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Eclettismo 1

L'eclettismo, emerso nella seconda metà del 1800, combina elementi architettonici di diverse epoche e culture, sfidando la classicità. Roberto Gabinetti ha influenzato l'architettura del periodo con il suo saggio sull'eclettismo, mentre le esposizioni internazionali hanno mostrato innovazioni strutturali come il Crystal Palace di Londra. Le stazioni ferroviarie e le gallerie coperte hanno ulteriormente integrato stili storici con nuove tecnologie, segnando un'era di transizione nell'architettura europea.

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Eclettismo 1

L'eclettismo, emerso nella seconda metà del 1800, combina elementi architettonici di diverse epoche e culture, sfidando la classicità. Roberto Gabinetti ha influenzato l'architettura del periodo con il suo saggio sull'eclettismo, mentre le esposizioni internazionali hanno mostrato innovazioni strutturali come il Crystal Palace di Londra. Le stazioni ferroviarie e le gallerie coperte hanno ulteriormente integrato stili storici con nuove tecnologie, segnando un'era di transizione nell'architettura europea.

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ECLETTISMO

L’eclettismo nasce dalla seconda metà del 1800 e ha la


caratteristica di non legarsi solo all’architettura classica ma di
trovare spunto anche da altre epoche (gotico, bizantino,
classico o rinascimentale) e aree geografiche diverse (oriente
e medio oriente). È proprio in questo periodo che la classicità
viene messa in discussione.
ROBERTO GABETTI (architetto e studioso torinese del 1800)
scrisse il “saggio sull’eclettismo” che fu determinante per
l’architettura del 1800 poiché pose una libertà sistematica tra
più stili o direttamente riprese da altri stili. (N.B. Torino è per
poco meno di metà in stile eclettico).
In questi anni vengono scoperti materiali nuovi soprattutto
nell’edilizia cioè il FERRO e da questo avvengono ulteriori
cambiamenti nell’industria che si stava creando in quel
momento e necessitò di spostamenti continui e così crearono i
TRENI con una forte espansione dei binari e di ponti.
Il ferro si sviluppa principalmente in Europa e con se si
sviluppano anche nuove tecnologie che permisero ad esempio ai
ponti di avere grandi luci.
Crearono anche i mercati coperti, con strutture molto luminose
con le basi inizialmente in ghisa (diventando poi acciaio) e le
aperture tutte vetrate, permettendo così di avere un grande
spazio luminoso. Si ispirarono fortemente alle strutture delle
basiliche romane, a pianta simmetrica con una navata
principale. Esempi di mercati coperti di Parigi e Berlino (parte
seminterrato con ghisa e mattoni e sopra una struttura molto
più leggera ed esile in ferro e vetro).
HENRI LABROUSTE:
“Biblioteca S. Genevieve”, Parigi, 1843
con caratteristiche molto classiche
all’esterno ma all’interno diventa più
eclettico dove decora con pilastrini in
ghisa ed archi in ferro con elementi
decorativi e fine del pilastro con un
capitello (si è ancora legati alla classicità). Con sopra un grande
lucernario. Novità perché lascia a vista gli elementi strutturali
con anche le chiodature diventando elemento decorativo.

LE ESPOSIZIONI INTERNAZIONALI DEL 1800


Iniziano nel corso del 1800 a svolgersi diversi scambi tra diverse
culture, non solo commerciali ma anche culturali tramite riviste
ma anche appunto expo. Luogo dove si
confrontano i prodotti, dove vogliono conquistare i mercati di
altri posti del mondo, e perciò creano queste esposizioni per
confrontarsi e “vendersi”.

