l'anima sua », Carlo di Du- dell'epistola qui pubblicata. Epoichèil
razzo, nel cui aiuto avean posto spe- volume delle consulte è del 1382-1383,
ranze che andarono fallite. Cf. Epi- riesce ovvio concludere che a questi
stela ossia rag. di m. Lapo da Cast. anni risalga l'epistola, di cui il S. an-
p. 160. Alberto dunque, che nel re- dava forse componendo o correggendo
gistro degli squittinati per la nuova i versi, mentre dinanzi al Consiglio
distribuzione di uffici fatta il 25 gen- oratori inesperti o senz'autorità te-
naio, appar fra coloro che stavano diavano colle sciocche dicerie i si-
nel quartiere di S. Giovanni, gonfa- gnori ed il loro cancelliere.
Coluccio Salutati, II. 4
46 EPISTOLARIO
cosi dovrà il mo- refulgens de regia dignitate figurat, nisi quod decet reges in luce,
narca apparir ful-
gido d'ogni virtù ; hoc est in oculis intuentium, omni virtutum lumine resplen-
e come il metallo dere ? quid etiam sibi vult quod aurum, quanto magis percutitur,
più è battuto, ri-
splende ed escepu- tanto magis in nitorem conspicui luminis deferatur, nisi regum
rificato dal fuoco,
e dura sempre, esse in adversitatibus sic obtundi, quod clariores emergere com- 5
probentur ? quid autem admonet illa auri miranda duratio et
cosi giova al prin- quod sepius liquefactum purius relinquatur, nisi quod reges de-
cipe uscir dalle
mondane brutture beant tali tantaque virtutum integritate pollere, quod in eterne
immacolato e a-
dorno di pregi im- vivacitatis longevitatem evadant et quod quanto magis inter cor-
mortali.
(1) In T tien dietro il seguente << simo principi regique felicissimo regi
explicit : « Suprascripta epistola sin- << Karolo Neapolitano, Sicilie, Hierusa-
« gularissima et satis notanda delegata « lem &c. effecta die 13 novembris
<<<et destinata extitit per famosissimum <<< 1469 » . Segue una nota del Verani,
<<<laureatumque poetam dominicum * il quale avverte esser l'epistola, man-
« Colucium de Salutatis de cante della fine, inedita, e la data del
<<<<Florentia illustrissimo et gloriosis- 1469 quella in cui fu trascritta nel ms .
* Sic, leggi dominum
DI COLUCCIO SALUTAΤΙ . 47
VII .
[Cod. Laur.-Ashburnh. 942, C. IA; cod. Gadd. Laur. Pl. LXXXIX inf., 23,
C. IB ; G. C. GALLETTI, Ph. Villani liber de civit. Florentiae famosis civi-
5 bus, Florentiae, 1847 (da Gadd. Laur.), p. 2.]
Responsio * * *
ELECTATUS sum, frater optime, libello tuo, et quedam fide Firenze, 1381-82 ?
D solita vel correxi, Rimanda al Vil-
forte tamen corrupi, sed saltem michi che lesse ed opera,
lani la sua
emen-
correxisse visus sum. placent omnia: placet inventio, placet do,
di consiglia
10 stilus; et ipsum edendum arbitror, patrie tibique et tot illustri- ladivulgazione.
6. Così A, dove le parole seguenti vennero erase; GLeG Responsio suprascripte;
cioè alla lettera del Villani, che in essi precede quella del S. , al contrario di quanto av-
venga in A, dove il foglio che la contiene è stato aggiunto al ms, mediante una bra-
chetta membranacea. 8. GL corrumpi A saltim 9. Il secondo placet non si legge
in A a cagione d'un tarlo. 10. GL arbitrio et ibitque, che G corresse in arbitror et
tibi quidem; poi illustris emendato da G in illustrissimis
Gli raccomanda bus civibus futurum glorie. rogo tamen quod orthographiam
però di porre mag-
gior cura nell'orto-
non negligas, nam cum opus sit elegantissimum, deforme foret
grafia, troppo ne-
gletta ed errata ;
vitiis illis puerilibus inquinari, precipue cum sepe mutata sillabi-
tatio et elementorum iunctura sensum omnem intellectumque
pervertat (1). 5
su alcuni punti poi
desidera secolui in-
Ceterum de Turrisiano, Brunetto et Paulo tecum velim, si
trattenersi a voce. *
* tractas (3 )
placebit, aliquando conferre (2). ubi vero * *
* * *
* *
1. GL ortographia 2. La finale di opus sit e alcune lettere della parola che segue
non si leggono più in A. GLeG omettono foret 3. In A illis non si legge.
4. Le finali di sillabitatio son indecifrabili in A. 6. GLG Bruneto 7. G con-
feramus Quanto segue venne diligentemente eraso in A, talchè manca anche in GL. A
me, oltrechè il tractas , pare di aver rilevato dopo ubi vero le parole de me 10. GL
lesse non per vero e lo segue G. 11. Seguiva in A la segnatura erasa ; dalle propor-
zioni di essa mi sembra potersi arguire che al tuus , a fatica discernibile, non dovetter
precedere più di due parole; probabilmente Colucius Pieri
VIII .
CHELLI, Le vite d'uom. illustri fior. dell'ordine dal 1370 al 1387, conser-
scritte da F. V., Firenze, 1826, pref. vatoci dal cod. Conv. soppr. G, 6,
p. VIIsgg ; GHERARDI, Statuti della univ. 1502 della Nazionale di Firenze. Essi
e stud. fiorentino, pp. 289, 376, 382 &c. ci apprendono che Bartolo, abbate
(1) Secondochè narra, sulla fede di Ripoli nel 1370, aspirava all'abba-
del LAMI (S. Ecclesiae Florentinae mo- zia di Vallombrosa, resasi vacante ;
numenta, Florentiae, MDCCLVIII, II, 1226 e che, data questa da Urbano Va
sgg.),A. ZUCCAGNI-ORLANDINI (Notizie Simone, cercò vendicarsi, tramando
stor. dell'antico monast. di S. Salvi su- ai danni del rivale fortunato continui
burb. a Firenze, Firenze, 1835), l'assedio intrighi, sui quali le lettere di costui
del1312 avrebbe arrecato sì gravidanni (cod. cit. cc. 34A-50A) recano mi-
a questo celebre convento, che i Val- nuti particolari. Costretto nel 1384
lombrosani, i quali vi dimoravano, se a piegare il capo davanti al suo av-
ne allontanarono per passare in altri versario, Bartolo moriva due anni
monasteri della loro religione. In dopo, e gli succedeva nella dignità
causa di questo abbandono la serie abbaziale (cod. cit. c. 62 A, 10 otto-
degli abbati di S. Salvi sarebbe rima- bre 1386) un Matteo. Anche intorno
sta interrotta dal 1317 al 1390, perchè, all'istituzione della commenda lo Zuc-
essendosi delle entrate del monastero cagni-Orlandini accumula errori su
formata una commenda, gli ecclesia- errori; poichè dell'integrità dei beni
stici che ne venivano investiti, si appro- di S. Salvi, minacciata nel 1402 dal-
priavano eziandio la dignità abbaziale. l'investitura che Bonifazio IX aveva
Ma codeste asserzioni non rispondono due anni innanzi data al cardinale di
certamente al vero, poichè l'epistola Bari della chiesa urbana di S. Iacopo
presente ci attesta che del 1382 vi era tra le fosse, aggregata fin dal sec . x11 a
un abbate di S. Salvi; e che questi S. Salvi (cf. SOLDANI, Hist. mon. S.Mi-
poi appartenesse all'ordine vallombro- chaelis de Passiniano, Lucae, MDCCXLI,
sano risulta oltrechè dall'epistola della I, lib. vI, p. 269), si fe' col maggior
Signoria sotto citata, da moltissimi zelo tutrice la repubblica. Cf. Arch.
documenti inseriti nel registro delle di Stato in Firenze, Miss. reg. 25, c. 8 A.
Missive di Simone, ministro generale (2) La badia di S. Paolo di Raz-
mane et, quod plus est, contra fidei christiane precepta, proximum
etiam provocantem offendere vel iniuriam pro iniuria compensare.
recordare illud divine vocis oraculum: diligite inimicos vestros :
si enim diligitis bona facientes vobis, quod meritum vobis erit ?
5 nam ethnici et publicani hoc faciunt (1), christiane quidem per- ai quali è debito
render bene per
fectionis est tantam in se caritatem habere, quod non solum ad male.
amicos, sed usque ad ipsos perveniat inimicos, ut securi possimus
dicere in oratione dominica: et dimitte nobis debita nostra, sicut
et nos dimittimus debitoribus nostris. si enim, ut pater divus Au-
10 gustinus testatur (2), non erit qui reddat bona pro malis, non
erit et qui retribuat bona pro bonis. sed quanvis hec infamia
contra te surrexerit et eorum qui te timent aut tuis virtutibus
invident oblocutionibus adiuvetur, non potest hoc, quod nedum
tibi viro religioso atque pacifico non convenit, sed infame foret
15 laicis et secularibus reprehensibile, michi quomodolibet persuaderi.
fac igitur quod obsequendo dominis te hac infamia purges, et daVoglia dunque
cotal taccia
licet ille forsitan non mereatur, utpote qui forte tibi non servi- purgarsi
verit, sed iuxta opinionem tuam in aliquo displicuerit, tu tamen
pro non beneficio beneficium reddas et per effectum operis ma-
non danneg-
20 ledicorum ora confundas. fulcienda quidem est omnibus admini- giando Matteo,
culis fama, quam negligere crudelitatis est, ut testatur Augusti provvedere
tegrità dellaall'in-
pro-
nus (3). delicatissima quidem res est fama et que quanto nitidior pria fama.
est et quanto celebrior, tanto facilius inquinetur. te sanum et
letum vivere desidero. vale felix. Florentie,quarto nonas martias.
VIIII .
Firenze,
25 ottobre 1382 ?
RATER optime. recessisti properus et ego, plurimis occupatus,
Impedito di ve-
derlo prima che
Fpro te mittere non fui memor, sicut lepidus iuvenis Leonardus
partisse, gli scrive noster nocturnus irrumpens in meum studium persuasit (2). nunc
igitur litteris faciam quod tunc presenti debebam alloquio. de-
crevisti et verbis tuis ligatus es, ut legendis auctoribus in scolis 10
grammatice potius famulere quam presis. postquam ad hanc humi-
litatem pellectus es, tue fame consultum puto, si te alteri non osten-
perdistoglierlo dal deris emulari. hoc facies si in eiusdem libri lecturam cum magi-
stro Dominico non concurres . iandiu elegit ipse Tragedias (1); legger inscuola le
Tragediedi Seneca ,
inimice facies si eundem librum legendum assumes. elige igitur giàscelte damae-
stro Domenico.
5 deant, si vicissim sibi non detrahant, facilius coalescit. scis quot ta;
capita tot esse sententias et omnes libidine potius quam ratione
ferre iudicium agiliusque infamiam imponi quam famam. gaudet
enim detractionibus vulgus et audita refert, imo circunfert et cir-
cunferendo, si mala fuerint, adauget. denique, crede michi, et
10 honestius et utilius erit si ex composito auctores legetis. infami agli
egli poiscolari
farà cosa
più
quidem certamine nunquam plena victoria contigit. quod si tibi utile.
pro fama pugnandum erat, non ex infimo docendi gradu, sed ex
aliqua altioris culminis specula congredi decuisset. qui enim op-
primere voluerunt magistrum Dominicum, te sibi adversarium
15 statuentes, fecerunt eum prudentum iudicio clariorem, quem ab
alio quam a te non putaverunt posse devinci. crede consiliis
meis et quid facturus ex hoc sis, fixe clareque responde. vale
felix. Florentie, septimo kalendas octobris.
Χ.
Lombardo Patavino.
Firenze,
1 frater, mi frater, mi frater, libet enim hisdem affari te verbis, 27 novembre 1382.
Mquibus affatur fons eloquentieTullius Quintumfratrem(2 Egli si propo-
neva da tempo di
25 iterum itaque mi frater, me miserum ! quid audivi? quale nun- bardo
manifestar a Lom-
il dolore
(1) Intendi di Seneca. (2) Cic. Ep. ad Quint. fratr. lib. I, ep. 3 .
52 EPISTOLARIO
VIIII .
Firenze,
25 ottobre 1382 ?
RATER optime. recessisti properus et ego, plurimis occupatus,
Impedito di ve- F pro te mittere non fui memor, sicut lepidus iuvenis Leonardus
derlo prima che
partisse,gli scrive noster nocturnus irrumpens in meum studium persuasit (2). nunc
igitur litteris faciam quod tunc presenti debebam alloquio. de-
crevisti et verbis tuis ligatus es, ut legendis auctoribus in scolis Io
grammatice potius famulere quam presis. postquam ad hanc humi-
litatem pellectus es, tue fame consultum puto, si te alteri non osten-
per distoglierlodal deris emulari. hoc facies si in eiusdem libri lecturam cum magi-
stro Dominico non concurres . iandiu elegit ipse Tragedias (1); legger in scuola le
TragediediSeneca,
inimice facies si eundem librum legendum assumes. elige igitur già stroscelte damae-
Domenico.
5 deant, si vicissim sibi non detrahant, facilius coalescit. scis quot ta;
capita tot esse sententias et omnes libidine potius quam ratione
ferre iudicium agiliusque infamiam imponi quam famam. gaudet
enim detractionibus vulgus et audita refert, imo circunfert et cir-
cunferendo, si mala fuerint, adauget. denique, crede michi, et
10 honestius et utilius erit si ex composito auctores legetis. infami egli
agli poi farà cosa
scolari più
quidem certamine nunquam plena victoria contigit. quod si tibi utile.
pro fama pugnandum erat, non ex infimo docendi gradu, sed ex
aliqua altioris culminis specula congredi decuisset. qui enim op-
primere voluerunt magistrum Dominicum, te sibi adversarium
15 statuentes, fecerunt eum prudentum iudicio clariorem, quem ab
alio quam a te non putaverunt posse devinci. crede consiliis
meis et quid facturus ex hoc sis, fixe clareque responde. vale
felix. Florentie, septimo kalendas octobris.
Χ.
Lombardo Patavino.
VIIII .
Firenze,
25 ottobre 1382 ?
'RATER optime. recessisti properus et ego, plurimis occupatus,
Impedito di ve-
derlo prima che
F pro te mittere non fui memor, sicut lepidus iuvenis Leonardus
partisse, gli scrive noster nocturnus irrumpens in meum studium persuasit (2). nunc
igitur litteris faciam quod tunc presenti debebam alloquio. de-
crevisti et verbis tuis ligatus es, ut legendis auctoribus in scolis Io
grammatice potius famulere quampresis. postquam ad hanc humi-
litatem pellectus es, tue fame consultum puto, si te alteri non osten-
per distoglierlo dal deris emulari. hoc facies si in eiusdem libri lecturam cum magi-
stro Dominico non concurres. iandiu elegit ipse Tragedias (1); legger inscuola le
Tragediedi Seneca,
inimice facies si eundem librum legendum assumes. elige igitur già
stroscelte da mae-
Domenico.
Χ.
Lombardo Patavino.
Firenze,
mi frater, mi frater, libet enim hisdem affari te verbis, 27 novembre 1382.
Mquibus affatur fons eloquentieTullius Quintumfratrem(2); Egli si propo.
neva da tempo di
25 iterum itaque mi frater, me miserum! quid audivi? quale nun- bardo
manifestar
il adolore
Lom-
cium, dum de te diligentius sciscitor, vellit aures? pendebam, provato per la
1. L¹ omette Dominico 3. L¹ alterum 5. R¹ trahant 6. M² G2 R¹ tot sent.
esse 7. R¹ infamam 8. M² detractationibus 10. L¹ omette erit M² G² R¹ leg.
auct. M L R infame 11. L¹ contingit 13. L¹ R¹ docuisset 16. L¹ putaverant -
devici 22. Così tutti i mss. 23. M¹ non ripete che due volte mi frater 26. L
aggiunge de in interlinea.
(1) Intendi di Seneca. (2) CIC. Ep. ad Quint. fratr. lib. I, ep. 3.
54 EPISTOLARIO
morteviolenta del frater optime, cupidus tecum conqueri de tumultuaria atque cruenta
Broaspini,
cede communis fratris nostri Guasparis Veronensis, quem sevus
gladius et, quod summe deflendum est, consanguinea manus
extinxit (1) ; maxima quidem nostre etatis iniuria, que talem tan-
tumque virum, quietissimis humanitatis studiis deditum, mitem, 5
innocuum, benignum, tali genere mortis amisit; pendebam equidem
anxius, pennam tenens, mecumque dicebam: que quibus ante-
feram ? (2) unde principium designaturus litteris tam horribilem
casum accipiam ? dumque sic, licet plurimo intercedente temporis
intervallo, et cum iam videretur doloris acerbitas scribendi veniam 10
concessura, adhuc tamen in tam diri casus memoria lacrimabundus
hec tacitus meditarer, supervenit vir michi alias iocundissimus,
quando apprese da tunc vero michi plus quam dicere valeam incommodus, Pazinus
Pazzino che Lom-
bardo stesso avea
perduto e fratello noster (3), de te michi flebiliter nuncians te fratris primum et
e nipote.
deinde nepotis funeribus luctuosum. obrigui, frater optime, to- 15
taque mente cohorrui; quo minus admiror poetas inter fabulas
adnotasse Niobem bisseno, sicut vult Statius et Homerus (4), bis-
septeno vero, ceu Sophocles et Naso retulerunt (s), filiorum fu-
nere circunseptam, in saxum lacrimifluum duruisse: tuncque ma-
nifeste cognovi quanta sit nostrarum mentium temeritas atque 20
(1) Di questo truce caso niun ri- stato amicissimo. Son ben noti i rap-
cordo hanno serbato le cronache ve- porti che passarono fra Pazzino Do-
ronesi. Da quanto soggiunge il S. si nati ed i principi Carraresi ; al Donati
ricava che l'assassinio del Broaspini ed all'Allegri dovette Francesco No-
dovett'essere consumato all'incirca vello l'aiuto, di cui, dopo la sua cac-
nell' '81 . ciata da Padova, gli furon larghi i
(2) VERG. Aen. IV, 371 . Fiorentini , dapprima assai poco pro-
(3) Due personaggi notevolissimi pensi a favorirlo. Cf. GATARI, Cron.
di questo nome fiorivano allora in in Rer. It. Scr. XVII, 740 sgg.
Firenze: Pazzino Strozzi e Pazzino (4) STAT. Theb . VI, 118 ; Ном. Iliad.
Donati; ma qui non mi par dubbio XXIV, 602-604 .
che si tratti del secondo, figliuolo di (5) SOPH. presso LUTAT. Ad Stat.
messer Apardo e fratello del celebre Theb. VI, 125 ; OVID. Metam. VI,
Manno, di cui pure Lombardo era 182-83 , 191-92, 310 sgg.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 55
mollicies, nam qui Guasparis nostri cede paulo ante fueram ad-
monitus nichil apud mortales firmum, in gemine tuorum fatalitatis Si aggiunse cosi
dolore al dolore,
annuncio, meimet immemor, tanta cum inconstantia sim com-
motus. et si licet aliquem ex se de rebus propriis capere conie-
5cturam, gloriosius dictum arbitror quam verius longam fortuito-
rum meditationem sinistros eventus facere leviores (1), nescio de
aliis; de me autem ipso fatebor casus repentinos et subitos, licet temente
poiché sempre for-
ci atilig-
sc
gono, anche
tamen ante previsos, me semper non mediocriter commovisse. aspettate, le sven-
ture.
nec credam aliquem tanti unquam animi fuisse, qui etiam ex pro-
to posito vel in acie vel cum aliquo singulariter congressurus, in
conserende pugne principio non horrescat. hoc unum facile con- afflizioni
E sebbene tali
sianmeno
senserim, institutos animos philosophie preceptis, licet movean- acerbe pei filosofi,
tur, citius tamen ad rationem reditum habere quam illos, qui vel
que ante oculos sita sunt aspicientes, illis velut duraturis inherent
vel nichil prorsus cogitant de futuris; semperque placuit michi anco per loro è
15 difficile andarne
immuni: e'lo pro-
divi Antonini Pis dictum, qui cum M. Antoninus, filius eius, quem va il detto di An-
tonino Pio.
admodum philosophie studiosum fuisse legimus, educatorem suum
mortuum immoderatius fleret, dixisse fertur, monentibus illum
aulicis ne pietatem ostentaret: permittite illi, ut homo sit: neque
20 enim philosophia vel imperium tollit affectus. hec ille (2).
Hunc tantum principem, humanioris philosophie preceptis usum,
secutus, frater optime, et in Guaspare nostro et in tuis fratre
nepoteque, nobis relicta mortalitatis sarcina, tam acerbe sublatis,
et dolui et adhuc mecum ipse tot asperos, ne dicam infelices, Duolsegli adun-
la sciagura
25 amicorum casus doleo. illam remotam a sensibus nostris forti- dell'amico,
tudinem seu constantiam, sive, ut verius loquar, inhumanitatem
et duriciam semper exhorrui. nam si in nobis multum non pos-
sent illi primi motus et precipue qui sunt virtuti proximi, non
esset tam arduis virtutibus locus, quarum maximus splendor est
30 contra difficilia niti. cave tamen, frater optime, quia, sicut hu-
mani ingenii et benignioris spiritus laus in talibus commoveri, sic
1. L¹ Guaspari 4. L¹ aliquam - rebus traditis 8. M² G2 omettono tamen
12-13 . L¹ licet tutius mov, tamen 15. L¹ michi plac. 17. M² G2 stud. phylos. 22.L
omette in dinanzi a tuis 27. M² G2 atque 29. M² G² arduus 31. La ing. est et
benignitatis spir.
(1) Cf. CIC. Tusc.Disp. III, 14, 28-31. (2) IUL. CAPITOL. Anton. Pius, cap.x.
56 EPISTOLARIO
colla speranza di
riveder i cari per- dulcis premissorum memoria, quorum presentia iocunda fuit ; 15
duti.
(1) Cf. SEN. Trag. Thyest. 365-66 . (4) È questa l'ultima epistola di-
(2) PAUL. Ad Philipp. I, 23 . retta a Lombardo che ora si rinvenga
(3) [CIC.] Ad Herenn. lib. I, 4, 1. nel carteggio del S.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 57
ΧΙ .
(1) I provvedimenti relativi agli lone Chiavi (cf. Delizie cit. XVI, 232),
sbanditi presi dalla Balia, nelle cui mani dovette approfittare certamente del-
stava allora il potere, fra il 21 gen- l'amnistia per restituirsi a Firenze. A
naio ed il 17 febbraio 1382, in forza questo momento della sua vita si ri-
de' quali tutti coloro ch'avevano avuto ferisce l'epistola presente, che risponde
bando da Firenze in que' quarantatre ad altra da lui diretta al S. a sfogo
mesi corsi dal 18 giugno 1378 infino delle proprie pene amorose; poichè,
al 15 gennaio 1382, erano col 1º marzo quantunque nè i versi dell'Albizzi, che
rimessi in patria (Arch. di Stato in formano l'App. V, nè quelli del S. ci
Firenze, Balie, reg. 20, cc. 6A, 8A, 45 B, offrano lume veruno per determinare
62B, 68 A, 104 A, e STEFANI, op. cit. il tempo in cui furono composti, pure
lib. XI, rubr. 904, in Delizie cit. XVI, ci è dato di farlo per altra via. Vi ha
77), schiusero le porte della città sua infatti nell'Archivio di Stato in Firenze
anche ad Alberto degli Albizzi, seb- un volume delle consulte segnato col
bene fra gli esuli rifugiatisi in Pa- n. 23 e scritto, come gli altri tutti, di
dova ei fosse stato de' più ardenti a proprio pugno dal S., il quale sul verso
cospirare, ed avesse seguito sino a dell'ultima carta presenta, fra altre
Roma insieme al vecchio Lapo da prove di penna, sei versi che corrispon-
Castiglionchio, « il quale amava lui donoper l'appunto ai vv. 68-70, 81-84
« più che l'anima sua », Carlo di Du- dell'epistola qui pubblicata. Epoichèil
razzo, nel cui aiuto avean posto spe- volume delle consulte è del 1382-1383 ,
ranze che andarono fallite. Cf. Epi- riesce ovvio concludere che a questi
stola ossia rag. di m. Lapo da Cast. anni risalga l'epistola, di cui il S. an-
p. 160. Alberto dunque, che nel re- dava forse componendo o correggendo
gistro degli squittinati per la nuova i versi, mentre dinanzi al Consiglio
distribuzione di uffici fatta il 25 gen- oratori inesperti o senz'autorità te-
naio, appar fra coloro che stavano diavano colle sciocche dicerie i si-
nel quartiere di S. Giovanni, gonfa- gnori ed il loro cancelliere.
Coluccio Salutati, II.
48 EPISTOLARIO
Gli raccomanda bus civibus futurum glorie. rogo tamen quod orthographiam
però di porre mag-
giorcura nell'orto-
non negligas, nam cum opus sit elegantissimum, deforme foret
grafia, troppo ne-
gletta ed errata ;
vitiis illis puerilibus inquinari, precipue cum sepe mutata sillabi-
tatio et elementorum iunctura sensum omnem intellectumque
pervertat (1 ). 5
su alcuni punti poi
desidera secolui in-
Ceterum de Turrisiano, Brunetto et Paulo tecum velim, si
trattenersi a voce . * tractas (3 )
placebit, aliquando conferre (2). ubi vero * *
* * *
* * *
1. GL ortographia 2. La finale di opus sit e alcune lettere della parola che segue
non si leggono più in A. GLeG omettono foret 3. In A illis non si legge.
4. Le finali di sillabitatio son indecifrabili in A. 6. GL G Bruneto 7. G con-
feramus Quanto segue venne diligentemente eraso in A, talchè manca anche in GL. A
me, oltrechè il tractas , pare di aver rilevato dopo ubi vero le parole de me 10. GL
lesse non per vero e lo segue G. 11. Seguiva in A la segnatura erasa ; dalle propor-
zioni di essa mi sembra potersi arguire che al tuus , a fatica discernibile, non dovetter
precedere più di due parole ; probabilmente Colucius Pieri
VIII .
giolo (2), nec possem exprimere quanto litteras conficiendas man- Razzuolo,
4. Così L ; M GR Abbati sancti Salvii. 6. L¹ cancella in parte magnifici L¹ Razolo
CHELLI, Le vite d'uom. illustri fior. dell'ordine dal 1370 al 1387, conser-
scritte da F. V., Firenze, 1826, pref. vatoci dal cod. Conv. soppr. G, 6,
p. VIIsgg ; GHERARDI, Statuti della univ. 1502 della Nazionale di Firenze. Essi
e stud. fiorentino, pp. 289, 376, 382 &c. ci apprendono che Bartolo, abbate
(1) Secondochè narra, sulla fede di Ripoli nel 1370, aspirava all'abba-
del LAMI (S. Ecclesiae Florentinae mo- zia di Vallombrosa, resasi vacante ;
numenta, Florentiae, MDCCLVIII, II, 1226 e che, data questa da Urbano Va
sgg.), A. ZUCCAGNI-ORLANDINI (Notizie Simone, cercò vendicarsi, tramando
stor. dell'antico monast. di S. Salvi su- ai danni del rivale fortunato continui
burb. a Firenze, Firenze, 1835), l'assedio intrighi, sui quali le lettere di costui
del 1312 avrebbe arrecato sì gravidanni (cod. cit. cc. 34A-50 A) recano mi-
a questo celebre convento, che i Val- nuti particolari. Costretto nel 1384
lombrosani, i quali vi dimoravano, se a piegare il capo davanti al suo av-
ne allontanarono per passare in altri versario, Bartolo moriva due anni
monasteri della loro religione. In dopo, e gli succedeva nella dignità
causa di questo abbandono la serie abbaziale (cod. cit. c. 62 A, Io otto-
degli abbati di S. Salvi sarebbe rima- bre 1386) un Matteo. Anche intorno
sta interrotta dal 1317 al 1390, perchè, all'istituzione della commenda lo Zuc-
essendosi delle entrate del monastero cagni -Orlandini accumula errori su
formata una commenda, gli ecclesia- errori ; poichè dell'integrità dei beni
stici che ne venivano investiti, si appro- di S. Salvi, minacciata nel 1402 dal-
priavano eziandio la dignità abbaziale. l'investitura che Bonifazio IX aveva
Ma codeste asserzioni non rispondono due anni innanzi data al cardinale di
certamente al vero, poichè l'epistola Bari della chiesa urbana di S. Iacopo
presente ci attesta che del 1382 vi era tra le fosse, aggregata fin dal sec. XII a
un abbate di S. Salvi; e che questi S. Salvi (cf. SOLDANI, Hist. mon. S. Mi-
poi appartenesse all'ordine vallombro- chaelis de Passiniano, Lucae, MDCCXLI,
sano risulta oltrechè dall'epistola della I, lib. vI, p. 269), si fe' col maggior
Signoria sotto citata, da moltissimi zelo tutrice la repubblica. Cf. Arch.
documenti inseriti nel registro delle di Stato in Firenze, Miss. reg. 25, c. 8 л.
Missive di Simone, ministro generale (2) La badia di S. Paolo di Raz-
Coluccio Salutati, II. 4
50 EPISTOLARIO
mane et, quod plus est, contra fidei christiane precepta, proximum
etiam provocantem offendere vel iniuriam pro iniuria compensare.
recordare illud divine vocis oraculum: diligite inimicos vestros :
si enim diligitis bona facientes vobis, quod meritum vobis erit ?
5 nam ethnici et publicani hoc faciunt (1), christiane quidem per- airender
quali bene
è debito
per
fectionis est tantam in se caritatem habere, quod non solum ad male.
amicos, sed usque ad ipsos perveniat inimicos, ut securi possimus
dicere in oratione dominica: et dimitte nobis debita nostra, sicut
et nos dimittimus debitoribus nostris. si enim, ut pater divus Au-
10 gustinus testatur (2), non erit qui reddat bona pro malis, non
erit et qui retribuat bona pro bonis. sed quanvis hec infamia
contra te surrexerit et eorum qui te timent aut tuis virtutibus
invident oblocutionibus adiuvetur, non potest hoc, quod nedum
tibi viro religioso atque pacifico non convenit, sed infame foret
15 laicis et secularibus reprehensibile, michi quomodolibet persuaderi.
fac igitur quod obsequendo dominis te hac infamia purges, et daVoglia dunque
cotal taccia
licet ille forsitan non mereatur, utpote qui forte tibi non servi- purgarsi
verit, sed iuxta opinionem tuam in aliquo displicuerit, tu tamen
pro non beneficio beneficium reddas et per effectum operis ma-
non danneg-
20 ledicorum ora confundas. fulcienda quidem est omnibus admini- giando Matteo,
culis fama, quam negligere crudelitatis est, ut testatur Augusti- provvedere
tegrità dellaall'in-
pro-
nus (3). delicatissima quidem res est fama et que quanto nitidior pria fama.
est et quanto celebrior, tanto facilius inquinetur. te sanum et
letum vivere desidero. vale felix. Florentie,quarto nonas martias .
VIIII .
Firenze,
25 ottobre 1382 ?
'RATER optime. recessisti properus et ego, plurimis occupatus,
Impedito di ve-
derlo prima che
Fpro te mittere non fui memor, sicut lepidus iuvenis Leonardus
partisse, gli scrive noster nocturnus irrumpens in meum studium persuasit (2). nunc
igitur litteris faciam quod tunc presenti debebam alloquio. de-
crevisti et verbis tuis ligatus es, ut legendis auctoribus in scolis 10
grammatice potius famulere quam presis. postquam ad hanc humi-
litatem pellectus es, tue fame consultum puto, si te alteri non osten-
perdistoglierlo dal deris emulari. hoc facies si in eiusdem libri lecturam cum magi-
stro Dominico non concurres . iandiu elegit ipse Tragedias (1); legger in scuolale
Tragediedi Seneca,
inimice facies si eundem librum legendum assumes. elige igitur stro
giàscelte damae-
Domenico.
Χ.
Lombardo Patavino.
Mquibus affatur fons eloquentie Tullius Quintum fratrem (2); 27novembre 1382 .
Egli si propo-
neva da tempo di
25 iterum itaque mi frater, me miserum ! quid audivi? quale nun- bardo
manifestar a Lom-
il dolore
la
cium, dum de te diligentius sciscitor, vellit aures ? pendebam, provato per
1. L¹ omette Dominico 3. L¹ alterum 5. R¹ trahant 6. MG R¹ tot sent.
esse
7. R¹ in famam 8. M² detractationibus 10. L¹ omette erit M² G² R¹ leg.
auct. M L R infame 11. L¹ contingit 13. L¹ R¹ docuisset 16. L¹ putaverant -
devici 22. Così tutti i mss . 23. M¹ non ripete che due volte mi frater 26. L¹
aggiunge de in interlinea.
(1) Intendi di Seneca. (2) Cic. Ep. ad Quint. fratr. lib. I, ep. 3.
54 EPISTOLARIO
(1) Di questo truce caso niun ri- stato amicissimo. Son ben noti i rap-
cordo hanno serbato le cronache ve- porti che passarono fra Pazzino Do-
ronesi. Da quanto soggiunge il S. si nati ed i principi Carraresi ; al Donati
ricava che l'assassinio del Broaspini ed all'Allegri dovette Francesco No-
dovett'essere consumato all'incirca vello l'aiuto, di cui, dopo la sua cac-
nell' '81 . ciata da Padova, gli furon larghi i
(2) VERG. Aen. IV, 371 . Fiorentini, dapprima assai poco pro-
(3) Due personaggi notevolissimi pensi a favorirlo. Cf. GATARI, Cron.
di questo nome fiorivano allora in in Rer. It. Scr. XVII, 740 sgg .
Firenze : Pazzino Strozzi e Pazzino (4) STAT. Theb. VI, 118 ; Ном. Iliad.
Donati; ma qui non mi par dubbio XXIV, 602-604.
che si tratti del secondo, figliuolo di (5) SOPH. presso LUTAT. Ad Stat.
messer Apardo e fratello del celebre Theb . VI, 125 ; OVID. Metam. VI,
Manno, di cui pure Lombardo era 182-83 , 191-92, 310 sgg.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 55
mollicies, nam qui Guasparis nostri cede paulo ante fueram ad-
monitus nichil apud mortales firmum, in gemine tuorum fatalitatis Si aggiunse cosi
dolore al dolore,
annuncio, meimet immemor, tanta cum inconstantia sim com-
motus. et si licet aliquem ex se de rebus propriis capere conie-
5 cturam, gloriosius dictum arbitror quam verius longam fortuito-
rum meditationem sinistros eventus facere leviores (1). nescio de
aliis; de me autem ipso fatebor casus repentinos et subitos, licet poichè
tementesempre for-
ci atflig-
gono, anche
tamen ante previsos, me semper non mediocriter commovisse. aspettate, se
le sven-
ture.
nec credam aliquem tanti unquam animi fuisse, qui etiam ex pro-
10 posito vel in acie vel cum aliquo singulariter congressurus, in
conserende pugne principio non horrescat. hoc unum facile con- E sebbene tali
afflizioni sian meno
senserim, institutos animos philosophie preceptis, licet movean- acerbe pei filosofi,
tur, citius tamen ad rationem reditum habere quam illos, qui vel
que ante oculos sita sunt aspicientes, illis velut duraturis inherent
vel nichil prorsus cogitant de futuris; semperque placuit michi anco per loro è
IS difficile andarne
immuni: e'lo pro-
divi Antonini Pii dictum, qui cum M. Antoninus, filius eius, quem va il detto di An-
tonino Pio.
admodum philosophie studiosum fuisse legimus, educatorem suum
mortuum immoderatius fleret, dixisse fertur, monentibus illum
aulicis ne pietatem ostentaret : permittite illi, ut homo sit: neque
20 enim philosophia vel imperium tollit affectus. hec ille (2).
Hunc tantum principem, humanioris philosophie preceptis usum,
secutus, frater optime, et in Guaspare nostro et in tuis fratre
nepoteque, nobis relicta mortalitatis sarcina, tam acerbe sublatis,
et dolui et adhuc mecum ipse tot asperos, ne dicam infelices, Duolsegli adun-
que la sciagura
25 amicorum casus doleo. illam remotam a sensibus nostris forti- dell'amico,
tudinem seu constantiam, sive, ut verius loquar, inhumanitatem
et duriciam semper exhorrui. nam si in nobis multum non pos-
sent illi primi motus et precipue qui sunt virtuti proximi, non
esset tam arduis virtutibus locus, quarum maximus splendor est
30 contra difficilia niti. cave tamen, frater optime, quia, sicut hu-
mani ingenii et benignioris spiritus laus in talibus commoveri, sic
1. L¹ Guaspari 4. L¹ aliquam rebus traditis 8. M² G2 omettono tamen
12-13. L¹ licet tutius mov, tamen 15. L¹ michi plac. 17. M² G2 stud. phylos . 22.L
omette in dinanzi a tuis 27. M G2 atque 29. M² G2 arduus 31. L2 ing. est et
benignitatis spir.
(1) Cf. CIC. Tusc. Disp. III, 14, 28-31. (2) IUL. CAPITOL. Anton. Pius, cap.x.
56 EPISTOLARIO
proprio cordoglio bere. quid enim muliebrius quam lacrimis exundare et de pro-
pinquorum interitu pietatem fletibus ostentare ? quid rationi re-
pugnantius quam mortalem flere mortalia ; quid inconstantius 5
quam aliquid tenacius profiteri quod mox sit iniuria temporis
subreptura ? quod si, ut plurimi philosophorum voluerunt, sa-
pientes sunt qui, se ipsis contenti, nullis extra contingentibus af-
ficiuntur, nonne insipientia est obicere, cum aliquem voluerimus
consolari? non igitur, frater optime, cum te putem in illum sta- 10
tum mentis evectum, unde omnes adversantis fortune casus et
blandientis oblectamenta infra te videas (1), insistendum superva-
cuis arbitror. satis tecum sit amicabiliter doluisse idque prebuisse
ed a
consolarsi humanitati. consolemur, frater optime, tergamus lacrimas sitque
colla speranza di
riveder
duti,
i cari per- dulcis premissorum memoria, quorum presentia iocunda fuit; IS
tantoque magis discedamus a sensibus cupiamusque dissolvi et
esse cum Christo (2) ; aut, si hoc nimis est, tanto minus hanc
moriendi necessitatem atque viciniam timeamus quanto cariora
premiserimus, ut ad illos optimos viros, quos vidimus, et cum
quibus honestissimis in rebus delectati sumus, aliquando vel per 20
mortem, quantumcunque sit terribilis, veniamus.
Spiacegli altresi Unum non dolere non possum, quod in hac immutatione for-
che a Lombardo
:
manchi ormai la tune maximam violentiam studiis tuis arbitror accidisse. qui enim
quiete necessaria
agli studi ;
hactenus, vivere contentus, cuncta fratris arbitrio dimittebas, nunc
eris de re familiari sollicitus: quod quantum studiis officiat, Cicero 25
ma in ciò la sag- noster ad Herennium testis est (3). tue autem prudentie fuerit
gezza gli sarà con-
sigliera.
dispensare tempora, furari momenta et quantum familie expedit
temporis dare ; quantum autem poteris studiis usurpare. vale felix
et mei memor (4). Florentie, quinto kalendas decembris.
1-2 . L¹ licium lacr. non refr. 3. M¹ G2 abundare lacr. L¹ omette de 12. M¹ va-
cuus 22. L¹ omette non dinanzi a possum L M¹ imitatione 24. M² G2 cont. viv. 1
(1) Cf. SEN. Trag. Thyest. 365-66. (4) È questa l'ultima epistola di-
(2) PAUL. Ad Philipp. I, 23 . retta a Lombardo che ora si rinvenga
(3) [CIC.] Ad Herenn. lib. I, 4, 1 . nel carteggio del S.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 57
ΧΙ .
(1) I provvedimenti relativi agli lone Chiavi (cf. Delizie cit. XVI, 232),
sbanditi presi dalla Balia, nelle cui mani dovette approfittare certamente del-
stava allora il potere, fra il 21 gen- l'amnistia per restituirsi a Firenze . A
naio ed il 17 febbraio 1382, in forza questo momento della sua vita si ri-
de' quali tutti coloro ch'avevano avuto ferisce l'epistola presente, che risponde
bando da Firenze in que' quarantatre ad altra da lui diretta al S. a sfogo
mesi corsi dal 18 giugno 1378 infino delle proprie pene amorose; poichè,
al 15 gennaio 1382, erano col 1º marzo quantunque nè i versi dell'Albizzi, che
rimessi in patria (Arch. di Stato in formano l'App. V, nè quelli del S. ci
Firenze, Balie, reg. 20, cc. 6A, 8A, 45 В, offrano lume veruno per determinare
62 B, 68 A, 104 A, e STEFANI, op. cit. il tempo in cui furono composti, pure
lib. XI, rubr. 904, in Delizie cit. XVI, ci è dato di farlo per altra via. Vi ha
77), schiusero le porte della città sua infatti nell'Archivio di Stato in Firenze
anche ad Alberto degli Albizzi, seb- un volume delle consulte segnato col
bene fra gli esuli rifugiatisi in Pa- n. 23 e scritto, come gli altri tutti, di
dova ei fosse stato de' più ardenti a proprio pugno dal S., il quale sul verso
cospirare, ed avesse seguito sino a dell'ultima carta presenta, fra altre
Roma insieme al vecchio Lapo da prove di penna, sei versi che corrispon-
Castiglionchio, « il quale amava lui dono per l'appunto ai vv. 68-70, 81-84
« più che l'anima sua », Carlo di Du- dell'epistola qui pubblicata. Epoichè il
razzo, nel cui aiuto avean posto spe- volume delle consulte è del 1382-1383 ,
ranze che andarono fallite. Cf. Epi- riesce ovvio concludere che a questi
stola ossia rag. di m. Lapo da Cast. anni risalga l'epistola, di cui il S. an-
p. 160. Alberto dunque, che nel re- dava forse componendo o correggendo
gistro degli squittinati per la nuova i versi, mentre dinanzi al Consiglio
distribuzione di uffici fatta il 25 gen- oratori inesperti o senz'autorità te-
naio, appar fra coloro che stavano diavano colle sciocche dicerie i si-
nel quartiere di S. Giovanni, gonfa- gnori ed il loro cancelliere.
Coluccio Salutati, II. 4
58 EPISTOLARIO
10 degli innamorati :
Aligeri vidisse Dei quam sepe vicissim
Alternent lacrimas risu, suspiria plausu,
Gaudia tristiciis, lites et iurgia pace,
Utque quod ante volunt, mox, verso pectore, nolint.
Visne videre quibus stolidos traducat amantes
15 Motibus una dies ? roseo incipiamus ab ortu. dall'alba hanprin-
cipio i loro trava-
gli.
Post varias curas lacrimosaque tempora noctis,
Fessa salutifero vix tandem membra sopori
Tradit amans, sensus tarda involvendo quiete.
Mox autem obscuro cum Phebo linea noctis,
20
In superos quam terra iacit, contermina luci
Desuper infuse pallentia deserit astra,
Et conum magne sub terras deprimit umbre,
Eripit e stratis male carum corpus amator Ripensano, sor-
gendo, le notturne
visioni e se ne
Ac secum exacti repetit ludibria somni. compiacciono;
25 O, felicis, ait, quam dulcia visa soporis !
Nonne pios miserans in me deflexit ocellos
Pallidaque aggemuit nostro commota dolori ?
O, utinam sic sepe piam, sic sepe benignam
Aspiciam vigilans! sed cur nimis opto? beatus
30 Sat michi semper ero tantummodo se michi talem
Vel semel exhibeat, qualem per somnia vidi.
Quod si longa diu meditatio corde voluta
Et vis, que rerum menti simulacra reportat,
25-27 . Questi tre versi leggonsi anche nelle Consulte , dove a v. 26 in luogo di
deflexit è scritto defixit 33. Cod. quam
60 EPISTOLARIO
3. Cod. una 5-8. Anche questi versi son nelle Consulte , nelle quali, a v. 5,
leggesi plenioraque 23. Cod. morbis
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 61
Vestito, l'aman-
te si rivolge al so- Hinc, ubi, consultis speculo famulisque suoque
lito a corteggiar
la dama sua nella Iudicio, censet factum satis esse decori,
via, nel tempio,
Vertitur ad solitos tota mox luce procatus,
Et dominam sequitur per templa et compita demens
Ac struit insidias domui rurique frequentes ; 5
2. Cod. indita
(1) Di un amore di Alberto « per la fosse una fanciulla non già fiorentina,
<<<nobilissima Elena figliuola di Nic- ma napoletana, da lui forse cono-
« colò di Giovanni Franceschi del sciuta negli anni dell'esilio.
« Vivaio », cittadin fiorentino, che del (2) Sulle vicende posteriori di Al-
1380 era capitano di Colle e dieci anni berto può consultarsi la genealogia
dopo rivediamo estratto de' priori della famiglia Albizzi inserita dal
(Arch. di Stato in Firenze, Miss. 19, PASSERINI in LITTA, Fam. celebri d'I-
c. 8, 31 maggio ; Delizie cit. XVI, talia, tav. VII; ma non senza cautele,
137 ; XVIII, 109), ci serban memoria poichè il faragginoso erudito fioren-
parecchi suoi sonetti indirizzati a co- tino vi mescola, al solito, a notizie
spicui personaggi del tempo e fra gli genuine affermazioni infondatissime.
altri al S. stesso, che rispose per le Basti dir che ad Alberto, ecclesiastico
rime a quello a lui inviato : cf. WES- e vissuto per cinque lustri presso la
SELOFSKY, Il Parad. degli Alberti, vol. I, corte pontificia, ei dà in moglie una
par. II, pp. 51, 211 ; FRATI, Indice Maddalena Franceschi (l'Elena dei so-
delle carte di P. Bilancioni, I, 17 sgg.; netti), e che, pur citando un cod. del-
FLAMINI, La lirica toscana del Rinascim., l'epistola di Alberto a Martino V, la
Pisa, 1891 , p. 387. Spetta questa poe- spaccia come inedita, mentr'era già
tica corrispondenza a tempo certo an- stampata da tredici anni nella Scelta
teriore al 1392; ma io non saprei però di curiosità letterarie, disp . XXXII ; е
decidere se l'amore da cui il S. cerca mostra di più non averla mai letta,
qui distoglier Alberto sia quello stesso poichè passa sotto silenzio quanto
che ne' suoi versi volgari aveva esal- l'Albizzi vi dice dei servigi da lui resi
tato. Ciò parmi anzi assai poco proba- in qualità di segretario « a quattro
bile, tanto più che da alcune espressioni <<sommi pontefici ». Risulta da essa
dall'Albizzi stesso adoperate (cf. Ep. che nel 1418 Alberto era sempre vivo;
vv. 20, 59) si può cavar argomento a ma di poco, a mio credere, si sarà
supporre che oggetto della sua fiamma ancor prolungata la sua esistenza.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 65
XII .
Firenze,
AGNIFICE domine mi. pro multis litteris a dominatione ve- 22 aprile 1383 .
MAGstra receptis super factis controversie plebis de Gropina (2), Gli dà buone
notizie sulla que-
hic satis longo tempore ventilate, sufficiat hanc unicam reddi- pina,
stione di Gro-
disse. cupiebam enim facto potius quam litteris respondere.
ser Antonio di
10 quid autem circa ipsum egerim referet ser Antonius de Cunio (3), Cunio recherà i
particolari.
qui fuit hic ista negocia cum omni diligentia laudabiliter prose-
cutus. et in hoc enim et in cunctis opto quod michi tanquam vigiOffrea iluisuoie ser.
ad
servo fidelissimo iubeatis. arduum enim nichil erit; michique Ugolino Griffoni.
multipliciter gratiosum aliquando posse rem gratam vestris sen-
15 sibus expedire. capitaneo Pistorii, fratri meo carissimo, super
4. Così L¹, dove però della parola Iohanni non è trascritta che la sillaba iniziale Io
M G2 Domino Nicolao Iohanni domino cortonensi 6. L¹ tua 7. G2 Grapina
9. potius] L¹ prius 10. L¹ omette ipsum e scrive refert 13. L¹ iubeas fid. L M
omettono poi nichil 14. L¹ tuis
(1) Nicola Giovanni Casali era suc- Arezzo, 1835 , p. 53 sg.; LITTA, op .
ceduto nell'agosto del 1375 nel domi- cit. II, Casali , tav. II.
nio di Cortona al padre Francesco, e (2) La pieve di Gropina è posta
per la sua giovinezza venne affidato nel Valdarno superiore ; la sua chiesa
alla tutela di Azzo Ubaldini. La pe- andava e va annoverata fra i più ve-
ste lo portò via del 1384, senza che tusti monumenti del culto cristiano,
egli avesse avuto modo di compiere conservati in Toscana; cf. REPETTI,
nulla d'importante; le antiche me- op. cit. II, 519 sg.; CAPPELLETTI, op.
morie cortonesi lo dipingono però cit. XVIII, 23. La mancanza dei vo-
come principe piacevole ed amante lumi delle Missive per gli anni 1382-83
della pace. Cf. ANGELIERI-ALTICOZZI, e parte dell'84 ci vieta di conoscere
I sette principi o signori della città di più precisamente qual fosse la con-
Cortona della fam. de' Casali &c., cap. IV troversia cui qui si allude.
(ms. Marucell. C. 380, 2, cc. 143 A- (3 ) Probabilmente il cancelliere del
155 B ; [ UCCELLI] Storia di Cortona, Casali.
Coluccio Salutati, II. 5
66 EPISTOLARIO
XIII .
Firenze,
26 aprile 1383 .
RATER optime et plurimum honorande. gaudeo quod aliquando
È lieto d'aver
potuto far
Fpotuitantiviri, quantus tues,amiciciambenignitate tuaque
grataatant'uomo, rere, minusque michi molestum est quod hic fuerit illa tua causa
1. L¹ tuis 2. M² G2 omettono hic L¹ habueris 3. L2 tui fid. - uter. 4. L
tuorum te 5. L te 6. L¹ vale , che M² G2 omettono . L¹ omette die e l' indi-
zione. 10. Così L ; M² G2 Ylario de Grifonibus 13. M² G2 omettono est
(1) Cf. la ep. sg. Casali, a capo dello Stato, come tu-
(2) Si noterà come alla seconda tore di Luigi Battista, figliuolo e suc-
persona plurale, di cui si vale il S., se-cessore dell'estinto. Ma Uguccione
condo M¹, sia sostituita in L¹ la singo- Urbano, vedendo propizia l'occasione
lare. Io ho preferito seguire il testo di di spogliare della signoria il nipote
M¹, che deve rispondere a quello della fanciullo, non volle perderla, e poi-
lettera originale, piuttosto che l'altro, chè il Griffoni formava il più grave
in cui parmi vedere una redazione ostacolo ai suoi disegni, fe' scoppiare
rifatta da Coluccio per ubbidire ai nel settembre 1384 un tumulto, in cui
criteri letterari e morali da lui più il disavventurato ministro perdette mi-
volte esposti sull'uso del « voi » . seramente la vita. Cf. ANGELIERI-AL-
(3) Ilario di Giovanni Griffoni, nato, TICOZZI, op. cit. c. 156 B sg.; UCCELLI,
non a Bologna, bensì a Reggio d'E- op. cit. p. 56 sg. Nè fu pago di
milia d'antica e nota famiglia, aveva questo Uguccione; ma sotto pretesto
acquistato in Cortona una grande im- che Ilario avea danneggiato di forti
portanza, che fu appunto cagione della somme lo Stato, sostenne in prigione
sua ruina. Giacchè, morto del 1384 Giovanna, la sua vedova, ed i fi-
Niccola Giovanni, rimase egli, in gliuoli. Codesta ingiusta condotta
forza del testamento di Francesco indignò i Fiorentini, i quali, memori
DI COLUCCIO SALUTATI . 67
fatigata, si hic effectus est quod pro te fuerim aliquid operatus (1).
nè vuole esserne
nolo tamen michi gratias referas. habere quidem tibi gratias agre
debeo, qui me requirere sis dignatus. si quid tibi gratum feci,
gaudeo; persuasum autem amicicie tue velim quod illud quod
5 defecit re vel tempore votis tuis, impotentie, non voluntatis culpa
Farà per il di
fuit. pro filio tuo, domino Hugolino, libenter scribam tui amore lui figlio quanto
gli sarà possibile.
ac etiam sui, quem ob patrui memoriam fraterne diligo. rogo
quod ser Antonius de Cortona tibi sit recommendatus (2). inveni Gli raccomanda
ser Antonio da
quidem eum te diligere, et, sicut inquit Cicero ad Brutum, nichil Cortona.
10 minus hominis videtur, quam non respondere in amore his a
quibus provocere (3). hacque eadem auctoritate me diligas : te
enim diligo. vale felix. Florentie, die vigesimo sexto aprilis,
sexta indictione.
dei servigi loro resi dal Griffoni, si tenne prigionieri i più teneri d'età ;
diedero a procurare fin dal 1384 la crudeltà inutile, che i Fiorentini gli
liberazione di que' miseri. Ma i loro rinfacciavano il 30 agosto 1385 (reg.
tentativi a nulla giovarono ; talchè il cit. c. 98 B), rinnovando le preghiere,
10 dicembre di quell'anno così rispon- perchè anche « reliquos illos pueros,
devano ai Bolognesi, che li avevano <<infantes, innocentes et, de quibus
essi pure di ciò sollecitati : << Non << compassio debet haberi, miseros et
<< oportet nos circa favores exhibendos <<<derelictos, placeat pro honore vestro
<<pro liberatione prolis et coniugis << atque contemplatione nostri com-
<<quondam Ylarii de Grifonibus inci- <<<munis cum benignitate respicere ».
<<<tare. iam enim tam vive vocis ora- Soltantol'anno appressoperò, equando
<< culo, quam per multiplicatas litteras ai Fiorentini si uni anche il Conte di
<<pro viribus fuimus quantum effica- Virtù, que' disgraziati poterono esser
<< citer fieri potuit operati, et intendi- tutti sottratti agli artigli del tirannu-
< mus nunquam desistere, donec vide- colo cortonese; cf. reg. cit. c. 149 B,
<<<<rimus illaminfelicemmiserandamque 10 gennaio 1386.
<<familiam libertati plenissime restitu- (1) Allude forse alla questione ac-
<<tam »; Arch. di Stato in Firenze, cennata nell'epistola precedente.
Miss. reg. 20, c. 44 A. Alle reiterate (2) Nell'epistola precedente è detto
istanze il Casali rispose finalmente <<<de Cunio ». È dunque qui o là in-
parecchi mesi dopo, liberando i fi- corso errore .
gliuoli maggiori del Griffoni, ma trat- (3) CIC. Ep. ad Brut. I, 1.
68 EPISTOLARIO
XIIII .
Firenze,
IR facundissime, frater optime. sepenumero mecum cogitavi
10maggio
28 giugno
1383 ? VIRquonam principio, quave scribendi occasione cum caritate
Spesso provò il
desiderio d'entrar tua possem inchoare sermones et meo, licet rudi, calamo tecum
in corrispondenza
con Donato, loqui ; eoque demum magis ad hoc impellebar, quia de tuorum 10
di cui Marco da
CastiglionAretino
gliesaltava ipregi ,
comitate morum, de studiorum summa scientieque tue profundi-
tate et gloria, relatione optimi iuvenis Marci de Castilione Aretino ,
qui nunc domesticus et commensalis meus est, certior factus
già così noti a
tutti; sum (2) ; ut, licet hactenus fama celebris te claro nomine circun-
5. Così L ; MR Rª Ri Magistro Donato de Casentino T Per eundem de morte
cuiusdam 9. Ri in eo vili 11. L M R2 Ri mor . com . T comuni charitate
M¹ summe L MR R2 Ri scientie 12. R¹ optimus M² Castilliono 13. M² T
comm. sotius
(1) Per la biografia, in parte ancora dine cronologico delle epistole comin-
mal nota, dell'Albanzani, veggasi il cia verso questo punto a turbarsi non
mio scritto Donato degli Albanzani alla lievemente. Ma siccome essa porta
corte estense (Arch. stor . it. ser. V, la data stessa dell'epistola a Benve-
to. VI, p. 3 sgg.), dove ho dimo- nuto, e questa, secondo vedremo, ap-
strato ch'egli, lasciata Venezia dopo partiene al 1383, così ho stimato op-
il 1371 , non si recò direttamente a portuno attribuirla a quest'anno, tanto
Ferrara, come è generale credenza, più che, così facendo, possiamo con-
ma tenne per alcun tempo stanza a Ra- siderare come dovuta alla pestilenza,
venna (cf. lib. IIII, ep. vI), donde non che allora infieriva, la morte del fi-
prima del '78 passò, in qualità di can- gliuolo di Donato, donde all'epistola
celliere, se prestiamo fede all' indirizzo si porge occasione.
che ha la presente in L¹, d'uno dei (2) Costui entrato, forse qual notaio
marchesi e, probabilmente, d'Alberto. coadiutore, nella cancelleria estense,
Niun dato intrinseco ci concede di da questa era passato poi nella fio-
fissare il tempoin cui quest'epistola fu rentina, come si deduce da quanto
scritta, e gli argomenti esterni non scrive nell'epistola seguente Coluccio
sono troppo sicuri, perchè in L¹ l'or- a Benvenuto . Ma a Firenze non si
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 69
letam atque iocundam materiam scribendi quidem avidus medi- sione favorevole ;
tabar expectabamque quod aliquid nobis occurreret, quo possemus
concepte caritatis ardorem exprimere, teque ad aliquid rescriben-
dum, ut participem tue facundie me faceres, invitare. sed, me
20 miserum, quam verissimum est Persianum illud:
O curas hominum, quantum est in rebus inane ! (2)
futiles namque sunt cogitationes nostre, vana consilia, spes ina- dicomequaggiù
se nellefosse
cose
da riporre fiducia.
nes et quicquid facimus, mortale genus (3), quicquidve cor-
2. Ri muneraret 5. Tdopo probitate aggiunge quanta sit vis virtutis , glossa en-
trata nel testo per error di copista . 6. L¹ in virtutis 7. L¹ in laudib . 9. L
R R2 T autem LR R2 Ri sum 10. T atque vestimentum 11. T omette cum
12. T nichilominus 13. Ri e tutti i mss . omettono quam non e scrivon nobis per illis
14. T te amo 15. T incepta
L¹ tibi scrib. cogitab. 15-16. T et tecum letam al.
ioc. mat. 17. T quoque R¹ omette quo e Ri suppli con ut 19. T ut fac. tue partic.
20. M R R2 T Ri illud Pers . 21. To quantum 23. T omette et
fermò a lungo e dietro consiglio del S. dolo con quel Marco <<<familiaris tuus » ,
egli abbandonò il posto che vi teneva di cui Leonardo Bruni, richiestone
per altro più ragguardevole che gli si premurosamente dal S., gli inviava
offfriva. Non mi par fuori del vero che notizie : cf. L. BRUNI, Ep. lib. I, ep. vI,
Marco stesso abbia portate a Ferrara le I, 10.
due epistole all'Albanzani ed al Ram- (1) CIC. Ep. ad Brut. I, 1 .
baldi. Del 1405 viveva a Roma, sep- (2) PERS. Sat. I, 1 .
pure io non m'inganno identifican- (3) SENEC. Trag. Oedip . 1004-5.
70 EPISTOLARIO
volte ( Problem. 28, 7 ; Eth. Eudem. III, 872, c. 8 A) che il S. ne ebbe con-
2 ; cf. Eth. Nicom. III, 10) ; ed è certo tezza, non già da ATENEO, Deipnosoph .
dalle sue opere (come ci apprende egli I, 5, ch'egli non conosceva ancora.
stesso nel De saec. et relig. cod. Riccard. (1 ) A. GELL. Noct. Att. I, VIII .
72 EPISTOLARIO
E dolori arre. quid autem de filiis loquar, qui si mali sunt, parentes continuo
cano i figliuoli,
merore conficiunt; si boni, dum vivunt diutina mortis medita-
tione discruciant; si moriuntur, eternis in lacrimis flebili cum la-
la cui perdita
cagioneditormen-
è mentatione demergunt. scio in omnium coniunctorum morte,
to ineffabile, et precipue filiorum, maxime cum boni sint, etiam sapientum 25
come Nestore in- animos commoveri. sic Nestor ille, qui sapientie titulum inter
segna.
Achivos habebat, quique paulo ante ceteros de filiorum cedibus
solabatur, mox in Antiloci cede resolutus in lacrimas caniciem
1. T servare e quibus per quam Ri poi, che non capi il senso del contesto, sostitui
deceret ad imperent 2. T quid 8. Ri omette et 9. R¹ fiduciam ; ma l'm fu
espunto. T regia 10. L¹ in test. 14. T omette et 16. R2 omette dum 17. R
capta espunto. 18. L¹ feriis 18-19. T gloriosissime fame decepit auspicium 19.M
R¹ potentissimus R R2 G. Cesare Ri Iulio T Cayo 20. T multis principibus
ipsisque imp. R2 imperantibus R¹ sedem 21. Ri sint 22. T conficiuntur e in
C
luogo di diut. mortis scrive divini moris Ri cogitatione 25. Ri sunt 27. R¹ sedibus
Ri sedibus 28. T Ant. sui
morte, sicut mestus audivi, non multis elapsis mensibus, visita- glio,
vit ? (4) scio te sapientem esse iamque tibimet te ipsum persua- che avrà chiamato
in proprio aiuto i
sisse mortem mortalium non esse deflendam. sed inquies: opti- na precetti dellabuo-
filosofia.
(1) Cf. Iuv. Sat. X, 253. priva di data, così ignoravasi sinora
(2) TERENT. Hecyra, III, v, 466. in qual anno fosse avvenuta la morte
(3) CIC. Tusc. III, 32, 77. d'Antonio, che noi possiamo adesso
(4) È costui quell'Antonio, che il fissare verso la fine del 1382. Da
Petrarca prediligeva, e di cui voleva un'Angela di Verona Antonio aveva
fare un altro se stesso ; cf. PETR. Sen. avuto un figlio, per nome Francesco,
XI, ep. 7 ; XIII, ep. 5; FRACASSETTI, che l'avo legittimo nel 1388 ed istitui
Lett. sen. volg. II, 159 e 286. Siccome erede delle proprie sostanze in uno alla
l'epistola con cui Donato annunziò la figlia Camilla, maritata ad Antonio da
sventura toccatagli a Tomeo da Mon- Fiesso, cittadino ferrarese, col testa-
tagna, antico suo alunno, è nel ms., mento pubblicato 1'8 marzo 1411 nella
onde la trasse l'HORTIS, Studi, p. 727, sagrestia di S. Francesco in Ferrara.
Coluccio Salutati, II. 5*
74 EPISTOLARIO
Inutile dunque expedit, opinor, illa retexere, que solemus ad consolationem do-
porgergli
suete consolazio- lentibus adhibere: puto quidem, dum ille infirmabatur, dum spi-
ni,
omnia que in mundo et ipsum mundum esse mortalia, noli desi- gione.
deria tua contra naturam rerum frustra dirigere, sed intra forti-
tudinis et virtutum arcem te colligens, quicquid ingruerit patien-
25 ter ac forti pectore tolerato, tanto tutior quanto minus remanserit
quod fortune prebere valeas feriendum. vale: meque, si placet,
inter tuos amicos annumera; ego quidem te, licet non con-
(1) Codesti esempi son tratti tutti 1, 2, 3. Cf. anche CIC. Tusc. III,
da VAL. MAX. V, 10, 1 , 2, 3 ; ext. 10, 14, 30; 24, 58 ; 28, 70 ; De am. II, 6 .
76 EPISTOLARIO
XV.
A BENVENUTO DA IMOLA.
(1) Il « communis dominus >> non libro ; Comm. I, 1-6, e cf. RoSSI-CASĖ,
può essere che Niccolò d' Este, al quale Di m. Benv. da Imola, p. 87 ; lib . IIII,
Benvenuto intitolò realmenteil proprio ep. XVII, 1, 313, nota 4.
78 EPISTOLARIO
e,senonaltro,tol.
ga all'orazione su
tentis et otio et litteris (1). quod si omnia forte contempseris,
Dante l'apparenza
di fratesco sermo- unum, precor, emenda ; et ubi auctoris vitam et laudem am-
ne.
plecteris, noli fratrum religiosorum morem sequi (2). an tibi de-
ficit adminiculum Ciceronis ? nonne potes exordiri, narrare,
dividere, confirmare, confutare et demum in magna venustate 5
È puerile ricer- concludere ? quid recurris ad illos, qui ad mensuram et, quod
car la consonanza
sillabica nellapro- apud Tullium nostrum puerile est (3), ex pari ferme numero sil-
sa.
7. L¹ fere C omette questa parola . 10. L¹ omette supra C satis habunde 14. C
deffendit 15. C Nasonis - Embebium 16. Cet in Crasso 17. M² G2 omettono
quidem Cometteet 20. L¹ buccolicam C buccolia 22. C Creme nencium (sic).
23. patet] C pater
(1) EUTROP. Hist. Rom. VII, 8 ; codest' interpretazione ne' margini del
OROS. Hist. adv. pag. lib. VI, cap. 18-19. suo Dante , poichè nel cod. Laur.
(2) Op. cit. p. 46. S. Croce Pl. XXVI sin. 1, C. 2 A si
(3) Coluccio segnò probabilmente legge: « Secondo messer colucc[i]o :
80 EPISTOLARIO
Lo esorta a ma-
nifestargli il suo
Hec habui circa tua, velociter per me transcursa, que dicerem,
parere sull' inter-
pretazione ch' ei
ut si hic noster levis sensus placeat, probes ; si vero minus, tuis
glipropone.
Marco gli darà
coneris litteris improbare (1). vale felix. statum meum Marcus
sue nuove .
noster, qui, maiora secutus, me volentem reliquit, ediseret (2).
Florentie, vigesima octava iunii, indictione sexta, anno ab incar- 5
natione Domini MCCCLXXXIII.
XVI .
Prudentibus viris ser Anthonio ser Chelli et ser Piero Pieri ci-
vibus florentinis.
Firenze,
7 agosto 1383 .
ESPONSUM petit generatio, non dicam perversa et adultera, sed
Risponde agli
amici desiderosi di
Rpusilanimis, formidolosaet, ut quod volo breviter attingam,
sue notizie
profuga et incerta. te nunc alloquor, meticulosissime Antoni, qui 15
11. Così LI ; B Colutius Salutatus Antonio ser Nelli et sotio s. p. d. M² G2 Ser Antonio
ser Chelli et ser Piero ser Pieri S¹ Ser Antonio sechelli et ser Pero ser Peri R2 Ser An-
tonio ser Chelli 14. B M² G2 R1 R2 mettono et dinanzi a formid. Baggiunge dopo
formid. consternata poi quid L¹ libenter R¹ attinguam
i « parva munuscula » che la repub- 1'8 novembre, che stanno nel carteg-
blica gli offriva, e che il principe ri- gio Acciaiuoli (cod. Laur. Ashb. 1830,
cusò (Diar. d'anon. fior. pp. 266 e Ins. A). Altre sue notizie del 1387 si
416). Partito il 10 agosto, serAntonio hanno nelle Delizie citate, XVII, 234.
era pochi giorni dopo di ritorno; il 18 Per gli anni seguenti poco sappiamo
infatti ci appare testimone alla pro- di lui; del 1399 fu rogato della carta
messa fatta da certi Pistoiesi anomedel di pace fra i Pitti ed i Corbizi (PITTI,
comune loro di pagare quattromila lire Cron. p. 58) ; del 1401 e 1402 andò
fiorentine al comune di Firenze come più volte a Lucca per trattare affari
lor parte delle spese per la società politici assai delicati col Guinigi (cf.
stretta tra le due città (Arch. di Stato GUASTI, Commiss. di Rinaldo degli Al-
in Firenze, Miss. reg. 18, cc. 161 ве bizzi, I, 10 sgg.; Arch. di Stato in Fi-
162 A) ; il 30 dello stesso mese lo ve- renze, Miss. reg. 24, с. 47 B ; e parec-
diamo poi indennizzato delle spese di chielettere della Signoria nel carteggio
viaggio, che salivano a fiorini settanta di Paolo Guinigi, bibl. Governativa di
d'oro (Diar. cit. p. 529), ed il 29ottobre Lucca, ms. 112, fasc. 36, lett. 49, 53 ;
estratto notaio de' Signori (Diar. cit. fasc. 37, lett. 64, 76). Del 1403 fu nuo-
p. 421 e Delizie d. erud. tosc. XVI, 44). vamente notaio de' priori (Delizie cit.
L'anno seguente egli era impiegato XVII, 234). Da qual famiglia venisse
nella cancelleria; giacchè Lorenzo la donna sua mi è ignoto. Certo ebbe
de' Ridolfi, allora studente a Bologna, parecchi figliuoli, fra cui un Piero, un
scrivendo il 24 dicembre al S., gli Iacopo, un Antonio ; cf. DALL'ANCISA ,
raccomanda di ricordarlo a ser Anto- op. cit. H, cc. 5 B, 97 A, 139 A; C,
nio << coaiutori vestro » (cod. Pal. Panc. c. 757 B ; D , c. 594 в.
II, 6, с. 18 в). La peste, che cominciò Ser Piero di ser Piero è personag-
a serpeggiare in Firenze sulla fine gio più oscuro. Nativo anch'esso, o
del 1382, lo indusse a fuggirsene a per lo meno oriundo di San Miniato,
S.Miniato insieme ad altri concittadini mend in moglie una Paola de' Man-
ecolleghi; ed è probabile che a Firenze giadori di quel luogo. Del 1385 fu
non ritornasse se non quando l'epide- rogato della sommissione di Marciano,
mia si fu spenta, sebbene nelle Delizie ci- terra aretina (cf. MANNI, Osserv . sopra
tate, XVII, 45, sia detto notaio de' priori i sigilli, III, 17). Sostenne ancor esso
dal 1° luglio 1383 a tutto agosto 1384. varie ambascerie, menzionate dal SAL-
Del 1384 andò a Napoli ed a Nocera ; VINI nelle note al PITTI, Cron. p. 60,
non so se in forma ufficiale o quale delle quali la più importante fu quella
semplice agente di Angelo e di Do- a Roberto imperatore, in cui ebbe ap-
nato Acciaiuoli presso il pontefice; punto a compagno il Pitti ; cf. Arch .
ch'ei si occupasse degli affari di co- di Stato in Firenze, Miss. reg. 24,
storo risulta infatti da due sue lettere, C. 27 A, 21 febbraio 1400.
l'una forse dell' ottobre, l' altra del- Nel cod. 331 della raccolta Mor-
6
Coluccio Salutati, II.
82 EPISTOLARIO
memorie traditum: homo bulla est (1) ; bulla quidem non enea, sempre
La vita è pur
cosi in-
certa,
sed qualis
pluvio pellucida celo
Surgere bulla solet (2) ;
di
pellere, cum certissimum sit mortem nobis cunctis temporibus temere per essa in
tempo di peste più
che in altri casi .
imminere ? sed si vos magis hoc tempore timetis, ego vere non
timeo; nam, licet frequentiora funera videam, non me magis scio
10 quam alias esse mortalem, nec de morte sum certior nec minus
de hora mortis incertus. vos, qui trepido pectore quod fugi ne-
quit effugitis, si clarioris intellectus lumen habetis, oppressisse
huius infectionem veneni quos non videtis quosve diligitis pre-
sagite ; ego vero quos efferri videor, mortuos sciam; quos expi-
15 rasse nunciatum erit, defunctos credam; quos vivos aspexero,
letus amplectar; quos vivere percepero, letabor aura frui ; de
quibus nil audiam, non minus vivos quam mortuos arbitrabor.
Egli ed i suoi
Nunc, quod avide petitis, scitote me cum tota familia valere. godono però buo-
quod et de vobis, licet, ut creditis, salubriore celo fruamini, crebro na salute.
20 audire desidero. valete. Florentie, septimo sextilis.
XVII .
Firenze,
25 RATER optime. nescio quid michi iocundius potuisset acci- 21 agosto 1383 .
F dere, quam videre te metu mortis consternatum et attonitum, saperlo
Si rallegra di
non solo
in iram aliqualiter exarsisse. iam enim michi signum dedisti non punto, ma offeso
3. B pluvia BRI R2 perlucida 7. B temporalibus 8. R¹ immunere L R R2
vero 9-10. B a non mortalem sostituisce nec vir magis mortalem esse scio 10. RI
omette de 14. B omette vero L' offerri R¹ scio 17. G2 nichil R¹ R2 omet-
tono non Bvivere 18. quod] B quidem ; dopo me aggiunge Dei gratia 20. B sexto
24. Così L¹; R2 Ser Anthonio ser Chelli civi flor. M² G2 Ser Anth. ser Chelli. 27. L¹ ira
dalla sua epistola, adeo formidinem illam pectus congelasse tuum, quin adhuc pau-
lulum caloris remanserit, qui, si concitetur, forsitan in vitalis
flamme lumen, nisi te iterum ad pavorem converteris, adolebit ;
divinitusque factum arbitror, ut cum in te paulisper fuerim in-
vectus, tu non minus urentes sagittas emitteres. ex quo meum s
illum versiculum aliquando verissimum video :
Spicula speret apis, digitum qui porrigit alveo ( 1).
si enim nec te, nec alios, qui mortis horrore patriam fluctuantem
et dubiam reliquistis in evidenti periculo, sicut ex improviso pene
eind'aver
rispostaricevuto
ai suoi contigit, momordissem, non, velut agmine facto (2), tuarum rationum 10
rimproveri un si
vivace attacco, apicule, aculeis armate pungentibus, in me tam acriter irruissent.
et quoniam, ut ex epidemia mortis periculum evadatis, tu et ce-
teri, quos idem metus exagitat, patrie caritatis immemores, urbem
hanc, que illos in tantis divitiis genuit, in totque deliciis enutrivit,
tot et tantis honorum splendoribus exornavit et, ut te tangam, 15
tibi et reliquis tot emolumenta peperit, in sordidorum hominum
manibus, quorum qualis sit mens et quanta discretio horrendo
quadraginta dierum imperio, quibus pestis illa deseviit, notum est(3),
poichè questo gli turpiter dimisistis; per immortalis Dei maiestatem et numen, vi-
darà argomento a
disputare se sia deamus, ut breviter disputanda perstringam, an honestum fuerit 20
onesto abbando-
nare la patria e
cercar rimedio alla sic patriam fugere, et an pestis sit remedium ad loca salubria se
peste nella fuga e
quindi a dimostra- transferre. postea, ne tuarum rationum aciem, erectis signis,
re la vanità degli
argomenti opvo- quasi victricem in campo dimittam, cum illa facile michi certa-
stigli.
men erit, ut cognoscas quantis in erroris tenebris tu et illi, qui
sequuntur hanc sententiam, involvaris et aliquando discas contra 25
veritatem parcius delatrare. nec hanc materiam, sicut mens ca-
lebat, exuberanter, sed strictim attingam. forte quidem alias,
4. L¹ fuer. paul. 5. M¹ reca la finale di emitteres erasa. 12. M² G2 omet-
tono ex R2 omette tu 17. L¹ sint mentes 24. M² R2 errorum 25. L¹ hanc
sent. seq. 27. L¹ exuberantem strictius
cum multis enim michi contentio est, plenius ista percurram, ut vel
ego, si fuerit vita comes, a sententia mea deiiciar, vel te et alios
tanto errore, tam turpi fuga tantaque possim formidine liberare.
Principio quidem civitatem et patriam, ut cum omnibus simul
5 loquar, vestram, patriam, inquam, in Tuscia principem, in Italia
maximam, in orbe clarissimam et, quod summum populorum
decus est, liberam et libertatis undique genitricem; patriam, in-
quam, quam finitimi venerantur, hostes metuunt, reges honorant
et nationes multis respectibus admirantur et, fas sit vera loqui,
10 patriam pacis artibus florentem et belli turbine formidandam ;
o viri fortes, o viri Romanorum de semine procreati aut Ro-
manorum heredes, incerte mortis periculo ducitis relinquendam ?
honestumne est, omittamus mortis dubie devitande causa, sed
Lasciar Firenze
etiam mortis certissime metu, patriam tantam et talem dimittere esposta a tanti pe-
15 paventem et languidam in manibus hominum perditorum ? ho- diricolinon fu opera;
buoni cittadini
minum, inquam ? imo non hominum, sed truculentissimarum be-
luarum, qui alias, urbe flammata, tot civibus expulsis, tot ditissi-
morum hominum domibus spoliatis, successu inflati, preda onusti
et licentia scelerum efferati, summam reipublice et moderamen
20 regiminis invaserunt ? (1) quod periculum, quis labor, que mors
alacriter subiri non debeat, ne liberam et ornatam patriam, quam
tantis cum honorum fulgoribus a vestris maioribus accepistis, tam
ignominiose tamque turpiter amittatis ? sed dicent hi transfuge :
multi remanserunt in patria; magna militum, equitum et peditum servi
chè sepronti
altri rima-
a di
25 conducta manus, ut certa sit et parata defensio contra conatus fenderla,
et molimina scelestorum; ut iam nos mordere non debeas quod
patriam indefensam et vacuam in periculo dimittamus. ad hec
ego : quid vobis honoris accedit et quid officii patrie necessita-
tibus exhibetis, si vestri concives patriam defendentes et mortem
(1 ) Si avvertirà una notevole dif- di essi ha data nell'ep. XII del lib. IIII
ferenza fra la descrizione che il S. fa (cf. vol . I, 289) .
qui de' moti del 1378 e quella che
86 EPISTOLARIO
ció
torna a lor non renuunt et istis crassantibus se opponunt ? quantum isti me-
lode, non adiscol-
pa de' fuggiaschi; rentur laudationum et premii, tantum vos vituperationis et damni.
nec iam venalem manum et gentes vestris, imo vestris et aliorum
conductas stipendiis, opponatis ; ostentui sunt illi potius quam
i quali, se avessero
presenziati i moti
defensioni (1). quid ? si quanta animi magnitudine quantoque vi- 5
del 21 luglio,
gore .xxI. die mensis iulii proxime elapsi gens illa vilis et sordida,
vexillis erectis, prime noctis silentio tantam urbem invaserit et
totam peragrando civitatem pauperes ad predam invitaverit, vi-
dissetis, non iam solum virtute bonorum civium, qui in patria
sunt, aut militari potentia diceretis obsistendum satis esse, sed et 10
ben si sarebbero
accorti come fosse
tunc fuisse et semper fore, si similis furor ingruerit, omnium
ardua impresa fre- optimatum viribus et totius reipublice corpore dimicandum (2).
nar la plebaglia
nec unquam, credite michi, gens illa pauper et inops, infida, mo-
avida di novità e bilis et rerum novarum avida, cum spem conceperit iterum pre-
di preda.
tiosas vestras res et splendidam supellectilem posse diripere et 15
veterum spoliorum fuerit in memoriam revocata, nisi forsan eo-
rum protervia severius comprimatur, pacifice requiescet, ut iam
Gran differenza non credatis hac peste rempublicam liberatam. o quantum inter
fra i Romani an-
tichi e questi loro vos et veteres illos Romanos interest! illi se vivos in ardentem
nepoti ;
devotissimi quelli hiatum terre pro salute patrie demergebant, pro victoria publica 20
alla patria,
se morti certissime devovebant, pro libertate hostibus commorie-
bantur, obsidionem patiebantur, manus adurebant, transnabant
ogni cosa soffri- etiam muliercule fluvios et singuli se exercitibus opponebant, ac
rono per lei ;
acie stricta se tanquam murum, dum pugnam conserunt, exhibe-
1. M² G2 crassatoribus L¹ R2 omettono isti 5. L¹ defensun (sic) quod si 6. M
G2 R2 omettono die 7. L¹ ereptis 8. L M G2 invitaverint R² invitarint 17. M
G2 quiescet 18. L¹ quanta 21. R2 commor. hostibus 22. L¹ transnatabant
(1) La sfiducia del S. nelle truppe NADDO, op. cit. p. 61 sgg. L'AMMI-
assoldate dalla repubblica era piena. RATO, op. cit. XIV, 765, chiama questo
mente giustificata dagli avvenimenti il quarto ed ultimo sollevamento de'
stessi di que' giorni, e singolarmente Ciompi; gli storici recenti però con-
dal contegno di Hawkwood ne' moti cordano nell' affermare che questo,
del 15 febbraio 1382 ; cf. PERRENS, op. come i precedenti, furono trattati e
cit. VI, 8 sgg. rumori di niuna importanza, i quali
(2) Sul trattato ordito per « gente servirono più che altro a rinforzare la
<<minuta >> il 2 1 luglio, veggansi il Diar. nuova forma di reggimento; cf. GHE-
d'anon. fior. pp. 450, 451; MARCHIONNE RARDI, pref. al Diar. d'anon.fior. p. 274;
STEFANI, op. cit. rubr. 954, p. 40 ; SER PERRENS, op. cit. VI, 20.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 87
(1) Allude alla guerra coi Taren- « armis, addito insuper ferarum tor-
tini e con Pirro, il quale passò in « rore » ; FIOR. Epit. I, XVIII, 6 .
Italia, « incognitis ... in id tempus ele- (2) Cf. STAT. Theb . 1, 317.
« phantis , mari, terra, viris, equis, (3) Prov. III, 16.
88 EPISTOLARIO
imminens aut pestis veniens arceri ? sed vidi et ego, cum tem- ea siViterbo,
vide delove1369la
pore felicis recordationis Urbani quinti curia romana Viterbii te- peste fe' soltanto
strage della fami-
neretur, pestem maximam solum inter curiales et forenses terri- glia pontificia.
biliter debacchari; que quidem ad tria milia virorum absumpsit,
5 cum interea nullus civis cuiuscunque foret etatis et sexus penitus
egrotaret (1). quod si vellent dicere infectionem illam Rome, ubi
hiemaverant, fuisse conceptam, dicant cur in Urbe toto illo tem-
pore saluberrimus aer fuerit. sed, crede michi, supra naturam Tutto ciò di-
pende da cause so-
sunt hec, sicut et supranaturalem habent auctorem et qui ventis pranaturali;
10 non indigeat, non exhalantibus stagnis, non infectis corporibus,
ut pestem mittat: solo verbo, sicut cuncta fecit, ita potest et
cuncta destruere. adde quod, cum pestes ille deseviunt, et in sy- di
poichè
pestein tempo
nella e
nella
nagoga circuncisionis visus est angelus cedens populum (2), et in chiesa
sinagogadi eCristo
visti degli an-
electorum ecclesia visus est angelus malus cum venabulo percu- epercuterei
15 tiens ostia iussu boni angeli, de quibus mox, iuxta percussionum popolo;
numerum, funera videbantur efferri. et Gregorius, beatissimus
antistes, nonne conspexit angelum super castrum memorie Adriani
sive Crescentii, cruentatum gladium abstergentem, et intellexit
pestem que seviebat Dei misericordia cessavisse ? (3) quid dicam ?
20 referamne que hoc nostro tempore visa sunt ? fide carebit oratio,
quia nec David, nec Gregorium habemus in testem. dicam ta- e, se merita fede
la pubblica voce,
men, licet irrideas. iam in duobus urbis nostre locis viderunt altrettanto si è or
ripetuto in Firenze.
similes visiones alique puelle, quibus facilius propter innocentiam
vite et mundiciam cordis se divina revelant, et videndo nomen
25 matris cum fletibus implorarunt, dicentes virum magnum, ala-
tum atque terribilem, munitum gladio in aere se cum terrore
perspicere, qui peteret eas infesto mucrone ; quarum una se per-
cussam cum lacrimis asseverans, mox egrotavit et requievit in
(1) Cf. II Vita Urb . in MURATORI, «sunt quinque vel sex cardinales ».
Rer. It. Scr. III, 634 : « Similiter hoc (2) Cf. Reg. III, 10 sgg e partico-
tempore [mense augusti 1369] Vi- larmente 16-17.
<<
<<<terbii fuit mortalitas trans- (3) Cf. BARONIUS, Annales eccles.
« montanorum , in qua mortui a. 590, § XVIII, X, 494.
90 EPISTOLARIO
cumento;
cur in illa senes deficiant, in altera pu st
:
2. M¹ sanctitatem 3.M
G2 ac 10. M² G2 curationis
Tob , cap. II, 3932 in
21. L¹ unus 29. L¹ dopo
OLUCCIO SALUTATI . 93
ויי
De' rimasti in
patia dunquemuo-
.e. mono soltanto quel-
li che avean tocs
ma- cato limite estre-
mo dei esistenza
fateor, loro,
dies eo-
natas et gla-
a dies et hora,
de recedentibus
aus manere cum illis,
quam cum eis, quorum
...r tutius. quid enim tibi
.m pauculis morieris sique
quod si evaseris, firmiter tene
oris moriturus. nam si videre
סיי itivos illos, qui supererunt, fuisse
tos, et in patria mortuos, si vobiscum
Vestre sententie consentirem et, ut dici
irem. sed cum in patria et extra patriam
atur et evasuri supersint, non video quale
L
pestem natalem fugere civitatem. dicam glisicchè è inutileper
altri il fuggire
un pericolo
teris, et non irrationabiliter forte dicam, istos esistente ,
non
unt et a suis, in quibus nutriti sunt, deliciis elon- anzi , fuggendo ,
esporsi ad incon-
*a substinentes incommoda, non properare sibi mor- trario,
dies ab eterno statutus est, sed ex hac migratione
i causam invenire. hec hactenus.
94 EPISTOLARIO
mune cum plantis in eo quod vegetabile; sed ille, qui mentem cettastieugualmente
e preziosa,
ac-
separabat a sensibus, suum declarans affectum, dicebat: cupio
dissolvi et esse cum Christo (1); et Cesar dictator, cuius, sicut
aliorum Romanorum, finis erat amor patrie laudumque immensa
10 cupido (2), post victas Gallias, victum et occisum Pompeium su-
peratumque Senatum et post rempublicam patriamque subactam
dicere solitus fertur, quasi eum vivendi satietas teneret: vixi satis
nature, vixi satis et glorie (3) . nos autem, sicut bestie sensibus
dedite, solum de vita et, o stulticia, de qua vita ? certe de vita
15 transitoria, que continue labitur, cui quantum accedit, tantum
decedit, quamve fluentem retinere non possumus, cogitamus. nec
iam, si recte respicias, tuos istos sue conservatores salutis marti
se committentibus comparavi nec comparandos puto, nisi forte
corvum nivi possimus de nigredine comparare. nam, si de vita
20 contendimus, et pugnantibus et fugientibus, seu, ut verius dicam,
fugere putantibus pestem, dubia vita et hora mortis incerta est;
si animi magnitudinem querimus, nulla sit comparatio facienda.
quid autem metu confusus addideris, recognosce. dicis enim: in Rintuzza poi le
esagerazioni di An-
huius vero veneni tabe, aut nullos aut paucos ereptos agnovimus. tonio sul numero
de' Fiorentini mor-
25 si ereptos, hoc est mortuos, sentis, cur fugisti ? si ereptos, hoc ti di peste ;
cium, nisi hic steterit, vel an ibi fuerit evasurus, nisi ad illum
nega d'aver prese locum migrarit et manserit. nam quid de me dicam, quem refers
precauzioni per tu-
telarsè e la fami- septis inclusum, multorum evitare colloquia? quod quidem de
glia,
me te scripsisse miror, cum tu michi domesticus et socius, plene
scias me nunquam vel contubernium vel fabulationem alterius 5
sebbenmandata
bia
questa ab-
in
vitavisse. si familiam villicatum misi, novit Deus quod non mea
villa; voluntas, sed trepidantis et post sororem extinctam et patris mor-
tem (1) insanientis coniugis consilium fuit, cui nullum videbam
ed egli siasi ac-
conciato a talune
periculum consentire. quod autem regimina vite receperim et
igieniche misure. pilam aromaticam manu gestem, non credas me ad mortis evi- 10
tationem, sed, ut molliciem meam fatear, ad delicias admisisse.
nec tibi blandiaris, quod, ut scribis, patria satius ducat suis civibus
aliquando carere quam manentes in perpetuum amittere. imo
patria fugientibus indignata est et manentibus gratiam habet, qui
si fugientium sequerentur exemplum, nullam, crede michi, pa- 15
triam haberemus. ibitis ergo, ut dicis, non vilissime muliercule,
sed fortes viri; fortes profecto, si fugere fortitudinis est, et viri,
si virtutis est quod supra contra virtutes fieri verissime dispu-
tavi; et, ut subdis, abscessum vestrum salutis cure, non formidini,
ascribetis. plane quidem cure salutis, sed etiam formidini mortis. 20
quid enim est aliud cura salutis quam mortis metus ?
