Germania Nazista
Germania Nazista
Molti elettori, cercando uno sfogo per le loro Ora parte di Germania
frustrazioni, e come espressione del loro Austria
rifiuto della democrazia parlamentare che Polonia
appariva incapace di mantenere un governo Rep. Ceca
in carica per più di pochi mesi, iniziarono a Russia
scegliere partiti politici di estrema destra e di Slovenia
estrema sinistra, appoggiando estremisti
proprio come il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (Nationalsozialistische Deutsche
Arbeiterpartei, NSDAP).
I nazionalsocialisti promettevano un governo forte e autoritario al posto del sistema repubblicano e della
pace civile (concetti da loro ritenuti logori), politiche economiche radicali (tra cui il raggiungimento del
pieno impiego), il riscatto dell'orgoglio nazionale (principalmente ripudiando l'odiato trattato di
Versailles) e la pulizia razziale con la soppressione di ebrei e marxisti, il tutto in nome dell'unità e della
solidarietà nazionale, preferite alle divisioni partigiane della democrazia e alla divisione in classi sociali
del marxismo. I nazionalsocialisti promettevano inoltre un risveglio culturale nazionale basato sulla
tradizione del movimento völkisch e proponevano il riarmo, il rifiuto di continuare a pagare i debiti di
guerra e la rivendicazione dei territori persi con il trattato di Versailles.
Il Partito Nazionalsocialista sosteneva che, con la firma del trattato, la liberaldemocrazia della Repubblica
di Weimar e i cosiddetti "traditori criminali di novembre" avevano rinunciato all'orgoglio nazionale
tedesco in quanto ispirati dagli ebrei e loro conniventi, il cui obiettivo era il rovesciamento della nazione
e l'avvelenamento del sangue tedesco. Per far accettare tale interpretazione della recente storia tedesca la
propaganda nazionalsocialista si servì efficacemente della Dolchstoßlegende ("leggenda della pugnalata
alle spalle"), spiegando in quel modo l'insuccesso militare della Germania. A partire dal 1925 e per tutti
gli anni trenta, il governo tedesco continuò a evolversi, trasformandosi da una democrazia de jure in uno
Stato autoritario conservatore e nazionalista, trasformazione avvenuta sotto la guida del presidente-eroe
di guerra Paul von Hindenburg, al quale non piaceva la liberal-democrazia della Repubblica di Weimar e
che voleva rendere la Germania uno Stato autoritario.[22]
L'alleato naturale per l'imposizione di una svolta autoritaria era il Partito Popolare Nazionale Tedesco
(Deutschnationale Volkspartei, DNVP, ovvero i "nazionalisti"), ma, dopo il 1929, con l'economia tedesca
che stava stentando, i nazionalisti più giovani e radicali furono attratti dalla natura rivoluzionaria del
Partito Nazionalsocialista, anche come sfida contro il crescente consenso popolare per il comunismo. I
partiti politici della classe media persero inoltre il sostegno del loro elettorato, che confluì verso le ali
estreme dello spettro politico tedesco, rendendo sempre più difficile la creazione di un governo di
maggioranza in un sistema parlamentare. Nelle elezioni federali tedesche del 1928, quando l'economia
era migliorata dopo l'iperinflazione del periodo del 1922-1923, i nazionalsocialisti ottennero solo dodici
seggi.
L'arrivo al governo
Lo stesso argomento in dettaglio: Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori.
Il trattamento che i nazionalsocialisti riservarono agli ebrei nei primi mesi del 1933 rappresentò il primo
passo del loro processo di eliminazione dalla società tedesca.[24] Tale progetto rappresentava uno dei
pilastri della "rivoluzione culturale" ideata da Adolf Hitler.[24]
Il nuovo governo instaurò rapidamente in Germania una dittatura totalitaria, istituendo con provvedimenti
legislativi un governo centrale allineato, un processo chiamato Gleichschaltung. La notte del 27 febbraio
1933 il Palazzo del Reichstag andò a fuoco mentre al suo interno si trovava Marinus van der Lubbe;
l'uomo venne arrestato, accusato di incendio doloso, processato e quindi decapitato. Tali fatti provocarono
la reazione immediata di migliaia di anarchici, socialisti e comunisti in tutto il Paese; definiti i loro
discorsi e comizi come un'insurrezione, i nazionalsocialisti ne imprigionarono molti nel campo di
concentramento di Dachau. L'opinione pubblica temette che l'incendio fosse un segnale per dare il via a
una rivoluzione comunista in Germania, come quella del 1919, così i nazionalsocialisti lo sfruttarono
emanando il Decreto dell'incendio del Reichstag (27 febbraio 1933) con cui abrogavano la maggior parte
delle libertà civili, in modo da eliminare i loro avversari politici.
