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Agostino

Il documento analizza la vita e il pensiero di Agostino d'Ippona, evidenziando la sua evoluzione filosofica attraverso il manicheismo, il neoplatonismo e il cristianesimo. Agostino sostiene che la vera religione coincide con la vera filosofia, e che la grazia divina è essenziale per la salvezza, contrariamente alla visione pelagiana. Le sue polemiche contro diverse eresie e la sua concezione della storia come teleologica sono centrali nel suo pensiero.

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Il documento analizza la vita e il pensiero di Agostino d'Ippona, evidenziando la sua evoluzione filosofica attraverso il manicheismo, il neoplatonismo e il cristianesimo. Agostino sostiene che la vera religione coincide con la vera filosofia, e che la grazia divina è essenziale per la salvezza, contrariamente alla visione pelagiana. Le sue polemiche contro diverse eresie e la sua concezione della storia come teleologica sono centrali nel suo pensiero.

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Lezione del 14 Ottobre

Agostino d’Ippona (354-430)


“Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la verità. E se scoprirai mutevole la tua natura,
trascendi anche te stesso. Tendi là dove si accende la stessa luce della ragione”
(La vera religione, 39,78)

Più ancora che in altri autori, ci troviamo di fronte a una riflessione che è inseparabile dalla vita
vissuta, in un intreccio difficilmente districabile tra vicissitudini esterne e percorso interiore.

