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Riassunto Lo Spagnolo Antico

Il documento analizza la genealogia e l'evoluzione dello spagnolo antico, evidenziando la sua appartenenza alla famiglia delle lingue romanze e la distinzione tra lingua e dialetto. Viene discusso l'impatto delle lingue prelatine e dei prestiti lessicali, nonché i mutamenti fonetici e lessicali nel tempo. Infine, si sottolinea l'importanza dei fattori storici e sociali nella formazione e nello sviluppo della lingua spagnola.

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Riassunto Lo Spagnolo Antico

Il documento analizza la genealogia e l'evoluzione dello spagnolo antico, evidenziando la sua appartenenza alla famiglia delle lingue romanze e la distinzione tra lingua e dialetto. Viene discusso l'impatto delle lingue prelatine e dei prestiti lessicali, nonché i mutamenti fonetici e lessicali nel tempo. Infine, si sottolinea l'importanza dei fattori storici e sociali nella formazione e nello sviluppo della lingua spagnola.

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Lo spagnolo antico

Filologia Romanza (Università degli Studi di Messina)

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Lo spagnolo antico
Capitolo 1
5. Genealogia

Lo spagnolo è una delle lingue che compongono la famiglia linguistica dell’indoeuropeo.


È una delle lingue che costituisce le continuazioni del latino, così come:
-il portoghese,
-l’italiano,
-il francese,
-il provenzale o occitano,
-il rumeno,
-il sardo,
-il dalmatico (lingua ormai morta),
-il gallego,
-il catalano,
-il franco-provenzale,
-il retoromanzo

Tutte queste lingue sono chiamate neolatine o romanze.


Lo spagnolo, come il portoghese, il gallego e il catalano, appartengono al ramo iberoromanzo, ma il
catalano in realtà si considera come una lingua ponte tra Iberorománia e Gallorománia.

Il latino, a sua volta, fa parte del gruppo italico.

6. Lingua e dialetto
Tutti i dialetti nascono come una varietà di una lingua-madre viva o scomparsa.
Questi dialetti, a loro volta, sono dialetti del latino, ma il latino è un dialetto del gruppo italiano.

Per prestigio culturale o per imposizione politica o per entrambe le ragioni, spesso un dialetto che si
più o meno modificato secondo circostanze storiche diverse, diventa lo strumento linguistico di una
comunità.
Per esempio, il castigliano è la base dello spagnolo, ma nacque in un piccolo angolo della
Cantabria.

Gli altri dialetti, quando non scompaiono, continuano a restare dei veicoli di comunicazione usati in
porzioni più ridotte di territorio, quindi diventano delle parlate locali.

La differenza tra lingua e dialetto è di tipo storico-sociale, in più la lingua è il mezzo di espressione
di un’importante tradizione letteraria.

7. Il nome
Spagnolo e castigliano sono due denominazioni ritenute sinonimiche.
Per evitare equivoci, soprattutto nel territorio dell’America Latina, si considera:

Spagnolo = lo spagnolo universale, parlato sia in Spagna che in America Latina. In America si evita
di usare questa denominazione, dunque si utilizza Castigliano, anche per evitare di aprire il doloroso
capitolo della colonizzazione e delle guerre d’indipendenza.

Castigliano= lo spagnolo di Spagna, assume questo nome dalla città che lo ha ospitato: Castilla.

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Per ragioni spesso ideologiche si preferisce il nome di castigliano.
8. Condizioni ambientali
Una lingua è un fatto umano e culturale, quindi i fattori geografici, climatici, etnici NON
determinano la sua nascita o il suo sviluppo.

Alcuni fattori geomorfologici possono, però, essere utili nel caso della Penisola Iberica per
comprendere alcuni fenomeni che hanno avuto delle conseguenze anche linguistiche.
Le condizioni climatiche possono spiegare alcuni eventi:

1) differenza nella romanizzazione della penisola:


-veloce e fruttuosa -> nel sud
-debole e lenta -> nel centro e nel nord cantabrico
-inesistente -> nella zona basca

2) sviluppo della Reconquista in direzione verticale

3) analogia tra culture periferiche, mentre la zona centro e nord-est mostra caratteristiche proprie

9. Alcuni concetti basilari di grammatica storica


A) tradizione e innovazione

Come in ogni lingua esistono contemporaneamente tendenze verso l’innovazione e fattori di


conservazione.
Se il sistema linguistico cambiasse radicalmente sarebbe impossibile continuare a comunicare, ma
le lingue si modificano e attualmente non si parla più come in passato.

l’Habla è l’attualizzazione pratica del codice linguistico, modifica la lingua.


La norma accetta il cambiamento della lingua solo dopo averlo assimilato.

B) parole di tradizione popolare e cultismi

• Le parole di tradizione popolare vengono costantemente utilizzate nella loro forma originale
latino [chiamata etimo] , o finché non scomparvero e hanno subito anche dei cambiamenti fonetici
che a volte sono risultate irriconiscibili:
Lat. CASA -> sp. CASA [non ha subito nessun cambiamrnot]
Lat. AUTUMN -> sp. OTOÑO [ si è conservato solo un suono: t]
Lat. FECTI -> sp. HIZO [nessun suono conservato]

• I cultisimi sono parole che sono entrate nel lessico spagnolo in epoche successive alla formazione
della lingua, per esigenze culturali, quindi sono espresse in latino, subendo solo un leggero
adattamento.
Lat. AUDITORIU -> sp. AUDITORIO
Lat. AUDIRE -> sp. OIR

Lat. TENEBROSU -> sp. TENEBROSO


Lat. TENEBRAS -> sp. TINIEBLAS

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• A volte la stessa parola latina è etimo di una voce colta e popolare.
Lat. COLLOCARE -> sp. COLOCAR [collocare]
COLGAR [appendere]

Lat. MINUTU -> sp. MINUTO


MENUDO [piccolo]

Lat. TITULU -> sp. TITULO


TILDE [accento grafico]

C) mutamenti forti e mutamenti deboli: diffusione lessicale

Un momento fonetico può riguardare i lessemi che presentano le stesse condizioni [ per es. in
spagnolo non c’è nessuna parola che non inizi con la s preceduta da e -> STUDIO -> estudio ]

Ma a volte i cambiamenti o la conservazione dei fonemi non hanno la stessa diffusione generale,
per esempio la ’s’ normalmente si mantiene intatta : SALIRE -> salir , però in molti casi diventa un
altro suono:

Lat. SAPONE -> sp. JABÓN


Lat. SERRARE -> sp. CERRAR

Viene chiamata diffusione lessicale = cioè l'ipotesi secondo la quale i mutamenti linguistici sono
rapidi nell'aspetto fonetico, ma graduali nella loro estensione al lessico.

Se il mutamento riguarda poche parole, però non ha necessità di interessare tutto il campo
semantico, questo spiega perché alcune parole non sembrano cambiare.

Nei cultismi, per esempio non si hanno i mutamenti che si penserebbe ci siano:
Lat. FLAMMA -> sp. LLAMA
Lat. FLORE -> sp. FLOR
Alcune parole sono meno propensa il cambiamento di altre e le ragioni possono essere di vario tipo.

d) forza del paradigma

A volte agisce su una parola la forza del paradigma lessicale che appartiene.
Es: -GN- -> sp. Ñ
LIGNA -> LEÑA
PUGNU -> PUÑO

Però REGNU -> REINO e REGNARE -> REINAR, a causa di REY (in latino REGE) e REINA (in
latino REGINA) che sono i termini più forti della famiglia.

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E) cronologia relativa ai mutamenti

I mutamenti fonetici non si realizzano tutti allo stesso tempo, alcuni avvengono prima di altri.
F) patologia linguistica

Quando, come risultato dei mutamenti fonetici, due parole possono confondersi, la lingua, per una
delle due parole, ricorre ad un’altra forma.
Es. lat. FENUCULU e GENUCULU -> sp. HINOJO [finocchio e ginocchio]
Per il secondo termine, però si utilizza la parola RODILLA che deriva dal lat. ROTELLA

G) moda ed espressività

La sostituzione di parole si deve anche ad altri fattori: Moda e prestigio.


Molto spesso vengono adottati i forestierismi o stranierismi e per alcune lingue anche il termine
esotismi.

Es. BELLU ‘guerra’ si confondeva molto spesso con BELLU cioè ‘bello’, però viene sostituito dal
germanico WERRA, che ha dato come esito: GUERRA

LABORARE ‘lavorare’ viene sostituito da TRIPALIARE che ha dato come esito: TRABAJAR

H) tabù e forme eufemistiche

A volte una parola è sostituita da un'altra perché ritenuta tabù o perché si crede che suoni male, per
esempio: nel 1208 gli abitanti di Coyanza [in provincia di León] chiesero di Alfonso IX di cambiare
il nome della città perché foneticamente era vicino a COLEONE che in spagnolo era COJÓN
[coglione].
Il re accettò e decise di cambiare il nome in Valencia de los Campos, oggi Valencia de Don Juan.

J) grafia e fonetica
Spesso allo stesso fonema possono corrispondere vari segni grafici : /0/ -> celos
zorro

e allo stesso segno grafico vari fonemi: /x/ -> gente


/g/ -> gato
La grafia è più conservatrice della fonetica.

Capitolo 2
11.
Quando i romani conquistarono la penisola iberica vi trovarono altre popolazioni che usavano
lingue diverse non solo dal latino, ma anche fra di loro.

L’adozione del latino si realizza con un processo di assimilazione graduale, che comporta una fase
di bilinguismo e alla fine le lingue dei conquistati, quindi le lingue di sostrato, possono scomparire
o meno.
Solitamente lasciano tutte dei relitti all’interno della lingua dei conquistatori.

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Molto spesso queste tracce lasciate dalle lingue preesistenti riguardano soprattutto i nomi degli
oggetti sconosciuti [per esempio, i romani indossavano solo tuniche lunghe e quindi non sapevano
cosa fossero i calzoni, cioè le braghe. Appresero questo termine e questo utilizzo di tale indumento
solo dai certi, che erano soliti usare queste BRAGHE.
Ancora oggi in spagnolo il termine BRAGAS però si riferiscono ad un indumento intimo
femminile.]

Dunque in questo caso, si parla di prestiti di necessità, che aumento il patrimonio lessicale della
lingua che si impone.
A volte non si tratta di parole, ma di tratti fonetici, e questo perché i popoli conquistati
conservarono alcune abitudini del loro modo di pronunciare la nuova lingua.

In questo modo, c’è una vera e propria interferenza linguistica che non solo arricchisce la lingua dei
dominatori, ma al tempo stesso, fa sì che si possa modificare lentamente, la struttura.
In questo caso, la lingua del popolo sottomesso si chiama substrato o sostrato, ma spesso il sostrato,
più che la causa determinante dell’evoluzione della lingua, è solo il fattore di aiuto.

Le condizioni linguistiche della penisola iberica in epoca predomina sono molto complesse e
confuse, quindi non si sa con certezza quanti popoli la abitassero o chi fossero.

12. Popoli e idiomi prelatini


I popoli prelatini si possono distinguere in:
-indoeuropee
-non indoeuropee
Il basco è l’unica lingua non indoeuropea sopravvissuta alla romanizzazione. Rappresenta la fase
moderna della lingua degli antichi VASCONES, una lingua di tipo caucasico, forse affine a quella
degli AQUITANI.

Si diffuse ai due lati dei Pierenei ed ebbe un’estensione molto maggiore in passato, rispetto ad oggi.
I baschi si ritirarono nella valle dell’Ebro sotto la spinta dei nuovi invasori che venivano da sud,
cioè gli iberi-
Per molto tempo si credette che gli iberi fossero gli antenati dei baschi, si suppose anche una
relazione genealogica tra l’ibero e il basco, ma oggi si pensa che le possibili coincidenze che ci sono
tra le due lingue siano dovute a un’influenza reciproca, cioè contatti paralleli con una terza lingua di
maggiore prestigio.

Gli iberi, non indoeuropei e probabilmente di origine nordafricana colonizzarono soprattutto


l’Andalusia, Alicante e la Catalogna.
Le lingue indoeuropee vennero introdotte con le invasioni provenienti da nord.
Una prima ondata di popoli di difficile identificazione portarono alla penisola una lingua preceltica,
erano un popolo non indoeuropeo, ma indoeuropeizzante.

Una seconda invasione si fuse con gli iberi dando vita alla fusione celtoiberica, diffusa nelle
province attuali di Burgos, Guadalajara, Teruel, Zaragoza e nel sud della Navarra.

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I popoli della prima ondata, in gran misura celtizzati, si trasferirono verso il nord e l’ovest, in zone
di maggiore densità, dove in epoca romana vi erano i cantabri, lusitani.

La Cantabria è il nucleo della futura Castiglia romanza.


Si può supporre che all’epoca della conquista romana i cantabri parlassero uno o più dialetti di tipo
leticò, con tratti forse di una lingua indoeuropea preceltica e altri di origine più antica e forse basca.

13. Toponimi e prestiti

VASCUENSE
Al vascuense si possono attribuire i toponimi in:
-
’-BERRI’, ‘nuovo’
-
‘-GORRI’ ‘rosso’
-
‘-URRI’ ‘città’

• Antroponimi come ‘García’ , ‘Iñigo’, ‘Jimeno’

• Parole come ‘cama’ ‘izquierdo’ ‘Vega’ ‘pizarra’

IBERICO
• All’iberico si possono attribuire i toponimi in
-
‘-ICI’
-
‘-IPPO’
-
‘-UBA’

• Il nome stesso di Iberia


• Suffissi in ‘-arro’, ‘-orro’, ‘-urro’

LIGURE
• Suffisso ‘asco’

CARTAGINESE e FENICIO
• Toponimi come:
-
Cádiz [recinto fortificato ,Cadice] ,
-
Cartagena [città nuova],
-
Ibiza [isola dei pini],
-
Málaga [fattoria, allevamento]
-
Il nome stesso del.a Spagna, HISPANIA -> terra o costa dei conigli

CELTICI e PRE o PARA CELTICI


• Toponimi con suffissi:
-
‘-ANTIA’,
-
‘-BRIGA’ [castello]

• Toponimi con il prefisso: sego [forte o forse, vittoria]

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I suffissi ‘AKO’ e ‘DUNUM’ diffusi per lo più in Catalogna e in Aragona risalgono a una posteriore
invasione gallica.

GRECI
Si trovano per lo più in area catalana.

CELTISMI
-
camisia -> Camicia [italiano]
Chemise [francese]
Camisa [spagnolo]

-capanna -> Cabaña

-cerevisia -> Cerveza [birra]

Quindi il vocabolario di origine predomina si riconduce per lo più a termini che hanno a che fare
con la natura e la vita materiale.

14. Influenze di sostrato?

Secondo alcuni linguisti si dovrebbero attribuire a sostrati ispanici alcuni fenomeni dell’evoluzione
del latino della penisola, questo lo dimostrano anche antichi aneddoti che sottolineano il modo di
parlare degli abitanti ispani -> non è necessario ‘pronunciare male’ una lingua perché si producano
effetti d’interferenza linguistica.
L’aneddoto a cui si fa riferimento è quello del discorso dell’imperatore Adriano, di origine ispanica,
era di una località vicino Sevilla, ed un uomo di grande cultura: quando pronunciò il suo discorso
parlò con un accento così marcato che tutti i senatori ne risero.

All’influenza basca si devono attribuire i seguenti fenomeni:


1) evoluzione della F iniziale latina in ‘H’, prima aspirata e poi muta.
2) assenza del fonema ‘V’ nella maggior parte della Spagna: il suono non era presente nel sistema
fonologico Vasco, ma era presente nella scrittura.

All’influenza celtica sono dovuti:


1) il fenomeno della lezione che consiste in una semplice sonorizzazione delle sordi [lenizione di
primo grado]
2) Evoluzione del nesso consonanti da ‘CT’ a ‘IT’ in portoghese e a ‘CH’ in spagnolo.

Capitolo 3
15. La romanizzazione

La conquista romana della penisola iberica iniziò verso la fine del III secolo a.C. , ma i romani
conquistarono definitivamente la penisola nel 201.
Nel 206 si costruisce la provincia romana, divisa in più parti:
-Citerior

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-Ulterior

Difficile fu la penetrazione verso l’interno: le rivolte di Numanzia furono duramente represse.


Con la riforma amministrativa di Augusto la penisola venne divisa in 3 province:
1) Terraconensis con capitale TERRAGONA
2) Betica con capitale CORDOBA
3) Lusitania con capitale MÉRIDA
Con la riforma di Diocleziano venne divisa in cinque: Gallecia, Terraconensis, Cartagine, Betica e
Lusitania.

Sebbene i romani imponessero la loro lingua, una serie di fattori sociali [come la superiorità della
loro cultura, le necessità amministrative, la diffusione delle scuole, i commerci, la presenza dei
soldati] agirono da elementi di acculturazione e assimilazione linguistica, che procedettero verso
l’interno e da sud a nord.

Le zone più ricche e sviluppate furono latinizzate:


-lusitani
-galleci
-cantabri
-asturi
Entrarono tutti in contatto con i romani più tardi, i baschi non persero mai la loro lingua.

16. Latino

Il latino diffuso nella penisola iberica dagli agenti sociali non è una lingua unitaria come quella
degli autori classici, rigidamente codificata dai grammatici. Si tratta di un insieme di livelli
espressivi e di fasi cronologiche che si sovrappongono, coesistono e si influenzano reciprocamente
con risultati a volte diversi nelle diverse regioni della penisola.

Il latino dei primi soldati era una lingua ancora arcaica, parlato, di uso corrente, uno strumento
flessibile che assume dai diversi ambienti sociali, particolarità e tecnicismi.
La sua differenza dal latino delle ultime ondate è molto grande: le sovrapposizioni sia dei tratti
arcaici che di alcune innovazioni non si generalizzarono in tutto l’Impero.

A partire dal I secolo d.C. si diffonde anche la lingua letteraria e i due livelli linguistici, scritto e
parlato, si sviluppano in modo diverso nel corso dei secoli, allontanandosi sempre di più.
Il latino letterario diventa la lingua degli intellettuali, dei chierici, mentre il latino volgare si
trasformerà nelle lingue romanze.

Il termine ‘latino volgare’ viene spesso criticato e alcuni autori ne rifiutano l’uso.
In realtà nessuna etichetta è migliore di questa, nemmeno ‘preromanzo’ o ‘protoromanzo’ che
dovrebbe rappresentare l’insieme dei tratti e delle forme linguistiche che hanno avuto esito nelle
varie lingue romanze, mentre il latino volgare comprende anche quelle forme diverse dal latino
classico che non hanno avuto una continuazione romanza.

I testi scritti in latino riproducono la lingua usata da questa élite, mentre gli errori sono la spia delle
caratteristiche volgari che simultaneamente si stavano diffondendo e bisogna indirizzarli agli scribi
meno dotti, incapaci di scrivere correttamente il latino, che avevano imparato male.

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17. Caratteristiche del latino di Spagna

Lo spagnolo appartiene alla Romania Occidentale e condivide con le altre lingue presenti
[iberoromanze, galàloromanze e dialetti del Norditalia] alcuni tratti che li oppongono alla Romania
Orientale.
La penisola iberica è un’area laterale rispetto al centro di diffusione linguistica, cioè Roma, quindi
succede che spesso lo spagnolo presenti tratti in comune con le altre aree laterali [per esempio, il
rumeno].

17.1 L’accento
L’accento latino è musiate, mentre quello spagnolo si basa sulle differenze d’intensità.

Nel passaggio dal latino al volgare l’accento normalmente non si sposta dalla sillaba tonica latina.
Ci sono però alcuni casi:
-TENEBRAS [ténebras] -> spagnolo: tenébras -> tinieblas

-SAPERE [sápere] -> spagnolo: sabér

17.2 Vocali
Il sistema vocalico del latino classico comprende 10 fonemi + 3 dittonghi.
La durata di una vocale era un tratto distintivo e aveva un’importanza morfosemantica.
Le vocali lunghe erano pronunciate più chiuse, quelle brevi più aperte.

Nel latino volgare l’apertura [chiuso-aperto] ha un valore distintivo e la quantità [la durata] diventa
un tratto secondario.
I fonemi passano da 10 a 7.

I fonemi passano da 10 a 7 perché alcuni si fondono in uno solo.


• In spagnolo, inoltre, non esiste la ‘u’ tranne nei cultismi, come ‘espíritu’.

• Spesso si verifica la caduta ‘sincope’ fra la liquida e l’occlusiva:


ANIMA -> alma
LITTERA -> letra
BONITATE -> bondad
MALEDICERE -> maldecir

• E + R -> A
Camera -> Cámara
Passere -> pasaru -> pájaro

17.3 Consonanti
• Innanzitutto la ‘H’ scompare: HOMO si pronuncia senza nessuna aspirazione.

• I gruppi consonantici subiscono un0assimilazione regressiva [il suono successivo rende simile a
sé il suo precedente] e in più c’è un’assimilazione:

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• RS / PS -> SS
Ursu -> oso [orso]

• PT -> TT -> T
Septem -> sette -> siete

• NS -> s
Mensa -> mesa

• La M cade e si conserva solo come N nei monosillabi


Cum -> con
Quem -> quien

• CR e PR si sonorizza l’occlusiva
Pravu -> Bravo

• Vocale davanti alla S in posizione iniziale


Schola -> escuela

17.4 Morfosintassi
Si passa da una morfologia sintetica a una analitica.
• Il latino classico esprimeva le funzioni sintattiche con delle modificazioni della forma della
parola, cioè i casi.
Il romanzo si basa sull’uso di preposizioni.

• Si crea l’articolo determinativo a partivo dalle forme del dimostrativo ILLE, ILLA [el, la] e
l’articolo indeterminativo a partire dal numerale UNU, UNA

• Perdita del neutro che passa al maschile, però alcune parole anche al femminile come: hoja che
deriva da ‘FOLIUM’.
Questo è dovuto o a una confusione di desinenze o al significato collettivo che possiede la parola.

• Cambiamenti di classe: i femminili della 4 e della 5 passano alla 1, SOCRUS -> suegra
-i maschili della 4 confluiscono nella 3, SENATUS -> senado

17.5 Lessico

Il lessico latino è ricco di ellenismi appartenenti a diversi campi semantici:


-alta cultura -> comedia, idea, musica, filosofia, poesia
-parole di cultura materiale -> governare
-grecismi diffusi con la religione cristiana -> angelo, apostolo, battezzare, vangelo

Ci sono alcuni arcaismi del latino di Spagna:


-Fabulare -> Hablar
-Cuius -> Cuyo

-PULCHRU, FORMOSU e BELLU -> italiano e francese scelgono il terzo, spagnolo e rumeno
adottano il secondo. Il primo si perde.

