KANT: LA FASE PRECRITICA È LA CRITICA DELLA RAGION PURA
1.IL PERCORSO INTELLETUALE DI IMMANUEL KANT
⇨Le prime opere di Kant riflettono il dibattito filosofico e scientifico del suo tempo. Dopo gli studi a
Königsberg, influenzati dal pietismo e dal razionalismo di Wolff, si interessò alla fisica di Newton.
Nel 1747 scrisse Pensieri sulla vera valutazione delle forze vive, partecipando alla disputa tra la fisica
cartesiana e leibniziana. Nel 1755, ottenuto il dottorato, divenne libero docente e pubblicò la Storia
universale della natura e teoria del cielo, dimostrando un forte interesse per la fisica e le scienze
naturali.
⇨La lettura di Hume negli anni ’60 segnò una svolta nel suo pensiero, portandolo a criticare la
metafisica tradizionale e a riflettere sui limiti della conoscenza. Opere come L’unico argomento
possibile per una dimostrazione dell’esistenza di Dio (1763) e Sogni di un visionario (1766)
evidenziano questa trasformazione.
⇨Nel 1781 pubblicò la Critica della ragion pura, inizialmente accolta con molte riserve. Per chiarire il
suo pensiero, scrisse i Prolegomeni (1783) e pubblicò una seconda edizione della Critica nel 1787.
⇨Negli anni successivi Kant produsse le sue opere principali: Fondazione della metafisica dei costumi
(1785), Critica della ragion pratica (1788) e Critica del Giudizio (1790). Approfondì anche temi
religiosi e politici in La religione entro i limiti della semplice ragione (1794) e Per la pace perpetua
(1795). Morì nel 1804, turbato dalle interpretazioni idealiste date alle sue teorie dai suoi discepoli.
2.GLI SCRITTI PRECRITICI
⇨Nel primo periodo della sua ricerca, Kant si interessa principalmente di fisica e astronomia. Durante
la fase precritica, egli abbraccia la prospettiva leibniziana, sostenendo che il movimento deriva da una
forza viva insita nelle cose, opponendosi così alla visione meccanicistica cartesiana. Questo approccio
emerge già nel suo primo scritto, Pensieri sulla vera valutazione delle forze vive.
⇨In campo astronomico, nella Storia universale della natura e teoria del cielo, Kant formula l’ipotesi
secondo cui l’universo si sarebbe evoluto da una nebulosa primordiale in rotazione, anticipando la
teoria proposta successivamente da Laplace, nota come “ipotesi Kant-Laplace”.
⇨Successivamente, Kant inizia a criticare la logica formale e la metafisica. In opere come La falsa
sottigliezza delle quattro figure sillogistiche (1762) e Tentativo per introdurre nella filosofia il
concetto di quantità negative (1763), contesta la logica aristotelico-scolastica, ritenendola astratta e
incapace di produrre nuova conoscenza. Egli contrappone a essa il valore dell’esperienza e delle
scienze sperimentali.
⇨Nel 1763, con L’unico argomento possibile per una dimostrazione dell’esistenza di Dio, Kant attacca
la metafisica tradizionale, sostenendo che l’esistenza non è un predicato e confutando le prove
classiche dell’esistenza di Dio. Questo tema sarà poi approfondito nella Critica della ragion pura,
segnando il passaggio alla sua fase critica.
⇨Kant propone una nuova concezione della metafisica, non più come disciplina tradizionale ma come
scienza dei limiti dell’intelletto umano. Nella Ricerca sull’evidenza dei principi della teologia
naturale e della morale, sostiene che la metafisica deve seguire il metodo di Newton, basandosi
sull’esperienza per confermare i propri principi. In Sogni di un visionario, critica la metafisica
tradizionale paragonandola a sogni privi di contatto con la realtà, pur riconoscendone il fascino nel
tentativo di comprendere Dio, la natura e l’uomo.
