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TESI Federico Coppoli 605274

Il documento analizza l'importanza della mobilità articolare della spalla per il benessere fisico e la prevenzione di infortuni, confrontando due terapie fisiche: la fisioterapia tradizionale e il modello FRC. I risultati mostrano differenze significative nei guadagni di mobilità articolare tra le due metodologie, con tutti i partecipanti che hanno registrato miglioramenti. L'analisi è supportata da dati ottenuti tramite video e goniometro digitale, evidenziando l'importanza della salute articolare nella qualità della vita.

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Il documento analizza l'importanza della mobilità articolare della spalla per il benessere fisico e la prevenzione di infortuni, confrontando due terapie fisiche: la fisioterapia tradizionale e il modello FRC. I risultati mostrano differenze significative nei guadagni di mobilità articolare tra le due metodologie, con tutti i partecipanti che hanno registrato miglioramenti. L'analisi è supportata da dati ottenuti tramite video e goniometro digitale, evidenziando l'importanza della salute articolare nella qualità della vita.

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CORSO DI LAUREA IN SCIENZE MOTORIE

Presidente: Prof. Gabriele Siciliano

“Metodologie a confronto
per l'aumento di mobilità articolare della spalla”

RELATORE
Prof.ssa Ida Nicolini

________________________________

CANDIDATO
Sig. Federico Coppoli

_____________________________

1
ABSTRACT

La salute articolare è fondamentale per il benessere psicofisico dell’organismo; una mobili-

tà articolare limitata incide in modo significativo sul deterioramento dell’efficienza fisica e

sulla qualità della vita.

In ottica di prevenzione infortuni, sia in ambito sportivo che nella vita quotidiana, è oppor-

tuno svolgere un’attività fisica centrata sulla salute articolare della spalla.

Gli obiettivi di questo studio sono:

Valutare i risultati ottenuti in quattro settimane di terapia fisica, con due gruppi eterogenei

di quattro persone l’uno, proposta in due varianti differenti: pratica fisioterapica tradiziona-

le e terapia fisica proposta nel modello FRC (Functional Range Conditioning).

Evidenziare le differenze nei guadagni di ROM (Range of Motion) e salute articolare tra le

due terapie fisiche.

Avere un confronto sulla rilevazione dei dati, effettuato tramite l’analisi video, con il posi-

zionamento di marker su reperi anatomici, e tramite l’utilizzo del goniometro digitale

Halo.

Sono emerse differenze sostanziali nei dati ottenuti dalle due diverse pratiche fisiche per

quanto riguarda i miglioramenti nei vari movimenti analizzati. Tutti i pazienti che hanno

partecipato allo studio hanno avuto dei guadagni in mobilità articolare, più o meno rilevan-

ti.

2
Sommario

INTRODUZIONE ............................................................................................................................ 4

Anatomia della spalla ......................................................................................................................... 4

Dinamica dell’articolazione ............................................................................................................... 7

Strutture a rischio ............................................................................................................................... 7

Relazione tra attività fisica e problematiche di spalla ........................................................................ 8

L’importanza della mobilità articolare ............................................................................................... 9

METODOLOGIA .......................................................................................................................... 11

Obiettivi............................................................................................................................................ 11

Protocollo di valutazione.................................................................................................................. 12

Terapia fisica tradizionale ................................................................................................................ 13

Modello FRC.................................................................................................................................... 14

RISULTATI .................................................................................................................................... 17

Informazioni generali ottenute con l’analisi video ........................................................................... 17

Dati ottenuti con il goniometro digitale Halo ................................................................................... 20

Confronto tra le due terapie .............................................................................................................. 23

DISCUSSIONE ............................................................................................................................... 25

CONCLUSIONI ............................................................................................................................. 27

BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................................ 28

RINGRAZIAMENTI ..................................................................................................................... 30

3
INTRODUZIONE

Anatomia della spalla

La spalla è un’articolazione complessa, la più mobile del corpo umano. Questa caratteristi-

ca le permette di compiere un grande numero di movimenti su diversi piani ed assi.

Le strutture ossee che compongono questo complesso sono la clavicola e la scapola, ovve-

ro la cintura pettorale, che comunica con l’omero tramite l’articolazione glenomerale:

enartrosi ampliata dalla presenza di un cercine fibrocartilagineo detto labbro glenoideo.

La clavicola è un osso piatto, in virtù della modalità di ossificazione tipica delle ossa piat-

te, pari e simmetrico a forma di S. Presenta un corpo centrale e due estremità: mediale, o

sternale, e laterale, o acromiale. Inoltre ha due curve denominate convessità anteriore e

convessità posteriore. Il corpo della scapola presenta due facce e due margini: le facce

superiore ed inferiore, ed i margini anteriore e posteriore. L’estremità acromiale presenta

delle rugosità data dall’inserzione dei muscoli deltoide e trapezio. La faccia inferiore

dell’estremità acromiale ha una porzione liscia che corrisponde alla faccetta articolare che

ha la clavicola con la porzione acromiale della scapola. L’estremità sternale presenta

anch’essa una porzione liscia data dall’articolazione con lo sterno. Sono inoltre presenti dei

tubercoli, o tuberosità, dati dall’inserimento di legamenti. Nelle due estremità è presente un

rivestimento cartilagineo.