Nel marzo 1933, con il Decreto dei pieni poteri, votato dal Parlamento con 444 favorevoli e 94 contrari (i
socialdemocratici rimasti), il Reichstag conferì per decreto poteri dittatoriali al cancelliere Adolf Hitler;
per quattro anni avrebbe avuto un potere politico assoluto che lo autorizzava a non rispettare più i principi
della Costituzione di Weimar; da quel momento, per tutto il 1934, il partito nazionalsocialista si dedicò
alla brutale eliminazione dell'opposizione politica; il Decreto dei pieni poteri aveva già messo fuori legge
i comunisti (KPD), mentre i socialdemocratici (SPD) vennero messi al bando in giugno nonostante
avessero accettato le richieste di Hitler. Nel periodo che andò da giugno a luglio anche nazionalisti
(DVNP), Partito Popolare (DVP) e Partito dello Stato tedesco (DStP) vennero obbligati a sciogliersi in
vari modi. Subito dopo, su pressione di Franz von Papen, anche l'inizialmente risparmiato Centro
cattolico fu sciolto, il 5 luglio 1933, dopo che i nazionalsocialisti avevano fornito garanzie riguardo al
sistema educativo e i gruppi giovanili cattolici. Il 14 luglio 1933 la Germania venne dichiarata
ufficialmente un Paese monopartitico.
Dal momento che il suo potere, senza il controllo della Reichswehr, era assoluto solo sulla carta e
volendo mantenere buoni rapporti con esso e con determinati politici e industriali (seccati dalla violenza
politica delle SA), Hitler ordinò alle Schutzstaffel (SS) e alla Gestapo di assassinare i suoi avversari
politici sia all'esterno sia all'interno del partito nazionalsocialista durante la "notte dei lunghi coltelli"
(Nacht der langen Messer, Röhm-Putsch). L'eliminazione di Ernst Röhm, delle sue SA, degli strasseristi,
della corrente di sinistra dei nazionalsocialisti e degli altri avversari politici durò dal 30 giugno al 2 luglio
1934.
Il 2 agosto 1934 von Hindenburg morì. Hitler assunse la carica di Führer e cancelliere del Reich (la carica
di presidente rimase invece vacante) e annunciò ufficialmente la nascita del Terzo Reich. Fino alla morte
di Hindenburg la Reichswehr non aveva seguito Hitler, in parte perché l'associazione delle SA, che
comprendeva molti milioni di uomini, era più grande dell'esercito (limitato a 100 000 effettivi dal trattato
di Versailles), ma anche perché i capi delle SA si proponevano dapprima di inglobare l'esercito nelle SA e
quindi lanciare la rivoluzione nazionalsocialista. L'assassinio di Ernst Röhm e degli altri capi SA misero
la Reichswehr nella posizione di essere l'unica forza armata della Germania e le promesse di Hitler
riguardo all'espansione dell'impero gli garantirono la sua fedeltà. La scomparsa di Hindenburg agevolò il
mutamento del giuramento di fedeltà dei soldati tedeschi dalla fedeltà al Reich e alla Repubblica di
Weimar in uno di fedeltà a Hitler, che divenne il Führer della Germania.[25]
Il risultato fu che i nazionalsocialisti sancirono la fine
dell'alleanza ufficiale di governo NSDAP-DNVP e iniziarono
a imporre l'ideologia e il simbolismo nazista in tutti gli aspetti
della vita pubblica e privata in Germania; i manuali scolastici
vennero sottoposti a revisione o riscritti completamente per
promuovere la visione razzista pangermanista della
Großdeutschland ("Grande Germania"), che doveva essere
fondata dal Herrenvolk nazionalsocialista; gli insegnanti che
si opposero ai nuovi programmi di studi vennero licenziati.