⇨Questa svolta si concretizza nella Dissertazione del 1770, in cui Kant distingue tra fenomeno e
noumeno. Il fenomeno è la realtà così come appare ai sensi, organizzata dai principi formali di spazio
e tempo. Il noumeno, invece, è la “cosa in sé”, conosciuta attraverso i principi puri dell’intelletto,
indipendenti dall’esperienza.
⇨In questa fase, Kant concepisce la metafisica come scienza dell’a priori, che stabilisce le condizioni
universali della conoscenza. Tuttavia, lascia aperta la questione del rapporto tra fenomeno e noumeno,
che sarà affrontata nella Critica della ragion pura.
3.IL PROBLEMA ALL’ORIGINE DELLA CRITICA DELLA RAGION PURA
⇨Alla base della Critica della ragion pura vi è il problema della metafisica: la ragione umana non
può fare a meno di porsi domande su Dio, l’anima e il mondo, ma non è in grado di rispondere con
certezza perché tali questioni superano i suoi limiti.
Kant, influenzato da Hume, non si concentra sul contenuto di questi concetti, ma sul processo
attraverso cui la mente li genera, cercando di stabilire se abbiano un fondamento razionale.
⇨La metafisica, secondo Kant, è stata storicamente terreno di scontro tra dogmatici (razionalisti), che
accettano verità innate, e scettici (empiristi), che mettono tutto in dubbio senza trovare basi solide.
Questo conflitto l’ha resa una disciplina instabile e priva di fondamento.
⇨Per risolvere il problema, la ragione deve giudicare se stessa, distinguendo tra conoscenze legittime
e illegittime.
La Critica della ragion pura si configura così come un “tribunale della ragione”, che indaga le proprie
capacità e limiti secondo principi universali. Con questa operazione, Kant difende la metafisica dallo
scetticismo radicale, verificando se le sue pretese di conoscenza siano fondate.
4.L’INDAGINE TRASCENDENTALE E LA RIVOLUZIONE COPERNICANA
⇨Kant utilizza il termine trascendentale per indicare la sua indagine sulle condizioni di possibilità
della conoscenza, cioè su ciò che permette alla ragione umana di conoscere a priori,
indipendentemente dall'esperienza.
La Critica della ragion pura non si interessa dell'esistenza del mondo esterno, ma delle strutture
fondamentali del conoscere, come le categorie e i principi universali della ragione.
⇨Kant si interroga anche su cosa renda una disciplina scientifica.
Egli riconosce che la logica, la matematica e la fisica hanno raggiunto uno statuto scientifico perché
basate su principi universali della ragione, e non solo sull'esperienza.
In questo contesto, Kant realizza la sua "rivoluzione copernicana": non è la realtà a determinare le
leggi della conoscenza, ma è la ragione a imporre le sue leggi al mondo.
⇨Questa scoperta evidenzia il problema della metafisica: essa non può raggiungere lo stesso rigore
delle scienze, poiché il suo oggetto (Dio, anima, mondo) è inconoscibile.
Tuttavia, Kant non segue lo scetticismo di Hume: ritiene che la metafisica possa essere riformulata su
basi più solide, abbandonando le strade errate percorse fino ad allora.
⇨Kant propone una rivoluzione copernicana nella conoscenza, affermando che non sono gli oggetti a
determinare la nostra conoscenza, ma è la mente umana a imporre le sue strutture agli oggetti. Questo
approccio si concentra sulle condizioni a priori della conoscenza, ossia le forme e le leggi della
ragione che organizzano l'esperienza sensibile.
⇨La metafisica ha fallito nel diventare una scienza perché pretende di conoscere la cosa in sé
(noumeno), che è al di là dell'esperienza umana.
⇨Kant conclude che, sebbene la ragione non possa conoscere il noumeno, può comunque pensarci. La
metafisica può quindi avere un ruolo legittimo, non come scienza della realtà ultima, ma come
riflessione sui limiti della conoscenza e come fondamento dell'etica.
