Popoli dell’Italia antica e le origini di Roma
ITALIA PREROMANA
1.1 Italia nell’età del bronzo
• l’area micenea (regioni culturalmente e tecnologicamente più evolute) attestati lungo le coste dell’Italia
meridionale e delle isole.
Tali contati hanno favorito il formarsi, tra popolazioni indigene, di aggregazioni più consistenti (con differenziazio-
ni interne e poteri politici più forti).
• Età del ferro: Italia presenta un quadro differenziato di culture locali. Un criterio che concerne questa
differenziazione, è la modalità di sepoltura : esistono due popolazioni che praticano due riti diversi:
◦ cremazione ( circa in Italia Settentrionale e lungo la costa tirrenica sino alla Campania)
◦ inumazione ( nelle restanti regioni)
Culture con caratteri distintivi:
• “golasecca” (tra i laghi del Piemonte e Lombardia)
• “cultura d’este” (vicinanze di Padova)
• “villanoviana” (in Etruria e in Emilia) – siti villanoviani si svilupperanno in città-stato etrusche, presenta
inoltre caratteri simili alla cultura di Hallstatt (località vicino a Salisburgo, Austria). Tale cultura coincide
con l’area di diffusione della civiltà etrusca e ha indotto a considerare i Villanoviani come diretti antenati
degli etruschi.
Diversità culture in Italia all’inizio del I millennio a.C. ha riscontro anche in un quadro linguistico molto variegato
anche con l’arrivo di gruppi etnici di varia provenienza:
• Indoeuropee (con un ceppo comune di origine) : latino e falisco (Lazio), celtico (pianura padana) e il mes-
sapico (Puglia meridionale)
◦ all’interno di un gruppo Italico si distinguono tre sottogruppi con vari dialetti:
▪ umbro-sabino (cento-nord)
▪ osco (centro-sud, comprende i Sanniti)
▪ Enotri e Siculi
• Non Indoeuropee : etrusco (Toscana), ligure, retico e sardo
Colonie della Magna Grecia fondate nell’Italia meridionale dal VIII secolo a.C. hanno un posto d’eccezione tra le
culture dell’Italia preromana: sorgono città importanti lungo la costa ionica, tirrenica e in Sicilia (Taranto, Croto-
ne, Siracusa, Agrigento…) che non danno vita a entità unitarie ma hanno un’influenza decisiva sulle popolazioni
indigene in Sicilia.
Importanti anche le colonie fenicie (PaleIII / II millennio a.C : nella penisola italiana si assiste a un notevole svilup-
po
Tra età del bronzo medio e la prima età del ferro: si passa da una situazione caratterizzata dalla presenza di una
miriade di gruppi umani di piccole dimensioni al sorgere di forme complesse di organizzazione protostale.
Si colma il distacco della cultura dell’Europa continentale rispetto a quella del Vicino Oriente e dell’Egitto, già rea-
lizzata da tempo.
Cesura di questo sviluppo tra ultima l’ultima età del bronzo (1200-900 a.C.) e la prima età del ferro (IX-VIII a.C.).
Cultura dell'Italia della cultura del ferro differisce da quella del bronzo.
• Età del bronzo : uniformità, incremento demografico, sfruttamento più intensivo delle risorse disponibili
◦ Cultura Appenninica (siti dislocati lungo la dorsale montuosa da nord a sud)
◦ Cultura terramaricola ( pianura emiliana tra XVIII / XII secolo a.C.)
Età del bronzo recente: documentata un’intensa circolazione di prodotti e persone, ci sono rinvenimenti di merci
provenienti dalrmo, Solunto..).
Tra le varie culture italiche , ha un posto a parte la civiltà del Sardi che si sviluppa in Sardegna tra eta del Bronzo e
quella del Ferro: anche nota come la “civiltà nuragica” (poi fortemente influenzata dagli insediamenti fenici lungo
le coste).
2.1 I primi frequentatori dell’Italia meridionale
Fonti letterarie e storiografiche forniscono notizie sulle origini dei popoli italici: contengono elementi leggendari
e si devono a storici greci che scrivono dell’Italia meridionale dal V secolo a.C. .
Dionigi di Alicarnasso (scrive a Roma all’epoca di Augusto, 1 secolo a.C.) ci da una sintetica presentazione dei più
antichi frequentatori d’Italia, cui sviluppo di una regione viene attribuita a un unico personaggi dai tratti leggen-
dari/mitici.
Tuttavia le ricerche archeologiche hanno mostrato, come il periodo indicato dallo storico greco, sia stato un mo-
mento di svolta importante: è la fase di passaggio tra bronzo antico e bronzo medio con una fitta rete di insedia-
menti. Inoltre i dati archeologici lasciano presupporre la presenza di una cultura del meridione dai tratti indigeni
e quindi difficilmente ci può essere stato l’arrivo di una popolazione dalla Grecia, come suggerisce Dionigi stesso.
Un residuo di verità nel racconto lo troviamo: periodo in cui iniziano scambi commerciali, e non solo, dalle coste
meridionali italiche con genti provenienti da oriente.
Dopo un interruzione di 4 secoli ,legata alla crisi del mondo miceneo in cui scambi si erano ridotti solo a prodotti
rilevanti come il ferro, le importazioni di ceramiche riprendono sulle coste calabresi vero l’VIII secolo a.C. (prima
età del ferro).
Ripresa importazioni preanuncia una svolta nell’interesse dei Greci per l’Italia meridionale: impresa di colonizza-
zione o meglio di conquista.
Nel frattempo la società indigena si è trasformata dando origine a comunità più popolose: nuove esigenze di
mercato attirano i Greci.
1.3 Le trasformazioni dell’Italia centrale
Tra VIII e V secolo a.C. : grande fenomeno di espansionismo delle popolazioni dell’Appennino centro-settentrio-
nale.
• Versante tirrenico
◦ Sabini si intromettono nella Roma dei Latini
◦ gruppi etnici di lingua non latina come Equi, Ernici e Volsci occupano il Lazio
◦ movimento ha apice tra V e IV secolo a.C. con l’espansionismo dei Sabini
• Versante adriatico
◦ comincia a configurarsi la civiltà picena tra IX e VII secolo a.C. : dal VII si afferma una cultura simile a
quella che caratterizzava Etruria e il Lazio con un élite che persegue il lusso, inoltre con la mediazio-
ne etrusca, si registra l’arrivo di prodotti orientali favorendo l'artigianato e nuove forme artistiche.
Testimonianze scritte rivelano un organizzazione articolata secondo gruppi etnici con principi e re.
GLI ETRUSCHI
2.1 Origine ed espansione degli Etruschi
Sono la più importante popolazione dell’Italia preromana.
Origini di questa popolazione secondo due storici:
• Erodoto (scriveva nel V secolo a.C.) : gruppo di Liddi provenienti dall’Asia Minore che si affaccia sul mar
Egeo e guidati da Tirreno navigarono verso l’Italia
• Dionigi : genti autoctone indigene della penisola italica
Altri pensano siano provenienti dal Nord per via terra.
Origine etnica degli etruschi: tra VIII e VII secolo a.C.
Secondo la ricerca archeologica e storica moderna spiegano l’origine degli etruschi come punto di incontro tra
due processi:
• un evoluzione della società e delle economie locali
• l’importanza delle influenze esterne (soprattutto i rapporti con colonie greche nell’Italia meridionale)
L’origine della civiltà etrusca sembra riconducibile a uno sviluppo autonomo che si è realizzato nella regione com-
presa tra i corsi dell’Arno e del Tevere (attuali Toscana, Umbria, Lazio settentrionale) con il contributo di gruppi
etnici extra-italici.
Fase massima dell’espansione etrusca : VII-VI secolo a.C.
• etruschi controllavano gran parte dell’Italia centro-occidentale
• competevano con Greci e Cartaginesi per il controllo delle principali rotte marittime
Non danno mai vita a uno stato unitario.
Struttura socio-politica:
• Si organizzavano fin dalle origini in città indipendenti, governate dai lucumoni (sovrani) poi sostituiti dai
zilath (magistrati eletti annualmente).
• Unica forma di aggregazione : lega delle 12 città principali (Veio, Cere, Tarquinia, Vulci, Roselle, Vetulo-
nia, Volterra, Chiusi, Cortona, Perugia, Arezzo e Fiesole)
◦ unione con scopi religiosi
• Società etrusca di distinse per un carattere profondamente aristocratico: governo nelle mani di un grup-
po di proprietari terrieri e ricchi commercianti.
Processo di espansione si era sviluppato in varie direzioni fondando nuove città ma subisce una battuta d’arresto:
• 530 a.C. : Battaglia navale contro i Focei (senza un vincitore) che avevano fondato una colonia in Corsica,
interpretata come minaccia per gli interessi commerciali degli Etruschi. Etruschi si alleano con i Cartagi-
nesi ma i Focei sono abili per mare.
Espansionismo verso Italia meridionale viene arrestato:
• 474 a.C. : sconfitta a Cuma da parte dei Greci di Siracusa.
Eventi decisivi per la decaduta etrusca che inizia nel IV secolo a.C:
• 396 a.C. : presa della città di Veio da parte dei Romani
• perdita possedenti nella val Padana, caduti in mano ai Celti (popolazione indoeuropea dell’Europa cen-
trale)
III secolo a.C. : Etruria passa in mano romana.
2.2 Religione e cultura
Sviluppo eccezionale nel mondo etrusco dei riti religiosi.
Sfera religiosa etrusca comprende una ricchezza di culti e scritti sacri ben codificati con tecniche specifiche con
componenti magiche.
Divinità del pantheon etrusco sono in gran parte assimilabili a quelle greche in u n sistema simile a quello
dell’Olimpo ellenico. Divinità erano ordinate secondo gerarchie e distribuite in collegi .
Il famoso libro di Lino di Zagabria consiste in un testo scritto su una pezza di stoffa riutilizzata per avvolgere una
mummia, è il più lungo documento a noi noto scritto in lingua etrusca. Riporta preghiere, rituali e cerimoniali
d’offerta in forma di calendario.
Nella religiosità etrusca ha importanza particolare la concezione dell’aldilà.
Importante anche la corretta interpretazione dei segni della volontà divina visibili in terra:
• Aruspicina - interpretazione attraverso l’esame delle viscere degli animali sacrificati per scopi religiosi per
trovare risposte a domande che venivano rivolte alle divinità
◦ si basa sulla concezione di una fondamentale unità cosmica secondo cui negli organi si riprodurreb-
be l’ordine dell’universo
2.3 Il problema della lingua
I testi etruschi possono essere letti con facilità: alfabeto è composto da 26 lettere ed è un riadattamento di quello
greco.
Difficoltà principale: è una lingua non indoeuropea e non disponiamo di elementi di raffronto con altre lingue a
noi notte.
I testi che ci sono giunti sono costituiti da brevi formule (spesso compare solo il nome e la cariche coperte dal de-
funto).
Pochi sono i testi di una certa estensione:
• “Libro di Lino” di Zagabria
• la “ tegola di Capua” (riporta un rituale funerario)
• “Tavola cortonense” (documento legale)
2.4 Tecnica e arte
Siti città etrusche hanno lasciato una traccia archeologica modesta a accezione di:
• Marzabotto (nei pressi di Bologna)
• centri come Volterra, Vetulonia, Tarquinia
• Necropoli – disseminate ovunque nell’area di influenza etrusca
◦ erano organizzate come delle abitazioni sotterranee con una complessa struttura architettonica
◦ scoperta di reperti di statuaria, terracotte, pittura (affreschi con scene di vita quotidiana legate a
soggetti cerimoniali, sportivi e soprattutto nella fase più tarda scene dell’aldilà con divinità ed eroi) e
oreficeria
Tecnica di produzione della ceramica più diffusa è quella del vasellame da bucchero.
Attività economiche:
• agricoltura
• metallurgia
• artigianato artistico (oggetti in bronzo raggiungono ampie aree del Mediterraneo grazie al commercio)
Scoperte archeologiche hanno dimostrato la conoscenza di tecniche relative alla coltura dei cereali, alla arbori-
coltura, alla tenuta dei vigneti.
Abili nell’estrazione dei minerali (soprattutto ferro e rame) sia nel trattamento di metalli grezzi (si raggiunge una
produttività di livello industriale).
Lavorazione dell’oro e dei metalli nobili per ornamentazione personale è testimoniata dalla ricchezza dei corredi
funebri con reperti d’oro e argento.
ROMA
3.1 Le origini di Roma
Con l’opera dello storico danese Niebhur (inizio XIX secolo) si pone in evidenza il problema di una possibile rico-
struzione della storia romana arcaica condotta attraverso la critica delle fonti con un uso esteso dell’analogia sto-
rica.
Fine Ottocento: con l’archeologia contribui a rivoluzionare prospettive e metodi di ricerca, grazie a nuove scoper-
te che, in molti casi, hanno confermato la veridicità del racconto tradizionale sulla Roma arcaica.
Negazione radicale / ipercritica del positivismo (fine XIX) non parve più accettabile.
I volume della Storia dei Romani si Gaetano de Sanctis: campione della “critica temperata” propose una riconsi-
derazione alle fonti letterarie più accendibili contro gli eccessi dell’ipercritica grazie alle nuove conoscenze ar-
cheologiche.
In alcuni casi, i dati archeologici devono essere apprezzati sena cercare confronto nelle fonti letterarie. L'archeo-
logia ha accertato anche l'importanza dell'influenza greca su Roma e sul Lazio già dall’VIII secolo a.C. senza la me-
diazione etrusca. Tuttavia la tradizione letteraria non ha conservato alcun ricordo delle rotte commerciali che uni-
vano il Lazio alla Grecia e al Vicino Oriente in età monarchica.
3.2 Le fonti letterarie
Le testimonianze delle fonti letterarie, soprattutto storiografiche, rappresentano il blocco fondamentale di infor-
mazioni con cui ci si deve confrontare per ricostruire la storia romana. Fonti che offrono:
• un chiaro quadro narrativo
• una cronologia ben fondata
• notevole quantità di informazioni di sostanza
◦ sono opere che risalgono a epoche molto posteriori agli eventi narrati con largo spazio per gli ele-
menti leggendari
I primi storici a occuparsi dell’Italia meridionale furono i Greci. In greco scrissero anche i primi storici romani:
• Fabio Pittore e Cincio Alimento alla fine del III secolo a.C. (5 secoli di distanza dalle origini di Roma).
Fine VII a.C. : comparsa scrittura a Roma – non determina cambiamenti fondamentali.
Le poche iscrizioni che ci sono pervenute ci danno poche informazioni: no storiografia ne archivi di famiglia ma la
tradizione orale deve aver giocato un ruolo fondamentale nella trasmissione di ricordi storici.
Prima età repubblicana: situazione non muta, ci sono documenti scritti ma bisogna sempre interrogarsi sulle mo-
dalità della loro utilizzazione.
Storici di cui possiamo leggere opere, più o meno in forma completa, le narrazioni su Roma Arcaica:
• TITO LIVIO (contemporaneo di Augusto): scrisse una grande storia di Roma, dalla sua fondazione in 142
libri. Inoltre, lui stesso di rendeva conto della fragilità delle basi si cui poggiava la sua ricostruzione di
Roma, almeno fino all’incendio dei Galli nel 390 a.C.
◦ I libro: dedicato alla Roma monarchica
• DIONIGI DI ALICARNASSO ( attivo a Roma in età augustea): opera Antichità Romane, in 20 libri, copriva-
no il periodo che andava dalla fondazione di Roma allo scoppio della prima guerra punica (264 a.C.)
◦ scopo di Dionigi: dimostrare che i Romani erano una popolazione di origine ellenica
▪ I libro di Antichità Romane: spiega come il popolo romano si sia formato dalla fusione di ondate
migratorie provenienti dalla Grecia grazie anche al confronto tra istituzioni politiche, usi, riti e
culti del due popoli (con argomenti a sostegno della grecità romana)
La leggenda della fondazione di Roma:
• la più diffusa inerisce la fondazione di Alba Longa e la dinastia dei re albani tra l’arrivo di Enea nel Lazio e
il regno di Romolo. Nel primo libro dell’Eneide Virgilio si ispira a questa tradizione:
◦ Alba Longa è fondata dal figlio di Enea , Ascanio/Iulo, 30 anni dopo la fondazione di Lavinium (nome
della moglie di Enea, Lavinia).
◦ Virgilio mette in relazione il nome di Alba Longa con il prodigio della scrofa bianca (alba), che dando
alla luce 30 porcellini, indica ai Troiani il numero di anni che devono trascorrere per la fondazione
della nuova città.
• Sempre secondo la leggenda il fondatore e primo re della città, Romolo, è figlio di Marte e di Rea Silva
(figlia di Numitore, ultimo re di Alba Longa).
In questa tradizione troviamo anche l’antefatto del conflitto da Cartagine e Roma:
• Enea, dopo la caduta di Troia, giunge a Cartagine (coste odierna Tunisia) e conosce la regina Didone.
Quando Enea decide di ripartire, Didone che si era innamorata di Lui e non riuscendo a trattenerlo, giura
un odio eterno che contrapporrà Cartagine alla città che Enea e i suoi discendenti avrebbero poi fondato
nel Lazio.
Il territori o di Alba Longa non è stato ancora identificato con sicurezza: l'ipotesi che gode di più credito localizza il
sito nel moderno paese di Castel Gandolfo.
3.3 I sette re di Roma
Tradizione fissa il periodo monarchico di Roma dal 754 a.C. al 509 a.C. (anno in cui viene restaurata la repubbli-
ca). In questo periodo a Roma avrebbero regnato sette re:
• Romolo : creazione delle prime istituzioni politiche, tra cui un senato di 100 membri
• Numa Pompilio : primi istituti religiosi
• Tullo Ostilio : campagne militari di conquista e distruzione di Alba Longa
• Anco Marcio : fondazione colonia di Ostia
Seconda fase della monarchia, importante il ruolo etrusco:
• Tarquinio Prisco : opere pubbliche
• Servio Tullio : costruzione mura serviane (prime mura della città) e istituzione dei comizi centuriati (as-
semblea elettorale romana più importante)
• Tarquinio il Superbo : assunse tratti tipici del tiranno
Problema : attendibilità di fondo, dal momento che i racconti risalgono a una fase più successiva ed evoluta della
storia di Roma con molti elementi leggendari.
Fonti sui quali si basavano i racconti:
• Altre opere storiche a noi perdute : vari storici hanno trattato la storia di Roma a partire dalla sua fonda-
zione e sono noti come “annalisti” perché hanno organizzato il materiale in ordine cronologico (anno per
anno).
◦ Fabio Pittore (fine III secolo a.C.) primo storico romano che narrava in greco
◦ Marco Porcio Catone, il Censore (234-148 a.C.) storico romano che narrava in latino
• Tradizione famigliare: struttura società romana in età repubblicana era dominata dalla competizione tra
le principali famiglie dell'aristocrazia di governo.
◦ Ciascuna accreditava il proprio titolo di superiorità celebrando le glorie degli antenati con elogi dei
defunti in occasione delle cerimonie funebri.
◦ Essendo i primi torici membri dell’aristocrazia senatoria è probabile che attingessero come fonti an-
tiche alle varie tradizioni preservate nelle famiglie.
• Tradizione orale: difficile da definire con precisione perché è una fonte soggetta a forti distorsioni.
◦ Canti celebrativi delle imprese dei personaggi più illustri
• Documenti d’archivio: i primi storici di Roma hanno in comune una medesima struttura narrativa – men-
zionare ogni anno i nomi dei magistrati principali e degli eventi ritenuti degli di nota.
◦ Annali dei pontefici : registrazione sommaria degli eventi fondamentali anno per anno
▪ pubblicati nel 130 a.C. in 80 libri dal pontefice Mucio Scevola con il nome di Annales Maximi
( non risalgono fino all’età regia).
Ricordare i cosiddetti “antiquari”: studiosi che dal II secolo a.C. si dedicarono a dotte ricerche su vari aspetti del
passato romano. Di particolare rilievo i dati riguardanti istituzioni politiche e militari, procedure legali, vita fami-
gliare, religione, costumi, cronologia.
• Varrone : Sulla lingua latina (interesse lingua latina ed etimologia aprile).
3.4 La storiografia moderna
Ricostruzione storica basata sulla tradizione ha post problemi interpretativi alla storiografia moderna: il compito
degli storici moderni e di sottoporre a un esame critico (e un confronto tra loro) i dati della tradizione (molti diffi-
cilmente accettabili).
Risultati della ricerca archeologica hanno fornito elementi preziosi.
Oggi è accertato che nel racconto tradizionale siano state fuse due versioni di diverso tipo sulle origini di Roma:
• una greca (fondazione della città a Enea)
• una indigena (Romolo come mitico re fondatore autoctono)
Nonostante il racconto leggendario ci sono elementi storici ben definiti:
• la compresenza di popolazioni diverse, Latini e Sabini, all’origine di Roma
• fase di predominio etrusco nel periodo finale della monarchia
3.5 Fondazione di Roma
Dati più problematici della tradizione riguardano l'episodio leggendario della fondazione della città e la figura del
fondatore.
La nascita di Roma sarebbe stata il risultato di un graduale e lento processo in cui si deve presupporre una sorta
di federazione di comunità separate che già vivevano sui colli, divenuto poi il nucleo originario della futura Roma
intorno al VIII secolo a.C.
Il Palatino era articolate in 3 alture separate da avvallamenti:
• il Palatium – futuro Circolo Massimo
• il Germalo – dove si svolsero le fasi iniziali della storia di Roma
• la Velia – verso il Colosseo
Roma sorgeva a ridosso del Tevere in una posizione di confine tra due aree etnicamente differenti:
• zona etrusca
• Lazio antico
• Periodo della formazione di Roma come città (VIII-VII secolo a.C.) la differenza etnica, culturale, lin-
guistica di queste aree era già definita
Origine nome della città: improbabile che derivi da Romolo, ma al contrario l'esistenza di una città chiamata
Roma fece immaginare che fosse stata fondata da Romolo.
3.6 Il muro di Romolo
Gli scavi condotti negli ultimi anni, hanno portato alla luce nel 1988 i resti di una palizzata databile all’VIII secolo
a.C. . secondo la teoria di Andrea Carandini, in questa palizzata si deve vedere nella linea dell’originario pomerio
e nel muro arcaico il cosiddetto “”muro di Romolo”. Questo confermerebbe il racconto tradizionale in cui verso la
metà del VIII secolo a.C. un re sacerdote (Romolo) avrebbe celebrato un rito di fondazione, tracciando i limiti del-
la città.
3.7 Il pomerio e i riti di fondazione
Il rito di fondazione viene descritto da Marco Terenzio Varrone.
Nella fondazione di una città, un'importanza fondamentale dal punto di vista religioso era rivestita dal pomerio:
• una linea sacra che ne delimitava il perimetro in corrispondenza con le mura.
• In seguito servì a designare una zona di rispetto che separava le case dalle mura dove non era permesso
fabbricare, seppellire o piantare.
• Non sempre coincideva con le mura essendo tracciato da una procedura religiosa da parte degli auspici e
auguri.
◦ Le mura erano per scopi difensivi
◦ ampliamento del pomerio avveniva solo in casi particolari
• area era delimitata da dei cippi infissi nel terreno dopo la procedura religiosa presieduta dal pontefice
massimo
◦ in caso di ampliamento i vecchi cippi venivano conservati
• antica disposizione prevedeva che per estendere il pomerio fosse necessario aumentare la superficie
dello stato togliendo un territorio al nemico
◦ pomerio non venne accresciuto fino a Silla (inizio I secolo a.C.)
◦ ultimo imperatore ad ampliarlo fu Aureliano (metà III secolo a.C.)
3.8 Lo stato romano arcaico
Organizzazione sociale dei latini: struttura in famiglie con a capo un pater (figura depositaria di un potere assolu-
to u tutti i componenti inclusi gli schiavi).
• Gens :
◦ famiglie che riconoscevano di avere un antenato in comune
◦ gruppo organizzato politicamente e religiosamente
◦ componente di grande rilievo in età arcaica che conserverà in seguito un ruolo importante nella vita
politica nonostante la nascita di organismi statali
Popolazione era divisa in curie:
• gruppi religiosi e militari
• comprendevano gli abitanti del territorio (no chiavi)
• incerta la loro origine : praticavano propri riti religiosi
• fondamento della più antica assemblea politica cittadina : comizi centuriati
◦ in epoca tarda a questi comizi rimangono attribuite funzioni inerenti al diritto civile (adozioni, testa-
menti) e avevano il compito di votare la lex de imperio (conferiva potere ai magistrati eletti)
• non conosciamo la loro funzione e neppure la loro organizzazione (territoriale o gentilizia)
Incertezza anche sulle tribù:
• creazione attribuita, senza fondamento, a Romolo
• in origine erano 3:
◦ Tities (collegata alla componente di origine sabina e al nome di Tito Tazio)
◦ Rmanes (riconducibile all'onomastica etrusca)
◦ Luceres (riconducibile all'onomastica etrusca)
In epoca tarda, corrispondente con il predominio etrusco, lo stato si organizzò secondo criteri più precisi:
• ogni tribù fu divisa in 10 curie (3 tribù = 30 curie)
• da ogni tribù furono scelti 100 senatori (300 in totale)
• su questa struttura si fondò l'organizzazione militare:
◦ ogni tribù doveva fornire un contingente di cavalleria (100 uomini) e fanteria (1000 uomini)
◦ legione risulta cosi composta da 300 cavalieri e 3000 fanti
3.9 La monarchia romana
Monarchia di tipo elettiva: elezione del re era demandata dall’assemblea dei rappresentanti delle famiglie più in
vita.
• In origine il re era affiancato da un consiglio di anziani, chiamati patres, futuro senato.
• Potere del re era limitato da quello delle gentes principali
• il re era anche supremo capo religioso e nella celebrazione del culto veniva affiancato dai collegi dei sa-
cerdoti
◦ il più importante quello dei pontefici (depositari e interpreti delle norme giuridiche)
◦ collegio dei auguri (compito di interpretare la volontà divina allo scopo di propiziarla)
◦ collegio delle vestali (compito di custodire il fuoco sacro nel tempio della dea Vesta)
Dalla realtà storica della fase monarchica rimangono due testimonianze fondamentali:
• figura del rex sacrorum : sacerdote che aveva il compito di realizzare i riti eseguiti prima dal re
• figura dell’interrex: magistrato che subentrava nel caso di indisponibilità di entrambi i consoli
3.10 Patrizi e plebei
Incertezza regna anche all’origine della divisione sociale che è alla base della Roma arcaica e quai tutta la Repub-
blica: quella tra patrizi e plebei.
Ci sono diverse interpretazioni/ipotesi:
• Patrizi come discendenti dai primi senatori (patres) e plebei come clienti dei patrii patroni
• Patrizi come i Latini abitanti del Palatino e plebei come i Sabini insediati sul Quirinale ed entrati nella co-
munità in una condizione di inferiorità
• fattore economico:
◦ patrii corrisponderebbero ai grandi proprietari terrieri
◦ plebei corrisponderebbero alle classi dei artigiani, ceti emergenti sempre tenuti otto una condizione
di inferiorità rispetto alla rappresentanza politica
Nessuna di queste ipotesi convincono. Società arcaica andò incontro a notevoli trasformazioni sociali, soprattutto
per l'accrescimento della popolazione.
Si tratta dunque di una differenziazione con un evoluzione sociale complessa (forse neanche esistenti nell'età ar-
caica).
Da ricordare che i primi consoli sono plebei.
3.11 Influenza etrusca
Roma conobbe uno sviluppo notevole nel corso del VI secolo a.C. sotto controllo etrusco. Questo predominio,
che ha lasciato segni importanti nella tradizione letteraria, si nota soprattutto nella vicenda relativa al potere di
Tarquinio Prisco:
• figlio di Demarato (greco di Corinto) che, arrivato a Tarquinia, sposa una giovane appratente all'aristo-
crazia locale e alla morte del padre ne eredita le ricchezze ma la sua origine straniera gli impedisce di ac-
cedere al governo della città. Trasferendosi a Roma, Lucumone (nome originale di Tarquinio) si guadagna
il favore di Anco Marcio e alla morte del re viene eletto successore con il nome di Tarquinio Prisco.
Una versione simile, che avvalora una prospettiva latina della nascita di una monarchia etrusca a Roma, conserva
il ricordo di un epoca in cui Roma era inserita in un contesto più ampio che vedeva l'Italia centro-meridionale
sede di relazioni tra Greci ed Etruschi (questi ultimi avevano manifestato l'interesse per il controllo delle vie di ac-
ceso alla Campania e nelle loro tradizioni facevano riferimento a scontri volti ad assicurarsi il controllo di Roma).
3.12 Servio Tullio e Tarquinio il Superbo
• Servio Tullio : figura di questo sovrano circondata nella tradizione latina da elementi eroici: nato da una
schiava e da un Tullio, signore di Cornicoli, viene educato a corte sposando una delle figlie di Tarquinio
Prisco. Quando quintultimo viene assassinato dai figli di Anco Marcio, Servio assunse i poteri regi, senza
pero che la sua successione fosse pienamente legittima (mancanza dell’interrex).
◦ Aspetto che lascia intravedere il conflitto tra il principio della monarchia elettiva e una evidente pro-
pensione al principio dinastico
• Tarquinio il Superbo: figura con i connotati tipici del tiranno greco
◦ promotore di opere pubbliche, politica espansionistica, inviso al popolo
◦ secondo la tradizione viene cacciato da una congiura capeggiata da Publio Valerio, detto Publicola
che poi instaura la repubblica
3.13 La documentazione archeologica
La documentazione archeologica offre problematici riscontri a queste tradizioni.
La storicità della figura di Publio Valerio ha avuto un riscontro, a livello onomastico, nel tempio di Mater Matuta
(divinità laziale). Da un'iscrizione si deduce che fosse a capo di una banda di armati.
3.14 Rafforzamento della monarchia
Predominio etrusco su Roma portò a un rafforzamento dell'istituto monarchico.
• Nei pressi del Tempio di Vesta venne costruito l’edifico ufficiale del re, regia,.
• Nella parte nord-occidentale del Foro, viene definita l’area riservata all’attività politica del popolo e del
senato. Indagine archeologica ha dimostrato che il VII-VI secolo a.C. :
◦ creazione del comitium, sede della vita politica e luogo dove si riuniva il popolo per deliberare
◦ di fronte fu costruito lo spazio della curia hostilia, prima sede per assemblee del senato.
Tradizione attribuisce a:
• Tarquinio Prisco : aumento del numero di senatori
• Servio Tullio : introduzione dell’ordinamento centuriato
◦ organizzazione della popolazione in classi chiamate centurie , secondo un criterio censitario
▪ ordinamento centuriato che noi conosciamo non risale a un periodo coi remoto
▪ probabile che la comunità civica fosse organizzata non più su fattori gentilizi ma stabiliti sul ceno
◦ Censo come fattore imporrante per l'arruolamento dell'esercito serviano:
▪ classis : cittadini in grado di procurarsi un armamento pesante
▪ infra classem : sodati armati alla leggera
◦ Istituzione di 4 tribù territoriali in sostituzione a quelle di Romolo: ripartizioni corrispondo alla suddi-
visione della città (unificata)
▪ urbane
▪ rustiche
Compimento istituzioni politico-militari della città-stato dovuto al grande sviluppo di Roma nel predominio etru-
sco.
3.15 Tradizione orale e storiografia
Nella ricerca odierna il ruolo della tradizione orale nell'elaborazione storiografica gode di maggior credito, e si
pone una serie di questioni:
1. chi trasmette, che cosa trasmette e per quale scopo
2. quanto è passato dalla tradizione orale nella ricostruzione storica
Le tradizioni orali variano a seconda degli usi e dell’ambiente sociale che le conserva, elabora e poi le trasmette :
tradizioni gentilizie sono differenti da quelle degli altri strati popolari. Dati relativi a eventi storici devono essere
stati trasmessi nell’ambito di famiglie nobili dunque riconducibili a una lista di consoli e quindi a una cronologia
abbastanza sicura.
• Gli antichi erano consapevoli di possibili deformazioni in questa forma di trasmissione
Limite alla falsificazione era costituto dal controllo del gruppo sociale: costruzione fittizie di ascendenze regali di
una famiglia era pertinente alla gens ma abbastanza accettato se poi erano penetrate nella tradizione annalistica.
• Esisteva dunque un patrimonio di notizie su re che hanno contribuito ad accrescerlo
Problema : modo in cui è stata operata la selezione del materiale trasmesso
A Roma la letteratura, storiografia e il dramma ebbero origine nella seconda metà del III secolo a.C.: da questo
momento ci furono testi scritti, dunque uno sviluppo di grande importanza, ma questo non significa che i romani
non avessero riflettuto sulle loro origini. Non si può pensare ce non avessero un modo per esprimere l’idea di
loro stessi.
Le fonti scritte non possono fornire elementi di prova per una cultura prelettaria ma molto possiamo capire da
quello che esse implicano o presuppongono.
Teoria di Niebhur: elaborò nel XIX secolo una teoria secondo la quale, le leggende e le tradizioni di Roma arcaica
erano state create nei canti recitati ai banchetti, i cosiddetti:
• carmina convivalia : noti a Catone
◦ dunque ipotizzabile l'esistenza di una sorta di corpus di poesia eroica tradizionale (andata poi perdu-
ta)
◦ teoria per lo più oggi respinta
Prove archeologiche si dimostrano molto importanti: sappiamo che nel VII e VIII secolo a.C. l'uso del symposion
era stato adottato dalle élite locali del Lazio ed Etruria.
• È possibile quindi che i canti, le storie ripetute ai banchetti possano aver contributo a creare la memoria
del gruppo basata sulla celebrazione dei grandi fatti dei suoi membri : valorizzazione del passato che raf-
forzava la coesione sociale del presente.
Problema che si è posto negli ultimi tempi alla riflessione degli torici moderni, riguarda l’anello di congiunzione
mancante tra la fase favolistica/ mitologica del pensiero romano e quella compiutamente storiografica.
Ipotesi di Peter Wiseman : nel formarsi di una tradizione, all’atto degno di memoria di un personaggio, seguiva la
celebrazione del suo successo attraverso pubblici onori e nel trionfo. Questo episodio veniva recepito e traman-
dato su due piani distinti:
• per il pubblico colto attraverso la rielaborazione nei carmina
• tramite ballate di cantastorie per la massa degli illetterati
◦ bisogna vedere quali forme di rappresentazioni potessero aver auto luogo nella Roma del V e IV se-
colo a.C.
3.16 Esempio di elaborazione storiografica : Servio Tullio
Figura di Servio Tullio di grande rialto nella tradizione romana: opera trasformazioni nella città (monumentali,
politico- istituzionali) da essere considerato quai un rifondatore.
La tradizione storico-letteraria :
• racconto su base folklorica : origine di Tullio sono avvolte nell’incertezza ma osservare che nella tradizio-
ne non si nasconde l'illegalità alla base della sua presa di potere.
◦ Nella versione romana, era nato da una schiava e cresciuto al palazzo di Tarquinio Prisco
◦ un evento prodigioso lo segnala come predestinato a una sorte fuori dal comune (fiamme che spri-
gionate intorno al suo corpo non gli causano alcun male) e da allora godette di protezione a corte da
parte della moglie di Tarquinio
◦ divenuto il più stretto collaboratore di Tarquinio ne sposa la figlia
◦ come Tullio prende il potere: i figli di Anco Marcio feriscono mortalmente Tarquinio, quando viene
ricoverato a Palazzo, la moglie dispone Servio come re in sua vece. Dopo gironi, vedendo il popolo
assuefatto da Servio che deteneva i poteri, viene annunciata la morte di Tarquinio e Servio inizia il
periodo di regno presiedendo i funerali
▪ su questo si innesta l’azione politica si Tullio con le riforme istituzionali
Meccanismo di amplificazione rispetto a un nucleo primitivo: l’organizzazione centuriata poneva in Servio in
stretto rapporto con la moneta (fattore censitario) ed è descritta con grandi particolari nella storiografia, decisiva
a introdurre la diversità tra cittadini distinguendoli in ordini (in base alla ricchezza). Fine parità caratteristica dei
comici curiati voluta da Romolo.
Meccanismo di amplificazione opera anche in altri ambiti: attribuisce misure relative all’assetto territoriale e am-
ministrativo di Roma:
• per articolare la cittadinanza al suo interno, crea le tribù territoriali, in cui i cittadini venivano iscritti sulla
base del loro domicilio
• feste Paganalia
3.17 La famiglia
La prima forma di aggregazione che sostituisce il primitivo legame basato su vincoli di sangue è l'organizzazione
famigliare : familia
• comprendeva tutti coloro che ricadevano sotto l’autorità di un stesso capofamiglia, paterfamilias, al qua-
le spettava anche il controllo sui beni
• vincolo di fondo era rappresentato dalla potestas (potere) esercitato dal pater sulle persone che rispetta-
vano la sua autorità
• di una stessa familia ne facevano parte:
◦ figli generati dal matrimonio
◦ schiavi
◦ figli adottati che si sottoponevano alla potestas
• nella forma più antica presentava i caratteri tipici di una società prestatale : un’unità economica, religiosa
e politica
• fine principale : la propria perpetuazione
Questi aspetti hanno riflessi anche sull’evoluzione delle norme giuridiche.
• In età arcaica il primo diritto di una padre rispetto ai figli era quello di rifiutarli alla nascita: i figli (anche
quelli legittimi) entravano nella familia attraverso un atto formale
◦ accoglimento o rifiuto veniva palesato dal padre con gesti pubblici
◦ se femmina, veniva esposta perché “meno utile” per essere inserita in un contesto economico
Vincolo fondamentale della familia romana primitiva : quello religioso
• riti familiari si trasmettevano di padre in figlio
• antenati del ramo paterno (primi manes) erano oggetto di culto all’interno della familia
• il capofamiglia si preoccupava delle cerimonie
Diritti del paterfamilias:
• A un livello più evoluto, un aspetto particolare del diritto romano prevedeva che il figlio rimanesse sotto
l'autorità del padre sino a quando era in vita
• poteva diseredare i digli
• era possibile annullare il testamento per salvaguardare il principio e tutelare i figli legittimi
◦ dimostrare l’insanità mentale del defunto nel momento che lo aveva redatto
3.18 La donna
Ruolo della donna aristocratica (con un’ educazione intellettuale – letteratura, arte, musica, danza) non si esauri-
va solo nella vita domestica (sorvegliare lavoro schiave, ricamo, tessitura):
• accompagnava il marito nella vita pubblica e condivideva con lui il compito di educare i figli
• l'autorità in casa rimase sempre quella dell’uomo
In epoca arcaica e buona parte di quella repubblicana, il carattere patriarcale della famiglia si riflette nella netta
supremazia dell’uomo sulla donna:
• il potere del marito sulla moglie, il manus, non conosceva limiti
• rigida tutela della castità femminile : severità nel giudicare i comportamenti poco consoni che una donna
ben educata doveva osservare
• concetto di matrimonio finalizzato al solo scopo di avere figli legittimi
Matrimonio:
• legge proibiva il matrimonio sotto i 12 anni d’età
• il padre cercava lo sposo: spesso le figlie venivano promosse già a bambine con un apposita cerimonia :
sponsalia
◦ accompagnata da una serie di riti
• felicità della sposa era subordinata alla sua capacità di avere figli
◦ per le donne sterili c’era quasi sempre il ripudio
◦ spesso morivano di parto
◦ adozione come alternativa : spesso per realizzare precise scelte matrimoniali o per concretizzare
strategie politiche
• in età arcaica era un istituzione privata con importanti conseguenze giuridiche
• diverse erano le forme per contrarre un matrimonio:
◦ conferreatio : divisione di una focaccia di farro tra i due sposi (la più diffusa in origine)
◦ mancipatio : sorta di atto di compravendita
◦ usus: ininterrotta convivenza dei coniugi per un anno
▪ sistema più comune
• divorzio: un atto informale
• ripudio : atto semplice che consisteva nella separazione dei due coniugi, di norma per decisione unilate-
rale dell’uomo
• il divorzio consensuale arriva nel corso del tempo
3.5 Agricoltura e alimentazione
X / IX secolo a.C. : riorganizzazione dell'economia pastorale è uno dei caratteri fondamentali dell’Italia nella prima
età del ferro
• processo compiuto attorno al VIII secolo a.C. che implica il passaggio da un regime di semi-nomadismo
(con una transumanza disorganizzata) a un regolare trasferimento del bestiame in altura con modalità e
spazi ben definiti – pastorizia stanziale
◦ per i popolo dell'Italia centrale, genti umbro-sabelliche
Ragione del sorgere di Roma su un’area di frontiera : il Tevere costituiva la linea di demarcazione tra due aree con
caratteristiche diverse:
• etrusca a nord del fiume
• laziale a sud
◦ differenziazione percepibile dal IX / VIII secolo a. C.
Agricoltura di Roma arcaica:
• limitata dalle condizioni poco favorevoli del terreno con una bassa qualità delle tecniche agricole.
◦ Nel Lazio arcaico è attesta la situazione tipica di economie povere o di sussistenza
◦ farrago: assicurare un minio di sopravvivenza rispetto a eventuali calamita atmosferiche che poteva-
no colpire un raccolto
• Cereale maggiorente coltivabile : il farro
Per la Roma arcaica si può parlare di un contesto economico nel quale allevamento e agricoltura sono compre-
senti secondo caratteristiche specifiche dovute alle particolari condizioni del territorio:
• agricoltura di sussistenza e allevamento di bestiame va inteso come un rapporto di interdipendenza, es -
sendo le due attività complementari:
◦ il bestiame produceva concime per i terreni nel periodo in cui non erano lavorati
◦ animali aiutavano l’uomo nel lavoro
Nelle fonti letterarie troviamo un'opera sull'agricoltura di Varrone.
Difficoltà conosciute da Roma nel V secolo a.C. all’indomani dell’instaurazione delle Repubblica, offrono un ri-
scontro importante della povertà di risorse agricole dell’area prossima alla città.
Primo secolo della repubblica: unico periodo in cui lo stato non si trovò nella condizione di trarre vantaggio dalle
sue conquiste a favore dei consumi alimentari dei cittadini.
• Circostanza negativa è rappresentata dall’arrivo dei Volsci nel Lazio meridionale a inizio del V secolo a.C. :
episodi di carestia e tensione sociale
3.20 Proprietà della terra in Roma arcaica
Controversa è la questione della prima forma di proprietà agraria.
La tradizione relativa alla prima assegnazione di lotti in proprietà privata (che risalirebbe a Romolo), se accettata,
implica che rispetto a un’originaria proprietà collettiva, la prima forma di proprietà era limitata alla casa e all’orto
circostante, heredium.
• Nelle fonti appare anche il termine sors : si applica bene alla nozione di proprietà trasmissibile per via
ereditaria e non assegnazione per sorteggio
Primi due secoli della Repubblica (V / IV a.C.) conobbero una sostanziale assestamento interno poi progressiva-
mente modificato quando dal IV secolo iniziarono le assegnazione di terreno conquistato, mentre si sviluppano
attività artigianali e commerciali.
Sino a questo momento i dislivelli di capacità economica all’interno del ceto dirigente rimangono modesti.
3.21 L’ideologia indoeuropea nel racconti sulle origini di Roma
Indoeuropei :
• denominazione convenzionale di una popolazione vissuta in un epoca molto remota, III / IV o addirittura
VI millennio a. C., in una regione oggi collocata nella grande pianura russa.
• Tra III / II millennio si spostarono in varie direzioni, imponendo la loro lingua ai popoli conquistati ma
adottando la loro scrittura
◦ sono cosi, in parte, ricostruiti i rapporti di dipendenza tra le varie lingue e quella madre (originaria)
◦ nel corso del II millennio si segnalano indoeuropei in Anatolia (Ittiti), Grecia (Micenei) e in Italia
◦ indoeuropei sono anche gli antenati degli attuali Indiani odierni (valle dell’Indo), Iraniani, Celti, Slavi
e altri popoli
Georges Dumezil : attraverso la comparazione di realtà omogenee (anche se lontane tra loro) ha cercato di rico-
struire l’universo mentale degli indoeuropei.
Ideologia trifunzionale : concezione del mondo propria degli indoeuropei.
• Presupposto : dagli Indoeuropei, le cose, il mondo, la società venivano compresi, analizzati, classificati
con riferimento constante a tre funzioni complementari tra loro (in ordine decrescente di dignità):
◦ potenza del sovrano (si manifesta secondo un aspetto magico e giuridico)
◦ forza fisica (in particolare del guerriero)
◦ fecondità degli uomini, degli animali e della natura (funzione della prosperità materiale)
Caso specifico della Roma arcaica: Dumezil ha creduto di aver rintracciato un eredita indoeuropea in vari episodi:
• ratto delle Sabine con la mancanza di donne : prova un racconto della mitologia scandinava
• teologia romana : dio della prima funzione (Giove) e due divinità minori (Terminus e Iuventus)
◦ trova parallelo nella religione Indo-iranica
• Servio Tullio : ha caratteristiche di un mitico sovrano indiano
Per Dumezil si tratta di schemi narrativi e di scenari ereditati dal sostrato europeo, che ciascuna cultura ha poi
attualizzato secondo i propri parametri.
3.22 La scoperta del Lapis Niger
Contribuito decisivo dell'archeologia alla storia di Roma.
Fine XIX : scoperta di Giacomo Boni
• nell’angolo settentrionale del Foro, una pavimentazione in marno nero distinta dalla restante pavimenta-
zione in travertino. Scoperta che viene associata a una fonte letteraria che accennava all’esistenza di una
“pietra nera nel Comizio”, che forse contrassegnava un luogo funesto, la tomba di Romolo.
• Sotto la pavimentazione fu scoperto un complesso monumentale arcaico con una piattaforma su cui sor-
geva un altare e vicino una colonna con un iscrizione in latino molto arcaico: dalle poche parole leggibili i
tratta di una dedica fatta a un re e che si minacciano pene terribili per chi avesse violato questo luogo
◦ anche si trattasse di un luogo di culto di Romolo, non necessariamente è intesa come prova dell'esi-
stenza storica del primo re di Roma ma dell'antichità della tradizione che ne faceva il fondatore della
città-stato
3.23 Origini di Roma secondo un imperatore romano
La tradizione sulle origini di Roma, poneva difficoltà anche agli stessi antichi.
Cicerone, intorno alla metà del I secolo a.C., riconosceva “l’oscurità” della storia romana più arcaica.
Disponiamo della ricostruzione di Claudio , imperatore romano appassionato di antichità etrusche.
• Nel 48 a.C. pronunciò un discorso in senato a favore dell'ammissione nell’assemblea di illustri rappresen-
tati della provincia della Gallia Comata e per dimostrare la tradizionale apertura di Roma nei confronti
degli stranieri, prende spunto dalle vicende delle origini della città fornendo informazioni desunte dalla
tradizione antiquaria romana ed etrusca
• testo fu inciso su una tavola di bronzo collocata nel santuario dedicato al culto imperiale nei pressi di Lio-
ne
• il contenuto ci è noto anche da Tacito che lo espone negli Annales
• anche Claudio è prudente nell’accreditare fiducia a una versione rispetto a un’altra
3.24 La grande Roma dei Tarquini
Quadro politico del Lazio, al momento dell’avvento dei Tarquini, appare ormai condizionato dall’espansionismo
romano.
VII secolo a.C. : con la distruzione di Alba Longa, Tullio Ostilio avrebbe fatto passare sotto diretto dominio romano
tutta la fascia compresa tra Roma e il mare. Queste conquiste, da parte di Anco Marcio, hanno dato il via al pre-
zioso possesso delle saline nei pressi del fiume Tevere.
Controllo decisivo su Roma appare suggellato dalla costruzione di un ponte stabile in legno, a valle dell’isola Tibe-
rina. Il secolo che intercorre tra Tarquinio Prisco e Tarquinio il Superbo ha riscontro in un documento risalente ad-
dirittura al 508 a.C. che lo storico Polibio asserisce di aver visto nell'archiviato pubblico di Roma: testo del primo
trattato tra Roma e Cartagine in cui si deduce la crescita della potenza romana nel secolo dei Tarquini sarebbe
stata rilevante.
Roma, in questo periodo, è la città più estesa del Lazio ma comunque ciascun centro continua a preservare la
sua identità specifica.
La Repubblica di Roma : dalle origini ai Gracchi
La nascita della Repubblica
1.1 La tradizione storiografica sulla nascita della Repubblica
La storiografia antica sulla nascita della Repubblica è rappresentata per noi essenzialmente da:
• Tito Livio
• Dionigi di Alicarnasso
Quadro :
Sesto Tarquinio, figlio dell’ultimo re etrusco di Roma, respinto dall'aristocratica Lucrezia, violenta la giovane. La
donna, prima di suicidarsi, racconta tutto al padre , al marito e ai loro amici tra cui Lucio Giunio Bruto e Publio
Valerio Publicola. Scoppia una rivolta guidata da quest'ultimi, che porta alla caduta della monarchia : evento ca-
nonicamente fissato attorno al 510 a.C. .
Tarquinio, impegnato in operazioni militari ad Ardea, non è in grado di rispondere.
Nel 509 a.C. , primo anno della Repubblica: i poteri passano dal re a due magistrati eletti dal popolo, i consoli,
uno dei quali è lo stesso Bruto. Tentativo di Porsenna (re di Chiusi) di rimettere al potere Tarquinio fallisce.
Incoerenze nella narrazione, le numerose incertezze degli stessi autori antichi e il fatto che i loro racconti siano
stati scritti secoli dopo gli avvenimenti, hanno portati gli storici moderni a sottoporre la tradizione antica (monar-
chica e prima età repubblicana) a una critica più o meno radicale.
L'attenzione si è soffermata su varie questioni:
• ragioni della caduta della monarchia e i caratteri del passaggio al regime repubblicano
• datazione dell’evento
• natura dei supremi magistrati della prima Repubblica
I rinvenimenti archeologici forniscono in misura limitata elementi di riscontro (sul piano politico -istituzionale).
La ricerca storiografica si è quindi concentrata sulla critica interna ai dati della tradizione cerando di discendere
gli elementi autentici da quelli mitici/retorici.
1.2 I Fasti
Liste dei magistrati eponimi della Repubblica: magistrati che davano il nome all’anno in corso secondo un compu-
to cronologico dei Romani.
Ci sono giunti attraverso:
• tradizione letteraria
◦ Livio
◦ Diodoro Siculo
• documenti epigrafici
◦ Fasti Capitolini : si trova riflesso una cronologia elaborata negli ultimi anni della Repubblica dall’eru-
dito Varrone
▪ chiamata anche cronologia varroniana
▪ fissa nel 753 a.C. la fondazione di Roma
▪ fissa nel 509 a.C. il primo anno della Repubblica
▪ presente qualche sfasatura con altre cronologie per gli avvenimenti del V e IV secolo a.C.
• Polibio riporta il Sacco Gallico nel 386 a.C.
• Varrone riporta il Sacco Gallico nel 390 a.C.
▪ le datazioni varroniane assunsero nell’antichità un valore quasi canonico e per praticità fornisco-
no l’ossatura cronologica degli studi moderni
Dubbi sull’attendibilità delle liste magistrali (sopratutto in età antica):
• incongruenze tra diverse versioni dei Fasci
• inserimento di anni di anarchia (senza magistrati o con la presenza di dittatori e non)
• comparsa fra i consoli di diversi personaggi con nomi di gens plebee nel V secolo a.C.
◦ da fonti letterarie sappiamo che fino al 367 a.C. la massima magistratura era riservata ai patrizi
◦ si ricorda però che esistevano gentes omonime (patrizia e plebea): si potrebbe pensare che i consoli,
nella prima fase della repubblica, appartenessero a un ramo patrizio poi estintosi
◦ ipotesi in cui i confini tra patriziato e plebe non fossero ancora delineati con nettezza
◦ ipotesi che ritene che il patriziato abbia stabilito il proprio monopolio sulla magistratura solo dalla
metà del V secolo a.C.
Questi elementi però non consentono di rigettare in blocco la credibilità dei Fasci.
1.3 La fine della monarchia e la creazione della Repubblica: evento traumatico o pas-
saggio graduale?
La storia della violenza subita da Lucrezia contiene elementi che ricordano vicende della caduta di diverse tiranni-
di greche, minandone fortemente la credibilità e non spiegano i motivi profondi della caduta del regime monar-
chico a Roma.
Ruolo preminente di un gruppo di aristocratici che ebbe nella cacciata del Tarquini e il dominio che il patriziato
sembra aver esercitato sulla prima Repubblica, inducono a pensare che :
• la fine della monarchia sia da attribuire a una rivolta del patriziato romano contro un regime che aveva
accentuato i suoi caratteri autocratici.
L’odio che l'aristocrazia ha mostrato per l'istituto monarchico, lungo l’età repubblicana, ha indotto a pensare che :
• il mutamento di regime non sia avvenuto in modo graduale e indolore ma come risultato di un evento
traumatico: rivoluzione.
Ciò non significa che sia avvenuta la creazione di un regime repubblicano nella forme canoniche, anzi alcuni ele-
menti lasciano pensare che alla cacciata dei Tarquini, sia succeduto un periodo breve ma confuso in cui Roma ap-
pare in balia di re e condottieri, venendosi cosi a creare l’occasione giusta per Roma di dare sviluppo alle nuove
istituzioni repubblicane.
1.4 La data della creazione della Repubblica
Curiosa coincidenza cronologica tra la storia di Roma e di Atene.
510 a.C. anno in cui:
• Il tiranno Ippia, della famiglia dei Pisistratidi, viene cacciato da Atene
• I Tarquini vengono cacciati da Roma
◦ ci sono altre analogie tra le due famiglie
◦ sospetto che la cronologia della caduta dei Tarquini sia stata adattata per creare un parallelo con le
vicende della polis greca non è illegittimo
Alcuni studiosi hanno proposto di collocare la nascita di Roma intorno al 470 / 450 a.C. notando che in quel pe-
riodo la documentazione archeologica a Roma, dimostra un’interruzione dei contatti culturali con Etruria.
Alcuni elementi inducono che la datazione tradizionale della creazione della repubblica, se pur non esatta, non
sia lontana dalla realtà.
Argomenti a favore della datazione tradizionale:
1. cerimonia che viene ricordata anche da Livio: una legge scritta in arcaico prescriveva che il massimo ma-
gistrato della Repubblica, infliggesse un chiodo nel Tempio di Giove Capitolino, ogni anno alle idi di set-
tembre.
◦ Scopo apotropaico : scongiurare pericolo di pestilenze e carestie
◦ Il tempio di Giove, seppur costruito dai re etruschi, era stato solennemente inaugurato nel primo
anno della Repubblica: numero di chiodi potrebbe essere un riferimento di cronologia per datare gli
eventi della Repubblica
▪ nel 304 a.C. l’edile Cneo Flavio, nell'inaugurare il Tempio di Concordia, pote datare l’evento 204
anni dopo la consacrazione del Tempio di Giove = 508 a.C.
2. elemento che deriva dalla documentazione archeologica (non preciso) : fine IV secolo a. C. la regia sa-
rebbe divenuta la sede del rex sacrorum (sacerdote che aveva ereditato alcune competenze religiose del
re)
1.5. I supremi magistrati della Repubblica, i loro poteri e i loro limiti
I poteri propri del re sarebbero passati in mano a due consules o meglio praetores, come secondo Livio, si sareb-
bero chiamati inizialmente i massimi magistrati della repubblica.
• Eletti dai comizi centuriati
• il consolato aveva anche funzione eponima
Ai consoli spettavano vari poteri (autocratici) :
• comando dell’esercito
• mantenimento ordine all'interno della città
• esercizio della giurisdizione civile e criminale
◦ alcuni procedimenti criminali erano poi eseguiti da altri magistrati
• potere di convocare senato e assemblee popolari
• cura del censimento
• compilazione delle liste dei senatori
• alcune competenze religiose furono trasferite al rex sacrorum (affiancato dai pontefici e auguri) che non
poteva rivestire cariche di natura politica.
◦ Rimane di competenze dei consoli il controllo sugli auspici
Limiti:
• durata della carica limitata a un anno
• entrambi i magistrati avevano poteri eguali e potevano opporsi all'azione dell’altro qualora l’azione fosse
giudicata dannosa per lo stato
• possibilità di ogni cittadino di appellarsi al giudizio dell’assemblea popolare contro condanne capitali in-
flitte dai consoli : provocatio ad populum
◦ il diritto di appello al popolo era ritenuto dagli antichi fondamento della libertà repubblicana
◦ non ebbe valore fino all’età tardo-repubblicana, contro il potere dei consoli al di fuori del limite del
pomerio
◦ non ebbe valore neanche contro il dittatore
La versione tradizionale sulla massima magistratura repubblicana è stato messa in dubbio da parte di alcuni stu-
diosi che ritengono, che almeno in una prima fase, i poteri del re siano stati trasferiti a un unico magistrato af-
fiancato da assistenti. Con il Decemvirato del 450 a.C. o addirittura le Leggi Licinie Sestie del 367 a.C. poi si sareb-
be creato il consolato con due magistrati.
• A favore di questa teoria la cerimonia di infissione del chiodo nel tempio di Giove
1.6 Altre magistrature
• Questori
◦ risalgono all’età regia o al 509 a.C.