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Lo spagnolo introduce però delle innovazioni:
-
HERMANO da GERMANU -> invece di ‘fratre’.

-
CERRAR da SERRARE -> invece di ‘claudere’.

-QUERER da QUAEERE -> invece di ‘velle’.

-TENER da TENERE -> invece di ‘habere’.

-COMER da COMEDERE -> invece di ‘manducare’.

17.6 la teoria di Roger Wright


L’ispanista inglese Roger Wright propose una teoria, circa 20 anni fa, molto innovatrice che
riguardava la teoria del bilinguismo nella storia medievale del latino.

Innanzitutto il bilinguismo è la capacità di un parlante di saper dominare due lingue, o più,


contemporaneamente.

La diglossia è un fenomeno che si riferisce all’uso differenziato di diversi codici linguistici o di


diverse varietà di un codice linguistico all’interno di una stessa comunità. [ es. slavo ecclesiastico e
slavo comune]

Secondo Wright fino alla riforma carolingia non ci furono due lingue parlate, ma una sola, che si
può chiamare o ‘latino tardo’ o ‘romanzo precoce’, o ‘protoromanzo’ o ‘romanzo primitivo’.
Il latino era solo una lingua scritta, ma nel leggere un testo scritto in latino, il parlante lo
pronunciava con le abitudini fonetiche del territorio nel quale si trovava.
Esempio: se in un testo vi era scritto ‘vita’ e il parlante viveva nella zona di Castiglia avrebbe letto
‘vida’.

L’esistenza di una sola lingua non significa che non vi fossero differenze sociali e locali.
Le differenze regionali si presentarono solo più tardi.
Alcuino di York stabilì, per la lettura ad alta voce nella pratica della liturgia romana, un’ortografia e
una pronuncia basata nella corrispondenza di un suono per ogni lettera.

In questo modo viene ‘inventato’ il latino medievale e inizia a sorgere la coscienza dell’esistenza di
due lingue diverse: il latino, scritto e parlato in un modo e il romanzo, parlato in un’altra.
Per il romanzo nasce anche l’esigenza di trovare una scrittura capace di esprimere i suoni.
Le tappe dell’evoluzione sono riassunte in quattro fasi:
1) FASE A -> Francia fino all’ 800 circa, Spagna fino al 1080
Vi è una sola lingua: il proto romanzo, che è scritta nel modo tradizionale, ma è parlata secondo
diversi modi di evoluzione e in diversi luoghi, ossia i volgari.

2) FASE B -> Francia dall’anno 800 all’842 circa, Spagna dal 1080 al 1206 circa
Vi è una sola lingua in ogni comunità che è scritta in modo tradizionale, ma parlata in due modi
distinti: il primo modo è quello del volgare corrente.
Il secondo modo è quello della lettura ad alta voce nella Chiesa secondo il metodo delle ‘litterae’
cioè pronunciando un suono per ogni lettera scritta.

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3) FASE C -> è instabile. Francia dall’842 al 1000 circa, Spagna dal 1206 al 1228 circa.
C’è una lingua in ogni comunità che è scritta in due modi diversi: il primo è quello del modo
tradizionale. Il secondo è la nuova maniera ‘romanza’, ossia con una lettera per ogni suono volgare
esistente. È diversa in luoghi diversi.
Inoltre è parlata in due modi distinti: il primo è il modo volgare normale, il secondo è ‘litterae’
nella chiesa.

4) FASE D -> Francia dal 1000 circa, Spagna dal 1228 circa
Ci sono due lingue: 1. Latino = scritta nel modo tradizionale, ma parlata in un modo nuovo.
2. Romanzo = scritta in un modo nuovo, parlata nel modo normale.

17.7 Appendice II: la teoria di Ángel López García


Egli insistette sull’importanza nell’evoluzione dal latino alle lingue romanze.
Le traduzioni bibliche si staccano in maniera decisiva dalla lingua classica e anticipano
significativamente agli idiomi romanzi.

Secondo López le diverse componenti della lingua latina si trasformarono in tempi diversi, ma la
fonetica e la morfologia ebbero un’evoluzione lenta e progressiva. La sintassi romanza ebbe origine
dal III secolo d.C., quando le traduzioni bibliche ebbero un loro influsso sulla liturgia cristiana.

Per il linguista spagnolo il caso del latino non coincide né con la diglossia né con il pidgin [si tratta
di un codice semplificato che nasce in situazioni come la colonizzazione. Il vocabolario è ridotto e
deriva dalla lingua dominante e arriva nelle strutture morfosintattiche della lingua dominata.
Successivamente il pidgin può diventare una lingua nazionale, quindi una lingua creola].

Per López il caso del latino non può coincidere con la ‘diglossia’ perché scrivere per la
prima volta in volgare romanzo comportò un cambiamento e rinnovamento del latino.
Non può nemmeno coincidere con la ‘creolizzazione’ perché nella storia del latino si è
prodotta anche una sostituzione dei vecchi lessemi che valevano anche per la lingua scritta
con dei nuovi: es. FABULARE per LOQUI [parlare]

L’evoluzione del latino nelle lingue romanze si produrrebbe in maniera ‘modulare’:


1) la componente sintattica cambia radicalmente tra il II e il III secolo d.c. perché
scompare il latino biblico e della lingua della liturgia.
C’è un periodo nel quale il latino scritto, che inizia a non essere più compreso dalla gente,
resta stabile.

Nel VIII secolo in Francia, con la riforma carolingia, e verso la fine dell’XI secolo in
Spagna si inizia a scrivere il volgare romanzo sulla scia del latino cristiano biblico, mentre i
chierici si ispirano ai testi classici per inventare un nuovo latino, cioè il latino medievale.

2) la componente fonologica cambia gradualmente. Però con la caduta dell’Impero di


Occidente c’è una ruralizzazione della società romana che comporta che non si ponga più un
freno alle pronunce volgari.

3) i suoni non cambiano in astratto, ma in parole corrette.

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4) la componente morfologica ebbe un’evoluzione più interessante.
I morfemi subirono l’effetto dei cambiamenti fonologici. In questo modo si giunge ai
sistemi morfologici delle lingue romanze.

I testi latini che si scrivevano secondo il modello della lingua delle versioni bibliche tra il 3
e l’11 secolo non erano più soggetti alle regole rigide di pronuncia, perché ormai nessuno
sapeva come si dovesse pronunciare il latino classico, ma era necessario che continuasse a
sembrare latino.

Questo fece sì che i diversi autori nascondessero le loro sintassi, ormai pronto romanza, con
una morfologia appresa nelle grammatiche dei latini.
Questa morfologia è statica cioè non conosce cambiamenti, ma la maggiore o minore fedeltà alla
lingua latina nei singoli testi dipende dal livello di cultura dello scrittore.

Lo strumento più attinente adeguato per comprendere questo tipo di evoluzione, secondo il
linguista, è la cosiddetta teoria delle catastrofi: si tratta di un modello matematico che stato creato
per studiare fenomeni discontinui, che vengono chiamati appunto catastrofi.
Lo studioso applica il modello del lenzuolo rigido con una piega nel mezzo, se una pallina scivola
lungo il lenzuolo cadendo nella parte superiore può seguire delle traiettorie tranquille oppure può
avere dei cambi bruschi.
1) nel III secolo d.C., momento in cui le versioni latine della Bibbia creano una sintassi che non
corrisponde alla caratteristica del componente morfologico.questa sintassi rimane praticamente
invariata ma nell'XI secolo d.C. arriva la piega eccede bruscamente presentandosi come sintassi
romana.

2) la morfologia nel III secolo è più vicina alla componente fonologica della sintassi biblica, ma
versi secoli sesto e settimo arriva la piega e si ramifica in due traiettorie: la prima traiettoria è usata
nei testi latini e mantenuta dei vari grammatici, la seconda traiettoria evolve rapidamente fino a
presentarsi nei testi di sintassi romanza nel secolo 11º.

3) la fonologia evolve gradualmente dal latino a romanzo.

Capitolo 4
18. Le invasioni germaniche: fasi e importanza linguistiche
Con l’inizio del quinto secolo la penisola iberica iniziò a subire le invasioni barbariche dei popoli
germanici.
L’invasione più importante fu quella dei visigoti, popolo che i germani chiamarono per sottomettere
i vandali.

I vandali si stabilirono a Tolosa e fondarono il loro regno. In due secoli l’occuparono quasi per
intero, nonostante i Cantabri, gli Astures e i Vascones si ribellarono.

I visigoti erano un popolo germanico, profondamente romanizzato per via della lunga permanenza
in Dacia e nel sud della Francia. Nel 587 si convertirono alla religione cattolica e nel 654
promulgarono la loro compilazione giuridica in latino.
In queste leggi fusero gli usi visigoti con quelli romani.

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La presenza dei visigoti in Spagna non è così marcata pie via della minima incidenza numerica e del
loro carattere aristocratico.
Questo periodo di occupazione è determinante per la storia degli idiomi iberoromanzi perché segna
un distacco, non totale ma irreversibile delle terre ispaniche da un orizzonte che era quello del latino
imperiale ad una prospettiva peninsulare più ridotta e dotata di centri linguistici nuovi.

19. Prestiti germanici


È necessario fare una distinzione tra parole germaniche penetrate nelle lingue romanze o in parte di
esse, e termini esclusivi all’iberoromanzo.
Per quanto riguarda le prime:
1) ci sono due modi che spiegano l’arrivo delle parole germaniche nelle lingue romanze.
Innanzitutto per via delle strette relazioni germano-romane precedenti alle invasioni militari,
quindi si tratta di ADSTRATO -> cioè influsso reciproco di due lingue contigue. Quindi le
parole entrano già nel latino volgare, da cui poi derivano le forme romanze.

2) A volte, penetrano prima in una lingua romanza di grande prestigio, quasi sempre il francese o
il provenzale, per poi diffondersi nelle altre.
Es. germanico: GARDO -> tedesco: garten
Inglese: Garden
Antico francese: jart -> francese: jardin
Italiano: giardino
Spagnolo: jardin
Si verifica questa palatalizzazione di Ga, che è normale in francese, ma non nelle altre lingue,
perché se hanno una palatalizzazione si deve proprio all’influenza francese.

Fra i prestiti germanici più comuni abbiamo: BANCO - BANDERA - ESPÍA - FALDA - GRIS -
GUARDAR - GUIAR - JABÓN - ORGULLO - ROPA - SOPA - SALA - TOALLA - YELMO.

3) i germanismi che sono effetto del superstrada, sono: GAINON -> gana [voglia] , AT-LEWIS ->
aleve [traditore]

4) i toponimi visigoti importanti sono il frutto della romanizzazione di nomi che incorporano il
nome gotico latinizzato, soprattutto il nome di un proprietario terriero: GOTHORUM -> Toro [dei
goti] , LEOVIGILDI -> villafruela [la tenuta dei Froyla]
Anche molti antroponimi sono di origine di romanizzazione di nomi di persona germanici:
ALLWARS -> Álvaro, FRITHNANTH -> Fernando.

5) nella morfologia si può solo ricordare il suffisso ‘-ing’ che si è mescolato con parole romanze :
realengo -> patrimonio reale
Abadengo -> beni abbaziali

20. Altri appunti sull’evoluzione del latino


-
dittongamento ‘e’ in ‘ie’, ‘o’ in ‘ue’.
-
Al dittongo ‘AU’ si aggiunge un ulteriore dittongo che è il risultato dell’evoluzione della
desinenza ‘AVIT’ che dà esito in AUT : AMAVIT -> AMAUT -> amo.
C’è anche l’evoluzione di AL + consonante: ALTERU -> AUTRU -> otro.

-la V latina, in realtà ‘w’, si dilegua davanti ad ‘u’: RIVU -> riu -> rio

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Oppure si dilegua fra vocali uguali: AUDIVI -> audii -> oí

-l’elemento labiovelare scompare quasi del tutto, fanno eccezione solo: CUADRO - CUAL -
CUANDO - CUATRO.

-il passaggio da uno iato al dittongo provoca la nascita di un elemento non-vocalico palatale: lo
‘iod’.
• Lo iod spesso modifica la consonante anteriore producendo suoni nuovi rispetto al latino,
soprattutto affricati dentali o palatali.
Es. RATIONE -> razón
CIVITATE -> ciudad

• La iod semiconsonante intervocalica e i gruppi ‘DJ’ e ‘GJ’ [ d iod, g iod] diventano ‘y’ : MAIORE
-> mayor
RADIU -> Rayo

• Il gruppo NJ [n iod] diventa ñ come in tutta la Romania: HISPANIA -> España

• Il gruppo LJ [l iod] ha subito un lungo percorso: - inizialmente si palatalizza = FILIA -> FILLA
-> hija

• I gruppi CL e GL per caduta della vocale postonica cambiano in J [jota] : OCULU -> oclu -> ojo

Capitolo 5
21. Forme della presenza araba in Spagna
L’invasione araba nella Penisola Ispanica iniziò nel 711, sotto la guida di Al-Tariq.
Durò più di sette secoli, ma non cancellò mai la civiltà ispanogota. Infatti i musulmani non
imposero mai la loro religione o lingua.

La Spagna musulmana, chiamata Al-Andalus, conosce diversi periodi:


1) inizialmente è un emirato indipendente
2) Successivamente diventa un califfato omeyade indipendente, con capitale a Cordoba.
3) Il califfato si divide in piccoli regni, chiamati ‘reinos de taifas’ .

Con la fine del califfato inizia il periodo più splendido per la Spagna araba.
Dal punto di vista sociale è necessario fare una distinzione tra:
-mozárabes -> arabizzati, cioè i cristiani che continuarono a vivere nelle terre dei mori

-mudéjares -> cioè i mori che rimasero nei territori riconquistati dai cristiani. Alcuni di loro
appresero la lingua dai cristiani e ottennero anche il nome di ‘ladinos’ o ‘latinies’.

-muladíes ->cristiani convertiti all’Islam.

22. Gli arabismi nello spagnolo


L'influenza degli arabi sull'elemento culturale fu molto evidente sin dal principio.
Possiamo notare:

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• L'eredità linguistica dell'arabo si passa sostanzialmente su prestiti, circa 4000 arabismi dello
spagnolo sono termini che rappresentano oggetti concreti, della vita materiale, è sempre uno quasi
non esistere parole che si riferiscono al mondo dei sentimenti e concentri astratti, fatta eccezione
per la terminologia scientifica.

• Un'altra grande caratteristica degli arabismi dello spagnolo e che spesso presentano l'articolo ‘al’,
a volte ridotto ad una semplice ‘a’, che si fonde con il sostantivo, ma nelle altre lingue non è
presente l’articolo: spagnolo = AZUCAR -> italiano = zucchero -> francese = Sucre -> inglese=
sugar .
• Di origine araba sono la maggior parte dei termini scientifici: spagnolo= ALQUIMIA -> italiano
= alchimia -> francese = alchemie

Un'altra importante considerazione è che il principale collante di unione tra la cultura araba e
l'Occidente è proprio lo spagnolo.
L’influenza del lessico arabo nel mondo spagnolo si può ritrovare soprattutto in alcuni campi
semantici:
- giardinaggio e orticultura (piante, fiori e frutti) = albarique [albicocca] - amapola [papavero] -
azucena [giglio] - jazmín [gelsomino] - limón [limone] - naranja [arancia] - sandía [ anguria].

- Agricoltura= aceite [ olio] - aceituna [oliva] - algodón [cotone]- arroz [ riso] - azúcar [zucchero]
- berenjena [melanzana] - zanahoria [ carota]

- Economia e commercio= aduana [dogana] - ceca [ zecca] - dársena - tarifar

-Architettura e mobilio= alfombra [tappeto] - almohada [cuscino] - azulejo [ piastrella]

-Professioni =albañil [muratore] - alfayate [sarto]

-Vita quotidiana = alcohol - talco

-Colori = añil [indaco] - Azul [azzurro] - carmesí [cremisi]

-Musica = tambor - laúd

-Tecnica e vita militare = alcazar [ castello] - Almirante [ammiraglio]

-Termini scientifici = acimut [azimut] - alambique [alambicco] - álgebra - algoritmo - cero


[zero] - elixir

• Oltre questi termini possiamo anche ricordare: Hazaña [impresa] e in questo termine arabo si
sente soprattutto l’influsso del verbo ‘hacer’ [fare].

• Aggettivi= mezquino [meschino] - baldío [inutile, sterile]

• Pochi verbi= halagar [ lusingare] - recamar [ricamare]

• Un certo numero di interiezioni= ojalá - olé - ya

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• Ai prestiti bisogna aggiungere i calchi, ossia parole spagnole di radice latina che modificano la
loro semantica per influenza di corrispondenti termini arabi dotati di significati più ampi= latino:
INFANTE -> Spagnolo: infante -> italiano: neonato.
Letteralmente infante significa colui che non sa parlare, ma poiché in arabo la stessa parola che
significa infante come neonato anche il significato di figlio di re, ecco che l'infante spagnolo passa
significare anche figlio del re.

Adelantado = letteralmente significa avanzato, ma assume anche il significato di governatore.

• Per quanto riguarda la toponomastica, l'eredità araba è molto grande a volte un nome semitico si
fonde con uno di origine latina= Alcalá [castello] - Medina [città] - Guadalajara [fiume delle
pietre] - Guadalquivir [il fiume grande] - Guadalupe [Fiume del lupo] - Gibraltar [ monte di
Tariq] - La Mancha [ altopiano]

23. Altre osservazioni


-nella morfologia l'influsso arabo è poco: per esempio la preposizione ‘hasta’ -> FINO A, oppure
l’infisso aggettivale in -í -> muladí, che viene usato per le formazioni romanze, per esempio ->
alfonsí. Oppure per ‘iraní, israelí, marroquí’.

-la fonetica del libro romanzo non subisce alcuna alterazione per via dell'influenza araba: i vari
suoni estranei furono adottati a fonemi già esistenti.
Sicuramente però si valorizzano e arricchiscono gli schemi accentuati:
1)si presentano parole più lunghe di quelle del patrimonio latino e anche molte parole composte, 2)
aumentano le parole sito e molte con finale vocaliche, 3) aumentano anche le parole parossitone con
finale consonantica 4) e le proparossitone.

- con l’occupazione di Al-Andalus, le regioni cristiane settentrionali perdettero un certo centro


linguistico normativo e questo produsse una frammentazione dialettale maggiore di quella del
periodo visigoto.

Capitolo 6
24. Quadro Storico

Nella zona settentrionale della penisola nell'VIII secolo si formarono degli organismi statali che
iniziarono una riconquista del territorio che era caduto nelle mani degli mori.
La riconquista avvenne da nord verso sud seguendo un movimento verticale, i cristiani spostarono
verso nord le popolazioni Mozarabi, quindi ci fu una prima fase di spopolamento strategico seguita
poi da una fase di ripopolamento.

Nella parte occidentale il regno asturiano- leonese ebbe la sua supremazia fino alla fine del X
secolo, si considerò l'erede del regno visigoto e fu linguisticamente conservatore.

Nella parte orientale si formò il regno di Navarra, il suo nucleo originale fu la popolazione basca
intorno a Pamplona, successivamente ebbe il predominio il regno di Aragona che precedentemente
era subordinato alla Navarra.

Nel IX secolo la Castiglia era una regione marginale del regno leonese e prese questo nome dei
piccoli accampamenti militari che la difendevano dai nemici.

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Latino: Castella, plurale di Castellum, diminutivo di Castrum.
I castigliane discendevano dai Cantabria e manifestarono ben presto lo stesso spirito di
indipendenza, lottarono per rompere la subordinazione i sovrani Leonesi e per voler imporre
l'egemonia del nuovo regno di Castiglia nella penisola.

La storia politico militare della Castiglia e la storia linguistica del castigliano vanno dal conte
Fernán González al re Fernando III.
Il regno si ingrandì a spese di al-Andalus e delle Asturie Leon e della Navarra Aragona, la lingua
poco a poco assorbì il mozarabe e il leonese e l'aragonese diventarono dialetti.

25. La frammentazione dialettale la posizione del castigliano


I principali delle Tiberio romanzi del medioevo sono:
-Gallego-portoghese
-Asturiano-leonese
-Castigliano
-Navarro-aragonese
-Catalano
-parlate mozarabe [nel sud]

Il castigliano è un piccolo dialetto isolato nella Cantabria, romanizzate tardi e male, è una lingua
caratterizzata da una struttura molto particolare con delle differenze estreme con gli altri dialetti
peninsulari.
I tratti principali del castigliano sono:

1) la G- e la I- davanti alla E e alla I atone, spariscono: GERMANU -> hermano


IENUARIO -> enero
[nel leonese e aragonese restano G e I]

2) la F- iniziale in castigliano inizialmente si aspira e dopo, verso la seconda metà del 500, si
dilegua: FURNU -> horno
[negli leonese e aragonese resta f]

3)i gruppi L+ iod, KL, GL diventano jota : SPECULU -> espejo

4) i gruppi KT e ULT che diventano -ch: LACTE -> Leche


MULTU -> mucho

5)i gruppi SKE, SK+ iod, ST+ iod diventano z : PISCE -> pez

6) la iod impedisce il dittongamento di E ed O toniche: OCULU -> ojo

Il castigliano ha in comune con il leonese e aragonese:


-con il leonese condivide la palatalizzazione dei gruppi iniziali ‘PL-, KL,FL’ : PLUERE -> llover
CLAMARE -> llamar
FLAMMA -> llama
-
con l’aragonese condivide l’evoluzione MB in m: PALUMBA -> Paloma
-
Con l’aragonese condivide le riduzioni AI>e, AU>o : CARRARIA -> Carrera

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TAURU -> toro

26. Dialetti mozarabi


La lingua dei mozárabes, anch’essa divisa in dialetti, fu più conservatrice delle altre lingue
settentrionali, però mentre la Reconquista avanzava, si dissolse in esse.

I mozárabes non produssero una grande letteratura nella loro lingua, ma grazie alle ‘Jarchas’ cioè
dei versi finali in lingua romanza che venivano però scritti con l’alfabeto arabo o ebraico iniziarono
a capire il loro modo di parlare.
Il mozárabe è più vicino al latino del castigliano.

27. I primi testi scritti


I primi testi scritti in iberoromanzo sono le ‘GLOSAS EMILIANENSES’ e le ‘GLOSAS
SILENSES’. Queste glosse provenivano rispettivamente dal monastero di San Millán de la Cogolla
e di Santo Domingo de Silos, entrambi vicini a Burgos.

Le glosse sto spiegazioni in romanzo di parole latine che erano considerate poco comprensibili.
Il glossatore non si limita a tradurre, ma aggiunge alcune parole che possano aiutare a comprendere
il significato di quanto detto. Spesso queste glosse si trovano al margine.

