Linguistica Italiana
Linguistica Italiana
Superstrato
insieme di elementi etnico-linguistici venuti a sovrapporsi, in epoche successive, alle condizioni risultanti
dalla romanizzazione, che non sono riusciti a sopra are o cancellare il latino adottato dalla popolazione, ma
hanno contribuito a modi carlo.
Contesto storico: invasioni germaniche barbariche nel 400-500 dc nel territorio dell’ex impero romano:
longobardi in Italia; franchi in Francia, Gallia; visigoti e svevi in Francia; Unni; Vandali; con aiuto Slavi
conquistano europa centro orientale facendo cadere impero romano d’Oriente ➔ determina frazionamento
dell’impero.
Contesto linguistico: pop. Germaniche non cercano di imporre lingua ma riconoscono l’altra cultura +
cercano di farla restare
↳risultato: prestiti. Possono essere si necessità o di lusso
Es. lingue di superstrato: lingue germaniche importano parole come spia, elmo, zuppa, tovaglia,
guanto, scarpa (romani non le avevano), bianco, bruno, biondo, spalla, schiena, anca, anco;
arabo - 711dC Ammiraglio Amir in otta di arabi attraversa stretto di Gibilterra e avvia la
dominazione in Spagna della durata di 7 secoli (cacciati nel 1942 con ‘La Reconquista’). In uenza
Spagna e Sicilia. In spagna è sia culturale che linguistica lessicale: arabo non modi ca morfologia
latina ma il lessico ➔ oggi ci sono circa 4 mila arabismi in lingua spagnola:
Riconosciamo dei settori semantici di appartenenza dei prestiti. Es. scienza ( medicina, mate,
numeri); commercio (per il commercio con arabi, magazzino, tari a, taccuino, dogana); agricoltura
(piante importate dal mondo arabo: albicocca, zucchero, za erano, melanzana..); abbigliamento
(giubbotto) ; guerra (ammiraglio da amir); toponomastica (alcali, Caltanissetta, Guadalquivir,
Guadalupe, Mongibello,Gibilterra) vedi schemi x spiegazione; caratteri comuni degli arabismi: Al-
(es. alchimia, alambicco..) articolo arabo unito alla parola (alfabetizzazione)
Adstrato
lingua o area linguistica che, con nando con un’altra, la in uenza trasmettendole per contatto elementi
fonologici, morfologici, lessicali, ecc.
Es. greco: non è ne superstrato perché greco presente prima del latino in luoghi come Salento,
Sicilia..; ne sostrato perché non si impone sulla lingua. Arricchisce semplicemente il lessico latino in
ambito religioso (es. chiesa, parole dei sacramenti); Medicina (es. patologie).
In uenza latino pur senza contatto diretto perché è lingua prestigiosa in letteratura e scienza
Modalità più frequente di in uenza linguistica al giorno d’oggi: Prestiti linguistici esogeni (esterni) o
endogeni (interni dei dialetti)
Perché (Romanze)?
Inizialmente de nite “VOLGARI” Es. volgare siciliano..
MA latino volgare (latino parlato) ≠ il volgare (= lingua romanza -che deriva dal latino volgare- nel suo stadio
più antico). I volgari romanzi nascono in ambito orale (usati dai germanici)
• Deriva dal latino romanice loqui (=parlata romana) non in riferimento al latino ma al parlato dei romani.
• Metà XII sec coniata parola francese Romantz (=testo scritto in volgare romanzo) , da qui gli adattamenti
in italiano e spagnolo Romanzo e Romance.
• Area di sviluppo delle lingue romanze: Romània
Romania perduta/sommersa= territori conquistati dai romanzi sommersi da altre popolazioni nel momento
in cui i romani la stanno conquistando
Romania nuova= insieme dei paesi in cui oggi si parla una delle lingue romanze
- sardo= lingua romanza più vicina al latino (7p variazione)
- francese= lingua + distaccata dal latino per in uenza germanica
- Italiano= seconda lingua + vicina al latino (12 punti variazione)
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- spagnolo = 20 punti di lontananza dal latino
Caratteri comuni
- introduzione di nuovi tempi (pass. pross) e modi verbali (condizionale) sconosciuti al latino + altri
modi cati (es. futuro semplice)
- Articoli presi da pronomi dimostrativi latini
Classi cazione delle lingue romanze
1. Italoromanzo: italiano, dialetti italoromanzi, lingue retoromanze, sardo;
2. Balcanoromanzo: romeno, dalmatico
3. Iberoromanzo: spagnolo, portoghese, catalano NO lingue iberiche (sono sostrato)
4. Galloromanzo: francese, provenzale (+guascone), francoprovenzale
Gruppo Balcanoromanzo
Altre varietà per il Romeno (parlato in Romania politica e Moldavia):
• Daco-Romeno (romeno della dacia, ossia romania, denominazione preferita a “Romeno” perché lingua
non parlata solo qui.
• istromeno: parlato in Istria. In via di estinzione. Risultato di migrazione di massa dei rumeni della Dacia al
tempo del latino. Durante la migrazione si parlava ancora, poi evoluto.
• Aromeno o Macedoromeno: nella penisola balcanica
• Meglenoromenono: in asia minore e vicino a Salonicco nella valle Melena
• Varietà letteraria : Dacoromeno (antica dacia). Sul suo modello si è formata la lingua e le regole
grammaticali
Il Dalmatico
• Dove? Da Dalmazia (Fiume, istria) a Mar adriatico (Albania)
• Lingua morta nel 1898 con morte di Antonio Urina
• Scomparse conoscenze: lingua non è arrivata a oggi perché:
- Non tramandata
- Su isola di Veglia
- Circondata da altre lingue + potenti + usate (albanese, lingue slave, veneziano- imposto lungo le coste
x commerci)
↳risultato: lingua si rifugia in aree protette (isole o centri costieri come Zara, Dubrovnik, Spalato) non invase
da slavi
• Tutte info non certe ma si colloca in gruppo italoromanzo perché simile; gr. Balcanoromanzo per area
geogra ca ; autonoma per mancanza info
Gruppo Iberoromanzo
Spagnolo
- 2^ lingua + parlata al mondo
- Dove: Spagna (eccetto Catalogna, VAlencia, 4 province nord-occidentali, province basche); Medio
oriente(comunista sefradite, ebrei cacciati dalla Spagna); Usa (Sudamerica, Stato di NY); Messico
- Varieta letteraria: castigliano
- Dialetti: asturiano-leonese, aragonese, ...
Portoghese
- dove: Portogallo politico; 4 province nord-occidentali della Spagna; Arcipelaghi delle Azzorre e di Madera
- Lingua + parlata nell’emisfero australe
- Varietà letteraria: gallego (Lusitania settentrionale)
Catalano
- Lingua “ponte”
- Dove: Catalogna storica (Barcellona); Regioni di Valencia e Alicante; Isole Baleari; Repubblica di Andorra;
Alghero
- Varietà letteraria: barcellonese e Maiorkino
Gruppo Ga oromanzo
Francese
- dove: francia politica; altri 30 paesi nel mondo (Africa, Canada, Oceania..)
- Varietà letteraria: franciano
- Dialetti [?]: pittavino, normanno, piccardo, vallone, lorenese, borgognone, champenois
Provenzale o occitano
- Provenza storica: antica Gallia (Es. scuole dei trovatori)
- Oggi solo dialetto
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- Dove: Italia: (Piemonte: valli Pellice, Chisone, Susa (TO), Varaita, Vermenagna,nStura, Maira, Gesso (CN)
e Guardia Piemontese (Cosenza), comunità valdese nel medioevo emigra qui x fuggire a persecuzioni;
Francia
- Varietà letteraria: limosino
- Altra varietà: Guascone ( Guascogna)
Francoprovenzale
- scoperto come lingua da Isaia Ascoli: ha tratti comuni con francese e provenzale ma si distacca da
entrambi
- Dove: Francia sud-orientale (Lione, Del nato, Savoia, Franche-Comté); Svizzera romanza (Ginevra,
Neuchâtel, Losanna); italia (Valle d’Aosta; Piemonte: Valli di Lanzo e alto Piemonte, media-bassa Valle di
Susa)
- Varietà letteraria: lionese
Gruppo Italoromanzo
• Italiano
• Dialetti italoromanzi
• Lingue retroromanze: 3 lingue romanze parlate nell’antica Retia: Romancio, Ladino (dolomiti, Trento,
Bolzano, Belluno, Cortina), Friulano (+ di usa)
Il repertorio linguistico
= insieme delle risorse llinguistiche a disposizione di una comunità linguistica o di un parlante.