La scapola è un osso piatto dalla forma triangolare e simmetrico posizionato nella zona

posteriore della gabbia toracica, precisamente tra la terza e la settima costa, con la base

rivolta verso l’alto e l’apice verso il basso. È caratterizzata dai margini, superiore, ascellare

e vertebrale, due facce e tre angoli. La faccia posteriore è divisa in due fosse, le fosse

sovraspinata e sottospinata separate dalla spina della scapola. Nella spina della scapola si

possono riconoscere un labbro superiore ed un labbro inferiore. L’acromion si articola con

4
la clavicola. Nel margine superiore è presente l’incisura della scapola, chiusa da un lega-

mento, in cui passano nervi e vasi, e segue il processo coracoideo. L’angolo laterale è

posizionato sotto la cavità glenoidea di forma ovale che è la superficie articolare dove

poggia l’omero. Nella porzione superiore della suddetta cavità è presente una piccola

sporgenza chiamata tuberosità sovraglenoidea, inferiormente si trova la tuberosità sotto-

glenoidea. Sia sul margine laterale che mediale della scapola sono presenti diverse inser-

zioni muscolari.

L’omero è un osso lungo, che presenta due epifisi ed una diafisi. L’epifisi prossimale si

articola con la cavità glenoidea della scapola mentre l’epifisi distale si congiunge con radio

ed ulna a formare l’articolazione del gomito. L’epifisi prossimale continua nella diafisi

tramite un restringimento chiamato collo chirurgico. Possiede una testa che ha la forma di

un terzo di sfera e sotto a quest’ultima è presente un altro restringimento chiamato collo

anatomico. Sono inoltre presenti i tubercoli maggiore e minore, a cui seguono le creste dei

tubercoli. Tra le due creste si trova il solco bicipitale dove si inserisce il tendine del capo

lungo del bicipite. La diafisi mostra tre facce: antimediale, anterolaterale e posteriore; è

leggermente piegata per la presenza del nervo radiale, e continua dal margine mediale al

laterale; oltre al nervo radiale la diafisi contiene l'arteria brachiale profonda. Molto vicino

al solco è presente il foro nutritizio per l'ingresso di vasi e nervi nella diafisi. La diafisi ha

tre margini: quello laterale continua in basso con la cresta epicondiloidea laterale; quello

mediale continua verso il basso terminando con la cresta sopraepicondiloidea mediale;

quello anteriore superiormente continua con una protuberanza, detta cresta del tubercolo

maggiore, che prosegue verso l'epifisi prossimale per terminare nella sporgenza tubercolo

maggiore. Anteriormente si biforca in basso per accogliere la fossetta coronoidea. Per

quanto riguarda l'articolazione glenomerale, questa presenta una superficie ovalare legger-

mente concava, e ha un'estensione minore rispetto alla testa dell'omero.

5
La capsula articolare si inserisce sul contorno della cavità glenoidea, fino alla base del

processo coracoideo della scapola e, in basso, al processo sottoglenoideo. Questa si inseri-

sce al livello del collo chirurgico dell’omero ed è attraversata dal tendine del capo lungo

del bicipite brachiale.

Per quanto riguarda le funzioni della spalla, è fondamentale conoscere il ruolo della cuffia

dei rotatori, l'insieme dei muscoli che rinforzano l'articolazione, dato che i tendini di questi

muscoli vanno a fondersi sulla superficie esterna della capsula. Questi muscoli sono il

sottoscapolare, sovraspinato, sottospinato e piccolo rotondo. La funzione del sottoscapolare

e quella di intrarotazione dell'omero quindi si tratta di un movimento su singolo asse, il

sovraspinato assiste il muscolo deltoide nell’adduzione dell'omero, il sottospinato ha, come

il sottoscapolare, una funzione che permette il movimento dell'omero su singolo asse; in

questo caso di extrarotazione, ed il piccolo rotondo partecipa alla stabilizzazione dell'arti-

colazione gleno-omerale, favorendo il contatto tra la testa dell'omero e la glena della sca-

pola ed interviene anche nel movimento di extrarotazione e adduzione dell'omero.

I muscoli coinvolti nel movimento del cingolo scapolare sono il muscolo trapezio, il mu-

scolo romboide, il muscolo elevatore della scapola, il muscolo grande dentato e il muscolo

piccolo pettorale.

Il muscolo trapezio si estende dalla base cranica fino alla dodicesima vertebra toracica;

tramite la sua contrazione permette movimenti di sollevamento, adduzione e abbassamento

scapolare. Il muscolo romboide, posizionato nel margine mediale della scapola consente

l’adduzione scapolare. Il muscolo elevatore della scapola è collocato sull’angolo superiore

mediale della scapola. Il muscolo grande dentato, costituito da più fasci carnosi situati tra

la prima e la nona costa, permette lo spostamento della scapola in basso e in avanti. Il

muscolo piccolo pettorale, posizionato sotto al grande pettorale, permette il movimento in

alto ed in avanti della scapola (Barbatelli et al., 2018).

6
Dinamica dell’articolazione

Nella dinamica dell’articolazione, la spalla permette un alto numero di movimenti dato che

è l’articolazione più mobile dell’organismo umano.