Combatte an- Et ut conclusioni respondendo tue aliquando concludam, que,
cora taluni sottili
ragionamenti di ser
Antonio, che in-
cum falsa premiseris, iuxta dialecticorum traditionem non potest
vano si dichiara esse non falsa ; vide quanto in errore verseris. scribis enim, ut
caldo amatore del-
la sua cittàda
bandonata , ab-
lui textum tuum in forma repetam : quoniam in hoc non patriam 25
fra i pericoli;
fugimus aut deserimus, sed ipsam querimus et amamus ; ut ne-
cessario fatendum sit recedentes, non remanentes, in patria stare,
quanvis aliquando videantur absentes. non patriam fugitis, qui
metu pestis in patria vigentis et corpore et animo in alienos fines
tam avide commigratis, quibus nichil magis sit cordi quam pa- 30
triam non videre, quibus carissimum sit transire montes, ut ventis
hinc spirantibus non possitis afflari ? non patriam deseritis, qui
7. post] L R2 nosti 15. R2 sequeretur 16. L¹ dicitis 21. M² G2 R2 metus
mort.
29. M G2 vigeatis R2 vigetis
(1) Intorno alla morte di Simone diamo altre notizie, perchè i libri de '
Riccomi e della figlia sua non posse- morti di questi anni più non esistono.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 97
ptie et tue nuge. satis enim arbitror tibi te tacitum consentire, vorrà riconoscere
il suo errore.
quod sint vera que dissero, teque iocandi potius animo quam spe
defendendi tam manifestum errorem ea que scripseris astruxisse.
non enim michi persuadere possum, quod tam graviter desi-
30 piendo desipias, licet mortem satis reprehensibiliter pertimescas (1).
6. L R2 eque facis M² G2 R2 nec 11. Rª vere 14. G2 impeditis L¹ scientie
16. L2 remeantes 21. R2 possidet 21. Tutti i mss. an putem quod
ció torna a
lor non renuunt et istis crassantibus se opponunt? quantum isti me-
lode, non a discol-
pa de' fuggiaschi; rentur laudationum et premii, tantum vos vituperationis et damni.
nec iam venalem manum et gentes vestris, imo vestris et aliorum
conductas stipendiis, opponatis ; ostentui sunt illi potius quam
i quali, se avessero
presenziati i moti
defensioni (1). quid ? si quanta animi magnitudine quantoque vi- 5
del 21 luglio,
gore .xxI . die mensis iulii proxime elapsi gens illa vilis et sordida,
vexillis erectis, prime noctis silentio tantam urbem invaserit et
totam peragrando civitatem pauperes ad predam invitaverit, vi-
dissetis, non iam solum virtute bonorum civium, qui in patria
sunt, aut militari potentia diceretis obsistendum satis esse, sed et 10
ben si sarebbero tunc fuisse et semper fore, si similis furor ingruerit, omnium
accorti come fosse
ardua
nar la impresa
plebagliafre- optimatum viribus et totius reipublice corpore dimicandum (2).
nec unquam, credite michi, gens illa pauper et inops, infida, mo-
avida di novità e bilis et rerum novarum avida, cum spem conceperit iterum pre-
di preda.
tiosas vestras res et splendidam supellectilem posse diripere et 15
veterum spoliorum fuerit in memoriam revocata, nisi forsan eo-
rum protervia severius comprimatur, pacifice requiescet, ut iam
Gran differenza non credatis hac peste rempublicam liberatam.
fra i Romani an-
o quantum inter
tichi e questi loro vos et veteres illos Romanos interest! illi se vivos in ardentem
nepoti ;
devotissimi
alla patria,
quelli hiatum terre pro salute patrie demergebant, pro victoria publica 20
se morti certissime devovebant, pro libertate hostibus commorie-
bantur, obsidionem patiebantur, manus adurebant, transnabant
ogni per
rono cosalei soffri-
; etiam muliercule fluvios et singuli se exercitibus opponebant, ac
acie stricta se tanquam murum, dum pugnam conserunt, exhibe-
1. M¹ G2 crassatoribus L¹ R2 omettono isti 5. L¹ defensun (sic) quod si 6. M
G2 R2 omettono die 7. L¹ ereptis 8. L M G2 invitaverint R2 invitarint 17. M
G2 quiescet 18. L¹ quanta 21. R2 commor. hostibus 22. L¹ transnatabant
(1) Allude alla guerra coi Taren- <<armis, addito insuper ferarum ter-
tini e con Pirro, il quale passò in « rore >> ; FLOR. Epit. I, XVIII, 6 .
Italia, « incognitis ... in id tempus ele- (2) Cf. STAT. Theb . I, 317.
< phantis , mari, terra, viris, equis, (3) Prov. III, 16.
88 EPISTOLARIO
est(1).
nec desit, ut hoc idem pluribus astruam, Prophete auctori-
tas, qui inquit: quoniam ira in indignatione eius et vita in volun-
Iddio ne è l'arbi- tate eius (2), nam, ut Sapiens ait : tu es, Domine, qui vite et mortis
tro unico.
habes potestatem et deducis ad portas mortis et reducis (3). non
est enim, ut idem testatur, in hominis ditione prohibere spiritum 5
suum, nec habet potestatem in die mortis (4). in quibus videre
potestis in vestre libertatis arbitrio non esse quod vivatis, sed
Disonesta è a- solum qualiter vivatis in vestre voluntatis libertate manere. in-
dunque la fuga,
contrariaallevirtù honesta est igitur ista fuga quam facitis, que contraria quidem
tutte morali,
est cunctis virtutibus, que verum sunt honeste pulcritudinis fun- ro
damentum. nec putet aliquis virtutes divinas, quas fidei nostre
doctrina ab illis quatuor moralibus separavit, contra fugam istam
e non meno alle simili ratione non stare. que quidem fides in illo potest esse,
cardinali; alla fe-
de,
qui putat ad alium locum fugiens omnipotentis Dei iudicium
evitare, aut ab eo quicquid facimus mortale genus, quicquidve 15
alla speranza, patimur (s), credere non venire ? quam vana spes eius, qui, mu-
tata civitate, cogitat evadere mortem, quam sibi potest Deus, qui
solus, quando vult, eam mittit, non minus in loco refugii quam
alla carità stessa.
unde secesserit preparare? quam autem caritatem habere potest
qui dubiam de salute patriam, cum prodesse possit et debeat, de- 20
relinquit? ut cum ista vobiscum volueritis reputare, omittamus
quam vile sit mortem timere quamque stultum, cum ad ipsam
natus sis et eam vitare non possis; iniusti, timidi et contra ra-
tionem sensibus obsequentes, summo debeatis rubore perfundi,
videntes vos ad honestatem natos tam ignaviter in obscuritatem 25
turpitudinis a claro virtutum omnium lumine decidisse.
Si oppone esser
però codesta fuga
Sed pestis, inquiunt, unicum remedium est de loco infecto
unico riparo alla ad salubriorem aerem se transferre. que dementia est ab aere
pestilenza;
non fugere venenoso ? leditur venenis, non alitur, humana na-
1. R2 omette est 1-2. L auctoritatibus 2. L¹ dignatione 6. M² G2 omettono
potestatem 7. R2 nostre corretto in vestre 13. L¹ esse potest 20. L R2 omet-
tono possit et 21. M² G2 leggono causa in luogo di cum e staccano cum da vobis
22. R2 quamquam 25. L¹ obscuritate 29. R2 aliter
imminens aut pestis veniens arceri? sed vidi et ego, cum tem- aesiViterbo,
vide delove1369la
pore felicis recordationis Urbani quinti curia romana Viterbii te- peste fe' soltanto
strage della fami-
neretur, pestem maximam solum inter curiales et forenses terri- glia pontificia.
biliter debacchari ; que quidem ad tria milia virorum absumpsit,
5 cum interea nullus civis cuiuscunque foret etatis et sexus penitus
egrotaret (1). quod si vellent dicere infectionem illam Rome, ubi
hiemaverant, fuisse conceptam, dicant cur in Urbe toto illo tem-
pore saluberrimus aer fuerit. sed, crede michi, supra naturam Tutto ciò di-
pende da cause so-
sunt hec, sicut et supranaturalem habent auctorem et qui ventis pranaturali;
10 non indigeat, non exhalantibus stagnis, non infectis corporibus,
ut pestem mittat: solo verbo, sicut cuncta fecit, ita potest et
cuncta destruere. adde quod, cum pestes ille deseviunt, et in sy- poichè in tempo
di peste e nella
nagoga circuncisionis visus est angelus cedens populum (2), et in sinagogadi e Cristo
nella
visti degli an-
electorum ecclesia visus est angelus malus cum venabulo percu- vide
15 tiens ostia iussu boni angeli, de quibus mox, iuxta percussionum popolo ;
numerum, funera videbantur efferri. et Gregorius, beatissimus
antistes, nonne conspexit angelum super castrum memorie Adriani
sive Crescentii, cruentatum gladium abstergentem, et intellexit
pestem que seviebat Dei misericordia cessavisse ? (3) quid dicam ?
20 referamne que hoc nostro tempore visa sunt ? fide carebit oratio,
quia nec David, nec Gregorium habemus in testem . dicam ta- e, se merita fede
la pubblica voce,
men, licet irrideas. iam in duobus urbis nostre locis viderunt ripetuto
altrettanto si è or
in Firenze.
similes visiones alique puelle, quibus facilius propter innocentiam
vite et mundiciam cordis se divina revelant, et videndo nomen
25 matris cum fletibus implorarunt, dicentes virum magnum, ala-
tum atque terribilem, munitum gladio in aere se cum terrore
perspicere, qui peteret eas infesto mucrone ; quarum una se per-
cussam cum lacrimis asseverans, mox egrotavit et requievit in
1. L¹ omelteet 6. L¹ dicere vell. 8. L¹ fuer. aer G2 super 9. G2 super-
nat. 9-10. M² G2 R2 non ventis 12. R2 iste M² G2 desevient 13. M¹ credens
15-16. L¹ percussionem numerorum 27. L¹ M² G2 R2 eam
(1) Cf. II Vita Urb . in MURATORI, <<sunt quinque vel sex cardinales ».
Rer. It. Scr. III, 634 : « Similiter hoc (2) Cf. Reg. III, to sgg. e partico-
<< tempore [mense augusti 1369] Vi- larmente 16-17.
<<terbii fuit mortalitas trans- (3) Cf. BARONIUS, Annales eccles.
« montanorum , in qua mortui a. 590, § XVIII, X, 494.
92 EPISTOLARIO
Domino. si non vultis hoc credere, non vos cogo. sufficit enim
steÈun
dunque la fla-
divino pe- aliquando fuisse pestes Dei iudicio potius immissas, quam aliqua,
gello,
sicut volunt nostri medici, vel elementorum vel aeris corruptela.
quo manifestius scire possitis inania iudicia medicorum esse, qui
pestem referunt ad corruptum aerem vel ad aliud quippiam ele- 5
mentorum, cum eius causam dicere debeant solam Dei, punientis
multos et probantis aliquos, voluntatem, contra quam nec me-
-
dicine valent nec fuga prodest nec aliud quod possit humanum
che solo la peni-
tenza e l'umiltà
ingenium reperire, nisi solum converti ad Dominum et eius iu-
possono
stornare stissimam, ut ita loquar, iram orationibus et ieiuniis mitigare. 10
dal nostro capo.
cum enim, sicut ait vir sanctus, quem Deus tot flagellis et plagis
per Satan permisit affligi, constituerit homini Deus terminos, qui
preteriri non poterunt (¹) ; cumque, sicut sancta dogmatizat Ecclesia
necnon vera disputat philosophia, cuncta Deus ab eterno previ-
Lamorte ci co-
glie al momento derit et, ut eveniunt, ordinarit; et tunc, crede michi, morimur 15
stabilito da Dio,
et ibi morimur, ubi et quando fuerat a rerum omnium principe
constitutum. nam, sicut super dictum textum vult divus Gre-
gorius : nulla que in hoc mundo hominibus fiunt, absque Dei
occulto consilio veniunt. nam cuncta Deus per secula presciens,
ante secula decrevit qualiter per secula disponantur. et subdit : 20
statutum quippe iam homini est vel quantum hunc mundi pro-
speritas sequatur, vel quantum adversitas feriat. et paulo post :
statutum quoque est quantum in ipsa vita mortali temporaliter
vivat (2). si ergo statutum est quantum hic vivere debeamus,
sicchè inutile pre- crede michi, nec vitam adimit in loco pestilentie degere, nec a 25
cauzione è la fuga
dai luoghi infetti ; morte defendit, quod maxime creditis, pestis tempore ad loca
salubria commigrare ; nisi forte Deum, quod ridiculum esset di-
cere, credatis futura non fixe sed conditionaliter ordinare, quasi
Deus sic enuntiet: si manebit Antonius in patria hoc tempore
pestifero morietur; sin autem in oppidum se Sancti Miniatis Flo- 30
1. L¹ vos non 6. L¹ causa 9. L ad dom. conv. 15. R2 ordinaret cor-
retto in ordinarit 21. M² G2 omettono iam 24. R2 enim 25. G2 hoc loco
26. L M Gª temp. pestis 28. futura] L¹ fortuna 29-30. M² G2 hoc temp. pest.
Ant. in patr. 30. L¹ omette se M² G2 Miniati
rentini reduxerit, non morietur. non esset hoc iam futura dispo-
nere, sed potius sub incertitudine contingentie relaxare. adde
quod qui se putat, hoc aere derelicto, aut plus vivere aut mortis
viciniam evitare, infert ea que a Deo fiunt non ordine fixo pro- sele altrimenti fosse,
sorti umane sa-
10 dam mortem attinet, hoc vestrum fugere nichil omnimode pertinere. ionosoltanto quel-
li che avean toc-
sed quomodo ? inquies, nonne sensibili ratione videmus de rema- mocato dell'
il limite estre-
esistenza
30 qui patriam fugiunt et a suis, in quibus nutriti sunt, deliciis elon- esporsi
anzi , fuggendo ,
ad incon-
gantur, insolita substinentes incommoda, non properare sibi mor- trarlo.
tem, cuius dies ab eterno statutus est, sed ex hac migratione
mortis sibi causam invenire. hec hactenus.
bitrio; fixeque statuerit, hanc fugam, quam insaniam dixi, divinam dispo-
sitionem debeamus potius appellare. hec tu, volens me meo, 5
ut ais, telo confodere. sed, o ridiculum caput, quanvis enim
cuncta que fiunt, licet impotentia, hoc est culpa nostra, defor-
mitate damnabili a bono deficiant, in eo quod fiunt et non de-
ficiunt, a Deo et a Dei dispositione sint, nonne debent tamen et
bona et mala et recta et stulta et iusta et iniqua, secundum in- 10
tentionem et qualitatem mentis agentium appellari ? si quis ergo
hominem occidat, quia Dei dispositio est talis occisio, non pec-
cabit, non dicetur male fecisse, non in legem Domini commis-
sisse ? nonne nosti aliud esse timere, aliud dignum reprehen-
sione timere ? stulta est igitur sine contentione ista fuga, que 15
vos gravat expensis, vexat incommodis, nec est mortis, quam
vultis effugere, medicina : pusilanimitas etiam est, cum ob metum
necis solummodo fugiatis, licet ad hoc, quod est fugere, Deus
concurrat .
nec contendam hanc esse, ut tu ipse testaris, vite re-
e non
provocata tinende curam, sed vanam ; fateorque vitam omni studio cun- 20
che dalla vana sol-
lecitudine di tute-
lare la propria esi- ctisque laboribus conservandam, dummodo scias solum illum, qui
stenza,
vitam dedit, eiusdem esse sine tua diligentia vel laboribus serva-
torem. sed ais : quid luce carius ? si de eterna intelligis, nil
profecto; si de hac vita mortali et transitoria, quam optimi phi- 1
25 si ereptos, hoc est mortuos, sentis, cur fugisti ? si ereptos, hoc ti di peste ;
est superstites, ut magis arbitror, intelligis, cur tam clare men-
dacium profers ? cum longe plures videamus etiam in locis pe-
stilentibus superesse, quam mori. deinde pro experientia rerum
magistra, miram salvationem de fugientibus et de manentibus in
30 patria stragem horribilem meministi, quasi experientia possit esse
de quoppiam; an hic moriturus fuerit intra certum temporis spa-
3. L¹ patr. rel. 7. M seperabat : il se aggiunto in interlinea. 14. L¹ stultia
19. R2 de nigr. possumus 24. L¹ omette vero ereptos 30. R2 patriam L¹ omette
horribilem
cium, nisi hic steterit, vel an ibi fuerit evasurus, nisi ad illum
nega d'aver prese locum migrarit et manserit. nam quid de me dicam, quem refers
precauzioni per tu-
telarsè e la fami- septis inclusum, multorum evitare colloquia? quod quidem de
glia,
me te scripsisse miror, cum tu michi domesticus et socius, plene
scias me nunquam vel contubernium vel fabulationem alterius 5
sebben questa ab-
bia mandata in
vitavisse. si familiam villicatum misi, novit Deus quod non mea
villa; voluntas, sed trepidantis et post sororem extinctam et patris mor-
tem (1) insanientis coniugis consilium fuit, cui nullum videbam
ed egli siasi ac-
conciato a talune
periculum consentire. quod autem regimina vite receperim et
igieniche misure. pilam aromaticam manu gestem, non credas me ad mortis evi- 10
tationem, sed, ut molliciem meam fatear, ad delicias admisisse.
nec tibi blandiaris, quod, ut scribis, patria satius ducat suis civibus
aliquando carere quam manentes in perpetuum amittere. imo
patria fugientibus indignata est et manentibus gratiam habet, qui
si fugientium sequerentur exemplum, nullam, crede michi, pa- 15
triam haberemus. ibitis ergo, ut dicis, non vilissime muliercule,
sed fortes viri ; fortes profecto, si fugere fortitudinis est, et viri,
si virtutis est quod supra contra virtutes fieri verissime dispu-
tavi; et, ut subdis, abscessum vestrum salutis cure, non formidini,
ascribetis. plane quidem cure salutis, sed etiam formidini mortis. 20
quid enim est aliud cura salutis quam mortis metus ?
Combatte an-
(1) Intorno alla morte di Simone diamo altre notizie, perchè i libri de'
Riccomi e della figlia sua non posse- morti di questi anni più non esistono.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 97
ptie et tue nuge. satis enim arbitror tibi te tacitum consentire, vorrà riconoscere
il suo errore.
quod sint vera que dissero, teque iocandi potius animo quam spe
defendendi tam manifestum errorem ea que scripseris astruxisse.
non enim michi persuadere possum, quod tam graviter desi-
30 piendo desipias, licet mortem satis reprehensibiliter pertimescas (1).
6. L¹ R2 eque facis M² G2 R2 nec 11. R2 vere 14. G2 impeditis L¹ scientie
16. L2 remeantes 21. R2 possidet 21. Tutti i mss . an putem quod
XVIIII.
dominum tuum sequeris, nunc habeas incolatum (1), sed hic se-
datur pestis, aer pulcerrimus et saluber effectus est; iam pauci La peste ormai
è quasi scomparsa
anche a Firenze,
infirmantur, et ex egrotantibus longe plures liberantur quam pe-
reant (2) ; speramusque Deum optimum, in quo solo ponenda spes
5 est, nobiscum amodo benignius consulturum, ut iam exhalantes
paludes et illud permixtum cocleis, ne dicam stercoribus, lutum,
quo, recedentibus undis quibuslibet duodecim horis, tota civitas
illa graviter olet, dimittere liceat, et in patriam istam splendi- sicchè spera rive-
derlo presto di ri-
dam, suavem, amenam et, ut omnia simul amplectar, deliciosam, torno.
10 sublata pestis formidine, remeare; patriam, inquam, quam turpiter,
vana spe decepti fugiende mortis, que fixum ab omnipotenti Deo,
licet incertum nobis, diem habet, citra quem sistere vel ultra
quem pergere fas non est, et nimis timide reliquistis. hec hac-
tenus.
Risponde al dub-
15 Nunc ad tua dubia veniam. petis enim certus esse quis Se- bio mossogli sul
vero autore delle
neca Tragedias composuerit. hoc quidem compertum non Tragedie attribuite
a Seneca;
habeo : monitorem tamen Neronis Senecam, qui ab eodem disci-
pulo suo compulsus est mori, satis scio contra vulgi desipientis
errorem et multorum etiam magne auctoritatis opinionem, librum
20 illum non edidisse ; utpote qui contra tragicorum morem cum Ne- non è certo ilfilo-
sofo che le scrisse ,
rone magnifica loquentem non est verisimile se induxisse, quique
etiam in Octavia , ubi Agrippina Neronis mater execrans filium
1. L¹ omette nunc L R R habeat 5. L¹ benignus 6. R¹ dopo lutum di nuovo
ne dicam , ma canc. 7. R¹ nudis 10. R¹ omette quam agg. poi dal copista in inter-
linea. 13. R2 sed hec 15. R¹ veniamet infra &c. e qui si arresta in esso l'epistola.
18. L R2 disputantis 20. L¹ Ga quod M quam 21. L¹ verosim. 22. M² G2
R2 omettono etiam R2 octava
ascritto nel 1401 al capitolodi S.Maria lizie cit. XVIII, 65 , « nel tempo della
del Fiore per rinunzia di Zanobi Ar- <<<detta mortalità molta e molta gente
nolfi : egli era in quel tempo scrittore << si parti di Firenze ... ed andaronne
ed abbreviatore delle lettere apostoli- <<molti a Vinegia, e più in Romagna,
che. Il SALVINI, Catal. cron. dei canon. <<perchè la mortalità v'era stata ».
della chiesa metr. p. 29, n. 271 , da (2) « E poi in su l'entrata di set-
cui togliamo queste notizie, aggiunge << tembre mancò la detta mortalità e
che mori nel 1414, ma non sa dirci <<< morivanone per di infino a mezzo
nulla degli anni antecedenti, nè io <<settembre quaranta e più ;poi mancò,
sono stato più fortunato nelle mie ri- « e morianone otto, dieci o dodici per
cerche. <<infino a mezzo ottobre » ; SERNADDO,
(1) Come attesta SER NADDO, De- loc. cit. p. 66.
:
100 EPISTOLARIO
quo creditur, Neronis Augusti famosissimum monitorem. quis A chi però debba
ascriversene il me-
autem auctor iste fuerit, viderint studiosi; nichil enim audeo in re rito riesce oscuro.
tam obscura, ignorantie mee michi conscius, affirmare ( 1).
Ceterum in contentionem venisse te scribis cum aliquo studioso, Tocca poi del-
1' interpretazione
5 ut arbitror, de illo versiculo Dantis, ubi videtur innuere Semy- ferno
d'unverso
,
dell'In-
ramidem terre, quam soldanus obtinet, imperasse (2). credo qui-
in cui vuolsi
dem quod ille putaverit Dantem de Babylonia egyptia cogitasse; Dante accennichea
quam calumniam, aliquando factam, sepius memini me risisse (3). Babiloniacittàdel-
l'Egitto,
cum enim appellatione terre, non solum civitatem Babylonie,
10 quam multis post Ninum seculis in Egypto constat edificasse Cam-
bysem, sed etiam totam Egypti provinciam, cui profecto et Beli
filius, a quo seculares inchoantur hystorie, Ninus et ipsa Semyra-
mis imperaverunt, intelligere valeamus (4); quis audet dicere Dan-
tem, omnium rerum divinarum humanarumque doctissimum, de mentr'egli
all' Egitto
allude tutto
20 nichil enim sub soldani dicione nunc est, vel in anno domini ed ai suoi di dal
soldano,
nostri Iesu Christi millesimo trecentesimo, ab Urbe vero condita
annis duobus millibus quinquaginta et uno, iuxta supputationem
Orosii (5), olympiade vero, si Solino credimus, quingentesima de-
cimanona (6), in quo anno Dantes noster suum illud poeticum som-
2. G2 fuerint 4. L¹ contentione 7. R2 omette ille 11. M² G2 omettono et
17. M² G2 soldam R2 soldano 19. M² G2 soldam R2 soldano 20. L R2 ditione
sold. 21. L¹ omette vero 22. M² G2 duo 22-23 . L R2 Or. supp.
(1) Per maggiori ragguagli v. lib . III, anche SUNDBY-RENIER, Della vita e
ep. VIII, 1, 150 sgg. delle op. di B. Latini, Firenze, 1884,
(2) Inf. V, 60. p. 103 sg.
(3) Che Dante avesse inteso allu- (4) Così l'intende anche IoH. DE
dere alla città d'Egitto giudicò il SERRAVALLE, Coment., Prato, 1891 ,
BOCCACCIO, Comm. lez. XVIII, Fi- P. 79 .
renze, 1863 , I, 451, e lo credettero (5) Cf. P. OROS. Lib . adv. pag. II,
anche molt'altri < magni sapientes », cap. п.
come afferma Benvenuto, Comm. Inf. (6) Cf. SOLIN. Collectan. rer. me-
canto V, I, 198, a' que' tempi. Cf. mor. lib. I, capp. xxvII -xxx.
102 EPISTOLARIO
interpretazione
chi di Solino, Isidoro, Orosio atque Pomponio Mela testibus, constat in
crede da Dante
ricordata la Babi-
lonia assira; Assyria fuisse conditam a Semyramide (3), sed vero propius est,
et Augustino placet, a Nembroth gigante, quam postea Semyramis,
hystoriis cognita gentium, ampliavit (4), intelligere velimus, posset, 20
perchè il soldano consideratis temporibus, non incongrue sustineri. constat enim
nel 1300 possedeva
l'Assiria e la Cal- soldanum Egyptium anno visionis et somnii prelibati totam Assy-
dea, poi toltegli
dai
me a Bagdad,insie- riam possedisse atque Chaldeam; unde mox anno primo nostri
Tartari
centesimi fuit per christianos atque Casanum Tartarorum regem
bello pulsus et capta de soldani manibus civitas Baldacensis, quam 25
20 idest que soldano dominatur et imperat. hoc tamen, nisi istic, ubi
sunt homines talium rerum experti,verum esse reperias, non affirmo.
1. M² G2 R2 reg. Arm. 3. R¹ Guilielmus Tripolanus 5. L¹ Baldaac Tutti i mss.
Susis 7. Tutti i mss . Guillielmi 9. L¹ Baldaac 10. L M G2 R2 Aythonis
11. R2 possit 19. R2 soldano 21. M² G2 reperiaris
e distrugger così
le imputazioni fat-
Habes igitur que pro nunc occurrunt ad refellendam calum-
teal divino poeta. niam, qua nonnisi tamen ab ignorantibus noster poeta mordetur.
si quid contra hoc forte dicetur, rescribe et vale. Florentie, die
secundo septembris .
XX.
5
Camera del comune (Arch. di Stato mandate a danno de' Fiorentini (Arch.
in Firenze, Camarlinghi della Cam. di Stato in Firenze, Miss. reg. 21, c. 33B,
n. 218, 1 genn.-28 febbr. 1374, s. f.); « Duci Ianuens. », 3 luglio) ; ma non
del 1378 de' priori per S. Giovanni potè compiere la sua missione, e fu
(Diar. d'anon. p. 369-70) ; l'anno ap- costretto a ritornarvi pochi mesi dopo
presso poi apparisce come testimone (Miss. cit. reg. 21, c. 57 A, 15 ottobre).
alla promessa, già rammentata, de' Un'altra ambasceria, ma questa volta
Pistoiesi insieme ad Antonio di ser ai Senesi, sostenne del 1392 (Miss.
Chello (cf. p. 81). Il timor della cit. reg. 22, с. 82 B, 7 febbraio) ; d'al-
peste consigliò tre anni dopo lui pure lora in poi io perdo le sue tracce.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 105
pacem dimittere viros invicem benivolos assuescat (¹). habui et eteracondaessa la let-
lui diretta
copiam littere, quam tu ipse videris ad meum ser Dionysium a ser Dionigi,
direxisse, in qua quod stilo emergas letatus sum (2). vellem ta- ma
di cuicombatte
loda lo stile,le
men quod similiter tue sententie convenirent : principio quidem opinioni,
5 dicis quod infectum aerem evitantes manum Dei non eludunt,
quin imo potius reverentur et timent, nam Dei iudicium me-
tuunt, quod est initium sapientie. an ego dixi fugientes istos
Dei manum eludere ? an non dixi, ad ser Antonium meum ser- mostrando la fiac-
chezza de' suoi ar-
monem dirigens (3), quod metu mortis, quam timere stultissimum gomenti.
10 est, putaret Dei manum eludere et eius inevitabilem sententiam
evitare? an idem est eludere et eludere se putare ? non sum ita
demens, quod id quod omnino fieri non potest arguam quem
fecisse. sed, dic michi : si Deus, occulto suo iudicio, quod nul- Chi fugge, per
tema di morire, i
lus negare debet catholicus, aerem inficit, et ad punitionem ho- luoghi infetti,
15 minum pestem immittit, quid agunt animo, quid intendunt ad
loca salubria fugientes, nisi quod faciunt in urbe damnati, dum
fugiunt, ut executionem late sententie per eorum absentiam fru-
strentur et eludant ? nec iam dicas hunc timorem sapientie non è nè saggio
nè religioso,
principium esse, aut sic timendo mortales immortali Deo reve-
1. L¹ pace 8. L¹ mei 11. L¹ omette ita 17. M² G2 frustr. per eor. abs.
19. L¹ ut
siffatto terrore è rentiam exhibere. hoc quidem timore credunt demones, quo-
proprio de' demo-
ni,
niam unus est Deus, et contremiscunt; hoc timore, post trans-
gressionem divini precepti primi parentes, cum audissent vocem
Domini in paradiso deambulantis ad auram post meridiem,
abscondit se Adam et uxor eius a facie domini Dei in medio 5
ligni paradisi (1) ; et quicquid timore divini iudicii ubicunque le-
gimus esse factum ; ut iam non sit iste timor principium sapien-
efrutto del pec- tie, sed insipientie peccati ; nec consiliorum spiritualium, sed
cato.
Poichè Dio non carnalium. nec putes, cum dixit Deus : nolo mortem peccatoris,
risparmia la vita
de' peccatori, pur sed ut convertatur et vivat (2) ; de hac morte resolutionis, per 10
volendone la con-
versione,
quam anima a corpore separatur, intelligendum esse, sed de
morte illa secunda, qua damnati perpetuo cruciantur. an noluit
Deus Petrum mori, quem ab Urbe martyrium effugientem incre-
puit respondendo : vado Romam iterum crucifigi ? (3) an noluit
Deus, ut ad peccatores veniam, Dathan, Abiron et Core ; quos, 15
sicut sacre littere testantur, disrupta terra sub pedibus eorum et
aperuit os suum, devorans cum tabernaculis suis et universa
substantia eorum descenderuntque vivi in inferno operti humo,
perire ? (4) si Deus, ut tu ipse fateris, ubique est ; sed, ut tuis
utar verbis, alibi pestem, alibi excidia, alibi intestina certamina, 20
alibi incolumitatem, alibi prosperos successus, alibi tranquillita-
tem et requiem secundum exigentiam meritorum iusto iudicio
nondeesi confidare distribuit et compensat; tu quis es, cui fugienti putes Deum vi-
in una immeritata
indulgenza. tam istam pro meritis indulgere ? si hoc sentis, mendax es, et
veritas non est in te. nam, ut inquit Apostolus: si dixerimus 25
quoniam peccatum non habemus, ipsi nos seducimus et ve-
ritas non est in nobis (s), quin imo istud putare vel credere,
maxima superbia est et mendacem Deum facimus et verbum
2. L¹ omette Deus 3. M¹ G2 audivissent 4. M² G2 deamb. in par . 10. L¹ viv.
et conv. 12. M² G2 voluit 13. M² martirum corretto in martirium L¹ effugiendo
corretto in effugientem 14. L¹ in tem 15. LI Thore 16. M¹ reca due volte testantur
17. M² G2 aperiens - devoravit 17-18 . L¹ universam substantiam 18. M¹ viri 24. G2 est
sit qui faciat bonum, non sit qui faciat usque ad unum (2), ab colpe,
omnibus et ubique expectandum est Dei iudicium et timendum.
quindidella
nec credas divine dispositionis fatum, quod ab eterno vite spa- colpi esposti ai
divina
cium cuilibet ordinavit, posse fugiendo medicinis aut humanis vendetta.
To inventionibus commutari. et si aliquando iactent se medici fu-
gasse mortem aut vite terminum prorogasse, secundum suas in-
La morte SO-
ventiones loquuntur. fixe quidem Deus quemlibet mori permittit praggiunge al mo-
solum quando moriturum ante seculum ordinavit. nec sum adeo mento prestabili-
to,
pietosi
dovuti; uffici lor mortuos fugere et timere quod videas mortuos sepeliri ? quanto
humanius est extinctos ad sepulturam querere et huic operi pie-
tatis intrepidis mentibus operam indulgere, cum precipue de 5
Tobia legamus: quando cum lacrimis orabas et sepeliebas mor-
tuos et derelinquebas prandium et mortuos abscondebas in domo
tua et nocte sepeliebas, ego obtuli orationem tuam Domino, quia
acceptus eras Deo (2). videsne in angelico verbo quantum sit
apud Deum quod tu et alii fugitis, mortuos sepelire ? ut non sic 10
facile pronunciare debeas humanissimum esse fugiendo mortuos
evitare. nam et mortuos flere tibi non veto, dummodo semper
moderationem adhibeas, ut extorqueat lacrimas miseratio pia et
misericors pietas, non languor, non pusilanimitas, non mentis
mollicies et egritudo. denique quasi verborum sonantium stre- 15
e se è vero che pitus veritatem possit astruere, conaris asserere quod mortem
proprio sia degli
uomini temere la non timere stultissimum sit, tragicum illud adducens :
morte,
6. M G2 orab . cum lacr. 12. L¹ super 16. L¹ poss. ver . 22. M¹ omette et dopo
te G2 et tecum pene 24. L¹ patr. or. 27-28. L¹ eos prostr. 29. L¹ obsc. ассер.
(1) S. GREG. op. e loc. cit. c. 987. (3) SEN. Trag. Herc . Fur.569 :
(2) ТОВ. ХІІ, 12-13 . il testo << pertimuit » .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 109
licem, quem dedit michi pater, non vis ut bibam ? (1) an pu-
tas quia non possum rogare patrem et exhibebit michi modo
plus quam duodecim legiones angelorum ? (2) ut quicquid Christo poichè Cristo non
ebbe paura di mo-
tribuant ignorantes, videamus ipsum mortem non timuisse, quam rire,
5 sponte subiit, et quam etiam multi seculares homines et pagani
proceres et pene cuncti christiani martyres non timuerunt. unde
et notanter orans dixit: pater mi, si possibile est, transeat a me
calix iste (3), ad discretionem adiciens iste; ut a se vellet non
calicem, sed illum calicem removeri, diligens scilicet carnaliter
10 populum, qui ipsum crucifigere satagebat; quasi diceret : mortem,
quam isti parant, dolens super eorum peccato, cupio removeri ;
non volo mortem, ad quam recipiendam pro salute cunctorum
veneram, evitare. sicut de Scipione legimus, qui cum audisset tal nè senti del resto
timore Scipio-
in somnio sibi a propinquorum manibus mortis periculum immi- ne,
15 nere, dictante Cicerone, subiunxit : hic ego, etsi eram perterritus,
non tam mortis metu, quam insidiarum a meis (4); ut simili modo
loquendi videatur Christus peccatum Iudeorum, non mortem,
quam suscipere venerat, abhorrere. sed quid in hoc moror, cum anziadinsegnarelo
sprezzo della mor-
tota philosophia solum de contemnenda morte disputet, et ille tefilosofia
mirò sempre
. la
20 demum, ut Seneca vult, bene vivat, qui mortem didicit non ti-
mere? (s) non dicas igitur frivolas rationes, quas videas incon-
vellende veritatis radicibus esse subnixas, sed potius tu et alii,
qui Dei potentiam ad urbem unam contrahitis, vosmet, veritate
cognita, deridete, et que ad eundem ser Antonium secundo loco
25 descripsi, quorum copiam te scio habuisse, curiose discutite, sicque a Lo esorta infine
meditare i suoi
facile videbitis in quanta mentis cecitate tu et ceteri, qui metu scritti anteriori
mortis fugitis patriam, maneatis. vale felix et mei memor. Flo- sull'argomento.
rentie, vigesimo quinto septembris, septima indictione.
ΧΧΙ .
6. Cod. persuadere
(1 ) È questa la risposta che nel- il Turchi del 1400 erasi recato quale
l'epistola precedente il S. afferma aver cancelliere di Carlo Malatesta. Ecco
fatta all'impertinente cantafavola ar- il viglietto, che mi par utile produrre
recatagli da ser Lorenzo Gucci ; la in parte a complemento di questi
quale, non registrata da Coluccio in scarsi cenni sul maestro romagnolo:
veruno de' suoi copialettere, forse per- <<< Gloriose facundie celeberrimo
chè gli parve troppo vivace, ci venne « vati magistro Feltro de Sancto Ar-
fortunatamente serbata da un prezioso << changelo, patri et domino meo a-
ms. della biblioteca Capitolare di <<mantissimoet optimo. mutavit, e-
Zeitz, sul quale cf. FEDOR BECH, Ver- << depol, inclite vates et eloquencie
zeichniss der alt. Hss. u. Drucke in der <<<<magister insignis, tui suavissimi le-
Domherren-Bibliothek zu Zeitz, Berlin , <<poris ingenium fons uberius, qui a
1881 , p. 24. Chi maestro Feltro si <<<sede tui sacratissimi pectoris inde-
fosse non posso con certezza affer- <<<sinenter emanat. nam , ut verum fa-
mare ; ma stimo non allontanarmi dal « tear, decreveram me sevi Cupidinis
vero congetturando che egli, chiamato << ardoribus non torqueri ; expertus ete-
qui « regio cancelliere » , cioè a dir << nim quot languores molles flamme
principesco, e dottor di leggi, fungesse <<<ceci furoris iniciant, que mentem
da segretario di qualche signorotto di « effeminant, virtutem floccifaciunt et
Romagna e, più precisamente, de' Ma- <<<attrahentibus pestiferisque blandi-
latesta. M' induce in codest'avviso un <<<mentis omne virile robur enervant.
viglietto, che alla presente epistola va « at nunc, mutato iudicio, quod prius
innanzi nel citato cod., diretto a Feltro «dissuadebat ratio scaturientes orna-
stesso da P. Turchi, e datato sempli- <<<<tus tue gloriose facundie suaserunt.
cemente « in atrio » ; il che dimostra <<nempe epistola tuaTulliano rore quod
come entrambi, parecchi anni dopo <<<ferme sopitum est et inane ab imis
però, vivessero, se non sotto lo stesso << (cod. unis) radicibus sacrum et grave
tetto, nella città medesima, la quale <<<revocavit incendium et illud mihi de-
non può essere altra da Rimini, dove <<duxit in placitum quod prius summe
DI COLUCCIO SALUTATI . III
litterarum, in quibus orthographie ratio desideratur, incipiam, non non sapendosi in-
durre a ritenerla
possum credere de fonte illo tue eloquentie, qui cunctarum scien- sua
tiarum et precipue grammatice atque rethorice tum regulis tum
doctrina tum habitu facundissimus es, tot in scribendo prorsus
5 intolerandos errores et scribendi ignorantiam processisse. et ut rori
peridigravissimi er-
grammatica
e d'ortografia di
aliqua graviora, infinita quidem sunt, adnotem, quis patiatur a tuo cui ribocca, e che
examine dimitti epistollam , geminato 1, morbicholoxam enumerando
in parte ei vien. qui
per cho et x, connessam per geminum ss, elludo per 11
duplex; et, quod summe visum et aures offendit, iacullat 11
10 in sue scripture serie combinare ? quis non indignetur puxsil-
lanimitati per x et 11 duplex, subpeditare per b, chona-
tur per ch scribi, stimulloque 1 alterum assumpsisse ? quis
non irrideat conpunctus sine c, eluditur , ut iam incipiam
singulis suam reddere regulam, per 1 duplicatum, prefixi per s,
15 vi per y, malunt, in quo scriptor multus est, per 1 geminum,
nullatenus per 1simplum, maculari per ch et duo 11, Her-
culis sine het 11 duplici, appositum per unum p, lacus
per ch et in genere masculino, exteros per x et s, lauda-
bile per binum 11 , carbasa perch, centesimo per x, con-
20 fuse per x, terre motibus per solum r; dextre per s,
muliercula per unum et alterum 1, accusabor unico solo c,
latrunculum per ch , proficisci per duplex ss , dessidi-
bus , sic enim scriptum est, quod quid importet neminem scire
arbitror, per duo ss , historiographo sine h, efficacius per
1. Cod. ne 4. Cod. est 7. Cod. epistolam 11. Cod. suppeditare 13. Cod. con-
puntus - elluditur 15. Cod. vy - mallunt 16. Cod, nulatenus per f- machulari - ercullis
17. Cod. apositum - lachus 18. Cod, exsteros laudabille 19. Cod. carbasa e l'h
X S
in interlinea - centensimo 20. Cod. terrae , il primo respunto - dextre 21. Cod. mul-
liercula acusabor 22. Cod. latrunchulum - proficissi 24. Cod. istoriograpo - effichacius
ΧΧΙΙ.
(1) SEN. Ep. lib. XIX, ep. 5, 4-5. (3) Intorno ad Ubaldino di Cambio
(2) Ibid. 1. di Buonamico Buonamici, dopo il
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 113
SALVINI (Catal. cron. de' canon. p. 25, << talis quod ei suarum virtutum me-
n. 246) ed il MEHUS (Ep. ossia ragion. <<<ritis omnium bonorum incrementa
di m. Lapo da Castigl. p. xxxv) ha <<<<debentur » ; Arch. di Stato in Fi-
messe fuori molte notizie il GHERARDI renze, Miss. reg. 16, c. 15 A, 30 agosto.
nella prefazione al Diar. d'anon. fior. Sia vero o no quanto racconta nel
p. 229 sgg. , alla quale rimando i let- suo Diario l'anonimo sulle trattative
tori, pago di aggiungere qui talune in- di pace intavolate dai Fiorentini con
dicazioni che compiono e correggono Gregorio XI nel giugno 1377 (p. 333)
in parte quelle dell'erudito fiorentino. e sfumate in seguito alle arbitrarie
Ricorderò così che il primo documento promesse del Buonamici, certo si è
in cui apparisce attore il Buonamici, che i Fiorentini non tolsero a costui
è quell'atto del 2 aprile 1364, con cui la loro benevolenza ; come ne danno
gli scolari in diritto canonico dello prova le lettere premurosissime, che
Studio fiorentino eleggono in lor pro- del 1380 scrissero per raccomandarlo
fessore d. Giovanni abbate di S. Sal- a certi cardinali; arch. cit. Miss. reg.
vatore, ove Filippo Gianfigliazzi non 19, C. 13 A ; « DD. Francie, Pa-
venisse a coprire la cattedra offertagli ; <<<due » &c., 16 giugno. E siccome
Ubaldino si sottoscrive già priore di di lui, che recavasi di nuovo presso
S. Stefano a Ponte ; Statuti della Univ. il pontefice, si servirono anche nel
e Studio fior., App. par. II, p. 298. 1385 per caldeggiare gl'interessi di
Del 1375 egli apparteneva alla curia due chierici, loro concittadini (Miss.
romana in qualità di uditore del car- reg. 20, с. 99 в : « Раре », 31 agosto),
dinal Morinense (Roberto di Ginevra?), e la domanda fatta da frate Lodovico
e quando ritornò presso il suo signore Nerli per essere conventato in teo-
dopo un lungo soggiorno in patria, logia (Miss. reg. 20, c. 131 в: « Раре »,
provocato da certi incarichi affidatigli 21 novembre), così non mi pare punto
dalla Signoria, questa fe' scriver in da mettere in dubbio, come sembra
di lui favore, così al suo padrone come invece al Gherardi, l'affermazione del-
al cardinale d'Albano, caldissime let- l'UGHELLI (Italia sacra, I, 627) che la
tere, dove, fra altro, è chiamato <<<vir Signoria si maneggiasse presso il pon-
<<quidem eloquio floridus et opere tefice nel '91, perchè Ubaldino fosse
« circunspectus, morum venustate cla- eletto vescovo di Cortona. Sugli ul-
< rus ac fide sincerus, sermone verax teriori suoi casi veggasi del resto
<<factisque efficax et fidelis, et denique lib. VI, ep. xx.
Coluccio Salutati, II. 8
114 EPISTOLARIO
verità,nontemono
confutazioni; tis vestita tibi visa sunt, postquam plene discusseris, medullis
intrinsecus patefactis, secunda facie videbuntur invicta. habet
enim hoc veritas, quod quanto magis excutitur, magis appareat et
in sue vivacitatis splendorem clarius elucescat. nec puto, ut tibi
et opinioni tue blandiendo preludis, illa mea, que dicis eloquenter 15
prolata, cum ad iuris examen venerint erubuisse, que se sciant in
inconvulse veritatis solidum radicasse. nec malleum fugiunt, quo
se non sentiunt concuti, cum sciant minime posse cum fundamento
veritatis errari, nec promentium iura patrum aut aciem theolo-
gorum exhorrent, dicta quorum reverenter adorent. utinam, vir 20
egregie, si aliquid contra cuncta regentis Dei ordinem appetendum
est, per te dicta constarent ! validius quidem esset genus humanum,
quod sibi posset vitam fugiendo locum divini iudicii prorogare.
e prima dimostre- Et ut aliquando tres tuos articulos planiore ratione dearti-
resser folliafug culem, primum, contra quod niteris, mee sententie fundamen- 25
gire i luoghi in-
fetti, poichè Dio
ab eterno ha sta-
bilito dove, come
tum est quod Dei providentia cuncta disponens ab eterno pre-
e quando ognun vidit et ante seculum ordinavit fixe atque immobiliter ubi,
debba morire.
quomodo et quando cuique moriendum sit. et ut plenius quod
intellexi depromam quam tu attingas, et dixi et dico fugere
locum pestis, ut mortem evites, non cautionem, sed insaniam 30
esse. ex quibus corollarie videris inferre, quod necessario con-
tem ponat in Deo aut quod divine prescientie causa dici possit? neri
cose future s'inge-
alcuna neces-
absit a viro docto, absit a viro catholico tantus error. Deus enim sità in Dio o derivi
la prescienza di-
est necessarium quoddam a nullo necessitatem accipiens. non vina.
enim esset Deus principium illud quod credimus sine principio,
5. hic] L¹ nic 24. L¹ omette est 29. M² G2 plena ven. 32. M dicto
116 EPISTOLARIO
Le creature tut- si necessitatem aliunde, sicut sentire videris, haberet. nec cre-
te furono, perchè
Dio neseppel'esi-
stenza, non egli le das ideo Deum futura scire, quia futura sunt; sed potius, ut dicit
conobbe perchè divus Aurelius Augustinus libro ultimo De Trinitate, dicen-
fossero.
(1) S. AUG. De Trinit. lib. XV, cap. XIII, 22 in Opera, VIII, 1076.
DI COLUCCIO SALUTATI . 117
questione, quam habemus, importet, non possum advertere. an il quale nella pre-
sente controversia
servata ad Acabbo Achab regem, qui per coniugis sue nefas, iniuste lapidato Naboth,
vineam scelere possedit, quam pecunia habere non potuit, nun-
tiata sibi morte, quam tanto flagitio merebatur, penitentiam, ut
fecit, acturum et eum illius sententie mucrone nullatenus ferien-
dum ? (2) vidit profecto : nec ipsum totius illius rei series vel la- 20
tuit vel fefellit ; sed per prophetam nuntiavit illi Deus quod me-
ruit ; dispensatione vero misericordie illud in Achab rege perfecit,
quod ipse cuncta disponens ante seculum cum assensu benepla-
ed il perdono con-
cesso ai Niniviti
citi certissima ratione providit. de Ninive vero quid dicam, nisi
fossero
avveni- quod Deus per Ionam, non quod facturus erat, sed quod fieri 25
menti già ab eter-
no preveduti da
Dio ; corrupte civitatis merebantur vitia, nuntiavit ? sed etiam dicere pos-
semus de Ninive id quod propheta, Domino iubente, predixit ve-
rissime consummatum. per penitentiam enim subversa civitas vi-
tiorum in urbem est reformata virtutum. Ionam enim, in quo
salvator noster figuratus est, non subversionem predicare decuit, 30
3. L¹ adeo 6. G2 athimum 7. M possit 11. L¹ illam 13. G2 quod
id M² G² eis 19. eum] L¹ cum G2 sostituisce non a nullatenus 21. M² G2 Deus
illi 26. L¹ omette sed
(1) Neppur colla scorta del DE CA- nelle opere del santo questa sentenza,
RUSIIS, D. Ambrosii Milleloquium, Lug- tolta forse da qualche scritto apocrifo .
duni, MDLVI, non mi fu possibile trovare (2) Reg. VII, 19.
i
120 EPISTOLARIO
tali sono iveri ri- eorum (1). hec sunt vera vitande pestis et divini iudicii sine du-
medii contro la
peste,
bitatione remedia; hec velim civibus persuadeas tuis ; hec velim
verbo predices, scripto moneas et exemplo confirmes ; non quod
e non la fuga. tu et alii, quibus Deus dedit super alios intellectum, fugam lau-
detis, que remedium non est pestis ; non quod vos ipsi fugientes 5
in errorem turpissimum ignaros et simplices inducatis. dic, precor,
Ubaldine carissime, dic precor, an, cum sevissima pestis depasceret
Fuggi forseGre- Urbem, divus Gregorius Romam fugit aut civibus suis fugere per-
gorio da Roma,
suasit? non certe. sed solemnes letanias instituens, ad miseri-
cordiam orationibus et ieiuniis Deum flectere procuravit; nec territus 10
fuit nec ab incepto discessit, licet, dum populum secum duceret,
de sequaci turba octoginta, sicut legimus, expirassent (2). ex quo
et angelum meruit videre gladium recondentem et a misericordie
o Davide da Ge- Deo misericorditer exaudiri (3). et ipse propheta rexque David an
rusalemme, allor-
chè il morbo vi fugit locum triduane pestis sibi per Gad prophetam, iubente Do- 15
infuriava?
fanno penitenza, siliis atque vulgi desipientis erroribus spem ponentes, Dei iudi-
ma cercano fug-
gendo
più di larendersi
lieta vita, cium fugitis et fugiendo vitam vobis producere cogitatis. est 25
aliquid tamen secundum carnem viventibus fugere: letiores quidem
vivunt, frequentia funera non vident, muliebres eiulatus non au-
diunt nec quotidie in amicorum exequiis occupantur. est hoc
aliquid profecto, sed malum. quid enim aliud est illud lete vi-
vere, nisi, sicut olim corvus ab arca dimissus, retentos in via non 30
2. L¹ tuis pers. 4. M² G2 dedit Deus 7. M² G2 omettono dic precor 11. M² G2
aut per nec 20. M¹ G2 omettono in dinanzi a cilicio 24. L¹ decipientis 30. L¹ retentus
(1) ION. III, 5-8 . XLI-XLIV in op. cit. col. 78, 80 sgg.
(2) Cf. PAUL. DIAC. Vita Gregorii (3) Cf. l'ep. XVII di questo libro,
papae in S. GREG. Opera, I, 47, 59 ; p. 91 .
e IOANN. DIAC. Vita Greg. cap . xxxvII, (4) Reg. II, XXIV, 14-17.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 121
cogitare de patria ? quid est frequentia funerum non videre, nisi e mettono in non
cale la salute del-
cum maximo salutis eterne damno in oblivionem nostre morta- l'anima per custo-
dir quella del cor-
litatis adduci ? quid est muliebres eiulatus non audire, nisi com- po.
miserationem in civium nostrorum decessibus non prebere? quid
5 est in amicorum exequiis non occupari, nisi vivificantes operas
misericordie Dei, de quibus in illo districto iudicio repetetur ratio,
devitare ? o felices fuge fructus, o bellum mortis evitande re-
medium, o res commendabilis et honesta, cum certus esse de-
beas tunc te moriturum, cum Deus te finiturum vitam ab eterno
10 previdit ! et licet etiam vitare possis, tamen illam aut Deus non
previdit aut penitus non vitabis. declinande mortis studio, et
cuius mortis ? certe tibi de omnipotentis Dei iudicio imminentis ;
patriam fugis, quasi melius sit, si moriturus non es, extra patriam
vivere, sique moriturus es, extra patriam expirare. sed quid
15 ulterius contendo ? plura quidem de hoc et, ut tu testaris, multis
rationibus mirabiliter pulcris astruere sum conatus ; ad quarum
unicam in secundo tuo articulo vellem aliqualiter respondisses .
non agam taliter tecum, sed pro nunc illa, quam non reprehendis,
disputatione contentus, ad ea que in contrarium adducere studuisti,
20 ne tibi tantum errorem probasse videaris, breviter respondebo .
Dicis enim exemplo Christi, qui a facie Herodis fugit in Viene poi alle
obbiezioni mosse-
in secondo
Egyptum et a Iudeis ipsum lapidare volentibus se abscondit et luogo;
gli e mostra
come non si deb-
templo exivit ; ac etiam exemplo Pauli, quem fratres per murum ban addurre a di-
divine maiestatis iudicium : Christi quidem consilium est: cum seppe e l'apostolo,
costoro tentanoin- persequentur vos in civitate ista, fugite in aliam (1). quis autem,
vece evitare l' ira
divina, inquit precursor Domini, demonstrabit vobis fugere a ventura
ira? et subdit unicum illud remedium: facite ergo dignum fru-
ctum penitentie (2). hic libet, me miserum ! tecum paulisper
conqueri quod cum, ut in tertio tue narrationis articulo plenissime 5
deplorasti, Deus ipse misericors, miserator et iustus ad plectenda
che si è già altri- peccata mortalium tot nos flagellis attriverit et sine respiratione
menti manifestata
tremenda,
continue persequatur, nulli tamen ad Dominum redierunt; nulli
conversi sunt a via sua mala et ab iniquitate, que est in manibus
eorum(3). vidimus enim, quod maxime glorie ducebamus, nos con- ro
ponendo a fronte tra malos Ecclesie officiales, defendende libertatis nostre studio,
laChiesa ed i Fio-
rentini
quam proculdubio dominandi ambitione subicere satagebant, bel-
lum gerere et nos ad destruendum temporalem statum Ecclesie
divinitatis eterne numen terribiliter suscitasse. quo bello quan-
tum potentie temporalis Ecclesia amiserit, ad quantamque nos 15
impotentiam ducti simus, prudentia tua, sicut arbitror, videt et
perchè si distrug- horret; ut in peccatorum ultionem visus sit Deus iratus hec duo
gessero reciproca-
mente.
vasa concutere et ambo confracta in abominationem et vilipen-
dium deiecisse. et ne bellum hoc hinc et inde non constaret
esse peccatum, et ipsi et nos in penam adiecimus peccando pес- 20
E la Chiesa si cata. illi quidem militibus suis Faventiam atque Cesenam, duas
macchio delle stra-
(1) Allude senza dubbio alle no- fare l'oligarchia de' popolani grassi;
vità che erano occorse in Firenze cf. GHERARDI, Pref. al Diar. d'anon.
durante il gennaio 1382 ed ai provve- fior. p. 272; PERRENS, op. cit. V,
dimenti, che fecero di bel nuovo trion- 378 sgg.
124 EPISTOLARIO
Dio è quindi sordo rati in peccandi obstinatione peccantes. stat inter Deum et nos,
a preci ed a sa-
crifizi che vengon
da bocche e da qui, ut dixisti, sedens tranquillus supra nubes ab alto diligentium
mani impure;
se precipuam curam habet, nubes, quam opposuit sibi ne tran-
seat oratio. et timeo ne nobis per Prophetam dictum sit: ne of-
feratis ultra sacrificium frustra: iniqui sunt cetus vestri. kalendas 5
vestras et solemnitates vestras odivit anima mea ; facta sunt michi
molesta et laboravi sustinens. et cum extenderitis manus vestras,
avertam oculos meos a vobis et cum multiplicaveritis, orationem
non exaudiam : manus enim vestre sanguine plene sunt (1). ut
nisi Deus emittat lucem suam et veritatem suam, que nos de- 10
ducat, nunquam adducemur in montem sanctum suum et in ta-
sicchè, ov'egli non
ammollisca i cuori,
bernacula sua (2). quod si tu solus, scriptis delectatus tuis, persua-
non v'è speranza dere velis cives nostros mundificatos extra patriam, non dicam
di avvenire mi-
gliore.
pecuniis, quas effuderunt, sed peccatis, quibus abominabiles facti
sunt, nescio si etiam ipsorum iudicio, de quibus michi et tibi nunc 15
sermo est, valeas obtinere quod scribis. utinam expurgatum esset
in nobis vetus fermentum et essemus nova conspersio, ut epu-
laremur, non in veteri fermento neque in fermento malicie et
nequicie, sed in azimis sinceritatis et veritatis ! (3) nescio quo-
modo filum mee orationis abrupi. revertar igitur unde discesse- 20
ram, ad tua videlicet refellenda.
Non debbonsi Dicebas igitur : an forte quis diceret, ut tua verba, licet inculcata,
poi temere i peri-
coli che minaccia- repetam, minus timendam pestis formidinem quam severitatem He-
no la vita terrena,
anche quando si rodis et Iudeorum impetum ? hoc quod dubitas, ego plane non sen-
possono evitare ;
tio. scriptum est enim : nolite timere eos qui corpus occidunt; ani- 25
mam autem occidere non possunt ; sed potius eum timete qui potest
animam et corpus perdere in gehennam (4). similiter igitur nec pe-
stis timeri debet nec Herodis debuit ac Iudeorum impetus formidari.
non possunt enim ista perdere nisi corpus. et si quodlibet horum
Dei iudicio veniat, timendum nobis est ne iam hic Deus nos pre- 30
scitos incipiat cruciare. sed quia immediate pestis a Deo est, quam lachequale
dirdellaè peste,
inevi-
nullus homo immittere potest, manifestius apparet in ista Dei iu- tabile?
dicium, quod scire debemus nos non posse, etiam si ad antipodas
fugerimus, devitare. qualiter autem secundum humanitatem pos-
5 sibile fuerit ab Herodis furore Iesum abscondere, satis historia
vera declarat, qua legitur sceleratum illud edictum non etiam
ipsius regis filio pepercisse; ut merito crudelitatem regis risisse
tradatur Augustus, et inter alia dixisse, tutius fore porcum Hero-
dis esse quam filium (1) ; cum id animalium genus apud Iudeos
IO servetur illesum. verum si iuxta Dei prescientiam moriturus es, Inutile dunque
il correr qua e là
cum nescias locum, diem et horam, in qua Dominus venturus per sfuggir la
morte che daper-
tutto ci può inco-
sit, et si scias, voluntati sue nequeas resistere, quid prodest hinc gliere.
inde discurrere ? sique, ut dicis, mors effrenis, invisibilis et se-
vera, secabili falce, cum quis putat illius imminentis ictus effugere
15 cumque tutius se stare credit, improviso percutit et illa flores vite
mortalium, sicut in pratorum fenicicia, demetitur; quod remedium
est contra mortem patriam fugere aut mundum undique pera-
grare ? quod si, ut dicis, qui mortem metuit, nichil sperat, cumque
spem habere religione catholica iubeamur, timenda mors non est ;
20 cum quo timore per te patet nichil nos debere sperare. nec hanc La paura di essa
non è poi , come
omnis insignis animus refugit aut universa caro, sicut asseris, vuole l'amico, in-
nata in noi ; non
contremiscit. an mortem Horatius Cocles extimuit, qui ante rum- latemettero infatti
nè Coclite nè Mu-
( 1) MACROB. Saturn. lib . II, cap. IV, (2) VAL. MAX. op. cit. III, II, I.
II .
(3) VAL. MAX. op. cit. III, III, 1 .
126 EPISTOLARIO
ligere qui, ut ais, se illi etiam remotum servatur incolumen et ridicolo l'afferma-
re che, fuggendo ,
periculis plenam patriam procul fugit? fugere quidem non est mare
si dialaprova
patria,d'a-
amare patriam, sed horrere; quod si cives omnes bonos et timor
ille vexasset et eadem fuga tenuisset, crede michi, quo reverti
5 possent cum hoc a te laudato consilio non haberent. non sic
quondam insignis ille Camillus, qui tractantem post incensam Ur- Resto in Roma
distrutta Camillo ,
bem de mutandis sedibus multa cum inclinatione Senatum ora-
tione luculenta corripuit et de reformandis urbis Rome ruinis
omnibus persuasit (1) ; non sic et Scipio maior, qui tribunus mili- vi ritenne Scipio-
ne, dopo Canne, la
gioventù decisa ad
10 tum, post Cannarum excidium iuventute de Italia relinquenda tra- uscirne;
ctante, ut per mare ad regum aliquem fugerent, gladio educto,
compulit ad illud consilium dimittendum (2). quis autem tibi vi-
detur magis et salubrius Urbem amasse, Camillus an ille fugi-
turus ex Urbe Senatus ? aut utilius reipublice consuluisse, an
15 Scipio vel iuventus illa que Italiam deserere cogitabat ? nec mi-
chi mercatores obicias, quorum quemlibet rei private, non publice
studium cogit, ut
Impiger extremos currat mercator ad Indos
Per mare pauperiem fugiendo, per saxa, per ignes,
20 ut ille ait (3). qui si post longa tempora redeuntes videntur alacri
vultu, multoque cum amicorum et vicinorum gaudio, non ob pa-
triam dilectam, sed ob rem familiarem auctam, divitiarum opinione
communi populorum errore laudibus celebrantur. qualis autem e22testè i moti del
luglio mostra-
conservatio patrie sit ista fuga quam laudas, docuit vigesimus alla
ronopatria
comela giovi
fuga
25 ille secundus dies mensis iulii, quo pudenda sceleratorum manus dei suoi figli !
ad invadendam urbem, non vino somnoque sepultam (4), sed ab
optimatibus derelictam, signo dato vexillisque circuncurrentibus
insanivit (s) ; ut vere dici possit, prout et tu ipse commemoras, ci-
1. M² G2 incol. serv. 3. M² G² omettono et 13. M G² et mag. sal .
14. M¹ cons. rei pu. G2 omette rei pu. 20. M G2 omettono ait 25. M² G2 omet-
tono mensis M¹ manu 28. L¹ insanuit
(1) TIT. LIv. lib. V, cap. VI, 7. (4) Cf. VERG. Aen. II, 265 .
(2) TIT. LIv. lib. V, cap. XLIX. (5) Cf. l'ep. xvII di questo libro,
(3) HORAT. Ep. I, 1, 45-46; ma il p. 84.
testo « curris>> nel primo verso.
128 EPISTOLARIO
fedeli, perchè fug- Deus diligentium se sic precipuam curam habet, ut non offen-
gon
dant ad lapidem pedes suos (1), et ipse solus et urbis et civium est 5
vera custodia ; cur isti tui patriam fugiunt ? an non credunt Deum,
qui salvavit tres pueros in camino ignis ardentis, ipsos in urbe,
ubi tot remanserunt omnis sexus, etatis et generis cives, etiam
furente peste potuisse salvare ? an cum, ut tu vis, qui mortem
metuit, nichil speret, ita metu mortis perculsi sunt, ut salutem 10
Nè le spesea
fuggendo , vanno
cui, de manu Dei posse recipere desperarent? an et pecuniarum illa
incontro, sono in
dizio di grandezza profusio, que metu mortis expenduntur, magnanimitas est, ut tu
d'animo,
asseris, iudicanda ? forte, postquam hoc scribis, tibi non aliter
esse videtur ? ego autem qua ratione vel auctoritate dicendum
hoc censeas, omnino non video. nam si magnanimitas animi 15
magnitudo, ut sonat vocabulum, debet intelligi, sique maxime
circa magnos honores et cunctarum magnitudinem virtutum, sicut
ethici volunt, attenditur, que, precor, magnanimitas, timere mor-
poichè la vita è tem et, ut illam evites, pecuniam non curare ? si hoc est, nullus
Preziosadrogui
soro,
te- omnino non magnanimus, nulla virtus universalior. nullus enim 20
usque ad sacerdotem cuncti dolum faciunt (1), sed iam forte ni-
sicchè Dionon ha mis offendi. scito tamen quod Deus non miseretur nostri propter
compassione de'
popoli per la bon-
tà de' pastori, ma bonitatem clericorum, sed solum in misericordia sua salvos nos
unicamenteperchè facit, qui dignetur pastores corrigere et gregem suum, directum
in vitam eternam, a cunctis erroribus custodire; sed ab hoc pre- 5
sertim, quod in huius opinionis vanissime stulticia conceperunt.
Edegli solo po- putant enim, cum sevit pestis, mortem eo quod fugiant evadere ;
trà far accorti gli
illusi dellaopinioni.
delle loro vanità quod non est nisi putare Deum vel res hominum non curare et
regere, vel fixe nichil cognoscere mortemque nostram nonnisi
condicionaliter previdere, quasi Deus videat si steteris Florentie 10
morieris, sin autem effugias, vives. que quam magnis sacrilegis-
que sint erroribus involuta, cunctis prebeo iudicandum. vale.
Florentie, tertio kalendas novembris.
XXIII .
[ 2, с. 133 в.]
Firenze, 1383-84 .
Gli rimandaper
CCIPE nunc tertio, fili karissime, versiculos quos petisti, tem-
la terza volta dei
versi da incidere
A poris paterne mortis indices ac testes, quos illis quos eli-
sulla tomba di Pie-
tro da Moglio. gendos duxeris, id enim tibi relinquo, si placuerint, subscribi
1. M G² fac. dol. 5. M¹ viam 11. L¹ sacrilegiis 12. G omette vale
13. M G² aggiungono datum 17-18. Cod. tempore iudices
XXIIII.
AL MEDESIMO .
CILI karissime. vidi letus litteras tuas paterni stili gravitatem Firenze,
essa noi apprendiamo poi che il S., fre indizio veruno atto a precisarne
certo per aderire ad un desiderio di la data; ma poichè Bernardo vi è
Bernardo, avea dettato un epitafio sempre trattato come un giovinetto,
metrico per la tomba del suo antico che promette di far onore a sè ed
maestro, chiuso dai due versi qui ri- ai suoi, non credo d'ingannarmi, as-
feriti, ne' quali è registrata la data segnandolo ai mesi che tennero im-
della di lui morte. mediatamente dietro alla morte di
(1) Il presente viglietto non of- Pietro.
132 EPISTOLARIO
XXV .
A LANDOLFO CAIAZZA (1 ).
[С, с. 10 B. ]
Firenze,
4 febbraio 1384? ULCISSIME mi Caiacia. recepi iocundissimas litteras, quarum 5
Lo ringraziadel-
le sue lettere
D in auspicio profiteris te molestissime tolerare absentiam meam,
(1 ) Solo per via di congetture ci ancora vivo e vegeto verso il 1380,
riesce possibile spargere un po' di poichè a lui, chiamato « circumspecto
luce cosi sul personaggio al quale co- <<<viro et honorabili tanquam patri
<< magistro Radulpho de Caiacia » ,
test'epistola è diretta, come sul tempo
in cui venne dettata. E per comin- Giovanni Moccia dirigeva in quel tor-
ciare dal primo punto ricorderò che no un carme per descrivergli gli in-
fra i suoi più intimi amici e famigliari comodi sofferti in una forzata sosta a
Zanobi da Strada contava un notaio Gaeta; cod. Par. Lat. 8410, C. 9A.
napoletano, per nome Landolfo, al Ma vi ha di più. Notevole fra le
quale, morto Zanobi del 1361, Nicola poesie di Domenico Silvestri , conser-
Acciaiuoli scrisse una lunga ed affet- vate nel ms. Laur. Pl. XC inf. 13 ,
tuosissima lettera di condoglianza ; c. 41 B, è un'epistola in cui si descrive
L. TANFANI, Niccola Acciaiuoli, studi il lugubre aspetto di Firenze desolata
storici, Firenze, 1863 , doc. XVIII, p. 201 dalla peste. Quest'epistola, come ho
sgg. Landolfo però, come ci insegna dimostrato altrove, è stata scritta nel-
la rubrica premessa alla lettera del l'estate, o al più tardi nell' autunno
gran siniscalco così nel cod. Magliab. del 1383 ad un amico, che aveva poco
VIII, 33 , di cui si giovò il Tanfani, prima lasciata la Toscana ; e questo
come nel ms. già 39 Morbio, or pas- amico è chiamato nell'indirizzo « Lan-
sato alla Braidense di Milano (Morbio << dolfo Partenopeano ». Se noi riu-
7, sec. xv, cc. 37 B-42 B), di cui mi niamo adesso tutti codesti dati, potrem
valgo, « era altrimenti chiamato, cioè forse con buon fondamento, se non
« Cayazza , ch'è tanto a dire in m'inganno, concludere, che il notaio
<<<Napoli chome in Firenze ghazza, napoletano, famigliare di Zanobi e
<< per ciò che quello Landolfo era dell'Acciaiuoli, è quello stesso Caiazza
<< natio d'uno luogho nel regno che al quale son dirette le epistole del
<< si chiama Caiazza » . Possiam Moccia e del Silvestri, e che del 1383
noi adesso identificare costui, che l'Ac- si trovava in Toscana. In tal caso
ciaiuoli chiamava : « non Caiazza, ma nulla impedirà di credere che la pre-
<< turtura viduata » , col Caiazza amico sente epistola sia stata scritta dal S.
del S. ? Io penso che si ed eccone nel febbraio del 1384, come risposta
le ragioni. Innanzi tutto egli era a quella che Landolfo, ricondottosi a
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 133
quasi verus amor dilecte rei absentiam patiatur et non verissimum echedel rammarico
esprime per la
sua lontananza.
sit quod apud poetam legimus,
Illum absens absentem auditque videtque (1) .
michi vero periocundi sunt amici quantacunque terrarum interca- Gli amici però
sono sempre vicini
5 pedine separati, quippe cum non in eis faciem et que oculis su- coll'animo,
biecta sunt, colorem, formam, vestes et totius corporis liniamenta,
diligo, sed mores, virtutem et honestatem. quo fit ut amicum
corporaliter seiunctum patiar facile ; obvolitant siquidem ante mentis
oculos que in illis admiror et diligo. sed quid iam in hoc moror ?
10 bene quidem et utiliter institutum est litterale commertium, ut epistolare
ed il commercio
ripara
inter benivolos et amicos per illud quicquid absentia subtrahit all'assenza
rale. corpo-
restauretur. ex quo, postquam de me scire certa cupis, noveris
me valetudine prospera frui, et quanvis dominorum et amicorum Egli sta bene
meorum, quos istic habeo, desiderium me teneat, attamen illos
15 mentis sensibus semper amplectens, consolor et letor. si enim
iocundum est amicum de medio subtractum, quem nunquam vivi
conspecturi sumus, memori mente repetere, ut sapientes volunt,
certe letius esse debet absentem amicum, quem aliquando te vi-
surum speres, mente respicere. pro patria autem, ut scribis, cui della
e si affatica
patria.
in pro
20 non solum plus quam vitam debemus, sed etiam ipsam vitam, quan-
tum possum consiliis et mente laboro eamque appeto feliciter
dirigi; et in hoc, si quid possem, libenter impenderem et impendo.
quod autem te et carissimum meum Blasium solito more vivere S' allegra che
Biagio e lui vivano
al solito,
scribis (2), letor et gaudeo. namque, ut Flaccus ait,
25 Nil ego contulerim iocundo sanus amico (3) ;
sebbene carichi di
sed quod te fatali et necessario, illum vero voluntario labore premioccupazioni
3. Cod. omette absens 7. Cod. paciar dopo honestatem 8. Cod. dopo согро-
raliter dà paciar espunto. 10. Cod. quid - litterali 14. Cod. istis 17. Cod. memorie
20. Cod. vite 21. Cod. omette possum
Napoli, gli aveva inviata per dargli (1) VERG. Aen. IV, 83 .
contezza del suo arrivo ed esprimer- (2) Di codesto Biagio non vien mai
gli il rammarico che la sua assenza fatta altrove menzione.
gli cagionava. (3) HORAT. Sat. I, v, 44.
134 EPISTOLARIO
più che non con- dicis, scio vos ultra vires et ultra quam equum sit urgeri. sed
venga.
postquam labor est in spe future quietis, ut novi,
Durate, et vosmet rebus servate secundis,
Ma nelle diffi- utMaro noster ait(1), non cognoscitur militis virtus, qui fugientium
coltà si appalesa
il valore degli uo-
tergo imminet ; facie ad faciem congrediatur necesse est. qui vir- 5
mini,
tutis nomen appetit, promereri facile non potest. sine periculo
equum leniter incedentem, vel qui currens nec ante precipitet
nec retro defecerit, insidemus ; tunc quales simus equitatores agno-
scitur, cum sternitur in terra equus, vel cum arduus, pene supi-
nandus, erigitur aut cum equite pugnat ut excutiat. labor iste 10
nos declarat quantum passi sitis quantaque virtute, que sine labore
marcesceret.
ut ait vates idem (2). denique inter mortalia grave aliquid potest
edalorotoccherà
poi il meritato ri- forte et aliquando contingere, sed non diuturnum, ipsaque na-
poso.
tura rerum harum fluxibilium vos hortetur citius quam speretis
20
ad gratam quietem et ocium iocundissimum comparandum.
Ceterum lupos insidiari ovili non est novum nec miror ;
Aggiunge alcune
riflessioni sopra la naturalis quidem est inter hec inferiora contentio, utpote que cuncta
continua
si combattelotta che
nel sint ex contrariis et natura repugnantibus fabricata. possem longo
creato,
orationis discursu enumerare inter animantia queque quantum di-
scordie quantumque pugne natura constituit. scorpiones muscis 25
imminent, scorpionibus mures, muribus cati, catibus canes, ca-
nibus lupi, lupis leones et leones victrix mustela aggreditur. quid
autem nota commemorem ? homo etiam ipse homini maxima
1. Cod. ingeri 3. Cod. dicentem (?) sed vos et rebus 11. Cod. patere sitis 12. Cod.
marcescerent
18. Nel cod. manca aliquando 20. Cod. omette ad 25. Cod.
miscis
3. Cod. ingenit
LIBRO SESTO .
I.
A NICCOLETTO DIVERSI ( 1) .
Firenze,
'RATER optime. miror quod de Liguria, que a legendis le-
II marzo 1385 .
Simeraviglia che
egli, essendo in
Fuminibus dicta est Tuscis legumina petas. hinc olim
Lombardia, do- sacra, cerimonie et gentilium sapientia, stulta licet, auguriorum
5. Così L ; M² G2 R Nicholao de Diversis 8. G2 sacre R¹ serimonie
2. Tutti i codd. focis e petis 9. Tutti i codd. omettono non dinanzi ad invenias
12. M G2 omettono die
metropoli. Cf. anche per una de- sario del Visconti ed invadeva con
scrizione esatta della Liguria, com'eglicerte brigate agli stipendi di questo
l'intendeva, l' Invectiva L. C. Salutatiprincipe il territorio lucchese, come
in A. Luschum Vicentinum, Florentiae, risulta dal processo a cui venne sotto-
MDCCCXXVI, p. 159 sg . posto in contumacia nel febbraio 1400
(1) Cf. I. u. O. VON DURINGSFELD, dal podestà di Lucca, che lo condannò,
op. cit. II, n. 470-471 . ove venisse in sue mani, ad essere
(2) Di Giovanni ci è noto che, im- strascinato, decapitato, sequestro di
plicato nel tentativo di torre Pisa al beni &c. (Arch. di Stato in Lucca, Po-
d'Appiano, fu da questi nel '98 asse- testà, n. 5 III, c. 8 sg.; Sentenze e bandi,
gnato a Giovanni Grassulini banchiere n. 539, c. 48). Tre anni dopo poi
per la somma di fiorini ventimila. insieme al Pallavicini ed al Savelli
Sui primi del 1400 ei potè poi ritor- egli prendeva parte al tentativo d'im-
nare in Lucca, grazie ai buoni uffici padronirsi di Pisa in nome del duca
di Guido Manfredi, cancelliere di Paolo di Milano; tentativo che fallito, fu
Guinigi, al quale Francesco Barbaro a lui, come ai suoi compagni, ca-
l'avea raccomandato. Tanto risulta gione di gravissimi danni nella per-
da una lettera del Barbaro stesso, che sona e negli averi : cf. SERCAMBI, Cron.
si conserva fra quelle a Guido Man- di Lucca, II, 72 ; SARDO, Cron. pisana,
fredi nell'Archivio di Stato in Lucca, capp. CCXIII , CCXXIII sgg. in Arch. stor.
Governo di P. Guinigi, 28, filza A- L. ital. vol. VI, par. II, pp. 222, 234.
(3) Poichè non ci verrà più fatto Rilasciato ai 6 di giugno, per inter-
d'incontrare il Diversi fra i corri- cessione d'alcuni amici , dal d'Ap-
spondenti del S., giudico opportuno piano, che gli commutò nella taglia
riassumer qui brevemente le sue po- di cinquantamila fiorini d'oro la pena
steriori vicende. Nel'95 ei si trovava capitale cui era stato condannato, ei
in Toscana come agente o commis- tornossene in Lombardia; ma pochi
DI COLUCCIO SALUTAΤΙ . 139
II .
Firenze,
5
VIRIRcicie
insignis et frater optime. sepius expertus sum nichil ami-
caritate suavius nichilque in hac mortalium conversa-
11 marzo 1385?
Come stupirsi
che sian rari gli
tione amicicia propensius expetendum, consuevique mecum quan- amici,
4. Così M² G²; L' Insigni viro Andreuolo de Arisiis cancellario 6. R¹ suavitus
del figliuolo, non appena questi gli citato già dall'Arisi, e che si legge in
succedette. Mandato del 1389 in Fran- vari codd. Ambrosiani (cf. B 123 sup.
cia coll'incarico di pagare la dote di c. 104 B), esso vien raffigurato vecchio
Valentina Visconti, egli vi ritornò in si ed afflitto da fisici mali, ma pieno an-
seguito più e più volte, facendo anzi a cora di vivacità e di prudenza, onorato
Parigi prolungati soggiorni, ne' quali e stimato da Filippo Maria Visconti ,
ebbe opportunità di legarsi d'amicizia che l'avea nominato consigliere ducale.
coi dotti di maggior grido ; cf. THO- La presente epistola si collega stret-
MAS, De Ioannis de Monsterolio vita et tamente alla precedente, giacchè essa
operibus, Parisiis, MDCCCLXXXIш, р. 89 е è stata scritta lo stesso giorno ; sicchè
la biografia di Pasquino ne' Corrispon- nel Giovanni che il S. raccomanda
denti del S., V. A lui però la fortuna ad Andreolo sarà da riconoscere il
si mantenne sempre benigna, poichè figliuolo del Diversi. L'ascriviamo
in un dialogo di Uberto Decembrio, quindi al 1385 .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 141
III .
[Cod. Parigino Fonds Lat. 1152, c. 10A ; cod. Pallavicino 913 nell'arch. Co-
munale di Genova, c. 15B ; 2, с. 133 B ; R3, с. 42A ; RIGACCI, par. II ,
5 ep. xxvIII, pp. 102-103 , da R3. ]
mette alla scelta cetera presentium exhibitor referet viva voce, cui precor libros
d'un amico,
ostendas , pretia declares et omnia , tanquam si presens essem,
10
exponas (1).
Vale felix et mei memor, cumque te amem, fac me diligas.
Florentie, decimo augusti.
poichè que' tre soli
non gli bastano. Licet tres solos notaverim, plures tamen volo, nec ex illis
putes meum desiderium implevisse.
IIII . 15
(1) Pè il solo ms. in cui l'epi- le missive del S. son presentate come
stola si conservi integra, offrendoci semplici modelli di stile epistolare,
codeste notizie, che non sono prive esse furon certo soppresse come su-
di valore per la storia della biblioteca perflue da qualche copista.
di Coluccio. Negli altri codici, dove (2) Figlio secondogenito di quel
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 143
studiis ornatu gravitateque scribendi retulit (1), adiciens , in quo notizia ch'egli bra-mava entrar secо-
lui in amichevoli
miratus sum , te meam, ut suis verbis utar, amiciciam appetere lappin
quodque ad te scribam summis desideriis exoptare. ego autem
quam possim, imo, ut verius loquar, quam non possim in utroque
2. M² G2 admiratus 4. quam quam] G2 quod quod
Napoleone, la cui morte fu deplorata e le private del S. per non tener anche
dal S. nell'ep. xvIII del lib. II (I, questa in altissimo conto. In secondo
103), Tommaso si volse alla car- luogo il S. accenna ad un'ambasciata
riera ecclesiastica, nella quale avanzò fattagli a nome dell'Orsini dal ve-
così rapidamente da ottenere il 6 di- scovo di Fiesole. Ma questi è il frate
cembre 1381 da Urbano VI il titolo predicatore Antonio Cipolloni, fioren-
cardinalizio di S. Maria in Domnica. tino, che, già vescovo di Giovenazzo,
Conciliatasi sempre più la benevolenza ottenne la sede fiesolana nell'estate
del pontefice, dopo avergli svelata la del 1384 e che nel mese di settembre
congiura ordita contro di lui nel 1385 1385 era appena tornato dalla corte
a Nocera, fu mandato l'anno ap- pontificia, come si rileva da una mis-
presso legato nel Patrimonio di S. Pie- siva, scritta il 6 ottobre dalla Signoria
tro, donde le sue armi vittoriose fuga- ad Urbano VI (cod. cit. c. 271 в) .
rono così il congiunto Rinaldo Orsini Tutto ci fa dunque ritenere certa la
conte di Tagliacozzo come il prefetto data da noi stabilita.
di Vico. Egli coronò colla presa di (1) In favore del Cipolloni, eletto
Viterbo (10 maggio 1388) la sua im- allora appunto vescovo di Giovenazzo,
presa; ma, caduto in sospetto del i signori avean scritto al papa il 20 ot-
pontefice e rimosso dal vicariato, in- tobre 1384, perchè, invece di quella
sorse; di qui un'iliade di sventure che sede, collocata <<< in extremo Italie
si chiuse soltanto colla morte di Ur- <<<angulo>>, gliene assegnasse una alla
bano. La elezione di Bonifacio IX patria più prossima (Arch. di Stato in
(2 novembre 1389) segnò un rivol- Firenze, Miss. 20, с. 32 в « Раре »).
gimento nelle sue fortune ; ma la Accondiscese Urbano, e lo sostitui
morte colse lui pure pochi mesi dopo. pochi giorni dopo, se diam retta al-
V. CIACCONIUS, op. cit. II, 653 ; CAR- l'UGHELLI, Italia sacra, III, 256, a Nic-
DELLA, op. cit. II, 292 sg.; LITTA, Fam. colò di Vanni fiorentino, che dal 1377
celebri d' Italia, to. V, Orsini di copriva la sede di Fiesole e che sem-
Roma , tav. vI. bra avesse molti nemici (cf. una mis-
Ascrivo la presente epistola al 1385 siva della Signoria per lui del dicem-
per due motivi. Il primo si è che fra bre 1385 in cod. Magliab. cit. c. 276A).
le missive de' signori una se ne legge Per le posteriori vicende del Cipol-
a lui diretta per raccomandargli Ubal- loni, che passò del 'go al vescovado
dino Bonamici, che avea risoluto di di Volterra, quindi sei anni dopo a
star in corte di Roma, la quale reca la quello d'Egina, e finalmente nel '98
data del 21 settembre 1385 (cod. Ma- all'arcivescovado di Torres in Sar-
gliab. II, III, 342, с. 272 в « Cardinali- degna, dove morì, a quanto sembra,
<<bus Manupelli, S. Ciriaci, et Pisano>>); nel 1403, cf. UGHELLI, op. cit. III,
ora noi sappiamo per troppe prove 256 &c.; CAPPELLETTI, op. cit. XVII,
qual valore debba darsi alla coinci- 55 &c.; GAMS, Series episcop. Eccl.
denza di date fra le epistole pubbliche Cath. 883 &c .
144 EPISTOLARIO
fecerit auctionem.
Non può non
stupirsi poi ch'egli
Quod autem mea scripta desideres , dum mores hominum, 25
brami i suoi scritti dum puram sinceritatem dominorum, dum fame mentientis ex-
cessum mecum tacita mente revolvo, paulisper oportet ut desinam
admirari. scio enim, tanta libido vane locutionis incessit, cunctos
V.
[N¹, c. 96 A.]
Parlerà dunque vidie livorem depravare. loquar igitur et contra detractores istos
contro idetrattori,
hoc reptanti calamo perorabo, ut discant improbi ferreas linguas
honesto potius cohibere silentio, quam narratione falsidica dela-
trare; nec sic sibi placeant, quod alios in suam sententiam tra-
che ildivinvolere
non riconoscono here glorientur; precipue cum negare non valeant capturam illam 5
nella caduta
Bernabò di
Visconti, domini Bernabovis, non humanis consiliis , sed solo Dei digito
factam, iustam, utilem et necessariam extitisse. quid enim iustius,
tiranno a tutti in-
festissimo, quam sevissimum tyrannum, amicis, si quos amicos tamen habere
potuit terribilis illa crudelitas, formidabilem, subditis gravem, vi-
cinis exitiosum, coniunctis et pestilentem ac trucem omnibus, IO
oppugnare ; tyrannum, inquam, blandum ut deciperet, humilem
ut conculcaret, propicium ut perderet et tractabilem ut seviret ?
agli amici, an forsan vera non loquor ? nonne qualis in amicos fuerit, ut
infinitos omittam, in domino Pandulpho, quem falsa corrumpende
pellicis criminatione truci ferro petiit intra seve domus penetralia, 15
ai sudditi, demonstravit ? (1) an qualis in subditos foret, populorum miserie
ai vicini, non ostendunt ? an qualis in vicinos esset, non patuit infinitis
ai suoi congiunti bellis, quibus semper finitimos extitit insecutus ? de coniunctis
stessi.
autem quid referam ? cum non fama, sed rumor fuerit eundem
fraterne mortis fuisse auctorem, et non solum nocturna suffo- 20
catione dominum Mapheum peremisse , sed etiam alterius fratris
et demum nepotis exitio modis omnibus institisse ? (2) nonne
6. Cod. Bernabonis
(1) Anche P. AZARIO, Chron. c. 398, che per opera di costui troppo mon-
narra come si attribuissero a gelosia i tasse il fratel suo Galeazzo « nella
violenti trasporti di Bernabò contro << consorte signoria ».
Pandolfo Malatesta , della cui inno- (2) D'aver col veleno procurata la
cenza sorsero garanti Ludovico re immatura morte di Maffeo, spentosi
d' Ungheria e Stefano Colonna, il ve- il 26 settembre 1355 , dieder colpa a
nerando patrizio romano, con due let- Galeazzo ed a Bernabò i contempo-
tere al Visconti da noi rinvenute l'una ranei; alcuni de' quali non dubitano
nel cod. Laur. Gadd. Rel. 101 , C. 12 B, di asserire che quest'ultimo tentasse
l'altra nel cod. Parig. Fonds Lat. Nouv. poi di sbarazzarsi in ugual maniera
Acq. n. 1152, c. 56A. M. VILLANI,però del suo complice ; cf. MINERBETTI,
(Ist. fior. lib . VII, cap. XLVIII), dopo Cron. in TARTINI, Rer. It. Scr. II, 93 .
aver narrato distesamente il fatto, con- Che Galeazzo diffidasse infatti del fra-
clude, come fa qui il S., che la gelosia tello e che questa fosse la principal
fu un pretesto, e che Bernabò infieri cagione del suo trasportarsi a Pavia
contro Pandolfo sol perchè gli pareva dicono gli storici: cf. GIULINI, Storia
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 149
della campagna e città di Milano &c. (1) Sulle insidie tese al cardinal
V2,496. D'aver infine voluto avvele- Guido daMonforte vicario imperiale in
nare il nipote e la madre di lui, Bianca Lucca nel 1369 da Bernabò, che aspi-
di Savoia, muove esplicita accusa a rava, acquistata Sarzana, al dominio di
Bernabò il processo del 1385; Ann. quella città, cf. GIULINI, Op. cit. V, 531.
Mediolan. cit. coll. 797 e 798 . (2) CIC. De off. III, 85 .
150 EPISTOLARIO
(1) Allude verisimilmente qui il S. << ad pacificum statum totius Italie re-
<< dundabit, ad cuius destructionem
all'epistola già rammentata del Conte
<<<<semper nitebatur » ; Ann. Mediolan.
di Virtù, in cui della cattura di Ber-
nabò è detto : « quod non solum ad cit. col. 787.