28. L’influsso galloromanzo


Con l’XI secolo inizia il processo di integrazione della penisola iberica nella comunità dei popoli
cristiani e romanzi.
Questo permette di combattere anche l’influenza islamica.
I fattori e fatti che permettono di rendere possibile questa integrazione furono tre:
1) il camino francés -> si tratta del pellegrinaggio a Santiago de Compostela, in Galicia.
Questo pellegrinaggio portò in Spagna molti francesi e provenzali, chiamati ‘francos’.

2) La riforma cluniacense -> comportò un cambiamento nel rito perché quello mozárabe venne
sostituito con quello romano. L’arte mozárabe venne sostituita con quella romanica e la scrittura
visigota fu sostituita con quella post-cartolina.

3) I legami dinastici -> per esempio, Alfonso VI si sposa prima con una principessa aquilana. Le
sue figlie si sposarono con due principi francesi e da loro discendono la dinastia castigliana e
quella portoghese.
Le colonie di franchi furono assimilate, ma lasciarono le loro tracce linguistiche e anche una grande
ricchezza lessicale.
Possiamo ricordare il loro influsso nel:

-mondo ecclesiastico = DEÁN -> decano, FRAILE -> frate, MONJE -> monaco, ARCIPRESTE ->
arciprete

-mondo feudale e cavalleresco = CORAJE -> coraggio, DUQUE ->duca, HOMENAJE -> omaggio,
LINAJE -> lignaggio, MENSAJE -> messaggio

-commercio e vita quotidiana = JARDÍN -> giardino, JORNADA -> giornata, MESÓN -> osteria,
VIAJE -> viaggio

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Tra i gallicismi appartenenti al periodo antico abbiamo: LIGERO -> leggero, TROBAR ->
comporre un testo letterario.

L’influenza del francese dal punto di vista fonetico fa aumentare soprattutto le parole apocopate:
mar, pan, sal.
Ci furono anche altre parole apocopate, ma che poi rientrarono: grand, noch, com.

Capitolo 7
29. Castigliano e altri dialetti
Le prime opere letterarie spagnole non sono scritte tutte in castigliano.
Esiste un’importante produzione in arabo e anche in latino.
I catalani usavano il provenzale e Alfonso X utilizzò il gallego per scrivere le ‘CANTIGAS DE
SANTA MARÍA’.

Il castigliano però impose la sua egemonia sugli altri dialetti e agli inizi del XV secolo l’aragonese e
il leonese furono quasi scomparsi dallo scenario letterario della penisola.

30. Toledo e Alfonso X


Il ruolo svolto dalla città di Toledo è in assoluto uno dei ruoli più determinanti.
La città venne sottratta agli arabi nel 1085 e divenne la capitale del regi di Castiglia dopo due anni.
Era una città in cui vivevano in maniera pacifica e amalgamata tutte le comunità: ebrei, arabi,
mozarabi cristiani.
Era un centro di grande attrazione culturale.

La città è soprattutto importante per via della presenza della “Scuola dei traduttori toledani”, in cui
erano presenti tutti i dotti d’Europa.
All’interno di questa scuola si conobbero molte opere appartenenti alla letteratura orientale,
soprattutto quella greca.

All’interno della scuola si operava in questo modo: un dotto locale, che il più delle volte era ebreo,
traduceva oralmente dall’arabo o dall’ebraico in volgare.
Un altro dotto, magari occidentale, ascoltava questa versione romanza e la scriveva in latino, però
questo decretò la perdita della versione orale spagnola.

Nel XIII secolo Alfonso X, detto ‘El sabio’, cioè il Saggio, continuò questa iniziativa introducendo
altri campi di studio e anche nuove lingue.
Volle tradurre dal latino e dal francese, mise per iscritto i testi castigliani e diventò il padre della
prosa spagnola.
L’obiettivo del re era quello di condurre una vera e propria politica linguistica, infatti controllava
personalmente il lavoro dei traduttori e dei copisti e questo permise anche di poter vedere il suo
contributo letterario.

Revisionò personalmente le traduzioni, eliminò parole e frasi inadeguate e le sostituì con parole o
espressioni ritenute più consone e adatte ad un discorso e linguaggio perfetto.
Lo spagnolo che cerca di promuovere Alfonso X cerca un equilibrio, una forma stabile e un decoro
attraverso diversi mezzi, come:
-normalizzazione della grafia

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-riduzione di forme multiple, ma prediligendo la più moderna: vendegar e vengar -> VINDICARE.
Adesso si usa la seconda.

-rifiuto di volgsrisi.

-limitata introduzione di cultismi, se è possibile evitarli bisogna sostituirli con parole castigliane.

31.Spagnolo antico e spagnolo moderno


La differenza tra lo spagnolo antico e quello moderno non è così ampia come si potrebbe pensare,
ma nemmeno trascurabile.
I francesi necessitano di vere e proprie traduzioni delle loro opere medievali, perché il francese
antico e quello contemporaneo hanno strutture totalmente diverse. Anche l’italiano è diverso,
soprattutto a livello fonematico, ma in qualche modo i testi medievali si possono riuscire a
comprendere, sebbene con notevoli difficoltà.

• La differenza sostanziale tra i due tipi di spagnolo si trova soprattutto a livello del sistema dei
suoni. Lo spagnolo antico ha alcuni fonemi che successivamente sono scomparsi:
-ts [ch] oppure dz [g di giardino]. Questo ha generato numerose coppie minime: DETSIR [dechir]
che significa ‘allontanarsi, andarsene’ e DEZIR [dire].

-š che spesso si scriveva ‘x’ poi è diventato jota o g. Anche qui si presentano delle coppie minime:
HIŠO [fisso] e HIZO [hiжo, cioè figlio].

-l’affricata palatale sonora [j o g] si contrappone alla sua sorda [ch] -> Cojo vs cocho [cotto]

-fricativa alveolare sonora [z] si contrappone alla sua sorda [s] -> ozo [oso, prima persona del verso
osar] vs oso [orso]

Inoltre lo spagnolo antico distingue tra la ‘b’ e la ‘v’ non per posizione, ma per etimologia: RIPA ->
riba [e si pronuncia la b], ma HABER -> aver [si pronuncia la v]
Quindi la B viene pronunciata quando nella radice c’era una P.
La V viene pronunciata quando nella radice c’era una B o una U [w].

• Nella morfologia:
-ci sono nomi indeclinabili : DIOS [ el dios, los dioses]

-i partiti passati saranno in -udo: ENTENDUDO che in spagnolo moderno sono diventati in ido:
ENTENDIDO.

-alcune parole si apocopano: Doña Sol, ma Don Elvira -> la a si apocopa davanti alla e del nome e
la ñ si depalatalizza.

• Nella sintassi:
-la concordanza con il sostantivo: ‘ha escrita la carta’, nello spagnolo moderno sarà: ‘ha escrito la
carta’.

-si utilizza l’articolo davanti al possessivo, oggi non si utilizza: ‘los sus ojos’ in spagnolo moderno
sarà semplicemente ‘sus ojos’.

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-l’uso di ser come ausiliare di verbi intransitivi: ‘es nacido’. Nello spagnolo moderno come verbo
ausiliare si usa HABER -> ha nacido.

-mancanza della preposizione ‘a’ fra il verbo di moto e l’infinito: ir + a + infinitivo -> iré buscar ->
iré a buscar [spagnolo moderno].

-rispetto della legge di Tobler-Mussafia, secondo la quale i pronomi seguono il verbo all’inizio di
frase -> Díjome [spagnolo moderno: me dijo]

-paraipotassi = una subordinata è collegata alla reggente con una congiunzione copulativa.

-anacoluti molto frequenti: cioè l'anacoluto è una figura retorica che si basa su un errore sintattico,
consistente nel rompere la coesione logico-grammaticale all'interno di una frase o tra più frasi.

32. Dopo Alfonso X


A partire da Alfonso X aumentano i testi scritti in castigliano, sia traduzioni, soprattutto dal latino e
dal francese, sia di libro organali in diversi generi letterari.
Tutto ciò permette di diffondere e fissare la lingua spagnola finché non si impone a tal punto da
diventare la lingua anche della poesia lirica.

Tuttavia anche nelle opere del XIV secolo, come per esempio ‘El libro de Buen amor’ [del Arciprete
de Hita] si avverte la presenta di tratti dialettali.
Nel secolo XV inizia però ad avvertirsi l’influenza italiana che determinerà l’inizio dell’umanesimo
e del rinascimento nella letteratura in Spagna.

La corrente italianizzante verrà avvertita dapprima in Catalogna, questo spiegherebbe perché ci


sono giunte delle tradizioni in castigliano di opere italiane per mezzo di una redazione intermedia
catalana.
Nella seconda metà del XV secolo nascono le tipografie, soprattutto a Valencia, Barcelona, Sevilla e
Zaragoza.

In questo periodo vengono introdotti anche molti cultismi, soprattutto di opere di origine latina.
Questo si nota soprattutto con l’autore Juan de Mena che li ha introdotti soprattutto nella lingua
castigliana: convocar, elocuencia, enorme, senectud, turbulento.

PARTE II
FONETICA

33.1 sillabe toniche e atone


Una sillaba può essere definita in due modi:
1) PROTONICA = quando precedono la sillaba tonica
2) POSTONICA = quando seguono la sillaba tonica

La prima sillaba atona, cioè la protonica, di una parola si chiama ‘atona iniziale’.
L’ultima sillaba atona di una parola, cioè la postonica, si chiama ‘atona finale’.
Es: MERCADO -> mer [atona iniziale, protonica] - ca [sillaba tonica] - do [atona finale, postonica]

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Se prima della tonica ci sono altre due sillabe, almeno, la prima viene resa semitonica.
La seconda, invece, trovandosi tra una semitonica e una tonica viene definita intertonica.
Es: CABALLERO -> ca [semitonica] - ba [intertonica] - lle [tonica] - ro [atona finale, postonica]

Se le sillabe sono più di due, allora sarà intertonica quella più vicina alla tonica.
Es: GENEROSIDAD -> ge [semitonica] - ne [atona iniziale, protonica] - ro [atona iniziale,
protonica] - si [intertonica] - dad [tonica]

Le sillabe postoniche e intertoniche tendono a cadere nel passaggio dal latino allo spagnolo.
Anche le atone finali cadono, mentre le più stabili sono le atone iniziali e semitoniche iniziali, oltre
alle toniche ovviamente.

33.2 Sillabe aperte e chiuse. Volume acustico.


Il concetto di sillaba è strettamente legato a quello di volume acustico.
Il volume acustico è determinato da due fattori:
1= maggiore o minore forza di espirazione
2= il volume specifico dei fonemi che si raggruppano in una scala dei gradi acustici:

Grado 0 : occlusive
Grado 1: affricate
Grado 2: fricative
Grado 3: nasali
Grado 4: liquide
Grado 5: approssimanti
Grado 6: vocali chiuse
Grado 7: vocali medie
Grado 8: vocali aperte

La distinzione tra sillabe aperte e chiuse si può concludere con:


Aperte = quando finiscono in vocale
Chiuse = quando finiscono in consonante

33.3 Clitici
I clitici sono delle parole prive di accento proprio che si appoggiano alla parola successiva o quella
precedente.
Quando si appoggiano alla parola precedente si chiamano ‘proclitiche’, quando si appoggiano a
quella successiva si chiamano ‘enclitiche’.

Un esempio di parole proclitiche sono gli articoli: LA CASA -> si pronuncia come se fosse
un’unica parola [lakasa], quindi con una sola emissione di voce.

Un esempio di parole enclitiche sono i pronomi che si legano ai verbi: dímelo, tómala.
Alcune parole che godono di accento proprio si possono trovare in posizione proclitica.
Es: DOMINU -> dueño - don.
Queste due forme si sono specializzate, la prima ha assunto il significato di ‘padrone’ mentre la
seconda di ‘signore’ e si usa solo davanti a nome proprio.
Lo stesso vale per il femminile.

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34. Evoluzione spontanea ed evoluzione condizionata
Esistono questi due tipi di evoluzione, nello sviluppo fonetico.
L’evoluzione spontanea= è determinata solo dalla natura del suono e anche dalla posizione del
suono rispetto alla sillaba tonica [questo succede a volte]

L’evoluzione condizionata= è determinata anche dall’azione del contesto fonetica, cioè dall’effetto
che su un certo suono hanno altri suoni più o meno vicino.

35. Processi articolatosi e mutamento fonetico


I principali processi articolatosi che producono un cambiamento fonetico sono:
-MODIFICAZIONE
-ADDIZIONE
-SOTTRAZIONE
-SPOSTAMENTO DI FONEMI O DI ALTRI TRATTI DISTINTIVI

35.1 Modificazione
La modificazione avviene soprattutto per ARMONIZZAZIONE e DIFFERENZIAZIONE.
ARMONIZZAZIONE= è un processo in cui due articolazioni tendono ad ottenere, totalmente o
parzialmente, tratti comuni.
Ci sono diversi tipi di armonizzazione:
-assimilazione -> viene definita ‘progressiva’ quando il primo elemento rende simile a sé il
secondo: PLUMBU - plommo - plomo
Viene definita ‘regressiva’ quando il secondo elemento rende simile a sé il primo: SEPTE - sette-
siete

-sonorizzazione -> di consonanti sorde che sono poste tra nei fonemi sonori come le vocali, le
liquide o le vibranti.
Es: LOCU - spagnolo: luego, italiano: luogo
AMICU - spagnolo: amigo, italiano: amico

-palatalizzazioni delle velari seguite da vocali palatali: CENTU - spagnolo: ciento, italiano: cento

-monottongamento dei dittonghi: AU> o -> TAURO - toro

-contrazione di suoni vocalici in iato -> MORTUU - MORTU - muerto

-metafonesi = un suono chiuso, atono finale, agisce sulla vocale tonica chiudendola: FECI -> hice
[la e tonica passa a e chiusa e poi si restringe fino a i, tutto ciò per effetto della i finale di ‘feci’].

DIFFERENZIAZIONE = è il fenomeno opposto all’armonizzazione. Infatti la continuità fonetica


tra due fonemi simili viene rotta e si differenziano l’uno dall’altro.
Viene definita progressiva quando il primo elemento dissimila il secondo: ARBORE - árbol [r-r > r-
l]
Viene definita regressiva quando il secondo elemento dissimila il primo: ARBORE - albero [r-r < l-
r]

I diversi tipi di differenziazione sono:


-dileguo di un suono: PROPRIU -> propio [dileguo della r]

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-dittongamento: ossia lo sdoppiamento di un fonema in due: PEDE -> pie.

35.2 Addizione
L’addizione può interessare diverse parti della parola:
-iniziale = si chiama protesi —— STUDIU > estudio

-mediana = si chiama epentesi o anaptissi —— CHRONICA > corónica [epentesi di vocale]


HUMERU > hombro [epentesi di consonante]

-finale = si chiama epitesi o paragoge ——COCLEARE > cuchar > cuchara

L’aggiunta della e davanti alla s in posizione iniziale di parole è dovuta ad una caratteristica della
lingua spagnola.

35.3 Sottrazione
Anche la sottrazione può interessare diverse parti della parola:
-iniziale= si chiama aferesi —— ELEEMOSYNA > limosna

-mediana= si chiama sincope —— VIRIDE > verde

-finale= si chiama apocope —— NOCTE > noch [antico spagnolo]

Un altro esempio di sottrazione è la semplificazione di nessi consonantici: SANCTU > santo

Alcune parole hanno in sé molti fenomeni: HOMINE > omne [sincope, forma antica], omre
[dissimilazione], hombre [epentesi, forma moderna].

35.4 Spostamento
Lo spostamento consiste nel trasferimento di un suono in diversi modi:
-
per anticipazione: CABALLARIU > caballairu > caballero [ai>e]
-
per avanzamento: PRAESEPE > pesebre [ae>e]
-
Per scambio di posizione di due suoni -> che possono essere a contatto
Che possono essere a distanza

Quando sono a contatto si chiama interversione =OBLITARE > olvidar


Quando sono a distanza si chiama metatesi = MIRACULU > miraglo > milagro

Un altro tipo di metatesi è il passaggio di un tratto distintivo da un fonema a un altro: PLENA


>llena, ma nell’antico spagnolo era leña.
Il fatto che si verifichino queste inversioni è dettato dalla tendenza della lingua a collocare in
posizione forte la consonante più chiusa.

Una consonante è forte per posizione quando è all’inizio della sillaba: cantar [can- tar], C e T sono
forti.
Una consonante è debole quando è alla fine: cantar [can- tar] N e R sono deboli.

Una consonante più aperta è più debole di una consonante meno aperta, per natura.

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Prendendo la stessa parola ‘cantar’ non si verificano metatesi perché la t è più forte della n e si trova
in posizione forte, quindi non è necessario subire alcun tipo di cambio.

Capitolo 9
38. Spostamenti dal latino al castigliano [accenti]
L’accento latino obbediva alla legge della penultima, cioè se la penultima sillaba era lunga,
l’accento cadeva su di essa. Se era breve, ricadeva sulla terzultima.

Nel passaggio dal latino allo spagnolo l’accento resta nello stesso posto, ma ci sono dei casi
che comportano sempre uno spostamento in avanti dell’accento.
Rimane nella stessa posizione quando:
1) quando la vocale della penultima sillaba è seguita da un’occlusiva + una vibrante o
laterale ——INTéGRU > entéro

2) Quando la vocale della penultima sillaba è una I atona o E, in iato: MULIéRE > mujér

3) Quando si ha la formazione di parole composte: VENíRE > CONVENíRE


[cumvenire] l’accento rimarrà nella stessa posizione per la legge della penultima. La
rideterminazione, però, consiste nel fatto che riconoscendo la composizione della forma
non composta quindi CóNVENIT si passa a CONVéNIT, da cui conviene.

4) BíBERE > bevér , Vívere > vivír

5) Ci sono altri casi legati alla morfologia verbale: cultismi e semicultismi -> colóco -
indíco - signifíco- continúo vs cólloco - contínuo- índico - signífico

39. Tre ( o quattro) leggi


In spagnolo esistono delle leggi riguardo l’accento.
1) in una sequenza di due vocali, l’accento si colloca su quella più aperta-
Es: REGINA > reina [réina]
VIGINTI > venite [véinte]

Nei verbi questo permette un dileguo di una ‘u’ tonica in iato: BATTUERE -> combatir

2) In spagnolo non esistono parole proparossitone di origine latina con la penultima sillaba
chiusa.
Se la penultima sillaba è chiusa, in latino è comunque lunga, però se è lunga è accentata.
L’accento romanzo tende a restare sulla stessa sillaba, anche la parola spagnola sarà
parossitona.
Quando in spagnolo c’è uno spostamento di accento, si tratta sempre di un avanzamento.
Quindi la parola con la penultima sillaba chiusa al massimo diventerà ossitona, mai
proparossitona.

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3) la terza legge è quella di Garde può essere riassunta così = nelle lingue ad accento libero
(come lo spagnolo o l’italiano) l’accento cade sempre sull’ultimo morfema della parola. In
italiano fa eccezione ‘pólizza’ e i nomi propri non vengono considerati.
Quindi l’accento si sposta sempre in avanti.

Si può anche aggiungere una quarta legge:


4) la legge del presente= nel presente indicativo tutti i verbi non monosillabici sono
accentati sulla penultima.
In spagnolo c’è la tendenza a eliminare le voci verbali proparossitone.

Capitolo 10
40. Il sistema vocalico del latino
Ci sono 10 fonemi distribuiti nel triangolo vocalico e a questi si aggiungono tre dittonghi:
AE- OE - AU.

41. Passaggio al volgare


Nel passaggio dal latino allo spagnolo i fonemi perdono il tratto distintivo della quantità e si
riducono a cinque (I, e, a, o, u). A questi fonemi si aggiungono i dittonghi ‘ie’ - ‘ue’.
All'interno di ogni grado di apertura quindi alto, medio, basso, non ci sono ulteriori
differenze distintive come succede nel grado medio dell'italiano.

In spagnolo le variazioni di apertura all'interno dello stesso grado sono legate al contesto
fonetico: per esempio, nella lingua moderna la e la o saranno più aperte se:
- seguite dalle liquide
-nei dittonghi ‘ei’ - ‘oi’
-quando sono in sillaba chiusa da consonante occlusiva

Saranno più chiuse se:


-finali di sillaba
-seguite da N, S

41.2 La scomparsa della quantità come tratto distintivo


Si tratta di un fenomeno che non ho trovato una spiegazione definitiva probabilmente si deve a vari
fattori e cause: per esempio le lingue di sostrato, la prevalenza, l'accento, il carattere espiratorio che
prevale su quello musicale, le tendenze interne.

La teoria che potrebbe spiegare meglio questo fenomeno è quella di Weinrich, secondo la quale si
mette in relazione la quantità vocali Ca' con la quantità consonantica.
In latino erano possibili 4 combinazioni:
1) Vocale breve + consonante breve: RÕTA
2) Vocale breve + consonante lunga: GUTTA
3) Vocale lunga + consonante breve: SŌLUS
4) Vocale lunga + consonante lunga: STĒLLA

Consonante breve = 1
Consonante lunga = 2, quindi doppia

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Il latino tende ad eliminare l'ultima variante quindi la 4 . Il sistema 1 si risolveva allungando la
vocale.
Rimanevano due possibilità il 2 e il 3, il sistema viene modificato facendo sì che dopo una vocale
breve viene automaticamente una consonante lunga e dopo una vocale lunga si trova sempre una
consonante breve.

Secondo un'altra teoria, all'origine ci sarebbe l'introduzione delle nuove vocali che provengono
dalla monottongazione.
Il dittongo AE produce E che è lunga perché proviene da un dittongo che è lungo per natura, ma è
anche aperta.
Le vocali lunghe sono più chiuse di quelle aperte questa nuova e si contrappone le preesistenti
quindi si contrappone alla E chiusa e alla E breve.
Si hanno quindi tre ed è in questa situazione che il timbro inizia a prevalere sulla quantità.

42. Vocalismo tonico


Le vocali lunghe si mantengono e le brevi si modificano aprendosi:
-la E breve diventa: IE
la O breve diventa: UE
La E breve e la O breve dittongando tanto in sillaba libera come in sillaba chiusa: CERVU > ciervo,
CORVU >Cuervo.

