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Pissarello, Il Paese Scomparso - La Provincia Pav

Pissarello era un piccolo borgo fluviale scomparso nel Ticino, con una storia che risale al 1500, ma che è stato inghiottito dalle acque e dimenticato dopo il 1861. Le cause della sua scomparsa sono attribuite all'erosione del fiume e alla ritirata delle truppe austriache, ma rimangono incertezze sulla sorte dei suoi abitanti. Oggi, la memoria di Pissarello è mantenuta viva da storici locali e da pochi segni rimasti nel territorio.

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Pissarello, Il Paese Scomparso - La Provincia Pav

Pissarello era un piccolo borgo fluviale scomparso nel Ticino, con una storia che risale al 1500, ma che è stato inghiottito dalle acque e dimenticato dopo il 1861. Le cause della sua scomparsa sono attribuite all'erosione del fiume e alla ritirata delle truppe austriache, ma rimangono incertezze sulla sorte dei suoi abitanti. Oggi, la memoria di Pissarello è mantenuta viva da storici locali e da pochi segni rimasti nel territorio.

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Pissarello, il paese
scomparso
Il Ticino inghiottì il piccolo
porto fluviale alle porte di
Bereguardo. O forse sono stati
gli Austriaci?
MARIA GRAZIA PICCALUGA

19 Marzo 2018 alle 10:32 3 minuti di lettura

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B
EREGUARDO. Una manciata di
case, un'osteria e una chiesetta
dove già nel 1500 gli abitanti
pregavano davanti all'affresco della
Madonna degli annegati. Questo era
Pissarello, un piccolo porto Huviale, poco
meno di 300 anime, appollaiato sulla
sponda sinistra del Ticino, a pochi passi
dalla località Moriano di Bereguardo. Un
paese di cui dopo il 1861 non è rimasta
traccia, dimenticato anche dagli abitanti
della zona se non fosse per una via che il
Comune di Bereguardo, in anni recenti, gli
ha dedicato nella frazione di Vigna del
Pero. E di cui pochi, però, conoscono la
provenienza.

Il paese scomparso. Inghiottito dal


Rume, quasi certamente. Distrutto dalle
truppe austriache in ritirata dopo la
pesante sconRtta inHitta dall'esercito
franco-piemontese nel 1859, secondo una
suggestione che tuttavia non ha riscontri
documentari. Poco o nulla è rimasto nelle
carte antiche di questo piccolo borgo che
sul Rnire dell'Ottocento era addirittura
comune autonomo, con un sindaco, una
giunta e un consiglio. Che sorte hanno
seguìto i suoi abitanti che, al censimento
per la costituzione del Regno d'Italia nel
1861 risultavano essere 280? Si sono tutti
salvati, trasferendosi per tempo altrove
prima che il Rume inghiottisse le loro case,
o ci fu qualche vittima?

Un borgo sulla via del sale. Oggi


all'altezza del bivio per Vigna del Pero,
sulla statale 35 a Bereguardo, una strada
secondaria porta a un sentiero sterrato
che degrada tra i campi. Un cippo miliare
in pietra (sparito) indicava il cammino. Da
lì si scende al Rume dove, ancora un
secolo e mezzo, fa sorgeva il paese. Un
luogo che oggi è possibile solo
immaginare. Pissarello, ovvero
"passerella", un guado sul Rume. Con le
case modeste di pescatori e contadini
sparpagliate sulla riva e un piccolo
approdo di legno per le barche che
trasportavano carichi di prezioso sale
dall'Adriatico, facendo tappa nei numerosi
approdi lungo il Po e il Ticino. Porta Salara,
a Pavia, ricorda anche nel nome l'attività
che per secoli Rorì nei paesi rivieraschi
della provincia. Poco più a sud, in località il
Rotto, c'erano ancora due o tre case, pure
scomparse.

La via dei morti. Pissarello un tempo era


collegato a Trivolzio da una strada che
oggi non esiste più, cancellata da
necessarie riorganizzazioni agricole
avvenute nel corso dei decenni. I vecchi
abitanti però la ricordano come "la via dei
morti", perché collegava il piccolo paese
direttamente al cimitero di Trivolzio dove
riposavano i defunti di Pissarello.

