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Il Mezzogiorno Fa Sempre Meno Figli - Limes

Il documento analizza il declino demografico del Mezzogiorno d'Italia, evidenziando la diminuzione della natalità e l'emigrazione verso il Centro-Nord. Si discute delle cause complesse di questa crisi, tra cui l'alto costo della vita e la carenza di servizi sociali, che hanno portato a un invecchiamento della popolazione e a una perdita di capitale umano. Le proiezioni indicano che il Mezzogiorno continuerà a perdere popolazione nei prossimi anni, aggravando ulteriormente il divario con il resto del paese.
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Il Mezzogiorno Fa Sempre Meno Figli - Limes

Il documento analizza il declino demografico del Mezzogiorno d'Italia, evidenziando la diminuzione della natalità e l'emigrazione verso il Centro-Nord. Si discute delle cause complesse di questa crisi, tra cui l'alto costo della vita e la carenza di servizi sociali, che hanno portato a un invecchiamento della popolazione e a una perdita di capitale umano. Le proiezioni indicano che il Mezzogiorno continuerà a perdere popolazione nei prossimi anni, aggravando ulteriormente il divario con il resto del paese.
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08/04/23, 13:45 Il Mezzogiorno fa sempre meno figli - Limes

Il Sud Italia che fa tanti figli è ormai un falso stereot


 30/01/2023
GEODEMOS. Le scuole primarie sempre meno frequentate, la carenza di servizi nel Mezzogiorno e il paradoss
rappresentano aspetti esemplari della nostra crisi demografica. La penisola, modello di popolazione in declino.
di Massimo Livi Bacci
Una popolazione in declino demografico genera, senza dubbio, preoccupazioni di natura economica e sociale. Invecchiamento, squ
generazioni, oneri sociali in crescita, perdita di produttività e di innovazione, minore presenza e influenza in campo internazionale, ristagno

Quel che non è chiaro – e che la storia non aiuta a chiarire – è se il declino demografico sia la causa, o la conseguenza, di queste pato
esse siano strettamente associate tra loro e si influenzino reciprocamente.

Storicamente, in epoca moderna, non ci sono molti esempi di popolazioni in declino: il caso dell’Irlanda, che tra gli anni Quaranta del
del Novecento perse la metà della sua popolazione per la travolgente emigrazione dopo la Grande carestia, appartiene oramai a un passato
contesto agricolo lontanissimo. Il caso della Germania orientale (DDR) anch’essa in forte declino demografico e fortemente impoverita tra il
caduta del muro di Berlino, riguarda un paese soffocato da un regime oppressivo e non può servire da pietra di paragone.

Più interessanti per lavori comparativi sono casi di società duali nelle quali ampie zone sono in declino o in ristagno demografico
verso l’estero o verso la parte più sviluppata del paese. Il Mezzogiorno ha fortemente contribuito ai flussi di emigrazione verso le Americhe,
l’Europa “forte” nel secondo dopoguerra; verso il nord più sviluppato, negli anni Cinquanta e Sessanta; verso una pluralità di destinazioni ne

Tuttavia, durante il secolo scorso e nella prima parte di quello attuale, il divario del Mezzogiorno dal resto del paese non si è ristre
a quanto è avvenuto in paesi duali dove i flussi migratori hanno contribuito a cancellare o moderare il distacco delle regioni di partenza da q
è avvenuto nello scorso secolo all’interno degli Stati Uniti, dove la Great Migration, tra gli anni Dieci e gli anni Sessanta, ha trasferito sei o s
afrodiscendenti dal sud verso il nord. Così è avvenuto in Spagna con l’emigrazione di massa dall’Andalusia verso la Catalogna e altre aree

O in Germania dove, dopo l’unificazione del 1992, si è sviluppato un intenso flusso verso i Länder più ricchi dell’Ovest. Nel caso tede
venticinquennio 1991-2015 la perdita netta è stata di 1,2 milioni persone, a partire dal 2017 la tendenza si è capovolta e i Länder dell’Est ha
dei lievi guadagni. Nei casi citati, il dualismo economico e sociale è stato fortemente moderato, a differenza del caso italiano. È questo un te
comparative dovrebbero affrontare.

Ogni anno, da quasi mezzo secolo, la Svimez ci informa sullo stato di salute del Mezzogiorno [1] – popolazione, società, occupazion
rapporti col resto d’Italia e con l’Europa, e molto altro ancora. Anni fa, facendo il punto sulle vicende demografiche del Mezzogiorno, la Svim
della sua “desertificazione”, umana, sociale e industriale. Forse il termine “desertificazione” è troppo duro, ma il processo di declino demogr
metà del secolo scorso, il 37,2% della popolazione italiana viveva nel Mezzogiorno (Figura 1) e da questa proveniva quasi la metà (49,6%)
paese; nel 2022, la prima quota risulta ridotta di quasi 4 punti (33,6%) e la seconda di ben 14 punti (35,7%). In ragione della bassa fecondit
del Centro-Nord – e di una bassa immigrazione dall’estero, che non pareggia i conti con l’emigrazione meridionale verso le altre regioni, il p
spopolamento è destinato ad aggravarsi nei prossimi anni.