5.GIUDIZI ANALITICI, SINTETICI E SINTETICI A PRIORI
⇨Kant ritiene come gli empiristi che la conoscenza abbia inizio con l’esperienza ma afferma anche che
esiste una forma di conoscenza a priori, indipendente e distinta dall’esperienza: per lui infatti anche
la conoscenza a posteriori deve basarsi su forme a priori che preesistono all’esperienza e si
attivano con essa
La distinzione tra conoscenza a priori e a posteriori è sviluppata da Kant in relazione ai vari tipi di
giudizio possibile
Kant distingue tre tipi di giudizi:
● Giudizi analitici a priori: il predicato è già contenuto nel soggetto e non aggiunge nuove
informazioni (es. "i corpi sono estesi"). Sono universali e necessari ma non estensivi.
● Giudizi sintetici a posteriori: basati sull’esperienza, aggiungono conoscenza ma non sono
universali né necessari (es. "i corpi sono pesanti").
● Giudizi sintetici a priori: fondamentali per la scienza, uniscono universalità e necessità con
un contenuto nuovo (es. "tutto ciò che accade ha una causa"). Questi giudizi non derivano
dall’esperienza, ma la rendono possibile fornendo principi che strutturano la conoscenza.
⇨Kant sostiene che la matematica e la fisica siano scienze perché basate su giudizi sintetici a priori,
ovvero proposizioni che sono universali e necessarie ma al tempo stesso estensive.
-Matematica: Un'operazione come 7 + 5 = 12 è sintetica a priori, perché il concetto di 12 non è
contenuto nei termini dell'operazione ma deriva da un'intuizione sensibile. Lo stesso vale per la
geometria ("la retta è la distanza più breve tra due punti").
-Fisica: Anche le leggi scientifiche, come "la quantità di materia resta invariata", si basano su
principi sintetici a priori che non derivano solo dall’esperienza ma sono imposti dalla ragione.
⇨Kant si chiede cosa renda possibili questi giudizi sintetici a priori. Questa ricerca è il fulcro della sua
Critica della ragion pura, dove cerca di definire i presupposti della conoscenza e il ruolo della
metafisica.
Si pone quattro domande fondamentali:
1. Com’è possibile la matematica pura?
2. Com’è possibile la fisica pura?
3. Com’è possibile la metafisica come disposizione naturale?
4. Com’è possibile la metafisica come scienza?
⇨Dopo aver posto gli obiettivi, Kant descrive la struttura della Critica della Ragion Pura
L’opera è divisa in:
● Dottrina degli elementi (principale), che studia le forme a priori della conoscenza:
○ Estetica trascendentale: analizza spazio e tempo come forme a priori della
sensibilità.
○ Logica trascendentale, suddivisa in:
■ Analitica trascendentale: studia le categorie dell’intelletto (es. causa,
sostanza).
■ Dialettica trascendentale: esamina le idee metafisiche (Dio, anima, mondo).
● Dottrina del metodo, che tratta le strategie per applicare la conoscenza pura.
6.L’ESTETICA TRASCENDENTALE
⇨L'Estetica Trascendentale studia la conoscenza sensibile e le condizioni soggettive che la rendono
possibile, ovvero le forme a priori della sensibilità: spazio e tempo.
Secondo Kant, ciò che conosciamo è un fenomeno, ovvero la manifestazione sensibile della realtà,
percepita attraverso l'intuizione passiva della sensibilità.
⇨Inizia la trattazione nell’esposizione metafisica dove lo spazio e il tempo sono considerate forme
pure dell’intuizione.
Lo spazio è la forma a priori del senso esterno, permette di organizzare i fenomeni del mondo fisico.
Il tempo è la forma a priori del senso interno, regola le percezioni mentali e le attività della
coscienza, ma anche le sensazioni relative agli oggetti esterni.