Il dritto lunghi si semplificano fino al monottonogo quando l'ultimo elemento è velare: DEUS >
dios, MEU > mio
Il tri town Go si mantiene quando l'ultimo elemento è palatale: BOVE > buey

43. Vocalismo atono


-
la I lunga resta I = hibernu - invierno
-
La I breve diventa E = plicare - llegar
-
La E breve resta E = securu - seguro
-
Il dittongo OE diventa E = poenale - penal
-
La A lunga resta A = clamare - llamar
-
La O lunga resta O = sonare - sonar
-
La O breve resta O = nominare - nombrar
-
La U breve diventa O = lucrare - lograr
-
Il dittongo AU diventa O = autumnu - otoño
-
La U lunga resta U = iudicare- judgar

43.2 Vocali finali


Le vocali finali finiscono per essere solo 3 : E - A - O

43.3 Apocope di -e e di -o
La ‘e’ scompare in molti casi, soprattutto dopo dentale o alveolare:
Es: AETATE > edad
SOLE > sol
RATIONE > razón
MARE > mar
MENSE > mes
PACE > Paz

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AMARE > amar
TIMERE > temer
BIBERE > bever
DORMIRE > dormir

La ‘o’ si dilegua soprattutto dopo nasale:


UNU > un, algún, ningún
PRIMARIU > primero, primer
SANCTU > santo, san

Anche per via dello spagnolo antico si registrano delle apocopi:


-dopo b e v con assordamento della consonante finale = AVE - av - af
-dopo ch = NOCT - noche- noch
-dopo ll con depalatalizzazione della laterale esposta = VALLE - vall- val
-dopo gruppi consonantici con N o R + dentale = UNDE - onde- ond, FORTE - fuerte- fuert
-NON SI VERIFICA MAI NEI CASI: OCCLUSIVA+ R -> LEPORE - Liebre, PATRE - padre

Più rara è l’apocope in ‘o’:


-maritu > marido > Marid
-multu > mucho > much
-totu > todo > tod

43.3 Caso particolare di ‘e’


Se in un sostantivo, dopo il dileguo di consonante, la e si trova in iato un’altra ‘e’, la seconda e
diventa una semivocale.
REGE -> cade la G, quindi resta REE che darà esito REY
È lo stesso caso di BOVE -> la V si dilegua e quindi si verifica il dittongo e resta BUEE che darà
esito in BUEY.

43.5 Vocali interne


Le intertoniche e le postoniche si dileguano tutte tranne la A.

Litteratu -> Letrado


Paradisu -> Paraíso
Nobile -> Nueble
Lutterà -> Letra

Determinante in questo caso è il fenomeno della sincope.


La caduta delle postoniche ha fatto sì che venissero eliminati un gran numero di voci proparossitone
e ha fatto del castigliano una lingua a dominante parossitona, le parole sdrucciole aumentano con gli
arabismi e con i cultismi.

La caduta di Intertoniche e postoniche ha creato gruppi consonantici secondari. Alcune parole


hanno l’apocope di ‘e’.

44. Evoluzione condizionata


44.1 La Iod
La iod è un elemento non-vocalico palatale, quindi è una i semiconsonantica. Es: bien -> bjen.

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Funge sia da semiconsonante che da semivocale. Es: peine -> pejne.
La iod scatena una serie di processi di modificazioni che possono interessare sia le consonanti
attigue, rendendole affricate dentali o palatali, sia le vocali precedenti impedendo la loro evoluzione
spontanea o chiudendole di un grado. nel triangolo vocalico.

A volte produce entrambi gli effetti, altre volte arriva anche a scomparire.
Gli effetti di iod sulle vocali sono:
1) mancato dittongamento di E o di O = especulu - espejo , nocte- noche

2) Chiusura di un grado [e>i, o>u] della vocale situata nella sillaba precedente, questo caso è
molto diffuso nella flessione verbale.

3) La iod deriva dal dittongamento di E = decembre - diciembre

4) [ai] del latino volgare diventa [e] -> ai- ei- e -> Amavi - amei - amé

5) Per vocalizzazione di alcune consonanti = Factu - faito- fecho

6) La iod dei nessi Rj - Sj - Pj viene anticipata nella sillaba precedente e si combina con una ‘a’ =
Area - arja - eira - era

7) Il suffisso Ariu = Basiu - baiso - beiso - beso

8) Quando iod si unisce per anticipazione a ‘o’ si ha la formazione del dittongo discendente [oi]
che passa a [ue] che è un dittongo ascendente foneticamente simile, si è formato da un elemento
velare e da uno palatale: AUGURIO -aguero

44.2 La wau
È l’approssimante labiovelare, presente nel dittongo ‘au’ e nella consonante labiovelare latina ‘QU’.
AEQUALE - eguale - igual
LINGUA - lengua

La wau si sviluppa anche in altri casi:


-per passaggio da iato a dittongo: SAPUI - saupi- sope- supe [la wau viene anticipata e
combinandosi con A passa a au]

44.3 Altri casi riguardanti il vocalismo tonico


la E del latino volgare si chiude in I quando:
1) Quando si trova in iato: VEA - via
2) Per metafonesi : VENI - vine

Il dittongo ‘ie’ si semplifica in ‘i’ quando è seguito:


-da una ll -> CASTELLA -> castiella- castilla
-da una s preconsonantica o da ss -> VESPERA -> VISPERA [vigilia], PRESSA - priessa - prisa

Il dittongamento di O è spesso impedito da una nasale: Monte -> monte

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La W si dilegua quando è preceduta dai nessi ‘Fr’ o ‘Fl’ -> fronte - fruente- frente
Floccu- flueco- fleco

Capitolo 11
46. Il consonantismo nel passaggio al volgare
Nel passaggio dal sistema di consonanti latine allo spagnolo antico, si formano nuovi fonemi,
soprattutto con le palatali [per il modo di articolazione] e delle affricate e fricative [per il modo di
articolazione].

Si perde il fonema laringale [h].


Le consonanti più stabili sono quelle iniziali,
quelle meno stabili sono le finali,
Le interne subiscono un indebolimento.

Bisogna distinguere anche tra consonanti brevi -> cioè semplici.


Consonanti lunghe -> geminate o doppie
Nessi ->chiamati anche gruppi consonantici

47.
47.1 consonanti brevi [semplici]
-Non vengono modificate le seguenti consonanti: P-B-T-D-M-N-R-L.
Es: PORTA -> Puerta
BUCCA -> Boca
TURRE-> Torre
MINUS -> Menos
NOMINARE -> Nombrar
LUPU -> Lobo

-La [k] latina si mantiene davanti alla ‘a’ o alla ‘u’ o alla ‘o’:
COLORE -> color
CULMINE -> cumbre

Davanti alle vocali palatali ‘e’ ed ‘i’ si palatalizza in latino volgare e diventa un suono simile a
quello della parola chiave o chiurlo [chi]:
CEPULLA -> kiepulla

-Anche [g] si mantiene davanti ad ‘a’ e a ‘u’:


GALLU -> gallo
GUTTA -> gota

Prima di ‘e’ e di ‘i’ diventa ‘j’ [iod] :


GELO -> yelo
GYPSU -> yeso

-La [f] passa a laringale [h] aspirata per poi dileguarsi:


FABULARE -> fablar - hablar
Però [ƒ] si mantiene nei cultismi, ma anche davanti a [r] -> FRAXINU > Fresno
[f] si mantiene prima della [w] del dittongo ‘ue’-> FONTE > Fuente

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[f] si mantiene anche per influenza dialettale -> FOEDU > feo

-L’approssimante palatale [j] ha diversi esiti: 1) davanti ad A resta J [iod] = IACET > yace
2) davanti a E scompare: IANUARIU > enero
3) davanti ad O e a U diventa [dz] ed è un caso di rafforzamento -> IOCU > Juego , IUVENE >
joven

-[w] si trova in molti etimi di origine germanica come : WERRA - WARDON. Anche in questo caso
il suono si rafforza : gw [gu].
Si mantiene davanti ad ‘A’ -> WARDON > guardar
Si semplifica davanti ad ‘E’ e ad ‘I’ -> WERRA > guerra [gherra], WIDAN > guiar [ghiar]

-La S normalmente si mantiene: SITE > sed


A volte si palatalizza, oppure diventa affricata -> SERRARE > cerrar

-La labiovelare sorda [kw] a volte perde l’elemento labiale: QUASI > casi , QUOMODO -> quomo
-> como
A volte lo mantiene: QUANTU -> cuanto, QUALE -> cual
Davanti a palatale si ha: QUEM -> quien

47.2 Nessi consonantici


I nessi consonantici normalmente si mantengono:
BRACCIU -> Brazo
DRACONE -> Dragón
FRONTE -> Fruente
PRATU -> Prado

Però in alcuni casi non si mantengono:


-il nesso GL ha esito in L -> GLATTIRE > latir [battere]

-il nesso CL e PL hanno esito in LL perché si palatalizzano -> CLAMARE > llamar
PLUVIA > lluvia
Per il nesso ‘FL’ è più complesso perché le parole che iniziano in questo modo sono poche, eccetto
FLAMMA -> llama.

-Con il nesso FL predomina la conservazione: FLACCU > flaco , FLORE > flor
A volte può succedere anche un caso di dileguo della F -> FLACCIDU -> lacio

-A volte il nesso CR cambia in GR -> CRASSA > grasa


-Il nesso PR cambia in BR -> PRAVU > bravo [violento]

-la S preconsonantica prova la protesi di E -> SCUOLA > escuela

48. Consonanti interne interconsonanti


48.1 Generale degradazione: forme e cronologia relativa
Nel passaggio dal latino allo spagnolo le consonanti interne si mostrano stabili solo quando sono in
posizione forte, ossia quando si trovano al’inizio di sillaba e sono precedute da consonante:
ALTARE -> otero

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MANDARE -> mandar
TEMPU -> tiempo
È necessario, inoltre, che non ci sia l’azione di iod.

Nella maggior parte dei casi, le consonanti interne subiscono una generale degradazione, o
indebolimento, per via del minor sforzo articolatorio che ha origine nel latino volgare e che si
presenta, come nelle occlusive, come un effetto a catena:
1) Spirantizzazione delle sonore latine -> PEDE > pede
2) Sonorizzazione delle sorde -> PRATU > Prado
3) Scempiamento delle geminate [abbreviazione delle consonanti lunghe] -> GUTTA > gota
4) Dileguo delle fricative che derivano dalla spirantizzazione delle sonore -> PEDE > pie
5) Spirantizzazione delle sonore romanze: PRADO > prado

La spirantizzazione (detta anche fricativizzazione) è un processo fonetico per cui un


suono è realizzato come fricativo o, in altri termini, spirante.

-
la M subisce solo la degeminazione, perché non può spirantizzarsi
-
La N e la L sono stabili se scempie [brevi], ma diventano palatali se sono geminate [lunghe].
-
La R si mantiene inalterata: CARRU -> carro, CARU -> caro
-
La S subisce la degeminazione e la sonorizzazione, ma mai la spirantizzazione [è già spirante] o
il dileguo.
-
La F subisce la geneminazione e la sonorizzazione.

48.2 Spirantizzazione delle sonore scempie intersonanti latine


Il fenomeno riguarda le occlusive B,D,G e la W [uau] sia per quelle latine che per quelle romanze.
Latine:
HABERE -> haver
PLUVIA -> lluvia
DADU -> dado
MAGU -> mago

Romanze:
CEPULLA -> cebolla
SPATHA -> espada
FICU -> higo

48.3 Sonorizzazione delle sorde intersonanti


È un fenomeno di assimilazione: le vocali e le liquide sono tutte sonore.
La sonorità dei suoni circostanti [quindi il precedente e il seguente] influenzano la consonante che
si sonorizza: RIPA -> riva
METIRE -> medir
PACARE -> pagar

La sonorizzazione riguarda anche la S -> ROSA = rosa


Anche il nesso NS -> MENSA = mesa

La sonorizzazione si ha anche tra la vocale e la liquida: APRILE -> Abril


-Si sonorizza anche la labiodentale [f] -> PROFECTU -> provecho
-Si sonorizza anche la labiovelare [kw] -> AQUA -> agua

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48.4 Scempiamento delle geminate (abbreviazione delle lunghe)
Il fenomeno riguarda le occlusive, anche la M, la F e la S.
Tutte queste consonanti si abbreviano, cioè perdono una delle due consonanti doppie:
BUCCA -> boca
CAPPA -> capa
ABBATE -> abad
GUTTA -> gota
FLAMMA -> llama
SUFFERIRE -> sufrir
OSSU -> hueso

Però:
-la RR [doppia r] si mantiene come polivibrante : CARRU > carro +
-La NN [doppia n] e la LL si palatalizzano [ñ]- [ll] : PANNU > paño , CABALLU > caballo

-le occlusive sonore, abbreviandosi, subiscono anche la spirantizzazione: INADDERE -> añadir
-le sorde, dopo essersi abbreviate, restano sorde anche in spagnolo : MITTERE -> meter [non
diventa ‘meder’].

48.5 Caduta delle fricative


Si dilegua soprattutto la dentale prima dell’accento:
AUDIRE -> oír
CADERE -> caer
REGALE -> real

La caduta avviene anche davanti a liquida:


QUADRAGINTA -> cuarenta
INTEGRU -> entero

48.6 Altri casi


Le velari brevi hanno un comportamento particolare davanti a vocale palatale:
-la sorda prima si palatalizza e poi si assimila nell’affricata dentale sonora: PACE ->Paжe -> Paz
-la sonora prima si palatalizza e poi normalmente si dilegua: FRIGIDU -> frido -> frío

49.
49.1 Gruppi di due consonanti
Si possono distinguere diversi casi:
-come si è già visto i nessi possono mantenersi stabili
-possono subire una sonorizzazione i nessi ‘occlusiva+liquida’ : PETRA -> piedra , CAPRA ->
cabra
-possono subire un’assimilazione, generando consonanti lunghe che si abbreviano [tranne la NN
perché diventa ñ]: MB -> mm -> m : LAMBERE -> lamer
MN -> nn -> ñ : DAMNU -> dannu -> daño
RS -> ss -> s
PS -> ss -> s : IPSE -> esse-> ese
PT -> tt -> t : SCRIPTURA -> scrittura -> escritura
NF -> ff -> f : INFERNU -> infierno

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Se una velare precede una dentale, la velare si palatalizza:
LIGNA -> leña
OCTO -> ocho

L + consonante subisce una palatalizzazione: TALPA -> TALPU -> TAUPO -> topo
MULTU -> MUITO -> mucho

49.2 Gruppi di più di due consonanti


Possiamo distinguere diversi casi:
-nasale o S + occlusiva + vibrante = si mantiene
NOVEMBRE -> noviembre
NOSTRU -> nuestro

-consonante + consonante + L = a volte si comportano come nei gruppi iniziali:


ADFLARE -> afflare -> hallar

Oppure si conguagliano in [ch]:


AMPLU -> ancho

-in altri casi si dilegua la consonante intermedia:


SANCTU -> santo
CAMPASARE -> cansar

49.3 Gruppi secondari


Sono generati da sincopi di postoniche e più raramente, di protoniche.
La sonorizzazione delle sorde interroganti permette di distinguere due epoche della sincope:
1) avviene prima della sonorizzazione: POSITU -> puesto [non puesdo], SOLITARIO -> soltero
[non soldero]
2) Avviene dopo la sonorizzazione: COLLOCARE -> colgar [non colcar o colocar, è un cultismo
e non ha subito sincope]

Nell'evoluzione dei nessi secondari possiamo distinguere tre fasi fondamentali:


1) se c'è di mezzo un fonema palatale (iod)
2) Se dopo la sincope si forma un nesso simile a quelli primari, l'esito somiglierà a quello dei
primari
3) se dopo la sincope si formano nessi diversi da quelli primari, la lingua reagisce in vario modo:
con interversioni e metatesi, con epentesi, con assimilazioni o con semplificazioni.

• Consonante + R :
-Se il nesso è preceduto da vocale, si comporta come in posizione intersonante originaria: LEPORE
-> lepre -> liebre

-Se il nesso è preceduto da un’altra consonante non si ha sonorizzazione: COMPERARE ->


comprare -> comprar [non combrar]

• Consonante nasale + R :
-Il gruppo NR è soggetto a interversione: TENERU -> Tierno

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Oppure a epentesi della ‘d’ : HONORARE -> ONDRAR, però nello spagnolo moderno è diventato
HONRAR

-Il nesso MB è soggetto a epentesi della ‘b’ : MEMORARE ->memrare -> membrar

• Consonante + L :
-PL può sonorizzare: POPULU -> pueblo

-BL può rimanere intatto: FABULARE -> fablar -> hablar


Oppure può subire un’inversione: SIBILARE -> siblar -> silbar
Oppure può rotacizzarsi, cioè passare a BR : FABLAR -> fabrar
Oppure può palatalizzarsi: TRIBULU -> trillo, SIBILARE -> chillar

-KL, TL, GL se sono preceduti da vocale si palatalizzano.


Abbiamo però anche altri esiti:
MIRACULU >miraclu> milagro [con metatesi] oppure miraglo [ con sonorizzazione]
BESTICULU > bestiglo > vestiglo [bestia]
PERICULU > peligro o periglo
REGULA > regla

• Consonante + nasale [ci sono numerosi esiti]:


-TN ed ND = sonorizzazione e interversione : CATENATU -> candado [lucchetto]
RETINAS -> riendas

-NGN avrà esito in NGR : SANGUINE -> sangne -> sangre


-PTM avrà esito in MN : SEPTIMANA -> sedmana -> semana
-NTN avrà esito in LD: ANTENATU -> alnado [figliastro]

-MN avrà esito in ñ se è molto antica la sincope: DOMINA -> domna -> dueña
Se è recente può restare intatto: HOMINE -> omne -> hombre [con epentesi]
Oppure può subire un’epentesi: NOMINE -> nombre

• Sibilante + occlusiva [la sibilante si conserva]:


CONSUETUDINE -> costumbre

-Liquida o nasale + occlusiva


Solitamente si ha solo la sonorizzazione dell’occlusiva sorda: BONITATE -> bondad, DOMINICU
-> domingo

-con i nessi di occlusive abbiamo la seconda consonante che è in posizione forte è più resistente,
però se è sorda si sonorizza.

• Labiale + dentale: danno esito BD


CIVITATE -> cibdad
Successivamente la b diventa ‘u’ : ciudad.
Se c’è un dittongo ‘au’ non si monottonga

• Dentale + velare : ha un doppio esito

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1) [dg], se precede vocale centrale o velare : IUDICARE -> judgar [moderno: juzcar]
2) [g], se precede vocale palatale : TRITICU -> trigo [grano]

50. L’azione di iod


La Jo dell'elemento palatale di varia provenienza.
È in grado di modificare le consonanti le vocali precedenti e a volte anche entrambe.la sua azione
sulla consonante precedente è quella di un'assimilazione regressiva: attira verso un'articolazione
palatale le consonanti dentali, alveolari e velari, e i suoni prodotti sono poco stabili e restano
palatali o diventano spiranti.

Sulle vocali la sua azione impedisce la loro evoluzione spontanea o le chiude di 1° nel triangolo
vocalico.
Esistono 4 periodi di azione della iod:

1) IOD 1 = palatalizzazione precoce di [t] e di [k] che diventano sorde [ch] se precedute da
consonante, sonore [dz] se precedute da vocale.
Non viene interessata nessuna vocale precedente.

2) IOD 2 = gruppi secondari : n+iod - l+iod - k+iod - t + iod, g+iod. Agiscono sulla E e sulla O,
non sulle altre vocali.
Avranno tutti esito, eccetto n+iod perché sarà ñ, [ж] o [jota] -> Speculu > espejo

3) IOD 3 = nessi B+ iod, D+iod, G+iod. Le occlusive scompaiono, tutte le vocali sono interessate
tranne la A.
PODIU -> poyo
EXAGIU -> ensayo

Quando è preceduto da vocale palatale tonica, il nesso D+iod scompare: FASTIDIU -> fastijo ->
hastio.

4) IOD 4 = gruppi iod+T, P + iod, R+iod, S+iod. Iod deriva da una i vocalica dopo sincope, tutte le
vocali sono interessate, persino la A.
BASIU = basju = bajsu= bejsu= beso
AMAVI= amawi = amai = amaj= amej = amé
COLLIGO= collio= koljo= cojo
NOCTE= nokte= noite= noche
MULTU= mouto= muito= mucho

51.
51.1 consonanti finali latine
Normalmente cadono tutte tranne la S, che diventa il morfema del plurale è il morfema di alcune
persone verbali.
LUPOS -> Lobos
AMAS -> Amas

La M già non si pronunciava in latino e a parte all'accusativo, nei monosillabi cade o si trasforma in
N : CUM -> con

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La R viene anticipata e resta la vocale in fine di parola: INTER -> entre

51.2 Consonanti finali romanze


A causa delle frequenti apocopi di vocali finali molte consonanti restano esposte, per esempio le R
dei verbi: CANTARE -> cantar
Spesso questa R unita a una L o a una S di un pronome enclitico si assimilava -> decirlo = decillo.

Quando resta esposta una consonante sonora spesso si assordava -> VERITATE =verdad= verdat
Oppure si depalatalizzava: VALLE = valle= val
Oppure poteva cadere: decídmelo = decimelo

52.1 Interversione nel limite sillabico


SIBILARE -> silbar
TENERU -> Tierno
GENERU -> yernu

Questo fenomeno era molto diffuso nello spagnolo antico dove si presentavano altre interversioni.

52.2 Altri accidenti


Ci sono altri fenomeni:
-Assimilazione progressiva = CINISA -> ceniza
-Assimilazione regressiva = ILICINA -> elcina [quercia]

-Dissimilazione progressiva = CARCERE -> cárcel


-Dissimilazione regressiva= TREMULARE -> tremblar -> temblar

-Metatesi: PARABOLA ->palabra

-Epentesi: STELLA -> estrella

-Contaminazioni

-per l’influenza galloromanza si ha ‘merchant(e)’

52.3 Fonetica sintattica


Alcuni fenomeni fonetici sono provocati da alcune congiunture sintattiche e a volte anche dal modo
di scrivere le parole nei manoscritti medievali dove non sempre era rispettato la divisione tra una
parola e l’altra:
LAS ERGAS -> lassergas [diventa identico come suono a ‘LAS SERGAS’ che invece significa le
imprese eroiche ]

Succede anche per assimilazione tra la finale di una parola e l'elemento clitico= hacer+lo -> hacello

A volte si ha anche l’apocope di A in forma come: “A casa de” -> a cas de


Don invece di Doña

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Capitolo 12
53. Il mutamento fonologico
Il mutamento fonetico consiste in un cambiamento delle abitudine articolatorie senza conseguenze
sul sistema fonologico di una lingua.

Il mutamento fonologico o fonematico provoca degli effetti su questo sistema.


La formula generale del mutamento fonologico è = A: B > A, : B, [A si oppone a B e dopo il
mutamento A, si oppone a B,].
A e B sono i termini di un’opposizione fonologica prima e dopo un mutamento.