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Inglese non fa parte del repertorio perché non posso usarlo a Torino
2 tipologie principali:
1. repertorio linguistico comunitario: le lingue che lo compongono sono strutturate mediante un
rapporto gerarchico. In base al contesto di uso c’è una lingua alta (acroletto: di maggiore prestigio
sociale) e una bassa (basiletto: situa informali, colloquiali)
2. repertorio linguistico individuale
• In 1 comunità possono esserci + di 2 lingue: più di cile stabilire rapporti acroletto/basiletto
• La mobilità del repertorio linguistico: rep linguistici variano nel tempo. Si può incrementare o ridurre
l’uso sia in comunità che individui
• Obsolescenza linguistica: lingua invecchia e si dimentica
Repertorio linguistico italiano
=insieme delle lingue a disposizione della comunità italiana. NB è la comunità che riconosce le lingue
utilizzabili nel contesto. Es. inglese è conosciuto ma nn fa parte
In Italia è estremamente complesso:
➔ 5% pop. Non parla ita
➔Parlante nativo dell’italiano chi utilizza come lingua della socializzazione primaria:
1. lingua nazionale
2. dialetto italoromanzo
↳Dialetto non più svolgere funzioni dell’italiano MA l’italiano può svolgere funzioni del dialetto
(bariletto)
↳dialetti si di erenziano internamente
➔Inoltre ci sono
• 6 lingue romanze: francese, catalano, Sardo, Francoprovenzale, Ladino e friulano, Provenzale
• 6 lingue o varietà non romanze: Greco (greco), Tedesco, Sloveno, albanese, Serbo-croato, Valser
• Altri casi: Romani/Romanes, lingua degli zingari rom. Attestata n dal medioevo. Non inclusa nelle 12
lingue perché non tutelata dalla legge delle minoranze. Unica del gruppo indoiranico attestata in EU
perché sono popolazioni nomadi
• Minoranze: arabi, cinesi, romeni
➔Altre eccezioni per la complessità: molti territori ita non sono bilingui ma si possono parlare + di 2 lingue
nei territori delle minoranze (Firenze, Roma)
Es. Otranto: si parlano 4 lingue
1. Varietà basse (basiletti): Salentino e Greco
2. Varietà intermedie: italiano, pugliese (dialetto regionale + forte, è medio-basso)
➔fenomeni migratori recenti e migranti interni es. piemontese simile a siciliano per vocali aperte
• Oggi [cfr. ISTAT 2015]:
- maggioranza relativa che usa prevalentemente l’italiano;
- ampia minoranza che sa e usa italiano e dialetto;
- piccola minoranza che non sa o non usa l’italiano.
Bilinguismo: presenza di 2 lingue (poste sullo stesso piano, a prescindere da livello di competenza (non
conta: può essere anche passiva- capisco ma non parlo).
Di uso in Italia x presenza dialetti: non tutti italiani parlano solo italiano
Diverse tipologie:
- Bilanciato (raro) /non bilanciato (molto di uso)
- Simultaneo (acquisizione 2 lingue nello stesso momento) / successivo o non simultaneo
- Additivo (arricchimento rep ling)/ sottrattivo (perdita lingua)
Diglossia: particolare forma di bilinguismo dove vi è rapporto gerarchico tra 2 lingue ➔ una lingua sarà
acorletto e l’altra bariletto.
Dilalia: particolare condizione di bilinguismo che prevede una parziale sovrapposizione - sopratt negli
ambiti bassi e informali - della lingua col dialetto (intercambiabili): la lingua + elevata si è abbassata.
Le minoranze linguistiche
Le lingue possono essere principalmente suddivise in Acroletto e Basiletto ma ci sono delle lingue "più
basse" che però non fanno parte del Basiletto e sono proprio le minoranze linguistiche (lingue che
appartiene a un ceppo linguistico diverso rispetto alla lingua della maggioranza della popolazione).
Iil dialetto potrebbe essere una minoranza linguistica ma in Italia non è cosi ad eccezione del Sardo, Ladino,
Friulano.
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Per essere una lingua di minoranza deve essere una lingua straniera ma anche rispettare i requisiti di
storicità e territorio: deve essere presente da secoli (il Cinese, Arabo non possono essere minoranze
linguistiche anche se vengono parlate da una parte della nostra popolazione, questo perché sono presenti
da pochi anni: ma potranno esserlo magari fra ½ secoli)
Alloglossia: situazione che prevede accanto alla lingua nazionale un'altra lingua (non nazionale).
Legge n. 482 del 1999= legge che tutela le minoranze linguistiche, riconoscendone 12 (albanese, catalana,
germanica, greca, slovena, croata, francese, franco-provenzale, friulana, ladina, occitana e sarda.)
1) art. sancisce italiano come lingua u ciale della nazione.
Distribuzione minoranze linguistiche in Italia
Le minoranze Linguistiche in Italia sono concentrate principalmente nei con ni tra le nazioni (arco alpino),
Sardegna, e qualche luogo nel sud d'Italia.
1) Arco Alpino Occidentale: Provenzale (occitano), Francoprovenzale, Francese, Tedesco e le sue
varianti (valzer) sono circa
• Provenzale (patois) "partare gesticolando" parlato anche in guardia piemontese(Cosenza Calabria) però
linguisticamente è diverso da quello del Nord d'italia. Ne emigrarono alcuni valdesi nel sud d'Italia per
scappare dalle persecuzioni del cris
• Francese: Val d'Aosta, valle valdesi e provincia di Torino, oggi parlato molto poco no all'unità d'Italia in
quest luoghi si parlava francese.
• Valzer: che proviene dal cantone vallese/vallesano di lingua tedesca che si collocarono tra XII e XV
secolo: popolazione autoctona si collocò tra la Val d'Aosta e Piemonte e tutt’ oggi vivono i loro
discendenti gruppo retoromanzo
2) Arco Alpino centro orientale: Ladino, Friulano, Tedesco, Sloveno
• tedesco: lingua nazionale in un altro territorio, Bolzano per esempio è sempre stata Tedesca sin dal
Medioevo e venne annessa all’ italia alla ne della prima guerra mondiale: il 70% parla Tedesco e meno
del 30% paría italiano. Durante il fascismo vennero discriminati, i loro nomi propri, nomi dei loro luoghi
vennero "italianizzati. Nella provincia di Bolzano i tedesco e l'italiano sono due lingue allo stesso livello,
unica in Europa.
• Sloveno: la stessa cosa accade a Trieste ma si parla sloveno:
3) Italia Centro Meridionale: Albanese, Serbo/croato, Greco, Sardo, Gallo Italico. Tabarchino non
perché é considerato un dialetto ligure.
• Serbocroato: partato in tre comuni del Molise (meno di un migliaio di partanti) dopo la conquista di
costantnopoli da parte dei Turchi: molti parlanti slavi emigrarono in Italia passando dall’Adriatico.
• Albanese: molte zone dell'Abruzzo no alla Sicilia, molti partanti albanesi emigrarono in Italia per le
stesse motivazioni. Arbéresh: la lingua albanese partata in Italia.
• Greco: le comunità grecofone nell'Italia meridionale del Salento (9 comuni a sud di lecce) e in 6 comuni
nella parte meridionale
• Gallo Italico: 3 comuni in Sicilia e 1 in Basilicata
I dialetti in Italia
Rapporto tra concetti/oggetti e dialetto: alcuni vanno per forza espressi in dialetto perché non esiste parola
in italiano
Esistono “dialetti baule”: contengono al loro interno patrimonio culturale e linguistico
“Dialetto” signi cato:
“Sistema linguistico usato in zone geogra camente limitate e in un ambito socialmente e
culturalmente ristretto divenuto secondario rispetto ad un altro sistema dominante e non utilizzato in
ambito formale e tecnico-specialistico” - da dizionario di Tullio De Mauro
• È una lingua che non ha una varietà ➔ quindi ha una propria grammatica, fonetica, lessico, sintassi
• Ha peculiarità:
- Usata in zone geogra camente limitate usata da alcune persone e soltanto in alcuni casi (il suo
impiego è in costante riduzione)
- Secondaria per prestigio rispetto a altro sistema dominante*
- esclusa da usi formali/istituzionali (scuola, amministrazione, …)
*rapporto gerarchico non sempre esistito MA succede quando 1 lingua del territorio viene promossa come
Lingua Nazionale: dal 1525, con pubblicazione del “Le Prose della Volgar lingua”, Bembo.
➔ propone modello di lingua scritta e letteraria unitaria
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➔ orentino, da dialetto come altri, diventa lingua dominante e primaria nel paese (non perché migliore ma
è scelta fatta a tavolino)
➔ anche i dialetti nascono nel 1525 perché prima non c’era rapporto gerarchico
“Lingua” signi cato:
• italiano “standard” ( orentino letterario “emendato”, ripulito dai modelli del parlato);
• processo di ascesa a lingua nazionale dal 1525;
• Elevato per ragioni storico-politico-culturali.
