ITALO SVEVO
Il primo romanzo: UNA VITA
Alfonso Nitti, il protagonista, è un aspirante intellettuale e per sfuggire alla frustrazione del suo lavoro
frequenta assiduamente la biblioteca cittadina; conosce poi Macario, un avvocato che diventa il suo alter
ego vincente. Incontra la corteggiatissima Annetta e dopo essere riuscito a sedurre la ragazza, anziché
approfittarne, Alfonso scappa da Trieste per tornare al suo paese natale, dove la madre muore. Quando
torna a Trieste, trova Annetta promessa sposa di Macario e solo ora troppo tardi scopre di essere realmente
innamorato di lei. Le vicende che seguono lo spingono al suicidio. Alfonso Nitti è un inadatto, un inetto,
cerca di ritagliarsi un ruolo da intellettuale che la società però non gli riconosce. Il suicidio si presenta come
l’unica via d’uscita da una situazione che il protagonista non è in grado di sopportare.
TESTO: L’apologo del gabbiano
Mentre Alfonso e Macario navigano su una barca a vela nel Golfo di Trieste, la visione dei gabbiani che
piombano sull’acqua per catturare le loro prede diventa una sorta di apologo (racconto di carattere
allegorico con fine pedagogico). Secondo Macario per raggiungere i propri obiettivi l’intelligenza non solo
non basta ma è inutile; chi come Alfonso è intelligente ma privo dell’istinto predatorio risulta inadatto alla
lotta per la vita. In questo testo viene applicato il Darwinismo sociale, i più forti sopravvivono.
questa immagine del gabbiano ricorda, per contrasto, quella dell’albatro del poeta francese Baudelaire. Il
grande volatile era emblema del poeta, capaci di fare voli straordinari sul mare ma goffo e ridicolo sulla
terra ferma. Nella pagina di Svevo solo il volo del gabbiano predatore ha valore e Alfonso ha le ali adatte
solo a fare dei voli poetici ma avrà un destino da sconfitto.
LETTERATURA E VITA
Per Svevo solo l’atto di scrivere della vita rende il soggetto consapevole della propria esistenza infatti
afferma che l’unica cosa importante della sua vita è stata descriverla
Il secondo romanzo: SENILITÀ
nella prefazione di quest’opera spiega che la “senilità“ del titolo non va intesa come un’età anagrafica, ma
come una condizione psicologica, l’inerzia del protagonista, Emilio Brentani. trentacinquenne impiegato e
autore di un mediocre romanzo pubblicato a proprie spese, Emilio vuole educare Angiolina, una ragazza
giovane, bella, povera, alla parità di genere ma finisce per innamorarsene. Stefano Balli, scultore ed esperto
corteggiatore si sforza di aiutarlo, ma la ragazza anziché innamorarsi di Brentani tenta di sedurre l’amico. La
gelosia di Brentani si inasprisce e Balli diventa un antagonista con il quale è portato a confrontarsi
ossessivamente. Quando poi scopre che anche sua sorella si è innamorata di Balli, Emilio cerca di
allontanarla da lui e quando ci riesce la sorella sprofonda nell’alcolismo morendone. Il protagonista intanto
lascerà Angiolina pur continuando a contemplarne il ricordo: un ricordo idealizzato lontano dall’identità
reale della ragazza.
TESTO: Il desiderio e il sogno
In occasione dell’incontro in atteso ma desiderato con Angiolina, Emilio è molto distratto dal proprio forte
desiderio il quale trae alimento dal sogno che falsifica e amplifica la realtà. Il protagonista vive così in un
dissidio costante tra ciò che vorrebbe dire o fare e ciò che invece dice o fa. Emilio incontra Angiolina per
strada una sera e l’aiuta a camminare sul fango che si trovava a terra, i due non si vedevano da tempo è il
protagonista ha cercato di mantenere una finta calma come se non desiderasse riunirsi con lei. I due
proseguono la passeggiata finché lei lo invita a casa sua solo che il giorno dopo Emilio capisce di aver
trascorso la notte con la donna che odiava non con l’amata immagine di lei. dopo giorni Emilio ritorno da lei
in paziente di riabbracciarla non aspettandosi di trovare davanti a sé un’ostinazione ammirabile da parte
dell’amata.
PSICOANALISI E SCRITTURA
la narrativa sveviana si incentra sulla vita dell’individuo, e si dedica particolarmente agli aspetti psicologici di
quest’ultimo. Si rivela decisiva la lettura delle opere del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud. Ciò che
interessa Svevo di questo nuovo approccio non è tanto l’efficacia terapeutica (sulla quale si dichiara
scettico), quanto la sua potenzialità letteraria è la possibilità che dà di indagare lo spazio interiore dell’io
fino all’infanzia.