<<<liberationem nostram et suorum et (2) VERG. Georg. IV, 89-90. Il testo
<<<<vestrorum subditorum, sed potius però nel primo verso ha « prodigus » .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . ISI
che
fierotrionfo
tiranno.di sì tantique tyranni iustissimus atque gloriosissimus triumphator apud
condotta.
de tantis rebus iniusticiam allegare. iniustumne fuit invisum su-
peris inferisque caput et hunc non hominem, non aliquam certam
beluam, sed simul tot beluina capita preferentem quot vitiorum
furoribus estuabat, nedum noceret capere, sed etiam quasi sacri-
Dicono i poeti ficium aliquod immolare ? non profecto. nam, ut Tragicus ait (1), 10
che contro i ti-
ranni è lecito strin-
gere il ferro; victima haut amplior ulla
Potest magisque opima mactari lovi
Quam rex iniquus.
eleggi,
lo ripetono le cum enim, ut validiora perstringam, rescribentes Provincialibus
che contro
ipredoni
masnadieri
, ed i et Hadriano Arcadius et Theodosius augusti statuendo decre- 15
verunt pro quiete communi desertores militie nocturnosque pro-
palatores agrorum aut itinera frequentata insidiosis aggressionibus
obsidentes, ut mortem, quam minabantur, excipiant et id quod
intendebant incurrant, quilibet etiam auctoritate privata possit
occidere (2) ; quis dubitet de mente legum fore, quod legum om- 20
nium non desertores solum, sed publici violatores, quique non
agros tantum, sed urbes ipsas intra menia propalantur et non solum
vias, sed domos obsident innocentium, impune posse pro utilitate
contro i grassa- publica trucidari ? si licet vim vi repellere et pro sui corporis
tori,
defensione crassatores armis occidere, quis sane mentis non ma- 25
nifeste consentiat rerumpublicarum violentissimos invasores, per-
secutores bonorum, libertatis oppressores et nedum privatorum,
sed populorum truculentissimos homicidas licitum fore per arma
15. Hadriano] Cod. hadyono
ad a. 1382, in TARTINI, Rer. It. Scr. I, nel Cod. lib. III, tit. xxVII : Quando
789 e 798; cf. GIULINI, op. cit. V, liceat unicuique sine iudice
580 sg. se vindicare vel publicam
(1) SEN. Trag. Herc . Fur. devotionem ; di cui la prima è
926-28. intitolata : << Impp. Valent. Theod. et
(2) Il S. riassume in parte, in parte <<Arcad. A.A.A. ad Provinciales » e la
riproduce letteralmente qui le due seconda « Impp. Arcad. Honor. et
costituzioni imperiali che si leggono << Theod. A.A.A. Hadriano PP. » .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 153
quid in illos censendum est cunctis esse permissum, qui civitatis uccidere.
fesi il diritto di
Se lecito è dun-
cuiuspiam rempublicam non ad utilitatem imperialis erarii, sed que uccidere un
nemico privato,
ad suum commodum occupant, quique simul matrimonio copu-
15 latos, coniuges natosque natorum et qui nascentur ab illis (4) non
solum in libidinis sue satietatem redigunt, sed publica servitute pes-
sundant ? male quidem, crede michi, rebus humanis iura consu-
lerent, si contra tyrannorum oppressores aliquo supplicio dese-
virent. quis enim, ut cetera pretermittam, credat leges, sanctas
20 et iustas et ad communem utilitatem omnium ordinatas, sevitatem
tyrannicam aliquibus sue tutele suffragiis adiuvare? licet hostem
occidere; licet quemcunque principem civitatem non sui iuris im-
petentem, etiam si de imperii gloria solummodo certet, nedum im-
pune perimere, sed cum gloria trucidare. quis sibi ipsi consentiat non
cidaresi un
potrà tru-
tiranno,
di tutti nemicis-
25 in tyranno, quo nullus dici potest omnium inimicicior, et cum eo simo ?
qui non invadit, sed iam invasit et opprimit civitatem, illud idem
26. invadit] Cod. invasit
(1) Cf. Cod. lib. VIII, tit. IV, const. 1 , del Cod. lib . XII, tit. XLI, De me-
Unde vi , con cui si accordano le tatis et epidemeticis ; la const.
leggi del Digesto, legge 1ª, § 27 e ultima del Cod. lib. X, tit. xxx, De
legge 17 del tit. De vi et de vi discussoribus e la const. unica
armata ; lib. XLIII, tit. XVI. del Cod. lib. X, tit. XVIII, De super
(2) Cf. Cod. lib. X, tit. 1 , De indicto .
iure fisci , const. 5 « Imp. Diocl. et (3) Cf. Cod. lib. IX, tit. IX, Ad
« Maxim. A.A. ad Flaccum » e lib. XII, legem Iuliam de adulteriis
tit. LXI, De executoribus et et stupro e Novella CXVII, cap. xv,
exactoribus , const. 5. Ripe- principio.
tono la stessa regola la const. 5 (4) Cf. VERG. Aen. III, 98.
Coluccio Salutati, II. 10*
154 EPISTOLARIO
(1) GUALTERI ANGLICI Rom. fa- (2) Forse abbiamo qui una remini-
bulae, fab . xxI, De ranis regem scenza del verso dantesco :
petentibus , in HERVIEUX, Les fa- Che libito fe' licito in sua legge ;
bulistes latins &c. I, 395. Inf. V, 56.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 155
(1) Sulla smodata lussuria di Ber- dimostrasse zelante fautore delle leghe
nabò cf. AZARIO, Chron . col. 398 ; Ann. formate da vari Stati italiani all'intento
Mediolan. cit. col. 799; MINERBETTI, di tener in freno il Visconti, a co-
Cron. cit. col. 93 . minciar da quella stretta in Ferrara
(2) Sul significato di questi due il 16 aprile 1362, passando all'altra
vocaboli poche ed inesatte sono le che il marchese in persona si recò
notizie raccolte dal DU CANGE S. v. a contrarre in Avignone con Urbano V
angaria . Più soddisfacente la nota (1366); alla terza dichiarata pur in
di L. Fortis alla versione del VOET, Ferrara il 2 aprile 1370; foriera questa
Comment. alle Pandette, lib. XLIX, ultima delle più gravi discordie insorte
tit. xiv, n. 3, Venezia, 1853. Delle pochi mesi dopo fra i due signori per
angherie con cui il Visconti oppri- l'acquisto di Reggio, che degenera-
meva i sudditi, recan gli storici infiniti rono in guerra aperta, durante la quale
esempi. l' Estense corse gravissimo rischio di
(3) È noto come non appena Nic- perder Modena. Cf. FRIZZI, Memorie
colò d'Este successe del 1362 nella per la storia di Ferrara, ed. Laderchi ,
signoria al fratello Aldobrandino, s'ad- Ferrara, 1850, III, 334 sgg.
156 EPISTOLARIO
maxima pendebit pro redempta pace tributa nec sub future suc-
ed altresi quello di cessionis federe prematura matrimonia despondebit (1). non erit
Padova;
duci consumatissimo Patavino, vel bella gerenti, que tam iuste
tamque necessaria indixit et tam feliciter terminavit, aut pacem
agenti, pro qua tot labores substinuit, tot pecunias largissima manu 5
profudit, totiens se bellis implicuit tantasque sibi populorum socie-
tates et principum amicicias conciliavit, ulla de domino Berna-
bove suspitio, qui quasi de quadam sublimi specula semper quos
godranno pace la
Liguria e l'Emi- posset opprimere cogitabat (2), non metuent inclyte Ligurie atque
lia, Genova, Bo- Emilie civitates; inde Ianua, hinc, colonia Romanorum, studiosa to
logna, Firenze ;
Bononia , crudelis iugi fata recidivatione mortifera subire (3).
nec inclyta nostra Florentia, totiens bellis tentata ac iniuriis pro-
vocata, totiens decepta pacibus, federibusque seducta, foris hostiles
respirera Venezia, insultus aut intra menia perniciosas insidias formidabit (4). quid
dicam de principe Venetiarum, quem mari terraque bellis op- 15
pressum et demum, amissa Clugia, pene devictum hiantibus ille
(1) Allegando i diritti che sua mo- aveano rivolte le loro armi contro
glie, come figlia legittima di Cansi- de' Genovesi, i quali, per evitare mali
gnorio della Scala, vantava sul do- peggiori, si piegarono a pagar loro
minio di Verona, Bernabò nell'aprile un tributo annuale di quattromila fio-
del 1378 dichiarava guerra ai suoi co- rini d'oro ed a mantenere a proprie
gnati Antonio e Bartolomeo, i quali spese quattrocento balestrieri che li
stornarono a gran fatica dal loro capo servissero: cf. GIULINI, op. cit. V, 504.
la procella, sottomettendosi a gravi Troppo noti, perchè occorra ricordarli,
condizioni. Conclusa nel 1379 la pace, son poi gli sforzi di Bernabò per conse-
cinque anni dopo, e precisamente nel guire il possesso di Bologna, che, as-
febbraio di quell'anno, Bernabò sti- sediata da lui nel 1360, fu venduta
pulava le nozze dell'ultimo suo figlio dal D'Oleggio alla Chiesa. Cf. GIU-
Mastino in età di cinque anni con una LINI, op. cit. V, 437, 446, 454 &c .
figliuoletta di Antonio della Scala ; (4) La ribellione di Sanminiato al
cf. GIULINI, op. cit. V, 607 e 651. giogo fiorentino aveva pôrto nel 1369 il
(2) Anche Francesco da Carrara destro a Bernabò di tentar d'imposses-
era entrato nella lega promossa nel sarsene sotto pretesto che l' imperatore
1362 contro Bernabò dal cardinal Al- l'aveva ivi eletto a suo vicario. Di
bornoz e dall' Estense : cf. GIULINI, op. qui una guerra fra lui e la repubblica,
cit. V, 467 ; CITTADELLA, Storia della che fini col ritorno di Sanminiato nelle
domin. Carrar. in Padova, Padova , mani della seconda. Cf. GIULINI,
1842, I, 260. Egli fu sempre av- op. cit. V, 533 ; PERRENS, op. cit. V,
verso al Visconti, dopochè costui ri- 72 sg. e la lunga narrazione, che della
fiutossi a contrar seco il parentado già rivolta e del riacquisto di quel castello
conchiuso ; cf. GIULINI, op. cit. V, 453 . fa il S. stesso nell' Invectiva in A. Lu-
(3) Nel 1366 entrambi i Visconti schum già cit. p. 62 sgg.
DI COLUCCIO SALUTAΤΙ . 157
faucibus expectabat? (1) sed quid per singula trahor ? nonne et bel
in breve tutto il
paese esulterà
rassicurato.
universa Italia, que Pado alluitur, Alpibus incipit, Appennino
monte consurgit, in cornua Regium usque protenditur et ab
Adriatico Tyrrenoque mari tortuosis hinc inde circunsepta lito-
5 ribus, insultatur, letari potest et debet se tanta peste continuisque
periculis, quanta per illum parabantur quotidie, liberatam ? su-
Spari il fautore
blatus enim est qui latronum principes sibi generos coniungebat (2), delle straniere ma-
Que cum ita sint, non enim hec tanquam probanda legen-
Niun'impresafu
dunque più salu- tibus, clara quidem sunt, sed potius aspicienda proponimus, quid
tare di questa,
utilius universe reipublice fieri potuit, quid populis atque prin-
cipibus conducibilius valuit ordinari, quam tot malorum auctorem
et initium tali ratione compescere, quod non possit in aliorum de- 5
a cui il Contedel
Virtů venne di trimentum ulterius desevire ? sed an forte quisquam ad hoc
resto forzato. faciendum inclytum hunc Virtutum Comitem negaverit esse com-
pulsum ? an nota non sunt quot et quanta dictus dominus Ber-
nabos cogitavit in fratrem, et quot demum in hunc nepotem in-
fanda et exitialia preparavit ? quis contumelias , quas in illum 10
proferebat, ignorat ? nonne, usque adeo displicent bona malis,
si quid benigne remiserat, si quid clementius statuebat humanis-
Deridevalolozio
come fanciullo ine- simus iste noster dominus, ille crudelis et ferox ipsum puerum,
sperto,
ipsum lac faucibus redolentem et ignarum dominii predicabat ? (1)
cum ipsum audiebat severiusculas patris exactiones largiflua manu Is
pazzo dissipatore
di denari, refundere, nonne ipsum tanquam insanum et pecunie prodigum
effusorem et quasi ridiculum caput arguebat ? (2) cum ipsum
religioni, cum divino cultui percipiebat intentum, nonne libri-
superstizioso ecre- ciolilegum, nam canonicarum horarum beate Virginis libellum,
dulone,
quem vulgo libriciolum dicunt, assidue perlegebat, coram cunctis 20
20. Le parole assidue perlegebat furono aggiunte da me per supplire al difetto
del cod.
VI.
(1) Della divozione del Conte di Vatic. 5223. Il poco scrupoloso uma-
Virtů adducono molte prove i cronisti nista, facendosi bello di penne non sue,
contemporanei (cf. Ann. Mediolan. cit. ha infatti inserito nella sua scrittura
col. 779); i più de' quali, al pari de' re- pressochè intiera l'invettiva del S.
centi storici (cf. GIULINI, op. cit. V, contro i detentori di mss. Lo sfac-
742), inclinano però a crederla in gran ciato plagio fu però scoperto assai
parte simulata. presto; poichè chi fe' trascrivere il
(2) Insperato sussidio per restituire cod. Vatic. all'epistola del Cesi pre-
a più corretta lezione quest'epistola mise questa nota: « Plena furtis hec
assai malconcia in N² ci offerse certa « per totum Collucii ac Petrarce » ; cf.
lettera, che Nicolò de' Cesi, fisico Arch. stor. it. ser. V, to. VI, p. 381 sgg.
trivigiano vissuto sul cader del tre- Sebbene il cognome del personag-
cento, scrisse fra il 1399 ed il 1409 gio, a cui il S. scrive, sia taciuto in N²,
a Pietro Donato, allora vescovo di non credo di sbagliare riconoscendo
Ceneda, la quale sta a c. I A del cod. in lui quel frate Iacopo de' Tederisi,
160 EPISTOLARIO
letterati
, che,rifiu-
posseggono,
losi libri ge num et rarum, illud inquirentibus non concedere, quasi libris oc-
tanodi farne parte cultatis possint aliis prevalere ; nescientes quod, ut Sancte testantur
altrui.
Littere, omnis sapientia a domino Deo est et cum illo semper fuit
et est ante evum (2). sed, ut in multis sepissime vidi, quantum oc-
cultando libros aliis videntur doctrine subtrahere, tanto reperiuntur, 10
quando cum ceteris conferunt, minus scire. illam autem tenaci-
tatem semper odi. detestabile quidem est litteratos maiorum la-
bores, qui prodesse posteris voluerunt, abscondere, nec ipsis fame
fructum, qui debetur, nec discere cupientibus legendi commodum
exhibere. hi sunt scriptoribus iniuriosi, studiosis invidi, omnique 15
cum acrimonia reprehendendi; hi, quantum in ipsis est, antiqui-
tatem obscurant, maiorum gloriam extinguunt, suis temporibus
nocent, et quasi doctrine cibum subtrahunt discere famescenti.
o iniquum hominum genus, si hominibus sunt affecti tali vitio
lume per fissarne la data. Ma poichè unus in Opera, to. III, par. I, col. 121
entrambe appaiono in N2 mescolate sgg.
al manipolo di lettere scritte dal S. al (2) Eccles. I, 1 .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 161
autem libros occulit, omnibus iniuriosus est; nec sua recondit, ladro;
sed aliena subtrahit et furatur. nam, si recte volueris attendere,
libri quos habemus nostri non sunt. nostre sunt, fateor, cartule
10 nostreque formule litterarum; sed que libris tradita sunt sub com-
mertio nostro non cadunt. scriptum est enim de sapientia : quo-
niam omne aurum in comparatione illius arena est exigua et
tanquam lutum extimatur argentum in conspectu illius (2). si ergo
inextimabilis est sapientia, et omnes libri qui docent aliquid pro-
15 culdubio ad sapientiam pertinent, ergo a nobis emi non possunt
nec aliquo iure nostri fieri. que cum ita sint, accedunt potius esserechè nostri
nellaposson
parte
cartule cum litteris his que continentur librorum codicibus quam materiale i libri ;
non già nel resto .
e contra; ut, quanvis illa duo nostra possint esse nostraque fuerint,
fiant tamen, si recte voluerimus intueri, accessione communia.
20 sed omnem veritatem malignitas humana pervertit; et illa quidem
appellat quis propria, que natura rerum convincit aut prorsus
omnium aut non sua. quid ergo publicarum rerum expilatores
abditis aliena, cur ea non dimittitis, ut est rei ipsius natura, com-
Augura a chi
munia ? quid vobis, cum hac invidiosa subcelatione iure turbatus, commette tal de-
25 imprecer et exoptem, nisi quod vel fures vobis libros vel mors litto ogni male ;
propera vos libris eripiat, ita quod prodeat in publicum quod
voluistis esse secretum, et quod omnino, dum vivitis, mentes
vestras involutas ignorantie tenebris habeatis ? hec vobis con-
ogni bene invece tingant; tibi vero, gloriose magister, non sic; sed obveniant ad
al Tederisi;
votum libelli, suppetant necessaria victui, detur tibi in omni vir-
tute mens conspicua, vita discreta, lingua facunda; ita ut nichil
ad magnitudinem scientie possit adici nec ad facultatem eloquentie
cumulari. hec hactenus. S
echiedendogli scu-
sa d'aver ceduto Indignatio quidem me longius traxit et gratum admodum
ad un giusto sde-
gno, michi fuit apud tantum virum, quantum te esse percepi, adversus
corruptos multorum mores aliqualiter declamare. unum restat,
si professa tutto
suo .
ut me, qualiscunque sim, perpetuo tanquam filio velis uti nec
saltem inter ultimos amicorum tuorum commemorare dedigneris, 10
qui me ex affectionis ardore inter primiores, si quid iusseris, exhi-
bebo. vale felix et ora pro me : scis enim imperfectum hominem
orationis suffragiis indigere. ego tuus sum filius ; tu michi patris
nomen non invideas. datum &c.
VII.
15
AL MEDESIMO ( 1) .
[ 2, с. 43 в.]
Eidem.
(1) Cf. THUROT in Notic. des mss. XXII, 11, 264. PRISC. Inst. XVII, 155 .
(2) Cf. Psalm. LXXII, 9.
164 EPISTOLARIO
egli chiede non reprehende ergo me potius si prodesse desideras. sanctius est
elogi, ma consigli
erimproveri.
enim ut prosis et pungas quam si nocueris et ungas. rarissimum
est ad nocumentum sumere que non placent, illa vero que de-
2. Ad opusculo segue nel cod. scilicet de seculo et religione; parole espunte da me,
perchè paionmi una glossa introdotta nel testo dal copista . 3. Cod. consolationem
4. Cod. conserim 9. Dopo cardinalibus il cod. dà qui ex che ho soppresso. 15. Cod.
idem 17. an tu] Cod. ante 21. Cod. adorie ; dopo enim aggiunge alias quidem
lectant vix hauriri possunt tanto cum moderamine quin non obsint.
tunc putabo quod me diligas, cum te sensero reprehendentem.
sed hec satis.
Da in ultimo
Nunc ad illum Lactantii, imo Persii, textum accedam, de cuius spiegazione di un
5 constructione te asseris dubitare (1). dicam de ipso plane quid luogo diPersiori-
da Lattan-
(1) LACTANT. FIRM. Instit. divin. II, (2) PERS. Sat. II, 29-30.
2. Vi è citato il passo di Persio che (3) VERG. Buc. III, 32 ; il testo:
il S. spiega più sotto. <<< quicquam » .
166 EPISTOLARIO
VIII .
(1) UGUCIO, Verbor. derivat. cod. <<<dicunt, illum intestinum est quedam
Laur. S. Croce pl. XXVII sin., 1 , << pellicula, qua lac in quibusdam locis
C. 228 A, S. v.: « Leucos Greci dicunt <<
coagolatur (sic). undePersius : " Pul-
<<<album. unde hoc lac , lactis , <<<mone et lactibus unctis " » .
« quia album est,et hec lactis , tis , (2) Delle epistole dirette da Co-
<<quedam pars intestinorum. et lactis luccio a Pasquino de' Capelli, il cele-
<<est id quo lac coagolatur (sic) et, ut bre e sventurato segretario di Gian-
1
DI COLUCCIO SALUTAΤΙ . 167
10 maxime virtuosis obligatus es, non quia te possint convenire iu- zione nostra
elevata. è più
dicio (2), sed ut ipsorum preces tum rationabilius tum efficacius
tuis auribus ingerantur.
Raccomandaper-
Proinde, vir optime, quanvis te circunstent supplicantium gre- tanto a Pasquino
ges et aures obtundant tuas usque ad importunitatem, prebe roga-
15 tionibus, que de longinquo porriguntur, auditum et exaudi, precor,
amicum pro amico, non tam ob amorem, quam ob eius merita
deprecantem. et fac, obsecro, si me diligis, si me carum habes
aut si unquam meis precibus moveri debes, quod pro egregio
legum doctore domino Rolandino de Campia de Regio, com- l'amico dino dasuoRolan-
Campia,
20 patre et amico meo (3), taliter intercedas, quod aliquod officium,
7. Misc. flumen 9. Misc. quia 11. efficacius] Misc . sperantius che è certo un
errore di lettura o di copia.
VIIII .
15
[N2, c. 49 A.]
Firenze, 1386 ? TTULERUNT michi, fili karissime, littere tue permixtum tri-
Le sue lettere gli
recaron insieme
gioia e rammari-
A sticie gaudium, qualia solent inter mortalia mortalibus eve-
co; nire. quid enim sincerum in hac lacrimarum valle et totaliter 20
11. Misc. hac 13-14. Misc. riferisce la sottoscrizione come esistente sub litta (sic)
17. Il cod. non reca intitolazione veruna.
le operazioni degli altri capitani, sin- vettiva la slealtà del nordico predone.
chè la repubblica lo cassò dai pro- La presente sarà adunque da ascri-
pri stipendi e si vendicò di lui, dipin- vere al 1386 ; e che in tal anno sia
gendolo appiccato per i piedi, solita stata infatti scritta da conferma, ove
pena de' traditori, nel palagio degli an- di conferma si avesse bisogno , l'al-
ziani ; cf. GHIRARDACCI, op. cit. lib. xxv lusione che il S. vi ha introdotta alla
e XXVI, II, 401 sgg.; MINERBETTI, circolare ch'egli aveva recentemente
Cron. cit. Questi avvenimenti do- diretta a vari Stati italiani contro il
veano essere recentissimi ed appas- conte di Montefeltro, su cui cf. la
sionare quindi vivamente ancora gli nota sa p. 170.
animi de' Bolognesi, perchè al da (1) BOET. Cons. phil. II, IV, 61 .
Moglio nascesse il pensiero di chie- (2) IOHANN. XI, 9 .
dere al S. che facesse argomento d'in- (3) HORAT. Epist. II, III, 165.
Coluccio Salutati, II. 11*
170 EPISTOLARIO
omnino non habui (1), si nostras est qui debuit detulisse, rescribe
nomenque declara : afficietur etenim honore quem meretur. hec
satis; nunc ad id quod exigis veniam.
Non ha a grado
di sapersi da lui Scribis equidem, cum meum nomen et famam colas, te ali-
preposto, come
dettatore, allo Zo- quando me pretulisse Iuliano nostro, communis vestri cancel- 5
narini,
lario ; quod ego nec opto nec mereor. nimis enim, imo super
nimis, postquam inter dictatorum professores ex officii necessi-
tate connumeror, michi collatum arbitror, si nedum secundas ab
illo qui summam tenet, sed postremas ab omnibus partes pre-
dicer obtinere. nam, ut inquit Cordubensis, magna et varia res 10
est eloquentia, nec adhuc ulli se sic indulsit, ut tota contingeret.
satis ille felix est qui in aliquam partem eius receptus est. hec
poichètroppobene ille (2); unde, licet felicitatem in eloquentia prorsus et omnino
conosce non
erifiuta di dettare
la lettera contro ne igitur cum optimo fratre et amico meo, de qua, neutro credo,
Lucio di Lando
che Bernardo ri- sed michi scio non contigisse, facundia videar decertare, episto-
chiedeva da lui. lam quam petis de infamia comitis Lucii, quem asseritis fidem
communi Bononie violasse, non dictare et honestius et sanctius 25
duxi. satis enim est quod quotidie pro nostra republica cogor
Gid scrisse
disdoro in similia pertractare. nec longum effluxit tempus ex quo contra
del conte
di Montefeltro
comitem Antonium de Urbino rupte fidei litteras, que ad tuos
dominos pervenerunt, utcunque tulit ingenium, ordinavi(s). ex
4. Dopo equidem il cod. quod 12. Cod. aliqua parte 21. Cod. aut meruit aut
26. Cod. omette quod 27. Nel cod. era stato prima scritto tractare
(1) Deve trattarsi di quel volume di (3) S. AUR. AUG. Sermo CCCLV,
cui è cenno nell'ep. XVI di questo libro. cap. 1, in Opera, to.V, par. II, col. 1569.
(2) Cf. ANN. SENECAE Controv. (4) VERG. Buc. III, 109-110.
!
III, 11 . (5) Antonio da Montefeltro, conte
DI COLUCCIO SALUTATI 171
illis maxima eiusdem rei fundamenta, quibus iudicari possit in- una letterachepuò
dar saggiodi quan-
to egli valga.
genii mei tum parvitas tum tarditas, sumi valent. illas, si potes,
habeto: sin autem habere nequiveris, copiam mittam (1), si tibi
fuerit cura ; hac tamen condicione, ut comparationes effugias, quas
5 inter vivos facere et iniuriosum et temerarium est. denique si cheEspone poi quel
farebbe, se ac-
vellem, ut petis, super illa materia forte dictare, non contentus consentisse
postogli alpro-
esperi-
vidisse solum communis Bononie litteras, oporteret me totum guire
mento,laper conse-
palma.
percepisse negocium, ut re, sicut expedit, cognita, nedum que
noster Iulianus arguit possem assumere, sed etiam si quid aliud
10 ipsa causa ministraret valeam pertractare, et non tantum videre
quod obicitur, sed quod opposita ratio contradictionis artificio re-
velatur. tunc enim ad persuadendum apposite dictum est, cum
adversa diluimus et nostra nedum vere, sed verisimiliter compro-
bamus. tunc forte scirem docenda preponere, prepositis rationem
15 adnectere, rationem rationibus confirmare, confirmata tum exem-
plorum copia tum amplificationis circuitibus exornare, exornataque
demum breviloquioperorare; tunc possem argutam preponere minus
validarum rationum aciem, simul post iam dicta congerere et de-
1. Cod. iudicarii ; ma il secondo i venne espunto dal copista stesso. 2. Cod. tunc
innanzi a parv. corretto dal copista. 11. Nel cod. manca quod dinanzi a opposita e
leggiamo condonis 17. Cod. arguta
7. Cod. omette contra 11. Cod. exornationum 13. Cod. omette que 14. Cod.
oportet 16. Cod. desertum
Χ.
AL MEDESIMO ( 1) .
ILI karissime. mitto tibi quasdam litteras ex publicis, ut sint Firenze, 1386 ?
F caritati tue solatio. inter quas sunt due, una videlicet ad do- tra
Gli invia alcune
le epistole da
lui scritte a nome
minos de Malatestis pro morte domini Galeotti et altera ad Co- de' Fiorentini.
mitem Virtutum pro captura domini Bernabovis, quas nolo cum
10 publicis vestris conferas, sed ipsas solum in sui stili parvitate sine
comparatione placeat contemplare. relique sic nostre sunt, quod
non habent in vestra republica quibus possint, ut arbitror, super
eadem materia comparari (2) .
4. Così P; in N² l'epistola è anepigrafa. 7. N2 sint Punam 8. N2 Galeatti
9. N2 Barnabonis P volo 10. P nostris - sua 11. N2 contemplari P vestre
(1) L'epistola, che a nome della saggio del proprio stile cancelleresco,
Signoria di Firenze diresse il S. a abbia scelto fra le molte che veniva
Carlo ed ai fratelli suoi per condo- man mano dettando, non solo le più
lersi della morte di Galeotto Mala- importanti, ma ben anco le più re-
testa, lor comune genitore, essendo centi. E siccome l'ammonimento
stata scritta il 26 gennaio 1385 (Arch. ch'ei dà all'amico d'astenersi dal pa-
di Stato in Firenze, Miss. reg. 20, ragonare le sue colle missive del can-
C. 47 A ; e cf. RIGACCI, par. I, ep. LIX, cellier bolognese ha senza dubbio la
p. 145); e quella al Conte di Virtù, sua ragion d'essere nel contegno te-
relativa alla cattura di Bernabò Vi- nuto da Bernardo prima d'allora, così
sconti, spettando essa pure al 14 mag- riesce manifesto che quest'epistola è
gio dell'anno medesimo (cf. Ann. Me- di data posteriore alla precedente, e
diolan. cit. col. 787; RIGACCI, par. I, probabilmente scritta sul cadere del
ep. vii, pp. 15-16 ; essa manca in reg. 20, 1386.
perchè ne andaron perdute le cс. 63 в- (2) Fra quest'altre si annoverava,
76A, che contenevano le missive spe- io penso, la circolare diretta agli amici
ditedal 12 aprile al 17 giugno; cf. però ed alleati de' Fiorentini in vitupero
cod. Magliab. II, III, 342, c. 263 B); del conte di Montefeltro, della quale
ne consegue che la presente debba è questione nell'epistola precedente.
considerarsi di poco posteriore a que- M'induce a crederlo il fatto ch'essa
ste date. È logico infatti supporre tiene immediatamente dietro, così in
che il S. , volendo inviare al da Mo- N² come in P, alle due qui ricordate
glio talune delle sue epistole, quasi al Visconti ed ai Malatesta.
174 EPISTOLARIO
ΧΙ .
(1) Scrisse L. BRUNI nelle sue storie schiera di egregi adolescenti che si pro-
(Rerum suo temp. in Italia gestar.com- ponevano amodello frate Luigide' Mar-
mentarius, Lugduni, MDXXXIX, p. 13) sigli e ne frequentavano assiduamente
la cella nel convento di S. Spirito (POG-
che fra coloro coi quali studio di greco
alla scuola del Crisolora « Robertus GII Oratio in funere N. Niccoli in MAR-
« et Vergerius et lacobus Angeli me TENE-DURAND, Veter. scr. et mon. ampl.
<<longe anteibant aetate » . Or poichè collectio, III, 729) ; egli ascoltò pure le
Leonardo era nato nel 1369, non an- lezioni di Giovanni Malpaghini, come
dremo errati, ammettendo che il Rossi attesta F. BIONDO, Italia illustr., Basi-
sia venuto al mondo per lo meno una leae, MDXXXI, c. 546 ; ma se riuscì a
dozzina d'anni innanzi; e di fatti il farsi un nome fra i cultori degli studi, il
DELL'ANCISA ci apprende che nel 1381 dovette, come dice il Poggio in quella
egli aveva già menato in donna Anto- sua notevolissima lettera ad Andrea
nia della Rena ( Selva sfrond. B, c. 327A). Alamanni intorno alle condizioni delle
Se teniam poi calcolo del dirlo che il lettere in Firenze sugli inizi del sec. xv,
S. fa qui « giovine >> e dell'accenno alla unicamente a se stesso (POGGII Epi-
sua prossima uscita dall' adolescenza stolae, ed. Tonelli, lib. XIII, ep. I,
(questa si prolungava, come è noto, III, 185). Nel '95, appresa la venuta
secondo i criteri del tempo, sin dopo del Crisolora a Venezia, ei vi si recò
l'anno venticinquesimo d'età), po- per dar opera allo studio del greco
tremo concludere che la presente do- e fu poi un de' più attivi fautori della
vette essere indirizzata dal S. al Rossi chiamata di Emmanuele a Firenze,
nel 1386 all'incirca. E per l'appunto come vedremo a suo luogo. Dedito
il 1º giugno 1385, lo noto senza insi- quindi interamente ai suoi lavori di
ster troppo sulla coincidenza, il Rossi traduzione, ei nulla scrisse di origi-
era stato estratto podestà del Chianti nale; e delle sue doti d'ingegno e di
(Arch. di Stato in Firenze, Reg. extrin- erudizione a noi restan solo garanti i
secor. 1385-1408, с. 48 A). contemporanei. Cf. WESSELOFSKY,
Roberto di Francesco di Dolcino op. cit. vol. I, par. II, p. 56 ; VOIGT,
Rossi fe' parte in gioventù di quella Die Wiederbeleb. I, 291 .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 175
(1) HORAT. Ep. II, III, 165 . (2) HORAT. Ep. II, III, 166-168.
176 EPISTOLARIO
aluinorma dellaegli
condotta di si te, inquam, talem sensero, si de te poterit illud dici, me tibi
saprà comportarsi
in avvenire. perfectum amicum offero. sin autem id minus quam exigo fe-
ceris, quia scio te virtutem amare, me tibi reperies ad honesta
benivolum et perfectiorem quam amicum vulgus diffiniat me tibi,
si volueris, exhibebo. vale felix. Florentie, die decimoquinto 5
martii.
XII .
Firenze, 6 dicem- LLUSTRIS et inclite princeps, singularissime domine mi. non de-
bre 1388-89 ?
Dell'umanità, che
è innata nella sua
Idignetur illa clarissima domus Estensis humanitas, que tum
casa,
communiter in tuis progenitoribus semper emicuit, tum in te
1. R¹ tale 2. L¹ omette id 3. R¹ dopo ad ripete tibi perf. am. off. 5-6. M
G2 R¹ omettono l'indicazione del giorno e del mese. 10-11 . Così L¹ ; R Marchioni
Estensi Ferrarie etc.; M² G2 Marchioni Estensi
(1) In seno alla cittadinanza fer- scampo nella fuga; fra questi Pietro
rarese, oppressa dai vecchi e nuovi Montanari,vecchio servodi casa d'Este,
balzelli, erasi nell' inverno del 1385 mezzo segretario e mezzo buffone.
ordita una vasta congiura per atter- Adontatisi per la sua partenza, i mar-
rare il dominio estense e ritornare la chesi si rifiutarono di raccoglierlo a
città a governo di popolo, la quale rac- rivolta domata, sicchè il Montanari,
colse aderenti in ogni ceto (cf. FRIZZI, per commuoverli, ricorse al patrocinio
op. cit. III, 368 sgg.). La rivolta degli amici ; di qui l'epistola di Co-
scoppio furibonda il 3 maggio, e colse luccio. Ma neppur l'intercessione del
i principi così all' improvviso, ch'essi, S., assai benveduto da Alberto, giovò
temendo per la propria vita, si videro al Montanari ; giacchè da una lettera
costretti ad abbandonare alla plebe che gli diresse da Firenze Filippo de'
inferocita, che ne fece miserrimo scem- Guazzalotti da Prato, noto capitan di
pio, un de' loro più fidi ministri, Tom- ventura del tempo, che l'aveva co-
masino da Tortona, giudice de' savi, nosciuto negli anni da lui trascorsi
la cui inesorabile durezza era partico- ai servigi degli Estensi (cf. Arch. stor.
larmente esecrata dai Ferraresi. Nel- ital. ser. V, to. IX, 1892, p. 347 sgg.
l'imperversare del tumulto altri cor- e la mia varietà sullo stesso soggetto
tigiani, invisi ai ribelli, cercarono di prossima pubblicazione nello stesso
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 177
5 meo, tuis laribus enutrito, quemve nefas est, cum iuvenis tibi fratello,
dele degliservo fe-
Estensi,
iocunde serviverit et nunc possit iocundius deservire, a tue glo-
riose curie famulatu annis grandiusculum prohiberi; qui nedum
eiici non debeat cognitus, sed etiam sit sola fame celebritate spe-
cialiter evocandus . nam si quondam senatus populusque romanus
10 tybicinum collegium, indignatum quod ab accubitu in Iovis ede
prohibitum esset, per legatos Tibure repetivit, et opportunitate
vinolentie plaustris impositos, non solum benigne recepit, sed epulis
de more vetusto restituit (1); quid facere debet tua sublimitas de
uomo giocondis-
iocundissimo viro, de unico illo tuo equorum et hominum co- simo ed accorto,
15 gnitore, de illo perspicacissimo virtutum tam teste quam iudice et
Pietro Montana-
vitiorum effusissimo detractore, Petro Montanario, cuius nomen ri,
tuam curiam miris laudibus apud exteros preferebat ?(2) ille po-
1. M GR¹ servum 5. R¹ laboribus 8. M¹ dà specialiter aggiunto da altra
mano nel margine. 10. M G2 RI ede Iov. 11. L¹ esse; M² l'omette R¹ opor-
tunitatem 12. M² G2 R violencie L R¹ palustris 13. L¹ recava recepit cancel-
lato e sostituito da restituit 15. L¹ virtutem e quam in luogo di tam 17. L¹ preserebat
periodico) risulta che del 1389 ei (2) Due personaggi di questo nome,
viveva, malcontento del suo stato, usciti dalla medesima nota ed antica
a Pesaro, dove il Malatesta gli aveva famiglia de' Montanari, vissero allora
dato ricetto ; « Epistola missa per in Ferrara. L'un d'essi, Pietro del fu
<< dominum Philippum de Guazalotis Paolo della contrada di S. Gregorio,
<< Petro Montanario >>> in cod. Laur. era investito nel 1389 da Alberto
Gadd. reliq. 101 , c . 11 B. Sulle ul- d'Este di talune terre in nome proprio
teriori vicende del Montanari restiamo e del fratello Cristoforo (Arch. di
al buio per ora ; ma, trattandosi di Stato in Modena, Camera ducale, rog.
uomo assai avanzato in età, è cre- Cam . Giliolo Coadi, 1389-1393, XVI,
dibile che non sia a lungo sopra- c. 23 : cf. rog. Bonazzoli, 1387-1393,
vissuto.
XVI, c. 23) e di nuovo il 13 agosto
Sulla data di quest'epistola riesce 1404 a titolo d'uso d'una casa in Fer-
difficile pronunciare un giudizio. Il rara nella contrada di S. Martino (Ca-
modo con cui il S. vi parla della ri- mera duc. rog. Nascimbene Delaiti,
bellione ferrarese lascia comprendere 1403-1416, XXII, с. 26), alla quale ri-
che questa era un fatto non molto re- nunziava però l'anno dopo (Investiture,
cente. Essa le sarà forse posteriore K, c. 238, 10 giugno 1405). L'altro,
di tre o quattr'anni all'incirca. Pietro di Matteo, caduto verso il 1393
(1 ) Cf. VAL. MAX. II, V, 4. in disgrazia del marchese Niccolò III
12
Coluccio Salutati, II .
166 EPISTOLARIO
VIII .
(1) UGUCIO, Verbor. derivat. cod. <<<dicunt, illum intestinum est quedam
Laur. S. Croce pk. XXVII sin., 1 , <<pellicula, qua lac in quibusdam locis
C. 228 A, S. v.: « Leucos Greci dicunt <<coagolatur(sic). undePersius: " Pul-
<< album. unde hoc lac , lactis , <<<mone et lactibus unctis " ».
« quia album est, et hec lactis , tis , (2) Delle epistole dirette da Co-
<<quedam pars intestinorum. et lactis luccio a Pasquino de' Capelli, il cele-
<<<
est id quo lac coagolatur (sic) et, ut bre e sventurato segretario di Gian-
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 167
VIIII . 15
[N2, C. 49 A.]
Firenze, 1386 ? TTULERUNT michi, fili karissime, littere tue permixtum tri-
Le sue lettere gli
recaron insieme
gioia e rammari-
A sticie gaudium, qualia solent inter mortalia mortalibus eve-
co; nire. quid enim sincerum in hac lacrimarum valle et totaliter 20
11. Misc. hac 13-14. Misc. riferisce la sottoscrizione come esistente sub litta (sic)
17. Il cod. non reca intitolazione veruna.
cum, ut inquit Veritas, hore duodecim sint diei (2), videmus cuncta-
10 rum etatum viros nedum amicicias relinquere, sed etiam lacerare.
proprium tamen adolescentis est, ut testatur Flaccus, quod sit
Sublimis, cupidusque, et amata relinquere pernix (3).
le operazioni degli altri capitani, sin- vettiva la slealtà del nordico predone.
chè la repubblica lo cassò dai pro- La presente sarà adunque da ascri-
pri stipendi e si vendicò di lui, dipin- vere al 1386 ; e che in tal anno sia
gendolo appiccato per i piedi, solita stata infatti scritta da conferma, ove
pena de' traditori, nel palagio degli an- di conferma si avesse bisogno, l'al-
ziani; cf. GHIRARDACCI, op. cit. lib. xxv lusione che il S. vi ha introdotta alla
e XXVI, II, 401 sgg.; MINERBETTI, circolare ch'egli aveva recentemente
Cron. cit. Questi avvenimenti do- diretta a vari Stati italiani contro il
veano essere recentissimi ed appas- conte di Montefeltro, su cui cf. la
sionare quindi vivamente ancora gli nota sa p . 170.
animi de' Bolognesi, perchè al da (1) BOET. Cons. phil. II, IV, 61 .
Moglio nascesse il pensiero di chie- (2) IOHANN. XI, 9.
dere al S. che facesse argomento d'in- (3) HORAT. Epist. II, 111, 165.
Coluccio Salutati, II. 11
170 EPISTOLARIO
omnino non habui (1). si nostras est qui debuit detulisse, rescribe
nomenque declara : afficietur etenim honore quem meretur. hec
satis; nunc ad id quod exigis veniam.
Non ha a grado
di sapersi da lui Scribis equidem, cum meum nomen et famam colas, te ali-
preposto, come
dettatore, allo Zo- quando me pretulisse Iuliano nostro, communis vestri cancel- 5
narini,
lario; quod ego nec opto nec mereor. nimis enim, imo super
nimis, postquam inter dictatorum professores ex officii necessi-
tate connumeror, michi collatum arbitror, si nedum secundas ab
illo qui summam tenet, sed postremas ab omnibus partes pre-
dicer obtinere. nam, ut inquit Cordubensis, magna et varia res 10
est eloquentia, nec adhuc ulli se sic indulsit, ut tota contingeret.
satis ille felix est qui in aliquam partem eius receptus est. hec
poichètroppobene ille (2); unde, licet felicitatem in eloquentia prorsus et omnino
conosce non
meritar tale prefe- non ponam, satis tamen, si et hec optanda michi fuerit, si inter
ultimos non tam reputari quam esse contingat. letor tamen quod 15
mei nominis tibi cura sit, nam, ut testatur Aurelius (3), crudelis
est qui negligit famam suam. verum, fili carissime, hoc unum
Lo esorta quindi
ad astenersi da te monuisse velim, ut his odiosis comparationibus abstineas.
me-
e rifiuta
la di dettare
lettera contro ne igitur cum optimo fratre et amico meo, de qua, neutro credo,
Lucio di Lando
che Bernardo ri- sed michi scio non contigisse, facundia videar decertare, episto-
chiedeva da lui. lam quam petis de infamia comitis Lucii, quem asseritis fidem
communi Bononie violasse, non dictare et honestius et sanctius 25
duxi. satis enim est quod quotidie pro nostra republica cogor
Gid scrisse in
disdoro del conte
similia pertractare. nec longum effluxit tempus ex quo contra
diMontefeltro comitem Antonium de Urbino rupte fidei litteras, que ad tuos
ex
dominos pervenerunt, utcunque tulit ingenium, ordinavi(s).
4. Dopo equidem il cod. quod 12. Cod. aliqua parte 21. Cod. aut meruit - aut
26. Cod. omette quod 27. Nel cod. era stato prima scritto tractare
(1) Deve trattarsi di quel volume di (3) S. AUR. AUG. Sermo CCCLV,
cui ècenno nell'ep. XVI di questo libro. cap. 1, in Opera, to.V, par. II, col. 1569.
(2) Cf. ANN. SENECAE Controv. (4) VERG. Buc. III, 109-110.
III, 11 . (5) Antonio da Montefeltro, conte
DI COLUCCIO SALUTATI 171
illis maxima eiusdem rei fundamenta, quibus iudicari possit in- darsaggiodi
unaletterachepuò
quan-
genii mei tum parvitas tum tarditas, sumi valent. illas, si potes, to egli valga,
habeto: sin autem habere nequiveris, copiam mittam (1), si tibi
fuerit cura ; hac tamen condicione, ut comparationes effugias, quas
5 inter vivos facere et iniuriosum et temerarium est. denique si Esponepoi quel
che farebbe, se ac-
consentisse esperi-
vellem, ut petis, super illa materia forte dictare, non contentus postogli al pro-
mento,laper
vidisse solum communis Bononie litteras, oporteret me totum guire conse-
palma.
percepisse negocium, ut re, sicut expedit, cognita, nedum que
noster Iulianus arguit possem assumere, sed etiam si quid aliud
10 ipsa causa ministraret valeam pertractare, et non tantum videre
quod obicitur, sed quod opposita ratio contradictionis artificio re-
velatur. tunc enim ad persuadendum apposite dictum est, cum
adversa diluimus et nostra nedum vere, sed verisimiliter compro-
bamus. tunc forte scirem docenda preponere, prepositis rationem
15 adnectere, rationem rationibus confirmare, confirmata tum exem-
plorum copia tum amplificationis circuitibus exornare, exornataque
demum breviloquio perorare; tunc possem argutampreponere minus
validarum rationum aciem, simul post iam dicta congerere et de-
1. Cod. iudicarii ; ma il secondo i venne espunto dal copista stesso. 2. Cod, tunc
innanzi a parv. corretto dal copista. 11. Nel cod. manca quod dinanzi a opposita e
leggiamo condonis 17. Cod. arguta
7. Cod. omette contra 11. Cod. exornationum 13. Cod. omette que 14. Cod.
oportet 16. Cod. desertum
Χ.
AL MEDESIMO (1).
ILI karissime. mitto tibi quasdam litteras ex publicis, ut sint Firenze, 1386?
F caritati tue solatio.inter quas sunt due, una videlicet ad do- tra
Gli invia alcune
le epistole da
lui scritte a nome
minos de Malatestis pro morte domini Galeotti et altera ad Co- de' Fiorentini.
mitem Virtutum pro captura domini Bernabovis, quas nolo cum
10 publicis vestris conferas, sed ipsas solum in sui stili parvitate sine
comparatione placeat contemplare. relique sic nostre sunt, quod
non habent in vestra republica quibus possint, ut arbitror, super
eadem materia comparari (2).
4. Così P; in N² l'epistola è anepigrafa. 7. N2 sint Punam 8. N2 Galeatti
9. N2 Barnabonis P volo 10. P nostris - sua 11. N2 contemplari P vestre
(1) L'epistola, che a nome della saggio del proprio stile cancelleresco,
Signoria di Firenze diresse il S. a abbia scelto fra le molte che veniva
Carlo ed ai fratelli suoi per condo- man mano dettando, non solo le più
lersi della morte di Galeotto Mala- importanti, ma ben anco le più re-
testa, lor comune genitore, essendo centi. E siccome l'ammonimento
stata scritta il 26 gennaio 1385 (Arch.ch'ei dà all'amico d'astenersi dal pa-
di Stato in Firenze, Miss. reg. 20, ragonare le sue colle missive del can-
cellier bolognese ha senza dubbio la
C. 47 A; e cf. RIGACCI, par. I, ep . LIX,
p. 145); e quella al Conte di Virtù, sua ragion d'essere nel contegno te-
relativa alla cattura di Bernabò Vi- nuto da Bernardo prima d'allora, cosi
sconti, spettando essa pure al 14 mag- riesce manifesto che quest'epistola è
gio dell'anno medesimo (cf. Ann. Me- di data posteriore alla precedente, e
diolan. cit. col. 787 ; RIGACCI, par. I, probabilmente scritta sul cadere del
ep. vii, pp. 15-16; essa manca in reg. 20, 1386.
perchè ne andaron perdute le cc. 63 в- (2) Fra quest'altre si annoverava,
76A, che contenevano le missive spe- iopenso, la circolare diretta agli amici
dite dal 12 aprile al 17 giugno; cf. però ed alleati de' Fiorentini in vitupero
cod. Magliab. II, III, 342, с. 263 B); del conte di Montefeltro, della quale
ne consegue che la presente debba è questione nell'epistola precedente.
considerarsi di poco posteriore a que- M'induce a crederlo il fatto ch'essa
ste date. È logico infatti supporre tiene immediatamente dietro, così in
che il S. , volendo inviare al da Mo- N² come in P, alle due qui ricordate
glio talune delle sue epistole, quasi al Visconti ed ai Malatesta.
174 EPISTOLARIO
ΧΙ.
(1) Scrisse L. BRUNI nelle sue storie schiera di egregi adolescenti che si pro-
(Rerum suo temp. in Italia gestar. com- ponevano amodello frate Luigi de'Mar-
mentarius, Lugduni, MDXXXIX, p. 13) sigli e ne frequentavano assiduamente
che fra coloro coi quali studio di greco la cella nel convento di S. Spirito (POG-
alla scuola del Crisolora « Robertus GII Oratio in funere N. Niccoli in MAR-
<<<et Vergerius et lacobus Angeli me TENE-DURAND, Veter. scr. et mon. ampl.
<<<longe anteibant aetate ». Orpoichè collectio, III, 729) ; egli ascoltò pure le
Leonardo era nato nel 1369, non an- lezioni di Giovanni Malpaghini, come
dremo errati, ammettendo che il Rossi attesta F. BIONDO, Italia illustr., Basi-
sia venuto al mondo per lo meno una leae, MDXXXI, c. 546; ma se riuscì a
dozzina d'anni innanzi; e di fatti il farsi un nome fra i cultori degli studi, il
DELL'ANCISA ci apprende che nel 1381 dovette, come dice il Poggio in quella
egli aveva già menato in donna Anto- sua notevolissima lettera ad Andrea
nia della Rena ( Selva sfrond. B, c. 327A). Alamanni intorno alle condizioni delle
Se teniam poi calcolo del dirlo che il lettere in Firenze sugli inizi del sec. xv,
S. fa qui « giovine » e dell'accenno alla unicamente a se stesso (POGGII Ері-
sua prossima uscita dall' adolescenza stolae, ed. Tonelli, lib. XIII, ep. I,
(questa si prolungava, come è noto, III, 185). Nel '95, appresa la venuta
secondo i criteri del tempo, sin dopo del Crisolora a Venezia, ei vi si recò
l'anno venticinquesimo d'età), po- per dar opera allo studio del greco
tremo concludere che la presente do- e fu poi un de' più attivi fautori della
vette essere indirizzata dal S. al Rossi chiamata di Emmanuele a Firenze,
nel 1386 all'incirca. E per l'appunto come vedremo a suo luogo. Dedito
il 1° giugno 1385, lo noto senza insi- quindi interamente ai suoi lavori di
ster troppo sulla coincidenza, il Rossi traduzione, ei nulla scrisse di origi-
era stato estratto podestà del Chianti nale; e delle sue doti d'ingegno e di
(Arch. di Stato in Firenze, Reg. extrin- erudizione a noi restan solo garanti i
secor. 1385-1408, с. 48 A). contemporanei. Cf. WESSELOFSKY,
Roberto di Francesco di Dolcino op. cit. vol. I, par. II, p. 56 ; VOIGT,
Rossi fe' parte in gioventù di quella Die Wiederbeleb. I, 291.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 175
(1) HORAT. Ep. II, III, 165. (2) HORAT. Ep. ΙΙ, πι, 166-168.
176 EPISTOLARIO
anorma dellaegli
lui condotta di si te, inquam, talem sensero, si de te poterit illud dici, me tibi
saprà comportarsi perfectum amicum offero. sin autem id minus quam exigo fe-
ceris, quia scio te virtutem amare, me tibi reperies ad honesta
benivolum et perfectiorem quam amicum vulgus diffiniat me tibi,
si volueris, exhibebo. vale felix. Florentie, die decimoquinto 5
martii.
XII .
(1) In seno alla cittadinanza fer- scampo nella fuga; fra questi Pietro
rarese, oppressa dai vecchi e nuovi Montanari,vecchio servo di casa d'Este,
balzelli, erasi nell' inverno del 1385 mezzo segretario e mezzo buffone.
ordita una vasta congiura per atter- Adontatisi per la sua partenza, i mar-
rare il dominio estense e ritornare la chesi si rifiutarono di raccoglierlo a
città a governo di popolo, la quale rac- rivolta domata, sicchè il Montanari ,
colse aderenti in ogni ceto (cf. FRIZZI, per commuoverli, ricorse al patrocinio
op. cit. III, 368 sgg.) . La rivolta degli amici; di qui l'epistola di Co-
scoppio furibonda il 3 maggio, e colse luccio. Ma neppur l'intercessione del
i principi così all' improvviso, ch'essi, S., assai benveduto da Alberto, giovò
temendo per la propria vita, si videro al Montanari; giacchè da una lettera
costretti ad abbandonare alla plebe che gli diresse da Firenze Filippo de'
inferocita, che ne fece miserrimo scem- Guazzalotti da Prato, noto capitan di
pio, un de' loro più fidi ministri , Tom- ventura del tempo, che l'aveva co-
masino da Tortona, giudice de' savi, nosciuto negli anni da lui trascorsi
la cui inesorabile durezza era partico- ai servigi degli Estensi (cf. Arch. stor.
larmente esecrata dai Ferraresi. Nel- ital. ser. V, to. IX, 1892, p. 347 sgg.
l'imperversare del tumulto altri cor- e la mia varietà sullo stesso soggetto
tigiani, invisi ai ribelli, cercarono di prossima pubblicazione nello stesso
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 177
periodico) risulta che del 1389 ei (2) Due personaggi di questo nome,
viveva, malcontento del suo stato, usciti dalla medesima nota ed antica
a Pesaro, dove il Malatesta gli aveva famiglia de' Montanari, vissero allora
dato ricetto ; « Epistola missa per in Ferrara. L'un d'essi, Pietro del fu
<<<dominum Philippum de Guazalotis Paolo della contrada di S. Gregorio,
<< Petro Montanario » in cod. Laur. era investito nel 1389 da Alberto
Gadd. reliq. 101 , C. II B. Sulle ul- d'Este di talune terre in nome proprio
teriori vicende del Montanari restiamo e del fratello Cristoforo (Arch . di
al buio per ora; ma, trattandosi di Stato in Modena, Camera ducale, rog.
uomo assai avanzato in età, è cre- Cam. Giliolo Coadi, 1389-1393 , XVI,
dibile che non sia a lungo sopra- c. 23 : cf. rog. Bonazzoli , 1387-1393 ,
vissuto. XVI, c. 23) e di nuovo il 13 agosto
Sulla data di quest'epistola riesce 1404 a titolo d'uso d'una casa in Fer-
difficile pronunciare un giudizio. Il rara nella contrada di S. Martino (Ca-
modo con cui il S. vi parla della ri- mera duc. rog. Nascimbene Delaiti,
bellione ferrarese lascia comprendere 1403-1416, XXII, с. 26), alla quale ri-
che questa era un fatto non molto re- nunziava però l'anno dopo (Investiture,
cente. Essa le sarà forse posteriore K, c. 238, to giugno 1405). L'altro,
di tre o quattr'anni all'incirca. Pietro di Matteo, caduto verso il 1393
(1) Cf. VAL. MAX. II, V, 4. in disgrazia del marchese Niccolò III
12
Coluccio Salutati , II .
178 EPISTOLARIO
tribuit aut pepercit? nonne quotidie ipsos deridebat in astris, dum plebe stupida
stellam aliquam, quasi pestiferum sidus, de summo celi cardine
15 demonstrabat ? nonne illos tum plumbum , tum ancoras inmolteplici guise;
Perdoni dunque precor, iustissime formidanti, parce servo tuo; et cuius iuvenis
al vecchio servo,
non a torto pau- gloriam habuisti, non patiaris apud alios cum tue curie viduitate
roso ;
XIII .
(1) Sulle misure presedai marchesi ranei ch'essi facessero ammazzare più
dopo i moti del 1385 per provvedere di cinquecento popolani colpevoli di
alla propria sicurezza, cf FRIZZI, op. aver preso parte alla rivolta ! Cf. Ann.
cit. III, 373. Questo storico tace però Mediolan. cit. XVI, 789.
quanto affermano cronisti contempo- (2) «Del mese di gennaio nel 1386
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 181
meror obnubilet. gaudeo te ista perpendere, dummodo post ex- lità d'ognimaterre-
na letizia, non
perientiam plurimam et indignari desinas et mirari. quid enim l'indignarsene.
solidum aut verum aut, si hoc modo melius exprimi sensus ро- Nulla può esser
quaggiù stabile nè
duraturo;
test, quid longiusculum gaudium in hac caducarum rerum so-
5 cietate caducis et corruptibilibus esse potest ? nulla sunt in hac
vite nostre conversatione stabilia : aut nos illa deserimus aut nos
ipsa deserunt; hinc et inde, si bene respicias, incessabilis fluxus
ac refluxus est. quid prodest fortune benignitatem arridere per-
petuo, postquam, licet ipsa non desinat, tu tamen es illi, dum ine-
10 vitabile fatum mortis evenerit, defuturus ? sed rariora comme-
moro; frequentius enim est mutari fortunam, quam a felicibus
derelinqui. quid igitur mirum, fili dulcissime, si diem integram
tibi serenam effluxisse non vides ? docent hec nos non huic monimentodi
di qui a noi l'am-
con-
mundo, sed ad aliud natos esse. nullos, crede michi, vere dicere suli
siderarci
, a cuicome e.
la fe-
licità non è con-
15 potes in presenti vita felices. quod si nulla alia ratione pateat, cessa,
ipsi, aut fama clari vel conspicui dignitatibus seu nimia potentia
formidandi, tanto pluribus indigere videmus, quanto maiore statu
cernimus prepollere. ad felicitatem itaque nati, donec illam adipi-
scamur, quiescere non valemus. noli itaque mirari vel etiam
indignari si diem integram cum dulcedine non transisti, si quo- 5
tidie asperitate quadam urgetur suavitas, si continuas experiris
vicissitudines inter tristia atque leta. nulla quidem vie tanta
reperitur amenitas, que non afferat viatoribus lassitudinem. si
come
pellegrini,
che camminano al . nescis, Bernarde mi, peregrinus es, non natus ad viam, sed ad pa-
lavolta
tria, della pa- triam, ad quam nisi perveneris, semper tecum de vie incommodi- 10
tate rixabere. corruptibile corpus in corruptibilium societate vix
uno momento manere potest illesum; aut enim extrinsecus aliqua
incommoditate feritur aut in se languescit. properandum igitur
ovegodrannodife-
licità perpetua.
in patriam, ubi non una dies, sed infinita sunt secula felicitatis
transigenda. 15
Nè debbonsi in-
vidiare i defunti, Nec invidendum est vita defunctis, quod ad illam beatitudi-
ma stimar avven.
turata la loro mi- nem nos precesserint, sed gaudendum. premisimus perpetuum
grazione.
Bononie decus, unicuique virtutis specimen, patrem tuum et do-
ctorem meum, cuius laudes nulla unquam abolebit oblivio ; sed
Se mori
suo padre,
Pietro donec studiorum erit Bononia mater, Petri nomen super cuncto- 20
rum rethorum memoriam celebrabitur. ego autem spero vi-
rum innocuum virumque catholicum, nedum diuturnam famam
habiturum in terris, sed feliciter fore receptum in celis.
se tanti altri co-
spicui concittadini Quid autem de ceteris dicam, quos tanta cum affectione con-
suoi scomparvero, quereris patrie fuisse subtractos, nisi quod, cum vivi fuerint nomen 25
Domini venerati, debitam portionem meruerunt recipere extincti ?
non sen dolga.
consolare, fili carissime, nec sic dolori relinquas habenas, quod
ultra quam deceat conturberis. perdidit patria tales cives, sed roLasi mantienglo-
memoria lo-
mortuum deflevisti, scito quod valeam, licet frigoris huius mole- notizie.
malato, dà buone
stia iam ter afflictus non leviter egrotarim. vale. Florentie, sexto
februarii.
15 Tuus Coluccius Pieri cancellarius Florentinorum .
XIIII .
[N¹, C. 94A. ]
(1) Angelo di messer Gellio da Be- l'UGHELLI, op. cit. I, 1221 ; nè Cini,
vagna (non recanatese, come affer- come lo dicon anche il LEOPARDI, Se-
maron il CIACONIO, op. cit. II, 767 e rie dei vesc. di Recanati, Recanati, 1828,
184 EPISTOLARIO
egli
vinospera chegio adipiscar, sed ut te potius horter ut ad meliora nitaris. nam,
a spronarlo
a far sempre me-
glio. cum Dei instrumenta simus, nichil in his que facimus, imo que
Semplici stru-
menti del volere
videmur facere, nostrum est : Ille quidem per nos facit quicquid
divino, niun me- facere dicimur aut putamur.
rito noi possiamo
si quid per voluntatem et se-
avere delle nostre
operazioni. quaces voluntatis potentias cooperando negligimus, nostrum est, 5
qui non fecimus quod debuimus. quid enim agere potest se-
cunda causa quod non agatur in prima, imo, quo rectius dicatur,
omnino post primam ? ut vanum, imo superbum sit aliquid nobis
quod agamus ascribere, cum totum Eius sit qui principaliter per
nos agit. nunquid, ut ait Propheta, gloriabitur securis contra 10
eum qui secat in ea, aut exaltabitur serra contra eum a quo
Se Angelo dun-
que è perfettomo.
trahitur ? (1) non expectes igitur ut te laudem quod non sis su-
dellodi evangelico perbus, non iracundus, non violentus, non percussor, non turpis
pastore,
diligentia curiosa (4) ; nichil in his quod tuum dici debeat com-
1. quid] cod. qui 8. Nel cod. è qui lasciato uno spazio bianco.
(1) Cf. S. AUG. De morib. Eccl. cathol. ( 1378), Bonifazio ( 1379), Antonio
I, VI, § 9 in Opera, I, 1314-15 . (1381), Filippo (?) , Simone (1385),
(2) La lacuna del ms. c'impedisce Lionardo (?). Coluccio e Salutato,
di sapere in qual grado di parentela gemelli, non vennero al mondo se non
stesse con Angelo questo frate, di cui circa il '92 .
negli scrittori francescani non rin- (4) Gli storici municipali (cf. LEO-
vengo menzione. Il sig. Pietro Morici PARDI, op. cit. p. 28) non sanno fornirci
da Recanati, cultore di studi storici, veruna precisa notizia sul tempo in
cui debbo altre notizie date in queste cui Angelo diè mano all'erezione della
note, mi comunica però che un D. Gio- nuova chiesa di S. Flaviano destinata
vanni di casa da Bevagna fu a lungo a prendere il luogo dell'antica ruinosa
rettore della chiesa di S. Maria in Mon- cattedrale, che stava nel borgo di Ca-
temorello, e, quel che più importa, vi- stelnuovo. Ma da un istrumento a
cario del vescovo Angelo dal 1402 rogito ser Antonio Ianni, comunica-
al 1408 e nel 1412 del suo successore. tomi dal signor Morici, risulta che il
(3) Intorno a Bartolomeo cf. le 13 gennaio 1384 il vescovo faceva
note all'ep. x del lib. IIII, I, 278. acquisto di centomila mattoni e di
Benchè possa parer poco probabile a mille some di calce al prezzo di
primo aspetto che nel numero de ' 1180 lire ravennati per la prosecu-
suoi figliuoli che riconoscevano il loro zione della fabbrica, certo da qualche
zio materno nel Riccomi, il S. abbia tempo intrapresa. Aiutato da lasciti
compreso anche Pietro, natogli dalla e doni di pie persone, di cui è me-
prima moglie (cf. lib. III, ep. v, moria in documenti del 1383 e '85,
I, 144); pure è forza credere il fa- Angelo potè mandare innanzi l'im-
cesse, giacchè nel tempo in cui scri- presa con tanta alacrità, che la nuova
veva egli non aveva vivi che otto figli: cattedrale, se non terminata, condotta
Pietro (1371), Andrea (1375), Arrigo però a buon punto, fu solennemente
12
*
Coluccio Salutati, II.
186 EPISTOLARIO
tutto ciò è merito prehendo : omnia siquidem eius sunt, cuius benignitate et gratia
divino.
Ciò che difetta sumus quicquid sumus. si minus in aliquid quam debes facis,
invece in lui, da lui
solo proviene. totum id quod deficit tuum est ; ut, cum forte laudantes audis
vel hec tecum ipse retractas, nichil ex his que facta sunt co-
gitare debeas, quoniam tua non sunt, sed quid deficiat potius 5
ponderare: memor quod etiam si cuncta que debeas feceris, te ser-
vum oportet, si te non decipias, inutilem reputare: fecisti siqui-
dem quod debebas. laus ergo sit tua ad Deum, qui per te lau-
Ma se si glo-
rierà di operar se- dabiliter facere dignatus est; et si libenter, quod arbitrii tui est,
condo inprecetti Deo cooperatus fueris, dirigens actus tuos in Deum vel in proxi-
divini,non
senza ragione. 10
mum propter Deum in dilectione vera et caritate perfecta, si
gloriaberis, non eris stultus. absit tamen quod in alio glorieris
quam in Christo. et ego quidem in operis, que recte homines
facere creduntur, queve lucent in hominum oculis, cupio quod
perfecte sint et Deo grate, illique soli gratias ago et eius apud 15
Continui adun- me omnis est gloria. nunc autem te hortor et oro, ut Deo coo-
que nella via intra-
presa;
perari non desinas, gaudeasque quod in opus suum det te libenter
agere et exultabiliter operare, semper illum cogitans et in ipso
solo gloriam tibi ponens vel potius gratias sibi agens, quod in
e poichè Iddio lo operarium te recepit. et quia tales viri et in quibus talis Dei
ha eletto a suo mi- 20
nistro, gradisca
devozione la gratia splendeat rari sunt et dignissimi ut diligantur et amentur,
da cui
si sente animato .
motus testibus pretaxatis, continere non potui meos affectus, quin
erga te dilectionis ad actum ac amoris ad habitum moverentur.
parvum quidem, si me consideres ; tantum tamen, quod redama-
tionis vicissitudinem consequi mereatur. testor igitur me te di- 25
ligere, nec in hiis que iusseris et amicum deceant, aliquo tem-
pore defuturum. inter tuos igitur me numera, manda, precipe,
iube: nichil enim, quoad eius facultas aderit, negligam, sed avide
atque religiose capessam.
Gli è stato poi
riferito che un co- Finis aderat, nec aliquid adicere restabat nisi vale . sed redit 30
tal grammatico
in mentem magistrum Iohannem, patrem meum, alias retulisse
nescio quem litteratorum; sic enim apud auctores optimos gra-
consacrata coll' intervento dei vescovi recanatese l'anniversario di tale avve-
di Pesaro e Fano nel 1390, e proba- nimento fino al 1638. Il campanile
bilmente il 24 di maggio, giorno in cui invece non fu innalzato che molt'anni
continuossi a celebrare dalla Chiesa dopo, fra il 1410 e il 1411 .
DI COLUCCIO SALUTATI . 187
ologia delvoca-
persuasum instituisse, ut ab omnibus non evangelium , sed bolo,
euvangelium per totam ecclesiam tuam proferatur. in qua
quidem re velim hic novus scribendi corrector apud antiquos in-
10 veniat ubi compererit hoc nomen evangelium scriptum per
geminum u. forte fuit in hac re me curiosior ; ego quidem cum
a multis sentirem in scolis hoc asseri, diligenter querens, hanc u
geminationem nunquam inveni. scio quod apud Ebrardum in
Grecismo legitur :
15 Euque bonum signat et ab hoc evangelium dic ;
Perversum sit evan; hinc fit evangelium (2) ;
(1) PRISC. Inst. I, 20. << qui dicunt quod u manet vocalis,
(2) BALBI, Summa quae vocatur Ca- <<quod esset contra euphoniam ».
tholicon &c., De E ante U : « Indedi- (4) HORAT. Ep. II, III, 72.
<<<citur hoc euangelium id est (5) Questo piccolo problema si agi-
« annunciatio, quod componitur cum tava però sempre fra i grammatici nel
<<<eu , quod est bonum, u vocali con- secolo seguente, sicchè Giovan Vin-
« versa in consonantem: et fit euan- cenzoMetulino, commentator ben noto
<<
gelium, id est bonum annuncium ... del Graecismus e professore dell' uni-
<<unde patet quod euangelium scri- versità di Poitiers, così scriveva sopra
<<bitur per simplex u » &c. questo luogo: « Quorundam satis admi-
(3) BRITO, De vocabulis Bibliae in <<rari nequeo imperitorum inscitiam
cod. Laur. S. Croce Pl. XXIX sin. 4, << qui huius occasione littere non ve-
c. 32 B, I col .: « Euangelium di- <<<riti sunt actori nostro tante littera-
« citur bona annuntiatio . angelus « ture viro rabiem imponere, ut dicant
<<
<<<enim dicitur nuntius : unde angelium. « eundem euangelium pro bona nun-
<<<et componitur cum eu, quod est bo- << ciatione per geminum u sanxisse scri-
<< num, et dicitur euangelium . << bi debere, quasi priscos grammatice
« et, sicut dicit Huguitio (sic), u <<artis magistros per simplex u sem-
<< vocalis, que est in hac dictione eu , << per idipsum nomen scribi preci-
« in compositione vertitur ad conso- <<pientes aut sacre legis veteres non
<< nantem. illi qui duplicant ibi w <<< vidisset codices, in quibus idipsum
<< [non] noverunt rationem suam et <<vocabulum nusquam per geminum u
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 189
XV.
AD ANONIMO (1).
[Cod. Laur. Strozziano 92, c. 14 B ; cf. BANDINI, Biblioth. Leopold. Laurent. &c.
t. II, c. 427 sgg.]
Firenze. 1385-90?
IR egregie, amice karissime. iandiu tuum pastorale carmen 5
Ricevette da mol-
to tempo la sua
ecloga pastorale,
Vexcepi, sub cuius cortice latetsensus, quem diu frustrar
chegli riusci oscu perire conatus sum; et ob id ad rescripta non valui respondere.
rissima.
(1) Il copista, che accolse questa gegno ? Io non oso quindi esprimere
epistola in mezzo a parecchie altre veruna congettura su di lui, nè minor
« quorundam valentium virorum>>>del riserbo manterrò sulla data dell'epi-
tempo suo nel ms . Laurenziano (e fu stola. Chi avverta però che il S. vi
per fermo persona assai poco pratica si dipinge vecchio e parla delle sue
del suo mestiere), oltrechè sproposi- bucoliche in termini che rispondono
tata, ce la diè anche anepigrafa; sic- perfettamente a quelli di cui si gio-
chè se da quanto ei dice di se stesso vava nel 1390 per discorrerne col
possiam riconoscere il mittente, dob- da Moglio (cf. l'ep. III del libro VII);
biam invece rinunziare ad aver noti- ed infine terrà presente il ricordo che
zie sul destinatario. Il S. ci apprende, si fa in essa del Riccomi, non ci bia-
è vero, che fu un poeta, e per di più simerà d'aver collocata qui l'epistola
autore d'ecloghe allegoriche; ma qual nella supposizione che spetti agli anni
letterato del trecento non fece in que- stessi cui si riferiscono le seguenti.
st'arringo esperimento del proprio in- (2) VERG. Buc. III, 105-107 .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 191
(1) Allude alle ingiurie che si scam- colicon Colucciano e forse, più preci-
biano Menalca e Dameta protagonisti samente, di quella prima ecloga di cui
dell'ecloga Virgiliana or citata. parla distesamente nell'ep. vIII del
(2) È questo un frammento del Bu- lib. III; I, 157.
192 EPISTOLARIO
XVI.
[№2, с. 48 в.] 10
Firenze, 1387-88 . INUMERARE vix possem, karissime fili, quot litteras de tua
Si scusa d'aver
lasciate senza ri-
sposta molte let-
D manu receperim, quotiensque conquestus sis nunc delatorum
tere sue, infidelitatem nunc meam in respondendo duriciem. nec satis
hoc visum, nisi continue recentes questiones induceres, ut saltem
novitate quesiti responsum aliquod extorqueres. dulcissima michi 15
quidem visitatio, dulce commertium, si vacaret, ut desidero, re-
adducendo a mo- spondere; si non hinc res publica, indeque res privata, et unde-
tivo le proprie oc-
cupazioni,
quaque scribentium multitudo sic res rebus incuteret, quod ad
exsolvendum responsionis debitum prohiberet. cogita parumper,
dilectissime fili, tante civitatis magnitudinem, que quasi totum 20
la
ch' corrispondenza diffusa per orbem, cogitur nos Italicos fines non solum implere
con
vatorum negocia cogitur litteras litteris inculcare : poneque me Deve poi occu-
parsi degli affari
tibi ante oculos cunctis satisfacturum, sine intermissione circun- malabili
privati di spesso
cittadinia
render conto delle
datum civibus, plerumque male scientibus, a quibus ingeniose cose loro;
quod nullas sentiat passiones, nullos per vitiorum ducatur an- grazie aleidoma
25 fractus, facileque virtutum rectum iter nature bonitate immotus
erga vitia prosequatur. o te plus ter quaterque felicem, si reli-
quorum vitiorum pari ratione deficerent instrumenta! in hac
etenim conversatione mortali electorum immortalium vitam vi-
veres et illam eternam beatitudinem, quam speramus in patria,
30 iam obtineres. invia fortior est civitas, que sui situs beneficio
inexpugnabilis est, illa que opus est sola civium virtute defendi.
securius est etiam sine pugna vincere quam certando cum im-
3. Cod, omette a quibus 21. Cod. sit tibi , ma con segno di trasposizione. 30. Cod .
in via
tro, suM. Capella. illum feci inchoari per quendam scriptorem, quod genus homi-
num baratrhantium est. sed me decepit et vix exemplum potui
rehabere. nichilominus si librum desiderat, mox remittam . 20
(1) Una lacuna nel cod. ci impe- Cf. GHIRARDACCI, op. cit. II, 398 ;
disce di saper chi quest' Enrico si fosse. DALLARI, I rotuli dei lettori legisti e
Noterò, senza insistervi, che nel 1384 artisti dello Studio bolognese dal 1384
insegnava filosofia naturale nello Stu- al 1799, Bologna, 1888, I, 4.
dio di Bologna coll'annuo stipendio (2) Cf., come si è detto, l'ep. vIIII
di lire cinquanta un Enrico da Milano. di questo libro.
DI COLUCCIO SALUTATI 195
XVII.
svani quando ap- me, quod non credo, decipias, erexisse, totus ille meror effugit.
prese con qual
fortezza d'animo
le avesse soppor- nam, etsi letarer tibi prospero flatu aspirare fortunam, longe magis
tate.
Lo esorta quindi tamen ac incomparabiliter gratum est, quod tibi cum temporalibus
a perseverare in si
salubre proposito, male conveniat, dummodo spiritualia edificeris. fac igitur, ut
scribis utque cepisti, quod te ad meliora componas et externarum 5
rerum afflictionem ad intimi hominis salutem dirigas et conver-
tas. ingens siquidem lucrum est sic terrena perdere, quod ce-
lestia acquiras ; sic affligi corpore, quod anima convalescat. hec
satis.
e gli promette di Ero autem de tuo honore sollicitus quantum potero ; et uti- 10
adoperarsi in suo
vantaggio, nam ita detur occasio, sicut te cupio promovere! nam et mereris
come ad amico si et indiges. amici autem officium est amicum, sicut virtus eius
conviene.
XVIII .
94); e del 1393 ritornava ambascia- III, 400 sg.) ci apprende, al tentativo
tore a Firenze (Arch. di Stato in Fi. d'assassinio d'Azzo d'Este ; e F. SAC-
renze, Miss. reg. 22, с. 108 B, 12 mag- CHETTI il ricorda (nov. CCXXIII), ma gli
gio; c. 117 B, 7 giugno). Intanto cangia il nome d'Antonio in Giovanni.
però, morto Alberto d'Este, al da Sebben sano di corpo non men che di
San Giorgio riusciva di ottenere dal mente, il 23 novembre del 1397 egli
suo successore un decreto con cui, il faceva il suo testamento, in cui lasciava
20 marzo 1394, gli venivano restituiti eredi i propri figli Romeo e Giovanni ,
i beni che già possedeva in Ferrara pure disponendo di particolari legati
(Canc. duc. arch proprio,Nic. III epist. in favore di Tommasa sua moglie, di
et decret. 1393-1400, c. 87); e, scorsi Gabriele da Bologna suo cognato e
pochi mesi, rientrava in Ferrara e tor- de' fratelli Giovanni ed Aldobrandino,
nava ai servigi della corte Estense. notaio pur questi ed impiegato a corte
Cosi nell'agosto dello stesso anno lo (Cam. duc. Rog. cam. Ant. de Cavalle-
vediamo praticar certi accordi a nome ria, 1382-1410, XV, c. 111). Qual pro-
di Niccolò III con Azzone d'Este, ed in curatore del marchese egli assistette
qualità d'oratore del marchese recarsi ancora in Venezia il 21 marzo 1398, in
a Bologna ed a Firenze (Nic. III epist. compagnia d'Antonio da Montecatini,
et decret. cit. 9 agosto, c. 111 ; 12 ago alla conclusione della lega fra i Ve-
sto, c. 112 ; 28 agosto, c. 116). L'anno neziani, i Fiorentini, i Bolognesi e i
appresso eccolo nel numero de' «prov- Mantovani (Cam. duc. Rog. cam. Nic.
<<
visionati » del marchese (Cam. duc. Bonazzoli, 1397-1426, VIII, В, с. 23);
Rog. cam. Ant. de Cavalleria, 1382- ed il 30 dello stesso mese patteggio
1410, XV, c. 97), e nel maggio am- coi Bolognesi la cessione di Nonan-
basciatore a Firenze, e quindi al Vi- tola e di Bazzano ( Cam . duc. Rog. cam.
sconti (Arch. di Stato in Firenze, Miss. Paolo Sordi, 1395-1400, LVI, A, c. 45).
reg. 23, c. 136 A; Arch. di Stato diMo- Un atto dell'8 maggio, con cui Nic-
dena, Nic. III epist. et decret. cit. 3 ago. colò III investe « honorabilem virum
sto, c. 162). Del 1395 prese parte, e fu
mal per lui, come il FRIZZI (op. cit. (1) V. nota za p. 198.
198 EPISTOLARIO
plis non inconvenienter deberet Antonius in sui domini, cui pri- re;
15 vato famulatus summa cum integritate fuerat, principatu feliciora
sperare. sed nichil est inter ista mortalia stabile, nichil firmum, altrimenti.
ma i fati vollero
nichilque quod sic futurum tibi possis in crastinum polliceri et
illa presertim que ad hominis arbitrium immutantur, quorum est
non aliter quam ipsius voluntatis electionem et imperium variari.
20 veruntamen hoc illi pro consolatione persuasum velim, ut post-
quam hoc, nonnisi disponente cunctarum rerum censore Deo,
factum est, ut credi debet, id ad aliquid nobis pro nunc inper-
ceptibile bonum infallibiliter ordinatum. hec satis.
Quod autem postulas et erat et est cordi. et si non fiat aut Egli però farà
di tutto per aiu-
tarlo.
25 aliquantisper differatur, credas velim occasionem et potentiam,
non voluntatem aut sollicitudinem defuturam (4).
5. N2 per hanc da h'eat Na et primo dicam &c. Segue quindi: hic debet scribi dubii
declaracio &c. Ma tutto quanto segue è omesso fino alla conclusione dell'epistola.
7. N¹ polixenum 21. Veramente in luogo di scribit N¹ dà fb'
(1) II S. nel dar questa definizione tare che cotest'etimologia, più degna
di « persona » ha avuto certamente di un grammatico medievale che di
sott'occhi il Liber de persona et duabus un umanista come il S., sia farina
naturis di Boezio (BOET. Opera, II, del suo sacco.
cc. 1343-44, cap. III, Differentia (2) Boezio veramente definisce
naturae et personae). Però la <<<persona » come « naturae rationalis
spiegazione ch'egli dà del motivo <<<individua substantia » .
per cui le maschere furon dette « per- (3) Così il cod.; e forse il S. ha
<<<sonae >> è attinto ad altro fonte, scambiato col singolare « τὸ πρόσωπον »
ch'or non saprei additare, perchè i il plurale « τὰ πρόσωπα », che rinve-
lessicografi non la recano; cf. BALBI niva nel luogo sopra allegato di Boe-
s. vv . Persona e Prosopos . Si zio : « Graeci quoque has personas
può quindi ragionevolmente sospet- « πρόσωπα vocant ».
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 201
(1) VAL. MAX. II, V, 4. Ma il (3) Dai posteri, cioè a dire dai suc-
testo dà « edit ». cessoridi quegli antichi sonatori di tibia
(2) Cf. VERG. Aen. IX, 189. de' quali V. Massimo narra le avventure .
XVIIII .
de te gratius occurrere vel intimari potest quam, alea, venatio- indizio in lui di
preoccupazioni,
nibus, aucupio dimissis, que nobilium nostrorum occupatio, imo sono
che ai solitamente
suoi pari
vitia sunt, te liberalibus studiis delectari ? (1) nec peniteat hoc straniere.
exercitii genus te ingressum esse quod animam excolit et corpus
5 adiuvat, non, ut plerique calumniantur, offendit. cetera, quibus
2. R¹ dimissisque 4-5. R¹ adiuv. corp. 5. L¹ calupiantur
fosse morto, come il giorno appresso desse di sentir parlare spesso e con lode
scriveva la Signoria ai Bolognesi ( « re- del cancelliere fiorentino; donde in lui
<<lationibus certis accepimus ... Lau- ildesiderio di conoscerlo e consultarlo.
« rentium ... ut plurimi referunt, mor Più tardi nel turbinoso succedersi di
tuum vel, ut aliqui mitius asseren- avvenimenti che fini colla ruina de'
<<<
tes, letaliter vulneratuın », Miss. 22, Gambacorti nè al S. nè al giovine Lo-
c. 54B, 22 ottobre 1392); ma egli renzo poteva presentarsi agevolmente
non aveva finito di soffrire. Trovato l'opportunità di letterarie divagazioni.
dal d'Appiano in una chiesa, ove i (1) Parecchie testimonianze con-
suoi l'avevano ricoverato, il traditore fermano che l'amore agli studi era
lo fe' trasportare in sua casa e metter patrimonio comune ai figli di Pietro
in prigione. E colà il giovane sven- Gambacorti. A Lorenzo in attestato
turato, fra gli spasimi delle ferite e d'affettuoso ossequio inviava nel feb-
quelli del veleno propinatogli, ago- braio del 1388 da Pavia alquanti suoi
nizzò cinque giorni. Il 27 o il 28 ot- versi Giovanni Manzini della Motta, il
tobre il suo corpo, gonfio pel veleno, quale nel tempo stesso facea tenere
« fu portato a seppellire la notte, celata al di lui fratello Benedetto, come a
« mente, sanza alcun lume » . Così il buon giudice, un saggio della tragedia
MINERBETTI, Cron. cit. c. 108, e cf. che stava scrivendo sopra la caduta
SARDO, op. cit. cap. ccvIIII, p . 219. d'Antonio della Scala (Io. MANZINI,
Che quest'epistola a lui diretta ap- Epist. select. in LAZZERI, Miscell. ex mss.
partenga al 1389 è ipotesi che io fondo libr. bibl. Coll. Rom. S. I., Romae,
così sul luogo datole in L¹, unico MDCCLIV, I, 224 sgg.). Ed a Bene-
codice che l'abbia conservata integra, detto alcun tempo prima aveva dedi-
come su riflessi d'altra natura, ch'ora cato con espressioni sincere di stima
vengoad esporre. In niun tempo, i car- il proprio libro De civitate Christi Gio-
teggi della Signoria informino, furon vanni Genesio Quaglia da Parma
cosi amichevoli e frequenti le relazioni (cod. Ambros. A, 117 inf., cod. Laur .
tra Firenze ed i Gambacorti come in Pl. XX, 30 &c.; cf. AFFÒ, Mem. de
quell'anno. Pietro, amante qual'era letterati parmig. II, LXVI, p. 97 sgg.
della pace, avrebbe voluto impedire e cf. VI, par. II, p. 117 sgg .) ; quello
che le discordie fra il comune toscano stesso Quaglia, che per Andrea, altro
ed il principe lombardo prorompes- figlio di Pietro Gambacorti, già morto
sero in aperta guerra, ed aquesto in- sul cadere del 1383, quantunque il
tento proponevasi di stringerli in lega. LITTA, op. cit., lo faccia ancor vivo,
Vi riusci; ma gli accordi furon prima confondendolo col nipote, nel 1413 ,
rotti che suggellati, ed il fuoco che aveva composto certi distici senten-
covava da un pezzo divampò furioso. ziosi italo- latini, che piacquero assai
Parmi probabile adunque che in questo ai contemporanei. Cf. Miscell. France-
tempo per l'appunto a Lorenzo acca- scana, a. III, fasc. 5, 1888, p. 129 sgg.
190 EPISTOLARIO
xv.
AD ANONIMO (1).
[Cod. Laur. Strozziano 92, c. 14 B; cf. BANDINI, Biblioth. Leopold. Laurent. &c.
t. II, c. 427 sgg.]
Firenze, 1385-90?
Ricevette da mol-
IR egregie, amice karissime. iandiu tuum pastorale carmen 5
to tempo la sua
ecloga pastorale,
Vexcepi, sub cuius cortice latet sensus, quem diu frustrare
chegli riusci oscu- perire conatus sum; et ob id ad rescripta non valui respondere.
rissima.
(1) Il copista, che accolse questa gegno ? Io non oso quindi esprimere
epistola in mezzo a parecchie altre veruna congettura su di lui, nè minor
<< quorundam valentium virorum >>>del riserbo manterrò sulla data dell'epi-
tempo suo nel ms. Laurenziano (e fu stola. Chi avverta però che il S. vi
per fermo persona assai poco pratica si dipinge vecchio e parla delle sue
del suo mestiere), oltrechè sproposi- bucoliche in termini che rispondono
tata, ce la diè anche anepigrafa; sic- perfettamente a quelli di cui si gio-
chè se da quanto ei dice di se stesso vava nel 1390 per discorrerne col
possiam riconoscere il mittente, dob- da Moglio (cf. l'ep. III del libro VII);
biam invece rinunziare ad aver noti- ed infine terrà presente il ricordo che
zie sul destinatario. Il S. ci apprende, si fa in essa del Riccomi, non ci bia-
è vero, che fu un poeta, e per di più simerà d'aver collocata qui l'epistola
autore d'ecloghe allegoriche ; ma qual nella supposizione che spetti agli anni
letterato del trecento non fece in que- stessi cui si riferiscono le seguenti.
st'arringo esperimento del proprio in- (2) VERG. Buc. III, 105-107 .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 191
Duo breviter subnectam. primum equidem non oportet quod suaAssicura della
benevolenza
tu, tantus vir, mee parvitati te devoveas aut quod ad ligationem l'amico,
adipiscendam meam longis orsibus adnitaris. semper enim ne-
20 dum iniquum, sed inhumanum duxi non illum amare qui diligat.
satis est igitur si te iudices amicum esse vel appetere te amicum
fore. occurram equidem desiderio tuo et me tibi per effectum
invenies in omni officio dilectionis respondere. ceterum, ut mei zioni
e gli da spiega-
sopra la for-
amoris iam indicium capias, scito me aliquando paterni nominis almapropio
data unnome
tempo
25 possessivum loco pronominis assumpsisse, ut me Colucium
Pierium et subscriberem et vocarem. nunc autem diu iam,
quia nimis ambitiosum michi visum est, quanvis a veritate non e su quella più
modesta di cui al
discederem, contentus fui simplici prime positionis genitivo, meque presente si serve.
non Pierium, sed Pieri , quod enim patris mei nomen fuit,
30 in omnibus et scribo et utor. et ob id si tibi Penei vocabulum
1. Cod. omette ut 3. sicut] Cod. simul 4. Cod. reca due volte occupationes
9. Cod. nunc 12. Cod.et candia clipe parole vuote di senso. 14. Cod. altera
15. Cod. frigora carmen 24. Cod. cupias 29. Cod. quia cancellato e corretto in mar-
gine, ma in maniera inintelligibile. 30. utor] cod. uco peney sull' e primo di peney
un punto.
(1) Allude alle ingiurie che si scam- colicon Colucciano e forse, più preci-
biano Menalca e Dameta protagonisti samente, di quella prima ecloga di cui
dell'ecloga Virgiliana or citata. parla distesamente nell'ep. VIIII del
(2) È questo un frammento del Bu- lib. III; I, 157.
192 EPISTOLARIO
Loesorta adimi- non adieci non mireris (1), alias autem, nisi meum secutus fueris
tarlo
XVI.