Prima usato come strumento di espressione scritta dei ceti elevati solo in casi formali
Dopo unità d’italia: veicolo comunicativo di tutte le fasce sociali come varietà dell’uso quotidiano.
Oggi: si va verso sorta di monolinguismo
↳ di erenza tra dialetto e lingua è sociopolitica: «Una lingua è un dialetto con un esercito e una marina»
-linguista Max Weinreich
Il termine “dialetto” è problematico: No signi cato univoco MA varia secondo i contesti
- Lingua
- Lingua minore
- Variante locale di una lingua nazionale
- parlata “rustica”, di culture subalterne e arretrate;
- lingua priva di tradizione scritta (letteraria);
- minoranza linguistica.
NB in altri Paesi i dialetti non sono lingue come per l’Italia MA sono solo varianti della lingua nazionale
Dialetti “primari”:
• = varietà italoromanze indipendenti e autonome;
• rapporto di subordinazione sociolinguistica con l’italiano;
• medesima origine (latina).
Dialetti “secondari”:
=parlate insorte dalla di erenziazione geogra ca di una data lingua (es. dialetti dell’ingl. amer., dialetti dello
sp. in Sudamerica, ecc.);
↳ Varietà chiamate in Italia: “italiani regionali”.
Italiani Regionali
=varietà intermedie fra ita standard e dialetto locale poiché questi ultimi si sono in uenzati a vicenda.
• Sono tanti quanti sono i dialetti
• Derivano da:
3. importazione, nelle diverse regioni, dell’italiano
4. sovrapposizione dell’italiano sul dialetto
Classificazione dei dialetti italiani
NB non esistono criteri ssi o scienti camente univoci per farlo.
1. 1^ tentativo di classi cazione: Dante e il De Vulgari Eloquentia (1303-1305)
- cerca di riconoscere 1 volgare illustre: riconosce prestigio del orentino, siciliano e bolognese ma non
ne trova 1 che lo soddis
- 1^ studioso di dialettologia e linguistica
- Opera impo perche riesce a collocare geogra camente e riconoscere i diversi 14 dialetti volgari in Italia
secondo principio applicabile ancora adesso
2. Ascoli e la Classi cazione tipologica (1882-1885)
- 1^ a trattare di dialetti come lingue autonome
- Propone classi cazione dei dialetti italiani ponendo al centro il toscano e collocando altri dialetti
subordinati a esso
- 1^ che cerca dei criteri di classi cazione e riconosce importanza atlanti
3. Aiuto apportato da nascita di geogra a linguistica: disciplina che studia la disposizione geogra ca di certi
fenomeni linguistici, fondata sulle ricerche sul campo.
- I primi ricercatori linguistici in Italia attraversavano la penisola da nord a sud con questionari
- Atlanti linguistici: carte che riportano i risultati delle ricerche nei territori
Es. atlante Ais (italo-svizzero): primo atlante linguistico avuto in Italia concepito a fine 800 e
sviluppato 900. C’è su internet: cerco parola in ita e mi compare in dialetti su cartina. Buon siete a
di individuazione dei dialetti con precisone non assoluta
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- Si puo notare da cartina il continuum dei dialetti italiani: le varietà vanno a sfumare da una all’altra,
non i maniera netta. I parlanti si comprendono a vicenda per la vicinanza
4. Gerarhd Rohlfs (berlinese 1892-1986): de nisce le isoglosse, in particolare la linea La Spezia-Rimini e la
linea Roma- Ancona. Inizia a lavorare da giovane nell’ Ais➔ percorre Italia da N a S ➔ scopre che parlanti di
comuni limitro si capiscono di più di quelli lontani
↳ISOGLOSSA: linea immaginaria che de nisce aree dove si parlano varietà linguistiche diverse. Dà i
seguenti nomi:
•Linea La Spezia-Rimini: con ne tra
area settentrionale e area mediana
•linea Roma- Ancona: con ne tra
dialetti dell’area mediana e medio-
orientale
↳determina la macro-classi cazione
dell’italia in 3 aree: Area Settentrionale;
Mediana; Meridionale
successivamente scopre ulteriore
suddivisione possibile tra area
meridionale e meridionale estrema:
•Linea Taranto-Ostuni & Linea
Damante-Cassano: separano dialetti
calabresi settentrionali (a ni a
Napoletano) e quelli del sud (a ni al
siciliano)
Attraverso studi si scoprono a nità dei
dialetti parlati nelle singole aree (dove
all’interno vi sono altri dialetti: es.
nell’Are settentrionale c’è: Dialetti
Gallo-Italici, caratterizzati da sostrato
celtico, e Dialetti Veneti
Le aree dialettali
•L’area settentrionale:
-dialetti galloitalici;
-dialetti veneti.
•L’area centrale:
-dialetti toscani;
-romanesco e dialetti mediani.
• L’area meridionale:
- dialetti altomeridionali;
- dialetti meridionali estremi.
• L’area sarda.
Approccio linguistico al dialetto
Chi parla dialetto?
Oggi: dialetto meno perlato dell’ italiano soprattutto by giovani
Fino al secolo scorso: Le lingue locali erano le uniche parlate dal popolo
↳ le cose cambiano dopo l'unità d’Italia: necessità di promuovere 1 lingua a scapito dei dialetti. Cosa
successe:
- italiano insegnato a scuola ma tassi di abbandono altissimi perché di cile
- Giovani non in grado di usare lingua nazionale se non obbligati
↳ poi: dialettica potenziata
Fattori che portano all’uni cazione linguistica
1. Fattore scolastico
2. Urbanizzazione
3. industrializzazione
4. Migrazione (campagne>città; sud>Nord; NordEst>NordOvest)
5. Servizio di leva (obbligatorio dopo unità d’Italia)
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6. Mezzi di comunicazione di massa (crescita rapida post 1994, inizio trasmissione tv in italia)
↳ anni ’60/’70: inizia stigmatizzazione del dialetto (disapprovato): dialetto censurato e discriminato nelle
città
↳ stigmatizzazione cessa quando italiano diventa lingua di tutti e dialetto non fa più paura/ non ostacola /
non più visto come strumento delle classi arretrate MA viene recuperato come lingua: non più usato quanto
prima ma in ambiti precisi
DATI ISTAT 2015
• Maggioranza relativa di persone dichiara di esprimersi principalmente in italiano e continua a crescere
negli anni ’70
• Decresce percentuale che dice di esprimersi in dialetto
• Tasso di dialettofonia aumenta con l'aumento dell’età
• Anziani e giovani (monolingui in maggioranza) sono agli estremi ↳ fattori determinanti: età, livello di
istruzione (+istruzione = - uso dialetto )
• Di erenze regionali: uso prevalente del dialetto al nordest e al Sud VS: uso prevalente dell’ita al Nord-
ovest e Centro.
• È in crescita percentuale di persone che si esprimono in ita ma usano dialetto in alcuni casi
↳competenza bilingue di alternanza dialetto-ita è detta CODE SWITCHING (=commutazione del codice
che riguarda frasi, passaggio interfrasale da una lingua all’altra) o (CODE MIXING= passaggio intrafrasale,
all’interno di una sola frase)
↳ dal pov linguistico:
• Passaggio interfrasale (CS): motivato da ragioni speci che espressive
• Passaggio intrafrasale (CM): può avvenire in modo inconsapevole Es. non so parola > uso dialetto,
avviene soprattutto se livello di istruzione è basso (=lacuna soggettiva)
MA esiste LACUNA OGGETTIVA)= italiano non riesce a esprimere 1 concetto perché manca la parola >
ricorro a dialetto
↳ accade pk in italiano ci sono settori lessicali dove lingua è più debole dato dalla selezione lessicale della
questione della lingua ➔ ita depotenziato nei settori più bassi (insulti, sesso, malattie..> tabù)
Qual’è oggi il motivo per cui si passa da italiano a dialetto?
1. La lingua locale è più espressiva sopratutto dal pov fonetico
2. Nel dialetto ci sono sfere diverse dall’italiano (es. Segnalare coinvolgimento emotivo)
↳ si assegna 1 determinata funzione a 1 lingua (anche inconsapevolmente) - vale sia per ita/dialetto che
per ita/lingue straniere
Diverse migliaia di dialettismi sono entrati nella lingua ita ES. pane carasau, bagna cauda, panettone,
pesto..
(Vedi foglio appunti)
Le v ietà linguistiche
Ogni lingua è multiforme perché parlata da persone che la conoscono & la usano in modo diverso.
Sociolinguistica: studia le diverse facce attraverso le quali una lingua si manifesta. Studia lingua non solo
dal pov strutturale (grammatica) MA in relazione a fattori sociali come un’entità viva che si evolve.
• Italiano ha una gamma assai ampia di variazione
• La variazione non è casuale ma correlata a fattori esterni.