◦ in origine due (numero aumenta nel corso del tempo)
◦ assistevano i consoli nella sfera delle attività finanziarie
◦ probabile che venissero inizialmente scelti dai consoli : in seguito la carica diventa elettiva da parte
dei comizi tributi
◦ quaestores parricidii : incaricati di istruire i processi per i delitti di sangue (leggi XII Tavole)
◦ duoviri perduellionis : collegio cui competenze riguardava i reati di alto tradimento
• Censori
◦ due magistrati
◦ nel 443 a.C. viene affidato loro il compito di tenere il censimento
◦ a seguito di un provvedimento alla fine del IV secolo a.C. inizio III secolo a.C. viene affidato loro il
compito di redarre le liste dei membri del senato
▪ da questo si sviluppa la cura morum (supervisione della condotta morale e intervento u ampi
aspetti della vita pubblica e privata)
◦ durata di 18 mesi
◦ eletti ogni 5 anni dai comizi centuriati
1.7 La dittatura
In caso di necessità i poteri supremi vengono affidati a un dictator (in origine magister populi):
• eletto su istruzione del senato dal : console, pretore o un interrex
• assistito da un magister equitum (comandante della cavalleria)
◦ scelto dal dictator e subordinato a lui tesso
• contro di lui non valeva:
◦ l’appello al popolo
◦ opposizione del veto da parte dei tribuni della plebe
• durata massima di 6 mesi ( poteva durare anche di meno)
• nei maggiori scontri della prima fase della Repubblica dimostra, in base al nome di magister
populi, che veniva nominato soprattutto per fronteggiare crisi militari
• la sua carica come strumento con il quale il patriziato dominante teneva sotto controllo le
aspirazioni della plebe
1.8 I sacerdozi e la sfera religiosa
A Roma non si può rintracciare una distinzione netta tra cariche politiche e massime cariche religiose. La medesi-
ma persona poteva rivestire contemporaneamente una magistratura e un sacerdozio tranne:
• il rex sacrorum
• I flamini : rappresentavano la personificazione terrena del dio stesso, in particolare le tre divina supreme
della prima Roma Repubblicana
▪ Giove = Dialis
▪ Marte = Martialis
▪ Quirino = Quirinalis
◦ ci sono anche 12 flamini minori addetti al culto di altrettante divinità
◦ connessi a loro una serie di tabù religiosi che limitarono fortemente il diritto a rivestire cariche politi-
che o allontanarsi da Roma
Collegi religiosi con poteri che coinvolgevano la politica:
• pontefici
◦ guidato da un pontefice massimo
◦ massima autorità religiosa dello stato
◦ varie competenze che non appartenevano ad altri collegi
◦ nomina del tre flamini maggiori
◦ controllo sulla tradizione e l'interpretazione delle norme giuridiche e calendario
◦ si diventa pontifex per cooptazione a vita
• auguri
◦ assistere i magistrati nel compito di trarre gli auspici e di interpretare la volontà degli dei (per rende-
re un atto pubblico valido)
▪ avveniva attraverso l'osservazione degli uccelli o dei fenomeni naturali
◦ importante valenza politica
• duoviri sacris faciundis
◦ incaricati di custodire i cosiddetti Libri Sibillini (antica raccolta di oracoli in greco connessi con sibilla
di Cuma)
◦ il senato poteva chiederne il consulto in caso prodigi nefasti, per trovare rimedio
◦ numero di componenti aumenta da 10 a 15 (fine Repubblica)
Altri collegi importanti:
• aruspici
◦ chiarire la volontà divina attraverso l'esame delle vittime sacrificali
◦ ha origine in Etruria
• feziali
◦ rilevante unione in politica estera
◦ dichiarare guerra, attenendosi al complesso cerimoniale previsto e assicurando a Roma il favore de-
gli dei nel conflitto
▪ bellum iustum (guerra dichiarata secondo le corrette modalità)
◦ importanti anche in altri momenti diplomatici
▪ tramettere richiesta di riparazioni o un ultimatum
▪ conclusione di un trattato
1.9 Senato
Il vecchio consiglio regio (capi delle famiglie nobili) sopravvisse alla caduta della monarchia diventando il perno
della nuova Repubblica a guida patrizia.
Nel coro dell’età Repubblicana, i senatori vengono scelti tra gli ex magistrati inizialmente dai consoli poi dai cen-
sori.
• Auctoritas patrum : diritto di sanzione
◦ principale strumento istituzionale per influire sulla vita politica
◦ secondo Livio già posseduto in età regia
◦ venne applicato dalla metà del V secolo a.C. su atti legislativi e risultati elezioni delle assemblee po-
polari
• carica vitalizia : possibilità di dispiegare la loro politica con continuità
• nel senato si concentra l'esperienza politica della Repubblica
• trova espressione, la leadership politica del élite sociale ed economica di Roma costituita dal patriziato e
poi dalla nobiltà patrizio – plebea
1.10 La cittadinanza e le assemblee popolari
Assemblee popolari : riservate ai maschi adulti di libera condizione in possesso della cittadinanza.
Cittadinanza romana:
• si diveniva romani per diritto di nascita
• sui diritti civili a Roma si manifesta una notevole apertura che Dionigi di Alicarnasso individuò come uno
dei principali fattori di forza del suo successo
◦ caso: migrazione dalla Sabina del clan dei Claudi
• i liberti (schiavi liberati) nei primi anni della Repubblica avrebbero ricevuto la pienezza del dirti civici
◦ Ad Atene erano assimilati alla condizione di stranieri residenti
Assemblee popolari:
• comizi curiati
◦ assemblea più antica di Roma
◦ perdono di significato con l'accrescere delle altre assemblee popolari
◦ funzione più importante : conferire ufficialmente i poteri ai nuovi magistrati
▪ si riduce a una mera formalità
▪ la lex curiata de imperio non venne più votata da 30 curie ma dai 30 littori
• comizi centuriati
◦ assemblea più importante nella prima età repubblicana
◦ fondata su una ripartizione della cittadinanza in classi di censo e poi in centurie
▪ risale a Servio Tullio
◦ meccanismo prevede che le soluzioni siano prese a maggioranza delle unità di voto delle centurie :
elemento anziano e facoltoso in vantaggio
◦ le centurie non avevano egual numero di componenti :
▪ seniores: persone dotate del censo più alto e iscritte nella classi di età 46/60 erano di meno
▪ iuniores: cittadini meno ricchi iscritti nella classi di età 17/45
• le 18 classi dei cavalieri e le 80 centurie della I classe se votavano compatte superavano la
maggioranza : 98 unità su 193/194
◦ funzione elettorale : elezione dei consoli e altri magistrati maggiori
◦ ci sono testimonianze di attività legislative limitata a materie di dritto internazionale
▪ dichiarazione di guerra / conclusione trattati
• comizi tributi
◦ ricordati per la prima volta nel 447 a.C. : viene affidato loro l'elezione dei questori
◦ il popolo votava per tribù territoriali
▪ istituite da Servio Tullio
◦ si crea una forma di disuguaglianza : numero tribù urbane rimase sempre 4 (nonostante aumento
della popolazione) mentre il numero delle tribù rustiche arrivò fino a 31 nel 241 a.C.
▪ la popolazione delle campagne in grado di recarsi a Roma per partecipare alle assemblee era
molto minore e i ritrovò ad avere nei comizi tributi un peso maggiore alla popolazione urbana
◦ funzione elettorale : elezione magistrati minori
◦ funzione legislativa (tranne per le competenze delle centurie)
Limitazioni:
• non potevano autoconvocarsi o assumere iniziativa
• erano i magistrati (consoli, pretori) a presiedere l'adunanza, stabilire l’ordine del giorno, sottoporre le
proposte di legge al voto che l'assemblea poteva accettare o respingere ma non modificare
• i consoli, su consiglio degli auguri, potevano interrompere le assemblee
◦ spesso usato come strumento per bloccare risoluzioni indesiderate
• ogni decisione prima di essere vincolante doveva ricevere la sanzione del senato
CONFLITTO TRA PATRIZI E PLEBEI
Periodo che va dalla nascita della Repubblica al 287 a.C. è dominato da:
• guerre
• contrasti civili che opposero il patriziato e la plebe
Bisogna ricordare che le vicende interne ed eterne furono strettamente interconnesse ed ebbero una profonda e
reciproca influenza tra di loro.
Inoltre vale la pena sottolineare come la plebe sia facilmente definibile in negativo che in positivo.
Patriziato e Plebe avevano una duplice natura : economica e politica
2.1 Il problema economico
• La caduta del dominio etrusco in Campania, con la battaglia a Cuma nel 474 a.C. causò indirettamente
una grave danno per Roma (prosperata grazie alla sua funzione come punto di passaggio sul Tevere lun-
go la via commerciale dal Etruria alla Campania).
◦ La vendita del sale raccolto a Ostia soffrì per il protrarsi delle ostilità con i Sabini.
• Lo stato quasi permanente di guerra tra Roma e i suoi vicini provocò continue razzie e devastazioni dei
campi.
• Il V secolo a.C. inoltre provocò anche difficoltà interne:
◦ annate di cattivo raccolto che provocarono gravi carestie, indebolendo la popolazione colpita ripetu-
tamente da epidemie.
▪ Ad essere colpiti furono soprattutto i piccoli agricoltori (avevano poche possibilità di fronteggiar
le temporanee difficoltà) e per sopravvivere erano costretti a indebitarsi con i ricchi proprietari
terrieri : viene istituito il nexus
• il debitore, incapace di estinguer eil debito era coretto a pori al servizio del creditore (con
forti interessi)
• ridotti a una condizione non dissimile a quella di uno schiavo
• nella peggiore sorte, il debitore insolvente, poteva essere venduto in terra straniera o mes-
so a morte
Crisi economica dimostrata da prove archeologiche: nel corso della prima metà del V secolo a.C. importazione
delle ceramiche greche sembra crollare.
Nella tradizione letteraria : crisi provocata dal progressivo indebolimento di ampi strati della popolazione ha avu-
to ruolo centrale nella lotta tra patrizi e plebei.
Richieste della plebe per fronteggiare la crisi:
• mitigazione delle norme sui debiti (in particolare tasso d’interesse e la condizione del debitori insolventi)
• più equa distribuzione dell’ager publicus (terreni di proprietà dello stato)
2.2 Il problema politico
Stati più ricchi della plebe non avevano interesse nella crisi economica. Essi rivendicavano:
• una parificazione dei diritti politici tra i due ordini : anche se probabilmente la massima magistratura fos-
se stata aperta anche ai plebei, il patriziato ne aveva assunto il completo monopolio
• un codice scritto di leggi: che ponesse al riparo i cittadini dalle arbitrarie applicazioni delle norme, di chi
in quel periodo erano stati depositari del parere giuridico (patrii riunti nel collegio dei pontefici)
2.3 Le strutture militari e la coscienza della plebe
Al fattore che portò al confronto tra i due ordini : la progressiva presa di coscienza della propria importanza da
parte della plebe.
L'esercizio dei diritti civici da parte del singolo è direttamente connesso alle sue capacità di difendere lo stato con
le armi : relazione tra i diritti politici e i doveri militari ha un carattere strutturale, circostanza dimostrata a Roma
dall’ordinamento centuriato.
• Per tutta la prima età repubblicana, non furono solo delle unità di voto ma anche unità di reclutamento
dell’esercito
◦ ciascuna centuria doveva fornire il medesimo numero di reclute per l’esercito (circa 100)
◦ le centurie delle prime classi di censo (con un numero limitato di cittadini) dovevano sopportare il
peso più consistente delle guerre : le 18 centurie degli equites e le 80 della I classe (maggioranza po-
litica) pagavano il tributo si sangue maggiore
▪ i capite censi (coloro che erano privi di ruolo nell’assemblea centuriata) erano esentati dal servi-
zio militare durante tutta la prima e media età repubblicana
Stretta correlazione tra ordinamento politico e militare: è ovvio che la presa di coscienza della plebe sia stato il ri-
sultato di un mutamento nella struttura dell'esercito
• nel V secolo a.C. si afferma l’ordinamento oplitico-falangitico : un nuovo modello tattico secondo cui i
fanti con armatura pesante combattevano uno affianco all’altro in una formazione chiusa (a falange)
◦ ereditato dai greci per mediazione etrusca
◦ viene eclissato il modello di combattimento aristocratico fondato sulla cavalleria di nobili seguiti dai
clienti con armamento leggero
• nerbo dell’esercito romano sarà costituto dalla fanteria pesante, reclutata tra classi di censo in grado di
sostenere i costi dell’armamento oplitico ( rimase a lungo a carico dei singoli soldati e non dello stato)
Strutture dell'esercito romano arcaico:
• Teoria di Plinio Fraccaro : basato sulla fanteria pesante fornita dalle centurie di iuniores ( 17/45 anni)
delle prime tre classi di censo con un totale di 60 centurie (40 prima classe+10 seconda classe+10 terza
classe) e potevano fornire 6.000 uomini, due legioni da circa 3.000 opliti – nerbo dell'esercito nei primi
tempi della repubblica
◦ forze armate completata dalla cavalleria, reclutata nelle 18 centurie, e da soldati armati alla leggera
(forse della IV e V classe)
◦ teoria che presenta punti oscuri
Importante il fatto che legione era reclutata su base censitaria (indifferente tra aristocratici e gente del polo, tra
patrizi e plebei).
Nelle guerre, quasi sempre vittoriose del V secolo a.C. si rinsalda la convinzione che gli uomini decisivi sul campo
di battaglia non potessero essere ridotti un ruolo di comprimari nella vita politica, economica, sociale dello stato.
2.4 La prima secessione e il tribunato della plebe
494 a.C. : la prima secessione della plebe
• si apre il conflitto tra patrizi e plebei
• la plebe esasperata dalla crisi economica ricorse a una forma di protesta: sciopero generale che lasciò la
città priva della forza lavoro e indifesa contro le aggressioni esterne
• attuata dalla plebe ritirandosi sull'Avventino (il colle di Roma maggiormente legato alla plebe)
• la plebe si diede propri organismi : un’assemblea generale nota con il nome di concilia plebis tributa (pri-
va votava per curie e dal 471 a.C per tribù)
◦ meccanismo di voto assicurava la prevalenza dei proprietari terrieri iscritti nelle più numero tribù ru-
stiche
◦ emanava i plebicita : nessun valore vincolante per lo stato ma solo per la plebe
▪ atto finale : legge Ortensia 287 a.C.
◦ tribuni della plebe : rappresentanti ed esecutori delle volontà dell’assemblea (all’inizio 2 poi 10) po-
teri:
▪ ius auxilii : diritto di intervenire in soccorso a un cittadino contro l'azione di un magistrato
▪ ius intercessionis: potere di veto su un provvedimento di un magistrato che andasse a scapito
della plebe
▪ sacrosanctitas : protezione da un’eventuale reazione da parto dello Stato
• sacer: chi osava commettere violenza contro un tribunato della plebe (poteva essere messo
a morte confiscandone le proprietà a favore del tempio di Cecere, Libero e Libera, mai mes-
so in pratica): sufficiente la minaccia
▪ convocare e presiedere l’assemblea della plebe sottoponendo le proprie proposte: ius agendi
cum plebe
◦ edili plebei: altri due rappresentanti della plebe
▪ funzioni originarie poco conosciute
• probabilmente erano i custodi del Tempio di Cecere, Libero e Libera (conservava le copie dei
plebisciti)
• è possibile che fossero assistenti dei tributi della plebe
▪ nella tarda repubblica si occupavano di:
• organizzare giochi
• sorvegliare mercati
• controllare le strade, i templi e gli edifici pubblici
Prima secessione = risultati politici : riconoscimento da parte dello Stato (a guida patrizia) dell'organizzazione in-
terna della plebe, con assemblea e rappresentanti
Problema dei debiti rimase insoluto : si poteva intervenire grazie allo ius auxilii.
Nel 486 a.C. Spurio Cassio, console, propose una legge per la ridistribuzione delle terre (anticipazione della for-
ma agraria dei Gracchi): venne accusato di aspirare alla tirannide ed eliminato
Tratti caratteristi tra i due ordini:
• protesta nata da ragioni economiche, raggiunge risultati politici (disagio economico strumentalizzato dal-
la famiglie plebee più facoltose per conquiste politiche)
• fallimento della legge di Cassio mostra che non c’era nessun interesse nel giungere a una rivoluzione
dell’assetto economico / istituzionale dello Stato ma la plebe aspirava a una riforma dall’interno
dell'ordinamento vigente (giusto peso a ogni componente della cittadinanza).
2.5 Il Decemvirato e le leggi delle XII Tavole
451 a.C : viene nominata una commissione di 10 uomini (decemvirato) esclusivamente scelti tra patrizi, incaricati
di stendere in forma scritta un codice giuridico.
Decemvirato assume il controllo completo dello stato: consolato e tribunato della plebe vengono sospese
• forse per impedire che, con i loro veti incrociati, potessero paralizzare l’azione dei decemviri
• no soggetta al diritto d'appello
Primo anno di attività: compilarono un complesso di norme, pubblicate poi su dieci tavole di legno esposte nel
Foro.
450 a.C. : viene eletta una seconda commissione di decemviri per completare la loro opera con altre due leggi
(secondo le fonti, sarebbe stata rappresentata anche la plebe)
• Leggi delle XII Tavole: primo codice legislativo di Roma
◦ disposizione più criticata : quella che impediva il matrimonio misto tra patrizi e plebei
◦ ravvisabile l'influenza del diritto greco (fonti attestano come nel 454 a.C una ambasceria sia arrivata
ad Atene per studiare la legislazione di Solone)
◦ più probabile che gli elementi siano venuti dai codici giuridici delle città greche in Italia meridionale
e Sicilia
La commissione, sotto la spinta di Appio Claudio, cercò di prorogare definitivamente i propri poteri assoluti, rivo-
luzionando l’assetto costituzionale dello stato: tentativo si contra conto l'opposizione della plebe e degli elementi
più moderati del patriziato, guidati da Marco Orazio e Lucio Valerio.
449 a.C. : seconda secessione
• insidie portate da Appio Claudio e Virginia (figlia di un centurione impegnato contro gli Equi e Volsci)
provocano una nuova secessione della plebe
◦ decemviri costretti a deporre i loro poteri
◦ viene ripristinato il consolato : Marco Orazio e Lucio Valerio (consoli) fanno approvare delle leggi in
cui si riconosce l’apporto della plebe nella lotta contro il tentativo rivoluzionario dei decemviri:
▪ viene ribadita l’inviolabilità dei rappresentati della plebe
▪ si proibisce la creazione di magistrature contro le quali non valesse il diritto d'appello
▪ i plebisciti vengono resi vincolanti per tutta la cittadinanza
445 a.C. : plebiscito Canuleio
• abrogata la norma che vietava i matrimoni misti : assume forza di legge per la cittadinanza
◦ avvenuto a seguito di vari motivi:
▪ riproposizione del provvedimento nell’assemblea centuriata
▪ ratifica di un plebiscito da parte del senato
▪ possibile accordo politico
Queste versioni drammatiche del secondo anno del decemvirato e le leggi Valerie Orazie non hanno grande cre-
dibilità.
• Provvedimento che equiparava i plebisciti alle leggi votate dall’intera cittadinanza, sembrano la semplice
anticipatone di provvedimento posteriori.
Contenuto delle XII Tavole (originale epigrafico è andato perduto) ci è noto da citazioni sparse di vari autori po-
steriori: frammenti riguardano la sfera delle relazioni fra gli individui
• concerneva più il diritto privato che pubblico
2.6 Tribuni militari con poteri consolari
Plebiscito di Canuleio ebbe come conseguenza di rimuovere la principale obiezione che il patriziato aveva oppo-
sto all’accesso dei plebei al consolato:
• solo i patrizi si ritenevano titolari del diritto di prendere gli auspici per accertare la volontà degli dei
• a seguito del plebiscito il sangue delle famiglie plebee poteva legittimamente mescolarsi con quello pa-
trizio : dunque diventava difficile escludere un plebeo
Secondo la tradizione storiografica, il patriziato (visto minacciato il proprio monopolio sul consolato) ricorre a un
espediente:
• a partire dal 444 a.C. il senato, di anno in anno, decide se alla testa dello stato vi debbano essere due
consoli (solo patrizi e con il diritto di prendere auspici) o un certo numero di tribuni militari con poteri
consolari (tribuni militum consulari potestate) : tribunato consolare delle plebe
◦ all'inizio 3, poi addirittura 4 o 6
◦ potevano essere plebei
◦ no potere di trarre gli auspici
◦ ordinamento rimane in vigore fino al 367 a.C.
Quadro appare insoddisfacente :
• creando il tribunato consolare accessibile alla plebe di fatto i patriziato predavano comunque il controllo
sulla massima magistratura repubblicana
• Inoltre se l'istituzione della nuova magistratura fosse stata conseguenza di una forte pressione della ple-
be (per avere accesso alla suprema carica) difficilmente si riesce a comprendere per quale motivo il tri-
buno militare con poteri consolari di condizione plebea sia stato eletto solo nel 400 a.C.(mezzo secolo
dopo la riforma)
Spiegazione più lineare: nel periodo tra 444 / 367 a.C. i consoli non sono stati sostituiti ma affiancati dai tribuni
consolari (comandanti dei reparti che componevano le legioni) dotati di poteri equiparati a quelli dei consoli
(tranne gli auspicia).
Tribunato militare doveva già, nel V secolo a.C., essere accessibile ai plebei.
Fino al 401 a.C. i patrizi riuscirono a riservare i poteri consolari solo ai tribuni militari provenienti dal loro ordine.
Nessuna riforma istituzionale pose rimedio alle difficoltà economiche delle plebe povera:
• episodio di Spurio Melio,ricco plebeo che, per rimediare alla carestia, distribuii a proprie spese grano ai
poveri
◦ misura viene intesa come una mossa demagogica per assumere la tirannide: viene giustiziato
2.7 Le Leggi Licinie Sestie
La promulgazione del primo codice scritto (XII Tavole) e l'istituzione della nuova carica dei tribuni militari lasciava-
no aperti due nodi (politico ed economico) tra i due ordini.
La crisi accelerò dopo la minaccia dei Galli.
Nel 387 a.C. il territorio di Veio e Capena (conquistati anni prima) vengono suddividi in piccoli appezzamenti e di-
stribuiti ai cittadini romani per rispondere alla fame e vengono create 4 nuove tribù territoriali.
Provvedimento non sufficiente: anni dopo il patrizio M. Manlio Capitolino (eroe contro la resistenza di Galli) pro-
pose:
• una riduzione o totale cancellazione dei debiti
• una nuova forma agraria
◦ spera di inaugurare un regime personale ma venne minacciato di tirannia da parte dei patriziato e
plebei, portando alla rapida liquidazione
La riposta ai problemi di Roma, sarebbe avvenuta da un riforma interna all’ordinamento repubblicano e non da
un mutamento di regime.
Qualche anno dopo: iniziativa torna ai riformisti, tribuni della plebe Caio Licinio Stolone e Lucio Sestio Laterano
• esponenti di due ricche e influenti famiglie plebee (appoggio tra esponenti moderati del patriziato)
• presentano proposte concernenti il problema dei debiti, la distruzione delle terre di proprietà statale e
l’accesso dei plebei al consolato
• patrizi ristettero per qualche anno, guadagnandosi l’appoggio di qualche tribuno della plebe che oppo-
neva il veto alle proposte degli stessi colleghi
• I due tribuni vengono regolarmente rieletti per diversi anni al tribunato
Fase di Anarchia : tribuni della plebe avrebbero impedito, secondo la tradizione letteraria, l'elezione dei massimi
magistrati della Repubblica per qualche anno
Nel 367 a.C. Marco Furio Camillo, eroe della guerra contro Veio e vendicatore del sacco Gallico, viene chiamato
alla dittatura.
Proposte di Licinio e Sestio assunsero valore di legge: secondo un iter (non chiarito da fonti, Livio).
Leges Liciniae Sextiae:
• prevedevano che gli interessi, che i debitori avevano già pagato sulle somme avute in prestito potessero
essere detratti dal totale del capitale dovuto
◦ debito residuo estinguibile in tre ratte annuali
• stabilivano la massima estensione di terreno di proprietà statale che poteva essere occupato da un priva-
to
◦ 500 iugeri (inattendibile per la metà del IV secolo a.C., porzioni dell’ager publicus ancora limitate)
• sancivano l'ebollizione del tribunato militare con potestà consolare
• sancivano la completa reintegrazione alla testa dello stato dei consoli : uno dei quali avrebbero dovuto
essere sempre plebeo
◦ dai dati che possediamo sembra che la legge consentisse che uno dei due consoli fosse plebeo ma
non escludeva la possibilità che entrambi fossero patrizi
◦
Nel 366 a.C, vennero create due nuove cariche, riservate inizialmente ai patrizi (compenso perdita monopolio
consolato):
• pretore:
◦ compito di amministrare la giustizia trai i cittadini romani
▪ nel 242 a.C. questo praetor urbanus venne affiancato da un praetor peregrinus (incaricato di di-
rimere le controversie di un cittadino romano a uno straniero)
◦ dotati di imperium : in caso di necessità poteva essere messo a capo dell’esercito
◦ poteri subordinati al console
• edili curuli:
◦ erano due
◦ curuli deriva da curulis: scranno su cui si sedevano i patrizi (distinzione dai edili plebei)
◦ compito di organizzare i Ludi maximi
2.8 Verso un nuovo equilibrio
Leggi Licinie Sestie segnarono la fine della fase più acuta della contrapposizione tra patrizi e plebei.
Si raggiunse quel nuovo equilibrio interno anche se ancora lungo e faticoso, grazie anche alle conquiste in Italia e
nel Mediterraneo.
Nel 366 a.C, l’ex tributo della plebe Sestio Laterano, avvalendosi della sua tea legge, divenne il primo console ple-
beo ma negli anni successivi spesso i consoli furono patrizi.
Nel 342 a.C., secondo Livio, un plebiscito ammise la possibilità che entrambi i consoli fossero plebei.
• da quell’anno compaiono regolarmente nei Fasti un console patrizio e uno plebeo : forse risale a questo
plebiscito l'obbligo di scegliere uno dei due consoli plebeo.
172 a.C. : prima coppia di consoli plebei nelle liste dei magistrati
Nei decenni successivi i plebei ebbero progressivamente accesso a tutte le altre cariche dello stato:
• 366 a.C. gli edili curuli scelti, ad anni alterni, tra patrizi e plebei
• 356 a.C. Caio Marcio Rutilo primo dittatore plebeo
◦ 351 a.C. diventa il primo plebeo a riveste la censura
• 339 a.C. Quinto Publilio Filone dittatore plebeo, fa passare una legge in cui senato doveva ratificare un
provvedimento legislativo prima che venie votato
◦ tolto il diritto di veto
◦ Filone diventa poi pretore
• 300 a.C. un plebiscito consente ai plebei l’ingresso nei collegi sacerdotali dei pontefici e auguri
Diritto di accesso alle magistrature comportò anche il progressivo ingresso nel senato (reclutato tra ex magistra-
ti).
• 326 a.C., secondo Livio (313 a.C. per Varrone) una legge Petelia aboliva la servitù per debito
Risposta ai problemi economici venne dalle conquiste che mettono a disposizione vaste estensioni di terre, divise
e assegnate individualmente oppure sfruttate per creazione delle colonie.
2.9 La censura di Appio Claudio Cieco
Tentativo di accelerazione di riforma venne dalla censura di Appio Claudio Cieco 31 /311 a.C..
• nel compilare la lita dei senatori, vi avrebbe incluso persone abbienti (che non avevano rivestito magi-
strature)
• composizione delle tribù: scopo era di favorire i membri della plebe urbana, che costituivano la maggio-
rana dei votanti, concedendo loro di inscriversi in una delle unità esistenti (in precedenza erano obbligati
a registrarsi in una delle 4 tribù urbane, con peso minori nei tributi comizi)
Riforme cadono nel vuoto.
Consoli del 311 a.C. rifiutarono di riconoscere la lista e convocarono il senato su base dei vecchi elenchi.
304 a.C, i censori confinarono la plebe nelle 4 tribù urbane.
Provvedimento di portata epocale (anche se non attribuito direttamente ad Appio): nuovi criteri di valutazione
del censo
• il censo dei singoli cittadini (fino ad ora calcolato in base ai terreni e capi di bestiame posseduti) fu valu-
tato anche in base al capitale mobile, in metallo prezioso, consentendo a quelli che non erano impe-
gnanti in attività tradizionali (allevamento, agricoltura) di vedere il proprio peso economico riconosciuto
nell’ordinamento centuriato.
Edile Cneo Flavio (cliente di Appio) :
• pubblicò lo Ius civile Flavinum:
◦ formule giuridiche da impiegare nei processi
• divulgò il calendario con i giorni fasti (in cui si svolgevano le attività giudiziarie) e il giorni nefasti (giorni in
cui le attività erano interdette)
• custoditi negli archivi del collegio dei pontefici: monopolio pontificale sull’esercizio della giustizia anche
dopo il codice di leggibili
Da attribuire ad Appio Claudio due opere pubbliche importanti:
• primo acquedotto della città
• via Appia (congiunge Roma a Capua, fu importante nella seconda guerra sannitica)
2.10 La Legge Ortensia
Già nell’antichità il 287 a.C. venne considerato come punto di arrivo nella lotta fra patrizi e plebei.
In quell’anno dopo, una secessione, la Legge Ortensia :
• stabilì che i plebisciti votati dall’assemblea della plebe avessero valore per tutta la cittadinanza
Provvedimenti simili anche nel 449 a.C. e 339 a.C. ma gli studiosi affermano che solo la Lex Hortensia equiparò i
plebicita alle leggi votate dai comizi centuriati e dai comizi tributi.
Dal 287 a.C. i comizi tributi e i concilia plebis tributa (assemblea della plebe) di fatto erano accomunati da:
• un egual sistema di voto per tribù
• eguali poteri
• identica composizione anche e ai comizi tributi prendevano parte anche i patrizi che però erano esclusi
dai concilia plebis
▪ comizi tributi e concilia plebis spesso nelle fonti sono confuse
Rimangono distinte dai magistrati che avevano il diritto di convocarle e presiederle:
• consoli / pretori per i comizi tributi
• tribuni / edili della plebe per i concilia plebis
2.11 La nobilitas patrizio-plebea
Fine IV / inizio III secolo a.C. : con le leggi Licinie Sestie e le conquiste della plebe si chiuse l'età del dominio esclu-
sivo dei patrizi sullo stato.
Al posto del patriziato si viene progressivamente formando una nuova aristocrazia formata:
• dalle famiglie plebee più ricche e influenti
• dalle stirpi patrizie che avevano saputo adattarsi ala nuova situazione
• unita di vincoli famigliari, ideali e interessi comuni
Nuova élite : nobilitas
• nobilis : noto, illustre
• designa tutti coloro che avevano raggiunto il consolato (in primo periodo anche la pretura) o che discen-
devano in linea diretta da un console (o pretore)
Manifesto degli ideali della nobilitas nell’elogio funebre di Lucio Cecilio Metello (uomo politico della metà del III
secolo a.C.) pronunciato dal figlio nel 221 a.C. e tramandato a noi da Plinio il Vecchio
• Metello era stato un buon soldato e ottimo generale,aveva raggiunto le cariche più alte dello stato ed era
un eccellente oratore, aveva acquisito una grande ricchezza in modo onorevole e aveva lasciato alla pa-
tria molti figli
Nobiltà patrizio-plebea: accesso alle magistrature superiori era riservato ai membri di poche famiglie (monopolio
basato sul controllo dell’opinione pubblica).
• Nobilita diventa esclusiva : homines novi
◦ i pochi personaggi che avevano raggiunto i vertici della carriera politica senza antenati nobili
◦ appartenevano comunque a famiglie ricche di prestigio sociale
Prima di intraprendere una carriera politica, un giovane romano doveva:
• servire almeno 10 anni nella cavalleria (reclutata nelle 18 centurie, cavalleria, vertice dell’ordinamento
centuriato)
• ceno minino all'inizio era pari a quello della I classe: 100.000 assi
◦ limite poi elevato per gli equites a 1.000.000 assi
Denaro non era sufficiente: assemblee elettive, essendo controllate dai nobili attraverso i propri clienti, per avere
successo era indispensabile ereditare la rete di clientele paterne e nel caso dei homines novi godere del patrona-
to politico di qualche nobile influente
LA CONQUISTA DELL’ITALIA
3.1 La situazione del Lazio alla caduta della monarchia di Roma
Caduta la monarchia etrusca Roma, secondo la tradizione letteraria, controllava nell’antico Lazio un territorio che
si estendeva dal Tevere alla regione Pontina, a seguito delle conquiste, ma anche della politica matrimoniale dei
rei etruschi.
• Tarquinio aveva dato in sposa la figlia a un notabile di una città latina di Tuscolo, Ottavo Mamilio
Dato confermato dal trattato romano-cartaginese, risalente secondo Polibio, al primo anno della Repubblica:
• I Cartaginesi si impegnarono a non attaccare città latine soggette a Roma
Fine VI / inizio V secolo a.C. : buona parte delle città latine approfittando delle difficoltà interne di Roma per af-
francarsi dalla sua egemonia : Lega Latina
• membri condividevano alcuni diritti
◦ ius connubii : diritto di contrarre matrimoni legittimi con cittadini di altre comunità latine
◦ ius commercii : diritto di siglare contratti aventi valore legale fra cittadini di comunità diverse
◦ ius migrationis : un latino poteva assumere pieni diritti civici in una comunità diversa prendendo re-
sidenza
3.2 La battaglia del lago Regillo e il foedus Cassianum
La Lega Latina, sconfigge Arrunte, figlio di Porsenna, nella battaglia di Aricia.
La lega cerca di affermarsi attaccando Roma: secondo la tradizione, la guerra sarebbe stata voluta da Ottavo Ma-
milio per riportare sul trono Tarquinio il superbo.
• Battaglia del 496 a.C. : sul lago Regillo, i romani sconfiggono la lega latina
◦ Tarquinio vive i suoi ultimi gironi a Cuma
◦ viene concluso un trattato che avrebbe regolato i rapporti tra Roma e i Latini per i seguenti 150 anni
• Trattato Cassiano 493 a.C. : foedus Cassianum
◦ siglato dal console Sp. Cassio
◦ accordo bilaterale in cui le due parti si impegnavano a :
▪ mantenere la pace
▪ comporre amichevolmente eventuali dispute commerciali
▪ pretestarsi aiuto nel caso una delle due fosse stata attaccata (bottino equamente diviso)
▪ Roma riconosce il diritti della lega latina
Importanti le fondazioni di colonie sul territorio strappato ai nemici: strumento grazie ai quali gli alleati consoli-
darono le proprie vittorie militari.
I cittadini dei nuovi centri provenivano da Roma, dalle comunità latine e spesso venivano inglobati anche abitanti
originari della zona colonizzata che non erano caduti in guerra o che non erano stati cacciati.
Si deve parlare di colonie latine più che romane: le nuove città entravano nella lega latina
• Accordo con gli Ernici 486 a.C. : popolazione che abitava la vale del fiume Sacco (sud-est Roma), tra i po-
poli ostili degli Equi e Volsci
◦ termini dell'alleanza medesimi al trattato Cassiano
3.3 I conflitti con Sabini, Equi e Volsci
Alleanza di Roma con la Lega Latina e gli Ernici, si rivelò preziosa per fronteggiare la minaccia proveniente dalle
popolazioni che dagli Appennini premevano verso occidente, verso il Lazio : Sabini, Equi, Volsci.
• Movimento faceva parte di un più generale che ha coinvolto quasi tutta l’Italia centro-meridionale tra
fine VI e inizio III secolo a.C.
• popolazioni italiche affini dal punto di vista linguistico, definite osco-sabelliche
• le loro sedi originarie (appenino centrale e meridionale) non erano più in grado di assicurare la loro so-
pravvivenza essendo popolazioni con una forte indice di crescita demografica: unica soluzione era di mi-
grare verso terre più fertili, ver sacrorum (primavera sacra)
◦ Apuli vero Puglia
◦ Lucani e Bruzi verso Basilicata e Calabria
◦ Sanniti che riuscirono a occupare quasi tutte le vecchie città etrusche e greche della costa campana,
dando origine ai Campania
V secolo a.C. : le fonti riportano una serie di conflitto tra Roma e le popolazioni montanare, in particolare Equi e
Volsci con esito spesso favorevole a Roma e ai suoi alleati ma non si giunse a una svolta definitiva. Più che campa-
gne di guerra su vasta scala, è meglio pensate a razzie o scaramucce che impegnarono entrambe le parti.
Partendo da meridione il primo popolo che si incontra è quello dei Volsci:
• alla fine del VI secolo a.C discende dagli Appennini e occupa tutta la pianura Pontina e alcune città
latine : in pochi anni tutta la parte meridionale del Lazio era andata perduta a Roma
• nell'area dei Colli Albani l'avanzata dei Volsci si saldò con quella degli Equi
◦ dalla sponda occidentale avanzarono conquistando la regione dei monti Prenetini e due città latine
• 431 a.C. : vittoria eserciti coalizzati (romani/latini/ernici) contro Equi e Volsci sui Colli Albani
A nord I sabini minacciano Roma:
• antichi riconoscevano l'importanza di questa popolazione
• 460 a.C. improvvisi attacchi poi ventati
3.4 Conflitto con Veio
Roma si trovò da sola a fronteggiare la potente città di Veio (15 km da Roma a settentrione), sua rivale nel con-
trollo delle vie di comunicazione lungo il basso corso del Tevere e delle saline.
Contrasto attraversò tutto il V secolo a.C. e si concluse all'inizio del IV secolo a.C.
Sfociò in 3 guerre:
• Prima guerra 483/474 a.C. : Roma viene sconfitta
◦ I Veienti occuparono un avamposto sulla riva sinistra (latina) del Tevere : Fidene
◦ tragedia per l'esercito romano: formato da 300 soldati della gens Fabia e dai loro clienti, venne an-
nientato sul fiume Cremera
▪ ultimo esempio di una forma di guerra aristocratica (soppiantata poi dagli eserciti di opliti schie-
rati a falange)
◦ Veio, a seguito della vittoria, riconosce il possesso su Fidene
• Seconda guerra 437/426 a.C. : Romani vendicano la sconfitta
◦ il romano Aulo Cornelio Cnosso uccise in duello il tiranno di Veio Lars Tolumnio
◦ Fidene venne conquistata e distrutta dai Romani
• Terza guerra 405/396 a.C. : Roma vince
◦ Veio venne assediata per 10 anni dai romani
◦ importante la figura del conquistatore Marco Furio Camillo
◦ alla fine dell’assedio la città venne presa e distrutta
◦ Nessuna città etrusca prestò soccorso a Veio, addirittura alcune città si schierarono con Roma
Presa di Veio segnò una svolta importante per Roma: il lungo assedio aveva tenuto per anni i soldati romani lon-
tano dai campi.
• Si ree necessaria l'introduzione di una paga : stipendium
• Introdotta una tassa, tributum, per far fronte alle spese militari
◦ gravava in misura proporzionale sulle classi dell’ordinamento censitario
◦ ogni centuria doveva la medesima somma: tassazione colpiva più pesantemente le classi di censo
più facoltose
▪ nell’assemblea centuriata a maggiori poteri politici corrispondevano maggiori obblighi militari e
fiscali
Vittoria su Veio fruttò la conquista di un ampio e fertile territorio.
3.5 L’invasione gallica
Secondo una cronologia, oggetto di discussioni, diverse tribù galliche erano insediante nell’Italia settentrionale,
già decenni prima.
L’ultima tribù ad entrare sarebbe stata quella dei Senoni che avrebbero occupato il territorio più meridionale, più
tardi noto come ager Gallicus (Romagna meridionale e Marche settentrionali).
390 a.C. : secondo la cronologia varroniana, proprio i Senoni invasero l'Italia centrale e attaccarono Roma, in cer-
ca di nuove sedi (secondo le fonti antiche)
• più probabile una spedizione di razzia
• evento improvviso
Primo obbiettivo : città etrusca di Chiusi poi raggiunsero Roma
• esercito romano fu frettolosamente arruolato ma più che sconfitto, si dissolse al primo contatto e si rifu-
giò tra le rovine di Veio
Roma rimase priva di difese: venne presa e saccheggiata.
I Galli scomparvero rapidamente in cerca forse di nuove imprese.
Parte della storiografia romana tentò di salvare l’onore immaginando come il Campidoglio avesse resistito agli in-
vasori, difeso da Manlio Capitolino che sarebbe poi piombato sui Galli mettendoli in rotta (stremati dall'assedio).
Poco credibili anche i racconti delle immense perdite umane e delle distruzioni subite da Roma: non si trattò di
un massacro e per il ,momento la ricerca archeologica non ha rivelato segni del supposto incendio che i Galli
avrebbero appiccato alla città.
3.6 La ripresa
Dopo il sacco gallico (evento traumatico ma con conseguenze meno gravi di quelle che le fonti antiche lanciano
intendere), Roma riuscì a riprendersi subito grazie anche al nuovo impulso nella politica estera a partire dal 390
a.C.
• Territorio di Veio fu distribuito ai cittadini e nel 387 a.C. fu organizzato in 4 tribù
• nello stesso periodo iniziò probabilmente la costruzione delle mura serviane (attribuite dalla tradizione a
Servio Tullio) nei pressi di Veio
◦ cinta muraria, con scopo difensivo contro i galli, si rivelò decisiva per scoraggiare assedi da parte di
invasori come Pirro e Annibale
Dimostrazione che Roma era senza dubbio la città più grande dell’Italia centrale già in quel periodo.
Atteggiamento di Roma improntato a un'azione offensiva che trovava esecutore in Camillo, figura dominante di
quei decenni.
Anni dopo il sacco gallico:
• Equi vengono annientati
• lotta più difficile contro i Volsci che trovarono appoggio negli Ernici (vecchi alleati di Roma) e alcune città
latine
◦ Ernici stanchi dell’egemonia di Roma
• 381 a.C. : la città di Tuculo venne annessa al territorio romano e diventa il primo municipium
◦ città conservò la propria struttura di governo e la sua autonomia
◦ ai cittadini vengono assegnati i diritti e doveri dei romani
• municipium : termine che indicherà le comunità indipendenti incorporate nello stato romano
• 358 a.C. I Volsci costretti a cedere la Piana Pontina e gli Ernici parte del territorio nella valle del fiume
Sacco
◦ vennero insediati i cittadini romani iscritti a nuove tribù
• 354 a.C. :
◦ cessò la resistenza di due città latine Tivoli e Preneste
◦ Etruschi di Tarquinia e Cere, dopo la caduta di Veio, si sentivano minacciate : costrette a siglare una
lunga tregua
3.7 Prima guerra sannitica
354 a.C. : trattato tra Romani e Sanniti, nel qualche il confine tra le zone di egemonia delle due potenze veniva
forse fissato al fiume Liri.
Sanniti:
• occupavano un’area molto vasta che si estendeva lungo la catena appenninica centro-meridionale, tra i
fiumi Sangro e Ofanto : area montuosa che consentiva lo sfruttamento agricolo e favorevole alla pastori-
zia. Territorio relativamente povero e incapace di sostenere una popolazione in crescita (rimedio alle ca-
restie la migrazione verso terre fertili).
• Dal punto di vista politico il Sannio era privo di strutture urbane ed era organizzato in:
◦ pagi (cantoni) entro i quali si trovavano i vici (villaggi) governati da un magistrato elettivo chiamato
meddiss
◦ Più pagi = un touto (tribù)
• Lega Sannitica: formata dalle 4 tribù principali (Carricini, Pentri, Caudini e Irpini)
◦ possedeva una assemblea federale e nominava un comandante supremo in caso di guerra
Nel V secolo a.C. alcune popolazioni si staccarono dai Sanniti e occuparono regioni costiere della Campania che,
sotto influenza Etrusca e Greca, adottarono l'organizzazione politica della città-stato.
Prima meta del IV secolo a.C. : alcune di queste erano riunite in una Lega Campana con centro principale a Ca-
pua.
343 a.C. : inizia la guerra quando i Sanniti attaccarono Teano, nella Campania settentrionale, già occupata dai Si-
dicini (popolazione osco-sabellica).
• I Sidicini si rivolgono alla lega campana e a Capua, che incapace di fronteggiare l'offensiva sannita, chie-
de aiuto a Roma.
• Secondo Livio, i romani, nonostante il trattato, sarebbero intervenuto soltanto quando i Capuani, dispe-
rati, decisero di consegnarsi totalmente a Roma mediante un atto formale di deditio
• Più probabile che Roma giudicasse imperdibile l'occasione di impadronirsi di una delle regioni più ricche
e fertili a costo di infrangere il trattato.
Prima guerra sannitica : 343 / 341 a.C.
• si risolse con un parziale successo per i Romani:
◦ nel primo anno riescono a configgere il nemico togliendo l’assedio alla città di Capua
◦ non fu in grado di proseguire a causa di una rivolta dell’esercito impegnato in Campania
• Nel 341 a.C. Roma acconsentì alle richieste di pace rinovando l'alleanza del 354 a.C.
◦ riconosciuta a Roma la Campania
◦ riconosciuto ai Sanniti Teano
3.8 La grande guerra latina
Accordo del 341 a.C. portò a un ribaltamento delle alleanze: Roma costretta, sostenuta dai Sanniti, a fronteggiare
i vecchi alleati Latini, Campani e Sidicini a cui si aggiunsero i Volsci e gli Aurunci.
• Insoddisfazione dei Campani e Sidicini per gli esiti della prima guerra sannitica si saldò alla volontà dei
Latini di distaccarsi da Roma soffocante e al desiderio dei Volsci di riprendersi la rivincita dopo le varie
confitte
Conflitto 341 / 338 a.C. : grande guerra latina, scontro durissimo.
• Adattamento operazioni incerte nelle fonti
• vittoria romana
• esiti decisivi per l'organicazione delle futura Italia romana
• scioglimento lega latina:
◦ alcune città venero incorporate nello stato romani in qualità di municipium
◦ altre conservarono la propria indipendenza formale e i loro dritti con Roma senza relazioni tra loro
◦ alle vecchie città latine si aggiunsero le nuove colonie latine fondate su iniziativa di Roma
▪ composte da popolazioni romane sia alleate che perdevano la loro cittadinanza per acquistare
quella della colonia insieme ai diritti che avevano caratterizzato i rapporti fra Roma e le città lati-
ne
▪ status di latino perdette la connotazione etnica e designare una condizione giuridica in rapporto
con i cittadini romani
▪ latini vecchi e nuovi obbligati a fornire truppe in caso di necessita a Roma
▪ Latini ottengono il diritto di voto nelle assemblee centuriate (212 a.C. attestato per la prima vol-
ta)
• esempio della nuova concezione di status latino : Tivoli e Prenete (città che si erano ribellate
a Roma), nonostante gli abitanti fossero di etnia latina venero privati dei privilegi di connu-
bium, commercium, migratio: divennero semplici socii (alleati) di Roma
• trattati che consentirono a Roma di ampliare la propria egemonia e il proprio potenziale mi-
litare senza costringerla ad assumersi compiti di governo locale
• socii dovevano impegnarsi a mantenere a proprie spese le truppe – Roma riuscì cosi a man-
tenere il suo impegno finanziario limitato senza chiedere tributi diretti attirando l’odio degli
alleati
• Nelle città dei Volsci e Campani, Roma attuo la concessione di una forma parziale di cittadinanza : civitas
sine suffragio
◦ titolari avevano gli stessi obblighi dei cittadini romani: prestare servizio di leva e pagare il tributum
ma non avevano diritto di voto nelle assemblee popolari ne essere eletti alle magistrature dello stato
▪ poterono conservare un'ampia autonomia internazionale
• ad Anzio venne creata una colonia : abitanti conservarono la piena cittadinanza romana
Conclusione guerra : Roma aveva legato essa tutte le regioni che andavano dalla sponda sinistra del Tevere a
nord, dal golfo di Napoli a sud, dai Tirreno a ovest, ai contrafforti degli Appenino a est.
• Territori ricco e densamente popolato.
3.9 Seconda guerra sannitica
La fondazione di colonie latine di diritto latino a Cales (territorio strappato agli Aurunci) e Fregelle (che i Sanniti
consideravano di propria pertinenza) provocò una crisi nei rapporti tra romani e sanniti.
Seconda guerra sannitica : 326 / 304 a.C.
• causa è da ricercare nelle divisioni interne di Napoli (ultima città greca indipendente della Campania) : si
fronteggiavano le masse popolari favorevoli ai Sanniti e le classi più agiate di sentimento filo-romano
• romani riescono a sconfiggere una guarnigione di sanniti a Napoli e conquistare la città
• 321 a.C. : tentativo di penetrare più a fondo nel Sannio fu un fallimento, esercito romano venne circon-
dato al passo delle Forche Caudine e costretti alla resa.
◦ Schieramento a falange dell'esercito non in grado di combattere sul terreno sannitico
• Venne poi un periodo di interruzione delle operazioni militari (possibile che sia stata siglata una pace o
una tregua momentanea).
• I romani ne approfittano per compensare la perdita di Cales e Fregelle (perse nel 321 a.C. dopo la scon-
fitta), rinforzando le proprie posizioni in Campania
◦ vennero create due nuove tribù
◦ allacciano rapporti con Apulia e Lucania sperando di isolare e circondare la lega sannitica
• 316 a.C. si riaccendono le ostilità : i romani attaccarono la località di Saticula (al confine tra Campania e
Sannio)
◦ 315 a.C. : romani sconfitti dai Sanniti a Lautulae
▪ furono interrotte le comunicazioni tra Lazio e Campania
▪ romani riescono a riconquistare Saticula e si riprendono Fregelle
▪ anni successivi i romani recuperano grazie alla tenacia e strategia
◦ 312 a.C.:
▪ comunicazioni Tra Lazio e Campania vengono ripristinate grazie alla costruzione della via Appia
▪ serie di colonie latine, tra cui Luceria (fondata nell’Apulia settentrionale), iniziò a cingere il San-
nio in una sorta di assedio.
In questi anni Roma preparò il suo esercito al confronto finale con i sanniti : il compatto schieramento a falange i
rivelò incapace di manovrare su un terreno accidentato sannitico (disastro delle Forche Caudine).
• Legione venne suddivisa in 30 manipoli (reparti) risultato della riunione di 2 centurie
◦ la centuria comprendeva 60 uomini dunque 120 uomini
◦ legione schierata in 3 linee ciascuna composta 10 manipoli
▪ principes (i primi ad affrontare il nemico)
▪ hastati
▪ triarii
▪ nel tempo l’ordinamento di schieramento destinato a mutare
• ordinamento manipolare in grado di assicurare flessibilità all'esercito romano impegnato nelle regioni
montuose dell'Italia centro-meridionale
• cambiò anche l’equipaggiamento : venne adottato lo scudo rettangolare e il giavellotto (in uso anche dai
sanniti)
Roma affrontò una minaccia su due fronti:
• a sud contro i sanniti
• a nord contro una coalizione di stati etruschi
◦ nel 308 a.C. le città maggiori dell’Etruria interna costrette a una tregua
Nel frattempo il Sannio conquistò Boviano (uno dei centri maggiori dei sanniti):
• 304 a.C. : sanniti obbligati a firmare la pace
• rinnovato il trattato di alleanza del 354 a.C.
• Fregelle e Cales tornarono in mani romane
Vantaggi territoriali importati:
• gli Ernici, accusati di ribellione, vennero inglobati nello stato romano come cittadini senza diritto di voto
• gli Equi vennero terminati dopo un tentativo di rivolta e venne insediata una nuova tribù di cittadini ro-
mani
• altre popolazioni minori furono corrette a concludere trattati di alleanza con Roma
3.10 Terza guerra sannitica
Sconfitta del 304 a.C. fu grave ma non indebolì di molto i Sanniti.
298 a.C. : scontro si riaccende quando i Sanniti attaccarono i Lucani (confinanti a meridionale). I romani interven-
gono ad aiutare i lucani, concludendo forse qualche trattato. La guerra si sposta a nord.
Gellio Egnazio, comandante dei Sanniti, mise in piedi una coalizione anti-romana che comprendeva anche gli
Etruschi, I Galli e gli Umbri.
295 a.C. : scontro decisivo a Sentino (forse odierna Sassoferrato, ai confini tra Marche e Umbria)
• gli eserciti romani riuniti di Quinto Fabio Rulliano e Publio Decio Mure riuscirono a prevalere sui Sanniti
e Galli, approfittando dell’assenza dei reparti etruschi e umbri, contando anche sui contingenti degli al-
leati (superiori ai legionari romani)
◦ sistema di egemonia assicurò a Roma potenziale militare preponderante
293 a.C. : Sanniti confitti ad Aquilonia
290 a.C. : Roma invade il Sannio (fondazione colonia latina di Venosa) e impongono la pace ai Sanniti
A nord continua l'avanzata : tentativo dei Galli, alleati di alcune città etrusche, di penetrare nuovamente l’Italia
centrale.
283 a.C. : Battaglia del lago Vladimone (Lazio settentrionale)
• attacco dei Galli ed Etruschi fu bloccato
• controffensiva romana prima colpì le città dell’Etruria meridionale (Vulci e Cere) poi Etruria settentriona-
le e Umbria
◦ operazioni militari poco note a causa della perdita delle narrazioni di Livio (si arrestano al 293 a.C.) e
di Diodoro Siculo (possediamo solo estratti per il periodo posteriore al 302 a.C.)
Marcia verso Adriatico.
290 a.C. : sconfitti i Sabini e Pretuzzi (popolazione Abruzzo settentrionale)
• parte del territorio fu confiscato per la colonia latina di Handria (moderna Atri)
• agli abitanti dell’ager Praetuttiorum e ai Sabini, venne concessa la cittadinanza senza diritto di voto
Adriatico settentrionale:
• venne annesso il territorio, un tempo appartenuto ai Senoni
• 268 a.C. : nella parte settentrionale, nota come Ager Gallicus, venne fondata la colonia latina di Rimini
269 a.C. : I Piceni (Marche centro-settentrionali) trovandosi circondati tentano una guerra contro Roma poi co-
stretti alla resa qualche anno dopo
• in parte vennero deportati nella regione del Salerno
• in parte ricevettero la civitas sine suffragio
• Ascoli e Ancona (città greca) conservarono la loro autonomia
• 264 a.C. : conquista del Piceno consolidata con la creazione della colonia latina a Fermo
Risultato di queste operazioni militari fu che 30 anni dalla battaglia di Sentino, Roma era riuscita a portare i confi-
ni settentrionali del territori sotto il suo controllo, dall’Arno a Rimini.
3.11 La guerra contro Taranto e Pirro
Italia meridionale : Sanniti non definitivamente domati, popolazioni loro affini come Lucani e Bruzi conservarono
l'indipendenza.
Taranto : la più ricca e potente città greca dell’Italia ancora indipendente.
• Secondo un trattato del IV secolo (precisa datazione è oggetto di controversie) Roma si era impegnata a
non oltrepassare con le sue navi da guerra il capo Lacinio, poco a sud di Crotone e quindi di non penetra-
re nelle acque del golfo di Taranto
282 a.C. : Turi (città greca che sorgeva sulle rive calabresi del golfo), minacciata dai Lucani, richiese l’aiuto dei ro-
mani:
• nelle operazioni di difesa, i romani insediarono una guarnigione nella città e con gesto di sfida inviarono
una flotta davanti alle acque di Taranto : di fronte a questa minaccia di occupazione romana a Taranto
prevalse la fazione democratica (ostile a Roma) sull'aristocrazia (incline all'accordo con la nuova potenza
italica).
• Le navi romani furono attaccate dai Tarantini (alcune affondante) e marciarono su Turi espellendo la
guarnigione romana e gli aristocratici che la sostenevano.
• Inizia la guerra
Taranto decide di ricorre al soccorso di un condottiero della madrepatria : PIRRO
• re dei Molossi e comandante della Lega epirotica
• Epiro (circa attuale Grecia nord-occidentale e Albania meridionale) si trovava sulla costa Adriatica
• Pirro aveva fama generale di eccezionali qualità e grandi ambizioni
• con abile mossa politica diede alla usa spedizione il carattere di una sorta di crociata in difesa dei Greci
d’occidente minacciati dai barbari romani e cartaginesi, procurandosi l’appoggi odi tute le potenze elleni-
stiche (liete di sbarazzarsi di lui)
◦ Pirro prevedeva nella usa sfera d'azione anche la Sicilia
• Pirro richiama alla usa discendenza da Achille per giustificare l'attacco contro Roma “troiana” ma anche
altre parentele : era imparentato con Alessandro il Grande (la madre del re macedone apparteneva alla
casata reale dei Molossi) e poteva rivendicare la ripresa dei progetti di conquista dell’Occidente che pare
avessero animato Alessandro negli ultimi anni ella sua vita
◦ nel 295 a.C. sposa Lanassa, figlia del re di Siracusa Agatocle e con la scomparsa di quest'ultimo crollò
anche il sistema di egemonia in Sicilia orientale e Italia meridionale lasciando un vuoto di potere che
Pirro sperava di colmare
280 a.C. : Pirro sbarcò in Italia con un esercito di 22.000 fanti, 3.000 cavalieri e 20 elefanti da guerra e contava an-
che sulle truppe fornite da Taranto e le popolazioni italiche che sperava di avere dalla sua parte
Roma per la prima volta arruola anche i capite censi (nullatenenti) esenti dal servizio militare.
280 a.C. : battaglia di Eraclea
• abilita tecnica di Pirro e devastante effetto psicologico degli elefanti sui romani
• gravi perdite anche all’esercito epirota
• mise in percolo le posizioni romane nell’Italia meridionale : città greche, Lucani e Bruzi si schierarono
dalla parte di Pirro, inclusi i Sanniti (4 volta contro Roma)
Tentativo di Pirro di suscitare una ribellione tra gli alleati di Roma nell’Italia centrale di collegarsi con gli etruschi
fallì.
