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Ecocities Ed Ecoquartieri: Tra Morfologia e Progetto Urbano

Il documento esplora il concetto di ecocities e ecoquartieri, evidenziando la necessità di una pianificazione urbana dinamica che integri le regole condivise con le realtà locali. Si sottolinea l'importanza della morfologia urbana come strumento per comprendere e progettare le città contemporanee, ponendo l'accento sulla sostenibilità e sull'autenticità. Infine, viene proposto un approccio che unisca le dimensioni tecnologiche e culturali per affrontare le sfide urbane del XXI secolo.

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Ecocities Ed Ecoquartieri: Tra Morfologia e Progetto Urbano

Il documento esplora il concetto di ecocities e ecoquartieri, evidenziando la necessità di una pianificazione urbana dinamica che integri le regole condivise con le realtà locali. Si sottolinea l'importanza della morfologia urbana come strumento per comprendere e progettare le città contemporanee, ponendo l'accento sulla sostenibilità e sull'autenticità. Infine, viene proposto un approccio che unisca le dimensioni tecnologiche e culturali per affrontare le sfide urbane del XXI secolo.

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INTRODUZIONE419 1:Intro 20-06-2011 15:59 Pagina 4

Ecocities ed ecoquartieri: tra morfologia


e progetto urbano
Ecocities and Eco Neighbourhoods: between Morphology and Urban Design

4 di Marco Maretto Per decenni il dibattito intorno al futuro della città contemporanea ha oscillato tra i
due estremi di un liberismo assoluto, ottimista e fiducioso delle capacità salvifiche di
un mercato lasciato libero di esprimersi in tutta la sua forza e un’altrettanto assoluta
istanza pianificatoria, convinta del potere rassicurante della ragione e del Piano.
Purtroppo però se, da un lato, i “danni collaterali” di un mercato che (per sua
natura) stenta a trovare un equilibrio hanno dimostrato la non praticabilità del
primo approccio, dall’altro, la speranza di poter controllare, “prevedere”, il futuro
sviluppo di una città si è infranta con l’inequivocabile vitalità e pluralità della realtà,
che mal si presta a rigide regolamentazioni e che, al contrario, reagisce e
s’immunizza in direzioni spesso diametralmente opposte a quanto sperato. La
ragione principale, culturale, di questi fallimenti sta nel fatto che la città (tutta, non
esiste una città storica diversa da una città contemporanea) è un organismo
dinamico fondato su un sistema complesso di regole condivise che mal si prestano
sia a rigide e astratte regolamentazioni, sia al caos incontrollato del libero mercato.
Da questo stato di impasse sono emersi due aspetti. Il primo riguarda la
pianificazione come strumento necessario alla definizione formale di quella rete di
regole condivise su cui fondare tutti i processi urbani. L’altro riguarda la
Tipico insediamento della consapevolezza che per governare tali processi, dinamici per definizione, sia
costiera campana, in perfetta necessario, però, affidarsi a strumenti altrettanto dinamici, perché estratti dalla realtà
armonia con la morfologia stessa che s’intende governare: ovvero gli strumenti del progetto urbano. Il
del suolo naturale progetto è, infatti, il luogo della mediazione tra particolare e universale, tra le istanze
Typical settlement along the della collettività e quelle dell’individuo, ma soprattutto è lo strumento attraverso cui
Amalfi Coast, in perfect avviene, nel bene e nel male, la trasformazione del territorio. È strumento di sintesi
harmony with the per eccellenza e dunque, se opportunamente calibrato, sufficientemente dinamico e
morphology of the natural flessibile per “governare” i processi urbani. Questo è molto importante perché,
terrain proprio su questa consapevolezza, si fondano i progetti di nuovi quartieri e città
sostenibili degli ultimi quindici anni. Assistiamo oggi, infatti, a un primo bilancio di
queste esperienze. Possiamo valutarne pregi e difetti, vizi strategici e potenzialità di
sviluppo; possiamo e questo è il principale scopo di questo studio, cominciare a
“mettere ordine” in una materia ricca e complessa, cercando d’individuare le
prospettive di una nuova, possibile, “terza via” per il progetto della città del XXI
secolo.

AFTER AMNESIA
Nel corso della storia, l’architettura ha giocato un ruolo fondamentale nel rapporto
tra uomo e natura, agendo quale importante strumento di conoscenza,
d’interpretazione e di modificazione dei luoghi antropici. A una dimensione
prettamente funzionale, legata alle esigenze del ricovero e del sostentamento, ha
affiancato, sempre, un’imprescindibile valore culturale e simbolico. L’architettura è,
infatti, l’arte di trasformare il territorio per eccellenza e come tale riassume in sé
tutte quelle valenze sociali, culturali, economiche, religiose, e simboliche dello “stare
dell’uomo sulla terra”. Non è pensabile una società senza la propria architettura,
non è pensabile un’architettura senza un territorio di riferimento. Perché
l’architettura è, nel bene o nel male, lo specchio di una civiltà nel suo viaggio
attraverso la storia. Ne ripercorre le continuità e le discontinuità, i successi e gli
insuccessi, è testimone concreto dei suoi momenti di crescita civile, così come di
quelli di crisi, è lo strumento attraverso il quale una società si riconosce e si
identifica. Il concetto di sostenibilità è dunque connaturato alla sua dimensione
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Basso Atlante, Marocco. 5