Le dimensioni della variazione
1. Il tempo: alla base della variazione diacronica o diacronia(attraverso il tempo)
2. Lo spazio: alla base della variazione diatopica o diatopia (‘attraverso lo spazio’). Identi ca diverse
varietà di italiano nelle regioni.
3. Strato o gruppo sociale: determina variazione diastratica. Più determinata dai fattori sociali es.
istruzione, strato sociale, censo (oggi non è fattore perché anche i ricchi possono essere + o - istruiti),
professione
4. Situazione comunicativa: determina variazione diafasica
5. Mezzo sico-ambientale: determina variazione diamesica, riferito alla diversa modalità attraverso cui si
comunica (scritto/parlato). Include tutti e 4 i fattori precedenti.
↳ ogni testo/enunciato può essere analizzato considerando i 4+1 fattori della variazione ➔ possiede una
sua marcatezza linguistica = capacità di possedere 1 o + caratteri peculiari che la rendono non neutra.
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L’architettura de ’Italiano Contemporaneo
Schema da 3 assi per rappresentare miglioramento le variazioni linguistiche, proposto by Gaetano Berruto
1. Asse della variazione diastratica (verticale): ha 2 polarità
In alto: varietà più colte degli individui con livello di istruzione alto
In basso: varietà incolte
2. Asse della variazione diafasica (obliquo): ha 2 poli
Polo alto: varietà della lingua più formali (ita aulico)
Polo basso: qui collocate varietà più informali/basse, degli ambiti familiari
3. Asse della variazione diamesica (orizzontale): ha 2 poli
Polo alto (sx): varietà scritte
Polo basso (dx): varietà parlate (non formale, colloquiale)
NB. Non ci sono con ni netti tra le variazioni di 1 lingua perché sfumano le une nelle altre
↳ i 3 assi combinati danno vita nel centro al punto d’incontro 0: Italiano neo-standard (=varietà che può
essere sia scritta che parlata, di persone mediamente colte)
Italiano formale aulico (asse
diafasico) si trova a sx perché è varietà
principalmente scritta - vale lo stesso
per le varietà più in basso dello stesso
asse (ita tecnico, scienti co,
burocratico , varierà inutilmente
complessa)
* varietà più nuova rispetto alle altre: ita delle comunicazioni digitali distinta perché non assomiglia alle altre:
è scritta ma trascurata perché privilegia l’immediatezza. NB. È L’UNICA VARIETA’ SCRITTA CHE SI
TROVA IN BASSO (nell’asse diafasico e diastratico)- situa informale e tipica del parlato colloquiale.
➔tutti la usiamo scrivendo IPOTESTI (=testi più brevi)
Esempi
• Mi pregio di informarLa che la nostra venuta non rientra nell’ambito del fattibile.
• Trasmettiamo a Lei destinatario l’informazione che la venuta di chi sta parlando non avrà luogo.
• Vogliate prendere atto dell’impossibilità della venuta dei sottoscritti.
• La informo che non potremo venire.ita standard
• Le dico che non possiamo venire.ita neo-standard
• Mica possiam venire.ita parlato colloquiale
• Ahò, vedi che nun potemo venì. Ita regionale
• Ci dicessi che non veniamo. Ita popolare
• Cioè, fra’, oggi balza! Ita giovanile
Italiano Standard
• Unico a non possedere marcatezza sociolinguistica
• Standard linguistico e codi cazione normativa con norme grammaticali
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• Modello di riferimento di lingua buona, insegnato a scuola
• A volte inteso in senso ampio come lingua media (in realtà è medio-alta in senso stretto)
• Lo standard è (per qualsiasi lingua):
- Codi cato
- Sovraregionale
- Elaborato
- Proprio dei ceti colti (deriva da tradizione scritta)
- Invariante (non cambia, garantito da regole grammaticali sempre uguali)
- Scritto
• Formazione dello standard: una lingua arti ciale creata per funzione letteraria. Non è frutto del parlato ma
devono esserci testi di riferimento e autorità prestigiose dal pov linguistico che producono testi per
divulgare regole grammaticali. + ci vogliono insegnanti di lingua. Nel 1612 l’Accademia della Crusca fa il
1^Vocabolario di lingua europea, censurata con dittatura.
↳ anche se nato per la forma scritta, si è dovuto adattare al parlato, spostandosi in aree più basse della
dimensione diafasica e diastratica. ➔ Conseguenze: cambia sviluppando fenomeni linguistici nuovi per
rendere lingua adatta al nuovo contesto, infrangendo norme grammaticali:
- Invenzione di nuovi termini/forme dell’uso orale
- In uenzato dai diversi dialetti dell’italiano x contatto linguistico
Es. “a me mi”, “lo vuoi un ca è ?”
• Non corrisponde a nessuna varietà parlata. Ma da esso, adattandosi al parlato nascono: ita Neo-
Standard (by Gaetano Berruto) e Italiano dell’uso medio (by Francesco Sabbatini),delle persone medio
colte/istruite).
Italiano Neo-Standard
Nella seconda metà del ’900: evoluzione interna e allargamento dello standard.
Tratti caratteristici:
1. Morfologia:
- riorganizzazione del sistema pronominale:
estromissione dei pronomi personali sogg. (egli ella esse) con sovraestensione dei pronomi
complemento (lui, lei, loro)
Convivenza te e tu in funzione di sogg.
Estensione nell’uso di gli (compl dativo), usato nel parlato sia per 3ps che 3pp
- riorganizzazione del sistema dei dimostrativi: sistema bipartito (questo e quello) invece che il classico
tripartito
- selezione di congiunzioni;
- sempli cazione del sistema verbale: utilizzo di minor numero di modi e tempi per sempli care
comunicazione (es. uso del presente sostituisce il futuro, accompagnato da avverbi di tempo)
- il che polivalente
2. Sintassi
- la sintassi marcata = modi ca ordine costituenti brasali dall’originario SVO per ragioni espressive
➔dislocazione a dx “le prendo io le siga”
➔dislocazione a sx “le siga le prendo io”
➔frase scissa “è Gigi che prende le siga”: riconoscibile per costrutto v.essere + sogg +
che. Fenomeno sintattico di or.francese
- il ma ad inizio frase per ragioni espressive o pragmatiche (iniziare enunciato) Es. “ma che bella notizia”;
“maaa.. tu lo faresti?”
- prevalenza della paratassi (rapporto di coordinazione tra 2 o + frasi) sull’ipotassi (rapporto di
subordinazione)
3. Lessico: si arricchisce costantemente di nuove parole provenienti da (prestiti esterni):
- Dialetti
- Lingue straniere, dando vita a anglicismi, francesismi..
NB quando una parola passa all’ita da un altra lingua, perde le sue qualità polisemiche diventando
parola monosemica Es. ‘presto’, ‘adagio’, ‘allegro’..
Processi di univerbazione
- Uso iperbolico di termini (es. se dico parola ‘allucinante’ non la intendo con suo segni vero e proprio
ma esagerato)
- Uso di itensi catori (supe, iper, mega, con valenza + gurata che letterale)
- Uso frequente del superlativo assoluto (bellissimo)
- Uso di dimin/vezzeggiativi, tendenza recente pk son espressioni alla moda (modismi) es. un attirino,
ca ettino…
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Altri modismi
“Assolutamente” usato dagli anni ’80 per ra orzare a ermazione, proveniente dalla lingua del cinema per
traduzione dei lm inglesi estendendo il loro uso nella nostra lingua comune. In italiano la parola ra orza la
negazione. Altri anglicismi del “doppiaggese” (neologismi nati in esigenza di tradurre lm inglesi): “fottuto” ,
“piccola”, rispondere “si” al telefono…
In conclusione:
• Italiano neo-standard non è inteso con nuovo standard perché è vecchio, ma si a anca ad esso e lo
rinnova.
• Non sarà mai ai livelli dello standard
• Accetta costrutti bassi per esigenza del parlato NON accettati dal pov grammaticale
V iazione Diamesica
=capacità di una lingua di variare in base al canale con cui viene trasmessa
• 2 tipi di canale:
1. Scritto (ricezione scritta e gra ca): varia molto per
- luogo dove messaggio è scritto
- come è scritto (penna, matita..)
2. Parlato (canale fonico e acustico): può variare
- Registro alto/basso
- Mezzo di comunicazione (videochiamata, in persona..)