354 Agostino nasce a Tagaste (Algeria, all’epoca provincia romana nordafricana) dalla madre
Monica (Santa). Ad eccezione di una breve permanenza in Italia, Agostino trascorrerà tutta la
propria esistenza in Africa settentrionale;—> Contemporaneamente, nell’Impero Romano è
in corso una trasformazione, che porta verso la polarizzazione in due mondi culturali
distinti: la parte orientale in cui si parla greco è quella occidentale in cui la lingua ufficiale è il
latino (di cui faceva parte anche l’Algeria—>ecco perché Agostino, seppur abbia studiato il
greco da giovane, non è mai stato in grado di maneggiarlo a pieno).
365-369 Agostino studia a Madaura
370 Viene mandato a Cartagine per studiare retorica, tipicamente latina ma si avvicina anche a
quella ellenistica; Dà una prima lettura alla Bibbia che lo lascia deluso per lo stile semplice e
rozzo; conobbe una donna da cui ebbe un figlio, Adeodato;
373 Gli capita fra le mani un dialogo di Cicerone, l’Hortensius (un opuscolo retorico di esaltazione
della filosofia) che accende in Agostino un genuino interesse filosofico che tende ad oscurare
quello retorico; Aderisce alla dottrina filosofica-religiosa del manicheismo, fondata dal
persiano Mani nel III secolo, secondo la quale esistono due divinità opposte, la luce e le tenebre,
concepiti entrambi come ontologicamente sussistenti;
375-378 Ritorna a Tagaste dove insegna retorica ed apre una sua scuola di eloquenza;
380 L’imperatore d’Oriente Teodosio , di fede niceana (dove la maggior parte era di confessione
ariana) emana l’editto di Tessalonica, secondo il quale la religione cristiana diventava
obbligatoria (da questo momento il cristianesimo si servirà di mezzi repressivi delle autorità
statali per combattere le eresie).
381 Concilio di Costantinopoli, indetto da Teodosio in cui i 150 vescovi delle diocesi orientali
condannano l’arianesimo, il macedoniaresimo e l’apollinaresimo ed inoltre stabiliscono che lo
Spirito Santo procede verso il Padre ed il Figlio in modo omogeneo—> questo diviene il credo
niceno-costantinopolitano il quale prevede solo una natura divina tripartita in tre figure.
383 Spinto da dubbi sempre più significativi e dall’insoddisfazione della dottrina manichea,
Agostino si trasferisce a Roma, dove si fin da subito si fa notare per le sue qualità oratorie; Qui
conosce il prefetto Simmaco (anticristiano) che lo raccomanda per un incarico a Milano, allora
sede imperiale di Teodosio;
384 Agostino giunge a Milano dove la predicazione di Ambrogio lo conquista, portandolo a
rivalutare le sacre scritture grazie ad un’interpretazione allegorica e non letterale; in questi anni
giunge a Milano anche sua madre; A Milano entra in contatto con i circoli neoplatonici
cristiani e grazie alla loro concezione spiritualistica di Dio (e al male come non-bene), Agostino
trova finalmente una filosofia che gli permetteva, a differenza del manicheismo, di aderire anche
con la ragione all’idea di Dio rivelata dalla Sacra Scrittura; Agostino lesse quelli che egli stesso
nelle Confessioni chiama i “libri dei platonici”, cioè le opere di Plotino (Enneadi)e Porfirio tradotte
in latino da Vittorino (neoplatonico) e Calcidio (traduttore del e commentatore del Timeo di
Platone in chiave neoplatonizzante, che a lungo rimarrà l’unico testo conosciuto di Platone). Di
Porfirio, Agostino legge i Problemi vari e forse anche Contro i cristiani, testo erede della tradizione
filosofica anticristiana iniziata da Celso—> accusava i cristiani dì “irrazionalità assoluta” per
l’incarnazione di Cristo, la resurrezione dei corpi, l’idea della creazione del mondo ex-novo e il
giudizio finale. Sarà Origene, nel 180 d.C. circa che risponderà a Celso con il testo Contro Celso,
per difendere in cristiani.
Filosofi anticristiani: Celso era infatti preoccupato per le conseguenze sociali che l’adesione al
cristianesimo avrebbe comportato, così come già Galeno (preoccupato invece per le leggi fisiche
messe in dubbio dal cristianesimo) e Porfirio (nel De civitate Dei, Agostino confesserà il suo
rammarico nel constatare che un filosofo della sua statura abbia una tale concezione del
cristianesimo)—> ricordiamo inoltre che l’avversione contro i cristiani è riscontrabile in questi
anni anche nel piano politico dell’imperatore Giuliano l’Apostata che nel 363 vieta ai cristiani di
insegnare le loro dottrine, riapre in templi pagàni e ridistribuisce le terre confiscate dalla Chiesa
(tentativo destinato a fallire in quanto Giuliano muore e insieme a lui, la sua campagna
anticristiana 3 anni dopo);
386 Agostino lascia l’insegnamento e si ritira a vita contemplativa nei pressi di Lecco sia perché
avviene in lui una conversione filosofica tale per cui la filosofia diventa una scelta esistenziale, sia
perché in vista del battesimo, Agostino si era imposto di non sottoporsi a questo sacramento
finché non avesse trovato una filosofia che si accordasse con la sua fede, e a questo scopo si ritirò
per prepararvisi adeguatamente;
387 Agostino si converte al cristianesimo facendosi battezzare a Milano da Ambrogio;
decide di ritornare in Africa (dove resterà fino alla morte)
388 Sosta a Roma (dove morirà la madre) e inizia la polemica antimanichea;
388-391 Agostino conduce una vita monastica a Tagaste e scrive il De vera religione;
391 Diventa sacerdote a Ippona a furor di popolo;
395 Diventa vescovo d’Ippona e inizia a scrivere il De civitate Dei, le Confessioni, il De trinitate;
396-397 Inizia anche il De do"rina cristiana, interrotta poiché nel 396 elabora la sua dottrina della
grazia, in seguito alla lettura della lettera di Paolo ai Romani che scatena una crisi in Agostino che
supererà solo nel 426; Questi sono anche gli “anni di polemica”;

Un’interessante chiave di lettura alternativa della vita di Agostino può essere quella di
ripercorrere la sua biografia attraverso quattro principali snodi:
• Manicheismo (373-384);
• Neoplatonismo (386);
• Cristianesimo (387)—> unica vera conversione;
• Svolta paolina (396-397);