Kant sostiene che spazio e tempo non siano realtà oggettive, ma modi con cui il soggetto ordina i
dati sensibili. Essi non esistono indipendentemente dal soggetto, ma sono condizioni innate che
strutturano la nostra esperienza
⇨Nell’ esposizione trascendentale si occupa del modo in cui le forme a priori operano.
Spazio e tempo sono comuni a tutti gli esseri umani, quindi garantiscono l'universalità della
conoscenza sensibile. Tuttavia, sono limiti della percezione umana, poiché altri esseri (come Dio)
potrebbero percepire la realtà senza queste forme.
⇨La matematica si fonda su spazio e tempo:
La geometria si basa sulla forma a priori dello spazio.
L’aritmetica dipende dalla forma a priori del tempo (successione numerica).
Per questo, la matematica è una scienza universale e necessaria, fondata su giudizi sintetici a priori.
Kant attribuisce un primato all’aritmetica rispetto alla geometria, poiché possiamo concepire il
numero tre senza un triangolo, ma non viceversa.
7.LA STRUTTURA DELLA LOGICA TRASCENDENTALE
⇨La conoscenza non si limita all’intuizione sensibile, che fornisce dati caotici, ma necessita
dell’intelletto, che li organizza attraverso concetti o categorie.
Queste permettono di formulare giudizi e dare un ordine ai fenomeni.
Tuttavia, senza dati sensibili, l’intelletto sarebbe vuoto, mentre senza l’intelletto, i dati sarebbero
disordinati.
⇨Kant analizza l’intelletto in modo trascendentale, ovvero indipendentemente dai contenuti empirici,
per comprendere le condizioni che rendono possibile la conoscenza.
A differenza della logica aristotelica, che studia le relazioni tra termini, la Logica Trascendentale
indaga le leggi del pensiero puro, ossia le funzioni dell’intelletto.
⇨La Logica Trascendentale si divide in due parti:
1. Analitica Trascendentale
○ Studia le categorie, ossia i concetti puri dell’intelletto (come sostanza, causa,
necessità).
○ Analizza i giudizi sintetici a priori, che garantiscono la validità universale della
fisica come scienza.
2. Dialettica Trascendentale
○ Esamina le idee metafisiche (anima, mondo e Dio).
○ Critica gli errori della ragione, dimostrando che la metafisica non può essere
considerata una scienza come la matematica o la fisica.
Le categorie, se applicate all’esperienza, permettono la conoscenza scientifica. Tuttavia, quando
vengono usate senza riferimento ai dati sensibili (come avviene nella metafisica), la ragione rischia di
generare illusioni e credenze ingiustificate.
8.L’ANALITICA DEI CONCETTI: LE CATEGORIE DELL'INTELLETTO
⇨L’intelletto unifica le intuizioni sensibili attraverso concetti puri, chiamati categorie, che permettono
di formulare giudizi.
Queste strutture mentali non derivano dall’esperienza ma la organizzano, fornendo ordine ai
fenomeni. Secondo Kant, non vediamo la realtà "così com'è", ma attraverso una griglia concettuale
che la rende comprensibile.
⇨Kant identifica dodici categorie, suddivise in quattro gruppi basati sulle modalità di giudizio:
● Quantità: unità, pluralità, totalità
● Qualità: realtà, negazione, limitazione
● Relazione: inerenza, causalità, reciprocità
● Modalità: possibilità, esistenza, necessità
Le prime due (quantità e qualità) sono matematiche, perché riguardano gli oggetti dell’intuizione,
mentre le altre due (relazione e modalità) sono dinamiche, poiché regolano i rapporti tra gli oggetti
⇨Le categorie, come esistenza, sostanza e causalità, non appartengono agli oggetti stessi ma al modo
in cui li pensiamo. Kant non indaga sulla natura degli oggetti, ma su come la nostra mente
organizza la conoscenza. La domanda centrale non è "cosa conosciamo?" ma "come conosciamo?".