[№2, с. 48 в.] 10
Firenze, 1387-88 . INUMERARE vix possem, karissime fili, quot litteras de tua
Si scusa d'aver
lasciate senza ri- D manu receperim, quotiensque conquestus sis nunc delatorum
sposta molte let-
tere sue, infidelitatem nunc meam in respondendo duriciem. nec satis
hoc visum, nisi continue recentes questiones induceres, ut saltem
novitate quesiti responsum aliquod extorqueres. dulcissima michi 15
quidem visitatio, dulce commertium, si vacaret, ut desidero, re-
adducendo a mo- spondere; si non hinc res publica, indeque res privata, et unde-
tivo le proprie oc-
cupazioni,
quaque scribentium multitudo sic res rebus incuteret, quod ad
exsolvendum responsionis debitum prohiberet. cogita parumper,
dilectissime fili, tante civitatis magnitudinem, que quasi totum 20
la corrispondenza diffusa per orbem, cogitur nos Italicos fines non solum implere
ch'ei con
vatorum negocia cogitur litteras litteris inculcare : poneque me Deve poi occu-
parsi degli affari
tibi ante oculos cunctis satisfacturum, sine intermissione circun- malabili
privatidispesso
cittadinia
render conto delle
datum civibus, plerumque male scientibus, a quibus ingeniose cose loro;
20 liano utar vocabulo, vallate gule irritamenta (1). nec scio an do-
lendum tibi sit illa non posse comedere, que solent, ruptis tem-
perantie frenis, avide gule cupidinem excitare, nisi forte minus
e vuol ch'ei si sti-
felicem aliquem esse putemus, qui sic fuerit a natura perfectus, mi felice, dacchè
quod nullas sentiat passiones, nullos per vitiorum ducatur an- grazie alei doma
25 fractus, facileque virtutum rectum iter nature bonitate immotus
erga vitia prosequatur. o te plus ter quaterque felicem, si reli-
quorum vitiorum pari ratione deficerent instrumenta! in hac
etenim conversatione mortali electorum immortalium vitam vi-
veres et illam eternam beatitudinem, quam speramus in patria,
30 iam obtineres. invia fortior est civitas, que sui situs beneficio
inexpugnabilis est, illa que opus est sola civium virtute defendi.
securius est etiam sine pugna vincere quam certando cum im-
3. Cod. omette a quibus 21. Cod. sit tibi , ma con segno di trasposizione. 30. Cod.
in via
(1) Una lacuna nel cod. ci impe- Cf. GHIRARDACCI, op. cit. II, 398;
disce di saper chi quest' Enrico si fosse. DALLARI, I rotuli dei lettori legisti e
Noterò, senza insistervi, che nel 1384 artisti dello Studio bolognese dal 1384
insegnava filosofia naturale nello Stu- al 1799, Bologna, 1888, I, 4.
dio di Bologna coll'annuo stipendio (2) Cf. , come si è detto, l'ep. vIIII
di lire cinquanta un Enrico da Milano. di questo libro.
DI COLUCCIO SALUTATI 195
XVII.
Fbus compassus sum. sed videns per tuas litteras hanc di-
3 agosto 1389.
Il rammarico ar-
recatogli dalle di-
vine dispositionis visitationem te in meliorem mentis statum, ni sgraziedell'amico,
4. Così N ; R¹ Antonio de Sancto Georgio
svani quando ap- me, quod non credo, decipias, erexisse, totus ille meror effugit.
prese con qual
fortezza d'animo
le avesse soppor- nam, etsi letarer tibi prospero flatu aspirare fortunam, longe magis
tate.
Lo esorta quindi tamen ac incomparabiliter gratum est, quod tibi cum temporalibus
a perseverare in si
salubre proposito, male conveniat, dummodo spiritualia edificeris. fac igitur, ut
scribis utque cepisti, quod te ad meliora componas et externarum 5
rerum afflictionem ad intimi hominis salutem dirigas et conver-
tas. ingens siquidem lucrum est sic terrena perdere, quod cе-
lestia acquiras ; sic affligi corpore, quod anima convalescat. hec
satis.
egli promette di Ero autem de tuo honore sollicitus quantum potero ; et uti- 10
adoperarsi in suo
vantaggio,
nam ita detur occasio, sicut te cupio promovere! nam et mereris
come ad amico si et indiges. amici autem officium est amicum, sicut virtus eius
conviene.
XVIII.
94) ; e del 1393 ritornava ambascia- III, 400 sg.) ci apprende, al tentativo
tore a Firenze (Arch. di Stato in Fi. d'assassinio d'Azzo d'Este ; e F. SAC-
renze, Miss. reg. 22, с. 108 B, 12 mag- CHETTI il ricorda (nov. CCXXIII), ma gli
gio; c. 117 B, 7 giugno). Intanto cangia il nome d'Antonio in Giovanni.
però, morto Alberto d'Este, al da Sebben sano di corpo non men che di
San Giorgio riusciva di ottenere dal mente, il 23 novembre del 1397 egli
suo successore un decreto con cui, il faceva il suo testamento, in cui lasciava
20 marzo 1394, gli venivano restituiti eredi i propri figli Romeo e Giovanni ,
i beni che già possedeva in Ferrara pure disponendo di particolari legati
(Canc. duc. arch. proprio, Nic. III epist. in favore di Tommasa sua moglie, di
et decret. 1393-1400, c. 87) ; e, scorsi Gabriele da Bologna suo cognato e
pochi mesi, rientrava in Ferrara e tor- de' fratelli Giovanni ed Aldobrandino,
nava ai servigi della corte Estense. notaio pur questi ed impiegato a corte
Così nell'agosto dello stesso anno lo (Cam. duc. Rog. cam. Ant. de Cavalle-
vediamo praticar certi accordi a nome ria, 1382-1410, XV, c. 111 ). Qual pro-
di Niccolò III con Azzone d'Este, ed in curatore del marchese egli assistette
qualità d'oratore del marchese recarsi ancora in Venezia il 21 marzo 1398, in
a Bologna ed a Firenze (Nic. III epist. compagnia d'Antonio da Montecatini,
et decret. cit. 9 agosto, c. 111 ; 12 ago- alla conclusione della lega fra i Ve-
sto, c. 112 ; 28 agosto, c. 116) . L'anno neziani, i Fiorentini, i Bolognesi e i
appresso eccolo nel numero de' < prov- Mantovani (Cam. duc. Rog. cam. Nic.
<<<visionati >> del marchese (Cam . duc. Bonazzoli, 1397-1426, VIII, B, с. 23);
Rog. cam. Ant. de Cavalleria, 1382- ed il 30 dello stesso mese patteggiò
1410, XV, c. 97), e nel maggio am- coi Bolognesi la cessione di Nonan-
basciatore a Firenze, e quindi al Vi- tola e di Bazzano (Cam. duc. Rog. cam .
sconti (Arch. di Stato in Firenze, Miss. Paolo Sordi, 1395-1400, LVI, A, c. 45).
reg. 23, c. 136 A; Arch. di Stato di Mo- Un atto dell'8 maggio, con cui Nic-
dena, Nic. III epist. et decret. cit. 3 ago. colò III investe « honorabilem virum
sto, c. 162) . Del 1395 prese parte, e fu
mal per lui, come il FRIZZI (op. cit. (1) V. nota i a p. 198.
198 EPISTOLARIO
plis non inconvenienter deberet Antonius in sui domini, cui pri- re;
15 vato famulatus summa cum integritate fuerat, principatu feliciora
sperare. sed nichil est inter ista mortalia stabile, nichil firmum, altrimenti.
ma i fati vollero
nichilque quod sic futurum tibi possis in crastinum polliceri et
illa presertim que ad hominis arbitrium immutantur, quorum est
non aliter quam ipsius voluntatis electionem et imperium variari.
20 veruntamen hoc illi pro consolatione persuasum velim, ut post-
quam hoc, nonnisi disponente cunctarum rerum censore Deo,
factum est, ut credi debet, id ad aliquid nobis pro nunc inper-
ceptibile bonum infallibiliter ordinatum. hec satis.
Quod autem postulas et erat et est cordi. et si non fiat aut Egli però farà
di tutto per aiu-
tarlo.
25 aliquantisper differatur, credas velim occasionem et potentiam,
non voluntatem aut sollicitudinem defuturam (4).
Alberto d'Este, il quale, vivente Nic- (3) Id. Vita Servii Sulp . Gal-
colò lo Zoppo, che solo godeva del bae Caes . xiv.
titolo di vicario apostolico in Ferrara, (4) Probabilmente allude a pre-
poteva essere considerato come un ghiere fattegli in pro di ser Antonio .
200 EPISTOLARIO
5. Na per hanc dà h'eat N² et primo dicam &c. Segue quindi: hic debet scribi dubii
declaracio &c. Ma tutto quanto segue è omesso fino alla conclusione dell' epistola.
7. N polixenum 21. Veramente in luogo di scribit N¹ dà fb'
(1) II S. nel dar questa definizione tare che cotest'etimologia, più degna
di « persona » ha avuto certamente di un grammatico medievale che di
sott'occhi il Liber de persona et duabus un umanista come il S., sia farina
naturis di Boezio (BOET. Opera, II, del suo sacco.
cc. 1343-44, cap. III, Differentia (2) Boezio veramente definisce
naturae et personae). Però la <<<persona » come « naturae rationalis
spiegazione ch'egli dà del motivo <<<individua substantia » .
per cui le maschere furon dette<< per- (3) Così il cod.; e forse il S. ha
<< sonae >> è attinto ad altro fonte, scambiato col singolare « τὸ πρόσωπον »
ch'or non saprei additare, perchè i il plurale « τὰ πρόσωπα », che rinve-
lessicografi non la recano; cf. BALBI niva nel luogo sopra allegato di Boe-
s. vv. Persona e Prosopos . Si zio : « Graeci quoque has personas
può quindi ragionevolmente sospet- « πρόσωπα vocant ».
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 201
(1) VAL. MAX. II, V, 4. Ma il (3) Dai posteri, cioè a dire dai suc-
testo dà « edit » . cessori di quegli antichi sonatoridi tibia
(2) Cf. VERG. Aen. IX, 189. de' quali V. Massimo narra le avventure.
XVIIII .
de te gratius occurrere vel intimari potest quam, alea, venatio- indizio in lui di
preoccupazioni,
nibus, aucupio dimissis, que nobilium nostrorum occupatio, imo che ai suoi pari
sono solitamente
vitia sunt, te liberalibus studiis delectari ? (1) nec peniteat hoc straniere.
exercitii genus te ingressum esse quod animam excolit et corpus
5 adiuvat, non, ut plerique calumniantur, offendit. cetera, quibus
2. R¹ dimissisque 4-5. R¹ adiuv. corp. 5. L¹ calupiantur
fosse morto, come il giorno appresso desse di sentir parlare spesso e con lode
scriveva la Signoria ai Bolognesi ( « re- del cancelliere fiorentino ; donde in lui
<<<lationibus certis accepimus ... Lau- ildesiderio di conoscerlo e consultarlo.
<< rentium ... ut plurimi referunt, mor- Più tardi nel turbinoso succedersi di
<<tuum vel, ut aliqui mitius asseren- avvenimenti che finì colla ruina de'
<<tes, letaliter vulneratum », Miss. 22, Gambacorti nè al S. nè al giovine Lo-
c. 54 B, 22 ottobre 1392) ; ma egli renzo poteva presentarsi agevolmente
non aveva finito di soffrire. Trovato l'opportunità di letterarie divagazioni .
dal d'Appiano in una chiesa, ove i (1) Parecchie testimonianze con-
suoi l'avevano ricoverato, il traditore fermano che l'amore agli studi era
lo fe' trasportare in sua casa e metter patrimonio comune ai figli di Pietro
in prigione. E colà il giovane sven- Gambacorti. A Lorenzo in attestato
turato, fra gli spasimi delle ferite e d'affettuoso ossequio inviava nel feb-
quelli del veleno propinatogli, ago- braio del 1388 da Pavia alquanti suoi
nizzò cinque giorni. Il 27 o il 28 ot- versi Giovanni Manzini della Motta, il
tobre il suo corpo, gonfio pel veleno, quale nel tempo stesso facea tenere
<<fu portato a seppellire la notte, celata al di lui fratello Benedetto, come a
« mente, sanza alcun lume » . Così il buon giudice, un saggio della tragedia
MINERBETTI, Cron. cit. c. 108, e cf. che stava scrivendo sopra la caduta
SARDO, op. cit. cap. CCVIIII, р. 219. d'Antonio della Scala (Io. MANZINI,
Che quest'epistola a lui diretta ap- Epist. select. in LAZZERI, Miscell. ex mss.
partenga al 1389 è ipotesi che io fondo libr. bibl. Coll. Rom. S. I., Romae,
cosi sul luogo datole in L¹, unico MDCCLIV, I, 224 sgg.). Ed a Bene-
codice che l'abbia conservata integra, detto alcun tempo prima aveva dedi-
come su riflessi d'altra natura, ch'ora cato con espressioni sincere di stima
vengo ad esporre. In niun tempo, i car- il proprio libro De civitate Christi Gio-
teggi della Signoria informino, furon vanni Genesio Quaglia da Parma
cosi amichevoli e frequenti le relazioni (cod. Ambros. A, 117 inf., cod. Laur.
tra Firenze ed i Gambacorti come in Pl. XX, 30 &c.; cf. AFFÒ, Mem. de'
quell'anno. Pietro, amante qual'era letterati parmig. II, LXVI, p. 97 sgg.
della pace, avrebbe voluto impedire e cf. VI, par. II, p. 117 sgg.) ; quello
che le discordie fra il comune toscano stesso Quaglia, che per Andrea, altro
ed il principe lombardo prorompes- figlio di Pietro Gambacorti, già morto
sero in aperta guerra, ed a questo in- sul cadere del 1383 , quantunque il
tento proponevasi di stringerli in lega. LITTA, op . cit., lo faccia ancor vivo,
Vi riusci ; ma gli accordi furon prima confondendolo col nipote, nel 1413 ,
rotti che suggellati, ed il fuoco che aveva composto certi distici senten-
covava da un pezzo divampò furioso. ziosi italo- latini, che piacquero assai
Parmi probabile adunque che in questo ai contemporanei. Cf. Miscell. France-
tempo per l'appunto a Lorenzo acca- scana, a. III, fasc. 5, 1888, p. 129 sgg.
204 EPISTOLARIO
Lo esorta quindi nobilitas operam dat, ut omittamus delicias, luxuriam atque fla-
a lasciare i piaceri
dannosi in un can- nam
to, gitia, cum occidant animam, corpori plerumque sunt exitio.
et si id minus iuventa sentiat, detegit tamen aliquando senectus,
et tunc doctrinam vivendi percipiunt, cum esset potius ab huius
vite curriculo desinendum. omnis etenim corporis strenuitas, s
forma, potentia, nullo modo, et quicquid carneum in nobis est
vix tecum procedet in senium; multa nimius labor, multa cale-
factionis et affectati frigoris vicissitudo, sed omnia temporis cursus
edacoltivare,
chè ha incomin- poi- absumit. doctrinam autem scito, dummodo fideliter excolatur,
sapere, in dies crescere et te nec virum nec senem, non etiam decrepitum 10
ciato,loil solleverà
che
sopra se stesso,
relicturam. hec te non solum supra te efferet, sed super alios
collocabit. propria et maxima hominis a ceteris animantibus diffe-
rentia est intellectus ; verum hoc genus ipsum hominum non
tantum brutis prestat, quantum homo homini, si recte respicias,
antecellit. nam cum species humana, in quantum species est, 15
non sublimi lumine, sed infimo prorsus intellectus gradu et quasi
contiguo supra bestias sita sit, intelligentie vero celsitudine spiri-
tualibus creaturis, secundum illarum, ut ita loquar, horizonta, fini-
tima dici debeat; quis dubitat hominem, qui ad confinium intel-
lectus angelici propinquaverit, longe plus ab homine, qui brutalis 20
hebetudinis aptitudini conterminus sit, differre secundum hanc vim
intellectus, quam hominis speciem ab ipsa specie irrationabilis
creature ; cum hic homo ab homine gradibus distet infinitis, spe-
cies autem speciei, de quibus dictum est, sicut gradus gradui
proximus appropinquet ? quare, cum te Deus ordine nature supra 25
C
sopratutti,
uomini gli altri
me-
bestias posuerit, extolle te super homines, non superbie fastu, sed
vino. l'aiuto di- virtutibus, industria, studio et doctrina.
diante quod si desideraveris,
si via recta et fine debito conaberis adipisci, nec deseret te Dei
dextera, a qua sumus quicquid et quales sumus ; non quales de-
sumus, nam tales solum a nobis sumus; imo te, si id in votis 30
tuis rectis extiterit, in illa, quam cogitare non potes, altitudine
situabit. hec satis. nunc ad quesitum tue nobilitatis accedam.
6. Cod. quid 9. Cod. dovo studio un non che ho mutato in tamen 13. L¹ in
luogo d'inquit, in quibus cancellato.
filius se alimenta patri denegare; sed dicit se hoc facere non teneri
ob eius in se crudelitatem. est ergo intentio patris. nam licet
primo ponantur verba filii, tamen pater est actor: vinciri debes,
quia patri denegas alimenta. depulsio est: non debeo, quia iuste
denego. questio est duplex : an filius, iuste patri denegans ali- 5
menta, vinciri debeat, et an iuste deneget. ratio est : ipse enim
tyranno et filio adultero favens, et me de republica benemeritum
et iure communi in violatorem thori usum, captum a piratis no-
luit redimere ; sed duplum se indicte redemptionis soluturum, si
manus michi preciderent, scripsit. infirmatio rationis est: atta- 10
men secundum legem aut alere debes aut vinciri. ex quibus
oritur iudicatio : cum pater, nedum noluerit redimere filium a pi-
ratis, sed ut preciderentur sibi manus duplum obtulerit, an
liceat filio, qui fratrem tyrannum occiderit et alterum fratrem sui
thori improbum corruptorem, denegare patri egenti alimenta, 15
et denegans vinciri debeat an ne ? status autem controversie
partim in scripto posset esse, sed tota ferme est in ratione, ut
patet per ipsarum partium argumenta. si precideritis . nunc
autem sequitur argumentatio filii . pro cuius noticia sciendum est
quod filius in paternis litteris scriptis ad piratas, de quibus supra 20
in casu facta est mentio, totum suum fundamentum facit. incipit
ergo : si precideritis ; scilicet, o vos pirate, manus filii ; si
irasceris , scilicet, o pater, potius scribe : si occideritis;
verba enim sunt filii respondentis huic tam crudeli scriptioni,
i
ostendens maioris sevicie fuisse et magis fugiendum manus am- 25
putari quam occidi. tyrannicida , scilicet ego, exitum ty-
ranni rogo ; idest occidi cupio. sic enim respondens optabat
occidi, sicut occisus fuerat tyrannus. et est sensus : in ultionem
tyranni scio me volebas precidi manus, sed iustius erat quod
occiderer sicut ille, et hoc potius opto. non timeo. hec oratio 30
potest ex precedenti vel ex subsequenti pendere. si precedenti con-
iungatur, est sensus : ego rogo exitum tyranni, scilicet occidi,
et non timeo. si sequentibus uniatur, dici potest : non timeo
ne , idest ut, quas manus pirate solverunt , iudices
(1) È questa l'etimologia addotta (2) Qui e sotto nel testo invece
da PAPIA S. v. Prodigia ed accolta leggesi « alium » .
dal BALBI S. V. (3) Il testo aggiunge « haec ».
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 211
26. L¹ possim
XX.
[Mgl. с. 79 в.]
ΧΧΙ.
AL MEDESIMO .
[Mgl. c. 82 A.]
edessendodegnodi
quest' onore, me quod inter nostri temporis homines conspicuum est et rarum,
ritaditrovarnello
Zambeccari ogni adeo pecunie dominans, quod illa noverit uti, non ipsam congre-
aiuto.
gare (1). eapropter te rogatum velim quatenus pro honore tanti viri
quanta potes cum efficacia totisque viribus opereris. et presertim
id sit tibi cure, quod primus inter nominandos, cum vota discu- 5
tientur eligentium, proponatur. vale felix et mei memor. Flo-
rentie, die decimoseptimo novembris.
Colutius Pyerii cancellarius florentinus.
nn . 279, 334-335 , 337-342 e due senza bre 1387: cf. Arch. di Stato in Fi-
segnatura), come dalle attestazioni renze, Miss. 20, C. 199 A, 1o agosto,
degli storici cittadini, che però ne ci- <<<Regine Hungarie >> e SER NADDO,
tano assai scorrettamente il nome e Ricordi in Delizie cit. XVIII, 87) .
la patria (cf. Ghirardacci, op. cit. Del 1388 estratto de' priori (Delizie
lib. XXVI, II, 434), risulta che il ma- cit. XVIII, 102) e mandato ambascia-
gnifico e nobile cavaliere messer Vanni tore a Bologna, a Venezia ed a Pa-
diMichele Castellani dell'Ancisa entrò dova (Dieci di Balia, Legaz. e Commiss.
in ufficio come podestà il 18 marzo 1390 I, c. 87); del 1389 è vicario d'An-
per il tempo di sei mesi. L'epistola ghiari (Reg. extrins. 1385-1408, с. 21 B,
presente apparterrà dunque, il che vien I febbraio); del '93 con Donato Ac-
confermato da altre prove, allo scorcio ciaiuoli porta al conte di Montefeltro
del 1389. Anche di essa ci ha conser- l'intimazione di non molestare più
vato la risposta il cod. Magliabechiano; oltre Giovanni Gabrielli (Miss. 22,
noi la rechiamo in App. n. VII. c. 106 B, 5 maggio) ; e poscia viene
(1) Vanni de' Castellani sembra incaricato di prender il luogo di Bi-
fosse davvero meritevole di si fatte liotto Biliotti nel maneggio degli affari
lodi. Certo ei fu un de' più cospicui di Lucca (Miss. 22, с. 106 B, 20 giu-
cittadini che Firenze abbia vantati sul gno); quindi è eletto capitano di Vol-
cadere del Trecento. FigliodiMichele terra (Reg. extrins. 1385-1408, с. 16 A,
di Vanni di ser Lotto, mercante sti- 20 agosto). Sulla metà del 1394 va
mato, nipote di Lotto, uomo molto ver- vicario di Valdinievole (Reg. extrins.
sato nelle politiche faccende, egli entrò 1385-1408, C. 19 A ; Miss. 23, c. 88 A,
prestissimo nella via degli onori e 12 novembre). Di nuovo priore, anzi
delle pubbliche cariche. Ammesso a gonfaloniere di giustizia nel 1398
godere gli uffici collo squittinio del (Delizie cit. XVIII, 179), l'anno dopo
2 febbraio 1381 (Delizie d. erud. tosc. va podestà di Pistoia (Reg. extrins.
XVI, 145), lo vediamo tre anni dopo 1385-1408, c. 17 A, 13 settembre) ; nel
mandato come capitano di guerra 1406 è di nuovo gonfaloniere (Delizie
contro Marco da Pietramala (STE- cit. XVIII, 266 ; cf. XX, 131). So-
FANI, Cron. lib. XII, rubr. 92 in Delizie stiene nel 1408 un'importante amba-
cit. XVII, 59) . Due anni appresso la sceria a re Ladislao (SALVIATI, Ist. in
Signoria lo spedisce ambasciatore con Delizie cit. XVIII, 302). Del 1414 è
Gherardo Buondelmonti e Filippo estratto nuovamente in gonfaloniere
Corsini al re di Francia (26 settem- (Delizie cit. XIX, 32).
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 217
ΧΧΙΙ.
[L¹, c. 93 A; L3, c. 49 A; R1, c. 30A; cod. Viennese 3121, c. 150A; cod. Bolo-
gnese 182, c. 81 A; Mehus, par. I, ep. xxvIII, pp. 141-144, da R' ; MEHUS,
S Epistola o sia ragionamento di m. Lapo da Castiglionchio, App. doc. XVI,
p. 203, da L3 e R'.]
che risveglid in lui nostri redire memoriam. quem enim tulit nostra civitas studio-
lamemoriadi Lapo
daCastiglionchio, rum nostrorum et eorum que ad eloquentiam pertinent indaga-
non men
comeletterato, co-
noscitore dell'an- tiorem ? quis sibi poeta non notus, imo non tritus ? quis Cicero-
tichità,
nicarum rerum peritior (1), quis hystoriarum collectione fecundior,
quis moralium preceptorum imbutior ? Deus bone, quanta dul- 5
scrittore
simo,
forbitis- cedine quantaque soliditate sermonis,quanta demum promptitudine,
cum dictaret et officio scriptionis incumberet, affluebat; quam
splendida vocabula, seu propria seu novata sibi, dum scriberet,
suppetebant; quantus exundabat ornatus, quales quanteque sen-
tentie; denique quis totius orationis splendor, qualis varietas quan- 10
taque maiestas ! non pugnabant, sed conveniebant illic
humentia siccis,
Mollia cum duris, sine pondere habentia pondus (2).
affidata agli ambasciatori, che si po- gli studi letterari per i giuridici, « in
sero nove giorni dopo in cammino << quattro anni ad alto grado di dot-
alla volta di Roma. <<<torato». Ed in patria, come attesta
(1) Sono note le scoperte fatte da il figliuolo, ei lesse sacri canoni per
m. Lapo d'orazioni ciceroniane che un ventennio e più, « salariato ... e
nel 1350 regalo al Petrarca: cf. DE « alcuna volta senza salario » ; MEHUS,
NOLHAC , Pétrarque et l'humanisme, Rag. cit. p. 140; PREZZINER, Storia del
Paris, 1892, chap. V, p. 184 sgg. pubbl. Studio di Firenze I, 12 sg.
(2) OVID. Metam. I, 19-20. (5) Del 1368, mentre Ubaldino fre-
(3) « Grande dittatore >> è chiamato quentava lo Studio fiorentino (cf. GHE-
Lapo anche dal figliuolo Bernardo RARDI, op. cit. p. 333), Lapo spiegava
(MEHUS, Rag. cit. p. 140); ma delle dalla cattedra il Sesto e le Clementine.
epistole sue nessuna ci è pervenuta. Dovette nascer allora fra i due quel
(4) « Buono gramatico, miglior re- reciproco affetto, di cui Lapo stesso
<<
« torico ... oratore, autorista e morale piacquesi dare indizio, citando spesso
<<famoso, acuto loico », Lapo non trovò nelle « Allegazioni » sue (cf. MEHUS,
difficoltà ad ascendere, abbandonati op.cit.p. xxxv)l'autorità del Buonamici.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 219
(1) Toccando nel Rag. par. III, p. 58, fatti, ma non certo del 1345, come
dell'arma di casa sua scolpita nella affermerebbe l'iscrizione che in essa
facciata di S. Croce, Lapo scriveva: si legge, quale è riferita dal MEHUS
<< nel qual luogo, se Iddio il concede, (op. cit. p. LVII).
<<<intendo di fare una cappella, e ivi (2) IOHANN. Apoc. XIV, 13 .
« la mia sepoltura » . E la eresse di- (3) Cf. IERON. XVII, 5 .
220 EPISTOLARIO
Affida agli am- Et cum istuc oratores nostri communis veniant, nichil ulterius
basciatori fioren-
tini l'epitafio che
ha composto per addam, nisi epitaphium illius clarissimi viri, quod, te iubente,
Lapo,
dictavi. quod si denario comprehensum est numero, qui quidem
maxime et inter compositos numeros prime perfectionis est, cum
perfectissimi viri perstringat laudes, aptissime factum est. tibi 5
eloda inUbaldino
a pietà verso il autem quas commendationes dixerim profecto non habeo, qui
Idefunto maestro.
solus hoc nostro tempore, quo, sicut previdit Apostolus, homines
amantes sui sunt (1), cunctos exemplariter monuisti non debere
dilectiones finiri cum vita, qui tam ardenter diligas et memoriam
et cineres defunctorum. vale felix et me domino nostro suppli- 10
citer recommenda. Florentie, die vigesimoquarto novembris.
EpitafiodiLapo. Castilionchiades hoc sera et postuma Lapi
Progenies, Lapus, marmore subtegitur (2) :
Optimus eloquio, sacri Helyconis alumnus,
Et calamo scribens vix Cicerone minor. IS
Canonici iuris doctor sagaxque patronus,
Maximus et cathedra maximus atque foro.
Quem studio partis guelphe Florentia pulsum
Vidit et ingemuit, nunc pia Roma tenet.
20
Doctori propria celebri pietate notandus,
Hunc Ubaldinus constituit tumulum (3) .
XXIII .
(1) « Infino del mese di luglio co- di ciò loZambeccari, che l'anno prima,
<<minciò in Firenze nell'anno 1390 mentre la peste tormentava Bologna,
« infermità di pondi e i medici diceano erasi rifugiato a Faenza, scrisse al S.
<< ch'era ramo di pestilenza ... Era un affettuoso viglietto, già edito dal R1-
«questo male a colui che l'avea con GACCI, par. I, ep. LXVI, p. 155 , e da
« gran doglie di corpo, donde seguiva noi riprodotto in App. n. VIII, per
<<grandi e dolorosi rammarichi e molti pregarlo ad affidare a lui, poichè egli
« uomini e donne e fanciulli uccise e persisteva nel proposito di restare in
«durò infino passato mezzo settem- Firenze, i più teneri fra i suoi figliuoli.
« bre » . Così PIER MINERBETTI, Cron. A questa preghiera risponde il S. col-
in op. cit. c. 231, con parole forse l'epistola presente.
misurate troppo per esprimere la fe- (2) Niun documento a noi noto at-
rocia del morbo, che, invasi la città ed
testa che il di di san Felice, 29 luglio,
il contado, mieteva tante vittime da fosse così solennemente festeggiato
indurre il 9 settembre la Signoria a dai Fiorentini, come il S. asserisce ;
chiedere al pontefice certe indulgenze SANDRO BENCINI, che sui primi del
pei moribondi, « cum ... manus Do- sec. xv metteva in rima « le Feste
<mini tangat nos et horrenda pestis « comandate>> (cod. Marucell. C. 242,
«urbem nostram et omnes pene ter- c. 122 B), neppur lo ricorda. Vero è
« ritorii nostri fines invaserit et depa- cheil giorno avanti ricorreva la « festa
« scat »; Arch. di Stato in Firenze, Miss. « fronzuta » di s . Vittorio, celebrata con
21 bis, c. 92 в, « Раре ». Udita notizia pompa in memoria della vittoria ri-
222 EPISTOLARIO
letus, quia tue fuerant, accepi; deinde sic pergens avidissima le-
che di trecosetrat- ctione percurri. in quibus quidem tria precipue, nunc discutienda,
tavano :
della poca cura con suscepi. primum est, quod te non bonum custodem lubricarum
cui egli aveva cu-
stodito isuoi beni ; divitiarum fuisse testaris; secundum, quod tres ex filiis meis, vi-
deldesiderio d'aver
pressodisètrefigli tande pestis gratia, Bononiam ad te mittam et affectuose postulas 5
di Coluccio;
et amplissima liberalitate deposcis, de quibus paucula respondebo ;
del proposito di tertium, in quo paulisper immorabor, est, ut tuis utar verbis, te
quest' ultimo di
nonfuggir Firenze
infestata dalla pe- mestum audisse Florentie multos ex peste cadere meque vario et
stilenza.
non forte rationabili innixum esse proposito ad evitandam pestem
aeris mutationem non conferre ; monens quod si illud pro me muta- 10
turus non sum, pro salute tamen liberorum meorum mobilis fiam.
Se ha dato fondo
al suo patrimonio Et ut per ordinem ista pertractem, si divitiarum malus custos
in lodevole guisa, fueris illas in usus honestos effundendo, non te peniteat, non velis
aliter te gessisse. non enim quantum, sed qualiter expensum sit
in sapientis vel optimi viri rationibus inserendum est; turpe di- 15
spendium est male denarium expendisse; bene vero totam con-
sumpsisse substantiam nunquam esse poterit non honestum. melius
est totum quod et parentes hereditarium dimiserunt et coniuncto-
rum vel amicorum liberalitas attulit aut dispositione legum accessit
seu fortuna dedit vel comparavit industria, honesta ratione consu- 20
non
sene; deve doler- mere quam thesauros inextimabiles congregare. parum interest
fimum accumules an thesaurum, si finis utriusque fuerit solum-
modo conservare. habeas itaque tecum rationem; et si divitias
in res honestas vel expendisti collectas vel colligendas neglexisti,
anzi andarne lieto
e superbo. gaude et letare et hinc habitum liberalitatis et virtutis acquisivisse 25
maximi precii facias. sin autem, quod de tali viro credendum
non est, vel iuventutis fervor vel alia humane fragilitatis inscitia
te sinistrorsum egerit, dole tecum: non hoc videlicet effudisse
pecunias, sed male potius vel turpiter egessisse. te tamen ita
1. pergens] R2 legens 3. V omette est 8. R2 omette mestum Mgl. V audivisse
9. Mgl. R2 V innexum 10. R2 illum corretto in illud 11. V sim Mgl. liberoru
corretto in liberorum 15. Mgl. omette in e viri 22. V cumules - sit 25. Mgl.
R2 V omettono et dopo gaude V adquisisse 26. Vomette precii Mgl. cred. de tali viro
portata nel 1364 a Cascina sui Pisani gassero e che san Felice venisse così
(cf. lib. I, ep. vI, I, 16) . Egli è pro- a condividere con san Vittorio onori
babile che i festeggiamenti si prolun- che a lui non spettavano.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 223
20 ut inquit Comicus (2), sed etiam divites divitibus elargiri non li-
beralitatis officium, sed utilitatis potius commertium est. quod
pleno superinfunditur, effluit; quod autem transfertur in vacuum,
diutius manet. est michi per Dei gratiam ingens et onerosa fa- ile tale è appunto
suo caso.
milia, est et unde domi possim et foris, donec presens fortuna
Ei gradisce dun-
25 manserit, educare. ego, sicut in civilibus stipulationibus conceptum que, ma non acco-
est, quicquid obtulisti habeo acceptumque tuli ; ego tibi perpetuo glie l'invito.
(1) Era costei Orsina di Giovanni Mem. histor. in MURATORI, Rer. It.
Codecà, che Pellegrino avea sposata Scr. XVIII, 194. L'Orsina allietò il
nel 1384, il di stesso in cui Matteo marito di parecchi figliuoli e morì
Grifoni menava in donna Elena di lei nel 1405 .
cugina : v. MATTHEI DE GRIFFONIBUS (2) TERENT. Phormio, I, 1, 41-42 .
224 EPISTOLARIO
(1) L' « acceptilatio » è uno de' modi, la ragione, per la quale il S. sog-
con cui, secondo il diritto romano, giunge un « se ». Cf. Instit. lib. III,
vengono sciolte le obbligazioni ; ma tit. xxx, « Quibus modis tollitur obli-
solamente quelle verbali però ; ecco <<<gatio ».
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 225
sed in suis vanis erroribus salutem ponunt, et hec mecum con- tori dell' opposta sentenza
(1) S. GREG. Moral. lib. XII in Iob cap. XIV, cap. II, 393 in Opera, I, 986 .
Coluccio Salutati, II. 15
226 EPISTOLARIO
La fuga dunque
è senza vantaggio. Prodest igitur hoc tuum laudatum effugium, non ut mors
evitetur, si immineat, sed si tunc temporis futura non est; non 5
ut vivant qui fugiunt, quorum adhuc hora non venerit, sed ut
aliter vivant. quanti autem hoc bonum sit, illi viderint qui fugam
istam tam avide sequuntur et laudant. michi autem adeo parvi
Eglividegià cin-
que pestilenze ge- precii semper fuit, quod cum iam quinque pestes generales eva-
nerali eduna
ticolare; par- serim et unam particularem (1), nunquam tamen fugiendum duxe- 10
nè cercò
mai di evitarle .
rim, nunquam locum pestis adire recusaverim vel amicos ex morbis
etiam pestiferis laborantes destiterim visitare; semper hac fide plenus
hacque sententia confisus, quod constituerit michi terminum Deus,
qui preteriri non poterit (2), et quod me nec prius nec aliter evo-
Meglio sarebbe
riconoscer nellepe-
cabit, quam ab ipso fuerit ante secula destinatum. o quanto melius 15
stilenzelavendetta
divina e cercar di esset cogitare quod ignis, grando, fames et mors, hec omnia ad
placarla;
vindictam super iniquos creata sunt et recordari quod iustitia li-
berabit a morte (3), converti ad Dominum et flere super peccatis
suis! nam et morti, non quam ab eterno providerat Deus, sed
Cosicome
chia, fece Eze-
atte- quam Ezechias rex merebatur, sicut vult Gregorius (4), additi sunt 20
stano s. Gregorio quindecim anni. audivit enim Deus orationem eius et vidit la-
e s. Agostino. crimas suas et sanavit eum (s). vel, ut Aurelii sententiam referam,
(1) S. AUG. De Genesi ad litter. VI, cap. XVII, 28 in Opera, III, 351. Nel cod. di
cui si serviva il S.la suddivisione de' capitoli era diversa da quella delle stampe .
228 EPISTOLARIO
XXIIII .
AL MEDESIMO ( 1).
Eidem Peregrino.
Firenze,
6 settembre 1390. EPIDISSIMAS mellifluoque sermone redundantes epistolas tuas 5
Ebbe la sua ri-
a
L accepi, per quas adhuc in proposito perseverans, vir insignis,
sposta, rivolta
riconfermarla sen- frater et amice karissime, quod fugiendum sit ex aere quem cor-
tenza che convenga
fuggirei luoghi in- ruptio invaserit, quo nos conservemus in vita, pertinaciter asseris
fetti.
cuiaccolsel'invito
dell'amico . quod minus quam benigniter obicis, ante quam ad ista veniam, 15
replicarim. inquis etenim, ut tua verba repetam : habes michi
grates ex eo quod non suscepisti nec sumere vis, ne, cum casus
exegerit, in tuam paternam edem cum fide subintrem : alia ratio su-
besse non potest. hec verba tua sunt. que quam inepte posita fue-
rint, mecum paulisper adverte. dicis equidem quod gratias egerim 20
ex eo quod non susceperim. ego autem non de susceptis, sed
de oblatis retuli gratiam, sicut tue dilectioni tueque humanitati
debite gratitudinis officio debebatur. sed unde subiunxeris quod
illa nolim accipere ut, cum casus persuaserit, in meum domici-
4. Così R2 ; N R Eidem , ma in quest'ultimo precede alla presente un'epistola al
Capelli ; Mgl. Triplicatio ser Colucii ad ser Peregrinum super eadem materia 22. N
grat. ret.
L'amicizia non si
lium non declines, ego non video. an amicicie, que virtutum fonda infatti nello
scambio di doni ;
tum opinione tum admiratione contrahitur, modus est, quod qui
donum recipere noluerit, amico nichil impendere teneatur vel
quod ille nichil petat nichilque recipiat ab amico, cuius fuerit
5 oblatio recusata ? o perfecta ratio, non recipis ut non reddas !
quid istuc, etiam inter avarissimos, periculi foret in presenti re-
cipere quod, si requiraris, restituas in futurum ? facilius autem
te forsan arguerim id te obtulisse quod receptum iri non cre-
deres, quam tu me recusasse quo tibi precludatur aditus postu-
10 landi. an ea que amicus dat vel offert amico eo sunt quod ad
similia recipiens obligetur ? absit quod hoc credas : absit inter
nos, si te profitearis amicum, hec, licet inciderint, ad obligationis
vinculum allegari. una est obligatio et obligationis causa: solus
scilicet dilectionis affectus. hic, si verus est, qualem erga te per vera,essa,
tuttoquand'è
ciò che
uno possiede è pur
15 concepi qualemque spero te comitate tue benignitatis erga me, and
licet id non merear, concepisse, sic ambos composuit, sic nostra
comunicavit, quod tu sis ego necnon et ego sim tu; et que
tua fuerant, non tua, sicut erant, esse desierint, sed ex mea per-
sona iam etiam inceperint esse tua; ut ego in his que mea fue-
20 rant, hoc plus iuris acquisiverim, quod etiam ideo mea sunt, quo-
niam inceperint esse tua. non offeras igitur que mea sunt, et non gli offra dun-
que ciò ch'è già
si illis non utor, noli conqueri ; sed, ut mea, si placet, taliter con- suo,
servato, quod, cum elegerim cumque necessitas aderit, te non
arguam minus diligentie quam oporteat habuisse. quod tunc
25 solum futurum est, cum illa non collocaveris sicut decet. ego
tua hec, que in manibus meis sunt, conabor taliter conservare,
quod nec iure poteris mordere collectas nec honeste reprehendere
e non faccia sini-
dispensatas. et desinas de amico tuo, ne dicam tam turpiter, tam stri giudizi.
inhumane sentire : ut amodo me quesisse vel quesiturum in po-
30 sterum occasionem aut causam, qua tuis, que apud me fuerint,
non utaris, nec cogites nec scribas. hec satis.
3. Mgl. sit verum 4-5. N brev. pref. 6. evi] R¹ cui Mgl. fore 7. Mgl. re-
cognosces 8. Mgl. R2 adverte 9. R¹ dopo dien aggiunge et 11. R¹ dopo quod
aggiunge per 12. Mgl. R vel lateat 16. Mgl. tempore 17. N qua 19-20.R¹
omette iam - eiectum 20. N deiectum 22. N¹ R¹ creatorem N R R2 scrivon pruden-
tiam ed omettono fallere 23. N R¹ per absurdum sit non danno che dum (sic) sit
24. N omette potentia 29. R¹ posuimus
Poichèquestafa- velle vel nolle; potest et ipsa voluntas ad actum volendi vel no-
coltà s'esplica nel-
l'atto volitivo ;
lendi se libere terminare: facere autem quod volueris vel fugere
quod non velis, alterius potentie est. non enim in tue volun-
tatis arbitrio est quod ambules, quod persuadeas, quod loquaris :
est eius potentia quod ista velit, non quod ista perficiat. nam, 5
licet velis et ardentissime velis, verbi gratia, persuadere, non suf-
ficit nisi loquaris, nisi necessarias ad hunc finem invenias, ordines
mentre l'effettua-
zion dell'atto di- et pronunties rationes. que quidem alterius esse potentie nullus
pende da altra su-
periore potenza ; potest, nisi desipiat, denegare. nam et ut ambules, spacium
oportet habeas et pedes non taliter impeditos vel debiles, quod 10
in actum ambulandi non possis exire. potes igitur, ut ad pro-
positum redeam, velle mori; sed quod moriaris ab alia necesse
fit pendeat potestate. elicit itaque libere voluntas actum suum,
qui est velle vel nolle. imperat et illos, quorum ipsa voluntas
principium est quique per potentias voluntati subditas explicantur ; 15
elicere perfecte totaliter et per se potest, potest etiam imperare ;
sed quod imperata fiant, licet absque voluntate movente fieri
non possint, alterius est potentie, non libere voluntatis. unus
solus, Dei scilicet et hominum mediator, Christus Iesus dicere
potuit: potestatem habeo ponendi animam meam et potesta- 20
non è tolta quindi tem habeo iterum sumendi eam (1); ut, stante necessitate rerum,
dall'immutabile
sposizion divina la
liberta dell' arbi quas immutabilis Dei voluntas ante secula decrevit esse futuras,
trio, che consiste
nelvolereo disvo- non tollatur omnino libertas arbitrii; cuius est sola potentia velle
lere ciò che deve
essere.
vel nolle quicquid contingentia rerum exhibet vel necessitas eterna
producit. nullus enim rerum exitus, licet omnium mortalium 25
voluntati contrarius sit, impedit hanc, de qua fundamentum facis,
arbitrii libertatem. sed inquis : que dementia est fulgura non
vitare ? ego autem, ut de me loquar, vix formidare soleo has
celi minas et mirandam hiulci fulminis potestatem. sed posito
quod formidem, doce me qua possim illud ratione vitare. debeo 30
ne stare vel fugere ? quod si fugiendum censes, dic in quam
2. Mgl. effugere 9. N decipiat Mgl. omette et 13. Mgl. N sit 14. Dopo
illos Mgl. quos cancellato. 23. R¹ per non dà uo 24. Mgl. per exhibet dava exiget
poi cancellato. 26. R2 contrarium 27. N¹ dava voluntatem corretto in libertatem
30. N¹ possem 31. R¹ omette dic
(1) IOHANN. X, 18 .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 233
non possis effugere. sed video quod cum Deo ludas, qui putas è possibile evitare;
eius iram evadere si recedas. an loco credis, non hominibus,
Deum iratum ? an credis ipsum illum solum intercipere, quem
in illo pestis loco reppererit, et alibi non pertingere sue maiestatis
15 suique numinis potestatem ? o quanto prudentius et verius est
dicere cum Psalmista : quo ibo a spiritu tuo et quo a facie tua vunque,
poichè Dio è do-
fugiam ? si ascendero in celum, tu illic es; si descendero ad infer-
num, ades. si sumpsero pennas meas diluculo et habitavero in ex-
tremis maris ? etenim illuc manus tua deducet me et tenebit me
20 dextera tua (3). quanto melius erit non hec solum dicere, sed sen-
tire! sed addis : in igne stabo, ut non ardeam? non stabo profecto.
cuncta quidem combustibilia corrumpit ignis: sed pestis omnes,
ut cernimus, non extinguit; quanquamet Deus in camino ignis,
succendiariis exustis, tres pueros sine lesione salvarit (4); ut videre
25 possis has secundas causas penitus nichil posse, nisi quantum ed ognidipende
causa seconda
da
causa prima permiserit, sine cuius concursu suspenditur omnis lui, causa prima.
actio quarumcunque causarum. sed ulterius adicis : in igne stabo
ut non ardeam et in putredine ut totum corpus infectione non
vastem? stare profecto videmus multos in aere, quem infectum
tamen me fecisse non recolo. si tamen appellatione fati summi luto intenderaltro
all'infuori della di-
vina provvidenza,
Dei dispositionem intelligas, licet cum Augustino corrigendum
25 censeam esse vocabulum (2), teneo tamen, ingenua confessione,
sententiam. quoniam hanc dispositionem cuncta regere cun-
ctaque ab ipsius eternitatis infinitate nusquamque reperiendo prin-
cipio, si catholice senserimus, ordinasse, sine dubitatione tenen-
dum est. quod autem mirari videris et cornuto, sicut aiunt,
2. Mgl. dà la finale di allaturum in rasura. N ablaturum 4. N¹ possibile
7. R¹ omette sint e Dei 8. N de per dei R R N¹ providentis 14. N omette
non 18-19. R¹ omette quo - eodem 19. Mgl. omette eodem 20. R2 decebas
21. R¹ noluerunt Mgl. viderunt 23. N appellationem 24. cum] R¹ eum 27. Ra
nunquamque 28. R censerimus
(1) Cf. le epist. xx e XXI del lib. V, pp. 107 e 115 sg. di questo volume.
(2) S. AUG. De civit. Dei, V, 1.
236 EPISTOLARIO
nem aeris evitare. sed dices: cur non idem de medicinis affir-
mas ? hoc idem autem etiam super his iudicandum censeo; nichil
plus valere, scilicet, medicinas, quam ordine prime cause permit-
tantur : parique ratione iubeo etiam, omni medicorum turba re-
5 clamante, cunctos sine dubitatione tenere non posse medicinam
prefixum a Dei providentia terminum prorogare ; nec, etiamsi
medicine penitus recusentur, properata morte posse statutos vite
limites prevenire. hoc credo, hoc catholice et cum catholicis
teneo; et in hac non opinione, sed clarissime veritatis indubitata
10 sententia et salubritatis et epidemie tempore me consolor, sperans
in illo, a quo quidem taliter omnis creatura dependet, quod nisi
subtrahat illam influentiam, qua cuncta constant nec possunt
omnino non esse, quod de me et meis ubicunque permanserim
ordinabit sicut est bonum in oculis suis; et quod ipsum cura
15 non detinebit taliter universi, quod dici fas sit individuorum in
ratione sui regiminis oblivisci. vale felix et ser Iulianum no-
strum vice mea salutes et quantum in te est venereris et colas.
iterum vale. Florentie, sexto septembris.
Ebbe la lettera
Post ordinatam litteram, quam tibi mitto, recepi quandam di Giovanni Inna-
20 epistolam sub nomine domini Iohannis Namorati de Esculo. et risponderà
morati, allafraquale
bre-
video quod, quasi tu non sufficias, pugiles submittis. verum ve.
quia puto quod venerabilis vir sit, ne se putet superasse, cum victus
sit per ista que replico, propediem ad submovenda que scribit
paululum laborabo. (1) interim autem eum vice mea volo salutes.
xxv.
[Mgl. с. 110 в .]
Firenze,
settembre 1390. T tu quidem, vir insignis, doctor egregie, miraris me scribere
Si meraviglia
ch'egli pure, ben-
Evel tenere fugisse locum in quo pestis efferveat ad hoc non
chèriconosca che conferre quod vivas. nec puto tamen, cum et Psalmistam alleges
Dio dispone ogni
cosa, fugal'u-
ammetta
tilità della dai et Genesim
, te non taliter de fidei nostre preceptis imbutum,
peste,ove infurii quod ignores omnino Deum cuncta disponere et in aula sue to
luoghi,
maiestatis, que totus mundus est, nichil fortuitum nichilque inor-
(1) Da famiglia cospicua fra le rotuli de' lettori legisti del 1384 e del
ascolane per antichità di sangue e 1388, unici che rimangano del se-
per opere egregie nacque Giovanni colo XIV: cf. DALLARI, op. cit. I,
Innamorati che, datosi allo studio del 3 sgg. Del 1398, se prestiamo fede
diritto canonico, vi consegui tale ri- al MARIOTTI, autore delle Lettere pitto-
putazione da essere chiamato a pro- riche perugine (Perugia, 1788, p. 272,
fessarlo pubblicamente nello Studio nota alla lett. 1x), egli insegnava in-
bolognese. Ciò avvenne prima del vece nel ginnasio di Perugia. S. AN-
1360, poichè in quell'anno a lui, del DREANTONELLI (Histor. Ascul., Pata-
pari che ai suoi colleghi, era dall'Al- vii, MDCLXXIII, lib. IV, p. 130) afferma
bornoz, venuto in possesso della città aver veduto de' suoi scritti giuridici ;
per la Chiesa, aumentato lo stipendio; ed infatti alcuni suoi<< Consilia>>>si leg-
v. GHIRARDACCI, op. cit. II, 250. Nè gono nel cod. Magliab. cl. XXIX, 172,
da Bologna si allontanò più, sebbene C. 128. G. CANTALAMESSA (Memorie
in sua vece altri fossero eletti ad in- intorno i letter . e gli artisti della città di
segnare, poichè il 26 settembre 1381 Ascoli nel Piceno, Ascoli, MDCCCXXX,
egli presenziava insieme ad alquanti p. 76) nulla aggiunge a questi magri
valentuomini la « pubblica licenza >>> ragguagli sul proprio concittadino.
ossia la laurea in gius canonico di Come l' Innamorati entrasse in car-
Lorenzo Ridolfi (cf. cod. Panciatich. teggio col S. risulta dal poscritto al-
60-II, 6, ora 147, c. I B, dove il Ri- l'epistola precedente. Esso ci ap-
dolfi stesso serbò memoria del fatto); prende che, amico dello Zambeccari e
e la sua dimora in Bologna nove anni da costui informato della polemica che
dopo ci è attestata dall'epistola pre- sosteneva col cancelliere fiorentino,
sente. Forse egli si era dato ad altre volle entrar ei pure in lizza con un'e-
occupazioni in quegli anni; certo è pistola, conservataci dal cod. Magliab .
che il suo nome non apparisce nei e da noi pubblicata nell'App. n. VIIII.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 239
tifice, quod cum michi tantum tribuas quantum scio michi penitus proposito
giudichi fuor di
i passi
de' Ss . Padri da lui
non deberi, immediate redarguas auctoritates quas allegaverim id allegati,
30 quod voluerim quodque teneam non inferre. adhuc alium non
repperi qui talia nobis obiceret litteris vel sermone. vellem autem
illa que dicis a te non negatione simplici, sed probationibus et
5. Cod. omette non 8. Cod. dà quod dopo gratia 15. Cod. per tu ipse da turpe
25. Cod. quēs , ma l's cancellato.
tazioni,
un adducendo
luogodi s.Tom- si prefati doctores hoc quod astruo sentiunt et concludunt ? lege, 15
maso, che le illu- si placet, Expositionem sancti Thome de Aquino, quam lu-
stra e conferma.
argomenti dedotti
Sed ad illud Castrum pulcerrimum, quod secus Idrontum in 20
dall'esperienza
me il pericolo; co-di Adriatico littore situm est, in quo asseris perpetuam pestilentiam
fermarsi a Civita
sul Tronto. esse, recursum habens, duo depromis exempla (8). unum ex te,
quod, cum illuc appulisses, vix sumpto prandio, tantam ex aspectu
fedissimo accepisti tristiciam, recessisti. refers et illum opti-
mum civem Esculanum, dum nescio de qua legatione rediret, 25
ibidem unica diversione mortis causam concepisse (9). de quo
quidem quid aliud referam quam logicum esse de singularibus
tem nunquam legi, quanvis admonitum ab angelis quod se sal- tariamente fuggito
varet in montem, quibus pro nocturne defensionis miraculo, cum
omnes improbos illos cives acrisia , hoc est avidentia, percus-
sissent, sine dubitationis scrupulo credere debuisset; sed plane,
20 fateor, dissimulante Loth exire, apprehensum eum ab angelis et
eductum fuisse cum uxore et filiabus extra civitatem (2), sed quis
Deus, qui angeli, qui etiam auctores medicine vos iubent urbem
relinquere, in qua sit pestis ? imperat vobis hoc vester timor,
non Deus, non Dei nuncius, non aliqua ratio, qua concludere
25 possitis vos hac fuga mortis eventum seu periculum vel effugere
vel fugisse.
e
Sed dic, obsecro, quoniam Ierusalem pestis invasit tempore concludeelser
namorati contraria
David regis, dic, obsecro, legisne ipsum, sicut vos consulitis, au- alla fede.
(1) Il prefetto di Dario Istaspe; (2) Cf. Gen. XIX, ed i vv. 12-17.
cf. VAL. MAX. VI, IX, ext. 5. (3) Cf. II Reg. XXIV, 14-17.
244 EPISTOLARIO
I.
VIRtuas,
insignis, frater optime et amice karissime. recepi litteras
que me contrariis passionibus affecerunt. illarum etenim
9 ottobre 1390.
La sua lettera
gli arrecò letizia
etristezza.
prima particula leticiam attulit videndo, testimonio tuo, viros vir-
(1) È questi fuor di dubbio il « le- <<<amistà; e parme non avendo maio
« pido giovine », che nell'estate del « avuto coloquio con voi, ch'ello vi
1383 ebbe da Benvenuto da Imola l' in- <<<
porti singulare amore » ; cod. Laur.
carico di presentare al S. il saggio Ashburn. 1830, Ins. IV. La sua so-
del suoCommento dantesco (cf. lib. V, lerzia doveva trovar presto un degno
ep. xv, p. 76 di questo volume). Giu- compenso : nell'adunanza del Consi-
dice enotaio, il Cortonese tornava forse glio generale del comune di Lucca,
in Toscana dopo aver seguito nel- tenuta 1'8 dicembre 1385, ser Antonio
l'Emilia ovvero in Lombardia qualche Cristofori da Cortona era infatti eletto
podestà; che tale fosse infatti la sua e nominato cancelliere degli anziani
professione si rileva da certa lettera, per il tempo d'un anno a cominciar
senza data d'anno, ma anteriore, credo, dal 15 del venturo gennaio; nel qual
al 1385, che Francesco di Ceccarello giorno « iuravit officium » nelle mani
da Gubbio scrivea da Pistoia a Do- del gonfaloniere, come rilevasi da una
nato Acciaiuoli : « Vene costà a Fio- postilla scritta a margine del delibe-
« renza uno che se chiama messer rato suddetto ; Arch . di Stato in Lucca,
•Antonio da Cortona, lo quale è stato Cons. gen. 1384-85, n. 15. Ed in sif-
«qui inufficio con messer lo podestà fatto ufficio durò poi lunghi anni,
«per suo iudice ale civili et à auto come attestano le riformagioni pub-
«assai ho[no]re. à molto pregato bliche, dove son consegnate le sue
<<ch' io ve scriva, però ch' egli à conferme; l'ultima delle quali fu de-
<<<grande animo da avere la vostra liberata nell'adunanza del Consiglio
246 EPISTOLARIO
Letizia, perchè tutibus egregios istic crescere, teque parvitatem mei favoris in
ricevette preghiera
da lui di aiutare ipsorum promotionibus implorare. minimam quidem satisfactio-
personameritevole
d'onore;
nem maximi debiti. nam, licet quicquid opere vel sermone
possim accumulem, ut alicuius honoris fructus virtuosis, quorum
utinam tanta non esset raritas! impendatur; adhuc tamen me 5
non arbitrer huius obligationis nexibus absolutum. nam cum tali-
ter proximo obligemur, quod nosmet non magis diligere ad eterne
beatitudinis gloriam debeamus, quanto magis obligati reddimur
il che si affretta a virtuosis ? faciam igitur quod iubes, et ingentis instar michi mu-
fare,
neris erit amico tuo posse prodesse posseque in suis honoribus IO
scrivendoalloZam- favoris aliquid exhibere. et ob id tibi mitto litterulam unam ad
beccari,
Peregrinum meum, quem ab experto cognovi vota mea multifa-
cere ; et certus sum ipsum hoc negocium totis viribus promo-
perchè s' adoperi turum (¹). ipse etiam cognoscit amicos et dominos meos, quibus
con altri amici,
in servigio del iuxta scripta per me opportunius loquetur et utilius quam ego 15
raccomandato;
5 commovit, quod difficillimum tibi sit credere, michi vero prorsus gravedisgrazial'in-
fermità da lui in-
impossibile verbo vel litteris explicare. quid enim est videre sieme alla moglie
sofferta,
7. Cod. omette ad innanzi a adv. 20. Cod. serenissimi et felicissimi 25. Cod. ca-
dere-decipis
248 EPISTOLARIO
da non
rinvenir sisse, quod, ut testaris, in te parum vel nichil possit ratio, nichil
conforto veruno,
amicorum hortationes, nichil studium, nichil lectio; sed feceris
arma tua gemitum et dolorem. o male tecum compositam men-
tem, o fragilem animi tui statum ! ergo inter tot consolationis
presidia, scilicet amicos, lectionem et studia, te casus unus, quan- 5
tecunque fuerit acerbitatis, prostravit et vicit! exegissem a te ma-
iorem animi constantiam; et tu ipse tibi, studiis tuis et ipsi Deo,
qui te tanti fecit intellectus, longe maiorem mentis fortitudinem
mostra ch'egli è debuisti. nimis deditus es sensibus. nunquamne eum, cum
troppo dedito ai
sensi .
tam sepe domum ipsius solo videndi desiderio veniebas, tecum to
cogitasti mortalem ? o stulte, cur in ipso tantum spei posueras ?
nonne, sicut decet tantum virum, divinum illud oraculum pro-
L'uomo non
tem ; cogita tecum quod cuncta faciens est, cuncta regens et cuncta
disponens ; et aude, si potes, in conspectu glorie sue et illius
infinite sapientie atque bonitatis presentia aliquid de sue dispo-
sitionis serie reprehendere vel mutare. credo si sic te compo- 30
e
si sue
delle vergognerà
ingiuste sueris, si sic tuam mentem elevaveris, quod te pudebit vel de tua
querele,
infirmitate, vel coniugis egrotatione, vel filii morte quomodolibet
22-23 . Cod. cogitas
(1) VERG. Aen. VI, 716 ; ma il testo tenera età, perchè Coluccio altrove
<<potant » . non ne parla; cf. però lib. III, ep . x ;
(2) Questi figli dovettero morire in I, 159.
Coluccio Salutati, II. 16*
248 EPISTOLARIO
da non
rinvenir sisse, quod, ut testaris, in te parum vel nichil possit ratio, nichil
conforto veruno,
amicorum hortationes, nichil studium, nichil lectio; sed feceris
arma tua gemitum et dolorem. o male tecum compositam men-
tem, o fragilem animi tui statum! ergo inter tot consolationis
presidia, scilicet amicos, lectionem et studia, te casus unus, quan- 5
tecunque fuerit acerbitatis, prostravit et vicit! exegissem a te ma-
iorem animi constantiam; et tu ipse tibi, studiis tuis et ipsi Deo,
qui te tanti fecit intellectus, longe maiorem mentis fortitudinem
mostra ch'egli è debuisti. nimis deditus es sensibus. nunquamne eum, cum
troppo dedito ai
sensi.
tam sepe domum ipsius solo videndi desiderio veniebas, tecum to
cogitasti mortalem ? o stulte, cur in ipso tantum spei posueras ?
nonne, sicut decet tantum virum, divinum illud oraculum pro-
L'uomo non ponebas: maledictus homo qui confidit in homine ? (1) una debet
deve porre affetto
che in Dio, nè
sperare in altri esse spes nostra, que nunquam deserit, nisi deseratur, que nun-
che in lui solo;
quam decipit, nunquam perit. hec est creator noster, redemptor 15
noster, gubernator et rector noster Deus, in quo nunquam frustra
reposite sunt spes et preces. si hoc unum, de quo Christus inquit :
porro unum est necessarium (2), cogitares et non, sicut Martha, tur-
bareris erga plurima (3), non deprimeret, crede michi, terrena inha-
bitatio sensum multa cogitantem (4). cogitas autem filium, cogitas 20
domum, cogitas familiam, et denique multa cogitas. non ergo
mirum si deprimitur sensus tuus; si fragilis, de fragilibus cogi-
tans, fragiliter sterneris ; si a consolatore Deo discedes et de ipso
non cogitans minime consolaris. erige te parumper; eleva, si
ritorni dunque col
cuore a lui, ne potes, oculos a terrenis ; redi tota mente in creatorem tuum; co- 25
tem ; cogita tecum quod cuncta faciens est, cuncta regens et cuncta
disponens ; et aude, si potes, in conspectu glorie sue et illius
infinite sapientie atque bonitatis presentia aliquid de sue dispo-
sitionis serie reprehendere vel mutare. credo si sic te compo- 30
e si sue
delle vergognerà
ingiuste sueris, si sic tuam mentem elevaveris, quod te pudebit vel de tua
querele,
infirmitate, vel coniugis egrotatione, vel filii morte quomodolibet
22-23 . Cod. cogitas
retur atque doleret, qui statum eius tue sensualitatis affectibus de lente di ritornar
vivo, se ciò
quiete desiderabili ad fugiendam hanc inquietudinem redegisses ? possibile;
15 nonne, si carnaliter sentiret et se non faceret, ut debemus, con-
formem imagini Dei, que voluntas eius est, tecum maiores ini-
micicias strueret, quam rex unus, quem de regni solio deiecisses ?
ego quosdam premisi filios, quos gaudeo mecum apud Deum in
fidei nostre caractere recondisse ; (2) illos michi videor habere quos
20 reddidi ; istos vix habere quos habeo. transitoria quidem possessio
est, qua mortales mortalia detinemus; mansura vero, qua perpetua
possidentur ab eterno. responde, precor: si detur electio, quid nè Antoniostesso
vorrebbe vederlo
potius sumas, an filio illo tuo dilecto carere dum vivas; ita tamen rivivere, se la sua
eterna felicità ne
ut certus sis, ut esse debes, quod vivat beatus eterne cum Christo; fosse posta a re-
pentaglio.
25 an ipsum possidere moriturum illo tempore, quo sis incertus, ob
humane vite contagia, an comprehensor debeat ad illam gloriam
pervenire ? credo sine dubio te primum illud, nisi desipias, opta-
turum. ecce datum est et doles; contigit et non consolaris ? in
qua re quantum decipiaris, vide. iam enim effluet iste dolor tuus cherà
Il tempo gli re-
in breve
30 post pauculum temporis, et tunc velim respondeas amicis con- conforto.
solantibus et ipsi Deo, quibus nolueris id concedere quod debes,
(1) VERG. Aen. VI, 716; ma il testo tenera età, perchè Coluccio altrove
<<potant » . non ne parla ; cf. però lib. III, ep . x ;
(2) Questi figli dovettero morire in I, 159.
Coluccio Salutati, II. 16*
250 EPISTOLARIO
II.
VIRquentissimus
insignis, amice karissime atque frater optime. vir elo- 15
Firenze,
9 ottobre 1390.
Antonio da Cor- magneque virtutis Antonius de Cortona, can-
tona gli ha racco-
mandato
cellarius lucanus, cuius eruditionem atque scientiam semper excolui,
14. Così L¹, dove però, per errore del copista, quest' indirizzo è posto in fronte al-
l'epistola a Benivieni che in esso tien dietro alla presente ; R¹ Peregrino de Çanbechariis
de Bononia
lente uomo
III .
[N', C. 4A ; CH, C. 32A ; R1, c. 27 A, mutila dopo due righe ; R2, с. 136в ;
cod. della Comunale di Bologna 17, K, II, 40, c. 25 A; cod. della Imperiale
di Vienna 3121 , C. 139 A.]
gelo 9. B ripete due volte patri 11. CH natus est 16-17. B omette dome-
stice - quid tibi 19. B V terencianis tibi respond. verbis 21. R2 omette michi BV rei
tecum 23. B omette ex
tam celeriter reassumpsit ; quis tam feliciter pondus tanti negocii compimento.
consumavit ? superant ista modum et ultra verisimilem et altissi-
mam licet coniecturam mentium humanarum evadunt (1). ecce
5 enim tuorum consiliis, ne dicam traditus, in hostis manibus desti-
Costretto a ri-
tutus (2), spe, sicut narrabatur, exhibita quod cuncta Virtutum Co- nunziar i suoi Stati
mes, cuius alias tamen fidem expertus fueras (3), vel tibi redderet al Visconti,
vel assignatione non minoris dominii compensaret, urbem Pata-
vinam, tot arces totque castra libere tradidisti (4). et quid tibi, quo
10 consolari posses, ille tanti doni suique voti compos exhibuit ? che donatolo
cambio d'un igno- in
certe castrum Curtesonis, in quo nec tute manere poteras, vel bile castelluccio,
status tui vertiginem defleturus, nec honorabiliter et honeste vivere
vel virtuose tuis fortunis exitum invenire (s). quin etiam, quod
inextincti penitus odii signum fuit, nunquam ad colloquium es l'avea tenuto lon-
tano dalla presen-
za sua,
15 admissus (6), nec datum, quod pars tibi pacis erat,
dextram tetigisse tyranni (7).
(1) Cf. anche MARZAGAIA, De mod. non fu fatta dal Carrarese che 1'11 feb-
gest. , ed. Cipolla, lib. IV, VIII, 2, braiodell'anno seguente, in Milano, per
p. 316. pubblico strumento; cf. G. GATTARO,
(2) Del mal « conseglio che hebbe loc. cit. col. 703 ; VERCI, op. cit. p. 54.
<<il signore da' suoi iniqui cittadini e (5) « Il castello di Corteson, il
<<<<conseglieri a sua defazione (sic) » <<<quale è suso il terreno d'Aste ... era
parla lungamente G. GATTARO, loc. cit. <<<tutto rotto e dirupato ... e di certo
col. 661 sgg.; al « suo corrotto Consi- <<<messer Francesco non era mandato
<<<glio >> accennano altresì l'autor dei << li per altro che lui fosse da quelli
Capitoli (Deliciae eruditor. p. Ix) ed il <<<huomini del paese al tutto morto,
MINERBETTI, op. cit. c. 179 ; cf. CIT- <<perchè erano tutti huomini homici-
TADELLA, op. cit. II, 122. <<<diali e che mai non aveano voluto
(3) Allude alla promessa fatta e <<<custodia dal Conte di Virtù »; G. GAT-
non mantenuta dal Visconti ai Carra- TARO, loc. cit. col. 713. Su Cortazzone,
resi di ceder loro Vicenza, tolta che comune del Piemonte, prov. d'Ales-
fosse ad Antonio della Scala ; cf. sandria, circond. d'Asti, cf. AMATI,
G.GATTARO, loc. cit. coll. 615 , 617 sgg. Diz. corogr. dell' Italia, III, 222.
(4) Le truppe viscontee avevano (6) Cf. G. GATTARO, loc. cit. col.711 ;
bensi occupato il castello di Padova ai Capitoli cit. in Del. erud. p. xIII ;
23 novembre 1388; ma la cessione della CITTADELLA, op. cit. II, 143 sgg.
città e del distretto a Gian Galeazzo (7) VERG. Aen. VII, 266.
256 EPISTOLARIO
come il timoregli forte tamen, quanvis humanitatem simularet, tecum congredi for-
suggeriva,
midabat, altitudinem animi tui metuens ; que solet cum lucis vi-
teque contemptu etiam imbelles feminas sic animare, sic in robur
virilitatis erigere, quod legatur Hecube, solis unguibus impio Po-
linestori coniectis, Polidori filii sui morte comperta, oculos, tantum 5
dolor addidit vis, eruisse (1). legimus et Numidam quendam Can-
nensi bello, dum moriturus in romanum militem incubuisset ac
manibus ob vulnera telum non posset inpingere, compressum
hostem lacerasse, in eius nasum auresque mordicus conversum et
in illius feritatis monstruosam rabiem accensum atque furentem 10
expirasse (2). timuit itaque vir imbellis, culpe simul et pusilani-
mitatis sue conscius, te videre, tecum loqui tecumque coire, ne vel
etiam moriturus penas exigeres, quas sciebat suam perfidiam pro-
Francesco, medi- mereri (3). tu autem, ut ad rem veniam, restaurationem honoris
tando la riscossa,
insieme
consorte,alla degna
prima ad et recuperationem amissi status tecum meditans, cum uxore, que 15
Asti si reca, quindi non equalis, sed invicta mente longe maior omni fortune turbine
a Firenze,
fuit (4), primum in regiam civitatem Astensem, et post aliquid tem-
poris Florentiam aufugisti (s). ubi, quanvis benigne receptus fueris,
(1) OVID. Metam. XIII, 549-64. autor de' Capitoli (Del. erud. p. xvI):
(2) VAL. MAX. op. cit. III, II, II . Molti dicon di Marzia o di Corniglia
Il S., che probabilmente citava a me- D'Ysilia (sic), di Vittoria e di Lucrezia
moria, si è qui ingannato; chi sbrand Et a costei non ferman pur le ciglia;
Ma s'ella fosse natain Persia o ' n Grezia
coi denti il proprio nemico, secondo
Sarienne pieni i libri e le scritture,
Valerio, non fu il Numida, ma il Ro- Che men degna di lei il mondo aprezia !
mano .
et non fortune, sed veros amicos reppereris, cives quosdam flo- luni
incuorato da ta-
sinceri amici,
rentinos, quorum fidem nosti, cum fores dominus, firmissimam
et sinceram et post depositum dominatum nullo fortune ludibrio
stretto un patto
commutatam (1) ; propositum tamen urgens, compositis cum re pu- con Firenze, passò
5 blica nostra federibus, adivisti Dalmatiam et, superatis asperrimis diin Dalmazia, quin-
in Germania,
terrarum tractibus, in Germaniam pervenisti (2). unde, contracta
paucorum manu, pauper et extorris potentissimum dominum avitis
tuis terris et civitatibus perfruentem, Comitem Virtutum, intra fines
intrepidis animis invasisti, non castris aut rebus parvis infestus; dondetornato, sfi-
dò a guerra il Vi-
10 sed urbis Padue, non occulte, sed palam premissisque iustis in- sconti.
dicti belli magnanimisque monitionibus, fuisti molitus ingressum (3).
et quantum et quale fuit spectaculum illud, cum tu, mille forsan
1. B reperieris R2 reperiris 8. CH intra patavinos fines 11. B omette que
dopo magnan. R2 mentionibus 12. B fuerit N² forsan mille
Spettacolo am- equitum societate stipatus, tantam urbem, plenam civibus, triplici
mirando quello
della città ricon-
quistata su tantomuro circundatam, fortissimo presidio munitam et turritis arcis
avversario!
stupende propugnaculis insuperabilem, audax, noctis extreme di-
luculo feliciter, superatis fossarum atque meniorum obstaculis,
intravisti ! ) obstupuerunt tyranni copie; et ipsam fortunam, ut 5
arbitror ; si quid ea tamen est preter eterni numinis dispositionem
et providentiam cuncta regentem; puduit animi tam magni tamque
impavidi virum ab sui dominatus apice deiecisse. puduit equi-
dem, et quanvis alias 10
viris invida fortibus (2),
La fortuna ar-
rise placata al va-
tibi tamen ausisque tuis se propiciam exhibuit et secundam.
lore;
quid autem tunc gloriosus tuus ille populus, qui sub pondere mi-
serrime servitutis infelicitatem tuam longe magis quam impositum
sibi iugum flebat, fecit ? deseruitne verum dominum et in tante
il popolo pado- rei mole suis immunem auxiliis dereliquit ? non certe ; sed sub- 15
vano ritornò fe.
stoso al suo si stantias atque vitas suas manifestis obiciendo periculis, malens
gnore legittimo ;
(31 aprile 1390), Francesco Novello Presi con sè dodici uomini <<<potenti
vi trovò ducento lance raccolte da <<<ed accorti>> e seguito da altri qua-
Michele da Rabatta; a questo primo ranta « con mantelletti », più alquanti
nucleo s'aggiunsero poscia per gli << con ronconi, spiedi e lancie », recossi
accordi fatti con Can Francesco della sulla fossa a S. Iacopo presso Coda-
Scala altre milizie; sicchè il Carra- lunga; si getto nel fiume e, toccata
rese si mosse alla volta di Padova l'altra riva, atterrò la palafitta che
con trecento cavalli e duecento fanti, difendeva la città. Accorsero i Vi-
secondo A. Gattaro ; con ottocento scontei, ma sgominati dall'ardire del
uomini a cavallo secondo il MINER- Carrarese si ripiegarono verso la for-
BETTI, op . cit. col. 219. Giunto a Set- tezza. Francesco era cosi padrone dei
timo, se crediamo ai Capitoli cit. borghi di Padova. Cf. A. GATTARO,
P. LVII, egli mandò « per Sozzo trom- loc. cit. col. 782 sgg.; MARZAGAIA,
<<betta>> la sfida ai rettori di Padova De mod. gest. p. 317 ; VERCI, op. cit.
che diedero superba risposta; cf. A. XVII, 113. La data « 19 giugno » si
GATTARO, loc. cit. col. 777 sgg.; CIT- legge anche sulla medaglia comme-
TADELLA, op. cit. II, 197. morativa del riacquisto di Padova, che
(1) Respinto la notte del 18 giugno Francesco fece coniare; cf. J. GUIF-
dai Viscontei, usciti dalla porta di FREY, Les médailles des Carrare seign.
Codalunga, il Carrara, che sapeva es- de Padoue exéc. vers 1390 in Revue Nu-
sergli favorevole la cittadinanza, fece mismat. 1891, IX, 17-25 .
verso l'alba un audace tentativo . (2) SENEC. Trag. Herc.fur . II, 528.
DI COLUCCIO SALUTAΤΙ . 259
cuncta perdere et pro vero domino mori quam sub tyranno vi-
vere et quicquid fortuna tradiderat conservare ; unanimiter arma
sumpsit et tecum tyranni potentiam conculcavit, non contenti quod
dicto se obedientes redderent, nisi et tue salutis etiam se pugiles
5 exhiberent (1). in qua re manifestissime patuit quantum a domesti-
cis extranea differant, a consuetis nova, ab immani crudelitate
clementia et a naturalibus violenta. patuit dilectio; et expertus es nè men
fulse bella de'
la fedeltà ri-
taliter populi tui fidem, quod amodo non est cur te oporteat du- sudditi
bitare. patuit enim amor populi tui; sed clarissima virtus tua, dilassequello che bril-
la virtù del
(1) Sul favore prestato dai Pado- della presa di Padova, quasi tutte le
vani al Carrarese cf. i Capitoli cit. terre del Padovano si sollevassero con-
p. LX ; A. GATTARO, loc. cit. col . 783 ; tro il Visconti e si dichiarassero per
MINERBETTI, op. cit. col. 220. È noto il loro antico principe ; cf. CITTA-
poi come, non appena sparsasi la voce DELLA, op. cit. II, 202.
260 EPISTOLARIO
(1) Cf. TIT. LIV. Hist. XXI, 46 ; lib. IV, cap. VII, De variis consiliis, s .
L. A. FLORI Epit. II, 6 &c. (3) FRONTINI op. cit. IV, VII, 4 .
(2) SEXT. IUL. FRONTINI Strategem. (4) Cf. TIT. LIV. Hist. XXXV, 14 .
262 EPISTOLARIO
egliela nego in pugnacissimus fuerit, cum etiam gregarii militis laus sit, glorie illi
fatti Annibale.
principi non adscripsit tantus iudex ac testis quantus Hannibal,
Nè devesi imi-
tare poi un Cati- cum Scipione conferens, fuit (1). nam Catilinam, pessime factionis
lina;
principem, tibi imitandum proponas nolo, de quo Sallustius scri-
ptum reliquit: interea Catilina cum expeditis in prima acie ver- 5
sari, laborantibus succurrere, integros pro sauciis accersere, omnia
providere ; et post hec imperatoris officia quod militis est subdit :
multum ipse pugnare, sepe hostem ferire; strenui militis et boni
imperatoris officia simul exequebatur (2). alia quidem ratio est eius
quod fieri debeat et alia eius quod ille faciebat: pugnabat enim 10
desperatione plenus, postquam, ut ille ait, videt montibus atque
copiis hostium sese clausum, in urbe res adversas, neque fuge
neque presidii ullam spem, optimum factu ratus in tali re fortu-
nam belli tentare (3). promittebat enim sibi cuncta si vinceret et
desperabat omnia si vis hostium prevaleret. nam nec ego velim 15
te penitus non pugnare, sed tunc te manum conferre iubeo, cum
de summa rerum agetur ; cum cuncta, sicut optimum ducem
decet, provideris ; cum necessitas tulerit; cum alicui magno pe-
ma seguir i pre- riculo videris occurrendum. audi Cratherum Alexandrum suum
cetticheperbocca
dizioCratero Q.Cur-. admonentem : quantalibet, inquit ille, vis omnium gentium in 20
dà al principe
nos conspiret, impleat armis virisque totum orbem, classibus maria
consternat, inusitatas beluas inducat, tu nos prestabis invictos.
et subdit: sed quis deorum hoc Macedonie columen ac sidus
diuturnum fore polliceri potest, cum tam avide periculis offeras
corpus, oblitus tot civium animas trahere te in casum ? et post 25
plura: quocunque iusseris ibimus. obscura pericula et ignobiles
pugnas nobis deposcimus. temetipsum ad ea serva que magnitudi-
nem tuam capiunt. cito gloria obsolescit in sordidis hostibus. hec
(1) TIT. LIV : loc. cit. (3) SALLUST. De Cat. coniur. LVII,
(2) SALLUST. De Cat. coniur. LX, 4. 5.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 263
ille (1). videsne qua regula limitetur pugna ducis et ubi conveniat
La può
imperatorem manus inicere ? et quid ? putasne, si quotidie pugnas contemeritapuo
giori pericoli;
conseres, non aliquando fortunam invenire tuam ? Tragicum est :
Iniqua raro maximis virtutibus
S Fortuna parcit: nemo se tuto diu
Periculis offerre tam crebris potest.
Quem sepe transit casus, aliquando invenit (2).
patior et laudo quod cum Paduam repetisti nullum recusasti pe- estarsePadova
per riacqui-
il No-
vello fe' prodigi
riculum: ante omnes aquarum impetum, fossarum profunditatem d'audacia ;
10 et murorum altitudinem superasti; triplices illi muri ternaque ces-
serunt pariter menia audacie et fortune tue. illic fateor audendum
fuisse: de summa quidem victorie tractabatur. ostendisti te ci-
vibus tuis, ostendisti te simul et hostibus. tuos in spem erexit
mirabilis illa virtus tua hostibusque cum stupore terrorem in-
15 cussit. favit Deus tuaque felicitavit incepta, quia petebas maxima,
persequebaris et iusta. noli tentare Deum in parvis nec in mi- pongaorafreno al
suo ardore guer-
nimis experiri fortunam; sed id permitto te audere pro magnis. riero,
nam ut Curtianus Cratherus inquit : ubi paria sunt periculum atque
premium et secundis rebus amplior fructus est et adversis sola-
20 tium maius (3), cogita maximi fore momenti caput tuum. qualis
et quanta victoria foret hosti tuo, si te quocunque modo contingat
occumbere ! parvulus et in extreme infantie terminis eram, quando per
ripensilairischi
morteche
di
Florentini cum Venetis contra dominum Mastinum bellum illud Pietro
sero iRossi
suoi cor-
avi
gerebant, ex quo maioribus tuis partum imperium Patavine civi- collegati con Fi Mastino
25 tatis est. dux inclytus Petrus Rubeus apud Montemsilicis dimi- della Scala.
cans ignobili manu lancea percussus interiit: que mors tanto
merore confecit cunctos tantumque terrorem et consternationem
incussit, quod nisi tunc fuisset gloriosa illa militia, multis ducibus
(1) Allude qui il S. ai fatti com- tosto portato sotto Monselice, ove fu
piutisi nel 1337 (sesto dell'età sua). ferito da una lancia manesca, avvenne
Fu appunto il 3 agosto di quell'anno 18 del medesimo mese : v. CITTA-
che Marsilio da Carrara introdusse DELLA, op. cit. I, capp. XVI - XVII ,
in Padova Pietro de' Rossi capitano (2) Dei figli legittimi di Francesco
de' Veneziani, e venne il dì appresso Novello, tre, Giacomo, Francesco Ter-
eletto signore. La morte del Rossi, zo, Nicoló, erano a quel tempo giova-
che per approfittare dello sgomento nissimi; il quarto, Ubertino, lattante; cf.
in cui la perdita di Padova aveva LITTA, op. cit. I, Carraresi, tav. v.
gettato Mastino della Scala, erasi (3) MATTH. XII, 34; Luc. VI, 45 .
DI COLUCCIO SALUTAΤΙ . 265
IIII .
[L¹, с. 99 в.]
(1) Da più indizi si desume che la era scoppiata a Firenze nel giugno
presente epistola appartenga al 1390. del 1390. L'invito di Bernardo, che
Innanzi tutto il S. vi assevera che nel il S. respinge, ci porge anzi argomento
febbraiodelprossimo anno egli avrebbe di credere che, non appena gli era
toccato il sessantesimo anno dell'età giunta notizia aver il morbo invaso
sua; e noi sappiamo che la sua na- Firenze, il da Moglio si fosse affret-
scita deve essere assegnata al 16 feb- tato a scrivere all'amico, il quale, op-
braio 1331 ; cf. La giovinezza di C. S. presso dalle faccende, non si decise a
p. 11 sg. In secondo luogo ei rin- rispondergli senon parecchimesidopo.
grazia qui Bernardo dell'ospitalità of- (2) VAL. MAX. Op. cit.VIII, xiv, ext. 1 .
ferta ai suoi figliuoli per sottrarli al- (3) Cf. la parlata di Gnatone in
l' << aere pestilenziale » ; or, come già Eun. III, III ; e più precisamente i
si disse (cf. p. 221, nota 1), l'epidemia vv. 248 sgg.
Coluccio Salutati, II. 17*
266 EPISTOLARIO
5. Cod. omette et 16. Cod. omette non dinanzi a dabitur 19. Cod. omette a
(1) Questo trattatello, di cui esistono et de verecundia, an sit virtus aut vicium .
parecchi mss., era stato domandato dal La data è « Florentiae, .II. non. februa-
Baruffaldi al S. con una lettera, che « rii » . Del Baruffaldi rechiamo al-
si può leggere presso il MEHUS, L. C. trove notizie.
P. Salutati canc. flor. epist. p. LxxxII. (2) Intorno a lui veggansi le note al-
Nel cod. Laur. Strozz. 96, di carte l'ep. vi del lib. VI, p. 159 di questo vo-
trentanove, scritto sotto gli occhi del lume.
S. e da esso corretto, porta questo ti- (3) Lib . Sap . ΙΧ, 15 .
tolo : Quod medici eloquentiae studeant (4) Cf. Cic. Tusc. III, XII.
268 EPISTOLARIO
Quel buon frate diendo residens, inclyte patrie sue deliciis et amenitate relicta,
morto, in omaggio
all'obbedienza, fra
saxum asperrimum Alvernie suscepit nostris finibus incolendum,
le solitudini della
Vernia,
et in monte, quo magister suus, alter post Christum paupertatis
doctor et sponsus, dominice passionis simulacrum et mirabiles
quinque vulnerum cicatrices accepit, quasi de quadam mundi spe- 5
cula corpus in sanctissimo illo loco relinquens, animam summo
reddidit creatori(1), ut, quanvis sue presentie solatio careamus,
or esulta
cielo e di beato in debeamus tamen in certissima spe sue glorie nedum consolari,
ciò con-
vien rallegrarsi.
sed exultare : quod quidem ut facias obsecro. ego etenim iam
feci, certissime tenens, postquam summa et infinita Dei bonitas ro
atque sapientia sic voluit, hoc et sapientissime proculdubio factum
esse et longe melius etiam quam id quod ceci et ignorantes, non
secundum Dei consilium, sed iuxta carnis desiderium optabamus.
Ad id autem quod altius exordiens conquestus es quodque
di Si scusa
aver lungo formidas breviloquio respondebo. principio quidem scio me tibi 15
per quindi
tempo omesso
scrivere, di debitorem singulis annis ut scribam (2), fateor me taciturnitate
edadduceapropria
discolpa le infinite
non debita tempore quo conquereris siluisse. sed si vel una die
faccende
fores occupationum mearum testis, videres crebras ad dominos
vocationes, agendarum multitudinem rerum, molem expediendarum
et instantiam domique familiam, profecto si semper forem tecumet 20
cum aliis tacitus nec mirareris nec in animum tuum induceres,
ut tibi foret vel aliis indignandum, si talium promissionum non
essem usquequaque fidelissimus adimpletor. nam cum, ut inquit
Seneca (3), michi quedam tempora eripiantur, quedam subducan-
tur, quedam effluant, nec vim repellere nec cavere furta valeo. 25
forte possem effluentem negligentiam prohibere; sed inter tot la-
bores fessus et nauseans, si temporis effluxus negligo non mireris.
1. Cod. presidens 19-21. Cod. omette et dopo exped. e nec dopo tacitus , che ho in-
trodotti per restituir il senso qui evidentemente mancante.
(1) Il primo eremo che si edificasse nel 1218. Cf. REPETTI, Diz. geogr.
alla base del della Tosc. 1, 77 .
crudo sasso intra Tevere ed Arno,
(2) Del momento in cui questo patto
dove san Francesco fu stretto serba memoria l'ep. XVI del
Da Cristo prese l'ultimo sigillo lib. VI , p . 193 di questo volume.
(DANTE, Par. XI, 106-7), era già sorto (3) SENEC. Ep. ad Luc. I, 1.
DI COLUCCIO SALUTAΤΙ . 269
cui rei etiam etas ipsa, non iam vergens, sed intrans in senium ; el'età ormai grave,
mensis etenim februarius, alter a proximo mense, annum meum
sexagesimum inchoabit ; auxilium affert meque reddit ad talia
segniorem. et nisi quod casu quodam evenit, ut ultima epistola
5 tua post menses rediret in manus, et nunc etiam sine respon-
sionis antidoro (1) remansisses, non neglectus omnino nec spretus,
sed inter occupationum mearum strepitus latitans et, licet voces
efferens, inauditus.
Aveva però altra
Alias responsionem inceperam et effluxit; et meditabar nescio volta incominciato
a scrivergli ; ma
10 quas questiunculas tuas absolvere nec vacavit ; et aliquotiens re- non potè conti-
nuare .
quisitas nec repperi cartulis nec in memoriam revocavi ; utrobique
siquidem exciderunt. sed si satis aliunde clarus non es, potes, si
tu recordaris, scribere: quod enim scivero nec tibi nec aliis in-
videbo. nec putes, de quo iam alias suspicatus es, quod ita de queNon dubiti dun-
della saldezza
15 facili subtraham benivolentiam meam; nec me credulas aures exhi- della suaamicizia,
che non scemereb-
be per le altrui
bere maledictis credas. laudantibus alios apud me patule sunt suggestioni ;
aures ; detractoribus oppilate. nam, ut de me sileam, qui semper
laudatores meos, qui me audientem laudarent, suspectos habui et
contemptos, si quos videam aliorum et ipsorum quidem absen-
20 tium laudatores semper amavi, mecum reputans, si vera loquantur,
ipsos debitum exhibere virtuti premium ; sin autem falsa, cum
ament, venia dignos; si lucrentur aut irrideant, expellendos. oblo-
cutores autem et occultos dictorum factorumque relatores adeo
molestos semper habui, ut nunquam eis aut auditum dederim
25 aut fidem. nam si de amico conferant, ut amicicie insidiatores
abhorreo ; si de ignoto et cum quo nichil habuerim illuc usque
commertii, preoccupatores future iudico dilectionis; si de inimico,
ut succensores abominor odiorum. denique nullum hominum
genus malignius reputo quam hos relatores quos certus sum, quic- giacche egli aborre
imaldicenti
30 quid mecum de aliis blaterent, aliis de me suggerere turpiora.
longe minus displicent qui palam mordent et aperta procacitate
diffamant ; nam tametsi contra societatem mortalium facere vi-
deantur, caveri tamen possunt; et si de inimico dixerunt, minus
habent fidei, si de illo, quem diligere debeant, reputantur ingrati ;
tandem quo magis publice detrahunt minus ledunt. illi vero, qui
latenter obrepunt, provideri non possunt et sub amicicie vultu
venenatos aculeos altius figunt. hos, velut pestiferum hominum
genus, semper repuli, semper fugi et exterminandos ab omni con-
versatione mortalium iudicavi. summe profecto michi semper pla- 5
cuit illa Platonis seu moderatio seu potius sapientia atque beni-
ed onora la
co-
stanza negli affetti. gnitas, sive in amore constantia, qua suis auribus instillanti quod
suus, quem diligebat, discipulus Xenocrates de ipso fuisset tur-
piter oblocutus, constantissime negavit verum esse instantique per-
tinacius adiecit non esse verisimile quod qui a se tam impense 10
diligatur, versa vice non amet. et ut omnem indicis molestiam
submoveret, conclusit nunquam Xenocratem illa dicturum, nisi
sic dici crederet expedire (1). quantum autem ad suspitionem
tuam attinet, scito nullum unquam michi de te nisi bona vel ami-
cabilia retulisse, nec in futurum me relationibus insidiosis dile- 15
ctionis vincula soluturum .