L’abduzione è il movimento di allontanamento dal piano sagittale, che avviene tramite la

contrazione dei muscoli deltoide, in particolare del capo laterale, e sovraspinato che ruota-

no la testa dell’omero spostandosi dall’alto in basso. Il movimento termina quando l’asse

dell’omero è perpendicolare alla scapola.

L’adduzione è il movimento contrario dell’abduzione, ovvero riguarda l’avvicinamento al

piano sagittale del corpo. I muscoli coinvolti sono il grande pettorale ed il grande dorsale.

La flessione consiste nel sollevare l’omero in avanti, i muscoli che agiscono in questo

movimento sono il deltoide frontale, il muscolo coracobrachiale, ed il muscolo grande

pettorale nei suoi fasci clavicolari.

L’estensione è un movimento limitato, intorno ai trenta gradi, di spostamento dell’omero

all’indietro, mediato dai muscoli grande rotondo e grande dorsale.

I movimenti di rotazione, ovvero intra ed extra rotazione sono permessi dai muscoli sotto-

spinato, per quanto riguarda l’extrarotazione, e sottoscapolare, per l’intrarotazione.

La circumduzione è il movimento completo che va ad esplorare tutto il massimo range of

motion (ROM) della spalla, è un movimento di forma conica il cui apice è l’articolazione

della spalla stessa.

Strutture a rischio

Il dolore alla spalla è una condizione molto comune e disabilitante per chi ne è affetto.

Studi su questo tema fanno emergere che nella popolazione, tra il 2,4% e 4,8% delle perso-

ne ne è affetta (Greving et al. 2012). Per la loro posizione e struttura anatomica, i muscoli

7
della cuffia dei rotatori saranno i protagonisti di infiammazioni e tendinopatie. Definiamo

adesso la struttura anatomica dei muscoli che la compongono. Il sovraspinato origina dalla

fossa sovraspinata della scapola, il suo tendine passa attraverso lo spazio sottoscapolare e

si inserisce sulle faccette superiore e media del tubercolo maggiore. Il sottospinato e il

piccolo rotondo originano entrambi dalla fossa sottospinata e dal setto fibroso, e loro i

tendini si inseriscono sulle faccette media e inferiore del tubercolo maggiore. Il sottoscapo-

lare ha origine dalla fossa sottoscapolare ed ha l’inserzione tendinea sul piccolo trocantere.

La cuffia dei rotatori è unica in quanto i suoi tendini si fondono per formare una struttura

continua in prossimità delle loro inserzioni (Hugel et al., 2015).

La muscolatura della cuffia dei rotatori conferisce mobilità e stabilità all’articolazione

gleno omerale grazie all’equilibrio di forze esercitate, e quando questo viene a mancare

risulta in una anormale meccanica articolare per la perdita del fulcro di rotazione della testa

dell’omero. Questi cambiamenti di forze interni all’articolazione dipendono dalla posizione

e dall’entità della lesione di questi muscoli. La riabilitazione della cuffia dei rotatori dopo

una lesione cronicizzata può risultare molto difficile per colpa della retrazione e perdita di

elasticità del tendine. Tuttavia ristabilire l’equilibrio tra le forze anteriori e posteriori può

essere sufficiente a riottenere la funzionalità della spalla (Hugel et al., 2015).

Relazione tra attività fisica e problematiche di spalla

Anche nell’attività fisica, che può essere di natura sportiva o in palestra, la spalla risulta

essere un punto critico per la sua propensione agli infortuni data la sua natura di articola-

zione mobile. Le lesioni degenerative da sovra utilizzo, in particolare nei movimenti over-

head, quindi oltre i 90 gradi di abduzione, sono state utilizzate per studiare gli effetti

dell’utilizzo cronico in atleti e lavoratori (Hugel et al., 2015). In generale, atleti di sport

che richiedono movimenti overhead, ad alta velocità e con ROM estremi, sono più a ri-

8
schio di sviluppare problematiche di questo genere. Alcuni esempi sono gli atleti di base-

ball, che presentano un’incidenza di infortuni localizzati in quest’area tra il 12% ed il 19%,

mentre negli atleti di nuoto l’incidenza è compresa tra il 23% ed il 38%.

Alcuni autori hanno misurato un aumento della extrarotazione così come una diminuzione

nella intrarotazione e nel range totale di movimento sopra la testa negli atleti: questi cam-

biamenti tendono a prolungarsi nel tempo e potrebbero essere associati ad un aumento

della retroversione della testa omerale. Anche la forza delle spalle viene modificata a causa

di pratica fisica. Inoltre, una diminuzione del rapporto tra rotatori esterni e rotatori interni è

osservata negli atleti overhead. È necessario concentrarsi sul rinforzo degli extrarotatori,

sia in modalità concentrica che eccentrica, ed i rotatori interni, solo modalità eccentrica,

per fornire stabilità alla testa omerale durante il movimento dell'arto superiore negli atleti

overhead. Le attrezzature sportive consigliate sono gli elastici e i manubri, anche se rimane

il gold standard il dinamometro isocinetico, che si adatta istantaneamente la resistenza alla

forza individuale dell'atleta. È di fondamentale importanza di una gestione ottimale del

carico allenante. La frequenza delle partite sportive e il l'intensità dell'allenamento hanno

un'influenza importante sui problemi ed infortuni alla spalla, amplificando così le proble-

matiche legate alle lesioni da sforzo causate dall’ inadeguatezza del movimento e dalla

mancanza di tempi di recupero. È centrale il ruolo di allenatori e preparatori atletici che

devono essere consapevoli dell’importanza di quantificare il carico di allenamento e adat-

tarlo ad ogni atleta (Tooth et al., 2020).