“Esposizione internazionale 1851”,


“Crystal Palace”, Londra, Joseph
Paxton
Da un lato la struttura è
“ipertecnologica” per l’epoca ma si
contrappone alla classicità degli interni
decorati con drappeggi che si può
dire mascherano la novità della
struttura.
È estremamente innovativa perché le
parti costruttive sono modulari
prefabbricati prodotte in serie,
perciò la costruirono in pochissimo
tempo (4 mesi). Paxton non era né
architetto e né ingegnere, era invece un
costruttore di serre e conquistò il bando
grazie alla sua velocità di costruzione.
Primo CANTIERE INDUSTRIALIZZATO
ovvero ogni operaio è specializzato nella costruzione di una
specifica parte dell’edificio diventando come una fabbrica una
catena di montaggio. Ciò porterà ad una migliore gestione del
tempo e dei costi.
Il vetro che nel passato era un materiale decisamente raro e
eccessivamente costoso (tanto che in
Inghilterra tassavano maggiormente chi
aveva più finestre) diventa anche esso
meno costoso perché sempre costruito in
serie.
Le parti in ferro vennero poi dipinte in
azzurro così da potersi confondere con il cielo. Finita
l’esposizione venne poi trasferita a Sideran per poi distruggersi
in un incendio degli anni ‘30

“Esposizione internazionale 1873”, Vienna


Un perfetto uso dell’architettura eclettica
con elementi sia di classicità ma anche
con qualche richiamo all’architettura
rinascimentale, ma la cosa particolare è
che dietro vi è invece una struttura
tecnologicamente avanzata in ferro e
vetro. Questo atteggiamento con un fronte in stile eclettico e
una parte posteriore in ferro e vetro lo ritroveremo spesso nelle
ferrovie della metà 1800.
“Esposizione internazionale 1887”,
. “Galeries de
Machines”, Parigi,
Ferdinand Dutert e Victor Contamin
Vengono celebrati i 100 anni dalla
rivoluzione francese, grandi archi
posti su cerniere, dato da una
grande evoluzione degli ingegneri
sui calcoli strutturali, ciò permetteva alle
strutture di essere più sottili e con luci più ampie. Al suo interno
vi era un ponte mobile che permetteva di spostare oggetti
pesanti esposti all’interno. Apertura di 35 metri.
“Esposizione internazionale 1889”,
“Tour Eiffel”, Parigi, Alexandre
Gustave Eiffel Fu molto
criticata all’epoca perché facevano
difficoltà a vederlo come edificio storico
perché non è effettivamente un edificio
chiuso ma essendo uno spazio aperto
veniva visto come un vero e proprio
traliccio. Eiffel si basò sulla sua
esperienza nel passato con i ponti per
il passaggio dei treni. Gli venne
incaricato di progettare questa
provocazione portando una struttura
che all’epoca era la più grande mai
costruita con una altezza che
superava i 300 metri di altezza con una funzione quasi nulla,
con il solo scopo di raffigurare le capacità della Francia nelle
costruzione di strutture molto alte. Anche questa struttura fu
costruita in un cantiere industrializzato con materiali
prefabbricati e messi in opera in breve tempo con le
chiodature a caldo. La persistenza della classicità lo si può
notare ancora dal fatto che, nell’arco di tempo della costruzione
della torre, Eiffel volle aggiungere questo elemento non
strutturale di arco alla base della struttura. In cima alla torre
vi era pure un laboratorio dove venivano fatte molteplici
esperimenti sulla gravità.
LE STAZIONI FERROVIARIE
Nelle stazioni vi sono due approcci, uno più architettonico
affrontato nella facciata e un approccio da ingegnere della parte
posteriore dell’edificio. Da qui nasce il confronto tra architetti e
ingegneri. Gli architetti non avevano una vera e propria
formazione, ma provenivano da insegnamenti del disegno
dell’architettura, non potevano firmare i propri palazzi se non
con uno studio susseguito successivamente di ingegneria. Si
iniziano a parlare di architetti solo dopo gli anni ’20 con i primi
corsi di architettura. Prima nascono i politecnici (quello di Torino
nasce nei 1859) che arrivano dall’ecole polytechnique francese.
“Stazione King’s Cross”, Londra, 1850,
William Cubitt
Legato in parte alla storia nella facciata ma
qui si intravede la parte interna grazie a
due grandi vetrate. Al suo interno vengono
accolti i treni con una
volte a botte in ferro e vetro.
“Gare du Nord”, Parigi, 1861, Jakob
Hittorf Facciata tipica
eclettica, con un una base sempre
neoclassica ma con richiami al gotico e al
rinascimento. All’interno la struttura è in
ghisa e ferro molto illuminata attraverso
grandi lucernari.
“Stazione St. Pancras”, Londra, 1866,
William Henry Barlow
Qui invece il richiamo al gotico e al
romanico è fortissimo ma pur sempre d’invenzione, non è una
copia precisa. L’interno qui è sempre in ferro e vetro.
“Stazione Atocha”, Madrid, 1888,
Alberto del Palacio Elissagne con Gustave
Eiffel Hanno successivamente deciso
di arretrare i binari per creare questa
specie di giardino d’inverno.
“Stazione Porta Nuova”, Torino, 1865,
Carlo Ceppi Anche questa stazione è
pienamente eclettica con elementi che
vanno dal classico al gotico al bizantino. La
parte posteriore fu bombardata nella
seconda guerra mondiale.