Esercito di Pirro insufficiente ad assediare Roma, ben difesa dalle mura alte : deicide poi di intavolare trattative di
pace inviando a Roma inviando Cinea
• chiesta libertà e autonomia per le città greche e la restituzione dei territori strappati a Lucani, Bruzi e
Sanniti
◦ vennero prese in seria considerazione dal senato, visto che Roma stessa era in difficoltà ma furono
poi respinte con l'intervento di Appio Claudio Cieco
Fallimento trattative : Pirro rafforza l’esercito con i mercenari e si mosse verso l’Apulia settentrionale, minaccian-
do le colonie latine di Venosa e Luceria
• 279 a.C : battaglia di Ascoli Satriano
◦ vittoria di Pirro con perdite gravi contro il l'esercito romano
Pirro non è in grado di concludere la guerra :
• Roma continuò a resistere grazie anche agli alleati latini e dell'Italia centrale
• rapporti tra Pirro e i suoi alleati dell’Italia meridionale iniziano a deteriorarsi: pesanti richieste finanziarie
per mantenere l’esercito e i mercenari
Pirro accettò le domande di aiuto provenienti da Siracusa:
• non più in grado di sostenere una guerra secolare con Cartagine per il dominio della Sicilia
• Pirro ritenne che il possesso della Sicilia avrebbe accresciuto la sua potenza, vista la parentale con il re di
Siracusa Agatocle consentendoli di vincere contro Roma
• se avesse rifiutato tutta la sua costruzione propagandistica, fondata sulla difesa della grecità d'occidente
e contro i barbari sarebbe crollata.
• Si reca a Siracusa lasciando una guarnigione a Taranto
• la posizione di Pirro diventò precaria quando nel 279 a.C. Roma e Cartagine firmarono un trattato di mu-
tua collaborazione militare
• In Sicilia, Pirro ebbe diverse vittorie e riuscì a costringere i cartaginesi a chiudersi a Lilibeo poi assedian-
dola : tuttavia Lilibeo venne costantemente rifornita via mare
◦ Pirro immaginò di invadere l’Africa ma il progetto falli perché a causa delle sue richieste di uomini e
denaro e del suo comportamento autoritario, li fece perdere vari alleati (alcuni di loro addirittura
passarono alla parte dei Cartaginesi)
Nel frattempo la situazione precipita in Italia:
• approfittando dell'assenza di Pirro, i romani riconquistarono posizioni
• Sanniti, Lucani e Bruzi chiesero aiuto a Pirro che decide poi di tornare in Italia, lasciando incompiuta
l'impresa siciliana
• 275 a.C. : scontro decisivo a Benevento (colonia fondata quale anno dopo)
◦ forze romani comandate da Manio Curio Dentato, misero in fuga le truppe di Pirro in grave inferiori-
tà numerica
Pirro capì che la partita era perduta : per non dare l’impressione di aver abbandonato gli alleati, lasciò una guar-
nigione a Taranto e fece ritorno nell’Epiro
272 a.C. : Pirro muore
• Taranto si arrende e diventa uno dei socii di Roma
LA CONQUISTA DEL MEDITERRANEO
4.1 Prima guerra punica
Nel 264 a.C. : Roma controllava quasi tutta l’Italia peninsulare fino allo stretto di Messina.
• Messina: area di fondamentale importanza economica e strategica in cui gli interessi romani entrarono
in collisione per la prima volta con quella di Cartagine (vecchia alleata).
• Scontro precipitato dalla questione dei Mamertini
◦ mercenari di origine italica che dopo essere stati congedati da Agatocle, si erano impadroniti con la
forza di Messina, dedicandosi ai saccheggi nelle città vicine
◦ comportamento che provocò la reazione dei Siracusani guidati da Ierone che inflisse una sconfitta e
avanzò verso Messina
◦ Cartaginesi decisero di intervenire aiutando i Mamertini : preoccupati i che i Siracusani potessero
impadronirsi della zona dello stretto
▪ venne messa una guarnigione a Messina e Ierone fu costretto a tornare a Siracusa dove venne
eletto re
◦ Mamertini decidono di fare appello a Roma : iniziò un dibattito a favore o contro l’intervento a Mes-
sina
▪ sostenerli appariva incongruente con il comportamento tenuto anni prima a Reggio dove i ro-
mani erano intervenuti per cacciare una guarnigione di soldati campani che cercavano di impa-
dronirsi del governo della città
▪ intervenire avrebbe comunque causato una guerra contro Cartagine e Siracusa
• Cartagine aveva i mezzi finanziari per mettere in campo grandi eserciti e potenti flotte
▪ Far cadere la richiesta d’aiuto avrebbe significato lasciare a Cartagine il controllo dello stretto e
perdere l’occasione di entrare nella ricca Sicilia.
Non siamo in grado di valutare se l’intervento in Sicilia abbia potuto costituire una violazione degli accordi tra
Roma e Cartagine: dibattito attorno a una clausola che includeva la Sicilia nella sfera dell’egemonia cartaginese e
la penisola italiana in quella romana. Clausola ricordata da Filino ma l’unica testimonianza è quella di Polibio che
afferma di non aver trovato nessuna copia del trattato. È possibile che esistesse una accordo per una delimitazio-
ne delle sfere d’interesse : a sospetto di ciò, l'apparizione di una flotta punica nelle acque di Taranto nel 272 a.C.
che secondo le fonti romane costituì una violazione dei patti.
Secondo Polibio fu questa motivazione economica ad aver indotto l’assemblea popolare e il senato (diviso) a vo-
tare l’invio di un esercito in sostegno ai Mamertini.
264 / 241 a.C. : inizia la prima guerra punica
• Roma non aveva formalmente dichiarato guerra
• primi anni decisivi: i Romani riuscirono a respingere da Messina, Cartaginesi e Siracusani che si erano al-
leati tra loro
263 a.C. : Ierone comprese che l’alleanza con Cartagine era pericolosa per Siracusa e decise di concludere una
pace e di schierarsi con Roma
• sostegno indispensabile per superare le difficoltà di rifornimento degli eserciti romani
262 a.C. : base cartaginese di Agrigento cadde nelle mani romane
Cartagine, grazie alla netta superiorità navale, conservò un controllo su molte località costiere della Sicilia : Roma
decise la creazione di una grande flotta di quinquiremi
• contando sull’aiuto dei socii navales (città greche dell'Italia meridionale fornirono marinai e comandanti)
260 a.C. : clamorosa vittoria romana del console Caio Duilio nelle acque di Milazzo
256 a.C. : inizia invasione in Africa
• Roma sperò di eliminare Cartagine attaccando i possedimenti africani
• flotta romana sconfisse quella cartaginese al largo di Capo Ecnomo (promontorio a est di Agrigento) fa-
cendo sbarcare l’esercito nella penisola di Capo Bon in Africa
• prime operazioni favorevoli al console Marco Attilio Regolo che non seppe però fruttare i successi:
◦ impose durissime condizioni facendo fallire le trattative di pace rafforzando la determinazione dei
Cartaginesi
255 a.C. : Esercito romano confitto dall’esercito cartaginese guidato dal mercenario spartano Santippo
• naufragio flotta romana
Posizioni di Cartagine sulle cote della Sicilia occidentale tra cui Trapani e Lilibeo, potevano essere prese solo e
bloccate anche dal mare. Flotte furono allestite con grande sforzo finanziario.
249 a.C. : romani persero due flotte nello scontro di Trapani con un ennesimo naufragio al largo di Capo Pachino.
• Roma priva di forze navali e mezzi per una nuova flotta
• Cartaginesi non furono in grado di fruttare la loro superiorità sui mari e sulla terra si limitarono solo a di-
sturbare gli eserciti romani che stavano assediando Trapani e Lilibeo
◦ cartaginesi condotti dal generale Amilcare Barca che non fu in grado di dare una svolta alla guerra
In pochi anni Roma riuscì a costruire una nuova flotta ricorrendo a un prestito di guerra dai cittadini più facoltosi
(restituito in caso di vittoria).
• Allestita flotta di 200 quinquiremi inviata, al comando di Caio Lutazio Catulo, a bloccare Trapani e Lili-
beo.
241 a.C. : flotta cartaginese sconfitta alle Isole Egadi
• Cartagine venne costretta alla pace : le clausole del trattato prevedevano lo sgombero dell’intera Sicilia e
delle isole Lipari e le Egadi, più un pagamento di un indennizzo di guerra
4.2 La prima provincia romana
Per la prima volta Roma era in possesso di un territorio al di fuori della penisola italiana, costituito dalle regioni
della Sicilia centro-occidentale.
Sistema di integrazione di questi possedimento segnò una svolta nella storia costituzionale di Roma: alle comuni-
tà un tempo soggette a Cartagine venne imposto un pagamento di un tributo annuale, consistente in una parte
del raccolto di cereali (Sicilia grande produttrice).
• Inizi I secolo a.C. il tributo siciliano consisteva nel versamento di un decimo della produzione
Amministrazione giustizia, mantenimento dell’ordine interno e la difesa dalle aggressioni esterne nei nuovi pos-
sedimenti vennero affidati a un magistrato romano inviato annualmente nell’isola
• nei primi anni uno dei quattro questori della flotta (quaestores classici) creati nel 276 a.C.
227 a.C. : furono eletti due nuovi pretori che si affiancarono ai pretore urbano e al pretore peregrino: uno dei
nuovi magistrati venne inviato in Sicilia e poi uno in Sardegna (da poco caduta in mano romana).
Da questo momento il termine provincia (in origine indicava la sfera di competenza di un magistrato) assume il si-
gnificato di territorio soggetto all'autorità di un magistrato romano.
Provincia di Sicilia non si estendeva all'intera isola : c’erano ancora stati indipendenti tra cui il regno siracusano di
Ierone e la città alleata di Messina.
4.3 Tra le due guerre
Periodo che va dalla fine della I guerra punica allo scoppio della seconda guerra punica (241 / 218 a.C.) vide un
consolidamento delle posizioni delle due grandi avversarie in vista dello scontro decisivo.
Cartagine : i primi anni dopo la sconfitta furono drammatici
• città non in grado di assicurare il pagamento delle truppe mercenarie
• 241 / 237 a.C. : i mercenari si ribellarono coinvolgendo alcune popolazioni dell’Africa settentrionale sog-
gette a Cartagine
◦ rivolta soffocata da Amilcare Barca
• cartaginesi allestirono spedizione per recuperare la Sardegna dove si erano ribellate le guarnigioni dei
mercenari che chiesero aiuto ai romani
◦ Cartagine si scontrò con Roma e venne accusata di prepararsi ad aprire le ostilità nuovamente e
Roma fu pronta a dichiarare guerra
◦ Cartaginesi non sarebbero stati in grado di affrontare lo scontro e si piegarono accettando di pagare
un indennizzo supplementare e cedettero la Sardegna insieme alla Corsica
237 a.C. : Sardegna e Corica diventano la seconda provincia romana (impresa nel Tirreno)
Roma intervenne nell’Adriatico : approfittando del declino dell’Epiro (dopo la morte di Pirro) il regno di Illiria ave-
va esteso verso sud la sua influenza sulla costa dalmata.
• Scorrerie dei pirati illiri a danno delle città greche della costa orientale dell’Adriatico e ai mercanti italici
che frequentavano i porti
• Il senato inviò proteste alla regina degli Illiri, Teuta e davanti al rifiuto della regina di far cessare le azioni
ostili dei suoi sudditi, dichiarò guerra nel 229 a.C.
229 a.C. : prima guerra illirica
• vittoria romana
• la regina fu costretta a cedere la reggenza al trono
• agli Illiri fu proibito navigare con più di due navi, disarmate, a sud di Lissus e dovettero rinunciare a ogni
pretesa sulle città greche della costa adriatica che divennero una sorta di protettorato di Roma
• Demetrio (collaboratore di Teuta passato dalla parte dei romani) venne ricompensato con la concessione
di possedimenti intorno all’Isola di Faro
219 a.C. : seconda guerra illirica
• Roma intervenne nuovamente in Illiria a seguito degli atti ostili intrapresi da Demetrio, di cui si temeva
anche l’alleanza con il re di Macedonia Filippo V
• vittoria militare di poco conto : Demetrio fuggì da Filippo V
• Faro entra nel protettorato romano
• si gettarono le premesse per un’ostilità tra Roma e Macedonia
Nel periodo tra le due guerre venne avviata anche la conquista dell’Italia settentrionale, poi portata a conclusio-
ne nel II secolo a.C.
236 a.C. : incursione del Galli che si arrestò di fronte alla colonia latina di Rimini
232 a.C. : il tribuno della plebe Caio Flaminio propose di distribuire ai cittadini romani l’ager Gallicus (regione
strappata ai Senoni qualche decennio prima)
• provvedimento di indubbio carattere politico e sociale ma permetteva di sorvegliare meglio il corridoio
adriatico attraverso il quale i Galli potevano penetrare nell’Italia centrale
• secondo Polibio la legge Flaminia destò l’allarme dei Galli Boi (che abitavano intorno all’attuale Bologna)
e fu una delle cause della guerra gallica che scoppiò poco dopo
Conflitto con i Galli :
• nello contro le due principali popolazioni della Gallia Cisalpina, Boi e gli Insubri (stanziati nella regione di
Milano) ottenerò l’appoggio di truppe provenienti dalla Transalpina, i cosiddetti Gesati
• Galli Cenomani del territorio bresciano e i Veneti si schierarono dalla parte di Roma
225 a.C. : I Galli, dopo aver penetrato in Etruria, furono annientanti a Telamone
Roma si rese conto che per allontanare la minaccia di incursioni galliche era necessario conquistare la valle Pada-
na. La campagna fu breve ma violenta :
• 222 a.C. :vittoria romana sugli Insubri a Casteggio e conquista di Mediolanum (centro principale)
• fondazione di due grandi colonie latine : Piacenza e Cremona che consolidarono la conquista all’indoma-
ni della seconda guerra punica da cui poi Roma procedette alla definitiva sottomissione della pianura pa-
dana
◦ fondate altre colonie tra cui Aquileia nel 181 a.C. con la sua importanza strategica ai confini nord-
orientali
Fondamentale per l'organizzazione e consolidamento della conquista furono le costruzioni di reti stradali:
220 a.C. : via Flaminia (da Roma a Rimini, costruzione intrapresa da C. Flaminio per collegare i territori dell’ager
Gallicus)
187 a.C. : via Emilia (da Rimini a Piacenza)
148 a.C. : via Postumia (da Genova ad Aquileia)
Cartagine riuscì a riprendersi dalla guerra dei mercenari e cercava di costruire una nuova base per la sua potenza
in Spagna : influenza politica era al momento limitata agli insediamenti fenici della costa sud-orientale
• ricordare Gades (attuale Cadice)
Conquista della Spagna potrebbe sembrare un affare privato della famiglia Barca:
• operazioni condotte da Amilcare poi dal genero Astrubale e dal figlio di Amilcare, il celebre Annibale
◦ non significa che agissero senza consenso o in contrasto con il governo cartaginese
• avanzata destò l’allarme della città greca di Marsiglia che aveva interessi economici nella Spagna setten-
trionale ed aveva impiantato insediamenti commerciali
• avanzata destò anche l'allarme di Roma (Marsiglia ne era fedele alleata)
• 226 a.C. : un'ambasceria del senato concluse con Asdrubale un trattato secondo il quale, secondo Poli-
bio, gli eserciti cartaginesi non potevano oltrepassare il fiume Ebro
• Livio afferma che il fiume Ebro fu riconosciuto come confine tra le zone di influenza dei due stati, impli-
cando che anche i romani si fossero impegnati a non superarlo verso sud-orientale
Potenziale elemento di contrasto tra Roma e Cartagine era costituito dal trattato di alleanza stretto da Roma con
Sagunto (città iberica a sud dell’Ebro).
4.4 Seconda guerra punica
Sconfitta del 241 a.C e l’umiliazione subita quattro anni dopo quando Roma si impadronì della Sardegna, avevano
creato a Cartagine un forte sentimento di rivincita contro Roma: trova espressione nella famiglia dei Barca.
Sagunto : scintilla della seconda guerra punica
• questione di Sagunto venne abilmente sfruttata da Annibale per far esplodere il conflitto nel momento
che lui riteneva favorevole : attaccò la città e i Saguntini chiesero aiuto a Roma che però non rispose su-
bito ma mandò un'ambasciateria presso Cartagine da Annibale
• Roma si preparò alla guerra solo dopo che Annibale espugnò Sagunto, pronto a realizzare il suo disegno
strategico anche se rischioso
• Piano di Annibale : invadere l’Italia
◦ la vittoria di Roma fu dovuta all’immenso potenziale umano e finanziario assicurato dal suo dominio
in Italia, necessario colpire il nemico alla base della potenza cercando anche di staccare Roma dai
suoi alleati italici ma a seguito del trattato di pace i Cartaginesi avevano un’inferiorità assoluta nelle
forze navali
◦ invasione poteva avvenire solo via terra attraverso le frontiere settentrionali sperando di trovare
l’appoggio dei Galli da poco sottomessi
218 a.C. : Annibale partì da Nova Carthago con un esercito rafforzato anche dalla truppe spagnole e valicati i Pire-
nei riuscì a evitare lo scontro con l’esercito romano guidato da Publio Cornelio Scipione (inviato in Spagna per in-
tercettarlo).
• Esercito cartaginese attraversò le Alpi, subendo gravi perdite ma ottenendo l’immediato supporto dei
Boi e Insubri
• Annibale sconfisse i romani sul fiume Ticino e Trebbia
◦ incluso l’esercito romano del console Tiberio Sempronio Longo
217 a.C. : Annibale riuscì a eludere gli eserciti romani che tentavo di impedirgli il passaggio degli Appennini
• vittoria sul Lago Trasimeno contro le truppe di Caio Flaminio (morto in battaglia)
• a Roma si fa strada l’idea che è impossibile sconfiggere Annibale
• Quinto Fabio Massimo nominato dittatore
◦ strategia : evitare di combattere sul campo e limitarsi a controllare le mosse di Annibale impeden-
doli di ricever aiuti da Cartagine e dalla Spagna in modo da costringerlo ad arrendersi e abbandona-
re l’Italia
▪ alla lunga avrebbe portato vittoria ma a breve termine significativa assistere alla devastazione
dell’Italia centrale da parte dell’esercito cartaginese che aveva già attraversato incontrastato le
regioni del Piceno, Sannio e dell’Apulia
◦ caduti i 6 medi di dittatura Roma torna all'offensiva sperando di schiacciare Annibale con inferiorità
numerica
216 a.C. : eserciti romani di Caio Terenzio Varrone e Lucio Emilio Paolo annientati a Canne (Canosa di Puglia)
• capolavoro dell’arte militare: il più esempio compiuto di manovra di accerchiamento compiuta da un
esercito numericamente inferiore agli altri
Numerose comunità dell'Italia meridionale (Capua) defezionarono.
215 a.C. :
• Ierone di Siracusa muore e gli successe il nipote Ieronimo che decise di schierarsi con Cartagine
• romani vengono a conoscenza del patto di alleanza tra Annibale e Filippo V di Macedonia
◦ ambizioni di Filippo sull’Adriatico ostacolate dal protettorato romano sulle città greche della costa
• alleati Italia centrale rimasero fedeli a Roma
• si ritorna alla strategia attendista di Fabio Massimo consentendo a Roma di riguadagnare le posizioni
perdute in meridione
212 a.C. : Taranto si schierò con Cartagine ma un piccolo presidio romano occupò la cittadella, sorvegliando il
proto e impedendo ad Annibale di ottenere rinforzi via mare
211 a.C. : Taranto conquistata dai Romani
Negli altri teatri di guerra in questo periodo le cose svolgevano al meglio per Roma:
• 212 a.C. : In Sicilia, le forze romane guidate da Marco Claudio Marcello, conquistarono e saccheggiarono
Siracusa dopo un lungo assedio
• esercito cartaginese sbarcato ad Agrigento fu decimato da un epidemia
215 a.C. : scoppia la prima guerra macedonica
• Nell'Adriatico una flotta di 50 quinquiremi fu sufficiente per impedire un’invasione dell'Italia da parte di
Filippo V e un suo possibile congiungimento con Annibale
• Roma riuscì a paralizzate l’azione del re macedone creando una coalizione di stati greci a lui ostili, tra i
quali la Lega Etolica
◦ quando gli Etoli rinunciarono alla guerra anche Roma si affrettò a concludere la pace con Filippo :
205 a.C. Pace di Fenice (località dell’Epiro)
▪ lasciò immutato il quadro territoriale
Svolta decisiva della seconda guerra punica in Spagna:
• dopo sconfitta sul fiume Trebbia Publio Cornelio Scipione raggiunge il fratello Cneo nella penisola iberica
ed entrambi impedirono ad Annibale di ricevere aiuti dalla Spagna
• 211 a.C. : I fratelli si ritrovano divisi ad affrontare le forze cartaginesi e vennero sconfitti poi uccisi
• romani si ritirarono con l'esercito rimasto e difesero la Spagna settentrionale
• Publio Cornelio Scipione l’Africano fu nominato comandante della truppe in Spagna
◦ 209 a.C. : si impadronì della base principale cartaginese, Nova Carthago
◦ 208 a.C. : sconfisse il fratello di Annibale, Asdrubale, nella località di Baecula ma non riesce a impe-
dire che porti aiuto al fratello Annibale in Italia
207 a.C. : Asdrubale sconfitto sul fiume Metauro (Marche settentrionali) dai consoli Marco Livio Salinatore e
Caio Claudio Nerone
• Asdrubale muore, non riesce a ricongiungersi con Annibale ridotto all’impotenza che si stava ritirando
nel Bruzio
206 a.C. : Battaglia di Ilipa
• Scipione l’Africano sconfigge i cartaginesi in Spagna
205 a.C. : Scipione l’Africano eletto console e prepara l’invasione in Africa
• importante l’alleanza con Massinissa e della tribù di numida dei Massili, in rivolta contro Cartagine
204 a.C. : sbarco in Africa
203 a.C.: Vittoria sui Campi Magni di Scipione e Massinissa contro i Cartaginesi
• trattative di pace fallirono per le dure condizioni dettate da Scipione che sperava di eliminare per sempre
la minaccia punica
202 a.C.: Battaglia di Zama
• pose fine al conflitto
• nonostante l’ingenio tattico di Annibale la cavalleria numida di Massinissa diede vittoria ai romani
201 a.C. : trattato di pace che prevedeva
• la consegna di tutta la flotta cartaginese (tranne 10 navi)
• pagamento di una pesante indennità
• rinuncia da parte di Cartagine a tutti i possedimenti fuori dall’Africa (soprattutto Spagna)
• riconoscimento da parte di Cartagine al confini del regno di Numidia governato da Massinissa
• ai Cartaginesi non fu concesso di dichiarare guerra senza il permesso di Roma
2.5 Seconda guerra macedonica
Pochi anni dopo la conclusione con Cartagine, Roma si impegnò in un altro conflitto contro Filippo V di Macedo-
nia.
Con la decisione di contrastare le ambizioni del re che aveva messo in piedi una coalizione di stati greci nella pri-
ma guerra macedonica aveva permesso a Roma di limitare al massimo lo sforzo militare in Oriente per concen-
trarsi su Cartagine.
Roma finì comunque coinvolta nello scacchiere politico ellenistico avendo creato una serie di relazioni con alcuni
stati greci : Lega Etolica, Regno di Pergamo e Atene.
Causa della guerra : attivismo di Filippo V nell’area dell’Egeo e sulle coste dell’Asia Minore dove si scontrò con le
due maggiori potenze dell’area: Regno di Pergamo e Repubblica di Rodi
201 a.C. :
• Filippo viene battuto dalle flotte di Pergamo e Rodi a Chio
• riuscì dopo a infliggere una confitta alla flotta di Rodi a Lade
I coalizzati compresero che non sarebbero stati in grado di allontanare la minaccia macedonica e non potevano
rivolgersi a:
• Antioco III re di Siria che aveva stabilito un’intesa con Filippo
• Egitto già impegnato ad arginare l’ostilità della Siria
Si rivolgono a Roma: un acceso dibattito,i timori, ingiustificati, di una possibile invasione macedonica, e il deside-
rio di alcuni membri della classe dirigente romana di trovare in Macedonia un terreno di gloria e trionfi militari
oltre alla vendetta con il sovrano che,alleandosi con Annibale aveva colpito Roma in un periodo buio, inducono i
comizi centuriati a votare per la guerra.
• Si decise di mandare un ultimatum a Filippo in cui gli si intimava di rifondere i danni di guerra inflitti agli
alleati di Roma e di astenersi dall'attaccare gli stati greci
• Roma aveva comunque già dichiarato guerra ma l’ultimatum fu una mossa di carattere propagandistico
presentandosi come protettrice della Grecia, mossa diplomatica che valse a Roma il sostegno di alcuni
stati tra cui Atene (militarmente ininfluente ma la città più influente della Grecia)
• Filippo ignorò l’ultimatum
200 a.C. : esercito romano sbarcò ad Apollonia
Primi due anni di guerra senza azioni decisive:
• Lega Etolica si aggiunse alla coalizione anti-macedone
198 a.C. : Tito Quinzio Flaminino costrinse Filippo a ritirarsi dalle sue posizioni fortificate nell’Epiro
• successo maggiore sul piano diplomatico quando Flaminino, nelle trattative di pace, chiese la liberazione
della Tessaglia (regione sotto dominio macedone dai tempi di Filippo II)
• richiesta respinta ma gli stati greci iniziarono a schierarsi dalla parte di Roma tra cui la Lega Achea (prin-
cipale organismo politico del Peloponneso, da decenni alleata della Macedonia)
• A Filippo rimangono pochi presidi
198 a.C. : Filippo prepara le trattative di pace, interrotte da Flaminino e dai suoi alleati politici in senato, quando
Flaminino scopre che il suo comando in Grecia è stato prorogato fino al 197 a.C.
197 a.C. : Battaglia di Cinocefale in Tessaglia
• Vittoria romana
• Filippo costretto ad accettare le condizioni di pace:
◦ ritiro delle guarnigioni macedoni in Grecia
◦ pagamento indennità
◦ consegna della flotta (tranne 5 navi)
◦ Filippo poté conservare il regno (disappunto per gli Etoli che speravano nel smembramento)
196 a.C. : durante i giochi Istmici Flaminino proclamò l'autotomia e la libertà della Grecia con l’obbligo di versare
tributi e ospitare guarnigioni degli stati, un tempo soggetti alla Macedonia)
• no diretta responsabilità del governo in Grecia
194 a.C. : esercito romano evacuò la Grecia per poi ritornarci
4.6 La guerra siriaca
Negli anni in cui Flaminino regolava gli affari della Grecia iniziarono anche le trattative diplomatiche con Antioco
III .
Il re di Siria, approfittando della debolezza dell’Egitto e delle difficoltà del regno macedone stava progressivamen-
te estendendo la sua egemonia sulle città greche della costa occidentale dell’Asia Minore, formalmente autono-
me e addirittura reclamò i possedimenti della costa della Tracia (attraversando con un esercito l’Ellesponto)
• territorio strappato un secolo prima in occasione dei conflitti con Alessandro
Roma protestò chiedendo la cessazione degli attacchi contro le città greche e l’immediata evacuazione dell’Euro-
pa, che però vennero respinte assicurando di non nutrire alcuna ostilità nei confronti di Roma ma riaffermo la
fondatezza delle sue pretese sull’Asia Minore e Tracia.
In questo periodo Annibale trovò rifugio alla corte siriaca e Scipione Africano consigliò di lanciare un presidio in
Grecia in caso di guerra.
• Flaminino riuscì a imporre il rispetto dell’impegno preso ai Giochi Istmici : esercito romano in Grecia, im-
pegnato in una campagna contro Sparta, alimentando la propaganda ostile della Lega Etolica
• Etoli scontenti di quello che avevano ottenuto i cambio del loro aiuto militare contro Filippo, sosteneva-
no che la Grecia avesse solo cambiato padrone, dalla Macedonia a Roma
192 a.C. : inizia il conflitto tra Roma e Siria
• quando la Lega Etolica invita Antioco III a liberare la Grecia dai falsi liberatori
• Antioco passò con un esercito a Demetriade, in Tessaglia, ricevendo solo l’aiuto dagli Etoli, sottovalutan-
do coi il sostegno che si spettava di avere
192 a.C. Antioco venne battuto a Termopili e fuggì in Asia Minore
190 a.C. : il console Lucio Cornelio Scipione insieme al fratello Scipione Africano si preparò a invadere l’Asia Mi-
nore via terra attraverso Grecia, Macedonia e Tracia con il sostegno di Filippo V di Macedonia
• nel frattempo la flotta romana, assistita falle squadre di Pergamo e Rodi, sconfiggeva i Siriaci nell’Egeo
190 a.C. : Battaglia di Magnesia
• esercito di Antioco III numericamente superiore ma male organizzato venne disfatto
188 a.C. : Pace di Apamea
• Antioco dovette pagare un’indennità di guerra
• affondare la sua flotta
• consegnare nemici veterani a Roma tra cui Annibale che riuscì a scappare in Bitinia
• sgomberare i territori a ovest e nord del massiccio del Tauro (centro Asia Minore)
Territori strappati furono divisi tra i fedeli alleati di Roma: Regno di Pergamo e Repubblica di Rodi.
Le città greche della costa ottennero l’autonomia.
4.7 Le trasformazioni politiche e sociali
Le grandi vittorie militari tra fine III / inizio II secolo a.C. portarono cambiamenti anche nell’assetto politico e so-
ciale interno.
Esempio alcuni episodi quasi contemporanei, poco dopo la pace di Apamea:
• il processo degli Scipioni : evidente contrasto interno della stessa classe dirigente romana i e nuovi sce-
nari di lotta che i andavano apprendo
◦ 187 a.C. : Lucio Cornelio Scipione (vincitore di Antioco III) venne accusato da alcuni tribuni della ple-
be di essersi impadronito di parte dell’indennità di guerra versata dal re di Siria trattandolo come
bottino
◦ 184 a.C. : dopo l’intervento dell’Africano a favore del fratello, fu obbligato a pagare una multa pesan-
te, solo il veto di un tribuno della plebe impedisce la sua condanna
◦ Nello Stesso anno fu attaccato anche Scipione Africano per aver condottò forse trattative di caratte-
re personale con il re di Siria, rifiutò le accuse limitandosi di ricordare i grandi servigi resi allo Stato,
decidendo poi di ritirarsi in esilio
◦ Processo ispirato alla figura politica emergente di questo periodo, Marco Porcio Catone e fu un at-
tacco contro una personalità eccezionali con cariche rivestite e un carisma eccezionale, colpendo
l'individualismo che rischiava di mettere in pericolo la gestione collettiva della politica da parte della
nobilitas
• 180 a.C. la legge Villia
◦ introdusse un obbligo di età minima per rivestire diverse magistrature e un intervallo di un biennio
tra una carica e l’altra
◦ tentativo di regolare una competizione politica che diventava sempre più accesa, riprendendo anche
altre disposizioni come quella che proibiva di rivestire un secondo consolato entro un decennio dalla
prima elezione
• diffusione del culto di Bacco in Italia
◦ forse originario in Magna Grecia, segno di tensione religiosa, culturale e sociale (i devoti di Bacco
provenienti dalle classi sociali inferiori).
◦ 186 a.C. : reazione durissima, il senato diede mandato ai consoli di condurre una severa inchiesta
▪ i Baccanali (conventicole dei seguaci) dovevano essere stroncati anche a costo di calpestare
l’autonomia giurisdizionale delle comunità alleata d’Italia. Negli seguenti molti sacerdoti e adep-
ti del culto vennero imprigionati o messi a morte e la devozione di Bacco fu sottoposta a una ri-
gida regolamentazione
▪ ciò che aveva indotto il Senato ad addottorare tali misure, on era la necessità di reprimere prati-
che orgiastiche e vari crimini, ma era preoccupante il fatto che i devoti di Bacco si fossero dati
un’organizzazione interna, che si poteva configurare come una sorta di stato all’interno dello
stato romano o meglio contro.
4.8 Terza guerra macedonica
Pace di Apamea aveva espulso il regno di Siria dallo scacchiere dell’Egeo. Nell’area rimase la Macedonia di Filippo
V che aveva sostenuto Roma nella guerra siriaca.
• All’indomani della pace di Apamea le ambizioni di Filippo sulle città della costa trace vennero frustrate
da Roma anche su impulso del re di Pergamo Eumene II (custode interessi romani in oriente). Filippo
momentaneamente cedette rinunciando alla Tracia e inviando il figlio minore Demetrio a Roma a soste-
nere la sua causa.
Secondo Polibio, Filippo stava preparando la rivincita.
Negli stessi anni la posizione di Roma in Grecia si fece delicata: Roma si trovava in mezzo alle infinite controversie
tra le città greche, ricevendo in senato varie ambascerie.
• Roma adottò nella soluzione di questi contrasti una linea che privilegiava gli aristocratici contro le fazioni
democratiche più legate agli ideali di liberà e autonomia
179 a.C. : muore Filippo V e gli succede Perseo (riuscendo a sbarazzarsi del fratello Demetrio).
• L’elemento democratico e nazionalista di molte città greche, insofferenti ne confronti delle ingerenze ro-
mane, cominciò a volgersi con favore verso Perseo
• questo fu sufficiente agli occhi di Roma di vederlo come una minaccia per il sistema egemonico sul mon-
do greco (creato all’indomani della seconda guerra macedonica e riaffermato con la pace di Apamea)
• ogni mossa diplomatica, azioni militari, di Perseo vennero interpretate come gesti di sfida, al di là degli
obiettivi reali del sovrano
• 172 a.C. : il re di Pergamo presentò a Roma un lungo elenco di accuse conto Perseo e inizia lo scontro
172 a.C. : inizia la terza guerra macedonica
• fallirono le trattative per un accordo e iniziano le prime operazioni nel 171 a.C.
• primi anni di guerra : comandanti romani si distinsero per le rapine commesse ai danni di molte città
greche
• successi militari di Perseo che ottenne un aiuto concreto solo dalla popolazione epirota dei Molossi e dal
re d’Illiria Genzio
168 a.C. : svolta
• Genzio sconfitto
• Perseo sconfitto a Pidna (Macedonia) dal nuovo comandante romano, il console Lucio Emilio Paolo
◦ Perseo fu portato prigioniero in Italia e abolita la monarchia macedone
Conseguenze:
• Macedonia fu divisa in 4 repubbliche:
◦ non potevano intrattenere rapporti tra loro
◦ vietati i matrimoni tra abitanti di due diversi stati
◦ non concesso possedere terreni o case in altri stati
◦ tre repubbliche poterono conservare forze armate per sorvegliare le popolazioni barbariche confina-
ti ma venne impedito loro di sfruttare legname per costruire navi e di estrarre oro e argento dalle
miniere
◦ versamento di un tributo a Roma
• Illiria divisa in 3 stati:
◦ versamento di un tributo a Roma
• Stati Greci:
◦ moderazione di Roma venne messa da parte
◦ la Lega Achea costretta a consegnare 1000 di lealtà sospetta e deportate in Italia (incluso Polibio)
◦ i Molossi (schieratesi dalla parte di Perseo) puniti con la devastazione del loro territorio e riduzione
in schiavitù della popolazione
◦ Rodi, per aver tentato un mediazione tra Roma e Perseo, fu privata di alcune regioni dell’Asia Mino-
re,ottenute anni prima per l’appoggio nella guerra siriaca
▪ Rodi colpita anche dalla creazione di un porto franco nell’Isola di Delo dove le rotte commerciali
furono deviate su Delo e Rodi perse quota significativa delle entrate doganali
4.9 Quarta guerra macedonica e guerra arcaica
Tesi i rapporti tra Roma e la Lega Achea.
Tentativi di secessione di Sparta dalla Lega coincisero con una rivolta in Macedonia:
• un tale Adrisco, che si fece passare per figlio di Perseo, prevalse sulle deboli milizie repubblicane riunen-
dole per un’ultima volta le forze macedoni sotto bandiera monarchica.
• Dopo qualche successo fu eliminato nel 148 a.C. dal pretore Quinto Cecilio Metello
Scongiurata la minaccia di Adrisco, il senato si occupò degli Achei, ordinano di staccare dalla Lega non solo Sparta
ma anche altre città tra cui Argo e Corinto : possibile fine della lega.
• L’assemblea della Lega, ostile a Roma, decise la guerra che si rivelò breve : i romani invasero il Pelopon-
neso guidati da Metello, comando poi preso dal console Lucio Mummio che sconfisse l’ultimo esercito
acheo
• 146 a.C. : Corinto, principale città della Lega, fu saccheggiata e distrutta
Macedonia divenne provincia romana:
• il suo governatore poteva intervenire per regolare le questioni della Grecia
• quasi tutte le leghe vennero sciolte o ridotte d'importanza
• imposti ovunque regimi aristocratici di provata fedeltà
4.10 Terza guerra punica
Dopo la sconfitta nella seconda guerra punica, Cartagine riuscì a riprendersi economicamente saldando con largo
anticipo il pagamento dell’indennità fi guerra fornendo costantemente grandi quantità di cereali per gli eserciti
romani e Roma stessa.
Anche dal punto di vista politico lo stato cartaginese si era comportato in modo irreprensibile e lo mostrano gli
avvenimenti del 196 a.C.
• Annibale fu eletto massimo magistrato ma un’ambasceria giunta da Roma lo accusò di preparare
un'alleanza con Antioco III di Siria e fu costretto a fuggire in Oriente mentre il nuovo governo cartagine-
se continuo a mantenere la lealtà per Roma
Elemento che poteva turbare la situazione in Africa settentrionale : dispute di confine tra la Numidia di Massinis-
sa e Cartagine
• il re numida, approfittando dal fatto che i limiti del suo stato non erano stati fissati con precisione o fin-
gendo che non lo fossero, nel coro della prima metà del II secolo a.C. avanzò pretese sempre più ambi-
ziose sui territori cartaginesi
• Cartagine non poteva dichiarare guerra, si rivolge a Roma ma rimane delusa
• 151 a.C. : dopo che Massinissa inglobò alcuni territori cartaginesi, a Cartagine prevalse il partito della
guerra inviando un esercito contro Massinissa
◦ mossa disastrosa: esercito cartaginese venne fatto a pezzi
◦ Cartagine venne accusata da Roma di aver violato la pace del 201 a.C. : molti iniziarono a premere
per la distruzione di Cartagine tra cui Catone
◦ in questa decisione giocarono un ruolo sia l'irrazionale timore che Cartagine potesse diventate nuo-
vamente un grande pericolo (coalizzando forze antiromane) sia la realistica constatazione che il con-
quistatore di Cartagine avrebbe acquistato per se una gloria e per lo stato romano un bottino im-
menso e un territorio fertile
149 a.C. : esercito romano sbarcò in Africa
• Cartaginesi tentando di evitare una guerra perduta in partenza, consegnando ostaggi e cedendo arma-
menti ma quando i consoli chiesero loro di abbandonare la città decisero di resistere
146 a.C. : dopo un lungo assedio la città venne saccheggiata e rasa al suolo per mano di Publio Cornelio Scipione
Emiliano (figlio di Lucio Emilio Paolo ma entrato nella famiglia per adozione)
Il territori fu trasformato nella nuova provincia d’Africa.
4.11 La Spagna
Roma non era ancora riuscita a venire a capo della situazione in Spagna:
• all’indomani della seconda guerra punica, i Romani si erano stabiliti in due distinte zone della penisola
iberica
◦ nel meridionale intorno alla città di Cadice e alla vallata del Guadalquivir
◦ a settentrione nella zona costiera a nord dell’Ebro
197 a.C : le due aree vennero organizziate in province
• Spagna Citeriore a nord
• Spagna Ulteriore a sud
Le comunità soggette a Roma dovettero pagare un tributo, stipendium, e fornire truppe ausiliarie.
La penetrazione verso l’interno si rivelò lenta e difficile : la sottomissione della penisola verrà completata da Au-
gusto.
Roma venne costretta a lasciare quai costantemente forti eserciti in Spagna a causa delle varie tribù di stirpe cel-
tibera, in particolare a sud la tribù dei Lusitani.
• Ci furono sconfitte numerose e vittorie mai decisive
◦ tribù i ribellavano
◦ cresceva il malcontento tra legionari e truppe alleati, per una guerra sporca senza bottino e senza
fine
◦ episodi di renitenza alla leva che costrinse i magistrati nel 149 a.C. a creare un tribunale speciale e
permanente incaricato di giudicare il reato di concussione
▪ quaestio perpetua de repetundis
▪ estese poi le competenze su tutti i casi di abuso di potere da parte dei governatori provinciali
I due atteggiamenti diversi da parte dei governatori delle province spagnole:
• M. Porcio Catone : inviato in Spagna Citeriore nel 195 a.C. in qualità di console al comando anche
dell’esercito
◦ procedette alla sistematica sottomissione delle tribù della valle dell’Ebro
◦ successi effimeri : Roma fu costretta a impegnare numerose truppe nella provincia
• Ti. Sempronio Gracco : governatore Spagna Citeriore tra 180 / 178 a.C.
◦ dopo significativi successi militari, con il suo atteggiamento conciliante, cerco di rimuovere le ostilità
verso Roma
◦ concluse diversi trattati di pace con alcune tribù celtibere
147 / 139 : Dopo la guerra lunga e difficile contro i Lusitani guidati da Viriato, in Spagna Ulteriore, la lotta si con-
centrò intorno alla città celtibera di Numanzia(Spagna settentrionalismo)
137 a.C. : sotto le mura della città si consumò un episodio emblematico
• il console Caio Ostilio Mancino, sconfitto, per evitare la distruzione del suo esercito fu costretto dai Nu-
mantini a firmare una pace umiliante per Roma
• il trattato venne disconosciuto dal senato
• guerra affidata a Scipione Emiliano (eletto per la seconda volta al consolato nel 134 a.C., nonostante
una legge che lo impediva)
◦ 133 a.C. città conquistata e distrutta dopo un assedio
◦ umiliazione del 137 a.C. non facilmente cancellata soprattutto tra quelli che erano stati testimoni
(Ostilio Mancino, Tiberio Sempronio Gracco)
La crisi della Repubblica e le guerre civili (dai Gracchi ad Azio)
DAI GRACCHI ALLA GUERRA SOCIALE
1.1 L’età dei Gracchi (133/121 a.C.) una svolta epocale?
La tradizione storiografica aristocratica, dominante nelle fonti, con la polemica contro il tribunato della plebe ha
canonicamente identificato nell’età dei Gracchi l’origine della degenerazione dello stato romano e l’inizio delle
guerre civili. (stravolgimento istituzioni, degradazione rapporti sociali, violenza, rivolte…). Al quanto eccessivo è
indubbio che in tale periodo siano drammaticamente venuti a maturazione e in piena evidenza, fenomeni e pro-
blemi tra loro connessi e già preesistenti che affondavano le radici negli squilibri creati dalla stessa espansione
del dominio romano.
1.2 Mutamento degli equilibri sociali
• Guerra punica contro Annibale aveva inferto ferite profonde all’agricoltura.
• Le continue campagne belliche oltremare avevano tenuto i romani e gli alleati lontano dalle case e dai
poderi.
• Le conquiste eterne comportavano un consistente afflusso di ricchezze nella mani di pochi
• ampliamento orizzonti e occasioni di sfruttamento e mercato
• enorme massa di chiavi
• penetrazione grecità a Roma e in Italia
I capitali (bottini di guerra, indennizzi imposti ai vinti, tasse e gravami provincie) che affluivano a Roma avevano
progressivamente modificato un struttura economica e sociale rimasta fino allora essenzialmente agricola.
Romani e italici si erano introdotti nel grande commercio (olio, vino, grano, schiavi, beni di lusso):
• i negatiatores (uomini d’affari, spesso organizzati in società) iniziarono a installarsi nelle province prece-
dentemente acquisite esercitando anche professioni bancarie.
◦ Attività, favorite dallo sviluppo di strade e porti, avevano fatto fortuna ai senatori che le esercitavano
tramite prestanome (commercio interdetto ai senatori dalla lex Claudia 218 a.C.) favorendo l'ascesa
anche degli equites (ricchezza un tempo fondiaria, finanziaria e mobiliare).
▪ Equites : organizzati sulla base di censo di 400.000 sesterzi e comprendevano i figli e fratelli di
senatori, ricchi proprietari terrieri, pubblicani (appaltatori delle imposte di Stato, dei lavori, pub-
blici, dogane e miniere)
▪ esclusi dalle cariche pubbliche ma interessati a difendere i propri interessi entrando anche a far
parte del tribunale permanente (quaestio perpetua del 149 a.C. contro le estorsioni dei magi-
strati delle provincie ai danni delle comunità e singoli)
Inoltre il continuo contatto con l’oriente aveva contribuito alla diffusione in Italia e a Roma dell’ellenismo : i ricchi
figli romani venivano cresciuti, educati e istruiti da nutrici e precettori di cultura greca (schiavi e liberti) e sempre
più frequentemente schiavi greci colti amministravano con competenza case, proprietà, patrimoni dei padroni
(contabili, scribi…) e ne curavano la mensa, il servizio domestico, l’aspetto e la salute.
1.3 Crisi della piccola proprietà fondiaria e inurbamento
Sviluppo scambi commerciali aveva modificato e in modo diverso secondo le regioni,la fisionomia dell’agricoltura
italica: il massiccio ricorso alla mano d’opera schiavile, l'importazione di grandi quantità di grano (Sicilia) e di ma-
terie prime, la spinta verso culture più speculative, costituirono una concorrenza sempre più rovinosa per la tra-
dizionale agricoltura d'autosussistenza.
I piccoli proprietari terrieri, già impoveriti dagli effetti della seconda guerra punica e dai scontri extra-italici si era-
no spesso trovati nella necessità di vendere le loro proprietà.
La concentrazione fondiaria (accentuata dall'accaparramento di ampie estensioni del agro pubblico) aveva acce-
lerato la tendenza verso un agricoltura non più di sussistenza(autoconsumo ma destinata alla commercializzazio-
ne.
• Bisognosa di vaste superfici coltivabili o da destinare a pascolo, fondata da grandi capitali e abbondante
mano d’opera
• modello do proprietà : grande azienda agricola, villa rustica
◦ basato sullo sfruttamento intensivo di personale schiavile e diretta da schiavi-manager (vilici) che fa-
cevano lavorare schiavi-operai e artigiani (spesso altamente specializzati).
Unica possibilità per le piccole proprietà tradizionali, di sostenere la competizione, era quella di riconvertite le
colture: ciò esigeva troppe spese d’impianto e la creazione/supporto strutture
• essendo sprovvisti di capitali era impossibile sostenere la concorrenza e un numero sempre più crescen-
te vendeva la proprietà
◦ molti poi affluirono a Roma dove la massa urbana divenne sempre più consistente: inizia la trasfor-
mazione di Roma in una metropoli (fine epoca repubblicana aveva oltre un milione di abitanti) dove i
problemi di sussistenza e approvvigionamento da li a poco cominciarono a rivelarsi
1.4 Rivolte servili
Il moltiplicarsi delle grandi tenute a personale schiavile, spesso trattato e sfruttato in modo disumano, insieme al
dilatarsi delle zone destinale al pascolo (bestiame difeso e vegliato da schiavi pastori armati) crearono il presup-
posti per ripetuto esplodere di rivolte servili.
Teatro dei moti schiavili più gravi fu la Sicilia dove latifondi e pascoli erano più diffusi ed estesi:
• moti nel 140-132 a.C. e di nuovo nel 104-100 a.C.
• prima rivolta scoppiata a Enna e si estese in tutta l’isola, guidata da uno schiavo siriaco. Insufficienti i
mezzi ordinari per arginare la ribellione, Roma inviò in seguito 3 consoli e solo l’ultimo di loro, Publio Ru-
pilio, domò l’insurrezione nel 132 a.C.
1.5 Due fazioni dell’aristocrazia : optimates e populares
Mutamenti anche sugli equilibri che avevano regolato la stabilità della classe dirigente romana.
Comminarono a delinearsi due fazioni, entrambe scaturite dalla nobilitas, in base all’atteggiamento assunto nei
confronti delle nuove istante:
• Optimates
◦ si richiamavano alla tradizione degli avi, si autodefinivano boni (gene dabbene), che cercava di otte-
nere per la propria politica l’approvazione dei benpensanti, ispirata da buoni principi e sollecita del
bene dello stato, sostenitrice dell’autorità e delle prerogative del senato
• Populares
◦ si consideravano difensori dei diritti del popolo, descritti dai populares come padroni del mondo ma
conducevano un’esistenza miserevole e propugnavano la necessità di ampie riforme in capo politico
e sociale
Approvazione in questo periodo di 3 leggi tabellarie (concernenti la segretezza d'espressione scritta) del voto:
• 139 a.C. lex Gabinia tabellaria (introduce voto segreto nei comizi elettorali)
• 137 a.C. lex Cassia tabellaria (estende voto segreto ai giudizi popolari, tranne per perduellio)
• 131 a.C. : lex Papiria tabellaria (introduce voto segreto nei comizi legislativi)
1.6 La questione dell’ager publicus e il tentativo di riforma agraria di Caio Lelio
Guerre di conquista avevano fatto crescere a dismisura l’ager publicus (terreno demaniale di proprietà collettiva
dello Stato romano).
• Parti di esso venivano concesse in uso a privati (inclusi federati latini e italici) a titolo di occupatio ma re-
stava sempre allo stato che riservava la facoltà di revocare il possesso
• utilizzo garantito dietro pagamento di un canone, vectigal, del tutto irrisorio e che non sempre lo stato
esigeva
Crisi progressiva della piccola proprietà fondiaria tendeva a favore la concentrazione della maggior parte dell’ager
publicus nelle mani dei proprietari terrieri più ricchi e potenti.
Necessità di norme che mirassero a restringere l’ager publicus : Caio Lelio , amico di Scipione Africano, durante il
suo consolato 140 a.C. o poco prima propose un provvedimento per limitare l’estensione che un privato poteva
occupare ma davanti all'opposizione senatoria, ritirò poi la sua proposta
1.7 Tiberio Gracco
Tiberio Sempronio Gracco, figlio maggiore dell’omonimo Tiberio Sempronio Gracco trionfatore in Spagna e di
Cornelia (figlia di Scipione l’Africano), membro della nobilitas, nell’anno del suo tribunato della plebe 133 a.C. vol-
le riprendere il tentativo di operare una riforma agraria tramite norme che limitassero la quantità di agro pubbli-
co posseduto.
• Progetto di legge agraria che propose, riprendendo riforme anteriori (leggi Licinie Sestie), al comizi tribu-
ti nel 133 a.C. fissava all'occupazione di agro pubblico un limite di 500 iugeri (125 ettari) con l’aggiunta di
250 iugeri per ogni figlio fino a 1000 iugeri per famiglia.
• Un collegio di triumviri eletto dal popolo è composto da Tiberio, il fratello Caio e dal suocero Appio Clau-
dio Pulcro (princeps del senato) avrebbe poi avuto il compito di ripartire i lotti e recuperare i terreni in
eccesso e distribuirli poi ai cittadini più poveri in piccoli lotti da 30 iugeri per persona e inalienabili
◦ fondi necessari per la riforma ricavati utilizzando il tesoro del re di Pergamo Attalo III, morto senza
eredi, lasciandolo al popolo romano
◦ secondo molti Appio fu il vero ispiratore della proposta insieme a d altri tra cui Publio Mucio Scevola
console del 133 a.C.
• scopo della legge : pare sia stata l’esigenza di ricostituire e conservare un ceto di piccoli proprietari, che
si stava dissolvendo, anche per garantire un base stabile al reclutamento dell’esercito (i nullatenenti non
potevano essere arruolati)
• sotto profilo del diritto il progetta era legittimo : dettava norme concernenti la proprietà demaniale dello
stato e non le terre dei privati, toccava però prerogative del senato : come la destinazione del tesoro di
Attalo III
• dal punto di vista pratico i grandi proprietari terrieri si ritennero espropriati da risorse che per abitudine
(abusive) consideravano proprie : oligarchia dominante si oppose
• nel giorno in cui il progetto doveva essere votato nei comizi tributi, Marco Ottavio (tribuno, forse indotto
dagli ambienti conservatori) pose il suo veto bloccando l'approvazione. Tiberio chiede la destituzione di
Ottavio, essendo stato eletto per difendere gli interessi popolari venendo quindi a meno, on il veto, al
mandato che il popolo gli aveva affidato
• Venne dichiarato decaduto Ottavio e la Legge Sempronia approvata.
• L'opposizione conservatrice non si placò e Tiberio giunto quasi alla fine dell’incarico, per non perdere
l’inviolabilità personale e per non interrompere la ridistribuzione delle terre già avviata, decise di ripre-
sentare la usa candidatura al tribunato anche per l’anno successivo : nel corso dei comizi elettorali venne
ucciso ( insieme ai suoi sostenitori) da un gruppo di senatori e avversari, guidati dal pontefice massimo
Publio Cornelio Scipione Naica
1.8 Da Tiberio a Caio Gracco: la commissione agraria, Scipione Emiliano e gli alleati
latini e italici
La morte di Tiberio Gracco non pose fine all’attività della commissione triumvirale, continuamente rinnovata.
Malcontento degli alleati latini e italici, le cui aristocrazie di ricchi proprietari avevano seguito le prassi dei mag-
giorenti romani di occupare larghe porzioni dell’argo pubblico e si trovavano ora a doverne restituire le parti in
eccesso a benefico dei nullatenenti romani.
• Interprete della lamentele fu Scipione Emiliano avversario politico dei Gracchi morto però improvvisa-
mente nel 129 a.C. in circostanze misteriose
Fulvio Flacco, membro del triumvirato agrario console nel 125 a.C. propose che tutti gli alleati che ne avessero
fatta richiesta potessero ottenere la cittadinanza romana oppure, se avessero preferito conservare la loro condi-
zioni, almeno il diritto di appellarsi al popolo (provocatio) contro eventuali abusi di magistrati romani.
• Opposizione vasta, non venne discussa e Flacco preferì non insistere
Probabile sintomo dell’irritazione degli alleati furono le rivolte di Asculum e della colonia latina Fregellae:
quest'ultima rasa al suolo e successivamente divenne colonia di cittadini romani
1.9 Caio Gracco
Nel 123 a.C. Caio Gracco fu eletto tribuno della plebe.
Nel corso dei due mandanti consecutivi egli riprese e ampliò l’opera riformatrice del fratello.
La Legge Agraria fu ritoccata e perfezionata e furono aumentati anche i poteri della commissione triumvirale.
• Poiché gran parte delle terre erano già state distribuite, Caio propose l'istituzione di nuove colonie di
cittadini romani sia in Italia (Minervia e Neptunia) sia nel territorio di Cartagine (Iunonia)
• Legge frumentaria : mirante a calmierare il mercato ed evitare fenomeni speculativi da parte dei deten-
tori di frumento assicurando a ogni cittadino residente a Roma una quota mensile di grano a prezzo age-
volato
◦ grandi granai pubblici furono costruiti
• Legge giudiziaria : limitare il potere del senato in questo campo, integrando cavalieri nel corpo da cui
attingere per la formazione degli albi dei giudizi, riservando ai cavalieri il controllo dei tribunali perma-
nenti cui erano affidati i processi di concussione e che perseguivano le malversazioni e le estorsioni dei
magistrati provinciali (quaestiones perpetuae de repentudis 149 a.C.)
◦ i senatori governatori giudicati dai rappresentanti degli stessi cavalieri che prendevano in appalto
imposte e gestivano operazioni commerciatali nelle province
◦ ai cavalieri affidati anche gli appalti di riscossione delle tasse nella nuova provincia d’Asia
Provvedimento (che sopravvisse per tutta l’età repubblicana) prevedeva che il senato dovesse decidere prima
delle elezioni consolari (con deliberazione sottratta al veto tribunizio) quale tra le province dovessero essere clas-
sificate consolari (da assegnare a futuri consoli) per impedire possibili influenze a posteriori politiche.
Problema alleati : Caio riposte con una legge più moderata di quella di Flacco
• propose di concedere ai Latini la cittadinanza romana e la cittadinanza di diritto agli Italici
◦ provvedimento suscitò ostilità e non fu approvato
Oligarchia senatoria (cui privilegi venivano minati) si servì di un altro tribuno Marco Livio Druso che approfittan-
do della partenza di Gracco per l’Africa con Flacco per la deduzione (fondazione) della colonia a Cartagine, fece
diverse proposte tra cui la fondazione di 12 colonie.
122 a.C. : tornato a Roma, Caio Gracco si rese conto della situazione politica profondamente mutata e la sua po-
polarità in grave declino cercò di ricandidarsi ma non venne rieletto.
• Per abbattere ogni suo prestigio, alla fondazione della colonia a Cartagine furono collegati presagi funesti
e si propose nel 121 a.C. di essere revocata
• Gracco e Flacco tentarono di opporsi al provvedimento ma scoppiarono gravi disordini: in conseguenza il
senato fece ricorso al senatus consultum ultimum
◦ venne sospesa ogni garanzia istituzionale e affidato ai consoli il compito di tutelare la sicurezza dello
stato con i mezzi ritenuti necessari
• fu ordinato il massacro dei sostenitori di Gracco che avessero resistito : Flacco morì negli scontri mentre
Caio Gracco si fece uccidere da uno chiavo.
1.10 Smantellamento della riforma agraria
Gli optimates non osarono abolire le riforme dei Gracchi ma ne ridussero gli effetti, sopratutto quelli della Legge
Agraria.
• I lotti attribuiti furono dichiarati alienabili (ritorno nelle mani dei ricchi)
• venne poto fine alle operazioni di recupero e riassegnazione delle terre lasciando i possessi legittima-
mente occupati agli attuali detentori (in concessione poi in proprietà)
• abolita la commissione agraria
1.11 Province, espansionismo e nuovi mercati : Asia, Gallia, Baleari, Dalmazia danu-
biana
Prima del 133 a.C. Roma aveva dedotto 6 province:
• 241 a.C. : Sicilia (pretore apposito per governare la provincia creato solo nel 227. a.C.)
• 237 a.C. : Sardegna e Corsica (pretore attributo nel 227 a.C.)