Filosofia e felicità: il primo Agostino (386-397)


Riusciamo quindi ad individuare un Agostino pre-svolta paolina (386-397) il quale crede
nell’identità della vera religione e della vera filosofia, ovvero: le dottrine neoplatoniche coincidono
con quelle della rivelazione Cristiana—> Agostino crede che il modo dei cristiani esprime quello
che i filosofi praticavano già nell’antichità, sia la maniera più efficace per costruire una strada verso
la salvezza.
In altre parole, secondo Agostino i cristiani hanno un accesso facilitato a quella felicità che i filosofi
antichi neoplatonici volevano raggiungere poiché beneficiano della rivelazione divina (quindi vita
filosofica=sapienza=felicità). Ciò che, tuttavia, distingue secondo Agostino il cristianesimo dalla
filosofia è il tema dell’efficacia, cioè dalla capacità rispettiva dell’uno e dell’altra di condurre alla
felicità un maggior numero di persone.

Felicità e salvezza: il secondo Agostino (397-430)


L’Agostino post-svolta paolina descrive la grazia come “immeritata” e “irresistibile”, quindi come
un dono gratuito che Dio fa ad alcuni predestinati (in termini più grezzi, Agostino diventa più
pessimista nel credere che l’uomo possa redimersi dal peccato originale).
Il filosofo rinuncia a fa coincidere la pratica della vita religiosa con la pratica filosofica in quanto
non crede che la filosofia sia un’utile pratica di vita per raggiungere la salvezza. La verità è che la
filosofia non libera proprio nessuno, e dunque è sterile e improduttiva non in quanto dottrina ma
proprio in quanto pratica (come stile di vita).

Agostino polemico
Polemica contro i manichei (388-395): credevano che il male possedesse una realtà
ontologica specifica e che il mondo fosse un carcere da cui evadere. Agostino invece credeva
nella non-realtà ontologica del male (in accordo con i neoplatonici) e che il male non fosse
altro che non-bene; il male esiste solo se inteso come male morale ma non esiste alcun principio
ontologico antagonista del bene divino;
Polemica contro i donatisti (395-408): i seguaci di Donato (vescovo della Numidia del VI
secolo) si scagliavano contro i cristiani che prima dell’editto di Costantino, per paura delle
persecuzioni, hanno negato la fede cristiana (come aveva fatto il vescovo Ceciliano) e poi hanno
chiesto di essere riammessi—>Donato credeva che i sacramenti di questi cristiani dovessero
essere invalidati. I donatisti inoltre chiedevano l’autonomia della Chiesa africana dalla
Chiesa romana (e quindi anche dall’Impero);
Agostino interviene in modo anti-donatista e filo-imperialista ma li contesta su un piano
squisitamente dottrinale affermando che “nessuno può giudicare su questa terra la validità
della conversione/riconversione dei fedeli cristiani”. Inoltre Agostino chiede l’intervento di
Roma per estirpare l’eresia donatista—> questo è fra i primissimi esempi di un potere civile che
chiama in causa il potere statale in difesa della Chiesa;
410 Roma viene saccheggiata dai Visigoti (era l’inizio delle invasioni barbariche) e i pagàni
accusavano i cristiani di essere responsabili della fine dell’Impero Romano d’Occidente:
Agostino risponde a questa accusa pubblicando il De civitate Dei;
412 Il papa Onorio condanna tutti i donatisti come eretici
Polemica contro i pelagiani e semipelagiani (411): i seguaci di Pelagio (monaco
britannico coetaneo di Agostino) negavano la trasmissione del peccato originale e anche la
predestinazione divina. Credevano che grazie al merito e alla forza di volontà l’uomo
avrebbe potuto salvarsi. I semipelagiani invece credevano solamente nell’attribuzione
meritocratica della grazia ma non rifiutavano la predestinazione divina.
Polemica contro gli ariani (419-420): i seguaci di Ario sostenevano solo che nella trinità,
solo il Padre fosse non-generato e divino mentre il Figlio rappresentava una realtà intermedia tra
Dio e il mondo sensibile, di conseguenza doveva essere necessariamente inferiore al Padre. La
figura di Cristo non poteva assolutamente essere divina come il Padre, poiché saremmo costretti
ad ammettere una pluralità di nature divine, la quale non può essere divisibile. Il
movimento ariano viene condannato nel consiglio di Nicea dove viene stabilita la natura eretica
di tale concezione.
430 Agostino muore a causa dell’assedio dei Vandali che occupano Ippona;
476 Odoacre depone Romolo Augusto (ultimo imperatore dell’impero romano d’Occidente) ma
il cristianesimo è in pericolo, poiché sebbene difeso dagli editti di Costantino e Milano, con
l’aumento dei fedeli aumentano anche i movimenti eretici;