L’importanza della mobilità articolare

La mobilità è alla base della salute dell’articolazione, rappresenta la capacità di muovere

un segmento corporeo nello spazio. Più è ampio il ROM articolare e, generalmente, sono

9
meno probabili infortuni. A questo va aggiunto che la mobilità è descritta dal controllo che

abbiamo di quel segmento corporeo nello spazio, e non solo dall’ampiezza del ROM.

Deficit in intrarotazione e debolezza nel movimento di extrarotazione si sono mostrati

come fattoti di rischio per infortuni a spalla e gomito nei giocatori di baseball liceale (Shi-

tara et al., 2022). Parliamo quindi non solo di un problema di mancata flessibilità

dell’articolazione, ma proprio di una debolezza muscolare, in questo caso degli extrarotato-

ri, e di conseguenza un mancato controllo del movimento in un angolo fondamentale per

tale disciplina.

I fattori di rischio principali negli infortuni di spalla, sia nelle discipline sportive che nella

vita quotidiana sono una riduzione del ROM in intrarotazione, deficit di forza in extrarota-

zione, ROM totale ridotto e posizione scorretta della scapola (Cools et al., 2020). Interve-

nire con un programma di prevenzione è la scelta corretta come dimostrato in uno studio

effettuato su 237 giocatori di baseball giovanile che ha fatto emergere un dato significati-

vo: il gruppo esposto a terapia preventiva ha subito il 48,5% di infortuni in meno rispetto al

gruppo di controllo (Sakata et al., 2019).

10
METODOLOGIA

Obiettivi

Vista l’importanza della mobilità articolare, della capacità di controllare il proprio corpo

nello spazio, potendo esplorare il range più ampio possibile, questo studio si è posto come

obiettivi di valutare i risultati di 4 settimane di allenamento della mobilità articolare della

spalla, effettuando due sedute per settimana.

Inoltre, vi è il confronto tra due tipologie diverse di approccio all’allenamento della mobili-

tà articolare: la terapia fisica tradizionale, comprendente esercizi di stretching e rinforzo

muscolare, ed esercizi proposti nel modello FRC (Functional Range Conditioning) che

vedremo più nello specifico.

I due gruppi sono composti da 4 membri ciascuno, di età e background sportivo variabile.

Gli 8 pazienti sono, rispettivamente, 3 donne e 5 uomini di età compresa tra i 22 ed i 61

anni; solo 4 di essi fanno un’attività fisica regolarmente: 3 praticano un’attività contro

resistenza in palestra mentre il quarto segue un corso di pilates. Quasi tutti i partecipanti

svolgono un lavoro sedentario, che prevede lo stare al computer in ufficio, solo 2 sono

studenti universitari. Il profilo dei partecipanti è interessante perché rappresenta un cam-

pione molto comune della cosiddetta general population, con particolare riferimento al

panorama lavorativo odierno che porterà inevitabilmente a un peggioramento della postura

e una riduzione della mobilità articolare vista la predilezione della posizione seduta e

generalmente cifotica per prestare maggiore attenzione agli schermi.

Nello specifico, alcune di queste persone si sono mostrate favorevoli allo svolgimento di

questo studio ed hanno accettato di partecipare mentre altre si sono proposte di loro spon-

tanea volontà.

11
Prima di iniziare la terapia sono state effettuate le misurazioni dei movimenti da valutare,

in modo tale da avere un confronto tra i due dati.

Va evidenziato che tutte le persone sottoposte a questo studio presentano un’articolazione

sana. Per uniformare tutte le valutazioni, le misurazioni dei movimenti sono state effettuate

per ogni paziente sulla sola spalla sinistra dato che alcuni presentavano problematiche

varie all’arto destro come leggere infiammazioni o infortuni pregressi.

Protocollo di valutazione

La selezione di movimenti da valutare è stata effettuata con il pensiero di essere il più

comprensiva possibile per quanto riguarda i movimenti della spalla.

Di ogni movimento valutato sono state effettuate tre misurazioni per ottenerne una media

ed avere un livello di precisione superiore.

Il primo movimento è la flessione di omero su piano sagittale, portando questo il più possi-

bile vicino al capo, con il gomito teso; segue l’estensione di omero, sempre sul piano sagit-

tale; abduzione completa, quindi con l’omero che rompe la linea dei 90 gradi e si porta a

fianco del capo, sul piano frontale; extrarotazione, con omero abdotto a 90 gradi ed intraro-

tazione, nella medesima posizione.

Dei movimenti precedentemente elencati è stata effettuata l’analisi video tramite la quale è

stato possibile estrarre gli angoli di movimento articolare. Questo grazie al posizionamento

di appositi marker su cute o tessuto aderente. I punti di repere individuati per il posiziona-

mento dei marker sono: acromion, epicondilo laterale e mediale dell’omero, epifisi distale

di radio ed ulna e spina iliaca antero-superiore.