⇨Un esempio chiarisce il concetto:
-Vediamo il Sole e un sasso caldo e formuliamo il giudizio "il Sole scalda il sasso".
-Tuttavia, l’esperienza da sola non ci dice che esiste una relazione causale tra Sole e sasso.
-È la nostra mente, tramite la categoria di causa, a interpretare questa relazione.
⇨La conoscenza non si adatta al mondo, ma è il mondo a essere organizzato secondo le strutture
della nostra mente.
Le categorie non derivano dall’esperienza, ma la rendono possibile, dando ordine ai dati sensibili.
9.LA DEDUZIONE TRASCENDENTALE E L’IO PENSO
⇨Kant deve dimostrare che le categorie hanno valore oggettivo, ovvero che la loro applicazione ai
fenomeni è legittima.
A questo scopo, introduce la deduzione trascendentale, che spiega come i concetti a priori
dell’intelletto possano riferirsi agli oggetti.
Il termine dedurre, nel linguaggio giuridico dell’epoca, significava giustificare un diritto: Kant,
quindi, cerca di legittimare l’uso delle categorie nella conoscenza.
La deduzione trascendentale si distingue da quella empirica, che invece spiega come i concetti
vengano acquisiti dall’esperienza.
⇨Per Kant, non basta dimostrare che le categorie esistono: occorre trovare un principio unitario che
garantisca la coerenza della conoscenza.
Questo principio è l’Io Penso, ovvero la consapevolezza dell’unità della nostra esperienza.
L’Io Penso è una condizione necessaria della conoscenza: non esiste alcun oggetto senza un soggetto
che lo pensa.
Esso precede ogni rappresentazione e permette di organizzare i dati sensibili secondo le categorie.
⇨Kant definisce l’Io Penso come "appercezione trascendentale", cioè un atto di autocoscienza che
unifica le rappresentazioni.
A differenza di Leibniz, che vedeva l’Io come una monade, Kant lo considera un’attività e non una
sostanza: non è un "oggetto" della conoscenza, ma il principio che la rende possibile.
⇨Infine, Kant deve risolvere un problema: come l’intelletto, con le sue categorie, si collega ai
fenomeni, che sono di natura diversa.
Per farlo, deve individuare un medium che funzioni come collegamento tra il pensiero e l’esperienza.
10. L’ANALITICA DEI PRINCIPI E LO SCHEMATISMO TRASCENDENTALE
⇨Nell’Analitica dei principi, Kant spiega come i concetti puri dell’intelletto (categorie) si applichino
ai fenomeni.
Il collegamento tra categorie e fenomeni avviene grazie al tempo, che è la più importante delle
intuizioni pure.
Il tempo organizza le operazioni della mente e, indirettamente, quelle dello spazio, permettendo così
l’unificazione dell’esperienza.
Le categorie, quando vengono applicate nel tempo, diventano schemi. Kant distingue tra:
-Schemi empirici: immagini semplificate della realtà (es. un cane, una casa).
-Schemi trascendentali: strutture astratte che derivano dall’immaginazione produttiva, una facoltà
intermedia tra sensibilità e intelletto che organizza l’esperienza indipendentemente dall’esperienza
sensibile.
⇨Diversamente da Berkeley e Hume, che ritenevano di possedere solo idee individuali, Kant sostiene
che abbiamo strutture generali per l’elaborazione di concetti empirici.
Ad esempio, il concetto di "triangolo in generale" non può essere rappresentato con un’immagine
precisa (ogni triangolo immaginabile sarà sempre un caso particolare, come un isoscele o uno
scaleno).
Tuttavia, possiamo pensare il concetto di triangolo grazie a uno schema trascendentale, che funge da
struttura di base per ogni triangolo possibile.
Kant paragona gli schemi a monogrammi, ovvero stilizzazioni generali di un concetto.