Sono 3 i principali tipi di cambiamento fonologico:


1) FONOLOGIZZAZIONE = le varianti di un fonema, cioè gli allofoni, diventano fonemi.
A:B > A, : B,

2) DEFONOLOGIZZAZIONE = due fonemi diventano allofoni.

3) RIFONOLOGIZZAZIONE = i fonemi restano distinti anche dopo il cambiamento di uno o più


tratti distintivi.

Ne possiamo però aggiungere anche altri sei:

4) perdita completa di un fonema [esempio, la perdita di H]

5) perdita parziale di un fonema che si ha quando un fonema scompare in certe posizioni


sintagmatiche. [ la perdita di F latina]

6) fusione completa di fonemi

7) fusione parziale di fonemi: si ha solo in certe posizioni sintagmatiche

8) Coalescenza: quando tra fonemi contigui si hanno mutamenti che producono fonemi nuovi o
sopprimono fonemi esistenti.

9) Scissione: quando un fonema si scinde in una sequenza di due fonemi [per esempio, il
dittongamento]

54. Neutralizzazione e arcifonema


I fonemi sono caratterizzati da un numero variabile di tratti articolatori, solitamente sono due o tre.
Per esempio, le vocali spagnole hanno due tratti: 1) apertura 2) zona di articolazione
Per le vocali latine abbiamo tre tratti: 1) apertura 2) zona di articolazione 3) quantità

Succede, però, che in alcune posizioni basta solo una parte dell’insieme dei tratti, quindi non tutti
per costruire il significante, l’ultimo tratto diventa inutile e quindi si annulla l’opposizione con altri
fonemi che si basava proprio su quel tratto.

Per esempio, i fonemi ‘m’ e ’n’ condividono il tratto che sono entrambe nasali e che sono sonore,
ma il tratto di opposizione è nella zona di articolazione: M è bilabiale, mentre N è dentale.

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Alla fine di parola possiamo trovare solo uno dei due suoni ed è la N.
Quindi in fine di sillaba l’opposizione relativa alla zona di articolazione non è più determinante,
quindi si neutralizza.

In spagnolo quando ci sono delle parole che terminano in M, si leggono come se fosse una N:
album - álbun

L’arcifonema provoca il passaggio da M a N, quindi l’assordamento e la depalatazione di


consonanti finali romanze.

PARTE III
MORFOSINTASSI

Capitolo 13
55. Un po’ di terminologia
La morfologia richiede che si tengono presenti anche alcuni concetti di sintassi e di lessico.
Bisogna sottolineare anche altri due concetti: MORFOFONOLOGIA e MORFOSINTASSI.
Morfofonologia= studia l’interazione tra morfologia e fonologia sotto diversi punti di vista.
Morfosintassi= studia gli elementi morfologici capaci di esprimere funzioni sintattiche.

Con i fonemi si formano i morfemi che si possono dividere in lessemi e grammemi.


Una parola può essere semplice, quando è formata da una sola parola.
Può essere composta quando è formata da più parole.

Un morfema può essere formato da più affissi, ossia gli elementi grammemici: prefissi, suffissi,
infissi.
Con la parola terminazione si allude alla parte finale della parola.
Con morferma zero si intende l'assenza di morfema.

56. Il mutamento morfologico


56.1. Variazione è ridistribuzione del materiale morfologico
Sia nel caso del mutamento fonetico sia in quello morfologico possiamo parlare di processi di
modificazione, addizione, sottrazione e spostamento di morfemi o di gruppi morfemici o di altri
elementi morfologici:
1. Modificazione: il nuovo futuro romanzo
2. Addizione: invenzione del passato prossimo e del condizionale
3. Sottrazione: la scomparsa dei casi, del neutro, della quarta e quinta declinazione
4. Spostamento: metaplasmi di classe nominale e verbale

56.2 Differenziare e uniformare


La lingua attua due procedimenti per cercare di ritrovare nuovi equilibri e questi due procedimenti
sono opposti e sono:

-differenziare = la seconda e la terza persona del presente indicativo del verbo ESSE [es ed est] si
condono, la lingua reagisce mantenendo ‘es’ per la terza persona, ma per la seconda persona
singolare preleva la forma della seconda persona del futuro latino ERIS -> eres.

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-uniformare= AMABAM e AMABAT si uguagliano in AMABA.

56.3 i procedimenti fondamentali del mutamento morfologico


Questi procedimenti sono due: analogia e grammaticalizzazione di forme autonome:
ANALOGIA = accanto a POTERAM [imperfetto di POSSUM] a un certo punto si disse
POTEBAM da cui discendono tutte le forme romanze.

Quello che inizialmente è un errore diventa la norma di una nuova lingua o di un nuovo stadio
linguistico.
Sono casi di analogia anche la perdita del neutro.
Si distinguono due tipi di analogia:
1) Endogena -> come quella tra le persone di uno stesso tempo verbale ESTIS è sostituito da
SUTIS per analogia con le altre forme plurali che iniziano con S.
2) Esogena -> come quella tra lessemi verbali diversi.

Quando si parla di analogia, non ci si riferisce solo al fatto una forma latina evolve in spagnolo
diversamente dal previsto per attrazione di un’altra forma latina.
Spesso l’attrazione è esercitata da una forma già spagnola.

Grammaticalizzazione= avviene attraverso diversi modi:


1) grammaticalizzazione di lessemi -> il verbo HABERE diventa non solo ausiliare, ma arriva a
dar vita ad una nuova forma.
È il caso del futuro in tutte le lingue romanze: AMABO è formato da AMARE HABEO.

2) transcategorizzazione è il passaggio di una parola da una categoria morfologica a un’altra.


A volte si tratta di una sola parola, a volte più parole si associano per dar vita a un’unica parola con
un’altra categoria grammaticale.

Si ha questa divisione quando una forma possiede due funzioni morfologiche, per esempio quando
c’è il passaggio da:
-sostantivo a verbo = verbi denominali come CARRU -> CARRICARE -> cargar [caricare]
-da verbo a sostantivo=sostantivi deverbali come ACORDAR -> acuerdo , oppure si tratta di verbi
sostantivati = EL HABER [l’avere]
-da aggettivo a sostantivo= aggettivo sostantivato TAMAGNU -> tamaño che è sia aggettivo che
sostantivo
-da pronome a sostantivo= ALIQUOD -> algo
-da aggettivo + sostantivo ad avverbio = TOTA VIA -> todavía e tutti gli avverbi in -mente
-da preposizione + avverbio = nuovo avverbio DE UNDE -> donde, AD ROTATORE -> alrededor

56.4 Altri procedimenti


Altri casi importanti sono:
-Rideterminazione morfologica = è il passaggio da una sottocategoria a un’altra, per esempio da un
tempo verbale a un altro.
Es: il passaggio dal congiuntivo piuccheperfetto AMAREM al congiuntivo imperfetto
AMAVISSEV > amasse > amase.

-Risegmentazione = PECTUS > pechos con desinenza 0, successivamente la S viene considerata


una Marca del plurale e quindi si risegmenta la parola come ‘pecho + pechos’.

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-Regressione [ipercorretta] = i sostantivi della 3 classe in -O/-ONE danno vita alle forme in -ón:
LATRONE -> ladrón
PAVONE -> pavón , può essere segmentato in ‘pav+ ón’, scegliendo la forma ‘pavo’ si ha dato vita
alla forma normale.

IL SINTAGMA NOMINALE
57. Generalità
Nell’evoluzione del sostantivo bisogna analizzare 3 fatti essenziali:
1) scomparsa dei casi
2) Riduzione delle declinazioni da cinque a tre, per i numeri restano invece sempre due: singolare
e plurale
3) Scomparsa del neutro

1. I casi della flessione latina scompaiono, quindi si parla di DEFLESSIVITÀ. Erano 6:


nominativo, genitivo, fatico, accusativo, vocativo e ablativo.
Molte desinenze vengono usate per servire per vasi casi: AE per genitivo-dativo singolare e
nominativo plurale della I classe.
Ō del dativo e dell’ablativo della II classe.
IS del dativo e dell’ablativo plurale della II classe.

Molti mutamenti fonetici rendono indistinguibili molti casi: la caduta della M, la scomparsa della
quantità vocalica e la confusione delle aperture nelle arene finali.
Es: rosa -> nominativo - rosam -> accusativo - rosa -> ablativo, diventano tutte [rosa]
Lupo -> dativo - lupum -> accusativo - lupo -> ablativo, diventano tutte [lupo]
Imperatori -> dativo - imperatorem -> accusativo - imperatore -> ablativo, diventano tutti
[imperatore]

L’ablativo già in latino tendeva ad accompagnarsi con preposizioni e che si confonde sempre con
l’accusativo, scompare facilmente.
Il genitivo viene sostituito da DE + accusativo
Il dativo da AD + accusativo.

I nomi (sia aggettivi che sostantivi) derivano tutti dalla forma dell’accusativo che assume tutte le
funzioni sintattiche grazie all’estensione della flessione preposizionale.

2.I generi si riducono da 3 a 2. Il latino divideva i nomi in due categorie: ANIMATI e INANIMATI.
-Gli animati potevano essere maschili e femminili, sia secondo la distinzione del sesso, sia in base a
criteri arbitrari.
-Gli inanimati erano generalmente neutri, ma anche in questo caso con contraddizioni.

Nel passaggio allo spagnolo scompare il neutro e le parole di questo genere si distinguono tra
maschile e femminile, però si preferisce il genere maschile.
In spagnolo si presenta come il genere ‘non marcato’: el padre è maschile, la madre è femminile,
ma al plurale si dice ‘los padres’ [i genitori].

3. Le classi, cioè le declinazioni si riducono da 5 a 3, con la scomparsa della IV e V classe latina.

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Le due ultime classi erano già di per sé povere e problematiche.
La 4 si confondeva con la I e la V con la I.
La II classi è quella più complessa tanto in latino, come in spagnolo.
I sostantivi spagnoli oltre che derivare da sostantivi latini o di altra origine, possono procedere da
sostantivizzazione di altre ‘parti del dicorso’ sia all’interno della stessa lingua spagnola che nello
sviluppo diacronico dal latino a da altra lingua etimologica.

I casi più interessanti sono gli aggettivi sostantivati: HIBERNU -> invierno, VERANUM -> verano,
ESTIVU -> estío, MATTIANU -> manzana
Poi ci sono anche gli infiniti sostantivati: CANTARE -> el cantar [canzone di gesta]
PENSARE -> el pesar [la preoccupazione]
DEBERE -> el deber [il dovere]

58. Deflessività
I nomi spagnoli derivano dall’accusativo tanto al singolare quanto al plurale.
PORTA -> Puerta, PORTAS -> puertas
AMICU -> amigo, AMICOS -> amigos
CLAVE -> llave, CLAVES -> llaves

I resti del latino sono:


-dal nominativo = soprattutto nomi di persona come Gloria, Carlos, Marcus.
Forse IUDEX -> juez
Abbiamo anche dei francesismi come: MAGISTER -> maestre [MAGISTRE] , PRAESBITER ->
preste, SARTOR -> sastre.

-dal genitivo = i nomi di alcuni giorni della settimana: MARTIS -> martes [ martedì, il giorno di
Marte ]
IOVIS -> jueves [giovedì, il giorno di Giove]
MERCURII -> miercoles [mercoledì, il giorno di Mercurio]
LUNAE -> lunes [lunedì]

-dal vocativo = i nomi di persona: CHRISTE -> Criste, IACOBE -> Iagüe

-dall’ablativo = sono forme avverbiali, gli avverbi di modo in -MENTE, oppure HAC
HORA: ahora, LOCO: luego, QUOMODO: como, TOTA VIA: todavía.

Anche l’ordine delle parole cambia rispetto al latino, si va dall’agente al paziente, cioè da
chi opera al suo obiettivo.

58.1 Altre osservazioni


Ci sono anche dei resti sintattici:
A) genitivo senza preposizione: in questo caso bisogna sottolineare l’uso del nome paterno
senza suffisso patronimico = MUNIO ALFONSO -> Munio figlio di Alfonso.

B) complemento con DE in sostituzione del genitivo latino: diez de sus parientes

C) costruzioni particolari con nomi geografici: ciudad de Tiro

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59. Genere e numero
1) come abbiamo detto scompare il neutro e i sostantivi si dividono per lo più tra i
maschili, che sono in maggioranza: CORNU -> el cuerno
Anche tra i femminili: MELE -> la Miel
LACTE -> la leche
Ci sono però dei nomi ambigenere: MARE -> el mar / la mar

2) il femminile in ‘a’: Lo spagnolo aumenta la differenziazione tra maschile e femminile,


formando alcuni femminili in ‘a’, da nomi della III classe che sono inizialmente
ambigeneri : INFANTE -> infante [inizialmente è sia maschile che femminile, ma poi
cambia] successivamente diventa solo maschile, perché il femminile si forma con la ‘a’ ->
infanta.
SENIORE -> señor -> señora
HISPANIOLU -> español -> Española

3) Cambiamento di genere: alcuni nomi maschili della III declinazione diventano femminili:
DOLORE -> la dolor
FLORE -> la flor
FONTE -> la Fuente
FRONTE -> la frente
SANGUINE -> la sangre
SERPENTE -> la serpiente

La parola ARBOR e i nomi delle piante, che sono femminili ma diventano maschili in
spagnolo:
ARBORE -> el árbol
FRAXINU -> el Fresno

Esistono parole che si continuano nei due generi, a volte senza specializzazione semantica, a
volte con specializzazione:
ORDINE -> orden al maschile [ordine sacerdotale], al femminile comando

4) I grecismi in -ma diverranno maschili in spagnolo -> el teorema, el panorama. Fanno


eccezione: la calma, la flema.

5) carattere non marcato del singolare: il singolare va considerato il numero non marcato.
Quando c’è un’opposizione tra numeri, la lingua usa il singolare.
Ci sono però delle parole usate solo o quasi solo al singolare [singularia tantum] e parole
usate solo o quasi solo al plurale [pluralia tantum].

Singularia tantum = sed


Pluralia tantum = cumpleaños

6) regola sincronica del plurale: il passaggio del genere neutro al maschile e al femminile fa
si che i plurali derivino dai nuovi modelli.

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BALNEOS -> in spagnolo ha esito in baño/baños
I nomi della III declinazione latina, la vocale ‘e’ finale cade solitamente: PONTE -> Puente,
però PANE -> pan.
Si stabilisce una regola sincronica, per cui se il singolare termina con una vocale [a/e/o] il
plurale aggiunge la S.

Il plurale dei nomi maschile e femminile della III classe deriva dal plurale latino.
I nomi provengono dall’accusativo senza M e plurale con S deriva che (e)s si specializza
come marca del plurale.

7) Dal neutro plurale al femminile singolare : alcune parole neutre II classe latina usate
generalmente al plurale, con valore collettivo, a volte con parole ‘duale’ e terminano in A :
GESTA - LIGNA [leña] - BODA

8) singolare collettivo

9) forme invariabili : alcuni sostantivi restano invariati al singolare e al plurale.


In spagnolo antico si ha per le forme DIOS e CUERPO -> che poi si presenta con le
soluzioni della lingua DIOSES e CUERPOS

59.1 osservazioni sul genere neutro


In spagnolo alcune forme che possono considerarsi relitti del neutro sono:
-
i pronomi personali = ello / lo
-
i dimostrativi neutri = esto / eso/ aquello
-
l'articolo = lo
-
gli indefiniti = al/ algo

Esistono poi anche altre forme:


-qualificativo neutro senza articolo
-locuzioni avverbiali
-gli indefiniti: uno, Otro, Otro tal, Otro tanto
-el + aggettivo in sintagmi sostantivi generali o astratti
-un + qualificativo, pronomi aggettivi femminili che possono risalire a neutri plurali latini

60. Le classi
Delle cinque classi ho declinazioni nominali latine sopravvivono le prime tre, che si
rimescolano grazie passaggi di classe chiamati metaplasmi:
1) nella prima arrivano alcuni nomi della quarta declinazione e della quinta.
MATERIES / MATERIA -> madera
LUXURIES / LUXURIA -> lujuria
DIA -> dia
SANIA -> saña [ira]

Vi giungono anche dei neutri in A.

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La prima declinazione spagnola aumenta con nomi che nella forma primitiva appartenevano
alla terza:
AURE -> auricola -> oreja
CAPUT -> capittia -> cabeza

Dalla terza arrivano: NEPTE -> nepta -> nieta

2) nella seconda declinazione confluiscono molti maschili neutri della quarta, per esempio:
MANU -> mano
SENATU -> senado
CORNU -> cuerno

Nella seconda declinazione aggiungono alcuni nomi della terza latina:


OS -> ossu -> hueso
PASSERE -> passaru -> pájaro
PULVERE -> PULVU -> polvo

3) nella terza declinazione latina gli in Paris Silla B arrivano a Paris Silla B. Nello spagnolo
i nomi derivano comunque dall'accusativo senza M.
Dalla V classe arrivano:
FIDE -> fee -> fe
Nella III classe spagnola arrivano anche gli arabismi in ‘i’.

Riassumendo, nello spagnolo antico si hanno tre classi:


1) in -A/ -AS [casa- casas]

2) in -O/ -OS, per i cultismi in -U/-US [lobo- Lobos, espiritu- espiritus]

3)con altre terminazioni: -E/-ES, [diente-dientes]


-consonante + consonante + -ES, [mar- mares]
-IL/ I + ES [muladí- muladies]
-I cultismi in -S avranno la desinenza 0, cioè restano così [elipsis- elipsis]

61. Gli affissi nominali


Sono perlopiù degli ‘affissoidi’ cioè derivano dalla grammatica lizzazione di parole che in
origine erano dei lessemi.
IN -> in -> en [È un prefisso che indica moto a luogo, opposizione ]

Gran parte dei suffissi di provenienza non latina sono suffissoidi, perché nella lingua di
sostrato erano dei lessemi.

61.1 Prefissi
Sono atoni e tendono a confondersi o ad accumularsi:
EX sostituisce ABS = ABSCONDER -> EXSCONDER -> esconder
EX + IN = IN + EXAGIU -> ensayo

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61.2 Suffissi
- Sono tonici e tendono a confondersi:
UDINE è spesso confuso con UMINE = CONSUETUDINE -> COSUETUMINE ->
costumbre

ORIA è sostituito da ARIA = TONSORIA -> TOSARIA -> tijera

ATICU ha esito in ADGO o AZGO, però si è aggiunta anche la variante straniera: AGE /
AJE: SILVATICU -> salvage

-I suffissi atoni scompaiono, sostituiti da suffissi tonici: rotula -> rotella -> rodilla
Oppure diventano tonici loro stessi.

-alcuni suffissi sono molto produttivi, come -ITATE -> edad


ITIA -> eza = AVARITIA -> avareza
MENTU -> miento

Esistono anche delle parole che sono state sostituite, per ragioni di espressività, dei
diminutivi. In spagnolo esistono anche dei suffissi grigi e non latina e sono produttivi.
Esistono anche dei suffissi di origine pre latina come: -arro, -orro, -urro, -iero, -ueco, -asco.

È anche molto produttivo il patronimico in -Z.


All'area celtica appartengono: -antia, -briga, -ako, -dunum e i suffissi atoni con vocale ‘a’.

Il suffisso ING è di origine germanica, quello in ‘i’ è di origine araba.

Capitolo 15.
62. Premessa
Con il termine aggettivazione si indicano tutti gli elementi che incidono direttamente sul
sostantivo.
Tutti gli aggettivi qualificative e presentatori, tranne possessivi, possono rappresentare
anche la funzione di pronomi.

63. Aggettivi qualificativi


Non è facile dare una definizione di aggettivo qualificativo, però potremmo dire che
aggiunge una nuova materia semantica al sostantivo sottoforma di qualità.
Questa qualità non presenta il nome, non lo numera.
È un elemento che presenta il sostantivo senza aggiungere nuove materie semantica, perché
lo qualifica.

63.1 Classi
L’aggettivo qualificativo concorda in genere il numero con il nome cui si riferisce, nel
passaggio dal latino allo spagnolo l'aggettivo così come il sostantivo ha perso la flessione
nominale il genere neutro.
Quindi restano due classi di aggettivi le cui forme derivano dall’accusativo:

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-una a due terminazioni cioè distingue tra il maschile e il femminile perché il maschile
segue la seconda classe dei sostantivi, il femminile segue la prima classe dei sostantivi:
BONO -> BONA -> BONOS -> BONAS
In spagnolo= BUENO-BUENA-BUENOS- BUENAS

-l'altra e a una terminazione cioè a una forma unica per il maschile e per il femminile, segue
la terza classe dei sostantivi: FUERTE -> FUERTES

A causa delle frequenti apocopi la seconda classe e termina spesso in consonante:


CRUDELE -> cruel
CRUDELES -> crueles

FELICE -> feliz


FELICES -> felices

Gli aggettivi in -ól, -ón, -or ed és tendono a formare un femminile in -a.

63.2 Suffissi aggettivali


In spagnolo si sono continuati solo quelli tonici.
C’è la tendenza ad eliminare i suffissi atoni, SINGULO -> SINGELLU -> sencillo

I suffissi ‘-ico’, ‘-iego’, ‘-ito’ sono di origine prelatina.


Il suffisso ‘i’ è di origine araba.

63.3 Gradi
-Il comparativo e il superlativo latini avevano una forma sintetica: del grado positivo
ALTUS si formavano il comparativo = ALTIOR
Il superlativo= ALTISSIMUS

A volte il comparativo veniva formato con l’avverbio MAGIS o PLUS + aggettivo positivo.
Lo spagnolo continua e generalizza di forme analitiche, scegliendo MAGIS per il
comparativo e sostituendo MAXIME con MULTUM per il superlativo.

ALTIORE -> magis altu -> más alto


ALTISSIMU -> multu altu -> muy alto

Solo in un secondo momento subentra il superlativo, con il suffisso culto -isimo.

-il comparativo di minoranza continua la formula del latino volgare:


MINUS + aggettivo + QUID -> menos alto que

-il comparativo di uguaglianza utilizza per i formule, tra le quali:


TANTU o TAM MAGNU + aggettivo + QUOMODO -> tanto/ tan alto como

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-per il superlativo relativo si aggiunge l'articolo è il comparativo di maggioranza di
minoranza:
ILLE MAGIS/ MINUS ALTU -> el más/menos alto

-in spagnolo si continuano alcuni comparativi sintetici:


MAYORE -> mayor
MINORE -> menor
MELIORE -> mejor
PEIORE -> peor
MINUS -> menos

Sono cultismi i comparativi: Superior, inferior, exterior, ulterior


Sono cultismi i superlativi: óptimo, infimo,último, extremo.

