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Pasolini - Acculturazione e Acculturazione
Il documento analizza l'impatto della centralizzazione culturale e della televisione sulla società italiana, evidenziando come queste forze abbiano omologato le diverse culture periferiche, distruggendo l'autenticità e imponendo un modello di consumo. Si sottolinea la frustrazione e l'ansia collettiva derivanti dall'incapacità di realizzare il nuovo ideale culturale, con una critica alla perdita di identità e dignità delle classi sociali. Infine, si accusa la televisione di essere uno strumento di potere autoritario che ha profondamente influenzato e degradato la cultura italiana.
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Pasolini - Acculturazione e Acculturazione
Il documento analizza l'impatto della centralizzazione culturale e della televisione sulla società italiana, evidenziando come queste forze abbiano omologato le diverse culture periferiche, distruggendo l'autenticità e imponendo un modello di consumo. Si sottolinea la frustrazione e l'ansia collettiva derivanti dall'incapacità di realizzare il nuovo ideale culturale, con una critica alla perdita di identità e dignità delle classi sociali. Infine, si accusa la televisione di essere uno strumento di potere autoritario che ha profondamente influenzato e degradato la cultura italiana.
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9 DICEMBRE 1973. ACCULTURAZIONE E ACCULTURAZIONE *
Molti lamentano (in questo frangente dell’austeri-
ty) i disagi dovuti alla mancanza di una vita sociale e
culturale organizzata fuori dal Centro « cattivo » nelle
periferie « buone » (viste come dormitori senza verde,
senza servizi, senza autonomia, senza pili reali rapporti
umani). Lamento retorico. Se infatti cid di cui nelle pe-
riferie si lamenta Ja mancanza, ci fosse, esso sarebbe co-
munque organizzato dal Centro. Quello stesso Centro
che, in pochi anni, ha distrutto tutte le culture periferi-
che dalle quali — appunto fino a pochi anni fa — era
assicurata una vita propria, sostanzialmente libera, an-
che alle periferie pitt povere e addirittura miserabili.
Nessun centralismo fascista @ riuscito a fare cid che
ha fatto il centralismo della civilté dei consumi. Tl fa-
scismo proponeva un modello, reazionario e monumen-
tale, che pero restava lettera morta. Le varie culture par-
ticolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuava-
no imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli:
la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a
parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli impo-
* Nel « Corricre della sera » col titolo « Sfida ai dirigenti della te-
levisione. » Liultima parte dell’articolo (la sfida) 2 qui soppressa.
27.sti dal Centro, é totale ¢ incondizionata. I modelli cul-
turali reali sono rinnegati. L’abiura é compiuta. Si pud
dunque affermare che la « tolleranza » della ideologia
edonistica voluta dal nuovo potere, é la peggiore delle
repressioni della storia umana. Come si é potuta eserci-
tare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, inter-
ne all’organizzazione borghese: la rivoluzione delle in-
frastrutture e la rivoluzione del sistema d’informazioni.
Le strade, la motorizzazione ecc. hanno ormai stretta-
mente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distan-
za materiale. Ma la rivoluzione del sistema d’informa-
zioni € stata ancora piti radicale e decisiva. Per mezzo
della televisione, i] Centro ha assimilato a sé l'intero pae-
se, che era cosi storicamente differenziato e ricco di cul-
ture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione
distruttrice di ogni autenticita e concretezza. Ha impo-
sto cioé — come dicevo — i suoi modelli: che sono i mo-
delli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non
si accontenta pit di un « uomo che consuma », ma pre-
tende che non siano concepibili altre ideologie che quel-
la del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente di-
mentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo
alle scienze umane.
L’antecedente ideologia voluta e imposta dal potere
era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti,
era formalmente l’unico fenomeno culturale che « omo-
logava » gli italiani. Ora esso é diventato concorrente di
quel,nuovo fenomeno culturale « omologatore » che é
Tedonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo po-
tere gid da qualche anno ha cominciato a liquidarlo.
Non c’é infatti niente di religioso nel modello del Gio-
vane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti
dalla televisione. Essi sono due Persone che avvalorano
28la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s’inten-
de, vanno ancora a messa la domenica: in macchina).
Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuo-
vo modello che la televisione impone loro secondo le nor-
me della Produzione creatrice di benessere (0, meglio, di
salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono
davvero in grado di realizzarlo?
No. O lo realizzano materialmente solo in parte, di-
ventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo
che in misura cosi minima da diventame vittime. Fru-
strazione o addirittura ansja nevrotica sono ormai stati
d’animo collettivi. Per esempio, i sottoproletari, fino a
pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si vergogna-
vano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del pro-
prio modello popolare di analfabeti in possesso perd del
mistero della realta. Guardavano con un certo disprezzo
spavaldo i « figli di papa », i piccoli borghesi, da cui si
dissociavano, anche quando erano costretti a servirli.
Adesso, al contrario, essi cominciano a vergognarsi della
propria ignoranza: hanno abiurato dal proprio modello
culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche pit,
lhanno completamente perduto), e il nuovo modello che
cercano di imitare non prevede l’analfabetismo e la roz-
zezza. 1 ragazzi sottoproletari — umiliati — cancellano
nella loro carta d’identita il termine del loro mestiere,
per sostituirlo con la qualifica di « studente ». Natural-
mente, da quando hanno cominciato a vergognarsi della
loro ignoranza, hanno cominciato anche a disprezzare la
cultura (caratteristica piccolo borghese, che essi hanno
subito acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, il ragazzo
piccolo borghese, nell’adeguarsi al modello « televisivo »
— che, essendo la sua stessa classe a creare e a volere, gli
29é sostanzialmente naturale — diviene stranamente rozzo €
infelice. Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghe-
si si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi produco-
no, essendo di carattere tecnologico € strettamente prag-
matico, impedisce al vecchio « uomo » che é ancora in
loro di svilupparsi. Da cid deriva in essi una specie di
rattrappimento delle facolta intellettuali e morali.
La responsabilita della televisione, in tutto questo, &
enorme. Non certo in quanto « mezzo tecnico », ma in
quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa
non é soltanto un luogo attraverso cui passano i messag-
gi, ma é un centro elaboratore di messaggi. B il luogo
dove si fa concreta una mentalita che altrimenti non si
saprebbe dove collocare. E attraverso lo spirito della te-
levisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuo-
vo potere.
Non c’é dubbio (lo si vede dai risultati) che la televi-
sione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo
di informazione al mondo. II giornale fascista e le scritte
sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come
(con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo,
voglio ripeterlo, non é stato sostanzialmente in grado
nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuo-
vo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione
e di informazione (specie, appunto, la televisione), non
solo V’ha scalfita, ma Pha lacerata, violata, bruttata per
sempre...
go