Lezione del 17 Ottobre


Principali tematiche agostiniane
Accordo tra fede e ragione (ritenuto possibile per Agostino);
Rapporto tra la libertà umana e la grazia divina: Agostino credeva nella limitata possibilità
dell’uomo di emanciparsi dalla sua natura degradata senza l’aiuto divino (tema che esploderà
nell’età della Riforma protestante);
Appello all’interiorità come luogo della verità: per Agostino la conoscenza della verità è possibile
solo facendo appello all’interiorità dato che Dio ha depositato la verità nell’anima di ciascuno di
noi (teoria a lungo considerata fondamentale per l’epistemologia medievale). Questa teoria ha
evidentemente un riflesso pedagogico in quanto, per Agostino, una pedagogia efficace non
aggiunge nulla ma illumina interiormente.
Interpretazione teleologica della storia: nel De civitate Dei, si nota come Agostino abbia una
concezione della storia come lineare e teleologica. In quest’opera descrive la compresenza di
due città: quella celeste, abitata dagli eletti quindi i predestinati alla salvezza; e quella terrena,
abitata da coloro di un amore disordinato (ovvero non rivolto a Dio). La chiesa è invece una città
in cammino.
Dottrina della creazione dal nulla, che ha per corollario, l’inconsistenza ontologica del male:
questa teoria non è originale di Agostino, ma è stata coniata da alcuni padri della Chiesa greci
neoplatonici come Origene, Basilio ( autore de Le omelie sui 6 giorni della creazione, un primo
confronto fra due cosmologie diverse, quella greca e quella cristiana) e Gregorio. —> Il mondo
quindi non è co-eterno a Dio per cui non c’è spazio per il male sostanziale (l’unico male
possibile è il male morale che è prodotto dall’uomo, ad esempio il peccato originale).
Rapporto tra volontà e intelletto. Volontarismo e Anti-intellettualismo: per Agostino il primato
etico è quello della volontà—> la responsabilità dell’atto morale sta nella volontà di ciascuno di
noi. Nell’età antica la visione più accreditata invece non era quella volontaristica, ma quella
intellettualistica: per Socrate la conoscenza era la base dell’etica, per cui nessuno sbaglia
volontariamente e la condotta morale dipende esclusivamente dalla saggezza.
Altri esempi sono Platone, Epicuro e Aristotele, che però si contraddistingue per un intellettualismo
moderato (ovvero credeva che ci sono alcuni che sbagliano poiché incontinenti (acrasia, come Paolo e
Francesca nel Canto V dell’Inferno dantesco) ovvero incapaci di fermarsi anche se consapevoli
del loro errore—> per Aristotele però, l’incontinenza è comunque un difetto intellettuale).
Per Agostino, a causa della nozione cristiana di peccato a cui aderisce (azione per cui si compie
volontariamente il male), ribalta il rapporto volontà/intelletto che fino ad allora era
rimasto valido. Per Agostino la volontà è una forza autonoma dall’intelletto (contrariamente a
quanto credevano gli antichi).
Il quadro si complica a partire dal XIII secolo, quando l’intellettualismo etico moderato di
Aristotele torna in auge grazie alla traduzione dell’Etica nicomachea.
Tempo: distensione dell’anima
Esegesi biblica
Sessualità
Retorica cristiana
Testo 1: il furto sacro
Come Agostino opera la conversione culturale in relazione alla filosofia?
La risposta a questa domanda è ravvisabile nel De do"rina cristiana, un’opera scritta in due
momenti diversi: i primi 3 libri sono stati scritti durante il vescovado di Agostino, ovvero nel
395 e si occupano di ermeneutica biblica; in seguito alla svolta paolina, Agostino
prosegue scrivendo il IV libro che si occupa di retorica cristiana a partire dal 426.