• Ha particolare rilievo in Italia per ragioni storiche : italiano nasce come varietà scritta ➔poi diventa lingua
parlata ➔ poi scritta digitale
• Dal pov semiotico una lingua varia a seconda del mezzo usato per la comunicazione perché ogni segno
(=diversi mezzi orali e sici per trasmettere il messaggio: scritto, cantato, digitato…) ha dei tratti tipici
• caratteristiche tipiche di scritto e parlato sono determinate da fattori:
- grado di piani cazione del discorso varia
➔scrittura prevede progettazione prima di produzione
➔Parlato non piani cato
- il “modo pragmatico” di organizzazione del testo
➔max per scrittura
➔Min per parlato;
- il legame con il contesto, l’interazione con i partner che producono e ricevono messaggio e la
comunicazione non verbale (elementi che aiutano scopo comunicativo):
➔scrittura: produttore testo non condivide contesto, tempo, conoscenza con chi riceve il
messaggio
➔parlato: le persone si vedono, tono della voce, velocità discorso, gesti di comunicazione creano
un contesto che facilita la comunicazione
• Ci sono fenomeni che appartengono ad entrambi (scritto & parlato) che cambiano a seconda del canale,
infatti non tutte le forme di scrittura e oralità sono uguali
Di erenze tra scritto e parlato
• Tre ambiti diversi:
1. fenomeni che non riguardano lo scritto;
2. fenomeni che non riguardano il parlato;
3. fenomeni comuni a entrambi i codici che si presentano in forme di erenti
• Punto di partenza e riferimento: la lingua scritta. Come e in quali punti il parlato se ne allontana?
Tratti del parlato
• Una distinzione preliminare:
- scritto-scritto: rispetta tutte regole formali 2 poli dell’asse
- Parlato-parlato: no progettazione, tipico dell’informalità. diamesico
- Parlato- scritto = insieme di testi trasmessi attraverso la scrittura ma che non hanno caratteristiche
dello scritto-scritto formalmente, sebbene la hanno del parlato. Mancanti di progettazione (sms, chat,
mail - se sottoposta a travisamento da scrivente, post, ecc.)
- scritto-parlato = testi dell’oralità non caratterizzati dalla spontaneità tipica del parlato MA progettati
prima e realizzati oralmente dopo (copioni, testi recitati, ecc.).
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• Di erenze a tt livelli:
- testuale
- sintattico
- morfologico
- lessicale
La Testualità
=insieme delle caratteristiche di un testo in quanto tale (=tessuto del testo)
• Parte in cui parlato/scritto si di erenziano di più
• Un testo è impeccabile grazie alla progettazione con un risultato coeso (equilibrata sintassi, lessico..)
• Un testo orale non prevede progettazione. E’ comprensibile oralmente, ma se messo per iscritto non
scorre. Elementi di imperfezione di un testo orale trascritto:
- Basso o nullo livello di progettazione
- Frammentazione sintattica e semantica (periodo non sviluppato in maniera coerente ma in segmenti
sconnessi tra loro (segnalati da segnali discorsivi)
- Uso massiccio di segnali discorsivi*, di introduzione del discorso (nel senso, davvero, niente- non
svolge funzione del suo signi cato MA usato a scopo riempitivo/introdurre un dicorso, allora,
comunque…)
- Segmenti di discorso brevi sconnessi
- Cambiamenti di micro-progettazione
- Continui aggiustamenti della formulazione (correzioni)
- Ricorrenza strutture sintattiche interrotte (anacoluto, frasi incomplete, cambiamenti di micro-
progettazione…)
- Aggiunte successive, ripetizioni..
↳elementi che danno come risultato un testo apparentemente sconnesso e disordinato MA in forma orale
non si ri ette perché intervegono fenomeni extralinguistici (gesti, tono…)
*I segnali discorsivi
=elementi linguistici che perdono il loro signi cato originario acquisendo altre funzioni:
- articolare e strutturarsi i blocchi del discorso con elementi non sintattici invece di congiunzioni e
coordinate Es. nel senso che, ..
- Introdurre discorso
- Gestire interazione con l’interlocutore (funzione fatica) Es. “capito?”
Suddivisione dei segnali discorsivi
• Demarcativi, marcano inizio/ ne o un punto del discorso Es. allora, bene…
↳ se usati molto si trasformano in intercalari e diventano “tic verbali”: oltre a essere soggettivi,
cambiano con l’età. Alcuni derivano da anglicismi Es. sai⤺ you know
• Segnali di attenuazione, anche con valore di riformulazione o correzione Es. diciamo, in realtà…
• Fatismi, funzione di contatto Es. capito?, vero?, no?; guarda, senti, ascolta, dai, sai, ehi
• Altri connettivi pragmatici Es.cioè, con valore di riformulare o spiegare, ma anche di riempitivo
generico cioè, nel senso, come dire, tipo, vabbè , boh…
• Particelle modali: veramente, praticamente…
3 ambiti di diversificazione de a sintassi:
1. Sintassi del periodo
2. Ordine dei costituenti frasali
3. Coesione sintattica
Sintassi del periodo
• Paratassi (orale) vs. ipotassi (scritto): nell’ orale realizzata con coordinazione o giustapposizione (no
connettivi). Meno subordinate nell’orale > meno congiunzioni subordinanti (perché, quando..)
• Limitata gamma di proposizioni subordinate
• Ventaglio minimo di nessi di subordinazione:
- e, dopo, poi, allora, ma, però (cong. coordinanti)
- perché, siccome (causali)
- quando, mentre (temporali)
- se, come (connettivi subordinanti più frequenti)
Ordine di costituenti frasali
Modi cato: nell’oralità si usa la sintassi marcata con funzione di marcare la struttura informativa della frase
Es. “io prendo le sigarette” diventa:
- dislocazione a dx: “le prendo io le sigarette”
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- Dislocazione a sx: “le sigarette le prendo io”
- Frase scissa: “è Gigi che prende le sigarette”
Coesione sintattica
• Ricorrenza di strutture sintattiche interrotte:
- Frasi incomplete;
- Anacoluti
- Cambiamenti di microprogettazione;
• Andamento super ciale, apparentemente disordinato e sconnesso
L’ “e-taliano”
= italiano digitato o digitale, un nuovo codice all’interno dell’italiano, nato insieme ai primi cellulari e social
NB è un nuovo insieme di segni (codice) e convenzioni e NON una lingua usata per mezzi di comunicazione
nuovi ➔ comporta fenomeno di scrittura di massa
• 1^ varietà di scrittura che nasce dal basso nell’asse della variazione diafasica
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• Dati Poste Italiane, 2000: 70% persone non riceve 1 sms al giorno & la gente scrive con questo codice la
lista della spesa
• Dati Euripses/ Telefono Azzurro, 2012: 97% ha cellulare
50% invia oltre 10 sms al giorno
1 su 5 giovani chatta più di 5h/giorno
• Nasce come varietà per i giovani (‘nativi digitali’)
MA oggi non è più così: la maggior parte dei testi digitati sono prodotti dai ‘tardivi digitali’ o
‘migranti digitali’
• De nita come ‘neogra a’ da alcuni:
- Sincrona/semi-sincrona (pk se scrivo mail si riceve subito) ➔ per questo considerata forma dialogica
scritta
- Vi è di norma rapporto di parità tra scriventi
- Forma di scrittura privata/ semi- privata
- E cacia e nettezza comunicativa (= trova soluzioni per scrivere velocemente e annullare barriere della
lingua)
- Lingua che dipende dai nuovi media (strettamente connessa al mezzo di comunicazione)
- È una terza lingua non andante come il parlato, non prudente come lo scritto ➔ via di mezzo
- Nuovi utenti della scrittura dell’e-taliano: nativi digitali, tardivi digitali (si distinguono per approccio
mentale diverso ai social)
NB: non esiste 1 solo italiano digitato data la mole di testi prodotti. Di erenze determinate da: chi scrive
(età, livello di istruzione, genere), il canale di trasmissione, piattaforma usata, dimensione dei testi, strumenti
tecnologici
“Grammatica dell’e-taliano digitato”
=serie di consuetudini consolidate da sé nell’uso, tra norma e anormalità:
• Gra e non ortodosse (es. errori, accenti, apostro ) dovute a fretta/ allargamento n persone utenti non
colte che scrivono come sentono (es. ‘apposto’, ‘po’) /non c’è tempo di revisionare i mess e uso di
simboli (es. xké)
• estremismo interpuntivo e punteggiatura «espressiva» es. no uso punto a ne messaggio ;
• iconismi e linguaggio extra-verbale es. emoji, meme: non accompagnano più il testo ma lo possono
sostituire;
• giovanilismi: innovazioni linguistiche lessicali di use dai giovani > i non giovani vi arrivano in ritardo e le
rendono grottesche;
• forestierismi di provenienza digitale (videogames, social);
• dialettismi;
• citazionismo (= tendenza recente, citazioni di meme, trash televisivo, serie musica, frasi letterarie di varia
provenienza);
• turpiloquio, aggressività verbale ed hate speech (v. infra);
• estrema super cialità sintattica, frammentarietà e brevità dei periodi (tipico del parlato);
• trascuratezza (e inadeguatezza).