I marker sono stati fondamentali per il calcolo degli angoli articolari grazie al software

Kinovea, programma ideato per l’analisi sportiva.

12
Gli stessi movimenti sono stati valutati con l’utilizzo di Halo, un goniometro ed inclinome-

tro digitale, utilizzato per la misurazione delle articolazioni.

La procedura di valutazione è stata ripetuta al termine delle 4 settimane di terapia, sia come

analisi video che tramite l’utilizzo del goniometro digitale, per permettere il confronto dei

dati ottenuti.

Terapia fisica tradizionale

La selezione di esercizi per l’aumento della mobilità, flessibilità è stata composta da 4

esercizi da eseguire o con il metodo di serie e ripetizioni, o con il metodo di serie e tempo.

È stata pensata per essere una routine di circa una ventina di minuti per seduta, permetten-

do così, anche a chi non ha un passato sportivo, di svolgere questa seduta di allenamento

nel migliore dei modi.

Gli esercizi proposti in queste sedute, nel gruppo di controllo, sono i seguenti:

- mobilizzazione in flessione di omero con appoggio dei gomiti su box, per migliora-

re la flessibilità della muscolatura posteriore della spalla e del gran dorsale, 4 serie

da 20 secondi

- da posizione prona a terra, flessione di omero a braccia tese sopra la testa, abduzio-

ne di 45 gradi, con bastone, per il rinforzo della muscolatura del deltoide, una mi-

gliore capacità di propriocezione scapolare e mobilizzazione attiva

dell’articolazione, 3 serie da 12 ripetizioni.

- lo sleeper stretch, ovvero una mobilizzazione passiva in intrarotazione con paziente

sdraiato sul fianco, con omero e gomito flessi di 90 gradi, 4 serie da 20 secondi.

13
- da posizione supina a terra, viene effettuata una intrarotazione con un manubrio tra

gli 1kg ed i 2kg, in base al livello di preparazione atletica del paziente, con omero

abdotto di 90 gradi e gomito flesso di altrettanti gradi, segue poi una contrazione

eccentrica in extrarotazione da eseguire in maniera controllata, con un tempo sotto

tensione di 3 secondi, 3 serie da 8 ripetizioni (Figura 1).

Figura 1: Intrarotazione da posizione prona.

Modello FRC

Appartenente ad FRS (Functional Range Systems), creato da Andreo Spina, fondatore del

suddetto modello, specialista chiropratico sportivo e coach di movimento e mobilità.

Come esposto nell’articolo” La forza nel Funtional Range Conditioning”, scritto da Saon-

cella e colleghi, FRC (Functional Range Conditioning) si basa sul concetto che “la forza è

il linguaggio delle cellule” e questa può essere espressa tramite strumenti esterni o interni

come una contrazione muscolare, e le cellule non ne percepiranno differenza e si adatte-

ranno per conseguenza allo stimolo.

14
Con questo anteposto, Andreo Spina ci dà la sua definizione di forza nel sistema FRC: la

capacita di sviluppare un ROM (Range of motion) ampio e resistente tramite il quale com-

piere movimenti e schemi motori più complessi, rinforzando i tessuti profondi presenti

nelle articolazioni per aumentarne la capacità di ricevere carico e quindi di ridurre gli

infortuni.

Tutto questo fa riferimento ai concetti di ROM attivo e ROM passivo: il ROM passivo

indica quanto un’articolazione può esprimere del movimento grazie ad uno strumento

esterno ed è storicamente associato al concetto di flessibilità, il ROM attivo rappresenta la

capacità di movimento dell’articolazione senza l’utilizzi di alcuno strumento e quindi

grazie solo alle forze interne all’articolazione.

Tra gli obiettivi che FRC si propone sono presenti il miglioramento ed efficacia del movi-

mento, un maggiore potenziale per generare forza, il miglioramento della salute articolare,

diminuzione di dolori e rigidità muscolari ed aumento della longevità delle articolazioni.

Le metodiche FRC prese in esame sono:

PAILs (progressive angular isometric loading): contrazione isometrica ad angoli sempre

maggiori, escludendo il riflesso da stiramento, potendo cosi accedere a profondità superiori

del ROM.

RAILs (regressive angular isometric loading): contrazione isometrica ad angoli sempre

minori, strumento per costruire forza e controllo motorio, mediato dal sistema nervoso.

Un altro strumento importante per lavorare sulla mobilità ed appartenente al modello FRC

sono i CARs (controlled articular rotations), ovvero circonduzioni articolari controllate.

Utilizzano i movimenti di rotazione ai limiti del ROM attivo, quindi il paziente compie il

movimento rotatorio nello spazio volontariamente, senza l’aiuto di alcuno strumento ester-

no. Ogni ripetizione di questo esercizio prevede di combattere contro l’articolazione che,

nel compiere il più ampio ROM, viene attraversata da forze di tensione interne.

15
Attraversando un ROM sempre maggiore, la tensione generata dalla contrazione muscolare

invia segnali al sistema nervoso centrale, comunicando la facoltà di controllare aree di

movimento sempre più estreme (Slaverio, 2019).

La metodologia utilizzata in questo studio prevede i seguenti esercizi a comporre la seduta:

- CARs assiale: una rotazione articolare dell’omero, sull’asse di rotazione, in intra ed

extrarotazione e con appoggio sul gomito, per un minuto.