Inoltre, per forzare l'obbedienza del popolo verso lo Stato, i
nazionalsocialisti fecero grande uso della Gestapo, una
polizia segreta di Stato indipendente dalle autorità civili. La
Gestapo mise sotto controllo il popolo tedesco grazie a
100 000 spie e informatori, che riferivano di chiunque
manifestasse posizioni critiche o antinaziste.
Tra il 1942 e il 1943 si affermò il movimento della Rosa Bianca (Weiße Rose), un movimento non
violento che si oppose al Terzo Reich e che vide, tra le altre figure, quella di Sophie Scholl e il filosofo
Hans Scholl.
Antefatti
All'epoca dell'ascesa di Hitler, i confini tedeschi erano quelli stabiliti dal trattato di Versailles nel 1919 tra
la Germania e le potenze Alleate (Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Italia, Giappone e altri) dopo la fine
della prima guerra mondiale; a nord la Germania era limitata da mare del Nord, mar Baltico e Danimarca;
a est confinava con Lituania, Polonia e Cecoslovacchia; a sud confinava con Austria e Svizzera, mentre a
ovest toccava Francia, Lussemburgo, Belgio, Paesi Bassi e la Saar occupata, oltre a includere la Renania,
anch'essa occupata fino al 1930, quindi restituita alla Germania ma destinata comunque a restare
smilitarizzata.
Questi confini cambiarono con l'avvento al potere di Hitler:
dopo un periodo di intimidazioni iniziato nel 1933, nella Saar
un plebiscito, svoltosi nel 1935, decise a larga maggioranza la
riunificazione della regione con la Germania, mentre non
riuscì nel luglio 1934 il primo tentativo di annessione
dell'Austria. Quindi, violando il trattato di Versailles e il Patto
di Locarno, il 7 marzo 1936 rimilitarizzò la Renania; il 13
marzo 1938, proseguendo con la politica di Heim ins Reich,
riuscì infine ad annettere l'Austria, invadendola; il 30
settembre 1938 riuscì a imporre lo smembramento della
Cecoslovacchia, ottenendo l'annessione dei Sudeti e la
creazione del Protettorato di Boemia e Moravia; il 22 marzo Le conquiste della Germania e degli
1939 la Lituania dovette cedere, a seguito di ultimatum alleati dell'Asse (in azzurro) in Europa
tedesco, il Territorio di Memel. Infine, il 23 agosto 1939, fu durante la seconda guerra mondiale
firmato a Mosca il patto Molotov-Ribbentrop, un patto di non
aggressione tra Germania nazista e Unione Sovietica.
Culmine
La crisi di Danzica raggiunse il suo culmine all'inizio del 1939; man mano che i rapporti sulle dispute
riguardo alla Città Libera di Danzica aumentavano, il Regno Unito "garantì" di difendere l'integrità
territoriale dell'allora Repubblica di Polonia e i polacchi respinsero una serie di offerte ultimative da parte
della Germania nazista riguardanti sia Danzica sia il corridoio polacco; i tedeschi decisero quindi di
rompere le relazioni diplomatiche. Hitler aveva saputo che l'Unione Sovietica avrebbe firmato un patto di
non aggressione con la Germania e avrebbe tollerato un attacco contro la Polonia. L'espansione della
Germania nazista a formare la Großdeutschland ("Grande Germania"), secondo i principi del
pangermanismo, già sviluppati nel secolo precedente, ma particolarmente cari a Hitler Il 1º settembre
1939 la Germania invase la Polonia e due giorni dopo Regno Unito e Francia dichiararono guerra alla
Germania, fino a quel tempo costantemente alla ricerca di mediazioni pacifiche che avevano permesso
l'espansione tedesca senza sforzi bellici. La seconda guerra mondiale stava iniziando, ma la Polonia
cadde molto rapidamente, specialmente dopo che i sovietici l'ebbero attaccata a loro volta il 17 settembre.
Il Regno Unito effettuò dei bombardamenti su Wilhelmshaven, Cuxhaven,[30][31] Helgoland[32] e altre
zone. A parte qualche scontro navale, non successe nient'altro; per questo tale periodo venne definito
della "strana guerra".