Insediamenti Berberi
(da P. Oliver, Dwellings,
Phaidon, London 2003)
Lower Atlas Mountains,
Morocco. Berber settlements

olistica che vede uomo e natura partecipi della stessa storia ambientale. Dopo più di
un secolo di “amnesia”, in cui si è creduto nel dominio assoluto dell’uomo sul
mondo naturale e dunque nella separazione, altrettanto assoluta, tra i processi
naturali e quelli antropici, ci troviamo agli inizi di una nuova weltanshauung, di una
nuova “visione del mondo”, che pone ancora una volta il tema del rapporto
Colorado. Mesa Verde.
armonico tra uomo e natura al centro dei propri interessi. Una visione che crede
Una “materia” naturale, un
nella necessaria “sostenibilità” culturale, economica, sociale e ambientale del “fare”
materiale, un’architettura…
dell’uomo sulla terra, quale presupposto imprescindibile per una nuova società
(da The House Book, Phaidon,
globalizzata. Fino ad oggi, a ben vedere, l’architettura sostenibile è stata interpretata
London 2001)
attraverso le lenti esclusive della tecnologia e delle performance energetiche,
Colorado. Mesa Verde.
affidandosi a modelli e paradigmi lontani dall’architettura, chiusi in importanti, ma
A natural “material”, one
non sufficienti, standard performativi1. Quando per una cospicua porzione di
material, one architecture
popolazione terrestre, le tecnologie della terra cruda, del legno e della pietra
costituiscono ancora, non solo il presente, ma verosimilmente il loro prossimo
futuro, è velleitario parlare di sofisticati sistemi high tech per il controllo ambientale;
sistemi che in certe aree del globo sono economicamente proibitivi e culturalmente
inaccettabili. Al contrario le tradizioni edili di lunga storia erano fortemente legate al
clima e ai materiali locali, erano pienamente “sostenibili” in quanto la sostenibilità
era l’unica via possibile per la sopravvivenza. In questo senso il concetto di
“autenticità”, nella sua accezione più ampia, riveste un ruolo determinante.
“Autentico” significa infatti, letteralmente, “che è fatto da sé”, ovvero fatto secondo
modalità e logiche di cui sono consapevole. Una struttura è “autentica”, allora, nel
momento in cui è “riconosciuta” dalla società che la propone; nel momento in cui
la cultura di quella società è in grado di comprenderla e farla propria; nel momento
in cui la tecnologia di quella società è in grado di riprodurla e, se necessario,
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Acatama, Cile. Termas de


Puritama, Germàn del Sol
Acatama, Chile. Termas de
Puritama, Germàn del Sol

svilupparla; nel momento in cui quella società se ne approprierà facendone un


tassello “autentico” della sua storia e della sua identità. È necessario e urgente,
allora, riflettere e riconsiderare il cosiddetto traditional ecological knowledge come
fondamento di un processo critico, culturale e operativo, (the fourth wave)2 quale
nuovo paradigma per la società del XXI secolo.

MORFOLOGIA E COMUNITÀ
Una città può essere considerata unitaria nella sua concezione, ma infinitamente
plurale nelle sue manifestazioni fenomeniche. Le sue storie, le sue identità, sono il
portato delle letture territoriali attuate dalle diverse civiltà umane. Storie e identità di
cui è possibile, però, ritrovare e interpretare, come nuova lettura, le tracce. Questi
“segni” costituiscono, infatti, il sostrato latente di ogni avventura urbana. Ci
raccontano delle società che li hanno tracciati, della loro cultura insediativa e del
Bandiagara, Mali. loro territorio. Tracce, appunto, ma cariche di valore semantico, tali da costituire un
Villaggio Dogon interessante veicolo di conoscenza del paesaggio antropico. Interessanti perché
(da P. Oliver, Dwellings, sostanzialmente prive di condizionamenti formali e rivolte, al contrario, alla sostanza
Phaidon, London 2003) “strutturale” dei luoghi e delle società; perché attente alle logiche di formazione e
Bandiagara, Mali. Dogon trasformazione del territorio, piuttosto che alla loro “storiografia”; perché, a saperle
village leggere e interpretare, possono tradursi in fondamenta “consapevoli” per il
progetto urbano contemporaneo.

Sana’a, Yemen
Sana’a, Yemen
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ECOCITIES ED ECOQUARTIERI: TRA MORFOLOGIA E PROGETTO URBANO ECOCITIES AND ECO NEIGHBOURHOODS: BETWEEN MORPHOLOGY AND URBAN DESIGN

Marocco. Tipico Ksar


dell’Atlante Settentrionale.
Unità di materiale e sinteticità
di linguaggio: un grande
paesaggio culturale
(da P. Oliver, Dwellings,
Phaidon, London 2003)
Morocco. Typical Ksar of the
Northern Atlas Mountains.
Unity of material and
synthetic language: a great
cultural landscape
7

La morfologia, come studio della forma dei luoghi antropici, è la disciplina che si
occupa della lettura di queste tracce. Una lettura in grado d’individuare il “nesso
strutturale” su cui si fonda, nel suo graduale sviluppo temporale, l’esistenza concreta
di una città. Un “nesso” di grande rilevanza ai fini del nostro lavoro, perché in grado
di connettere l’analisi con la sintesi, la lettura con il progetto; perché l’insieme
“reale” delle strutture di una città è portatore, nel tempo, di altrettante “strutture”
sociali, economiche e culturali; perché capirne le logiche formative significa inserirsi
in un processo dinamico di trasformazioni che è la sua “storia”, significa progettarne
il futuro nella consapevolezza “strutturale”, totale, del suo passato. Così i diversi tipi
di tessuto urbano divengono il risultato di altrettanti “tessuti” economici, sociali,
culturali, che proprio in essi trovano concretezza e forma. Una “forma semantica”
Nuristan, Afganistan dal cui studio è possibile “leggere” e “scrivere” la storia di un luogo antropico, in
(da P. Oliver, Dwellings, tutta la sua scalarità. La morfologia urbana, quindi, in quanto espressione essenziale
Phaidon London 2003) di vita associata, di rimandi continui tra particolare e universale, tra l’individuo e la
Nuristan, Afghanistan civitas, può costituire un valido strumento per la lettura “strutturale” di quei tessuti e
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Varsavia. La Piazza del


