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Sofisti

La sofistica, emersa ad Atene nel V secolo a.C., rappresenta una transizione dalla filosofia naturalistica a una centrata sull'uomo, influenzata dalla democrazia e dall'arte dell'eloquenza. Protagora e Gorgia, due dei principali sofisti, hanno sviluppato idee sul relativismo e sul nichilismo, mentre Socrate, pur legato alla sofistica, si distacca per la sua ricerca della verità interiore e l'importanza della virtù. La condanna a morte di Socrate sottolinea la sua dedizione ai principi filosofici e alla ricerca della verità.
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La sofistica, emersa ad Atene nel V secolo a.C., rappresenta una transizione dalla filosofia naturalistica a una centrata sull'uomo, influenzata dalla democrazia e dall'arte dell'eloquenza. Protagora e Gorgia, due dei principali sofisti, hanno sviluppato idee sul relativismo e sul nichilismo, mentre Socrate, pur legato alla sofistica, si distacca per la sua ricerca della verità interiore e l'importanza della virtù. La condanna a morte di Socrate sottolinea la sua dedizione ai principi filosofici e alla ricerca della verità.
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La sofistica nasce ad Atene nel V secolo a.C.

e i sofisti (da sophos, saggio) erano gli intellettuali che


facevano della loro sapienza una professione, insegnandola facendosi pagare e così la filosofia diventa un
mestiere. Si passa dunque dalla filosofia naturalistica alla filosofia sofistica incentrata sull’uomo, questo
cambiamento viene chiamato svolta antropologica. La sofistica nasce come conseguenza dello sviluppo
della democrazia, perciò essendo il governo del popolo più persone potevano entrare a far parte della
politica ma per fare ciò bisognava avere un’educazione ma soprattutto bisognava sapere parlare (arte
dell’eloquentia). Per questo i sofisti davano lezioni ai rampolli che volevano partecipare alla vita politica e
dovevano avere una buona dialettica. I sofisti non erano ben visti infatti erano considerati falsi sapienti e
dei mercenari (soldati che si arruolano per soldi) questa concezione era quasi negativa e Platone e
Aristotele gli definiscono “prostituti della cultura”. Grazie a loro però si diffonde la cultura, non
insegnavano la verità assoluta ma insegnavano a esprimere la propria opinione, quindi possono essere
considerati dei relativisti (verità relativa doxa).

Protagora

Il primo dei sofisti del periodo d’oro della sofistica fu Protagora che nasce a Abdera nel 490 a.C.; egli visitò
più volte Atene e li le sue idee lo fecero accusare di empietà. La sua formazione fu probabilmente
influenzata da Eraclito e fu anche vicino a Pericle. Scrisse i Ragionamenti demolitori e le Antilogie.

La tesi fondamentale di Protagora era “l’uomo è misura di tutte le cose, delle cose che sono in quanto sono
e delle cose che non sono in quanto non sono. Dunque mette al centro di tutto l’uomo che per lui è il metro
per giudicare qualunque cosa. L’uomo protagoreo è misura delle cose a vari “livelli”: in primo luogo come
singolo, poi come comunità e infine come specie. Anche le “cose” a cui Protagora fa riferimento non sono
solo oggetti fisici ma anche valori e la realtà tutta, perciò l’uomo è misura anche di tutto ciò che non si
percepisce ma con cui entra in rapporto.

La posizione di Protagora è dunque una forma di umanismo, perché quello che afferma ha come soggetto
del discorso sempre l’uomo; di fenomenismo poiché non abbiamo mai a che fare con la realtà in se stessa
ma solo con fenomeni, e di relativismo perché la verità non è assoluta ma relativa a chi la esprime.

Secondo Protagora l’uomo può attenersi al criterio del principio “debole” dell’utilità privata e pubblica
quindi se non si può accogliere una dottrina che si basa su verità certe si può decidere di farlo perché quella
credenza si rivela la più utile per sé e per la propria comunità. L’utile è inteso dunque come il bene, del
singolo e della comunità, che l’uomo deve seguire per le sue decisioni. Il sofista per Protagora quindi è colui
che con l’arte della parola tenta di modificare le opinioni seguendo il principio dell’utilità.

Gorgia

Gorgia nacque verso il 485 a.C. a Lentini, rispetto a Protagora aveva una dottrina molto più negativa per le
possibilità conoscitive e pratiche dell’uomo. Scrisse varie opere tra cui ricordiamo Sul non essere e
l’Encomio di Elena. Nella prima Gorgia stabilisce le tre tesi fondamentali della sua dottrina:

 Nulla esiste;
 Se anche qualcosa esistesse non sarebbe conoscibile dall’uomo;
 Se anche fosse conoscibile sarebbe incomunicabile.

La sua dottrina è dunque simmetrica e antitetica a quella di Parmenide.

Gorgia l’ha dimostrato partendo da un’ipotesi contraria assumendola momentaneamente come vera per
poi arrivare a una contraddizione. Parte con un’ipotesi iniziale ovvero che qualcosa esiste e ci sono poi varie
strade che portano alla conclusione che nulla esiste.

Gorgia è considerato un nichilista (da nihil, nulla) ovvero colui che sostiene l’annientamento totale di ogni
valore, di tutte le prospettive e la negazione radicale dell’essere quindi la prima tesi “nulla esiste”. Le altre
due tesi rimangono sul piano dello scetticismo, ovvero la posizione di chi mette in dubbio la possibilità di
accedere al vero, e dell’agnosticismo ovvero di chi non prende una posizione perché non sa.