Il 1940 iniziò con il Regno Unito che lanciò dei volantini di propaganda nei cieli di Praga e Vienna,[33]
ma a un attacco tedesco alla flotta britannica in alto mare seguì il bombardamento inglese alla città
portuale di Sylt.[34] Dopo l'incidente dell'Altmark al largo delle coste della Norvegia e la scoperta dei
piani britannici per accerchiare la Germania, Hitler invase la Danimarca, che non oppose resistenza e
capitolò il giorno stesso dell'invasione. Le forze tedesche invasero quindi la Norvegia, che provò invece a
resistere. Poco dopo britannici e francesi approdarono nella Norvegia centrale e settentrionale, ma la
Germania sconfisse quelle truppe durante la conseguente campagna di Norvegia. Gli scontri durarono
fino al giugno 1940, quando le forze anglo-francesi si ritirarono e l'esercito tedesco occupò gli ultimi
territori ancora in mano alle forze norvegesi. Subito dopo la Svezia si dichiarò neutrale e la Finlandia si
alleò con la Germania; Hitler si garantì così i rifornimenti di ferro dalla Svezia attraverso le acque
costiere.
Nel maggio 1940 la "strana guerra" finì e, contro il parere dei
suoi consiglieri, Hitler invase il Lussemburgo, il Belgio e i
Paesi Bassi; il Lussemburgo non oppose resistenza e capitolò
il giorno stesso dell'invasione, mentre Paesi Bassi e Belgio
cercarono vanamente di opporsi, ma i loro eserciti crollarono
in poco tempo contro quello tedesco e si videro anch'essi
costretti a capitolare. Una volta occupati i tre Paesi le forze
tedesche invasero la Francia, il cui esercito non era per
uomini e per mezzi inferiore a quello della Germania, ma non
Un pescatore britannico aiuta un soldato
alleato mentre una bomba lanciata da
ne aveva la velocità (molto spesso uomini e cannoni si
uno Stuka esplode pochi metri più in là: spostavano ancora al ritmo di fanti e cavalli) e soprattutto non
più di 300 000 soldati vennero evacuati era supportato da adeguate forze aeree (la debole aviazione
da Dunkerque e dalle spiagge circostanti francese fu subito annientata da quella tedesca e quella
nel maggio e giugno 1940 britannica non riuscì ad agire in tempo). La campagna di
Francia si concluse con una schiacciante vittoria della
Germania e con la capitolazione della Francia, che fu divisa
in due parti: una zona nord, che passò alla Germania, e una zona sud, dove nacque uno Stato
collaborazionista (chiamato anche Francia di Vichy) guidato dal generale Henry Philippe Pétain. Tuttavia,
dato il rifiuto dei britannici di accettare l'offerta di pace di Hitler, la guerra continuò.[35][36] Germania e
Regno Unito continuarono a combattere sia in mare sia nei cieli e il 24 agosto due bombardieri tedeschi
fuori rotta bombardarono accidentalmente Londra, contro la volontà di Hitler, cambiando il corso della
guerra.[37] Come risposta all'attacco i britannici bombardarono Berlino, azione che fece infuriare Hitler, il
quale ordinò quindi di attaccare le città britanniche e il Regno Unito venne pesantemente bombardato
nell'operazione chiamata Blitz.[38]
Questo cambiamento degli obiettivi prioritari intralciò i piani della Luftwaffe di conquistare la superiorità
aerea sulla Gran Bretagna, necessaria per la progettata invasione, e permise alle difese aeree britanniche
di recuperare la propria forza e continuare a combattere. Hitler sperava di spezzare il morale dei
britannici e conquistare in quel modo la pace, ma questi rifiutarono di arretrare di un passo dalle loro
posizioni; alla fine, Hitler dovette rinunciare alla campagna di bombardamenti conosciuta come battaglia
d'Inghilterra per dedicarsi alla lungamente pianificata invasione dell'Unione Sovietica, ovvero
l'operazione Barbarossa.