63.4 Posizione
Il latino la posizione dell'aggettivo qualificativo corrispondeva alla seguente regola= di
norma veniva anteposto al nome, quindi prima del nome, tranne in due casi:
1) quando l'aggettivo derivato da un nome proprio -> populus romanus
2) Nel caso in cui il sostantivo era un monosillabo -> res nova

La collocazione in versa dava speciale risalto all'aggettivo. Già in latino volgare però le cose
cambiarono e si andava affermando una regola secondo la quale: l'aggettivo qualificativo
viene di norma posposto al nome, quindi posto dopo il nome, a meno che non esprima una
valutazione soggettiva.

Ancora oggi l'aggettivo qualificativo si preferisce porlo dopo il nome, a meno che non si
voglia dare una speciale enfasi all’attributo.
Es: un caballo grande -> significa un cavallo di grandi dimensioni
Un grande caballo -> significa un cavallo eccezionale speciale

Bisogna distinguere tra:


-aggettivi descrittivi
-aggettivi quasi determinativi
-anteposizione di valenza letteraria
-anteposizione formulare

63.5 Altre osservazioni


Il passaggio di categoria da sostantivo ad aggettivo è più frequente in spagnolo che in
italiano:
FUNDU (sostantivo) -> hondo (aggettivo)

Inoltre in spagnolo ci sono delle costruzioni formate da: ‘aggettivo qualificativo+ de +nome
proprio’ che servono per sottolineare l’aspetto elogiativo o peggiorativo dell’idea.
Esistono 5 tipi di queste strutture:
1) Sostantivo qualificativo + de + sostantivo

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2) Aggettivo sostantivato + de + sostantivo
3) Interiezione + de + sostantivo
4) Esclamazioni con aggettivo non sostantivato + de + sostantivo o pronome
5) Formule ‘por malos de pecados’

La costruzione formata dal verbo ‘ser’ con un aggettivo deverbale -TOR / -TORIS ->
saber = sabidor
mover = movedor
Svolgono una funzione verbale -> ser sabidor = saber

64. I presentatori. Generalità.


Il sostantivo è la base del discorso, l'aggettivo qualificativo aggiunge dei dati che sono
complementari al sostantivo ecco perché è posposto.

I presentatori introducono il sostantivo specificando delle relazioni spaziali e temporali


oppure il numero e la persona.
La parola uno rientra tanto nella categoria degli attualizzatori perché è un articolo, ma anche
in quella dei quantificatori perché è un numerale.

Il presentatore è caratteristico del sostantivo quindi per sostantivizzare un'altra categoria


occorre porre prima di essa un articolo, un possessivo o un dimostrativo.
‘El que te vayas’ -> el hecho de que te vayas
‘Un no sé que’ -> un non so che

65. Presentatori attualizzanti: 1) articolo


Si può distinguere tra due articoli:
1. generalizzante o determinativo -> deriva dal dimostrativo ILLE,ILLA, ILLUD
2. singolarizzante o indeterminativo -> deriva dal numerale UNUS, UNA, UNUM.
Entrambi sono delle invenzioni romanze.

65.1 Articolo generalizzante


Deriva dal pronome dimostrativo.
L'articolo generalizzante anche un valore euforico, cioè si riferisce un elemento già
introdotto nel discorso o che comunque già si conosce.

L'articolo singolarizzante introduce un elemento nuovo.

Questi articoli derivano da ILLE; ILLA; ILLUD:


Singolare maschile -> ILLE > el

Singolare femminile -> ILLA > la

Plurale maschile -> ILLOS > los

Plurale femminile -> ILLAS > las

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Neutro singolare -> ILLUD > lo

L'articolo neutro a l'uso limitato per alcuni linguisti l'articolo neutro non esiste è molto
spesso alcuni sintagmi vanno interpretati come pronome più aggettivo: lo Bueno.

65.2 Preposizioni articolate


Da ‘A + articolo’ si ha -> AL che è il risultato della fusione tra ‘a + el’.
A la, A los, A las, A lo.

De ‘DE + articolo’ si ha -> DEL che è il risultato della fusione tra ‘de+ el’.
DE la, DE los, DE las, DE lo.

Nei manoscritti antichi sono spesso scritti uniti.

65.3 Articolo singolarizzante


Come abbiamo già detto deriva dal numerale UNU e promuove anche le forme di plurale
(unos, unas) che corrisponde all’aggettivo indefinito (alcuni, alcune) oppure al partitivo
(degli, delle, dei)

Derivano:
Singolare maschile -> un
Singolare femminile -> una, un

Plurale maschile -> unos


Plurale femminile -> unas

65.4 Usi antichi dell’articolo


-In spagnolo antico, l’articolo si può usare anche davanti al possessivo, mentre oggi è
vietato.

-A volte si ha anche davanti a formule con epiteto.

-Esiste anche l’articolo 0 : spesso articolo non è necessario soprattutto quando l'espressione
indica proprietà generali o davanti ha un nome di un popolo di un gruppo. Anche quando
l'attualizzazione di per se è chiara, così da non necessitare un presentatore.
In spagnolo l'articolo zero è molto utilizzato.

-non sono pochi linguistiche negano l'esistenza dell'articolo singola rizzanti, considerandolo
sempre più un quantificatore, inoltre alcuni linguisti ritengono che l'articolo singola rizzanti
abbia la sua esistenza e che risalga sin dai tempi dello spagnolo antico.

66. Presentatori attualizzanti. II) dimostrativi


Gli aggettivi dimostrativi presentano un sostantivo indicando nella posizione spaziale,
temporale o nazionale rispetto un punto di vista esercitando al massimo la funzione deittica.

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66.1
Il sistema latino comprendeva i seguenti aggettivi:
-HIC;HAEC; HOC = indicava oggetti, cose, o persone vicini a chi parlava
-ISTE;ISTA;ISTUD = indicava oggetti vicini a chi ascoltava
-ILLE;ILLA;ILLUD = indicava oggetti lontani da entrambi o da entrambi conosciuti
-IS;EA;ID = era vicino al significato di ILLE
-IPSE;IPSA;IPSUM = conferiva risalto ‘proprio lui’
-IDEM;EADEM; IDEM = indicava identità ‘lo stesso’

Nel passaggio al volgare, il sistema subisce un cambiamento notevole:


-HIC e IS = spariscono, anche se esistono delle tracce in:
ACCU HIC che ha dato esito ad ‘aquí’
HAC HORA che ha dato esito ad 'ahora’
PER HOC che ha dato esito a ‘pero’
Forse HAC NOCTE ha dato esito a ‘anoche’

La funzione di HIC viene assunta da ISTE, sia da solo, sia con il prefisso che ne enfatizza la
portata ACCU:
ISTE -> este
ACCU ISTE > aqueste

La funzione di ISTE viene assunta da IPSE, sia da solo che con il prefisso ACCU:
-IPSE -> esse -> ese
-ACCU IPSE -> aquesse

La funzione di IS è riassorbita da ILLE che continua con ACCU:


-ACCU ILLE -> aquel
-ILLE -> el

ILLE necessitava di una differenziazione: aquel -> dimostrativo


El -> pronome o articolo
Ecco perché le due forme aqueste e aquesse spariscono, poiché non sono più necessarie,
lasciando solo le forme di este ed esse.

La funzione di IPSE [proprio lui] si confuse con quella di IDEM [lo stesso] nella forma:
mesmo, poi diventato mismo.

Questo si può spiegare : in latino per esprimere il concetto di proprio io, se stesso si usano le
forme composte EGO o SE [pronomi] MET [suffisso] E per dare maggior enfasi si
aggiunge anche il pronome ipse: EGOMET IPSE - SEMET IPSE.
Con il passare del tempo però ipse si perde e per ribadire l'enfasi il pronome diventa
superlativo: IPSISSIMUS.
Staccando il pronome personale, EGO, si rende autonoma una forma di METIPSISSIMUS
che diventa poi: MEDISSISSIMU -> per analogia sappiamo che ISSISS diventa IS, quindi:
MEDISIMU, DA CUI MEDESMO [LA I DIVENTA E] MESMO -> MISMO.

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Aquel dal punto di vista fonetico al maschile singolare per apocope assume questa forma,
poiché in precedenza è aquelle.
Nelle altre forme, quindi al femminile e al plurale resta nella forma palatalizzata.

Il sistema spagnolo è :
este, esta, estos, estas,
ese, esa, esos, esas,
aquel, aquella, aquello,aquellos, aquellas.

66.2 Posizione
I dimostrativi rifiutano l’articolo, perché loro stessi sono dotati di un contenuto
identificatore.
Hanno sempre la prima posizione e tendono a posporre gli altri attualizzatori.

66.3 Funzione
-La funzione di ‘este’ è quella di essere vicino a una prima persona, il tempo è presente.
-La funzione di ‘ese’ è quella di essere vicino a una seconda persona, il tempo è presente o
futuro immediato.
-La funzione di ‘aquel’ è quella di essere lontano sia alla prima persona che alla seconda e il
tempo è quello del passato o futuro lontano.

67. Presentatori attualizzanti. III) Possessivi


L’aggettivo possessivo stabilisce una relazione di possesso tra il sostantivo e una persona
grammaticale.
Infatti vengono anche chiamati ‘aggettivi personali’.
Il possessivo in Spagnolo:
-non esplicita il genere grammaticale della persona grammaticale = mi/tu/su

-lo esplicita parzialmente= o attraverso il numero grammaticale -> mi/tu/su sono singolari,
però nuestros/vuestros/sus sono plurali.
Oppure attraverso il genere grammaticale del sostantivo.

-esplicita sempre il numero grammaticale del pronome perché concorda con il sostantivo:
mi perro/ mis perros.

67.1 Evoluzione
L’evoluzione dei possessivi è molto complessa.
In latino abbiamo 5 persone, si considerano solo il maschile e il femminile, perché si
elimina il neutro:
1. MS = MEU | MP = MEOS
FS = MEA | FP = MEAS

2. MS = TUU | MP = TUOS
FS = TUA | FS = TUAS

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3. MS = SUU | MP= SUOS
FS= SUA | FP= SUAS

4. MS = NOSTRU | MP= NOSTROS


FS = NOSTRA | FP= NOSTRAS

5. MS = VOSTRU | MP = VOSTROS
FS= VOSTRA | FP = VOSTRAS

Da queste forme abbiamo gli esiti spagnoli:


1. Mío, míos - mía, mías
2. Tuyo, tuyos - tuya, tuyas
3. Suyo, suyos - suya,suyas
4. Nuestro,nuestros - nuestra, nuestras
5. Vuestro, vuestros - vuestra, vuestras
6. Suyo, suyos - suya,suyas

Questi possessivi subirono molto l’influenza di cuyo, ma hanno anche avuto altri esiti:
-mío(S) -> mi, mis | mía (S) -> mi, mis
-to(S) -> tu, tus | tua (S) -> tu, tus
-so(s) -> su, sus | sua (S) -> su, sus

67.2 Posizione
Il possessivo precede il sostantivo, a meno che non ci sia già un'altra totalizzatore e allora in
quel caso lo segue (il sostantivo).

67.3 il possessivo e l’articolo


In spagnolo antico l'aggettivo possessivo può essere preceduto dall’articolo.
A volte la presenza dell'articolo conferisce maggiore enfasi ho sviluppa una funzione più
anaforica, cioè il riferimento a qualcosa che è già stato detto.

68. Presentatori quantificatori. I) i numerali


I quantificatori precedono i sostantivi esprimendo nella quantità in maniera oggettiva (i
numerali) o soggettiva (estensivi).
I numerali si dividono in : cardinali, ordinali, distributivi, moltiplicativi, frazionari.

68.1 cardinali
Il latino era non declina abili primi tre:
UNUS;UNA;UNUM -> in spagnolo ha avuto esito = uno, unos

DUO; DUAE; DUO -> in antico spagnolo esistevano le forme ‘dúos, dúes’, ma nello
spangolo moderno si è imposta la forma invariabile: dos.

TRES; TRIA -> tres

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E le centinaia a partire dal 200:
DUOCENTI; DUOCENTAE; DUOCENTA
TRECENTI; TRECENTAE; TRECENTA

68.2 ordinali
Sono tutti gli aggettivi e due terminazioni derivati da aggettivi latini e tre terminazioni:
PRIMU -> primariu -> primero
SECUNDU -> Segundo
TERTIU -> tertiariu -> tercero
QUARTU -> quarto
QUINTU -> quinto

Dal sesto in poi le forme sono sostituite da cultismi:


-SEXTU = siesto, moderno = sexto
-SEPTIMU = sietmo , moderno = séptimo
-
OCTAVU= ocharo, moderno = octavo
-
NONU = nono , moderno = noveno [da NOVENU]
-
DECIMU = diezmo, moderno = décimo

68.3 Distributivi
Si continua solo e al plurale:
SINGULOS/ AS

68.4 Moltiplicativi
Sono di tradizione popolare solo DUPLU -> doble
TRIPLU -> treble

Sono forme culte:


SIMPLU -> simple
DUPLO -> dúplice
TRIPLO -> triple
QUADRUPLO -> quádruple
QUINTUPLO -> quíntuple
SÉXTUPLO

68.5 Frazionari
Già in latino stava gli ordinali.
Più tardi iniziò ad utilizzarsi: TERCIO,QUARTO, QUINTO

69. Presentatori quantificatori. II) estensivi


Gli estensivi rappresentano una quantità imprecisa, infatti sono anche detti indefiniti. Si
applicano a tutti i concetti e indicano qualcosa di discontinuo:
Alguno = ALIQUE + UNU > ALICUNU
Bastante = BASTU > BASTARE [è una forma di PARTICIPIO PRESENTE]

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Cada = deriva dal greco ‘katá’
Cadacual = CADA + QUAL
Cadauno= CADA + UNU
Cascuno=QUISQUE + UNU
Cierto =CERTU
Cualquiera=CUAL + QUAERAT [3 persona del presente congiuntivo di QUAERERE)

MUCHO = MULTU
NEGUNO = NEC + UNU
POCO = PAUCU
TODO = TOTO
VARIO =
VARIU

Capitolo 16.
70. I pronomi
I sostituenti o pronomi formano una categoria di parole che sostituiscono altre categorie.
I pronomi si dividono in: personali, relativi, interrogativi e indefiniti.
Queste categorie di pronomi non possono assumere funzione aggettivale, mentre tutti gli
aggettivi, tranne i possessivi, possono avere anche la funzione di pronomi.
Fa eccezione ‘cuyo’.

71.1 Pronomi personali


Il sistema dei pronomi personali ha conservato in parte la flessione latina.
Si stinguono forme atone e toniche, in spagnolo.
-Le forme soggetto derivano dal nominativo, eccetto la terza persona plurale:
1) EGO -> yo
2) TU -> tú
3) ILLE -> él | ILLA -> ella | ILLUD -> ello
4) NOS -> nosotros [nos + ALTEROS]
5) VOS -> vostotros [vos + ALTEROS ]
6) ILLOS -> ellos | ILLAS -> ella

-Le forme complemento con preposizione, rispetto alle forme soggetto cambiano solo quelle
di prima e seconda persona, ma c’è anche una forma riflessiva e derivano dal dativo latino:
1) MIHI -> MI -> mi
2) TIBI -> TI -> ti
3) SIBI -> SI -> si [3 s. E 3 p.]

71.2 Forme atone


Sono forme complemento senza preposizione.
Derivano dall’accusativo, tranne le forme della terza persona singolare e plurale:
1. ME -> me
2. TE -> te
3. Dal dativo = ILLI -> le [complemento indiretto]

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4. NOS -> nos
5. VOS -> voi, poi diventato ‘OS’
6. Dal dativo= ILLIS -> les [complemento indiretto]
Dall’accusativo= ILLOS -> los [complemento diretto] | ILLAS -> las [complemento
diretto]

Terza persona singolare e plurale riflessiva = SE -> se

71.3 Osservazioni
-forme toniche di soggetto= le forme ‘nosotros, vosotros’ iniziano dal XIV secolo.

-forme complemento (toniche) con preposizione = i pronomi con la preposizioni CUM


avevano una forma particolare=
CUM + MICUM -> conmigo
CUM + TICUM -> contigo
CUM + SICUM -> consigo

-forme atone = le forme dei complementi indiretto si oppongono a quelle complemento


diretto.

-pronome di cortesia = il pronome di cortesia è inizialmente, al singolare e al plurale, VOS,


successivamente al plurale si afferma ‘vosotros’.

71.5 Posizione e ridondanza dei pronomi atoni


In una frase il soggetto rappresenta il supporto o la base dell’informazione, il verbo si
appoggia sul soggetto per produrre un apporto nuovo: Mario canta = (Di) Mario (io dico che
) canta.
L'ordine nelle lingue romanze è supporto- apporto.

Il complemento dato che aggiunge un apporto complementare, va dopo il supporto:El Rey


lo quiere.
El Rey (supporto)
Lo (apporto)
Quiere (apporto)

Come eredità del latino, il verbo spagnolo incorpora nelle desinenze la persona:
amo= io
amas= tú
ama= él/ ella
Quindi il verbo spagnolo presenta in sé apporto e supporto: apporto è la radice del verbo,
supporto alla desinenza che fa comprendere la persona.

Pertanto, quando il verbo è all'inizio di frase il supporto e già esplicitato è il complemento si


pospone.

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71.6 leísmo, laísmo, loísmo
Questi tre fenomeni consistono nell'utilizzo spropositato delle forme dei pronomi atoni nel
complemento senza preposizioni: le(s) , lo(s), la (s).

Leísmo= È il fenomeno più comune e consiste nell'uso della forma del complemento
indiretto Le(s) con la funzione del complemento diretto maschile Lo(s).
Es: LE QUIERO invece di LO QUIERO

Laísmo= è meno comune, ma consiste nell’uso della forma del complemento diretto La(s)
con la funzione del complemento indiretto Le(s).
Es: LA DIJE invece di LE DIJE

Loísmo = consiste nell’uso della forma del complemento diretto Lo(s) con funzione
dell’indiretto maschile Le(s).
Es: LO ESCRIBO invece di LE ESCRIBO

72. Pronomi relativi e interrogativi


Dal latino si continuano le forme QUI che dà esito -> qui
QUEM che dà esito -> quien
QUID che dà esito -> que

Qui e quien inizialmente avevano funzioni indistinte: soggetto e complemento, maschile e


femminile, singolare e plurale.

Verso il XIV secolo qui cadde in disuso e rimase solo quien che lo sostituì.
Qui e quien erano riservati alle persone, mentre que [<quem] era riservato tanto alle
persone come alle cose, confondendosi con que [< quid].

Quien passò anche alla funzione di interrogativo di persona e que [< quid] alla funzione di
interrogativo per le cose.

Altre parole relative sono:


QUAL = deriva da quale
CUYO = derivato dal genitivo di QUI QUAE QUOD

Tutte queste forme hanno una funzione interrogativo.


Il relativo ha una funzione ANAFORICA = si riferisce a quanto viene prima.
L’interrogativo ha una funzione CATAFORICA = si riferisce a quanto viene dopo.

Altri relativi sono:


DONDE -> DE UNDE
COMO -> QUOMODO
CUANDO -> QUANDO

73. Indefiniti

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I pronomi indefiniti sono aggettivi che possono avere funzione pronominale.
I principali pronomi indefiniti usati anche in funzione avverbiale, solo per alcuni, sono:
AJENO = deriva da -> alienu [alieno, estraneo]
ALGO = deriva da -> aliquod [qualcosa]
ALGUIEN= deriva da -> aliquem [qualcuno]
ATANTO = deriva da -> tantu + prefisso A [tanto]
HARTO= deriva da -> FARCTU [ participio passato di FARCIRE, cioè riempire]
NADA= deriva da -> nata [niente]
NADIE= deriva da -> natu [nessuno]
OTRO= deriva da -> alteru [un altro]
CUAL= deriva da -> qual
CUALQUE= deriva da -> qual + que [qualunque]
CUANTO= deriva da -> quantu [quanto]
QUE QUE = deriva da -> quidquid [qualunque cosa]
TAL = deriva da -> tale
TANTO= deriva da -> tantu

IL SINTAGMA VERBALE
74.
Il verbo latino si coniugava in quattro classi, identificato in base all'infinito presente attivo.
La I termina in -ARE
La II termina in -ERE [ e lunga]
La III termina in -ERE [e breve]
La IV termina in -IRE [i lunga]

La III classe si componeva di due tipi di verbi: quella che alla prima persona del presente
indicativo finivano in O e quelli che terminavano in IO.
Quindi alcuni erano forme simili ai verbi della IV.

Il latino dispone di tre diatesi: attiva, passiva e deponente.


Ogni verbo transitivo poteva passare dalla forma attiva alla passiva cambiando le opportune
desinenze o ricorrendo alla perifrasi participio passato + verbo essere.

I deponenti sono verbi di forma passiva, ma di significato attivo.

Un verbo latino è composto da un certo numero di formanti, alcuni costitutivi, altri


facoltativi, alcuni possiedono più di una funzione.
Gli elementi costitutivi sono:
-
il lessema
-
La vocale tematica che indica la classe
-
La desinenza che indica una serie di caratteristiche morfosintattiche: il tempo, il modo, la
persona, il numero, la diatesi.

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La diatesi è la funzione o voce del verbo.

I modi latini sono:


1) indicativo
2) Congiuntivo
3) Imperativo
4) Infinito
5) Participio
6) Gerundio
7) Gerundivo
8) Supino

L’indicativo ha 6 tempi:
1. Presente
2. Imperfetto
3. Perfetto
4. Piuccheperfetto
5. Futuro semplice
6. Futuro anteriore

Il congiuntivo ha 4 tempi:
1. Presente
2. Imperfetto
3. Perfetto
4. Piuccheperfetto

L’imperativo ha 2 tempi:
1. Presente
2. Futuro

L’infinito ha 3 tempi:
1. Presente
2. Passato
3. Futuro

Il participio ha 3 tempi:
1. Presente attivo
2. Futuro attivo
3. Passato passivo

Il gerundio ha un’unica forma

Il supino ha due forme

Il gerundivo è un aggettivo verbale

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L'infinito è la forma non marcata, perché annuncia l'estrema verbale senza metterlo in
situazione.
L’infinito, il participio, il supino e il gerundio, non avendo morfemi di persona hanno poco
della fisionomia del verbo e quindi vengono definiti quasi sostantivi.

L'infinito si sostantivizza con facilità,


Il participio presente nelle lingue romanze diventa un sostantivo o un aggettivo,
Il gerundio diventa spesso un sostantivo.

Delle altre forme, quelle che posso sostantivizzarsi più facilmente la prima persona del
presente indicativo.
Il presente indicativo e tra i tempi veramente verbali, quello non marcato, tra l'altro può
anche servire come forma acronica sia per il presente che per il passato [si parla di presente
storico] e per il futuro.