• 197 a.C : Spagna Citeriore e Spagna Ulteriore
• 148 a.C. : Macedonia (146 a.C. con le aggiunte della guerra arcaica)
• 146 a.C. : Africa
La deduzione di una provincia è da considerare eminentemente come “ atto di non annessione ma di guerra”.
Per Roma si trattava di assumere la gestione diretta del territorio, talora solo in piccola parte assoggettato a lar-
ghe zone al di fuori del suo controllo. A ciò si aggiunge la natura di solito istituzionalmente composita delle nuove
acquisizioni che comportava una molteplicità di condizioni e implicazioni con le quali era indispensabile confron-
tarsi.
• Di solito il magistrato coadiuvato da una commissione senatoria decemvirale fissava le linee generali di
riferimento: questioni territoriali, statuto delle singole città e comunità, determinazione dell’ager publi-
cus, regolamenti, condizioni fiscali…
◦ insieme di queste deliberazioni è spesso impropriamente definito come lex provinciae ma difatti non
hanno caratteristiche di lex e quindi nella terminologia ufficiale non si usa
◦ oggi si ritiene che la creazione di una provincia non necessitasse affatto obbligatoriamente di una le
costituente
◦ Lex Rupilia : una delle leggi più note relativa alla Sicilia del 132 a.C. dopo la conclusione della prima
rivolta servile, non coeva alla deduzione della provincia
• espressione che indicava l’atto redactio in formam (formulam) provinciae, faceva riferimento alla formu-
la provinciae : sorta di prospetto ufficiale che descriveva gli ambiti geografici, statuti, obblighi delle co-
munità, condizioni fiscali di ognuna di esse
133 a.C. : re di Pergamo, Attalo III aveva lasciato il suo regno ai romani, fatta eccezione per le città dichiarate libe-
re e i loro territori
• figlio del re, Eumene III si pose a capo di una rivolta per 3 anni contro le rivendicazioni di Roma (fino al
129 a.C.) facendo appello sia alle città greche ma con scarso successo sia alle popolazioni / comunità
dell’interno nella speranza di creare uno stato utopico dove tutti sarebbero stati liberi e uguali.
129 a.C : la rivolta venne dominata,dopo vari tentativi, dal console Manio Aquilio e con una commissione senato-
ria poté organizzare il restante territorio nella nuova provincia romana d’Asia
126 a.C. : l’ex regno di Pergamo diventa la provincia d’Asia
• corpo provincia restò costituito dalle parti più importanti dell’ex regno:
◦ alcune città libere
◦ a nord Misia e la Troade
◦ al centro Lidia e parte sud occidentale della Frigia (più ellenizzata) con qualche porzione della Caria
• in questo modo Roma poneva piede stabilmente in Anatolia ereditando i problemi politici e confinari del
regno di Attalide
Fondazione Gallia Narbonese :
• rispondendo a una richiesta d’aiuto da parte dell’alleata Marsiglia contro tribù celto-liguri e galliche fu
prima inviato nel 125 a.C. Fulvio Flacco poi Caio Sestio Calvino, ristabilendo l’ordine
• 123 a.C : venne fondato il centro di Aquae Sextiae per controllare da nord la Marsiglia
◦ vengono conquistate anche le Baleari (basi di attività piratesche) : a Maiorca furono fondate due co-
lonie romane Palma e Pollenzia
• 122/121 a.C. : Cneo Domizio Enobarbo e Quinto Fabio Massimo posero le basi per la nuova provincia
• 118 a.C. : deduzione Gallia Narbonese
◦ fondazione della colonia romana di Narbo Martius, centro principale della provincia
◦ attraversata da via Domizia, congiungeva Italia con Spagna
Nel contempo furono fatte diverse campagne militari contro le tribù illiriche della Dalmazia a contatto con i paesi
danubiani.
1.12 I commercianti italici e l’Africa Giugurta; Caio Mario
Scipione l’Africano aveva regolato le questioni africane (dopo la terza guerra punica) con la creazione di una pic-
cola ma ricca provincia d’Africa mentendo rapporti con le città libere e con il regno di Numidia.
Tra i figli di Massinissa si era imposto Micipsa divenuto poi unico re di Numidia.
• La politica filo-romana sua e del padre aveva attirato in Africa commercianti e uomini d’affari romani e
italici allettati dalle grandi potenzialità economiche della regione e della produttività (olio e grano).
118 a.C. muore Micipsa e il regno fu conteso tra 3 eredi : Giugurta (nipote e figlio adottivo, aveva combattuto agli
ordini di Scipione l’Africano nell’assedio di Numanzia) , Iempsale (assassinato da Giugurta) e Aderbale
• quest’ultimo si rifugiò a Roma chiedendo l’arbitrato del senato che nel 116 a.C. optò per la divisione del-
la Numidia tra i due eredi rimasti:
◦ ad Aderbale la parte più orientale
◦ a Giugurta la parte occidentale (più vasta)
112 a.C. Giugurta, volendosi impadronire della porzione di regno assegnata ad Aderbale, assediò la capitale Cirta
(Costantina in Algeria) importante centro del commercio granario e base operativa di molti mercanti romani e
italici.
Errore fatale : presa la città fece trucidare Aderbale ma anche i romani e gli italici che svolgevano la loro attività.
111 a.C. : Roma scende in guerra con Giugurta sotto impulso dei cavalieri nonostante la riluttanza del senato
• operazioni militari condotto fiaccamente fino l 109 a.C. tra sconfitte romane, scuse di incapacità e so-
spetti di corruzione
• sempre nel 109 a.C. il comando fu affidato al console Quinto Cecilio Metello che ha come legato Caio
Mario, riuscendo a sconfiggere ripetutamente Giugurta senza concludere la campagna (agguati, imbo-
scate)
• mercanti del Nord Africa iniziarono a protestare
• clima di forte polemica
107 a.C. : Caio Mario fu eletto console ignorando, la proroga che il senato aveva concesso a Metello, con un ple-
biscito votato dai comizi tribunati su proposta di un tribuno della plebe ottenne il comando il comando della
guerra contro Giugurta
• homo novus : nuovo tipo di politico, senza antenati illustri, primo della sua famiglia ad arrivare ai vertici
dello stato, uscito dall’ambiente dei ricchi possidenti equestri e dalla carriera militare
◦ divenne prima tribuno della plebe nel 119 a.C. appoggiato dai Metelli
◦ sposò Giulia, futura zia di Giulio Cesare (antica e decaduta famiglia patrizia)
1.13 Arruolamento dei nullatenenti e la fine della guerra giugurtina
Già al tempo delle sanguinose campagne militari spagnole si erano riscontrate gravi difficoltà nel reclutamento
legionario : per ovviare al problema fu diminuito il censo minimo per l'attribuzione dei cittadini alla quinta classe
fino a cifre irrisorie permettendo agli strati più poveri di essere coscritti poi armati ed equipaggiati a spese dello
stato.
Caio Mario, per far fronte ai danni della guerra di Giugurta e dai massacri subiti dai Cimbri e Teutoni, aprì l’arruo-
lamento volontario ai capite censi : coloro che erano iscritti sui registri del censo per la loro sola persona,senza il
minimo bene patrimoniale
• prima su cala limitata poi in caso di emergenza divenne pratica regolare
Con il nuovo esercito, Mario torno in Africa : 3 anni per finire il conflitto con Giugurta
• importanti le trattative diplomatiche (già impostate da Metello) per rompere l’alleanza tra Giugurta e il
suocero Bocco, re di Mauritania
• 105 a.C. : grazie al legato di Mario, Lucio Cornelio Silla, Bocco tradì Giugurta consegnandolo ai romani
• Numidia orientale fu assegnata a un nipote di Massinissa fedele a Roma
• la parte rimanente a Bocco con cui fu stipulato un trattato di alleana
• Giugurta trascinato a Roma
104 a.C. : Caio Mario rieletto console, dopo due anni di proconsolato, celebrò il trionfo su Giugurta che fu poi
giustiziato
1.14 Cimbri e Teutoni; ulteriori trasformazioni nell’esercito
Nel frattempo due popolazioni germaniche, I Cimbri (provenienti forse dalla penisola dello Jutland odierna Dani-
marca) e i Teutoni (insediati nella zona dell’Holstein) avevano iniziato un movimento migratorio verso sud spinti
da problemi di sovrappopolamento e da maree rovinose che avevano reso inabitabili le sedi originarie.
Oltrepassarono il Danubio scendendo fino al Norico (Austria) furono affrontati al di là delle Alpi dal console Cneo
Papirio Carbone (inviato a proteggere i confini dell’Italia e a tutelare una zona commerciale ricca d’oro)
• 113 a.C. a Noreia i romani subirono una disastrosa sconfitta
• 110 a.C. le due popolazioni comparvero in Gallia minacciando la provincia narbonese
◦ diversi i tentativi dei romani respingersi, si risolsero in catastrofi
• 105 a.C. : disfatta di Aruasio (Orange)
◦ disaccordo tra i due comandanti (proconsole Quinto Servilio Cepione e colone Cneo Mallio Massi-
mo) costò all’esercito una delle catastrofi più vergognose della storia romana
Nel frattempo a Roma cresceva la polemica verso l’incapacità dei generali di origine nobiliare e aumentava il ter-
rore che i Cimbri e Teutoni potessero invadere l’Italia.
• Una legge attirò le ostilità dei cavalieri privandoli del pieno controllo sui tribunali permanenti per i pro-
cessi di concussione, de repetundis
104 a.C. : Caio Mario rieletto console (per ben 5 volte di seguito fino al 100 a.C. finché perdurò la minaccia ger-
manica) e gli fu affidato il comando della guerra.
I barbari dopo Aruasio si erano dispersi tra saccheggi in Gallia e Spagna.
Mario provvide a riorganizzare l’esercito:
• ogni legioni articolata in 10 coorti di circa 600 uomini, ciascuna delle quali costituiva un’unità tattica
sufficientemente grande per operare con autonomia e per consentire un più agile impiego della legione
◦ no manipoli
• lavoro di organizzazione toccò quasi tutti gli aspetti dell’attività militare: addestramento individuale, coa-
diuvato dai suoi luogotenenti tra cui Lucio Cornelio Silla e Quinto Sertorio, equipaggiamento, armamen-
to, insegne della legione
103 a.C. : germani ricomparvero e i romani furono in grado di sostenere l’urto
• Teutoni avanzarono attraverso la Gallia meridionale, i Cimbri pronti a valicare i passi delle Alpi centrali
102 a.C. : Mario affrontò prima i Teutoni sterminandoli ad Aquae Sextiae
101 a.C. : Mario affrontò dopo I Cimbri, che avevano invaso l’Italia attraverso la valle dell’Adige,e furono annien-
tati ai Campi Raudii (forse odierna Vercelli)
1.15 Eclissi politica di Mario; Saturnino e Glaucia
Mentre Mario era costantemente impegnato sul fronte militare, aveva creduto utile appoggiarsi a Lucio Apuleio
Saturinino
• nobile in contrasto con le fazioni conservatrici del senato
• eletto tribuno nel 103 a.C. con l’aiuto di Mario in cambio Saturnino fece approvare una distribuzione di
terre in Africa ai veterani delle campagne africane di Mario
• propose una legge frumentaria : ridusse il prezzo politico del grano fissato da Caio Gracco
• lex de maiestate : introdusse un nuovo tribunale permanente per il reato di lesa autorità del popolo ro-
mano (maiestas)
◦ compiuto dai magistrati che travalicavano i loro poteri e giudicati dai cavalieri
100 a.C. : Caio Mario eletto per la sesta volta console, Saturnino eletto tribuno della plebe per la seconda volta e
Caio Servilio Glaucia (alleato politico di Saturnino) pretore
• con l'appoggio di Mario, presentò una legge agraria : prevedeva assegnazioni di terra nella Gallia meri-
dionale e la fondazione di colonie in Sicilia, Acaia e Macedonia
• per bloccare opposizioni fece approvare una clausola che obbligava i senatori a giurare di osservare la
legge
◦ solo Cecilio Metello Numidico si rifiutò di giurare preferendo l’esilio
◦ Glaucia restituì le giurie permanenti per i processi di concussione ai cavalieri
Nello stesso anno, Saturnino ottene la rielezione a tribuno anche per l’anno successivo mentre Glaucia di candi-
dava al consolato.
Durante le votazioni scoppiarono tumulti : il senato proclamò il senatus consultum ultimum.
Mario, come console, dovette applicarlo contro i suoi alleati : Saturnino e Glaucia furono uccisi e il prestigio di
Mario ne uscì compromesso e preferì allontanarsi da Roma, ufficialmente per volgere una missione diplomatica
presso Mitridate VI, re del Ponto intenzionato a perseguire mire espansionistiche.
1.16 Pirati; schiavi; Cirenaica
L’installarsi di Roma in Anatolia l’aveva condotta a stretto contato con un problema endemico di quelle zone: la
pirateria.
Nell’Asia Minore meridionale si succedevano le due Cilicie :
• la Cilicia Tracheia (a Aspra) a occidente
◦ brigantaggio interno, attività piratesca sulla costa favorita dalle baie profonde e nascoste (riparo faci-
le da trovare), attività che minacciava l’asse marittimo che dall’Egeo conduceva a Cipro (possedimen-
to tolemaico) e alla Siria-Fenicia.
◦ Controllo zone interne aveva impegnato Seleucidi e Attalidi
◦ potenze dell’epoca non furono esenti da complicità e connivenze:
▪ Egitto e Rodi si avvalsero dei pirati contro Seleucidi
▪ Roma se ne disinteressò e la creazione di un porto vicino a Delo aveva incentivato le opere di
razzia e il commercio di schiavitù
• la Cilicia Pedia ( o Piana) a oriente
Alla conclusione delle guerre cimbriche (113 / 101 a.C.) l'azione dei pirati fu avvertita pericolosa e virulenta per la
sicurezza e gli affari dei negotiatores romani nei mari greci e nell’Egeo orientale.
102 a.C. : il pretore Marco Antonio (nonno del futuro omonimo triumvirato) fu inviato con il compito di distrug-
gere le principali basi anatoliche dei pirati e impadronirsene.
Successi romani per diversi anni e costituzione di una provincia costiera di Cilicia (102/101 a.C.) con la principale
funzione di proteggere il commercio marittimo d’Asia.
101 / 100 a.C. : promulgazione di una lex de provinciis preatoriis (o lex piratica)
• con misure antipiratiche dimostrando che il problema di fatto era ancora irrisolto
Il gravoso impegno militare richiesto dalle guerre cimbriche indusse Mario a chiedere soldati agli alleati italici e
oltremare
• Nicomede III di Bitinia declinò sostenendo che parte dei suoi uomini furono presi dai pirati o venduta in
schiavitù
◦ evidente esagerazione : Nicomede in accordo con Mitridate si stava già espandendo verso Paflago-
nia e Galazia
• a Roma preso provvedimento ordinado ai governatori provinciali di condurre inchieste in merito (furono
liberati alcuni schiavi) ma ci fu una crescente opposizione dei detentori di schiavi e scaturirono altre ri-
volte servili tra cui le più note:
◦ ribellione chiavi delle miniere in Attica 103 a.C.
◦ in Sicilia 104 / 100 a.C.
▪ i comandanti inviati a fronteggiare la ribellione ottenerò scarsi risultati con gravi perdite
▪ a reprimerla fu Manio Aquilio (luogotenente di Mario contro i Teutoni)
96 a.C. : venne lasciata (sembra per tentamento) a Roma una parte cospicua del territorio tolemaico
• la Cirenaica (tranne città interne che si scontrarono)
• Roma seguì la sua politica di non farsi coinvolgere direttamente in zone lontane dai propri interessi ma
riprese la situazione nel 75/74 a.C. quando a causa di circostanze e necessità divenne provincia
1.17 Marco Livio Druso e la concessione della cittadinanza agli Italici
Forti tensioni politiche e sociali si aprirono nel primo decennio dopo il 100 a.C. oltre a processi e rese di conti tra
le parti che si erano contrapposte durante le ultime guerre e i consolati di Mario.
• 98 a.C. : un provvedimento rese obbligatorio un intervallo di tre nundinae (giorni di mercato a cadenza
settimanale) tra l’affissione di una proposta di legge e la sua votazione
◦ vietata anche la formulazione di una lex satura : disposizione che includesse più argomenti non con-
nessi tra loro
Continua conflitto tra senatori e cavalieri sui tribunali permanenti per i processi di concussione.
92 a.C : giuria equestre condannò per malversazione il legato in Asia, Publio Rutilio Rufo, che aveva tentato di ar-
ginare gli abusi di potere dei pubblicani
95 a.C. : una legge Licia Mucia aveva istituito una commissione per verificare le richieste di cittadinanza romana
per espellere residenti italici o latini non iscritti nelle liste del censo
91 a.C. : eletto tribuno della plebe Marco Livio Druso (figlio di Livio Druso che si era opposto a Caio Gracco) con
una politica di reciproca compensazione:
• promulgò provvedimenti di contenuto popolare :
◦ legge agraria
▪ volta alla distruzione di nuovi appezzamenti e alla deduzione di nuove colonie
◦ legge frumentaria
▪ abbassava ulteriormente il prezzo politico delle distribuzioni granarie
◦ restituito ai senatori i tribunali per le cause di concussione
◦ propose l’ammissione dei cavalieri in senato aumentato a 600 persone
◦ propose la concessione della cittadinanza romana agli alleati italici
Vasta opposizione e fu trovato il modo di dichiarare nulle le sue leggi. Quando Druso venne misteriosamente as-
sassinato il sentimento di ribellione degli italici giunse a punto di rottura.
1.18 Guerra sociale
Cause:
Le differenze di stato giuridico e sociale tra i cittadini di Roma e gli alleati latini e italici non aveva suscitato grandi
contestazioni all'inizio del II secolo a.C.
Iniziarono a perdere importanza via via che l’Italia era penetrata in un spazio mediterraneo con conquiste e
scambi commerciali
Diveniva ancora meno accettabile quando serviva a giustificare una diseguaglianza di trattamento che si manife-
stava in tutti gli aspetti della vita civica.
• Condizione di cittadino romano divenne sempre più vantaggiosa aumentando l’irritazione e le rivendica-
zioni degli Italici consci di aver ampiamente contribuito ai successi militari di Roma (anche nelle recenti
campagne)
• delle distribuzioni agrarie (e frumentarie) beneficiavano i soli cittadini romani: italici esclusi e molti dei
loro terreni utilizzati venivano riassegnati per le culture
• partecipavano allo sfruttamento economico delle province ma sempre in funzione subalterna e spesso
vessati dai magistrati romani
• non avevano parte nelle decisioni politiche economiche, militari anche se spesso coinvolti
• struttura dell'esercito concepita a favore dei cittadini romani
◦ alleati continuavano a pagare l'imposta destinata al soldo delle loro reclute
◦ ricevevano parte meno importante del bottino
◦ punizioni più gravi
◦ non potevano condividere le funzioni di comando
Scoppio guerre sociali : l’assassinio di Marco Livio Druso fu il segnale per gli Italici, non in grado più di difendere
le proprie rivendicazioni, per una rivolta armata.
• Guerra sociale cioè dei socii (alleati di Roma)
• A Roma non si comprese la gravità e venne approvato un provvedimento che perseguiva di alto tradi-
mento i capi della “cospirazione italica” i cittadini romani complici
90 a.C. : segnale di ostilità partì da Ascoli nel Piceno dove un pretore e tutti i cittadini romani furono massacri, e
si diffuse sul versante adriatico, nell’Appenino centrale e meridionale
• presso le popolazioni tra le quali più ampio era stato il processo di integrazione con Roma
• non aderirono Etruschi, Umbri e città latine della Magna Grecia
Guerra lunga e sanguinosa:
• romani i ritrovarono a combattere contro gente armata e addestrata allo stesso modo, con identiche tec-
niche di attacco e difesa (spesso contro gente con cui avevano condiviso campi di battaglia e comandan-
ti)
Gli italici nel frattempo si erano dati istituzioni federali comuni, una capitale nel Sannio, Italica e una monetazio-
ne propria.
I loro scopi non erano del tutto unitari:
• prevaleva l’esigenza di conseguire la cittadinanza romana
• dominava lo spirito di rivalsa contro Roma
Le forze messe in campo furono spartite tra i due consoli del 90 a.C. :
• a settentrione il console Publio Rutilio Lupo che aveva come legati Cneo Pompeo Strabone (padre del
futuro Pompeo Magno) e Caio Mario
◦ fronteggiato da Quinto Poppedio Silone
• a meridione il console Lucio Giulio Cesare con Lucio Cornelio Silla
Ci furono sconfitte e distruzioni su entrambi i fronti : Rutilio Lupo cadde in attaglia e il comando passò a Caio Ma-
rio.
Incerto andamento fece maturare a Roma una soluzione politica del conflitto con lo scopo di limitarne l’estensio-
ne.
• Primo provvedimento : autorizzazione ai comandanti militari ad accordare la cittadinanza agli alleati che
combattevano ai loro ordini
• 90 a.C. lex iulia de civitate : su proposta del console Lucio Giulio Cesare, concedeva la cittadinanza agli
alleati rimasti fedeli e alle comunità che avessero deposto le armi rapidamente
• 89 a.C.
◦ lex Plautia Papiria : promossa dai tribuni Caio Papirio Carbone e Marco Plauzio Silvano che esten-
deva la cittadinanza agli Italici che si fossero registrati a Roma presso il pretore entro 60 giorni
◦ nello stesso anno Cneo Pompeo Strabone divenuto console con la lex pompeia faceva attribuire il
diritto latino ali abitanti dei centri urbani a nord del Po (Transpadana)
▪ ai magistrati di queste comunità concessa la cittadinanza romana
Misure riuscirono a contenere la rivolta anche se continuo: muore anche Lucio Porcio Catone
I successi furono conseguiti da:
• Cneo Pompeo Strabone che riuscì a espugnare Ascoli
• Lucio Cornelio Silla che riconquisto parte del Sannio e della Campania spezzando le ultime resistenze ri-
belli
◦ 88 a.C. eletto console assediò l’ultima roccaforte, Nola
Con la concessione della cittadinanza a tutta l’Italia fino alla Transpadana si inaugurava un processo di unificazio-
ne politica in una nuova fase nella storia delle istituzioni di Roma con ripercussioni importanti nella costituzione
del corpo civico e della stessa città.
• Aristocrazie italiche riuscirono a fondare i presupposti per una acceso alle magistrature e in futuro al se-
nato
• i neocittadini per esercitare i propri diritti dovettero partecipare alle assemblee (non tutti), questo fece
crescere la città di Roma assumendo sempre di più i caratteri di una grande metropoli cosmopolita
I PRIMI GRANDI SCONTRI TRA FAZIONI IN ARMI
2.1 Mitridate VI Eupatore
Mentre veniva affrontata la guerra sociale, sempre più a Oriente la situazione divenne allarmante e molti scenari
erano mutati nel tempo.
• I Parti della dinastia degli Arsacidi (provenienti dalle zone dei Caucaso insediatosi poi nell’altopiano irani-
co) aveva sistematicamente sottratto possedimenti in orientali al regno seleucide, occupando stabilmen-
te la Mesopotamia e la Babilonia (fiume Eufrate frontiera con la Siria) e il re d’Armenia Tigrane divenne
loro vassallo
La deduzione della provincia romana dell’Asia nella penisola Anatolica aveva favorito la coesistenza di piccoli stati
dinastici vegliando su se stessi per non realizzare nessuna unità.
112 a.C. : Mitridate VI Eupatore divenne re del Ponto (già sovrano dal 121 a.C. sotto tutela)
• riuscì a stabilire accordi con la Bitinia per dividersi la Paflagonia e Galazia, si impadronì poi della Colchi-
de estendendo cosi il suo regno a sud, a est e nord del Mar Nero
• dal 104 a.C. : il senato iniziò a seguire le sue mosse
• Mitridate si impossessò anche della Cappadocia e venne inviata una missione diplomatica di osservazio-
ne da Roma
• 92 a.C. : Silla (protettore della Cilicia) intervenne per rimettere sul trono di Cappadocia un re più gradito
ai Romani
• Mitridate, approfittando della guerra sociale riprese la sua politica espansionistica :
◦ fece invadere nuovamente la Cappadocia da Tigrane re d’Armenia
◦ spodestò Nicomede IV re di Bitinia
• 90 a.C : Roma decise di inviare in Oriente una legazione, guidata da Manio Aquilio, con l’incarico di ri-
mettere i re sui troni di Cappadocia e Bitinia
• 89 a.C. : Nicomede VI, convinto avere l’appoggio di Roma, si ritenne autorizzato a condurre scorrerie sul
territorio del Ponto : Mitridate entra in guerra con Roma vittima di un’ingiustizia
◦ azione di Mitridate si fondò su un’efficace opera di propaganda rivolta al mondo greco e si presentò
come sovrano filelleno e evergete (benefattore), sollecitando al bene e alla libertà di tutti sfruttando
il malcontento greco verso i romani
• 88 a.C : n breve tempo Mitridate si impadronì di tutta l’Aia e un esercito pontico invase la Grecia (Isola di
Delo e Atene dalla parte di Mitridate)
◦ massacro di romani e italici
◦ sollevazione di gran parte del mondo greco contro il dominio romano : solo Rodi rimase fedele
• Roma affidò il commando della guerra al console del’88 a.C. : Lucio Cornelio Silla già impegnato
nell’assedio di Nola
2.2 Tribunato di Publio Sulpicio Rufo e il ritorno di Mario; Silla marcia su Roma
Silla accelerò le operazioni a Nola per marciare contro Mitridate.
A Roma il tribuno della plebe Publio Sulpicio Rufo si adoperava per privare Silla dal comando della guerra e ri-
prendendo il problema dell'inserimento dei cittadini italici nelle tribù romane per evitare sconvolgimenti negli
equilibri politici preesistenti.
• Nessun problema per la loro ammissione nei comizi centuriati : gerarchia sociale italica riproduceva
quella delle classi censitarie romane
• essere iscritti nelle tribù poteva produrre mutamenti radicali : avrebbero potuto causare la maggiorana
in ciascuna tribù
◦ se ripartiti tra tutte le 35 tribù e se si fossero recati a Roma per votare in massa
◦ si decide immetterli in un numero limitato di tribù
▪ nei comizi tributi i cittadini votavano entro le tribù, con un voto per ciascuna tribù, i neocittadini
avrebbero potuto influire sul voto di poche tribù lanciando la prevalenza dei vecchi cittadini
nell'organismo
Guerra sociale e azioni contro Mitridate aveva impoverito lo Stato romano : perdita di capitali investiti nelle zone
che ne erano interessate a causa di razzie, massacri e molti debitori impossibilitati a rimborsare i propri creditori
colpiti a loro volta dalla crisi
Provvedimenti di Publio Sulpicio Rufo:
• il richiamo dall'esilio di coloro perseguiti per collusione con gli alleati italici
• inserimento dei neocittadini in tutte le tribù
• limite massimo di indebitamento di duemila denari per senatore (altrimenti decretata l’espulsione)
• fece approvare trasferimento del commando della guerra contro Mitridate a Caio Mario, tornato dopo
un periodo di eclissi politica
Silla decise di marciare su Roma alla testa dei suoi soldati:
• divenuti palesi i primi esiti della riforma mariana dell’esercito: truppa si sentiva legata più al proprio co-
mandante che allo Stato
• si impadronì di Roma e fece dichiarare i suoi avversari nemici pubblici : Sulpicio fu eliminato e Mario
riuscì a fuggire in Oriente
Silla fece approvare alcune norme anticipando la sua opera riformatrice del 81/79 a.C.:
• ogni proposta di legge doveva essere approvata prima dal senato e poi sottoposto al voto pubblico
• i comizi centuriati come sola assemblea legislativa legittima
Partì voi verso Oriente.
2.3 Silla e la prima fase della guerra mitridatica
87 a.C. : Silla sbarcò nell’Epiro attraversando la Beozia, assedio Atene
86 a.C : direttosi verso la Grecia Centrale sconfisse nuovamente le truppe pontiche a Cheronea e Orcomeno in
Beozia
• fine predominio delle armate di Mitridate in Grecia
2.4 Lucio Cornelio Cinna e ultimo consolato di Mario
Lucio Cornelio Cinna, console del 87 a.C. riprese la proposta di iscrivere i neocittadini italici in tutte le 35 tribù. Fu
cacciato da Roma e si rifugiò in Campania raggiungo poi da Caio Mario.
Nuova marcia su Roma: città fu presa con forza e Silla dichiarato nemico pubblico
• ci furono stragi e rappresaglia atroci, caddero molti sostenitori di Silla
86 a.C. : Caio Mario rieletto console (settima volta ma morì poco dopo) insieme a Lucio Cornelio Cinna
Nel frattempo un corpo di spedizione mariano, al comando del console Lucio Valerio Flacco e del suo legato Caio
Flavio Fimbria, fu inviato in Oriente contro Mitridate sostituendo quello sillano.
Cinna rieletto console fino al 84 a.C. promuovendo un’ampia opera legislativa
• risolta la questione della cittadinanza con l’ammissione dei neocittadini nelle 35 tribù
• affrontato problema del debito : ridotto di ¾ l’ammontare
• fissato nuovo rapporto tra la moneta di bronzo e quella d’argento che sortì l’effetto di stabilizzarne il reci-
proco valore
84 a.C. : alla notizia del ritorno di Silla, Cinna ammassò le forza ad Ancona (in vista di uno sbarco in Grecia) ma fu
ucciso da una rivolta dei suoi soldati
2.5. Conclusione prima guerra mitridatica
86 a.C. : due armate romane di opposte fazioni si trovarono in Grecia
• una capeggiata da Silla
• l’altra inviata da Cinna guidata dal Caio Flavio Fimbria (Lucio Valerio Flacco muore assassinato)
• non si scontrarono ma agirono parallelamente per ricacciare Mitridate in Asia (posizione molto precaria
e perse molti alleati fedeli)
Silla aveva fretta di chiudere le ostilità per tornare a Roma:
• 85 a.C. : pace di Dardano : Mitridate conservò il regno ma fu costretto a sgombrare l’Asia Minore oltre a
versare un’indennità di guerra e consegnare la flotta
• Nicomede IV recupera il regno di Bitinia
• Silla incorporò nel uso esercito quello di Fimbria (morto suicida)
• 84 a.C. : Silla si trattiene restaurando l’ordine in tutta l’Aia e Grecia
• 83 a.C. : Silla sbarca in Italia a Brindisi carico di bottino
Pace di Dardano non pose fine alle ostilità in Anatolia: Lucio Licinio Murena (governatore d’Asia a capo dell’eser-
cito) effettuò incursioni nel territorio pontico accusando Mitridate di voler riprendere le armi
83 / 81 a.C. : seconda guerra mitridatica
• Mitridate rispose alle provocazioni sconfiggendo Murena e dilagando di nuovo in Cappadocia venendo
poi fermato da Silla
• 83 a.C. : La Siria dopo una crisi dinastica entrò nell'orbita di Tigrane rendendola provincia del suo regno
2.6 Le proscrizioni; Silla dittatore per la riforma dello Stato
A Brindisi Silla fu raggiunto da Cneo Pompeo (figlio di Pompeo Strabone) con tre legioni assoldate nel Piceno tra
le vaste clientele del padre e altri fautori in armi.
Silla impiegò due anni per trionfare sugli avversari:
• Silla si riprese l’Apulia, la Campania e il Piceno
• 82 a.C. :
◦ sconfisse i mariani a Preneste dove muore suicida Mario il Giovane (figlio adottivo di Caio Mario)
una volta caduta la città
◦ si impadronì di Roma con l’aiuto di Marco Licinio Crasso (futuro triumviro) distruggendo le ultime re-
sistente avversarie nella Battaglia di Porta Collina (massacro dei prigionieri)
Mancavano da eliminare gli oppositori mariani rifugiatisi in Africa e Sicilia : nelle operazioni si distinse Cneo Pom-
peo (ricevette da Silla l’epitelio Magnus)
82 a.C. : Silla introdusse le liste di proscrizione: elenchi di avversari politici i cui nomi venivano notificati al pubbli-
co
• chiunque poteva ucciderli e i loro beni confiscati e venduti all’asta mentre i figli discendenti esclusi da ca-
riche pubbliche
• obbiettivi principali erano i senatori e i cavalieri più importanti poi eliminati
• conseguenze :
◦ si modifica la composizione dell'aristocrazia romana : scomparvero alcune famiglie e altre si arricchi-
rono a loro spese, riuscendo cosi ad ascendere a posizioni dominanti
• continuano fino al 81 a.C.
• le comunità italiche che avevano parteggiati per i mariani (soprattutto Etruria e il Sannio) subirono confi-
sche territoriali utilizzate poi per la deduzione di colonie a favore dei veterani di Silla
82 a.C. : entrambi in consoli dell’anno morirono nel conflitto e il senato nominò un interrex :
• il princeps senatus Lucio Valerio Flacco che non nominò nessun console ma presentò una proposta, la
lex Valeria, ai comizi nominando Silla “dittatore con l’incarico di redigere leggi e di organizzare lo stato” (
dictator legibus scribundis et rei publicae constituendae)
◦ dittatura illimitata incompatibile con il consolato di Silla del 80 a.C.
◦ vecchio ordinamento pareva non reggere dinanzi a tutti questi mutamenti :
▪ allargamento corpo civico ed estensione in Italia
▪ trasformazione comunità latine e italiche in municipia dello stato romano
▪ aumento numero province
▪ professionalizzazione esercito
▪ radicalizzazione della lotta politico e uso spregiudicato delle istituzioni tradizionali
Riforme sillane: (alcune già anticipate nel 88 a.C.):
• ogni proposta di legge avrebbe dovuto ottenere il consenso del senato prima del voto popolare
• comizi centuriati unica sola assemblea legislativa legittima
• senato di 600 membri con l'immissione di suoi numerosi partigiani e 300 cavalieri ed esponenti dei ceti
superiori dei municipi italici
• questori aumentanti a 20
• pretori aumentano a 8 a causa della moltiplicazione dei tribunali permanenti che vennero poi di nuovo
riservati in esclusiva al senato e le loro competenze furono suddivise:
◦ de repetundis (estorsione e concussione)
◦ de maiestate (alto tradimento)
◦ de peculatu (appropriazione beni pubblici)
◦ de ambitu (broglio e corruzione elettorale)
◦ de sicariis et veneficiis (assassinio e avvelenamento)
◦ de falsis (frode testamentaria e monetale)
◦ de iniuriis (lesione alle persone)
• rinnovò la legge suntuaria che limitava le spese per banchetti e funerari (per limitate eccessive ostenta-
zioni di ricchezza delle aristocrazie)
• regolamentanti l’ordine di successione alle magistrature e le età minime per accedervi e non ripetute
prima di un intervallo di 10 anni
• dopo l’anno di magistrature consoli e pretori accedevano alle promagistrature con il titolo di propretori e
proconsoli (amministrando le province)
• ridimensionati i poteri dei tribuni della plebe (limitato il diritto di veto e annullato quello di proporre le
leggi)
• divieto a chi aveva ricoperto il tribunato ad altre cariche
• abolite le distribuzioni frumentarie
Pomerium esteso tra l’Arno e il Rubicone (comprendendo quasi tutte le zone d’Italia con cittadinanza romana)
79 a.C. : compiuta la riorganizzazione dello stato, Silla abdicò dalla dittatura ritirandosi in Campania. Morì l’anno
seguente.
2.7 Il tentativo di reazione antisillana di Marco Emilio Lepido
78 a.C. : uno dei consoli Marcio Emilio Lepido tentò di ridimensionare l’ordinamento siliano
• propose il richiamo dei proscritti in esilio, ripristino distribuzioni frumentarie a prezzo politico e la resti-
tuzione agli antichi proprietari delle confiscate in favore ai coloni insediati da Silla
◦ opposizione scatenò una rivolta in Etruria
77 a.C. : Lepido, partito per assumere come proconsole il governo della Gallia Narbonese, si fermò in Etruria
dove fece causa comune con i ribelli e marciò su Roma
• il senato con il senatus consultum ultimum ordinò la difesa dello stato
• imperium conferito a Cneo Pompeo Magno, nonostante nona avesse rivestito alcuna magistratura supe-
riore e dunque contro le norme sillano
• rivolta stroncata rapidamente
• Lepido fuggì in Sardegna morendo poco dopo
• il luogotenente di Lepido, Marco Perperna si trasferì con l’esercito in Spagna tra gli ex mariani capeggiati
da Sertorio
2.8 Ultima resistenza mariana; Sertorio
Quinto Sertorio si era distinto nelle file mariane contro Cimbri, Teutoni e nella guerra sociale.
82 a.C. : dopo le prime vittorie di Silla assunse il governo della Spagna Citeriore creando una sorta di stato maria-
no in esilio (inclusi esuli romani, italici e gran parte dei notabili indigeni). Vari furono i tentativi per abbatterlo in-
vano grazie alla conoscenza del paese che aveva permesso di mettere in atto una guerriglia contro le truppe co-
mandate dal governatore sillano della Spagna Ulteriore Quinto Cecilio Metello Pio.
77 a.C. : le truppe di Lepido comandante da Marco Perperna raggiungono Sertorio
• presenza di profughi consentì di istituire a Osca (capitale) un senato di 300 membri e una scuola dove ve-
nivano inviati i figli delle tribù spagnole per essere educati alla romana
• voci giunsero a Roma di possibili alleane con pirati e Mitridate
• Senato ricorse nuovamente a Cneo Pompeo affidandogli di nuovo in deroga, la Spagna Citeriore con
l’attribuzione di un imperium straordinario
76 a.C. : Pompeo arrivò in Spagna subendo da Sertorio sconfitte in parte bilanciate poi da Metello nel 75 a.C. e
scrisse una lettera sollecitando il senato all’invio di rifornimenti e rinforzi
74 a.C. : ottenuto gli aiuti, la situazione dei romani migliorò e iniziò a calare la popolarità di Sertorio costretto a
metodi drastici per mantenere la compattezza e disciplina
72 a.C. : Sertorio venne ucciso a tradimento da Perperna convinto di trarne vantaggi
71 a.C. : Pompeo sconfisse Perperna e fu poi giustiziato eliminando le ultime resistenze in Spagna
2.9 Rivolta servile di Spartaco
73 a.C. : scoppiò la terza grande rivolta servile di schiavi a Capua in una scuola di gladiatori.
• Una settantina di gladiatori si erano asserragliati sul Vesuvio raggiunti da altri gladiatori e sciavi confluiti
da tutta l’Italia meridionale (Traci, Galli, Germani, Orientali)
• importante l'adesione di uomini di condizione libera
• A capeggiare la rivolta furono Spartaco (un trace) e Crisso (un gallo) che ebbero ai loro ordine un eserci-
to
• rivolta si estese rapidamente in tutto il sud d’Italia e gli e furono tenuti in scacco i pretori e consoli del 72
a.C. inviati contro di loro
• mancanza di un piano unitario e preciso : Spartaco voleva superare le Alpi e raggiungere la Tracia mentre
altri volevano saccheggiare e razziare
• vagarono per l’Italia spingendosi in Cisalpina e tornando di nuovo verso il sud
• senato affidò il comando eccezione e un esercito a Marco Licinio Crasso allora pretore
◦ isolò Spartaco in Calabria tentarono però di passare in Sicilia per fomentare una nuova rivolta ma fu-
rono traditi dai pirati (pagati ma non li traghettarono) e costretti a spezzare il blocco di Crasso
◦ 71 a.C. : Spartaco sconfitto e cadde in battaglia, migliaia di prigionieri furono crocifissi da Crasso
lungo la via Appia e gli altri che tentarono di scappare furono annientati da Pompeo mentre stava
tornando dalla Spagna
2.10 Consolato di Pompeo e Crasso e lo smantellamento dell’ordinamento sillano (70
a.C.)
70 a.C. Cneo Pompeo e Marco Licinio Crasso furono eletti consoli
• nonostante Pompeo non avesse l’età minima e i requisiti di carriera
Vene portato a compimento lo smantellamento dell’ordinamento sillano:
• 75 a.C. : console Caio Aurelio Cotta abolì il divieto a chi era stato tributo della plebe di ricoprire cariche
successive
• 73 a.C. : approvata nuova legge frumentaria, lex Terentia Cassia, che ripristinava le distruzioni a prezzo
politico del grano (resi costosi e rari a causa degli eventi bellici)
• furono restaurati da Pompeo e Crasso la pienezza de poteri dei tribuni della plebe (proporre leggi
all’assemblea popolare, opporre veto)
• eletti censori (dopo 15 anni) che epurarono il senato di 64 membri giudicati indegni e condussero il cen-
simento (900.000 cittadini registrati)
• il pretore Lucio Aurelio Cotta (fratello del console del 75 a.C.) fece modificare la composizione delle giu-
rie dei tribunali permanenti togliendo l'esclusiva al senato e ripartendole tra senatori, cavalieri e tribuni
aerarii (categoria mal conosciuta ma con censo vicino ai cavalieri)
◦ processo per malversazione contro Caio Verre (propretore in Sicilia 73/71 a.C.) con l’accusa condot-
ta da Marco Tullio Cicerone : denuncia contro il malgoverno senatorio nelle province e contro la col-
lusione tra governatori corrotti e giurie senatorie compiacenti
2.11 Pompeo in Oriente; operazioni contro i pirati; nuova guerra mitridatica
Tra gli anni 80 e 70 a.C. in Oriente riemersero e si consolidarono due gravi minacce : i pirati e Mitridate.
• Pirateria riprese forza per l'endemica situazione di conflitto, instabilità e indebolimento struttura politi-
che locali oltre all'importanza assunta del commercio di schiavi
◦ romani tollerarono la pirateria in Oriente anche per un tornaconto nel mantenimento di un attività
che alimentava i traffici di mano d’opera schivile verso l’Italia
◦ basi principali lungo l’Asia Minore, Creta e sul litorale africano arrivando a infestare tutte le rotte in-
cluse quelle occidentali
◦ conseguenza : trasporto merci sempre più difficile, rischioso e costoso per chi investiva capitali e per
i consumatori
◦ 78/75 a.C. : vari tentativi per combattere i pirati sulle coste meridionali dell’Asia Minore
◦ si tentò di rafforzare la presenza romana in Cilicia anche tramite le campagne di Publio Servilio Vatia
◦ 74 a.C : inviato contro i pirati Marco Antonio (padre del futuro triumviro) che concentrò le proprie
forze sull’Isola di Creta venendo però sconfitto e la Cirenaica fu fatta provincia e base per combatte-
re la pirateria cretese
◦ 69 a.C. : operazioni contro Creta affidate a Quinto Cecilio Metello riuscendo a riconquistare l’isola
che divenne provincia romana
• terza guerra mitridatica 74/63 a.C.
◦ 74 a.C. : con la morte di Nicomede IV la Bitinia fu data in eredità ai romani e la sua deduzione permi-
se il controllo dell’accesso al Mar Nero alterando gli equilibri di forze dell’Asia
◦ Mitridate decide di invadere Bitinia : contro di lui furono mandati i consoli del 74 a.C. Marco Aurelio
Cotta (competenza sulla Bitinia) e Lucio Licinio Lucullo (operato agli ordini di Silla)
▪ 71 a.C. la Bitinia fu sgomberata e occupato il Ponto,Mitridate si rifugiò in Armenia da Tigrane
▪ 69 a.C : regno di Armenia (già esteso comprendendo la Siria) fu invaso da Lucullo assediando e
conquistando la capitale Tigranocerta spigrendosi poi verso il Mar Caspio ma la sua armata fu
fermata da un duplice malcontento:
• soldati si rifiutarono di continuare (stanchezza, ferrea disciplina, disagi ambientali)
• finanziari romani fecero pressioni per destituire Lucullo a causa dei provvedimenti assunti
per alleviare la situazione economica in Asia
▪ 67 a.C. comandi a Lucullo revocati, Mitridate e Tigrane riprendono le ostilità
◦ 67 a.C. a seguito di una proposta del tribuno Aulio Gabinio, furono affidati a Pompeo altri 3 anni di
imperium infinitum per combattere i pirati, nonostante la violenta opposizione senatoria
▪ pirati cacciati dal Mediterraneo occidentali sconfiggendoli in Cilicia : furono fatti prigionieri e
stanziati in piccole comunità rurali nelle località che avevano subito devastazioni e spopolamenti
◦ 66 a.C. : un altro tribuno, Caio Manilio, propose che venisse esteso a Pompeo anche il comando del-
la guerra contro Mitridate
▪ Pompeo convinse il re dei Parti, Fraate, a tenere impegnato Tigrane mentre egli marciava verso
il Ponto
▪ Mitridate fu sconfitto e privo dell’appoggio di Tigrane si rifugio a nord nel Bosforo Cimmerio e
abbandonato anche dal figlio si vece trafiggere per non cadere in mano romana (63 a.C.)
▪ 65 a.C. Pompeo condusse spedizione lungo il Caucaso
▪ 64 a.C. : trono di Armenia rimase a Tigrane senza la Siria che divenne provincia romana
▪ In Palestina Pompeo s’impadronì d Gerusalemme del tempio costituendo uno Stato autonomo
ma tributario aggregato alla provincia di Siria
▪ Bitinia e Ponto furono unite in un’unica provincia e ampliata la Cilicia fino ai confini della Siria
62 a.C. : Pompeo fece ritorno a Roma carico di gloria e bottino e gli venne decretato il trionfo
2.12 Consolato di Cicerone e la congiura di Catilina
Durante l’assenza di Pompeo a Roma si era verificata una grave crisi.
Lucio Sergio Catilina (discendente di una famiglia aristocratica decaduta) si era arricchito durante gli eccidi
dell’età sillana dilapidando somme enormi per mantenere un elevato tenore di vita per la sua carriera politica.
Campagna per il consolato del 65 a.C. molto costosa ma la candidatura fu respinta per indegnità.
Fu prosciolto dall’accusa di concussione e tanto nuovamente per le elezioni consolari del 63 a.C. stavolta sostenu-
to politicamente e finanziariamente da Marco Licinio Crasso, il patrizio Caio Giulio Cesare (sprovvisto di mezzi
per tentare la candidatura, popolare) e Cinna.
• Venne eletto console Marco Tullio Cicerone, homo novus (accusatore di Verre e sostenitore di Pompeo)
che nella campagna elettorale attaccò la corruzione, la violenza e le collusioni politiche di Catilina
• Nel corso dell’anno Catilina preparò un altro programma elettorale per ottenere il consolato nel 62 a.C.
(cancellazione debiti rivolto agli aristocratici rovinati, indebitati, coloni sillani, figli dei proscritti)
• Catilina nuovamente battuto (perde sostenitori: Cesare e Crasso) e diede vita a una cospirazione
◦ sopprimere i consoli,terrorizzare la città, prendere il potere e preparò un esercito in Etruria compo-
sto in gran parte da veterani sillani
◦ piano sventato da Cicerone che indusse il senato a emettere il senatus consultum ultimum e Catilina
fuggì in Etruria
◦ acquisite le prove scritte della congiura attraverso delle lettere, Cicerone fece arrestare 5 fra i capi
della cospirazione e il senato, guidato da Marco Porcio Catone, pronunciò la pena di morte (solo
Cesare insistette per la condanna a vita in carcere) e Cicerone fece giustiziare i condannati
• Catilina cadde combattendo nei pressi di Pistoia
• Cicerone menò vanto tutta la vita di aver salvato la patria da un pericolo mortale
2.13 Egitto; Cipro; Cirenaica
Distanza e buoni rapporti di armonia e collaborazione avevano tenuto il regno tolemaico lontano dalle mire di-
rette di Roma.
Regno tolemaico costituito da Egitto, Cirenaica e Cipro che dal II secolo a.C. avevano avuto fasi in cui si ritrovaro-
no sotto un unico sovrano e altre sotto monarchi differenti.
116 a.C. : morte di Tolomeo VIII Evergete II
• le contese tra i successori fecero in modo da rivolgersi ai Romani come garanti del trono e spesso della
propria sopravvivenza
• testamenti (autenticità in discussione) che legavano il regno al popolo romani (come strumenti per tute-
larsi da avversari o per saldare debiti politici)
◦ 96 a.C. : Cirenaica lasciata ai romani attraverso testamento
Tolomeo X Alessandro I in lotta con il fratello Tolomeo IX Soter II legò per testamento l’Egitto ai Romani.
• Figlio di Alessandro I, Tolomeo XI Alessandro II fu fatto prigioniero da Mitridate nel 88 a.C. ricucì a fuggi-
re rifugiandosi da Silla ritornando nel 80 a.C. salì al trono e fu riconosciuto da Roma
• nel 80 a.C. fu proclamato il maggiore dei figli Tolomeo XII Aulete re d’Egitto e il minore Tolomeo re di Ci-
pro
◦ Aulete ci mise 20 anni per farsi riconoscere dai romani con l’appoggio di Cesare nel 59 a.C.
64/63 a.C. : Pompeo ridusse la Siria come provincia romana
Parve che l’Egitto fosse stato incluso in un vasto progetto di assegnazioni fondiarie in una proposta di legge agra-
ria di Publio Servilio Rullo, combattuta da Cicerone (orazioni conservate).
58 a.C. :
• rivendicazione di Roma sul Cipro ed eventuale annessione
• Tolomeo XII cacciato dall’Egitto si rifugiò a Roma sotto protezione di Pompeo ma fu riportato ad Ales-
sandria con la fora da Aulo Gabinio nel 55 a.C. corrotto da Aulete.
Dal primo triumvirato alle idi di marzo
3.1 Il ritorno di Pompeo e il primo triumvirato
62 a.C. : Pompeo sbarcò a Brindisi e smobilitò subito il suo esercito, convinto di ottenere dal senato la ratifica de-
gli assetti territoriali e provinciali da lui decisi in Oriente e le concessioni di terra ai suoi veterani.
Al contrario egli fu umiliato in Senato, soprattutto dai suoi avversari politici ( Metelli, Lucullo e Catone) facendo
rimandare le sue richieste addirittura opponendosi.
Rimasto deluso si riavvicinò a Crasso e il suo emergente alleato Cesare :
• 60 a.C. : primo triumvirato : accordo esclusivamente privato e segreto in base al quale
◦ Cesare avrebbe dovuto essere eletto console per il 59 a.C. e avrebbe dovuto varare una legge agra-
ria per sistemare i veterani di Pompeo
◦ Crasso avrebbe ottenuto vantaggi per i cavalieri e le compagni di appaltatori a lui legati
◦ l’accordo fu cementato dal matrimonio di Pompeo e Giulia, figlia di Cesare
3.2 Caio Giulio Cesare Console
59 a.C. : Caio Giulio Cesare eletto console
• fece approvare due leggi agrarie che prevedevano una distribuzione ai veterani di Pompeo di tutto l’agro
pubblico rimanente in Italia, tranne Campania assegnata più tardi, utilizzando i bottini di guerra di Pom-
peo come fondi
◦ in Campania furono insediati cittadini nullatenenti
• furono ratificate le decisioni assunte da Pompeo in Oriente
• fu ridotto di un terzo il canone d’appalto delle imposte della provincia d’Asia
• approvata la lex iulia de repetundis per i procedimenti di concussione, migliorando la precedente legisla-
zione sillana tra cui anche un provvedimento per la pubblicazione dei verbali delle sedute senatorie e
delle assemblee popolari
Verso la fine del consolato, il tribuno della plebe Publio Vatinio fece votare un provvedimento che attribuì a Ce-
sare per 5 anni il proconsolato della Gallia Cisalpina e dell’Illirico con tre legioni e il diritto di nominare legati e
fondare colonie.
Su proposta di Pompeo il senato aggiunse alle competenze di Cesare anche la Gallia Narbonese, da poco vacante,
con una quarta legione.
3.3 Tribunato di Publio Clodio Pulcro
58 a.C. : Cesare partì per la Gallia
Cesare, Pompeo e Crasso appoggiarono la candidatura al tribunato della plebe di Publio Clodio Pulcro : ex patri-
zio coinvolto in uno scandalo che si era fatto adottare da una famiglia plebea.
Eletto tribuno fece approvare una serie di leggi:
• potere dei censori di espellere membri del senato venne limitato dal divieto di procedere nei confronti di
chiunque senza un giudizio formale che consentisse poi di difendersi e senza che si fosse raggiunta una
condanna da parte dei due censori
• nessun magistrato (tranne auguri e tribuni) avrebbe potuto interrompere le assemblee pubiche (per au-
spici sfavorevoli)
• legalizzati i collegia, associazioni provate con fini religiosi e di mutuo soccorso (soppressi dal senato nel
64 a.C. perché strumento pericoloso delle di mobilitazioni di masse urbane)
◦ abilità di Clodio nel sfruttare queste associazioni, presenti in tutta la città, per creare bande armate
al suo servizio pronte alla sommossa diventando un arma temibile nelle mani degli agitatori
• distruzioni frumentarie ai cittadini romani di Roma dovevano divenire gratuite
◦ aumento beneficiari : immigrazioni in massa e incremento di liberti
• esilio a chiunque condannasse o avesse condannato a morte un cittadino romano senza concedergli
l’appello al popolo
◦ Cicerone bersaglio evidente (fece uccidere i catilinari), già lontano da Roma quando fu votata la leg-
ge
◦ Catone allontanato da Roma con l’incarico di rivendicare il possesso dell’isola di Cipro dove regnava
Tolomeo, morto suicida e l’isola fu aggregata alla provincia di Cipro
3.4 Cesare in Gallia
Quando Cesare arrivò nelle province, a nord della Narbonese era in atto un migrazione degli Elvezi (stanziati
nell’attuale Svizzera) minacciando le terre degli Edui (bacino superiore del Loira) e forse anche la provincia roma-
na.
• 58 a.C. : Cesare attaccò e sconfisse gli Elvezi a Bibracte (odierna Autun)
Cominciò la lunga conquista della Gallia.
• Campagna contro gli Svevi
◦ tribù germanica stanziata oltre il Reno : passarono il fiume condotti da Ariovisto sconfiggendo gli
Edui che chiesero aiuto a Roma che a sua volta intervenne inducendo il capo degli Svevi a ritirarsi
nuovamente oltre il Reno
◦ fu riconosciuto ad Ariovisto il titolo di re amico e alleato di Roma
◦ ripresero le migrazioni verso l’Alsazia e Cesare intimò ad Ariovisto di ritirarsi, fallito un tentativo di
accordo, lo sconfisse nel 58 a.C. obbligandolo a ripassare il Reno
• Cesare tornò nella Cisalpina ma la presenza romana nella Gallia centrale suscitò a nord le reazioni delle
tribù del Belgi (occuparono le regioni a settentrione della Senna e Mosella) allarmante dalla presenza
delle legioni.
◦ 57 a.C. : I Belgi tentanto di cacciare i romani ma furono sconfitti e sottomessi da Cesare
◦ nello stesso anno un legato di Cesare, Publio Licinio Crasso (figlio maggiore di Crasso) sottomise di-
verse tribù della Normandia e della Bretagna
Successi di Cesare dovuti alla completa disunione delle tribù galliche che non furono in grado di avere un azione
unitaria ma anche alla capacità di Cesare di adottare una tattica da combattimento in base alla situazione, non-
ché alla sua abitudine di condividere le sue fatiche di vita militare e i pericoli con i suoi soldati, rendendolo popo-
lare tra le truppe legandole strettamente a lui.
Fine 57 a.C. : a Roma la situazione politica stava precipitando, e comunicò al senato che la Gallia era pacificata
(benché mancasse ancora la metà)
• notizia accolta con manifestazioni e celebrata con cerimonie di ringraziamento che durarono 15 giorni
3.5 Gli accordi di Lucca e la prosecuzione della conquista della Gallia
Finito il tribunato di Clodio, egli non smise di utilizzare le sue bande come strumento di pressione rapidamente
mobilitabile.
Non potendo più porre il proprio veto, i suoi avverarsi chiesero il ritorno di Cicerone con l’aiuto del tribuno della
plebe Tito Annio Milone.