Mercato
(da Jan Morris, Europa dal
Cielo, Rizzoli 1992, foto
Georg Gerster)
Warsaw. The Market Plaza

per il progetto “civile” e sostenibile della città. È il tessuto a definire lo spazio


pubblico, uno spazio comune che è, insieme, spazio fisico e spazio sociale, spazio
costruito e spazio vissuto. In esso si svolge la vita di una comunità urbana; in esso la
civitas si riconosce nell’urbs: quella piazza, quella strada, quella corte, sono tutte
espressioni di questo spazio, insieme, autonomo ma complementare al più ampio
organismo urbano. Morfologia, comunità, progetto urbano appaiono dunque, come
parole chiave nella comprensione e nel progetto della città contemporanea. Una
città alla cui base sta quel concetto di “autenticità”3 di cui abbiamo detto, sta cioè la
Solar City (arch. Roland consapevolezza degli strumenti e delle modalità attraverso cui si è venuta
Rainer e Martin stratificando nel tempo e la possibilità, dunque, di ri-progettarla “sempre uguale e
Trebespurg). Linz, Austria. sempre differente” nella contemporaneità.
Immagine satellitare
Solar City. Linz, Austria. IL PROGETTO URBANO TRA MORFOLOGIA E SOSTENIBILITÀ
Satellite image L’Urban Design riveste, ormai da alcuni anni, un ruolo centrale nei processi di
trasformazione e riqualificazione del territorio, ponendosi quale necessario trait
d’union tra la pianificazione e la progettazione architettonica. Il progetto urbano è,
infatti, lo strumento in grado di affrontare, in un unico disegno, sia i problemi di
scala ampia, propri dell’urbanistica, che quelli più puntuali, propri dell’architettura.
È il progetto della città per eccellenza, sintesi colta delle qualità creative
dell’architetto e della consapevolezza dell’urbanista, del geografo e dello storico,
capace di accogliere il particolare (individuale) e l’universale (collettivo), di tradurre i
tessuti urbani in altrettanti “tessuti” economici, sociali e culturali: è il terreno
potenziale di sperimentazione di un diverso modo d’intendere e di progettare la
città e l’architettura. Perché allora la morfologia urbana? Perché, come vedremo, la
morfologia è lo strumento di connessione tra gli aspetti tecnologici propri delle
strategie sostenibili e quelli culturali, sociali, civili e formali propri del progetto
urbano e dell’architettura, secondo un’idea ampia e complessa del concetto di
sostenibilità che può compiersi pienamente solo attraverso un consapevole
rinnovamento civile, un diverso modo di utilizzare le risorse, un diverso modo di
insediarsi sul territorio e quindi, differenti forme di aggregazione sociale all’interno
della città. Un “ritorno al futuro”, parafrasando Peter Buchanan4, dove i processi
naturali e quelli antropici trovano un rinnovato equilibrio, lontano dai fantasmi
ideologici della modernità (e della post-modernità) dalle cui radici deriva, altresì,
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ECOCITIES ED ECOQUARTIERI: TRA MORFOLOGIA E PROGETTO URBANO ECOCITIES AND ECO NEIGHBOURHOODS: BETWEEN MORPHOLOGY AND URBAN DESIGN

Solar City. Linz, Austria. Foto


aerea. In questa come nelle
immagini precedenti si legge
l’assoluta estraneità insediativa
e formale della nuova città
nel contesto
Solar City. Linz, Austria. Aerial
photograph. As the preceding
images, this photograph
illustrates the absolute
extraneousness, both formal
and in terms of settlement, of
the new city within its context 9

una nuova consapevolezza. D’altra parte già la rivoluzione informatica sta


Solar City. Linz, Austria. Vista
trasformando radicalmente i fondamenti stessi della “città fossile”, allargando
del centro commerciale e
esponenzialmente le possibilità di scambio della nuova società globale, da un lato,
culturale della città
riducendo progressivamente i raggi quotidiani di spostamento, dall’altro: un macro
Solar City. Linz, Austria. The
urbanism “virtuale” che andrà a intersecarsi con un micro urbanism “reale”, fisico e
commercial and cultural
concreto, che conformerà il nuovo ambiente urbano. In questo contesto la
centre seen from the city
morfologia urbana ha individuato un’interessante scalarità socio-edile su cui fondare
una strategia per il progetto sostenibile della città del XXI secolo. Una strategia che
vede, da un lato, una sequenza scalare di forme fisiche di aggregazione e
organizzazione spaziale: dalla casa, all’unità edile di vicinato (neighbourhood building
units), al tessuto (building units), al quartiere (urban units) fino all’intero organismo
urbano. Dall’altro una complementare sequenza di forme di aggregazione e
organizzazione civile: dalla famiglia, al vicinato (neighbourhood), alla comunità edile
(building community), alla comunità urbana (urban community), fino alla civitas. Una
scalarità urbana e civile che ben risponde ai temi della sostenibilità, energetica e
culturale, della città del XXI secolo e che trova nell’”unità socio-edile di vicinato” il
suo minimo comune denominatore: quella strada, quella corte, quella piazza
costituiscono le sustainable units5 di questa sequenza. Al tessuto è affidato un primo
livello “quotidiano” di autosufficienza, con gli spazi e i servizi primari, mentre al

Beddington Zero Energy


Development BedZED (arch.
Bill Dunster). Sutton, Londra,
Gran Bretagna. Vista delle
serre solari
Beddington Zero Energy
Development BedZED.
Sutton, London, UK. View of
the solar greenhouses
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10 Vauban. Friburgo, Germania.


Quartiere Solare
(arch. Rolf Disch)
Vauban. Fribourg, Germany.
Solar district

quartiere il ruolo individuativo e complementare di una comunità nel più ampio


organismo urbano. Ad esso si devono gli spazi e i servizi di scala più ampia, in grado
di individuare le diverse comunità urbane confluenti nella complessa civitas
contemporanea. Questa scalarità socio-edile consente, a ben vedere, l’attuazione di
programmi complessi di controllo ambientale, fondati su diversi “livelli di
sostenibilità”: dai grandi impianti e sistemi di scala urbana, che traggono il massimo
vantaggio, economico e prestazionale, dalla grande concentrazione (appunto “di
scala”) di spazi e funzioni, a una puntualizzazione progressiva delle strategie
sostenibili (depurazione-riciclo delle acque, raccolte differenziate, produttività a km
zero, co-housing, sistemi energetici passivi e attivi etc.) in grado di approfittare delle
opportunità offerte da una scalarità aperta di soluzioni possibili. La morfologia
sovrappone poi, a questa struttura, un sistema di edifici speciali, con funzione
polare, calibrati e gerarchizzati secondo le tre dimensioni scalari della città, del
quartiere e dei tessuti (building units), intersecate, a loro volta, da una rete
complementare di percorsi urbani, carrabili (quartiere e tessuti) e pedonali (unità
Vauban. Friburgo, Germania. edili di vicinato e case). Il risultato è un organismo complesso, da un punto di vista
Strada costituita da elementi urbano, civile ed energetico, ma aperto alle infinite declinazioni della realtà.
edilizi individuali
Vauban. Fribourg, Germany.
A street comprised of
individual building elements
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ECOCITIES ED ECOQUARTIERI: TRA MORFOLOGIA E PROGETTO URBANO ECOCITIES AND ECO NEIGHBOURHOODS: BETWEEN MORPHOLOGY AND URBAN DESIGN