L'operazione Barbarossa avrebbe dovuto iniziare prima di quando partì in realtà, ma i fallimenti militari
italiani in Nordafrica e nei Balcani avevano preoccupato Hitler. Nel febbraio 1941 l'Afrika Korps tedesco
venne inviato in Libia per aiutare gli italiani e tenere impegnate le forze del Commonwealth britannico
schierate in Egitto che era tenuto dagli inglesi. Con il prosieguo della campagna del Nordafrica, a dispetto
degli ordini che volevano si rimanesse sulla difensiva, l'Afrika Korps riconquistò i territori persi dagli
italiani, respingendo i britannici nel deserto e avanzando verso l'Egitto. In aprile i tedeschi invasero la
Jugoslavia, che qualche giorno prima si era alleata con il Regno Unito. Il Paese crollò rapidamente sotto i
colpi della macchina da guerra tedesca e fu costretto alla capitolazione. Il Paese fu poi smembrato: la
Slovenia e la Serbia furono annesse alla Germania, Croazia e Bosnia ed Erzegovina furono unite nello
Stato Indipendente di Croazia (Stato fantoccio nelle mani dei tedeschi), il Montenegro passò all'Italia e la
Macedonia alla Bulgaria. Seguirono poi l'invasione della Grecia (che capitolò dopo poche settimane, già
provata da una lunga guerra difensiva contro l'esercito italiano che aveva provato a occupare il paese
senza riuscirci) la battaglia di Creta (occupata con un aviosbarco). A causa delle distrazioni in Africa e nei
Balcani i tedeschi non riuscirono a lanciare l'operazione Barbarossa fino alla fine di giugno. Uomini e
materiali furono inoltre destinati ad altro impiego per creare l'Europa fortificata che Hitler voleva prima
di rivolgere la propria attenzione a est.
La Germania e i suoi alleati invasero l'Unione Sovietica il 22 giugno 1941. Alla vigilia dell'invasione l'ex
delfino di Hitler Rudolf Hess tentò di negoziare i termini di una pace con il Regno Unito con un incontro
privato e non ufficiale dopo un atterraggio di fortuna in Scozia. Al contrario Hitler sperava che un rapido
successo in Unione Sovietica avrebbe spinto i britannici ad accettare un tavolo di negoziati. L'inizio
dell'operazione Barbarossa fu comunque un successo; il solo timore di Hitler era che l'esercito tedesco e i
suoi alleati non avanzassero all'interno dell'Unione Sovietica abbastanza in fretta. Entro il dicembre 1941
i tedeschi e gli alleati raggiunsero le porte di Mosca; a nord le truppe avevano raggiunto Leningrado e
avevano circondato la città.[39] Nel frattempo la Germania e i suoi alleati controllavano ormai quasi tutta
l'Europa continentale, con le eccezioni delle neutrali Svizzera e Svezia, e di Spagna, Portogallo,
Liechtenstein, Andorra, Città del Vaticano, Principato di Monaco, Repubblica di San Marino, Irlanda,
Turchia e del Regno Unito, che ancora resisteva.
L'11 dicembre 1941, quattro giorni dopo l'attacco giapponese a Pearl Harbor, la Germania nazista e l'Italia
dichiararono guerra agli Stati Uniti. Questo non era solo un modo di rafforzare il legame con il Giappone,
ma dopo mesi di roboante propaganda antitedesca sui media americani e la messa in atto del programma
di aiuti al Regno Unito denominato Lend-Lease le indiscrezioni sul piano Rainbow Five e i contenuti del
discorso di Franklin Delano Roosevelt riguardo a Pearl Harbor avevano fatto comprendere a Hitler che
gli Stati Uniti non sarebbero rimasti neutrali. La politica tedesca di "accomodamento" verso gli Stati
Uniti, che tendeva a mantenerli fuori dalla guerra, rappresentava inoltre un peso per lo sforzo bellico
tedesco. La Germania aveva fino ad allora evitato di attaccare i convogli navali statunitensi, anche
quando portavano aiuti alla Gran Bretagna o all'Unione Sovietica. Al contrario, dopo la dichiarazione di
guerra, la marina tedesca iniziò una guerra sottomarina indiscriminata, servendosi degli U-Boot per
attaccare le navi senza preavviso. L'obiettivo della marina tedesca, la Kriegsmarine, era di interrompere
la linea di rifornimenti della Gran Bretagna.