Bersaglio di Clodio divenne Pompeo stesso: pentitosi di non aver fatto evitare l’esilio di Cicerone e preoccupato
per i crescenti successi di Cesare in Gallia, appoggiò i fautori del richiamo
• 57 a.C. : Cicerone tornò a Roma
Pompeo si trovò in una situazione di grave stallo politico:
• prigioniero della sua fama non osava impegnarsi apertamente nei conflitti e negli scontri delle fazioni per
non finire criticato e sbeffeggiato da Clodio, quindi venire allo scoperto significava esporsi al pericolo di
fallire e di vedere diminuirà la sua autorità (che i suoi avverarsi non vedevano l’ora che iniziasse a logo-
rarsi)
• il non fare nulla rischiava di usurargli un capitale di prestigio senza nuovi incarichi mentre quello di Cesa-
re era in rapida ascesa
• decise di accettare l’incarico, affidatogli su proposta del consoli e sostenuto da Cicerone, che gli conferi-
va poteri straordinari per 5 anni per provvedere all'approvvigionamento della città (cura annonae) :
mandato necessario a causa del raddoppio della popolazione a Roma e le distribuzioni frumentarie gra-
tuite di Clodio avevano aumentato le esigente di vettovagliamento
◦ lavoro volto con efficienza, procurandosi popolarità
• Contro Cesare venne chiesto che si revocasse la legge sull’agro campano e il candidato al consolato del
55 a.C. Lucio Domizio Enobardo lasciò intendere che, se eletto, avrebbe revocato il proconsolato di Cesa-
re in Gallia
56 a.C. : gli accordi di Luca
• Cesare, Crasso e Pompeo si accordarono su questo progetto :
◦ comando di Cesare in Gallia prorogato per altri 5 anni con 10 legioni a sua disposizione
◦ i tre si sarebbero impegnati a far eleggere Pompeo e Crasso consoli per il 55 a.C. e dopo il consolato
avrebbero ricevuto come province per 5 anni, Spagna per Pompeo e la Siria per Crasso
◦ tutto si svolse secondo programma
55 a.C. : tornato in Gallia, Cesare trovò la Britannia in rivolta: popolazione costiera in difficoltà, fece costruite
battelli riuscendo a sconfiggere i vascelli degli avversari permettendo alle legioni di dominare sulla terraferma
• sul fronte del Reno due tribù germaniche, Usipeti e Tencteri ma furono annientanti da Casare tra il Mo-
sella e il Reno compiendo una spedizione anche sulla riva destra del fiume
• compiuta incursione esplorativa in Britannia
54 a.C: campagna militare in Britannia con 5 legioni fu raggiuntò il Tamigi portando alla sottomissione di molte
tribù della costa
53 a.C.: seconda campagna di Cesare oltre il Reno
53 a.C: grave crisi nella Gallia centro-occidentale sotto la guida del re degli Arverni, Vercingetorige
• crisi cominciata con lo sterminio dei romani e italici a Cenabum (Orleans) e si estese in tutto il territorio
tra la Loira e Gergovia dove venne assediata la fortificazione ma non riuscendo a tenere il blocco tentò di
espugnare la città ma fu respinto
• riunitosi con l'esercito del suo legato, inseguì il re degli Averni e fece cingere la città in cui lui si rinchiuse,
con due linee di fortificazione (una interna per bloccare gli assediati e una eterna per sostenere gli assalti
dei Galli in soccorso)
• dopo un lungo scontro dove anche Cesare fu assediato, la piazzaforte fu costretta a capitolare e il re fu
inviato come prigioniero a Roma, dove nel 46 a.C. , fu fatto sfilare dinanzi al carro trionfale di Cesare e
decapitato ai piedi del Campidoglio
51 a.C. : distrutti gli ultimi centri di resistenza, Cesare senza attender istruzioni dal senato, diede un primo ordina-
mento alla nuova provincia della Gallia Comata
3.6 Crasso e i Parti
54 a.C. : Crasso giunto in Siria, cercò di inserirsi nella contesa dinastica in atto nel regno dei Parti, sia per i tradi-
zionali problemi confinari ma soprattutto per potersi distinguere in una campagna militare capace di dargli la
fama di cui godevano Cesare e Pompeo.
Deciso di appoggiare il fratello rivale del nuovo re dei Parti, si spine in Mesopotamia senza resistenze.
53 a.C. : Crasso invase il paese con il figlio Publio (con un contingente gallico inviato da Cesare) da nord, nono-
stante glielo sconsigliassero sia il re d’Armenia sia i suoi legati.
• Battaglia di Carre : esercito romano pesantemente sconfitto dai Parti (cavalleria corazzata e arcieri a ca-
vallo) e Crasso fu preso e ucciso
◦ una delle confitte più gravi di Roma, furono catturate le aquile di 7 legioni
◦ Siria minacciata
3.7 Pompeo console unico; guerra civile tra Cesare e Pompeo
Mentre Crasso era partito per la Siria, Pompeo continuò il suo incarico da curatore del rifornimento del granaio a
Roma amministrando le sue province tramite luogotenenti.
54/53 a.C. : iniziarono a venir meno i vincoli politici e famigliari che univano Pompeo a Cesare
• morì di Parto Giulia, moglie di Pompeo e figlia di Cesare, e Pompeo declinò ulteriori alleane matrimoniali
con Cesare, sposando Cornelia (vedova del figlio di Crasso)
• morte di Crasso
Pompeo, per ragioni difficili da cogliere, iniziò ad accostarsi sempre di più alla fazione ottimate e anticesariana.
Nello stesso periodo continuo la violenza e il caos politico a Roma : tra veti e controveti non furono eletti i due
consoli. Fu proposto senza successo la nomina di dittatore per Pompeo.
52 a.C. : l’anarchia raggiunse il colmo
• scontri tra le bande di Clodio (che aspirava alla pretura) e di Milone (candidato al consolato)
• Clodio rimase ucciso e la stessa curia senatoria fu preda delle fiamme
• per evitare la disgregazione dell’ordine costituito Pompeo fu nominato console unico e fece votare subi-
to leggi repressive in materia di violenza e di broglio elettorale
◦ condannato Milone e fu ristabilito un equilibrio precario
Ne approfittarono i nemici di Cesare che chiesero di rimuoverlo in anticipato dalla sua carica e farlo tornare a
Roma come cittadino privato per poter metterlo sotto accusa per il modo e i metodi con cui aveva condotta una
guerra non legittima.
• Cesare, proconsole, era assente da Roma dal 58 a.C. e il suo mandato sarebbe scaduto, in virtù delle pro-
roghe ottenute, nel 49/50 a.C.
Cesare, per evitare procedimenti contro di se, si trovò nella necessità di rivestire di nuovo il consolato congiun-
gendolo al proconsolato: era indispensabile conservare il comando e presentare la sua candidatura restando as-
sente da Roma
• privilegio che gli era stato attributo ad personam grazie a una legge che i 10 tribuni della plebe avevano
fatto votare nel 52 a.C.
• periodo in cui Cesare si scontra in Gallia contro Vercingetoringe
52 a.C. : Pompeo propose un provvedimento in cui bisognava far trascorrere un intervallo di 5 anni tra una magi -
stratura e una promagistratura
• norma contro la corruzione di chi si indebitava per raggiungere la pretura o il consolato, sicuri di rifarsi
l’anno successivo esercitando proconsolato/propretura nelle province
• minaccia anche per Cesare che, divenuto console, avrebbe dovuto aspettare 5 anni
• Pompeo si fece esentare da questa regola e prorogò per altri 5 anni, fino al 47 a.C., il proconsolato in
Spagna con il diritto di restare a Roma
◦ gli era stato associato un collega e dunque i riprese la regola di nominare due consoli
• seconda legge obbligò a tutti di presentare le proprie candidature di persona e fu aggiunto un codicillo
per l’eccezione tribunizia a favore di Cesare
51 a.C. : crescono i contrasti politici intorno alla scadenza del proconsolato di Cesare in Gallia
• Cesare sperava di raggiungere l'estensione del suo comando fino al 49 a.C. per potersi candidare nel 48
a.C.
• gli oppositori speravano nell’immediata sostituitone di Cesare già dal 50 a.C. e con la nuova procedura
sarebbe stato più facile rimpiazzarlo (successore scelto in ogni momento da coloro che avessero occupa-
to una magistratura almeno 5 anni fa)
50 a.C. : il tribuno della plebe Caio Scribonio Curione, per mettere fine ai contrasti e per uscire dalla crisi propose
di abolire contemporaneamente tutti i comandi straordinari, sia di Cesare sia di Pompeo.
• Senato si pronunciò a maggioranza favorevole
• intorno a questo periodo Cicerone propugnò nel De republica e nel De legibus, la necessità di un’intesa
civica (concordia) tra tutte le componenti dello Stato, fondata sul consenso delle gente dabbene (con-
sensus bonorum), sull’equilibrio dei diritti e dei doveri e garantita da un moderatore sopra le parti, la cui
indiscussa autorità lo avrebbe fatto accettare come tutore dell’interno Stato, primo (princeps) tra tutti i
cittadini
◦ forse pensava a Pompeo o addirittura a se stesso
◦ interessante l’esigenza di pacificazione dei contrasti della convivenza civile
49 a.C. : Cesare, dai suoi quartieri invernali vicino a Ravenna, inoltro al senato una lettera nel quale si dichiarava
disposto a deporre il comando se anche Pompeo lo avesse fatto ma i suoi avversari ottennero invece che si in-
giungesse a Cesare di porre fine unilateralmente alle sue cariche.
• veto di due tribuni tra cui Marco Antonio
senato votò il senatus consultum ultimum : venne affidato ai consoli e a Pompeo il compito di difendere lo stato e
furono inoltre nominati i successori di Cesare in Gallia
Nello stesso anno Cesare varcò il Rubicone : inizia guerra civile
• Pompeo, i consoli e buona parte del senato abbandonarono la città per imbarcarsi verso Oriente
• Cesare percorse l'Italia travolgendo le resistenze ma non riuscì a fermare il piano di Pompeo di trasferirsi
in Grecia, bloccare con le sue flotte i rifornimenti e affamare l’Italia per poi tentare la rivalsa con l’appog-
gio dei governatori e degli eserciti provinciali a lui fedeli
Cesare tornò a Roma per sistemare alcuni affari urgenti e cominciò ad affrontare la minaccia occidentale contro
le truppe pompeiane in Spagna con le sue truppe in Gallia
• Marsiglia venne assediata
• Battaglia di Ilerda dove furono sconfitti i pompeiani spagnoli
Negli ultimi gironi del 49 a.C., tornato a Roma rivestì la carica a lui conferita da Marco Emilio Lepido, di dittatore
al solo scopo di convocare i comizi elettorali che lo elessero console per l’anno 48 a.C.
Nel frattempo il quartier generale di Pompeo fu messo a Tessalonica e le sue navi nell'Adriatico per impedire
sbarchi di Cesare.
48 a.C. : Cesare riuscì a traghettare nell'inverno 7 legioni e a ponendo l’assedio a Durazzo ma fu costretto ad at-
taccare a fondo la città, perché la flotta pompeiana bloccò la costa impedendo l'arrivo di altre legioni mentre
l'esercito di Pompeo i era accampato nelle vicinanze, ma appena ricevuto i rifornimenti fu duramente respinto
• avanzò verso la Tessaglia, ineseguito da Pompeo
Battaglia di Farsalo (agosto 48 a.C.) : scontro decisivo, disfatta pompeiana
• Pompeo fuggì verso l’Egitto dove contava di trovare rifugio presso i figli del re Tolomeo XII Aulete, ma in
Egitto era in corso una contesa dinastica tra Tolomeo XIII e la sorella maggiore Cleopatra VIII
• Pompeo fu assassinato a Pelusio dai consiglieri del re
48/47 a.C. : Cesare arrivato ad Alessandria, si trattenne in Egitto per più di un anno per porre fine alle lotte tra i
fratelli e di assicurarsi l'appoggio del regno (ricco e grande produttore di grano)
• assediato ad Alessandria da Tolomeo Aulete , aspettò i rifornimenti per la battaglia in cui fu poi sconfitto
Tolomeo che trovò la morte nel Nilo
• Cleopatra fu confermata regina d’Egitto insieme al fratello minore Tolomeo XIV e, partito Cesare, diede
alla luce suo figlio, Tolomeo Cesare che costituiva una garanzia della protezione di Cesare stesso
47 a.C. :
• Farnace, figlio di Mitridate, approfittando della situazione tentò di recuperare i territori paterni ma fu
confitto a Zela nel Ponto
• dopo essersi fermato a Roma per qualche tempo, in autunno ripartì per l’Africa dove si erano rifugiati i
pompeiani vinti che si erano assicurarsi l’appoggio di Giuba, re di Numidia
46 a.C. :
• vittoria a Tapso
◦ Giuba si suicidò e il regno divenne provincia romana, Africa Nova
Tornato a Roma, Cesare celebrò i trionfi sulla Gallia, sull'Egitto, su Farnace e Giuba ma fu costretto a ri-
partire in Spagna alla fine dell’anno, dove avevano ripreso potere i suoi avversari guidati dai figlio di
Pompeo, Cneo e Sesto
45 a.C : Battaglia di Munda
• esercito nemico distrutto e solo Sesto Pompeo riuscì a scappare
Cesare tornò a Roma pronto a completare la sua opera di riorganizzazione politica.
3.8 Cesare dittatore perpetuo
Carriera di Cesare tra il 48 / 46 a.C.
• dittatore per un anno mentre si trovava in Egitto
• terzo consolato prima di partire per l’Africa
• dittatura per riformare lo stato (rei publicae constituendae) per 10 anni
45 a.C. : quarto consolato
44 a.C. : quinto consolato e titolo di dittatore a vita, dictator perpetuus
Oltre ad ampie magistrature supreme si aggiunsero con il tempo una serie di impressionanti e senza precedenti,
poteri straordinari:
• dopo la battaglia di Tarso era stato fatto per tre anni praefectus moribus, con incarico di vigilare sui co-
stumi e di controllare le lite dei senatori, cavalieri e dei cittadini
◦ competenze analoghe a quelle dei questori
• riconosciuta la facoltà di sedere tra i tribuni della plebe e la potestà tribunizia che gli conferiva tutte le
prerogative dei tribuni (inviolabilità personale, diritto di veto) senza ricoprire la carica (in quanto patri-
zio)
• attribuito il potere di fare trattati di pace o dichiarazioni di guerra senza consultare il senato e il popolo
• presiedere all'attribuzione delle magistrature e di designare (raccomandare) i suoi candidati alle elezioni
• assegnare ai propri legati le province pretorie
• gli vennero offerti gli onori del primo posto in senato, titolo di imperator (detentore dell’imperium) a vita
e di quello di padre della patria
Riforme (già dal 49 a.C.) :
• concessi il perdono e il richiamo in patri degli esuli e condannati politici
• vennero accordate facilitazioni ai debitori sia per il pagamento di canoni arretrati sia per le modalità di
rimborso dei prestiti
• diritto di ottenere la cittadinanza romana estesa fino alla Transpadana (tutta l'Italia fino alle Alpi)
Tra il 46/44 a.C. fu rinnovato il senato e il numero dei magistrati
◦ senato fu portati da 600 a 900 membri con l’immissione di un gran numero di seguaci di Cesare, ca-
valieri ed elementi provenienti da tutte le regioni dell’impero
◦ aumentato da 20 a 40 il numero dei questori
◦ aumentato da 4 a 6 il numero degli edili
◦ aumentato da 8 a 16 il numero dei pretori
▪ garantita la possibilità di carriera politica
◦ abbassate le qualifiche censitarie per l’ammissione all’ordine equestre
• giurie tribunali permanenti di nuovo ripartite tra senatori e cavalieri con l'introduzione di sanzioni più se-
vere e venne rivisto il sistema tributario provinciale
• regolamentata la durata dei governatorati : 1 anno per i propretori e anni per proconsoli
• promulgata legge suntuaria per porre freno all'ostentazione di ricchezza
• divieto ai cittadini fra 20 e 60 anni di rimanere assenti dal paese per più di 3 anni consecutivi
• disciolte le associazioni popolari, riportando i collegia alla loro funzione originaria di corporazioni religio-
se o di mestiere
• confermate le distruzioni di grano gratuite ma fu diminuito il numero dei beneficiari da 300.000 a
150.000 (depennamento egli abusivi) e introduzione di un numero chiuso di aventi diritto
• realizzazione un vasto programma di colonizzazione e di distruzione di terre per i veterani di Cesare e tra
i cittadini meno abbienti sia in Italia ma soprattutto nelle province
• attività di ristrutturazione urbanistica i Roma fornirono abbondante mano d’opera
• per combattere la disoccupazione in Italia i proprietari vennero obbligati a impegnare anche nei pascoli
non meno di 1/3 di uomini liberi
• le iulia municipalis : riordinate e raccordate le norme di governo e di amministrazione pubblica dei muni-
cipi e di Roma
• riforma del calendario civile (duratura nel tempo e completata dalla correzione introdotta nel 1582 dal
papa Gregorio XIII)
3.9 Le idi di marzo
L'eccessiva concentrazione di poteri, il moltiplicarsi di onori senza precedenti, il fatto che ogni carriera politica
potesse svolgersi solo con l’appoggio e il consenso di Cesare, atteggiamenti suoi e dei propri collaborati parve ri-
velare un'inclinazione verso la regalità : crearono allarmismi tra gli ex pompeiani superstiti, senatori, cavalieri e
dai stessi sostenitori di Cesare
44 a.C. : Cesare stava preparando una grande campagna militare contro i Parti per ristabilire l’egemonia romana
in Asia
• venne messo in giro un oracolo secondo il quale il regno dei Parti avrebbe potuto essere confitto solo da
un re, aumentando i sospetti di aspirazioni monarchiche
• venne ordita una congiura guidata da Marco Giunio Bruto, Caio Cassio Longino e Decimo Bruto e prima
della sua partenza per l'impresa pratica alle idi di marzo (15 marzo) 44 a.C. cadde traffico dai pugnali dei
cospiratori nella curia di Pompeo dove doveva presiedere una seduta del senato
AGONIA DELLA REPUBBLICA
4.1 L’eredità di Cesare; la guerra di Modena
Abbattuto Cesare, i cesaricidi non si preoccuparono di eliminare anche i suoi principali collaboratori : Marco Emi-
lio Lepido (che fece nominare Cesare dittatore nel 46 a.C., già magiter equitum e destinato a divenire governato-
re della Gallia Narbonese e Spagna Citeriore) e Marco Antonio (uno dei suoi luogotenenti più fidati).
Entrambi cominciarono a riorganizzarsi mentre i cesaricidi dimostrarono la mancanza di un programma che an-
dasse oltre l’assassinio di Cesare e la proclamazione di aver restaurato la libertà repubblicana e preferirono ritira-
si sul Campidoglio per discutere sul da farsi.
Nuovo assetto politico : Antonio riuscì a imporre una politica di compromesso ratificata dal senato
• amnistia per i congiurati
• convalida degli atti del defunto dittatore e il consenso ai suoi funerali di stato
• Publio Cornelio Dolabella, destinato a sostituire Cesare al consolato dopo la sua partenza per la spedi-
zione partica, sarebbe stato console insieme ad Antonio
• le province già attribuite sarebbero state riconfermate agli assegnatari, congiurati compresi
• fu stabilito inoltre che dopo il consolato ad Antonio sarebbe toccata la Macedonia (dove si stavano con-
centrando le truppe per l’impresa partica) e a Dolabella la Siria
Antonio si fece consegnare i documenti e il testamento di Cesare dalla moglie e seppe trasformare le esequie in
una grandiosa manifestazione di furore popolare mentre i cesaricidi abbandonarono Roma.
Abolita la dittatura dalle cariche dello stato.
Antonio i fece l'autentico interprete della politica (continuatore ed erede spirituale) di Cesare facendo passare
una serie di progetti di leggi che sostenne di aver trovato e gli procurarono grande popolarità.
Alla lettura del testamento di Cesare (morto sena altri figli maschi eredi tranne Tolomeo Cesare) si scoprì che
aveva nominato suo erede, per i ¾ dei beni suo figlio adottivo, Caio Ottavio (al tempo 19enne) e pronipote ( Giu-
lia, sorella di Cesare era sua nonna).
• Il resto ad altri parenti
Alle idi di marzo Caio Ottavio si trovava ad Apollonia (Illiria, confine con Macedonia) tra i soldati per la campagna
partica per completare la propria istruzione ed essere il magiter equitum di Cesare. Saputo del testamento tornò
in Italia reclamando ufficialmente l’eredità onorando gli ingenti lasciti in denaro previsti dal testamento, ponendo
come principale caposaldo del suo impegno politico la tutela e la celebrazione della memoria del padre e le ve-
detta della sua uccisione.
• Concentrò su di se l'appoggio dei cesariani e dei veterani mentre buona parte del senato cominciò a
scorgere in lui un mezzo per arginare lo strapotere di Antonio (Cicerone incluso).
Antonio, per controllare l’Italia allo cadere del suo consolato, si fece assegnare dai comizi al posto della Macedo-
nia le due Gallie (Cisalpina e Comata) per 5 anni conservando il diritto di traferire in Gallia le legioni macedoni.
• Quando mosse verso la Gallia, il governatore originale Decimo Bruto rifiutò di cedergliela e si rinchiuse a
Modena assediato da Antonio.
• 43 a.C. : guerra di Modena
◦ mentre Cicerone attaccava la condotta prevaricatrice di Antonio, il senato ordinò ai consoli del 43
a.C. di muovere soccorso a Decimo Bruto
◦ venne associato con un imperium propretorio anche Ottavio
◦ vicino a Modena Antonio fu battuto e costretto a ritirarsi vero la Narbonese dove contava di unire le
forze con Lepido, i due consoli morirono
4.2 Il triumvirato costituente (secondo triumvirato); le proscrizioni, Filippi
43 a.C. :
• Ottavio marciò su Roma dopo che il senato rifiutò il suo consolato e le ricompense per i soldati
• eletto console insieme al cugino erede Quinto Pedio (contro le regole)
◦ entrambi fecero revocare le misure di amnistia e istituirono un tribunale speciale per perseguire gli
assassini di Cesare
◦ Ottavio fece ratificare la sua adozione dai comizi curiati, frangiandosi da allora del nome di Caio Giu-
lio Cesare (il cognome Ottaviano, non lo usò mai)
In Gallia, Antonio congiunto con lepido, attirò dalla sua parte governatori della Gallia e Spagna (Lucio Munazio
Planco e Caio Asinio Pollione)
• Decimo Bruto fu ucciso mentre cercava di passare le Alpi orientali
Annullato provvedimento senatorio che aveva dichiarato Antonio nemico pubblico (in occasione della guerra di
Modena).
43 a.C. ottobre : Ottaviano, Antonio e Lepido si incontrarono nei pressi di Bologna dove stipularono un accordo,
fatto sancire da una legge, lex titia, votata dai comizi tributi
• venne istituito un triumvirato rei publicae constituendae (per la riorganizzazione dello stato) che divenne
una magistratura ordinaria (triumvirato costituente, secondo triumvirato) per la durata di 5 anni fino alla
fine del 38 a.C.
• conferiva il diritto di convocare senato e popolo, promulgare editti, designare candidati alle magistrature
• Antonio avrebbe conservato le due Gallie (Cisalpina e Comata)
• Lepido avrebbe ottenuto la Gallia Narbonese e le due Spagna
• Ottaviano l’Africa, la Sicilia, Sardegna e Corsica (Oriente era in mano a Bruto e Cassio)
◦ parte peggiore : Sicilia e Sardegna erano minacciate da sesto Pompeo che avevano ricevuto dal se-
nato il comando delle forze navali dominando il mare con le sue flotte, gestito tutto da lui, arrecando
danni al commercio romano mettendo in difficoltà anche il vettovagliamento romano
Riprese le liste di proscrizione con i nomi degli assassini di Cesare e dei nemici dei triumviri
• centinaia di senatori e cavalieri furono uccisi e i loro territori confiscati, tra le vittime più note ci fu Cice-
rone
Rimesse in sesto le finanze, i triumviri si rivolsero in armi verso Oriente dove i cesaricidi guidati da Cassio e Bruto
si erano costituti una base solida di potere e raccolto un consistente esercito.
42 a.C. : divinizzazione di Cesare e istituzione del suo culto ( Ottaviano divenne divi filius, figlio del Dio)
Lepido rimase console a Roma, Ottaviano e Antonio partirono per la Grecia
42 a.C. ottobre : Battaglie di Filippi
• Ottaviano subito in difficoltà
• Cassio battuto da Antonio e credendo sconfitto Bruto si suicidò
• Bruto vinto e sena possibilità si suicidò anche lui
Proscrizioni, guerre intestine e Filippi avevano decimato l'opposizione senatoria più conservatrice: molte famiglie
dell’antica aristocrazia furono dissolte e il loro posto fu preso dalla nuova aristocrazia composta da membri di
classi dirigenti municipali italiche e persone di fiducia dei triumviri.
Epurazione dei ricchi e influenti esponenti delle comunità locali sostituiti da seguaci dei triumviri spesso prove-
nienti dall'esercito.
Mutamento radicale nella composizione e nelle mentalità delle élite di governo più inclini a rapporti di dipenden-
za politica e personale, premessa indispensabile dell'evoluzione verso un regime imperiale.
4.3 Consolidamento di Ottaviano in Occidente; guerra di Perugia,Sesto Pompeo; gli
accordi di Brindisi, di Miseno e di Taranto; Nauloco
Dallo scontro con i cesaricidi, Antonio ne uscì con il prestigio militare rafforzato trovandosi a trattare con i trium-
viri in una posizione di forza.
Riservò per se il comando su tutto l’Oriente volendo intraprendere anche la conquista del regno partico.
A Lepido fu assegnata l’Africa e Ottaviano ebbe le Spagne e il compito di sistemare i veterani delle legioni, e di
vedersela con Sesto Pompeo che dominava la Sicilia a cui si erano uniti molti superstiti delle proscrizioni e di Fi-
lippi.
• Impegni gravosi ma se condotti a buon fine, avrebbe avuto una base politica e militare non meno forte di
quella di Antonio
• incarico di procedere all'assegnazione di terre ai veterani fu difficile, non essendo rimasto più agro pub-
blico dunque si trattava di espropriare terreni nei territori delle 18 città d’Italia destinate allo scopo
• colpiti gli interessi dei piccoli e medi proprietari terrieri
• 41 a.C. : proteste in aperta rivolta e furono fruttate da Fulvia (moglie di Antonio) e del fratello di Anto-
nio, Lucio Antonio al tempo console
◦ 41/ 40 a.C. : Ottaviano affrontò gli insorti nella guerra di Perugia, dopo un assedio la città fu espu-
gnata e abbandonata al saccheggio
◦ Lucio Antonio fu risparmiato e Fulvia fuggì in Grecia da Antonio
◦ alcuni insorti fuggirono da Sesto Pompeo che si impadronì della Sardegna e della Corsica impeden-
do i rifornimenti in Italia
• Ottaviano intanto si appropriò delle Gallie, una volta morto il legato di Antonio
In vista di una possibile alleanza tra Antonio e Sesto Pompeo, Ottaviano sposò Scribonia (sorella di Lucio Scribo-
nio Libone suocero di Sesto Pompeo) nel 40 a.C.
• Antonio tentò di tornare in Italia ma gli fu negato lo sbarco
40 a.C. : accordo di Brindisi
• Antonio e Ottaviano si incontrarono, grazie alle mediazione di amici in comune, sottoscrivendo un’intesa
in forza del quale ad Antonio veniva assegnato l’Oriente e a Ottaviano l’Occidente (esclusa l’Africa di Le-
pido)
• Antonio, rimato vedovo, sposò Ottavia, sorella di Ottaviano.
Situazione si complicò di nuovo a causa delle rivendicazioni di Sesto Pompeo deluso di non aver partecipato
all’incontro di Brindisi e riprese a bloccare le forniture di grano verso Roma.
39 a.C. : accordo di Miseno
• Antonio e Ottaviano presenziarono all’accordo riconoscendo a Sesto Pompeo il governo di Sardegna e
Corsica e il Peloponneso, fu inoltre nominato augure e designato per un futuro consolato
Equilibrio durò poco:
• 38 a.C. difficoltà di Antonio alla consegna del Peloponneso, Sesto Pompeo riprese le scorreria contro
l’Italia
• Ottaviano ripudiò Scribonia e sposò Livia Drusilla (moglie divorziata di Tiberio Claudio Nerone che aveva
già partorito il futuro imperatore Tiberio e già incinta di Druso)
• Sesto Pompeo perse nel frattempo la Sardegna e la Corsica, tradito da un suo luogotenente che le con-
segnò a Ottaviano
• Lotta per il possesso della Sicilia : Ottaviano fu inizialmente confitto e chiese aiuto ad Antonio
◦ 37 a.C. : trattato di Taranto per ottenere rinforzi e fu rinnovato il triumvirato per altri 5 anni (convali-
dato dall’assemblea popolare)
◦ Ottaviano avrebbe ricevuto 120 navi per la guerra e in cambio avrebbe dovuto fornite ad Antonio
20.000 legionari per la campagna partica
Nel frattempo Marco Vipsanio Agrippa (amico d’infanzia di Ottaviano) costruì un porto militare presso Pozzuoli
riunendo e addestrando una flotta
36 a.C. : Agrippa sconfisse Sesto Pompeo in Sicilia (fuggì ma fu ucciso l’anno dopo)
Lepido prese parte alle operazioni con Ottaviano, rivendicò per se il diritto di possedere l'isola ma fu abbandona-
to dalle truppe e dichiarato decaduto dai poteri triumviri da Ottaviano che i impossessò dell’Africa.
Tornato a Roma, Ottaviano fu ricolmato di onori :tra cui inviolabilità propria dei tribuni della plebe che, aggiunta
all’imperium che deteneva come triumviro, costituì la la base per fondare il principato.
Padrone dell’Occidente a Ottaviano mancava la gloria militare che riuscì ad avere con l’aiuto di Agrippa in due
campagne contro Illiri in Pannonia e Dalmazia 35/34 a.C.
4.4 Antonio in Oriente
Negli anni successivi a Filippi, Antonio concentrò le sue forze sull’Oriente contando di ritornare coperto di fama
per aver condotto a termine i progetti di Cesare contro i Parti e di aver vendicato la morte di Crasso.
Prime necessità furono finanziarie : impose pesanti tributi alle comunità in Asia per aver sovvenzionato i cesarici-
di e si preoccupò di procurarsi l'alleanza di re e principi orientali
• Egitto fu il regno più potente (immensa riserva di risorse tra cui una produzione cerealicola eccezionale)
sotto il regno congiunto di Cleopatra VII e del figlio di Cesare, Tolomeo Cesare
◦ 41 a.C. : Cleopatra fu convocata a Tarso e indusse Antonio a trascorrere l’inverno in Egitto, dalla loro
unione nacquero due gemelli
40 a.C. : nella primavera i Parti invasero la Siria travolgendo i governatori antoniani dilagando in Asia Minore e
Giudea
• Antonio non reagì perché fu chiamato in Italia dalle conseguenze della guerra di Perugia, trattenendosi
per firmare gli accordi di Brindisi e sposò Ottavia, partendo con lei verso Atene nel 39 a.C.
39 a.C. : il generale antoniano Publio Ventidio Basso, riuscì, vero la fine dell’anno ,a respingere i Parti dai territori
romani e divenuto nel 38 a.C. governatore della Siria fronteggiò un nuovo tentativo ricacciandoli oltre l'Eufrate
37 a.C. : crisi dinastica in Partia
• Antonio non ne approfittò perché fu costretto a recarsi a Taranto per rinnovare il triumvirato e poi ritor-
nò in Oriente
• nello stesso anno cercò di dare un nuovo assetto ai territori in vita dell’impresa partica, creando una se-
rie di principati e lui fedeli
• ritrovò Cleopatra e nel frattempo a Roma Ottaviano mise in moto una campagna diffamatoria contro An-
tonio (che attribuì territori romani a principi locali, assegnando all’Egitto parte della Cilicia, Fenicia, Ara-
bia..)
36 a.C. : Inizia la spedizione partica
• invase il regno partico attraverso l’Armenia perdendo però le macchine d’assedio distrutte dai Parti du-
rante l'avanzata non riuscendo ad assediare Fraaspa e si ritirò anche a causa dell’inverno
34 a.C. : nuova invasione della Partia e dell’Armenia
• conquistata l’Armenia e detronizzato il re
35 a.C. : rottura tra Antonio e Ottaviano definitiva
• dagli accordi di Taranto, Ottaviano restituì 70 navi delle 120 ricevute e inviò solo 2000 insieme a Ottavia,
legionari rispetto ai 20.000 promessi
• Antonio cadde nella provocazione, fece tornare indietro Ottavia e si ribaltò la situazione : Ottaviano era
l'offeso, l’oltraggiata sorella moglie legittima cacciata a causa di Cleopatra
Antonio celebrò la conquista dell'Armenia ad Alessandria confermando a Cleopatra il trono d’Egitto, di Cipro e
della Celeiria attribuendo ai loro figli altri territori.
4.5 Scontro finale; Azio
32 a.C. : scadenza del triumvirato, i consoli di quell'anno, entrambi antoniani chiesero la ratifica delle decisioni
prese da Antonio in oriente ma Ottaviano ne impedì l'approvazione al senato.
• I consoli abbandonarono poi l’Italia unendo con Antonio che inviò un atto di ripudio a Ottaviano
Ottaviano rivelò un testamento in cui Antonio dichiarava di voler essere sepolto ad Alessandria accanto a Cleo-
patra attribuendo ai figli avuti con essa i regni.
• Antonio fu privato di tutti i suoi poteri e del consolato del 31 a.C.
• Ottaviano dichiarò guerra solo a Cleopatra, presentandosi come difensore di Roma e dell'Italia contro
una regina avida e infida capace di corrompere e snaturare l’animo di un grande e valoroso generale ro-
mano trasformandolo in un despota orientale portandolo ad agire contro l’interesse della patria
• Ottenendo un giuramento di fedeltà da tutta l'Italia e delle province occidentali, intraprese la guerra
31 a.C. : Battaglia di Azio
• vinta da Agrippa per Ottaviano
• Antonio e Cleopatra si rifugiarono in Egitto preparando l’ultima resistenza ma quando Ottaviano, ormai
padrone della parte orientale del Mediterraneo, penetrò in Egitto prendendo l'Alessandria (30 a.C.) An-
tonio e Cleopatra si suicidarono e vene eliminato anche Tolomeo Cesare
L’impero da Augusto alla crisi del III secolo
AUGUSTO
1.1 Azio e la cesura tra storia repubblicana e storia del Principato
Nel 31 a.C., dopo la vittoria ad Azio su Antonio e Cleopatra, Ottaviano si trovò essere padre assoluto dello stato
romano, ma la conclusione delle guerre civili, lanciava aperta la questione della veste legale da dare al potere
personale del vincitore.
• La morte di Cesare aveva decretato il fallimento di un regime apertamente monarchico che rinnovasse le
istituzioni repubblicane.
La soluzione adottata dal suo erede, restauratrice nella forma ma rivoluzionaria nella sostanza, permise invece
l'instaurazione del Principato che convenzionalmente si fa risalire al 31 a.C.:
• un regime istituzionale incentrato sulla figura di un unico reggitore del potere, il princeps
La progressiva integrazione di élite delle diverse regioni dell’impero e il ruolo politico e sociale degli eserciti stan-
ziati nelle province permetteranno la costruzione di una storia romana come una storia dell’impero: intesa come
storia del rapporto e dell'integrazione di territori e popolazioni rispetto al centro di potere.
1.2 Rapporto con gli organismi repubblicani e il potere del principe; la translatio del-
lo stato al volere decisionale del senato e del popolo romano nel 27 a.C.
29 a.C. : Ottaviano ritornò in Italia celebrando 3 trionfi (campagne dalmatiche, vittoria u Aio e vittoria sull'Egitto)
L’inizio del riconoscimento giuridico della nuova forma istituzionale si ebbe nel 27 a.C. quando Ottaviano il 13
gennaio, in una seduta del senato, rinunciò formalmente a tutti i suoi poteri straordinari accettando solo un im-
perium proconsolare per 10 anni sulle province non pacificate. Qualche giorno più tardi fu proclamato Augusto,
epiteto che lo sottraeva dalla sfera politica per proiettarlo direttamente in quella sacrale donandoli la corona civi-
ca e uno scudo d’oro, che fu appesa nell’aula del senato, sul qualche erano elencate le virtù di Augusto : virtù,
clemenza, pietà vero gli dei e la patria.
Nel res gestae (testamento politico che egli redae vero la fine della sua esistenza) scrisse: “successivamente fui
superiore a tutti per autorità, pur non possedendo un potere superiore a quello degli altri che mi furono colleghi
nella magistrature”.
La nuova organizzazione dello stato rappresentava il definitivo superamento delle istituzioni, ormai non più ade-
guate.
• Il principe i poneva come punto di riferimento ed equilibrio fra le diverse componenti della nuova realtà,
che ora i poteva chiamare imperiale:l'esercito, le province, in senato, la plebe urbana.
1.3 La crisi del 23 a.C.
26 / 23 a.C. : Ottaviano eletto console
27 / 25 a.C. : regime ancora non consolidato, si recò in Gallia e poi Spagna settentrionale
• combatte contro Asturi e Cantabri ancora non sottomessi al dominio romano
• dimostra di provvedere alla pacificazione dei territori provinciali rafforzando al tempo stesso il contatto
con l'esercito e i veterani insediati nelle province che costituivano uno dei fattori reali del suo potere
• tornerà periodicamente anche negli anni successivi in modo che l’assestamento del nuovo ordine potes-
se compiersi gradualmente rispettando la prassi a Roma dove governavano senato, popolo, magistrati e
lui come console non si sarebbe sottratto al compito di trattenersi nelle province che doveva pacificare
23 a.C. : grave crisi
• in Spagna Augusto si ammalò e non pochi furono i problemi che venivano a crearsi per la questione della
successione del principe.
• In linea di principio il problema non esisteva perché i poteri conferiti ad Augusto erano individuali e non
trasmissibili ad altri quindi alla morte la gestione sarebbe tornata agli organi istituzionali dello stato. Si
venne creando una situazione in cui si presupponeva che al capo ci sarebbe stato un monocrate ma la
mancanza di precedenti e di prassi per la successione avrebbe potuto implicare il pericolo di un vuoto di
potere e possibili guerre civili
• in assenza di figli maschi, Giulia (Maggiore) figlia avuta con Scribonia divenne il fulcro delle sue strategie
◦ fece sposare Giulia con Marcello (figlio della sorella Ottavia) ma alla sua morte, fece sposare Giulia
con Agrippa divenendo un possibile aspirante a succederli
Nel regime furono introdotte delle correzioni che definirono in modo definitivo la sostanza dei poteri imperiali:
• Augusto depose il consolato e ottenne un imperium proconsulare, contendendogli di agire con i poteri di
un promagistrato su tutte le province (incluse quelle riservate al popolo), potere poi definito imperium
maius che però non consentiva ad Augusto di agire nella vita politica quando i trovava a Roma
• per ovviare tale impedimento, ricevette dal senato il potere di un tribuno della plebe vitalizio (ma rinno-
vato ogni anno) divenendo cosi un protettore della plebe a Roma, con il potere di convocare comizi, por-
re il veto e godendo della sacrosanctitas (diveniva sacro e inviolabile) e fu aggiunto il diritto di convocare
il senato
• Ottaviano detenne cosi i poteri che erano compatibili con la tradizione repubblicana, ma era incompati-
bile il fatto che venissero detenuti contemporaneamente, ma la sua rinuncia al consolato fu lasciata
all'aristocrazia senatoria
◦ dal 5 d.C. furono introdotti consoli suffetti (supplenti) aumentando i posti da ricoprire
• Le elezioni furono ristabilite più o meno in forma regolare dal 27 a.C. controllate da Augusto attraverso
due procedure:
◦ nominatio : accettazione della candidatura da parte del magistrato
◦ commendatio : la raccomandazione da parte dell'imperatore stesso
• dal 5 d.C. : Augusto realizzò un sistema di compromesso che teneva conto della nuova realtà politica :
all'assemblea popolare un ruolo marginale con una sorta di equilibrio tra principe e senato
◦ comizi ratificavano i candidati celti da 10 centurie mite di cavalieri e senatori, designandoli con
l’accordo dell’imperatore
1.4 Perfezionamento della posizione di preminenza
22 a.C. : in seguito a una carestia, Augusto rifiutò la dittatura offertagli dal popolo a assunse la cura annonae (in-
carico di provvedere all'approvvigionamento di Roma)
23 a.C. : Agrippa ricevette per 5 anni un imperium proconsulare, recandosi in oriente
22 / 19 a.C. : sul confine orientale Augusto sistemò la questione partica e armena, con una trattativa diplomatica
riuscì a recuperare le insegne delle legioni di Crasso e Marco Antonio, fu celebrata come una vendetta militare e
come la definitiva pacificazione dell’Oriente
• Agrippa tornato a Roma, sposò Giulia Maggiore
19 / 18 a.C. : esercitò i poteri dei censori, ottenendo privilegi legati al consolato
• diritto di utilizzare le insegne dei consoli : la sella curulis e i 12 littori che portavano i fasci
18 a.C. : scaduto il mandato di Augusto di 10 anni sulle province non pacificate (27 a.C.) e quello di Agrippa, ad
entrambi fu rinnovato per 5 anni l’imperium proconsulare
• Agrippa ricevette anche la tribunicia potestas (pozione sempre più vicina a quella di Augusto)
17 a.C. : Augusto adottò i figli di Agrippa facendone i successori, Lucio Cesare e Caio
12 a.C. : ad Augusto venne conferita la carica di pontefice massimo (in precedenza di Lepido che mori lo stesso
anno) ponendosi a capo della guida della vita religiosa a Roma.
2 a.C. : gli fu conferito il titolo di pater patriae (padre della patria) attributo dal senato, cavalieri e popolo
1.5 I ceti dirigenti (senatori ed equites)
Duplice sfera di competenza : quella tradizionale repubblicana e quella specifica del princeps.
Il senato, principale organo della politica romana, negli ultimi anni aveva visto una profonda trasformazione nella
sua composizione tradizionale con un aumento dei membri (fino a 1000) in seguito all’ingresso dei sostenitori dei
Cesare e dei triumviri.
Augusto agì con vari provvedimenti mirando a ripristinare la dignità e il prestigio dell'assemblea senatoria, favo-
rendo anche l'accesso delle élite provinciali più fortemente romanizzate (Gallia meridionale e Spagna)
29 / 28 a.C. : in veste di console si fece conferire la potestà censoria procedendo alla revisione delle liste dei se-
natori (lectio senatus) espellendo le persone indegne, ovvero quelle cui origine e censo non corrispondevano agli
standard normalmente previsti
18 a.C. : con la potestà censoria condusse una revisione più radicale, riportando il numero di senatori a 600 e
rese la dignità senatoria una prerogativa ereditaria.
Cursus honorum (successione delle carche pubbliche riservate al massimo ordine dello stato) senatorio in età imperiale
si sviluppava secondo le seguenti tappe:
• aver partecipato a una delle 4 cariche del vigintivirato (diversi collegi magistrati)
• un anno di servizio militare come tribunus militum laticlavius
◦ due tipi di tribunato miliare : quello rivestito dall’ordine senatorio e quello dei membri dell’ordine eque-
stre
• Questores : 4 tipi
◦ quaestor urbanus : tesoriere del senato
◦ quaestor propraetore provinciae : amministrazione finanziaria delle province del popolo romano, con po-
teri propretori (equivalenti al pretore)
◦ quaestor principi : portavoce dell’imperatore nel senato
◦ quaestor consulis : portavoce del console nel senato
• Tribunus plebis / Aedilis : magistrature dello stesso livello, un uomo politico poteva rivestire una qualsiasi del-
le due per poi passare al successivo gradino della carriera
◦ l’edile poteva essere una carica sia per plebei sia per patrizi, quest'ultimi potevano evitare questo passag-
gio
• Praetor : diversi tipi
◦ praetor urbanus : amministrava le cause giudiziarie che coinvolgevano due cittadini romani
◦ praetor peregrinus : amministrava giustizia nelle cause in cui una delle due parti non aveva cittadinanza
romana
◦ praetor aerarii : sovrintendenza della cassa statale
Gli ex pretori erano chiamati a rivestire alcune funzioni del proprio rango (comandante legione, governatore di una im-
periale minore o di una provincia del popolo romano di minore importanza)
• Consul : potevano essere ordinari (funzione eponima) o suffetti (entravano in carica nel coro dell’anno, sosti-
tuendo quelli ordinari)
Gli ex consoli erano chiamati a rivestire alcune funzioni proprie del rango (funzione di curator operum publicorum, go-
vernatore di un importante provincia imperiale e delle province del popolo romano in Africa e Asia, praefectus urbi)
• Censor : un tempo vertice della carriera politica, in età imperiale riverita dagli imperatori poi compare con Do-
miziano
Nella documentazione epigrafica il cursus honorum può apparire in ordine cronologico o inverso oppure secondo un
ordine personalizzato (in pozione preminente il consolato).
Ordine cronologico mai rispettato nella menzione delle funzioni sacerdotali.
I senatori si distinguevano dagli equites solo per aver intrapreso una carriera politica che assicurava loro l’ingres-
so in senato con la possibilità di mostrarlo esteriormente portando il laticlavio, larga striscia color porpora sulla
toga. Nell'ultima fase però molti dei figli dei cavalieri e senatori avevano usurpato questo diritto, portando il lati-
clavio sena essere membri del senato.
• Augusto proibì il laticlavio ai figli dei cavalieri
Fu alzato il censo minimo per entrare in senato (un milione di sesterni) separando i due ceti in termini di censo.
• Augusto poteva concedere il dritto a entrare in senato a chi non apparteneva a una famiglia senatoria
che avesse rivestito una magistratura e si riservava la facoltà di intervenire designando a una carica i pro-
pri candidati. Poteva inoltre cooptare delle persone inerendole in senato tra le fila di coloro che avevano
rivestito una determinata magistratura (ex pretori ex questori) attraverso la procedura dell’edlectio.
Si realizzò una distinzione netta tra :
• ordo equester : codificata attraverso principi generali e appositi senatoconsulti
◦ intervento del principe poteva essere determinante per accedere a ceto equestre
• ordo senatus : non vincolato alla partecipazione effettiva del senato ma formato da famiglie senatorie.
Si definirono cosi due raggruppamenti da cui veniva reclutata la classe dirigente dello stato romano, gli ammini-
stratori militari / civili e i più importanti ufficiali dell'esercito.
• I senatori detenevano tutte le più importanti magistrature a Roma e le maggiori posizioni di comando ci-
vile e miliare in provincia : essendo in numero insufficiente furono impiegati anche membri dell’ordine
equestre in ambito giudiziario, appalti pubblici, campo militare e cariche amministrative.
Carriera equestre in età imperiale: non mostrò i tratti di irregolarità come la carriera senatoria.
Tuttavia si può affermare che una carriera equestre nei primi due secoli dell’impero si svolgeva tipicamente attraverso
le seguenti tappe:
• comandi militari (comando di un reparto di fanteria, legionario, della cavalleria ausiliaria)
• le procuratele, in particolare:
◦ quelle finanziarie (amministrazione uffici finanziari centrali o gestione beni imperiali in una provincia o
più)
◦ quelle governatorati di alcune province (Norico, Giudea…)
◦ non c’era un ordine prefissato, dall’età degli Antonini venivano classificate in base alla loro retribuzione
annua
• talvolta il comando di una delle due flotte imperiali in qualità di praefectus classis
• grandi prefetture : governatore dell’Egitto (carica più alta), comando guardia pretoriana (peso politico impor-
tante, prefetto del pretorio cavaliere più importante dell’impero), responsabile servizi di approvvigionamento
della città e di Roma, comandante addetti alla vigilanza notturna e spegnimento incendi
1.6 Roma; Italia; province
Roma : quai un milione di abitanti
Azione su due piani : quello monumentale e della razionalizzazione dei servizi
• Augusto non modificò la sua residenza tranne l'accentuazione dei segni di onorificenza che gli aveva con-
ferito il senato, e parte di essa divenne edificio pubblico (vista la sue elezione a pontefice massimo) ospi-
tando il focolare di Vesta (Livia ne divenne sacerdotessa).
◦ Sempre accanto alla sua casa sul Palatino fece costruire un tempo ad Apollo, la sua divinità tutelare
• Concentrò la sua attività edilizia nel Foro Romano completando i programmi edili di Cesare
• Nel vecchio Foto fece costruire un tempo a Cesare divinizzato
• fece restaurare la sede del senato
• fece costruire un nuovo Foro, il forum Augusti, con al centro un tempio di Marte Ultore (celebrazione fa-
miglia Giulia dalla sua ascendenza mitica in Enea)
• fece edificare il Pantheon e il uso Mausoleo (nel Campo Marzio) e davanti a quest’ultimo erano incise sui
pilastri di bronzo le Res Gestae (originale andato perduto ma possediamo un copia proveniente
dall’odierna Ankara, che ci ha permesso di sapere che il testo fu trasmesso alla sua morte anche alle al-
tre province dell’impero)
• costruzione Ara Pacis
• per opera di Agrippa furono costruiti/restaurati molti edifici pubblici, acquedotti, terme, teatri, mercati,
si preoccupò dell’organizzazione di servizi per l'approvvigionamento alimentare e idrici, per la protezione
di incendi e inondazioni
• 22 a.C. : carestia, Augusto assunse la cura annonae fronteggiando l'emergenza con i propri mezzi, pare
che fosse stato assegnato ad alcuni senatori l'incarico di provvedere alle distribuzioni gratuite di grano
• 8 d.C. : altra crisi, fu istituito un servizio stabile che doveva provvedere al rifornimento granario dalle
province, con a capo un praefactus annonae (prefetto ordine equestre)
• con la morte di Agrippa l'approvvigionamento idrico, mantenimento uffici pubblici e sacri, cura della
strade e delle rive passò ai senatori
• creato un corpo di vigili del fuoco con a capo un prefetto di ordine equestre
• governo di Roma attribuito a un praefectus Urbi (ordine senatorio)
Tutti gli abitanti dell’Italia divennero cittadini romani e le città italiche governavano di autonomia interna, dotate
di un proprio governo municipale non soggette all’imposta fondiaria.
Italia divisa in 11 regioni per il censimento delle persone e delle proprietà, no funzionari amministrativi.
Provvedimenti riguardavano : l'organizzazione di un sistema di strade e di un servizio di comunicazioni e iniziative
di rinnovamento edilizio nelle città dell’Italia
Amministrazione province vide un cambiamento di natura politica, che rifletteva la duplicità di sfere delle compe-
tenze che si era determinata nello Stato tra il princeps e popoli/senatori
• le province sotto la responsabilità diretta di Augusto, non pacificate, erano quelle in cui si trovavano una
o più legioni, da 5 a 13 ( fine del suo principato)
◦ governate da appositi legati, Augusti pro praetore, scelti tra i senatori di rango pretorio o consolare,
subordinati all’imperium di Augusto, avevano il governo della provinciae il comando delle legioni ma
non il potere di riscuotere tasse (affidata a procuratori di rango equestre)
• nelle province di competenza del popolo romano, province pacificate, (10 all'inizio del I secolo d.C.), pri-
ve di legioni, i governatori erano sempre senatori, ma scelti a sorte tra i magistrati che avevano ricoperto
la pretura o il consolato, in carica 1 anno, comandavano forze militari presenti nella provincia assistiti dai
questori.
◦ Augusto poteva intervenire in virtù del suo imperium maius
Eccezione l’Egitto: dopo la vittoria su Antonio fu l’unica provincia assegnata a un prefetto di rango equestre no-
minato da Augusto.
• Comandava le legioni ed era responsabile dell'amministrazione (provincia fu creata per l'approvvigiona-
mento granario)
◦ vi furono altre regioni rette da cavalieri ma si trattava di piccoli territori con le proprie esigenze.
Situazione in continua evoluzione e furono adottate le soluzioni in base alle necessità.
Fu necessario creare un sistema razionale per l'esazione di imposte e tasse per mitigare lo sfruttamento brutale
delle requisizioni adottate per le guerre civili ed esterne.
• Augusto stabilì nuovi criteri per determinare l’ammontare dei tributi commisurati in base alle province
• tassa fondiaria, tributum soli, e censimento popolazione per determinare che doveva pagare la tassa pro
capite (provinciali non cittadini romani)
1.7 Esercito, la pacificazione e l'espansione
Paga dei soldati gravava sullo stato ma la liquidazione veterani rappresentava un peso molto alto e furono otte-
nuti con il bottino di guerra e con il patrimonio personale di Augusto.
Furono congedati 300.000 che ricevettero soprattutto terre, in Italia ma anche nelle province.
Successivamente ottennero denaro.
• Nel 6 d.C fu creato l’erario militare, cassa speciale finanziata con i proventi di una tassa apposita sull'ere-
dità, che garantì al soldato che aveva ottenuto l’honesta missio (certificato di servizio militare) un premio
di congedo.
Servizio militare nelle legioni riservate a volontari, ancora per lo più italici (anche se veniva apprezzato il contri-
buto dei provinciali).
Esercito formato da professionisti in servizio per 20 anni o più, ricevendo 225 denari all’anno : costituzione di una
forza permanente effettiva composta 25 legioni, ciascuna con un numero o un nome.
Istituzione di una guardia pretoriana permanente affidata al comando di un prefetto di rango equestre
• corpo militare d'élite composto da 9 coorti (9000 uomini) reclutato prevalentemente tra cittadini romani
residenti in Italia con privilegi (un soldo più elevato) e condizioni di servizio, stanziato a Roma
Costituiti contingenti regolari di truppe ausiliarie di fanteria e cavalleria reclutate tra i popoli soggetti all’impero e
comandate da ufficiali romani o capi di tribù locali.
• Al congedo chi aveva militato otteneva la cittadinanza romana
La flotta stanziava in due porti : Miseno e Ravenna, sottoposta al comando di un prefetto equestre
• i marinai, congedati, ottenevano la cittadinanza.
Successi in politica estera, da lui considerato di sua diretta competenza, tuttavia durante il suo regno le acquisi-
zioni territoriali vere e proprie dell’Impero furono limitate
• questione controversa (o scelta consapevole o prodotto circostanze occasionali)
Augusto compì in tre occasionai diverse un atto di grande valore simbolico chiudendo il tempio di Giano per indi-
care l'inizio di una stagione di pace.
Questioni orientali affidate alla diplomazia:
• 29/27 a.C. : estesi i confini meridionali in Egitto grazie all’accordo del primo prefetto, C. Cornelio Gallo
con gli Etiopi
◦ 25/24 a.C.: fu condotta anche un spedizione fino allo Yemen meridionale per assicurarsi le vie com-
merciali con l’oriente
• confine con il regno partico stabilito grazie a trattative diplomatiche e ai rapporti politici stretti con gli
stati contigui ai territori provinciali e con questi stati furono stretti trattati che li ponevano in un rapporto
di patronato-clientela con l’imperatore (spesso definiti regni clienti)
◦ si creano dunque dei stati cuscinetto con una funzione di controllo su zone poco urbani
• Armenia : Augusto si fece restituire le insegne delle legioni romane di Crasso e Antonio dal re dei parti e
Tiberio (primo figlio di Livia) fece incoronare re d’Armenia Tigrane II che divenne cliente di Roma
Teatro di scontri militari fu l’occidente:
• 27/19 a.C. : interventi nella penisola iberica che fu pacificata
• 25 a.C. : fondata colonia in Val d’Aosta (attuale Ostia)
• 21/20 a.C : fu esteso il controllo romano nell’Africa meridionale e sud-occidentale
• 16/15 a.C. : Tiberio e Druso (figli di Livia) conquistarono la Rezia, la Vindelicia e Norico
• 14/9 a.C. : occupazione Pannonia
• occupazione della Mesia (attuale Bulgaria) segnò il definitivo consolidamento della frontiera danubiana
Insuccesso di Augusto: mancata sottomissione della Germania
• varie campagne militari, obbiettivo : fiume Elba dove i romani arrivarono con Druso (e altri generali) ma
il territorio a oriente del Reno non fu mai stabilmente sottomesso e le tribù germaniche si rivoltarono
contro gli invasori
◦ 9 d.C. : Battaglia di Teutoburgo
▪ Quintilio Varo confitto da Arminio e tre legioni furono annientante
◦ frontiera rimase il Reno nonostante le varie spedizioni in Germania
1.8 La successione
Tutti i poteri che avevano costituito l’auctoritas di Augusto non costituirono una vera e propria carica a cui dopo
la sua morte, qualcuno potesse succedergli e non potevano essere trasmessi ne i poteri ne tale posizione, secon-
do un principio dinastico.
Augusto non aveva figli maschi ma solo la figlia Giulia.
Preoccupazione di Augusto : legittimare la famiglia imperiale
• integrare la propria famiglia nel nuovo sistema politico e nella propaganda ideologica celebrandone
l'ascendenza divina
• l’essere pater familias sottolineava il carattere romano della propria gens ampliandola con i successivi
matrimoni di Giulia e le varie adozioni, allargando il prestigio anche ad amici e collaboratori che con i
loro meriti rafforzavano la figura stessa del princeps (figli adottivi e Agrippa)
L’erede scelto avrebbe ricevuto non solo il patrimonio ma anche un prestigio che gli garantiva un accesso privile-
giato alla carriera politico-militare e un ruolo singolare nella res publica.
• Tramite carriera magistrale eccezionalmente abbreviata e con l'attribuzione di poteri straordinari (pote-
stà tribunizia e imperium proconsolare) l’erede veniva designato alla successione delle funzioni pubbli-
che del princeps
Attraverso il matrimonio di Giulia e Marcello (figlio della sorella Ottavia) Augusto tentò di inserire un discendente
marchio nella famiglia dotandolo sin da giovane con prerogative (ammissione al senato e consolato) per prepa-
rarlo ad assumere le competenze
• Augusto si ammalò in Spagna ma riuscì a superare la crisi politica
• Marcello muore nel 23 a.C.
Poteri analoghi del princeps furono attribuiti ad Agrippa divorziò e sposò Giulia, ricevette l’imperium proconsola-
re e la potestà tribunizia. I loro figli furono poi adottati da Augusto preparandoli ad una eventuale successione
ma Agrippa morì nel 12 a.C..
Augusto si rivolse ai figli di Flavia, Tiberio e Druso:
• Tiberio sposò Giulia nel 11 a.C. e ricoprì due volte il consolato celebrando un trionfo per le sue campa-
gne germaniche nel 7 a.C.
• 6 a.C. ricevette la potestà tribunizia ma poi si ritirò dalla vita politicamente
I figli di Agrippa muoiono nel 2 e 4 d.C.
Tiberio tornò a Roma sciogliendo il matrimonio con Giulia che venne esiliata da Augusto a causa dei suoi scandali
(Augusto fece approvare una serie di leggi moralizzatrici).
• 4 a.C. : Adottò Germanico (figlio del fratello Druso con Antonia figlia di Marco Antonio e Ottavia) nono-
stante avesse già un figlio, Druso Minore (per distinguerlo dal fratello di Tiberio) e Augusto adottò poi Ti-
berio
• a Tiberio furono attribuiti potestà tribunizia e l’imperium proconsolare
• 13 a.C. : celebrò il trionfo sui Germanici e gli venne conferito un imperium pari a quello di Augusto
◦ potere di intervenire in tutte le province e avere l'esercito sotto il suo comando
1.9 L'organizzazione della cultura
Propaganda culturale : programma edilizio di Augusto mirò a completare i progetti di Giulio Cesare e a celebrare
propagandisticamente il ritorno della tradizione repubblicana.
