“Ninna nanna, nanna ninna, Ninna nanna, tu nun senti Fa la ninna, cocco bello,
er pupetto vò la zinna: li sospiri e li lamenti finchè dura sto macello:
dormi, dormi, cocco bello, de la gente che se scanna fa la ninna, chè domani
sennò chiamo Farfarello per un matto che commanna; rivedremo li sovrani
Farfarello e Gujermone che se scanna e che che se scambieno la stima
che se mette a pecorone, s'ammazza boni amichi come prima.
Gujermone e Ceccopeppe a vantaggio de la razza So cuggini e fra parenti
che se regge co le zeppe, o a vantaggio d'una fede nun se fanno comprimenti:
co le zeppe d'un impero per un Dio che nun se vede, torneranno più cordiali
mezzo giallo e mezzo nero. ma che serve da riparo li rapporti personali.
Ninna nanna, pija sonno ar Sovrano macellaro. E riuniti fra de loro
ché se dormi nun vedrai Chè quer covo d'assassini senza l'ombra d'un rimorso,
tante infamie e tanti guai che c'insanguina la terra ce faranno un ber discorso
che succedeno ner monno sa benone che la guerra su la Pace e sul Lavoro
fra le spade e li fucili è un gran giro de quatrini pe quer popolo cojone
de li popoli civili che prepara le risorse risparmiato dar cannone!”
pe li ladri de le Borse.
(Trilussa)
Carlo Alberto Salustri, in arte Trilussa, spiccò come voce pacifista nel contesto della Prima Guerra Mondiale,
che divise culturalmente l’Italia: da una parte chi premeva per l’entrata in guerra, dall’altra chi credeva
fosse più giusto mantenere una posizione neutrale. Nel 1914, nel periodo in cui il poeta romano era
arrivato all’apice della sua fama, apprezzato ormai tanto dal popolo quanto dalla borghesia e
dall’aristocrazia della capitale e perciò temuto dai politici e benvoluto dagli intellettuali, pubblicò una poco
nota ma durissima testimonianza “La ninna nanna de la guerra”, una canzone pacifista che arrivò ad essere
cantata in trincea. Secondo il suo stile arguto, ironico e schietto, la poesia affronta il tema della guerra in
maniera originale: la critica alle irrazionali atrocità, ingiustizie e orrori è nascosta dietro una ninna nanna. La
sfrontatezza del poeta emerge attraverso l’uso sapiente di immagini potenti e suggestive che creano
sensazioni contrastanti nel lettore: se da un lato Trilussa, attraverso l’uso dell’ironia, rende leggero il suo
componimento, tanto da far sì che sia comprensibile persino da un bambino; dall’altro, attraverso un crudo
realismo, attua una critica feroce al concetto stesso di guerra e alla società che a quel concetto si affida.
Infatti Trilussa mira a colpire non solo chi la guerra decide di combatterla e la dichiara, ma anche il popolo
che da questi si lascia abbindolare; la gente comune, al contrario, dovrebbe comprendere che questa è un
mezzo sbagliato, che porta solo a sofferenza e distruzione e impedisce ai bambini, a cui questa poesia è
dedicata, di dormire serenamente. Trilussa scrive questa ninna nanna proprio nella speranza di porre fine a
queste crudeltà e donare ai bambini il sonno che si meritano.
Rileggendo, a distanza di tanti decenni, questi versi, è impossibile non notare quanto l’analisi di Trilussa
fosse accurata e quanto, purtroppo, sia ancora attuale. Possono cambiare le motivazioni, gli scenari, i
protagonisti, il modo in cui questi avvenimenti vengono recepiti, ma la sostanza rimane la stessa. Non
esistono giustificazioni per la guerra, e qualsiasi di queste venga tirata in ballo non può essere considerata
accettabile.
Chiara Trentin, Irene Zito e Greta Luciani IVAC