Socrate

Socrate nacque ad Atene nel 470-469 a.C., ricevette la sua educazione ad Atene e studio probabilmente
geometria e astronomia. Si tenne lontano dalla vita politica attiva e si dedicò interamente alla filosofia
intendendola come ricerca filosofica ovvero un esame incessante di se stesso e degli altri; visse in
semplicità con la moglie Santippe e i figli. Socrate nonostante abbia dedicato la vita alla filosofia non scrisse
nulla perché probabilmente pensava che la ricerca filosofica dopo di lui non poteva essere condotta da uno
scritto.

Socrate è legato alla sofistica per:

 L’attenzione per l’uomo;


 La tendenza a cercare nell’uomo i criteri del pensiero e dell’azione;
 La mentalità razionalista e anticonformistica;
 L’inclinazione verso la dialettica e il paradosso.

L’elemento principale che distacca Socrate dalla sofistica è la volontà di non fare della cultura una
professione; Socrate è considerato come figlio e avversario della sofistica.

Socrate, in un primo periodo della usa vita probabilmente, si è interessato all’indagine sulla natura ma,
deluso, si è convinto che alla mente umana sfuggono inevitabilmente i “perché” ultimi delle cose perciò
cominciò a intendere la filosofia come un’indagine in cui l’uomo tenta attraverso la ragione di chiarire se a
se stesso. Il suo motto era “conosci te stesso” visto come missione del filosofo. Socrate non insegna
nessuna verità ma insegna il metodo per cercare la verità ovvero attraverso il dialogo, interrogando se
stessi, la verità quindi è nell’interiorità dell’uomo e non nella natura.

Per Socrate la prima condizione della ricerca è la coscienza della propria ignoranza, infatti lui sostiene
anche che il vero sapiente è l’ignorante; sapere di non sapere significa prendere atto dei propri limiti
ricevendo lo stimolo alla ricerca perché chi non sa vuole sapere e dunque ricercare la verità.

Il metodo dell’indagine filosofica usato da Socrate è il dialogo, ovvero lo scambio e il confronto con l’altro
attraverso la parola. Socrate non ha mai lavorato, trascorreva le giornate passeggiando con l’obiettivo di
dialogare e far capire alle persone come giungere alla verità. Il dialogo si divideva in varie parti, l’ironia, la
confutazione e la maieutica.

L’ironia di Socrate, fatta da giochi di parole e finzioni serve a svelare all’uomo la sua ignoranza e per gettarlo
nel dubbio e nell’inquietudine, impegnandolo così nella ricerca. Dopo un’iniziale adulazione del
personaggio, Socrate lo tempesta di domande creando dubbi e confutando le deboli risposte ottenute in
questo modo l’interlocutore è invogliato alla ricerca del vero.

Socrate non vuole comunicare una propria verità ma portare l’ascoltatore a cercarne una personale dentro
di se: in ciò consiste la maieutica, cioè l’arte di far partorire, ereditato dalla madre, una levatrice o
ostetrica. Socrate aiutava quindi a far partorire la verità che si trovava dentro l’uomo.

Socrate utilizza il metodo delle definizioni all’interno del dialogo che quindi è mosso dall’interrogativo “che
cos’è?” ossia la richiesta di una definizione precisa che ha due obiettivi: uno negativo ovvero mettere in
difficoltà l’interlocutore e l’altro positivo, ottenere una definizione corretta dell’argomento.

Brachilogie: piccoli e brevi discorsi che faceva Socrate (critica il verbalismo dei sofisti);

Macrologie: discorsi lunghi che facevano i sofisti.


Socrate utilizza anche il metodo dell’induzione ovvero portare alla verità attraverso un caso particolare
risalendo a un’affermazione generale.

Il punto chiave della morale di Socrate è la sua concezione di virtù come maniera ottimale di essere uomini,
quindi di comportarsi. La virtù nell’uomo non è innata ma esso impara ad essere virtuoso perché è un
valore che deve essere cercato e conquistato. La virtù è concepita come scienza poiché è sapere e dunque
può essere insegnata. Essa riguarda il bene e l’obiettivo è la propria felicità e quella degli altri perché
secondo Socrate il virtuoso è felice mentre il non virtuoso si abbandona a istinti che alla lunga lo rendono
infelice. Dalla concezione della virtù di Socrate nascono alcuni paradossi: il primo è che nessuno pecca
volontariamente e chi fa il male quindi lo fa per ignoranza del bene, per carenza di bene.

A causa dell’equazione tra conoscenza e virtù quindi tra conoscenza del bene e fare del bene, Socrate è
stato accusato di intellettualismo etico (razionalismo morale).

Socrate fu denunciato da tre democratici oltranzisti (Meleto, Anito, Licone) per non riconoscere come dei
quelli tradizionali, di introdurre divinità nuove e di corrompere i giovani. La pena era la morte. Socrate si
difese ma non convinse la giuria e fu riconosciuto colpevole, condannato a morte. Il filosofo ateniese berrà
la cicuta in prigione ma la sua morte riveste anche un significato ideale e esistenziale perché Socrate
testimonia la propria fedeltà a se stesso e ai suoi principi teorici rifiutando l’aiuto dei suoi seguaci che lo
avrebbero fatto scappare lontano da Atene per sfuggire alla sua condanna.

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