TESTO: “letterariamente Freud è certo più interessante”
In due lettere indirizzate al critico cinematografico Valerio Jahier, suo ammiratore, Svevo rivela il proprio
scetticismo intorno alla validità terapeutica della psicoanalisi per la conoscenza di un paziente di Freud
stesso che peggiorò con le cure (il cognato Bruno Veneziani). Secondo Svevo la malattia/difficoltà psichica
non è da curare. Questo era considerato paradossalmente essere sani, siccome la malattia era segno di
ribellione nei confronti della società. Svevo non fornisce nessuna proposta alternativa alla psicoanalisi,
suggerisce al massimo la coscienza della propria malattia tramite la scrittura letteraria.
UNA LINGUA PERSONALE, STRANA E SOGGETTIVA
Svevo non conosce benissimo l’italiano, utilizza termini arcaici e fa diversi errori grammaticali. D’altra parte i
difetti della lingua sveviana non determinano una perdita di significato anzi a volte il linguaggio imperfetto
dei personaggi ne comunica perfettamente il disagio.
LA COSCIENZA DI ZENO
Italo Svevo ha cominciato a scrivere il romanzo “La coscienza di Zeno“ a partire dal 1919, dopo vent’anni di
silenzio letterario, per terminarlo e pubblicarlo nel 1923 presso l’editore Cappelli e porta Svevo al successo.
Il romanzo è diviso in otto capitoli. I primi due costituiti da una prefazione scritta, nella finzione narrativa,
dallo psicoanalista “dottor S“ e da un preambolo del protagonista. In essi si chiariscono le circostanze in cui
è nata la storia: lo psicanalista per ripicca contro un paziente che ha interrotto la cura con lui decide di
pubblicare le memorie e il diario che questi gli ha inviato. L’autore è Zeno Cosini, un ricco commerciante
triestino di 57 anni, che ripercorre la storia della propria “malattia” attraverso sei nuclei tematici
corrispondenti ad altrettanti capitoli. Il primo è quello del fumo, il protagonista fallisce continuamente nel
tentativo di smettere. Il secondo è la morte del padre considerato da Zeno l’evento più importante della sua
vita. Il terzo riguarda il matrimonio Perché dopo la morte morte del padre si sposa con una delle tre sorelle
Malfenti. Pur amando Ada sceglie quella che aveva sempre escluso, Augusta. Ada Ada invece sposerà
l’amico-rivale Guido Speier. Il quarto riguarda invece il tradimento della moglie Augusta con l’amante Carla
che rappresenta il peccato rispetto alla prima simbolo di purezza. Il quinto riguarda l’attività commerciale di
Zeno che collabora con il cognato Guido ma per problemi economici Guido si suicida, per sbaglio, lasciando
Ada vedova e malata. Il libro si conclude con le pagine del diario di Zeno che dopo lo scoppio della grande
guerra capisce di non essere malato ma sano.
il termine “coscienza“ del titolo del romanzo nel testo si oppone spesso all’incoscienza del protagonista. “La
coscienza di Zeno“ è definito il primo romanzo moderno. Si tratta di un romanzo scritto in prima persona e
lo svolgimento della storia non rispetta la cronologia degli eventi. Ritroviamo l’autobiografia scritta da Zeno
e il diario cominciato dopo l’interruzione della terapia. Ritroviamo uno sdoppiamento del narratore (Zeno)
tra l’io narrante e l’io narrato protagonista dei fatti narrati. Il tempo non esiste, ci sono continui flashback e
la narrazione si alterna tra presente passato. Il tempo viene dilatato o accorciato a seconda di come sono
considerati dal personaggio, se rilevanti o irrilevanti. È presente anche il monologo interiore che permette al
mondo interiore e psichico del personaggio di parlare direttamente. Diverso dal flusso di coscienza che
domina i romanzi di Joyce siccome Svevo conserva un’organizzazione sintattica regolare. Fino all’inizio della
narrazione l’opera è caratterizzata dall’ironia che diventa uno stile di pensiero che esprime lo scetticismo del
soggetto verso il mondo. Emerge in questo modo la sua natura bugiarda e la sua ambiguità.
LA PREFAZIONE E IL PREAMBOLO
•Due personaggi inattendibili. il romanzo si apre con la prefazione in cui il dottor S prende la parola e
dichiara di pubblicare le memorie del suo paziente per vendetta siccome lui ha deciso di interrompere le
terapie con lui. Notiamo come Svevo ironizza su questa pratica mettendo un trattino nella parola psicanalisi.
Utilizza molte ironia. Il dottore considera Zeno un narratore inattendibile ma non è possibile certo fidarsi
dello psicoanalista che viola il suo ruolo e la privacy del suo paziente.