Infine loringra- De invitatione filiorum meorum, ut aerem fugiant pestilentem,
zia dell'invito fatto
ai propri
recarsi figli di tibi gratias ago.
a Bologna. et quia vides in hoc fugiendi remedio quid sen-
tiam, me ulterius non extendo. vale, dilectissime fili. Florentie,
20
septimo idus decembris.
V.
(1) VAL. MAX. op. cit. IV, 1, ext. 2 . rati dall'erudito e cortese prof. G. Ca-
(2) Fra gli scrittori di cose ascolane, stelli, niuno fa menzione di Benivieni ;
da me veduti o in mio servizio esplo- niuno, la qual cosa è anche più sin-
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 271
2. R¹ megalottis
golare, dà luogo fra i podestà di quel sebbene non toccasse ancora i tre lustri.
comune a Filippo Magalotti; sicchè E la sua giovanile età fu, alcuni anni
verrebbe fatto di supporre che questi, appresso, cagione di fatti gravissimi
sebbene eletto a tale ufficio, anzi già in Firenze, perchè, tratto ai 28 aprile
pronto ad assumerlo, abbia poi dovuto 1387 gonfaloniere di giustizia, per le
per motivi imprevisti ed a noi ignoti mene di Bese Magalotti, consorte suo,
rinunziarlo. Ma il trovar fra le peti- ma a lui avverso, ei venne cassato dal-
zioni presentate il 19 ottobre 1390nel l'ufficiosottocolore chegli statuti pre-
Consiglio del capitano e del popolo scrivevano un'età più avanzatadiquella
quella con cui il Magalotti, invocando ch'egli, non ancor venticinquenne,
i provvedimenti d'uso, attesta « quod aveva raggiunta. E poichè a lui fu so-
«ipse fuit electus in potestatem ad stituito Bardo Mancini, nemico suo,
<<offitium potesterie populi civitatis co- Benedetto degli Alberti, che a Filippo
<<<
munis Esculi pro tempore et ter- avea data in moglie una figliuola, con-
«mino sex mensium incipiendorum cepitane grand' ira, volle far per forza
<<die primo mensis ianuarii proxime il genero gonfaloniere ; donde gravi
« futuri>> (Arch. di Stato in Firenze, tumulti che finirono col bando da Fi-
Provv. 82, c. 225 A), c'induce a respin- renze di tutti gli Alberti; cf. SER
gere tale congettura. Noi riteniamo NADDO, op. cit. p. 92 sg.; MINERBETTI,
dunque che messer Filippo sugli ul- op. cit. col. 115 sgg ; SozOMENO, op. cit.
timi del 1390 movesse da Firenze alla col. 1131, e cf. nelle Miss. reg. 19,
volta d'Ascoli, recando seco la com- c. 249A, quelle dirette ai collegati ed
mendatizia del S. al papa (13 e 14 maggio) ; nonchè
(1) Filippo era stato fatto cavaliere PERRENS, op. cit.V, 42 sgg. Da questa
dai Ciompi il 20 luglio 1378 ed il punizione fu escluso Filippo, che potè
18 ottobre avea « giurata la cavalle- trattenersi in patria, mentre lo suocero
« ria » (SER NADDO, Ricordi in Delizie suo moriva poco dopo a Rodi di ritorno
cit. XVIII, 24; SOZOMENO, Hist. in daunpellegrinaggio al SantoSepolcro.
MURATORI, Rer. It. Scr. XVI, 1113 ) ; (2)Cf. TERENT. Heautontim. II, 11, 384.
272 EPISTOLARIO
VI .
Bernardo de Moglio.
Firenze,
5 ONQUERERIS, dilectissime fili, quod tempus perdas, nec videris 15 dicembre 1390.
C posse pati quod extra, imo supra vulgum non emergas. et
(Cron. in Delizie cit. XVIII, 261 , e cf. sta sia stata dettata a breve distanza da
Reg. cit. c. 12 A), nell'ufficio di capitano quella. Che se fra esse fosse decorso
di Pistoia e mandato a ricever il papa un lungo intervallo di tempo, il nostro,
che si recava a Lucca; l'anno dopo col il quale, come ei medesimo confessa, po-
Salviati stesso, il Ridolfi ed il Valori fe' neva in dimenticanza cose di maggiore
parte della solenne ambasceria a re La- rilievo, non si sarebbe certo rammen-
dislao; cf. Delizie cit. XVIII, 290 е 362. tato di cosi lieve domanda, quale è
L'orazione ch'ei pronunzio in quella quella direttagli a proposito del te-
circostanza si legge ancora nel cod. renziano Trasone. Noi assegniamo
Vatic. 4824, c. 367. Del 1408 fece te- dunque l'epistola al mese stesso, cui
stamento ; DEL MIGLIORE, Zibaldone appartiene la precedente al Da Moglio,
414, c. 156, nella Naz. di Firenze. che, incoraggiato dalle cortesi offerte
(1) Poichè sul principio della pre- del S., dovette prenderne animo ad
sente il S. dichiara a Bernardo un esporgli nuovamente que' suoi dubbi
luogo della ep. III di questo stesso grammaticali ch'erano rimasti prima
libro, parrà naturale arguirne che que- insoluti.
18
Coluccio Salutati, II.
274 EPISTOLARIO
poichè
bene,
lavita èun quoniam negari non potest ipsam bonum esse et ideo postpo-
nenda, si desinat esse bona. bona quidem vita non est, si vitiis
sit infecta : est tamen bonum, quoniam aliquid ens est, sed mo-
rum turpitudine perdit quod bona sit ; ut miro verborum conflictu,
cum malorum vita mala sit, eam fateri oporteat nichilominus s
esse bonum: neque enim potest malum esse, nisi in bono sit.
est namque malum privatio boni, que omnino esse non potest
deplorevole è in
fatti che sen fugga
nisi sit in aliquo quod subsistat (1). dolendum est igitur non quod
senza profitto,
fugiat nobis vita, que bonum nature mortalis est, sed quod in
hoc temporis lapsu bonitatis ex virtute perfectio desit, quod est 10
nostre negligentie atque culpe ; et quod simul vita tibi, quod na-
turalis necessitatis est, effluat et in virtutis perfectionem nullatenus
adolescas. et quia hoc dolendum est, rectum esse sequitur ut
e
amicis solum obsequi, sed omnibus quos scirem ipsis amicicia perchèsuoleesten-
proprio af-
esse coniunctos. non enim ad mensuram sic amandum est, ut fetto agli amici
degli amici.
solum amicorum personas, exclusis aliis, complectamur; sed cum
redundantia, quod amicos integros, hoc est cum illis, quos unum
5 vera caritas cum ipsis fecit ipsorumque filios et genus omne simul
et equaliter complectamur. ut certus esse possis me illis fautu-
rum et omnibus quos tibi sensero benivolos et amicos. et hec
satis. nunc ad quesita tua veniam.
Et primo noscito Thrasonem a Terentio in fabula quam Rispondepoialle
domandemossegli
10 Eunuchum vocant introduci pro milite glorioso, idest gloria- intornoaTrasone;
bundo, quod clarissimum esse potest eiusdem auctoris vel medio-
criter studioso (1) .
Quod pro nondum nundum scribendum sit non credo. allaretta «nondumgrafia
»; di
cum enim stent compositorum significata, horum scilicet adver-
15 biorum, que sunt non et dum, nullaque sit in illa compositione
cacephaton (2) , cur mutari conveniat o in u rationem aliquam
non agnosco. quod si forsitan in aliquibus antiquis codicibus
reperiatur illa dictio scripta per u, potest hoc contigisse quo-
niam Umbri et Tusci carebant o et ideo eius loco u scribere
20 soliti sunt (3). e del perfetto di
•contemno»,
(1) Cf. ep. un di questo libro, p. 265. della corretta « cacenphaton», perchè
(2)Dictioturpe sonans cacenphaton ipsa quella e non questa si rinviene in
UtsidicaturTytides medidiesque. [vocatur. Uguccione, Guido Fava, Balbi, Ales-
EBERH. BETH. Graecism. II, 5, De sandro de Villedieu &c.
figuris barbarismi et soloe- (3) PRISC. Inst. I, V, 34: « O ali-
cismi, p. 10; cf. C. THUROT, Notic. «quot Italiae civitates, teste Plinio,
et extr. de div. mss. latins pour servir à <<<non habebant, sed loco eius pone-
<<<bant Vet maxime Umbri et Tusci » .
P'hist. des doctr. grammatic. au moyen
âge inNotic. et extr. des mss. de la bibl. Cf. S. TH. AUFRECHT - A. KIRCHHOFF,
Imp. XXII, 11, 461, 462. Mantengo la Die Umbrischen Sprachdenkmäler, Ber-
formaerronea «cacephaton>> in luogo lin, 1849, I, 49.
276 EPISTOLARIO
-psi perpreterita exeuntia (1). ratio autem, quam queris, esse potest,
ultra analogiam, de qua dictum est, quoniam si tentum diceretur,
non a temno , sed a teneo videretur esse deflexum. etsi di-
ceres: scribam per met t, ut dicamus temtum , obstat in primis
euphonia, quoniam sonore non potest enunciari in eadem syllaba 5
met t (2) ; obstat et ratio componendarum consonantium, que
hoc alio modo non permittit.
ed infine dichiara
il valore di « ne- De nedum autem vellem aliquem grammaticorum interro-
dum ;
gares. est equidem dictio valde communis: habet enim ratio-
nem adverbii discretivi cum negatione. significat enim nedum 10
hoc quod est non solum, ut negandi et discretivi adverbium vi-
deatur. negat enim actus solitudinem vel subiecti, ut: nedum
pugnat Hector, sed vincit; vel: nedum pugnat Hector, sed Achilles.
verum quia exigit duas orationes vel duo subiecta, naturam habet
coniunctionis adversative, cui est coniungere aliqua duo que vi- 15
deantur opponi. sicut enim dicimus : quanvis Sortes studeat, tamen
non addiscit; ita pronunciamus: nedum studet Sortes, sed addiscit.
potest et habere rationem diminutive, ut: daret pater michi ne-
dum denarium, sed talentum. si consideres igitur ut negat utque
7 separat actum ab actu, adverbium est; si ut copulat, fit coniunctio 20
adversativa et aliquotiens diminutiva (3) . nec mirum. cum enim
dicimus : bonum est amare Deum ; hec dictio amare in eo, quod
regit hunc accusativum Deum , proculdubio verbum est; in eo,
sebbene creda op- quod supponitur huic verbo est, habet nominis rationem. de
portunoconsultare
in proposito un hoc tamen, ut dixi, consulas aliquem grammaticorum, qui te possit 25
grammatico.
promptius et perfectius edocere. vale felix semperque habeas in ore
A
Virgilianum illud :
quo fata trahunt retrahuntque sequamur ;
Quicquid erit, superanda omnis fortuna ferendo est (4).
Florentie, decimo octavo kalendas ianuarias. 30
VII .
[Codd. della Marciana di Venezia Lat. cl. XI, 56, c. 63 в (Ma) ; cl. XIV,
210, с. 126 A (Mb) ; [ COMBI C. A. ] Epistole di P. P. Vergerio seniore da
5 Capodistria, Venezia, 1887, ep. cxxxvIII, p. 210 (2).]
(1) Benchè gli scritti di P. P. Ver- parte in patria, parte nel Friuli, dove
gerio, e fra essi quelli dai quali si po- scorsero lieti taluni anni della sua fan-
tevano attingere più copiose notizie ciullezza (ep. xcv, p. 142), recavasi
intorno alla sua vita, vo' dire le epi- verso il 1386 a Firenze. E quivi, seb-
stole, siano ormai pressochè tutti uscitiben sedicenne, mentre attendeva sotto
alla luce, pure la biografia del lette- laguida di Francesco Zabarella, allora
rato istriano rimane ancora malnota, insegnante in quello Studio, al diritto
sparsa di lacune, d' incertezze, d'errori.
canonico, coprì, com'egli stesso af-
Avendo dunque noi assunta la fatica ferma, un pubblico ufficio, quale mae-
non piccola di rimettere un po' d'ordine stro di dialettica (ep. Lxxv, p. 101).
nella indigesta congerie pubblicatasi, In quel tempo ebbe opportunità di co-
or sono sei anni, a Venezia sotto il noscere il S., al quale professò poi
titolo di Epistole di P. P. Vergerio seniore sempre, com'egli attesta, venerazione
da Capodistria (fra i Monumenti editi a di discepolo. Del 1388 dopo essersi
cura della R. Deput. Veneta sopra gli studi trattenuto alquanto a Capodistria, passò
di storia patria, Misc. vol. V), ci parve a legger logica per un anno nello Studio
opportuno comunicar i risultati delle diBologna ed accompagnò quindi alla
nostre indagini in uno dei capitoli de- corte pontificia lo Zabarella (ер . ххи,
dicati a I corrispondenti del Salutati, VII. p. 26 ; ep. cxx1, p. 183). A Padova,
Qui basterà pertanto toccar de' casi dove, ritornato padrone dello Stato
del Vergerio verso il tempo in cui Francesco Novello da Carrara, lo Za-
entrò in rapporti epistolari col S. barella fu chiamato a leggere le Decre-
Nato il 23 luglio 1370, e non già tali, il I maggio 1391 il Vergerio ci
del 1349, come lasciò scritto, fra gli appare arbitro insieme allo Zabarella
altri, il TIRABOSCHI, Storia della lett. stesso d'una contesa sorta fra la chiesa
ital. lib. III, VIII, 1057, da Vergerio di S. Maria ed il convento de' frati
de' Vergeri in Capodistria , Pietro
Paolo, dopo aver fatto i primi studi, (2) (3) V. note 1 e 2 a p. 278.
278 EPISTOLARIO
ed
visoesprime l'av- tionum esto. inter alia autem petis ut tibi bene vivendi regulam
che il modo
di ben vivere
tradam. nescio autem si quod ad gloriam Socrates expeditissi-
mum voluit satis sit: ut adnitaris scilicet talis esse qualis videri
cupias (3). et forte tibi, ut cunctis bene cupientibus, abunde fuerit,
sed non pariter omnibus. nam, Venere et Marte deprehensis, 5
sunt enim qui nedum non obtegant, sed expandant quasi glorio-
consistanel segui- sissimum aliquid turpitudines suas; unde illud satis credas te, si
re fedelmente i pre-
cetti della religio-
ne cristiana . te perfectum religionis christiane cultorem exhibeas, et rectissime 10
vite methodum et finem, in quem cuncta dirigas, invenisse. vale.
alias forte plura. Florentie, .XI. martii 1391 .
minori in Galzegnano ; KNEER, Card. della presente del resto i codd. che
Zabarella, I, 11 sg. D'allora in poi, comprendono l'epistolario Colucciano
per cinque anni almeno, il V. non non conservano traccia ; essa non c'è
lasciò più Padova se non per andare a pervenuta che grazie ai mss. in cui
Venezia o a Capodistria. Ma de' fatti alle proprie il Vergerio aveva con-
suoi dopo il 1396 discorreremo altrove. giunte talune delle lettere direttegli
La epistola presente risponde ad da uomini insigni.
altra del Vergerio in data del 31 gen- (1) A dar retta al Combi quest'epi-
naio 1391 (stile comune ?) nella quale stola oltrechè ne' due codd. citati si
questi dopo essersi scusato di scriver leggerebbe pure nel ms. 588 del museo
raramente, dava notizia al S. del pro- Comunale di Padova (cf. Introduz.
prio stato e lo pregava ad essergli p. XXXIII); ma l'indicazione è falsa,
largo di qualche consiglio, « quod chè quel ms. nulla contiene di rela-
« componat animum, quod errantem tivo al Vergerio, e nel cod. 1287 del
<< corrigat et ad bene sancteque vi- museo, che racchiude scritti Verge-
<< vendum magnopere affectantem in- riani, essa non si rinviene. Il danno
<< ducat » ; ep. cvI, p. 160. La laco- non è del resto grave, perchè, se cre-
nica risposta del nostro non appagò diamo al Combi, il cod. padovano,
troppo il Vergerio, che avrebbe voluto come il Marciano XIV, 210, non è che
un trattato da lui; sicchè tornò al- una tarda copia del cod. XI, 56 della
l'assalto con due nuove lettere del biblioteca di S. Marco .
10 maggio e del 18 agosto (ep. x, (2) Le epistole del Vergerio, a cui
р. 10; ер. хеш, р. 136), alle quali qui il S. allude, non ci sono pervenute.
Coluccio non rispose, o se rispose, le (3) CIC. De off. II, XII.
risposte son oggi perdute. Anche (4) OVID. Metam. IV, 187-88.
DI COLUCCIO SALUTAΤΙ . 279
VIII .
A BERNARDO DA MOGLIO ( 1) .
[L3, c. 13A; N¹, c. 40 A; MEHus, par. I, ep. x1, pp. 38-41, da L3.]
Bernardo de Moglio.
Firenze,
5 ILI karissime. recepi litteras tuas que michi solatio fuere 7 giugno 1391 .
F atque consolationi videnti quam egregie quantaque cum ma- Ebbe le sue let-
tere e risponde ai
dubbi che vi si con-
turitate stilus emergat tuus. sed de hoc alias : nunc autem que tenevano in mate-
ria d'ortografia e
stiunculas tuas absolvam. in qua tamen re prefari volo me gran- tina,
di lessicografiala-
dem natu Dei digito et ingenio, quod michi dederat, duce, in hec
10 studia et harum rerum vestigationem intrasse rudem, sine ma-
gistro et ferme sine principio; nec tamen adhuc, licet diutius
laboraverim, errores puericia conceptos et adolescentia connutritos
triginta quinque annorum cura potuisse diligentiaque purgare (2).
4. Così N; L3 M Moglo 6. N ac ed omette que dopo quanta 7. N tuus em.
8-9. M grande 10. N investig. 13. L3 treginta Mdiligentiave
(1 ) Quest'epistola in uno de' codici nelle note alla Vita scrittane da F. Vil-
che ce l'hanno conservata reca per lani affermò Coluccio <<<grandem natu,
eccezione rarissima la data dell'anno <<<sine duce ac magistro, humaniora
in cui fu scritta. Ma è dessa la vera ? <<<<studia intrasse>>>(Epist. p. LXX, nota 4) ,
Non sarà incorso qui, come altra volta traendo seco in errore molti altri. Ma
vedemmo essere accaduto (cf. lib. V, chi ben osservi vedrà agevolmente che
ep. II) e vedremo pur in seguito av- il S. non deplora qui d'essersi rivolto,
venire, qualche errore ? A noi, man- già adulto, agli studi letterari, bensi
cando ogni argomento intrinseco, è invece d'aver troppo tardi atteso all' in-
difficile uscire adesso di dubbio. No- vestigazione ed all'osservanza delle
tiamo però, a conforto della data of- regole ortografiche, trascurate ai suoi
fertaci da N¹, che per il suo contenuto giorni e quasi ignote ai pubblici mae-
la presente potrebbe dirsi quasi una stri. In qual tempo poi egli comin-
continuazione dell'altra inviata a Ber- ciasse a combattere, scrivendo, le vi-
nardo dal S. il 15 dicembre 1390. ziose abitudini contratte in fanciullezza,
Al pari poi di quella e dell'anteriore non è facile determinare, perchè, se
diretta a maestro Feltro (lib. V, ep. XXI) ritorniamo trentacinqu'anni indietro,
essa porta un contributo notevole alla come il S. stesso suggerisce di fare, ci
storia delle discipline grammaticali ed troveremo ricondotti al 1356, data che
ortografiche nel secolo XIV. forse avrà avuto per Coluccio un si-
(2) Per aver inteso a sproposito gnificato particolare, ma che a noi
questa confessione del S. il Mehus invece nulla ricorda.
280 EPISTOLARIO
Ed innanzi tutto
dichiara come deb- Quantum tamen ad id quod petis attinet, eternus scribi debet,
ban scriversi « eter-
«nus »
ut arbitror, per unicum t. descendit enim atque deducitur ab
etas , quod vocabulum diphtongum ae in prima syllaba (1) et t
purum habet in altera (2), scio autem, ut ad alia progrediar, quod
e « littera » ;
hec dictio littera , sive a litura dicta sit sive a legendo 5
et iter , quasi legitera , per unicum t secundum originem
scribi debet, et ita multos peritissimos observare (3 ). verum quia,
si consideretur derivatio, prima deberet illius nominis syllaba bre-
viari, et ipsam cuncti poete producunt, ad notandam mutationem
temporis non irrationabiliter scribitur per duplex t (4); sicut refert 10
2. N discedit 3-4. MF purum 6. N¹ in luogo di t dà r 9. Met ad not.
(1) Come si vede, il S. sapeva da « et ita videtur quod ibi sit positio et
tempo essere necessario indicare i dit- << sic quod scribatur per geminum t,
tonghi; ma solo più tardi nelle sue <<<sicut multi scribunt ». A comple-
scritture pubbliche e private prese l'abi- mento di questa nota sopra una que-
tudine di segnarli. stione grammaticale assai discussa,
(2) Cf. PRISC. Inst. II, XI, 62. piacemi riferire anche un curioso
(3) Sentasi infatti UGUCCIONE : brano dell'antichissima Ars lectoria di
<<<Item a lego et iter et tero AIMERICO (?), secondo la redazione del
<< componitur hec litera , e; quasi sec. XII, che ne possedeva il S.: « No-
« legitera , eo quod legendi iter <<veris, lector, quoniam littera duo
« prebeat vel quia legendo iteratur. vel <<
« tt ideo habet: quoniam ex supino
<< dicitur litera, quasi litura a lino , « litumet tero , teris compo-
« nis , secundum consuetudinem an- <<<nitur; vel ex nominativis duobus
<<tiquorum, qui in ceratis tabulis so- < litura et terens , quod libro
<< lebant scribere et postea linire. et <<<secundo Salomon sic confirmat :
<< secundum hoc litera dicitur tantum <<<" qui addit scientiam addit et labo-
"*
<<de figura; sed quecunque sit deri- « rem. item in eodem : " Frequens
<<vatio vel compositio istius nominis, <<<meditatio carnis afflictio est. " ** bene
<<debet hoc nomen scribi tantum per « ergo littera litura terens dici-
« unum t » . Cod. Laur . S. Croce <<tur, quia non tantum pueros in va-
Pl. XXVII, Sin. 6, c. 95 A. <<pulando, verum et maiores in medi-
(4) Trascritto letteralmente l'arti- <<tando affligit. Priscianus tamen in
colo d'Uguccione, il BALBI, Catholic . << primo de octo partibus dicit
s. v. Lego , continua : « Sicut dicit « quoniam littera ex legoet iter
<<<<Ugucio. sed cum littera derivetur a << componatur. sed eius verba pona-
<<
« lego , legis , vel a lino , nis , <<<mus : " Littera dicitur quasi legitera
« et tam lego quam lino corripiat « eo quod legendi iter prebeat. vel a
<< primam, videtur quod littera primam << lituris, ut quibusdam placet, eo quod
<< corripiat. sed constat quod prima << in ceratis tabulis veteres scribere so-
<<producitur, ut patet in illis versibus : « liti erant. " *** in quibus utique verbis
.. ...
Discere qui queris , ut recte versificeris Eccles. I, 18. Ibid. XII, 12. Inst. 1,
Sint tibi nota tetra : pes, littera, syllaba, metra. 11, 3-4-
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 281
<<<<libri sui fronte positis hebetes et dell'Ars lectoria glidà addosso quipure;
<<inscii non advertunt illum male in- cf. cod. Laur. cit. c. 10 A.
<<<<tellexisse et turpius exposuisse et (2) ALEXANDRI DE VILLADEI Doctri-
<<penitus in parte hac virum tante nale, De primis syllabis , ediz.
<<< auctoritatis excecatum corde fuisse. cit. c. 63 B:
<< nos autem, quanto iuniores tanto T duplicat littus et littera iungitur illi.
<<perspicatiores, Danielem verum pro- (3) Parrebbe da credere che il S.
<<phetasse advertimus qui ait: " per- alludesse al Liber diurnus, da lui pro-
<<transibunt plurimi et multiplex erit
"* babilmente veduto e consultato,mentre
<<scientia >> ; cod. Laur. Pl. XLVII, era in curia. Ma in esso io non trovo
27, c. 22B ; cf. Pl. XVI, 5 , c. 57 B, 2 с. cenno intorno alla questione qui trat-
(1 ) Cf. VERG. Aen. I, 30. Non rin- tata. Può darsi quindi che il S. avesse
vengo nelle opere di sant'Agostino il presente il testodel Diurnus quale fu ri-
luogo cui allude il S. Dice però la dotto e modificato nel secolo XI ; cf.
stessa cosa PRISC. Partitiones duod. vers.
SICKEL, Liber diurnus Romanor. pont.,
Aen.princ. XI,209: < reliquiae quod Vindobonae, MDCCCLXXXIX, P. XLVIII.
<<<poetae interposita 1 relliquiae (4) Cosi UGUCCIONE, op. cit. s. v.
<<metri causa proferunt>>>; ma l'autore Dico , seguito dal BALBI, op. cit. s.
* DAN. XII , 4. v. Condicio .
18*
Coluccio Salutati, II .
282 EPISTOLARIO
VIIII .
L litteras, inquam, lugubres et funestas tristis accepi, tristior legi 20 novembre 1391.
Apprese convi- et tristissimus intellexi. quid enim michi poterat luctuosius ex-
vo rammarico la
perdita di Beltran- hiberi quam annunciatio deflendissimi interitus domini Beltrandi
do Alidosi,
de Alidosiis, gloriosissimi patris vestri? in hac quidem acerbis-
sima migratione non sibi, qui consumavit cursum suum et in
dispositione bone spei plena, sicut testantur scriptiones vestre, 5
decessit, dolendum puto, sed vobis, sed multis aliis, sed michi
precipue lugendum arbitror et dolendum, quos ille properata
degno per la sua morte, sine spe sui ac sine consilio dereliquit. flete igitur, do-
bontà di essere a-
maramente
pianto.
com- mini mei, qui tantum et talem patrem, prudentie speculum, con-
silii lumen, humanitatis fontem et munificentie, que etatis nostre 10
temporibus exulat, unicum specimen et exemplum, amisistis ; fleat
populus Imolensis, qui tantum et talem perdidit dominum et pa-
storem; fleant amici, qui tantum et tale presidium amiserunt ;
fleam ego fleatque mea destituta familia, qui singulare perdidimus
columen et levamen. nolo singula prosequi, ne iam in splendore 15
et igne quodam vestre prudentie decoctas et siccatas lacrimas re-
11. Cod. omette amisistis
Apprese convi- et tristissimus intellexi. quid enim michi poterat luctuosius ex-
vo rammarico la
perdita
do di Beltran- hiberi quam annunciatio deflendissimi interitus domini Beltrandi
Alidosi,
de Alidosiis, gloriosissimi patris vestri? in hac quidem acerbis-
sima migratione non sibi, qui consumavit cursum suum et in
dispositione bone spei plena, sicut testantur scriptiones vestre, 5
decessit, dolendum puto, sed vobis, sed multis aliis, sed michi
precipue lugendum arbitror et dolendum, quos ille properata
degno per la sua
bontà di essere a-
morte, sine spe sui ac sine consilio dereliquit. flete igitur, do-
maramente
pianto. com- mini mei, qui tantum et talem patrem, prudentie speculum, con-
silii lumen, humanitatis fontem et munificentie, que etatis nostre ro
temporibus exulat, unicum specimen et exemplum, amisistis ; fleat
populus Imolensis, qui tantum et talem perdidit dominum et pa-
storem ; fleant amici, qui tantum et tale presidium amiserunt ;
fleam ego fleatque mea destituta familia, qui singulare perdidimus
columen et levamen. nolo singula prosequi, ne iam in splendore 15
et igne quodam vestre prudentie decoctas et siccatas lacrimas re-
11. Cod. omette amisistis
Χ. 5
(1) Intorno alla famiglia, che dal patriarca d' Aquileia (VERCI, Storia
suo luogo d'origine si disse da Ra- della Marca Trivig. XVII, 203); quindi
batta, sono a veder le pagine, parec- si acconciò con Francesco da Carrara,
chio disordinate, ma ricche di notizie che l'ebbe in gran conto. Lui tro-
e di documenti, del GAMURRINI, Istor. viam difatti nel 1388 fra i consiglieri
geneal. delle fam. nob. tosc e umbre, III, del principe ; lui mandato in Austria
416 sgg. e cf. V, 347 sgg.; alle quali a ricercarvi aiuti; a lui il Novello, la-
ben poco aggiunge di nuovo l'Informa- sciando Padova, affidò la consorte
zione sincerissima della nobil famiglia ed i figliuoli ; G. GATTARO, op. cit.
da Rabatta, fatta da me Gio. Batta Dei coll. 643, 663, 675. Per aiutare Fran-
quest'anno 1767, la quale si conserva cesco a risollevare le proprie fortune,
inedita nella Nazionale di Firenze, ms. il da Rabatta passa quindi nel Friuli,
Passerini 191. Entrambi i genealo- e di là più volte in Germania; gli
gisti però sul conto di Michele, che concilia amicizie, gli raccoglie sol-
rappresentò si cospicua parte negli dati; nell'impresa contro Padova gli
avvenimenti, di cui la Venezia ed il è al fianco, entra con lui nella città
Friuli furon teatro sul cader del Tre- riacquistata ed è creato cavaliere la
cento, recano ragguagli molto incom- notte stessa dell'assalto << sopra il
pleti, ch'ora cercheremo d' integrare. <<ponte de' Carmini »; A. GATTARO, op .
Figlio di quell'Antonio di Vanni cit. col. 781 sg.; VERCI, op. cit. p. 97 sg.,
di Mingozzo che, passato da Firenze 113 sg. Ristabilita la signoria carra-
in Gorizia per cagione de' suoi traf- rese, il da Rabatta diviene in Pa-
fici, vi aveva ripreso moglie ed acqui- dova onnipossente; Giovanni da Ra-
stati terreni, Michele, voltosi al me- venna dice infatti più volte che per
stier dell'armi, militò ai servigi del mezzo di lui e del Galletto « Carriger
DI COLUCCIO SALUTAΤΙ . 287
ΧΙ .
[N¹, C. IA; CH, с. 28 в ; R¹ , с. 27 A, mutila dopo poche righe ; R2, с. 141 B.]
(1) La storia di Juan Fernandez nique de Morée aux XIIIe et XIVe siè-
de Heredia, nato verso il 1310 cles publiée et traduite pour la Soc. de
da una famiglia appartenente alla l'Orient Latin, Genève, 1885. Nel
<<<rica hombria >>> aragonese, entrato secondo de' suoi citati lavori l' Herquet
circa il 1332 nell'ordine di S. Gio- ha inserito una versione tedesca, pres-
vanni di Gerusalemme, e salito in sochè completa, dell'epistola presente
esso alle dignità più sublimi, consi- (p.785 sgg.) ; ma assai prima il MEHUS
gliere ed amico di principi e di pon- ( Vita A. Traversarii, p. ccxcIv sgg.)
tefici, si compenetra così con quella aveva riprodotto, giovandosi di R²,
generale dell'età sua da non poterne alquanti brani del testo originale, come
andare disgiunta. Noi rimandiamo a suo luogo indicheremo.
dunque chi desiderasse particolari no- Inquanto alla data di quest'epistola
tizie su questo valoroso guerriero, che non è facile chiarirla. Trovando l' He-
fu insieme un sagace diplomatico ed redia chiamato dal S. « castellano di
un illuminato protettore degli studi, <<Amposta », della qual dignità, la
alle due memorie di KARL HERQUET, più elevata dell'Ordine negli Stati sog-
Juan Ferrandez de Heredia, Grossmei- getti alla corona aragonese, egli aveva
ster des Joanniterordens (1377-1396), goduto per lo spazio di trentadue anni,
Mühlhausen in Th., 1878 ; DerJohan- dal 1345 cioè, in cui morì don San-
nitergrossmeister Heredia und seine lit- cho, prozio del re Pietro IV, fino al
terarische Bedeutung (in Zeitschr. für all- 1377, quando per la morte di Roberto
gemeine Geschichte , Cultur - Litter. u . di Julhiac (29 luglio) fu eletto gran
Kunstgesch., Stuttgart, 1887, IV, 769- maestro dell' Ordine, il MEHUS con-
792) ed alla bella introduzione pre- getturò che l'epistola di Coluccio fosse
messa da A. MOREL-FATIO alla Chro- anteriore al 1377 (op. cit. p. ccxcv),
Coluccio Salutati, II. 19
290 EPISTOLARIO
fautore dell'antipapa, non era più dal considerar la presente come posteriore
1383 in poi gran maestro dell'Ordine ; al 1376, io non esito a collocarla a
perchè in quell'anno Urbano VI aveva poca distanza da quella indirizzata a
eletto in suo luogo il napoletano Ric- Benedetto XIII.
cardo Caracciolo, del quale una specie (1) Le opere, che uscirono dalle
di capitolo generale dell'Ordine, rac- mani de' letterati che circondavano in
coltosi appunto in Napoli nel marzo Avignone il de Heredia, rivelano tutte
1384, sanzionò la nomina. Chè se questa propension sua agli studi sto-
la maggior parte de' cavalieri di rici. <<< Porque las scripturas son
S. Giovanni continuarono fuori d'Ita- << aquellas que perpetuan la memoria
lia a considerare il de Heredia come << de las cosas pasadas y dan muchas
lor legittimo capo, ed il Caracciolo <<de regadas razonables congetturas
quasi un intruso, pure costui fra noi << de conoscimiento et discrecion en
venne riconosciuto quale gran mae- « las esdevenideras », egli faceva tra-
stro dell'Ordine, ed in tale qualità in- durre in aragonese, sulla versione
caricato da Bonifazio IX di maneg- francese di Nicolas Faucon de Toul,
giare del 1392 in Genova la pace fra per quanto sembra, la Flor de las ysto-
il Visconti e i Fiorentini ; cf. J. DELA- rias de Orient di Aitone armeno (cf.
VILLE LE ROULX, Un anti grand-mai- MOREL -FATIO, op. cit. p. xxII); e le
tre de l'ordre de St. Jean de Jérusalem stesse ragioni, sebbene non espresse,
arbitre de la paix concl . entre J.-G. Vis- dovettero spronarlo a far volgere nel
conti et la rép. de Florence in Biblioth. proprio idioma le Vite di Plutarco, di
de l'École des chartes, 1879, XL, 525- cui discorreremo più innanzi, le Storie
544. Agli occhi del S. adunque, il di Paolo Orosio e di Eutropio ed al-
de Heredia, decaduto dal suo alto tresi la Bibbia ; MOREL - FATIO, op. cit.
grado, non era più dopo il 1383 che p. XVIII sgg.; Romania, XVIII, 491 sgg.;
il castellano d'Amposta, com'era stato Bulletin critique, 1886, n. 1. Ma non
fino al 1376; e se forse nella copia pago delle versioni d'opere già uscite
direttagli dell'epistola gli riconobbe alla luce, egli ne fe' scrivere delle
l'antica dignità, non stimò probabil- nuove propriamente storiche, quali
mente opportuno attribuirgliela nel sono : La grant é verdadera istoria (o
registro delle lettere proprie ; così La grant crónica) de Espanya e La grant
come ne' registri delle lettere pubbli- crónica de los conquiridores ; la prima,
che, scrivendo da parte del comune vasta compilazione di storia nazionale
all'antipapa Clemente VII, sostituiva divisa in tre parti, di cui una oggi è
al titolo « Papae » il semplice nome perduta; la seconda, tentativo di storia
<<<<Clementi » ; cf. reg. 23, c. 56 B, universale, di cui solo una parte, la
31 luglio 1394. Tolta così di mezzo cronaca di Morea, ha vero valore;
la sola difficoltà che si opporrebbe a cf. MOREL- FATIO, op. cit. p. xxv sgg .
292 EPISTOLARIO
rechiutilitàgrande
agli uomini populos et instruit singulos quid domi quidque foris, quid se-
cum, quid cum familia, quid cum civibus et amicis, quidque pri-
eesperienza
doni singolare
in tutte vatim vel publice sit agendum. hec etenim scientia, quocunque
lecircostanzedella
vita ; te verteris, presto est; res quidem prosperas moderatur, conso-
latur in adversis, firmat amicicias, confabulationibus tum prebet 5
copiam tum ornatum. hec est consiliorum dux atque doctrina;
fugiendorum periculorum regula et bene gerendarum rerum cer-
tissimum documentum (1). hinc Frontinus, rei militaris scientiam
non contentus preceptis et regulis tradidisse, infinitis exemplis,
que strategemata vocant, ante oculos posuit et, veluti ratione 10
sicchè
scuola nessuna validissima, confirmavit. et quis Socrates, quem primum apud
filosofica
può vantarsisuc-di Grecos legimus vivendi regulam docuisse ; que morum altrices
simiglianti
cessi,
Athene; quis Areopagus; que rigida stoicorum et nunquam repe-
rienda perfectio ; que humanitas et ad mediocritatem peripateti-
corum limata traditio ; que philosophorum disputationes et, ut 15
nostros attingam, que Ciceronis Seneceque precepta melius aut
edecumatius docent quid sit honestum, quid turpe, quid utile,
quid non (2), quam ipse, si cum diligentia discutiantur, hystorie ?
ed insegnar così
efficacemente co- Vis iusticie formulam ? occurrent tibi Brutus atque Torquatus,
me si pratichi la
giustizia; rigidis fascibus, imo securibus, in filios patriam et rei militaris 20
disciplinam acerrime vindicantes ; occurret et Ulpius tuus, qui
signa statuit iussitque classica conticere, donec lacrimantis vidue
come si manifesti
il valor vero;
causam, cognitione previa, iudicaret. queris veram fortitudinem ?
occurret Cocles, qui solus, dum pons post ipsum solvitur, Por-
sennam et eius exercitum et ausus est et potuit, dum pro salute 25
patrie dimicat, substinere; occurret Lucius Sicinius Dentatus, quem
legimus octies ad singulare certamen appellatum, alacriter fuisse
1. N¹ sing. instr. 4. CH prosperans 4-5. N in adv. cons. 5-6. N¹ cop. preb .
6. R¹ hoc N¹ dux cons . 7. N¹ reg. per. 8. Qui s'arresta l'epist. in R¹ . 10. I codd.
stratagem. 18. R2 omette quid non 21 . CH iudicantes N Vulpius 23. N¹ iudicavit
incessante
num et invictas fatorum leges, renovationes gentium vertigines- ne vertigi-
delle umane vi-
(1)Gli esempi di Bruto, di Torquato, cap. VIII ; cf. GRAF, Roma nella mem. e
d'Orazio Coclite son tolti da VAL. nelle immag. del medio evo, II, 3 sgg .
MAX. V, VIII, 1 ; VI, IX , 1 ; ІХ, Іш, 4 ; (2) IOSEPH. FLAV. De bello Iud. III,
III, 11, 1 ; IV, VII, 2; quelli di L. Si- VII, 21 ; IOSIPPON, sive IOSEPHI BEN-GO-
cinio Dentato e di M. Sergio Silo RIONIS Hist. Iudaicae libri VI, Oxonii,
da PLIN. Nat. hist. VII, XXIX, 1-2, 4 MDCCVI, lib. VI, LXIX-LXX, p. 304 sgg.
(per Sicinio v. anche VAL. MAX. III, (3 ) VAL. MAX. VI, 1, 1 e IV, VI, ext. 1 .
II, 24). Per Traiano il S. attinse forse (4) IUSTINI Histor. lib. II, IV, 17 .
alla Vita s. Gregorii Magni, attribuita (5) TREBELLIUS POLLIO, Tyranni
a Paolo Diacono, o meglio al Policrat. Triginta, cap. xxx; FL. VOPISCUS,
di GIOVANNI DA SALISBURY, lib. V, D. Aurelianus , capp. xxxIII-IV.
294 EPISTOLARIO
e gli esempi
Filippo di
il Mace- fient Macedonum rex Phylippus, adeo fatis addictus obnoxiusque
done,
quadrige, quod in Pausanie gladio, cui tale signum erat inscul-
di Ciro, di Ro- ptum, sit traditum occidisse (1). invenies etiam, ut Cyrum inter
molo e Remo,
canes et Iliadas apud lupam tutos et nutritos pertranseam, tue
dello
done ispano Abi- gentis admirabilem Abidona, qui Gargoris, antiquissimi hispani 5
ne danno
prova apertissima. regis, nepos ex filia stupro genitus, ut periret in solitudine sil-
varum expositus, non laceratus a feris, sed lactatus est; nec ar-
ctissimo transitu pessundatus armentis, nec fame laborantibus
tum canibus tum et porcibus exhibitus, feralem invenisse dicitur
lanienam, sed necessarium alimentum; demumque in ultimum 10
oceanum proiectus, undarum mediis fluctibus, quasi materno sinu
complexibusque receptus, incolumis in litore, estu refluente, di-
missus est, ubi cerve pietate servatus et altus, cervis comes factus,
non minori pernicitate quam cervi convexa montium et concava
vallium discurrebat; demumque laqueo captus avoque presen- 15
tatus, postquam etatis coniectura formeque recordatione et notis,
que recens orto impresse fuerunt, vere nepos recognitus est, victa
severitate regis et avi, reservatus ad regnum est, quod ipse le-
gibus stabilitum, ferinum commutans gentis victum, agriculture
20
diligentia et inventis frugibus exornavit (2).
Ogni ammae-
stramento scaturi- Hec et alia, que longius ac laboriosius est referre quam sub-
sce dunque dalle
storie; tilius, hystorie docent, ut non sit aliquis virtutis splendor seu de-
formitas vitiorum, nulla gerendorum varietas, nulla cautio nul-
laque deceptio, nulla denique consilia, que non possint ex hystoriis
elici et exemplis illustribus confirmari. ut sine contentione faten- 25
dum sit concionatoris illud, non solum in naturalibus aut Dei
vel premium, quod pro rei geste merito dispensetur ? quid de-
mum persuadendo consulimus, nisi quod fieri vel non fieri de-
bere pro utilitate privata vel publica cogitamus ? nec extra rem
est quod, cum omnium artium scientiarumque doctrina sit non
solum abdita, sed obstrusa, ut non facile possit ab omni ingenio 5
equanto la storia percipi, nullus ferme tam obtusi tamque caligantis intellectus sit,
insegna riesce a
tutti d'agevole in- qui capere non possit hystorias, quem talium rerum narratio non
telligenza.
delectet, qui non possit ex ipsis elicere documentum fugiendi vi-
tium aut imitande virtutis exemplum. non igitur peniteat te,
vir clarissime, specialiter operam dedisse scientie rerum gesta- 10
rum, que, nisi nacta fuerit ingenia nimis inepta ad omnes vite
partes, illa suggerit que nullo modo possint aliunde percipi vel
haberi nec aliquid subtrahit quod ab artibus aliis ministretur,
queve sic pertinet ad hominum vitam, ut per alias non possit
melius institui vel ad honestatis frugem perfectius revocari. 15
In quibus quidem, cum tanta sit utilitas, tanta voluptas tan-
Èquindi bende- taque doctrina, quam inexcusabile damnum est quamque defle-
plorevole la per-
dita dellamaggior
parte degli storici bile, quod omnis ferme Latinorum hystoria taliter sit amissa, quod
romani;
vix tot hystoriarum cartulas habeamus quot hystoricorum no-
mina recensentur ? nec id etati nostre vitio deputem ; altius con- 20
cepta est ista iactura. sex enim seculis et ultra litterarum studia
taliter iacuerunt, quod extincti sunt libri, sed singulariter perie-
runt hystorie ; de quo quidem mecum nequeo consolari. ubi-
vuoi antichissimi, nam sunt annales Ennii, Quadrigarii, Gnei Gellii, Q. Claudii,
L. Pisonis aut Fabii? (1) quo evanuerunt Iulius Higinus, Ephorus, 25
3. CH omette privata 5. CH obstruosa N negotio , cancellato e sostituito
in margine ingenio 13. N illis 17-23. Il Mehus cita da quam a hystorie
24. CH R2 in luogo di Gnei dànno C. N. 25. CH N R2 Iginius
(1) Anche qui da A. Gellio deve << cuius pleniorem notitiam debes scire
aver attinto precipuamente il S. poichè << quod Lucanus, teste Cornelio
questi scrittori son tutti ricordati e « Tacito lib . 16 , fuit filius L. An-
citati nelle Noct. Att.; Eforo fra gli <<nei Mele, fratris moralis Senece » ;
altri (lib . III, XI, 2), che il S., in- cod cit. c. 234 A. Siccome però Do-
gannato forse dalle parole un po' am- menico fin dal 1377 aveva trasmesso
bigue del suo autore che l'accoppia al S. l'elenco di tutti i suoi libri (cf.
con L. Accio, par abbia creduto latino. lib. IV, ep. VIIII ; I, 276), e non è cre-
(2) Da GELLIO ( Noct. Att. VI, XVIII , dibile che, se Tacito si fosse trovato
11 ; XI, VIII, 5 ; XV, XXVIII, 1-2 ; XVII, fra di essi, il S. non ne avesse tratta
XXI, 3 ) il S. aveva appreso che Q. Cor- copia; così sarà da ritenere o che il
nelio Nipote era autore d' un'opera in- Bandini venisse più tardi in possesso di
titolata Exempla, d'un'altra De viris un codice Tacitiano o che lo abbia
illustribus, della Vita di Cicerone avuto soltanto a prestito. Comunque
e delle Cronache, delle quali ultime po- sia di ciò, alcuni anni dopo, il S. do-
teva pure avergli data notizia CA- vette finalmente conoscere egli pure
TULLO, I, 5. Cf. TEUFFEL, op. cit. Tacito, se Leonardo Bruni, scrivendo
$ 198. Lo stesso dicasi per Svetonio; al suo fianco circa il 1400 la Laudatio
cf. Noct. Att. IX, VII, 3 ; XV, IV, 4 &c. urbis Florentinae poteva citare le Histo-
Molto strano invece è il veder qui riae (cf. G. KIRNER , Della Laudatio
collocato fra gli scrittori perduti Ta- urb . Flor .di L. Bruni, Livorno,
cito, di cui il Boccaccio si era così 1889, p. 19) ; ed il Poggio nel 1427
largamente servito nel De claris mu- così scriveva di un ms . dello sto-
lieribus (v. DE NOLHAC, Boccace et rico latino al Niccoli : « Legi olim
Tacite in Mélang. d'archéol. et d'hist. « quemdam, apud vos manens ,
de l'Éc. franç. de Rome, 1892, XII, <<<litteris antiquis ; nescio Colucii ne
125 sgg .) ; e che Domenico d'Arezzo, <<<esset an alterius » ; POGGII Epistolae,
intimo amico del nostro, sembra ed. Tonelli, lib. III, ep. xv ; I, 213 .
possedesse, giacchè non soltanto nel (3) Che accanto alle opere per-
De viris claris lo chiama << orator dute di Giunio Cordo, uno de' conti-
< et hystoricus eloquentissimus, prout nuatori dell' Historia Augusta di Mario
« eius probant hystorie, quas multo Massimo e di P. Erennio Dexippo
<<cum lepore legimus » (cod. Laur. (cf. TEUFFEL, op. cit. §§ 381 e 387) il
Aed. 172, c. 120A) ; ma, tessendo la S. collochi, quasi avessero subito il
biografia di Lucano, ne cita espres- destino medesimo, quelle di Trebellio,
samente gli Annali, XVI, XVIII : « Ad di Vopisco, di Capitolino, di Lampri-
Coluccio Salutati, II. 19
298 EPISTOLARIO
Livii (¹) ; non modernorum nugas, Specula videlicet hysto- e neppur le mo-
derne compilazioni
rialia (2), Satiram Paulini (3), Martini Cronicas (4), et si qua prive di valore;
alia, nostris his duobus edita seculis, fuerit unquam tibi cura vi-
dendi. non etiam Suetonium De duodecim Cesaribus ; non non Svetonio cosi,
nè l'Historia
5 hystoricos illos, qui, incipientes ab Adriano usque in Numerianum, gusta
, Au-
omnes Cesares Augustos atque tyrannos stilo non incongruo
descripserunt ; Spartianus, Capitolinus, Gallicanus, Lampridius,
nè i Commentari
Trebellius et Vopiscus ; non Commentarios C. Cesaris de di Cesare,
romano, come vediamo aver fatto a confermare che delle Storie di Livio
Floro; certo si è che il S. ha soste- erano esistite un tempo tredici deche,
nuto doversi attribuire non a Floro, così scrive nel De viris claris : « Nec
bensi a Seneca l'Epitome con una as- <<potest dici non esse verum, quamvis
severanza dalla quale abitualmente ei << tantum tres legantur ubique ; nam
suol tenersi lontano : << Cum claris- <<<et ego epitoma, seu mavis omnium
<<<<sime legatur », scrive così nel trattato <<<dictarum decarum abbreviatio-
De tyranno (cod. Laur. Pl. LXXVIII, << nes , habeo, quarum multis exempla
12, c. 3 B) « apud Senecam, quem ne- <<dedi >> ; cod. Laur. Aed. 172, с. 381 в.
<<scio quare Florum dicunt, Eutropium (2) Allude fuor di dubbio allo Spe-
<<
« et Orosium &c. » . E più innanzi culum historiale di Vincenzo de Beau-
(cod. cit. c. 7B) : <<Audi Senecam, quem vais, opera di cui anche il Boccaccio
<< quidam Florum vocant » . Ugual- non par facesse molta stima (cf. Hor-
mente nell' Invectiva in A. Luschum, TIS, Studi, p. 485) e che Benvenuto
ed. Moreni, Florentiae, MDCCCXXVI, Rambaldi definisce condispregio « opus
p. 35 : « nonne legitur apud Senecam, <<<<vere gallicum » ; Com. Purg. 1, III, 38.
<< quem quidam Florum vocant, ubi ci- (3) Si tratta, come rilevò già A.
<<<vile bellum - non minus conqueritur MUSSAFIA nella introduzione alla sua
<< quam describat &c. » . Sebbene il bella stampa del Trattato De regimi-
Vossio ed altri abbiano inclinato a rite- ne rectoris di frà Paolino minorita,
nere probabile che Floro appartenesse Vienna, MDCCCLXVIII, p. VII, della cro-
alla famiglia dei Seneca (cf. FABRICIUS, naca composta dal vescovo di Pozzuoli
Biblioth. lat., Lipsiae, 1773, II, 439), oggi e da lui intitolata Satira. Il Boccaccio
i critici lo identificano invece col noto che nelle Geneal. Deorum, XIV, 8,
poeta e retore dei tempi d'Adriano ; biasima la « prolixa dicacitas » di Pao-
cf. TEUFFEL, op. cit. § 348 . lino, si è addirittura scatenato contro
(1) Sotto il nome di Abbreviatio o di lui, com'è noto, nelle postille agli
Abbreviationes Titi Livii correvano al- spogli inseriti nel zibaldone Maglia-
lora le Periochae dell'opera Liviana. bechiano, dove non gli risparmia nè
Il Petrarca ne aveva posseduto e po- i rimproveri, nè i dileggi. Cf. HORTIS,
stillata una copia, che ora è perduta Studi, p. 485 ; MACRI - LEONE, Il zibald .
o nascosta, ma che nel sec. xv passò Boccaccesco della Magliabech . in Giorn.
sotto gli occhi di Gasparino Barzizza ; stor. della lett. ital. X, 18 sgg .
cf. DE NOLHAC, Petr. et l'humanisme, (4) L'opera ben nota del domeni-
p. 245. Anche Domenico d'Arezzo , cano polaccoMartin Strebski († 1279) .
300 EPISTOLARIO
8. M si qua
(1) Fra i « non mediocriter erran- baro, Salerno, 1884, p. 12); altri si
« tes » al S., se avesse voluto far nomi, lusingava di ritrovarle in Germania.
sarebbe stato necessario porre il Pe- <<Alias dominus Andreas Iulianus no-
trarca ed il Boccaccio (cf. DE NO- <<<bilis venetus, vir apprime studiosus
LHAC, Pétr. et l'humanisme, p. 247; <<litterarum, voluit se in Alemanniam
HORTIS, Studi, p. 413 sg.), nonchè <<transferre, ut inveniret librum Trogi
Benvenuto da Imola (Comm. Inf. <<<Pompei et unam decadum Livii ;
XXVIII , II, 373 ; Par. VI, IV, 435) . <<que volumina ibi esse audiverat.
Non è picciol vanto del nostro aver <<<hoc audivi ipse Petrus Delphinus
veduto il vero, quando uomini così <<ab (sic) filio eius Francisco Iuliano » ;
insigni erano ancor avviluppati dalle cod. Canon. Lat. 281 della Bodlejana
tenebre di un errore, che perdurava d'Oxford ; cit. in COXE, Cat. mss. bibl.
ancora in pieno rinascimento; cf. SAB- Bodl. par. III, Oxonii, MDCCCLIV, C. 231.
BADINI, Storia e crit. di alcuni testi lat. (5) Sulle condizioni in cui versava
in Museo it. di antich. class. III, 362. nell'età di mezzo il testo di Q. Curzio
(2) È strano che il S. taccia de'com- v. S. DOSSON, Étude sur Q. Curce, sa
mentari De bello alexandrino, vie et son œuvre, Paris, 1887, append. I
africano e hispanensi ; ma piut- e 11; ma il filologo francese non ha
tosto che ammetterli a lui ignoti io apprezzato quanto meritano d'esserlo
inclinerei a riconoscere nell'omissione gli studi fatti sullo storico d'Alessandro
il risultato d'una semplice dimenti dal Petrarca e dal Boccaccio : cf. DE
canza.
NOLHAC, op. cit. p. 291; HORTIS, Studi,
(3) Sulle ricerche intraprese per p. 426 sg. Quando Niccolò da Tre-
ritrovare i libri perduti di T. Livio viri rinvenne il famoso ms. di Plauto
v. HORTIS, Cenni di G. Boccacci int. fece correr voce d'aver scoperto pure
a T. Livio, Trieste, 1877 ; SABBADINI, un ms. compiuto di Curzio ; ma la
op. cit. col. 322 sg. notizia, che aveva rallegrato il Poggio
(4) Per qualche tempo sorrise agli e il Guarino, si manifestò bentosto
umanisti la speranza di ricuperare le falsa. V. MEHUS, Vita A. Traversarii,
Storie di Trogo Pompeo. Così nel P. XLIII Sg.; SABBADINI in Museo it. di
1417 il Traversari annunziava festante antich. class. II, 414.
a F. Barbaro che il cardinal Pisano (6) La perdita delle Storie di Sal-
le aveva scoperte in Spagna (SABBA- lustio fu deplorata anche dal Petrarca ;
DINI, Centotrenta lettere ined. di F. Bar- DE NOLHAC, op. cit. p. 247.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 301
creditur (¹), vel hystorias Claudii Cesaris inspexisti (2), sed in Livio di Claudio.
magis et cordialius ferves.
Ceterum scio quod de greco in grecum vulgare et de hoc in
aragonicum Plutarchum De hystoria.xxxXVIII . ducum et
S virorum illustrium interpretari feceris; habeo quidem rubri-
Lo prega poi di
carum maximam partem (3). cupio, si fieri potest, hunc librum trasmettergli le
Vite parallele di
videre; forte quidem transferam in latinum (4). ego autem habeo Plutarco tradotte
in aragonese
(1) Cf. TEUFFEL, op. cit. § 347, 4. « été mis à exécution » . A me pare
(2) Cf. SUETON . D. Claud . XLI poter asserire risolutamente di no,
e TEUFFEL, op. cit. § 286. quantunque la versione italiana che
(3) Di questa versione aragonese noi possediamo del testo aragonese
che, come ci apprende la rubrica ini- ci offra indizio certissimo che il S.
ziale della traduzione toscana di cui pensava seriamente a dotar l'Italia
parleremo adesso, fu eseguita <<<per d'una traduzione latina di Plutarco .
<<un freyre predicatore Vispo di Lu- Essa infatti deve esser stata eseguita
<<dernopoli, molto sofficiente cherico per conto del S., il quale non avrebbe
<<<in diverse scienze et grande istoriale potuto sul testo aragonese elaborare
<<<et esperto in diverse lingue>> sopra agevolmente la propria versione. Chè
una prima traduzione « in vulgar se egli, distratto dalle sue occupazioni,
<<greco>> fatta in Rodi « per uno filo- rinunziò al disegno qui manifestato,
« sofo greco chiamato Domitri Talo- diede opera però perchè altri lo colorisse
<< diqui (sic) », il Morel-Fatio ha, sulle in sua vece; ed io non esito a cre-
tracce dell'Andres, additato un esem- dere che per suo eccitamento appunto
plare nel fondo spagnuolo della Na- dovettero così Leonardo Aretino come
zionale di Parigi, nn. 70-72. Sebbene Iacopo Angeli proporsi di far le loro
questa copia sia acefala, pure il con- prime prove di traduzione dal greco,
fronto istituito dal Morel-Fatio fra al traslatando le Vite di Plutarco, di
cuni passi di essa ed i corrispondenti cui otto il primo, due voltò poi il se-
del volgarizzamento italiano provano condo: cf. MEHUS, L. Bruni Aretini epist.
che essa è proprio quella fatta per or- pars I, p. LXXII sgg. E si noti di più
dine del de Heredia. L'esemplare pa- che colui, il quale trascrisse in Firenze
rigino (accordandosi anche in questo nel 1469 le Vite volgarizzate ne'codd.
coi codd. italiani) non comprendeva Laur. Pl. LXI, 11-12, ebbe, com'egli
però originariamente se non trenta- attesta, « la copia da uno frate del-
nove Vite e non già quarantotto quante <<<
l'ordine minore, e fu quella che
ne conta l'originale. Ma su tutto ciò <<fu di messer Lionardo d'A-
e sui nomi dei traduttori, evidente- « rezzo » ; al quale molto probabil-
mente svisati, cf. MOREL -FATIO, op . mente l'avrà trasmessa il Salutati,
cit. p. XVIII sgg. quando lo stimolò ad iniziare il lavoro,
Sui
(4) Scrive a questo proposito il a cui egli non poteva dar mano.
MOREL- FATIO, op. cit. p. XXI : « On codici contenenti il volgarizzamento
<< ne sait si le projet de Salutato a italiano oltrechè MEHUS, Vila A. Tra-
302 EPISTOLARIO
egli offre in cam- translationem Odyssee Homeri in latino, quem librum audio
bio l'Odissea d'O-
mero .
principio l'amici- velim quod hoc sit inter nos noticie principium, amicicie vincu-
commercio tragga
zia loro.
lum et officiorum mutua vicissitudine fundamentum. vale felix, 5
domine mi; et parce si nimis audax tibi visus fuero sique te,
plus quam deceat, oneravi. in votis quidem honestis non est
turpe transire modum nec invenit facile voluntas coniuncta vir-
tuti frenum. iterum vale. Florentie, kalend. februarii.
XII . 10
Fiorentini per stringersi, come fece, gnarsi come sembra, al 1393 (la XIII
al Visconti, se n'era astenuto. Ri- del lib. VIII), attesta che Donato aveva
fatta la pace, ritornò al vecchio uso ; l'anno innanzi già fatto dono di pesce
e difatti nelle . Missive del 1391, pre- salato al cancelliere fiorentino, parrà
cisamente sotto il 7 novembre, noi ne naturale il concludere che a quel
ritroviamo una « Marchioni Estensi », primo invio si riferisca l'epistola, di
la quale così comincia: « Ingentem cui ora trattiamo .
« copiam piscium servandorum , (1) La generosità di Donato era
« quos nobis magnifica vestra frater- ben nota. Il Petrarca, che ad ogni
« ternitas destinavit, non sine admi- istante ne provava gli effetti, dopo
<<ratione propter multitudinem, sed aver più volte pregato l'amico di
<<ingenti cum iocunditate propter af- smettere, monto in collera e gli scrisse
«fectum transmittentis accepimus » ; una lettera piuttosto aspra : « Quo-
reg. 21 bis, c. 167 в ; е dopo d'allora « tiens », egli esclama, « monui, quo-
missive consimili si ripetono con fre- « tiens oravi, quotiens blandiens ,
quenza; cf. reg. 22, c. II B, 14 aprile « quotiens subirascens , nunc lin-
1392; с. 98 в, 29 marzo 1393 ; reg . 23 , « gua, nunc calamo litigavi tecum
c. 7 A, 11 marzo 1394 &c. Donato <<< ne tua liberalitas suspitione me cu-
adunque, il quale ci teneva a prov- <<< piditatis aspergeret! tu perstas ; et
veder anch'egli l'amico di pesce «dum famae tuae studes, meam non
salato, che servisse a lui ed ai suoi «cernis infamiam » ; Sen. lib. XIIII ,
di cibo quaresimale, deve aver côlto ep. 9; cf. FRACASSETTI, Le lett. sen. II,
per regalare il S. l'occasione offerta- 433; HORTIS, Studi, p. 601 .
gli da un analogo invio fatto dal suo (2) Anche il Petrarca nell'epistola
signore ai priori fiorentini; e quindi ora citata non sa trattenersi dallo
non prima del '91 può essere stata scherzar sulnome dell'amico: «Abunde
scritta quest'epistola. Ma se avver- <<< mihi sufficit Donatus meus, do-
tiamo poi che una seconda lettera del « natus , inquam, et non emptus.
S. all'Albanzani, identica per il con- «cur tu igitur emas me, cui non te
tenuto suo alla presente e da asse- • vendidisti, sed donasti ? » .
304 EPISTOLARIO
fatti
crea ol'amicizia si vel paratam foveri quo consistat? falleris, mi Donate : non est
si rafforza;
poichè essa è senza
prezzo ; amicicia res venalis, non preciosa, sed impreciosa potius est vera
dilectio. quem michi dabis, qui precium tempori ponat? in-
quit Anneus (1), sed quot annorum chiliades cum unius diei ami-
cicia comparabis ? inappreciabilis res est que vel exceditur vel 5
excedit, si ceteris comparetur. amicicia nullius rei mensura est,
nullaque re penitus mensuratur : quicquid sibi comparaveris vile
est. non igitur putes hoc tam excellens bonum posse donis et
e
soltanto colla pecunia possideri : virtus sola est principiorum amicicie conci-
virtù si può con-
seguire.
liatrix, virtus sola conservat et tuetur inceptam, cuius opinio, si to
forsan dilectionem inchoaverit, cum non subsit, mox, ubi comper-
tus error fuerit, desinit diligi quod inconsulte cepit amari. tan-
taque vis caritatis et amicicie est, tantumque sibi cum virtute
commertium, quod, si ipsam sustuleris, virtus extinguatur et, si
Tuttavia prega virtutem auferas, nequeat amicicia subsistere. gratitudinis tamen 15
Donato a gradir
l'espressione della officio munera tua prosequor impendio gratiarum, longeque cu-
sua riconoscenza.
XIII . 20
(1) SEN. Ep. ad Luc. I, 2. Il testo non possiamo in verun modo deter-
però pone « aliquod » dinanzi a « prae- minare le date. Ma il luogo ch'esse
<< tium ». occupano nei codici ci inducono ad
(2) Anche di questa e della se- assegnarle all' incirca al 1392. Di ser
guente epistola al cancellier lucchese Vito da Montecatini poi non ho notizie.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 305
ratio igitur iubet ut taceam, sed amicicie tue postulatio cogit Ma poichè l'ami-
cizia a ciò lo spro-
10 ut dicam; ut, si fuerit de hac re tibi cum illo contentio et ego na,
sed nulla prorsus inter vos comparatio; et nimis ignare sibi blan- iconfesserà
versi del chetra
Corto-
nese e quelli di
diretur ille ser Vitus, si sua metra velit cum tuis versibus com- Vito,
parare. nam
20
Lenta salix quantum pallenti cedit olive,
Puniceis quantum cedit saliunca rosetis,
Iudicio nostro, tantum tibi cedit Amyntas (4).
loquitur enim in illis suis versibus incipientium more ruditer, et difetticuie nota i di-,
gli errori
metrorum complendorum gratia eo plerumque deducitur, ut in-
25 composite et impertinenter, ne dicam pueriliter, eloquatur. qui,
si memor foret Daretis et Entelli (s), non presumpsisset, iuvenis, non è possibile
certo un paragone .
iam canescentem in arte poetica provocare. nonne legit Catili-
naria pugna, que in agro Pistoriensi commissa fuit, veteranos,
8. CH statuerit 18. CH omette cum 20. N¹ leta psallenti 21. rosetis] N
roseus (?) 27-28. CH catelinaria
(1) SEN. De morte Claudii Caes. lud. Il testo però dà nel verso ultimo
XII, vv. 36-42. <<<
haud -
haud ».
(2) SEN. Trag. Medea , II, 11, 84-85 . (4) VERG. Buc. ecl. V, 16-18.
(3) VERG. Buc. ecl. III, 108-110. (5) Cf. VERG. Aen. V, 368 sgg.
20
Coluccio Salutati, II.
306 EPISTOLARIO
MaseVitospera sed credat michi Vitus, comprovincialis meus, si tibi carmine vo-
emular
in graveAntonio
errore.
luerit equari, quanvis
20
Speret idem, sudet multum frustraque laboret
Ausus idem : tantum series iuncturaque pollet:
Tantum de medio sumptis accedit honoris (4).
IO sequatur. nec pudeat se profiteri discipulum, ut aliquando dicere Antonionon emulo, quale
bensi un
forse toccherà
tire quam deceat, puto quod poterit in virum perfectum evadere; quella meta, a cui
qui, si properantius quam oporteat volare voluerit, facile, defi- altrimenti nongiun-
ve sperare di de-
cientibus alis, in ruine precipitium declinabit. que autem de gere.
15 multis in versibus suis notavi, cedula, quam mitto cum presen-
tibus, admonebit. vale felix. Florentie, decimonono februarii.
XIIII .
ALLO STESSO .
Firenze,
ELLEM, vir egregie, frater et amice karissime, talis fore, potius
VELLEM,
autem esse, quod tibi et reliquis tum doctrina prodesse pos-
10 0 14 marzo
1392 ?
Vorrebbe esser
sem tum exemplo. tunc enim aliquem et studiorum et vite tale veramente
riuscir da
utile altrui
(1) IUVEN. Sat. VII, 37-38 . (3) QUINTIL. Inst. or. X, I, 112 .
(2) HORAT. Ep. II, III, 409.
O
308 EPISTOLARI
Ad id autem, quod ultimo loco petis, videlicet quod gravius Quindi decide
che l'adulazione e
peccatum sit, an laudare malum, quod est adulantium, an damnare l'invidia sonopec-
cati di uguale gra-
bonum, quod est proprium invidorum, fateor me imparem ut vità;
absolvam. sed cum Propheta, inquiens : ve, qui dicitis malum
15 bonum et bonum malum, ponentes tenebras lucem et lucem
tenebras, ponentes amarum in dulce et dulce in amarum ! (3) ;
videatur ipsos, sicut aspicis, adequare, puto satis probabiliter
dici posse, quod hec vitia, ceteris circunstantiis paribus, sint
equalia. possunt qui talia faciunt differre proposito, potest etiam
20 bonum, cui detrahitur, maius esse malo, quod commendatur ; et
e converso possunt hinc et inde dispares effectus sequi; sed,
si cuncta sint paria, credo quod istarum maliciarum gravitas sit
equalis.
An autem irasci possimus absque peccato, quod secundum non afferma che l'ira
è sempre bia-
25 tuum quesitum fuit, nemini dubium debet esse quod sic. nam simevole
qui rationabiliter commovetur ad iram, secundum viam iusticie
et ex iusticie zelo desiderando vindictam, omnino non peccat;
9. N¹ ferruginem 10. N¹ ripete due volte can. inf. 11. CHomette id 14. ve] N ut
19. I codd. possunt in luogo di potest 21. N¹ omette etdopo hinc 27. N¹ vind. desider.
(1) Non riesce chiaro se trattisi (2) HORAT. Ep. II, III, 207.
di un nuovo componimento del cor- (3) MAXIM. Eleg. III, 23 in BAEHRENS,
tonese oppur di quello già lodato Poet. lat. min. V, 333 : « At postquam
nell'epistola precedente. <<<<teneram rupit verecundia frontem » .
312 EPISTOLARIO
Manfredi
lini.
ser edames- vice mea affici volo (1) ; et doctorem egregium, dominum Iohan-
nem de Maulinis, rogo salutes. vir quidem est ultra legalis scientie
fastigium propter alia etiam humanitatis studia colendus, quem
in aliquibus collocutionibus repperi non pauca sentire (2). Flo-
rentie, secundo idus martii. 5
XV.
caduceatorum edideras (1) : que quidem adeo placuerunt tantamque che celebravano la
conclusione della
michi spem de te tuaque gloria contulerunt, quod sopitum iandiu paceessa,e gli arbitri
ad hec studia pectus atque gelatum tuba tui carminis exper-
rectum pierii caloris affectibus succenderunt. nec potui sexage-
s' indusse a
5 narius contineri quin ad iuvenilia studia rediens et ego cantarem, shiverne duriegli stesso
tale quidem auspicium michi hec, que vidi, carmina tua dede-
runt, quod nichil ambigendum sit quin totius Parnasi fontibus
proluaris (1). clara sunt et ultra tue etatis maturitatem plena pon-
deris atque suci, congruentibus concepta vocabulis, inventio-
neque mascula et iucunda. suscipe autem et tu versiculos meos, 5
Lo prega di co- quos optimo viro Petro Bargaglie communices oro (2). ulterius
municar i suoi
versi a Pietro da
Bargagli ed a com- autem inconsulte non pandas et sicubi pro dactylo videris ana-
Patrierteslicenze pestum preter modernorum morem, cum patientia supportato.
vertono.
XVI .
(1) Cf. PERS . Sat. Prooem.I . gli offre in dono un fazzoletto tra-
(2) Costui, sul conto del quale nulla punto, risponde pur scherzando il Bar-
ci dicono i più recenti illustratori gagli (c. 177 A); protestandosi però
dell'umanesimo ligure, era probabil- alieno dagli amorosi sollazzi, perchè
mente oriundo di Bargagli, piccola ormai troppo maturo d'anni e di senno :
terra della provincia di Genova (circ. <<<Spargor enim diu tempore canis »,
e mand. di Torriglia). Una lettera a egli dice, « et iam in mentum per
lui << Eliconio viro domino Petro de <<<<genas descendunt ».
<<<<Bergaglio>> sta nel cod. Ambros. (3) Di Bartolomeo della Mella di-
O 63 sup. c . 176 B ; e non crediamo scorreremo più innanzi nelle note al-
di errare dicendola scritta da Prospero l'ep. III del lib. VIII a lui pure di-
Schiaffino di Camogli, ben noto uma- retta. Qui ci pare opportuno spender
nista. Alle facezie di Prospero che piuttosto qualche parola intorno al
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 315
ma migliore ser a
verun dubbio pr
teggere gli oppres-
si.
コボーー
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 317
possint, naturam violant, Deum offendunt, seque indignos effi- senza caduti. soccorso i
25 ciunt, quibus aliquando quis debeat misereri. eia igitur, vir optime
fraterque carissime, prosequere quod cepisti, labora donec tam pirLol'opera,
esorta a com-
e lo prega di sa- meum, non sine maxime perfectionis laude nominandum, magi-
lutare l'Albanzani
da parte sua.
strum Donatum, et foveas et salutes (1). Florentie, manu pro-
pria, decimotertio kalendas iulii.
XVII .
(1) Donato degli Albanzani, per cui discorso (p. 313). Poichè egli infatti
vedi l'ep. XIII del lib. V, p . 68 di assevera d'aver << testé>> composti quei
questo volume. versi, è naturale che noi ascriviamo
(2) A determinare il tempo in cui la presente al giugno del 1392. La
quest'epistola è stata dettata giova la grave questione della coesistenza della
citazione che il S. vi fa d'alquanti predestinazione e del libero arbitrio,
versi tratti dal suo carme in lode della discussa qui dal S., venne da lui svolta
pace conchiusa fra i Fiorentini ed il in seguito più largamente nel tratt. II
Visconti, del quale abbiamo or ora del suo libro De fato et de fortuna.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 319
tu michi tantum tribuas, pro amoris tui, cuius non vera solent lui, ciò all'amor
soltanto si deve
esse iudicia, tum passione tum habitu facis. hoc unum velim che gli porta;
tibi persuadeas, quantum ad scientiam meam attinet, me scire
15 quotidieque magis ac magis videre quod nesciam. nam de vir- perchè egli non
può esser giudice
della virtù altrui ;
tutibus, que qualitas mentis sunt, qua recte vivimus, qua nemo
male utitur et quam in nobis solus Deus operatur, ut inquit
Aurelius (2), te scio verum iudicem esse non posse. si enim vere
germaneque virtutis post Deum sola mentium nostrarum dispo-
20 sitio, sicut effectrix est, ita etiam et testis esse potest, cur sis
virtutum mearum loquentibus credulus aut levis, imo levissimus,
predicator ? vides aliquem bene loqui actusque virtutum facere ;
qualiter novisti qua mente, circa cuius intentionem virtus na-
scitur et versatur, agat ? si in sue ratiocinationis arcano de-
25 bitum finem intendat; si ex caritate, que est Dei et proximi
dilectio, faciat, non ob gloriam vel ad lucrum ? cave, fili ca-
rissime, ne de me, quem, ut inquis, nec vidisti nec nosti, vel
de aliis tanta cum temeritate pronuncies, quod dicti tui nequeas merità.
senzapeccar dite-
reddere rationem. legitimi iuris est testem interrogatum quo-
tionum tuarum summa est. in qua quidem questione, primo Al quesito darà
una triplice rispo-
tangam diversorum vocabulorum, eiusdem tamen rei, proprie- sta.
tatem; secundo quedam ad huius rei determinationem et noti-
ciam presupponam ; tertio quid ex illis concludendum sit brevi
S veraque colligam peroratione ; demum obiectionibus tuis, quanto
clarius potero, respondebo.
Et, ut breviter primum absolvam, est Dei scientia, que qui- strerà
E prima dimo-
che si debba
dem rerum noticia est, immutabilis et eterna. hec equidem sim- scienza,
intendere predesti-
per pre-
plex et una est; ante rerum autem existentiam prescientia dicitur, denza
nazionedelle
e previ- cose
10 que tamen etiam future rei scientia est. non enim mutatur in future.
Deo scientia, licet res scita diversitate temporum varietur. novit
namque Deus que sunt, que fuerunt, que mox ventura trahuntur (1).
vocabulis differre possunt ista, non rebus. una quippe dies, si
proxime futura sit, cras dicitur ; si presentialiter agitur, non iam
15 cras, sed hodie nuncupatur; si autem immediate preteriit, heri,
non hodie, dici solet. et si ab immediata trium harum differen-
tiarum continuatione discedatur, infinitorum potest numerorum
differentia designari ; et tamen unica dies erit. sunt ergo prescientia
et predestinatio nec non et previdentia futurorum; et horum omnium
20 apud Deum, quibuscunque temporibus varientur, scientia est. hinc
veniunt denominationes, ut aliquos predestinatos, aliquos dicamus
esse prescitos (2). que vocabula, licet latius pateant significatione
proprietateque vocabuli, appropriatione tamen consuetudinis aliter
a Divinarum Scripturarum tractatoribus usurpantur. predestinatos
25 enim ordinatos dicunt ad gloriam ; prescitos autem ad penam
eternam. de quibus, quanquam Veritas dixerit: nescio vos (3),
presciti tamen esse dicuntur ; nam licet ignorati sint acceptione
glorie, presciti sunt tamen ordinatione iusticie. est autem pre-
destinatio de hominibus salvandis electio preparatioque bonorum,
30 quibus hic predestinati liberantur et in futurum coronandi fient.
5. N¹ oratione 8. N¹ quidem 12. CH fuerint 14. N intelligitur corretto in
agitur 16. trium harum] CH triumpharum 17. N¹ R2 infinitimorum 27. CH ac-
ceptatione 28. CH tam, sunt 30. fient] CH fuerunt
(1) Cf. S. PAUL. Ep. ad Rom. VIII, 29. << factum est nihil quod factum est.
(2) S. MATTH. XXV, 34. « In ipso vita erat et vita erat lux
(3) S. IOHANN. I, 3-4 : « Omnia <<<hominum » .
« per ipsum facta sunt et sine ipso (4) Cf. BALBI, Catholicon, s. V.
DI COLUCCIO SALUTATI . 323
est et Dei prescientia non ex eo quod prescita futura sint, sed lontà umana,
vengono di-
peccati, 1
potius illa futura sunt quia prescita; quia enim prescita sunt,
fiunt; non e converso. sed est prescientia cum approbatione
beneplaciti, que rerum est nedum causa, sed necessitas. nam,
10 ut inquit Aurelius (2), Dei voluntas rerum est necessitas ; et hec pre-
scientia solummodo bonorum est: malorum enim culpe prescientia
Dei causa non est, nisi sine qua non enim possunt esse, quin
prescita fuerint. previdet hec igitur Deus, tanquam non facturus,
imo que omnino facturus non est; et licet ab alio fiant previdet
15 ipsa, non approbans, sed disponens. denique ab eadem eterni-
tatis immensitate et sine principio, simul fluit infallibilis Dei pre- prescienza
così coesistono la
divina,
scientia et necessariorum necessitas et futura contingentia futu- lale contingenza
cose futuredel- e
l'elezione libera
rorum et libera nostre voluntatis electio: que omnia ab eterno, della volontà uma-
etsi non improprie nature subsistentia sunt, futura tamen fuerunt na,
20 et in ipsius previdentie lumine et fuerunt et sunt. erigamus nunc
nos aliquantulum supra sensus et fateamur, ut est, quod, licet
omnia, que fiunt, ab ipsius providentie ordine infallibili atque
certo procedant, attamen ab illa, que ab eterno futura erat, proprie
necessitatis vel contingentie libertatisque natura penitus non
25 discedunt, sed ita fiunt, ut ab eterno futura sunt et fuerunt. quod
si hanc necessitatis et libertatis et contingentie mixtionem forte
come dimostra
non vides, cum Severino distinguas : hec enim, inquit, ad in- Boezio,
tuitum collata divinum, necessaria fiunt per condicionem divine
notionis, per se vero considerata absoluta nature sue libertate
1. N dicimus 11. R2 omette solummodo - prescientia CH omette enim 16. N¹ fuit
20. N fuerant 23. I codd. et tamen 25. I codd. discedant 26. CH dopo necessi-
tatis omette et
e si può per via non desinunt (1). nam ut hoc exemplo clariore demonstrem, fac
d'esempio dichia-
rare.
te esse, alicuius principis iussione, in carceribus alligatum; nonne
tu ibidem detentus necessario manes ? manes equidem ; nam,
urgente principis iussu, discedere omnino non potes. stante vero
hac necessitate, dic michi: nonne potes etiam libenter et libera 5
voluntate manere ? potes, video : non igitur impedit, quecunque
sit illa necessitas, arbitrii libertatem. simul enim potes volun-
tate libera et oportet inevitabili necessitate, sicut habet casus ille
quem posui, in vinculis ergastuloque manere.
Può quindi pec.
care ed esserdan- Et ut ad tuarum rationum solutionem veniam, potest prede- 10
nato ancheil pre- stinatus ad vitam peccare mortaliter et damnari, si hominem sine
destinato;
1. I codd. clariori 3. CH omette tu 20-21 . R2 duc. seu doc. 21. CH dopo sed
aggiunge prorsus 28. CH omette est 30. nec] R2 hec N¹ pen. pred.
(1) BOET. Phil. cons.V, VI, 112-115. I testiperò dànno « relata » e non « collata » .
(2) S. PAUL. Ep. ad Rom. IX, 18.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 325
tiam; nec oramus frustra: preordinavit equidem Deus ante secula, e l'orazione;
que sit orantibus per tempora concessurus. non etiam putandum giuste
neda supporre in-
le opera-
est quod iniuste Deus in utero Iacob elegerit reprobaveritque zioni divine.
Esau. alia est enim iusticia retribuentis Dei, alia potestas hominem
5 facientis. de illa namque dictum est: nullum malum impunitum
et nullum bonum irremuneratum. adducet enim Deus in iudi-
cium pro omni errato, sive bonum sive malum sit. de hac autem
L'uomo non ha
inquit Apostolus: nunquid dicit figmentum ei qui se finxit: quid diritto di giudicar-
me fecisti sic ? an non habet potestatem figulus luti ex eadem le,
10 massa facere aliud quidem vas in honorem, aliud in contume-
liam ?(1) ut iniquum alicui videri non debeat, si fictor noster
Deus ex gratia quibusdam miseretur, quam ad alios non extendit :
presertim cum omnes ex massa corrupta peccato primi parentis
nascamur ire vasa (2). annexum quidem nascentibus est peccati perchè
egli è giànascendo
involto
15 stipendium, que mors est, ut nedum dici non possimus mereri nel peccato,
gratiam, sed iuste nullam lamentari possimus et penam. ante
vero quam nascamur, utpote cum non simus, capaces omnino
non sumus nec meriti nec pene. quam ergo, mi Bernarde, iusti-
ciam desideras ? cum ante quam simus, nulla nobiscum esse
20 possit, et mox cum fuerimus in lucem editi, imo simul cum
nascimur, si consideretur natura corrupta, debeamus iure damnari? dannazione.
e merita la eterna
nimis ergo sibi blanditur, qui misericordiam, cum damnabilis sit,
requirit, ac invidus est, si Deus, quod iustissime sibi negat, per
gratiam cuiuspiam misereatur. etenim si salvaret cunctos, licet
25 hoc nulli posset ex merito contingere, sed solum ex gratia, nullis
tamen innotesceret iusticie debitum et benignitas gratie; sique
cunctos damnaret, licet iustissime factum esset, sicut omnino la-
teret gratia, item etiam iusticia non pateret. varietas illa mani-
festat utrunque, cum gratia luceat in electis et peccati iusticia
30 pateat in damnatis ; quin etiam conducat ad bonorum exercitium,
9. N' michi 11. N factor 15-16. N' possumus grat. mer. 16. N' possim.
pen. 23. N¹ requirat 24. N cunct. salv. 30. CH omette conducat
(1) S. PAUL. Ep. ad Rom. IX, 20- Ep. ad Rom . IX, 22 : « Quod si Deus ...
21.
•sustinuit in multa patientia vasa
(2) Allude al versetto di s. PAUL. « irae, apta ad interitum ».
326 EPISTOLARIO
dinanzi a ciò che voluntas et infinita Dei sapientia ipsa sibi suimet causa sit, cum
non ci è dato com-
prendere,
Apostolo dicere: ó altitudo divitiarum sapientie et scientie Dei : 20
quam incomprehensibilia sunt iudicia eius et investigabiles vie
eius !(2) et ut hanc difficultatem ostendat et ipsam Dei notet be-
nignitatem in se liberam et, sive tribuat aliquid sive non tribuat,
non esse mordendam, subdidit: quis enim cognovit sensum Do-
mini ? aut quis consiliarius eius fuit aut quis prior dedit illi 25
et retribuet ei ? (3) cumque quicquid fit, ab hac altitudine sapientie
fluat, pudeat humane condicionis ignorantiam contra ipsam quo-
modolibet murmurare, nec velit finita creatura infinitum illud
querere, quod nec apprehendi potest sensu nec percipi quomo-
paghi di conside- dolibet intellectu. cogitemus potius quod hec Dei sapientia at- 30
(1) Lo stesso paragone nel De fato (2) S. PAUL. Ep. ad Rom. XI, 33 .
et defort. tr. II, cap. x, cod. cit. c. 26B. (3) Ibid. XI, 34 .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 327
tingit a fine ad finem, hoc est a causarum principio usque ad rare za divinachelasapien-
abbraccia
effectum, fortiter et disponit cuncta suaviter (1). nam licet fortiter lefetticause e gli ef-
e tutto dispo-
ne soavemente e
agat, ut nil sibi resistere possit, suaviter tamen concurrentes forteme
causas in sua natura et qualitate conservat; ut, eius irrefragabili
5 stante potentia et necessitate, non desinant tamen voluntaria esse
libera nec contingentia possint esse necessaria, nisi forte cum
fiant. ex quo sensu nuper cecini, cum de pace loquerer :
Hec eadem instituit, rerum ne discrepet ordo
Principis a nutu variisque eventibus erret
10 Fatorum seriem, quibus omnia tramite fixo
Sponte sua currant vel saltem invita trahantur.
Fata, quidem, causis, causas effectibus, illas
Nectunt his . salva cum libertate voluntas
Elicit affectus, effectus imperat, una
15 Lege means, qua nulla tamen nequit esse voluntas
Libera vel prorsus iam desinit esse voluntas.
Ut licet ex illa quicquid volumus facimusque
Fixa lege fluat, nec sit mutabilis ordo,
Semper cuncta tamen cum libertate velimus
20 Que volumus : summique hec est sapientia regis,
Fortiter attingens, cui nilque resistere possit.
Fiunt cuncta quidem que vult et suaviter ille
Disponit propriam, nec causis invidet ullis,
Naturam placide, sed in omnibus omnia salvat (2).
XVIII .
do, divina fattura, omnia sapida, alacria et formosa, omniaque grandia, alta, lata
et penitus impossibilia cogitari atque inalterabili ordine et imma-
culata Deo obedientia continentem, tanquam causantem in nobis 20
infinita peccatorum et vitiorum genera fuerim libello, quem de
seculo et religione composui(2), detestatus, tres rationes su-
bicere videris, quas, ut verum fatear, usque nunc nullatenus in-
tellexi. quid igitur faciam ? rescribam, si potero, ad ea que
4. Così N¹ che però per errore del copista legge Cannerini CH Ser Iuliano cancel-
lario Bononie 9. CH omette iam 20. CH dà due volte obedientia
(1) Niun sicuro indizio che valga a Intorno allo Zonarini, col quale il S.
fissarne la data esce fuori dal con- non teneva una corrispondenza molto
testo di quest'epistola, che ci deter- seguita, cf. l'ep. XIII del lib. IV ; I,
miniamo ad assegnare al 1392 per 294.
non staccarla dal gruppo di cui fa (2) Cf. l'ep. v del lib. V, p. 1o di
parte ne' mss. questo volume.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 329
nel qual senso in- mundum, sed ut salvetur mundus in ipsum (1). an hic Scriptura
tendono il voca-
bolo anche le sa- locuta est de celo, stellis et elementis, an non potius hominum
cre carte;
Poichè dunque non tibi videri debet inconveniens vel indignum. ad illam enim
la sola virtù con-
duce alla beatitu- eternam eterne glorie societatem virtutes, que Dei donum sunt,
dine, e la virtù
consiste nell'amar
sopra ogni assistente divina gratia, nos perducunt. virtus autem, ut inquit
cosa,
Aurelius ad Macedonium (1), in hac vita non est, nisi diligere
quod diligendum est. cum autem beatitudinis perfectio caritas 5
Dei sit et solus Deus sit propter se diligendus, cetera vero
non fa d'uopo del propter ipsum, quid opus est mundo, ut illo summo bono fruentes
mondo a raggiun-
gerela beatitudine. beati degamus in secula ? presertim cum scriptum sit: si quis di-
ligit mundum, non est caritas patris in eo (2). ut fateri oporteat
mundum non solum futuram beatitudinem non perficere, sed nos, 10
ne perveniamus ad illam, suis illecebris impedire. vale felix et
mei memor. Florentie, octavo kalendas iulii .
Rimanda più
tardi una nuova
Miseram tibi litteras istas, sicut vides, de mense preterito
copia della lettera rescripsitque mercator quod in manus tuas tradiderat ipsas. ecce
precedente
nunc iterum remitto, quanvis admirer tuum ingenium de his que 15
ed esprime la sua
incredulità intorno
scribis adeo dubitare. Antichristum autem alium, quicquid lym-
alla prossima ap- phatici prophetantes aut aliqui, quos error elationi permixtus eo
parizione dell'An-
ticristo
devexit, ut contra veritatis evangelice testimonium audeant dif-
finire tam tempora quam momenta, que non est hominis scire,
cum ea Pater ipse posuerit in potestate sua (3), somnient aut affir- 20
ment; nisi bicipitatum Ecclesie, nisi scissuram in inconsutili tunica,
nisi violentam intrusionem in cathedram Petri et in vicariatum
domini nostri Iesu Christi, tempore nostro nec spero nec metuo.
quod monstrum cum oppressum videro ; quod a Deo propter
semetipsum et infinitam eius bonitatem aliquando futurum reor, 25
e la speranza che humanitus autem non nisi de manu christianissima liliorum ex-
per opera del re
di Francia si tron- pecto et spero ; nichil erit, ut arbitror, quod me valeat pertur-
chi lo scisma.
(1) S. AUG. Ep. CLV, cap. IV, 13 LAY, Hist. univers. Parisiensis, Parisiis ,
in Opera, II, 671 . MDCLXVI , III, 240), la venuta dell'An-
(2) S. IOHANN. Ep. 1, II, 15 . ticristo s'era rimandata sulla fede di
(3) Cf. Act. Apost. I, 7 . testimonianze autorevolissime al 1300 ;
(4) Dopo essere stata a lungo asse- ma, come avvertiva con una certa
gnata a mezzo il secolo XIII (anzi più disillusione frate Giovanni da Parigi
precisamente al 1259; cf. Du Bou- nel suo libro De Antichristo, anche que-
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 333
XVIIII .