• Esaltazione della pacificazione e una fittizia discendenza da una progenitrice divina, Venere, e un mitico
progenitore, Enea.
• Politica culturale espressione nelle arti figurative, trasformazione architettonica, cerimonie pubbliche,
monetazione, letteratura e il coinvolgimento generale degli intellettuali nella promozione del consenso
al suo programma di restaurazione morale all'interno e di pacificazione all’esterno
Le Res Gestae: autobiografia che ripercorre tutte le tappe dell’operato (costituzionale e militare) di Augusto, illu-
strando in che abbia reso soggetto il mondo al potere del popolo romano e abbia portato pace e prosperità
estendendo i confini del potere romano.
Attraverso opere di storici di età augustea come Tito Livio o altri poeti, possiamo intendere i messaggi, le idee e
la politica culturale dell'epoca.
• Virgilio: canta di pace del nuovo regno e il ritorno alla tradizionale vita dei campi
◦ Eneide : celebra Enea come antenato di Augusto profetizzando il suo dominio universale
• Orazio, Proprezio, Ovidio : si riflette la propaganda dominante dell’epoca
• adesione degli intellettuali al programma dei princeps è dovuto in gran parte a Mecenate che con un
‘opera di persuasione (spesso in situazioni critiche) riuscì a legare poeti e artisti agli ideali della politica
augustea dando vita a una raffinata letteratura basata sui modelli della cultura letteraria greca con valori
romani e italici
◦ non tutti aderirono, bisogna tenere conto anche di quanto non ci è pervenuto e che ha subito un
processo di volontaria / involontaria cancellazione in quanto non consono all’atmosfera dominante,
ci sono voci dissidenti come Asinio Pollione, Timagene, Ovidio stesso (acuto verso la fine del princi-
pato di aver scritto carmi non in linea con la riforma dei costumi introdotta da Augusto)
Altri momenti di esaltazione della figura di Augusto e della diffusione dell’ideologia provvidenzialistica:
• celebrazioni di ricorrenze e istituzione di un vero culto della sua persona
◦ ludi saeculares (per proclamare la rigenerazione di Roma)
◦ celebrazioni di giochi a Nicopoli (per ricordare la vittoria di Azio)
• nome di Augusto inerito nelle preghiere del collegio sacerdotale dei salii, compleanno celebrato pubbli-
camente e il suo Genio doveva essere reso omaggio privatamente
• Culto nelle province Orientali : istituzione di un culto dell'imperatore celebrato a quella della dea Roma
• Culto in Occidente : culto di Roma affiancato a quello di Cesare divinizzato, dedicati altari o templi ad Au-
gusto non diretti alla sua persona ma al suo Genio
◦ tranne a Lugdunum (Lione), altari in Germania sul Reno e sull'Elba
I GIULIO CLAUDI
2.1 Una dinastia?
14 d.C. : Augusto muore in Campania, il suo corpo fu riportato a Roma e le ceneri tumulate nel mausoleo in Cam-
po Marzio.
Tiberio in senato fece presente come sarebbe stato difficile assumere i poteri del padre, suggerendo al senato di
affidare la cura dello stato a più persone, tuttavia il senato lo spinse ad accettare i poteri.
Si rivelò l'impossibilità da parte del senato di concepire un ritorno alla Repubblica senza la presenza di una paral-
lela autorità del singolo che ereditasse l’auctoritas e l'iniziativa politica di Augusto.
4 / 68 d.C. : potere rimase nella famiglia Giulio-Claudia
• discendenti della famiglia degli Iulii (Augusto ne fece parte dal momento che fu adottato da Giulio Cesa-
re) e quella degli Claudii (famiglia di Tiberio Claudio Nerone, primo marito di Livia e i figli Tiberio e Dru-
so)
Morte di Tiberio : non si avverò quello che aveva preordinato Augusto (aveva precostituito una successione af-
fiancando al figlio di Tiberio, Druso Minore, Germanico (figlio di Druso Maggiore e di Antonia, figlia di Marco An-
tonio e Ottavia) adottando Tiberio.
• 19 d.C. : muore Germanico
• 3 d.C. : muore Druso Minore
Successione passò a Caligola, figlio di Germanico e Agrippina (figlia di Giulia Maggiore e Agrippa).
• Soluzione che prescindeva dalla carriera politico-militare, da una adozione nella famiglia Giulia e anche
da una preparazione istituzionale : Caligola non fu adottato da Tiberio e non condivise con lui ne l’impe-
rium proconsolare ne potestà tribunizia.
• Designazione che si basava sulla linea familiare attingendo al ramo della famiglia di Germanico piuttosto
che Tiberio
• Caligola discendeva :
◦ per linea femminile da Augusto ( Giulia Maggiore nonna materna essendo madre di Agrippina, ma-
dre di Caligola)
◦ per linea maschile dei Claudi (Druso Maggiore padre di Germanico e quindi nonno di Caligola)
◦ da Marco Antonio (Antonia Minore nonna paterna perché figlia di Marco Antonio e Ottavia, madre
di Germanico)
▪ Caligola amava dire che desiderava essere considerato discendente di Antonio piuttosto che Au-
gusto (Cassio Dione fonti)
Morte di Caligola : potere nella famiglia di Germanico ma sempre all’interno del ramo discendente da Antonia e
Druso Maggiore, cioè Claudio (fratello di Germanico)
• primo princeps estraneo alla casa Giulia
• prese il nome di Cesare senza il sangue o adozione nella famiglia ma semplice erede
Ultimo esponente dinastia fu Nerone:
• entrò nella domus principis una famiglia diversa : quella dei Domizi
• figlio di un aristocratico, Cneo Domizio Enobarbo
• erede della famiglia Claudia e di quella di Giulia solo per parte di madre in quanto figlio di Agrippina Mi-
nore (figlia di Germanico e Agrippina Maggiore) e per adozione
◦ adottato da Claudio che aveva sposato Agrippina (dopo che lei divorziò con Cneo Domizio Enobar-
do).
Se Tiberio discendeva da Augusto perché fu adottato, per gli altri membri della dinastia (appartenenti alla fami-
glia di Germanico), il legame di consanguineità con Augusto era limitato alla discendenza della moglie di Germa-
nico, Agrippina (figlia di Giulia Maggiore e Agrippa) e al fatto che Antonia (madre di Germanico) era figlia di Mar-
co Antonio e di Ottavia (sorella di Augusto).
Caligola decise di dare rilievo al ramo antoniano della famiglia (deponendo le ceneri della nonna Antonia nel
mausoleo di Augusto).
2.2 Tiberio (14 / 37 d.C.)
Godeva di scarsa popolarità ma il suo governo fu sostanzialmente una positiva prosecuzione del quello augusteo.
Dalle fonti (di matrice senatoria tradizionalista e nostalgica della repubblica) emerge in modo evidente un proble-
ma che si ritroverà in tutta la storia imperiale : i rapporti tra principe e senato.
Le ostilità delle fonti (Tacito) non devono ingannare : i tratti negativi di Tiberio, la diffidenza, l’invidia nei confron-
ti di personaggi come Germanico (figlio del fratello Druso) oscurano il fatto fondamentale della sua volontà di ri-
spettare le forme di governo repubblicano (valorizzate da Augusto) rifiutando gli onori divini dimostrando il suo
spirito tradizionalista.
• Di recente sono state valorizziate altre fonti come la narrazione di Velleio Patercolo (contemporaneo ai
fatti) mettendo in luce il valore di Tiberio come militare, come uomo di governo e la sua gestione dello
stato (sia per la libertà dei magistrati a Roma sia nel vegliare le province per non essere fruttate dai go-
vernatori)
Fu amministratore accorto dello stato, capace di fronteggiare delicate congiunture economiche:
• compimento della modifica del sistema elettorale (paesaggio delle votazioni dai comizi a partecipazione
popolare al senato)
• fronteggiò un'opposizione che rivendicava l’autonomia decisionale a la libertas del senato.
Stabilizzazione della frontiera renana : no ampliamenti in Germania
• 16 d.C. : Germanio vinse contro Arminio
19 a.C. : morte di Germanico in circostanze misteriose, considerato un caso di delitto politico
• Svetonio (Vita di Caligola) descrisse Germanico come il predestinato all’impero.
• Germanico fu mandato in Siria da Tiberio per impedirgli altre conquiste in Germania, dove condivise il
comando dell'esercito con Calpurnio Pisone, ma insorsero gravi contrasti tra i due e alla morte di Ger-
manico (sintomi di avvelenamento) si sospettò che fosse stato ucciso su investigazione da Pisone (versio-
ne di Tacito)
• disponiamo di un documento epigrafico di recente coperta, il senatoconsulto di Cneo Pisone padre dove
è contenuto il verbale del processo in senato contro Pisone, che si suicidò per prevenire la condanna.
Si apre periodo di contrasto politico tra Tiberio e Agrippina e il problema della successione e i candidati erano :
Druso Minore (figlio di Tiberio, muore nel 23 d.C.) e i figli di Germanico
23 d.C. : svolta quando il prefetto del pretorio Seiano iniziò a crearsi un forte potere personale
• accrebbe il potere concentrando le truppe pretoriane a Roma guadagnandosi la fiducia di Tiberio e di-
venne il suo collaboratore più fedele
• posizione di potere rilevante perché Tiberio nel 26 d.C. lasciò Roma e si rifugiò a Capri, riuscendo a mo-
nopolizzare i contatti con Tiberio e alla morte di Livia (29 d.C.) iniziò a dominare la vita politica a Roma
influenzando le decisioni dell’imperatore aspirando forse anche alla successione (chiese di sposare Livilla
vedova di Druso, figlio di Tiberio)
• dichiarò nemico pubblico Agrippina imprigionandola insieme ai figli maggiori accusati di tramare contro
l’imperatore
Antonia (madre di Germanico) riuscì a risvegliare i sospetti in Tiberio e Seiano fu processato e giustiziato.
Ultimi anni del regno di Tiberio:
• scoppiò crisi finanziaria
• si acuirono i contrasti con il senato
• periodo di terrore, suicidi,processi, condanne per lesa maestà contro senatori, sostenitori di Seiano e op-
positori del regime
Agrippina si suicidò e i figli maggiori uccisi.
Rimasero come possibili successori : Tiberio Gemello (figlio di Druso Minore) e Caligola (unico figlio vivo di Ger-
manico) che furono eredi congiunti nominati da Tiberio
37 d.C. : morte di Tiberio
• senato riconobbe come unico erede Caligola che adotto Tiberio Gemello ma fu eliminato nello stesso
anno
2.3 Caligola (31 / 41 d.C.)
Impero di Gaio, detto Caligola, fu breve ed è ricordato soprattutto per le sue stravaganze senza limiti, amplificate
da una storiografia ostile.
• Accolto con entusiasmo dall'esercito e dalla plebe, appoggiandosi al consenso dei pretoriani e della po-
polazione di Roma inaugurando una politica di donativi, grandi spettacoli e ambizioni piani edili portan-
do all'esaurimento delle riserve finanziare lasciate da Tiberio
• freddo l’atteggiamento del senato nei suoi confronti
◦ testimoniane di Svetonio (di sentimenti filo-senatori) che lo descrive come un tiranno, non interes-
sato al governo e preoccupato di rafforzare il suo potere
• fonti imputano alla sua malattia mentale la sua inclinazione verso forme di dispositivo orientale e l’onda-
ta di esecuzioni
• nella storiografia attuale si tende a mettere in luce la tradizione familiare gentilizia dell'imperatore che
ereditava la linea di Antonio e Germanico e faceva propri elementi della concezione orientale monarchi-
ca
◦ 40 d.C. : decisione di uccidere il re Tolomeo di Mauretania (ultimo discendente di Antonio, figlio di
Cleopatra Selene, a sua volta figlia di Antonio e Cleopatra) dando inizio a una guerra che ci conclude
sotto Claudio con l'annessione del regno a Roma
Politica etera :
• cercò di ripristinare in Oriente un sistema di stati cuscinetto con relazioni personali e di amicizia tra i so-
vrani, ereditate da Marco Antonio e Antonia
• nacque scontro con gli Ebrei : per affermare la sua propria divinità, volle porre una propria tatua nel
Tempio di Gerusalemme suscitando le proteste della popolazione considerandolo un sacrilegio, richiesta
che aveva risvegliato violenti conflitti tra Ebrei e Greci nelle città della Giudea e dell’Oriente
41 d.C. : Caligola cadde vittima di una congiura organizzata dai pretoriani
• la sua morte evito lo scoppio del conflitto in Giudea ponendo fine ai dissidi nelle città orientali
◦ episodio narrato dallo storico di origini ebraiche Flavio Giuseppe (che scrisse in greco una narrazio-
ne della storia degli Ebrei e dei loro rapporti con Roma e i sovrani ellenistici) e del filosofo ebreo
Alessandria Filone
Breve principato di Caligola costituì un episodio premonitore dei rischi inerenti alla struttura del principato espo-
sto ai rischi di involuzione autocratica e assolutistica.
2.4 Claudio (41 / 54 d.C.)
Claudio, zio di Caligola, non ebbe il favore delle fonti antiche ce lo presentano come uno sciocco e inetto, dedito
a manie erudite. Tuttavia il suo regno contraddice questa presentazione viste le sue realizzazioni in politica inter-
na ed esterna.
Riforma dell'amministrazione centrale che fu divisa in 4 grandi uffici :
• un segretariato generale e altri tre per le finale (a patrimonio), per le suppliche (ab epistulis) e per l'istru-
zione dei processi da tenersi davanti all'imperatore.
• A capo di questi dipartimenti furono messi i liberti (Impero di Claudio ricordato come il regno dei liberi)
La sua politica di razionalizzazione dei servizi lo portò a cercare soluzioni ai problemi di approvvigionamento gra-
nario e idrico che affliggevano Roma.
• Fece costruire il porto di Ostia per consentire l'attracco alle navi granarie
• rammodernamento del sistema della distribuzioni granarie : tolto dalla responsabilità del senato e asse-
gnato al prefetto dell’annona
• fece costruire un nuovo acquedotto e bonificò la piana del Fucino
Politica di integrazione:
• concessione ai notabili della Gallia Comata del diritto di ascesso al senato (documento epigrafico che ci
mostra l’interesse per le province)
• fondazione di colonie in Britannia, Germania, Mauretania, e altre regioni dell’impero
• concessione della cittadinanza ad alcune popolazioni alpine (iscrizione Tabula Clesiana e diplomi militari
che certificavano l'inserimento nella cittadinanza romana dei soldati nelle coorti ausiliarie)
Risolse le questioni lasciate da Caligola:
• affrontò la guerra in Mauretania che fu poi organizzata in due province affidate ai procuratorati equestri
• modificò gli assetti dei regni clienti istituiti da Caligola in oriente
• furono ristabiliti i privilegi delle comunità ebraiche nelle città orientali tutelando le istituzioni delle poleis
greche per evitare possibili scontri
• 49 d.C. : provvedimento di espulsione degli Ebrei da Roma per prevenire disordini
• 43 d.C. : impresa militare più rilevante fu la conquista della Britannia meridionale (Inghilterra) ridotta a
provincia
Regno di Claudio caratterizzato da intrighi di corte : aveva sposato Messalina da cui ebbe un figlio, Britannico,
che fu poi accusata di intrigare contro il marito e fu messa a morte nel 48 d.C..
Claudio sposò poi la nipote Agrippina che riuscì a far adottare dall’imperatore il figlio Nerone.
54 d.C. : Claudio morì avvelenato da Agrippina, assicurandosi la successione al figlio
2.5 La società imperiale
Alla base della concezione antica della società romana, in particolare quella imperiale vi era l’assunto che vi do-
vesse essere un articolazione e una differenza riconosciuta dello stato giuridico.
Augusto aveva provveduto a differenziare le condizioni e le prerogative dei ceti dirigenti a Roma (senatori ed
equites) introducendo anche elementi di distinzione anche per i ceti dirigenti dei municipi occupandosi di regola-
re i privilegi, lo statuto e l'articolazione di altri gruppi della società: coloro che godevano della cittadinanza roma-
na rispetto ai provinciali liberi, liberti, e chiavi.
Introdusse anche dei meccanismi di promozione sociale.
• Schiavitù : fenomeno caratteristico della società / economia a partire dalla tarda Repubblica
◦ forti differenze locali (40% secondo i calcoli moderni)
◦ impiegati nell'agricoltura dei proprietari di vaste tenute (fenomeno ridotto durante età imperiale in
favore dell’impiego dei coloni liberi)
◦ notevole presenza di schiavi domestici impiegati in attività artigianali e quelli più istruiti di origine
greca nell’ambito di servizi come medici, istruttori, amministratori…
◦ categoria particolare : schiavi imperiali, familia Cesaris, impiegati nella gestione finanziaria e ammi-
nistrativa del patrimonio imperiale, divisi in gerarchie
◦ schiavi finanziari in grado di raggiungere livelli di ricchezza spesso superiori alla nobiltà
Non confondere ricchezza con stato giuridico : indipendenti nella concezione antica, ricchezza e potere non dava-
no accesso a un ceto superiore ma costituivano il presupposto per aspirare al miglioramento della propria condi-
zione.
• Liberti: lo schiavo che riusciva ad acquistare la libertà con il patrimonio personale che il padrone gli lan-
ciava nell'esercizio della sua attività o grazie a disposizioni testamentarie rimaneva legato al e padrone
da un rapporto di clientela o di prestazioni di lavoro
◦ aveva limitazioni per la vita publica e per l’accesso alle magistrature / municipi
◦ nel I secolo d.C. erano il ceto economicamente più attivo nei settori dell'economia
◦ potevano raggiungere forme di promozione sociale ricoprendo cariche nelle associazioni professio-
nali, nei collegi per il culto imperiale nei municipi
◦ enormi le possibilità di avanzamento nella corte, gestione publica/privata del governo
◦ i liberti di Claudio ottennero la direzione dei nuovi servizi amministrativi nella riorganizzazione degli
uffici
• Provinciali Liberi : comprendevano gli abitanti delle poleis greche, dei villaggi Britanni o i nomadi del de-
serto
◦ imperatore poteva intervenire nelle questioni relative allo status e ai privilegi dei diversi gruppi citta-
dini e vegliare sulla tutela del corpo civico della polis (rinvenimento di una copia di un papiro di una
lettera inviata da Claudio ad Alessandria per ristabilire l’ordine dopo il conflitto tra greci ed ebrei)
◦ poteva inoltre promuovere i ceti dirigenti cittadini o città concedendo la cittadinanza romana ai sin-
goli individui per meriti particolari, in questo modo molti gruppi potevano godere di uno status giuri-
dico privilegiato (garanzie personali, immunità dalle tasse e vari obblighi)
◦ ottenuta la cittadinanza il passo successivo di promozione sociale era l’accesso ai due ceti dirigenti :
l’ordo senatorius o il ceto equestre
◦ per i provinciali l’aver svolto il servizio nell’esercito poteva già costituire un motivo di promozione e
potevano raggiungere posizioni importanti nella carriera equestre grazie al patronato o raccomanda-
zioni di ufficiali
Esercito è denaro furono i fattori più importanti di promozione sociale nel corso dell’età imperiale.
I veterani delle legioni che avevano raggiunto pozioni importanti (centurioni, sottufficiali…) potevano entrare nel-
le élite municipali, acquisendo prestigio e arrivando a rivestire magistrature locali.
2.6 Nerone (54 / 68 d.C.)
Principato di Nerone impostato su premesse del tutto diverse da quelle di Augusto : consolidamento poteri del
princeps e l'istituzionalizzazione delle figura avevano mostrato la debolezza dei residui della tradizione repubbli-
cana nel governo dello stato.
Caligola aveva già dimostrato elementi di arbitrio e autocrazia nel potere imperiale.
Mutamento della concezione del potere del princeps è evidente nel De Clementia di Seneca.
• Opera del 55 d.C., filosofo e precettore di Nerone, scrisse un manifesto teorico e un programma di go-
verno per Nerone in cui l'ideologia augustea appare superata (responsabilità di governo al senato e po-
polo)
• da Augusto la res publica è nella mani di una sola personalità dove il potere e la ricchezza sono assoluti e
dono degli dei implicando al principe la responsabilità di porre virtus e clementia alle basi delle proprie
azioni.
Nerone inizialmente assecondò l'influenza che Seneca e Afranio Burro (prefetto del pretorio) esercitavano su di
lui cercando anche una forma di collaborazione con il senato ma col tempo si distaccò verso un idea teocratica e
assoluta del potere imperiale.
• Grande ammiratore della Grecia, dell’Oriente e dell’Egitto che gli fornirono punti che insieme ad altri ele-
menti già presenti nella tradizione romana trasformarono in senso assolutistico e monarchico il potere
imperiale provocando l'opposizione senatoria tradizionalista e delle antiche famiglie repubblicane.
• Fu sempre considerato un imperatore vicino alla plebe
Delitti :
• fece assassinare il fratellastro Britannico e la madre Agrippina che ostacolava la sua relazione con Pop-
pea sabina riuscendo poi a sposarla (divorziando da Ottavia, figlia di Claudio)
• 62 d.C. : iniziarono processi di lesa maestà a carico che senatori che Nerone voleva annientare per elimi-
nare l'opposizione e coloro che vantavano un forma di parentela con Augusto
Dispotismo di Nerone culmina nel 64 d.C. con l'incendio di Roma:
• furono incolpati i cristiani e morirono molti senatori
• non sappiamo se le fonti sulla follia incendiaria di Nerone corrispondano alla verità ma di certo egli do-
vette affrontare una situazione molto grave dove i costi per la ricostruzione furono molto alti, deterio-
rando le tensioni con il senato e la plebe di Roma provocando una forte perdita di consenso anche nelle
province
• tentò di rimediare alla crisi finanziaria con una riforma monetale : provvedimento di grande rilevanza
◦ riduzione del peso e del fino del denario (moneta principale in argento)
◦ provvedimento forse spiegato per la necessità di moneta legata al grande programma edilizio che
dovette finanziare (tra cui la sua residenza, domus aurea)
60 d.C. : Ribellioni nelle province in particolare Britannia, della popolazione locale contro soprattutto il comporta-
mento dei procuratori imperiali impegnanti nelle esazioni fiscali
66 d.C. : requisizione in Giudea di parte del tesoro del Tempio di Gerusalemme che fece scoppiare una violenta ri-
bellione contro i romani.
65 d.C. : Nerone fu minacciato da una congiura, congiura dei Pisoni, per aver utilizzato come strumento i processi
e le confische per rimpinguare le casse dello stato
• congiura che coinvolse molti senatori e cavalieri
• Seneca tra le principali vittime
Nerone continuò l'eliminazione degli avversari accusati di tramare contro di lui.
Politica estera:
• successo sul fronte orientale : vittoria sui Parti e ritorno dell'Armenia sotto l'influenza romana e il re Tri-
date fu incornato nel 66 d.C. a Roma da Nerone e proclamò la pacificazione dell’Impero
67 d.C. : Nerone poi partì verso la Grecia dove intendeva compiere una tournée artistica e agnostica partecipan-
do a festival e giochi greci. A Corinto proclamò la libertà delle città greche.
66 d.C. : scoppiò rivolta in Palestina (Giudea) che fu poi sedata da Vespasiano
67 / 68 d.C. : rivolta del legato della Gallia Lugdunense, C. Giulio Vindice che fu rapidamente domata me le rivol-
te partirono anche dal governatore della Spagna Servio Sulpicio Galba, dell’Africa e delle truppe sul Reno.
Nerone fu infine abbandonato dalle truppe pretoriane e dichiarato nemico pubblico dal senato e venne ricono-
sciuto come princeps Galba e Nerone si suicidò.
Fine dinastia dei Giulio Claudia e inizio di un periodo di grave crisi e guerre civili per la mancata successione al
trono.
L’ANNO DEI QUATTRO IMPERATORI E I FLAVI
3.1 L’anno dei quattro imperatori : 68 / 69 d.C.
Si erano create le condizioni per una nuova guerra civile che vide contrapposti senatori, governatori di provincia e
comandanti militari forti del sostegno dei loro eserciti assumendo il titolo di imperatore.
Tacito definì questo anno come il longus et unus annus (lungo anno) dove la proclamazione di imperatore poteva
avvenire fuori da Roma ed essere appannaggio dell'esercito.
La proclamazione di Vespasiano mostrò come il Principato potesse essere rivestito anche da un uomo di origini
modeste entrato solo di recente nell'ordine senatorio.
Importanti gli sviluppi che progressivamente portarono l'esercito e le province ad assumere un ruolo sempre più
rilevante.
Crisi del 69 d.C. vide quattro esponenti combattere uno contro l’altro al di fuori di Roma e di come le legioni (lon-
tane da Roma) fossero in grado di imporre il loro volere.
• Servio Sulpicio Galba : esponente aristocrazia senatoria, governatore della Spagna Tarraconense, alla
notizia della ribellione delle truppe galliche di Vindice (68 d.C.) fu proclamato Cesare dai suoi soldati ma
rifiutò il titolo imperiale ritenendo che i soldati non avessero il diritto di conferirlo. Fu riconosciuto impe-
ratore grazie al suo accordo con il senato tuttavia non seppe guadagnarsi popolarità e gli appoggi per
mantenersi al potere. Adottò L. Calpurnio Pione ma la sua nomina non fu grafita ai soldati e Otone che lo
aiutò nell’ascesa al potere
• Marco Salvio Otone :esponente dei pretoriani, dopo il linciaggio di Galba nel foro, fu proclamato impe-
ratore con l'approvazione del senato, delle province danubiane e dell’Oriente ma contemporaneamente
le legioni sul Reno non riconoscevano la sua autorità e a loro volta proclamarono imperatore il proprio
comandante e legato della Germania superiore, Aulo Vitellio
• Aulo Vitellio : senatore di rango consolare, i suoi legati sconfissero le truppe di Otone presso Cremona il
quale si suicidò. Vitellio fu riconosciuto imperatore quando era ancora in Gallia ma ebbe difficoltà nel re-
golare la disciplina dei suoi soldati, che si diedero ai saccheggi e razzie. Le legioni danubiane e orientali i
ribellarono e proclamarono imperatore Vespasiano.
• Tito Flavio Vespasiano : appartenente a una famiglia italica, entrato nel senato sotto Tiberio. Nerone ri-
conosceva la sua abilità militare mandandolo a sedare la rivolta in Giudea nel 66 d.C.. Nel 69 d.C. fu pro-
clamato imperatore dalle truppe stanziate ad Alessandria e seguita dall'acclamazione delle truppe in
Giudea e nella Siria, guidate da C. Licinio Muciano. Mentre si trovava in Egitto per il rifornimento grana-
rio, le legioni danubiane e siriane marciarono contro le truppe di Vitellio sconfiggendolo nei pressi di
Cremona e gli scontri continuarono anche a Roma dove Vitellio fu ucciso. Venne riconosciuto imperatore
dal senato mentre si trovava in Egitto grazie anche all’intervento di Muciano che nel frattempo aveva go-
vernato a Roma insieme al figlio di Vespasiano, Domiziano.
3.2 La dinastia Flavia (69 / 96 d.C.)
Dinastia che comprese il periodo del principato di Vespasiano e dei suoi figli, Tito e Domiziano. Uno dei fattori di
successo di Vespasiano fu l’aver garantito stabilità all’impero con la successione dei figli. Ebbero un indole diver-
sa tra loro ma si contraddistinsero per un rigido impegno nell'amministrazione imperiale.
L’idea della trasmissione dinastica del potere sarà celebrata attraverso esaltazione della aeternitas imperii (stabi-
lità dell'istituzione imperiale) già introdotta da Tiberio, importante per diffondere sicurezza nell'opinione pubbli-
ca scossa dalle guerre civili.
Dinastia finì con Domiziano quando la sua politica suscitò una tale opposizione sia nel senato sia nella sua corte
da portare alla sua uccisione e alla proclamazione di un nuovo princeps, esponente del senato che fosse in grado
di conciliare il Principato con il rispetto della libertas senatoria, Nerva.
3.3 Vespasiano (69 / 79 d.C.)
Il suo principato rappresenta un sensibile progresso nella razionalizzazione dei poteri dell'imperatore nel definiti-
vo consolidamento dell’Impero come istituzione.
71 d.C. : associò il figlio Tito con il titolo di Cesare, indicando il suo orientamento a favore di una trasmissione
dell’impero per successione dinastica.
Lex de imperio Vespasiani : decreto del senato che definì la nuova autorità del princeps, poi approvato a dai comi-
zi (di cui conosciamo una parte del testo da un striscione su tavola di bronzo conservata oggi nei musei Capitolini)
in cui si elencano tutti i poteri del princeps (formalizzazione di tutte le prerogative dell’imperatore acquisite da
Augusto e i Giulio Claudi)
• diritto di concludere trattati con chiunque
• diritto di convocare il senato, avanzare o respingere proposte,
• diritto di far votare il senato consulto con o sena discussione
• nelle elezioni sarà dato pericolare attenzione ai candidati raccomandati dal princeps stesso (magistratu-
ra, carica, imperium)
• trattare e fare qualunque cosa divina, pubblica, privata che egli pensi sia utile allo stato
• non essere legato a leggi o plebisciti cui non erano vincolati Augusto, Tiberio, Claudio…
Fronteggiò il grave deficit nel bilancio provocato dalla politica di Nerone e dalla guerra civile.
• I provvedimenti che prese gli diedero nelle fonti la fama di imperatore tirchio ed esoso rivelandosi co-
munque un buon amministrazione, riuscendo a risanare il bilancio dello stato.
• Estese ai cavalieri la responsabilità di alcuni uffici della burocrazia, togliendoli ai liberti
• fece fronte alla crisi di reclutamento dovuta al peggioramento delle condizioni sociali ed economiche
dell’Italia favorendo l'estensione della cittadinanza ai provinciali, reclutando legionari nelle province
(processo sempre più evidente nel tempo)
• politica di integrazione anche con la concessione del diritto latino alle città peregrine in Spagna e con
l'immissione in senato di esponenti delle élite provinciali occidentali (colonie spagnole con cittadinanza
romana)
Bottino di guerra, soprattutto quello giudaico. utilizzato per nuove opere edilizie a Roma come il Colosseo e il
Foto della Pace.
70 d.C. : Tito si impadronì di Gerusalemme distruggendone il Tempio
73/74 d.C. : presa della fortezza di Masada e annientati gli ultimi focolai di resistenza
• conosciamo i particolari di questa guerra dallo storico ebraico Flavio Giuseppe (uno dei capi della rivolta)
fatto poi prigioniero e poi passato dalla parte dei Romani ricevendo la cittadinanza dall’imperatore
70 d.C. : fu troncata anche la rivolta di un capo batavo, Giulio Civile, che diede vita a un impero gallico lungo la
valle del Reno.
Negli ultimi anni del suo impero, Vespasiano ristabilì definitivamente l'ordine delle zone di confine sul Danubio e
in Britannia.
• In Britannia riprese una politica di espansione dei confini nella zona orientale e settentrionale (portata a
termine sotto Domiziano)
• in Germania annetté l’area lungo il corso superiore del Reno e Danubio che con Domiziano divenne la
base per la costituzione della fortificazione del limes germanico
• abbandonò in Oriente la politica dei regni clienti aggregandone i territori alle province esistenti o crean-
done delle nuove.
Vespasiano godette di un certo consenso e abbiamo solo una notizia di un episodio di opposizione da parte di al-
cuni senatori appartenenti a un circolo di filosofi cinici e stoici che reclamavano una maggiore considerazione
delle prerogative senatorie (contro un principato ereditario) : reagì al dissenso mettendo a morte o bandendo al-
cuni filosofi da Roma.
3.4 Tito (79 / 81 d.C.)
Vespasiano aveva basato la sua legittimazione sulla lex de imperio e sulla regolare assunzione del consolato e se-
guendo il sistema per la successione avviato da Augusto: Tito ricoprì diverse magistrature insieme al padre tra
cui il consolato, la censura, e fu prefetto del pretorio (pur non appartenendo all’ordine equestre).
71 d.C. : ricevette l’imperium proconsolare e la potestà tribunizia e il titolo di pater patriae.
79 d.C. : alla morte del padre la successione continuò senza problemi.
Breve regno : chiamato dagli antichi amore e delizia del genere umano
• funestato da gravi calamità naturali tra cui l'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. che distrusse Pompei ed Er-
colano (morì Plinio il Vecchio)
• politica di munificenza giustificata in parte da questi eventi castratrici, distaccandosi dalla parsimonia del
padre
3.5 Domiziano (81 / 96 d.C.)
Fama di Domiziano risente delle ostilità della tradizione storiografica.
Anche se il suo regno fu contraddistinto da uno stile di governo autocratico (inviso al senato) la sua azione politi-
ca fu efficace e benefica per l’Impero.
• Si preoccupò dell'amministrazione delle province, di reprimere gli abusi dei governatori e di promuovere
i compiti burocratici del ceto equestre assegnando loro alcuni uffici che Claudio assegnò ai liberti
• scelta di rinunciare a ulteriori vaste conquiste militari per favorire operazioni di consolidamento della
frontiera sul Reno, Danubio e in Britannia
Consolidamento dei confini dell’Impero :
83 d.C.: campagna in Germania, dove il territorio del medio Reno fu conquistato e controllato attraverso l’impian-
to di accampamenti fortificati collegati tra loro da una rete di strade e con forti presidiati dai soldati ausiliari sul
limes
• venne segnata la linea esterna di confine oltre il Reno attraverso la costruzione di torri da guardia di le-
gno e terrapieni che collegavano tra loro gli accampamenti degli ausiliari
• linea aveva alle spalle dei castra (accampamenti fortificati) in cui stazionavano i legionari
• in questo modo Domiziano provvedeva alla sicurezza di tutta la zona a sud del lime in cui si insediò una
popolazione mista di Celti e Germani
Inaugurazione di un sistema di difesa di confini che da Adriano fu adattato e impiegato a tutto l’impero.
Cambia anche il significato della parola limes : inizialmente indicava le strade che si inoltravano nei territori non
conquistati dotati di posti fortificati, assunse poi il significato di frontiera artificiale in cui le strade limitanee colle-
gavano tra loro gli accampamenti designando la linea di separazione tra l’Impero e territori eterni.
• In alcune zone l'articolazione delle strade militari e dei forti che costituivano il limes fu tracciata a rete
per sorveglianza le vie carovaniere, piste della trasumana, oasi del deserto includendo zone ancora pos-
sibili alla coltivazione agricola consentendo il controllo delle popolazioni nomadi dedite alla pastorizia.
• nel vallo di Adriano e Antonino il limes fu costruito da una linea di castra fortificati, difesi da un muro di
pietra e costeggiato da un fossato
85 d.C. : questione della Dacia, regione dell’attuale Romania
• il re Decebalo riuscì a unificare le tribù a e guidarle in varie incursioni contro il territorio romano
• la prima campagna non ebbe successo e la seconda, guidata da Domiziano, non portò risultati effettivi e
duraturi a causa della rivolta di L. Antonio Saturinino (governatore della Germania superiore) che fu pro-
clamato imperator dalle sue legioni, costringendo Domiziano a giungere a una pace provvisoria con De-
cebalo che dovette solo concludere un foedus (trattato) in accettava di dipendere dall'Impero romano ri-
cevendo in cambio una corrispondenza in denaro
◦ le fonti parlano di una pace comperata, perché non pose fine alle ambizioni di Decebalo
• rivolta di Saturinino fu domata del legato della Germania inferiore e Domiziano punì severamente i rivol-
tosi
La rivolta ebbe ripercussioni pesanti sulla politica di Domiziano che inaugurò un periodo di persecuzione di per-
sone sospettate di tramare contro di lui o chiunque potesse costituire un rischio potenziale.
Lo stile autocratico costò la vita a Domiziano :
• si autoproclamò censore a vita e si fece chiamare signore e Dio
• serie di processi intentanti contro senatori e simpatizzanti delle religioni ebraiche e cristiane, accusati di
praticare culti contrari a quelli ufficiali
96 d.C. : cadde vittima di una congiura
• il senato giunse a proclamarne la damnatio memoriae, cioè a decretare che fossero abbattute tutte le
sue statue, cancellato il suo nome dalle iscrizioni e distrutto ogni suo ricordo
La storiografia di matrice senatoria, tra cui Tacito e Plinio il Giovane, ci lascia di lui un immagine di sovrano di-
spotico e pessimo imperatore.
3.6 Il sorgere del cristianesimo
Il cristianesimo che nasce dall'ebraismo, viene formandosi come religione strutturata nel corso del I e II secolo
scaturita dalla predicazione del suo fondatore, Gesù Cristo (originario di Nazareth in Galilea), al tempo di Augu-
sto e messo in croce sotto Tiberio (4 a.C. / 9 d.C. circa), riconosciuto dai cristiani professanti come il figlio del Dio
creatore, venuto in terra a portare il messaggio universale di salvezza.
Prime comunità sorsero in seguito alla predicazione di Gesù, diffusione del messaggio e all'annuncio della sua re-
surrezione dai morti, da parte degli apostoli.
Bisogna comunque ricordare che il cristianesimo primitivo iniziò come un movimento all’interno del giudaismo,
in un periodo in cui gli Ebrei già si trovavano sotto la dominazione straniera (63 a.C. entrati nel protettorato di
Roma).
• Il giudaismo era articolati da vari gruppi religiosi e tra la fine del I secolo a.C. e I colo d.C. si distinguevano
:
◦ i sadducei (aristocratici e conservatori)
◦ i farisei (più popolari e liberali)
• a queste sette si aggiunse la comunità degli esseni (gruppo che conduceva un'esistenza rigorosa vivendo
isolato dal resto della società ebraiche)
Le condizioni sociali e politiche dell’epoca non potevano riservare un grande futuro alle prospettive religiose dei
sadducei ne alle aspirazioni politiche dei zeloti (un partito di aggressivi rivoluzionari che cercavano l'indipendenza
da Roma) e i loro tentativi di autonomia accelerarono l'annientamento della Giudea in occasione delle due grandi
rivolte ebraiche contro i romani:
• 66 / 77 d.C. con la caduta del Tempio di Gerusalemme e il tragico episodio del suicidio collettivo degli ze-
loti di Masada
• 13 / 135 d.C. quando fu rasa al suolo Gerusalemme
Per la maggior parte degli ebrei i trattava di scegliere tra i farisei ( che seguivano l'osservanza della Legge di
Mosè) e il cristianesimo (fondamento nella fede di Cristo).
Il gruppo di testimoni e seguaci dell'insegnamento di Gesù si dedicò alla predicazione tra le comunità ebraiche in
Palestina e altre grandi città dell’Impero tra cui Cartagine, Antiochia, Alessandria, Roma e nelle regioni orientali.
I secolo d.C. : Paolo di Tarso, un fariseo che sì impegnò nella persecuzione della primitiva ecclesia (comunità di
fedeli) ma si convertì alla fede cristiana durante una delle persecuzioni., divenendo la figura simbolo della neces-
sità di diffondere il Vangelo tra i non Ebrei.
Le prime comunità cristiane si organizzarono in forme diverse nelle singole città ma abbiamo pochissime notizie
dell'assetto primitivo del culto.
Dal II secolo d.C. prevale la struttura di comunità guidate da un singolo responsabile detto episcopus.
L’autorità imperiale romana affrontò la questione giudaica considerandola un problema di nazionalità più che di
religione.
• Augusto aveva garantito alle comunità ebraiche la possibilità di conservare i propri costumi ancestrali, di
praticare il proprio culto e mantenere legami con il tempio di Gerusalemme.
• Le comunità giudaiche nelle città dell’Impero non erano assimilate dalla cittadina ma avevano un profilo
ben distinto.
I primi attriti tra Ebrei e Roma iniziarono sotto il principato di Tiberio quando furono espulsi da Roma insieme ai
seguaci dei culti egizi perché la diffusione dei culti stranieri veniva in contrasto con il mos maiorum.
• Con Caligola, l'affermazione del culto dell'imperatore vivente provocò una grave crisi nei rapporti con i
Giudei e la popolazione delle città greche.
• Claudio ristabilì i privilegi e la tolleranza ma nel 49 d.C. espulse gli Ebrei da Roma a causa, secondo Sve-
tonio, di vari disordini
◦ provvedimento che mise sullo stesso piano ebrei e cristiani (ebrei colpiti a causa del proselitismo cri-
stiano)
• con Nerone il contrasto divenne evidente e la nuova religione cristiana considerata pericolosa e sovversi-
va, in quanto non poteva integrarsi con la religione tradizionale e il culto imperiale
◦ temevano l'aspetto messianico e l'attesa del regno di Dio capace di minacciare i fondamenti della le-
gittimità de loro potere e l’opinione publica riteneva che i seguaci della nuova setta fossero dediti a
pratiche mostruose e riprovevoli
◦ Nerone approfittò del clima di sospetto per incolpare i cristiani dell’incendio di Roma del 64 d.C., ac-
cusandoli di aver appiccato il fuoco e iniziò contro di loro una cruenta persecuzione dove morirono
anche gli apostoli Pietro e Paolo
◦ negli ultimi anni di Nerone ci fu la rivolta degli ebrei in Palestina da parte dei zeloti
• Vespasiano e Tito troncarono la rivolta distruggendo il tempio di Gerusalemme, annientando gli ultimi fo-
colai di resistenza ma non furono poste limitazioni al culto che continuò in Palestina e nella Diaspora
• Domiziano attuò invece una politica di legittimazione religiosa utilizzando per scopi politici l'accusa di
ateismo per fronteggiare a Roma l'opposizione tra i membri della corte, senatori già colpiti da condanne.
◦ Secondo gli studiosi Domiziano si sarebbe accanito contro i circoli vicini alla corte per riacquistare il
favore della parte tradizionalista del senato di cui si era alienato ogni simpatia nel clima di terrore
degli anni precedenti
Non sappiamo se vi fosse un fondamento giuridico alle persecuzioni e se il fatto di praticare la religione cristiana
fosse di per e un reato.
Testimonianza di Plinio il Giovane, in una delle lettere che inviò a Traiano quando era governatore della Bitinia,
chiedendo al principe come si sarebbe dovuto comportare nei confronti delle comunità cristiane che all’epoca
(111 d.C.) erano molto diffuse.
• Traiano, con il suo atteggiamento moderato, prescrisse che i cristiani non dovessero essere ricercati ma
puniti solo se denunciati ma di non prendere in considerazione le denunce anonime
• neanche chi era denunciato e affermava di non essere cristiano non dando prova di sacrificare agli dei,
non doveva essere perseguito.
II secolo d.C. : il cristianesimo mise salde radici in tutto l’impero diventando un fenomeno che non poteva essere
più ignorato, nonostante l'atteggiamento moderato degli imperatori Antonini, le denunce, i processi e le persecu-
zioni continuarono, sollecitate dalla folla e dalle autorità locali spesso in modo cruento (i martiri di Lione, con-
dannati a morte otto Marco Aurelio).
Nel frattempo i cristiani continuarono a diffondere e consolidare la fede cristiana e nacquero anche scritti in dife-
sa del cristianesimo usati dagli intellettuali per far conoscere e accettare la fede all'opinione publica e ai circoli
culturali dell’Impero.
IL II SECOLO
Il II secolo d.C. è considerato come l’età più prospera dell’impero romano, sicuro nei suoi confini, poté godere di
un notevole sviluppo economico e culturale.
Visione ottimistica che trova nelle fonti una sostanziale conferma.
La rinnovata stabilità conseguita con il regime instaurato a partire da Nerva, per cui al consanguineo è preferito
colui che in assoluto sa governare, contribuì all'amministrazione dell’Impero.
4.1 Nerva (96 / 98 d.C.)
Il breve principato di Nerva vide la restaurazione delle prerogative del senato e un tentativo di riassetto degli
equilibri istituzionali interni.
Fonti limitate per questo periodo:
• narrazioni dello storico greco di età severiana, Cassio Dione
• Plinio il Giovane
• epitomi di storia romana del IV secolo d.C.
Disponiamo di altre fonti come le monete contenenti messaggi propagandistici che forniscono in taluni casi l’uni-
ca documentazione di cui conosciamo i provvedimenti presi da Nerva.
Prima preoccupazione di Nerva : controllare le reazioni all'uccisione di Domiziano e di congiurare il pericolo
dell’anarchia per garantire l’ordine interno.
• Ottene giuramenti di fedeltà dalle truppe provinciali
• abolì le misure più impopolari di Domiziano richiamando gli esiliati e avallando in senato la damnatio
memoriae del tiranno
• accusa di lesa maestà sospesa e i delatori che avevano provocato i processi e le condanne subirono la
pena capitale
Opera costruttiva di politica finanziari e sociale:
• votata legge agraria per assegnare lotti di terreno ai cittadini nullatenenti
◦ sotto Nerva fu forse varato il programma delle istituzioni alimentari (di cui non abbiamo le prime at-
testazioni sotto Traiano)
◦ programma che consisteva in prestiti concessi dallo tasto agli agricoltori che ne beneficiavano ac-
cettando di ipotecare i propri terreni versando l’ipoteca ai municipi locali o ad appositi funzionari e
serviva per sostentare i bambini bisognosi
◦ si realizzava quindi un incentivo al miglioramento della produttività dei fondi e un sostegno alle fami-
glie per contrastare la tendenza del calo demografico
• venne trasferito alla cassa imperiale il costo del cursus publicus (mantenimento strade,stazioni di cambio
per messaggeri imperiali)
• altri provvedimenti tra cui la riorganizzazione del sistema di approvvigionamento idrico di Roma
97 d.C. : iniziarono a manifestarsi sintomi di crisi
• si trattava di problemi economici e di problemi politico-militari
• gli sgravi fiscali e la politica sociale (svolta rispetto alla pressione tributaria dei Flavi) non rimediavano le
difficoltà economiche (già manifestate sotto Domiziano) ma le accentuavano e Nerva non riuscì facil-
mente a porre rimedio
Versante politico : i pretoriani chiesero nuovamente la punizione degli assassini di Domiziano
• Nerva acconsentì ma punì coloro che lo avevano portato al potere, compromettendo la propria immagi-
ne e prestigio
Per impedire la disgregazione dell’Impero e una possibile guerra civile, Nerva decise di designare un successore
capace di imporsi contro i pretoriani:
• adottò M. Ulpio Traiano, senatore di origine spagnola e governatore della Germania superiore e uomo
di grande esperienza politica e multare
98 d.C. : alla morte di Nerva, Traiano divenne imperatore e la sua nomina fu ratificata dal senato e gli eserciti gli
giurarono fedeltà
4.2 Il governo dell’Impero affidato al migliore : Traiano (98 / 117 d.C.)
Traiano ricevette notizia della sua adozione e successione mentre svolgeva le sue funzioni da governatore in Ger-
mania superiore dove completò il lavoro di consolidamento del confine renano prima di tornare a Roma nel 99
d.C.
Unì nella sua persona le caratteristiche di esperienza militare e il senso di appartenenza al senato, proprie della
tradizione repubblicana e incarnate da Augusto.
Prerogative che lo resero, agli occhi dell’opinione publica, l’optimus princeps: il sovrano ideale rispettoso delle
istituzioni, sottometto alle leggi ma eminente per le proprie virtù e gradito dall'esercito.
Fonti letterarie in gran parte frutto di un ambiente a lui favorevole:
• narrazione continuativa nei frammenti del libro 68 di Cassio Dione
• notizie trasmesse da Plinio Il Giovane dal Panegirico e dal suo epistolario (soprattutto le lettere che si
cambiava con Traiano mentre era governatore della Bitinia)
◦ Plinio (autorevole esponente del senato) lo definì come uno di noi, esprimendo tutta la popolarità
che godeva tra la classe senatoria e il suo atteggiamento ossequio e di rispetto a tale assemblea
◦ 100 d.C. orazione che Plinio pronunciò nel senato, il Panegirico, (in occasione della sua elezione a
console) è un manifesto che illustra le aspettative del senato al nuovo Principato e cerca di delineare
(attraverso le lodi di Traiano) il modello di comportamento del buon princeps : stabilire clima di con-
cordia con l'aristocrazia e ceto equestre, dimostrare qualità personali civili e militari per giustificare
la sua preminenza all’interno dello stato.
Traiano è stato paragonato a un generale della Repubblica e tra i suoi programmi un posto di rilievo ha l'espan-
sione territoriale:
101/ 10 e 105/106 d.C. : campagne daciche (colona eretta nel Foro con un bassorilievo degli eventi) sembrano
godere di particolare sostegno del senato. (Panegirico).
Non abbiamo certezza se queste compagne (Dacia, regione ricca d’oro) e quelle contro i parti e in Arabia (via del
commercio con l’India) siano tate determinate dalla volontà di impostare una soluzione militare dei problemi fi-
nanziari lasciati da Nerva.
Inoltre Decebalo (re della Dacia) costitutiva una minaccia per il confine danubiano e dunque le ragioni strategi-
che ebbero un grande peso nella scelta di espandere il dominio provinciale romano.
• Dacia ridotta a provincia
◦ parte della popolazione fu deportata / costretta a rinunciare ai propri territori
◦ migrazione verso la nuova provincia da tutto l’Impero, impegnati nello sfruttamento delle risorse
della regione
• importante fu il bottino ricavato dalla conquista e l’oro che arrivava a Roma dallo sfruttamento delle mi-
niere daciche
◦ servì a finanziare imprese militari e opere pubbliche/sociali in Italia e nelle province
◦ enorme quantità di metallo sul mercato contribuì ad avvicinare il valore reale del denario d’argento
al suo valore nominale favorendone la stabilita della moneta
Interesse anche per la frontiera orientale:
• annessione del territorio dei Nabatei che determinò l'istituzione della provincia d’Arabia (attuale Giorda-
nia e Sinai) e Roma acquisì anche il controllo della via commerciale di mare per l’India
• 114 d.C. : campagna contro i Parti e furono occupate l'Armenia, l’Assiria, Mesopotamia e fu presa la capi-
tale partica Ctesifonte
Conquiste che non ebbero fortuna (tranne la Dacia) :
• 117 d.C. Traiano dovette fronteggiare una rivolte degli Ebrei in Mesopotamia che si stava estendendo ad
altre province orientali e abbandonò le nuove conquiste
• morì nello stesso anno in Cilicia dopo esseri ammalato
Truppe acclamarono come nuovo imperatore, P. Elio Adriano (governatore della Siria e parente spagnolo di Traia-
no) : secondo alcune fonti Traiano lo adottò come successore sul letto di morte altri sostengono che l'adozione
sarebbe stata completata dalla moglie di Traiano, Plotina (che tenne segreta la sua morte per qualche giorno).
Regno di traiano caratterizzato anche da un marcato interesse per i bisogni dell’Impero e della stessa Italia:
• attuazione programma di sussidi alimentari (testimoniatoci da due testi epigrafici)
4.3 Adriano (117 / 138 d.C.)
Non disponiamo di un adeguata opera storiografica:
• epitome di Cassio Dione
• biografia contenuta nella Historia Augusta (raccolta delle vite degli imperatori del II / III secolo d.C. risa-
lente alla fine del IV secolo d.C.)
Discendente da una famiglia italica emigrata in Spagna ai tempi degli Scipioni che si era affermata nell'aristocra-
zia senatoria. Adriano aveva percorso la carriera senatoria a Roma, forse con l’aiuto di Traiano che lo aveva volu-
to al suo fianco nella prima guerra dacica come questore e in seguito, dopo che Adriano aveva percorso le tappe
del cursus magistratuale, aveva affiancato di nuovo Traiano nella guerra partica ricevendo l’incarico di governare
la provincia di Siria e il comando dell'esercito per fronteggiare la rivolta degli Ebrei in Mesopotamia e Cirenaica.
Dopo la proclamazione de parte delle truppe e del riconoscimento del senato decise di abbandonare la politica di
controllo diretto delle nuove province orientali create da Traiano affidandole a sovrani clienti inaugurando una
politica di consolidamento interno mettendo fine alle guerre di espansione.
• Dissenso e opposizione degli uomini vicini a Traiano, episodio della condanna a morte di 4 ex consoli fe-
deli a Traiano incriminati di aver congiurato contro Adriano
Per acquistare la pubblica benevolenza Adriano si preoccupò di alleviare il malessere economico:
• cancellò i debiti arretrati contratti a Roma e in Italia con la cassa imperiale (ricevute bruciate nel Foro) fa-
cendo distruzioni al popolo, reintegrando il patrimonio dei senatori che avevano perduto il censo e pro-
seguendo il programma alimentare di Traiano.
Scelta di abbondare la politica espansionistica di Traiano non deve far pensare che Adriano si fosse disinteressato
dell'esercito delle province ani fu un attento amministratore e un riformatore della disciplina militare (Historia
augusta) con una grande attenzione per l'organizzazione dell’esercito
• rinvigorì la disciplina e favori il reclutamento dei provinciali
• creò nuove unità, numeri, per far fronte alla riduzione del numero di reclute italiche
◦ formate da soldati che conservavano gli armamenti e i sistemi di combattimento tradizionali delle
popolazioni non romanizzate tra le quali erano reclutati.
Adriano fu un uomo di grande cultura e favorì l’arte, la letteratura, le tradizioni e i culti, dimostrando una spiccata
predilezione per la civiltà ellenica.
• Fece costruire per se a Roma sulla riva destra del Tevere un mausoleo (odierno Castel Sant'Angelo) e a
Tivoli fece costruire la sua villa con circa 30 edifici
• volle restituire splendore ad Atene e alle poleis greche dando impulso alla trasformazione urbanistica e
contribuendo alla rivitalizzazione delle istituzioni, all'impegno nell'amministrazione incoraggiando la pro-
mozione delle élite orientali nel senato a Roma.
Passò gran parte del suo regno viaggiando attraverso le province:
• dal 121/125 d.C. percorse le province renane, danubiane, visitò la Britannia dove fece iniziare la costrui-
re del vallo a difesa della zona meridionale pacificata, la Gallia, Spagna, Mauretania, Africa, Aia Minore e
Grecia
• 125/129 d.C. : fece costruire in Africa il fossatum Africae, serie di fortificazioni per controllare gli sposta-
menti delle popolazioni nomadi
• 129 / 134 d.C. : viaggio in Grecia e province orientali
◦ in uno dei viaggi, dopo il suo passaggio scoppiò in Palestina una rivolta provocata dall'intenzione di
Adriano di assimilare gli Ebrei alle altre popolazioni dell’Impero attraverso la fondazione sul sito di
Gerusalemme della colonia Aelia Capitolina dove Adriano sarebbe stato oggetto di culto in un tem-
pio dedicato a Giove sul sito del distrutto tempio giudaico
◦ ribellione ebraica fu vista come una minaccia e fu repressa in modo violento con 1000 villaggi di-
strutti e mezzo milione di morti
12 anni su 21 del suo regno gli trascorse fuori dall’Italia acquisendo conoscenza deragliata delle diverse situazioni
locali e dei meccanismi del funzionamento amministrativo e finanziario dell’impero.
• Diede forma definitiva alle competenze giurisdizionali dei governatori provinciali (editto del pretore)
• riorganizzò il gruppo dei propri consiglieri introducendo giuristi e due prefetti del pretorio assimilandolo
a un organo di governo
• efficiente amministrazione delle giustizia : Italia divisa in 4 distretti giudiziari assegnati a senatori di ran-
go consolare intaccando però lo stato privilegiato dell'Italia rispetto alle province e lese la prerogativa
giudiziaria del senato (provvedimento tolto da Antonino Pio e reintrodotto da Marco Aurelio)
Riorganizzazione della carriera equestre:
• importante per l'amministrazione finanziaria,attraverso tappe di promozione prefissiate,
• introdusse una distinzione tra la carriera civile e militare
• estese il campo di azione dei cavalieri con l’impiego di procuratori equestri (no schiavi o liberti) incarica-
ti dell'amministrazione patrimonio imperiale, fiscale, miniere, proprietà fondiarie.
Successione :scelse negli ultimi anni della sua vita il console Lucio Elio Cesare che però morì prematuramente. La
nuova scelta cadde sul senatore della Gallia Narbonese, Arrio Antonino che a sua volta adottò il figlio di Lucio
Elio, Lucio Vero insieme a Marco Aurelio (nipote della moglie).
• Procedura complessa che è indizio della precarietà di un sistema che non era in grado di resistere a lun-
go alle sue tensioni interne
138 d.C. : morte di Adriano
4.4 Antonino Pio (138 / 161 d.C.)
A differenza di Adriano, Antonino rinunciò ai viaggi attraverso l’impero, privilegiando gli incarichi amministrativi
piuttosto che militari.
Periodo privo di grandi avvenimenti: senza dubbio un segno positivo delle condizioni generali dell’impero.
Antonino ebbe buoni rapporti con il senato e riusci a far divinizzare Adriano. Inoltre fu un coscienzioso e parsimo-
nioso amministratore.
Durante il suo regno non furono recate minacce alla sicurezza dell’impero tranne una ribellione in Mauretania e
per sua volontà il vallo di Adriano fu avanzato nella Scozia meridionale.
Elio Artide, retore greco, scrisse un elogio all’impero romano celebrato come una sorta di governo dell'universo.
4.5 La statuto delle città
Nell’età di Antonino Pio, l’Impero raggiunse l'apogeo del proprio sviluppo e del consenso presso le
élite delle province e delle città.
Sono due gli elementi che caratterizzavano la natura dell’Impero romano:
• il processo di integrazione dei ceti dirigenti provinciali attraverso il conferimento della citta-
dinanza romana
• il valore attribuito alla vita cittadina nella quale la cultura greca trovava la sua più ampia
espressione
La città rappresentava nel mondo antico il segno distintivo rispetto alla rozzezza e alla barbarie:
ovunque ci fossero istituzioni cittadine i Romani vi si affidarono per il controllo amministrativo op-
pure nella mancanza di istituzioni crearono comunità civiche attraverso un’opera di colonizzazione.