ECOCITIES 1990-2010: BILANCI E PROSPETTIVE 11


La città non è una macchina insediativa a zero emissioni. È questo, si può dire, il leit
motiv di tutte le esperienze urbane del nuovo millennio. Ma non è stato sempre
così, anzi, i primi progetti urbani sostenibili sono stati a lungo caratterizzati da un
chiaro approccio funzionalista e tecnicista, frutto di una cultura urbana ancora
immatura e soprattutto di una netta scissione tra strategie sostenibili e architettura.
Quasi tutte le prime ecocities soffrono, infatti, di un’assoluta serialità insediativa,
dell’assenza cronica di spazi pubblici e di luoghi di aggregazione, dell’incapacità
implicita a costituire “tessuti” (urbani, sociali, economici, culturali, civili), della
mancanza di gerarchie e quindi di quei fattori di “orientamento e identificazione”
che già C. Norberg-Schulz riconosceva come indispensabili allo sviluppo di una
Bo01 (arch. Klas Tham + città. Spesso mancano di dialogo con il contesto, sia naturale che artificiale,
Malmö City Planning rimanendo esperienze sostanzialmente autoreferenziate. In alcuni casi, come ad
Office). Malmö, Svezia. esempio il quartiere londinese di BedZED di Bill Dunster, un’accurata progettazione
Vista del canale interno architettonica e sociale riesce, grazie anche alla ridotta dimensione dell’intervento, a
Bo01. Malmö, Sweden. ovviare a queste limitazioni, generando un ambiente urbano di buona qualità. Ma il
View of the internal canal più delle volte anche le migliori intenzioni vengono strategicamente disattese. È il
caso, ad esempio, del noto progetto di Solar City nei pressi di Linz, in Austria.
A fronte di una qualificata progettazione sostenibile, di un’attenta pianificazione
sociale, nonché di un ampio dibattito con le varie parti coinvolte nel processo
realizzativo, l’impressione è quella di confrontarsi con un approccio meramente
funzionalistico, dove gli stessi obiettivi posti a monte delle scelte progettuali
appaiono, in realtà, disattesi perché pensati in senso tecnicista, con
un’apparentemente scarsa conoscenza delle tematiche urbane: è inutile, infatti,
parlare di “spazio pubblico” se non se ne conoscono le logiche formative e
relazionali; è inutile parlare di “centri” se non si ha una nozione di “tessuto”, dove
ogni parte è al tempo stesso “autonoma e complementare” rispetto al più ampio
sistema urbano, rispetto ad un’idea di città cioè come organismo (sociale,
economico, culturale, civile) e dunque realmente “sostenibile” nella sua accezione
più ampia e completa. In risposta a queste problematiche alcuni progetti si sono
concentrati sulla ricerca di una maggiore complessità, in grado di ricreare quella
Ecovikki (arch. Petri
Laaksonen). Helsinki,
Finlandia. Case unifamiliari
con giardino e sullo sfondo,
case in linea lungo il
principale asse urbano: la
logica insediativa del
“villaggio” è ancora molto
forte
Ecovikki. Helsinki, Finland.
Single-family homes with
gardens and, in the
background, row housing
along the main urban axis:
the logic of a “village”
settlement remains very
strong
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Ecolonia (arch. Lucien Kroll).


Colonia, Germania. Progetto
urbano e architettonico per
“episodi” insediativo-formali
Ecolonia. Cologne, Germany.
Urban and architectural
project for “episodes” of
settlement-formal
inhabitation

12

ricchezza e pluralità di elementi che caratterizza, normalmente, la città consolidata.


Il limite di queste esperienze risiede però nella, spesso eccessiva, episodicità
insediativa e nella mancanza di un disegno unitario vero e proprio. È questo il caso
di Ecolonia progettata per “episodi” secondo un certo eclettismo storicista, dai
risultati formali accattivanti ma strategicamente poco significativi. È, infatti, la logica
del “villaggio” a caratterizzare questi progetti, con risultati anche importanti (vedi il
quartiere di Vauban a Friburgo) ma non sufficienti a stabilire un paradigma credibile
per la città del XXI secolo. Il discorso comincia a cambiare sensibilmente con i
progetti per Malmö, dove i singoli episodi insediativi sono concepiti come tante
unità (di vicinato) e ordinati a costituire un disegno unitario di un certo interesse.
Non esiste ancora un tessuto vero e proprio, ma un primo sistema di spazi pubblici
(lungo i bacini d’acqua) e di gerarchie fondamentali segna un punto di svolta
rispetto a tutte le esperienze precedenti. A fianco a Malmö troviamo così il progetto
per Scharnhauser Park a Stoccarda, dove un forte disegno unitario, imperniato su di
Bo01. Malmö, Svezia. un grande parco lineare e un sistema serrato di ampie corti edilizie, diviene lo
L’episodicità edilizia e la strumento attraverso cui catalizzare la pluralità urbana. A ben vedere i due esempi
morfologia urbana sono le due facce di una stessa medaglia: la pluralità che si organizza per dare unità
Bo01. Malmö, Sweden. all’insediamento; l’unità che si declina a garantire pluralità. Obiettivo comune è
The episodic nature of
urban construction and
morphology

Bo01. Malmö, Svezia.