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08/04/23, 13:45 Il Mezzogiorno fa sempre meno figli - Limes
Figura 1 – Popolazione del Mezzogiorno in % della popolazione dell’Italia

Nel 2040, secondo le più recenti proiezioni dell’Istat (che tra l’altro includono consistenti flussi di immigrazione) la popolazione dell’Italia
ridotta, rispetto ad oggi, di 2,9 milioni di abitanti, due dei quali dovuti all’arretramento del Mezzogiorno (la cui quota sul totale scenderebbe u
31,9%). E rispetto al 2011, quando la popolazione meridionale arrivò al suo massimo storico con 21 milioni, il Mezzogiorno avrà perso 3 mil
del suo capitale umano (oggi ne ha già perso più di un milione).

La tradizione ci tramanda un Mezzogiorno dove la famiglia è il luogo della solidarietà e degli affetti, i figli sono al centro della vita fam
elevata. Uno stereotipo in parte giustificato dai fatti e dai dati per una buona parte del Novecento. Ma i cambiamenti degli ultimi decenni han
quadro demografico (Figura 2).

Nel 1951 le donne meridionali, con una media di 3,2 figli, avevano una fecondità di molto superiore a quelle del Centro (1,9) e del Nord
le prime erano scese sotto il livello delle seconde, e negli anni successivi – fino al 2020 – i livelli delle tre aree si sono uniformati.

È poi straordinario il caso della Sardegna, che nel 1951 era la regione più feconda d’Italia, con 3,9 figli per donna – quasi tre volte quelli
la Liguria (1,4). Nel 2020 le donne sarde, con meno di un figlio a testa, hanno la fecondità più bassa: quasi un decennio fa, un articolo titola
senza Sardi?”[2]. Un titolo provocatorio e paradossale, che per ora ha avuto conferme.

Figura 2 – Numero medio di figli per 1000 donne, per ripartizione geografica,
Liguria e Sardegna, 1952-2020

Gli studi demografici e sociali si sforzano, da tempo, di interpretare le cause della bassissima fecondità meridionale (e nel resto de
sicuramente complesse che coinvolgono l’alto costo dei figli, la bassa occupazione delle donne, il disagio economico, servizi sociali del tutto
Figure 3 e 4, a questo proposito, sono rivelatrici: la prima riguarda la quota degli alunni nella scuola primaria che fruiscono del tempo pieno,
di questi che non godono di un servizio mensa. Più degli indicatori di reddito, le due figure ci rendono l’immagine di un Mezzogiorno dove l’e
fondamentale della socializzazione dei bambini – la scuola – è profondamente carente. Aggiungendo così oneri rilevanti sulle famiglie.

Figura 3 – Quota degli alunni della scuola primaria che fruiscono di tempo pieno, anno scolastico 2020-21. Fonte: Smivez
Figura 4 – % degli alunni della scuola primaria senza mensa, anno scolastico 2020-21. Fonte: Svimez

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08/04/23, 13:45 Il Mezzogiorno fa sempre meno figli - Limes
Tra il 1955 e il 2020 il dualismo Nord-Sud “ha alimentato un continuo flusso di emigrati dal Mezzogiorno al Centro-Nord. Dal 1955 q
mezzo di persone hanno lasciato una regione meridionale per trasferirsi in una del Centro-Nord. I rientri non hanno superato i 5 milioni, con
per il Mezzogiorno di 3,7 milioni di unità” (Figura 5). Dopo il grande esodo degli anni Sessanta e Settanta, il flusso (e il saldo negativo) si è r
stabilizzato.

Ancora, “La trasformazione del Mezzogiorno nella parte più vecchia e dipendente del paese consolida la prospettiva di un Sud assist
palla al piede della quale liberarsi. Non è un processo alle intenzioni ricondurre a questi aspetti l’insistenza con la quale a Nord si punta a ris
crisi italiana e a rivendicare autonomia, continuando ad accampare diritti alla restituzione di illusori e inesistenti residui fiscali”. Un allarme g
nuovo governo si impegna a promuovere nuove autonomie per le regioni.

Figura 5 – Migrazioni dal Mezzogiorno al Centro-Nord, 1955-2020

Note:

1. Svimez, L’economia e la società del Mezzogiorno. Rapporto 2022, il Mulino, Bologna, 2022
2. Massimo Livi Bacci, La Sardegna senza Sardi? “Neodemos”, 19 Dicembre 2013

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