OPERE ECLETTICHE
“Operà”, Parigi, 1861-74, Charles Garnier
luogo per eccellenza della borghesia
parigina, si guarda sempre alla storia
classica ma con un tocco di stile barocco,
finestre serliane, sculture che richiamano
altre epoche del passato ma rientra pur
sempre nei canoni della simmetria,
facciata principale e tripartizione. Gli
interni sembrano molto ricchi ma va molto
in realtà per il risparmio, con marmi finti,
dorature verniciate. Perciò gli elementi di
decorazione, per risparmiare, sono prodotti
in serie.
“Grand Hotel”, Scarborough, 1863,
Cuthbert Brodrick
Piena di innovazione per l’epoca con efficienti camere ed
ascensori ma pur sempre con uno stile che
richiama molto il passato.
“Palazzina cinese di Villa Fiorita”,
Palermo, 1799, Giuseppe Patricolo
L’architetto ha avuto un atteggiamento
eclettico che precede rispetto agli altri
(anche Piranesi ha questa visione). Qui i motivi si ispirano molto
alla cultura cinese data dalla forte
fascinazione dell’oriente che caratterizzò
quel periodo storico.
“Cattedrale”, Biella, 1825, Felice
Marandono
Qui il gotico influenza quasi totalmente la
struttura tanto da potersi praticamente già definire neogotico
“Caffè Pedrocchi”, Padova, 1837,
Giuseppe Jappelli
Ancor di più lo si può notare in quest’opera
la presenza del neogotico. Si ricorda che
questa opera in gran parte era in stile
neoclassico ma con l’avanzare del tempo inizia ad esserci più
liberà.

N. B. Pietro Selvatico, allievo di Jappelli, si interessa


all’architettura gotica influenzato dal suo maestro per poi
diventare docente all’accademia di Venezia e nel 1856 disse
“basta solo architettura classica possiamo insegnare anche
l’architettura medievale” (già Raffaello lo aveva detto 200 anni
prima). Fu molto critico verso l’accademia del tempo, ma questo
fatto portò ad un interesse sempre più presente per il medioevo.
“La Mole Antonelliana” o “Sinagoga”, Torino, 1863- 89
Alessandro Antonelli L’idea principale fu di creare una sinagoga
per la comunità ebraica che per molti anni fu perseguitate e non
ebbe mai effettivamente un luogo di culto. Antonelli invece
pensò ad un grande spazio coperto per poi modificarla e farla
puntare verso l’alto, così tanto che la committenza ebraica la
rifiutò e fu invece presa e confermata dal comune. A differenza
della torre Eiffel, costruita sempre in quei anni, la Mole fu
interamente costruita con tecniche tradizionali con uno scarso
utilizzo del ferro. La mole la si può definire eclettica perché
ripropone elementi classici ma in un modo totalmente non
classico.