Per ogni categoria esiste uno schema specifico legato al tempo:
● Quantità → Numero
● Qualità → Grado
● Sostanza → Permanenza nel tempo
● Causalità → Successione temporale secondo una regola
● Realtà → Esistenza in un determinato tempo
● Necessità → Esistenza in ogni tempo
⇨Secondo Kant, gli schemi si applicano all’esperienza attraverso principi trascendentali, che sono
innati e corrispondono grosso modo alle leggi della fisica newtoniana. I principali principi sono:
1. Assiomi dell’intuizione: Applicati agli schemi delle categorie di quantità, affermano che tutte
le intuizioni sono quantità estensive, cioè ciò che percepiamo ha un’estensione (questo
principio giustifica l’utilizzo della geometria nelle scienze).
2. Anticipazioni della percezione: Applicati agli schemi delle categorie di qualità, affermano che
ogni fenomeno ha una quantità intensiva, cioè un grado di intensità (come il calore percepito
più o meno forte).
3. Analoghe dell’esperienza: Applicati agli schemi delle categorie di relazione, affermano che
l’esperienza è possibile solo se vi è una connessione necessaria tra le percezioni, come la
relazione di causa ed effetto che regola il cambiamento nei fenomeni.
4. Postulati del pensiero empirico generale: Applicati agli schemi delle categorie di modalità,
stabiliscono se un oggetto è possibile, reale o necessario, completando il processo
conoscitivo.
⇨La progressiva applicazione degli schemi tramite questi principi "costruisce" la nostra realtà. Per
esempio, consideriamo il fenomeno del sole che scalda un sasso:
● Assiomi dell’intuizione: Applicando lo schema del numero, associamo l’idea di singolarità al
sole e al sasso (uno sole, un sasso).
● Anticipazioni della percezione: Applicando lo schema del grado, percepiamo la realtà
(l’esistenza) del sole e del sasso in termini di intensità (calore).
● Analoghe dell’esperienza: Riconosciamo il sole e il sasso come sostanze e li mettiamo in una
relazione causale.
● Postulati del pensiero empirico generale: Affermiamo che il fenomeno del sole che scalda il
sasso è reale e in corso.
Così, la nostra mente "costruisce" il mondo applicando strutture e funzioni trascendentali
all’esperienza.
11. LA DIALETTICA TRASCENDENTALE
⇨La Dialettica trascendentale di Kant esplora come la ragione umana, pur essendo naturalmente
orientata a oltrepassare i limiti dell'esperienza, incorra in errori quando si avventura oltre il dominio
dei fenomeni sensibili, giungendo a conoscere l'illusorio noumeno. Kant paragona questa ricerca a una
navigazione in un mare tempestoso: l'intelletto è spinto dalla sua natura a esplorare ciò che va oltre i
fenomeni, ma ciò porta a conoscenze che non sono legittime.
⇨Il noumeno, che si riferisce a ciò che trascende il mondo sensibile, può essere solo pensato, ma non
conosciuto empiricamente. La Dialettica trascendentale studia queste illusorie "apparenze
trascendentali", cioè idee come Dio, l'anima e il cosmo, che nascono dall'abuso delle categorie e dalla
naturale tendenza della ragione a spingersi oltre i propri limiti. Queste idee derivano da sillogismi,
che, sebbene logicamente corretti, portano a concetti assoluti che non trovano conferma nella realtà
empirica.
⇨Le tre idee principali della metafisica classica (anima, mondo, Dio) sono il risultato di un
ragionamento che Kant analizza attraverso i tre tipi di sillogismi: categorico, ipotetico e disgiuntivo.
Ogni idea corrisponde a una disciplina: la psicologia razionale per l'anima, la cosmologia razionale
per il mondo, e la teologia razionale per Dio. Kant sottolinea che queste discipline, pur essendo
derivanti da sillogismi logici, cadono in errori, poiché la loro validità è al di fuori della portata
dell'intelletto umano.