- CARs completo: rotazione articolare controllata di forma conoide dato che va ad

interessare la spalla, eseguito per un minuto.

- Priming in sleeper stretch: contrazione isometrica nella posizione di sleeper stretch

per pre-attivare le unità motorie al lavoro successivo, 3 contrazioni da 5 secondi al

50% dell’intensità massimale.

- CARs con peso: per facilitare l’aumento dello spazio articolare dell’articolazione

gleno omerale, il peso varia da 1kg a 1,5kg in base al paziente.

- Sleeper stretch (Figura 2) con PAILs e RAILs: dopo 2 minuti di stretching nella po-

sizione Sleeper stretch, vengono eseguite contrazioni isometriche progressive in e-

xtrarotazione fino al 100% dell’intensità massimale (PAILs) per poi cercare attiva-

mente il movimento di intrarotazione tramite una contrazione massimale (RAILs).

Figura 2: Sleeper stretch.

16
RISULTATI

Informazioni generali ottenute con l’analisi video

I dati ottenuti grazie alla valutazione effettuata al termine delle quattro settimane di terapia

hanno portato risultati interessanti.

Entrambe le tipologie di esercizio, sia la terapia fisica tradizionale che la terapia proposta

nel modello FRC, hanno prodotto dei miglioramenti concreti nella mobilità articolare di

tutti i pazienti.

Durante la spiegazione e svolgimento degli esercizi di terapia fisica tradizionale non ci

sono state difficoltà particolari nel descrivere la tecnica corretta e lo scopo dei suddetti. Per

quanto riguarda gli esercizi proposti dal modello FRC, dato che fanno parte di un sistema

poco conosciuto e che richiede una coordinazione maggiore dei movimenti,

l’insegnamento di queste tecniche è risultato più laborioso per i pazienti che non svolgono

attività fisica regolarmente.

Per quanto riguarda i dati presenti nella seguente tabella (Tabella 1), questi sono il risultato

della media delle misurazioni fatte prima delle quattro settimane di terapia (T0) ed al ter-

mine di essa (T1).

In questa tabella sono presenti i valori ottenuti tramite l’analisi video dei pazienti che

hanno eseguito gli esercizi della terapia del modello FRC.

17
Tabella 1
PAZIENTE A
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 160.7° 176.4° 15.7°
Estensione 49.9° 82.8° 32.9°
Abduzione 167.2° 171.2° 4°
Extrarotazione 113.7° 115.8° 2.1°
Intrarotazione 53.7° 84.6° 30.9°
PAZIENTE B
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 165.7° 167.4° 1.7°
Estensione 60.6° 64° 3.4°
Abduzione 159.7° 165.2° 5.5°
Extrarotazione 126° 110.8° -15.2°
Intrarotazione 55.2° 81.2° 26°
PAZIENTE C
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 156.4° 160.4° 4°
Estensione 52.6° 52.5° -0.1°
Abduzione 166.1° 169.3° 3.2°
Extrarotazione 57.7° 60.4° 2.7°
Intrarotazione 55.5° 79.3° 23.8°
PAZIENTE D
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 152.6° 157.9° 5.3°
Estensione 66.5° 81.1° 14.6°
Abduzione 164.6° 175.1° 10.5°
Extrarotazione 77° 96.4° 19.4°
Intrarotazione 54.2° 99.4° 45°

Ciò che emerge da questi risultati è sicuramente il grande incremento in termini di intraro-

tazione, rispetto a tutti gli altri movimenti, dovuto al lavoro di PAILs e RAILs nella posi-

zione di sleeper stretch che prevede una intrarotazione dell’omero. Non è da escludere

quindi di poter ottenere gli stessi risultati dell’intrarotazione applicando le medesime tecni-

che agli altri movimenti.

18
Un altro dato interessante è il miglioramento di tutti i movimenti valutati, anche se in

maniera minore rispetto all’intrarotazione. Questo indica che i movimenti di circonduzione

(CARs) hanno dato miglioramenti, sebbene marginali, alla mobilità globale

dell’articolazione.

La tabella 2 presenta i dati delle valutazioni dei pazienti che hanno conseguito il protocollo

di terapia fisica tradizionale.

Tabella 2
PAZIENTE E
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 165.8° 172.5° 6.7°
Estensione 69.1° 80.2° 11.1°
Abduzione 159.7° 165.2° 5.5°
Extrarotazione 126° 110.8° -15.2°
Intrarotazione 55.2° 81.7° 26.5°
PAZIENTE F
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 143.1° 145.7° 2.6°
Estensione 46.2° 81° 34.8°
Abduzione 119.2° 153.7° 34.5°
Extrarotazione 90.7° 95.5° 4.8°
Intrarotazione 58.6° 81.7° 23.1°
PAZIENTE G
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 143.3° 164.1° 20.8°
Estensione 61.1° 74.8° 13.7°
Abduzione 144.1° 164.1° 20°
Extrarotazione 85° 97.8° 12.8°
Intrarotazione 60.1° 84.6° 24.5°
PAZIENTE H
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 130° 144.3° 14.3°
Estensione 60° 72.9° 12.9°
Abduzione 161.4° 161.5° 0.1°
Extrarotazione 99.3° 122° 22.7°
Intrarotazione 40.9° 63.5° 22.6°

19
La terapia fisica tradizionale ha portato generalmente dei miglioramenti più distribuiti tra i

vari movimenti analizzati. Emerge chiaramente che ad aver ottenuto i miglioramenti mag-

giori sono i soggetti che di partenza mostravano una mobilità articolare della spalla sinistra

inferiore alla media, avendo quindi un margine di miglioramento maggiore.