Immagine satellitare
Bo01. Malmö, Sweden.
Satellite image
INTRODUZIONE419 1:Intro 20-06-2011 15:59 Pagina 13

ECOCITIES ED ECOQUARTIERI: TRA MORFOLOGIA E PROGETTO URBANO ECOCITIES AND ECO NEIGHBOURHOODS: BETWEEN MORPHOLOGY AND URBAN DESIGN

Scharnhauser Park. Stoccarda,


Germania. Il grande asse
urbano è lo strumento
fondativo e ordinatore
dell’intero insediamento
Scharnhauser Park. Stuttgart,
Germany. A grand urban axis
serves as the founding and
ordering instrument of the
entire settlement

13

quello della complessità nell’unità, della ricerca d’identità nella differenza, della
volontà di costruire una civitas ricca, variegata, dinamica in grado di riconoscersi,
rispecchiarsi, esaltarsi, nell’urbs. Anche Kronsberg, quartiere nato a seguito
dell’esposizione di Hannover del 2000, persegue la medesima linea di ricerca,
ponendosi però in una posizione intermedia trai due progetti precedenti. L’unità è
garantita da un’ampia griglia insediativa, volutamente anonima, che trova nella
specializzazione dei suoi comparti, delle sue corti edilizie, la propria identità urbana
e architettonica: appunto l’unità nella pluralità. Il punto di arrivo di questa terza fase
delle ricerche urbane sostenibili è sicuramente il progetto per il Greenwich
Millennium Village (GMV) di Richard Rogers e Ralph Erskine (autore di uno dei
grandi nuclei insediativi). Troviamo, per la prima volta, tutti gli elementi propri di
una progettazione urbana consapevole, in equilibrio tra particolare e universale, in
cui spazi pubblici, pertinenze collettive e private, grandi parchi urbani, corti vicinali,
percorsi pedonali e carrabili, servizi ed esercizi commerciali, trovano precisi
riferimenti nell’architettura del quartiere a costituire un grande e ricco disegno
unitario. Purtroppo, però, l’edificazione della Greenwich Peninsula è, ancora oggi,
molto in ritardo e ci impedisce di formulare un giudizio critico sufficientemente
esaustivo. Anche per questa ragione, i risultati più convincenti nella ricerca di nuove

Scharnhauser Park. Stoccarda,


Germania. Viste del grande
asse verde
Scharnhauser Park. Stuttgart,
Germany. View of the grand
urban axis

Scharnhauser Park. Stoccarda,


Germania. Master Plan
(arch. Janson+Wolfrum)
Scharnhauser Park. Stuttgart,
Germany. Master Plan
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GWL Terrein (arch. Kees


Christiaanse KCAP Architects
and Planners + West 8).
Amsterdam, Olanda. Vista
dall’alto
GWL Terrein. Amsterdam,
Holland. Bird’s-eye view

prospettive nel progetto della città del XXI secolo, le troviamo con i due progetti
per Hammarby Sjöstad a Stoccolma e per HafenCity ad Amburgo. Si tratta, com’è
noto, delle due più importanti esperienze urbane del nuovo millennio. Per la prima
volta tutte le ricerche sulla città sostenibile sono verificate, sperimentate e calibrate,
alla scala urbana. Per la prima volta due vere e proprie parti di città vengono
progettate in tutta la loro completezza, consapevoli del loro ruolo paradigmatico in
quanto portatrici di una nuova cultura urbana. Un vero e proprio “ritorno al futuro”,
si potrebbe dire, dove la cultura architettonica e quella sostenibile convergono in un
disegno comune. Un disegno sociale, culturale, economico oltre che urbano; un
“disegno civile” in cui uomo e natura cercano nuovi equilibri verso una comune
storia ambientale. Hammarby Sjöstad e HafenCity nascono, a ben vedere, su
presupposti culturali differenti. La prima nasce direttamente dalle precedenti

Greenwich Millennium Village


(arch. Richard Rogers and
Partners, arch Ralph Erskine).
Londra, UK. Foto aerea
dell’area d’intervento e
Master Plan
Greenwich Millennium
Village. London, UK. Aerial
photograph of the project
site and Master Plan

Kronsberg (arch. Arnaboldi,


Cavadini e Hager).
Hannover, Germania.
Immagine satellitare
Kronsberg. Hannover,
Germany. Satellite image
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ECOCITIES ED ECOQUARTIERI: TRA MORFOLOGIA E PROGETTO URBANO ECOCITIES AND ECO NEIGHBOURHOODS: BETWEEN MORPHOLOGY AND URBAN DESIGN

Kronsberg. Hannover, 15
Germania. Insediamento
residenziale micro
climatizzato
(arch. Willen Associates)
Kronsberg. Hannover,
Germany. Micro air
conditioned residential
settlement

esperienze sulla sostenibilità, la seconda è portatrice, al contrario, di tutta la cultura


urbana della seconda metà del XX secolo. Entrambe però convergono – ed è questo
che le rende importanti e paradigmatiche – verso obiettivi e soluzioni comuni, tanto
da essere perfettamente confrontabili. Un grande equilibrio tra elementi naturali
(sono entrambe città d’acqua) ed elementi antropici, una serie di articolati e
consapevoli spazi pubblici, un’accurata mixité sociale, economica, culturale e
tipologica, un’attenta messa in opera di gerarchie architettoniche e spaziali in grado
di ricollocare, di volta in volta, tutti i quartieri al più ampio organismo urbano e alle
rispettive città di Stoccolma e Amburgo, rendono queste esperienze dei grandi
paesaggi umani: il punto di partenza per una nuova cultura urbana per il XXI
secolo. Tutte le nuove esperienze di quartieri sostenibili e di vere e proprie eco-cities
d’inizio millennio, dalle città finlandesi di Jätkäsaari e Kalatasama a quelle di Orestad

HafenCity (arch. Kees


Christiaanse KCAP Architects
and Planners). Amburgo,
Germania. Schizzo del nuovo
quartiere
HafenCity. Hamburg,
Germany. Sketch of the new
district
INTRODUZIONE419 1:Intro 20-06-2011 15:59 Pagina 16

16 HafenCity. Amburgo,
Germania. Plastico
dell’intervento e Master
Plan dell’area orientale
HafenCity. Hamburg,
Germany. Project model
and Master Plan of the
eastern area

1 Una riflessione di più


ampio respiro, intorno ai
temi della sostenibilità
ambientale, prenderà
l’avvio con la prima Green
Building Challenge
Conference tenuta a
Vancouver nel 1998 che, da
allora, ha svolto un ruolo
guida nell’elaborazione di
una diversa idea di
sostenibilità.
2 Le tre precedenti