Una lingua alla deriva?
- Si compone di ipotesti e ipoalfabetizzazione
- Boomer, tecnolesi (drogati di social), tuttologi, hater e altri “tipi da social”
- Comunicazione deragliata (di odio): tendenza condivisione di fake news, complottiamo (perché succede?
Ambito dei social frequentato dai semicolti, più sensibili, a credere/condividere: c’è collegamento tra
livello educazione e comunicazione deragliata), infodemia, cyberbullismo, bodyshaming, revenge porn e
shit storm
↳fenomeni ci son sempre stati ma social determinano aumento. Secondo dipartimento di sicurezza italiano
provengono da mondo lo-russo
Infodemia = condizione attuale data da circolazione di troppe informazioni non accurate, che rendono
di cile orientarsi su un determinato argomento per la di coltà di individuare fonti a dabili (Neologismo del
2020)
Debunking = parola coniata per denominare la confutazione di a ermazioni false/ anti-scienti che, spesso
frutto di credenza, ipotesi. Fatto anche sui giornali.
Un nuovo neo-standard?
• Nuova dimensione che «colma» la lacuna nell’asse di Berruto:
- in diamesia: 1^ italiano trasmesso scritto;
- in diafasia: 1^italiano dell’uso immediato, scritto;
- in diastratia: 1^ italiano neo-popolare per i non-colti
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• L’italiano dei nativi digitali
• È un rischio per la nostra lingua? NO, ma lo è per noi
«Il rischio non è l’esistenza o la pratica della scrittura «liquida», ma la possibilità che questa resti
l’unica forma di scrittura di cui una persona fa esperienza».
V iazione Diastratica
=Asse della variazione correlato con lo strato (classe) sociale.
• Fattori che determinano la variazione:
- Gradi di istruzione
- Modelli culturali e comportamentali di riferimento (famiglia, scuola, socials network, tv)
- Età (giovani: modelli linguistici più innovativi ≠ modelli più conservatori)
- genere (uomo: più espressioni volgari, su tecnologia ≠ donna: più diminutivi, vezzeggiativi, sette
femminile)
• La variabile sociolinguistica: insieme di varianti della lingua connesso con fattori sociali
• Vertici della variazione:
➔Polo alto: italiano colto di persone istruite, che usano lingua a livello istituzionale (scritta)
➔Polo basso: italiano popolare, delle persone meno istruite, NON del popolo
• Tra italiano formale-aulico e italiano popolare
L’italiano popolare
«Modo di esprimersi di un incolto che, sotto la spinta di comunicare e senza addestramento,
maneggia quella che ottimisticamente si chiama la lingua ‘‘nazionale’’, l’italiano» [De Mauro 1970]
↳ha tante anomalie date da non acquisizione della lingua
«Il tipo di italiano imperfettamente acquisito da chi ha per madrelingua il dialetto» [Cortelazzo 1972]
↳completa de nizione di De Mauro perché spiega motivo dell’uso dell’italiano popolare
«Italiano dei semicolti» [Bruni 1984, D’Achille 1994].
↳hanno rilevato che è lingua parlata ma con manifestazione scritta ➔ quando i dialettologi devono
scrivere lo fanno in dialetto?
• È varietà nata dal basso dopo l’Unita d’Italia (De Mauro 1970) quando la lingua nazionale è circolata nelle
regioni ➔ parlata in maniera approssimativa dalle classi popolari
• Si manifesta nello scritto e nel parlato dei semicolti
• Presenta numerose devianze di una norma, derivanti da 2 meccanismi: (NB non sono errori)
- Contatto col dialetto sottostante (interferenza involontaria che si manifesta in costrutti tradotti dal
dialetto)
- Rielaborazione e ristrutturazione delle norme dell'italiano dovuta a lacune nella norma/eccezione della
lingua (ipercorrettismi es. uso delle doppie quando non ci vogliono, sempli cazioni es. mancata
applicazione irregolarità, ….)
• Le anomalie riguardano: sintassi, morfologia, gra a e fonetica, lessico
• Una lingua estinta? Non esistono più le persone incolte MA questa lingua trova spazio in altri luoghi
Tratti sintattici
• Conguaglio verbale nella protasi e nell’apodosi del periodo ipotetico dell’irrealtà es. se sarebbe venuto,
sarebbe stato bello
• Concordanze a senso es. la gente sono ignoranti
• Il che indicatore generico di subordinazione es. il paese che sono stato domenica scorsa si chiama
Villafranca; voi dovreste trovare un lavoro che la domenica restate libera
Peculiarità morfologiche
• Il pronome: il ci, clitico “tuttofare” o dativo generalizzato (neutralizza le opposizioni di genere e numero): ci
dico [ai nipoti] che è brutto emigrare; c’era la sentinella, io ci detti uno spintone.
• Il verbo
1. Ricorrenza di forme analogiche: vadi, venghino, stassi, potiamo
2. Scambi di ausiliari: «i miei gli hanno cresciuto qua».
• Il nome
1. Regolarizzazione dell’articolo:
- estensione di il in luogo di lo: il sciopero, il zaino, il stivale
- estensione di i in luogo di gli: coi zii, i scrutini
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1. Estensione analogica delle desinenze più regolari dei nomi: le cimice, l’uniforma, la moglia, ecc.
Osservazioni sulla gra a
• Interferenze dialettali e regionali: Andonio, manciare
• Resa delle doppie (e ipercorrettismo).
• L’uso casuale (e a volte «reverenziale»), parole più signi cative semanticamente maiuscole. es. Amore
• Mancata percezione dei con ni delle parole (rianalisi):
1. univerbazioni: lamico, lamerica, lorgoglio, apposto, ecc.
2. segmentazioni improprie: con torni, di spetto, in dirizzo, ecc.
• L’ortogra a: h, q, digrammi (cielo) e trigrammi (moglie).
• Sempli cazione di nessi consonantici: propio ‘proprio’.
• Punteggiatura e altri segni interpuntivi.
Peculiarità fonetiche
• Fenomeni marcatamente regionali: → it. popolare = it. regionale basso
• Epentesi:(=inserzione di un suono vocalico in un nesso consonantico di cile da pronunciare) pissicologo,
aritemetica, ecc.
• Assimilazioni: arimmetica, ecc.
• Frequenti errori nell’accentazione (persuàdere, centrifùga, rùbrica).
Lessico
• I “malapropismi” (=Assimilazione di ciò che non è familiare al noto)
raggi ultraviolenti [‘ultravioletti’], posta proletaria [‘prioritaria’], celebre [‘celibe’],
frustati [‘frustrati’], fragranza [‘ agranza’], pietre militari [‘miliari’], tic [‘ticket’],
polistirolo [‘colesterolo’], ecc.
• Le storpiature(= alterazione parola nella sua forma)
accidente ‘incidente’, operamento ‘operazione’, spensierato ‘pensieroso’, ecc.
• Burocratismi, cultismi, tecnicismi, espressioni stereotipate da scuola, mass-media, ecc. (usato da
impiegati con volontà di apparire più colti)
V iazione Diatopica
=capacità di una lingua di cambiare nello spazio geogra co. Non tutte le lingue variano
allo stesso modo nello sazio geogra co. Italiano è lingua che varia molto, producendo
varietà dette ‘italiani regionali', nonostante spazio geogra co ristretto (stesso livello di
variazione raggiunto solo da arabo ma in territorio più ampio)
ITALIANO REGIONALE = varietà dell'italiano usata in una determinata area, che denota
sistematicamente, ai diversi livelli di analisi (sintassi, fonetica, lessico…), tratti distintivi
che la di erenziano sia dalle altre varietà regionali sia da italiano standard (usato solo a
livello scritto).
- in Italia lingua nazionale varia molto geogra camente per l’azione dei dialetti
- In Italia: assenza di una vera e propria varietà standard orale
- Regione (ling.)= spazio geogra co dove si sviluppano fenomeni comuni che non
corrisponde con quelle geogra che.
- Insieme di varietà uide perché non vincolate alla norma tradizionale/ non rigidamente
strutturate come lo standard
- Compare principalmente nel parlato (e meno) nello scritto Es. Cesare Pavese usava
principalmente tratti linguistici dell’ italiano regionale piemontese volontariamente (“La
Luna e i Falò”)
- Varietà intermedia tra ita standard (lingua comune) e dialetti (varietà locali)
- Storicamente, conseguenza del contatto tra lingua nazionale e dialetti.
VARIETA’ REGIONALI = diverse realizzazioni territoriali di una norma sovralocale,
in uenzate a vari livelli dal sottofondo dialettale.
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NB ogni varietà locale è allo stesso livello, hanno tutte anomalie
Il Neo-Italiano popolare
=la condizione sociolinguistica attuale (polo più basso della variazione diastratica)
corrispondente al ritorno dell’italiano popolare sottoforma di una nuova tipologia perché
le condizioni che ne hanno determinato la nascita non ci sono più.