Lo storico e le vecchie lanterne. «Mio


nonno Alfredo, che batteva il Rume palmo
a palmo con il suo barcè aveva trovato
spesso nelle lanche qui vicino vecchie
suppellettili, lanterne, oggetti che
riteniamo siano appartenuti agli abitanti di
Pissarello» racconta Simone Tornielli
Tornielli,
insegnante alle scuole medie di
Bereguardo e cultore appassionato di
storia locale. La sua famiglia abita queste
terre sin dal 1700.«Siamo radicati da tre
secoli qui vicino, a Boffalora, che sui
documenti antichi è chiamata Boffa l'Ora -
spiega Tornielli - ma molto probabilmente
proveniamo da lì, da Pissarello. Come gli
Scarlata, i Castoldi, i Vai, i Denaro e i
Peschiera, famiglie il cui nome ricorre negli
"Stati d'anime" della parrocchia di Trivolzio
dalla quale Pissarello dipendeva, una sorta
di registro compilato dai parroci per avere
un quadro preciso dei suoi parrocchiani».
Simone Tornielli crede nel recupero delle
radici, nella necessità di conservare la
memoria per trasmetterla alle nuove
generazioni, ai suoi studenti. Dai tempi
della sua laurea in Storia all'Università di
Pavia ha cominciato a scartabellare
documenti negli archivi di Stato, vecchie
mappe catastali, ha frugato nei registri
parrocchiali e dentro testi recuperati sui
mercatini, come il poderoso Bollettino
delle leggi austriache del 1857, trovato
anni fa tra i libri di seconda mano di una
libreria pavese, nelle cui pagine il nome di
Pissarello ancora ricorre.

Il dissesto già dal '600. «Si pensa che il


Rume abbia cominciato a erodere la riva
molto prima - racconta Tornielli -. Almeno
già dal 1600. La potenza della corrente ha
trasformato il suo alveo e si è insinuata
sotto la costa modiRcandola e e
indebolendola. Un dissesto idrogeologico
progressivo». Forse la grande piena del Po
del 1857, che ha ingrossato le acque del
Ticino, potrebbe essere stata fatale. Ma da
decenni gli abitanti avevano sentore che il
Rume avesse cambiato carattere e non
promettesse nulla di buono. Eppure la
maggior parte di loro faticò a lasciare le
proprie case per trasferirsi seppur nelle
vicinanze, a Bereguardo, Trivolzio,
Boffalora, Vigna del Pero. «Si racconta che
parte del materiale recuperato dal Rume
dopo il disastro sia stato in parte utilizzato
per costruire Cascina Nuova, poco distante
ma in posizione più sicura - ricorda ancora
Tornielli -. E infatti sul muro della cascina
campeggia un affresco che recita:
"Cascina Nuova Visconti di Pissarello".

La Madonna e i Visconti. La chiesa


scivolata nelle acque conservava un
affresco risalente pare al '500: rafgurava
una Madonna con il bambino, al suo Ranco
i santi Pietro e Paolo a i quali l'ediRcio era
consacrato. Il viceparroco di Trivolzio Gian
Franco Bolli, un terziario francescano, ne
fornisce una descrizione in occasione di
una visita pastorale di monsignor
Francesco Pertusati del 1740. Narra di un
altare «con la sua coperta di tela per la
polvere (...) una sepoltura con la lapide
senza iscrizione (...) una cassetta per le
elemosine dei poveri morti, la quale fu
scavata dal muro ove stava e rubato il
danaro». All'epoca si celebrava una messa
quotidiana. La Madonna era considerata
protettrice degli annegati, essendo gli
abitanti per buona parte pescatori e
naviganti. Un affresco analogo, con la
Madonna e i due santi, è presente anche
nella chiesa barocca di cascina Moriano.
«Si è ipotizzato che l'affresco potesse
provenire dalla chiesa di Pissarello, per
quanto sia poco probabile» dice Tornielli.
Ma da un certo punto in poi la chiesa di
Moriano, voluta dai Visconti dei quali
ancora svetta sulla facciata il biscione in
pietra, divenne il riferimenti anche per i
fedeli di Pissarello.

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