In tali circostanze ebbe luogo una delle più famose battaglie navali della storia, quando la nave da
battaglia tedesca Bismarck, la più grande e potente nave da guerra della Germania, tentò di raggiungere
l'Atlantico e prendere d'assalto le navi con i rifornimenti dirette in Gran Bretagna. La Bismarck venne
affondata, ma non prima di aver a sua volta mandato a fondo la più grande nave da guerra britannica,
l'incrociatore HMS Hood. Gli U-Boot tedeschi ebbero maggior successo rispetto alle unità di superficie
come la Bismarck. Tuttavia la Germania non riuscì a fare della produzione di sommergibili una priorità
strategica e, quando lo fece, i britannici e i loro alleati avevano sviluppato tecnologie e strategie per
neutralizzarli. Inoltre, a dispetto dei primi successi dei sommergibili del 1941 e 1942, la carenza di
materiali in Gran Bretagna non raggiunse mai i livelli della prima guerra mondiale. La vittoria degli
Alleati nella battaglia dell'Atlantico fu comunque ottenuta a caro prezzo: tra il 1939 e il 1945 furono
affondate 3 500 imbarcazioni alleate (per un tonnellaggio complessivo di 14,5 milioni) a fronte di 783 U-
Boot tedeschi.[40]
Parallelamente all'Olocausto i nazisti misero in atto il Generalplan Ost ("piano generale per l'Est") che
prevedeva la conquista, la pulizia etnica e lo sfruttamento delle popolazioni degli annessi territori
dell'Unione Sovietica e della Polonia; furono così uccisi circa venti milioni di civili sovietici, tre milioni
di polacchi e sette milioni di soldati dell'Armata Rossa. La guerra d'aggressione nazista per lo spazio
vitale nell'Europa dell'Est venne intrapresa per "difendere la civiltà occidentale dal bolscevismo dei sub-
umani". Stime indicano che, se i nazisti avessero vinto la guerra, avrebbero deportato circa cinquantuno
milioni di slavi dall'Europa centrale e orientale.[41]
A causa delle atrocità subite sotto il regime di Stalin molti ucraini, baltici e altri appartenenti a etnie
oppresse combatterono al fianco dei nazisti. Gli abitanti delle regioni sovietiche occupate dai nazisti
giudicati di razza ariana o che non avevano diretti antenati ebrei non vennero perseguitati e anzi spesso
vennero reclutati nelle divisioni delle Waffen Schutzstaffel; in ultima analisi, il regime intendeva
"germanizzare" tutto il volk giudicato razzialmente accettabile dell'Europa orientale occupata.
Il mancato "miracolo"
Il ministro tedesco delle Finanze Lutz Graf Schwerin von Krosigk registrò nel suo diario un episodio,
dei primi di aprile 1945, indicativo dell'alternanza di illusione e disperazione che si viveva nel
Führerbunker: Joseph Goebbels leggeva ad alta voce a Hitler un capitolo della biografia di Federico il
Grande, scritta da Thomas Carlyle. Vi si narrava come il re, dopo una serie di sconfitte, non vedesse
più alcuna via uscita; la sua caduta sembrava imminente; Federico il Grande, nella sua ultima lettera al
ministro conte Finckenstein, aveva previsto di suicidarsi se non ci fosse stato alcun cambiamento entro
il 15 febbraio. "Re coraggioso!" commentava Carlyle, "aspetta ancora un po', i giorni della tua fortuna
stanno dietro le nuvole e presto risorgeranno su di te". Il 12 febbraio la zarina di Russia muore; il
miracolo del Casato di Brandeburgo era avvenuto.[42] Secondo il diario di Krosigk, dopo questa lettura
"le lacrime inumidirono gli occhi del Führer". Il 12 aprile Krosigk scrisse: "Abbiamo sentito le ali
dell'Angelo della Storia frusciare nella stanza. Potrebbe essere questo il tanto desiderato cambiamento
di fortuna?"[43] Goebbels avrebbe affermato: "per motivi di necessità storica e giustizia, un
cambiamento di fortuna era inevitabile, come il miracolo del Casato di Brandeburgo nella guerra dei
sette anni. Uno degli ufficiali di stato maggiore chiese ironicamente, Quale zarina morirà questa
volta? Questo - Goebbels aveva risposto - non si può dire; ma il Fato mantiene ancora molte possibilità
nelle sue mani. Tornato a casa, Krosigk seppe della notizia della morte del presidente Roosevelt e