LE GALLERIE COPERTE DEL 1800


- “Galleria Vittorio Emanuele II”, Milano, 1867, Giuseppe
Mengoni;
- “Galleria Mazzini”, Genova,1871;
- “Galleria Umberto I”, Napoli, 1887, Ernesto Di Mauro;
- “Galleria Subalpina”, Torino, 1873, Pietro Carrera;

La “nuova sede del parlamento” posto nel lato posteriore del


“palazzo Carignano” di Guarino Guarini. Torino capotale tra
’61 - ’64. Riprese gli elementi del barocco della facciata ma
semplificata. E qui si pone il dubbio di come fare
l’architettura nazionale dato dal l’architettura neoclassica
era un’architettura internazionale. È una discussione che si
porta avanti per anni arrivando fino al fascismo, ma anche lì
tutto sommato non si giunse a nulla di concreto.
“Palazzo di giustizia” detto il “palazzaccio” perché non
sempre un ritorno al passato fa un salto al futuro. Le finestre
sono troppo piccole per un palazzo che deve contenere
numerosi uffici.
“Monumento a Vittorio Emanuele II” detto “Altare della
Patria”, Roma, 1878-1911 di Giuseppe Sacconi volontà di
creare un monumento simbolo dell’Italia unificata, fecero un
primo concorso internazionale e vinsero dei francesi e perciò si
rifece il concorso. Nel secondo concorso di stabilì l’area vicino
ai capidoglio dove dietro vi era l’area dei fori imperiali dove
si distrusse una buona parte del patrimonio archeologico locale.
Alla fine il risultato fu un “disastro” perché aveva poco o nulla di
italiano. Non risponde ai quesiti di una architettura nazionale.

Un'altra esigenza si era posta in quel periodo, dato il continuo


aumento dei lavori delle industrie in città ci fu una forte
emigrazione dalle campagne alle città con il bisogno di nuovi
alloggi.
Problema dell’effetto serra in strutture in vetro e ferro
effettivamente non si risolve, ma cercarono di proteggerlo
dall’interno con tendaggi (es Crystal Palace) oppure rialzando
leggermente il terreno per lasciar respirare il terreno ma furono
tentativi inutili, solo più avanti risolveranno questa problematica
con un'altra tipologia di vetro.
Nascita di gallerie coperte destinate al commercio tipiche
dell’eclettismo che mischiano gli aspetti storici con elementi di
innovazione. Qui nasceranno le catene commerciali con grandi
magazzini.
QUESTIONE DEL RESTAURO
1.VIOLLET-LE-DUC
Trovo una cattedrale mezza rovinata e la costruisco come
penso sarebbe stata perciò la completo (es duomo di Milano
gran parte fatto nel 1800) creando un falso storico;
2.JOHN RUSKIN
Le architetture sono come le persone e perciò hanno una
loro vita ed una loro fine e noi la lasciamo vivere la sua vita.
3.CAMILLO BOITO
Devo intervenire ma i miei interventi devono essere visibili
così da notare la stratificazione dei periodi storici. Come se
fosse un palinsesto dove ogni epoca si rappresenta.
Attualmente l’idea più favorita in questi tempi.

CAMILLO BOITO
- “Ospedale di Gallarate”, Milano,
1869-1874
- “Palazzo delle Debite”, Padova,
1872
- Scuola, “ex Reggia Carrarese”, Padova, 1877
- “Casa di riposo per musicisti”, Milano,1896

Restauro dei beni del passato: castello sforzesco volontà di


conservare l’oggetto e cercando di trovarne un suo nuovo fine. Il
restauro serve per tramandare ai posteri tecnica e materiali.
(N.B. in Giappone viene ricostruito ogni tot di tempo, il disegno
viene mantenuto)

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