Si può anche considerare che l’indicativo e il congiuntivo vengono specificati e suddivisi


come reale e non reale.
Non reale è inteso con il senso di ‘possibile’ o ‘irreale’.
L’indicativo è il modo dei fatti presentati come reali e oggettivi.
Il congiuntivo è il modo dell’incertezza, dell’opinione, della speranza, del timore, della
rappresentazione mentale.
Questo contrasto si nota solo nelle proposizioni principali.

La coniugazione latina presentava l’aspetto verbale.


Questo aspetto verbale opponeva ‘infectum’ con ‘perfectum’.
Il primo indica un’azione non conclusa, il secondo indica un’azione presentata come
conclusa.
Questi due concetti non implicavano prospettive temporali, perché un’azione poteva essere
conclusa o meno, tanto nel futuro come nel passato.

Il tempo si può dividere in passato, presente o futuro, se si osserva il concetto di ‘assoluto’.


Se analizziamo il concetto di ‘relativo’ il tempo può indicare anteriorità, contemporaneità,
posteriorità.

Nel latino classico la voce passiva aveva:


-Forme sintetiche nei tempi dell’infectum
-Forme analitiche [participio passato del verbo + ESSE] nei tempi del perfectum -> queste
saranno determinanti per la nascita delle forme romanze.

75. Dal latino allo spagnolo


Nel passaggio dal latino allo spagnolo ci sono diversi cambiamenti:
1) cambiamenti nella diatesi:
-la voce deponente passa alla forma attiva

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-si sostituisce la forma passiva con una flessione che è analitica

2) cambiamenti nei tempi:


-scompare imperativo futuro e infinito futuro

-si sostituisce il futuro indicativo con una forma perifrastica, composta dall’INFINITO DEL
VERBO CHE VA AL FUTURO + PRESENTE INDICATIVO del verbo HABEO.

-si crea il futuro congiuntivo che è una forma sconosciuta al latino

3) cambiamenti nei modi:


-il participio presente diventa sostantivo o aggettivo

-il gerundivo diventa sostantivo

-scompare il supino

-si crea il condizionale

4) cambiamenti nelle classi:


-scompaiono i verbi ‘irregolari’

-la II e la III classe vengono equiparate, non c’è più la distinzione della II e della III per la
quantità della ‘e’.
Quindi ci sono solo 3 forme di classi verbali.

-i tempi passati, che sono sintetici in latino, diventano analitici in spagnolo, quindi
richiedono l’aiuto dei verbi ‘ser’ e ‘haber’.

77. Temi verbali


Da un verbo con un contenuto semantico infinito, appartenente a qualsiasi classe, il verbo
latino poteva formare con l’infisso -SC- e il passaggio alla III classe, un derivato dal
contenuto che semantico: ‘iniziare a’:

-AMARE -> AMASCERE [cominciare ad amare]


-DORMIRE -> DORMISCERE [cominciare a dormire]
Questi verbi vengono definitivi ‘incoativi’.
Nel passaggio allo spagnolo si perse il significato incoativo.

Alcuni verbi scomparvero, oppure se ne crearono altri con l’aspetto esteriore degli incoativi,
quindi si scrivevano con la grafia ‘SC’, ma poi si modificò in ‘C’.
Es: PARERE -> PARESCERE -> parecer

Spesso molti incoativi sono presentati con altri prefissi o suffissi e vengono chiamati
‘parasintetici’ :

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-en/em -> pobre > empobrever
-ex -> claro > exclarecer
-a -> tarde > atardecer
Es: Favor -> favorecer [senza prefisso]

78. Le classi
Le classi spagnole sono 3: in -AR, in -ER, in -IR
Lo spagnolo fa riversare la III classe nella II, a differenza di tutte le altre lingue romanze.
Ecco perché si hanno molti cambiamenti di classe.

Come in latino, anche in spagnolo le classi in -AR e in -IR sono le più numerose, perché
sono le più produttive, in quanto permettono di formare nuove caratteristiche.

1) classe in AR
Riceve i verbi della prima classe latina, oltre a qualche eccezione.
È la più produttiva, anche gli stranierismi permettono di arricchire questa classe:
Es dal germanico: RAUBON -> robar
Es dall’arabo : RAKAMA -> recamar
Es dal francese: ABANDONNER -> abandonar

L’influsso dei cultismi è evidente in: ALTIARE -> alzar, SEDENTARE -> sentar

2) classe in ER
La classe in ER è una fusione tra la II e la III latina.
È una classe che riceve molti verbi incoativi sia vecchi che nuovi : CARERE ->
CARESCERE -> carcer
SEDERE -> ser

In questa classe ci sono i verbi più rilevanti, sia per uso che per significato
HABERE -> haber
DEBERE -> deber
POTERE -> poder
COMEDERE -> comer
CREDERE -> creer
FACERE -> hacer
QUAERERE -> querer

I relitti della III classe sono le antiche forme ‘far, fer’ per fare e ‘dir’ per dire e sono le
antiche forme di ‘hacer’ e ‘decir’.

3) classe in IR
Oltre a ricevere i verbi della iV classe latina, si arricchisce di altri verbi provenienti dalla II
e dalla III.
Alcuni verbi della II anziché avere la forma in ‘er’ assumono quella in ‘ir’: LUCERE ->
luzir

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RIDERE -> reir
La ragione è la seguente: la prima persona del presente indicativo della II classe latina
termina in -EO, l’esito fonetico normale di E atona si è generato in iato e quindi si è formata
una iod.

Passano alla terza coniugazione spagnola anche alcuni verbi che contengono una I nel
lessema.
DICERE -> decir
FRIGERE -> freir
SCRIBERE -> escribir
VIVERE -> vivir

I verbi in IO passano alla classe in ‘ir’:


FUGIO- > FUGERE -> huir
CAPIO -> CAPERE -> caber

In spagnolo ci sono anche dei verbi composti come: IN + ADDERE = añadir.

79. Le vocali tematiche


Queste tre classi dello spagnolo sono caratterizzate da una diversa vocale tematica:
-A -> 1
-E -> 2
-I -> 3

Il gruppo in A indica tutte le forme che hanno la vocale ‘a’, tranne il presente del
congiuntivo che ha la vocale tematica ‘e’.

Il gruppo in E e in I indica tutte le forme che hanno la vocale palatale in ‘e’, in ‘i’ e in ‘ie’
tranne al presente del congiuntivo che ha la vocale ‘a’.

La vocale tematica nella prima persona singolare è assente, per tutte e tre le coniugazioni.

80. Lessemi verbali


I lessemi verbali sono di due tipi:
-fissi
-variabili

80.1 lessemi fissi


Sono quei verbi chiamati regolari e non cambiano mai in tutta la coniugazione, restano tali
in tutti i tempi e in tutti i modi e in tutte le persone.

80.2 Lessemi variabili


Sono quelli dei verbi chiamati irregolari.
Il lessema può cambiare passando da una persona all’altra o da un tempo a un altro.
Può cambiare solo la vocale o può cambiare solo la consonante, oppure entrambe.

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A volte il lessema viene sostituito da un altro: fue [passato] - iré [futuro]

80.3 Importanza della prima persona del presente indicativo


La vocale della prima persona passa a tutto il tempo, ma anche ad altri tempi e modi.
Es: il latino il verbo SOBIR che procedeva da SUBIRE, in spagnolo ha avuto esito con la U
perché in latino la forma era SUBEO, la U si restringe in O che però diventa U per azione di
iod.

La prima persona in alcuni casi ha un’influenza personale, che non intacca le altre persone:
PARECER -> parezco, pareces

80.4 problemi di accento


Le voci latine possono essere rizotoniche e rizoatone.
I verbi latini ereditano l’accentuazione latina.
In castigliano però:
-alcune forme rizoatone latine diventano rizotoniche:
la 4 e 5 dell’inperfetto indicativo= cantabàmus - > cantàbamus
Cantabàtis -> cantàbatis

il piuccheperfetto indicativo = amaràmus -> amàramus -> amàramos


Amaràtis -> amàratis -> amàrades

-la 4 persona dei perfetti forti è rizotonica in latino, ma in spagnolo diventa rizoatona:
dìximus -> dixìmus -> dijemos

-l’accento del presente indicativo cade sempre sulla penultima sillaba, in base a questa legge
i verbi proparossitoni hanno fatto avanzare il loro accento, diventano parossitoni :
Còlloco -> colòco [spagnolo]
Commùnico -> comunìco [spagnolo]
Consìdero -> considèro [spagnolo]

81. I morfemi modo-temporali


Ai tempi continuati in spagnolo, i morfemi modo-temporali del latino sono:
81.1 morfemi dell’indicativo
-il presente è privo, viene infatti definito ‘morfema zero’.
Si riconosce ‘voce tematica’ + ‘morfema zero’ + ‘desinenze comuni’.

-imperfetto ha come morfema modo-temporale= -BA-


Nella classe in ‘AR’ il morfema resta, viene solo spirantizzata l’occlusiva.

Nella classe in ‘ER’ e in quella in ‘IR’, la B si dilegua:


DEBEBA -> DEBEA
HABEBA -> HABEA
Successivamente la ‘e’ tonica si chiude in ‘i’ : había, debía

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-il perfetto è di tre tipi:
1) debole
2) Forte
3) Reduplicato
Il perfetto debole non è mai accentato sul lessema, l’accento cade o sulla vocale tematica o
sul morfema modo-temporale.

Il perfetto forte ha alcune persone accentate sul lessema: 1-3-4


Le altre sono accentate sul morfema modo-temporale.

Il perfetto debole ha come morfema modo-temporale: V - VI - VE :


V = nella prima persona
VI = 2-3-4-5
VE = 6

I perfetti forti si dividono in 3 gruppi:


-morfema UI -> timui = timivi= timii = temí
aperui -> aperivi -> aprerii -> abrí

-morfema SI -> misi = mististi = mittere

-morfema I -> feci= fecisti =facere

I perfettivi reduplicavi non si continuano in spagnolo, ma passano alla forma debole:


CADIVI -> caí
CORRIVI -> corrí

Il piuccheperfett e il futuro anteriore hanno dei morfemi modo temporali diversi a seconda
della forma del perfetto:
-se il perfetto è debole si ha VERA per il piuccheperfetto e VERI per il futuro anteriore.
Nella prima classe si perde VE e nella 4 si perde solo la V

-se il perfetto è forte si hanno UERA - SERA - ERA per il piuccheperfetto, UERI- SERI -
ERI per il futuro anteriore.

81.2 Morfologia del congiuntivo


Il presente ne è privo.
Il congiuntivo si riconosce per via della struttura: “vocale tematica+morfema zero +
desinenze comuni” .

Il congiuntivo ha una vocale tematica propria.


Il piuccheperfetto è legato al tema del perfetto indicativo:
-se il perfetto è debole si ha il morfema VISSE -> AMAVISSEM

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Nella prima classe si perde VI, nella quarta si perde solo V
1) AMASSEM
4) AMAISEMM

-se il perfetto è forte si hanno vari tipi: UISSE - SISSE - ISSE

81.3 morfemi di altri modi


L'imperativo ne è privo però si può riconoscere dalla combinazione di "vocale tematica +
morfema zero + desinenze specifiche dell’imperativo” .

L’infinito ha la R e si continua il resto in spagnolo come suono finale anche per l’apocope di
E.

Il gerundio ha ND

Il gerundivo è come il gerundio, il morfema continua: LEGENDA = leyenda

Il participio presente ha NT, che si conserva.


Il participio passato è legato al tema del perfetto indicativo:
-se il perfetto è debole si ha il morfema T, la t continua nella sonora ‘d’
-se il perfetto è forte si ha il morfema T e l’accento sul lessema

82. Le desinenze
Le desinenze si dividono in:
-comuni a tutti i tempi e a tutti i modi
-quelle dell’imperativo e del perfetto sono diverse

Con la scomparsa della desinenza del passivo, le terminazioni spagnole servono solo per
indicare la persona e il numero.

82.1 Desinenze comuni


Le desinenze latine erano:
1) M = è scomparsa, come quella del sostantivo.

2) S = resta e svolge la marca di seconda persona singolare, anche se si trova nella


desinenza della 1 persona persona plurale e seconda persona plurale.

3) T = scompare, dopo un indebolimento a d.

4) MUS = diventa regolarmente MOS

5) TIS = se è preceduto dalla vocale tematica diventa ‘des’. Nel XIV secolo la ‘d’ iniziava
a sparire e alla fine del 400 il dileguo è definitivo. Il dileguo definitivo in assoluto si
registra alla fine del 600.

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6) NT = perde normalmente la T.

82. 2 desinenze imperativo


Da CANTA - CANTATE derivano le forme = CANTA - CANTAD
La te della 2 persona plurale passa a ‘d’ dopo processi di sonorizzazione e apocope.
Spesso la d si dilegua.

Spesso la ‘d’ è soggetta a interversione con la ‘l’ o la ’n’.

82.3 desinenze del perfetto


Le desinenze latine erano:
1) I = diventa E perché atona finale, ma nei perfetti forti esercita un’azione di innalzamento
sulla vocale del lessema -> VENI -> vine

2) STI = passa normalmente a STE

3) T = scompare, dopo un passaggio alla sonora D

4) MUS = diventa regolarmente MOS

5) STIS = diventa regolarmente STES

6) RUNT = diventa regolarmente RON

82.4 Apocope verbale


La E finale di parola, sia latina che romanza, tende a cadere sopratutto dopo dentale o
alveolare, questo riguarda anche i verbi come:
-Presente indicativo della seconda e terza classe [er e ir]
-Perfettivo Forte
-Congiuntivo imperfettivo
-Congiuntivo futuro

Di tutte queste apocopi si sono continuate in spagnolo solo le forme monosillabe


dell’imperativo.

Capitolo 18
83. 1. Presente indicativo,
PLICARE
Plico -> llego
Plicas-> llegas
Plicat-> llega
Plicamus -> llegamos
Plicatis -> llegáis

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Plicant -> llegan

83.2 classe in ER
TIMERE
Timeo - timo -> temo
Times -> temes
Timet -> teme
Timemus -> tememos
Timetis -> teméis
Timent -> temen

83.3. classe in IR
PARTIRE -> partir
Partio -> parto -> parto
Partis -> partes
Partit -> parte
Partimus -> partimos
Partitis -> partís
Partiunt -> partent -> parten

Quando nel lessema c’è una e chiusa, la iod della desinenza di prima singolare si chiude in i,
prima di scomparire:
METIO -> mido

I verbi che nel lessema hanno una e aperta si comportano in due modi:
1) seguono l’esempio di METIO
2) Ignorano la iod e dittongano

I verbi che nel lessema hanno una o chiusa subiscono solo l’innalzamento nella prima
persona singolare:
SUBEO -> SUBIO -> subo, però in spagnolo queste forme con la u restano per tutte le
persone

Quindi per concludere:


A = resta A
I/E + D = nella 2 sing -3 sing e pl -> mido, mides, mide, miden
E = diventa I nella 2 sing - 3 sing e pl -> sirvo, sirves, sirve, sirven
E= diventa IE nella 2 sing - 3 sing e pl -> siento, sientes, siente, sienten
O = diventa u nello spagnolo antico senza analogia, -> subo, sobes
nello spagnolo moderno diventa u ovunque -> sube,subes,subir
U= segue quanto detto per O

83.4 Casi particolari


Il presente del verbo essere.

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L’infinito deriva da SEDERE -> seer, ser
Il presente indicativo continua la flessione di ESSE:
Sum= soy
Es -> Eris= eres
Est= es
Sumus= somos
Estis = sois
Sunt= son

Il presente di HABERE, nello spagnolo antico la continuazione del verbo HABERE è


presente sia come verbo autonomo che come verbo ausiliare.

84. Presente congiuntivo


84.1 classe in AR
CLAMARE -> llamar
Clamem -> llame
Clames -> llames
Clamet -> llame
Clamemus -> llamemos
Clametis -> llaméis
Clament -> llamen

Nel congiuntivo per lo spagnolo la vocale tematica della prima classe diventa la E.

84.2 classe in ER e in IR
TIMERE -> temer

TIMEAM -> TIMAM -> TEMA


TIMEAS -> TIMAS -> TEMAS
TIMEAT -> TIMAT -> TEMA
TIMEAMUS -> TIMAMUS -> TEMAMOS
TIMEATIS -> TIMATIS -> TEMÁIS
TIMEANT -> TIMANT -> TEMAN

BIBERE -> beber


BIBAM -> BEBA
BIBAS -> BEBAS
BIBAT -> BEBA
BIBAMUS -> BEBAMOS
BIBAIT -> BEBÁIS
BIBANT -> BEBAN

Il gruppo della classe in ER e in IR hanno come vocale tematica del congiuntivo la A.

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84.3 casi particolari
-Il verbo essere deriva dal verbo SEDERE : SEDEAM -> sedja
Successivamente la iod scomparve come era scomparsa in tutti gli altri casi con ‘D+ iod’.

-Il verbo avere = HABEAM -> haya

-Il verbo andare= VADERE -> vaya


La d si dilegua e si aggiunge una Y e pente etica per estirpare lo iato.
La forma ‘VAMOS’ potrebbe derivare da VADAMUS -> VAAMOS

-il verbo DAR ed ESTAR = dem-des-det-demus-detis-dent


Sono delle forme monosillabiche, la e diventa tonica, quindi danno vita alle forme odierne:
Dé - des- de- demos- déis- den
Esté - estés- esté- estemos- estéis- estén

85. Presenti epentetici


Alcuni verbi sono caratterizzati tanto il presente indicativo come il presente congiuntivo da
una consonante epentetica, in alcuni casi la G, in altri casi la semiconsonante [iod] scritta
come i oppure y.
AUDIO -> oyo
CADEO -> cado -> cayo
TRAHO -> trayo
Questi verbi inseriscono una G davanti la terminazione che inizia con vocale non palatale,
quindi alla prima persona del presente indicativo e in tutte le voci del presente congiuntivo.

Alcuni verbi la cui radice finisce in N o in L, aggiungono anche una G.


Tra i verbi con la N:
-PONO = pongo
-TENEO = tengo
-VENIO = vengo

Tra i verbi con la L:


-SALIO = salgo
-VALEO = valgo

Nel presente indicativo questa G si aggiunge solo alla prima persona singolare, nel presente
congiuntivo si aggiunge a tutte.

Da verbi come AUDIO o FUGIO si aggiunte la Y, che si estende anche alla seconda persona
singolare e terza singolare e plurale, oltre che alla prima singolare.
Questi verbi sono: contribuir, costruir, huir, disminuir, influir, sustituir, diluir.

86. Incoativi
Al congiuntivo lo spagnolo antico introduce la Z, dalla prima persona dell'indicativo viene
estesa a tutto il presente congiuntivo in cui la vocale tematica era la A.

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87. Imperfetto indicativo
87.1 classe in AR

PLICABAM -> llegaba


PLICABAS -> llegabas
PLICABAT -> llegaba
PLICABAMUS -> llegábamos
PLICABATIS -> llegábais
PLICABANT -> llegaban
Nello spagnolo antico al posto della B vi era la V.

87.2 Classi in ER e in IR

TIMEBAM -> temía


TIMEBAS -> temías
TIMEBAT -> temía
TIMEBAMUS -> temíamos
TIMEBATIS ->temíais
TIMEBANT -> temían

BIBEBAM -> bebía


BIBEBAS -> bebías
BIBEBAT->bebía
BIBEBAMUS ->bebíamos
BIBEBATIS-> bebíais
BIBEBANT ->bebían

Nel XIII secolo tutte le terminazioni, eccetto la prima si indeboliscono e quindi: IA passa a
IE [è come se fosse una sorta di assimilazione, in cui la A si avvicina alla I fermandosi in
una posizione intermedia nel triangolo vocalico].

87.3 Casi Particolari


Gli imperfetti anomali del Latino Classico passano allo spagnolo:
-il verbo essere = la E del lessema non dittonga -> ERAM =yera
ERAM = era
ERAS = eras
ERAT = era
ERAMOS =eramos
ERATIS = eráis
ERANT= eran

-il verbo IRE [andare] = non perde la B


IBAM = iba
IBAS =ibas

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IBAT =iba
IBAMOS =ibamos
IBATIS =ibáis
IBANT =iban

-il verbo VIDERE = lo spagnolo registra una forma accorciata, con contrazione
Veía
Veías
Veía
Veíamos
Veíais
Veían

88.Imperativo
L’imperativo latino ha solo due persone: la 2 singolare e la 2 plurale e aveva solo la forma
positiva.
Per l’imperativo negativo il latino usava: “NOLI, NOLITE + infinito” oppure “NE +
congiuntivo presente o perfetto”.

In spagnolo il comando negativo si forma con “NO + congiuntivo presente” .

88.1
Classe in AR ——Classe in ER ———Classe in IR
PLICA -> llega—— TIME -> teme —— PARTI -> parte
PLICATE -> llegad—-TIMETE -> temed——PARTITE -> partid

88.2
Nella 2 persona plurale la D può arrivare ad assordarsi o a scomparire.

In latino ci sono degli imperativi senza desinenza. Si tratta degli imperativi di DIC-FAR e in
spagnolo si continua questa forma, alla seconda persona singolare. Effettivamente lo
spagnolo continua solo DIC -> di

Diventa però molto comune l’apocope di E


FACE > FAC > haz
PONE > pon
SALE > sal
VENI > ven
TENE ten

I verbi essere e il verbo andare.


Il verbo essere è mutato da SEDERE a SEDE a sé.
Per l’imperativo di andare, si hanno diverte forme: per la seconda persona singolare VADE>

Per la seconda persona plurale ITE> id.

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89. Gerundio
89.1 esempi
PLICANDO = llegando
TEMENDO = temiendo
BIBENDO = bebiendo
PARTIENDO = partiendo

89.2 Osservazioni
-solo nella classe in IR, la iod agisce sulle E e sulle O del lessema chiudendole in I e in U:
DORMIENDO = durmiendo
VENIENDO = viniendo

-In spagnolo antico alcuni gerundi sono formati sul tema del perfetto:
Decir- dixiendo si forma su DIXE
Aver- oviendo si forma su OVE
Saber- supiendo si forma su SUPE
Tener- toviendo si forma su TOVE

Però tutte furono poi sostituite dalle forme del presente: diciendo, habiendo, sabiendo,
teniendo.
Solo il gerundio di PODER- pudiendo non cambiò, ma rimase perfetto.

-Anche il verbo essere era privo di gerundio.


In spagnolo si ha la solita evoluzione da SEDERE -> SEDENDO -> seendo -> seyendo

-il verbo IRE venne regolarizzato in IENDO -> yendo.