“rivoluzioni” sono, ricorda


Ian McLennan, quella
“agraria” quella
“industriale” e quella
“informatica”. La
“rivoluzione sostenibile”
sarebbe il grande “shift” che e Lea Valley, fino ai grandiosi progetti di Arup per Dongtan (non realizzato) e di
caratterizzerà la società
Norman Foster per Masdar City (in corso di realizzazione), testimoniano l’inizio di
globale del nuovo
millennio. Cfr. McMinn, J. una nuova stagione culturale per il progetto della città del XXI secolo.
(1998) The Fourth Wave, in
“Canadian Architect”, vol. CONCLUSIONE
43, n° 10 October.
3 Cfr. gr. authentikós, lat.
La città non è una “macchina insediativa a zero emissioni”. È, al contrario,
authént s. espressione di complessi e stratificati “tessuti” sociali, economici, culturali e civili.
4 Buchanan, P. (1994) Back
Saper leggere questi tessuti, saperne comprendere le logiche, “sempre uguali e
to the Future in “Canadian sempre differenti”, che ne hanno veicolato la storia e l’identità nel tempo, significa
Architect”, vol. 39, n°3.
5 È a questa scala che si fondare consapevolmente il progetto sostenibile della città. La morfologia, con la sua
determinano le strategie scalarità socio-edile, si dimostra strumento capace di mediare tra gli aspetti
urbane di controllo tecnologici propri delle strategie sostenibili e quelli culturali, civili e formali propri del
ambientale, le singole case
progetto urbano e dell’architettura: un percorso di ricerca verso una rinnovata,
sono il punto di arrivo di
quelle strategie, di cui “autentica”, disciplina urbana per la città del XXI secolo. Una nuova disciplina in cui
costituiscono il necessario morfologia, sostenibilità e progetto urbano sembrano essere le parole chiave per un
“indotto”. più ampio e complesso rinnovamento civile della società globale del nuovo millennio.
INTRODUZIONE419 1:Intro 20-06-2011 15:59 Pagina 17

ECOCITIES ED ECOQUARTIERI: TRA MORFOLOGIA E PROGETTO URBANO ECOCITIES AND ECO NEIGHBOURHOODS: BETWEEN MORPHOLOGY AND URBAN DESIGN

17

Hammarby Sjöstad.
Stoccolma, Svezia.
Master Plan
dell’intervento, vista di
uno dei canali interni
(Sickla Kaj) e immagine
satellitare
Hammarby Sjöstad.
Stockholm, Sweden.
Master Plan of the project,
view of one of the internal
canals (Sickla Kaj) and
satellite image
INTRODUZIONE419 1:Intro 20-06-2011 15:59 Pagina 18

18 AFTER AMNESIA
Through history architecture has played a determining role in the relationship
between man and nature, acting as an important mean for knowledge,
interpretation and transformation of anthropic places. To a purely functional extent,
tied to the needs for shelter and food, it has unavoidably always been associated to
a cultural and symbolic value. Architecture is in fact by far the true Art of
transforming land and as such it holds within all social, cultural, economic, religious
and symbolic values of “man’s staying on Earth”. No society is thinkable without a
reference to its own architecture, to its own territory. Because architecture is, in
good and evil, the mirror of a civilization in its walk through history. It traces
continuities and disconnections, successes and failures, it witnesses moments of civil
growth as well as moments of crisis, it is the mean through which a community
recognizes and identifies itself. The concept of sustainability is thus in the nature of
its holistic dimension that sees man and nature participating to the same
environmental history. After over a century of “amnesia”, where belief was in the
absolute dominium of man over nature and thus in the separation, also absolute,
between natural processes and anthropic processes, we are at the beginning of a
new weltanshauung, of a new “vision of the world” that again sets the theme of
harmony between man and nature at the centre. A vision that believes in the
necessary cultural, economic, social and environmental “sustainability” of the
“doing” of man on Earth, as a necessary assumption for a new globalized
community. At a closer glance, up to now sustainable architecture was interpreted

Jatcasaari, Helsinki,
Finlandia. Area di
progetto
Jatcasaari, Helsinki,
Finland. Costruction site
INTRODUZIONE419 1:Intro 20-06-2011 15:59 Pagina 19

ECOCITIES ED ECOQUARTIERI: TRA MORFOLOGIA E PROGETTO URBANO ECOCITIES AND ECO NEIGHBOURHOODS: BETWEEN MORPHOLOGY AND URBAN DESIGN

Jatcasaari, Helsinki, 19
Finlandia. Progetto del
nuovo quartiere
Jatcasaari, Helsinki,
Finland. The urban project

through the exclusive lenses of technology and energy performance, relying on


models and paradigms that were far from architecture, closed in important though
not sufficient performance standards. Where for a large part of the population in the
world, raw earth, wood and stone technologies are still not only the present, but
very likely also their near future, it is unrealistic to speak about sophisticated high
tech systems for environmental control; systems that in certain areas of the globe
are economically prohibitive and culturally inacceptable. To the contrary,
construction traditions of greater histories were closely related to locale climate and
materials, they were fully “sustainable” in the sense that sustainability was the only
possible way to survive. In this sense the concept of “authenticity” in its broader
meaning covers a fundamental role. “Authentic” in fact means, literally, “self-
made”, that is to say that it is made following modes and concepts that “I” am
aware of. A structure is “authentic”, then, in the moment in which it is
“recognized” by the community that proposes it, in the moment in which that
particular community is able to understand it and make it its own; in the moment in
which that community’s technology is able to reproduce it and, if necessary,
develop it; in the moment in which that community will take advantage from it
making it an “authentic” part of its own history and identity. It is thus necessary and
urgent to ponder and reconsider the so called traditional ecological knowledge as a
fundament of a critical process, cultural and operational, (the fourth wave) as the
new paradigm of XXI century society.