Grande varietà di tipologie cittadine nell’impero romano e una grande diversità di statuti.
Civitates in Occidente e poleis in Oriente erano organizzate secondo tre tipologie a seconda del
loro grado di integrazione nello stato romano:
1. città peregrine : preesistenti alla conquista e alla loro riorganizzazione all’interno dell’Impe-
ro. All’interno si distinguono in base al loro status nei confronti di Roma
◦ città stipendiarie (la più diffusa) pagano tributo a Roma
◦ città libere con diritti speciali concessi solo da Roma
◦ città libere federate che hanno concluso un trattato con Roma di eguaglianza
2. municipi : città a cui Roma ha concesso di elevare il suo status precedente di città peregrina e agli abitan-
ti è accordato o il diritto latino o il diritto romano
◦ es. Italica fondata alla fine del III secolo a.C. divenne municipio sotto Cesare
3. colonie : città di nuove fondazioni con apporto di coloni che godono della cittadinanza romana su terre
sottratte a città o popoli vinti.
◦ La colonia adotta il pieno diritto romano ed è organizzata a immagine di Roma
◦ con Claudio le città potevano ricevere lo status di colonia anche come privilegio onorario (sena un
trasferimento nella città di coloni) come riconoscimento del grado di romanizzazione raggiunto dalla
comunità
Gerarchia tra le città tale da favorire lo spirito di emulazione : città peregrine spiravano a diventare municipi di di-
ritto latino e quest'ultimi a ottenere il diritto romano. Inoltre sollecitavano il titolo di colonia onoraria.
L'evoluzione dello statuto delle singole comunità comportava l'integrazione dei provinciali nell’Impero attraverso
l'estensione del diritto latino o della cittadinanza romana.
• Poteva avvenire per gradi privilegiando i ceti dirigenti oppure attraverso il riconoscimento di uno statuto
superiore accordato a singole città o a intere regioni (Vespasiano concesse il diritto latino a tute le città
peregrine della penisola iberica)
Città erano anche il punto di riferimento delle attività economiche e i nuclei della vita culturale, sempre conside-
rando però le condizioni della vita urbana e il rapporti tra città e territori che erano diversi in base alla provincia.
• Nell’oriente ellenistico l'esperienza delle poleis, in Africa, Spagna, Sicilia le tradizioni greche si mescolava-
no con quelle fenicie e puniche
• Europa continentale alcune zone avevano tradizioni celtiche e zone come la Germania senza cultura di
tipo urbano che rese la penetrazione romana più difficile
Complessità delle situazioni giuridiche delle città è solo un piccolo riflesso delle molteplicità di culture, tradizioni,
lingue, religioni e identità che convivevano nell’impero.
Roma, diffondendo la cultura urbana e promuovendo la collaborazione e l'ascesa economica e sociale delle élite,
si assicurava il controllo dell’ordine e della stabilità su tutto l’impero e sulle popolazioni comprese nel suo sistema
di potere.
4.6 Marco Aurelio (161 / 180 d.C.)
Primo caso di doppio principato nella storia imperiale romana : Marco Aurelio, alla morte di Adriano, condivise il
potere con il fratello adottivo Lucio Vero.
All'inizio del loro regno si riaprì la questione orientale con il vicino partico :
• 166 d.C. : guerra conclusa con la vittoria romana guidati da Lucio Vero ma divenne causa indiretta della
crisi degli anni successivi perché l’esercito portò con se la peste causando devastazioni in molte regioni
con gravi conseguenze economiche e demografiche.
Sguarnimento frontiera settentrionale creò le condizioni per i barbari del Nord, soprattutto Marocomanni e Qua-
di, di diventare pericolosi: superato il Danubio, invasero la Pannonia, Rezia e Norico giungendo a minacciare l’Ita-
lia assediando Aquileia.
• Marco Aurelio e Lucio Vero si impegnarono nella difesa della frontiera danubiana creando la praetentu-
ra Italiae et Alpium (difesa avanzata dell’Italia e delle Alpi)
169 d.C. Lucio Vero muore mentre tornava dall’Illirico
Marco Aurelio riuscì a respingere i barbari a nord del Danubio solo nel 175 d.C. dopo campagne lunghe 10 anni
(imprese illustrate sui fregi della colonna a lui dedicata in piazza Colonna a Roma).
175 d.C. : rivolta del governatore della Siria, Avidio Cassio che i proclamò imperatore ma venne ucciso dai suoi
stessi soldati
Marco Aurelio è passato alla storia come l’imperatore filosofico, seguace della dottrina stoica, con un’alta conce-
zione del proprio dovere verso si sudditi.
Ritorno alla prassi della successione dinastica, al posto della cooptazione della persona ritenuta più idonea.
177 d.C. : episodio a Lione di una cruenta persecuzione contro i cristiani
• i martiri di Lione : durante i giochi gladiatori (lotta dei condannati contro belve feroci) i magistrati locali,
sotto pressione popolare , inflissero questo suplizio ad alcuni cristiani
4.7 Commodo (180 / 192 d.C.)
Divenne imperatore a 19 anni e si dimostrò la perfetta antitesi del padre: segno di come il potere imperiale fosse
esposto al rischio di ogni sorta di degenerazione.
Primo atto : concluse definitivamente la pace con le popolazioni che premevano sul Danubio, rinunciando al pro-
getto del padre, di controllare le regioni a nord del fiume.
Le sue inclinazioni dispotiche, la sua stravaganza e le innovazioni in campo religioso (si fece chiamare Ercole e
pretese di rifondare Roma con il nome di Colonia Commodiana) determinarono la rottura con il senato di cui egli
perseguitò diversi membri.
182/ 185 d.C. : governo in mano al prefetto del pretorio Tigidio Perenne
185 d.C. a prendere il potere, dopo la morte di Perenne, fu Cleandro un liberto che nel 189 d.C. i fece nominare
prefetto del pretorio sena aver percorso le tappe della carriera equestre
• approfittò del disinteresse di Commodo e dell’arbitrio con cui poteva esercitare il potere per vendere i ti-
toli di console e altre magistrature, promuovendo liberti al senato e rovesciare le decisioni dei tribunali
in cambio di denaro
Per rimpinguare le casse imperiali (lusso, giochi offerti alla plebe di Roma) ci furono processi di tradimenti con
confische dei beni di illustri senatori e cavalieri.
Furono sospese le somme per i sussidi delle istituzioni alimentari e per i donativi ai soldati.
190 d.C. : grave carestia colpì Roma e decadde anche il potere di Cleandro
190 / 192 d.C. : Commodo lasciò il potere di nuovo in mano a un cortigiano Eclecto e al prefetto del pretorio che
ordinarono la congiura contro Commodo
192 d.C. : muore Commodo
Durante il suo regno non dimostrò cura per le province ne per i soldati degli eserciti stanziati nell’impero ( che
stavano dando segni di rivolta per i mancati pagamenti).
Il consenso interno era fondato sulla plebe di Roma e sui pretoriani piuttosto che aristocrazia e sul senato. Nean-
che all’interno della corte vi era completa adesione alla politica del principe.
Vi furono comunque importanti fenomeni di integrazione della cultura provinciale con l'accoglimento di molte di-
vinità straniere che entrarono nel pantheon romano tra cui Mitra e altre divinità orientali, africani e provinciali in-
vocati a proteggere il principe e assicurare il benessere dell’Impero. Si creò attorno a Commodo una carisma divi-
no ed egli stesso si propose come divinità in terra.
Il suo atteggiamento contrario alla tradizione augustea e romana fu un ulteriore elemento di dissenso del senato
nei suoi confronti.
La tradizione filosenatoria dipinse Commodo come il peggiore dei tiranni, sprezzante nei confronti del senato e di
Roma, propugnatore di un regime depravato e sanguinario.
Alla sua morte la sua memoria fu condanna e il nome cancellato da ogni monumento.
4.8 L’economia romana in età imperiale
Uno dei fattori che caratterizzavano in modo stabile la storia economica dell’Impero romano è rappresentato
dall'eccezionale fabbisogno alimentare di Roma (megalopoli) che raggiunse il milione di abitanti.
Anche se non disponiamo di cifre sicure e verosimile che quai 1/6 della popolazione della penisola italiana si tro-
vava a Roma.
• Punto di partenza per qualsiasi riflessione sugli sviluppi dell’agricoltura italica in età imperiale
• servizio annonario per la capitale fu determinante
Gestione del complesso dei servii finalizzati al vettovagliamento di Roma era affidata alla prefettura dell’annona,
riservata a un personaggio del rango equestre, una delle cariche più importanti dell'amministrazione imperiale.
• Annona : rifornimento e conservazione di viveri essenziali necessari alla sussistenza della città (grano poi
pane, olio di oliva, vino, carne di maiale)
◦ servizio che coinvolgeva varie province e comportava un regolare afflusso di merci dal mare (Egitto,
Africa settentrionale, Spagna meridionale)
Fabbisogno del vino in età imperiale: oggetto di stime e calcoli. Secondo uno dei più attendibili nel I secolo d.C. il
vino sarebbe ammontato a circa un milione e mezzo di ettolitri per anno.
• I vigneti dell’area tirrenica non erano in grado di soddisfare una domanda di queste proporzioni, la Gallia
divenne una delle zone di produzione più importanti
Fabbisogno del grano a Roma : time accreditate e credibili ipotizzano, per una popolazione valutabile intorno al
milione, un consumo di cereali pro capite di 200kg, questo implica che Roma doveva importare almeno 200.000
tonnellate di grano ogni anno (consumo fino a 300.000 tenendo conto di alcuni ceti privilegiati e dei non residen-
ti stabilmente).
• Aree di provenienza del grano erano diverse e si deve tener conto anche dell'instabilità dell'andamento
dei raccolti
Importante considerare la vasta gamma di beni di cui vi era necessità in una città antica tanto popolata : doman-
da forte era alla base di un commercio su larga scala che necessariamente doveva sollecitare la produzione pro-
vinciale
• date le note difficoltà e l’alto costo del trasporto per terra, le rotte marittime erano molto utilizzate
• linee essenziali del commercio determinate dalla collocazione dei mercati e centri di produzione in grado
di rifornire Roma
• l’apparato di Roma rappresentò un incentivo importante per la produzione e circolazione dei beni :
l'esercito assorbiva gran parte del bilancio e ne condizionava l’economia con le sue esigente e capacità di
spesa
Dalla seconda metà del I secolo d.C. la forte presenza delle province sul mercato italico appare fuori discussione.
Il problema è quello di stabilire se tale presenza può aver determinato una crisi nell’agricoltura della penisola che
trova riscontro in alcune fonti che attribuiscono il declino dell'agricoltura dell’Italia alla trascuratezza dei proprie-
tari terrieri.
• Nelle province si andò realizzando, attraverso l'urbanistico e monetazione, l’incremento dell'aerea di
mercato a spese dell'autoconsumo
• Intensificazione colture e la loro specializzazione sono riconducibili alle aziende agrarie, ville, con la diffe-
renza che non erano schiaviste (incidenza minore di lavoro servile).
Grado di sviluppo conosciuto dall’economia romana all'inizio dell’età imperiale appare di tali proporzioni da do-
ver richiedere una categorizzazione a se stante: no livello capitalistico (no macchine, strumenti fiscali…) ma va
considerata come una peculiare economia preindustriale
• mancato sviluppo tecnologico tende oggi ad essere ridimensionato
Crisi e rinnovamento
(III / IV secolo d.C.)
LA CRISI DEL III SECOLO E LE RIFORME DI DIOCLEZIANO
1.1 La crisi del III secolo e le riforme di Diocleziano
Già durante il regno di Marco Aurelio e in modo più evidente con Commodo, all’interno dell’Impero si erano ma-
nifestati diversi fattori di crisi che divennero elementi di disgregazione.
• In campo politico
◦ senato si ritrovò esautorato a vantaggio dei militari dato che i bisogni dell'esercito crescevano per
contenere la spinta delle popolazioni barbariche
• in campo fiscale
◦ valutazione della moneta impoverì i ceti medi portando con se la decadenza economica delle città e
una profonda crisi morale dovuta alla diffusa fiducia nei valori tradizionali
Elementi di crisi che si aggravarono nel corso del III secolo d.C . e due furono le componenti decisive in questo
processo : l'esercito all’interno e i barbari all’eterno che interagirono come fattori di crisi con intensità diversa a
seconda dei momenti
• l'accresciuta importanza dell'esercito, che si trovò nella conditone di nominare imperatori a piacimento
è da mettere in relazione con l’accentuata pressione dei barbari ai confini (fenomeno che divenne dram-
matico dal III secolo d.C.)
Ulteriore elemento di crisi : grave situazione economica dovuta alla necessità di finanziare un esercito sempre
più esigente
• reperimento risorse per il mantenimento delle legioni determinò la crescita della pressione fiscale e il fe-
nomeno dell'inflazione
• perdita valore della moneta fu una delle calamità che afflissero la popolazione e l’economia
1.2 Tendenze assolutistiche
Al nuovo ruolo dell'esercito si deve la trasformazione dell’ideologia del potere imperiale vero forme più assoluti-
stiche.
Cambia il rapporto tra imperatore e senato : venne riconosciuto al senato solo la funzione di organismo burocra-
tico, soggetto all’autorità assoluta dell’imperatore che a sua volte dipende sempre più dall’appoggio dell'esercito
come base essenziale del potere.
Gli imperatori militari illirici, arrivati al potere attraverso acclamazioni dei loro eserciti, cercarono di fronteggiare
la gravità della situazione ma riconsultarono estranei alla tradizione del regime senatorio. Adottarono inoltre il
culto solare, molto popolare nell'esercito e si adattava meglio al rafforzamento del potere imperiale in chiave as-
solutistica.
1.3 Cristianesimo
La crisi morale dell’Impero romano, nel quale si diffuse una progressiva sfiducia nei valori religiosi e civili tradizio-
nali, favorì il manifestarsi di nuove tendenze religiose che si proponevano di soddisfare i bisogni essenziali
dell’uomo nell’epoca d'angoscia.
III secolo d.C. vide il definitivo costruirsi delle strutture primitive della Chiesa cristiana che conquistava sempre
più ampi consensi presso la popolazione, fu invece evidente l'avversione da parte dell'autorità politica : verso
250 d.C. il pericolo barbarico si manifestò e il potere imperiale scatenò la prima grande persecuzione sistematica
dei cristiani.
1.4 La dinastia dei Severi
Alla morte di Commodo ci fu un periodo di regni effimeri, presentando forti analogie con la situazione avvenuta
tra il 68 / 69 d.C.
Si capì subito che la vera lotta per il potere riguardava chi aveva il controllo delle forze militari più ingenti : la
competizione era ristretta fra il governatore della Siria, Pecennio Nigro, il governatore della Britannia, Clodio Albi-
no e il legato della Pannonia Supereroe, Settimio Severo
197 d.C. Settimio Severo, generale di origine africana, ottene la vittoria decisiva sui rivali e mosse verso Roma
con i suoi soldati. Impossessandosi del potere, diede vita a una dinastia che rese le sorti dell’impero fino al 35
d.C. grazie alle successioni di
• Caracalla (211/ 217 d.C.)
• Elagabalo (218 /222 d.C.)
• breve intervallo con il regno di Macrino (217 /218 d.C.)
• Alessandro Severo
Con Settimio Severo ha inizio la monarchia militare nella quale l'autorità dell’imperatore si basa sulla forza degli
eserciti.
Settimio Severo (197 / 211 d.C.)
Durante il suo regno la frontiera orientale fu nuovamente minacciata dai Parti
• fine 198 d.C. i impadronì della capitale, Ctesifonte, rasa al suolo
• frontiera romana fu portata fino al fiume Tigre
i suoi obbiettivi furono propagandistici assumendo il titolo di Partico Massimo e in relazione con questa vittoria
prese forma il suo progetto dinastico:
• l'esercito proclamò Augusto il figlio Caracalla che si ritrovò associato al padre e il figlio minore Geta fu
proclamato Cesare (i due avrebbero dovuto regnare in piena concordia ma non fu cosi)
Negli anni successivi non ci furono campagne militari e Severo rimase a Roma
208 d.C : spedizione in Britannia
• situazione precaria a causa delle incursioni delle tribù dei Caledoni (abitati odierna Scozia)
• operazioni di difesa del confine tra cui rafforzamento del Vallo di Adriano (non concluso alla morte di Se-
vero)
211 d.C. : morte di Settimo Severo a York
Con Severo era ricresciuto il soldo, la paga dei soldati, concedendo loro dei privilegi tra il l'abolizione del divieto
di contrarre i matrimonio quando si trovavano in servizio
Carattere assolutistico del regime instaurato da Severo ci viene confermato dall’enorme estensione raggiunta dai
suoi beni personali che non furono più distinguibili da quelli dello stato.
Caracalla (211 / 217 d.C.)
Alla morte di Severo successero i figli Caracalla e Geta (elevato anche lui al rango di Auguto).
Nuova diarchia dopo quella di Marco Aurelio e Lucio Vero, che però ebbe vita breve : Caracalla fece assassinare
Geta.
1 d.C. :promulgazione della costitutio Antoniniana (Editto di Caracalla)
• concessione della cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’impero a eccezione dei dediticii (sudditi o i
barbari non ancora assimilati)
• legalizzazione di una trasformazione della società romana con il superamento della distinzione tra italici
e provinciali
• importante ruolo ebbero anche le ragioni di carattere fiscale : provvedimento che aumentava il numero
dei contribuenti e la politica di forti concezioni ai legionari e pretoriani richiese la disponibilità di magiari
risorse per questo fece un altro provvedimento per fronteggiare la forte inflazione
◦ coniazione dell’antoniniano : moneta che aveva il valore nominale di due denari pur avendo il valore
di un denario e mezzo
217 d.C. Caracalla, durante la campagna in Oriente contro i Parti, fu ucciso durante una congiura militare in Siria
ena aver nominato un successore.
217 d.C. fu acclamato imperatore il prefetto del pretorio Macrino, uno dai capi della congiura
• prima volta che venne acclamato imperatore un appartenente all’ordine equestre
• sfiducia progressiva nell'aristocrazia mosse gli imperatori a potenziare il ruolo dei cavalieri a cui venivano
affidati comandi militari e l'amministrazione delle province
217 / 218 d.C. : il regno di Macrino durato poco a causa dell'opposizione del senato e della scontentezza
dell’esercito che lo aveva proclamato, insoddisfatto dalla pace stipulata con i Parti
Elagabalo ( 218 / 222 d.C.)
Aspetto importante che emerge durante la dinastia dei Severi è l'importanza svolta da alcune figure femminili
come :
• Giulia Domna (moglie di Severo)
• Giulia Mesa (sorella di Giulia Domna
◦ fece in modo che l'esercito, ucciso Macrino, acclamasse come imperatore il nipote Elagabalo
218 d.C : Elagabalo salì sul trono a 14 anni e il suo regno segna uno dei momenti più oscuri della storia imperiale
del III secolo d.C.
• oltre allo sperpero di ingenti risorse, è ricordato per il suo intenso misticismo e per il tentativo di imporre
come religione di stato un culto esotico e stravagante : quello del Dio Sole venerato in Siria (portò a
Roma il suo simulacro e gli fece erigere un tempio sul Palatino)
◦ grande risentimento suscitato a Roma e Giulia Mesa impose ad Elagabalo di associare al potere il cu-
gino Bassiano noto come Severo Alessandro
222 d.C. : Elagabalo assassinato da un congiura organizzata dai pretoriani che acclamarono imperatore il cugino
Severo Alessandro
Severo Alessandro (222 / 235 d.C.)
Ancora ragazzino, il governo fu in mano nei primi anni al grande giurista Ulpiano che deteneva la carica del pre-
fetto di pretorio.
• Dopo lungo periodo di conflittualità, i rapporti tra imperatore e senato tornarono a uno spirito di colla-
borazione
Durante il suo regno si verificò un evento destinato ad avere conseguenze importanti nello sviluppo della politica
etera romana:
• 224 d.C. : in Persia, la dinastia dei Sassanidi era succeduta a quella partica degli Arsacidi, e animati da un
piriti fortemente nazionalistico i Persiani scatenarono un'offensiva contro la Mesopotamia romana arri-
vando a minacciare la Siria ma l’intervento di Severo Alessandro riuscì bloccare l'offensiva anche se non
in modo risolutivo.
Appena rientrato a Roma venne chiamato in Gallia, minacciata da incursioni barbariche :
• 235 d.C. : impegnato a fronteggiare la nuova crisi, fu assassinato a Magonza insieme alla madre in una
congiura da parte dei militari, accusandolo di aver voler trattare con i barbari anziché combatterli
Fine dinastia dei Severi che aveva provocato un indebolimento della classe dirigente tradizionale e accentuato la
forza dell'esercito, divenuto padrone dei destini dell’Impero : ha inizio un 50ennio di lotte militari e civili che
avrebbero condotto l’Impero sull'orlo del dissolvimento
1.5 Anarchia Militare
235 d.C. : al posto di Alessandro Severo, l'esercito proclamò imperatore un ufficiale di origine tracia Massimino e
inizia la fase che viene chiamata anarchia militare (235 /284 d.C.) che vide succedersi in questo periodo circa 20
imperatori legittimi e illegittimi
Regno di Massimino il Trace :
• dotato di uno scadente curriculum militare ma eccezionale fora fisica ottene dei successi nelle sue cam-
pagne contro i barbari, in particolare Alamanni
• impose una fortissima pressione fiscale per fronteggiare la grave situazione militare
238 d.C. :
• In Africa venne proclamato imperatore il proconsole Gordiano che associò a se il figlio Gordiano II e fu-
rono riconosciuti dal senato ma battuti in battaglia da Massimino
• Massimino marciò sull'Italia ma venne assassinato dai suoi sodati mentre assediavano Aquileia
• il senato nel frattempo nominò imperatori Balbino e Pupieno ma furono uccisi dai pretoriani che procla-
marono imperatore Gordiano III (nipote di Gordiano I)
244 d.C. : Gordiano III morì durante una campagna contro la Persia e venne acclamato imperatore Filippo l’Arabo
che stipulò una pace con il re della Persia
• il suo regno non ebbe lunga vita e nel 249 d.C. l'esercito proclamò imperatore il senatore prefetto del
pretorio Messio Decio
249 / 251 d.C. : breve regno di Messio Decio
• investito dal dovere di difendere le frontiere imperiali e caratterizzato da una volontà di rafforzare
l'osservanza del culti tra cui quello dell'imperatore : forte discriminazione nei confronti dei cristiani
◦ diversi documenti a noi pervenuti ci mostrano una disposizione imperiale che obbligava gli abitanti
dell’impero a dimostrare la propria fedeltà ai culti imposti con una dichiarazione e chi non accettava
di sacrificare agli dei a al Genio dell'imperatore veniva condannato a morte
• 250 / 251 d.C. : forte persecuzione contro i cristiani
◦ nelle fonti cristiane Decio viene presentato come un mostro
251 d.C : Decio muore nei Balcani contro i Goti
L’Impero si trovava minacciato su diversi fronti:
• sul confine gallico e germanico premevano gli Alamanni e Franchi
• frontiera del Danubio attaccata dai Goti
• in Oriente i Persiani si stavano impadronendo della Siria
253 / 260 d.C. dopo vari imperatori effimeri venne acclamato Valeriano che associò a se stesso il figlio Gallieno e
decentrò il governo dell’Impero
• affidò a Gallieno il compito di difendere le province occidentali
• Valeriano guidò la campagna contro i Persiani che si erano già impadroniti di Antiochia e venne sconfitto
a Edessa e fatto prigioniero dai Persiani (morì nel 260 d.C. in cattività)
260 / 268 d.C. : Gallieno divenne imperatore
• bloccò l'avanzata degli Alamanni e dei Goti ma fu costretto ad arretrare la linea di frontiera al Danubio
perdendo la Dacia
• nel frattempo i formarono due regni all’interno dell’Impero : quello delle Gallie (esteso alla Spagna e Bri-
tannia) e quello della Palmira (Siria, Palestina, Mesopotamia)
• riforme di Gallieno:
◦ sottrasse il comando delle legioni ai senatori affidandoli ai cavalieri, per porre rimedio alle ribellioni
dei comandanti di estrazione senatoria
◦ innovazione introdotta nella concezione strategica di difesa dei confini : invece di dislocare le truppe
lungo la frontiera privilegiò la concentrazione di alcuni contingenti all’interno del territorio imperiale
con la funzione di unità mobili di difesa
◦
1.6 Gli imperatori Illirici
268 d.C. : Gallieno venne ucciso da una congiura dei suoi ufficiali
268 / 70 d.C. : Claudio II divenne uno dei primi imperatori di origine illirica (comandante della cavalleria di Gallie-
no)
• consegui due importanti successi : contro gli Alamanni (che avevano invaso la pianura padana) e conto I
Goti (che occuparono Atene)
270 d.C. : muore Claudio II e divenne imperatore Aureliano
270 / 275 d.C. : regno di Aureliano
• sconfisse le popolazione barbariche che penetrarono nella pianura padana
• fece costruire una cinta muraria attorno a Roma che da un’idea della pericolosità della situazione : opera
colossale terminata da Probo (18 km)
• riuscì a sottomettere i due stati autonomi:
◦ 272 d.C. si impadronì in Siria della città di Palmira configgendo la regina Zenobia e la città fu punita
con la distruzione
◦ 274 d.C. sconfisse l’ultimo sovrano del regno delle Gallie
• unità impero ricostruita
• ebbe il merito di aver restituito prestigio alla figura del sovrano :
◦ promesse una decisa riorganizzazione dello stato in tutti si settori essenziali della vita economica
◦ diede impulso al processo di divinazione del monarca
◦ riforma monetaria : introdusse nuova moneta, antoniniano, che sostituii la precedente senza valore
◦ in campo religioso introdusse il culto ufficiale del sol invictus, identificato con Mitra (divinità partico-
larmente cara ai soldati) che voleva giustificare il rafforzamento dell’autorità imperiale
▪ autocrazia militare si avvicinava a una forma di teocrazia e il culto solare si identificava con il cul-
to dell’imperatore
275 /276 d.C. : Aureliano ucciso alla vigilia di una campagna militare contro i Persiani e divenne imperatore Taci-
to (senatore)
276 / 282 d.C. : regno di Probo
• si ebbero vari pronunciamenti militari e nuova pressione barbarica sulla frontiera renana e danubiana
dove ottene doveri successi ma fu ucciso mentre si preparava contro la Persia
283 d.C. : il successore, Caro, condusse a compimento la campagna militare conquistando la capitale Ctesifonte
ma rimase ucciso nel corso di una congiura militare
• vengono uccisi anche i figli Numeriano (morto in una congiura nel 84 d.C.) e Carino
284 d.C. : venne proclamato imperatore l’illirico Diocleziano che sconfisse Carino
• regno dura circa 20 anni durante il quale riorganizzò lo stato romano creando condizioni per la sua so-
pravvivenza
1.7 Diocleziano e il Dominato
284 /305 d.C. : regno di Diocleziano, segna una cesura netta in tutta la storia dell’impero romano e si chiude defi-
nitivamente l’età buia della crisi del III secolo d.C.
Età di riforme e novità a cominciare dalla riorganizzazione del potere imperiale centrale : inizia la fase del Domi-
nato, periodizzazione che trova fondamento nelle fonti antiche e che fa riferimento anche all'inizio di un età di
rinnovamento (tra Diocleziano e Costantino) che viene chiamata come Tarda Antichità.
Regno di Diocleziano contraddistinto da una forte volontà restauratrice dello stato su tutti i livelli (politico milita-
re, economico, amministrativo).
Probabilmente, per garantire una migliore difesa alle regioni più minacciate, stabilii la propria sede in Oriente a
Nicomedia (capitale Bitinia)
• l’Oriente appariva economicamente più solido dell’occidente
Ideologia fondamentale conservatrice e tra le varie riforme è di particolare importanza quella che riguarda il po-
tere imperiale : la TETRARCHIA
• sistema in base al quale al vertice dell’Impero c’era un collegio imperiale composto da 4 monarchi : due
Augusti (di rango superiore) e due Cesari
• sistema che aveva come fine quello di fronteggiare meglio le varie crisi regionali attraverso una ripartizio-
ne territoriale del potere e di garantire una successione ordinata senza guerre intestine : venne intro-
dotto il principio di cooptazione
◦ i due Augusti cooptavano i due Cesari
• riforma attutala attraverso delle tappe graduali:
◦ 285 d.C. Diocleziano nominò Massimiano come Cesare con il compito di reprimere una rivolta nelle
Gallie
◦ 286 d.C. : Diocleziano nominò Augusto Massimiano
◦ 293 d.C. : furono proclamati i due Cesari :
▪ Costanzo Cloro associato a Massimiano
▪ Galerio associato a Diocleziano
◦ ciascun Augusto con il suo Cesare esercitava il governo in Oriente e Occidente:
▪ Diocleziano e Galerio in Oriente (capitale Nicomedia)
▪ Massimiano e Costanzo Cloro in Occidente (capitale Milano)
◦ Roma non è più sede dell’imperatore
Lo sforzo nel riordinamento dell'amministrazione fece crescere la burocrazia statale (uomini al diretto servizio del
sovrano con funzioni distinte da quelle militari).
Esercito ulteriormente potenziato è messo a disposizione dei tetrarchi.
Aumentò il numero delle province riducendo l'estensione del loro territorio per evitare che i governatori diven-
tassero troppo influenti e potenti.
Riorganizzazione del sistema economico e fiscale:
• introduzione di una nuova forma di tassazione, l'imposta fondamentale gravava sul reddito agricolo
◦ sistema di calcolo i fondava su una base imponibile che teneva conto del rapporto tra terra coltivabi-
le e numero di coltivatori
• per semplificare il calcolo del tributo (realizzabile grafie al catasto, censimento dei terreni) e dei sudditi,
l’Impero fu diviso in 12 unità regionali, diocesi
◦ anche l’Italia fu organizzata in diocesi perdendo il suo antico privilegio di non far parte del sistema
provinciale e fu equiparata alle altre regioni dello stato
Riforma monetaria : fece coniare monete di oro e di argento di ottima qualità ma scomparvero presto della circo-
lazione perché la gente preferiva tesaurizzarle
• il denario, moneta più utilizzata, veniva imposta per legge dallo stato ma il valore non corrispondeva alla
sua consistenza
• 301 d.C. : impose un calmiere dei prezzi per tentare di bloccare la continua ascesa dei prezzi delle merci
come dei servizi, dove veniva indicato il prezzo massimo che non si poteva superare
spirito conservatore si manifesta in altri editti :
• quello dei matrimoni (per ridare vigore ai tradizionali valori romani)
• bando della setta dei Manichei (seguaci nuova religione di origine persiana).
Successi in campo militare :
• soppressione di rivolte in Britannia ed Egitto
• nel 298 d.C. : Galerio, al termine di una campagna vittoriosa, impose una pace gravosa ai Persiani
1 maggio 305 d.C. : Diocleziano e Massimiano abdicarono e al loro potere subentrarono come Augusti i due Ce-
sari che a loro volta nominarono due Cesari
• Costanzo Cloro in Occidente nominando come Cesare Severo
• Galerio in Oriente nominando come Cesare Massimino Daia.
Sistema tetrarchico entrò in crisi :
• 306 d.C. morte di Costanzo Cloro a York e l'esercito proclamò Augusto il figlio Costantino
◦ rivincita successione dinastica
• Massenzio, figlio di Massimiano, rivendicò il potere imperiale
Diocleziano aveva promosso un'intensificazione del culto imperiale facendosi chiamare Iovius (figlio di Giove).
303 / 304 d.C. : violenta persecuzione contro i Cristiani per rafforzare l’unità dell’impero anche sul piano religioso
• periodo in cui la Chiesa cristiana godeva da tempo di una situazione di pace consolidando le proprie
strutture
• vicenda persecuzione legate alla tetrarchia
◦ cessò quai subito in occidente sotto il governo di Costanzo Cloro
◦ in Oriente fu più cruenta e durò diversi anni
• 311 d.C. : fine persecuzioni ordinata da Galerio ma proseguirono nelle regioni sottoposte a Massimiano
Daia
• 313 d.C. : persecuzioni concluse con la vittoria di Licinio su Massimiano Daia
DA COSTANTINO A TEODOSIO MAGNO : LA TARDA ANTICHITÀ E
LA CRISTIANIZZAZIONE DELL’IMPERO
2.1 Un’età di rinnovamento e non di decadenza
Il periodo che inizia con Costantino e arriva fino a Giustiniano merita una sua periodizzazione storica. Nonostan-
te le caratteristiche diverse di quest’età rispetto a quelle precedenti è inaccettabile considerarla come un periodo
di decadenza, un antefatto del Medioevo.
Al termine di basso impero, la storiografia moderna preferisce usare il termine Tarda Antichità.
Due sono i concetti importanti di essa:
• il dominato : con riferimento alla posizione dell’imperatore rispetto al sistema
• lo Stato coercitivo : riferimento a una società in cui la divisione tra poche categorie privilegiate, gli hone-
stiores, e la grande massa dei deboli, gli humiliores, è sempre più netta
◦ queste due categorie, tengono conto solo di alcune componenti della riorganizzazione dello Stato
imperiale, sono eccessive se vengono impiegate e se sottintendono il dirigismo o l’assolutismo
I pregiudizi negativi sulla Tarda Antichità possono considerarsi superati e al suo interno possiamo distinguere una
fase particolarmente significativa che inizia con il regno di Costantino arrivando fino a Teodosio (395 d.C.).
• coincide grossomodo con il IV secolo d.C. e con il definitivo affermarsi del cristianesimo come religione
ufficiale dell’impero.
Dopo le riforme di Diocleziano e Costantino, l’impero ne uscì completamente diverso:
• esigenze dello stato impongono una pressione sempre più forte sulla società (mantenimento burocrazia
ed esercito) investendo ogni settore inclusa la corte che si organizzò secondo un cerimoniale preciso che
ruotava intorno alla persona dell’imperatore.
• Governo dello stato è diretto dai detentori con le cariche civili e militari più alte, secondo rapporti gerar-
chici
• in seguite alle riforme di Diocleziano, l’imperatore non risiede più a Roma comportando un distacco
dell’aristocrazia senatoria dagli organismi del potere
• declina il ruolo del senato e la scomparsa dell’ordine cavaliere (principali cariche burocratiche) che venne
assorbito da quello senatorio
◦ il senato non ha più alcun potere reale
◦ vi si accede dopo aver rivestito la questura ma le tappe fondamentali della carriera senatoria (que-
stura, pretura, consolato) rimangono magistrature senza alcuna capacità decisionale
▪ questori e pretori incaricati di organizzare giochi per la plebe di Roma
▪ il consolato diventa un titolo onorifico, attribuito dall’imperatore
• aristocrazia è impegnata a difendere la propria identità di ceto e i propri interessi ( si concentrano so-
prattutto nell’Italia meridionale)
• delicato il rapporto con la plebe urbana di Roma : organizzazioni giochi e approvvigionamento militare ri-
cadevano sulle famiglie senatorie principali
• carica chiave è la prefettura urbana, appannaggio dell’aristocrazia senatoria
• legislazione è un monumento importante per la lotta sostenuta dall’Impero per garantire la propria so-
pravvivenza
• sbagliato trarre conseguenze drastiche per la situazione economica di quest’epoca ( con caratteristiche
prefeudali o pagamenti in natura) è ancora vitale nelle sue articolazioni fondamentali, con rilevanti diffe-
renze regionali
• pressione fiscale è un fattore negativo, dovuta anche all’affermarsi del colonato come forma di immobi-
lizzazione della forza lavoro agricola
◦ patrocinium : patronato rurale dei grandi proprietari sui lavoratori alle loro dipendenze
Società che si venne formando non è immobile : le possibilità di ascesa sociale sono fornite dall’amministrazione
(es. l’esercito).
Cultura e scuola : una delle componenti più vitali dei IV secolo d.C.
• possibilità di reclutamento di valorosi collaboratori da questo settore
2.2 Costantino
La morte di Costanzo Cloro, la proclamazione imperiale di suo figlio Costantino e del figlio di Massimiano, Mas-
senzio, videro il fallimento del sistema tetrarchico.
Costantino condusse per alcuni anni una politica prudente ma nel 310 d.C. abbandonò ogni legame con i presup-
posti ideologici della tetrarchia e da questo momento iniziò a mostrare una propensione per una religione mono-
teistica.
311 d.C. : Galerio muore
312 d.C. : Battaglia del Ponte Milvio (Roma)
• Costantino sconfisse Massenzio e si impadronì di Roma
• vittoria ottenuta nel segno di Cristo, da un imperatore che dichiarava di aver abbandonato il paganesimo
per il cristianesimo
Conversione di Costantino fu un evento di portata rivoluzionaria : inserimento delle strutture della Chiesa in
quelle dello Stato con l’imperatore che si sente abilitato di intervenire nelle questioni dottrinali.
• Conversione avvenne subito la vittoria su Massenzio e costituiva un fatto politico di enorme importanza
anche per la futura propaganda
◦ Jacob Burckhardt scrisse una biografia su Costantino
Tuttavia non è mai esistito un Costantino che si convertì al cristianesimo per puro calcolo politico e neppure quel
Costantino cristiano che aspettava l’occasione giuste per manifestare i suoi sentimenti : bisogna immaginarlo
come uomo dotato di grande ambizione e dominato dal senso imperativo di una missione per compiere una pro-
tezione ultraterrena
• politeismo superato dal monoteismo cristiano adattò a una simile esigenza
313 d.C. : Editto di Milano
• Costantino e Licinio si incontrarono a Milano accordandosi sulle questioni fondamentali di politica reli-
giosa ma i loro contrasti cominciarono molto presto
314 d.C. : il sinodo di Arles
• convocato da Costantino con 33 vescovi per sanare il contrasto che si era aperto in Africa tra i rigoristi
(donatisti, Donato vescovo di Cartagine) e i moderati a proposito dell’atteggiamento da tenere nei con-
fronti di coloro che avevano abiurato ne corso delle persecuzioni dioclezianee
• Costantino fu sempre preoccupato di salvaguardare l’unità interna della Chiesa
324 d.C. Battaglia di Adrianopoli
• scontro finale tra Costantino e Licinio, forse preceduta da una persecuzione anticristiana da parte di
quest’ultimo
• vittoria di Costantino che divenne il solo imperatore
325 d.C. : Concilio di Nicea
• presieduto da Costantino
• i due pretendenti Ario e Alessandro non riuscirono a trovare un accordo per motivi di natura teologica :
Ario negava la natura divina di Cristo implicando un indebolimento della funzione della Chiesa
Per rendere più efficiente l'amministrazione provinciale, le diocesi furono raggruppate in 4 grandi prefetture :
delle Gallie, dell’Italia e Africa, dell’Illirico e dell’Oriente
• ciascuna retta da un prefetto del pretorio
• le diocesi riunivano al loro interno uno numero di province
330 d.C. : fondazione di Costantinopoli
• come conseguenza della battaglia di Adrianopoli
• la nuova “ Roma “
• diverse furono le motivazioni tra cui l’intenzione dell’imperatore di dar vita a una capitale monda da
qualsiasi contaminazione con il paganesimo
• dopo la crisi del III secolo d.C. e del fatto che Roma non fu più la residenza ufficiale dell’imperatore, l’alle-
stimento della nuova capitale in una posizione strategicamente molto importante all’ingresso del Mar
Nero fu anche un riconoscimento dell’importanza dell’Oriente nell’impero
◦ scelta che imprimerà un nuovo corso alla storia romana e a quella del Mediterraneo
• la capitale fu dotata di tutte le strutture tra cui un senato (di 300 poi 2000 membri)
◦ l’assemblea costantinopoliana non conseguì mai il prestigio di quella romana (mancanza di senso di
tradizione e modesta estrazione)
Idea che Costantino avesse della sua funzione rispetto all’Impero e rispetto alla Chiesa cristiana, ci è chiarito dal
vescovo Eusebio di Cesarea, autore di una Storia Ecclesiastica, e di una Vita di Constatino: la sua teologia politica
è incentrata sulla figura del primo imperatore cristiano
• imperatore presentato come un vescovo di coloro che si trovano fuori dalla Chiesa (laici)
• posizione che rese legittima la sua sepoltura nella basilica di S. Sofia a Costantinopoli come isoapostolo
(uguale agli apostoli)
• tuttavia da alcuni scritti che il mantenimento di usi tradizionali è tollerato a condizione che non sia in
contrasto inconciliabile con i principi cristiani
Tra le riforme di Costantino la più significativa fu quella dell’esercito:
• creazione di un consistente esercito mobile, comitatus (accompagnavano l’imperatore) e il soldati che ne
facevano parte, comitatenses, ricevevano una paga più alta
• i soldati dislocati lungo lungo il limes, limitanei, erano soldati di secondo ordine, di scarsa esperienza e
mal pagati
• commando dell’esercito affidato a due distinti generali : uno della cavalleria e uno della fanteria
Problema militare mai superato: esercito mancava di soldati
• riduzione altezza richiesta alle reclute
• incrementata la caccia ai disertori
• rafforzamento ereditarietà della professione militare
• concessione di privilegi ai veterani per attirare volontari
Tuttavia i soldati finirono per essere reclutati sempre di più tra le popolazioni barbare che premevano sui limes
piuttosto che sui contadini (categorie di lavoratori vincolate alla loro condizione).
La minaccia barbarica fu talmente grave da non consentire soluzioni definitive:
• lo stato la fronteggio da un lato combattendo i barbari con l’impiego di tutte le risorse dell’apparato mili-
tare e dall’altro lato mediante una politica di assorbimento nei quadri dell’organismo imperiale dalla
quale ne derivò una disomogenea ma notevole barbarizzazione della società
◦ le fonti ci presentano entrambi i casi
Lo storico latino Ammiano Marcellino ci descrive le battaglie decisive:
357 d.C. : Battaglia di Strasburgo
• Vittoria di Giuliano Cesare contro gli Alamanni
378 d.C. : Battaglia di Adrianopoli
• disfatta romana e morte dell’Imperatore Valente contro i Goti che penetrarono nell’area balcanica che
crearono premesse di negoziati con l’Imperatore Teodosio
◦ 382 d.C. : trattato con il quale i Goti venivano accettati ufficialmente in Tracia e altre regioni
2.3 Morte di Costantino e la fine della dinastia costantiniana
Costantino ricevette sul punto di morte il battesimo (in punto di morte considerato un modo per essere sicuri,
venendo lavati da tutti i peccati, della vita eterna). Fu battezzato nella residenza imperiale dal vescovo della città
Eusebio (negli ultimi tempi divenne il consigliere di Costantino in materia ecclesiastica).
337 d.C. : Costantino muore durante la festa di Pentecoste vestito di bianco
Significative furono le sue disposizioni per la sua sepoltura : nella chiesa dedicata ai Santi Apostoli fece collocare
12 cenotafi e al centro un sarcofago dedicato a lui,l ’isoapostolo.
Morì con la carica formale di pontefice massimo (capo supremo religione pagana).
• Sguardo di Costantino rivolto al cielo
• moneta di consacrazione, coniata dopo la morte, è indicativa di come la tradizione (divinizzazione
dell’imperatore defunto) potesse venire rinnovata dal cristianesimo
Costantino non ha mai affrontato il problema della successione: si potrebbe supporre che essendo state create le
4 prefetture, ognuna di queste sarebbe stata governata dai suoi figli/nipoti.
Le nostre fonti sembrano essere attendibili nell’accertare un clima di reale incertezza:
• la partecipazione dei figli alla dignità imperale lascia intravvedere il possibile ritorno a un potere retto da
una pluralità di sovrani
• non è chiaro però quale forma di sistemazione concreta l’Impero dovesse assumere : poco plausibile un
collegio imperiale formato da sovrani posti sullo stesso piano perché Costantino aveva concepito la sua
missione come un ristabilimento dell’unità dell’Impero attraverso il regno di un unico imperatore
◦ forse il ruolo di Primo Augusto era riservato a Costantino II
I soldati non si mostrarono sensibili alle sottigliezze della politica: scelta a favore del principio di una successione
dinastica
• alla morte di Costantino furono eliminati i nipoti (Dalmazio e Annibaliano) perché potevano rappresen-
tare un’alternativa alla successione
I figli di Costantino, Costantino II (cui fu attribuito il governo delle Gallie, Britannia e Spagna), Costante (cui fu
attributo Italia e Africa) e Costanzo II (cui fu attributo l’Oriente) raggiunsero un accordo per il governo congiunto
dell’Impero che si rivelò precario.
• 340 d.C. Costantino II attaccò i territori di Costante ma venne sconfitto ed ucciso
• 350 d.C. Costante muore per mano dell'usurpatore Magnenzio
• 353 d.C. dopo diverse sconfitte Magnenzio si uccide
Costanzo II, unico imperatore rimasto in vita, affidò al cugino Giuliano l’occidente e fu nominato nel 355 d.C. Ce-
sare
• 357 d.C. vittoria a Strasburgo contro gli Alamanni garantendo sicurezza nelle Gallie
• 360 d.C. fu nominato imperatore da parte dell’esercito
361 d.C. : muore Costanzo II
361 / 363 d.C. : regno di Giuliano durò 18 mesi
• muore in una campagna contro i Persiani
• regno ricordato per l’effimero tentativo di reintrodurre la religione pagana
• ebbe anche un programma di amministrazione efficiente e rivitalizzazione delle città ma il progetto di
scontrò con due difficoltà:
◦ guerra contro i Persiani da portare a compimento (preparata da Costanzo II)
◦ tensioni determinate dal suo progetto di restaurare il paganesimo che si tradusse nell’abrogazione
dei privilegi fiscali concessi alla chiesa cristiana da Costantino, determinando resistenze ed attriti
◦ periodo che trascorse ad Antiochia prima di partire per la guerra, la città soffriva di una grande crisi
economica aggravata anche dai soldati, e si provocò una grave crisi tra l'imperatore (che non fu in
grado di accogliere le esigenze degli abitanti) e la popolazione
• uomo di grande cultura è passato alla storia con l’epitelio di infamante di apostata (rinnegato) affibbiato
dai cristiani (temevano possibili persecuzioni)
Con la morte di Giuliano finisce la dinastia costantiniana.
2.4 Dalla morte di Giuliano a Teodosio Magno
Storia politica impero nel IV secolo d.C. : presenta relativa stabilità dal punto di vista interno.
Fino alla morte di Teodosio nel 395 d.C., l’unità dell’impero fu preservata anche se ci furono dei casi di usurpazio-
ne
• 360 d.C. proclamazione di Giuliano in Gallia
Il problema barbarico fu tenuto sotto controllo, nonostante le esigenze sempre più maggiori dell’esercito.
363 / 364 d.C. : alla morte di Giuliano salì al trono Gioviano che stipulò una pace disonorevole con la Persia
364 d.C. : venne proclamato imperatore Valentiniano che associò subito a se il fratello Valente affidandogli il go-
verno dell'Oriente
• decisione presa per fronteggiare le pressioni barbariche alle frontiere e può considerarsi il primo passo
che porterà alla separazione della parte occidentale da quella orientale dell’Impero
• Valentiniano scelse di risedere a Treviri (per fronteggiare il pericolo barbarico lungo il Reno)
◦ politica di tolleranza religiosa e sostegno delle classi umili
◦ regno importante per l’efficace contenimento dei barbari
◦ 365 / 375 d.C. : periodo in cui riuscì a difendere il confine renano-danubiano contro Alamanni, Fran-
chi, Burgundi riuscendo anche a stabilizzare le frontiere con un articolato sistema di fortificazioni
◦ represse rivolta in Africa
• Valente scelse di risiedere a Costantinopoli
◦ azione di governo meno positiva di quella di Valentiniano, dovette affrontare una situazione difficile
◦ Europa centro-orientale sconvolta dall’incursione degli Unni, che abbandonarono le loro sedi in Asia,
sottoponendo a una forte pressione i Goti che a loro volta premevano sulla frontiera danubiana e
fallirono i tentativi di insediarli pacificamente entro in confini
◦ Valente affrontò i Goti quando questi irruppero in Tracia : sconfitta romana e morte di Valente nel
378 d.C. ad Adrianopoli (episodio che preanuncia la fine dell’impero d’occidente)
Sconfitta di Adrianopoli segna una grande cesura : alla consapevolezza ormai generalizzata del declino delle capa-
cità dell’esercito di fronteggiare la situazione fu da riscontro anche la sua progressiva barbarizzazione, che provo-
cò reazioni negative negli ambienti conservatori
• convivenza con i barbari tema principale, soprattutto in Oriente, in relazione alla politica di collaborazio-
ne promossa da Teodosio.
375 d.C. : Valentiniano muore e gli successe sul trono Graziano (ancora giovane) e il fratello Valentiniano II (4
anni).
• Con la morte di Valente ad Adrianopoli rimasero gli unici imperatori
379 d.C. : Graziano associò al trono il generale spagnolo Teodosio con il compito di far fronte alla drammatica si-
tuazione in Oriente
382 d.C. : Trattato con I Goti
• Teodosio, consapevole dell’impossibilità di ricacciare i Goti oltre il Danubio, fece un accordo con il loro
capo Fritigerno
• particolarità di questo trattato risiede nel fatto che i Goti ricevevano delle terre all’interno dell’impero
come popolazione autonoma : divennero foederati ( in quanto vincolati da un foedus, trattato) e man-
tennero i loro capi e le loro leggi ma erano tenuti a fornire soldati in caso di necessità
In Occidente la situazione si stava complicando :
• 383 d.C. : usurpazione in Britannia da parte di Magno Massimo (ufficiale spagnolo) che invase poi la Gal-
lia e Graziano (abbandonato dai soldati) si tolse la vita
◦ Magno Massimo regnò per qualche anno sulla Gallia ma la sua invasione in Italia, dove governava la
madre di Valentiniano II, Giustina, provocò l’intervento di Teodosio che riuscì a sconfiggerlo nel 388
d.C.
• 392 d.C. : il generale franco, Arbogaste, fece assassinare Valentiniano II (fu affidato alla sua tutela) e fece
nominare imperatore Eugenio (retore), quest'ultimo sconfitto da Teodosio nel 294 d.C.
Teodosio manifestò una particolare attenzione per il problema religioso:
• 380 d.C. : Editto di Tessalonica
◦ la religione cristiana divenne la religione ufficiale dell’impero
• 381 d.C. : Concilio di Costantinopoli
◦ concilio ecumenico convocato da Teodosio per ribadire il credo niceno e promulgò una legislazione
severa nei confronti dei seguaci del paganesimo, nonostante le proteste e tentativi di reazione da
parte del senato di Roma
▪ usurpazione di Eugenio sostenuta da esponenti pagani del senato tra cui Virio Nicomaco Flavia-
no
Protagonista degli ultimi decenni del IV secolo d.C. e del regno di Teodosio, fu la figura del vescovo di Milano,
Sant’Ambrogio (carriera emblematica visto l’intreccio con la religione e la vita politica)
• 374 d.C. fu acclamato vescovo
• affrontò con successo i tentativi dell’ariana Giustina di ottenere riconoscimenti per la sua confessione e
non esitò di imporre la propria autorità anche a Teodosio
• quando Teodosio punì un vescovo che in Mesopotamia incendiò una sinagoga ebraica, fu costretto a ri-
pensare sulla decisione perché minacciato da sanzioni spirituali
• 390 d.C. a natale Ambrogio impose una penitenza pubblica a Teodosio per riammetterlo nella comunità
cristiana : sanzione dovuta alla strage che l’imperatore aveva ordinato a Tessalonica a seguito di una
sommossa popolare
2.5 La vittoria del Cristianesimo e la risposta pagana
IV secolo d.C.: età di decisivi cambiamenti soprattutto in campo religioso.
Svolta di Costantino a favore del Cristianesimo, corroborata dalla legislazione antipagana degli imperatori succes-
sivi, che culmina con Teodosio. Graziano aveva rinunciato al titolo di pontefice massimo.
Trionfo del cristianesimo porta con sé novità fondamentali nella politica e nella società: il vescovo (uomo santo)
e la donna diventano i protagonisti di un mondo profondamente rinnovato.
Risposta pagana era sul piano culturale : l'aristocrazia senatoria di Roma difende il paganesimo per tutelare la
propria identità politica.
• Giuliano, che aveva tentato di ripristinare il paganesimo, venne quasi considerato un eroe, un santo pa-
gano
2.6 La crisi economica
Tra il II / III secolo d.C. : evidente la trasformazione nei sistemi di gestione delle aziende agrarie che può essere
considerata manifestazione della crisi in atto.
La villa schiavista aveva esaurito il suo ciclo come centro produttivo autonomo: ville abbandonate e la produzio-
ne tendeva a essere decretata su varie unità minori dove predomina la conduzione indiretta, tramite piccoli o
grandi affittuari.
• Processo che porta a un mercato sempre più limitato
Incursioni barbariche determinarono, con la rottura dei limes delle frontiere, la chiusura dei circuiti commerciali
mediterranei tendenti a circoscriversi in aree più ristrette.
Graduale sostituzione della Betica con l’Africa settentrionale per il rifornimento oleario: dovuta al nuovo asse che
si era venuto creando tra Roma e le province africane.
Nelle nostre fonti, hanno poco riscontro le ripercussioni della crisi che si hanno sull’economia nel corso del III se-
colo d.C., rendendo arduo il tentativo di ricostruzione storica.
• Ne emerge uno stato caratterizzato dall’accresciuto fiscalismo
Nasce il colonato:
• nelle campagne appare una nuova figura, un coltivatore di stato libero ma vincolato alla sede in cui lavo-
ra, assimilabile per certi aspetti a uno schiavo
Le innovazioni introdotte da Diocleziano sono importanti e tra queste anche la perdita dell’Italia della sua posi-
zione privilegiata dal punto di vista fiscale ed è equiparata di fatto alle altre province.
Conseguenze importanti per l’economia e per la gestione agraria ebbero anche l’istituzione di più capitali che
corrispondevano alle aree strategicamente più importanti.
• Fine III secolo d.C. Roma cessò di essere la residenza dell’imperatore : Massimiano trasferì la capitale a
Milano
◦ si creò in questa città un accresciuto fabbisogno dovuto alla presenza in essa del personale burocra-
tico e dei soldati
◦ su Milano si indirizzerà buona parte delle risorse prodotto nella cosiddetta Italia Annonaria (Italia
settentrionale in età tardoantica)
Le accentuate esigenze fiscali producevano distorsioni nel regime economico e nelle relazioni sociali.
• Circolazione limitata di beni fu garantita dall’emergere di nuove classi sociali (magistrati e funzionari sta-
tali, ecclesiastici…) che mantenevano un alto livello di potere d’acquisto
V secolo d.C. : la frammentazione politica in seguito alle invasioni barbariche determinò la definitiva rottura delle
relazioni commerciali all’interno del Mediterraneo determinando un abbassamento delle condizioni di vita e un
netto declino demografico.
2.7 Che cosa si intende per Tarda Antichità
Ogni periodizzazione reca in sé un ineludibile aspetto di provvisorietà e la precarietà di ogni periodizzazione deri-
va da due componenti:
• la ricerca storica che la precede
• la differente sensibilità che le varie epoche e culture manifestano per il loro passato.
Un cambiamento profondo è avvenuto negli ultimi decenni nella nostra riconsiderazione del mondo antico e so-
prattutto della linea di demarcazione tra Antichità e Medioevo.
• Limite cronologico tra queste si è progressivamente indebolito e sempre più maggiore considerazione
hanno avuto gli elementi di continuità
• la periodizzazione storica ha guadagnato almeno un’epoca dai caratteri abbastanza definiti.
Rispetto a una considerazione fortemente negativa (“eliminazione dei migliori”) si è consolidata nella coscienza
storiografica l’idea di una Tarda Antichità con caratteri originari e distintivi: tali da farle meritare una piena auto-
nomia come periodo storico.
• Nel nome stesso di Tarda Antichità e non più Basso Impero, si riflette l’immagine di un’epoca portatrice
di valori positivi che non risulterebbero comprensivi se inseriti in un contesto di pura e semplice deca-
denza.
Questione non semplice:
• la terminologia reca in sé il problema che è alla sua origine
• la designazione dei secoli finali dell’Impero romano come Bas-Empire fa la sua prima apparizione in
un’opera di uno storico francese del 700’
• termine Tarda Antichità è più recente e risale a poco più di 100 anni fa e all’inizio del 900 fu impiegato
per indicare una nuova fase nell’evoluzione artistica
◦ Riegl avvertiva di inoltrarsi in un territorio del tutto inesplorato a lungo restato il continente oscuro
sull’atlante della ricerca storico-artistica
Come momento conclusivo dell’età tardoantica:
• l’invasione longobarda per l’Occidente 568 d.C.
• fine del regno di Giustiniano in Oriente 565 d.C.
Più controversa la fase iniziale :
• tetrarchia
• regno di Costantino
• Dinastia dei Severi
Questo nuovo orientamento è in larga misura frutto del peculiare clima intellettuale di fine 800, attratto dalla de-
cadenza come sorgente di nuove esperienze in campo artistico e letterario
• Je suis l’Empire à la fin de la decadence (“sono l’impero alla fine della decadenza”) del poeta francese
Verlaine
2.8 L’ideologia dell’imperatore tardoantico
Dopo la crisi del III secolo d.C. era importante per il sovrano trovare una sorgente di legittimità alternativa al se-
nato e per tenere a freno gli eserciti.
Il popolo poteva fornire sostegno diretto con acclamazioni e manifestazioni di consenso di vario tipo ma era ne-
cessario trovare un strumento che fissasse in termini chiari e stabili : origine e finalità di chi deteneva il potere.
In questo modo il cerimoniale acquista un ruolo di riassumere in un codice di comportamento quello che il popo-
lo si attendeva dal sovrano.