90. Participio presente


90.1 esempi
CANTANTE = cantante
TENENTE = teniente
PONENTE = poniente
DORMIENTE = durmiente

90.2 osservazioni
Il participio presente si è conservato come sostantivo o come aggettivo, l'uso verbale è solo
dello stile latineggiante.

La costruzione formata da SER + alcuni participi presenti equivale a un verbo.

Capitolo 19
91. Perfetto indicativo
È necessario che il perfetto indicativo corrisponda al preterito indefinito spagnolo e che in
italiano si traduce con il passato remoto.

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91.1 perfetti deboli

Classe in AR
AMAVI -> AMAI -> amé
AMAVISTI -> AMASTI -> amaste
AMAVIT -> AMAUT -> amò
AMAVIMUS -> AMAMUS -> amamos
AMAVISTIS -> AMASTIS -> amastéis
AMAVERUNT -> AMARUNT -> amaron

La classe in -ER sono pochi e non si continuano in spagnolo, ma la maggior parte per
analogia seguono quelli in -IR

La classe in -IR presentano una doppia possibilità:


PARTIRE -> partir
PARTIVI -> PARTII = partí
PARTIVISTI -> PARTISTI =partiste
PARTIVIT -> PARTIUT =partió
PARTIVIMUS -> PARTIIMUS / PARTIMUS = partiemos / partimos
PARTIVISTIS -> PARTIISTIS / PARTISTIS =partiestes / partistéis
PARTIVIERUNT -> PARTIERUNT / PARTIRUNT = partieron/ partiron

Nella 3 persona singolare abbiamo inizialmente una forma che è Partío, ma per una legge
dell'accento diventa partió.
Le ultime tre forme plurali, sono accettate dallo spagnolo antico ma lo spagnolo moderno
accettato con le attuali (accanto a quelle antiche).

La 3 persona singolare ha sempre una iod che innalza sempre la vocale del lessema quando
questa è una E oppure una O.
DORMIUT -> durmió
SERVIUT -> sirvió
Nelle ultime tre persone plurali la iod può esserci come no, con innalzamento o senza.

Con innalzamento:
SERVIIMUS -> SERVIEMUS -> SIRVIEMUS [S. A.]
SERVIISTIS -> SERVIESTES -> SIRVIESTES [S.A]
SERVIERUNT -> SIRVIERON [S.A]

DORMIIMUS > DORMIEMUS > DURMIEMOS


DORMIISTIS > DORMIESTES > DURMIESTES
DORMIERUNT > DURMIERON

Senza innalzamento:
SERVIMUS -> SERVIMOS
SERVISTIS -> SERVISTEIS

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SERVIRUNT -> SERVIERON

DORMIMUS > DORMIMOS


DORMISTIS > DORMISTES
DORMIRUNT > DORMIRON

91.2 perfetti forti


Ci sono diversi tipi:
-UI = che si dividono in due gruppi:
1) quelli che assumono le terminazioni della classe in IR
DEBERE > debui > debí
DOLORE > dolui -> dolí

2) quelli che continuano come perfetti forti.


È il caso di HABERE -> HABUI -> hube [ove]
Il latino le forme forti erano tre: la prima persona del singolare, la terza persona del
singolare, la prima versione del plurale.in spagnolo con l'avanzamento dell'accento nella
prima persona plurale le forme forti restano due: prima persona del singolare e terza persona
del singolare

Nel verbo HABERE > HABUI > AUBI il dittongo AU diventa O -> ove
Nella 3 persona del singolare che formava AUBIT per evitare che si confondesse con la
prima, alla terza OVE viene sostituita con OVO: in questo modo la O diventa la
caratteristica della terza persona, tonica nei perfetti deboli[ vivió, comió] , atona nei perfetti
forti [puso, vino, però fa eccezione FUE].

-quando la vocale del lessema era O, questa si unisce alla U anticipata e provoca
l’evoluzione OU in U -> POSUI -> puse
POTUI -> pude

-SI = anche loro si possono dividere in due gruppi:


1) quelli che assumono le desinenze della classe debole in IR [TORQUERE -> TORSI ->
torcí]
2) Quelli che continuano come perfetti forti
DICERE

DIXI =dixe - dije


DIXISTI = dixiste - dijiste
DIXIT = dixo - dijo
DIXIMUS= dixiemos - dijimos
DIXISTIS = dixiestes - dijistéis
DIXERUNT = dixieron - dijeron

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Alcune forme forti dello spagnolo antico sono state sostituite, nella lingua moderna, da
forme deboli.
-I = si possono dividere in due gruppi:
1) Quelli che assumono le terminazioni della classe debole in IR [LEGERE -> LEGI -> leí]
2) I tre che continuano come forti:
FECI = fize - hice
FECISTI = feziste- hiciste
FECIT = hizo
FÉCIMUS -> FECÍMUS -> fezimos/fiziemos - hicimos
FECISTIS = fezistes/ fiziestes -> hicistéis
FECERUNT = fizieron - hicieron

VENI = vine
VENISTI = veniste - viniste
VENIT = vino
VÉNIMUS -> VENÍMUS = venimos/viniemos - venimos
VENISTIS = venistes/ viniestes - venistéis
VENERUNT = vinieron

VIDI = vide/ vi -vi


VIDISTI = viste
VIDIT= vido/vio - vió
VÍDIMUS -> VIDÍMUS = vimos
VIDISTIS = vistes - vistéis
VIDERUNT = vieron

-il perfetto di DAR è:


DEDI = di
DEDISTI=diste
DEDIT = dio
DÉDIMUS -> DEDÍMUS = diemos/ dimos - dimos
DEDISTIS= diestes/distes - distéis
DEDERUNT = dieron

-il perfetto di ‘essere’ = in spagnolo il perfetto di SER coincide con quello di IR. In entrambi
i casi si tratta del perfetto FUI, che possiede due forme:
1)
FUI = fue/ fui - fui
FUISTI = fueste/fuiste - fuiste
FUIT =fue
FUIMUS -> FUIMUS = fuemos/fuimos- fuimos
FUISTIS = fuistes-fuistéis
FUERUNT = fueron
La 3 persona singolare è l’unica ad avere la desinenza in O.

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2) p ridotta, simile a quella Italiana
FUI - foe,fo
FUISTI - foste/fuste
FUIT - fo/fu
FUMUS -fomos/fumos
FUSTIS -fostes/fustes
FURUNT -foron/furon

Tutte queste forme sono state attestate nei testi antichi.

92. Piuccheperfetto indicativo/ congiuntivo imperfetto II


Il piuccheperfetto indicativo si continua con una doppia funzione:
1) quella di trapassato prossimo
2) Quella di imperfetto congiuntivo, chiamato anche congiuntivo II

Nel caso del piuccheperfetto la forma forte e quella reduplicava si pareggiano alla debole,
ricorrendo al tema del presente e ci sono due classi:
-in AR
-in ER = in questo gruppo c’è la IOD, ma questa iod non è in grado di innalzare le vocali del
lessema.
-In IR = in questa classe c’è l’innalzamento della vocale del lessema.

93. Congiuntivo futuro


Il congiuntivo futuro deriva dal futuro anteriore latino, segue l’evoluzione del
piuccheperfetto indicativo.
Anche in questo caso la forma forte e la reduplicata si pareggiano alla debole.
Anche qui abbiamo le classi:
-in AR
-In ER
-In IR

94. Congiuntivo imperfetto I


Deriva dal piuccheperfetto congiuntivo latino.
La forma forte e quella reduplicata si pareggiano alla debole, cioè alla lasse in IR.
Si formano le classi:
In AR = amasse, amasses, amasse, amássemos, amássedes, amassen
In ER = deviesse, deviesses, deviesse, deviéssemos, deviéssedes, deviessen
In IR = durmiesse, durmiesses, durmiesse, durmiéssemos, durmiéssedes, durmiessen

95. Participio passato


95.1 participi deboli

La nascita delle perifrasi per i tempi passati permette l’invenzione di participi anche per
quei verbi latini che ne erano privi.

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-I participi deboli della prima classe e della IV latina si continuano regolarmente:
LUCRATU = logrado
PARTITU = partido

-i participi deboli della II classe latina [-ETU] o scompaiono o passano alla classe in IR :
COMPLETU > COMPLITU > complido

Anche il participio passato di essere è ricostruito: SEDERE > SEDITO > sido

-i participi deboli della III classe latina [-UTU] non solo si continuano regolarmente
(TRIBUTU -> atrevido), ma hanno un grande successo e si estendono a varie classi, però
non superano la fase medievale e nel XIV secolo sono già sostituiti dalla terminazione ‘ido’
della classe in ir.
MISSU -> mittutu > metudo -> metido
VICTU -> vencido
SABUDO > sabido
TEMUDO -> temido

95.2 participi forti


Il participio passato dei verbi transitivi ha valore passivo e quello dei verbi intransitivi ha
valore attivo.
Alcuni aggettivi verbali in -BILE generalmente sono passivi, ma assumono anche un valore
attivo.

Capitolo 20
96.Futuro
96.1 il futuro latino
Era destinato a scomparire per varie ragioni:
1) fonetiche = alcuni cambiamenti fonetici provocano confusioni tra il futuro e altre forme
ACCENDIT [3 persona presente indicativo] - ACCENDIT [3 persona perfetto] -
ACCENDIT [3 persona presente futuro]

2) morfologiche = la sua formazione è eterogenea, le classi latine si dividono in due gruppi:


-I e II con morfema modo- temporale : B(I) -> AMABO-AMABIS-AMABIT…
-III e IV con morfema modo-temporale: (I)E -> LEGAM-LEGES-LEGET/ AUDIAM-
AUDIES-AUDIET…

3) semantiche =il futuro appartiene al piano del ‘non accaduto’, quindi del non oggettivo e
questo favorisce espressioni modali.

96.2 il futuro spagnolo


Il futuro spagnolo può formarsi con una perifrasi: infinito del verbo + presente indicativo di
HABERE. Da qui deriva il futuro romanzo.
AMARE HABEO = inizialmente significava ‘ho da amare’, mentre ‘devo amare’ diventa
AMAR: é - as - a - emos- edes (éis) -an

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Quindi sono delle forme sintetiche.
Nello spagnolo antico, il carattere analitico del futuro era ancora predominante, tant’è che
tra l’infinito del verbo e il presente di HABER si potevano trovare dei pronomi:
Amar - lo -a -> lo amará
Dar - nos- los - edes-> nos los daréis

Una volta essersi formato il futuro sintetico, l’infinito perde il suo accento [amár + e] e
diventa amaré.
La A di mar da tonica, diventa intertonica.

Nelle classi in ER e in IR si può verificare la sincope della I e della E.


A volte però questo determinava un aggruppamento di consonanti che richiedevano degli
interventi:
-un’epentesi= questo spiegherebbe perché PONDRÉ-TENDRÉ-SALDRÉ aggiungono
questa d epentetica.
-un’interversione= limitata però al caso NR > RN

In spagnolo antico le forme con interversione con sincope sono piuttosto numerose. Le
prime quindi quelle con interversione scompaiono nello spagnolo moderno, le seconde
invece si mantengono per i verbi più comuni: cabré-habré-pondré-querré-sabré-saldré-
tendré- valdré- vendre

-I futuri di HACER e di DECIR si formano sulle varianti monosillabi dell’infinit: HAR e


DIR -> haré-diré
-Il futuro di essere si basa sull’infinito di SEDERE -> seré
-il futuro di andare si basa sull’infinito di IRE -> iré

97. Condizionale
Quello che chiamiamo condizionale o potenziale è un modo che indica una situazione
ipotetica che dipende dal verificarsi o meno di alcune premesse.

97.1 Modo ipotetico


Per esprimere l’irreale nel passato, una delle forme possibili era l’imperfetto della
coniugazione perifrastica.
Quindi il verbo principale resta, ma il verbo HABERE si accorcia nelle sue desinenze ‘ía-
ías- ía- íamos - íades- ían.

97.2 Futuro nel passato

97.3 Osservazioni
Tutto ciò che avviene per il futuro, vige anche per il condizionale.

Capitolo 21
98. Passato remoto e passato prossimo
Il perfetto latino aveva due significati:

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1 ) perfetto oggettivo, cioè l’aoristo, quindi indica un’azione senza idea di durata e senza
alcuna relazione con il momento in cui si parla

2) perfetto soggettivo, indica il risultato presente di un’azione passata da poco o il risultato


di un’azione remota e comportava l’idea di durata.

Il latino volgare mira a distinguere anche le due funzioni:


-per il perfettivo oggettivo si usa la forma SCIPSI
-per il perfetto soggettivo troviamo una perifrasi che si forma con verbo principale +
HABEO

Con questa perifrasi troviamo il verbo avere che fa riferimento allo stato presente, mentre il
perfetto all’azione conclusa nel passato.
Questa costruzione, come esito finale, assunse la forma di passato prossimo, cioè di
un’azione passata e conclusa ma che ha delle conseguenze o un’importanza per il soggetto
che parla.

99.1 formazione
In spagnolo il passato prossimo si traduce con il preterito perfecto: verbo ‘haber’+ participio
passato.

99.2 osservazioni
Nello spagnolo antico si aveva sia l’anteposizione del participio sia l’anteposizione
dell’ausiliare.
Sempre nello spagnolo antico, il participio era variabile e concordava in genere e numero
con il complemento oggetto che lo precedeva o lo seguiva.

100. 2. Osservazioni
A differenza del francese e dell’italiano, i tempi passati composti con ‘essere’ sono
numerosi, ma lo spagnolo moderno ha eliminato questa possibilità.

Oggi ‘ser’ serve solo per il passivo o per certi tipi di predicato nominale:
-
con i derivati di significato riflessivo
-
Con verbi di significato riflessivo
-
Con verbi di movimento

100.3 Ser e Estar


Nello spagnolo antico, le perifrasi ser+ participio passato potevano esprimere:
-il passivo
-i tempi passati
Il sintagma ‘es cansado’ poteva significare sia ‘ è stanco’ oppure ‘ si è stancato’.
Nel XIII secolo per risolvere quest’ambiguità inizia ad introdursi il verbo ‘estar’.

A partire dal seicento il verbo essere si usa solo come ausiliare del passivo oltre che come
copula del predicato nominale con sostantivo o aggettivi di valore permanente.

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101. La voce passiva
Le forme del passivo si andarono perdendo per vari motivi:
-mutamenti fonetici, soprattutto per la caduta delle consonanti finali, infatti molte forme del
passivo sintetico diventarono omofone a quelle attive.

Nel passaggio dal latino allo spagnolo le forme sintetiche vengono sostituite da una forma
analitica, tutta la voce passiva presenta una costruzione perifrastica.

Capitolo 22
104. L’avverbio
Tranne gli avverbi di quantità che possono precedere degli aggettivi gli avverbi svolgono
fondamentalmente la funzione di aggettivi verbali.
In castigliano arrivano alcuni avverbi in O [MULTO - mucho] e alcuni in E [TARDE -
tarde].

La maggior parte degli avverbi di modo si formano attraverso la perifrasi di un


complemento di modo formata da MENTE e vengono scritti generalmente in due parole.
Lenta mente -> in modo lento
In spagnolo si scrivono tutti uniti e formano gli avverbi di modo.

Gli altri avverbi continuano forme latine:


SEMPER = siempre
SIC = si

-Alcuni avverbi arrivano da transcategorizzazione


Mañana = è un sostantivo e indica ‘mattino’ , ma significa anche ‘domani’

-alcuni avverbi si formano da participi: mediante- durante


1) avverbio + avverbio = ACCU + HIC -> aquí
2) Preposizione + avverbio = DE + UNDE -> donde
3) Congiunzione + avverbio = DUM + INTERIM -> dormiente
4) Preposizione + sostantivo = DE + SPATIO -> despacio [piano]

105.1 Avverbi di luogo


Accu hac = acá [qua]
Adonde = a + donde [dove]
Ad hic = ahí
Ad ripa = arriva [sopra]
Circa = cerca
De trans= detrás
De unde= donde
Foras= fuera
Iunctu = junto
Laxus = lejos
Ubi = o

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Susu= Suso
Iusu= yuso

105.2 Avverbi di tempo


Hac hora = ahora
Hac nocte = anoche [la notte scorsa]
Ante = ante [prima]
Adhuc = aún[ancora]
Ad heri = ayer [ieri]
Ad vices= a veces [a volte]
Numquam = nunca [mai]
Temporanu = temprano [presto]
Iam = ya

105.3 avverbi di modo e di quantità


Ad de magis = además
Aliquod = algo
Bene = bien
Quasi = casi
Male = mal
Magis = más
Minus = menos
Quanto = cuanto
Tam = tan
Tantu = tanto

105.4 avverbi di affermazione, negazione e dubbio


Certu= cierto
Nec= ni
Non = non, poi no
Quis sapis = quizá
Sic = sí
Tale vice = tal vez

105.5 locuzioni avverbiali


In latino erano formate da una preposizione e un aggettivo neutro all’accusativo o
all’ablativo.
Alcune di queste si continuano in spagnolo e oltre altre si formano con un analogo
procedimento:

A derecho = secondo giustizia


De firme = con certezza
De plan = sicuramente
De vero / en vero / por ver = in verità
En cierto = certamente

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Capitolo 23
106. Prefissi
I prefissi si collocano prima di un lessema..
Sono tutti di origine latina, tranne ‘al-‘ con variante ‘a’ che deriva dall’articolo arabo.
I principali prefissi sono:
A
AD
ANTE
CON
DE
DES
EX
EN [DERIVA DA IN]
ENTRE [DERIVA DA INTER]
PER
POS [DERIVA DA POST]
PRE [DERIVA DA PRAE]
PRO
RE

SOBRE [DERIVA DA SUPER]


CONTRA
TRAS [DERIVA DA TRANS]
CIRCUM
ULTRA

IN
MENOS [DERIVA DA MINUS]
SEMI
DES [DERIVA DA DE + EX]
DEL

107. Suffissi
I suffissi si inseriscono tra un lessema e la desinenza, ecco perché si chiamano infissi o
interfissi.
I suffissi si dividono in quantitativi e qualitativi.

107.2 suffissi quantitativi


Indicano aumento o diminuzione con dati spaziali, temporali o concettuali.
L’aumentativo è spesso peggiorativo, diminutivo, affettivo, vezzeggiativo.

Diminutivi:
EJO [deriva da ICULO ]
ICO [di origine sconosciuta]
IELLO -> ILLO [deriva da ELLU]

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INO [deriva da INU]
ITO [deriva da ITTU]
ÓN [deriva da ONE]
OTE [di origine incerta]

107.3 suffissi qualitativi


Cambiano il significato dei lessemi, spesso questo suffisso incide sull’aspetto del lessema,
del quale indica uno sviluppo dinamico e anche il risultato di tale sviluppo.
I suffissi si specializzano nell’esprimere relazioni come:
-agente = ero [camarero] - dor [traductor]
-strumento = dor [ordenador]
-azione = ón [creación]
-risultato = ura [criatura]

Oso = ha una funzione aggettivale


Miento= è quello più produttivo
Umbre = forma sostantivi astratti
ura= forma sostantivi astratti
Zón= indica sostantivi astratti
esa= forma il femminile di sostantivi
ía= forma sostantivi astratti da aggettivi
ido= forma participi passati sostantivati
dad= forma sostantivi astratti da aggettivi
dor
dero= indica luogo o strumento

108. Deverbali
I deverbali non sono molto numerosi in latino, ma aumentano in volgare.
Si formano aggiungendo la desinenza A-E-O al lessema verbale: esperar -> espera [ attesa]
robar -> robo [furto]
Rogar -> ruezo [preghiera]

I participi di DO si possono usare come sostantivi he indicano l’esito dell’azione espressa


dal verbo: posada [locanda] - mandado [ordine]

109. Parasintesi e composizione delle parole


La composizione delle parole non è un fenomeno diffuso nello spagnolo.
Possono essere formate da:
Sostantivo + participio passato
Aggettivo + sostantivo
Sostantivo + aggettivo
Sostantivo + sostantivo
Aggettivo + aggettivo
Sostantivo + verbo
Verbo + sostantivo

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Verbo + verbo

Capitolo 24
110. Le preposizioni
Le preposizioni spagnole continuano alcune delle preposizioni latine
A = AD
ADEMÁS = AD DE MAGIS
ANTE = ANTE
ARRIBA DE= AD RIPA DE
BAJO = BASSIU
CERCA =CIRCA
CON = CUM
CONTRA = CONTRA
DE = DE
DEBAJO DE
DESDE = DE + EX+ DE
EN = IN
ENCIMA DE
ENTRE = INTER
FUERAS = FORAS
HACIA = FACIE AD
HASTA
JUNTO = IUNCTU
POR
SEGÚN = SECUNDU
SOBRE = SUPER
TRAS = TRANS

111. Le congiunzioni
Le congiunzioni latine che si continuano in spagnolo sono poche, come nel resto delle
lingue romanze.
ANTES BIEN = anzi
A PESAR DE = malgrado
COMO = quomodo
CON ESO = tuttavia
E, Y = ET
MAS = magis
MÁS BIEN = piuttosto
NI = nec
O, U = aut
PARA
PERO = per hoc
QUE = quid
SI = sic
SI NON, SINO = si non

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SIN EMBARGO = nemmeno

Capitolo 25
112. Le interiezioni e l’ottativo
Le interiezioni corrispondono alla funzione del vocativo.
Le interiezioni sono di gioia, tristezza, stupore e paura: ay- oy- ah - oh
Vi è anche l’arabismo ‘ya’.

-Le interiezioni con alla base un sostantivo sono= bravo- bueno- Jesús- Dios- cuidado -
bueno.
-Le interiezioni con alla base un verbo sono= anda-vamos- vaya- venga

Dall’arabo deriva anche ‘ojalá’.


Tra le forme dell’ottativo derivano le espressioni con ‘si’.

I TRATTI DIALETTALI
Asturias e León
• La O Dittonga in UO -UA = PORTA - puorta, puarta
• La E Dittonga in IA = TEMPU - tiampo
• Nella zona occidentale si conserva la E finale -> abbade
• La G e la I davanti alla E e alla I atona si conservano -> germano
• La F si conserva -> fiyo
• I gruppi PL -KL-FL si palatalizzano in ‘ch’ = clamare -> chamar
• I gruppi KT e ULT passano a IT = nocte -> noite
• Dileguo di consonanti tra due vocali aperte = labor- > laor

Navarra e Aragón
• Dittongo di E ed O seguiti da yod = nueit [notte]
• La F si conserva
• PL e CL si conservano
• G ed I davanti ad E ed I atone si conservano
• Articolo maschile ‘lo’
• Uso delle forme toniche dei pronomi personali anche dopo preposizione

La Rioja
• Conserva la D intervocalica
• Presenza di ‘i’ dove il castigliano ha ‘e’
• Uso di ‘plus' per ‘más’

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