[N', C. 22 B ; CH, с. 54 в .]
sta data era trascorsa, senza che del mento, II, Letteratura , Milano,
temuto precursore della catastrofe fi- 1893, p. 351 sgg. 11 « dragone di Ba-
nale si avessero novelle ; cf. Hist. littér. <<<bilonia >> continuò ad essere atteso
de la France, XXV, 258. Nel 1357 del resto per tutto il secolo seguente;
il francescano Giovanni de Roquetail- anzi nel 1441 il gran maestro dell'Or-
lade lo annunziò, però per il 1370; altri dine di Rodi ne comunicava la nascita,
per il 1378 (cf. vol. I, p. 297) ; e frà avvenuta allora appunto in Babilonia,
Giovanni delle Celle, citando nelle al duca di Milano con una curiosissima
sue Lettere (ed. Sorio, ep. XXVII, lettera conservata dal cod. Parig. Fonds
p.56) i Vaticinia pontificum dello pseudo lat. 8731 , с. 33 в.
Gioachimo, dice che secondo quelli (1) La biografia di messer Anto-
GregorioXI sarebbe stato l'ultimopapa nio di Niccolò Alberti (1358 ?-1415),
e dopo di lui s'avrebbe il finimondo. << uomo ricchissimo e cittadino rispet-
Scoppiato lo scisma, corsero nuove << tato, mercatante a Bruggia, giocondo
profezie, che davano come ultimi papi << ospite dei giardini del Paradiso, mi-
i dissidenti Urbano VI e Clemente VII; << stico con s. Brigida, poi ricredente
mentre altre rimandavano la venuta <<<ed imperialista, poi di nuovo peni-
dell'Anticristo agli ultimi lustri del << tente a Roma, professore a Bolo-
secolo e talune anzi al 1393. Cf. <<gna ed in esiglio sempre intento a
PASTOR, Histoire des papes, I, 163 ; << cospirare >» ; è stata intessuta con
F. Tocco, Il Savonarola e la Pro- tanto garbo e così ricca copia di no-
fezia in La vita italiana nel rinasci- tizie da A. WESSELOFSKY, Il Paradiso
334 EPISTOLARIO
ges(1). Psalmistam autem hec aut similia dixisse, licet non recolam ,
attamen nonnisi exacto iudicio denegarem. quare tamen hoc
preceperit, aperte subnectit : quoniam, inquit, ego suscito et ad-
ducam in Babylonem congregationem gentium magnarum de..
terra Aquilonis: preparabuntur adversus eam et inde capietur (2) ; 5
possono, interpre-
mistico significans ad litteram forte sub Alexandro Grecos aut imperium
senso,
to valerequan-
un invito a fug- Romanorum. mystice vero, cum Babel confusio , Chaldea
gire il mondo ed i
suoi pericoli. vero translatio, feritas aut fera vel demon sit (3) ; signi-
ficare potuit fugere mundum, qui vere confusio est, in quem ab
Aquilonís regione, hoc est a superbie quodam situ; unde quon- 10
dam optima creaturarum ait: ponam sedem meam ab Aquilone
et ero similis Altissimo (4) ; veniunt feritas, translatio atque demon.
quid enim est in mundo nisi concupiscentia carnis, quam com-
munem habemus cum beluis, ut feritas quedam sit, concupiscentia
oculorum, que nos transferat per avariciam a celestibus ad terrena, 15
et superbia spiritus, que per demonem, qui sciens interpre-
XX.
15
IBIMUS
eterna silentia, nec reddemus vicissim nobis dulcia commertia
4 luglio 1392.
(1) Cf. PAPIAS, Lexic. s. v. Dae- (4) S. MATTH. X, 22. Queste pa-
mon : << graece dicitur valde sciens » ; role darebbero adito al sospetto che
BRITO, De vocabulis Bibliae in cod. il S. non fosse troppo convinto della
Laur. S. Croce Pl. XXIX sin. 4, c. 26 A, fermezza de' propositi dell'Alberti ; se
2ª col.; BALBI, Catholicon, s. v., &c. così fosse, ei sarebbe stato davvero
(2) S. PAUL. I Cor. VIII, 1 . profeta.
(3) Cf. lib . V, ep. v, p. 1o di que- (5) Dopochè G. Voigt, calpestando,
sto volume. con leggerezza in lui pressochè incre-
336 EPISTOLARIO
Si duole
lenzio del si-
che Pasqui- litterarum, que prohibuit grave bellum dominorum nostrorum
no serba con lui, erroribus concitatum ? absit ab amicicia et caritate nostra, que
dopochè fu stretta
la pace, poichè
esso eindizio di contracta semel nunquam debet abrumpi, tantum ettale flagicium.
tiepido affetto.
quid enim indicat inter amicos publica taciturnitas nisi latens
odium, nisi verum dilectionis ignem non solum obductum esse 5
cineribus vel a sui caloris intensione remissum tepuisse, sed pe-
nitus esse extinctum ? natura quidem ignis est ut latere non
possit: aut fumum aut flammas emittit. ceteri mentium nostra-
1. CH omette nostrorum 4. R¹ iudicat 6-8. R¹ omette vel a sui possit che
manca quindi in H V. 8. H V dinanzi a fumum pongono vel R¹ flimum mensiū
eda eccessive spe- conceperunt, nimis et spei (1), sed profecto verissimum est
ranze.
Cleantheum illud:
V, 310, parla di costui come di per- troviam poi « scribanus Camere co-
sona affatto ignota ; ma a torto. Seb- « munis » ; Camarlinghi della Cam. del
ben « mercator » o « fondacarius po- com &c. n. 295, c. 3A, 26 maggio; del '93
« puli Sancti Felicis in Piazza », come gonfaloniere di giustizia per S. Spirito ;
è detto nei documenti, Dinozzo era Delizied. erud.tosc. XVIII, 138; del 1401
di antica casata e sostenne in patria di nuovo de' priori ; ibid. p. 204. Da
molti ed onorevoli uffici. Del 1378, Filippa di Taddeo di Cantino degli
l'anno in cui fu la prima volta priore, Agli, onorevol cittadino, che nel 1378
venne accolto nell'Arte della seta era de' capitani di parte guelfa, da
« cum beneficio avi » ; e alcuni mesi lui sposatanel 1375, ebbe un figliuolo,
innanzi il comune l'avea eletto degli Mariotto, che nel 1398 fu pur esso
ufficiali sopra i negozi di Amaretto immatricolato nell' Arte della seta
q. Zanobi de' Pontigiani, il padre « cum beneficio patris ». Quando mo-
di Francesco; cf. Provv. 68, c. 28 B, risse non c'è noto ; ma egli ebbe se-
22 settembre 1378. Del 1381 lo ri- polcro in S. Felice, dove i Lippi
vediamo in Ancona in qualità di « pro- possedevano una cappella. Cf. ms.
<<curator et sindicus creditorum An- Passerini 189, sotto Lippi .
<<
toniiMattei de Oricellariis et Ninozii (1) Sebbene la causa dell'andata del
<<<<Francisci » ; Miss. reg. 19, c. 134 A, Lippi non sia espressa qui e la taccia
«Anconitanis », 24 maggio ; del 1388, pure la missiva del 9 agosto or citata,
addi 18 febbraio, ambasciatore per i non crediamo ingannarci additandola
Dieci di balia presso Roberto e Nofri nelle pratiche tenute allora dai Fio-
di Sanseverino per procurare la libe- rentini per il riscatto di messer Gio-
razione di Bartolomeo loro fratello da vanni de' Ricci, per cui v. l'ep. III del
essi spodestato e carcerato ; Dieci di lib. VIII .
balia, Leg. e comm. I, c. 57. L'anno (2) Il S. non aveva veduto più il
medesimo, addi 3 dicembre, egli con Ri- Loschi dal 1387; cf. ep. xxIII di questo
nieri di Luigi Peruzzi si recava aMon- libro .
tepulciano per trattarvi coi signori e col (3) Dalle citazioni che il Petrarca
Guazzalotti che era là quale «provvi- ne aveva fatto nelle sue opere (cf. DE
<<sionato » della repubblica ; Dieci di NOLHAC, Petr. et l'humanisme, p. 213)
balia, reg. cit. I, c. 157. Del 'go lo e dai pochi estratti che il Broaspini
340 EPISTOLARIO
Si raccomanda
infine al Visconti.
Volo quod reverenter et obnixe parvitatem meam illius beni-
gnissimi domini celsitudini recommendes. vale felix. Florentie,
quarto nonas iulii.
ΧΧΙ .
AL MEDESIMO (1) . 5
gliene aveva comunicati (cf. lib. III, Felice dell'inattesa scoperta, egli in-
ep. XXIIII ; I, 222; lib. V, ep. III, p. 9 di sistè allora per avere copia anche del
questo volume), il S. aveva appreso l'e- codice veronese, che questa volta fu
sistenza in Verona d'un manoscritto di eseguita ed è quella che si conserva
lettere Ciceroniane ; ma non ne cono- oggi in Laurenziana (Pl. XLIX, 18) ;
sceva che imperfettamente il conte- mentre invece più non esiste la copia
nuto. Caduta Verona in possesso del del codice vercellese inviata al S.
Visconti ( 18 ottobre 1388), egli do- Questo era necessario notare per
vette rivolgersi a Pasquino per ottenere la intelligenza delle epistole succes-
copia di quel codice; ma il Capelli, sive ; ed appunto perchè non si avverti
sia che male intendesse la domanda prima d'ora l'equivoco, che io stimo
dell'amico, sia che stimasse essere il insorto fra il S. e il Capelli, la que-
codice della Capitolare di Veronaiden- stione delle date delle singole epistole
tico per contenuto a quello della chiesa si arruffò nella strana maniera di cui
di Vercelli, fe' trascriver questo invece s'è già toccato.
di quello. Sicchè, quando il S., reite- (1) All'epistola precedente Pasquino
rate nel '92 le istanze, potè finalmente non rispose direttamente ; ma, forse
avere il desiderato volume, si trovò fra frastornato da molte faccende, inca-
mani non già la raccolta veronese ricò il Loschi, allora impiegato nella
comprendente i sedici libri ad Attico, cancelleria viscontea, di ringraziare
più i tre a Quinto, la corrispondenza fra da parte sua il S. della buona ami-
M. Bruto e Cicerone, nonchè l'epi- cizia che gli conservava e di assicu-
stola apocrifa ad Ottaviano ; ma una rarlo che delle desiderate lettere di
collezione affatto ignorata da lui, Cicerone s'attendeva a trar copia per
quella cioè delle lettere Ad familiares. lui. Da ciò il S. prese argomento
DI COLUCCIO SALUTATI . 341
collasua lettera il attestatione parnatici iuvenis Antonii Lusci (1) purgatus absolu-
Loschi.
Appresecongran
gioia come si at-
Nunc autem quanto perceperim gaudio Deus testis te Cice-
tendesse a copiar ronis Epistolas de Verona meo nomine exemplari iussisse ! (3)
per lui dal codice
distole
Verona le epi- gratias ago diligentie et dilectioni tue, rogoque ut quam primum 15
di Cicerone.
et, si potes, per oratores nostros qui veniunt istuc, mittas. et
(1) Cf. l'ep. xXIII di questo libro. che il S. non avesse ricevuto partico-
(2) Cf. C. PLIN. SEC. Epist. I, XI lari esatti e quindi persistesse a creder
e l'ep. xvi del lib. III ; I, 189. veronese il codice di cui attendeva la
(3 ) L'esplicita menzione che il S. copia, perchè tale egli lo stimava, non
fa qui del codice veronese potrà forse perchè tale gliel'avessero annunziato.
parer tale a qualcuno da distruggere Infine è pur possibile anche la con-
l'ipotesi da me già emessa nelle note gettura che, mentre si trascriveva ad
all'epistola precedente sull'equivoco insaputa del S. il codice vercellese,
insorto a proposito delle lettere Ci- Pasquino avesse già impartito dispo-
ceroniane tra il S. e Pasquino. Ma si sizioni anche per la copia del vero-
deve riflettere che anche questa volta nese .
il Capelli non aveva risposto in per- (4) Di costui niuno fra i documenti
sona, bensi fatto scriver dal Loschi; pubblici da me veduti spettanti a
talchè è per lo meno permesso il dubbio questi anni reca menzione ; rimango
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 343
XXII .
per ringraziarlodi tiarum mitto, gratias referens, quod me visitare tuo divino car-
quello direttogli.
mine sis dignatus (1), agerem uberius, si tam effusus in meis
laudibus non fuisses. volo quidem quod amodo facessas a com- lo prega di aste-
nersi dalle suelodi;
mendationibus, que, si vere sunt, inflant; si false, ruborem incu-
tiunt. vale, et doceas me velim quid sit modus specificus et rimenti
e gli chiede schia-ai
intorno
modi significan-
formalis verbi, taliter exponens, quod intelligam plane quid «di».
5 dicas, et a quo modo essendi sumptus sit michi tuis rationibus
innotescat (1). nunquam enim, ut vera loquar, taliter intellexi,
quin ingens michi dubitationis scrupulus remaneret. iterum vale.
Florentie, decimoseptimo kalend. sextilis.
(1) II Mehus, per uno strano abba- ex cod. bibl. abbat. Florentinae mona-
glio, ha creduto che il S. chiedesse a chorum s. Benedicti, che P. L. Galletti,
Bartolomeo ragguagli sull' avverbio frate della Badia di Firenze, trasmise
« taliter », e scrive quindi in fronte allo Zaccaria per arricchirne il sopra
all'epistola : « Quaerit quid taliter ricordato suo libro (p. 338-342). Nel-
<<<significet »; quasichè fosse possibile l'avvertenza preliminare afferma il
neppur immaginare che il S. facesse benedettino che il codice della Badia,
domande così puerili! Egli invece di cui egli s'era valso (già 2618,
bramava schiarimenti sui « modi si- ora Laur. Conv. Soppr. 79) , aveva
« gnificandi », cioè a dire sui principi appartenuto al S. stesso ed anzi com-
della costruzione, variamente esposti prendeva « in postremis ... paginis
e considerati dai grammatici medievali « peculiaria quaedam ipsius Colucii
(cf. THUROT, Notic. cit. p. 223 sgg.) ; « manuque sua exarata » . A mio
ma in maniera così oscura che Gar- avviso invece, non già l'intero codice,
gantua, come finge il Rabelais in quel quale lo regalo alla biblioteca della
capitolo del suo libro ch'è tutto una Badia a mezzo il secolo xv all'incirca
satira dell' insegnamento scolastico Antonio Corbinelli, ma forse solo una
quale ancor s'impartiva a que' tempi, porzione di esso (cc. 61-109) fe' parte
<<
prouvoit sus ses doigts à sa mère, que della libreria del S .; nè di mano di costui
<<<de modis significandi non erat è veruna delle scritture che il codice
<scientia » (Gargantua, chap. XIV). racchiude (e quindi neppur la presente
(2) Quest'epistola fu stampata fra i epistola, che occupa le cc. 96 A-98 A),
Lini Colucii Pierii Salutati cancellarii sebbene in molti luoghi ricorrano cor-
florentini carmina eruta nunc primum rezioni e postille di suo pugno.
22
Coluccio Salutati, II.
346 EPISTOLARIO
farebbe.
Constet abesse meum, si qua est fama, laborem .
Sentio, nec fallor, quam sit michi crassa Minerva,
Quamque hebes ingenium, quamque hec sermone pedestri
Nunc michi metra fluant; cur musas, curque fatigas
Ex Helicone trahens michi claro carmine Phebum ? 25
Se Bartolomeo
vuole, evochi A- Somnia finge tibi divumque oracula rebus
pollo e le Muse a
proprio profitto. Finge tuis vigilans, divumque fruare quiescens
Alloquio et pulcer dicenti aspiret Apollo.
Ipse tibi det, docte, liram: tibi, docte, novena
Thespiades, divina cohors, dent munera muse (1) . 30
4. Z quod cum Cic. 6. quia] Z que 10. Cod. quid tibi quid; ma il primo quid
cancellato. Z quis 19. etenim] Zet eius
(1) Fin dal 1374 il S. si era pro- « nuovo commento » doveva trovar
posto di dar fuori un'interpretazione luogo nel carme destinato a deplo-
del mito delle Muse, la quale s'allon- rare la morte di F. Petrarca ; cf. lib . III,
tanasse dalle tradizionali ; e questo epp. xvIIIe xxv; I, 201, 225. Ma, ri-
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 347
4. Z quod cum Cic . 6. quia] Z que 10. Cod. quid tibi quid; ma il primo quid
cancellato. Z quis 19. etenim] Z et eius
(1) Fin dal 1374 il S. si era pro- « nuovo commento >>>> doveva trovar
posto di dar fuori un'interpretazione luogo nel carme destinato a deplo-
del mito delle Muse, la quale s'allon- rare la morte di F. Petrarca ; cf. lib. III,
tanasse dalle tradizionali ; e questo epp. XVIIIe xxv ; I, 201, 225. Ma, ri-
DI COLUCCIO SALUTATI . 347
Da quelle divi-
Eloquium det Nisa tibi, det carmina Bacchus, nità conseguirà la
sapienza ;
Det Clarius mentem Cirrhe de vertice Phebus,
Effluat unde tibi vatum sapientia dives.
Det tibi sublimis de celi culmine vocum da Calliope cosi le
cognizioni musi-
cali;
S Calliopea decus gravibusque retardet acuta,
Dissonaque harmonico necnon et consona nexu
Coniungat placide, verborum pondera librans (1).
da Polimnia le ma-
tematiche;
Altera Saturno coniuncta Polymnia regi
Te doceat numeros varia ratione fluentes ;
Dividat hos iungatque alios aliisque recidens
Detrahat inque vices geminos multiplicet; unum
In semet cubicas aliasque indagine longa 5
<<rit >> ; cod. Magliab. с. 36 в. Così fa- <<ad metienda corpora tota dirigitur
cendo il S. segue MACROBIO, loc. cit.; <<<et maxime solida. quantum enim
MARCIANO invece, loc. cit., dice Cal- <<ad terram attinet, prima et maxima
liope « orbem complexa Cyllenium » . << dissensio de quantitate est. cumquê
(1) « Polimia a polis , plura- <<pro tuendis aut ampliandis finibus
<<litas, dicta est. quam in orbe Sa- << precipue bella gerantur, in Martis
<< turni ponere dignum est, quem « circulo locanda videtur » ; cod. Ma-
<< cronon , idest tempus, putavit gliab. c. 36 A. « Erato ingressa Mar-
< gentilitas; et ob id fabulati sunt eum << tium [circulum] modulatur » dice
« filiorum voratorem, quoniam quic- anche MARCIANO. Ma la strana eti-
<<quid in tempore gignitur in tempore mologia del S. non trova riscontri ;
<< moritur. et quoniam tempus nume- Fulgenzio deriva Erato da « εὔρων
<< rando procedit optime arithmeti- « ὅμοιον » ; « Εx simili simile que re-
■ cam deputamus eidem, que de nume- << perit hec Erato sit » , si legge anche
<<ris tractat » ; cod. Magliab. c. 36 B. in un epigramma sulle Muse che co-
(2) « Erato non inconvenienter mincia: « Euterpe bona » (cod. Ma-
<<creditur geometria , quasi eri- gliab . c. 34 B) ed è in parte attinto
« ston , idest lux de terra, quia ea da Fulgenzio.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 349
3. Cod. recursus cancell. 13. Nel cod. que a dies fu aggiunto dopo. 22. Z obses sum
(1) « Talya , quoniam eam Martia- (2) « Clio a cleos grece, latine
« lis [sic ; cf. MARC. CAPELLA, op . cit. << gloria . nam mentes, quibus Talia,
« I, XXVIII] extra celum ponit, cigno << de qua post dicetur, virtutum se-
<<<vectam circum humorem, flumina << mina credit, fama et gloria accen-
<<videlicet, lacus et maria, quasi ger- <<duntur; eaque clepit , idest fura-
<<minum positionem, in qua nihil de <<tur homines a rebus corruptibilibus
<<prisca traditione detrahimus, in hac << ad eterna ; unde etiam dicta Clio ,
<<<elementorum graviorum regione ver- << quasi cleo , dempta littera p, idest
<<satur, quia hic animi, qui in virtutes <<<furatrix. huic deputari potest gram-
<<<crescere dicuntur et germinare, ex- <<matica , que est ianua scientiarum .
<<<ploso reminiscendi miraculo, dum <<<hanc etiam non incongrue in lune
<< in nobis perficiuntur, conversantur. <<primo celorum circulo ponimus,
<<hanc igitur nihil aliud quam ingenii « quoniam ea est primum corpus ce-
<<aptitudinem, quam ex corporis com- << leste, quod nos trahit ad superno-
<<<<plexione videmur habere, intelli- <<rum contemplationem. que ita con-
<<<gendum relinquo >> ; cod. Magliab. <<veniunt, nam fama alieno resplendet
с. 36 в. Anche FULGENZIO, op. cit., << preconio, luna alieno lucet lumine ;
trova simboleggiata da Talia la « capa- << et ipsa grammatica res est obscura,
<<cità dell' intelletto », « quasi dicatur <<nisi aliarum scientiarum iubare lu-
« τιθεὶς θάλειαν, idest ponens germina ». <<<minetur » ; cod. Magliab . c. 36 A.
DI COLUCCIO SALUTATI . 351
(1) Cf. PLIN. Nat. hist. II, LVI e lib. VI, ep. XXIIII, p. 233 di questo volume.
Coluccio Salutati, II . 23
354 EPISTOLARIO
XXIII .
[L¹, c. 106 A; G. DA SCHIO, Sulla vita e sugli scritti di A. Loschi vicentino ...
commentarii, Padova, 1858, doc. 1, pp. 155-157, da L¹ (2).]
Eloquentissimo viro Anthonio Lusco civi vicentino.
Firenze,
21 luglio 1392. AUDEO, dilectissime fili, quod, postquam habes Homerice
Si rallegra che
il Loschi pensi a
G translationem Iliados , licet horridam et incultam (3), co- 25
17. Cod. Z cura tibi tibi ; però il secondo tibi espunto nel cod. Vi ho sostituito sed
Ilias Atti
Ebria veratro,
resta il solo fonte, a cui si possano tizie della propria salute ; e, annun-
attingere notizie sull'umanista vicen- ziatagli la sua imminente partenza
tino. Niuna meraviglia dunque che alla volta di Pavia, gli chiese com-
i casi suoi mal si conoscano (cf. VOIGT, mendatizie atte a schiudergli (come
Die Wiederbeleb. 1, 505 ; CLOETTA, gli schiusero difatti) la reggia viscon-
Beiträge zur Litteraturgesch. des M. A. tea (cod. della Naz. di Parigi, Fonds
u. der Ren. II, 93) ; soprattutto i gio- lat. Nouv. acq. 1151 , c. 39 A : « An-
vanili, de' quali toccheremo noi adesso <<<tonii Lusci ad florentis eloquii et
quel tanto che, mentre giova a chia- <<gravitatis immense celeberrimum
rire l'origine dei rapporti del nostro <<<virum Collucium Pierium de Sti-
con lui, concorre insieme a dimo- « gnano »). Ora se tre soli anni fos-
strare quanto a torto il VOIGT (Über sero trascorsi dacchè il S. non aveva
die handschr. überlief. p. 58 sg.) abbia più uditoparlare del Loschi, ne avrebbe
assegnata anche quest'epistola, al pari egli scritto a Pasquino in termini che
delle precedenti a Pasquino, al 1390, accennano a ben maggiore intervallo ?
mentr'essa spetta indubbiamente al Dato invece che la presente appar-
1392, come il VIERTEL stesso (Fleck. tenga, come gli altri indizi confer-
Jahrb. cit. p. 243) già riconobbe. mano, al 1392, non farà stupore che
Nell'ep. xx di questo libro, scritta un quinquennio di silenzio sembrasse
il 4 luglio 1392, così dice il S. al molto lungo, anche più lungo di quel
Capelli: << Antonium Luscum, cuius, che realmente fosse, al S., il quale
<<ni fallor, ingenium et scientia de- amava avere frequentemente notizie
« bent iam tot annorum studio mira- de' suoi amici e ricever lettere da loro.
<<<biliter crevisse, salutes volo »; le (1) Per una di quelle confusioni
quali parole ci provano che il S. co- che gli sono abituali il DA SCHIO
nosceva da tempo il Loschi e che da (loc. cit.) chiama « Ambrosiano » il cod.
un pezzo mancava di sue notizie. Laurenziano ; ed ha tratto in errore
Or noi sappiamo dal Loschi mede- così anche il VOIGT ( Uber die handschr .
simo (lettera a Giovanni Tinti del überlief. p. 59, nota 2); cf. MENDELSSOHN,
25 ottobre 1406, ristampata in Arch. Weiteres zur überliefer. von Cic. Briefen
stor. per le Marche e l'Umbria, 1885, in Fleck. Jahrb. 1885, p. 853 , nota 15 .
II, 151 sg.) , ch' egli s'era recato (2) Si tratta certo (gli epiteti di cui
<<<adolescentulus » a Firenze a bella il S. la gratifica basterebbero a pro-
posta per aver a maestro Coluccio ; varlo) della versione fatta da Leonzio
ma che fu costretto ad allontanarsi Pilato, versione che il Loschi doveva
da lui, quando la rovina di Antonio aver letta e forse trascritta di sull'e-
della Scala lo privò di un potente semplare posseduto un tempo dal
protettore. Il Loschi lasciò dunque Petrarca e passato poi dalla reggia
Firenze nel 1387; ma alquanti mesi carrarese in quella di Pavia. Cf. DE
dopo, e precisamente nel marzo 1388, NOLHAC, Pétr. et l'humanisme, p. 347
egli scrisse al S. per dargli no- sgg. e anche p. 86.
356 EPISTOLARIO
ut noster Satyricus ait (1), vel Gnei Matii, cuius est medius ille
versiculus :
celerissimus advolat Hector ;
non enim sine quodam divino numine factum reor, quod tibi
Pierius hic calor inciderit, nullo prorsus hortante ; et ego te, tue
voluntatis inscius, hortatus sim ad id, quod iam animi consilio de-
crevisti (7). quod opus, crede michi, si iuvenibus nobis inno-
tuisset, ista me translatio tibi necnon et ceteris preripuisset, pul- 20
cerrimum factu ratus per tanti vatis orbitam ac vestigia proficisci.
nec te terreat insulsa nimis illa translatio, et quod nichil in ipsa
dandogli opportuni secundum verba suave sit. res velim, non verba consideres; illas
consigli sul modo
di eseguirla. oportet extollas et ornes et tum propriis, tum novatis verbis co-
1. L¹ gener Matilii Sch. gener Manlii 7. Sch. cum cum 18. Sch. sum 20. me]
i
Lm; ma la frase è ben oscura . 21. L¹ orbita Sch. per ac dà et
(1) HORAT. Ep. II, III, 133-34. (2) Cf. l'ep. xXI di questo libro .
LARIO
358 EPISTO
(1) V. la nota 1 all'ep. xxi di que- del suo signore; e nella guerra scop-
sto libro, p. 340. piata fra la Chiesa, Firenze ed i Vi-
(2) Cf. l'ep. vu del lib. VIII. sconti sostenne una parte molto im-
(3) Seguendo il PELLINI, Historia portante a cagione della sua grande
di Perugia, par. I, p. 1178, A. GHE- intrinsichezza coll'Aguto; sicchè di
RARDI nelle note al Diario d'anonimo, lui si valsero largamente i Fiorentini ;
1
p. 330, afferma che Ruggieri « era <<cum ipsum solum noverimus », così
<<della nobile ed antica famiglia dei scrivean dessi 1'8 settembre 1375 a
<<<Ranieri>> di Perugia. Ma è questo Bernabò (R. Arch. di Stato in Firenze,
uh errore; chè Ruggieri discendeva Miss. reg. 15, c. IB), « cui ille solet
invece da quella stirpe de' Cani di Ca- <<<arcanos credere sensus quique viri
salmonferrato, da cui derivò anche il <<<molles aditus et tempora norit, ut
più famoso Facino (RICOTTI, Storia <<<pene Maronis utamur versiculis »
delle comp. di ventura in Italia, II, 218) : (VERG. Aen. IV, 423); cf. Oslo, Docu-
<<<Nobilis vir Rugerius filius nobilis menti diplom . I, 174-75, nn. CXVII-XVIII ;
<<<viri Adoazzi Canis de Casali Sancti GHERARDI, Diario d'anon. pp. 330,
<<Evasii Pedemontium » è desso in- 344, 492; TEMPLE- LEADER-MARCOTTI,
fatti chiamato in un atto del 7 otto- Giov. Acuto, pp. 71, 76, 90 &c. Dopo
bre 1375 pubblicato in TEMPLE-LEA- il 1377 ogni notizia di Ruggieri ci fa
DER-MARCOTTI, GiovanniAcuto, p. 268; per lungo tempo difetto. Forse l'a-
dove però per errore di copisti, non ver servito con troppo zelo Bernabò
so se vecchi o nuovi, « Sancti Evasii>>> Visconti gli nocque presso il succes-
è mutato in un inintelligibile « de sore di costui; tuttavia anche Gian
« Luagij ». Venuto in grazia di Ber- Galeazzo finì per valersi dell'opera sua,
nabò Visconti, forse dopo che Casale perchè del '91 lo mandò suo commis-
si era dato a lui il 14 novembre. 1370, sario a Genova affinchè ivi trattasse
mentre Facino combatteva da oscuro la pace coi Fiorentini (Miss. reg. 22,
gregario nelle compagnie di ventura, c 43B) e del '92 ambasciatore a Fi-
Ruggieri girava l'Italia in servigio renze; cf. le note all'ep.vII del lib.VIII.
Tav. L
colligavephendit.
Vale felix.et negotiadominifranaa me
pro quibus illuftafimo comunicamino Marchioni co າ
filio tuo farbo. facdurgas. fne qe qetua reputes. Etfremm
vale.Et geminimeri Donatii Apeninigenafalutato.pan
lulumqz Sabmum qui in manibz tus eft.dilige z fone .
Florentic deamo kat. Sextil'
Domino Marchrom .
Ju taan illuftiffime princeps zdomine metuendeveur
D ne nimis undereade me presumere da sublimitatis tue
magnitudine plus of ereat fpem bre. Nam liet tua bem
gnitas erga deuotionemeam taliter fit procluno q multa
zetepoſſim annferuritate sperme ponendus tamen im mo
dus eft nepetentem ultra congruat dignissima negatio
me repellat. Sed tandem meri pe considerano Langiffime
magnanimitates tuam excellere cinctio que poflèt mea puitas
poftulare memet hortatus fum utaliquando detega meum
optatum. Eftigitur miehi patruellno frater uxoromerdilert
anunculus decemfilhozni quosteo concedente ex ipa fufceptos
habeo.
Vir equidem profeſſione legumdaxtor in maximis of
fiaja ingenti cum honore nerfatus .He nome et dominus
Ganafans & Lupozn. patra no Caftrumpisae.deaurmer
the to poteft egregius miles dominus Tomasde opigis ifor
mare. Singulam gratie michi foret of aliquod offitii inter
aliostuosfideles 2 fezuulos afafcatur. Catus nifi mefallat
experientia q euro urtne atos prudentia fanent ipin tibi et
rometheum et acceptum. Et ob id obnixe quantai poſſi omiqz
cum reuerentia fupplico quatenus mee parentatio intutu di
gneus agnatum bune meri ad aliquid promouere.Ego quide
Ire fum hirmus ad gratia ſperang ipam rìtuibiplanrım
poft illis hvis experientiam recafuram .Florentietermo
kalendas Seville.
(
Eliohpia Martelli
LIBRO OTTAVO .
I.
(1) Più ragioni ci consigliano a poro, in favor del quale le lettere son
collocar sotto l'anno 1392 così que- dettate, trovavasi in patria, come or
sta come le due seguenti epistole ora vedremo, investito d'onorevole
scritte nel di medesimo e per lo stesso ufficio; s'aggiunga poi che verso quel
motivo a Tommaso Obizzi ed a Bar- tempo le relazioni tra i Fiorentini ed
tolomeo della Mella, entrambi consi- il marchese tramutavansi di amiche-
glieri del marchese. E innanzi tutto, voli in ostili, atteso che questi abban-
poichè Alberto non governo che cin- donava l'alleanza de' vecchi amici per
que anni soli, se le dette epistole non aderir al Conte di Virtù; infine, che
possono giudicarsi anteriori alla pri- noi sappiamo, nè il della Mella nè
mavera del 1388, neppur dovranno l'Obizzi numeravansi allora fra i
ritenersi posteriori all'estate del 1392; consiglieri d'Alberto. Chè se avver-
Alberto, come si sa, infermò sui primi tiamo d'altra parte che il S. si scusa
di luglio del 1393 e mori il 30 del col marchese di aver taciuto « a
mese medesimo (FRIZZI, op. cit. III, «lungo » con lui, sarà naturale ri-
392 sg.). Or dall'attribuirle ai primi cercare in parte almeno la spiegazione
momenti in cui l'Estense prese le re- di tal silenzio in quella stessa causa
dini dello Stato mi distoglie il riflesso che (già ne avemmo ripetute conferme)
che nel 1389 Francesco di ser Lu- incagliò, anzi impedi per più e più mesi
360 EPISTOLARIO
la corrispondenza del S., vale a dire aveva bensì un fratello per nome
la guerra tra Firenze ed il Visconti. Francesco ; ma costui era figlio di Si-
Talchè, in conclusione,ladatadel 1392, mone Riccomi (cf. lib. III, ep. xx; I, 206;
suggerita anche dal luogo che le tre lib. IIII, ep. x ; I, 278 ; lib. VI, ер. х11 ;
epistole occupano ne' codici, ci sem- II, 185) ; mentre il cugino nasceva
bra di tutte la più accettabile. Nè da ser Luporo di Bonavere Salutati.
vuol tacersi che durante l'estate di In Valdinievole, come ci attestano
quell'anno fu particolarmente vivo lo gli storici di quella provincia, sul prin-
scambio di lettere e di messi tra Fi- cipio del secolo XIV eransi stabilite
renze e Ferrara, dovendosi conchiu- due famiglie Salutati, entrambe pro-
dere la lega, destinata a tenere in venienti da un medesimo luogo (Gra-
freno il Visconti, a cui parteciparono, gnano, castello del Lucchese), e con-
oltre che i Fiorentini e l'Estense, il giunte di parentela, ma abitanti l'una
papa, il Carrarese, il Gonzaga, i da in Pescia, l'altra in Stignano ; FRAN-
Polenta, gli Alidosi, i Manfredi, i Bo- CESCO GALEOTTI, Memorie di Pescia,
lognesi ed altri minori signori e co- mss. in bibl . Capit. di Pescia, scaf-
muni ; MINERBETTI, op. cit. coll. 293 fale XXIII, P. IV, op. 3 ; P. PUCCI-
e 303 ; FRIZZI, op. cit. p. 389. NELLI, Memorie di Pescia in Istoria del-
(1) Delle relazioni che sarebbero l'eroiche attioni di Ugo il Grande &c.,
passate, a giudicarne da queste pa- Milano, 1664, p. 363 sg., 437; BART.
role, fra il S. e l'Estense non posse- BUONVICINI, Zibald. ms. (cf. I, 173),
diamo oggi verun altro documento c. 94 sgg. Il ramo di Pescia trae
all'infuori dell'ep. XII del lib. VI. origine da quel ser Luporo di Bonavere,
(2) Nelle note aggiunte nella sua del quale si ha più volte memoria
edizione a quest'epistola il Mehus ne' protocolli di ser Palodino di Cen-
chiama Francesco « fratello >> della cio da Pescia (Arch. di Stato in Fi-
moglie del S.; ma a torto , chè « pa- renze, Notai, P. 77, 1321-1339, quint. 2,
<<<truelis frater >>>non vuol dir altro se
C. 28 A; 3 , CC. I A, 5 A, II A &c.) ed in
non cugino. La moglie di Coluccio pubblici documenti. Già stanziato in
DI COLUCCIO SALUTATI . 361
II. S
contro l'Aguto del 1368 (op. cit. della Chiesa (BETUSSI, op. cit. p. CXV A)
p. CIV A sg.) ; perchè, se nulla ci con- ignoro ; ma nel 1377 crederei di sì,
cede di credere, com'ei pretende, che perchè risulta da certa lettera, scrit-
per merito dell'Obizzi si vincesse labat- tagli il 30 aprile dalla Signoria fio-
taglia d'Arezzo ( 15 giugno ; cf. TEM- rentina per ringraziarlo d'aver sot-
PLE-LEADER-MARCOTTI, op. cit. p. 50), tratte a taluni ladroni delle balle di
pure dalla Tabula stipendiario- panni comprate in Firenze da mer-
rum provisionator . et alior . in canti aquilani e sulmonesi, che egli
Romandiola mense martii stanziava allora sul territorio aqui-
.MCCCLXVIII . , pubblicata dal THEI- lano ; R. Arch. di Stato in Firenze,
NER, Cod. diplom. dominii temp. S. Se- Miss. reg. 17, c. 108 в. E per la
dis, II, 460, n. CCCCL, risulta che dalla Chiesa verso quel tempo fu pur
Chiesa « D. Thomas de Opicis cum in Mantova; cf. OSIO, Doc. dipl.
<< postis 25 et 9 roncinis>> percepiva al- I, 203 , n. CXXXVIII. Del 1387 pas-
lora centonovantotto fiorini di stipen- sato a servir Antonio della Scala,
dio. Liberata Lucca, per imperial de- cadde insieme ad altri cospicui capi-
creto, dalla tirannide pisana, Tommaso tani prigioniero de' Padovani nella
fude' primi a rientrare in patria ; e nelle sanguinosa battaglia di Castelbaldo
riformagioni del comune lucchese per (11 marzo 1387) che decise delle sorti
gli anni 1369, 1370 vediam apparire dello Scaligero ; Chron. Est. in MURA-
più d'una volta il suo nome; R. Arch. TORI, Rer. It. Scr. XV, 514. Quando
di Stato in Lucca, Riform. pubbl. 1369- si recasse 'a Ferrara, che doveva di-
1370, Cons. gen. I, c. 224 B, 27 settem- venire l'asilo della sua vecchiezza e
bre ; 1370-71 , Cons. gen. II, c. 36A, 25 la nuova sede della sua stirpe, non
agosto. In Lucca, dove allora si tro- sappiamo ; ma certo prima del 1392,
vava anche il S., che probabilmente perchè in un' investitura di case
egli già conosceva, Tommaso, come ci e terreni concessagli il 20 febbraio
apprende poiG. SERCAMBI (Le cronache, di quell'anno dal marchese Alberto
I, 206), trattenevasi ancora del 1371. egli è qualificato già cittadino di
Dopo di che non sappiamo più nulla Ferrara e consigliere del principe ;
di lui per gran tempo; e può quindi cf. Arch. di Stato in Modena, Cam.
darsi che qui debba venir collocato duc. rog. Andrea da Fiorano, 1390-
quel suo viaggio in Inghilterra, dove 1395, XXX, c. 22 В. In questa sua
avrebbe militato ai servigi d'E- qualità nel luglio dell'anno stesso si
doardo III, riportandone in premio recò a Firenze, onde decidere se i
il titolo di cavaliere della Giarrettiera, Malatesta fosser da accogliere nella
di cui parla il BETUSSI, op. cit. p. cvI; lega stretta dalla repubblica col suo
e, testimonio più degno di fede, il signore ; Miss. reg. 22, c. 31 B, 23 lu-
GAMURRINI, op. cit. II, 527. Se egli glio, « Bononiensibus.». Morto Al-
poi sia stato nel 1373 allo stipendio berto, egli rimase a far parte del Con-
364 EPISTOLARIO
III .
(1) Bartolomeo della Mella (il suo cariche nell'ottobre dello stesso 1391 ,
cognome, interpretato più tardi come caduto in disgrazia Andrea Perondoli,
<< della Mela>> ed anche « de' Meli », aggiunse quella pure di fattor gene-
si trova a volte scritto « de Lamella >>>
rale di casa d'Este, già coperta da
nei codici, ma noi preferiamo la prima quest'ultimo (cf. le note alla cit. ep. x
forma, perchè la più frequente e, salvo del lib. VII e Arch. di Stato in Mo-
errore, ugualmente agevole a spie- dena, Cam. duc. rog. Micini, 1394-
gare; << mella » per « lamella » essendo1400, с. 14 в, 16 ottobre 1391) : ed
voce ancor viva in varî dialetti ita- il 16 marzo 1393 ottenne anzi l'asso-
liani, sebben ristretta in una partico- luzione per la gestione da lui tenuta
lare accezione; cf. MUSSAFIA, Beitrag dall'ottobre '91 a tutto il 1392; Cam .
zur Kunde der norditalien. Mundart. duc.rog. G. Delaito, 1390-1406, XXIII,
p. 179, s. v. Mela) , al quale è di- C. 71 A. Pochi mesi dopo Alberto gli
retta anche l'ep. x del lib. VII, fu dava una suprema prova della sua
uno de' personaggi più importanti che fiducia affidandogli in uno con gli altri
abbiano vissuto in Ferrara negli ul- suoi consiglieri Filippo de' Roberti,
timi lustri del secolo XIV e ne' primi Tommaso degli Obizzi e Giovanni
del xv. Nato d'una stirpe in cui la della Sale, la tutela del minorenne
profession del notaio era tradizionale Niccolò ; DELAITO, loc. cit. col. 907 ;
(l'avevano esercitata l'avo suo ser Gio- FRIZZI, op. cit. III, 392. Del consi-
vanni ed il padre ser Bonaventura), glio di reggenza, che saviamente go-
fu anch'egli notaio, e fin dal 1387 lo vernò lo Stato e serbò intatta al gio-
vediamo come tale a fianco d'Alberto vine principe l'eredità sua agognata
d'Este ; Arch. di Stato in Modena, da molti, il della Mella fe' parte fino
Camera duc. rog. della Mella, 1387- al 23 luglio del 1398 ; quando cioè,
1391, XLII. Tre anni dopo egli è avendo solo fra i colleghi suoi pre-
referendario e secretario del marchese senti in Ferrara, tentato d'impedire il
(Arch. cit. Casa e Stato, Docum ., mazzo colpo di Stato di Francesco da Car-
1391-95, 8 luglio 1391); alle quali rara, fu da costui non solo privato
366 EPISTOLARIO
contro il matrimo- iura defendam, quasi fuerit ille coniugii, rei quidem tum pro-
nio,
parens est, consimili ratione reperitur ingratus, que cum sic ho-
10 mini tradat esse, quod ipsa, que principium motus est, possit
homines ex homine propagare, virginitatis aut continentie casti-
tate nature cursum impediat frustraque esse cogat generationis
membra, quibus producendis natura maximo cum artificio fuit
intenta, ut mirabilibus instrumentis et vasculis mirabili prorsus
15 et ineffabili modo per infinitas dispositionum varietates et motus
semen decisum ab homine, decoctum atque perfectum, in con-
ceptionis vase receptum adhereat ad futuram alterius hominis
aut hominum genituram.
Se infatti tutti
Quod quam divinum sit, unica licet perspicere ratione. si gli uomini rifiutas-
serodi procreare,
20 cuncti quidem homines propagande sobolis ordinem et pro-
positum derelinquant seque voto dedicaverint castitatis, sive
sit ea vidualis continentia sive virginalis integritas sive coniu-
l'uman genere spa-
gum castimonialis abstinentia, nonne totum humanum genus Human
omnisque religio solum unius etatis tempore subsistentiam dura-
25 tionis habebunt, moxque sunt, suffectione prolis desinente, uni-
versaliter peritura ? o quid esset videre paulatim mundi vasti edil mondo
nerebbe allaritor-
più
tatem, deficere familias, vacuari tum castra tum agros, evanescere paurosasolitudine.
civitates, regna confici, cunctaque sentibus et rubis impleri? horror
est ingens que tunc esset rerum facies cogitare, quam quidem
30 hominum sola generatio facit agrorum cultu multitudineque gen-
tium gratiosam.
Del resto le leg-
Continentiam autem et virginitatem, ut divina, sicut promi- gi divine non im-
pongono già la
simus, attingamus, non clauserunt legum oracula sub precepto. castità e la vergi-
nità; bensi invece
imperatum autem est sine dubitatione coniugium; cum ante na- ilmatrimonio
17. M deceptum 23. L3 M castimonialium L abstinentiarum 25. M omette sunt
e aggiunge, correzione che ho mantenuta, que a mox 29-30.3 Momettono quid, hom.
Coluccio Salutati, II. 24
370 EPISTOLARIO
et bonum sit, profecto melius sit vitare. nunc autem qui sine
uxore est, sollicitus est que Dei sunt, quomodo placeat Deo; qui
autem cum uxore est, sollicitus est que sunt mundi, quomodo
placeat uxori. igitur et qui matrimonio iungit virginem suam,
5 bene facit; et qui non iungit, melius facit (1). quod quidem
Apostoli verbum intelligere oportet non simpliciter, sed si velis ma quasi
siglio un con-
a coloro che
Deo ex toto corde tuo et ex tota anima tua et ex totis viribus vogliono dedicars
interamente a Dio
2-3. N omette que - sollic. est 8. N¹ sibi bland. 12. N¹ dopo possunt scrive
non 13. M bon. ad . 16. M genitale 17-18. N dissolubilitas 18. M designetur
20. L3 alterum 22. N¹ decipiat con. damn. 23-24. M coniugii 25. viri] M sui
26. L3 M omettono cur irrid.
(1 ) S. PAUL. I Cor. VII, 32-33, 38. (2) Cf. S. PAUL. I Cor. VII, 39 .
372 EPISTOLARIO
Petrarca fondate de formosa fecundaque uxore letis, dum elegantia solita disceptat,
su, tale equivoco
obiecit (6). nam que de opima dote subnectit, quoniam dos ma-
1. L3 omette una 6. L3 M adh, mod. rat. 12. Mpertinet 16. L3 M obi. iuv.
26. inter ] N in
(1) Genes. II, 24. (5) VAL. MAX. op. e loc. cit.
(2) S. MATTH. XIX, 6 ; S. MARC. X, 9. (6) Di qui risulta chiaro come
(3) Genes. II, 24. l'opera del Petrarca, nella quale il
(4) VAL. MAX. op. cit. VII, II, della Mella aveva avvertito una ten-
ext. I.
denza a biasimare lo stato coniugale,
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 373
trimonii pars non est, nichil ad nos pertinet (1), sociata quidem
onere suo dos transit cumque suis vitiis dotata recipitur. que
si superbiat, insaniat et gravis sit, eius est dementia, non culpa
coniugii; imo cupiditatis pena, que solum dotes aspiciens, de fu-
5 ture sponse moribus non inquirit. uxoris autem amissionem,
quem casum idem vates saluberrime consolatur (2), non obiciant
qui nuptias damnant. ipsorum enim hic locus arguendi non est,
cum si coniugium malum sit, quod illi volunt, bonum est pro-
fecto quam primum nuptias terminare. importuna vero et im-
10 pudica (3) et, quod ille non tangit, scelerata veneficaque, qualem
Medeam legimus, uxor, electionis est culpa, non connubii. ste-
rilitas autem maximum plerumque donum est, non solum adver-
sante fortuna, sed etiam aspirante; et hoc tamen ex matrimonio
non provenit, sed natura (4). nam quid de uxoris raptu disputem,
Is cum omnia, que in hac mortalium societate possidemus, licet
honesta sint et bona, simili calamitati subiaceant ? (5) facessant
igitur improbi nuptiarum damnatores, qui culpas hominum et
fortunas in sanctam honestissimamque coniunctionem et copulam,
quasi lapides, iaciunt; et nobiscum sentiant quamcunque vitam, equalunque
conchiude condi-
chein
zione l'uomo si
20 sive temporalem sive spiritualem, sive solitariam et contempla- trovi, esso non può
tivam sive associabilem et activam elegerimus, multas nos habi- norare il dolore,
da Dio, per am-
turos esse torturas: quod quidem optime Deus instituit, ut, cum monirci che la no-
stra patria è al-
undique, quocunque nos flexerimus, puncturis acerrimis extruda- trove.
IIII.
G 1392.
causas ut scribam, presertim si paci sique bono publico totius cosìÈ sovente
lieto d'aver
mo-
1
Italie iuncte sint et que belli transacti feritate conceptam aliena- tivi diriscrivergli,
6. Nel cod. l'e di sique è aggiunto in interlinea da un correttore.
(1) Della vita pubblica di messer d'anon. p. 481 ), avesse esposto il piano
Giovanni di Ruggiero Ricci (1330?- d'una congiura per ucciderlo, mentre
1400) toccò già con discreta larghezza si recava a caccia, onde liberar così Fi-
A. WESSELOFSKY nel Saggio di storia renze da un pericoloso avversario (epi- 1
letteraria italiana premesso al Paradiso stola che comincia : « Non credebamus
degli Alberti ( I, par. I, p. 110 sgg.) ; e <<<<adeo>> , copiata nelle Miss. reg. 21bis,
sebben parecchio potrebbe esser oggi c. 9 B; cf. Deliciae erud. XVI, p. LXXIII
aggiunto a quant'egli raccolse, pur noi e L. FRATI, La lega dei Bologn. e dei
ce n'asterremo, paghi d'osservare che Fiorent. contro G. G. V. (1389-90) in
il Ricci non deve, com' ei fa, dirsi Arch. stor. lomb.ser. II, to. VI, 5 sgg.) .
« uomo intieramente politico », se ai I Fiorentini respinsero con indigna-
suoi giorni ebbe qual legista tal nome zione siffatte accuse e purgarono, come
da venir, contro le consuetudini patrie, meglio riesci loro possibile, il Ricci dal-
chiamato a leggere prima l'Inforziato, l'imputazione mossagli ; benchè s'av-
quindi il Digesto nuovo nello Studio vedessero che il Visconti mendicava
fiorentino dal 1364 al 1368; cf. PREZZI- pretesti per rompere gli accordi allora
NER, op. cit. I, 28 ; GHERARDI, Stat. cit. allora pattuiti e che quindi ogni lor
pp. 301, 310, 326 &c. Verremo in- difesa a nulla gioverebbe; ep. « Ali-
vece a parlar brevemente de'fatti, sopra « quandiu stetimus in suspenso >> in
i quali versa la presente (giuntaci pur reg. cit. c. 10 A, 16 dicembre. Du-
troppo assai corrotta nell'unico codice, rante la guerra che seguì, al Ricci toccò
ignoto sin qui, ove si legge) ; e ne l'incarico di passare insieme a Rinaldo
stabiliremo quindi con certezza la data. Gianfigliazzi in Francia, per eccitare
Il 18 novembre 1389 Giangaleazzo il conte d'Armagnac a prendere l'armi
scriveva ai Fiorentini una lettera per contro il Visconti (Miss. reg. 21 bis,
lagnarsi che in pieno Consiglio messer c. 135 B, 27 aprile 1391) e con lui
Giovanni de' Ricci, il quale era stato discese poi in Lombardia ; ma nella
pochi mesi prima come ambasciatore terribil giornata di Alessandria (25 lu-
della repubblica a Milano (20 gennaio- glio), in cui il conte perdette la vita,
29 maggio 1389; cf. Arch.di Stato anch'egli, il Ricci, del pari che il
in Firenze, Dieci di balia, Leg. &c. Gianfigliazzi, cadde nelle mani de' Vi-
1, 164, 167, 179, 185, 196; Diario scontei. Troppo buona era l'occa-
376 EPISTOLARIO
4. Cod. possem
(1) Allude all'ep. xx del lib. VII, zia de' Castellani, frate agostiniano,
p.335 sgg.diquesto volume, ovesiparla lettore di teologia nello Studio fioren-
dell'andata a Milano di Dinozzo Ste- tino e buon matematico, che mori nel
fani « ob privatam causam », che era 1401 : cf. MEHUS , Vita A. Traversarii,
poi la liberazione del Ricci . P. CLXXXI ; WESSELOFSKY, op . cit. I, I,
(2) Si tratta, come or ora dicemmo, 127 sg.; GHERARDI Stat. cit. p. 376.
dell'ambasceria affidata a maestro Gra- (3) Cioè a Iacopo d'Appiano.
24
*
Coluccio Salutati, II.
376 EPISTOLARIO
perchè ciò fortifica tionem mentium possint in statum pristinum revocare. quid
e
giova insieme
pubblico bene. al enim michi suavius atque gloriosius scribendum posset occurrere,
quam privatum aliquid, quo dulcis amicicie revocetur memoria
et in commune bonum possim parvitate mea cum maiorum ami-
4. Cod. possem
come convenga
in illa prima causa se magnificus et illustris princeps communis Visconti al
mostrarsi
conciliante verso i
dominus tuus et meus se benignum et tractabilem exhiberet (1) ; Fiorentini.
(1) Allude all'ep. xx del lib. VII, zia de' Castellani, frate agostiniano,
p.335 sgg. diquesto volume, ove siparla lettore di teologia nello Studio fioren-
dell'andata a Milano di Dinozzo Ste- tino e buon matematico, che mori nel
fani « ob privatam causam » , che era 1401 : cf. MEHUS, Vita A. Traversarii,
poi la liberazione del Ricci. P. CLXXXI ; WESSELOFSKY, op. cit. I, 1,
(2) Si tratta, come or ora dicemmo, 127 sg.; GHERARDI Stat. cit. p. 376.
dell'ambasceria affidata amaestro Gra- (3) Cioè a lacopo d'Appiano.
Coluccio Salutati, II . 24
378 EPISTOLARIO
Vinca colla be- tot amicos, ut quos ferro non potuit vincere unius beneficii
nignità il Visconti
que' che nonsupe-
armi potè magnitudine vincat ! Pyrrhum, precor, memento; nondum enim
rare;
finito bello, captivos, quos Romani redimere postulabant mox
contra se et in suum caput armandos, libere sine precii quod
offerebatur appensione concessit. memento, inquam; nec minus 5
tamen quanta commendatione factum hoc Cicero prosequatur ta-
cita tecum mente librato (¹) ; et mitte cum domino nostro manus,
ut donum hoc exhibeat libentius quam petatur, seque Florentinis
qualem Pyrrhus Romanis prebeat; non in spem future pacis, ut
nè stimi con un ille, sed in firmamentum et robur concordie iam contracte. nec 10
rifiuto giovar a
Vanni d'Appiano; putet se Vanni de Appiano, cuius infelicitati compatior, quoad
tractationem seu concambium, consulere vel prodesse. iandiu
cuncta fuimus experti, sed frustra ; nec intolerabilis ille magister
suus placari potuit vel moveri.
Fata obstant placidasque viri Deus, 15
che è per ora im- ut videatur michi taliter in proposito perstiturus, quod nullam 20
possibile restituire
in libertà.
nobis spem nisi per mortem ulterius relinquat vindicandi Vannem
in libertatem (3). fecit pro amico dominus tuus quod potuit; et
1. ut] Cod. et 2. Dopo vincat il cod. segna una lacuna da me colmata aggiun
gendo le parole Pyrrh. mem. 8. Cod. domun 9. Cod. Romanus, inoltre omette in
prima di spem e legge paciis 10. Cod. legge si per sed 11. Cod. uanu ; sull' u
d'altra mano è stato aggiunto un segno d'abbreviazione . 16. Cod. obstructa 19. Cod.
aut ull, voc. 20-22. Il cod., per evidente error del copista, che omise alcune parole ed
altre lesse a sproposito, reca nullam eius spem nisi per mortem alterius uteris libertatem
22. Cod. omette dom. tuus
<< reversus . nunc autem restat quod Miss. reg. 22, c. SI A. Vanni, che
<<<vestra dilectio circa relaxationem pareva destinato a grandi cose ed
<<< egregii legum doctoris domini Io- era giovane accorto ed ardito, morì
<<<hannis de Ricciis contemplatione invece il 6 ottobre 1397, un anno
<< nostri non solum faveat, sed taliter prima del padre; anzi, taluno disse,
<< operetur, quod ipse longe melioribus per opera di lui. Cf. Sardo, op. cit.
<< condicionibus quam de capientium cap. ccxxII, p. 233 ; SOZOMENO, op .
<<<et gentium armorum potestate cum cit. col. 11533 MINERBETTI, op. cit.
<<benignitate et gratia dimittatur » ; col. 384.
380 EPISTOLARIO
benchè questi gli verba, que sibi fuerunt imposita, contra dominum protulisse (1),
sembri di pietà
meritevolissimo. non possum non totis affectibus misereri. vale.
Lo ringraziadel-
la promessa fat- Ea que scripsit parnaticum illud ingenium de epistolis
taglidal Loschidi
mandargli presto Ciceronis libenter audivi; rogoque quod sine dilationis molestia
lelettere di Cice- iubeas expediri (2). iterum vale et si molestum vel grave non 5
est, rescribe. Florentie, pridie idus augusti.
Tuus Colucius Pieri de Salutatis cancellarius florentinus.
V.
Firenze,
Magnifico domino Lodovico de Alidosiis Ymole domino.
15 agosto 1392 .
Si schermisce AGNIFICE domine mi. non oportet, si quid in me consilii
dai ringraziamenti
che l'Alidosi gli
MAGNIFIC
est, quod tibi et statui tuo impendam, gratias agere, qui sum
fa per i suoi buoni
uffici, obnoxius pro tui patris benivolentia in me, sicut sine meritis, 15
1. Cod. dopo verba dà fuisse 2. Cod. effectibus 3. Ea] Cod. et 4. Cod. dile-
ctionis molestium 12. Così N ; L3 R M Domino Lodovico (R¹ Lodonico) de Alidosiis
13-14. N¹ cons. est in me 14. N grat . ag. impend. R¹ sim 15. L3 R M beniv.
tui patr. In R¹ sine è aggiunto poi di carattere minuto in interlinea.
(1) Ecco come il Visconti formu- <<scimus ... nec dominum Iohannem
lava le sue accuse contro il Ricci << nec alium nunquam aliquid tale in
nella lettera già citata : <<dominus <<<nostris consiliis protulisse et cum
<<<Iohannes de Ricciis erectus ha- <<per cancellarium nostrum ista no-
<< buit in pulpito perorans, ut in con- <<tentur, nunquampoterit reperiri quod
<< siliis fit, coram officio vestro ac De- <<<hoc fuerit inter nostra collegia di-
<< cem balie et nonnullis aliis requisitis <<< sceptatum » ; reg. cit. c. 10 A. Magra
« hec verba proferre : " Homo scusa; certe cose non si scrivono di
<<iste multa signa facit. quid igitur sicuro! poteva replicare il Visconti,
<<<faciendum est ? necesse est ut unus che dell'arte di simulare era maestro .
<<pro populo moriatur, ne tota gens (2) Il « parnaticum ingenium » è
<< pereat " * ; utque conceptum suum Antonio Loschi; cf. l'ep. XXIII del
<<melius audientium auribus infunde- lib. VII, p. 354 di questo volume.
<< ret, mox adiecit » &c.; Miss. reg. 21bis, Inutile è l'avvertire che l'allusione
c. 9 B ; cf. Ann. Mediol. in Rer. It. Scr. fatta in questa poscritta all'atteso co-
XVI, 832. E gia i Fiorentini aveano dice di Cicerone, prova una volta di
risposto, come qui il S.: « nos autem più come tutto il carteggio che lo
concerne spetti al 1392.
* Cf. IOHANN. XI , 47, 50 . (3) Dei tre codici, in cui quest'epi-
1
DI COLUCCIO SALUTAΤΙ . 381
stola si legge, uno, per rarissimo caso, dobbiamo ripeter oggi anche noi quasi
oltrechè il giorno ed il mese pretende alla lettera; perchè, se della famiglia
additarci anche l'anno, nel quale fu Alidosi, giovandosi appunto del San-
scritta; e dico « pretende », perchè sovino e di un'altra scrittura genealo-
la data 1391 da esso offerta non può gica di niun conto, il LITTA ha dato
considerarsi se non errata da noi, nelle sue Fam. celebri it. una storia
che sappiamo come nell'agosto di men che mediocre ; intorno a Lodo-
quell'anno Beltrando degli Alidosi, vico non possediamo che troppo scarse
qui menzionato come morto, fosse ed incerte notizie. Principe buono
sempre fra i vivi ; cf. lib . VII, ep . viii,
ed amato dai suoi sudditi, fornito di
p. 283 sg. di questo volume. Ma se ad molta cultura, sebben troppo inclinato
L3 non possiamo dar piena fede, nulla a prestar fede alle astrologiche fole,
ci vieta però di allontanarci il menpos- favoreggiatore di poeti e di dotti, Lo-
sibile da esso, assegnando la presente dovico aveva saputo acquistarsi in
ai primi tempi della signoria di Lo- Italia una fama, della quale è bella te-
dovico, quando cioè egli era soggetto stimonianza l'epistola che il Vergerio
a quella materna tutela, che il S. ri- gli diresse, quando Carlo Malatesta,
corda. Noiascriviamo dunque al 1392 spinto da malinteso zelo religioso, fece
quest'epistola, certi di non ingannarci abbattere in Mantova l'antica statua di
in ogni caso se non leggermente, per- Virgilio ; Epistole di P. P. Vergerio,
chè, come vedremo più sotto, essa non Venezia, 1887, p. 113. Alieno dalle
potrebbe mai dirsi posteriore all'estate lotte, egli in trentatre anni di governo
del 1396. cercò sempre di destreggiarsi in guisa
Annotando l'ep. VIII del lib. VII, da non incorrere pericoli; ma, dopo
abbiamo promesso di accennar qui essere scampato a molte procelle, fu,
alcunchè intorno ai figli e successori quando forse credeva aver toccato il
di Beltrando Alidosi; ardua bisogna, porto,travolto dall'uragano. Nel 1424
perchè, come osservava fin dai suoi a tradimento Filippo Maria Visconti
tempi F. Sansovino, « è cosa degna faceva occupar Imola ; e Lodovico,
<<di commiseratione che questa nobi- che non volle fuggire, condotto a Mi-
<<lissima & antichissima famiglia, la lano, fu per due anni tenuto prigio-
« quale ha per molti anni signoreg- niero in Monza. Liberato nel 1426,
<< giato la città d' Imola & di Forli con dopochè il duca ebbe ceduto Imola
<<molte altre castella appresso nella alla Chiesa, sia che disperasse di riaver
<< Romagna ... habbia non solamente la sua città, sia che il desiderio di
<< veduto l' interito suo nella persona quiete fosse in lui più potente d'ogni
« di Lodovico, ma si sia quasi estinta altro, sia infine che le sue tendenze
« la memoria di quel principato per ascetiche si fosser fatte più imperiose
<<la poca cura degli scrittori>>» ; Della in mezzo alle avversità, egli andò a
orig. et de fatti delle famiglie illustri rifugiarsi in un convento, dove oscu-
d' Italia, p. 252. Gli stessi lamenti
ramente morì poco appresso ; SANSO-
382 EPISTOLARIO
cum aliis simulate agere, quod cum communi nostro non col-
ligant. non possunt diu verba dari :
Exitus acta probat (1).
danno dei figli di Beltrando, nemici (4) Cf. TIT. LIV. Hist. XXVIII,
di Firenze e della lega tutta, costoro XVIII ; VAL. MAX. op. cit. VI, IX,
trovarono più saggio partito sottomet- ext. 7 .
tersi ed entrar anch'essi a parte de' (5) Chi ricordi come fra le rime
benefici del protettorato fiorentino; ed di maestro Simone Serdini si leggano
infatti in seguito agli accordi stipulati due sonetti pieni di caldi elogi all'in-
1'11 aprile 1392 (LITTA, op. e fam. dirizzo di Lodovico Alidosi (cf. VOLPI,
384 EPISTOLARIO
In avvenire in-
dirizzerà a lui solo Decrevi amodo tecum, non cum fratre tuo infantulo litterale
le proprie lettere. tenere commertium, nec infanti litteris loquacibus, ne dicam elo-
quentibus, respondere (1). Florentie, die quintadecima sextilis
.MCCCLXXXXII .
La vita e le rime di S. Serdini in Giorn. l'opera, gli dà per moglie una Bartola
stor. d. lett. ital. XV, 21), non troverà di Pandolfo da Polenta, e si dichiara
strano ch' io sia tentato di riconoscere incerto se un Bertrando, di cui parla
nel personaggio qui ricordato il biz- poi, sia o no figlio di lui. La seguente
zarro poeta senese. Ove questa con- lettera di Lodovico, l'originale della
gettura cogliesse nel segno, la menzion quale sta insieme ad altriframmenti del
che qui si avrebbe di lui gioverebbe carteggio di Roberto Novello da Bat-
ottimamente a colmare la lacuna che tifolle nel cod. Magliab. VIII, 1487,
si avverte nella sua biografia fra il 1389, n. 2, valga adesso a distrugger l'edifi-
anno in cui dovette fuggire da Siena, cio del Litta, dimostrando come Lippo
ed il 1396, nel quale ci apparisce, nè morisse, fanciullo ancora, il 3 settem-
sappiam da quanto tempo, ai servigi bre 1396: * « Magnifice frater caris-
del conte Roberto da Battifolle ; VOLPI, <<<sime. Acerbum michi nimium &
op. cit. p. 5. E se ne trarrebbe an- <<lugubre casum obitus magnifici fra-
cora la conseguenza ch'egli era detto <<tris mei Lippi, dulcissimi et per-
<<<<maestro » dai contemporanei, per- << fectissimi fratris vestri, cum inefabili
chè l'ufficio suo era d'insegnar let- <<cordis amaritudine significare cogor
tere ; non già perchè, come è anche <<<fraternitati vestre, qui longa infirmi-
stato supposto, esercitasse la medicina. <<<tate detentus et febre continua op-
Notissimi son altresi i rapporti del- << pressus, heri, sicut Deo placuit, diem
l'Alidosi con un altro poeta volgare, << suum clausit extremum. sicut enim
il Sacchetti ; cf. GIGLI, I serm. evang. <<<in fraternitate vestra spem obtineo
di F. Sacchetti, p. 235 sgg. << fraternalem, ita que michi adversa
(1) Stranissimi, per non dir peggio, << contingunt cum fraternitate vestra
gli errori accumulati dal Litta intorno << participo. et prout ambo eramus ve-
a Lippo (che del resto l'autor del Com- << stris beneplacitis continue, ita et ego
pendio cit. I, 227 e 340, giunge a con- << ad illa semper sum prompta affe-
fondere con Lodovico !). « Lippo », <<ctione dispositus. dat. Imole, die
dice il genealogista, <<<andò in Lombar- << .IIII. septembris, .III. ind. Lodo-
<<< dia agli stipendi de' Visconti. Mi- « vicus de Alidosiis Imole vi-
<< litò nelle squadre del Carmagnola. << carius &c. ». A tergo : << Magnifico
<< Morto nel 1402 Giangaleazzo duca <<<fratri carissimo comiti Roberto de
<<<Batifolle » .
<< di Milano, lo Stato in preda alle
<< fazioni, fu ucciso nel 1403 in un con-
<< flitto a Monza ». Poi, a coronar * L'anno si deduce dall' indizione.
DI COLUCCIO SALUTAΤΙ . 385
VI .
uno studioso ;
rerumque novarum avido secundius evenire quam abundare libris
et posse tam honestum desiderium in rebus precipue peregrinis
to implere ? ego de aliis nescio; de me autem volo cunctos nossé,
quod, cum Dei benignissima, sicut tibi constat, indulgentia michi
contigerit gloriosum officium, numerosa proles, corpus validum
atque sanum et lucri plus quam mea familieque necessitas
exigat, nichil tamen michi preciosius et carius est quam illa que- egli stesso tiene
i propri libri in
conto della più
15 cunque librorum sufficientia, que michi eiusdem Dei dono con- pregevolecosache
cessa est. nam, cum reliqua sic mecum sint, quod illis delecter abbia,
et gaudeam, libris non fruor solum et exulto, sed, quod maius non come quelli, che
solo lo dilet-
est, perficior atque pascor. inter quos tamen, si quem tibi gra- tano, maaffinano
scono ed lo pa.
tum putas, rescribere secure ; ingentis equidem michi muneris
4. Così N ; R¹ Ser Iohanni Lippi de Aretio 5. N¹ cariss. frat. R¹ qua 8. N
libr. hab. 12. N¹ gloriosissimum 13. R¹ omette mea 15. R¹ laborum ed
omette que michi 17. R¹ omette solum N maior
(1) Quando non si volesse identi- con qualche sicurezza la data dell'e-
ficar costui con quel ser Giovanni pistola, perchè d' un' ambasceria soste-
Lippi, che del 1394 fungeva da notaro nuta da ser Guccio di Francesco Gucci
de' regolatori in Firenze (SER LAPO dopo l'andata sua a Genova (cf. lib . V,
MAZZEI, Lettere, ed. Guasti, I, 69) ; la ep . xx, p. 104 di questo volume) io
qual cosa non è a far senza esitazione non trovo memoria ; nè a quella an-
grande, perchè di notai così chiamati data probabilmente si fa qui allusione .
ne visse sullo scorcio del secolo XIV Siccome però il S., a giustificare la
in Firenze più d'uno (v. così Del. d. domanda che muove al notaio aretino,
erud. tosc. XVI, 251 ) ; sarà forza con- adduce gli incomodi della vecchiezza,
fessare che sopra questo corrispon- non ci allontaneremo certamente
dente del S. niuna notizia ci è perve- molto dal vero collocando qui la sua
nuta. Nè possiamo stabilire almeno epistola.
Coluccio Salutati, II. 25
386 EPISTOLARIO
Sarà lieto se instar erit, si tua potero studia meis libellulis adiuvare. ego autem
potrà aiutar i di
lui studi;
te rogatum velim, quatenus, si quid exoticum et singulare, ut fieri
solet, in manus tuas venerit, michi non invideas. et quia quo-
intanto lo prega a rundam relatu percepi te multa Ciceronica in littera grossa
volergli cedere un
volume di scrit-
Ciceroniani in habere, quia illos libros, cum communes satis sint, quotidie possis 5
grossi caratteri,
habere, te deprecor per eorundem studiorum communionem atque
vere dilectionis vim, et per quicquid efficacius possum obtestor
et oro, quatenus senectuti mee, que iam caligantibus laborat ob-
tutibus, velis illius libri iusto commertio subvenire. in qua ma-
el'invita ad in- teria ser Guccio Francisci, carissimo fratri meo, credere placeat 10
tendersi in propo-
sito con ser Guc-
cio di Francesco . tanquam michi. vale felix et mei memor. Florentie, pridie
kalendas septembrias.
VII .
[N¹, с. 117 B; R¹, c. 16 A, mutila; R2, c. 109A; cod. Ambros. C, 141 inf. 15
C. 172 B ; HAUPT, Opuscula, II, 113-116, da R2; VIERTEL, Die Wieder-
auffindung &c. p. 39, da Haupt. ]
sa come manife- felicitasti, quod vix pre gaudio apud me sim, et scribere gestienti
starla;
10. R¹ omette carissimo 11. R¹ omette vale - memor 12. R¹ septembris 18. CosìA,
dove però quest'indirizzo è posto in calce all'epistola colla nota : A tergo; NI Eloquentis-
simo viro Pasquino de Caspellis cancellario ; R2 Pasq. de Cap. cancellario Comitis Vir-
tutum; R Pasquino de capellis 21. A R R2 HV sum. in. 22. N R sum
p. 61 , nota 1 ; il VIERTEL invece, ri- stola spetterebbe non più al 1390, bensì
conoscendo impossibile che nel set- al'91 . Ma qui pure urtiamo contro gli
tembre del 1390, proprio quando più ostacoli consueti ; nel settembre del
ferveva la guerra fra la repubblica e 1391 fra i due Stati continuava l'ostilità,
Giangaleazzo, il cancelliere fiorentino fra idue cancellieri il silenzio. Le pa-
s'intrattenesse con tanto amichevole role del S. vorranno dunque intendersi
tranquillità de' propri studi col mila- men rigorosamente ; egli non dice già
nese, e parlasse di più de' benefici che di contar sessant' anni, nè un di più, nè
avrebbero recato le reciproche amba- un di meno ; ma d'aver raggiunta la
scerie, propose di ricondurre la pre- sessantina, senza che l'ardor suo per
sente in un coll'epistola al Loschi del i libri fosse scemato. Spiegata così,
29 settembre, al 1389 ; Wiederauff. la frase del S. ci consente di richia-
p. 242 sg. Ma egli, avendo sotto gli mare l'epistola alla sua vera data, il
occhi un testo guasto dell'epistola, 24 settembre 1392. Che questa data
non vide che Coluccio parla qui a sia la vera , riesce infatti assai age-
Pasquino come di fatto già avvenuto vole provare. Sulla fine della pre-
del sacco di Verona (« veronensis cla- sente (anzi, si noti, in una poscritta )
<< dis ») ; e noi sappiamo che la disgra- il S. esprime all'amico la sua conten-
ziata città, colpevole di ribellione al tezza per l'arrivo degli oratori vi-
Visconti, fu data in preda alle ma- scontei a Firenze e per l'andata de'
snade d' Ugolotto Biancardo il 26 giu- fiorentini a Pavia; e presagisce fe-
gno 1390! conda di buoni frutti questa « mutua
In realtà la base di tutte queste <<legatoria visitatio » . Or di un re-
ipotesi essendo falsa,ben si comprende ciproco contemporaneo invio d'am-
come niuna d'esse riesca a coglier nel basciatori fatto da Firenze e dal Vi-
segno. Innanzi tutto il S. nacque nel sconti niun ricordo troviamo nei docu-
febbraio del 1331 e non già del 1330; menti del 1390 e del 1391 ; come ben
sicchè quando la frase: << habitus mentis, si capisce. Ma se passiamo al '92 le
<< quem iam sexaginta annis tum cose mutan d' aspetto ; e il MINERBETTI
<<
ingenitum tum excultum confirmavi>> così (op. cit. col. 304) ci apprende che
dovesse interpretarsi alla lettera, l'epi- del mese di settembre « tre ambascia_
388 EPISTOLARIO
<< dori vennero a Firenze di quelli del non si mossero prima del 30 ottobre,
<< Conte di Virtù » a rallegrarsi della
se crediamo a SER NADDO, il quale
pace fatta ed a protestar delle buone in luogo del Gianfigliazzi dice partisse
disposizioni del signor loro verso il messer Filippo Adimari (Mem. stor. in
comune ed i suoi collegati. Che se Delizie cit. XVIII, 134); quarantun 1
egli tace i nomi dei tre oratori, ed in giorni dopo erano di ritorno; Miss.
ciò l' imitano le missive della Signoria, reg. 22, c. 69 A, 20 dicembre, « Co-
dove però della venuta loro è fatto <<<miti Virtutum » .
ricordo (Miss. reg. 22, c. 48 A, 25 set- Che la presente sia stata scritta
tembre, « Domino Paduano »), sup- verso il 20 di settembre 1392; che il 24,
plisce a tal silenzio il carteggio della forse il di medesimo in cui giunsero a
repubblica senese, da cui si rileva che Firenze gli oratori di Giangaleazzo, il
il 24 settembre frate Pietro da Siena, S. abbia aggiunta la prima poscritta
dell'ordine de' minori, fu mandato a Fi- in cui manifesta il suo giubilo per tale
renze per trattarvi con Pietro Filargo, avvenimento; che l'epistola stessa sia
Andreasio Cavalcabo e Ruggeri Cane, partita per Milano sei giorni dopo af-
oratori del Conte di Virtù; R. Arch. fidata alle cure di Filippo di Valle,
di Stato in Siena, Miss. n. 8, I lu- mi paiono fatti evidenti. È da tener
glio - 31 dicembre 1392, ser Neri di quindi come provato che non già
ser Giovanni canc., c. 24 B. E negli nel 1390, ma nel 1392 il S. giunse
stessi giorni, previo accordo col mar- in possesso del codice che racchiudeva
chese d'Este (Miss. reg. 22, сс. 45 в, le epistole Adfamiliares. Quando poi
46 B), i Fiorentini deliberavano a loro egli abbia potuto aver l'altro, esem-
volta d'inviar al Visconti messer Ri- plato sul codice veronese e contenente
naldo Gianfigliazzi e Raineri di Luigi le lettere ad Attico, a Cicerone ed a
Peruzzi; ai quali, poco dopo, forse per Bruto (che è oggi il Laur. Pl. XLIX,
crescer solennità all'ambasceria, fu 18), noi non possiamo precisare, at-
dato compagno il vescovo di Firenze in teso che questa sia, non già la prima,
persona; Miss. reg. 22, C. SIA, 12 ot- come si supponeva, ma l'ultima fra
tobre, « Domino Paduano » ; с. 52 B, le epistole del S. al Capelli relative
20 ottobre, « Bononiensibus » . Costoro alla ricerca delle lettere Tulliane .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 389
ronem meum michi iam non incognitum venerarer, nunc ipsum parte M. Tullio,
or tutto gli si è
michi totum hoc tuo munere tradidisti. vidi qualis in republica, nella
discovertoqual fu
vita pubblica
quantus inter amicos et romani nominis principes antecessit : video e nella privata;
15 quam audax bello, quam avidus glorie, et quibus artibus tam ipse
quam ceteri Romanorum fame splendorem commendationisque
preconia venarentur. vidi tuo munere bellorum civilium funda- quale negli eventi
acui si trovò me-
menta et quid caput illud orbis terrarum de libertate populica in scolato,
monarchie detruderit servitutem. vidi Ciceronem meum quam le sue debolezze, i
i suoi casi,
20 in familia mitis, quam deceptus in filio, quam desperatus in ad-
versis, quam timidus in periculis, quamque fuerit in prosperis sibi
blandiens et securus. multa denique vidi que michi tante leticie
fuerunt quantam unquam habere posse nec credidi nec speravi.
quid enim michi iocundius esse potest quam cum Cicerone loqui,
25 quam tot procerum, scientissimorum virorum, quos volumen illud, i suoi amici.
munus scilicet tuum, imo divinum, habet, vidisse tum eloquentiam
tum mores tum virtutes tum casus varios et affectus ? (1) nescio
de aliis; de me autem verissime testari possum me nunquam ali-
Niunstoricomo-
quid aliud speculativum vel hystoricum tam avide tamque cum numento è a repu
Mancano infatti evenit: sentio quidem Ciceronis epistolarum plurimum abesse, pu-
nel volume molte
lettere.
toque quod has habueris ab Ecclesia Vercellensi (3 ). verum com-
2. R² dà et in interlinea . 3. unde] Aut 7. Η V omettono rerum 13. A omnium
16. HV han poste fra parentesi come da espungere le parole natura recept. 17. A omette
quam grat. N duas 19. A omette de 20-21 . N R2 HV omettono evenit , che
A ha conservato, lasciando cadere invece crevit 21. A R2 HV ep . Cic.
(1) Cf. per dichiarazioni analoghe dal passo del BIONDO (It. illustr., Ba-
lib. V, ep. vi; lib. VIII, ep. vI; p. 13 sileae, MDXXXI, p. 436), ov'è detto che
e 385 di questo volume. il Petrarca si gloriava d'aver trovato
(2) OVID. Met. III, 415. <<<a Vercelli>> le epistole Ciceroniane
(3) Sulle vicissitudini a cui sog- (cf. VIERTEL, Die Wiederauff. p. 23) ;
giacque questo prezioso manoscritto, l'opinione dello SCHMIDT, Die hand-
che oggi si conserva nella Laurenziana schriftliche Überlieferung der Briefe Ci-
di Firenze, Pl. XLIX, 9 (cf. BANDINI, cero's an Atticus ... in Italien, Leipzig,
Cat. mss. lat. II, 466 sg.), pressochè 1887, p. 319, che già ai tempi del
nulla sappiam dire. Che esso nel se- nostro il manoscritto fosse passato in
colo xiv appartenesse alla libreria possesso del Visconti mi par molto
della cattedrale di Vercelli risulta, discutibile. Dirò anzi che dalla frase
oltrechè da queste parole del S., anche del S.: « puto quod has habueris ab
DI COLUCCIO SALUTATI . 391
Qualunque sia
quicquid Varronis fuerit, cupio plurimum eum habere et ob id tal libro, desidera
averne copia.
etiam nomine meo, si tibi videtur, illum a domino postules, ut
habere valeam in exemplar, michique quantocius fieri potest et
hanc sitim extinguere (1). vale.
Conclude espri-
5 Consolatus sum in adventu iocundissimo istorum oratorum ; mendo la sua esul-
tanza per il reci-
et spero quod hec mutua legatoria visitatio sit fructum optimum proco invio di
ambasciatori fatto
paritura (2). Florentie, octavo kalendas octobris. dai loro signori e
gli raccomanda Fi-
Philippus de Valle, cui litteram hanc ad te deferendam tradidi, lippo di Valle.
amicus meus est (3), ipsum igitur in maximum modum rogo su-
to scipias commendatum. quod putabo si videam quod sibi feceris
de aliquo officio provideri. quod, quicquid illi contuleris, michi
ducam impensum. iterum vale. pridie kalendas octobris.
Tuus Collutius & c.
«denken, da die Nachricht dass er volta allusione (lib. I, ep. xx; lib. IIII,
<<<erst 1493 aus Bobbio nach Rom ep. xx; 1, 52, 338) ; ma di cui anche
« kam, volkommen beglaubigt ist; die allega un passo nell'ep. XVI del lib.V
« alciatische Hs. könnte dagegen recht (p.83 di questo volume) ed un se-
«wohl die des Petrarca sein, zumal condo nel trattato De saeculo et religione:
« da diese ja in Alciats Heimath nach « via, sicut vult M. Varro libro de
«Mailand gekommen sein soll. Die « agricultura quasi vea dicta est
<<Abweichung in dem Titel ist zwar « a vehendo, quia per illam curribus
<<<befremdend, aber dennoch um so <<<res vehantur >>; cod. Riccard. 872,
<<<weniger entscheidend als Alciatus c. 18 A. Ove non vogliasi ammettere
<<
sämmtliche Überschriften sehr frei che queste citazioni siano di seconda
<<angegeben zu haben scheint » . Come mano, potrebbe supporsi che, non pago
l'HORTIS ha già dichiarato (M.T. Cicer. del manoscritto che già possedeva,
nelle op. del Petr. p. 71), nell' inven- il S. aspirasse ad aver copia d'un
tario della libreria pavese compilato altro, nel quale, attesa la sua vetustà,
del 1426, questo codice non si cita, i libri stessi dell' agricoltura potevan
sebben dei libri Rerum rusticarum di leggersi più corretti.
Varrone sianvi menzionate due copie. (2) Cf. la nota i di questa epistola
Lo stesso silenzio noto nell'inventario a p. 386.
del 1459; cf. Giorn. stor. d. letter. (3) Era costui un amico del S., na-
ital. 1, 43 . tivo di Aste, terricciuola del Reggiano.
(1) Di qui parrebbe da arguire che Daremo di lui maggiori notizie com-
nel 1392 il S. non possedesse scritto mentando l'epistola che il S. gli di-
alcuno di Varrone; neppure i libri resse nel 1399.
Rerum rusticarum, all'esistenza de' quali
egli ha non solo però fatto più d'una * 1, 2, 14.
VIII.
[N', c. 119A ; Ambros. C, 141 inf. c. 170B ; cod. Reich. 131 della biblio-
teca di Corte di Karlsruhe, c. 52A; Marucelliano B, 111, 65, C. IA (2);
G. DA SCHIO, Commentarii cit. doc. II, pp. 157-160, da A.] 5
6. Così A, che però riferisce l'indirizzo in calce all'epistola colla nota: A tergo,
mentre in fronte non dà titolo di sorta ; NI Insigni viro Antonio Lusco optimo civi vi-
centino ; RM Linus Colucius Salutatus Antonio de Luschis salutem d. 10. A N Sch.
epistolaria 12. ARM Sch. imm. pop . R actututum Sch. ac dudum
(1) Più volte infatti vedemmo il S. nato, e che il S., il quale, come s'ebbe
combattere quest' usanza che gli spia- già occasione di toccare, aveva dal
ceva tanto per tante ragioni; cf. lib. I, 1389 al 1392 veduto salire a dieci, da
ep. xI; lib. III, ep. vI ; I, 35, 259 ; otto che erano, i suoi figliuoli(cf. lib.VI,
lib. VI, ep. vII, p. 166 di questo vo- ep. xIII, p. 185 di questo volume), non
lume e sopratutto le epp. x ed xi di sia mai giunto ad averne dodici < vivi »
questo libro, pp. 404 е 411 . intorno a sè. A prescinder dal fatto,
(2) Il MARZAGAIA, tessendo nel li- per se stesso già ben singolare, che
bro IV, cap. x11 (De prole letatis), ne' numerosissimi documenti da me
§ I del suo trattato De modernis gestis raccolti intorno ai figli di Coluccio, non
(ed. Cipolla, p. 330) un magnifico mi sia mai accaduto di trovar ricordo
elogio del S., scrive che « ad op- d'altri che non sieno i dieci sopra
<<time indolis prolem masculam pa- enumerati, gioverà contro l'asserzione
<<trique simillimam numero duo- del Marzagaia rammentare che Piera,
< decimam viventium tempore uno moglie del nostro, morì, e non certo
<< natorum illum natura optimi benefitii giovine, nel 1396; è dunque addirittura
<<prompta pervexit ». Io credo però improbabile che fra il '92 ed il '96
che il maestro veronese si sia ingan- il S. abbia da lei avuto altri due figli.
DI COLUCCIO SALUTATI . 397
est, si tamen contingat ipsos per Dei gratiam bonos esse. sed
inter humane fragilitatis crebros et inevitabiles lapsus formidandum nèpreoccupazione
dissimula la
est ne forsan omnes aut aliqui vel eorum aliquis corrumpantur ; che l'avvenir de'
suoi figli eccita in
in qua quidem re adeo me frequentia deterret exemplorum, quod lui,
5 continuo metu distorqueor, licet adhuc per Dei gratiam in nullo benchètutti buoni;
malicie signum appareat; quod michi causa est sperandi meliora.
sed nimis verum est illud Sulmonensis nostri :
Res est solliciti plena timoris amor (1).
amo quidem et timeo: hac tamen animi premeditatione, ut pur si volontà
divina rimette .alla
10 quicquid Deus de ipsis disposuerit, equanimiter laturus sim, sive
bonum sive malum fuerit in oculis nostris. certus enim sum eum,
qui summa bonitas summeque bonus est, nichil nisi bonum or-
dinaturum esse, licet cupiam eum non permissurum turpitudinem
individui propter decorem et ordinem universi.
15 De epistolis autem Ciceronis gratias egi Pasquino, sicuti, diEbbe le epistole
Cicerone e ne
rese grazie a Pa-
puto, videbis (2) ; gratias et ago tibi, quo impulsore tantum et tam squine
ardens desiderium meum non distulit nec suspendit. dici quidem
non potest quanta sim leticia relaxatus illo munere et eius mu-
neris lectione. sed de hoc ad illum plura. nec oportet Pasquino
20 parcere, quod rem exoptatam non solemniter exornarit; non enim
libros, quia nitidi sint chartis, amplis spaciis et litterarum precio-
sissimis liniamentis caros habeo nec apprecio, sed quod pulcra
cosi possa otte-
contineant et auctoritate digna (3), utinam in eisdem cartis et nere le rimanenti !
(1) OVID. Heroid. I, 12. (Laur. Pl. XLIX, 18), si capisce assai
(2) Allude all'epistola precedente. bene che agli occhi di persone avvezze
(3) Se il codice delle lettere ad Fa- a veder codici elegantemente scritti e
miliares era stato scritto dal copista adorni di miniature esso facesse brutta
medesimo che esemplò più tardi per figura.
il S. quello delle lettere ad Atticum (4) Cf. ep. vu, p. 391.
i
396 EPISTOLAI
de cpertum
or s facilisque sequetur,
ibus ullis
h.
Mere ferro (2) .
VIIII .