MORPHOLOGY, COMMUNITY AND URBAN DESIGN


A city can be considered as a whole in its conception, but infinitely plural in its
phenomenological expressions. Its stories, its identities, are the consequence of
different ways of viewing territory by different human civilizations. Stories and
identities, though, whose traces it is possible to track and interpret, in a new way.
These “signs” are in fact the latent substratum of each urban adventure. They talk
INTRODUZIONE419 1:Intro 20-06-2011 15:59 Pagina 20

20 about civilizations that have traced them, of their way of settling, of their territory.
Just traces, but so overwhelming with semantic value to become an interesting
vehicle of knowledge of the anthropical landscape. They are interesting because
substantially they have no formal conditioning and are instead focused on the
“structural” substance of place and civilization, because aware of the formative and
transformative logics of land rather than to their “historiography”; because once
learned how to read and interpret them, they can be translated into “awareness”
for contemporary urban design. Morphology, as the study of the form of anthropic
place, is the discipline that studies these traces. A way of interpreting that is able to
identify the “structural link” on which is based, in its gradual temporal

Kalasatama, Helsinki,
Finlandia. Master plan
Kalasatama, Helsinki,
Finland. Master plan
INTRODUZIONE419 1:Intro 20-06-2011 15:59 Pagina 21

ECOCITIES ED ECOQUARTIERI: TRA MORFOLOGIA E PROGETTO URBANO ECOCITIES AND ECO NEIGHBOURHOODS: BETWEEN MORPHOLOGY AND URBAN DESIGN

Dongtan, Shanghai, Cina. 21


Vista tridimensionale del
master plan (ARUP)
Dongtan, Shanghai, China.
Master plan (ARUP) 3D view

development, the true existence of a city. A “link” with great relevance for our work,
because it can connect analysis with synthesis, interpretation and design, because
the “real” whole of the structure of a city carries, with time, other “structures”,
social, economic and cultural, because to understand generative logics is to enter a
dynamic transformation process that is its “history”, is to design its future in a total
“structural” awareness of its past. So the different types of urban patterns become
the result of other “patterns”, economic, social, cultural, to which they owe
concreteness, reality and form. A “semantic form” through which it is possible to
“read” and “write” the history of an anthropic place in all its scales. Urban
morphology, by being basic expression of community life, of continuous
movements between specific and universal, between man and civitas, could be a
proper mean for the “structural” reading of those patterns and for a “civil” and
sustainable design for the city. It is the pattern that defines public space, a common
space that is together physical and social, built and lived. Inside this space an urban
community comes to life, civitas is recognized in the urbs: that square, that street,
that courtyard, are all expressions of this space, together autonomous but
complementary to the larger urban organism. Morphology, community, urban design
thus appear as the key words in comprehending and designing the contemporary
city. A city based on the mentioned concept of “authenticity”, that is to say on the
awareness of the means and ways it layered through time and thus the possibility to
re-design it today “always the same and always different”.

URBAN DESIGN BETWEEN MORPHOLOGY AND SUSTAINABILITY


Urban design today plays a central role in the transformation and regeneration
processes of our territory, setting itself as a necessary trait d’union between planning
and architectural design. Urban design is in fact the mean to face in just one
scheme both large scale planning issues and small scale architectural ones. It is by
far the design of the city, synthesis between the creativity of the architect and the
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Masdar City, Abu Dhabi. awareness of the city-planner, of the geograph, and of the historian, that can
Foster and Partners
receive the individual and the universal, translate urban textures in economic, social
and cultural textures: it is the experimental ground for a different way of
interpreting and designing the city and architecture. Why, then, urban
morphology? Because morphology connects the technological aspects of
sustainability to the cultural, social, and civil aspects of urban design and
architecture, to form a broader and more complex definition of sustainability. To
cite Peter Buchanan, a “back to the future” where natural and anthropic processes
find a new balance, far from the ideological ghosts of modern (and post-modern)
that nevertheless provide a new awareness. IT revolution is already radically
transforming the foundations of the “fossil city” broadening communication
progressively while reducing daily displacements: a “virtual” macro urbanism, that
will cross a physically “real” micro urbanism forming the new urban environment. In
this context urban morphology finds an interesting socio-building scale on which to
found a strategy for the sustainable design of the XXI century city. A strategy that
sees on one side a sequence in scales of physical forms of aggregation: from the
dwelling, to neighbourhood building units, to building units to urban units and up to
the entire urban organism. On the other side a complementary sequence of civil
forms of aggregation: from the family, to the neighbourhood, to the building
community, to the urban community and up to the civitas. An urban and civil scale
sequence that well responds to themes of cultural and energy sustainability for the
XXI centurty city and that finds in the “neighbourhood socio-building unit” its
common denominator: that street, that courtyard, that square are the sustainable
units of this sequence. To texture is assigned a first level of everyday self sufficiency,
INTRODUZIONE419 1:Intro 20-06-2011 15:59 Pagina 23

ECOCITIES ED ECOQUARTIERI: TRA MORFOLOGIA E PROGETTO URBANO ECOCITIES AND ECO NEIGHBOURHOODS: BETWEEN MORPHOLOGY AND URBAN DESIGN

with primary spaces and services, while the neighbourhood identifies a community in 23
the broader urban organism. In the latter are larger scale spaces and services that
identify the various urban communities converging in the complex contemporary
civitas. This scale sequence allows the implementation of complex environmental
control programmes based on different “levels of sustainability” from existing large
urban settlements that take the most economic and performance advantages from a
high concentration of space and function, to gradually more specific sustainable
strategies (water cycle, waste cycle, 0 km production displacements, co-housing,
passive and active energy systems, etc…) taking advantage of the opportunities
given by an open array of possible solutions. On top of this structure morphology
also overlaps a system of special buildings, with polar functions, dimensioned and
ordered following the three scales of the city, the neighbourhood and the building
unit, crossed by complementary networks of vehicular and pedestrian routes. The
result is a complex but open urban, civil and energy organism.