•Nel preambolo il protagonista inizia a introdurre la propria vita e manifesta con molte ironia il proprio
scetticismo circa la terapia. Sminuisce le indicazioni della psicoanalisi ma al tempo stesso ne sottolinea le
potenzialità letterarie capace di generare dei romanzi psicologici in cui la scrittura è utilizzata come
strumento di scavo interiore.
testo:IL FUMO
Zeno inizia a riflettere sul vizio del fumo perché il suo dottore gli ha consigliato di fare questa analisi storica
per comprendere meglio quando realmente è iniziata questa propensione e soprattutto qual è stata la causa
scatenante. I primi ricordi che affiorano alla sua mente riguardano un suo vecchio amico, Giuseppe, e suo
fratello minore, morto ormai da tempo. Giuseppe riceveva molti soldi da suo padre e spesso regalava Zeno
e a suo fratello delle sigarette. Cominciò però ad esserne dipendente e per questo il protagonista decise di
rubare dei soldi che il padre aveva lasciato su una sedia. i vari momenti rivisitati da Zeno vengono narrati
attraverso la sua percezione soggettiva. Sono filtrati nella memoria del protagonista mostrando le
conseguenze che hanno sul presente. Zeno è in continuo conflitto con il padre, una figura solida e
autorevole che si contrappone alla debolezza e insicurezza del figlio. Egli afferma di essere guarito ma subito
dopo accende un ulteriore sigaretta per verificare se ne sarà realmente disgustato. La sua mancanza di forza
di volontà non gli permette di abbandonare questo dannoso vizio. Una frase emblematica che mette in
risalto l'inettitudine di Zeno e': "quella malattia mi procurò il secondo dei miei disturbi: lo sforzo di liberarmi
dal primo". Frase tratta dal passaggio riguardante il vizio del fumo.
Egli fallisce ripetutamente non riuscendo a non cedere alla cosiddetta ultima "sigaretta". Questa, da un lato
gli provoca un malessere psicologico evidenziando il suo carattere instabile, e dall'altro sa
bene che fin quando ci sarà quest'ultima sigaretta, potrà ancora credere di essere capace di imporsi nella
vita e non essere solo un inetto.
Secondo il mio parere personale, il protagonista si lascia sopraffare dal timore di fallire e di non superare le
vere problematiche della vita, preferisce quindi nascondersi dietro a questo vizio diventando però vittima di
se stesso. È un personaggio tormentato, in grave crisi, incapace di superare la paura.
testo: Il padre di Zeno
Zeno sa che la perdita del padre ha avuto per la sua vita psichica, non solo per quella materiale,
conseguenze importantissime. Zeno nutre amore-odio verso il padre emblema dell’autorità patriarcale. Solo
nel momento della malattia del padre egli confessa di essersi riavvicinato a lui. Zeno confessa che non
desidera davvero la guarigione del padre perché lo sente come un persecutore che gli rinfaccia la mancata
realizzazione dei suoi buoni propositi e lo rimprovera su tutto. Il padre di Zeno è molto severo e vede il figlio
il suo riflesso. Giudica tutte le sue scelte (i cambi di facoltà, le incertezze economiche) e il padre era il primo
che lo riteneva un inetto. in questo testo è evidente il disagio di Zeno verso la propria storia, che ricorda, ma
ancora non capisce.
testo:Lo schiaffo
in questo testo viene descritta la morte del padre e dello schiaffo da lui ricevuto inaspettatamente. Si tratta
di un gesto involontario che turba però profondamente il protagonista che si sente continuamente giudicato
dal padre. Prova molti sensi di colpa e un grande rimorso. Sente di meritare lo schiaffo E ora che il padre è
morto non può più riscattarsi e dimostrargli il proprio affetto. Se inizialmente davanti a sé ha l’immagine del
padre forte e punitore in seguito il suo ricordo si addolcisce.
testo: Il finale
L’ultimo capitolo del romanzo è costituito dal diario di Zeno Che va dal maggio 1915 al maggio del 1916 e
inviato allo psicoanalista. In questa parte racconta che con lo scoppio della prima guerra mondiale è riuscito
ad avere successo negli affari. Durante le guerre le persone attuavano la cosiddetta “borsa nera“.
Compravano beni di prima necessità in grandi quantità in modo che chi ne aveva realmente bisogno era
disposto a pagare anche una grande somma di denaro facendo arricchire che attuava questo piano. Svevo
decise di acquistare l’incenso che si poteva usare al posto della resina come impermeabilizzante
arricchendosi. Zeno dopo questo suo successo, si autoconvince della propria guarigione affermando che la
malattia è una condizione non individuale ma universale. la visione pessimistica di Svevo appare quasi
profetica, egli parla degli ordigni creati dall’uomo. Da quando questi ordigni sono stati creati anche i più
deboli riescono a sopravvivere, non sopravvive più il più forte ma chi possiede di più. ORDIGNI: strumenti
costruiti dall’uomo come le armi o le macchine.