telefonò immediatamente al bunker, comunicando: "La zarina è morta".[44]
Nel 1942 la Germania occupò, senza incontrare resistenza, la Francia di Vichy e Andorra, facendo della
prima uno Stato fantoccio a tutti gli effetti, e installando nella seconda una base della Wehrmacht. Nel
frattempo sui fronti le cose non accennavano a migliorare: in Libia, l'Afrika Korps non riuscì a spezzare il
fronte alleato nella prima battaglia di El Alamein (1º – 27 luglio 1942), anche per le ripercussioni
logistiche e morali della sconfitta di Stalingrado. A partire dai primi mesi del 1942, i bombardamenti
alleati sulla Germania aumentarono d'intensità causando la distruzione, tra le altre, di città come Colonia
e Dresda, la morte di migliaia di civili e costringendo i sopravvissuti a patire gravi sofferenze.[45] Stime
contemporanee riguardo alle perdite umane dell'esercito tedesco parlano di 5,5 milioni di morti.[46]
Nel novembre 1942 la Wehrmacht e l'esercito italiano ingaggiarono gli statunitensi e i britannici in
Tunisia, dando inizio alla campagna che si concluse nel maggio seguente con il ritiro delle truppe italo-
tedesche dall'area. In Italia, gli Alleati erano arrivati in Sicilia e avevano cominciato a occupare il Sud; in
risposta all'armistizio del settembre 1943 tra l'Italia e gli Alleati, i tedeschi occuparono il Nord e il Centro
della penisola, istituendo uno Stato fantoccio chiamato Repubblica Sociale Italiana. Il Regno d'Italia
dichiarò quindi guerra alla Germania. Gli Alleati e l'esercito regio italiano continuarono a riconquistare il
Paese, ma incontrarono una fiera resistenza, in particolare ad Anzio e a Cassino, nella prima metà del
1944; la campagna continuò fin quasi al termine della guerra. Nel giugno 1944 le forze statunitensi e
britanniche crearono un fronte occidentale con lo sbarco in Normandia (6 giugno 1944). Sul fronte
orientale, dopo la positiva operazione Bagration dell'estate 1944, l'Armata Rossa conquistò la Polonia; le
popolazioni della Prussia Orientale e Occidentale e della Slesia fuggirono in massa temendo persecuzioni
e violenze da parte dei comunisti.
Nel frattempo, nel sotterraneo Führerbunker Adolf Hitler rimase psicologicamente isolato e tagliato fuori,
iniziando a mostrare segni di squilibrio mentale; incontrando i vertici militari iniziò a valutare l'ipotesi del
suicidio se la Germania avesse perso la guerra. Poco dopo l'Armata Rossa circondò Berlino, tagliandone
le comunicazioni con il resto della Germania; nonostante la perdita di eserciti e territori Hitler non
abbandonò il potere né si arrese. In assenza di comunicazioni da Berlino Hermann Göring mandò a Hitler
un ultimatum, minacciando di assumere il comando della Germania nazista nel mese di aprile se non
avesse ricevuto risposta, fatto che avrebbe interpretato come la dimostrata incapacità di Hitler a
governare. Dopo aver ricevuto l'ultimatum Hitler ordinò l'immediato arresto di Göring e inviò un aereo
che portasse la sua risposta a Göring stesso in Baviera. In seguito, nel Nord della Germania, il
Reichsführer-SS Heinrich Himmler prese contatto con gli Alleati per negoziare la pace; anche in questo
caso la reazione di Hitler fu violenta e ordinò l'arresto e la messa a morte di Himmler.
Nella primavera del 1945 l'Armata Rossa entrò a Berlino; le
forze statunitensi e britanniche avevano conquistato la
maggior parte della Germania occidentale e incontrarono i
sovietici a Torgau, sul fiume Elba il 26 aprile 1945. Con
Berlino sotto assedio, Hitler e i comandanti nazisti rimasero
asserragliati nel Führerbunker mentre in superficie, nella
battaglia di Berlino (16 aprile 1945-2 maggio 1945), l'Armata
Rossa affrontava quello che restava dell'esercito tedesco, la
Hitler-Jugend (la Gioventù hitleriana) e le Waffen-SS, per
prendere il controllo della capitale ormai in rovina.
Soldati statunitensi attraversano la linea
Sigfrido tra Francia e Germania
La capitolazione delle forze tedesche
Lo stesso argomento in dettaglio: Governo di Flensburg.