ECOCITIES 1990-2010: BALANCE AND PERSPECTIVES


Masdar City, Abu Dhabi,
Foster and Partners
The city is not a zero-emission settling machine. This is the leit motiv of all new
urban experiences in the new millennium. But is hasn’t been always so. The first
sustainable urban designs were marked by a clear functionalist and technical
approach, part of a still immature urban culture, and especially of clear division
between sustainable strategies and architecture. Almost all of the first ecocities suffer
from serial constructions, absence of public spaces, incapacity to create “textures”
(urban, social, economic, cultural, civil), absence of hierarchy and thus from the
lacking of those identity and orientation factors that already C. Norberg-Schulz had
recognized as fundamental in the development of a city. They often lose contact
with the surroundings, both natural and artificial, and remain self-referencing
operations. In some cases, as in the London Bed ZED by Bill Dunster, a careful social
and architectural design is able, also thanks to the small dimension of the
intervention, to by-pass these limitations thus generating a good quality urban
environment. But most of the time even the best intentions are strategically
misinterpreted. So is the case of the Solar City design nearby Linz, in Austria. In
spite of a qualified sustainability concept, careful social planning and a large debate
among parties involved in the transformation process, the impression is to be in
front of a purely functionalistic approach seemingly due to an apparently low
knowledge of urban design themes: it is not in fact possible to speak about “public
space” if the reasons for its being are not understood, it is useless to speak about
“centres” without a notion about “patterns”, where every piece is at the same time
“autonomous and complementary” inside a wider urban scheme, inside the idea of
the city as an organism (social, economic, cultural, civil) and thus truly sustainable in
a broader and more complete definition of the term. To answer these aspects some
designs concentrate on higher complexity, to try to create the richness and plurality
that usually characterize the consolidated city. A great limit to these operations
though is that too often they are simply episodes missing unity in the design. This is
the case of Ecolony, designed in small “episodes” following a certain historicist
eclectism, with interesting formal results though strategically insignificant. These
projects are characterized by the “village” logic, with results that though important
(see Vauban in Freiburg), are insufficient in establishing a viable paradigm for the
city of the XXI century. The situation starts to change sensibly in the Malmö designs,
INTRODUZIONE419 1:Intro 20-06-2011 15:59 Pagina 24

24 where single settling episodes are conceived as neighbourhood units building up an


interesting unitary design. A true pattern yet does not exist, but a first system of
public spaces (along waterfronts) and of fundamental hierarchies mark a change
compared to previous experiences. Next to Malmö is Scharnhauser Park in
Stuttgart, where a strong concept based on a broad linear park and a tight system
of courtyards becomes the mean for catalyzing urban plurality. At a closer look the
two cases are the two sides of the same medal: plurality is created to give life to the
settlement; unity is conceived to assure plurality. The common objective is that of
complexity within unity, the search for identity in difference, the will to build a rich,
varied, dynamic civitas that can recognize, mirror, exalt itself in the urbs. Also
Kronsberg, neighbourhood born following the Hannover 2000 Exhibition, pursues
the same line of research, though posing itself in an intermediate position between
the two previous projects. Unity is assured by a large settling grid, wilfully
anonymous, that finds in the specialization of its blocks, of its courtyards, its urban
Masdar City, Abu Dhabi, and architectural identity: unity in plurality. The arrival point of this third phase in
Foster and Partners research on urban sustainability is the definitely the Greenwich Millennium Village
INTRODUZIONE419 1:Intro 20-06-2011 15:59 Pagina 25

ECOCITIES ED ECOQUARTIERI: TRA MORFOLOGIA E PROGETTO URBANO ECOCITIES AND ECO NEIGHBOURHOODS: BETWEEN MORPHOLOGY AND URBAN DESIGN

(GMV) by Richard Rogers and Ralph Erskine (author of one of the greater settlement 25
nuclei). For the first time all elements of an informed urban design concept are
present, a special balance between detail and universal, where public spaces,
community and private premises, large urban parks, courtyards, pedestrian and
vehicular ways, services and shopping, find precise reference in the
neighbourhood’s architecture, defining a broad and rich unitary design.
Unfortunately, though, the building of the Greenwich Peninsula is, today, still quite
overdue thus it is impossible to form a sufficiently complete critical comment. Also
for this reason the most convincing results in the search for new perspectives in the
design of the XXI century are to be found in the two projects for Hammarby SJöstad
in Stockholm and for HafenCity in Hamburg. As known, these are two of the most
important urban experiences of the new millennium. For the first time all researches
on the sustainable city are verified, experimented and calibrated at an urban scale.
For the first time two parts of the city are designed completely, aware of their
paradigmatic role as carriers of a new urban culture. A true “back to the future”,
one could say, where architectural culture and sustainability converge into a
common design. Social, cultural, economic issues on top of an urban design
concept; a “civil design” where man and nature search for new equilibriums toward
a common environmental history. At a closer look Hammarby SJöstad and Hafen
City are founded on different cultural premises. The former follows previous
sustainable experiences, the latter, to the contrary, carries within itself all urban
culture of the second half of the XX century. Both, though, converge –and this is
what makes them important and paradigmatic- towards common objectives and
solutions, to the point of being perfectly comparable. Great balance between
natural elements (they are both waterfront cities) and anthropic elements, a series
of articulated and well pondered public spaces, an accurate social, economic,
cultural and typological mixité, a careful composing of architectural and spatial
hierarchies that make each individual settling a part of their city, Stockholm or
Hamburg, making these experiences broad urban landscapes: the starting point for
a new urban culture for the XXI century. All new experiences in sustainable
neighbourhoods and of eco-cities from the millennium’s start, from the Finnish
Jätkäsaari and Kalatasama to Orestad and Lea Valley up to the humongous projects
by Arup in Dongtan (not built) and Norman Foster in Masdar City (under
construction), mark the beginning of a new season for the city of the XXI century.

CONCLUSION
The city is not a zero-emission settling machine. It is, to the contrary, expression of
complex and layered social, economic, cultural and civil patterns. To know how to
interpret these patterns, to understand the everlasting and ever-changing
underlying logics that steered its history and identity through time, means to found
the sustainable design of the city with knowledge. Morphology, through its
social/building scales, reveals itself as the mean that can mediate between
technological aspects intrinsic to sustainability, and thus to cultural, civil and formal
logics typical of urban design and architecture: a search toward a renovated,
“authentic”, urban discipline for the city of the XXI century. A new discipline where
morphology, sustainability and urban design seem to be the key words for a
broader and complex civil regeneration of the global community in the new
millennium.

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