(1) Manca tuttora, eppur sarebbe R. SARDO, Cron. Pis. capp. ccv-ccIx,
degno ed attraente argomento di stu- p. 215 sgg. &c.
dio, una monografia sopra quest'uomo Solo ci par necessario rilevare ad
singolare, che nato « di piccola e po- illustrazione dell' epistola presente
<<<vera gente », anzi addirittura « ex come in Firenze ben si sapesse e da
<<<<stercore sublevatus a domino Pe- tempo esser Iacopo d'Appiano dive-
<< tro », per usar la vigorosa espres- nuto un pericoloso strumento della
sione di SOZOMENO (Hist. loc. cit. politica viscontea e specialmente dopo
XVI, 1153), dopo aver condotto nelle laguerra macchinar desso apertamente
cancellerie di più comuni di Lom- in Pisa contro lo stato del Gamba-
bardia e di Toscana una vita laboriosa corti. A costui la Signoria non aveva
ed oscura, giunse sullo stremo del- quindi mancato di consigliare reitera-
l'esistenza sua, calpestando ogni one- tamente che se ne guardasse, ed an-
stà, ad impadronirsi della signoria di che il 14 giugno 1392, a proposito
Pisa; e, impresa anche più ardua, seppe di certi moti tosto repressi da messer
conservarla per sè, tramandarla al fi- Piero, così gli scriveva: « Nolite tanto
gliuolo, fondare una dinastia. A noi << talique periculo vobis et esse vestro
non occorre adesso dir maggiormente <<<tot indiciis imminente, more con-
di lui e nemmeno rammentare per di- << sueto non credere noliteque, quo-
steso i sanguinosi tumulti di quel tra- << niam omnia ponuntur in precipiti,
<<<tot et talia non curare. credite no-
gico 21 ottobre 1392, che vide l'im-
meritata strage del buon Piero Gam- « bis, si non expergescimini, si non
bacorti e de' suoi due figliuoli : quasi <<<aperitis oculos, inde vobis orietur
tutti gli storici del tempo ne recano <<<excidium unde, sicut cernimus, non
infatti descrizioni particolareggiate ; <<putatis. velitis, cum potestis, sta-
specie il MINERBETTI, op. cit. coll. 305- <<<tum vestrum in tuto ponere et pro
311 ; G. SERCAMBI, Croniche, I, 288 <<<securitate vestra cogitate vos non
sgg.; SOZOMENO, op. cit. col. 1152 sg.; <<posse quicquid facitis quicquidque
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 401
per mecum ipse fuerim arbitratus, adeo tamen omnibus persua- ebbe parte veruna.
sum est, quod nullus possit contrarium adserere, nullus possit,
audita gestorum serie, dubitare (1). ingens, imo perpetua, tibi laus
2. V possim 3. R¹ aggiunge et dopo continere 5. Ri enim Nistac corretto
in istam VRi istam 6. Ri gratulorque 11. R¹ contingisse e per semper då super
12. V omette ipse 13. V posset- posset
« providebitis errare. forte dicetis nos (Miss. reg. 22, c. 57 A, epist. di lacopo
« nimiumformidolosos esse. sed de d'Appiano del 25 ottobre ; c. 57 B,
infelici amante dictum est: omnia 27 ottobre, « D. Iacopo de Appiano
« tuta timens; * et vos, si vestri fue- <<< responsio »); ed in conseguenza
« ritis amans, omnia timebitis etiam quanto siano sinceri i rallegramenti
« tuta. aperiat Deus oculos vestros ! >>> che per la sua « provata » innocenza
Arch. di Stato in Firenze, Miss. reg.22, gli fa il S.! Ma ancora una volta chi
C. 25 A, « D. Petro de Gambacurtis ». scrive qui non è il privato cittadino,
Profetici avvisi, che il Gambacorti, bensì l'uomo pubblico, il ministro, che,
fosse la sua « paura o simplicità o approfittando dell'antica personale
<<veramente stoltia, mischiato con amicizia col d'Appiano, pochi dì prima
« amore; le quali cose le più volte suo collega, si sforza di far l'utile del
«fanno i regimenti cadere » (SER- proprio paese, dando al nuovo signore
CAMBI, op. cit. I, 291), non seppe o de' consigli sull'utilità de' quali è per-
non volle ascoltare ; cf. MINERBETTI, messo però di credere che non facesse
op. cit. col. 310; SOZOMENO, op. cit. grande assegnamento.
col. 1152. Si può quindi facilmente (1) Se al S. fosse stato lecito dir
immaginare quanta fede trovassero la verità, avrebbe certo assicurato
presso i Fiorentini le lettere con cui il contrario. In tutt' Italia il d'Ap-
tre giorni dopo l'eccidio il d'Appiano, piano venne allora considerato quale
notificando loro la elezion sua in di- il vero, se non il « materiale » au-
fensore del popolo di Pisa, si pur- tore dell'assassinio de' Gambacorti, e
gava da ogni complicità nell'avvenuto le sue ipocrite manifestazioni di cor-
doglio per un delitto ch'egli aveva
* VERG. Aen. IV, 298. ordinato (cf. SOZOMENO, op. cit.
Coluccio Salutati, II. 26
402 EPISTOLARIO
Quicunque regnas ;
col. 1153) non fecero che rendere più « giori e più sommi traditori ... dispo-
odioso il di lui nome. L'indignazione << destarsi e porre una corona d'oro
pubblica non manco del resto di farsi <<in chapo di messer Iacopo d'A-
strada, singolarmente in Firenze, per << piano, come più sovrano traditore
mezzo della poesia; e mentre Gio- « che mai nascesse » ; cod. Magliab .
vanni Guazzalotti da Prato in quel VIII, II, 34, c. 28 A e Laur. Pl. LXII,
suo Lamento pubblicato da A. 19 ; BANDINI, Cat. codd. ital. V, 277.
MEDIN (Lamenti de' sec. XIV e xv, Fi- Anche il SERCAMBI, op. cit. I, 291,
renze, 1883 , p. 20 sgg.), deplorando esce in una fiera invettiva contro ser
la morte di Piero, opera di un « vil- Iacopo.
<<<lano ontoso », implorava da Dio (1) Vanni d'Appiano aveva ucciso
una punizione esemplare di tutti i col- messer Giovanni Rosso de' Lanfran-
pevoli: chi ed il di lui figlio Tolomeo, men-
Subissa Pisa che sostiene il pondo, tre tornavano dal palazzo de' Gamba-
per modo tale che vi si facci un lagho,
che ben settanta miglia giri tondo; corti alle case loro ; SOZOMENO, op. cit.
Dove gli anieghi quel traditor dragho col. 1152 ; SERCAMBI, op. cit. I, 289.
che Lombardia divora con sua rabbia (2) « Uomo morto non fa guerra >>>
e di tutta Toscana è fatto smago ;
dice il proverbio, vivente tuttora, ol-
il fiorentino Manetto Ciaccheri con trechè fra noi, in più parti d'Europa ;
piùoriginale concepimento tesseva sul I. u. O. von REINSBERG-DüRINGSFELD,
modello de' Petrarcheschi Trionfi un Sprichwörter der germ.und rom. Sprach.
poemetto, per raccontar come « tro- II, n. 464.
<< vasse et parlasse alla più parte de' (3) SEN. Trag. Herc . Fur . III,
« più famosi traditori che sieno stati 744-45.
« al mondo et in fine pone che vide (4) A noi invece l'allusione riesce
oscura . Ma forse il S. voleva racco-
« Giuda con infinita quantità de' mag-
DI COLUCCIO SALUTATI . 403
rem dispositam, non disponi, quod isti, de quibus opinor tibi tini
cizia, de' Fioren-
5 varia suggeri, te loco domini Petri sint conversis affectibus re-
cepturi. tu fac quod ipsum Florentini non solum non desiderent,
sed minus fuisse suum quam te viderint experiantur. ubi de utili-
come l'utilità co-
tate tractatur, facile propositis commodis conciliantur animi. nam, mune suggerisce,
si vera potius, ut inquit hystoricorum princeps (1), quam speciosa
10 dicenda sunt, amicicie nostrorum temporum commertia. et quan-
vis in ipsis iactetur honestum, sola tamen utilitas et amicicie cul-
tum et honestatis diligentiam facit; ut si te talem viderint qualem
expedit eis et optant, singularis amicicie officiis excolaris (2). et
hec satis.
15 e gli raccomanda
Nunc autem Paulus Sabinus de Cerreto, michi frater singu- per ultimo P. Sa-
laris et amicus, fraterna tractus pietate Pisas accedit (3), ipsum bino da Cerreto.
1. N tanto tamen R2 quanta 2. Ri ratior 5. R suggerite Ri omette te
N
' eonv. aff. sint 8. V prepositis 9. R in quid e da due volte princeps Ri per
quam pone quod 10. R¹ Ri V a commertia fanno seguire sunt 16. V caritate
cassato e sostituito con pietate
mandare al d'Appiano di risparmiar ebbe fine nel 1406 colla caduta della
la vita a Benedetto Gambacorti, che, seconda nelle mani della rivale; cf.
fatto prigioniero insieme al fratello G. O. CORAZZINI, L'assedio di Pisa, Fi-
Lorenzo, mori il 9 novembre, « bene renze, 1885 , Pref. p. x1 sgg. Nè il
« si crede ... per forza più che per le d'Appiano si curava troppo di nascon-
<<ferite>» ; SERCAMBI, op. cit. I, 293; der l'animo proprio, se crediamo a
cf. SOZOMENO, op. cit. col. 1153; quanto afferma il SERCAMBI (op. cit.
SARDO, op. cit. p. 219; MINERBETTI, I, 294), chè, non appena fatto signore,
op. cit. col. 308. E già, presaghi del egli permise si eseguisse<< alcuna dipin-
fato che gl' incombeva, dando il 22 ot- <<<tura appresso alla porta Sam Mar-
tobre notizie sui fatti di Pisa ai lor << cho d'un'aquila, la quale si volgea
collegati, i Fiorentini aveano scritto « verso Firenza con fuoco im boccha,
di lui: « Dominus autem Benedictus <<in similitudine di parte ghibellina,
<<<dicitur esse captus, quem non ca- « con una scripta che dicea : “ ò ri-
« ptum , sed mortuum reputa- «messe le penne " ».
« mus » ; Miss. reg. 22, c. 54 в. (3)Di costui già trovammo menzione
(1) TIT. LIV. Hist. I, XXIII. nell'ep. I del presente libro ; ma
(2) L'ascensione del d'Appiano se- nulla ce ne è noto ; e sulla sua ori-
gnò invece, come è ben noto, il rin- gine medesima rimaniamo incerti , per-
novarsi di quella lotta or aperta ora chè quello di Cerreto è nome comune
sorda tra Firenze e Pisa, la quale a più e più luoghi in Italia.
394 EPISTOLARIO
VIII .
[N¹, c. 119A; Ambros. C, 141 inf. c. 170B ; cod. Reich. 131 della biblio-
teca di Corte di Karlsruhe, c. 52A; Marucelliano B, 111 , 65, C. IA (2);
G. DA SCHIO, Commentarii cit. doc. II, pp. 157-160, da A.] S
6. Così A, che però riferisce l'indirizzo in calce all'epistola colla nota: A tergo ,
mentre in fronte non da titolo di sorta ; NI Insigni viro Antonio Lusco optimo civi vi-
centino ; RM Linus Colucius Salutatus Antonio de Luschis salutem d. 10. A N Sch.
epistolaria 12. ARM Sch. imm. pop . R actututum Sch. ac dudum
(1) Più volte infatti vedemmo il S. nato, e che il S., il quale, come s'ebbe
combattere quest' usanza che gli spia- già occasione di toccare, aveva dal
ceva tanto per tante ragioni ; cf. lib. I, 1389 al 1392 veduto salire a dieci, da
ep. xI; lib. III, ep. vI ; I, 35, 259 ; otto che erano, i suoi figliuoli(cf. lib.VI,
lib. VI, ep. vII, p. 166 di questo vo- ep. xII , p. 185 di questo volume), non
lume e sopratutto le epp. x ed xi di sia mai giunto ad averne dodici « vivi »
questo libro, pp. 404 е 411 . intorno a sè. A prescinder dal fatto,
(2) II MARZAGAIA, tessendo nel li- per se stesso già ben singolare, che
bro IV, cap. x11 (De prole letatis), ne' numerosissimi documenti da me
§ I del suo trattato De modernis gestis raccolti intorno ai figli di Coluccio, non
(ed. Cipolla, p. 330) un magnifico mi sia mai accaduto di trovar ricordo
elogio del S., scrive che << ad op- d'altri che non sieno i dieci sopra
<< time indolis prolem masculam pa- enumerati, gioverà contro l'asserzione
<<trique simillimam numero duo- del Marzagaia rammentare che Piera,
< decimam viventium tempore uno moglie del nostro, mori, e non certo
<<natorum illum natura optimi benefitii giovine, nel 1396 ; èdunque addirittura
<<prompta pervexit » . Io credo però improbabile che fra il '92 ed il '96
che il maestro veronese si sia ingan- il S. abbia da lei avuto altri due figli .
DI COLUCCIO SALUTAΤΙ . 397
est, si tamen contingat ipsos per Dei gratiam bonos esse. sed
inter humane fragilitatis crebros et inevitabiles lapsus formidandum nèpreoccupazione
dissimula la
che l'avvenir de'
est ne forsan omnes aut aliqui vel eorum aliquis corrumpantur ; suoi figli eccita in
in qua quidem re adeo me frequentia deterret exemplorum, quod lui,
5 continuo metu distorqueor, licet adhuc per Dei gratiam in nullo benchètutti buoni;
malicie signum appareat; quod michi causa est sperandi meliora.
sed nimis verum est illud Sulmonensis nostri :
Res est solliciti plena timoris amor (1).
amo quidem et timeo: hac tamen animi premeditatione, ut pur si rimettealla
divina volontà.
Abbia il Loschi quod ut fiat volo sollicites; ut qui fuistimichi tanti muneris auctor,
cura di ciò.
sis etiam et completor.
Ceterum respondisti michi que sperabam queve cupiebam de
Nulla gli ha ri-
sposto intorno alla
studio; sed de labore transferendi, imo tradendi nobis Homerum
traduzione d'O- nec spem exhibes nec respondes (1). iocundissimum, crede michi, 5
mero ; impresa che
a lui, se la com- latine lingue feceris gloriosumque tibi et patrie, si munere tuo
sarebbe di gloria
piesse.
nobis Homerus, vatum maximus, innotescet. adeo enim digna
res est, ubi tu nervos intendas tuos, quod nichil videam te et
Meraviglioso
poema l'Iliade,
ingenium tuum dignius honestiusque decere. illic enim simul
monarchie decus in Agamemnone rege regum, polyarchiam in 10
regibus, arma foris in Grecis, arma domi consiliaque in Troianis
habentur (2). illic regum turbationes, armorum impatientia gene-
rosa, viri fortissimi dedignatio mirabiliter temperata. illic explo-
rationes nocturne, bellorum anxietates et mutue profligationes ;
illic creberrime pugne, congressus varii, castrorum expugnationes, 15
navium ignes, gravissimi procerum et heroum interitus et illa de-
mum singularis Achillis et Hectoris monomachia. quid memorem
nè l'Odissea è ad opus egregium Odyssee ? hoc profecto cum tacita mecum
essa inferiore.
mente considero, dici non potest in quantam admirationem elever,
divinique poematis, licet eminus, videre videar fundamenta (3), 20
1. A Sch. omettono michi 3. N¹ michi resp. Sch. omette michi que] R quod
Sch. qui queve] A qui ve Sch. qui ne 4. NRMomettono nobis 5. Sch. per nec
dinanzi a spem dà ne 7. RM Homerum - maximum; in R però l'errore fu corretto.
8. A omette et 9. R Mdicere simul] Sch. similiter 10. RM omettono il primo in
N¹ reg. rege A polarchiam N¹ probarchiam RM protarchiam Sch. polyarchiae 14. R
mutae 15. NRM celeberrime N var. congr. 20. Sch. divinumque MRomet-
tono videre videar] M videam
Assuma Antonio
o te felicem, si talem laborem assumes sique nobis tradideris sì gloriosa fatica,
solum unum, sique feceris; facies enim si voles; grecum illum
vatem, de cuius ortus gloria septem celeberrime litigant civitates,
Chimis, Smyrna, Chios, Colophon, Pylos, Argos, Athene (1) ;
5 de palliato togatum deque greco feceris esse latinum! nolo te quale
render è latino
quellaO-di
pluribus exhortari. scio pierios ignes poeticamque doctrinam tradi zione
mero, non
se l'ispira-
gli
vel inferri non posse per hominem, sed ab altitudine divinitatis difetto.
infundi, natura nobiscum nasci et a primis nativitatis nostre cre-
pundiis enutriri. tu modo aureum hunc ramum
10 alte vestiga oculis et rite repertum
Carpe manu. namque ipse volens facilisque sequetur,
Si te fata vocant : aliter non viribus ullis
Vincere nec duro poteris convellere ferro(2).
Si ergo decreveris hec, fac me conscium. forte quidem, licet aiutarlo Egli è pronto ad
de' suoi
15 non egeas monitoris, te laboremque tuum aliqualiter adiuvabo. vale consigli.
felix et sollicita de Varrone (3). Florentie, tertio kalendas octobris . Varrone.
Pensi anche
VIIII .
(1) Manca tuttora, eppur sarebbe R. SARDO, Cron. Pis. capp. ccv-CCIX,
degno ed attraente argomento di stu- p. 215 sgg. &c.
dio, una monografia sopra quest'uomo Solo ci par necessario rilevare ad
singolare, che nato « di piccola e po- illustrazione dell' epistola presente
<<<vera gente », anzi addirittura << ex come in Firenze ben si sapesse e da
<<<stercore sublevatus a domino Pe- tempo esser Iacopo d'Appiano dive-
<< tro » , per usar la vigorosa espres- nuto un pericoloso strumento della
sione di SOZOMENO (Hist. loc. cit. politica viscontea e specialmente dopo
XVI, 1153), dopo aver condotto nelle laguerra macchinar desso apertamente
cancellerie di più comuni di Lom- in Pisa contro lo stato del Gamba-
bardia e di Toscana una vita laboriosa corti. A costui la Signoria non aveva
ed oscura, giunse sullo stremo del quindi mancato di consigliare reitera-
l'esistenza sua, calpestando ogni one- tamente che se ne guardasse, ed an-
stà, ad impadronirsi della signoria di che il 14 giugno 1392, a proposito
Pisa; e, impresa anche più ardua, seppe di certi moti tosto repressi da messer
conservarla per sè, tramandarla alfi- Piero, così gli scriveva: « Nolite tanto
gliuolo, fondare una dinastia. A noi << talique periculo vobis et esse vestro
non occorre adesso dir maggiormente <<<tot indiciis imminente, more con-
di lui e nemmeno rammentare per di- << sueto non credere noliteque, quo-
steso i sanguinosi tumulti di quel tra- << niam omnia ponuntur in precipiti,
gico 21 ottobre 1392, che vide l'im- <<tot et talia non curare. credite no-
meritata strage del buon Piero Gam- << bis, si non expergescimini, si non
bacorti e de' suoi due figliuoli : quasi << aperitis oculos, inde vobis orietur
tutti gli storici del tempo ne recano << excidium unde, sicut cernimus, non
infatti descrizioni particolareggiate ; <<putatis. velitis, cum potestis, sta-
specie il MINERBETTI, op. cit. coll. 305- <<<tum vestrum in tuto ponere et pro
311 ; G. SERCAMBI, Croniche, I, 288 <<<securitate vestra cogitate vos non
sgg.; SOZOMENO, op. cit. col. 1152 sg.; <<posse quicquid facitis quicquidque
DI COLUCCIO SALUTATI . 401
per mecum ipse fuerim arbitratus, adeo tamen omnibus persua- ebbeparte veruna.
sum est, quod nullus possit contrarium adserere, nullus possit,
audita gestorum serie, dubitare (1), ingens, imo perpetua, tibi laus
2. V possim 3. R aggiunge et dopo continere 5. Ri enim Nistac corretto
in istam VRi istam 6. Ri gratulorque 11. R¹ contingisse e per semper då super
12. V omette ipse 13. V posset - posset
« providebitis errare. forte dicetis nos (Miss. reg. 22, c. 57 A, epist. di lacopo
«nimiumformidolosos esse. sed de d'Appiano del 25 ottobre; c. 57 B,
infelici amante dictum est: omnia 27 ottobre, « D. Iacopo de Appiano
« tuta timens ; * et vos, si vestri fue- <<<responsio ») ; ed in conseguenza
« ritis amans, omnia timebitis etiam quanto siano sinceri i rallegramenti
«tuta. aperiat Deus oculos vestros !>>> che per la sua « provata » innocenza
Arch. di Stato in Firenze, Miss. reg. 22, gli fa il S. ! Ma ancora una volta chi
C. 25 A, « D. Petro de Gambacurtis ». scrive qui non è il privato cittadino,
Profetici avvisi, che il Gambacorti, bensi l'uomo pubblico, il ministro, che,
fosse la sua « paura o simplicità o approfittando dell'antica personale
<<<veramente stoltia, mischiato con amicizia col d'Appiano, pochi di prima
« amore; le quali cose le più volte suo collega, si sforza di far l'utile del
«fanno i regimenti cadere » (SER- proprio paese, dando al nuovo signore
CAMBI, op. cit. I, 291), non seppe o de' consigli sull'utilità de' quali è per-
non volle ascoltare; cf. MINERBETTI, messo però di credere che non facesse
op. cit. col. 310 ; SOZOMENO, op. cit. grande assegnamento.
col. 1152. Si può quindi facilmente (1) Se al S. fosse stato lecito dir
immaginare quanta fede trovassero la verità, avrebbe certo assicurato
presso i Fiorentini le lettere con cui il contrario. In tutt' Italia il d'Ap-
tre giorni dopo l'eccidio il d'Appiano, piano venne allora considerato quale
notificando loro la elezion sua in di- il vero, se non il « materiale » au-
fensore del popolo di Pisa, si pur- tore dell'assassinio de' Gambacorti, e
gava da ogni complicità nell'avvenuto le sue ipocrite manifestazioni di cor-
doglio per un delitto ch'egli aveva
* VERG. Aen. IV, 298. ordinato (cf. SOZOMENO, op. cit.
Coluccio Salutati, II . 26
402 EPISTOLARIO
saper comeperdebba
regolarsi l'av- pientissimum caput, vides; cumque cognoscas, et potes et debes. 5
venire,
scio quod multi, ut de te et statu tuo videantur avidi zelatores, tibi
plurima suggerent, deterrebunt periculis et homine mortuo finiri
rammenti tuttavia bellum pessimo proverbio persuadebunt(2), tu autem memento
che la clemenza
farà
brillare
maggior luce l',in-
di Tragicum illud (3 ):
nocenza sua,
sanguine humano abstine 10
Quicunque regnas;
col. 1153) non fecero che rendere più << giori e più sommi traditori ... dispo-
odioso il di lui nome. L'indignazione <<destarsi e porre una corona d'oro
pubblica non manco del resto di farsi <<in chapo di messer Iacopo d'A-
strada, singolarmente in Firenze, per << piano, come più sovrano traditore
mezzo della poesia; e mentre Gio- « che mai nascesse »; cod. Magliab .
vanni Guazzalotti da Prato in quel VIII, II, 34, c. 28 A e Laur. Pl. LXII,
suo Lamento pubblicato da A. 19; BANDINI, Cat. codd. ital. V, 277.
MEDIN (Lamenti de' sec. XIV e XV, Fi. Anche il SERCAMBI, op. cit. I, 291,
renze, 1883 , p. 20 sgg.), deplorando esce in una fiera invettiva contro ser
la morte di Piero, opera di un « vil- Iacopo.
<<<lano ontoso », implorava da Dio (1) Vanni d'Appiano aveva ucciso
una punizione esemplare di tutti i col- messer Giovanni Rosso de' Lanfran-
pevoli : chi ed il di lui figlio Tolomeo, men-
Subissa Pisa che sostiene il pondo, tre tornavano dal palazzo de' Gamba-
per modo tale che vi si facci un lagho,
che ben settanta miglia giri tondo ; corti alle case loro ; SOZOMENO, op. cit.
col. 1152 ; SERCAMBI, op. cit. I, 289.
Dove gli anieghi quel traditor dragho
che Lombardia divora con sua rabbia
(2) « Uomo morto non fa guerra>>>
e di tutta Toscana è fatto smago ;
dice il proverbio, vivente tuttora, ol-
il fiorentino Manetto Ciaccheri con trechè fra noi, in più parti d'Europa ;
più originale concepimento tesseva sul I. u. O. von REINSBERG-DURINGSFELD,
modello de' Petrarcheschi Trionfi un Sprichwörter der germ.und rom. Sprach.
poemetto, per raccontar come « tro- II, n. 464.
« vasse et parlasse alla più parte de' (3) SEN. Trag. Herc . Fur . III,
« più famosi traditori che sieno stati 744-45 .
<< al mondo et in fine pone che vide (4) A noi invece l'allusione riesce
oscura . Ma forse il S. voleva racco-
<<Giuda con infinita quantità de' mag-
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 403
rem dispositam, non disponi, quod isti, de quibus opinor tibi tini,
cizia de' Fioren-
5 varia suggeri, te loco domini Petri sint conversis affectibus re-
cepturi. tu fac quod ipsum Florentini non solum non desiderent,
sed minus fuisse suum quam te viderint experiantur. ubi de utili-
come l'utilità co-
tate tractatur, facile propositis commodis conciliantur animi. nam, mune suggerisce,
si vera potius, ut inquit hystoricorum princeps (1), quam speciosa
10 dicenda sunt, amicicie nostrorum temporum commertia. et quan-
vis in ipsis iactetur honestum, sola tamen utilitas et amicicie cul-
tum et honestatis diligentiam facit; ut si te talem viderint qualem
expedit eis et optant, singularis amicicie officiis excolaris (2). et
hec satis.
IS e gli raccomanda
Nunc autem Paulus Sabinus de Cerreto, michi frater singu- per ultimo P. Sa-
bino da Cerreto .
laris et amicus, fraterna tractus pietate Pisas accedit (3). ipsum
1. N tanto tamen R2 quanta 2. Ri ratior 5. R suggerite Ri omette te
N¹ eonv. aff. sint 8. V prepositis 9. R¹ in quid e da due volte princeps Ri per
quam pone quod 10. R¹ Ri V a commertia fanno seguire sunt 16. V caritate
cassato e sostituito con pietate
mandare al d'Appiano di risparmiar ebbe fine nel 1406 colla caduta della
la vita a Benedetto Gambacorti , che, seconda nelle mani della rivale; cf.
fatto prigioniero insieme al fratello G. O. CORAZZINI , L'assedio di Pisa, Fi-
Lorenzo, mori il 9 novembre, « bene renze, 1885 , Pref. p. XI sgg. Nè il
<<si crede ... per forza più che per le d'Appiano si curava troppo di nascon-
<<<<ferite>> ; SERCAMBI, op. cit. I, 293; der l'animo proprio, se crediamo a
cf. Sozomeno, op. cit. col. 1153 ; quanto afferma il SERCAMBI (op. cit.
SARDO, op. cit. p. 219; MINERBETTI, I, 294), chè, non appena fatto signore,
op. cit. col. 308. E già, presaghi del egli permise si eseguisse << alcuna dipin-
fato che gl' incombeva, dando il 22 ot- « tura appresso alla porta Sam Mar-
tobre notizie sui fatti di Pisa ai lor << cho d'un'aquila, la quale si volgea
collegati , i Fiorentini aveano scritto << verso Firenza con fuoco im boccha,
di lui : « Dominus autem Benedictus <<in similitudine di parte ghibellina,
<<dicitur esse captus, quem non ca- <<con una scripta che dicea: " ò ri-
« ptum , sed mortuum reputa- <<messe le penne " » .
<< mus » ; Miss. reg. 22, c. 54 в. (3) Di costui già trovammo menzione
(1 ) TIT. LIV. Hist. I, XXIII. nell'ep. III del presente libro ; ma
(2) L'ascensione del d'Appiano se- nulla ce ne è noto; e sulla sua ori-
gnò invece, come è ben noto, il rin- gine medesima rimaniamo incerti, per-
novarsi di quella lotta or aperta ora chè quello di Cerreto è nome comune
sorda tra Firenze e Pisa, la quale a più e più luoghi in Italia.
404 EPISTOLARIO
Χ.
(1) Dopo le recenti indagini del trechè dal codice d'Agram (ora inac-
Sabbadini, del Rački, del Klette e cessibile) che comprende l'epistolario
del Lehnerdt, l'oscurità che aveva fi- del Ravennate o almeno una ragguar-
nora ravvolto il nome ed i casi di devol porzione di esso (cf. FR. RAČKI,
ser Giovanni di maestro Conversano Ivan Ravenjanin ucenik Petrarkin &c.
da Ravenna s'è andata rapidamente in Rad-Jugoslavenske Akademije Knjiga
dileguando; e come niuno oggi du- LXXIV, Razredi filol.-histor. 1885, Χ,
bita più ch'egli non sia persona del 135 ; LEHNERDT, Zur Biographie des
tutto diversa da Giovanni di Iacopo Giov. di Convers. von Ravenna, Königs-
Malpaghini, così le date principali berg in Pr., 1893, p. 1 sg.), anche dal
della sua avventurosa esistenza sono Magliabechiano, dove la presente si
ormai in buona parte precisate e sta- legge (vedila riprodotta nell'App. XI) ;
bilite. Non poco però resta ancora a Giovanni, significando al S. quanto
fare su di lui; e lo dimostrerà la bio- antico fosse il desiderio ch' ei nutriva
grafia ch'io ne ho già preparata e che di stringer seco amichevoli relazioni,
troverà luogo fra quelle de' Corrispon- dopo aver accusato del ritardo la
denti del S. n. IX. Per ora basterà propria timidezza e la mancanza d'un
accennare delle vicende sue quel tanto propizio incontro, continua : « oc-
che giovi a giustificare la data da noi <<<casionem fortuna paravit. namque
attribuita a quest'epistola, scritta in « nuperrime me, olim indignum
risposta a quella con cui Giovanni « Carrigeri senioris vernam, iunior,
aveva sollecitato il S. a concedergli <<<sceptra qui Patavi divina qua-
la sua amicizia . <<dam invicti animi virtute sortitus
Nella sua lettera, conservataci , ol- « est, ad cancellariatus parvitati mee
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 405
lebrasti. semper etenim has commendationum adoreas suspectas gli offrano ragione
disospetto,
habui ; cumque modum transiverint, sicut iste, quibus me tam
eleganter decoras, non laudes, sed reprehensiones gravissimas aut rimproveri
apparendogli quasi
monitiones acerrimas reputavi. qui supra veritatem equidem
5 laudat, aut deridet aut errat: non enim fieri potest, quod qui o derisioni.
sciens in veritatis excessu laudibus elevat, sentiat illa que scribit.
nec illi veri derisoris effugitur nomen per quem aliquis, calcata
veritate, laudatur. si te per immortalis Numinis maiestatem adiu-
rem, ut falsa tollas ex his que de me tam blande tantaque cum
10 copia tamque ornatissime collegisti, quid in eis laudibus rema-
nebit ? nimie autem impudentie est de commendationibus cum
2. M transierint Nomette sicut iste 4. R monicione 6. N R elevet R
a
senciet 7. CHM R¹ nom, eff. 8. M virtute 9. tantaque] N¹ tamque R¹ tan-
quam 10. MN R¹ meis 11. nimie] N nunc
(1) PROPERT. Εl. 1, 1, 6 . (3) VAL. MAX. op. e loc. cit.; CIC.
(2) VAL. MAX. op. cit. VIII, XIV, Tusc . IV, xix, 44.
ext. 1 ; cf. altresì CIC. Pro Archia, (4) CIC. Pro Archia, XI, 27; Tusc.
IX, 20. I, II, 3 .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 407
che non sia dono cui, si delirans gloriatus fuero, superintonat apostolice reprehen-
divino;
stilo tuo illa dicendi maiestas, quam habuit erudita vetustas, pa- de moderni?
terer equo animo te moribus nostri temporis vivere et molliciem
10 dicendi morumque serviles has blandicias permiscere. nunc vero,
cum loquaris ut prisci, cur etiam non vivis ut prisci ? cumque
milites in castris eloquentie cum antiquis, cur quasi perfidus
transfuga blandiendo loqueris cum modernis ? ego quidem fa-
cilius tolerarem te loqui more nostri temporis et vivere consue-
15 tudine prisca, quam quod vite prisce morem deseras et loquendi
facundiam insecteris. quid responderes Ciceroni nostro si di- Che risponde-
rebb'egli a Cice-
ceret : mi Iohannes, qua mea regula quove meo moveris exemplo, rone, se di ciò lo
rimproverasse?
ut ad unum scribens, quasi litteras ad senatum dirigas, illum plu-
raliter alloquaris ? non potuimus rempublicam contra Cesaris
20 arma defendere; congruitatem autem ac libertatem loquendi scri-
bendique taliter tutati sumus, quod, cum sibi cunctos defereremus
honores et cum iurepatricida patrie vocaretur, salvatorem patremque
patrie, quod michi nomen libera Roma detulit, duxerimus appellan-
dum; nunquamtamen huius locutionis prestigio superbissimas aures
25 suas curavimus delinire. et quis est tuus iste Colucius, cum quo
non aliter loqueris, quam si sermonem ad populum faceres ?
estne unus vel plures ? si plures, cur in ultimo littere tue calce
4. vero] N¹ non 7. N¹ imperatorum 9. M temporibus corretto. 12. CH
abstineas et scribas ut uni, qui utinam et hoc sic facere liceat, quod dal
gli lodarlo,
scriva ine che
se-
mendacio non arguaris ! etenim fateri non audeam quod sim conda persona,
unus ; tantum michi sentio deficere etiam ad illam, supra quam
michi tribuis, unitatem. vale felix et cura quod posthac non
5 habeam tecum de talibus disceptare. si perges enim vel me ta- altrimenti tema seil
suo silenzio,
non addirittura il
centem experiere vel, quod mee non est consuetudinis, invehen- suo sdegno.
tem. Florentie, octavo kalendas ianuarii.
Parce si librarius meus non polite, sicut oculi delicatiores exi-
gunt, exemplavit. alias, si qua nobis scribenda fuerint, restaurabo .
10 Tuus Colucius Pieri de Salutatis immeritus cancellarius flo-
rentinus.
ΧΙ .
AL MEDESIMO ( 1).
scrivendogli,
vanni ha accon-
Gio- tiosum esse, si verbis pluralibus compelletur. tu contra sic michi
sentito,
scribendo cessisti, me singulariter alloquendo, quod id te cum
pudore fecisse respondeas, non quod equum ducas, sed quod ita to
ma solo per cor- michi placeat atque iubeam; magis, ut video, gerendo michi
tese deferenza ai
suoi desideri .
morem, quam quod rationibus movearis. quod autem blandum
censeri debeat hoc pluralitatis alloquium, cum, temet texte, ho-
noris gratia sit ab omnibus usurpatum et a veritate discedendo pro-
Eppure non si
puònegare che l'a-
feratur, non video quomodo debeat denegari. blandum enim 15
doperar il « voi »
sia usanza adula- est, ni fallor, quicquid citra veritatem conceptum mulcendis au-
toria,
ribus adhibetur ; blandum est quicquid plus quam oporteat nos de-
lectat ; blandum enim malum, luxuria, ut inquit ille(¹) ; blandum,
divenuta purtrop-
po generale cosi,
idest mulcebre, quodque supra debitum iuvat; adeo quidem non
dominorum solum, quibus pro potentie maiestate cuncta licent ; 20
non hominum, qui vel in dignitatibus sunt vel quibus post illarum
titulos elatio quedam tumorque remansit ; non parentum, non
senum, quos ut parentes vetustas coluit; sed omnium prorsus aures
delicate sunt, ut iniuriosum quodammodo videatur, si quem sin-
gularis numeri verbis aut vocabulis alloquare (2). qui quidem error 25
che taluni popoli adeo, corruptis moribus, adolevit, ut alique nationes singulare pro-
1. CH serie 1-2. R¹ ad vol. magn. protr. Et infra &c. E qui s'arresta in esso
l'epistola. M ad vol. magn. 2. CH omette ad e scrive magnitudine 3. mens]
N¹ meum 6. N¹ peperiri corretto in reperiri ergo] N igitur M rite 10. CH pon-
dere 11-12 . N michi mor. ger. 15. N omette enim 16-17 . M curibus corretto in
auribus 19. M reca quodque in rasura. 21. M dà in sopra rasura; tutti i codd. poi
dignitate 24. In M si è in rasura.
(1) VAL. MAX. op. cit. IX, 1, 1 ; ma il « Quar a tota maniera de gent ditz
testo non dà « enim », bensì << etiam ». <<<hom vos -et es tant en uzatge que
(2) Merita il conto di riavvicinare << si hom parlava estiers coma dizen :
a questa affermazione del S. quella « Dieus te sal , cel a cuy hom o
delle Leys d'Amors (v. p. 414, nota 1) : « diria se reputaria per enjuriat >> &c.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 413
p. 685 : « Dont vient qu'en nostre lan- <<< smes » e « de sa molher Na Scema »;
<<gue françoise parlans à gens de plus moglie a sua volta di « Pariatge »,
« grande qualité que nous, on use du <<<del qual hac doas (sic) filhas, la
<<<mot de vous pour tu, et au menu « una ha nom Evocatio , l'autra
<<peuple du mot de tu pour vous ». << Appositio , la tersa li pot hom
(1) La συνέμπτωσις, che presso <<< donar (?) sos assaber Synodo-
PRISC. Inst. XVII, 155 , era una delle « chen » ; ed è così definita : << Syn-
<<figurae verborum » (σχήματα λέξεως), <<<thozis es pausamen de dictios con-
presso i grammatici del secolo XIII <<<tra lo dreg orde que naturalmen
divenne la « sintosis », una delle cin- << devon haver. quar naturals ordes es
que << figurae constructionis » , che si << de dictios qu'el nominatius s'acorde
raggruppavano sotto la denominazione <<am son verb en nombre et en per-
generica d' << alleotheta>> ; cf. THUROT, « sona, et adjectius e sustantius en cas,
Notic. et extr. cit. p. 233 sgg. Per <<<en gendre et en nombre e relatius
l'autore delle Leys d' Amors, testo gram- « am son anteceden en nombre et en
maticalmente molto importante, ad « gendre ... e cant aquest ordes se
onta della ridicola veste allegorica che << trenca cove que sia escuzatz per
le dottrine son forzate ad assumervi , <<aquesta figura » &c.; Las flors del
<<<Na Synthezis en autra maniera di- gay saber estier dichas las Leys d' Amors,
<<cha Synthozis >> è figlia di « Soloeci- Toulouse, 1842, III, 18, 22, 190.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 415
fecerunt sibi deos aureos (2); cum solum unum vitulum fabricassent. giustificarla
Le sacre carte,
5 nam cum Israel unum Deum confiteretur, quid aliud adorandum
vitulum manufactum, quem videbant, instituentes fecerunt, nisi
quod vel oporteret ipsos invisibilem et non manufactum negare
Deum vel quod dici deberent iam non unum Deum, sed deos ha-
bere? nam et pretor, qui sententiam profert non ex persona sua,
To sed auctoritate publica, quid aliud de se loquendo pluraliter in-
nuit, nisi quod non a se, sed ex persona populi iudicium ferat,
quam sermonis pluralitate representat ? verus autem iudex, qui
aliunde non habet ut iudicet, de se qui sibi omnia est congrue
locutus inquit: nemo te accusat et ego te non condemnabo (3).
15 et antiqua pretorum edicta singulari concipiebantur sermone ; pre- gli editti degli
antichi magistrati
toria etiam verba, teste Macrobio, priscis fuere temporibus : do, stumanza
conservanola co-
vetusta,
dico, abdico (4). etenim iuris prudentissimus Ulpianus, quo pro-
curatore, prefecto magistroque scrinii, optimus imperatorum
Alexander Severus usus fertur ; qui ideo summus imperator fuit,
20 ut Helius Lampridius scribit (s), quod eius precipue consiliis rem
publicam rexit ; Ulpianus, inquam, formam edicti pretorii tradit his
verbis concipi consuevisse : pacta conventa, que neque dolo malo
neque adversus leges, plebiscita, senatusconsulta, decreta, edicta
principum, neque quo fraus cui eorum fiet, facta erunt, servabo (6).
25 videsne quam sincere, quam castigatis vocabulis atque verbis conci-
1. M dà nec in rasura . CHM omettono et 3. M dà ut in rasura. 7. Mdà
non in rasura . 10-11. In M innuit rinfrescato. 15. Mpectorum 15-17. Momette
singulari - abdico 17. N¹ iuri 21. inquam] N quidem tradidit 22. M nec CHN
dopo dolo ripetono neque 24. I codd. omettono eorum e scrivon fiat 25. M dà
ne in rasura e scrive quamque dopo sincere
(1) Un grammatico del secolo XIII, (4) MACROB. Sat. I, XVI, 14.
citato dal THUROT, op. cit. p. 236, (5) AEL. LAMPR. Alex . Sev . LI,
dichiara infatti che « generaliter figura 4 ; e cf. ib. XXVI, 6 ; XXXI, 2.
<<constructionis est improprietas (6) Cf. Dig. lib. II, tit. xIv, De
<<proveniens in ordine constructibilium pactis , leg. 7, § 7. La legge qui
<<<rationabiliter dicta » . riferita è un frammento d' Ulpiano
(2) Exod. XXXII , 31 . tolto dal libro quarto del suo com-
(3) Cf. s. IOHANN. VIII, 10-11 . mento all' Editto .
O
416 EPISTOLARI
vel etiam pluralitate rotundior, usquequaque non approbo : cum Nè può dirsi che
l'uso del plurale
nobiltà
non minus ornatas videamus Ciceronis orationes ad Senatum, iu- allo
accresca
stile .
populo romano iniuriam faciunt. deorum siquidem minuunt divini. consacrargli onori
reverentiam, quos parificant tibi; te arguunt insipientie, dum,
condicionis tue repugnante natura, te parem numinibus esse per-
20 suadere presumunt. nota superstitionis inurunt populum, cui mor-
tales deos pro immortalibus persuadent esse colendos. sane in
eo aliquid divinum tibi inesse monstrabis, si omnes istos, qui
divinitati tue fraudulenter applaudunt, rapi feceris ad tormenta.
quis enim deorum ei parcat, a quo se deceptum iri intelligit ?
25 quis non irruat in eum qui aureos Iovis oculos eruit aut, argento
gemmisque sublatis, Vestam nititur excecare ? quis de Martis
i
4. N¹ compositionibus 5. M dà licet in rasura . 10. M assentatonis 15. Mdà
in rasura le tre prime lettere d' insanum 17. M dà in rasura romano 18. N¹ tibi
parif. Mª dà te in rasura . 21. M reca in rasura colendos 22. N aliquod CHN
omettono tibi 25. M dà aut in rasura.
niose del plurale; cf. Epistolarum de- spettodi G. Cesare; le due prime
cretal. summ. pontific., Romae, MDXCI, nel 708, l'ultima nell'ottobre del 709 ;
III, 3-268 ; Recueil des histor. des Gaules TEUFFEL, op. cit. § 179, 41-43 .
et de la France, VII, 385-418 . (2) Come nascesse l'opinione aver
(1) Intende le orazioni Pro Mar- Augusto rifiutati gli onori divini che
cello, Pro Q. Ligario e Pro rege Deio- gli si voleano conferire dal popolo
taro pronunziate da Cicerone in co- è narrato dal GRAF, Roma & c. I, 313 sg.
Coluccio Salutati, II. 27
O
418 EPISTOLARI
sed post plura secula ; quando tamen ignoro. nam et usque in dopo.
bensi molti secoli
Valentiniani tempora, anno videlicet ab Urbe condita .MCXVII., tiniano
Regnante Valen-
infatti esso
non dominava an-
pertinacissime vetustatis mos permansit (1). post quod tempus cora,
1. M reca in margine post omesso nel testo ; dà poi quando in rasura e tamen ag-
giunto nell' interlinea. 5. M dà exculti in rasura. 6. M reca il primo in in rasura.
10. M dà in rasura quam si licuisset 11. M dà in rasura cum ad illam asc. fui e multis
bile, anche uomini dotti ed acuti come Che a' tempi di quel principe (375-392)
Giovanni di Salisbury, il quale dopo durasse in fiore l'antica consuetudine
aver deplorato che per opera de' Greci il S. lo desunse certo dalla famosa
si fosse diffusa in Occidente si biasi- relazione di Simmaco « de ara Vic-
mevole usanza, continua : « Si quando << toriae sumptibusque caerimoniarum
<<quaeris illud tibi tempus occurrat <<<restituendis », scritta, com'è noto,
« quo C. Caesar exuens nescio an nel 384 ; cf. Q. A. SYMMACHI quae
<<perficiens dictaturam, omnia factus, supersunt, p. 279 sgg.
« omnia occupavit » ; Policr. lib . III, (2) Cf. M. FELICIS ENNODI Opera ,
cap. x, pp. 152-53. Altrettanto ri- ed. Fr. Vogel, Berolini, 1885. Nelle
petono nel secolo XIV presso di noi epistole Ennodio mesce infatti il « voi>>>
DANTE (Par. XVI , 10) , FAZIO DEGLI al « tu » .
UBERTI (Dittam. lib. I, cap. 1, 25); (3) Queste indicazioni non sono
ai quali, come a qualche altro già troppo esatte. Leone Augusto, asceso
rammentati dal GRAF (Roma &c. I, al trono imperiale nel 457, morì, di-
249), si può aggiungere Paolo di Ber- ciassett'anni dopo (474), lasciando il
nardo nell'epistola sopra citata e, fra luogo a Zenone l'Isaurico, che lo tenne
gli stranieri, l'autore delle Leysd'Amors, fino al 491. Ennodio, come è dimo-
II, 88. strato da ricerche recenti, nacque
(1) Dall'anno 1118 ab Urbe cond. nel 474 e mori nel 521 ; egli non potè
(e forse il S. aveva scritto così e solo quindi veder Leone vivo. In quanto
ad error de' copisti è dovuta la men- a Sidonio poi la sua vita si distese
zione del 1117 nel testo) comincia la dal 430 al 480. Cf. TEUFFEL, op. cit.
narrazione de' fatti accaduti imperante SS 467, 479.
Valentiniano II presso PAOLO, Hist. (4) Durante il cancellierato del S.
Rom. lib. XI in EUTROPII Breviar. ed. la repubblica fiorentina non usò infatti
H. Droysen, Berolini, 1879, p. 185. il « tu>> nelle sue missive, se non ri-
420 EPISTOLARIO
volgendosi ai propri sudditi ed uffi- (2) Questi due esametri del poeta
ciali. Coll'assunzione di Leonardo di Sora son riferiti da s. AGOSTINO,
Bruni al posto del S. (1429) le cose De Civ. Dei, lib . VII, cap. VIIII, che li
però mutarono ; e quel che il mae- aveva a sua volta tratti da Varrone.
stro non aveva potuto conseguire ot- Cf. TEUFFEL, op. cit. § 147. I testi
tenne in gran parte il discepolo. leggono però nel secondo « unus et
(1) Cf. IUVEN. Sat. VII, 52 . « omnes » .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 421
composta di parti,
5 et sibi constat, nullis omnino composita partibus nec ab aliqua indipendente,
numeratione dependens. cuius tanta vis est tantaque perfectio,
quod cuncta que sunt semet, quoad possunt, naturaliter tueantur
nec a sua discedant et deficiant unitate. hec est sic una, quod sit
omnes numeri; nec potest esse, quod mirum est, etiam aliqua
10 multitudo, que sic non participet uno, quod, quantacunque sit talis
discreta quantitas, una non possit et debeat nominari. accedit ad
hec, quod ea est taliter bonitatis fons, quod convertibiliter et ve-
rissime dicitur: si unum, ergo bonum; si bonum, ergo unum .
quid plura? de Deo nichil certius nichilque clarius percipimus sicchè simboleggia
la divina unità.
15 unitate. nam personalis illa trinitas in unitate substantie maius
est quam ut humane mentis ingenio capi possit vel ut debeat
rationibus queri, sed potius fas sit sinceritate fidei retineri (¹). que
cum ita sint, responde michi, si placet, carissime mi Iohannes, que
nobilior queve perfectior aut honorabilior appellatio censeri debet ?
20 an illa que per singularis numeri vocabula fit et verba, an illa que
pluralitate confusa ab unitatis perfectione discedit? non credam
te perversitate consuetudinis taliter affectum, quod hoc tante cla-
ritatis lumen non videas et hoc quod intendo non libere fatearis.
cuius rei gratia paulisper velim etiam consideres quod Sacre Lit-
25 tere, cum ex sex dierum operibus, quinque dierum opificia per
dies singulas ; si tamen sex dies fuerunt, ut littera sonat(2), et non
potius una dies sex vicibus repetita, ne contradicere videatur illud
(1) Cf. MARC. CAPELLAE De nupt. S. ISIDORO nel suo ancora inedito Liber
Merc. et Phil. VII, 731. Il luogo di numerorum ; cf. cod. della bibl. Naz. di
costui dove son definite le proprietà Torino I, 11, 7, c. 193 A, De unitate .
della Monade è stato utilizzato da (2) Cf. Genes. II, 2.
422 EPISTOLARIO
Ben sa infatti
illis, quas, ut verum fatear, stomacatus sum et renovatas indignor, che egli nulla de-
sidera se non ami-
thesauros vel aliquid aliud de quo conflictatur humanum genus, sidera
de meis manibus vel meorum favorum patrociniis aucupari? non
putes hoc, dulcissime mi Iohannes. et nunc, cum tibi quam possum
5 amiciciam non obtulerim solum, sed postquam ipsam acceptas
concesserim, nonne quicquid opibus quicquidque possum opere vel
sermone tuum est? non igitur, nisi forsan de me dubites quod
in amicicie fedus non venerim, debuisti laudes meas, ut id quod
tradidi quereres, renovare ? nec ego id existimaverim de prudentia
10 tua nec credam ab initio te laudando congressum, ut aliquid eo-
rum de quibus disputas obtineres. aliud est quod te impulit,
aliud est profecto quod non expurgas, cuius finem tecum medi-
sa che a lodarlo
tatus es. impulit te fame, quam immerito de me sentio volitare, fu spinto soltanto
gratus mentibus bonis odor. nam cum in alicuius laudibus ad dalla fama ingan-
natrice
compatior igitur errori tuo, qui, cum hec legeris hecque sic esse
25 pro etatis habitu experimento debeas collegisse, adhuc famam,
quam scire nequeas an vera sit, tanta cum credulitate sequaris,
quasi compertum habeas quod certus non sis non esse commen-
1. Mfateor corretto e renovatus 2. M dopo conflictat. reca un iilis che fu espunto .
3. M procunjs (sic) 4. In Ml'a di quam aggiunto sopra. 7. Per de me M segnava
lacuna, che fu riempita d'altra mano 8. Mdà id quod in rasura. 9. M extimaverim
11. CHMN obtinere che ho mutato per restituir il senso altrimenti mancante ; come
avvertì già in margine il recensore di M: Dubito ne verbum aliquid hic deficiat. Mdà poi
in rasura est quod 13. M omette te N¹ fama M dà in rasura de 17. M omette
te e da licet in rasura . 18. M dà congratulor in rasura . 19. N¹ infunderit 20. M
tum. in qua quidem re, cum supine nimis erraveris, mirum non
est si tam ardenter tamque late meis in laudibus sis versatus; non
quod nimis impertinenter et supervacanee purgas, non, inquam,
Maerrore
fatto perchècessi
sif-, lucri gratia, sed pruritu libidineque placendi. ego vero, ne me-
èd'uopo
vanni cheGio-
rinunzi a lo- cum posthac erres, si placere cupis, laudibus velim abstineas meis . 5
darlo;
nam, cum nemo possit nisi pro suis meritis iure laudari ; morta-
lium vero nulla sint merita, nisi quatenus Deus in nobis aliquid
operatur, que constat nostra non esse, sed eius qui nos tanta di-
gnatur gratia, quod non solum illa per nos facit, sed etiam quasi
nostra remuneret; cur me, si quid tale videris in meis actibus, hoc ro
già glielo disse : a est quos ille per me facit, commendas, laudas, celebras ? dixi
Dio solo deve at-
tribuirsi lode;
tibi, si que scripsi recolis: noli me laudare, sed illum, si quid in
me vel per me dignatus est facere secundum dispensationem in-
finite sapientie et bonitatis sue, a quo mecum tu ipse accepisse me
cioè al creatore, nosti (1). cur laudes que Dei sunt ore sacrilego tribuis creature? 15.
non alla creatura,
nonne stultissimum reputares, si quis tibiarum audito concentu
vel organorum symphonia aut alterius cuiuscunque vasis musici
all'artefice, non
allo strumento.
melodia, laudem canentis vel pulsantis non musico tribuat, sed
potius instrumento ; si picture decus peniculis imputet, non pi-
ctori ? sunt sue tamen instrumentorum laudes : quod perfecta sint 20
et utenti faciliter obediant, non resistant ; et he tamen non ab in-
strumento, sed ab illo penitus qui taliter illud compegit et fecit.
si facti sumus ab illo, de quo scriptum est: ipse fecit nos et non
ipsi nos (2) ; quicquid sumus Dei gratia sumus (3) : nisi forte credi-
deris quod, cum nos ipsos non fecerimus, ipsi tamen nos perfi- 25
ciamus et non ille qui nobis et velle dedit et facere. nolis, precor,
cedat catholica veritas. si cesset catholica veritas, cessabit non
aliqua, sed omnis veritas. quandoquidem enim catholicum uni-
versale est, qui catholicum verum excludit, universaliter verum
excludit. quanvis etiam orthodoxa et religionis christiane veritas, 30
1. M dà rinfrescato nimis errav . 4. ne] N non 5. M dà posthac in rasura.
e
11. M pro me 15. M laudas 16. quis ] N quas 20. M dà tamen laudes in
rasura. 27. N¹ dopo cath. portava fides che l'amanuense cancellò sostituendo veritas
28. M dà quando in rasura .
sed alia est equorum rationis expertium condicio, alia est homi-
num ratione degentium. illi quidem, quia bestie sunt, in verum
25 finem et ultimum non feruntur; isti vero, quia rationales fecit
eos Altissimus, finem verum rationibus arguunt, fide sentiunt et
spe tenent; ut eis irrationabile sit, irreligiosum et vanum, si quic-
quid egerint in verum finem non dirigant vel citra finem alicubi
2. veritates ] M virtutes N¹ sint 3. M omette est 6. M per nempe dà in ra-
sura namque 9. M genti , l'i aggiunto sopra. deo in rasura. 13. Mqui 14. M
ungenta l'u scritto poi sopra. 16. M reca met in rasura. 17. M dà in rasura
le prime tre lettere di inesse e scrive possem 19. M pone in margine ad laudem
omesso nel testo . 20. M at mutato in aut e nimbus in rasura . 21. M himesc .
23. sed] M si 27. M irrationale 28. M dà in riscritto in interlinea sopra un m (?)
cancellato. N¹ dirigunt In M vel citra è in rasura .
pensando al lutto fletu careret et lacrimis amicorum; unde sunt ex eius persona
versiculi :
Mors mea, ne careat lacrimis, linquamus amicis
Merorem, ut celebrent funera cum gemitu (1). 5
sed hoc grecule vanitatis, qui cunctos actus suos ad inanis glorie
ambitum applicabant, fuit; utpote qui nichil glorie sibi crederet
contigisse, nisi tandem miserantium funebris acclamatio quarti actus
se,benchèpiùmo-
destamente, Ennio exitum perfecisset. moderatius autem noster Ennius, qui laudibus
ciò è naturale
pagani in iam pridem quid de his sentirem, scripsi. scio plenos gentilium
assetati di
fama; ma sarebbe
riprovevole ne' cri- libros desiderio glorie, sed christianorum, hoc est vera scientium
stiani,
quibus preceptum est: qui autem gloriatur, in Domino glorietur (3), 15
non est ista occupatio. qui enim audit de se laudes et delectatur,
che sologloriarsi,
debbono in Dio iam in se, non in Domino gloriatur. si gloriari enim oportet, que
infirmitatis mee sunt gloriabor, inquit Apostolus. et post aliqua :
pro huiusmodi gloriabor. pro me autem nichil, nisi in infirmi-
tatibus meis. nam etsi voluero gloriari, non ero insipiens. veri- 20
tatem enim dicam (4). cum igitur insipiens non sit gloriatio
secundum veritatem, que a veritate discesserit, Apostolo teste, si
recte sentias, insipiens est. cum autem ea michi tribuas que
ale lui riferir
lodi,
tutte quidem accepi, cur me laudas, quasi non acceperim ? (s) cur non
potius illum laudas, qui dedit quique, si custodiam reliquerit, mox 25
que dederit evanescent ? o carissime Iohannes, postquam id etatis
attigimus, ut debeamus colligere sarcinas et ad auctorem, qui et
ipse finis est omnium, suspirare, dimittamus has ineptias et has
nugas ; non feramur, ut vulgus, erroribus et que saluberrime di-
5. Merorem] N¹ morem 7. M cred. sibi 12. vivus] M nimis 13. M dà quid
N¹ per quid reca qui
de his in rasura . 14. N glor. des. scientium] M sententium
16. ista] M hec 18. Mme
me 18-19. CH N¹ omettono inquit - gloriabor 20. nam
etsi] M nam si ; in rasura l'in di insipiens 25. M relinq. 27. M dà attigimus ut
in rasura. N¹ sarc. coll. 28. M spirare , il su aggiunto sopra.
XII .
25 [R. Arch. di Stato in Firenze, Signori, Carteggio, Missive, reg. 22, с. 96 B, ori-
ginale, ma non autografa ; WESSELOFSKY, Il Paradiso degli Alberti, Bo-
logna, 1867, I, par. I, App. di doc. n. 3, pp. 298-391 .]
Eidem Colucius.
Firenze,
ERENISSIME et illustrissime princeps. tam gloriosum et tam ad- 24 marzo 1393 .
1. Cod. hỉ (sic)
res, Ubaldino Bonamici, ch'egli aveva << tiosissimum nobis fuit, illustrissime
probabilmente conosciuto, quando co- << princeps et magnifice domine, vi-
stui s'era recato tre anni innanzi in <<<dere quod vestra sublimitas tanta
Germania nunzio di Bonifazio IX al <<<cum affectione statum nostrum de-
re dei Romani (cf. p. 217 di questo << sideret, quantam per vestras gra-
volume), Iodoco faceva recapitare ai <<<tiosissimas litteras indicastis. in-
Fiorentini una sua lettera, nella quale « gens quidem vere dilectionis et
manifestavasi inclinato a discendere <<amicicie documentum, quod magni-
in Italia per soccorrerli contro il Vi- << tudo vestra possit inter ardua nego-
sconti ; spinto, com'è credibile, a tal << cia, quibus vestra sublimitas occu-
profferta dai suggerimenti del fratello << patur, tanta locorum intercapedine
Giovanni, allora patriarca d'Aquileia <<<divisos amicos tam avide tamque
ed alleato di Francesco Novello da << amicabiliter recordari. sed super
Carrara; Arch . di Stato in Firenze, <<omnia gratissimum nobis fuit inco-
Miss. reg. 21 bis, c. 187 B, « Littera << lumitatem vestram per litterarum
<<missa per d. Iodocum marchionem <<<vestrarum delatores, de qua curiose
<<dominumque Moravie », « dat. Bru- << sciscitari fecimus, accepisse. nichil
<<mie (sic) .xXVIII. die mensis decem- <<<etenim comperari (sic) potest cum
<<<bris>> ; e cf. la lettera del patriarca <<amicorum sospitate, ut verissimum
ai Fiorentini in reg. cit. c. 188 A. << sit Satiricum illud :
Insieme a quella di Iodoco gli am- Nil ego contulerim iocundo letus amico. *
basciatori portavano seco una lettera
di Venceslao, re de Romani, che par- <<<< gratias igitur agimus clementie ve-
lava della sua intenzione di mandare <<<stre que nos tanta caritate prose-
un proprio vicario (probabilmente Io- « quitur queve nos dignata fuit tam
doco stesso) in Italia e pregava quindi <<<<letis tamque gratiosis litteris visi-
<<tare. referimus etiam gratiarum
i Fiorentini a sospendere per il mo-
mento ogni accordo col signor di « vicem felicitatem nostre reipublice
Milano (reg . cit. c. 188 B). La Si- << qualem de persona vestra percepi-
<<<mus nuntiantes. pacem equidem
gnoria però, che in que' giorni ap-
punto aveva accettato la pace stipu- << per circuitum habemus ; requiescit
<<<civitas et omnia sunt tam domi
lata in Genova, rispose il 25 febbraio
a tutte queste offerte declinandole ; << quam foris, favente divinitate, tran-
reg. cit. cc. 187 B, 189 A. Il desiderio << quilla. quod quidem audire de vo-
di mescolarsi alle cose d'Italia rimase, << bis quotidianis relationibus summis
malgrado di ciò, vivo nell'animo di << desideriis exoptamus. dat. Florentie,
« die .xxIII. martii MCCCLXXXΧΙΙ. »
Iodoco, e ne dovette dar chiaro in-
dizio una sua nuova lettera pervenuta (st. fior.); Miss. reg. 22, c. 96 B. In-
ai Fiorentini nei primi mesi del 1393, sieme alla lettera diretta alla Signoria
di cui a noi non è noto il contenuto Iodoco ne aveva mandata una partico-
se non per la risposta della Signoria, lare al S., di cui il suo cancelliere si
la quale è del seguente tenore : << Mar-
*HORAT. Sat. I, 44.
<< chioni Moravie. Dulce simul et gra-
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 429
per ora virorum (1), sed modum omnis glorie mundane transgre-
ditur extimationem principum meruisse (2), nam, cum in altis- nullainfatti è più
glorioso che esser
stimato dai prin-
simo siti sint, raro solent curare minuscula, cumque suis publicis cipi, a cui le alte
vietano di
negociis occupentur, coguntur etiam ignorare privata. sed tanta cuparsi di piccole
cose,
5 est humanitas tantaque benignitas tua, quod etiam de minimis
curam habes; maximum profecto celsitudinis tue decus non adeo
sublime sapere, quod in virtuoso caritatis affectu etiam que ob-
scura sint non amplexeris. curant sua principes, curant ardua, cu-
ove la virtù sin-
rant magna; sed amplissime virtutis est etiam inferiora respicere. golare a ciò non
10 magna quidem minoribus innixa sunt, nullaque reperiri potest al- li sproni.
titudo, que non habeat in infimis fundamentum. nescio tamen,
Ma di ciò ei sti-
memet considerans, unde tibi hic ardor irrepserit, nisi quia, sicut ma cagione Andrea
conicio, venerabili patri meo domino Andree decano Holomu- decano d'Olmütz
era, sembra, dato premura di tessergli cario generale in Italia; ma egli non
le lodi. Così il nostro dovette ad un varcò le Alpi nè allora, nè poi, seb-
tempo rispondere a nome de' suoi si- bene mostrasse, come si è notato,
gnori e per conto proprio; e la copia di qualche intenzione di farlo. In ge-
tutte e due le epistole, per inavver- nerale prese scarsa parte alle lotte
tenza d'uno de' notai della cancelleria da cui era lacerata in que' giorni la
(dico inavvertenza, perchè è questo Germania ; però nel 1410, dopo la
forse il solo caso in cui avvenga di morte di Roberto di Baviera, volle
trovar esemplata in un registro pub- contendere il trono imperiale a Ven-
blico un'epistola privata del S.), trovò ceslao ed a Sigismondo. Parecchi
luogo fra le missive del comune. elettori raccolsero i loro voti su di
Gli storici s'accordano nell'affer- lui il rº ottobre di quell'anno ; ed
mare che la vita di Iodoco nulla offre egli si preparava a sostener coll'armi
che sia degno di memoria. Figlio di i propri diritti, quando la morte lo so-
Giovanni Enrico margravio di Boe- praggiunse in Brünn 1'8 gennaio 1411 .
mia e quindi nipote dell'imperatore Aveva sessant'anni. Delle sue incli-
Carlo IV, egli succedette nel 1376 nazioni per gli studi letterari nulla si
insieme al fratello Procopio nei do- sapeva sin qui; vero è che Iodoco
minî paterni, ai quali aggiunse nel 1388 non ha mai trovato un biografo .
il Brandeburgo. Del 1383 sostenne (1) Abbiamo in questa frase un'evi-
una guerra contro gli Ungheresi e ne dente reminiscenza del noto epitafio
uscì vincitore; più tardi, nel 1394, d' Ennio conservatoci da CICERONE
venuto in discordia col fratello, lo (Tusc. I, xv, 34), del quale il nostro
combattè aspramente, spogliandolo ha già citato un distico nell'ep. XI di
de' suoi Stati. Venceslao re de' Ro- questo libro, p. 426.
mani l'aveva nel 1379 eletto suo vi- (2) Cf. HORAT. Ep. I, XVII, 35.
430 EPISTOLARIO
(1) Intorno a costui, che alla qua- consultare le opere speciali, dedicate
lità di decano della chiesa d'Olmütz, dal Monse, dal Palacky, dall'Augu-
città principale della Moravia, accop- stinus, dal Wolny, dal Dudick e da
piava la carica di cancelliere del mar- altri alla storia civile ed ecclesiastica
gravio, non rechiamo qui altri rag- di quel paese.
guagli, mancandoci la possibilità di (2) VERG. Aen. VI, 853. Anche la
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 431
ille te facient quasi maius lumen inter alios principes resplendere. e riputazione sin-
golare fra i suoi
he sole tuum poterunt augere regnum tuumque super alios extol- pari.
lere principatum.
Exemplari feci nomine tuo libellum De viris illustribus , Hafatto copiare
per lui un libro del
5 quem Petrarca noster condidit abbreviatum; sed quia valde cor- Petrarca,
ruptus est, non potui ipsum domino decano tradere. curabo, quam
primum potero, quod corrigatur et habeas. volo tamen tibi de
domino decano querelam ponere; promisit michi chronicam bio eglichiede
la Cronacain cam-
dei
re di Boemia pro-
regum Boemie et de tuorum maiorum gestis(1), meque in messagli dal de-
10 illius habendi libri summum desiderium et expectationem induxit. inviatagli
avata ,non; mai
coge, princeps optime, familiarem tuum et amicum meum, ut pro- e domanda quin-
di scherzosamente
missa servet. qui enim promissa non tradit, rapit; non solum enim giustizia.
prescriptis verbis et ex stipulatu secum ago, sed et actione vi
bonorum raptorum (2). nunc videbo quam equus iudex sis. re-
15 verendus equidem in Christo pater, dominus Ubaldinus archie-
piscopus Turritanus et testis et conscius est obligationis sue (3).
vale felix et parce ineptiis meis. Florentie, die .xxIII. martii.
5. Le parole quem condidit omesse nel testo furono aggiunte nel margine dalla stessa
mano. Così pure sed, scritto dapprima, poi cancellato nel testo, venne riscritto in mar-
gine. 5-6. W corruptum 6. W tradero 7. W tantum 10. Cod. librű corretto
in libri 11. Il cod. dopo optime recava ut, che fu cancellato. 13. Cod. estipulato ,
corretto l'o in u Westipulatu Invece di et il copista scrisse dapprima dinanzi ad act.
ex che poi cassò . 17. Dopo meis seguono nel cod. cancellate le parole et inter illa,
con cui forse cominciava una poscritta che il copista giudicò inutile trascrivere. Il
cod, omette martii
frase precedente è tolta dal verso 852 5) risulta che possa essere persegui-
che suona : « pacique imponere mo- tato coll'azione « vi bonorum rapto-
« rem » . << rum », oltrechè con quelle « ex
(1) Non sapremmo indicare di quale <<<stipulatu » e « praescriptis verbis>>>
opera si tratti. colui il quale non eseguisce la tra-
(2) I principî qui scherzosamente dizione della cosa promessa.
enunziati dal S. non corrispondono a (3) Ubaldino Buonamici, per cui
veruna reale disposizione delle leggi, vedi lib. V, ep. xxx, lib. VI, ep. ххи,
perchè nè dal titolo Vi bonorum pp. 112 e 217 di questo volume, era
raptorum nel Digesto, XLVII, 8 e stato eletto arcivescovo di Torres in
nel Codice, IX, 33, nè dal titolo De Sardegna nel 1391 ; cf. GHERARDI,
praescriptis verbis (Dig. XIX, Diario d'anon. fior. Pref. p. 231 sg.
430 EPISTOLARIO
(1) Intorno a costui, che alla qua- consultare le opere speciali, dedicate
lità di decano della chiesa d'Olmütz, dal Monse, dal Palacky, dall'Augu-
città principale della Moravia, accop- stinus, dal Wolny, dal Dudick e da
piava la carica di cancelliere del mar- altri alla storia civile ed ecclesiastica
gravio, non rechiamo qui altri rag- di quel paese.
guagli, mancandoci la possibilità di (2) VERG. Aen. VI, 853. Anche la
7
.
-
T
.
:
432 EPISTOLARIO
XIII .
(1) Colloco qui tanto la presente pontif. &c. II, 658 ; UGHELLI, Italia
quanto l'epistola a papa Bonifazio, sacra, I, 177, 969; CARDELLA, Mem.
che ad essa strettamente si collega stor. de' card. II, 298), era stato eletto
non men per la data che per il con- dai Fiorentini in loro ufficial protet-
tenuto, perchè varî indizi concorrono tore presso la curia romana il tofeb-
a farcele credere scritte entrambe nel braio 1393; Arch. di Stato in Fi-
1393. Avvertasi innanzi tutto che renze, Miss. reg. 22, c. 84 A, « Car-
al 1390 in circa ci riconduce, come <<dinali Monopolitano » . Non stimo
già altrove abbiamo notato (lib. VI, quindi di battere una falsa strada con-
ep. xi e cf. lib.VIII, ep. 1), il ricordo getturando che il S. abbia scritto
che il S. vi fa de' suoi < dieci>>>figliuoli. la presente dopochè, per essersi ini-
In secondoluogo poi è da tener presente ziate relazioni improntate ad una par-
che Francesco Carbone, o, come altri ticolare intimità tra la Signoria di
vogliono, Carbonari da Napoli, frate Firenze ed il prelato napoletano ,
cisterciense, creato nel 1382 da Ur- egli non solo si trovava in corrispon-
bano VI vescovo di Monopoli, poi, denza seguita con costui (cf. così Miss.
scorsi appena due anni, cardinale di reg. 22, c. 87, 21 febbraio, « Domino
S. Susanna e poco appresso vescovo <<Monopolitano »), ma al pari d'ogni
di Sabina, per ricompensarlo dello altro Fiorentino poteva considerarlo
zelo di cui aveva dato prova combat- a buon diritto come il proprio na-
tendo come nunzio apostolico la re- tural patrono presso la corte di
gina Giovanna (CIACONIUS, Res gestae Roma.
DI COLUCCIO SALUTATI . 433
quod feliciter concludetur. (1) et si quid aliud gratum est magni- come in ogni altra
cosa che gli sia a
tudini vestre, precipite. singulare quidem michi donum erit, si grado.
quicquam potero in vestris beneplacitis impendere vel opere vel
sermone .
S Nunc autem, benignissime domine mi, est in curia dilectissimus poiGliil proprio
raccomanda
nipo-
nepos meus et creatura vestra dominus Iacobus Dreucii, quem ma- rettore
te, IacopoDreucci,
dello spe-
dale di S. Bartolo-
nibus vestris hospitali Sancti Bartholomei de Prato Episcopi pisto- meo in Alpi, che
riensi Pistoriensis dioecesis prefecistis (2). inquietatur a domino di Rova in corte
Dino, quondam usurpatore dicti xenotrophii, qui cuncta pauperum
10 in uxoris cultum et sue familie nutritionem, adnichilatis ferme tam
hospitalitate quam eleemosina consuetis, contra conscientiam et
in exemplum pessimum convertebat. quo quidem considerato,
quod postquam illud hospitale, sicut fama est, turpiter obtinuit,
uxorem, etate iuvenculam ac sanguine nobilem, ob prolis propo-
15 situm sibi iunxit; foret, tanquam suspectus, ab administratione
bonorum pauperum cum ignominia removendus. nam qui uxorem
ducit, cogitat ea que sunt coniugis, non que Dei ; nec hoc aliter
quam testetur Veritas (3) adimplevit; nam in suarum rationum
codicibus ducentorum florenorum et ultra summam pro suis et
20 uxoris sue vestibus annuis assignabat. o probum patrem paupe-
rum, o verum Christi patrimonio preponendum! sed hec omit-
2. L3 M omettono quidem 3. L3 RI M pot. quicq. 4. R¹ sermone et infra E qui
s'arresta l'epistola. 6. L3 M vestra creat. M Dreucci 7. N¹ omette Episcopi
7-8 L3 pistoriensi et pistoriensis M pistoriensis et pistoriensis 9. N omette quondam
L3 xenotyophii N¹ xenophyothii M xenodochii 10. I codd. e Mannichilata 14. L3M
iuv. et. L3 poi dà prolis due volte. 17. N omette que dinanzi a Dei 19. N¹ summa
(1) Dalle missive della Signoria perchè edificato in mezzo a certi pa-
non si ricava alcun lume nè rispetto scoli, che la mensa vescovile di Pi-
a costui nè intorno agli affari che stoia possedeva sul giogo dell'Ap-
egli dovea trattare a Firenze. pennino pistoiese fra le sorgenti del-
(2) Non mi è riuscito chiarire quali l'Ombrone e quelle della Liventia ;
legami di parentela avvincessero il S. REPETTI, op. cit I, 75. Passava di
al Dreucci ; ma forse sarà da ricono- là la strada « francigena », « que ce-
scere in questi il figlio d'una sorella <<
« lebrius Romam et Sanctum Iaco-
del nostro. In quanto all'ospedale, di << pum ducit », come si legge in un
cui Iacopo era rettore, si tratterà documento del 1267 fattoci conoscere
certamente di quello antichissimo di dalRAJNA, Un'iscrizioneNepesinadel1131
San Bartolomeo in Alpi, chiamato in Arch. stor. it. ser. IV, 1887 , XIX,
ne' documenti medievali « super prata 39 sg.
<< Episcopi » , ovvero « Prati Episcopi », (3) S. PAUL. I Cor. VII, 33 .
Coluccio Salutati, II. 28
434 EPISTOLARIO
In lui ripone tamus . tota spes mea in vobis est, nec possum credere quod
tutta la sua spe-
ranza,
in manibus vestris honor meus et causa nepotis mei ac pauperum
Christi periclitari possit. quo circa, si gratiam inveni in oculis
vestris, dignetur vestra sublimitas causam hanc vestris favoribus
adiuvare. perpetuum siquidem opprobrium michi foret, si res 5
ista minus quam feliciter clauderetur. recommendo me vobis,
standogli
mente somma-
a cuore che reverendissime domine ; nec minus hanc causam reputetis ad me
il Dreucci trionfi .
spectare, quam si de honore, statu et vita mea iudicialiter age-
retur. Florentie, die vigesimaquinta martii.
XIIII . 10
A BONIFAZIO IX ( 1) .
[L3, c. 8A ; N', c. 34A; R¹, c. 23 B; MEHUS, par. I, ep. vI, p. 22, da L3.]
Sanctissimo in Christo patri et domino domino ***
XV.
L
426 EPISTOLARIO
pensando
suoi ; al lutto fletu careret et lacrimis amicorum; unde sunt ex eius persona
versiculi :
Mors mea, ne careat lacrimis, linquamus amicis
Merorem, ut celebrent funera cum gemitu (1). 5
sed hoc grecule vanitatis, qui cunctos actus suos ad inanis glorie
ambitum applicabant, fuit; utpote qui nichil glorie sibi crederet
contigisse, nisi tandem miserantium funebris acclamatio quarti actus
se, benchèpiùmo-
destamente, Ennio exitum perfecisset. moderatius autem noster Ennius, qui laudibus
losegui pertal via, et glorie finem ponens inquit : 10
ciò è naturale
pagani in iam pridem quid de his sentirem, scripsi. scio plenos gentilium
assetati di
fama; ma sarebbe
riprovevole ne' cri- libros desiderio glorie, sed christianorum, hoc est vera scientium
stiani,
quibus preceptum est: qui autem gloriatur, in Domino glorietur (3), 15
non est ista occupatio. qui enim audit de se laudes et delectatur,
che sologloriarsi,
debbono in Dio iam in se, non in Domino gloriatur. si gloriari enim oportet, que
infirmitatis mee sunt gloriabor, inquit Apostolus. et post aliqua :
pro huiusmodi gloriabor. pro me autem nichil, nisi in infirmi-
tatibus meis . nam etsi voluero gloriari, non ero insipiens. veri- 20
tatem enim dicam (4). cum igitur insipiens non sit gloriatio
secundum veritatem, que a veritate discesserit, Apostolo teste, si
recte sentias, insipiens est. cum autem ea michi tribuas que
ale lui riferir tutte quidem accepi, cur me laudas, quasi non acceperim ? (s) cur non
lodi,
potius illum laudas, qui dedit quique, si custodiam reliquerit, mox 25
que dederit evanescent ? o carissime Iohannes, postquam id etatis
attigimus, ut debeamus colligere sarcinas et ad auctorem, qui et
ipse finis est omnium, suspirare, dimittamus has ineptias et has
nugas ; non feramur, ut vulgus, erroribus et que saluberrime di-
5. Merorem] N¹ morem 7. M cred. sibi 12. vivus] M nimis 13. M dà quid
de his in rasura. N¹ per quid reca qui 14. N glor, des. scientium] M sententium
16. ista] M hec 18.Mme 18-19. CHN¹ omettono inquit - gloriabor 20. nam
etsi] M nam si ; in rasura l' in di insipiens 25. M relinq. 27. M dà attigimus ut
in rasura. N¹ sarc. coll. 28. M spirare , il su aggiunto sopra.
XII .
25 [R. Arch. di Stato in Firenze, Signori, Carteggio, Missive, reg. 22, с. 96B, ori-
ginale, ma non autografa; WESSELOFSKY, Il Paradiso degli Alberti, Bo-
logna, 1867, I, par. I, App. di doc. n. 3, pp. 298-391 .]
Eidem Colucius.
Firenze,
ERENISSIME et illustrissime princeps. tam gloriosum ettam ad- 24 marzo 1393.
30 S Che tantoprinci -
mirabile michi fuit quod celsitudo tua dignata sit humilitati pegli abbia scritto
5. N' mort. deb. 7. N¹ remaneret 12. N te spectant 13. CH M N iustitie
15. In M cum è stato rinfrescato. 21. CH N ometton la firma . 30. Cod. vestra
cancellato e sostituito tua
mee tam domestice scribere, quod nullo modo possum huius arentis
fu per lui sommo stili ministerio declarare. scio quidem gloriosum esse volitare
onore ;
1. Cod. hỉ (sic)
res, Ubaldino Bonamici, ch'egli aveva << tiosissimum nobis fuit, illustrissime
probabilmente conosciuto, quando co- << princeps et magnifice domine, vi-
stui s'era recato tre anni innanzi in <<<dere quod vestra sublimitas tanta
Germania nunzio di Bonifazio IX al << cum affectione statum nostrum de-
re dei Romani (cf. p. 217 di questo << sideret, quantam per vestras gra-
volume), Iodoco faceva recapitare ai <<<tiosissimas litteras indicastis. in-
Fiorentini una sua lettera, nella quale << gens quidem vere dilectionis et
manifestavasi inclinato a discendere << amicicie documentum, quod magni-
in Italia per soccorrerli contro il Vi- << tudo vestra possit inter ardua nego-
sconti ; spinto, com'è credibile, a tal << cia, quibus vestra sublimitas occu-
profferta dai suggerimenti del fratello << patur, tanta locorum intercapedine
Giovanni, allora patriarca d'Aquileia << divisos amicos tam avide tamque
ed alleato di Francesco Novello da <<<amicabiliter recordari. sed super
Carrara; Arch. di Stato in Firenze, <<<omnia gratissimum nobis fuit inco-
Miss. reg. 21 bis, c. 187 B, « Littera <<lumitatem vestram per litterarum
<< missa per d. Iodocum marchionem <<vestrarum delatores, de qua curiose
<<dominumque Moravie », « dat. Bru- << sciscitari fecimus, accepisse. nichil
<< mie (sic) .xXVIII. die mensis decem- <<<etenim comperari (sic) potest cum
<< bris » ; e cf. la lettera del patriarca << amicorum sospitate, ut verissimum
ai Fiorentini in reg. cit. c. 188 A. <<<sit Satiricum illud :
Insieme a quella di Iodoco gli am- Nil ego contulerim iocundo letus amico..
basciatori portavano seco una lettera
di Venceslao, re de Romani, che par- <<<gratias igitur agimus clementie ve-
lava della sua intenzione di mandare <<<stre que nos tanta caritate prose-
un proprio vicario (probabilmente Io- << quitur queve nos dignata fuit tam
doco stesso) in Italia e pregava quindi <<<letis tamque gratiosis litteris visi-
i Fiorentini a sospendere per il mo- <<tare. referimus etiam gratiarum
mento ogni accordo col signor di << vicem felicitatem nostre reipublice
Milano (reg. cit. c. 188 в). La Si- << qualem de persona vestra percepi-
gnoria però , che in que' giorni ap- <<<mus nuntiantes. pacem equidem
punto aveva accettato la pace stipu- << per circuitum habemus ; requiescit
<<<civitas et omnia sunt tam domi
lata in Genova, rispose il 25 febbraio
a tutte queste offerte declinandole; << quam foris, favente divinitate, tran-
reg. cit. cc. 187 B, 189 A. Il desiderio<<< quilla. quod quidem audire de vo-
di mescolarsi alle cose d'Italia rimase,<<bis quotidianis relationibus summis
malgrado di ciò, vivo nell'animo di <<< desideriis exoptamus. dat. Florentie,
Iodoco, e ne dovette dar chiaro in- « die .xxIII. martii MCCCLXXXΧΙΙ. »
dizio una sua nuova lettera pervenuta (st. fior.); Miss. reg. 22, c. 96 B. In-
ai Fiorentini nei primi mesi del 1393 , sieme alla lettera diretta alla Signoria
di cui a noi non è noto il contenuto Iodoco ne aveva mandata una partico-
se non per la risposta della Signoria, lare al S., di cui il suo cancelliere si
la quale è del seguente tenore: <<<Mar-
<<<<chioni Moravie. Dulce simul et gra- *HORAT. Sat. I, 44.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 429
per ora virorum (1), sed modum omnis glorie mundane transgre-
ditur extimationem principum meruisse (2), nam, cum in altis- glorioso
nulla infatti
che èesser
più
stimato dai prin-
simo siti sint, raro solent curare minuscula, cumque suis publicistclerite
cure vietano di oc-
negociis occupentur, coguntur etiam ignorare privata. sed tanta cuparsi di piccole cose,
10 magna quidem minoribus innixa sunt, nullaque reperiri potest al- li sproni.
titudo, que non habeat in infimis fundamentum. nescio tamen,
Ma di ciò ei sti-
memet considerans, unde tibi hic ardor irrepserit, nisi quia, sicut ma cagione Andrea
conicio, venerabili patri meo domino Andree decano Holomu- decano d'Olmutz
8. Cod. e W omettono non che mi pare indispensabile. 13. Cod. e W Homovi-
censi , a cui ho creduto dover sostituire la forma corretta della parola, perchè in altri
luoghi del medesimo registro la grafia ne apparisce diversa, ma sempre incerta.
era, sembra, dato premura di tessergli cario generale in Italia; ma egli non
le lodi. Così il nostro dovette ad un varcò le Alpi nè allora, nè poi, seb-
tempo rispondere a nome de' suoi si- bene mostrasse, come si è notato,
gnorieper conto proprio; e la copia di qualche intenzione di farlo. In ge-
tutte e due le epistole, per inavver- nerale prese scarsa parte alle lotte
tenza d'uno de' notai della cancelleria da cui era lacerata in que' giorni la
(dico inavvertenza, perchè è questo Germania ; però nel 1410, dopo la
forse il solo caso in cui avvenga di morte di Roberto di Baviera, volle
trovar esemplata in un registro pub- contendere il trono imperiale a Ven-
blico un'epistola privata del S.), trovò ceslao ed a Sigismondo. Parecchi
luogo fra le missive del comune. elettori raccolsero i loro voti su di
Gli storici s'accordano nell'affer- lui il rº ottobre di quell'anno ; ed
mare che la vita di Iodoco nulla offre egli si preparava a sostener coll'armi
che sia degno di memoria. Figlio di i propri diritti, quando la morte lo so-
Giovanni Enrico margravio di Boe- praggiunse in Brünn 1'8 gennaio 1411.
mia e quindi nipote dell'imperatore Aveva sessant'anni. Delle sue incli-
Carlo IV, egli succedette nel 1376 nazioni per gli studi letterari nulla si
insieme al fratello Procopio nei do- sapeva sin qui; vero è che Iodoco
mini paterni, ai quali aggiunse nel 1388 non ha mai trovato un biografo.
il Brandeburgo. Del 1383 sostenne (1) Abbiamo in questa frase un'evi-
una guerra contro gli Ungheresi e ne dente reminiscenza del noto epitafio
usci vincitore; più tardi, nel 1394, d' Ennio conservatoci da CICERONE
venuto in discordia col fratello, lo (Tusc. I, xv, 34), del quale il nostro
combattè aspramente, spogliandolo ha già citato un distico nell'ep. xi di
de' suoi Stati. Venceslao re de' Ro- questo libro, p. 426.
mani l'aveva nel 1379 eletto suo vi- (2) Cf. HORAT. Ep. I, XVII, 35 .
430 EPISTOLARIO
cheingannato dal censi nimium de me credis (1). interroga parum quid in me vidit
l'amor che gli por-
ta, fa eccessivo
conto di lui ; quod amandum sit, quid in me reppererit quod sit tibi aut mundi
principibus diligendum: scio quod narrabit mirabilia, sicut illi
qui maxima de magnis, de parvis magna loquuntur. postquam
ea que referre voluerit audiveris, interroga, queso, si me prius 5
amavit quam viderit vel e contra, aut si me mox visum sue ca-
ritatis nexibus complexus est. et quoniam amantium ceca et
obliqua iudicia sunt, non credas, nec tibi sit auctoritatis cuius-
piam testimonium eius, qui vel prius amavit quam noverit vel
mox ut viderit, cum nichil expertus sit, inciderit in amorem. Io
dinontalpuò
errore
nonperò
ral- compatior autem et letor errori suo ; compatior equidem, quia me
legrarsi,
diligit, letor, quia propter hunc errorem et amat et laudat; forte si
prius examinasset fragiles vires meas, non fuisset adeo ad aman-
dum preceps nec adeo ad laudandum effusus. vide quantum hoc
amore delecter ! gratum est quod error suus latius serpat, quod, 15
perchèesso eccitòdi cum tibi persuaserit id quod forte credit, licet falsum sit, tum
benevolenza
Indoco acui sidi . simili traharis errore et, postquam tanta benignitas tua est, etiam
chiara deditissimo
(1) Intorno a costui, che alla qua- consultare le opere speciali, dedicate
lità di decano della chiesa d'Olmütz, dal Monse, dal Palacky, dall'Augu-
città principale della Moravia, accop- stinus, dal Wolny, dal Dudick e da
piava la carica di cancelliere del mar- altri alla storia civile ed ecclesiastica
gravio, non rechiamo qui altri rag- di quel paese.
guagli, mancandoci la possibilità di (2) VERG. Aen. VI, 853. Anche la
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 431
ille te facient quasi maius lumen inter alios principes resplendere. golare
e riputazione sin-
fra i suoi
he sole tuum poterunt augere regnum tuumque super alios extol- pari.
lere principatum.
Exemplari feci nomine tuo libellum De viris illustribus , Hafatto copiare
per lui un libro del
5 quem Petrarca noster condidit abbreviatum; sed quia valde cor- Petrarca,
ruptus est, non potui ipsum domino decano tradere. curabo, quam
primum potero, quod corrigatur et habeas. volo tamen tibi de
domino decano querelam ponere ; promisit michi chronicam bio
eglichiede in cam-
la Cronaca dei
re di Boemia pro-
regum Boemie et de tuorum maiorum gestis(1), meque in messagli dal de-
10 illius habendi libri summum desiderium et expectationem induxit. inviatagli;
vam non mai
e domanda quin-
coge, princeps optime, familiarem tuum et amicum meum, ut pro- di scherzosamente
missa servet. qui enim promissa non tradit, rapit; non solum enim giustizia.
prescriptis verbis et ex stipulatu secum ago, sed et actione vi
bonorum raptorum (2). nunc videbo quam equus iudex sis. re-
15 verendus equidem in Christo pater, dominus Ubaldinus archie-
piscopus Turritanus et testis et conscius est obligationis sue (3).
vale felix et parce ineptiis meis. Florentie, die .xxIII. martii.
5. Le parole quem - condidit omesse nel testo furono aggiunte nel margine dalla stessa
mano. Cosi pure sed, scritto dapprima, poi cancellato nel testo, venne riscritto in mar-
gine. 5-6. W corruptum 6. W tradero 7. W
' tantum 10. Cod. librū corretto
in libri 11. Il cod. dopo optime recava ut , che fu cancellato. 13. Cod. estipulato ,
corretto l'o in u Westipulatu Invece di et il copista scrisse dapprima dinanzi ad act.
ex che poi cassò . 17. Dopo meis seguono nel cod. cancellate le parole et inter illa,
con cui forse cominciava una poscritta che il copista giudicò inutile trascrivere . Il
cod. omette martii
frase precedente è tolta dal verso 852 5) risulta che possa essere persegui-
che suona : « pacique imponere mo- tato coll'azione « vi bonorum rapto-
« rem » .
<< rum », oltrechè con quelle « ex
(1) Non sapremmo indicare di quale <<<stipulatu » e « praescriptis verbis >>>
opera si tratti. colui il quale non eseguisce la tra-
(2) I principi qui scherzosamente dizione della cosa promessa.
enunziati dal S. non corrispondono a (3) Ubaldino Buonamici, per cui
veruna reale disposizione delle leggi, vedi lib. V, ep. xx11, lib. VI, ep. xxII ,
perchè nè dal titolo Vi bonorum pp. 112 e 217 di questo volume, era
raptorum nel Digesto, XLVII, 8 e stato eletto arcivescovo di Torres in
nel Codice, IX, 33, nè dal titolo De Sardegna nel 1391 ; cf. GHERARDI,
praescriptis verbis (Dig. XIX, Diario d'anon. fior. Pref. p. 231 sg.