Almeno per i primi 3 libri (scritti prima della svolta paolina), Agostino riflette sull’uso della
filosofia che devono fare i cristiani e soprattutto si chiede se i cristiani ne hanno ancora
bisogno e se si, in che modo?—> crede infatti che dopo l’avvento del cristianesimo, la paideia
non sia più possibile in quanto vi è un nuovo testo fondamentale da studiare: la Bibbia.

Obiettivi di Agostino:
• Come leggere ed interpretare la Bibbia
• Trovare il modo di trasmettere correttamente il messaggio divino

Agostino ne conclude affermando che la filosofia può essere accettata solo se produce verità
in accordo con la rivelazione cristiana (in particolare quella neoplatonica, che secondo il
filosofo, spetta di diritto ai cristiani, capaci di farne un buon uso, piuttosto che ai pagàni).
Per spiegare questo concetto, Agostino si rifà ad un episodio biblico contenuto nell’Esodo: il
“furto sacro”—> Per ordine di Dio, i cristiani devono appropriarsi della filosofia dei
pagàni per uso corretto (questo paragone non è originale, ma era già stato usato da
Origene).
La filosofia ha funzioni ancillari e deve essere usata non per l’uti ma in
funzione della parola di Dio.

Lezione del 19 Ottobre


Le Confessiones
Definite da Roberta de Monticelli come “una metafisica in prima persona” e “una preghiera al vocativo”,
Agostino, già all’epoca, era consapevole che il successo ottenuto dall’opera non era dovuto solo ai
contenuti, ma anche alla novità assoluta della forma stessa, ovvero un’autobiografia interiore,
filosofica e intellettuale—> non solo sono un racconto di conversione, nè un’autobiografia
mitologica (come le Metamorfosi di Apuleio); e non possiamo definirle nemmeno come una preghiera
a Dio o un richiamo di Dio.
—>Agostino racconta la sua vita rivolgendosi a Dio, confessando i propri errori (confessio peccatorum)
e ringraziando Dio per i beni ricevuti (confessio laudis).
La struttura dell’opera va però precisata: il racconto autobiografico si svolge per i primi dieci libri,
mentre gli ultimi tre proprio ogni un’interpretazione dei primi verdetti della Bibbia, in cui trova
posto la celebre trattazione agostiniana del tempo come “distensione dell’anima”.
La sezione autobiografica può essere ulteriormente suddivisa: i primi nove libri riguardano il
passato di Agostino, mentre il decimo verte sul suo presente, cioè sulla nuova condizione di vescovo
d’Ippona.