Dati ottenuti con il goniometro digitale Halo

A seguito dell’analisi video, sono state eseguite delle valutazioni tramite il goniometro

digitale Halo (Immagine 1) per avere un confronto tra i risultati ottenuti dalle due terapie.

La tabella 3 contiene i dati delle misurazioni svolte dal gruppo sperimentale, composto

quindi dai pazienti che hanno svolto la terapia del modello FRC mentre la tabella 4 riporta

i dati ottenuti dal gruppo di controllo, ovvero dai pazienti della terapia fisica tradizionale.

Anche nelle tabelle a seguire, i valori sono il prodotto della media di tre misurazioni ripetu-

te per aumentare l’accuratezza del dato ottenuto.

I movimenti valutati con il goniometro digitale sono gli stessi esaminati con l’analisi video.

Figura 3 Il goniometro digitale Halo.

20
Tabella 3
PAZIENTE A
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 169° 178° 9°
Estensione 31° 54° 23°
Abduzione 166° 178° 12°
Extrarotazione 110° 122° 12°
Intrarotazione 46° 75° 29°
PAZIENTE B
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 175° 175° 0°
Estensione 59° 62° 3°
Abduzione 178° 187° 9°
Extrarotazione 113° 119° 7°
Intrarotazione 64° 89° 25°
PAZIENTE C
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 164° 165° 1°
Estensione 47° 50° 3°
Abduzione 174° 178° 4°
Extrarotazione 82° 83° 1°
Intrarotazione 61° 90° 29°
PAZIENTE D
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 170° 171° 1°
Estensione 59° 72° 13°
Abduzione 174° 178° 4°
Extrarotazione 105° 125° 20°
Intrarotazione 73° 106° 31°

21
Tabella 4
PAZIENTE E
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 173° 173° 0°
Estensione 44° 52° 8°
Abduzione 178° 182° 4°
Extrarotazione 113° 115° 2°
Intrarotazione 63° 89° 26 °
PAZIENTE F
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 153° 155° 2°
Estensione 45° 79° 34°
Abduzione 146° 159° 13°
Extrarotazione 96° 124° 28°
Intrarotazione 59° 81° 22°
PAZIENTE G
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 166° 169° 3°
Estensione 46° 65° 19°
Abduzione 163° 169° 6°
Extrarotazione 99° 105° 6°
Intrarotazione 39° 81° 42°
PAZIENTE H
MOVIMENTI T0 T1 GUADAGNO
Flessione 135° 147° 12°
Estensione 41° 52° 11°
Abduzione 146° 156° 10°
Extrarotazione 116° 126° 10°
Intrarotazione 42° 53° 11°

L’analisi di questi dati ha confermato l’osservazione precedentemente fatta sui risultati

ottenuti grazie all’analisi video: gli esercizi scelti del modello FRC hanno portato un in-

cremento maggiore nella intrarotazione rispetto agli esercizi scelti per la terapia fisica

tradizionale, per i motivi precedentemente detti.

È da notare che, sebbene i dati ottenuti dalla valutazione con goniometro digitale siano

pressoché simili, le differenze ottenute tra le due misurazioni sono derivate principalmente

22
dal fatto che mentre nell’analisi video sono stati presi come riferimento i marker applicati

sulla cute, nelle misurazioni con goniometro digitale i punti di riferimento sono stati indi-

viduati tramite la proiezione del laser sui punti di interesse, portando l’operatore stesso a

calcolare gli angoli articolari, aumentando in tal modo il grado di errore umano.

Confronto tra le due terapie

Come già affermato nella sezione precedente, emerge la differenza di guadagni ottenuti

tramite le due terapie per quanto riguarda i movimenti analizzati.

La terapia tradizionale ha portato risultati migliori in flessione, estensione, abduzione ed

extrarotazione, a volte con quasi il doppio del guadagno in termini di ROM articolare.

I dati presenti nei grafici sono ottenuti tramite la media dei guadagni di ogni singolo pa-

ziente per ognuno dei movimenti valutati, in modo tale da avere un confronto diretto tra le

due tipologie di terapia e sono presenti sia per le misurazioni estratte grazie all’analisi

video, sia per i valori presi tramite il goniometro digitale Halo.

Nei grafici a seguire la sigla “Trad.” fa riferimento alle misurazioni dei pazienti che hanno

conseguito la terapia fisica tradizionale (gruppo di controllo) mentre la sigla “FRC” indica

i pazienti che hanno svolto la terapia del modello FRC (gruppo sperimentale).