432 EPISTOLARIO
XIII .
(1) Colloco qui tanto la presente pontif. &c. II, 658 ; UGHELLI, Italia
quanto l'epistola a papa Bonifazio, sacra, I, 177, 969 ; CARDELLA, Mem .
che ad essa strettamente si collega stor . de' card. II, 298), era stato eletto
non men per la data che per il con- dai Fiorentini in loro ufficial protet-
tenuto, perchè varî indizi concorrono tore presso la curia romana il 10 feb-
a farcele credere scritte entrambe nel braio 1393 ; Arch. di Stato in Fi-
1393. Avvertasi innanzi tutto che renze, Miss. reg. 22, c. 84 A, « Car-
al 1390 in circa ci riconduce, come << dinali Monopolitano ». Non stimo
già altrove abbiamo notato (lib . VI, quindi di battere una falsa strada con-
ep. x e cf. lib.VIII, ep. 1), il ricordo getturando che il S. abbia scritto
che il S. vi fa de' suoi < dieci>>>figliuoli. la presente dopochè, per essersi ini-
In secondoluogo poi è da tener presente ziate relazioni improntate ad una par-
che Francesco Carbone, o, come altri ticolare intimità tra la Signoria di
vogliono, Carbonari da Napoli, frate Firenze ed il prelato napoletano ,
cisterciense, creato nel 1382 da Ur- egli non solo si trovava in corrispon-
bano VI vescovo di Monopoli, poi, denza seguita con costui (cf. così Miss.
scorsi appena due anni, cardinale di reg. 22, c. 87, 21 febbraio, « Domino
S. Susanna e poco appresso vescovo « Monopolitano »), ma al pari d'ogni
di Sabina, per ricompensarlo dello altro Fiorentino poteva considerarlo
zelo di cui aveva dato prova combat- a buon diritto come il proprio na-
tendo come nunzio apostolico la re- tural patrono presso la corte di
gina Giovanna (CIACONIUS, Res gestae Roma.
DI COLUCCIO SALUTATI . 433
Gli raccomanda
5 Nunc autem, benignissime domine mi, est in curia dilectissimus poi il proprio nipo-
nepos meus et creatura vestra dominus Iacobus Dreucii, quem ma- te, IacopoDreucci,
rettore dello spe-
daledi S. Bartolo-
nibus vestris hospitali Sancti Bartholomei de Prato Episcopi pisto- meo in Alpi , che
si trova in corte
riensi Pistoriensis dioecesis prefecistis (2). inquietatur a domino diRoma.
Dino, quondam usurpatore dicti xenotrophii, qui cuncta pauperum
10 in uxoris cultum et sue familie nutritionem, adnichilatis ferme tam
hospitalitate quam eleemosina consuetis, contra conscientiam et
in exemplum pessimum convertebat. quo quidem considerato,
quod postquam illud hospitale, sicut fama est, turpiter obtinuit,
uxorem, etate iuvenculam ac sanguine nobilem, ob prolis propo-
15 situm sibi iunxit; foret, tanquam suspectus, ab administratione
bonorumpauperum cum ignominia removendus. nam quiuxorem
ducit, cogitat ea que sunt coniugis, non que Dei; nec hoc aliter
quam testetur Veritas (3) adimplevit; nam in suarum rationum
codicibus ducentorum florenorum et ultra summam pro suis et
20 uxoris sue vestibus annuis assignabat. o probum patrem paupe-
rum, o verum Christi patrimonio preponendum! sed hec omit-
2. L3 M omettono quidem 3. L3 R M pot. quicq. 4. R¹ sermone et infra Equi
s'arresta l'epistola. 6. L3 M vestra creat. MDreucci 7. N¹ omette Episcopi
7-8 L3 pistoriensi et pistoriensis M pistoriensis et pistoriensis 9. N omette quondam
B xenotyophii N xenophyothii M xenodochii 10. I codd. e Mannichilata 14. L3M
juv. et. poi dà prolis due volte. 17. N omette que dinanzi a Dei 19. N¹ summa
(1) Dalle missive della Signoria perchè edificato in mezzo a certi pa-
non si ricava alcun lume nè rispetto scoli, che la mensa vescovile di Pi-
a costui nè intorno agli affari che stoia possedeva sul giogo dell'Ap-
egli dovea trattare a Firenze. pennino pistoiese fra le sorgenti del-
(2) Non mi è riuscito chiarire quali l'Ombrone e quelle della Liventia ;
legami di parentela avvincessero il S. REPETTI, op. cit 1, 75. Passava di
al Dreucci ; ma forse sarà da ricono- là la strada « francigena », « que ce-
scere in questi il figlio d'una sorella <<
«lebrius Romam et Sanctum laco-
del nostro. In quanto all'ospedale, di << pum ducit », come si legge in un
cui Iacopo era rettore, si tratterà documento del 1267 fattoci conoscere
certamente di quello antichissimo di dalRAJNA, Un'iscrizioneNepesina del1131
San Bartolomeo in Alpi, chiamato in Arch. stor. it. ser. IV, 1887, XIX,
ne' documenti medievali « super prata 39 sg.
« Episcopi », ovvero « Prati Episcopi », (3) S. PAUL. I Cor. VII, 33 .
Coluccio Salutati, II. 28
434 EPISTOLARIO
In lui ripone tamus . tota spes mea in vobis est, nec possum credere quod
tutta la sua spe-
ranza,
in manibus vestris honor meus et causa nepotis mei ac pauperum
Christi periclitari possit. quo circa, si gratiam inveni in oculis
vestris, dignetur vestra sublimitas causam hanc vestris favoribus
adiuvare. perpetuum siquidem opprobrium michi foret, si res 5
ista minus quam feliciter clauderetur. recommendo me vobis,
standogli somma-
mente a cuore che reverendissime domine ; nec minus hanc causam reputetis ad me
il Dreucci trionfi.
spectare, quam si de honore, statu et vita mea iudicialiter age-
retur. Florentie, die vigesimaquinta martii.
XIIII . 10
A BONIFAZIO IX (1) ,
XV.
utile sussidio
il tempo per multos, qualitate optimos, tua michi dilectio destinavit, huius qua-
quaresi-
male.
dragesime tempore et in hac urbe, que non suis, sed advectis
gloriosa est, gratum et grande subsidium. nec dubites : cuncta
quidem habui convenientia specie et numero, sicut scribis. nec
Gli spiace però scio tamen cur hanc annuam procurationem assumpseris. amicus s
che Donato ogni
anno gliperchè
regalo; la equidem non donis, sed officio colendus est; fragilis namque
invii tal
vera amicizia non
si consolida coi amicicia est, que comparatur conservaturque muneribus. si enim
doni;
ad solitum respondere non possit, spernitur atque reputatur inu-
tilis; si vero desinat, ut consuevit, impendere, iam non solum
mutata creditur, sed extincta. nosti quibus verbis Philippus incre- 10
puit Alexandrum fidem sibi Macedonum pecunia comparantem (1).
lo prega quindi
non prendersi più a proinde te moneo, ut ex hoc in posterum non pendeas, sed certus
in
brigaavvenire tale sis me tibi semel iunctum, cunctis temporibus inhesurum. nichil
e gli rinnova
le assicurazioni del
suo costante affet- enim in ista societate mortalium amicicia dulcius est nichilque
to.
tavia il tempo quaresimale, ovvio rie- gnoria fiorentina spettanti al 1393 una
sce il dedurne che essa spetti ad un ne rinveniamo, scritta appunto il 29 di
anno in cui la Pasqua cadde in aprile marzo, al marchese d' Este per ringra-
inoltrato. Or fra gli anni ne' quali ziarlodel dono di gran quantità dipesci;
cotal avvenimento ebbe sullo scorcio Arch. di Stato in Firenze, Miss. reg. 22,
del trecento a verificarsi, quattro sol- c. 98 B. Da questa coincidenza di
tanto possono fare al caso nostro, date, che a me non parrebbe facile
il 1392 cioè, il '93, il '94 ed il '95 ; creder dovuta al caso, son dunque
poichè in essi la gran festa si celebrò indotto a concludere che nell'anno
rispettivamente il 14, il 6, il 19 e stesso, anzi nello stesso mese e gio-
l'11 d'aprile. Siccome però al 1392 vandosi degli stessi mezzi, di cui il
non c'è da pensare, spettando già a suo signore si era valso per rega-
quell'anno un'altra epistola del S. a lare i priori fiorentini, anche l'Alban-
Donato, di contenuto uguale a quello zani abbia procurato di far pervenire
della presente (lib. VII, ep. xII, p. 302 un identico donativo al loro cancel-
di questo volume), la scelta dovrà ca- liere.
dere di necessità sopra uno dei tre che (1) Cf. CIC. De offic. II, xv, 53 ;
rimangono. Ma fra le missivedella Si- VAL. MAX. op. cit. VII, II, ext. 10.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 437
XVI .
10
A GIOVANNI ConversaNO DA RAVENNA (1).
[N¹, с. 132 B. ]
Firenze,
GNITUM eloquium tuum vehementer, eloquentissime vir, frater et aprile 1393 ?
I amice karissime, ignitum siquidem eloquium tuum vehementer È veramente
ignea la sua elo-
15 et servus tuus dilexit illud (2) ; servus, inquam, tuus, hoc est servire quenza ;
2. R imcunb ., l'i espunto e corretto inc. N¹ omette non A per miseri legge mihi
3 R¹ dicesserunt H discesserunt A per si legge et 5. A R H omettono enim
6. R¹ sine prosp. 8. A omette la data.
cosi
contradice,
cercherà di
scripsi resumere, sic illa que sentio consentire, quod, nescio quo-
persuaderlo modo, concludas ex illis aliud quam confeci, nolim videri per-
tinax contradictor, si et iterum conabor adserere que tam acute 10
tamque subtiliter et eripis et consentis.
Adhuc siquidem et Monadem mecum laudans et multa que
non esser più ono-
revole l'uso del iam retuli non negando, vis honorificentius esse, cum ad unum
plurale di quello
del singolare. sermonem aut scripta dirigas, si non singulariter, sed pluraliter
alloquaris et nedum honorabilius, sed congruum loquendi modum. IS
vis etiam, cum me laudaveris et ego tibi clarissima ratione de-
monstraverim quis laudandus et quid, quod et ipse non negas,
irreprehensibiliter te fecisse. quibus in rebus video quantum con-
suetudo possit videoque, imo constanter affirmem, quod non minus
quod consuetudo firmaverit quam quod indidit ipsa natura non 20
aliter assuescit. quid enim est dicere, vir doctissime, cuius qui-
dem denominationis res Dei donum est, quod cum tam multa
didiceris, cum scias antiquissimum et ante paucissima secula ob-
servatissimum morem fuisse, ut unus quibuscunque niteret virtu-
tibus, quibuscunque dignitatibus refulgeret, quacunque potestate, 25
potentia vel excellentia prepolleret, singulariter compellatur, cum-
que rectius secundum naturam et artem, que naturam imitari soleat,
id dicatur; solum ex corrupte consuetudinis fundamento contendas
rationabile esse cum ad unum loqueris pluralis numeri voces, quod
sine disproportione fieri nequeat, adhibere ? scio consuetudinem, 30
scio licentiam figuralem, scio atque concedo quod, ut exprimatur
aliquis conceptus mentis, figura, quam synthesim nominant (1),
5. valeam è aggiunta mia . 12. N¹ siquid 16. Dopo etiam N¹ dà quod , che
ho espunto. 17. Dinanzi a quod ho aggiunto quid 32. N synchesim
XVII .
[L3, C. I A; N¹, c. 28 A; R¹, c. 24 B, mutila ; MEHus par. I, ep. 1, pp. 1-6, da L3.]
(1) Ser Andrea Giusti, il quale dopo sembra essersi subito allontanato da
la cacciata dell'abbate di Montemag- Lucca, perchè un ricordo da lui se-
giore, avvenuta nel 1376, aveva pro- gnato in calce ad un bellissimo co-
babilmente lasciata anch'egli, come dice delle cronache di Frecolfo, oggi
vedemmo (lib . III, ep. xx11 ; 1, 209), conservato nella Laurenziana di Fi-
Perugia, nel 1378 era in Lucca ele- renze, ci attesta che del 1384 egli vi
vato all'ufficio di cancelliere delle ri- dimorava ancora (cod. Laur. Strozz .
formagioni, e lo copri per tre anni 84, c. 172 A, col. 1 : « Andree Iusti
(v. Inventario del R. Archivio di Stato << de Vulterris quem emi ab heredibus
in Lucca, I, 138). In tale qualità nel- << quondam Simonis Boccelle de Luca
l'autunno del 1380 i suoi signori lo <<<florenis auri .VIII. anno nativ. Do-
mandarono ambasciatore ai Fiorentini, <<<mini .MCCCLXXXIIII . .VII. ind. de
come risulta dalla lettera diretta il <<<mense augusti » ; v. BANDINI, Catal.
22 novembre da questi a quelli, nella cit. Suppl. II, 416 sgg.) ; ma ne parti
quale egli è onorato dell'epiteto di senza dubbio pochi mesidopo, perchè il
<< sapiens »; R. Arch. di Stato in Fi- 23 aprile 1385 lo vediamo pubblicare
renze, Miss. reg. 19, с. 78 B. Scaduta e firmare come notaio delle riforma-
col 31 dicembre 1381 la sua condotta gioni del comune di Siena lo statuto
edeletto in suo luogo ser Guido Man- allora approvato, con cui si prescriveva
fredi da Pietrasanta, il Giusti non agli ufficiali minori di provincia di
440 EPISTOLARIO
non dar sentenza nelle cause crimi- 25 gennaio 1399, il comune gli diede
nali, ma di sottoporre i processi ai un successore nella persona del senese
loro superiori; R. Arch. di Stato in ser Giovanni Cristofori ; Delib. cit.
Siena, Arch. gener. 23 aprile 1385 e rog. Gio. Cristofori, n. 198, C. 17A.
cf. Estratto delle cartapecore, reg. I, II 7 aprile poi si spiccava in suo fa-
1363-1395 , n. 1510. Altri atti pub- vore il seguente atto di pagamento,
blici del 1386, 1387, 1388, conservati il quale è l'ultimo documento da me
nello stesso archivio ed indicati dal rinvenuto a Siena intorno al Giusti :
cit. registro sotto i nn. 611 , 1250, 1028, <<<Prudenti viro ser Andree quondam
e l'atto federale tra il signor di Mi- <<<Iusti de Vulterris notario reforma-
lano, i Senesi e le comunità di Fi- <<
« tionum nostri comunis flor. sex,
renze e di Bologna dell'ottobre 1389 « sol. triginta duos, den. sex, sine de-
(OSIO, Doc. dipl. I, 278 sg. n. ccI) << tractione cabelle pro pensione domus
ci dimostrano che ser Andrea fu ri- <<quam habitat ad rationem videlicet
confermato quattro volte almeno nella << undecim flor. in anno pro tempore
sua carica; ma dopo il 1389 cimancano << septem mensium incohatorum die
affatto per cinque anni sue notizie ; «kal. octobris et finiendorum die kal.
ed è credibile che tal periodo ei l'abbia <<maii, qua die finit firma dicti ser An-
trascorso lungi da Siena. Del '94 vi <<<dree, prox. futuri>» ; Delib. cit. rog.
aveva però fatto ritorno, perchè ai Cristoforo d'Andrea, n. 199, « Apodixe
10 settembre di esso anno stendeva un <<<<solutionum » ; e cf. n. 200, C. 42 A.
contratto fra privati (reg. cit. n. 882) Ciò premesso, non riuscirà difficile
ed ai 22 dicembre pubblicava l'esen- stabilire la data così della presente
zione concessa dalla repubblica ai Cer- come delle due seguenti epistole al
tosini di Monte Oliveto Maggiore Giusti, dettate certamente tutte nel-
(Carte del mon. di Monte Oliv. Magg. l'anno medesimo. Poichè soltanto ad
ad a.); infine ai 23 luglio 1395 la un'epidemia si può ascrivere la per-
grazia concessa dal Consiglio gene- dita sofferta da Andrea di tutti i suoi
rale ad un fabbro senese, reo d'omi- figli, sei di numero, e d'altrettanti ni-
cidio involontario ; Estratto delle car- poti ; nè il luogo che le epistole a
tapec. reg. K, 1395-1446, n . 1. Nel lui dirette hanno nei codici concede
seguente anno gli fu restituita la ca- di riferirle ad altro periodo di tempo
rica di notaio delle riformagioni, in che non sia l'ultimo decennio del se-
cui venne riconfermato di nuovo il colo XIV; saremo già da ciò portati
1º maggio 1398 « pro uno anno hodie a concludere che la famiglia del no-
<<incipiendo cum modis et pactis qui- taio volterrano dovette essere deci-
<<<<bus servivit ad presens » ; Deli- mata dalla pestilenza che nel 1389-90
beraz. di concistoro, maggio-giugno desolo fieramente la Toscana. Ma
1398, rog. Niccolò Bindi, n. 194, dalle parole del S. si desume altresì
C. 2A: << Refirma ser Andree notarii che ser Andrea, oppresso dall' immane
<<<
reformationum ». Quattro mesi in- sciagura, non trovò il coraggio di
nanzi che spirasse la sua condotta, il renderne edotto l'amico, se non pa-
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 441
recchio tempo dopo; ora, supposto prima ancora che l'amico gliel consi-
che il suo silenzio siasi protratto per gliasse «venerabilem virum magi-
un triennio all'incirca, eccoci giunti <<<strum Petrum de Senis , nunc
al 1393 , che io stimo l'anno al quale <<provincialem Tuscie » . Ma costui,
letre epistole appartengono. Concor- fatta ragion de' tempi, non può, come
rono infatti ad alimentare in me tale fra poco si dirà, esser altri da Pietro
credenza vari e gravi indizi. Innanzi Tommasucci, senese, de' Servi di Ma-
tutto Coluccio rimprovera il Giusti ria, il quale dal suo Ordine fu nel '93
d'aver rifiutato l'onorevole ufficio of innalzato al provincialato di Toscana.
fertogli dai Senesi ; e noi abbiamo Or siccome i provinciali non dura-
visto or ora come la serie de' docu- vano in carica che tre anni e la visita
menti che ci parlano della dimora di del S. a lui ha tutto il carattere d'una
Andrea in Siena dal 1385 al 1399, di quelle cerimonie ufficiali che si
rimanga interrotta per l'appunto fra compiono in omaggio alle persone as-
il 1389 ed il 1394. Inoltre, nella sunte da poco a qualche ragguarde-
ep. xvIIII di questo libro, con cui sivole carica, cosi, tutto considerato, cre-
chiude la parte a noi giunta della diamo poter assegnare con sicurezza
sua corrispondenza col notaio volter- questa e le seguenti epistole al 1393 .
rano, il S. afferma d'aver visitato (1) OVID. Metam. I, 577-78 .
Coluccio Salutati, II 28*
442 EPISTOLARIO
(1) VERG. Buc. ecl. IX, 64-65. (2) S. MATTH. ХІХ, 29.
DI COLUCCIO SALUTATI . 443
(1) CIC. De senect. XXIII, 84. (3) Cf. CIC. Tusc. II, XXI, 47.
(2) CIC. Tusc. I, XLI, 98 . (4) Lib. Sap . IX, 15 .
444 EPISTOLARIO
nè con muliebre ut ille ait (1) ; te obtestor et moneo quod fugacium rerum amore
debolezza si com-
piaccia in inutili non sic perdite tenearis, quod et te perdas et inutili turpique me-
lagrime.
rore muliebriter contabescas. hec hactenus.
Biasima poi il
suo rifiuto di re-
Nunc autem quod honorem tibi oblatum ab illis dominis meis
carsi a Siena come Senensibus tam aperte renueris non commendo (2). est enim, ni 10
ufficiale di quel co-
mune ;
fallor, officium illud venerationis et in quo possis licite lucrari,
ut pauperibus subvenias, et honeste sancteque versari, ut pluribus
prosis. vale, et de libro nostro, cum recuperaveris, remittendo,
sicut et quando placuerit, ordinato . nec putes quod de fide tua
possim propter mille tales libros, etiam si illis rapaciter immineas, 15
dubitare. credo quidem inter nos vincula non posse disrumpi
vere dilectionis et caritatis.
e chiede notizie
intorno ad un co- Ceterum audio quod in bibliotheca Predicatorum est liber
dice del Fedone.
Platonis qui inscribitur Phedon (3). rogo perquiras et magni-
tudinem libri declares, ut, si possibile fuerit, faciam exemplari. 20
iterum vale mei memor. Florentie, sexto idus maii.
(1) VERG. Aen. VI, 736-38 . (3) A qual biblioteca qui si faccia
(2) Si tratta probabilmente dell'uf- allusione non è agevol chiarire, igno-
ficio di notaio delle riformagioni che rando noi dove il Giusti allora si tro-
era un de' maggiori per la sua impor- vasse. Ma poichè anche più tardi,
tanza ne' comuni toscani : cf. Statuta quando aveva accettato la carica of-
pop. et comm. Florentiae, Friburgi, s. a. , fertagli dai Senesi, egli chiedeva tal-
to. II, lib . V, rubr. ccxxvIII; GORO volta un breve congedo per « ire ad
DATI, Istoria di Firenze, MDCCXXXV, <<<proprios lares » (R. Arch. di Stato
p. 136 sg. E F. SACCHETTI (Rime, in Siena, Delib. di conc. rog. Franc.
ed. Mignanti, 1857, p. 47) per cucu- di Giov. d'Andrea, n. 196, settembre-
liare un tale, che parea avesse tutto ottobre 1398 , c. 4 B); così possiam
il daffar del mondo, esclama : congetturare che quando ebbe la pre-
Vadansi a letto omai tutte faccende sente epistola fosse in Volterra. In
Del gran notaio delle riformagioni! quanto al Fedone non v'è, mi sembra,
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 445
XVIII.
AL MEDESIMO ( 1).
Andree de Vulterris.
Firenze,
5 AVISUS sum, vir egregie, frater et amice karissime, gavisus 24 giugno 1393 .
GAVsum, inquam, quod cum te Deus in familia tua, sicut alias Si rallegra che
Andrea abbia co-
la verità
michi scripsisti, visitaverit, ut gratissima michi scriptione respon- nosciuto
de' suoi conforti e
esse perductum ut, sicut tu ipse testaris, sic velis quod factum
10 est, quod non factum esse non velis. o verbum sapientissimo
christianissimoque homine dignum, o solidum consolationis ra-
tionisque validum fundamentum ! gratulor tecum, dulcissime
frater, et letor, quod in tam salubris sententie portum de hoc
tuo carnali naufragio sis perductus, sive id me monstrante, ut
15 blandiendo confirmas, sive, quod verissimum est, Dei voluntate,
4. Così L3 N
' M. 13. L3 lector
disposizionedella
ribellarsi la carne .
petenda, quod sic videlicet id quod luges velis factum, quod non
factum esse non velis, quomodo possit caro contra spiritum con-
cupiscere. scimus Iacob flevisse multo tempore super morte filii ro
sui Ioseph, quem putavit a fera bestia devoratum (2); et adeo hoc
Al lutto
defunti per i diutius flendi mortuos officium seu molliciem inolevisse, quod le-
le antiche
leggi fissarono li-
miti ; gibus temperatum sit, non permittentibus solum, sed iubentibus
ad saturandos affectus uxoribus lugere viros premortuos decem
mensibus, quibus anni Romulei terminata mensura est. etenim 15
Per totidem menses a funere coniugis uxor
Sustinet in vidua tristia signa domo,
Evvi, èbenvero,
nimium emollisti. est, sicut cernimus clareque sentimus utque nell'animo nostro
alcunchè di molle
testatur Cicero (¹), in animis omnium natura fere molle quiddam, e di fiacco,
querere honores, sed nec velis etiam obvios recusare ; noli de nonSta cerchi
bene ch'ei
gli
lucrando sollicitus esse, sed si honestum lucrum obvenerit, non ferti,
onori; non
ma, se
li of-
ri-
declines. non contingit omnibus penitentia peccata tollere, sed fiuti,
eleemosynis datur multis illa delere. queris mutare vitam et so-
5 litudinem desideras, ut merori possis indulgere tuo. noli te se- nè si seppellisca
vivo in oziosa so-
litudine.
pelire cum vivis; vive, dum fata sinunt (1). nec ob merorem et
tristiciam filiorum renuncies illi, qui defertur, honori (2). si ne-
scis, virtutis premium honor est, qui sicut intendendus non est,
ita, cum accesserit, non recusandus; aut simul virtus penitus est
10 non petenda. per se vero petenda virtus, honor autem insimul
cum virtute. vale.
Ebbe il suo libro
Habui librum, de quo gratias ago, sed doleo quod tibi fue-
rit ad turbationem (3). volo quod totum illum Platonis librum etrascrivere
lo prega ailfargli
co-
in cartis hedinis exemplari facias diligenter; si non habentur istic dice platonico.
15 carte, transmittam et quicquid solveris restituam (4). rescribe ta-
men, si tibi commodum est, qui libri Platonis sint. iterum vale.
Florentie, octavo kalendas iulii.
XVIIII .
AL MEDESIMO ( 5).
20
[L3, с. 4 B; №¹, C. 31A ; MEHUS, par. I, ep. Iv, pp. 12-20, da L3 .]
Eidem.
NESC
filiorum nepotumque tuorum iactura, quos Deus ex huius
22 luglio 1393 .
Si stupisce che
dopo tante assi-
corruptibilis vite labe subtractos evocavit ad superos, dum fateris curazioni
1. N omette nec 3-4. Le parole non contingit - delere , omesse in L3 nel testo,
furono aggiunte in margine, dando però penitentiam 4. N¹ dicitur 7. N¹ quo
9. LM est penit. 15. N¹ rescribo 16. L3 M omettono tibi e iterum vale 21. Così
L3 N M. 22. L3 M dopo quomodo dànno cum 23. L3 omette iactura 24. fateris]
N¹ feceris
Andrea,
do smenten-si illa que scripsi, dum illa profers, que si vera sint, ad egritudi-
se stesso,
riabbandoni al do-
lore. nem mentisque dolorem redire non debeas ; quomodo tamen ex
meis et tot rationum, quibus assentias, manibus elabaris. spe-
rabam te vera scripsisse; sed, ut video, michi, imo tibi, verba de-
disti. constantissime quidem affirmaveras te sic velle quod tecum 5
factum est, quod non factum esse non velles. nunc autem, quasi
verbo tuo captus, exitum querens et interpretari cupiens que
Rileva la con
traddizione, che dixisti, inquis: sat michi est quod ratio subsistat, ita quod a sen.
passa fra quanto tentia mea non discrepem quam scripsi. et si non est, cogor eam
ora scrive
iure esse posse ; et si sic esse non potest, fingo posse esse quod to
non velim non esse factum quod actum est. hec verba tua sunt :
vide quantum a temetipso discesseris. antecedente quidem epi-
e
quanto
aveva prima stola tua scripseras: ergo tecum hec tene, magister mi, quod tot
scritto;
tantarumque sententiarum tuarum editionibus ab errore dimovear,
quod, Deo volente teque monstrante, sic volo quod actum est 15
quod non factum esse non velim. an forte tunc sic volebas, cum
scripsisti ; nunc autem sic te comminisceris voluisse, quod fateri
cogaris hoc esse debere ; quod si sic esse non possit, fingas ta-
men esse posse ? si sic illa tua epistola notavisses, non de te et
de hac tua sententia tanto affectu tantaque cum leticia trium- 20
ritorna quindi ad phassem. sed postquam sic iure debere esse consentis et vides,
esortarlo, perchè
facciaviolenzaalla
propria debolezza, non fingas, sed coneris omnino quod sit. etenim si hoc tibi
persuaseris, sique cum Aurelio nostro ad Romanianum scri-
bente senseris, cum inquit: nam si divina providentia protenditur
usque ad nos, quod minime dubitandum est, michi crede sic te- 25
cum agi oportet, ut agitur (1) ; si, inquam, cum illo senseris, non
e
riconosca
Dio ha operatoche finges, sed prorsus noles non esse factum quod tecum actum est,
con lui come do-
veva operare . cum tecum aliter agi non oportuerit. siquidem habet hoc proprium
conscientia bona, ut quod Deo placuisse cognoverit, omnino non
1. M sunt 3. N¹ prima di rationum scrive litteris 5. M affirmaras 16. L3 NI
Momettono non dinanzi a factum 19. M omette posse 20. M omette cum
20-21 . N triumphasset 23. M sicque 27. N¹ voles 28. M potuerit
6 luglio al S., i consigli della ragione verso la mano divina che l'aveva così
furono di bel nuovo inefficaci contro duramente colpito.
l' impeto del dolore. Il nostro ri- (1) S. AUG. Contra Academ. lib. I,
torna quindi a predicargli la docilità cap. I in Opera, I, 906.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 451
velle non possit. placent autem sibi cuncta que fiunt; eorum A Dio non può
piacere che il be-
etenim auctor est et effector; peccatorum quidem alia ratio est. ne;
nam cum entitas nulla sit, sed pura boni privatio, non habet
causam efficientem, sed deficientem : nemo enim eo quod facit
5 peccat, sed in eo quod facit omittendo quod debuit facere, peccat,
eterne legis debitum derelinquens ; unde et delicta quasi de-
se chiamò a sè i
relicta vocata sunt (1). placuit igitur Deo filios et nepotes tuos di lui figliuoli , lo
ad se vocare. memento quod Deus optimus est longeque plus fece certo per suo
bene.
(1) Cf. su quest'etimologia l'ep. XVII natura del peccato s. Aug. Enchir.
del lib. VII, p. 32 di questo volume; cap. XI sgg. in Opera, VI, 236 sg.
e v. per le precedenti riflessioni sulla (2) S. PAUL. Ad Galat. V, 17 .
452 EPISTOLARIO
Deum velle videris non nolendo, crede michi, frustra caro contra
Se egli elevasse spiritum concupiscet. sed te carnalia cogitante, quomodo potes
la mente sopra le
cose terrene,
non gli ciò emollitus atque corruptus carnis violentiam devitare ? tute ipsum
avverreb-
be.
capis retinesque captivum et malo delectatus tuo, carnem se-
queris, mentem necas, Deum deseris Deumque negas: etenim 5
quasi tibi mala fecerit, veluti male consulenti non acquiescis.
quid equidem ? super his que fecit tibi Deus lacrimis effluere
vel quotidiana recordatione dolores renovare iam sopitos, aliud non
est quam illa nolle que Deus vult, quam sue contradicere volun-
tati, quam iudicare quod infinita illa bonitas aliquid tibi vel filiis to
tuis mali fecerit et a sua discesserit bonitate, imo a semetipso,
maChe
cheseDio
eglil'ab-
sti- cum sibi non sit aliud bonum esse quam esse. quod si hanc
bia voluto punire
per i peccati com- filiorum atque nepotum tuorum migrationem tibi aut illis vel
messi,
prorsus tibi et illis illatam putas ad penam, cum hoc nonnisi
vel ad probationem, ut videant homines qualis sis, vel ad puni- 15
tionem ob demerita peccatorum evenire potuerit, cur super ipsa
tantum lacrimas atque doles ? si probatio est, lauda Dominum ;
dic cum patientissimo Iob : Dominus dedit, Dominus abstulit, sit
pianga
e lasci il
lasuofallo
via del- nomen Domini benedictum (1). si penam iudicas, plora super
l'errore;
peccatis tuis et discede a via tua prava, ne forte deteriora pro- 20
veniant tibi, neve, sicut in fabulis de Niobe legimus, convertaris
si vergogni della in saxum, hoc est in obstinationis duriciem, qua perpetuo fletui
mutabilità di cui
dà segno. condemneris. et ut ad volubilitatem redeam tuam, pudeat adeo
parvo tempore tam salubrem labefactasse sententiam. quod enim
decimo octavo die iunii virtuosissime dixeras : sic te velle quod 25
actum est, quod non factum esse non velles ; post decimam octa-
vam diem, ni fallor, scribens, depravas et negas: quod nedum
tibi viro scientifico turpe est, sed esset etiam vilissime mulieri.
ego autem cum videam te magna iactantem nedum implere factis,
sed tollere que iactasti et his contradicere que dixisti, tecum non 30
pugno nec miror quod in te caro contra spiritum concupiscat,
(1) Іов, І, 21 .
DI COLUCCIO SALUTATI . 453
lite occupazioni,
non eviterà i pe- Andrea: inest cuilibet statui vite nostre quod expertus exhorreat,
ricoli del mondo; inexpertus ignoret: quisque suos, crede michi, patimur manes (1).
sed subdis de non recusandis honoribus consilium damnans
meum: o mi Coluci, miror, quod tu, vates cum sis, facis te to
d'uomo volgare il ipsum vulgarem hominem, cum dicis me delatis non debere re-
nè stimi opinione
giudicar degni gli
esser accolti di nunciare honoribus. in quibus verbis tuis, cum me vatem ap-
onori pubblici .
pelles, errori tuo compatior, ignosco tamen amori, unde, si me
non ludis, ille provenit. sed ex hoc non asseras me vulgarem .
È anzi dovere
dei buoni occu- platonicum, imo ipsius philosophie oraculum est, sapientibus ne- 15
parsi dello Stato
per impedir ai cat- cessariam causam esse capessende reipublice, ne improbis flagi-
tividi fare il male.
tiosisque civibus urbium relicta gubernacula pestem bonis ac
perniciem ferant (2). credo firmiter te in officiis que gessisti mul-
torum bonorum extitisse non hortatorem solum, sed auctorem
et prudentia tua multis scandalis obviasse. hoc ego de me con- 20
Egli stesso più iecto, cui Dei dono contigit in tanta versari republica. potui
e più volte ne ha
fatto la prova.
siquidem sepius obsistere malis conatibus et optimorum civium
honestissima desideria favorabiliter adiuvare. quod si fecerim,
Deus novit. hoc unum tamen audacter dixerim, me quo bona
fierent et perniciosa cessarent saltem affectibus non defuisse. quod 25
Che se Andrea si ex officio forsitan intumescas, non officii, sed tua culpa fuerit;
trae vanità dall'uf-
ficio, la colpa è presertim cum officia non geras presidatus, sed servitutis, in qui-
tutta sua.
3. ut] L3 aut 9-10. N¹ meum damn. 11. N hom. vulg. 13. Di ignosco
L3 non dà che le prime quattro lettere. 16. N esse caus. ed omette ne 22. L3 Mqui.
dem 23. L3 honestima 27-28. L3 M omettono que dopo quibus 31. N ips. dirig .
(1) VERG. Aen . VI, 743 . (2) Cf. PLATON. Politeia, 1, 347.
DI COLUCCIO SALUTAΤΙ . 455
extollit agriculturam Cicero (1) , nec inepte : innocentissimum enim saCerto onesta co-
è l'agricoltura;
ministerium est; ad privatos tamen privatim spectat. diviniora essaperò
va che al non gio-
privato.
Non accetti dun-
autem sunt que pro multis fiunt. nec velim quod honorem ac- que gli uffici per
ceptes, nolo etiam quod recuses ad gloriam, sed ut honeste vivas, vanita,
5 lucreris innocue, multis prosis, nec solum tibi vivas, sed patrie, altrui,
bensi per giovare
consanguineis et amicis (2). nec metuas, si fueris qualis debeas
erogator, quod illa fex terre te decipiat et corrumpat ; nec
putes sine penitentia per eleemosynas tolli posse peccata. nam per far elemosina,
quod pridie tibi scripsi: non contingit omnibus penitentia peccata
10 tollere, sed eleemosynis datur multis illa delere (3); non sic sim-
pliciter intelligendum est; neque enim sufficienter expressi quod
volui, imo quod debui ; sed pro ea solum parte penitentie debet
intelligi, que est operis satisfactio, quam multi facere non possunt,
aliqui vero redimunt eleemosynis, si tamen concurrant cordis ale proprio cosi cooperare
miglio-
ramento .
15 compunctio et oris confessio, que sunt huius morbi necessaria
medicina (4) .
Cessi infine dal
Consoleris igitur et hos conquestus tuos molliciemque di- piangere;
mitte. nec fingas ad subversionem contra spiritum posse carnem
concupiscere vel moveri, si semper contra eam, sicut debes, ar-
20 matus steteris ratione. nec horreas, si te exhorter ad honestum enon disdegni oc-
cuparsi in virtuosi
officium et exercitium virtuosum; nam, ut inquit Apostolus, qui esercizi.
de conscientia tanti hospitis loquebatur : qui episcopatum desi-
derat, bonum opus desiderat (s). non corrumpunt enim hominem
dignitates, sed perficiunt. nec cavilleris de pecuniis, que cum
25 multis sanctissime fuerunt. vale.
Venerabilem virum magistrum Petrum de Senis, nunc pro- stroVisitò già mae-
Pietro da Sie-
vincialem Tuscie, visitavi (6), non tuo nomine; nondum enim na;
1. nec] N¹ non 8-9. L3 M omettono per el. - penitentia 18. N¹ vincas 26-27 . NI
Tuscie prov.
(1) Cf. CIC. De senect. XV-XVII. come già si disse (ep. xvII, p. 441 di
(2) Cf. CIC. De off. I, VII, 22 . questo volume) col Tommasucci, ecco
(3) Cf. ep. xvIII, p. 449 di questo quanto scrive ISIDORO UGURGIERI-
volume. AZZOLINI, Le pompe sanesi, Pistoia,
(4) Cf. S. AUG. Enchir. cap. LXX 1649, par. I, tit. XV, xxix, p. 401 :
in Opera, VI, 265 sg. << Frà Pietro Tomasucci da Siena, re-
(5) S. PAUL. I Ad Tim. III, 1 . << ligioso dell'ordine de' Servi di Maria
(6)Dicostui,che noi identifichiamo, <<sempre vergine, si segnalo altamente
456 EPISTOLARIO
XX.
<< nella santa predicazione. Nell'al- (2) Fra le scritture del S., che si
<<bero del convento de' Servi di Siena contenevano in quel quaderno la di
« è riposto con titolo di predicatore, cui perdita gli cagionò, come già si
« ma non v'è notato in che città pre- disse e meglio vedremo fra breve,
<<<dicasse. Ben è vero ch'egli fu ri- tanto e così vivo rammarico, era com-
<<<
munerato delle sue honorate fatiche presa pur quest'epistola ; il che vuol
<<con il provincialato di Toscana dire che la sua composizione deve
« l'anno 1393 ». Anche il p. ARCAN- ascriversi press'a poco a quel tempo
GELO GIANI, Annalium sacri ord. fratr. in cui si iniziò la corrispondenza
Servor. B. Mariae Virginis ... centuriae del Ravennate col nostro. Ma non
quatuor, Lucae, MDCCXIX, I, 327, с. 1 , è difficile precisarne anche meglio
fa molti elogi di frate Pietro, il quale, la data. Risulta dalle prime parole
in omaggio alle disposizioni prese del di essa che, quando lo Zambeccari
1307 dai Serviti, era stato mandato da la ricevette, aveva appena lasciato
giovane a studiar teologia a Parigi e Firenze. Ora gli storici di Bologna
ne aveva riportato il berretto dottorale. ci attestano che del 1393 ser Pelle-
(1) La piazza, sulla quale s'ergeva grino ebbe comando di portarsi in
il convento de' Serviti, era in Firenze corte di Roma per presentare al pon-
quella che si chiama della SS. An- tefice Bonifazio IX da parte della sua
nunziata ; la via che vi conduce porta
oggi ancora il nome di « via de' Servi ». (3) V. nota ra p. 457.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 457
proculdubio iudicasses. non enim terrestre fuit, sed celicum po- ch'egli
Quello infatti ,
udi, fu ce-
tius quod audivi. et sicut de illius pacis gloria dixit Apostolus lestecosa,
quod exuperet omnem sensum (2) ; sic licet et de hoc, quod, si
potero, referam, predicare. singularis est illa; non solum autem
5 hoc singulare, sed unicum: transcendit illa sensus, hoc sensus
transvolat et omnem superat rationem: est illa solum in celis,
hoc solum reperitur in terris : illa beatas recreat inter sidera crea-
turas, hoc extra se rapit in hoc exilio viatores. in illa solius
Creatoris gloria veneratur, in hoc, cum invisibiliter fuerit Dei
10 digitus in inveniendo et in agendo sine dubitatione cernatur, et
hominis inventoris ingenium et exercitii tum dulcedo tum sua-
vitas collaudatur. ad summam, tanta est huius rei novitas et ex- eccellenza,
di tanta novità ed
cellentia, quod, cum illam pacem rationibus aliqualiter attingamus,
suscipiamus et fide; presentem hanc, cum auribus insonat, vix da stimarsi quasi
incredibile.
città chi dice una, chi due superbe <<catu, libr. quinquaginta bon. » che
chinee, covertate di drappi d'oro la- si legge in data di quel giorno ne' libri
vorati a perle di gran pregio; Cron. delle Riform. ser. II, vol. 58, с. 6 в) ; е
di Bologna in MURATORI, Rer. It. Scr. per recarsi a Perugia, dove allora ri-
XVIII , 556 ; GHISELLI, Memorie an- siedeva ancora il pontefice, sebbene
tiche di Bologna, IV, 438, ms. nella la Cron . di Bologna erroneamente af-
Comunale di Bologna; GHIRARDACCI, fermi ch'era a Roma, allo Zambec-
Hist. di Bologna, II, 465; FANTUZZI, No- cari convenne senza dubbio passare
da Firenze.
tizie degli scritt. bologn. VIII, 231 .
L'ambasceria ebbe luogo nel giu- (1) Quanto inorgoglissero i buoni
gno (ai 24 di luglio lo Zambeccari Fiorentini della lor piazza « posta nel
era già ritornato a Bologna, come « mezzo fra il tempio antico di Marte,
attesta il « mandatum Peregrini de « ora San Giovanni, e il duomo mi-
« Zambecchariis oratoris communis <<<rabile moderno » (A. F. DONI, I
« nostri in Romana curia constituti, Marmi, Firenze, 1863, I, 8) non oc-
<< de quibus teneatur reddere rationem corre ricordare .
<<ad sol. treginta septem bon. pro du- (2) S. PAUL. Ad Philipp. IV, 7.
Coluccio Salutati, II. 29
*
ARIO
458 EPISTOL
purtenteradi farlo. ceptum nequeam reperire. dicam tamen ut potero. quod ut fiat,
rem, ut gesta est, paucissimis explicabo.
Mentr'ei la sera
di martedi passeg-
Dies martis, que cum hinc abiisti perluxit, me multis rebus
giavala piazza,
per dopo cena exercitatum, defatigatum et fessum, domui restituit atque cene.
post quam paucis, ut soleo, cibis exactam,deambulationem recreandi s
gratia per plateam, ut est moris (1), assumpsi cum quibusdam
gli
unasischiera di gio- viris honestissimis sociatus. offendo iuvenum coronam, quam
fe' incontro
vani, donde per-
venne ai suoi orec- cum pertranseo, nescio quod cantilene submurmur venit ad aures;
chi una dilettosa,
benchè tenue me-
lodia.
suave, fateor, sed, cum aliis intenderem, vix perceptum ; mulcebre
tamen nescio quid transeuntis in auribus dereliquit. mox autem 10
platee longitudine peragrata rediens, iterum percipio sonum cum-
que iam propior factus essem, audiendi cupidus lentis atque raris
passibus inherebam. sed idem fere momentum plenum auditum
exhibuit et terminum cantilene. ille tunc iuventutis chorus me cun-
Avendo lor chie-
sto da quale stru-
ctantem excepit. tum ego cum sociis permiscemur illis circuloque 15
mento derivasse
cotal soave con-
iam refecto : quis, inquam, et quod instrumentum inter vos tam
cento,
suaviter personabant? at illorum unus: Pippus de Sacchettis (2),
tibie, quam surdam vocant, seu cithare, que rebecha transversa chetti,
Filippo de' Sac-
dicitur, sonum, non oris concentum. nunc enim hoc, nunc illud,
5 nunc utrunque nescio qualiter videbatur. Philippus autem, quo- premuradi
il quale si dièraccon-
tosto
niam hoc est integrum eius nomen, sicut est familia nobilis et targli come ció
fosse avvenuto
trechè dalle enfatiche affermazioni del venuta; e si, che, se merita fede Co-
Bottari (op. cit. p. XLVIII), che il Gigli luccio, egli avrebbe diritto ad un luogo
ripete, da certo suo sonetto a Cino ragguardevole in mezzo agli « inven-
Rinuccini contenuto in più codici e <<<tori>> fiorentini, assai più di parecchi
più d'una volta stampato (cf. Giorn. esaltati da D. M. MANNI in quel suo
stor . della letter. it. XV, 456, nota 2); curioso libercolo De florentinis inventis
ma delle sue mirabili attitudini musi- commentarius , Ferrariae, MDCCXXXI ,
cali niuna memoria c'era sin qui per- ove non si fa pur motto di lui.
460 EPISTOLARIO
20 omnino non fuerit, frustra, sive bonum sive malum sit, apud alias
scruteris exteras nationes. hec satis. aliquando siquidem spero te
presentem hausturum propriis auribus sonum huius mirabilis fringu-
tire ( s) ; dices profecto dixisse me nichil pro laudis debito aut pro rei
maiestate multa magis dicere potuisse. vale felix ac mei memor.
Saluta Zanichino
25 dulcissimum Zanichinum Malvetium totum meum saluta (6) : et hanc Malvezzi
(1) Cf. BOET. De instit. mus. I, x. (5)Pel valoredi questo verbo cf. For-
(2) Questi nomi provengono tutti CELLINI E DU CANGE, s. v. frigutire.
da BOET. op . cit. I, xx, De addi- (6) Due personaggi di questo nome
tionibus chordarum eorum- vissero nella seconda metà del Tre-
que nominibus ; ma cf. anche C. cento in Bologna; de' quali uno figlio
PLIN. Nat. hist. VII, LVII, 13 . di GiulianoMalvezzi e padre d'un Gio-
(3) Genes. IV, 21 . vanni, di cui il GHIRARDACCI, op. cit. II,
(4) Cf. PLIN. Nat. hist. VII, LVII, 13. 477, parla sotto l'anno 1395 ed è ri-
462 EPISTOLARIO
ΧΧΙ .
et hostibus pro victu tuo necnon et tuorum multa rapueris ; an dile rapine
Virtù, teme
allorche
da
nunc tota mente per religionem conversus in Deum, hoc tibi lui bano commesse deb.
essere espiate
debeas ad restitutionis necessitatem et peccati maculam impu-
5 tare; scribisque quod, sicut solet, humane salutis hostis rem hanc
ante mentis oculos ingerit et adducit; ut primum oporteat hanc
molestiam ex animo, quo parte quieti tranquillus indulgeas, extir-
pare, cum, ut inquit Boetius,
Qui serere ingenuum volet agrum
10
Liberet arva prius fruticibus (1).
hec interrogationis tue summa est; cogisque quod brevibus verbis e chiede su di ciò
consiglio.
debeam quid super hoc senserim respondere. breviterne fieri
potest ut tanta res, maior enim est quam putes, queve salutem Ardua richiesta
(1) L'atto federale tra il Visconti 1390; cf. AMMIRATO, op. cit. II, 802.
e le comunità di Firenze e Bologna, (3) Veramente la lettera di sfida del
cui qui il nostro allude, stipulato in Visconti,qual leggesiin Miss. reg. 21 bis,
Pisa tra il 5 ed il 9 ottobre 1389, c. 57B, porta la data « Papie, die de-
è stato pubblicato dall'Osto, Docum. << cimonono aprilis .MCCCLXXXX. » ; e
diplom. I, 278 sgg . n. ccI. quella de' suoi capitani, l' Ubaldini, il
(2) Il tentativo d'impadronirsi di Savelli, Francesco Turchetto e Lom-
S. Giovanni in Altura, « terra nobile bardolo Rusca, ivi pure trascritta
« e ben fabbricata », come la dice (c. 60 в), è datata : <<< Senis, die ultimo
il REPETTI, op. cit. V, 54 sgg., del <<<aprilis 1390 » .
Val d'Arno superiore, fu fatto dal- (4) Cf. l'ep. xx del lib . VII, p. 337
l' Ubaldini la notte del 24 aprile di questo volume.
LARIO
468 EPISTO
est ordinatio, sub qua non cadunt que sunt naturaliter indulta.
Lanecessitàdel defensionis vero necessitas, nedum humana, sed divine legis su-
la difesa è infatti
superiore alle leg- perat instituta, sicut elegantissime probant Machabeorum hystorie,
gi;
que demonstrant Iudam et fratres sabbati abstinentiam non ser-
edel resto i Fio- vasse (1). quanvis populus florentinus etiam in inferendo bello s
rentini godono da
secoli il guerra
muover diritto diai tanto tempore fuerit usus propria libertate, nullam omnino licen-
loro nemici senzaa tiam principis implorando, quod antiquissima consuetudine ius
chiedere licenza
chicchessia. quesierit ; ut, veluti princeps, populus sponte possit bellum indi-
cere nulliusque expectato consensu, sicut decreverit, arma movere.
et cui verti potest in dubium et tibi et cunctis Florentinis licitum 10
fuisse in hoc defendende libertatis bello pro patria militare et
illis presertim, in quorum numero tu fuisti, qui stipendiis publicis
Se fu dunque le
gittima la guerra
quocunque munere fungerentur ? si licuit igitur militare, licuit
dalorointrapresa,
fu pur et hostem ferire, castra sequi, coire in aciem. cumque fas esset
nemici, le-
dere opoiari; perduelliones occidere, longe magis licuit spoliare. vide bella que 15
ed anzi le sacre
carte dimostrano gesserunt Abraham, Moyses, Iesus Nave (2), cuncti iudices atque re-
come della preda
fatta sui nemici si ges, et demum fortissimi Machabei ; videbis omnes predas abegisse
offrissero aDio sa-
grifizi. et, nisi Deus specialiter iussisset anathema, predam dividere et de
spoliis ipsis Deo sacrificia et holocausta, cuius maiestati non licet de
rapinis et aliorum substantiis immolare, religiose et solemniter obtu- 20
Giovanni non si lisse. ut nedum necessaria tibi et tuis, sicut proponis, ab hosti-
rese colpevole per-
tanto, togliendo ai bus rapere potueris, sed etiam lucri gratia congregare. potuisses
correva per sosten-
tare se stesso ed i tamen et necessaria sumens et divitiis inhians, graviter, sed alia
suoi;
ratione quam rapiendo vel utendo raptis, Deum offendere teque
reatu non restitutionis, cui profecto locus non est, sed qui sub 25
ma
do, se,
si ciò operan-
lasciò tra- aliud nomen cadat, in hoc quod preponitur obligare. abuti qui-
scinare da avidità
di lucro, allora ha dem his, que Deus ad hominis usum fecit, peccatum est et inter
peccato.
lucra quantumcunque legitima avaricie fervere stimulis, vel ra-
piendo cupidius quam oporteat vel imminendo iam raptis, inor-
dinatio quidem esset moribus reprehensibilis et Deo displicens, 30
eiusque maiestatem offendens est. te igitur ex istis examina; ad
15. L¹ produel. 16. L¹ Nauue 23. L¹ divinis
(1) In realtà i seguaci de' Maccabei dite sofferte li indussero a mutar con-
avevan voluto osservar il sabato, non siglio ; v. Machab . II, 32-41 .
respingendo gli assalitori ; ma le per- (2) Cf. Eccli. XLVI, 1 .
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 469
Consideri quindi
tuas cogitationes redi ; considera tecum quid feceris, quid concu- come si sia allora
piveris, quid denique sis gavisus. forte quidem misericors et mi- condotto;
serator Deus, quo te per cuncta mundares, diabolo permisit quod
super hoc tam acriter tentareris. noli iam, si quid video, me ma non si creda
obbligato a resti-
5 auctore, de restitutionis onere cogitare : licuit rapere pecuniam tuir quanto prese;
quibus fas erat eripere vitam. nam si restitutio deberetur, non
putes te solum eorum que attigisses reum futurum; plane totius
exercitus rapinam haberes in solidum restaurare : totam quidem
affectu et quantum posses effectu. sed ab hac liberat te belli da siffatto onere
l'assolvono e la
(1) Costui sarà quel frate Luca Ma- del monastero; cf. Ann. Camald. VI,
lefici, monaco di S. Maria degli An- 284.
geli, il quale nel 1422 venne fatto (2) Sulla morte del Marsigli, av-
priore di esso convento in luogo di venuta, come dicemmo, il 21 agosto
Agostino Sbrigantini. Del suo prio- 1394, v. la testimonianza sincrona in
rato egli lasciò traccia, terminando, ser LAPO MAZZEI, Lettere, ed. Guasti, I,
mercè gli aiuti di Giovanni de' Me- 69, ep. LIIII. E cf. MEHUS, Vita A. Tra-
dici, Niccolò di Uzzano e del conte versarii, p.CCLXXXVI ; WESSELOFSKY, Il
di Carmagnola, il dormitorio nuovo Parad. degli Alberti, I, par. I, p. 83 &c.
470 EPISTOLARIO
XXII.
Firenze,
16 novembre 1393 .
REDO te miratum iri, cur tam serus in respondendo sim, vir 5
Né le occupa-
zioni , nè un ma-
Cinsignis, frater et amice karissime non autem velim id te
linteso dispetto ri- vel indignationi vel superbie vel occupationibus meis ascribere.
tardarono tanto la
suarisposta; e nep- nam licet quodam quasi modo sic disseramus, quod dissentire
pur la superbia,
videamur, est tamen, ni fallor, in rebus nulla contentio. iocun-
dum etiam est quicquid intra penetralia dilectionis et amicicie 10
ventilatur. nec, licet contrariis assertionibus, quasi sententiis in-
nitamur, aliquam inter nos incidere posse crediderim simultatem;
nec mei unquam moris fuit sublime sapere vel quenvis, licet sor-
dide sortis virum, naso suspendere adunco(2). forte quidem memet
vizio ch' egli ha
sempre singolar-
decipio, nimis equidem indulgemus nobis; in aliis autem semper 15
mente abborrito.
hoc detestatus sum, quoniam inter alia in hoc vitio vitiosissimum
est quod omnem refugiat societatem. cumque luxuriosi luxuriosis,
avarique delectentur avaris et mechantium summus sit in me-
chantes amor, nisi quatenus oriatur ex corrivalitate suspitio vel
simultas, sola superbia est maioribus contumax, impatiens erga 20
pares, minoribus contumeliosa et denique gravis et cunctis fasti-
4. Così L3 N² M. 13. N inquam 14. M memetet (sic) 15. N nob. ind.
19. N¹ corrualitate 21. L3 M fast. cunct.
litteris tuis, mox responsum incepissem, furto michi subtractus est ilquaderno
furto cioè del
delle sue
quaternus privatarum epistolarum, quo, veluti protocollo, tunc epistole private.
utebar; ubi non solum inceptum erat responsum, quod ad illa
que disseris ordinabam, sed alie plures epistole ad amicos varios
To destinate metrico prosaicoque sermone. expectavi, sed frustra, cheAttese a lungo
il colpevole,
dopo averlo copia-
diutius, quod illum sui peniteret erroris , quod, exemplo sumpto, to, lo restituisse;
si quid eorum illum forsitan delectaret, restitueret exemplar. verum
enimvero, quantum hucusque conicere potui, non incubuit ille ma fu vana spe- ranza;
dictamini, sed quaterno, sed cartulis et scripture. cui quid aliud cosinonpossaaver
quel tristo nulla di
15 imprecer, nisi quod, postquam hec mea tam preciosa putat, quod più quel prezioso
quaderno die
tutto il suo gli
furti se contaminare macula parvifecit, dummodo furtive rei con-
trectatione fruatur ; nisi quod nichil carius preciive maioris omnino
possideat, et cum eorum, que magis diligit, possessione in furis
incidat potestatem et experiatur in propriis quod me perpeti facit
20 in meis; nichilque sibi prorsus aliud remaneat nisi solum hoc,
quod michi surripuit quodque non potest sine ruboris metu pol-
Preferirebbe però
luteque conscientie scrupulo detinere ? vellem autem potius ad che si pentisse e
cor rediret; et me turbatione seque restitutionis debite vinculis rendesse il mal
et diutine contrectationis crimine liberaret. hec hactenus.
25 Nunc autem redeundum est ad illa que scribis, ne forsan putes
te michi que tam tenaciter asseris persuasisse. duo sunt, ni
fallor, de quibus inter nos concertatio est. unum quod iubeam Tornando alla
loro controversia
te meis astinere laudibus et molestum habeam blandumque et delle sull' lodi
opportunità
plane vitiosum arbitror, quod ab illis inchoaveris michi primum
30 scribens et quod illas repetas et illis pertinaciter abutaris. alterum
est quod reprehenderim, cum unus sim, te mecum pluralis nu- eraledell'usodel plu-
nello scrivere
meri vocabulis usum esse, que ad me solum et singulum refe-
nome plurale; ralem numerum duplicem; unum qui de duobus, alterum quem
quale de' due sarà dicunt de pluribus significare. quo, precor, si grece sciveris ac
dapreferire?
voles loqui, quo, precor, plurali, dimetro vel polymetro, quenpiam
honoris gratia compellabis ? ( 1) non igitur conferas moderna tem-
L'uso moderno
incerto, incostan-
pora vetustati, cum in multis tum in hac maiestate dicendi. usus s
te, irrazionale, equidem modernorum nulla ratione nixus est, qui, cum sibimet
constare non possit, sed de sede facile moveatur, incertus et in-
non deesi preporre constans, sibi penitus inconsentiens, antiquitati solide priscique
all'antico.
temporis usui, imo rationi, nec potest nec debet, si veritatem aspi-
Tale è il suo av- cias, comparari. habes nunc de tota materia locutionis huiusce 10
viso; l'amico però
faccia quel che gli meam cum ratione sententiam. tu teneas quicquid libet. liberum
pare; perchè non
convien che la di-
sputa vada più ol. est cuique in quamcunque voluerit partem suum inclinare iudicium.
tre fra loro.
et posthac nullus, precor, inter nos sit super hoc sermo nullaque
contentio. amore quidem, dilectione veraque amicicia et ca-
ritate coniunctos non decet pertinacius disputare. 15
E rispetto alle De laudibus autem meis, si tibi placet, michi credas. et si
sue lodi , cessi dal
ripeterle.
forsan id non vis, obsequaris velim, nec de me plus quam cupiam
facias, precor. scio vires meas, cognosco si laude sum dignus,
nec dubitem, adeo placemus nobis, quin et in utroque pluris me
Anchesu dique-
sto dirà brevemen-
faciam quam deceat ; quanquam de hoc toto laudationis genere 20
te il pensier suo .
quid sentiam breviter explicabo.
Vero è che di Novi sacras et seculares litteras in commendationis et laudis
lodi son piene le
sacre e le profane preconium exundare, et stoicum nimis severiusque quam oporteat
scritture;
videri, quod nemo debeat pro bene gestis hac laudis gloria cele-
brari. nam et optimus vates inquit : 25
a lui però sembra me tamen ratio in hanc sententiam duxit, ut veras laudes credam
che all'uomo non
sialecito dar .lode homini de per se vel principaliter non deberi. verum ab hac
ad altr' uomo
illodevoli dellesue sint, vide quantus error est nobis de quibuscunque gestis laudis
merito operazio-
ni, gloriam exhibere. nam si qua laus nobis debetur, ex eo solum 20
debetur, quod in actibus, quos Deus in nobis et per nos facit, ab
eius lege per arbitrii libertatem, quod a nobis ipsis possumus, non
declinamus ; quod tamen et sine Dei gratia non est. nam in
quantum aliquid morale vel artificiale aut naturale bonum facimus
che va invece dato et Dei iusticie inheremus, totum id eius est unius Dei, qui ope- 25
tutto a Dio .
ratur omnia in omnibus. nam sive divisiones sint gratiarum,
unus est spiritus ; sive mysteriorum, idem est Dominus ; sive divi-
siones operationum, unus est Deus. ex quo, cum fuerit con-
firmata in nobis ita libertas arbitrii, quod peccare non possimus,
conformes erimus maiestati filii Dei et ipse Iesus Christus omnia 30
erit in nobis. donec autem in huius carnis sarcina sumus, Pro-
7. In L3 libere è aggiunto d'altra mano nell' interlinea . 10. cum] N tum 13.L3
Momettono quos 15. N illud vel hoc 16. Deo ] L3 M Dei 24. L3
21. ab] Met
aliquod 26. L3 dà omnibus in rasura . 27. L3 ministeriorum e dà idem in rasura.
29. N omette in 31. L3 sartina N¹ simus
(1) Cf. per queste dottrine s. AUG. Enchir. cap. XI sgg. in Opera, VI, 236 sgg.
DI COLUCCIO SALUTΑΤΙ . 477
et infra : 5
At rabide tigres absunt, et seva leonum
Semina &c . (1) .
ma questo pure è quid tamen et ob hoc tribuendum nobis sit, audi Veritatem super
effetto della bontà
divina;
hoc quid fieri debeat statuentem: cum feceritis, inquit, omnia
que precepta sunt vobis, dicite : servi inutiles sumus; quod de- ro
nè d'altronde
altri agli buimus facere, fecimus (2). quod si te interrogem : unde secre-
il suo animo
è cosi palese da
potersi dire abbia tum hoc mee voluntatis agnovisti, ut compertum habeas quod
operatoilbeneper
del bene; sic fecerim ut debebam, quod intra mee voluntatis penetral clau-
sum est; quid michi rationabiliter respondebis ? vide ne laudes
ille nimis temere prolate sint, de quibus nullam omnino reddere 15
valeas rationem. quis enim scit hominum que sunt hominis,
nisi spiritus hominis, qui in ipso est? (3) sed inquies: externa re-
velant que sunt intus et satis est ad laudis humane occasionem
nè all'apparenza
opportuno fe- illud quod videtur extrinsecus. ego vero respondebo tibi Saty-
è
de.
ricum illud : 20
cur non melius est in hoc genere laudis cor in Deum erigere
illumque laudare, qui talia dignatus sit per servum nobis osten-
dere concupiscereque quod qui fecerit illa nobis aperta, fecerit 25
1. L3 M Varro 3. tauri ] N tanti 4. M omette &c. 5. et infra] N et subdit
6. At Met 11. L3 quid e interr. te 13. M penetralia 16. L3 sint 17. ipso]
Nxpo Christo ? 18. M omette ad L3 occ. hum . 19. N tibi resp . 21. non
hec vera sint contendere, que qualia sint agnosco, dic, precor,
an tu me propter hoc, si bonum est, asseris collaudandum ? sed
10 ita sit. an id me non credis et a patre luminum accepisse, a purquesti
del cielo,
sondoni
quo omne datum optimum et omne donum perfectum noscitur
provenire ? ceterum scientia inflat, caritas autem edificat (1) ; ut
sine caritate, dignissimo Dei dono, teste Apostolo, nulla commen-
datione deceat celebrari(2). quid autem de eloquentia dicam, quam,
15 sicuti vultArpinas (3), sine sapientia certum est civitatibus nimium
obesse plerumque, prodesse nunquam? sed quid ulterius trahor ?
an ignoras scriptum esse: alii quidem per spiritum datur sermo sa-
pientie, alii autem sermo scientie secundum eundem spiritum ?
et infra : hec autem omnia operatur unus atque idem spiritus
20 dividens singulis prout vult ? (4) vade igitur et laudis gloriam
exhibe pro omnibus que accepi. nolunt philosophi quod pro illis,
que nobis a natura sunt, commendemur vel vituperemur, sed solum
ab usu, in quem talia convertamus. christiana vero perfectio, que
docet bonum istarum rerum usum a Deo in nobis esse, quid
25 aliud concludit, nisi quod philosophi de naturalibus, hoc idem
consequenter intelligi de his que nobis a Deo data sunt, ut ob
illa scilicet nobis nulla laudatio debeatur ? quamobrem desine,
mi Iohannes, et facessas, precor, a laudibus meis; transfer illas, ilesserne
quale lodato
solo deve
.
2. N auct. ref. e velis 3. N grat. fac. 12. N aut. car. 14. quam] M
quem 19. M hoc 20. N sing. div. 21. M physici 23. vero ] N enim
25. M physici 29. M in al. traduce 30. L3 M sed am. et ep.
sitam diu non potui reperire. quod quidem Dei digito factum
gaudeo, ut ista suffecerint et huic disputationi finem afferat hec
epistola. vale. Florentie, sextodecimo novembris.
XXIII .
tractatum avide discurrens, mecum indignari cepi tantam esse illius damente
e leggendolo avi-
si dolse
II, 225 ; GAMURRINI, Fam. nob. tosc. e nel Vaticano sui quali ne abbiam con-
e umbre, III, 150; NEGRI, Script. flor. dotto la stampa, spettanti al secolo xv,
p. 461 ; MANNI, Osserv. ist. sopra i sig. quest'epistola si rinviene a nostra co-
ant. III, 39 sgg.; L. PASSERINI, Ge- noscenza trascritta in fronte al tratta.
nealogia e storia della famiglia Corsini, tello di Plutarco in altri due codici;
Firenze, 1858 , p. 68 sgg. un lucchese, veduto nella libreria di
I Fiorentini, che nutrivano verso Pie- S. Maria della Corte degli Orlandini
tro, lor concittadino e per di più stato dallo ZACARIA (Iter litterar. per Italiam,
molt'anni loro vescovo ( 1361-1370), par. I, cap. 1, p. 26), ed il Bodleiano
una viva devozione, cercarono ripetuta- Eccles . 223 , c. 20 A : cf. COXE, Cat. codd.
mente di riconciliarlo con Urbano VI ; mss. bibl. Bodlejanae, pars III, Oxonii,
e de' lor tentativi rimane fra gli altri 1854, c. 423 : entrambi del secolo deci-
cospicuo documento l'importante let- moquinto inoltrato. Di un altro ma-
tera, che in nome del comune gli scrisse noscritto, che il Mansi nelle giunte da
il 3 febbraio 1381 Coluccio ; R. Arch. lui fatte al Fabricio afferma esser stato
di Stato in Firenze, Miss. reg. 18, in suo possesso, ignoro che sia avve-
C. 110A ; RIGACCI, L. C. P. Salut. nuto, seppure esso non è da identi-
epist. par. I, ep. x, p. 39. In corte ficare con quello già ricordato, che
d'Avignone il Corsini protesse poi esiste ancora in Lucca. Cf. FABRI-
sempre efficacemente gli interessi della CIUS, Bibl. lat. med. et inf. aet., Flo-
patria, paralizzando così, almeno in rentiae, 1858, V- VI, 482 .
parte, l'influsso malefico del cardinale (3) Il CIACONIO, op. e loc. cit., af-
Galeotto da Pietramala, ch'era un Tar- ferma che il Corsini, amantissimo de'
lati e quindi avversario irreconciliabile libri, aveva riunita una insigne biblio-
di Firenze. E morendo Pietro volle teca, che andò alla sua morte dispersa.
non solo che il suo cadavere fosse tra- (4) Di costui tutto è incerto : la
sportato in Italia e riposasse in quella patria, il nome, gli scritti. Cretese
tomba, che fin dal 1391 s'era coll'as- fu detto da taluni, da altri Costanti-
senso della città preparata in S. Maria nopolitano ; chi lo chiamò « Iacu-
del Fiore (cf. GAYE, Carteggio ined. d'ar- <<maeus », chi « Iatumaeus » ; QUÉ-
tisti de'sec. XIV, XV, xvI, Firenze, 1839, I, TIF-ÉCHARD, Scriptor. ord. Praedic. I,
App. II, p. 534); ma deliberò altresì 737 sgg., lo voglion de' loro ; ma
che metà delle sue sostanze passassero ch'ei fosse domenicano riman dubbio ;
in possesso del convento fiorentino di della sua dottrina in ebraico, greco e
S. Gaggio. Della gratitudine della latino avrebbe lasciato documento in
città per lui porge bella testimonianza una trilingue recensione del Nuovo
la lettera, che all'annunzio della sua Testamento ; ma essa è scomparsa.
morte scrissero a Benedetto XIII i Sicchè di sicuro sul conto suo non
sappiam che questo: fu vescovo di
priori; Miss. reg. 25 , c. 119 A, 26 ago.
sto 1405 . Gerace dal 1348 al 1366 ; e da quel-
(2) Oltrechè nel cod. Laurenziano l'anno fino a tempo, che non si può
Coluccio Salutati, II. 31
482 EPISTOLARIO
15 ornatus tum maxime claritatis gratia non servavi, sed amplectendo nel
tina dar forma la-
al pensiero del
sententiam, noverint me de verborum aut rerum ordine non cu- greco scrittore.
rasse. nec mirentur etiam, si forsan invenerint aliqua per interroga-
tionem scripta, que sint in prima translatione solum posita narra-
tive. ornatus enim gratia, manente sententia, licitum est continue
20 narrationis quendam teporem accendere et per exclamationes aut in-
terrogationum stimulos excitare(2). denique pro semigreca trans-
latione remitto tibi latinum tractatum, clarum, ut arbitror; quem,
cum translatoris verbis comparando lectionem Plutarchi tibi facies
gratiorem. in quo, si tibi placui, satis est. distinxi preterea
25 librum in quindecim capitula, quorum rubricas ante omnia notare
feci, ut possis quecunque desideraveris facilius invenire. vale
diu felix et mei memor, reverendissime domine, cunctis hono-
rificentie cultibus celebrande. Florentie, idibus maii.
8. ac] Vet 10. V sens. mel . 11. V traditum 14. V cum 15. tum]
Vtamen 16. L noverit 20. V accedere 22. V omette clarum 25. V notari
(1) Molti infatti sono gli equivoci sigli dati al Loschi nell'ep. xxIII del
e gli errori, in cui è caduto il S. pa- lib. VII (p . 357) per tradurre Omero
rafrasando il testo latino di Simone, in maniera soddisfacente. Le opinioni
che a sua volta in più e più casi non del S. concordavano con quelle del
aveva capito punto l'originale. Crisolora, se diamo retta a Cencio
(2) È prezzo dell'opera confron- Rustici (cf. cod. Laur. Pl. XC sup., 43
tare queste dichiarazioni con i con- c. 62 A); ma di ciò altrove.
484 EPISTOLARIO
XXIIII .
[R2, c. 99 A.]
Iohanni de Camerino.
Firenze, 25 giu- RATER optime. vidi panegyricum tuum; opus quidem gratum 5
gno 1392-96?
Vide il suo pa-
Fmichi, quoniam laudes illius domini mei continet atque canit.
negirico e gli fu
gradito; verum quia talium commendationum ratio suspitione blandiloquii
carere non potest et varie solent varii etiam de sublimibus iudi-
care, presertim ubi viderint aliquid fictum esse; et tibi et com-
muni domino consilium esse puto si carmen illud inter lares ma non consiglia
nè lui nè il suo si-
sic et tuos versiculos alloquaris et arguas. nec hoc tibi soli con- difetti,
per correggerne i
de quali
20 tingere putes: propemodum hoc omnibus usu venit. nec mirum. nessun lavoro poe-
tico va immune e
delectamur equidem nimis nostris et supra modum nobis pla- che aprimo
to non aspet-
si scorgono
cemus, dum scribimus. et quoniam vera correctio superioris et dagliautori,
morati inna
opera
altioris intellectus est et difficillimum sit supra semet ascendere loro.
vel conceptam animi complacentiam superare, nec corrigere nos
25 possumus et nostros errores tunc perpendere non valemus. hoc
igitur facies, ut placebit; placebit autem si sapies.
Unum tamen fideliter et amice commemorem. cum inter
alia poetis preceptum sit :
Nec deus intersit, nisi dignus vindice nodus
30 Inciderit,
(1) HORAT. Ep. II, III, 388 ; ma il (2) HORAT. Ep. II, III, 292-94.
testo: « nonumque » . (3) HORAT. Ep. II, III, 445-49.
480 EPISTOLARIO
sitam diu non potui reperire. quod quidem Dei digito factum
gaudeo, ut ista suffecerint et huic disputationi finem afferat hec
epistola, vale. Florentie, sextodecimo novembris .
XXIII .
tractatum avide discurrens, mecum indignari cepi tantam esse illius damente
e leggendolo avi-
si dolse
translationis obscuritatem tamque horrido stilo compositam, quod delche traduttore
la imperizia
nulla prorsus alliceret suavitate lectorem, nec facile pateret quid
nobis tantus philosophus tradidisset. sentiebam altas solidasque
3-4. L omette lect. - tradid. 4. L sentiebat corretto in sentiebam altas in rasura .
II, 225 ; GAMURRINI, Fam. nob . tosc. e nel Vaticano sui quali ne abbiam con-
e umbre, III, 150; NEGRI, Script. flor. dotto la stampa, spettanti al secolo xv,
p. 461 ; MANNI, Osserv. ist. sopra i sig. quest'epistola si rinviene a nostra co-
ant. III, 39 sgg.; L. PASSERINI, Ge- noscenza trascritta in fronte al tratta.
nealogia e storia della famiglia Corsini, tello di Plutarco in altri due codici;
Firenze, 1858 , p. 68 sgg. un lucchese, veduto nella libreria di
I Fiorentini, che nutrivano verso Pie- S. Maria della Corte degli Orlandini
tro, lor concittadino e per di più stato dallo ZACARIA (Iter litterar. per Italiam,
molt'anni loro vescovo ( 1361-1370), par. I, cap. 1, p. 26), ed il Bodleiano
una viva devozione, cercarono ripetuta- Eccles . 223 , c. 20 A : cf. COXE, Cat.codd.
mente di riconciliarlo con Urbano VI ; mss. bibl. Bodlejanae, pars III, Oxonii,
e de' lor tentativi rimane fra gli altri 1854, c. 423 : entrambi del secolo deci-
cospicuo documento l'importante let- moquinto inoltrato. Di un altro ma-
tera, che in nomedel comune gli scrisse noscritto, che il Mansi nelle giunte da
il 3 febbraio 1381 Coluccio ; R. Arch. lui fatte al Fabricio afferma esser stato
di Stato in Firenze, Miss. reg. 18, in suo possesso, ignoro che sia avve-
C. 110A ; RIGACCI, L. C. P. Salut. nuto, seppure esso non è da identi-
epist. par. I, ep. x, p. 39. In corte ficare con quello già ricordato, che
d'Avignone il Corsini protesse poi esiste ancora in Lucca. Cf. FABRI-
sempre efficacemente gli interessi della CIUS, Bibl. lat. med. et inf. aet., Flo-
patria, paralizzando così, almeno in rentiae, 1858 , V- VI, 482 .
parte, l'influsso malefico del cardinale (3) Il CIACONIO, op. e loc. cit., af-
Galeotto da Pietramala, ch'era un Tar- ferma che il Corsini, amantissimo de'
lati e quindi avversario irreconciliabile libri, aveva riunita una insigne biblio-
di Firenze. E morendo Pietro volle teca, che andò alla sua morte dispersa .
non solo che il suo cadavere fosse tra- (4) Di costui tutto è incerto : la
sportato in Italia e riposasse in quella patria, il nome, gli scritti. Cretese
tomba, che fin dal 1391 s'era coll'as- fu detto da taluni, da altri Costanti-
senso della città preparata in S. Maria nopolitano ; chi lo chiamò « Iacu-
del Fiore (cf. GAYE, Carteggio ined. d'ar- << maeus », chi « Iatumaeus » ; QUÉ-
tisti de'sec. XIV, XV, XVI, Firenze, 1839, I, TIF-ÉCHARD, Scriptor. ord. Praedic. I,
App. II, p. 534); ma deliberò altresì 737 sgg., lo voglion de' loro ; ma
che metà delle sue sostanze passassero ch'ei fosse domenicano riman dubbio ;
in possesso del convento fiorentino di della sua dottrina in ebraico, greco e
S. Gaggio. Della gratitudine della latino avrebbe lasciato documento in
città per lui porge bella testimonianza una trilingue recensione del Nuovo
la lettera, che all'annunzio della sua Testamento ; ma essa è scomparsa .
morte scrissero a Benedetto XIII i Sicchè di sicuro sul conto suo non
priori; Miss. reg. 25, c. 119 A, 26 ago. sappiam che questo: fu vescovo di
sto 1405 . Gerace dal 1348 al 1366 ; e da quel-
(2) Oltrechè nel cod. Laurenziano l'anno fino a tempo, che non si può
Coluccio Salutati, II. 31
486 EPISTOLARIO
(1) HORAT. Ep. II, III, 191-92 . zioni cf. l'ep. xx11 del lib. VII, p. 347
(2) Sulle Muse e le loro attribu- sgg. di questo volume.
GIUNTE
Alle note.
P. 332, r. 12 sgg. Erroneamente accodato all'ep. XX del lib. VII (p. 335 del presente
volume) questo poscritto si legge anche in R¹, c. 25 B. Eccone le varianti : r. 14. Leprime
tre lettere di mercator sono in rasura . 15. miror corretto in mirer 20. pos. ipse;
ma sopra a mero di puntini è indicato la trasposizione esser erronea. 333, 4. illum
in rasura, come pure le prime quattro lettere di filiorum , che R¹ prepone a tuorum
R¹ habebo
Al comento.
LIBRO QUINTO.
LIBRO SESTO .
LIBRO SETTΙΜΟ .
LIBRO OTTAVO .
439
XVIII. AL MEDESIMO. Firenze, 24 giugno 1393 445
ISTITUTO STOFICO
TALIANO
** 379
490 CONTENUTO DEL VOLUME .
LIBRO SESTO .
LIBRO SETΤΙΜΟ .
LIBRO OTTAVO.
TAVOLE :
ISTITUTO STORICO
' TALIANC
** 379
4
ISTITUTO STORICO ITALIANO
BULLETTINO DELL'ISTITUTO .
N.º I. Contenuto del fascicolo : Relazione letta a S. M. nell'udienza del 25 novembre 1883
dal ministro della Pubblica Istruzione sul decreto di fondazione dell'Istituto Storico
Italiano Sessione I: Adunanze plenarie del 27 e 29 gennaio 1885 -Discorso pro-
nunciato nell'adunanza plenaria dell' Istituto nel giorno 27 gennaio 1885 dal ministro
della Pubblica Istruzione comm. Michele Coppino - Programma dell' Istituto Storico
Italiano Circolare ai signori presidenti delle RR. Deputazioni e Società di storia
patria (20 marzo 1885) Idem (22 ottobre 1885) Comunicazioni Relazione
dellaGiunta esecutiva all' Istituto Storico Italiano, letta nell'adunanza del 4 aprile 1886
Lavori proposti all'Istituto dalle Società confederate Organico per l'esecuzione
dei lavori, approvato dalla Giunta esecutiva nella sua adunanza del 13 giugno 1885
Sessione II : Adunanze plenarie del 4, 5, 6 e 8 aprile 1886 Relazione della Com-
missione incaricata di presentare all'Istituto un disegno per la bibliografia storica.
Di pag. 78 L. 2
N.º 2. Contenuto del fascicolo : Risposte delle regie Deputazioni e Società di storia patria
alla circolare del 22 ottobre 1885 Frammento d'iconografia estense acquistato
recentemente dalla biblioteca Nazionale di Roma: relazione di I. Giorgi a S. E. il
presidente dell'Istituto Storico Italiano (con due facsimili). Di pag. 120 L. 4 50
N.º 3. Contenuto del fascicolo : Sessione III : Adunanze plenarie del 30 e 31 maggio (Di-
scussione sulle proposte di lavori votate dalla Giunta e delle altre fatte all'Istituto
dalle Società confederate), del 2 e 3 giugno 1887 Ricerche abruzzesi: relazione
del prof. C. De Lollis a S. E. il presidente dell'Istituto Storico Italiano. Di
pag. 100 . L. 250
N.º 4. Contenuto del fascicolo : Organico per i lavori dell'Istituto Storico, secondo il
testo approvato nella seduta plenaria dell'8 aprile 1886 Proposta di pubblicazione
di documenti Colombiani nella ricorrenza del quarto centenario della scoperta del-
l'America. (Comunicazione di S. E. Correnti) - Relazioni delle RR. Deputazioni
e Società di storia patria sui lavori pubblicati negli anni 1886-87 Cronache bo-
lognesi (dalla relazione del prof. V. Fiorini sulla ristampa delle Cronache bolo-
gnesi)-Epistolario di Coluccio Salutati : relazione del prof. F. Novati Notizie.
L. 2
Di pag. 112
N.º 5. Contenuto del fascicolo : Lettere a stampa di L. A. Muratori, repertorio biblio-
L. 2
grafico, per A. G. Spinelli. Di pag. 116
N.º 6. Contenuto del fascicolo : Decreto reale col quale si provvede alla pubblicazione di
documenti relativi a Cristoforo Colombo Norme per la pubblicazione degli epistolari
Rime storiche del sec. xv : relazione dei proff. A. D'Ancona e A. Medin - Le
Constitutiones S. M. Ecclesiae del card. Egidio Albornoz : relazione dell'avv. Brando
Brandi Glosse preaccursiane (da codd. membranacei esistenti nell'Archivio di Stato
di Modena), per Pietro Cogliolo Gli statuti delle società delle armi e delle arti
in Bologna nel secolo XIII: relazione del prof. A. Gaudenzi - Confessione di vas-
sallaggio fatta a Rainone da Sorrento dai suoi vassalli del territorio di Maddaloni,
per I. Giorgi Il consumo giornaliero del pane in un castello dell' Emilia nel se-
colo XIII, per I. Giorgi Gli antichi statuti del comune di Bologna intorno allo L.
studio, per A. Gaudenzi. Di pag. 138 . 250
N.º 7. Contenuto del fascicolo : Sessione IV : Adunanze plenarie del 22, 23 e 24 novem-
bre 1888 Carmi medioevali inediti, per A. Gaudenzi (con un facsimile) Benzo
d'Alessandria e i cronisti milanesi del sec. XIV, per L. A. Ferrai . Di pag. 138. L. 350
N. ° 8.per Contenuto del fascicolo : Gli Statuti delle Società delle armi del popolo di Bologna,
A. Gaudenzi- Ricerche abruzzesi : relazione di V. De Bartholomaeis. Di
pag. 176 . L. 3 50
N.º 9. Contenuto del fascicolo : Preparazione del Codex diplomaticus Urbis Romae : re-
lazione della R. Società romana di storia patria - Bentii Alexandrini de Mediolano
civitate opusculum ex chronico ciusdem excerptum ( L. A. Ferrai) I manoscritti
e le fonti della Cronaca del diacono Giovanni, per G. Monticolo. Di pag. 328 L. 5
N.º IO. Contenuto del fascicolo : Sessione V : Adunanze plenarie del 3 e 4 giugno 1890
Il più antico registro ufficiale degli statuti delle arti veneziane sottoposte al
magistrato della giustizia vecchia, per G. Monticolo De pace veneta relatio,
per U. Balzani - Nuovi manoscritti delle Constitutiones Aegidianae , per B. Brandi
Di un nuovo manoscritto della Historia Langobardorumdi Paolo Diacono, per
G. Calligaris - Le cronache di Galvano Fiamma e le fonti della Galvagnana, per
L. A. Ferrai Notizie. Di pag . XL- 132 . L. 3 50
N.º II . Contenuto delfascicolo : Ricerche intorno all'Anonymus Valesianus II, per C. Ci.
polla Il De situ urbis mediolanensis e la Chiesa ambrosiana nel secolo x, per
L. A. Ferrai . Di pag. 160 L. 3 50
N.º 12. Contenuto del fascicolo : Documenti di storia medievale italiana. Bibliografia
degli anni 1885-91 per C. Merkel. Di pag. 164 L. 350
N.º 13. Contenuto del fascicolo : Sessione VI : Adunanze plenarie del 17 e 18 di-
cembre 1892 - Di un compendio sconosciuto della Cronica di Giovanni Villani,
perA. Tenneroni - Studi e ricerche per l'edizione dei capitolari antichissimi delle
arti veneziane ( 1219-1330), per G. Monticolo -Tre corredi milanesi del Quattro-
cento illustrati, per C. Merkel. Di pag. xxvIII- 184 . L. 3 50
Libreria ERMANNO LOESCHER & C. °
ROMA Via del Corso, 307 ROMA
Deposito unico delle pubblicazioni dell'Istituto Storico Italiano.
pubblicazione
Fonti per la Storia d'Italia
d'ordine
N.
della
Prezzo
VOLUMI PUBBLICATI :
SCRITTORI.
EPISTOLARI E REGESTI .
DATE DUE
MAR 14 197
OCT У 1981
DUN 6 1975 ११
EP 1
JUL291980
5.1973
AUG 15
SEP 19 1973
SEP 1/6 1977
NOV 8
ON2E W1E9E7K
01.1974 NOV 17 197
JUN 201974 DEC 21
JOCT2 2 49878
492 CONTENUTO DEL VOLUME.
ISTITUTO STORICO
TALIANC
** 379
namala 10 hi
ISTITUTO STORICO ITALIANO
BULLETTINO DELL'ISTITUTO.
N.º dal
I. Contenuto del fascicolo : Relazione letta a S. M. nell'udienza del 25 novembre 1883
ministro della Pubblica Istruzione sul decreto di fondazione dell'Istituto Storico
Italiano Sessione I : Adunanze plenarie del 27 e 29 gennaio 1885 Discorso pro-
nunciato nell'adunanza plenaria dell' Istituto nel giorno 27 gennaio 1885 dal ministro
della Pubblica Istruzione comm. Michele Coppino- Programına dell' Istituto Storico
Italiano Circolare ai signori presidenti delle RR. Deputazioni e Società di storia
patria (20 marzo 1885) - Idem (22 ottobre 1885) Comunicazioni Relazione
dellaGiunta esecutiva all' Istituto Storico Italiano, letta nell'adunanza del 4 aprile 1886
Lavori proposti all'Istituto dalle Società confederate- Organico per l'esecuzione
dei lavori, approvato dalla Giunta esecutiva nella sua adunanza del 13 giugno 1885
Sessione II : Adunanze plenarie del 4, 5, 6 e 8 aprile 1886 Relazione della Com-
missione incaricata di presentare all'Istituto un disegno per la bibliografia storica.
Di pag. 78 L. 2
N.º 2. Contenuto del fascicolo: Risposte delle regie Deputazioni e Società di storia patria
alla circolare del 22 ottobre 1885 Frammento d' iconografia estense acquistato
recentemente dalla biblioteca Nazionale di Roma : relazione di I. Giorgi a S. E. il
presidente dell'Istituto Storico Italiano (con due facsimili). Dipag. 120 . L. 4 50
N.º 3. Contenuto del fascicolo : Sessione III : Adunanze plenarie del 30 e 31 maggio(Di-
scussione sulle proposte di lavori votate dalla Giunta e delle altre fatte all' Istituto
dalle Società confederate), del 2 e 3 giugno 1887 Ricerche abruzzesi: relazione
Di
del prof. C. De Lollis a S. E. il presidente dell'Istituto Storico Italiano.
L. 250
pag. 100
N.º 4. Contenuto del fascicolo: Organico per i lavori dell'Istituto Storico, secondo il
testo approvato nella seduta plenaria dell'8 aprile 1886 Proposta di pubblicazione
di documenti Colombiani nella ricorrenza del quarto centenario della scoperta del-
l'America. (Comunicazione di S. E. Correnti) - Relazioni delle RR. Deputazioni
e Società di storia patria sui lavori pubblicati negli anni 1886-87 Cronache bo-
lognesi (dalla relazione del prof. V. Fiorini sulla ristampa delle Cronache bolo-
gnesi)-Epistolario di Coluccio Salutati : relazione del prof. F. Novati -Notizie.
Di pag. 112 L. 2
N.º 6. Contenuto del fascicolo : Decreto reale col qualesi provvede alla pubblicazione di
documenti relativi aCristoforo Colombo Normeperla pubblicazione degli epistolari
Rime storiche del sec. xv : relazione dei proff. A. D'Ancona e A. Medin - Le
Constitutiones S. M. Ecclesiae del card. Egidio Albornoz : relazione dell'avv. Brando
Brandi-Glosse preaccursiane (da codd. membranacei esistenti nell'Archivio di Stato
di Modena), per Pietro Cogliolo-Gli statuti delle società delle armi e delle arti
inBologna nel secolo XIII: relazione del prof. A. Gaudenzi - Confessione di vas-
sallaggio fatta a Rainone da Sorrento dai suoi vassalli del territorio di Maddaloni,
per I. Giorgi - Il consumo giornaliero del pane in un castello dell'Emilia nel se-
colo xur, per I. Giorgi Gli antichi statuti del comune di Bologna intorno allo
L.
studio, per A. Gaudenzi. Di pag. 138 . 250
pubblicazione
Fonti per la Storia d'Italia
d'ordine
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VOLUMI PUBBLICATI :
SCRITTORI .
9 6 50
Gesta di Federico I (sec. XII), a cura di
E. MONACI I 7
Annali di CAFFARO e suoi continuatori (sec. XII-
XIII), a cura di L. T. BELGRANO, vol. I II 12 -
EPISTOLARI E REGESTI .
STATUTI .