Un aspetto peculiare dell’opera è il cosiddetto paradosso della predestinazione: la confessione


di Agostino è quella di un uomo che si sente un eletto, un predestinato alla salvezza ma allo stesso
tempo, Agostino stesso si scaglia contro i Donatisti proprio per l’impossibilità dell’uomo di poter
giudicare dall’esterno chi sarà eletto/dannato—> Agostino riporta l’esempio biblico di Giacobbe ed
Esaù.
Dalle parole di Agostino possiamo elaborare due fondamentali considerazioni:
• La conciliazione tra il disordine che c’era prima in lui e l’ordine dopo la conversione;
• La gratitudine a Dio per avergli fatto trovare un senso alla propria vita;

Nell’opera sono ravvisabili alcuni temi fondamentali: 2 sentimenti simmetrici, ovvero la nostalgia,
ovvero un desiderio struggente della beatitudine, di una felicità all’origine dell’esistenza che però
non è possibile in questa Terra; l’altro sentimento è l’inquietudine per le illusioni umane e la sua
condizione mortale. Questi sentimenti opposti corrispondono a due nature umane: quella
incorrotta e quella degradata.
Un’altro tema importante è quello della vana curiositas, ovvero la sapienza non si raggiunge solo con
l’intelligenza, ma la la razionalità e la filosofia si caricano di valore positivo solo se usate in modo
strumentale per la fede.
—>T2: le Confessioni

Lezione del prof.re Pasquale Porro del 21 Ottobre


Lo scandalo del bene
Tra il 426 e il 427 d.C., due giovani monaci tunisini di Adrumeto, si imbattono in una lettera di
Agostino. Decidono di ricopiare questa lettera, la lettera 194, e ne rimangono stupefatti dal suo
contenuto—> chiedono ad Agostino delle spiegazioni. Il filosofo risponde con altre due lettere, la
214 e la 215. Questa polemica dá luogo a quella che viene chiamata la polemica semipelagiana
(polemica che ci illustra con quanta inquietudine la teoria della grazia irresistibile e immeritata viene
accolta).
I concetti fondamentali che vengono messi in discussione da Agostino sono: il peccato originale,
la grazia irresistibile e immeritata, predestinazione, libero arbitrio e responsabilità
individuale;

Per comprendere l’evoluzione del pensiero agostiniano, dobbiamo guardare al rapporto filosofia-
religione:
La filosofia antica come sottolinea Pierre Hadot, è una pratica di vita (bìos theoreticos); si tratta di
un’opzione esistenziale atta per essere felice (“E poiché l’uomo pratica la solo per essere felice, è il fine del bene
è proprio ciò che produce la felicità, non c’è nessuna ragione di dedicarsi alla filosofia se non il fine stesso del bene;
perciò nessuna scuola si deve definire filosofica, se non ricerca affatto il fine del bene”- Agostino, De civitate Dei) in
questa vita—> questo è il modo di fare filosofia con cui il cristianesimo entra in
contatto e all’inizio il confronto tra la teologia cristiana e la filosofia pagana, non è teorico, ma
pratico (ovvero sulle diverse pratiche per il raggiungimento della felicità).
—> È questo il tipo di vita che sceglie Agostino durante il suo soggiorno a Milano e lo dimostra il
suo ritiro contemplativo (“otium philosophandi”) a Cassiciago.
Ma presto si rende conto, come ci testimoniano alcuni dialoghi è il De Ordine, che la differenza tra la
filosofia e il cristianesimo è l’efficacia di condurre alla felicità ad un maggior numero persone.

Un altro slittamento è ravvisabile nel De do"rina Cristiana dove Agostino cita una frase di Terenzio:
“Poiché non puoi realizzare ciò che vuoi , fa di volere ciò che è possibile”; citazione dapprima lodata e poi, nel
De trinitate, ne prende le distanze affermando “è un consiglio infelice dato ad un infielice” e prosegue
affermando che la condizione della felicità non è possibile in questo mondo, ma solo nella
condizione immortale—> se la filosofia era l’opzione esistenziale attuata al fine di raggiungere la
felicità ma quest’ultima è una condizione impossibile in questo mondo, le consegue che la
filosofia (e tutte le altre conoscenze e discipline) se non è rivolta alla comprensione di ciò che la
fede stessa propone, è una pratica sterile ed inutile.
La felicità viene sempre più esclusa dall’orizzonte terreno, e risospinta verso quello celeste: non è più
una cosa concretamente tangibile qui e ora (res), ma una speranza (spes).
Ma perché Agostino ha rovesciato il rapporto filosofia-felicità? Nelle Retra"ationes, Agostino mostra
un atteggiamento particolarmente critico per il peso della corruttibilitá del corpo, ovvero
l’elemento che non permette una vita felice su questa terra, poiché ha come conseguenza il peccato.