Con il nuovo regime la tradizionale attività legislativa delle varie assemblee era venuta meno.
Trattato ellenistico di Diotogene sulle regalità:
• sovrano, immagine dell’ordine divino sulla terra che governa come legge vivente, quale incarnazione del-
la perfetta giustizia ed è colui che si conforma alle leggi e per conseguenza è il più giusto. Inoltre lui non
deve tener conto a nessuno ma non per questo si sottrae alla legge, proprio perché la incarna
• Diotogene evoca un legame speciale che vincola a Dio il re giusto (distinguendolo dal falso)
• compito del sovrano è di incrementare il sentimento morale dei suoi sudditi e per questo si deve presen-
tare a loro una sorta di immagine, di riflesso, un’icona della divinità
• dunque in questa costruzione ideologica il re diventa l’intermediario tra Dio e gli uomini assumendo una
posizione centrale e fondamentale nell’ordine del cosmo : unico intermediario per arrivare al cielo
La sacralizzazione della figura dell’imperatore aveva dietro di se una lunga storia: già con il principato augusteo,
l’epitelio stesso di Augusto conferito a Ottaviano suggerisce l’idea di una persona posta al di sopra, in virtù delle
doti personali e soprannaturali, degli uomini comuni.
• Sovrano aveva l’indubbia esigenza di una dimensione sacrale sanzionata da un’investitura dall’alto
• a tale ricerca di sacralizzazione sono riconducibili le radici profonde della rivoluzione costantiniana
• anche l’evoluzione della grande potenza antagonista di Roma, l’impero Persiano guidato dalla dinastia
dei Sassanidi offre un riscontro : sovrani si presentavano come i rappresentanti e promotori della religio-
ne di Zaratustra.
L’imperatore tardoantico è tale per grazia divina.
• Diocleziano usa questo fondamento teologico del potere monarchico per ridare vigore all’Impero roma-
no vacillante per l’anarchia militare interna e per la pressione dei barbari
Volto e l’aspetto dell’imperatore diventano un fatto di primaria importanza.
Sembra paradossale ma una delle realtà più vive del Tardo Impero è la fisiognomica che contiene una sorta di co-
stituzione non scritta: i giuristi romani recuperarono un fittizio fondamento popolare per l’autorità legislativa
dell’imperatore che veniva esercitata in virtù di una delega del popolo che gli trasferiva le sue prerogative.
• Un’amministrazione centrale carente aveva bisogno di un certo grado di consenso
Costantino farà propria quest’idea della funzione del sovrano
• la bellezza del monarca, immune dalle umane manchevolezze, era un criterio di derivazione orientale,
cui Costantino aveva dato importanza nell’immagine che desiderava circolasse di lui
• viene celebrato come un imperatore giovane, lieto e bellissimo
• esaltato anche da Eusebio di Cesaria
Fuori linea è invece il nipote Giuliano: le sue scelte ci aiutano a cogliere il senso profondo della filosofia politica
tardo Impero
• anti-Costantino, non accettò la deumanizzazione della figura del sovrano che il nuovo apparato compor-
tava
• esprime in se stesso un segno di contraddizione : a cominciare da una ritrattistica che lo vuole sbarbato
da Cesare, quando, ancora in una posizione subordinata, continuava ad attenersi ai canoni estetici della
dinastia costantiniana, ma con la barba da filosofo dopo la sua proclamazione imperiale nel 360 d.C.
come evidente segno di rottura con i suoi predecessori
• testi importanti insistono sulla contraddizione che Giuliano aveva enfatizzato
◦ Sinesio, Sulle regalità, letto alla fine del IV secolo d.C. all’imperatore d’Oriente Arcadio
2.9 Costantino : una figura controversa
La crisi dinastica, conclusasi in un bagno di sangue, con la morte di Costantino, rese evidente quanto irrealistico
fosse il suo progetto per il governo futuro dell’Impero. Anche la teologia politica di Eusebio di Cesaria risultava
inadatta.
Gli eventi smentivano la propaganda costantiniana: impero nuovamente lacerato da conflitti di natura religiosa e
politica nella sua stessa famiglia e sarà la morte repentina di Costanzo nel 361 d.C. a prevenire la guerra tra gli ul-
timi discendenti.
Morte di Giuliano nel 363 d.C. contro i persiani.
La fortuna successiva di Costantino prescinde dal dato storico fattuale per essere subordinata alla prospettiva
ideologica e soprattutto alla contrapposizione religiosa.
Divisione delle due parti, quella greca e quella latina.
Fine dinastia costantiniana pone in evidenza il problema della non coincidenza del destino dell’impero con quello
della Chiesa.
Fallimento del disegno politico è oscurato dal merito di aver cristianizzato lo stato romano.
• Nell’attenzione che Eusebio rivolge al cerimoniale di Costantino, esso vuole caratterizzare la cristianità di
un rito altrimenti troppo condizionato dalla tradizione precedente pagana
• Soluzione : santificare Costantino (tutt’ora nella chiesa ortodossa si festeggia Costantino ed Elena il 21
maggio)
• la santificazione era un modo per mettere tra parentesi ogni questione politica per creare un modello
definitivo di sovrano sottratto alla contingenza storica
• l’opera di Eusebio, La vita di Costantino, contribuì al culto dell’imperatore come santo
Era inoltre una via per proteggere la fama di Costantino dalla polemica suscitata contro di essa dagli ambienti pa-
gani.
• Risulta chiaramente operante già nel IV secolo d.C. anche per il contributo di Giuliano che in uno scritto
di carattere satirico, I Cesari, aveva presentato Costantino come un dissoluto e un dissipatore che colma-
va di doni gli amici e che cercava nel cristianesimo la religione che gli garantisse il perdono dei suoi pec-
cati. Equiparava inoltre la rivoluzione costantiniana a un atto eversivo, di rottura con la tradizione che
aveva garantito la grandezza dello stato romano
Secondo Santo Mazzarino la storia del Tardo Impero può essere letta alla luce delle due figure epocali di Costan-
tino e Giuliano e quest’ultimo divenne alla sua morte un simbolo di battaglia ideologica, per coloro che turbati
dal declino dell’impero, attribuivano al cristianesimo la responsabilità della sua rovina.
Conferma di queste valutazione negative del regno di Costantino ci è data da un trattato che ci è giunto in forma
anonima di pochi decenni successivi alla sua morte : Sulle cose della Guerra
• contiene progetti di macchine militari
• viene presa di mira la politica monetaria di Costantino che avrebbe comportato, con l’abbandono del de-
nario argenteo a favore dell’oro, l’ulteriore impoverimento dei ceti più deboli
Attorno alla figura di Costantino si formano varie leggende destinate ad avere fortuna:
• probabilmente a Gerusalemme, nella seconda metà del IV secolo d.C. si crea la leggenda del miracoloso
ritrovamento da parte di Elena (madre di Costantino) della Croce di Cristo
◦ prima versioni orali non associarono Elena a questo ritrovamento
◦ tuttavia il ruolo decisivo di Elena è comunque stabilito in modo definitivo alla fine del IV secolo d.C.
(inventio crucis) posto in relazione al suo pellegrinaggio in Terra Santa
◦ possibile prima registrazione storiografica in un’opera del vescovo di Cesaria andata perduta
2.10 Una società repressiva
La Tarda Antichità è un’età di forti contraddizioni : presenta caratteri autoritari e repressivi nonostante la cristia-
nizzazione della società e della legislazione.
In età repubblicana l’uso della tortura nel corso di un’indagine era riservato ai soli schiavi tranne le presunte co-
spirazioni contro lo stato.
Nel corso del tempo la tortura fu resa ammissibile nei confronti di chiunque fosse sospettato di complottare con-
tro lo stato o l’imperatore.
IV secolo d.C. : cessa la protezione da parte dei ranghi elevati della tortura in caso di magia, astrologia, divinazio-
ne e tradimento.
316 d.C. : risale a Costantino una costituzione che estendeva la tortura all’èlite dei membri provinciali, i curiali, in
caso di falsificazione di documenti privati e pubblici.
Anche la pena detentiva comincia a essere comminata per reati per i quali si sarebbe potuti attendere l’esilio o la
multa.
Per la condanna a morte si andarono elaborando forme crudeli di esecuzione: si perseguiva la sofferenza del con-
dannato quasi come se fosse una forma di espiazione.
• Significante l’indebolimento di status dei cittadini liberi di condizioni sociale più debole, gli humiliores, ri-
spetto ai ceti privilegiati dei honestiores
• imbarbarimento delle pene
Influenza della dottrina stoica prima ancora di quella cristiana.
Miglioramento nella posizione delle donne e delle mogli, dei figli e schiavi è constatabile in modo abbastanza si-
curo.
Meno sicuro il rapporto tra la dottrina stoica prima e il cristianesimo poi.
• Spiegato con l’evoluzione dei rapporti sociali che presupponevano anche nuovi sistemi di trasmissione
ereditaria e che ponevano lo schiavo in un diverso rapporto di dipendenza.
Spiegazione per la generale tendenza dell’inasprimento delle pene:
• importante in questo processo la componente politica
• indubbio parallelismo tra i progressi delle tendenze assolutistiche nel governo e il connesso sviluppo del
culto imperiale insieme alle difficoltà incontrate dall’amministrazione centrale nel far applicare le leggi
• il venir meno delle limitazioni che le procedure rigide frapponevano al sistema giudiziario
Fattori riconducibili al trapasso dal regime repubblicano a quello monarchico.
Diverse le prese di posizione delle personalità sia del pensiero stoico sia del pensiero cristiano:
• Seneca : non manifesta mai l’opinione che le pene fossero sproporzionate ai delitti
• Agostino : esige all’inizio del V secolo d.C. dal proconsole d’Africa che i nemici della Chiesa vengano puni-
ti secondo quello che richiede la mansuetudine cristiana
• Ambrogio : in qualche occasione sollecita la clemenza da parte dei giudici nell’applicazione delle senten-
ze
Si avverte un crescendo di violenza nell’applicazione delle pene (o minaccia) che percorre la società romana dal
centro fino alla periferia.
• es. in un papiro di Ossirinco, in Egitto, ci conserva il testo di una circolare riguardante la riparazione delle
dighe e dei canali in vista della prossima esondazione del Nilo e si impone una corvèe generale su tutti i
coltivatori con il divieto di pagamento in denaro in sostituzione della prestazione di lavoro personale:
pena di morte per chi non prestava il lavoro
2.11 La riforma del paganesimo di Giuliano
361 / 363 d.C. : Giuliano nel breve periodo del suo regno tentò di promuovere il ritorno al paganesimo ricorren-
do a misure discriminatorie nei confronti dei cristiani e si impegnò in un complesso disegno di riforma della reli-
gione pagana tradizionale che si ispira in modo evidente ad alcune forme di organizzazione della Chiesa cristiana.
• Lettera indirizzata da Giuliano al gran sacerdote della Galazia, Arsacio
Giustiniano riconosce la forza del proselitismo cristiano in virtù della sua organizzazione assistenziale e cerca di ri-
pristinare il primato ideale del paganesimo anche in questo campo.
2.12 Pagani e cristiani alla fine del IV secolo d.C.
Dibattito che oppone cristiani e pagani ha il suo momento intellettualmente più alto nella controversia del 384
d.C. che oppose il prefetto di Roma, Quinto Aurelio Simmaco al vescovo di Milano, Ambrogio.
• Il ripristino in senato dell’altare della Vittoria ( presente in senato sin dai tempi di Augusto e poi rimosso
da Costanzo nel 357 d.C.) ha un valore simbolico che coinvolge la funzione stessa dell'aristocrazia sena-
toria romana, in buona misura ancora pagana, nei complessi equilibri dell’Impero alla fine dei IV secolo
d.C.
• Simmaco chiede tolleranza che Ambrogio però rifiutò
Fine dell’Impero Romano d’Occidente e Bisanzio
FINE DELL0’IMPERO ROMANO D’OCCIDENTE
1.1 L’Impero romano e i barbari
Metà IV secolo d.C.: i Goti erano la forza predominante nella regione del Ponto, divisi in due gruppi
• Greutungi – Ostrogoti (insediati a est del Dniester)
• Tervingi – Visigoti (insediati a ovest del fiume)
Le relazioni tra Roma e Goti in questo secolo furono condizionate dal trattato di pace di Costantino del 332 d.C. :
trattato che faceva dei Goti uno Stato-cliente dei romani.
• Conteneva un elemento di novità: poneva le condizioni per l’impiego dei barbari goti come soldati al ser-
vizio di Roma
Fino al 360 d.C. la stabilità delle relazioni è da ritenersi sicura.
Svolta quando i vari regni gotici entrarono in crisi a causa della pressione esercitata su di loro dagli Unni, che ave-
vano distrutto le loro terre settentrionali.
• 376 d.C. : I visigoti fecero richiesta di essere accolti a sud del Danubio, nella Tracia (giudicata rifugio ido-
neo perché terra fertile e fuori portata degli Unni)
Accordo stipulato tra Romani e Goti, autorizzati a inserirsi all’interno delle frontiere imperiali in cambio di un im-
pegno a fornire soldati in caso di necessità, rappresentò un novità molto rilevante nella politica romana perché
non scaturì da un successo militare.
• La condizione per ogni forma di immissione di popolazioni straniere nei confini era sempre subordinata
alla possibilità di esercitare su di loro uno stretto controllo
378 d.C. : disastro di Adrianopoli
382 d.C. : trattato di Teodosio con i Goti
• fine fase critica: consentito l’insediamento dei Goti in Tracia (pagamenti tasse e prestazioni militari)
• importanti risvolti sociali: massiccia presenza di germani nell’esercito
◦ l’integrazione di individui, tribù, popolazioni è stata una prassi usuale di Roma
◦ con Marco Aurelio ci fu il processo in cui le tribù germaniche erano state insediate a vario titolo sul
territorio romano imperiale e da questo momento in poi gli imperatori si appoggiarono sempre di
più alle truppe germaniche e ai loro capi
◦ le fonti letterarie, del IV secolo d.C., ci consentono di seguire l’evolversi di questo processo
L’influsso dei Germani sulla politica interna romana si basa quasi esclusivamente sulla loro posizione guadagnata
all’interno della gerarchia militare:
• incertezza nell’aver occupato cariche nell’amministrazione civile
• possibilità di carriera nell’esercito non erano vincolate all’appartenenza o a un ordine ma si basavano sul-
le capacità personali e sul favore imperiale
• esclusione dei senatori dai comandi militari ebbe come conseguenza il cambiamento della base di reclu-
tamento degli ufficiali
Impiego barbari come coloni su terre dell’Impero (Italia inclusa) risale sempre a Marco Aurelio.
A Costantino si deve il primo insediamento di nuclei consistenti entro i confini dell’Impero.
• Negli anni successivi sono attestante assegnazioni di terre in Italia e la presenza di insediamenti barbari
hanno lasciato traccia nella toponomastica (n particolare nelle regioni settentrionali)
• nel corso del IV secolo d.C. l’Italia settentrionale e centrale conobbe una serie di accantonamenti barbari
come risultato di una politica mirata e di accordi pacifici
◦ finalità agricola e militare
◦ caratteristica di questi accantonamenti è di avvenire sulla base di gruppi etnici compatti
◦ regolarità di tale prassi risale alle fine del IV secolo d.C. con una legge che raccomanda che i barbari
non occupino un’estensione di terra pubblica superiore a quanto loro consentono
Eccezionalmente veniva concessa la cittadinanza romana:
• fino alla sconfitta di Adrianopoli la volontà degli imperatori era di perseguire due finalità
◦ reclutamento dei barbari per l’esercito e la terra
◦ mantenere la reciproca estraneità fra Barbari e Romani
• a fronte del massiccio insediamento dei barbari si cercò un’apposita legislazione per impedire le unioni
miste per ostacolare l’integrazione
• divieto di Valentiniano I che prevedeva una grave sanzione per i trasgressori che però fu forse di breve
durata che in Oriente non aveva conosciuto alcuna applicazione
In occidente il problema barbaro era avvertito dal punto di vista politico,militare, sociale ed etnico mentre in
Oriente avevo forti implicazioni di carattere religioso.
1.2 Cristianesimo e mondo barbarico
In temi di matrimonio, i decreti conciliari si limitavano a sconsigliare i matrimoni misti che non erano comunque
considerati illegittimi.
• È la disparità di culto che sconsiglia tali unioni miste
Le delibere conciliari non si interessavano dei barbari in quanto tali ma solo indirettamente quando si occupava-
no di eresie e di eretici.
• Esempio fornito da una lettera di Ambrogio inviata al vescovo Virgilio (a Trento) in periodo di contrappo-
sizione con Giustina (di fede ariana), madre di Valentiniano II che comandava l’Impero e parte del pro-
gramma contenuto nella lettera è dedicato alla disparità di culto tra i nubendi
◦ Ambrogio assume una posizione dura e il suo atteggiamento muta quando si devono intrattenere re-
lazioni con altre personalità barbariche ma è sempre conciliante e disponibile verso di loro quando
ne rileva l’utilità per funzioni di difesa
Elementi che suggeriscono l’accresciuta rilevanza del problema barbarico come problema di integrazione a livello
sociale:
• fine IV / inizio V secolo d.C. : l’imperatore Onorio (figlio di Teodosio) emanò tre leggi contro chiunque (li-
bero o schiavo) assumesse modi di vestire e di acconciarsi proprio dei barbari con gravi pene di morte
• risultato più importante del trattato del 382 d.C. di Teodosio fu quello di far insediare i Goti nella zona di
frontiera danubiana nella Mesia Inferiore e Tracia
◦ I Goti dovettero continuare a mantenere la loro struttura tribale, a prescindere dell’atto formale di
sottomissione ed erano ritenuti a pagare tasse, prestare servizio militare
▪ partecipazione in unità compatte a campagne straordinarie (es. contro gli usurpatori Massimo
ed Eugenio
1.3 La divisione dell'Impero; Stilicone
395 d.C. : morte di Teodosio
• momento di svolta nella storia dell’Impero romano tardo
• per la prima volta il regno fu diviso territorialmente in due parti tra i figli di Teodosio
◦ Arcadio con l’Oriente
◦ Onorio con l’Occidente
• Due imperatori, due corti, due amministrazioni, due eserciti autonomi
Da questo momento l’ideologia unitaria, costantemente proclamata, fu piegata agli interessi di ciascuna delle
due parti.
Esito di tale smembramento risultò rovinoso per l’Occidente : minacciato da frequenti incursioni barbariche men-
tre l’Oriente dovette fronteggiare dopo la crisi gotica del 378 d.C. il tradizionale nemico persiano.
Intenzioni di Teodosio : affidò a Stilicone (generale di origine vandalica) i due figli per mantenere vivo il principio
unitario. Compito che si rivelò difficile a causa del costante aggravarsi della situazione militare.
• 398 d.C. : Stilicone riuscì a reprimere la rivolta suscitata in Africa
• inizio V secolo d.C. : serie di invasioni barbariche scosse l’Impero
◦ 402 e 406 d.C. : Italia invasa dai Goti di Alarico e da Radagaiso e in entrambi i casi furono respinti da
Stilicone
◦ fine 406 d.C. : cadde la frontiera renana e fu travolta da numerose popolazioni germaniche : Vandali,
Alamanni, Burgundi, Franchi, Svevi e Alani che dilagarono in Gallia meridionale
◦ Britannia si staccò dall’Impero e i Vandali, Alani e Svevi varcarono i Pirenei stabilendosi in Spagna
Stilicone tentò un compromesso con i Goti ma il suo piano suscitò la violenta reazione della corte imperiale che
si era trasferita a Ravenna e lo stesso Onorio si schierò contro.
408 d.C. Stilicone fu messo a morte a Ravenna
1.4 Il sacco di Roma
410 d.C.: Alarico entrò a Roma e la saccheggiò e poi si diresse verso sud portando come ostaggio la sorella di
Onorio, Galla Placidia.
• La morte improvvisa di Alarico in Calabria mise fine alle scorrerie dei goti (visigoti) e si ritirarono nella
Gallia meridionale dove fondarono un stato con capitale Tolosa
Il successore di Alarico, Ataulfo sposò Galla Placidia che per un periodo breve divenne regina dei Visigoti. Ataulfo
però dovette cercare una nuova sede oltre i Pirenei ma fu assassinato nel 415 d.C. e i Visigoti rientrarono in Aqui-
tania qualche anno dopo.
Poco dopo anche i Burgundi diedero vita a un regno autonomo.
Si accentua in questo periodo la disgregazione della compagine imperiale.
Un ruolo importante in Occidente fu svolto dal generale Flavio Costanzo che sposò Galla Placidia e si fece procla-
mare imperatore ma morì poco prima di essere riconosciuto.
425 d.C. : il figlio di Costanzo, Valentiniano III divenne imperatore alla morte di Onorio.
• Essendo Valentiniano ancora piccola fu la madre a reggere le sorti dell’impero insieme al generale Ezio
che proseguiva la stessa politica di utilizzazione dei barbari per la difesa dell’impero già tentata da Stili-
cone.
1.5 Vandali e Unni
Decenni iniziali del V secolo d.C. :popolazione barbariche dinamiche e pericoloso che però si rivelarono incapaci
di dar vita a organizzazioni stabili.
428 d.C. : I Vandali passarono dalla Spagna in Africa attraverso lo stretto di Gibilterra e in breve periodo occupa-
rono tutta la costa ponendo fine alla storia dell’Africa romana
• 430 d.C. : Agostino morì mentre i vandali assediarono Ipponia (attuale Algeria)
• 4399 d.C. : Cadde anche Cartagine e il re vandalo Genserico ottene il riconoscimento del suo regno da
parte della corte ravennate.
Il regno vandalo, rispetto a quello visigoto e burgundo che assorbirono all’interno le strutture amministrative im-
periali, non riuscì a organizzarsi su basi stabili perché privo di coesione interna.
• Regno durò circa un secolo per poi essere conquistato da Giustiniano nel 534 d.C. e inglobato nell’impe-
ro orientale.
Contemporaneamente dalla Pannonia incombeva il pericolo degli Unni guidati da Attila.
• Inizialmente si diressero contro l’Oriente penetrando nella Grecia centrale poi verso Occidente dove re-
gnava il debole Valentiniano III invadendo la Gallia
• 451 d.C. : Battaglia dei Campi Catalaunici
◦ Unni sconfitti da Ezio
• 452 d.C. : Attila mosse alla volta dell’Italia ma gli Unni, forse minacciati dall’imperatore di Bisanzio, la-
sciarono improvvisamente la penisola dopo aver incontrato nei pressi di Mincio una delegazione guidata
dal papa Leone I.
• 453 d.: morte di Attila e dissoluzione del regno
1.6 La fine dell’impero romano d’Occidente
Situazione in Occidente sempre più precaria.
454 d.C. : morte di Ezio, ucciso dopo essere caduto in disgrazia presso Valentiniano.
Conseguenze furono immediate:
• 455 d.C. : Valentiniano III assassinato e Roma venne saccheggiata da Genserico (re dei Vandali)
457 / 461 d.C. : regno di Maggiorano e fu l’ultimo detentore del potere in Occidente che abbia tentato una ri-
scossa militare e qualche riforma per alleviare la crisi economica e sociale.
Dopo di lui si succedettero imperatori effimeri e privi di vero potere, in balia di contingenti barbari che li procla-
mavano imperatori.
461 d.C. : Maggiorano ucciso dal generale barbaro Recimero
Ci furono altri imperatori ma formalmente la fine dell’Impero romano d’occidente si ebbe nel 476 d.C. :
• quando Romolo Augustolo fu scacciato dal capo barbaro sciro Odoacre che non rivendicò il trono per se
ma rimise le insegne del potere a Zenone accontentandosi di fatto del titolo di re del suo popolo
Cadde cosi, senza rumore, l’impero d’Occidente.
1.7 Sant’Agostino e il problema della caduta dell’Impero romano
Declino e caduta dell’Impero romano rappresentano un controverso problema storiografico. L’attenzione che
continua a ricevere è tale che si è parlato della crisi dell’Impero romano come un modello paradigmatico per ogni
fenomeno analogo di decadenza di grandi imperi.
Due sono fondamentalmente i tipi di spiegazione che nella storiografia moderna si è cercato di dare per la caduta
dell’impero:
• spiegazione monocausale : punta a individuare una ragione fondamentale per la crisi interna o esterna
dell’impero stesso
◦ crisi economica / politica, o il successo dei cristianesimo all’interno e la pressione dei barbari
all’esterno
• spiegazione pluricasuale : privilegia la ricerca di fattori che in parallelo possono aver determinato il decli-
no dell’impero
◦ es. : crisi economica determinata dalla necessità di distrarre risorse sempre crescenti per fronteggia-
re la minaccia barbarica.
Problema della fine dell’Impero già avvertito dai contemporanei:
• l’Africa godette dopo il 410 d.C. qualche decennio di prosperità e di libertà e molti furono i senatori e no-
bili romani a rifugiarsi in questo territorio
Agostino, vescovo di Ipponia, si ritrovò nella necessità di rispondere all’attacco frontale recato dai pagani con le
loro tesi sulla responsabilità dei cristiani per il sacco di Roma e per la crisi dell’Impero.
• L’evento veniva interpretato in modo diverso a seconda delle convinzioni filosofiche e religiose
A Cartagine, Agostino era chiamato a un impegnativo confronto intellettuale con i sofisticati esponenti dell’elite
colta nelle città e a far fronte alle incertezze dei cristiani da poco convertiti (pericolo che per debolezza o abitudi-
ne, potessero ritornare al paganesimo / arianesimo).
La città va inteso come comunità, collettività di quanti possono appartenere a scelta a Dio o al demonio.
• Trattato di Agostino Sulla città di Dio
◦ se le due città (terrena e celeste) nel pensiero agostiniano hanno valore metafisico ed escatologico,
per cui non possono essere identificare né con Roma né con la Chiesa, gli elementi dell’una e
dell’altra sono presenti in entrambe.
▪ Considerazione di Agostino secondo cui è l’amore di sé che ha costruito la città terrestre mentre
è il disprezzo di sé che ha originato quella celeste.
• Riferimento a situazioni diffuse in Africa dove varie donazioni implicano la ricerca di gloria tra gli uomini
agli occhi del santo, dal comportamenti dei ricchi africani disposti a tutto sacrificando tutto.
• Avverte come nella città terrena sia immanente la volontà di sopraffazione, di dominio dell’uomo
sull’altro all’interno delle comunità e nel rapporto tra stati: dunque è lo stesso imperatore a costituire un
problema perché la formazione di un dominio universale corrisponde a Dio
• Agostino riconosce che il potere romano ha avuto una sua sanzione celeste sul mondo ma nonostante la
grandezza dei romani egli respinge in linea di principio le motivazioni imperialistiche: gli ampliamenti
territoriali si fondano solo sulla sopraffazione e l’ingiustizia che sono sempre da condannare.
I REGNI ROMANO-BARBARICI
2.1 Il regno di Teodorico in Italia
La penisola italica rimase per un certo periodo sotto il controllo di Odoacre e l’imperatore d’Oriente Zenone cer-
cò riparò attraverso l’intervento di popolazioni barbariche.
488 d.C. : Teodorico, re dei Goti, (aveva famigliarità con le istituzioni romane avendo vissuto a lungo alla corte d
Costantinopoli) scese in Italia con il titolo di patricius (patrizio) per eliminare Odoacre
493 d.C. : Odoacre fu sconfitto e ucciso
Iniziò cosi un regno ostrogoto in Italia comprendente alcune zone della Dalmazia.
Gli Ostrogoti (goti orientali) costituivano al momento del loro insediamento in Italia un gruppo etnico omogeneo
di circa 100.000 persone e 20.000 combattenti. Diverso era il loro peso politico e sociale dal momento che ricade-
vano in proporzione elevata all’interno del ceto dei possessori.
Intenzioni di Teodorico : mettere in atto una forma di collaborazione tra Romani e Ostrogoti.
• Emanazione di un complesso di leggi con il quale si cercava di regolare i rapporti tra le due comunità su
una base di eguaglianza.
• Teodorico provava un sentimento sincero di ammirazione nei confronti del mondo romano e per questo
scelse i suoi collaboratori tra gli esponenti più qualificati dell’aristocrazia romana
◦ Cassiodoro, Simmaco, Severo Boezio
• notevoli furono le attività in campo edilizio : fece restaurare molti monumenti in decadenza in varie città,
concentrando i propri sforzi sulla capitale Ravenna dove fu costruita la chiesa di S. Apollinare Nuovo
(mausoleo del sovrano, il palazzo regio)
Regno di Teodorico rappresentò un momento positivo per la penisola italiana e anche l’economia diede qualche
segno di ripresa dopo un lungo declino.
Tuttavia la collaborazione tra Goti e Romani si rivelò impraticabile :
• fattore che aveva favorito l’intesa : ostilità dei cattolici romani nei confronti delle pretese della corte con-
stantinopolitana di regolare di autorità le questioni dottrinali
• tuttavia i Goti erano ariani e a lungo andare la diffidenza tra le due diverse confessioni cristiane ebbe il
sopravvento sulle ragioni di tolleranza di Teodorico nei confronti dei cattolici
• sembra si fossero realizzate le condizioni per una convergenza antiariana di cattolici e bizantini
◦ Teodorico fece imprigionare il papa Giovanni I e condannò a morte i suoi stessi collaboratori (Boezio
e Simmaco)
526 d.C. : muore Teodorico e il regno fu lasciato alla figlia Amalasunta
Politica di conciliazione tra Goti e Romani fallì anche a causa della corte di Costantinopoli che cercava un pretesto
per intervenire in Italia.
535 d.C. Assassinio di Amalasunta
2.2 I regni romano-barbarici d’Occidente
Due fasi fondamentali si possono distinguere nella storia delle invasioni barbariche in Occidente:
• la prima ondata è riconducibile a popoli penetrati all’interno dell’impero dopo lunghe peregrinazioni
◦ gruppi poco numerosi ce si stanziarono in zone limitate delle province e si organizzavano secondo
regole tradizionali proprie mentre nel territorio rimanente la popolazione romana viveva secondo le
proprie conformità e istituzioni giuridiche.
◦ Regno ostrogoto in Italia, regno visigoto e burgundo in Gallia : coesistenza di queste due componenti
danno vita ai regni romano-barbarici
• seconda ondata riconducibile a popoli già stanziati ai confini dell’impero già da tempo e una volta dentro
furono in grado imporre la propria organizzazione alla popolazione romana
◦ regno longobardo in Italia, regno franco in Gallia e quello anglo-sassone in Britannia
I vari regni conobbero vicende diverse oscillando tra ambizioni espansionistiche e conflitti per difendere la loro
stessa sopravvivenza.
Dal 406/407 d.C. : I barbari oltre alla possibilità di insediarsi legittimamente all’interno di confini, potevano eser-
citare una piena autorità sulle terre su cui si insediavano.
La durata di questi regni non è identica.
• Regno dei Burgundi
◦ vita breve, stato autonomo nel 443 d.C. che occupava un’area compresa tra il Rodano, la Saona e Sa-
voia (attuale Borgogna)
◦ fine V secolo d.C: il re Gusdobado fu riconosciuto dall’imperatore bizantino Anastacio
◦ dal 534 d.C. era tributario ai Franchi (inizio guerra greco-gotica, franchi alleati dei bizantini) per poi
essere sottomesso da loro
• Regno Ostrogoto
◦ in Italia e durò poco più di un secolo (fine V / metà VI secolo d.C.)
◦ coincide in larga misura con il regno di Teodorico e prosegue fino alla fine della guerra greco-gotica
553 d.C.
• Regno Visigoto
◦ vicende diverse e più complesse
◦ 418 d.C. creazione del regno visigoto di Tolosa da parte di Vallia, comprendeva la Francia sud-occi-
dentale e fu riconosciuto da Roma
◦ 470 / 480 d.C. : momento di massima fortuna sotto il regno di Eurico che riuscì a conquistare tutta la
Spagna e la Provenza
◦ V / VI secolo d.C. : il regno si costituii in Aquitania (Gallia sud-occidentale) e nell’area pirenaica
◦ 507 d.C. : Battaglia di Vouille, sconfitti dai Franchi, i visigoti passarono nella penisola iberica dove
fondarono un regno con capitale Toledo
◦ fine VI secolo d.C. : completo assoggettamento della penisola iberica (fine regno dei Suebi che occu-
pavano la Galizia)
◦ regno barbarico nel quale più a lungo si conservarono le strutture politiche e amministrative
dell’impero romano
◦ 589 d.C. : re Recaredo si convertì al cristianesimo e divenne poi religione di stato
◦ 711 d.C. : fine regno visigoto con l’espansionismo arabo
Peculiarità di questi regni romano-barbarici: evoluzione delle raccolte giuridiche
• burgundi e visigoti si preoccuparono di disciplinare giuridicamente le loro consuetudini con delle codifi-
cazioni specifiche
◦ visigoti : re Eurico promosse un codice promulgato nel 475 d.C., codex Euricianus
◦ burgundi : il re Gundobaudo promosse un codice analogo, lex Burgundionum e anche una raccolta
di leggi destinata ai soli romani, lex Romana Burgundionum
◦ regno visigoto di Tolosa : inizio VI secolo, raccolta di norme valide per la sola componente romana,
lex romana Wisigthorum, accompagnati da commenti esplicativi
• Regno dei Franchi
◦ il più importante
◦ 481 d.C. figura decisiva fu quella di Clodoveo (dinastia dei Merovingi) che si convertì al cristianesimo
cattolico alla fine del V secolo d.C., fondamentale nel favorire l’integrazione dei Franchi con l’aristo-
crazia gallo-romana
◦ metà VI secolo: grazie alle vittorie di Clodoveo e dei suoi successori quasi tutta la Gallia passò sotto il
dominio dei Franchi
◦ dopo lungo periodo di crisi interna, i Franchi ripresero il potere con Carlo Martello
◦ 734 d.C. : fermata avanzata araba a Poitiers
• Britannia anglosassone
◦ prima metà V secolo d C. : nell’Europa del Nord le azioni di pirateria condotte dalle popolazioni ger-
maniche provenienti dal mare del Nord, portarono all’occupazione di territori sempre più vasti molti
dei quali romanizzati
◦ processo lungo 2 secoli : con successive immigrazioni dal continente ed espansioni verso la parte oc-
cidentale dell’isola, la popolazione celtica fu sostituita da un’altra di ceppo germanico facendo na-
scere cosi la Britannia anglosassone
◦
2.3 La società romano-germanica
Installazione dei barbari sul suolo romano avvenne secondo modalità molto differenti.
• In Britannia di è trattato di una conquista pura e semplice senza copertura giuridica e senza forme di in-
tesa tra invasori e indigeni
• Gallia meridionale, Spagna e in Italia l’insediamento dei germani avvenne su base della copertura giuridi-
ca di un trattato che assicurava il rispetto delle istituzioni civili
Bisogna tener conto della realtà religiosa : al momento delle invasioni, i ceti socialmente elevati avevano ormai
aderito al cristianesimo mentre la maggioranza dei barbari (tranne i Franchi) era cristiana di credo ariano o addi -
rittura pagani (invasori in Britannia).
Ciascun popolo possedeva la sua chiesa nazionale e ogni regione conobbe realtà differenti.
• In alcuni casi ci fu una piena fusione, in altri si realizzò un dualismo amministrativo (romani e barbari
sottoposti a gerarchie differenti).
Arrivo dei barbari non produsse la rottura dell’ordine sociale articolato in classi sociali rigide ed ereditarie e la sal-
datura degli appartenenti ai ceti più bassi, ma il loro arrivo accelerò un processo di allontanamento dal modello
di vita classico che aveva interessato ampi strati sociali già dal III secolo d.C.
2.4 La Gallia e le invasioni barbariche
Fine 406 d.C. : gruppi di Vandali, Svevi, Alani e Burgundi varcarono il Rodano proseguendo fino in Spagna o inse-
diandosi in modo stabile in diverse regioni.
Dopo il 470 d.C. : quando in Gallia penetrarono anche gli Ostrogoti tutto il territorio era in mano degli invasori.
480 d.C. : i Franchi occuparono il nord, i Visigoti il sud-est, i Burgundi la valle del Reno, Alamanni, Alani e altre po-
polazioni erano disperse in insediamenti minori ovunque.
2.5 L’integrazione tra Romani e barbari nei nuovi regni
Personaggio di rilievo fu Cassiodoro, presso i Goti, il quale si sforzò di trasporre l’ideologia romana nelle realtà
politiche del regno ostrogoto, facendone cosi un prolungamento dell’Impero romano d’Occidente in cui conside-
rò Teodorico come il successore degli imperatori romani.
• Nella sua opera, Cronica, equiparò Teodorico agli imperatori romani per attenuare il trapasso dal regime
imperiale al regno gotico in Italia, minimizzando la rottura rappresentata da Odoacre. Gli ultimi capitoli
sono concepiti come un elogio al sovrano
• opera, Storia dei Goti : la decisione di scrivere quest’opera (dove si sforza di dimostrare il carattere roma-
no della nuova comunità politica) rappresenta una grande novità rispetto alla tradizionale storiografia la-
tina perché implica una doppia apertura
◦ da una parte si trattava di concepire i Goti e il loro passato al di fuori del quadro dell’impero e della
storia romana, in cui figuravano come barbari
◦ dall’altra ci si disponeva di considerarli in termine ad essi propri, come una nazione dall’origine lon-
tana nel tempo e nello spazio
• adattare a un popolo, che aveva causato la rovina dell’Impero, il genere storiografico riservato all’Impero
: nasce un nuovo genere letterario cioè quello di una storia nazionale scaturita dall’antica storiografia ro-
mana
2.6 Il monachesimo
Una delle conseguenze delle invasioni germaniche nel V secolo d.C. fu l’affermarsi del monachesimo in varie for-
me.
• Comunità di religiosi che vivevano intorno al vescovo (Ipponia di Agostino)
• vere e proprie fondazioni monastiche e le più importanti furono
◦ monastero di Lerins (Gallia meridionale)
▪ dove si rifugiarono molti aristocratici gallici e divenne un vivaio di vescovi
◦ monastero di San Vittore di Marsiglia
• monachesimo provenzale che si caratterizza per una mescolanza tra vita e solitudine in comunità e per le
forme moderate di ascesi
• i monasteri ebbero una funzione importante come centri di cultura : con la fine dell’impero d’occidente
entrò in crisi il sistema scolastico
◦ cultura classica si conservò solo negli ambienti dell’aristocrazia laica
◦ istruzione cristiana avvertiva l’inconciliabilità dei valori morali del cristianesimo con quelli degli
scrittori pagani : scomparve la conoscenza del greco e la cultura che sopravvisse era legata alla lin-
gua latina
◦ VI secolo d.C. : venuta definitivamente meno qualsiasi forma di istruzione pubblica e gli unici centri
di vita cultuale e di istruzione furono i monastero
◦ Cassiodoro dopo Teodorico si ritirò in Calabria fondando un monastero: nel suo programma educati-
vo dava spazio alla grammatica, poesia, retorica (principali componenti della cultura classica ) oltre
a una cultura religiosa
◦ San Benedetto (fondatore vita monastica in Occidente) nonostante il rifiuto di ogni commistione con
lo studio della letteratura pagana, nella sua organizzazione monastica diede spazio alla cultura in
modo che i monaci sapessero leggere le Scritture (via importante per la trasmissione del sapere)
Il monachesimo dovette dare un programma educativo originale per trasformare gli uomini che si mettevano al
servizio di Dio.
Nei monasteri il monaco riceveva una preparazione religiosa.
Sorsero scuole apposite episcopali e presbiterali.
2.7 Le trasformazioni della città alla fine del mondo antico
Le trasformazioni conosciute dalla città romana tra la fine del mondo antico e l’Alto medioevo sono diverse se-
conda delle varie aree geografiche.
Nella maggior parte delle città il foro romano continuò a svolgere la sua funzione di centro economico in quanto
sede del mercato ma perse il suo ruolo di direzione politica.
Con il Medioevo si affermano in alternativa il palazzo regio e la cattedrale, che riflettono i principali poteri di ogni
città : quello statale e quello vescovile.
L’età tardoantica è caratterizzata dalla costruzione di chiese di notevoli proporzioni non solo nelle capitali (Roma,
Milano, Ravenna) ma anche nelle città più piccole.
• Differenza con l'alto medievale è sensibile : la fondazione più comune è quella all’interno dell’area edifi-
cata, associata spesso a un piccolo monastero o a un’istituzione caritatevole.
Cattedrali collocate sin dall’inizio in zone all’interno delle mura.
2.8 Un nuovo tipo di alimentazione
In occidente la fine dell’impero romano segnò un regresso di tutte le colture che avevano il loro centro di orga-
nizzazione nel sistema razionale della villa e che potevano contare su una fitta rete commerciale.
Le popolazioni settentrionali dell’impero, vivendo in condizioni climatiche umide e fredde e avendo adottato solo
parzialmente un sistema di vita stanziale, avevano un’economia nella quale i cereali e gli ortaggi integravano i
prodotti fondamentali del bosco e della foresta.
Nei secoli successivi alla caduta dell’impero romano, la struttura ben organizzata del paesaggio agrario dell’Euro-
pa occidentale andò incontro a una forte decadenza. Nell’area mediterranea le crescenti difficoltà della vita urba-
na, provocarono un declino demografico. Si assiste a una drastica riduzione della policoltura. Zone prima coltiva-
te divennero abbandonate, anche per l’insorgere della malaria, prodotta dall’acqua dei fiumi che ristagnavano
dopo aver invaso le pianure costiere.
Il sistema economico che si definisce con il nome di silvo-pastorale, si impose anche nell’area mediterranea du-
rante i primi secoli del Medioevo.
Il declino demografico favorì l’impaludamento di molte zone costiere e l’allargarsi del territorio incolto. Proprio gli
spazi incolti si rilevarono ben presto una risorsa importante di sostentamento. I pascoli servivano all’allevamento
del bestiame.
L’allevamento ovino era senza dubbio preponderante anche per ragioni climatiche nell’Italia centro -meridionale.
2.9 L’Italia durante la guerra tra Goti e Bizantini
L’età di Teodorico (488/ 526 d.C.) aveva significato un periodo di relativa ripresa economica per l’Italia dopo le
traversie patite nel corso del V secolo d.C..
Agricoltura e commercio poterono aprofittare del periodo di pace e di una migliorata viabilità e anche i centri
presentarono indizi di una rinnovata vitalità grazie all’impegno di Teodorico nel restauro degli edifici in rovina.
La guerra greco-gotica vanificò la possibilità che la ripresa si consolidasse.
541/552 d.C. : periodo più duro della guerra con l’arrivo del generale bizantino Narsete.
Le città subirono gravi distruzioni mentre la fame, determinata dall’arresto della produzione agricola, provocava
un drammatico calo demografico.
Lo storico bizantino Procopio (VI secolo d.C.) presenta nella sua opera, La guerra gotica, le conseguenze che l’Ita-
lia subisce a causa della guerra.
BISANZIO
3.1 L’impero d’Oriente fino al regno di Giustiniano
Nella storiografia moderna si parla di storia bizantina (Bisanzio, antico greco nome di Costantinopoli) in quanto
storia con le sue caratteristiche proprie che inizia del 330 d.C. al 1453 d.C. : dalla fondazione della capitale da par-
te di Costantino alla presa di essa da parte dei Turchi.
Con la spartizione del regno da parte di Teodosio, la parte orientale fu affidata ad Arcadio che trasferì il potere di
governo ad altre persone.
399 d.C. : rivolte dei Goti repressa dalla popolazione di Costantinopoli
498 d.C. : muore Arcadio e sale al potere il figlio di otto anni Teodosio II
408/450 d.C. : regno di Teodosio II
• periodo in cui dovette fronteggiare il pericolo dei barbari, in particolare Unni che minacciarono la capita-
le
• 438 d.C. : fece promulgare la raccolta delle leggi di Diocleziano con il nome di Codice Teodosiano
Negli successivi alla morte di Teodosio a destabilizzare Bisanzio furono le controversie di natura religiosa relative
alla natura di Cristo.
Durante i regni di Leone (457/474 d.C.), Zenone 474/491 d.C.) si aggravarono anche i problemi di natura finanzia-
ria.
• Situazione interna fu affrontata da Anastasio (491/518 d.C.) con la realizzazione di un opera di strutture
fiscali e bloccò un’offensiva da parte dei Persiani (502/503 d.C.)
Ad Anastasio succedete Giustino e alla sua morte dal nipote Giustiniano (adottato in precedenza).
3.2 Il regno di Giustiniano
537/565 d.C. regno di Giustiniano
• importante per l’ambizioso progetto di riunificare l’impero
• per molti aspetti rappresenta l’estrema conclusione del mondo antico
Attività di riordinamento delle giustizia : corpus iuris civilis
• rappresenta il tramite fondamentale attraverso il quale la giurisprudenza romana e giunta sino a noi
• diviso in 4 parti
◦ istitutiones
◦ digesto o pandette
◦ codex
◦ novellae costitutiones
Di grande rilievo anche l’attività edilizia: chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli e la basilica di San Vitale a Raven-
na.
Forte impulso anche al commercio e nuove attività economiche tra cui la produzione della seta.
Giustiniano non godette del favore degli storici contemporanei, in particolare Procopio.
Noi abbiamo tuttavia notizia di come egli abbia attuato riforme amministrative cercando di reprimere gli abusi in
campo fiscale (maggiori ragioni di vessazione per la popolazione civile).
Difficoltà interne all’inizio del regno tra cui le controversie dottrinali.
• Quella che opponeva l’ortodossia, già ribadita nel concilio di Calcedonia del 351 d.C., secondo la quale la
natura umana e quella divina coesistono in Dio, e il credo monofisita diffuso in Siria ed Egitto che accen-
tuava la sua natura divina
• diversi furono i tentativi di Giustiano di avere un’intesa con il papato per rafforzare il suo disegno univer-
salistico e cercò con un concilio ecumenico del 553 d.C. di mediare tra ortodossi e monofisiti ma non riu-
scì a raggiungere ad alcuna soluzione e nel 529 d.C. chiuse la scuola di Atene fondata da Platone
Grande disegno di riconquista dell’Occidente:
• 553 d.C. : il generale Belisario sconfisse l’ultimo re vandalo e l’Africa del Nord, la Sardegna e la Corsica
passarono sotto il controllo bizantino
• 535/553 d.C. guerra per il dominio dell’Italia molto lunga, guerra greco-gotica
◦ pretesto per intervenire dato dall’omicidio di Amalasunta
◦ i Goti, guidati da Vitige e Totila opposero resistenza all’esercito di Belisario favoriti anche dalla mi-
naccia persiana in oriente
◦ 552 d.C. conclusione guerra : Narsete, succeduto a Belisario, sconfisse Totila e poi Teia
◦ l’Italia divenne una delle prefetture dell’impero orientale sotto l’autorità del prefetto del pretorio
d’Italia
• Prammatica sanzione : provvedimento legislativo che stabiliva le modalità con il quale andava stabilita la
vita economica e politica dell’Italia, atto attraverso il quale l’applicazione del diritto giustinianeo veniva
estesa all’oriente
568 d.C. : 3 anni dopo la morte di Giustiniano si interrompe la sua restaurazione con l’invasione dei Longobardi,
convenzionalmente da inizio al Medioevo.
A seguito della guerra greco-gotica cambia anche la composizione etnia dell’Italia che subì un mutamento.
3.3 Costantinopoli
IV secolo d.C. : contava una popolazione di 100.000 abitanti.
Durante il regno di Teodosio II la superficie fu raddoppiata.
In età giustinianea la popolazione contava mezzo milione di abitanti con distribuzioni gratuite di generi alimenta-
re un’intensa attività economica.
• Artigiani e commercianti erano organizzati in corporazioni regolate dalla legge e dovevano soddisfare
con i loro prodotti le necessità degli impiegati del clero, famiglie ordine senatorio e e personale di corte.
A Costantinopoli il re e la corte vivevano all’interno di una cinta muraria isolati dalla città: vita del sovrano si svol-
geva secondo un cerimoniale minuzioso simile a una liturgia ecclesiastica, volto a enfatizzare la sacralità de pote-
re imperiale in quanto immagine di quello divino.
A Costantinopoli c’erano cerimonie, fastose processioni imperiali, giochi.
3.4 La società bizantina
Il formarsi di una storia bizantina ha avuto inizio quando l’impero romano dovette fronteggiare la grave crisi del
III secolo d.C. : l’oriente dimostrò maggiore capacità di reazione e ripresa, dovuto anche alla separazione tra
oriente e occidente che si avverte già dalla creazione di Costantinopoli.
Nell’arco di mille anni la società bizantina conobbe una grande evoluzione complessa.
Nel passaggio da mondo romano a quello bizantino si realizzò l’affermazione di un saldo e autonomo apparato
burocratico:
• governo dell’impero non più retto da magistrati ma da funzionari con carriere e funzioni specifiche al
servizio diretto dell’imperatore.
◦ Figura tipica della società bizantina e la sua entrata in servizio era suggellata da un rituale preciso
che prevedeva il giuramento di fedeltà all’imperatore.
◦ Dall’VIII secolo anche il patriarca di Costantinopoli e le altre gerarchie ecclesiastiche dovevano giura-
re fedeltà all’imperatore (equiparate alla condizione dei funzionari)
Il ruolo dell’imperatore:
• all’inizio, nell’impero d’oriente, l’Imperatore conserva ancora i connotati del capo scelto per volontà po-
polare
• progressivamente si rafforzò l’idea che l’investitura dell’imperatore fosse in realtà concessa dalla grazia
di Dio: potere imperiale, di origine divina, riuniva e legittimava tutti gli altri
◦ la chiesa cooperò a consolidare questa ideologia del potere imperiale e la santificazione di Costanti-
no I fece si che il culto di cui era oggetto il fondatore dell’impero cristiano, riguardasse anche i suoi
successori
Altro aspetto tipicamente bizantino: la simbologia che circondava il potere imperiale che veniva manifestato in
varie occasioni
• rosso fiammeggiante della porpora, nelle vesti e decori, era riservato solo all’imperatore e ai suoi stretti
famigliari
Inaccessibilità della persona dell’imperatore era fondamentale nell’ideologia bizantina del potere: costantemente
ribadita la distanza tra il sovrano e il resto della società cui abitanti erano considerati sudditi ed erano pochi colo-
ro che avevano il privilegio di vedere l’imperatore sempre con atti di omaggio e totale subordinazione.
• Fondamento sul quale erano regolati i rapporti sociali nell’impero bizantino : taxis
◦ dal greco, ordine, un’ordine cosmico immutabile perché voluto da Dio (quello terreno è solo una pal-
lido riflesso dell’ordine celeste) per questo esige che ciascuno rimanga nella condizione che gli è sta-
ta assegnata.
◦ Concezione taxis come ordine sovrannaturale che informa e regola la realtà terrena serve a com-
prendere un altro ideale bizantino : quello della mimsis ovvero imitazione del modello
▪ l’imperatore aveva come modello Gesù Cristo
▪ l’icona di Gesù, Madonna e vari santi erano care al bizantino tanto da provocare ribellioni quan-
do il potere nel VII/VIII secolo tentò di sopprimere il culto
L’imperatore si considerava sia difensore della tradizione romana sia campione della fede cristiana.
3.5 La chiesa bizantina
Nel mondo bizantino un ruolo di grande rilievo fu svolto dalla Chiesa.
Tra IV/VI secolo d.C. la funzione pubblica dei vescovi e l’importanza da loro assunta all’interno delle città è una
caratteristica della vita urbana.
Precisa gerarchia che corrispondeva al livello di importanza delle varie sedi:
• nelle città operavano i vescovi
◦ eletti dal clero e dagli uomini più importanti della sua diocesi
• nei capoluoghi di provincia operavano i metropoliti
• nelle città importanti operavano gli arcivescovi
• i vescovi delle tre maggiori città dell’Impero, Costantinopoli, Antiochia e Alessandria, assunsero il titolo
di patriarca.
◦ Il teoria eletto dal clero, dal popolo della città e dai metropoliti ma la sua nomina era di stretta com-
petenza dell’imperatore
La chiesa cadde sotto la tutela dello stato mentre lo stato fu coinvolto direttamente nelle controversie teologiche
e dottrinali.
Importanti furono i monasteri: in origine il monachesimo bizantino ebbe una dimensione anarchica, essendo
concepito come rifiuto della civiltà urbana e della società
• monachesimo e ascetismo apparivano come l’unica via di ricerca delle perfezione cristiana rimasta dopo
che la conversione di Costantino aveva tolto la possibilità del martirio
• i santi fino al XV secolo furono tutti monaci
Importante il ruolo anche dei singoli individui, gli uomini santi. Che esercitavano la loro influenza nelle città e nel-
la campagne : fungevano da mediatori in situazioni difficili nei villaggi ma anche tra il mondo soprannaturale e
sensibile.
Peculiarità dell’impero bizantino : le dispute teologiche che spesso costituirono fattori di grave crisi
• nascono e si sviluppano insieme all’impero
• 325 d.C. : Costantino, convocò il concilio di Nicea per condannare l’eresia ariana che negava la natura di-
vina della persona di Cristo
• due furono le scuole teologiche che si contrapposero:
◦ quella di Antiochia : più razionalista, privilegiava la natura umana di Cristo sostenendo che Maria
non poteva dirsi madre di Dio ma solo madre di Cristo, in quanto in Cristo coesistono due nature di-
stinte
◦ quella di Alessandria : mistica, affermava la piena unità della natura umana e divina di Gesù
Controversia cristologica, che dominò Costantinopoli nel V secolo : quando Nestorio (esponente scuola di Antio-
chia) divenne patriarca le sue posizioni teologiche suscitarono la reazione di Cirillo (vescovo di Alessandria) che
nel concilio di Efeso fece prevalere le sue posizioni.
451 d.C. : concilio di Calcedonia
3.6 L’assistenza verso i poveri nel mondo bizantino
Già nei primi secoli dell’Impero bizantino furono create delle specifiche istituzioni assistenziali. Nella legislazione
giustinianea, scritta in greco, fu riservato un notevole spazio ai poveri: essi furono guardati come una categoria
sociale il cui statuto giuridico era determinato da una collocazione che si afferma sempre più chiaramente
nell’ordine economico.
Per questo si rese necessaria una definizione giuridica della povertà per giustificare da una parte, alcune misure
politiche e dall’altra i privilegi e le limitazioni che determinano proprio in funzione dell'assistenza, la condizione
speciale dei beni ecclesiastici e con essa l’eccezionale potenza economica della chiesa.
La legislazione si preoccupò soprattutto di un aspetto, e cioè dei riflessi che la povertà e l’impoverimento poteva-
no avere anche sull’ordine pubblico.
• L’afflusso disordinato degli uomini nelle grandi città e soprattutto nella capitale era destinato a far cre-
scere le file dei poveri
• la legge favori tanto la costituzione, presso chiese e monasteri, di un patrimonio destinato ai poveri
quanto la costruzione di edifici a scopo assistenziale
3.7 La fine del mondo antico
Il regime imperiale creato da Augusto si fondava su un potere personale che cercava il riconoscimento del popolo
romano secondo i consolidati meccanismi legali dell’ordinamento repubblicano.
• Grazia al rispetto della legalità e all’azione propagandistica, egli riuscì a incidere in modo determinante
sulle istituzioni, fino a definire un nuovo assetto dello Stato
• a livello di funzioni svolgeva: comandante in capo dell’esercito, giudice supremo e fonte del diritto
• governo personale esercitato con l’aiuto dei suoi collaborati
Crisi del III secolo: trasformò l’imperatore in un soldato professionista, un autocrate dallo status sovrumano, rico-
nosciuto e sanzionato dal cristianesimo che ne fece un delegato di Dio in terra
• sacralizzazione della figura dell’imperatore (già da Ottaviano con il titolo di Augusto, suggerisce idea di
una persona al di sopra degli uomini comuni in virtù di doti personali e soprannaturali)
Tarda Antichità: evoluzione pensiero politico è decisivo
• imperatore riconosciuto tale per grazia divina e aveva ormai l’esigenza di una dimensione sacrale, con un
investitura dall’alto che lo ponesse al di sopra dei suoi simili
◦ impero bizantino fece propria questa ideologia
Regni barbarici in Occidente: si realizzarono condizioni per un’organizzazione del tutto nuova dell’economia e del-
la politica fornendo il prototipo dell’idea medievale di Stato che si diffuse in Europa
• i contemporanei avvertirono la prima cesura rappresentata dalle invasioni barbariche e dal sorgere di
Stati
• Namaziano, nella sua opera il Ritorno, celebra la fine del suo mondo e delle sue città
Inizia il Medioevo: la società risentì delle trasformazioni del quadro politico
• la civiltà da urbana divenne rurale
• predominio dell’economia naturale su quella monetaria
I regni romano-barbarici si organizzarono attorno alla figura di capi militari alla testa di una varietà di gruppi etni-
ci e linguistici.
• Scarsi documenti ufficiali, iscrizioni,monete : colpisce il fatto che i re ricevevano titoli latini e in latini
emanavano leggi per la mancanza di un autonoma cultura politica
Frattura determinata dall’espansionismo arabo nel VII secolo fu grave:
• impero bizantino travagliato da problemi interni, minacciato a nord dai barbari, a oriente dai persiani e a
sud dagli arabi, non fu più in grado di svolgere una politica attiva in Occidente
• Italia abbandonata a se stessa poi occupata dai Longobardi
• dinamismo degli arabi che sospinti dalla forza della religione predicata da Maometto, occuparono in bre-
ve tempo l’Africa settentrionale e parte del vicino oriente
Differenze dottrinali tra Costantinopoli e papato romano sempre più crescenti in ragione della precarietà degli
equilibri politici che in Italia si fecero sempre più gravi.
Perdita del fattore religioso come fattore di unificazione ereditato dal mondo antico.