23
Grafico 1: Contiene i dati ottenuti con l’analisi video

Intrarotazione FRC 31,4


Intrarotazione Trad. 24,2

Extrarotazione FRC 2,3


Extrarotazione Trad. 6,3

Abduzione FRC 5,8


Abduzione Trad. 15

Estensione FRC 12,7


Estensione Trad. 18,1

Flessione FRC 6,7


Flessione Trad. 11,1

Grafico 2: Contiene i dati ottenuti con il goniometro digitale Halo

Intrarotazione FRC 28,8


Intrarotazione Trad. 25,3

Extrarotazione FRC 10
Extrarotazione Trad. 11,5

Abduzione FRC 7,3


Abduzione Trad. 8,3

Estensione FRC 10,5


Estensione Trad. 10,3

Flessione FRC 2,8


Flessione Trad. 4,3

24
DISCUSSIONE

È da notare che entrambe le terapie hanno conseguito ottimi risultati per quanto riguarda

l’intrarotazione dei pazienti, anche se la terapia del modello FRC ha portato a risultati

migliori da come possiamo vedere nel grafico 1. Per quanto riguarda i movimenti di extra-

rotazione, abduzione e flessione, la terapia fisica tradizionale si è mostrata nettamente

migliore, portando in alcuni casi al raddoppio del risultato ottenuto con la metodica FRC.

Dall’analisi dei dati del grafico 2, è da notare come i risultati delle due terapie siano pres-

soché sovrapponibili. Questo può esser dovuto ai motivi indicati nel paragrafo precedente,

come anche dal fatto che le misurazioni sono state svolte in momenti diversi e non in

contemporanea, andando quindi a valutate gli stessi schemi motori (flessione, estensione,

abduzione, extrarotazione, intrarotazione) ma di fatto dei movimenti diversi perché effet-

tuati in un secondo momento.

Il movimento di intrarotazione ha ottenuto i maggiori miglioramenti, per vari fattori. Il

primo di questi è sicuramente il fatto che è generalmente un tipo di movimento con molto

margine di miglioramento, inoltre ha sicuramente contribuito lo sleeper stretch: esercizio

comune ad entrambi i gruppi ed esercizio fondamentale nei protocolli di riabilitazione per

il recupero dell’intrarotazione post stress della cuffia dei rotatori. Questo esercizio è stato

anche il protagonista in uno studio in cui alcuni giocatori di baseball mostravano una ridu-

zione dell’intrarotazione dopo sessioni intense di lanci e grazie allo sleeper stretch è stato

possibile riacquisire la normale funzionalità della spalla in due giorni anziché quattro,

grazie alla guarigione spontanea dello stato infiammatorio (Reuther et al., 2016).

Un’altra informazione importante emersa da queste misurazioni è che sebbene le due

terapie tutto sommato abbiano portato risultati comparabili la metodica del modello FRC è

risultata più dispendiosa in termini di tempo, sia nella spiegazione che nell’esecuzione

25
degli esercizi, senza contare che gli strumenti del modello FRC, ovvero PAILs e RAILs,

possono essere applicati a tutti i movimenti valutati in questo studio e non solo nella posi-

zione di sleeper stretch.

Nella fase di impostazione di una seduta di mobilità articolare è importante tenere a mente

il valore del tempo impiegato nella descrizione della tecnica esecutiva e dello scopo di uno

o più esercizi, in particolare se questa seduta ha come destinatario un paziente che necessi-

ta di un protocollo di riabilitazione.

26
CONCLUSIONI

Lo studio sul confronto delle due tecniche di allenamento della mobilità articolare ha mes-

so in luce l’efficacia di entrambe le metodiche per l’aumento del ROM.

La prima considerazione da fare è che sebbene lo studio abbia portato dei risultati precisi,

in particolare sull’efficacia di alcuni esercizi, sarebbe interessante ripetere la ricerca aven-

do a disposizione un campione molto maggiore, in modo tale da avere delle informazioni

più accurate.

Un’altra osservazione è sulla selezione degli esercizi del gruppo sperimentale: questa è

stata fatta per dare ai protocolli di mobilità una durata in termini di tempo simile, dato che

le metodiche del modello FRC, per essere inserite nel programma avrebbero richiesto di

ripetere gli stessi passaggi fatti per il movimento di intrarotazione, andando ad aumentare

enormemente la lunghezza della seduta se applicate a tutti gli altri movimenti valutati.

Di particolare rilievo si è mostrato lo sleeper stretch con applicate le tecniche PAILs e

RAILs dato che, a parità di sedute, hanno permesso di ottenere un miglioramento maggiore

nell’intrarotazione di tutti i pazienti che l’hanno svolto con questa modalità.

La chiave di lettura di questo studio è di prendere il meglio da entrambi i mondi: la rapidità

di spiegazione ed intuitività degli esercizi della terapia fisica tradizionale con applicata

l’efficacia degli strumenti PAILs e RAILs, per costruire un protocollo di miglioramento

della mobilità cucito su misura in base ai bisogni individuali.

27
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29
RINGRAZIAMENTI

In primo luogo, ringrazio chi ha partecipato a questo studio e si è dedicato a questo impe-

gno con seguendo con scrupolo ogni istruzione.

Ringrazio i miei genitori che mi hanno sempre spronato a dare il meglio che potevo, in tutti

gli aspetti della vita.

Ringrazio Luca, il mio fratello non di sangue, che c’è sempre stato ed ha sempre saputo

darmi una mano.

Ed infine ringrazio Rachele che mi è stata vicino e mi ha aiutato ogni volta che la vita ha

tirato un colpo basso, mi ha teso la mano quando ero a terra permettendomi di combattere

ancora.

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