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Il documento esplora la fede pasquale come esperienza di missione, sottolineando l'importanza dell'incontro con il Risorto e la missione di far partecipare tutti alla vita trinitaria. La Pasqua è presentata come un evento che unisce l'unità e la sequenza temporale, evidenziando la relazione tra il Risorto e i credenti. Infine, si invita i cristiani a collaborare nella costruzione di una civiltà più umana, continuando a scrivere una 'cristologia vivente' attraverso la testimonianza quotidiana.

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Il documento esplora la fede pasquale come esperienza di missione, sottolineando l'importanza dell'incontro con il Risorto e la missione di far partecipare tutti alla vita trinitaria. La Pasqua è presentata come un evento che unisce l'unità e la sequenza temporale, evidenziando la relazione tra il Risorto e i credenti. Infine, si invita i cristiani a collaborare nella costruzione di una civiltà più umana, continuando a scrivere una 'cristologia vivente' attraverso la testimonianza quotidiana.

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Scrivere una cristologia vivente nello Spirito del Risorto

La fede pasquale è esperienza di missione. È quanto esprime il mandato finale nel Vangelo di Matteo: « Mi
è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e fate discepole tutte le nazioni, battezzandole nel
nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,18-20). La missione è l’incontro con
il Risorto, la cui signoria riconcilia il cielo e la terra.

Da qui scaturisce la missione di fare di popoli diversi la Chiesa universale e da qui proviene il mandato di
far partecipare tutti alla vita trinitaria mediante il Battesimo. Tutto ciò avviene perché il Signore è con noi
tutti i giorni. Non c’è prima la fede pasquale e poi il mandato missionario, non c’è prima la comunione
e poi la missione: la comunione e la missione della Chiesa sono i due nomi di uno stesso incontro, che
custodisce il volto paterno di Dio e la vita fraterna e solidale dell’uomo.

Il Nuovo Testamento ci presenta due dimensioni complementari dell’evento della Pasqua:


• la prima ne sottolinea l’unità, collocando nello stesso giorno risurrezione di Cristo, apparizioni ai
discepoli e dono dello Spirito (cfr. Lc 24; Gv 20; Fil 2; Eb 8-9);
• la seconda sviluppa questa sequenza secondo lo schema dei quaranta giorni, nella scansione di un
tempo fondatore, che termina con l’Ascensione, e del suo sviluppo nel dono dello Spirito a
Pentecoste (cfr. At 1; Rm 8; 1 Cor 15, 1-11).
Le due dimensioni dell’evento pasquale esprimono la ricchezza dell’incontro con il Risorto: da un lato, gli
uomini possono accostarsi al Signore riconoscendolo come il Vivente e riconoscendosi come nuova creatura
in lui, a qualsiasi popolo appartengano e ovunque siano nati; dall’altro, il Risorto irradia la sua singolarità
nel tempo e nel mondo, nella successione dei giorni e nell’ampiezza dello spazio, perché mediante il suo
Spirito creatore egli raggiunge gli uomini e la creazione tutta. La singolarità e l’universalità sono i due tratti
distintivi della Pasqua e illustrano il movimento della testimonianza cristiana.

L’incontro con il Risorto, infine, è esperienza di relazione. La missionarietà della Chiesa non ha lo scopo
di dire «altro» o di andare «oltre » Gesù Cristo, ma di condurre gli uomini a lui. Il modo è uno solo: una
relazione « spirituale », capace di trasformare la vita personale e sociale. Il mistero della Chiesa, il senso dei
suoi gesti e delle sue iniziative, la forza della sua testimonianza hanno il compito di introdurre gli uomini
alla relazione viva con il Risorto.

La Chiesa e evento dello Spirito, ambiente spirituale dove avviene l’incontro con Gesù Risorto. Lo Spirito
della vita è lo Spirito che guida a Gesù, la verità integrale: « Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà
alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose
future» (Gv 16,13). Non parla da sé, perché è Spirito della relazione, è il legame tra il Padre e il Figlio, è
l’osculum caritatis, il “bacio santo”. Per questo la Chiesa è il segno reale del Vangelo accolto, è la comunità
generata dalla Pasqua di Gesù nello Spirito, sorgente di speranza e di creatività per la vita del mondo.
<p. 16-19>

Oggi siamo invitati a riconoscere che questo nostro tempo ha una grande nostalgia di speranza, anche per
i rischi insiti nelle rapide trasformazioni culturali, in particolare per la deriva individualistica, per la
negazione della capacità di verità da parte della ragione, per l’offuscamento del senso morale. Ogni cristiano
è chiamato a collaborare con gli uomini e le donne di oggi nella ricerca e nella costruzione di una civiltà più
umana e di un futuro buono. Questo comporta il dedicarsi ai frammenti positivi di vita, custodendo però la
tensione verso la speranza escatologica che non può mai essere del tutto esaudita. . . I discepoli sono
chiamati a continuare il racconto della speranza, a scrivere una per una le opere della fede che formano una
sorta di cristologia vivente. Le situazioni nelle quali si esprime la testimonianza possono così diventare una
“storia del Vivente” e un invito a svolgere oggi quella “cristologia dinamica” formata dall’esperienza dello
Spirito, attraversata dalla promessa del Risorto: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del
mondo” (Mt 28,20). <p. 41-43>

Conferenza Episcopale Italiana, Comitato preparatorio del IV Convegno Ecclesiale Nazionale (ed.),
Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo, Milano: Paoline 2005.

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