• varietà scritta e parlata da persone mediamente colte, non più dialettofone
• Registro sub-standard
• Trascurato e inadeguato: non dipende da mancata educazione linguistica MA è il
risultato di una lingua dimenticata (seppur studiata a scuola)
• Usato da giovani e meno giovani
• Errori nella sintassi (organizzazione logica: no capacità di dare forma scritta a pensieri
per esigenza di comunicare rapidamente)
• Due ordini di fattori alla base del neo-italiano popolare:
1. Socio-culturali:
▪ perdita di prestigio della scuola.
▪ i nuovi modelli culturali di riferimento: dalla letteratura al web;
▪ scarsa attenzione alla parola a vantaggio di altri ricorsi comunicativi.
2. Linguistici:
▪ l’esigenza del parlare (e dello scrivere) bene;
▪ travisamento della gerarchia dei modelli linguistici;
▪ scarsa ri essione (meta)linguistica.
• Robert Ruëgg: laureando dell'università di Colonia, Germania, che per la sua tesi di
laurea creò un questionario con oggetti/concetti della vita quotidiana ("Che parola usi
per chiamare...in italiano?”) con 264 domande. Gira tutte le regioni d'Italia, compiendo
azione importante mai fatta da nessuno. Scoperta: usiamo quasi sempre parole diverse
con criterio geogra co MA solo 1 degli elementi presentati è uguale per tutti: il ca è
espresso/espresso (ca è corrisponde a quello della moka)
OSSERVAZIONI
• alcuni geosinonimi (quelli settentrionali) hanno più prestigio di altri a scapito di
forma toscana Es. formaggio (in orentino 'Cacio'), panetteria e panettiere (in or.
'forno' e 'fornaio');
• regionalismi e dialettismi maggiormente prodotti nell'ambito della gastronomia
(espressioni regionali di piatti o espressioni di piatti tipici) Es. Panettone (mil.),
grissino(piem., adattamento dailettale di 'grisin'), pizza bagna cauda e altri non di
cibo ma di cose tipiche di una regione: gondola
Criteri di classi cazione dei geosinonimi
1. Criterio del ‘rango’ o della forza espansiva (De Felice 1977):
A. geosinonimi di rango nazionale, che hanno un’area di di usione panitaliana.
B. geosinonimi di rango regionale, che, adattati ai paradigmi fonomorfologici dell’italiano, non
raggiungono una di usione nazionale:
- parole sovraregionali: stracco ‘stanco’, abbu arsi ‘mangiare smodatamente’,faticare ‘lavorare’;
- parole propriamente regionali: bagnetto ‘salsa’, brocco ‘scarso, incapace’, caciara‘frastuono’,
caruso ‘ragazzo’, conca ‘testa’, ecc.;
C. geosinonimi di rango dialettale, con estensione d’uso e di notorietà locali: piola ‘osteria’, ramazza
‘scopa’, babbiare ‘scherzare’, ecc.
2. Criterio del ra ronto con il toscano (Sobrero 1988: 733):
A. geosinonimi toscani forti, con buona capacità espansiva nel resto d’Italia;
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B. geosinonimi non toscani forti, concorrenziali rispetto ai tipi toscani corrispondenti (ad es. insipido,
insulso vs. tosc. sciocco ‘privo di sale’);
C. geosinonimi che coesistono alla pari, ognuno in un proprio àmbito geogra co (ad es. il tosc.
babbo e il sett. papà e il tosc. ciotola vs. it.sett. scodella vs. it.merid. tazza)
D. geosinonimi deboli, assorbiti dal tosc. (ad es., il ven. santolo, il merid. compare, il
sardo nonno, rispetto a padrino).
V iazione Diafasica
=Situazione comunicativa: insieme di circostanze (concrete ed astratte) in cui avviene un evento di
comunicazione linguistica [Berruto 1995].
Fattori che intervengono a costituire e de nire una situazione comunicativa (in grado di determinare o
in uenzare la maniera in cui la lingua vi trova impiego):
1. campo semantico ( eld) =attività svolta e l’argomento di cui si parla in una situa speci ca, nella quale
avviene la comunicazione e che determina delle scelte speci che
Es. attività medica, i medici devono comunicare tra loro con un linguaggio speci co; chiacchierare
al bar; lezione universitaria, richiedono tt l’utilizzo di una comunicazione che in uenza il nostro
modo di comunicare
2. tenore (tenor) = rapporto che si crea tra 2 o più interlocutori e i ruoli che svolgono in una situazione
comunicativa (tipi: colloquiale informale; professionale…; ruoli sociali: parità, superiorità…)
3. modo (mode) → diamesia =canale sico e ambientale della comunicazione
Es. situa comunicativa determina la scelta del mezzo di comunicazione: formale di solito scritta vs.
informale parlata
Varietà Diafasiche
Varietà di lingua determinate dai primi due fattori:
1. Lingue speciali e linguaggi settoriali:
- risultato del fattore campo
- dipendenti dall’argomento del discorso e dalla sfera di contenuti e attività o di riferimento
- Di erenze soprattutto nel lessico e nella semantica dei termini speciali (tecnicismi) alla lingua italiana
Es. lessico specialistico del linguaggio medico che utilizza parole monosemiche, proprie di
quell’ambito
- Ogni settore di attività e di esperienze con una sua su ciente caratterizzazione o specializzazione sociale
e culturale (medicina, politica, calcio, musica) caratterizzato da unità lessicali particolari (tecnicismi), che
codi cano in maniera precisa signi cati lessicali propri e tipici di quel campo
2. Registri:
- Variazione di registro stilistica, connessa con la categoria del tenore
- Genera diverse varietà dell'italiano dipendenti dall'interazione e dal ruolo reciproco assunto da parlante e
ricevente, determina la variazione di registro a seconda dell’interlocutore.
- Come si di erenziano più registri: Alto-formale vs. basso-colloquiale: produzione linguistica accurata e
sorvegliata vs. spontanea e non accurata
Registri alto-formali
• Alto grado di formalità
• Sovrapposizione con l’italiano scritto-scritto:
- strutture periodali complesse e ampie
- alta esplicitazione dell’articolazione sintattica
- ampia gamma di connettivi coordinanti e subordinanti
- minore velocità di articolazione nel parlato (nei registri alti si tende a parlare più lentamente - la
velocità non corrisponde a alto livello linguistico) MA parlare lentamente signi ca poter articolare i
suoni e la pronuncia e i nessi logici modo più preciso → “iperarticolazione”
• Il lessico
- impiego ricorrente di parole complesse (ovvero derivati, composti) e di uso non quotidiano
- uso di tecnicismi e forestierismi (soprattutto cultismi, parole straniere provenienti da lingue
classiche)
- lessemi e varianti morfologiche arcaizzanti (ove anziché dove, onde, giacché, rammentare,
palesare, debbo anziché devo, v’è anziché c’è, ecc.).
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• I segni gra ci:
- accento circon esso (principî)
- accento per di erenziare gli omogra (àncora, àmbito, pèsca o pésca, còlto o colto ecc.)
Registri basso-colloquiali
•
Alcuni tratti dei registri bassi = italiano parlato-parlato:
•
Minima esplicitazione sintattica
•
Gamma di variazione lessicale ridotta: parole di uso comune
•
Realizzazione fonetica parlata rapida (→ “iporarticolazione”) e trascurata
•
Tipico esempio: parlato giovanile
Esempio “macchina”: ha più sinonimi a seconda del registro →
Esempio “morire”: esistono più verbi → schiattare, perire, soccombere, mancare, passare a miglior vita,
tirare le cuoia, spegnersi, fare una brutta ne, andare al creatore, restarci, lasciarci le penne, andare al
creatore, cadere (in guerra), locuzioni come: perdere la vita, esalare l’ultimo respiro; eufemismi (parole che
alludono alla morte senza nominarla): mancare…
Usare più sinonimi (sfumature di registro) signi ca avere non solo competenza grammatica e lessicale ma
anche più grande competenza linguistica, fondamentali per creare un testo scorrevole
V ietà Gergali
Il gergo: definizioni, carattere, funzioni
Legato più strettamente all’asse della variazione diafasica ma non rientra nella classi cazione
Cos’è il gergo? = varietà di lingua (o dialetto) dotata di un lessico speci co utilizzato da particolari gruppi di
persone, in determinate situazioni, per non rendere trasparente la comunicazione agli estranei e sottolineare
l’appartenenza al gruppo.