Peccato originale
Inteso come peccato originario, ovvero radicato, in quanto ad aver peccato non stati due individui ma
l’intera specie umana (gli unici uomini all’origine erano infatti Adamo ed Eva). I quali poi si
sono riprodotti e hanno quindi trasmesso il peccato per via sessuale. Da questo momento, la volontà
umana è orientata verso il male e Agostino, trova una prima grande risposta là problema della
Teodicea (il male non è nella natura, non è stato creato da Dio ma è umano).
Tutta l’umanità è dannata ed è solo grazie alla gratuita bontà di Dio che alcuni si salvano dalla loro
(giusta) dannazione.

Dottrina della Grazia


La scelta di Dio non si basa su criteri umani ma è una scelta eterna. Definita da Agostino come
irresistibile, poiché nessuno vi si può opporre e immeritata, poiché non è merito di nessuno, se non di
Dio, ottenerla.

Predestinazione divina
L’aspetto più ostico però è spiegare come Dio dona la grazia ad alcuni uomini. Nelle Questioni a
Simpliciano (396-397) [Agostino ritorna su, problema di Isacco ed Esaù poiché la sua spiegazione non
lo convince], Agostino esclude che la fede possa essere un merito umano perché anch’essa deve
essere piuttosto inclusa tra i doni divini. Agostino rovescia il paradigma per l’attribuzione della
grazia che non corrisponde a opere meritevoli—>grazia ma è esattamente il contrario: grazia—>
opere meritevoli.
Per Agostino i meriti compiuti dagli uomini non sono umani ma sono voluti da Dio.

Per Agostino la salvezza non è una ricompensa, ma nella sua concezione antieconomica ma è gratis
data (infatti Dio contesta una frase di una lettera di Paolo: “Dio vuole che tutti si salvino” e la corregge
scrivendo “Dio vuole che si salvino tutti coloro che ha deciso di salvare”).
La dannazione ha in realtà un motivo o una causa; ma il fatto che ai dannati non venga concessa la
grazia non ha nessun’altra spiegazione se non l’imperscrutabile volontà divina.

Libero Arbitrio
Per Agostino questa capacità di scegliere è stata piena ed effettiva solo nello stato di innocenza, cioè
prima del peccato originale. Quando Adamo ha disobbedito a Dio, l’ha fatto in piena libertà, cioè
esercitando il proprio libero arbitrio. Da questo momento in poi, tuttavia, è cioè nella condizione
presente dell’umanità , il libero arbitrio è ormai di per sè orientato verso il male, se non viene
soccorso dalla grazia divina. Non per questo, secondo Agostino, siamo meno liberi: se il libero
arbitrio significa essenzialmente essere il principio dei propri atti, allora conserviamo il libero
arbitrio anche nella condizione presente: siamo infatti noi all’origine dei nostri comportamenti
sbagliati. La nostra volontà è ancora libera, ma incapace di fare il bene.
Neppure la predestinazione divina rappresenta per Agostino un limite all’esercizio del libero
arbitrio. La posizione di Agostino coincide con quella compatibilistica, di cui ne è l’iniziatore: il
libero arbitrio si esplica all’interno di un orizzonte già determinato dal punto di vista causale (o, in
negativo, dal peccato originale o, in positivo, dalla grazia divina) ed è compatibile con questa
determinazione.

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