• Codice segreto, con funzione criptica: criptolalia del gergo (condizione fondamentale)
↳esclusione dei diversi (chi non è parte del gruppo) ma allo stesso tempo permette di ra orzare i legami
all'interno di un gruppo, generando un senso di appartenenza
• varietà gergali esistono dall’antichità: gruppi sociali emarginati, ai lati della società, che per ragioni
diverse hanno elaborato un proprio sistema linguistico con funzione criptica (per non essere capito) Es.
gergo dei carcerati
• Lingua agisce da collante sociale nei gruppi sociali marginali: funzione di contrapposizione alla lingua
normale (antilingua)
• Origine etimologica del termine “gergo”: deriva da “gergone”, francesismo di “giargon”. Signi cava voci
incomprensibili, suono che non si comprende, canto degli uccelli
Altri gerghi
Gerghi “in senso lato”
G. teatrale (far asco, ...)
G. televisivo (bucare lo schermo, traino, ...)
G. giornalistico (bucare la notizia, essere sul pezzo, …)
G. sportivo (fare melina, andare in bambola, ...)
→ linguaggi settoriali, non parlati da molti
Gerghi transitori o varietà paragergali
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G. di caserma (cazziatone, cicchetto, nonno, fantasma, ecc.): non propriamente gergo pk non parlato da
categorie marginali
G. giovanile-studentesco → LG: è un codice con funzione sociale (condivisione di valori), non criptica
→condividono alcuni tratti coi gerghi ma non propriamente de nibili come tali:
• sono destinati a passare dopo un determinato periodo di tempo: la leva dura 1 anno, la scuola pure
• Lingue in uso in determinate fasce d’età; condizione di temporaneo allontanamento dalla vita “normale”
• Terminologia impropria perché non storici, ma indubbia comunanza.
Storia del gergo
Chi lo utilizza? Furbi, dritti, furfanti (da furfa, intelligenza usata per ottenere vantaggi, parola gergale)
ladri, ciarlatani, imbonitori, giocatori d’azzardo, girovaghi, vagabondi, cantastorie, accattoni,
mutilati, ecc. → Lingua dell’intero complesso dei gruppi sociali marginali
Dove? mercati, ere e la piazza
Usato per? Comunicare tra compari per non essere compresi, ingannare, derubare, sopravvivere, ecc.
Da quando esiste? Nato insieme alla lingua: prime attestazioni scritte:
- “Proverbia” (1152-1160ca.): “que dicuntur super naturam feminarum”, raccolta di proverbi misogini in
cui troviamo elementi gergali, donne associate con termini non trasparenti a cose negative
- Cecco Angiolieri (ante 1313ca.)
- La lettera di Luigi Pulci a Lorenzo il Magni co (1466), per organizzare orgia (pesci= ragazze)
- Cinquecento (XVIsec.): gergo bene cia di massima di usione in Europa (crisi=nuove categorie di poveri)
il pitocco e il picaro e la “picaresca” spagnola
in Italia: la poesia burlesca (Pulci) e la commedia (Ariosto, Ruzante).
- L’Ottocento e i repertori gergali
Oggi:
• Gergo meno parlato poiché nella società contemporanea c’è meno marginalità rispetto a un tempo &
maggiore controllo sugli individui
• Più di uso in città che nelle campagne, più al Nord che al Sud (più marginalità in queste aree)
• Ridotti i gerganti legati alla piazza:
- sopravvivono nelle attività illecite (ladri e malviventi);
- la criminalità organizzata e il linguaggio cifrato;
- il sottoproletariato.
• Ambienti di arduo accesso
Gergo e letteratura:
i romanzi di borgata di Pier Paolo Pasolini (es. abboccato, senza, caramba, cartina, sbarellare, sbolognare,
scaricare, sgarro, spinello, di brutto)
⚠ quando il signi cato di una parola gergale esce dal gruppo ed è quindi nota, la parola viene abbandonata
perché perde il suo valore criptico
Come fa il gergo ad essere segreto se deriva da una lingua nota?
“Il gergo utilizza la grammatica e la fonetica della lingua o del dialetto locale (“lingua ospite”), e vi innesta un
proprio lessico, largamente comune in tutta l’Italia e in parte anche comune agli altri gerghi europei” [Cohen
1919].
Meccanismi di modifica:
RILESSICALIZZAZIONE (=prendo una parola e la deformo dal pov fonomorfologico)
Deformazione mediante:
- su ssi: altrera ‘altra’, leggera ‘legge’, quaserno ‘qua’, di foralla ‘di fuori’, ecc.
- pre ssi: sbolognare ‘ri lare, vendere con l’inganno’
- troncamenti: pula, caramba, para, ero, ecc.
- inversioni sillabiche: antefo < fante ‘servo’, ecc. [> riocontra]
- inserzione di sillabe con f: esfetafa esfe defe lasfa quefe lesfe ti efenenfe…
- La parafonia: parole espresse con termini parafoni (dal suono simile)
Negazione espressa con termine parafono di no (es. isba, Nicolò ..
A ermazione // (es. sedici, siena, cortesia…)
Es. ‘marchese’ per ciclo femminile, mese
RISEMANTIZZAZIONE =prendo una parola dal dialetto e senza modi carla le do un nuovo signi cato, con
metafora, metonimia, sineddoche
Es. carcere → collegio; hasish → fumo; sigaretta → spinello; organo genitale femminile → Bernarda
…
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Le V ietà Giovanili
Che lingua è quella dei giovani ? Non è una vera e propria lingua, MA “linguaggio”o “stile comunicativo”
(=varietà che possiede certe caratteristiche e che non si usa sempre ma solo in certi contesti)
Chi sono i giovani ? Di cile da capire, recentemente vi è stato un allargamento della frontiera: prima lo
erano solo i teenager, adesso anche un 30enne può esserlo considerato. Dovuto a un retrocesso
allontanamento dalla famiglia
“linguaggio” o “linguaggi”? Meglio chiamarlo al plurale perché il gergo giovanile cambia in base alle regioni
e nel tempo
2. Parametro diatopico:
- Maggiore presenza al Nord (perché ci sono state realtà con più aggregazione nelle città Vs. Nelle
campagne anche nel Nord si usa dialetto)
- Conseguenza della perdita di dialettalità: LG nasce quando viene a meno il dialetto, per bisogno di
usare lingua più espressiva sfruttando la lingua già esistente modi candola per renderla più espressiva
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- Prestigio delle varietà settentrionali oggi e di alcuni movimenti
3. Parametro diastratico:
- varietà substandard (livello basso, sotto 0) per scelta deliberata: non dipende da livello di competenza
linguistica ma da esigenza di trovare codice particolare
4. Parametro diafasico:
- Non un vero e proprio linguaggio MA subentra solo quando il giovane lo ritiene opportuno
- Subentra nelle conversazioni
5. Parametro diamesico:
- Usato nell’oralità (Spontanea e poi trasmessa alla radio, canzone e tv)
- La scrittura ri essa e varietà giovanile iniziano a circolare nello scritto (letteratura: da seconda metà
degli anni 70 nasce per la prima volta un produzione narrativa giovanile - rivolta a loro, che usa loro
lingua, scritta dai giovani anche se dura poco- , riviste e prodotti culturali, volantini
- la scrittura spontanea e digitale: oggi il LG si manifesta soprattutto in questa forma che poi in uenza il
parlato
La letteratura giovanile
** comparsa in questi anni di nuova gura dello scrittore giovane, grazie alla lungimiranza di nuovi editori
che iniziano a puntare sulla nascita di modelli culturali per nuova fascia di lettori giovani ➔ promuovono la
nascita di scrittori esordienti (=autori e autrici giovani, che si rivolgono ai giovani e scrivono testi inerenti alla
condizione giovanile, esaminando la situa dall’interno ➔ funzione di rispecchiamento)
↳ Rispecchiamento avviene grazie all’uso della stessa lingua giovanile: prima i testi sui giovani c’erano ma
erano scritti in lingua letteraria
La ribalta della letteratura giovanile:
• narrativa di autori giovani, spesso esordienti;
• rivolta a un pubblico di giovani;
• caratterizzata da storie di giovani o sulla condizione giovanile in un preciso contesto storico-sociale.
La funzione di rispecchiamento:
• comune appartenenza generazionale;
• pubblico in grado di comprendere vicende e personaggi
• temi, stili e linguaggi vicini all’esperienza di vita di scrittore e lettori.
In conclusione
• Lg è importante per il linguaggio italiano per l’apporto lessicale di termini nuovi
• Quando il dialetto viene a meno, il linguaggio giovanile riempie la lacuna
• È l’unica varietà generazionale dell’italiano, anche se presenta numerose sottovarietà interne, che pero
rappresenta una categoria sociale
• È una lingua di gruppo, con scopo di identi carsi
• È lingua a colori, esuberante
• Può essere “antilingua” perché nasce dal ri uto di omologazione
• È una lingua per crescere: sia per gli a etti che per gli insulti
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