La guerra è stata la più grande e distruttiva della storia dell'umanità e ha causato sessanta milioni di
morti,[47] inclusi i milioni di persone perite durante l'Olocausto.[48] La sola Unione Sovietica ha perso nel
corso della guerra circa venti milioni di persone.[49] Verso la fine della guerra l'Europa contava più di
quaranta milioni di profughi.[50]
Il 23 maggio 1945 il governo dell'ammiraglio Karl Donitz, successore di Hitler, venne sciolto dalle Forze
Alleate inglese, francese, americana e sovietica, e il successivo 5 luglio, con la creazione della
Commissione alleata di controllo, le quattro potenze alleate presero il "potere supremo per quanto
riguarda la Germania".[51]
La caduta del Terzo Reich
Lo stesso argomento in dettaglio: Conferenza di Potsdam e Trattato sullo stato finale della Germania.
Nell'agosto 1945 con la conferenza di Potsdam vennero stretti accordi e tratteggiata una linea per la
creazione di un nuovo governo della Germania del periodo post-bellico, oltre che per i risarcimenti di
guerra e per il riassetto del Paese. Tutte le annessioni di territorio tedesche in Europa avvenute dopo il
1937, come quella dei Sudeti, vennero annullate; il confine orientale della Germania venne inoltre
spostato verso ovest fino alla linea Oder-Neiße. I territori a est del nuovo confine come la Prussia
Occidentale, parte della Prussia Orientale, la Slesia, due terzi della Pomerania e parte del Brandeburgo
passarono alla Polonia, mentre parte della Prussia Orientale passò all'Unione Sovietica. La maggior parte
di queste erano zone agricole, con l'eccezione della Slesia superiore che era il secondo centro tedesco
come importanza per l'industria pesante. Molte città, sia grandi sia piccole, come Stettino, Königsberg,
Breslavia, Elbląg e Danzica vennero svuotate della loro popolazione tedesca e tolte a loro volta dal
controllo della Germania.
La Francia assunse il controllo di gran parte delle rimanenti fonti di carbone tedesche. Praticamente tutti i
tedeschi che vivevano in Europa centrale al di fuori dei nuovi confini orientali di Germania e Austria,
vennero nel giro di qualche anno espulsi, problema che riguardò circa diciassette milioni di persone.
Stime calcolano che tali espulsioni finirono per provocare tra uno e due ulteriori milioni di morti. Le zone
occupate da Francia, Regno Unito e Stati Uniti in seguito diventarono la Repubblica Federale Tedesca
(Germania Ovest), mentre la zona controllata dai sovietici diventò la Repubblica Democratica Tedesca
(Germania Est), con l'eccezione del settore occidentale della città di Berlino.
L'iniziale politica di occupazione repressiva degli Alleati occidentali venne radicalmente cambiata dopo
pochi anni, quando la guerra fredda rese i tedeschi degli alleati importanti contro il comunismo. Entro gli
anni sessanta la Germania occidentale si era già ripresa economicamente, producendosi in quello che
venne chiamato Wirtschaftswunder ("miracolo economico"), principalmente grazie alla riforma monetaria
del 1948 che sostituì il Reichsmark con il marco tedesco come valuta legale, arrestando l'inflazione
galoppante, ma anche, in misura minore, all'aiuto economico sotto forma di prestiti fornito dal piano
Marshall, la cui influenza venne ampliata fino a comprendere la Germania occidentale. Il recupero della
Germania occidentale venne inoltre sostenuto dalle politiche fiscali e da un grande sforzo da parte dei
lavoratori, che finì anche per generare il fenomeno dei Gastarbeiter.
La politica di smantellamento delle industrie tedesche da parte degli Alleati finì nel 1951 e nel 1952 la
Germania aderì alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio. Nel 1955 l'occupazione militare della
Germania occidentale finì ufficialmente. Sotto il comunismo la Germania orientale si riprese a ritmo più
ridotto fino al 1990, a causa dei risarcimenti pagati all'Unione Sovietica e degli effetti negativi
dell'economia centralizzata pianificata. La Germania riguadagnò la piena sovranità dall'Unione Sovietica
nel 1991.
Dopo la guerra i capi nazisti sopravvissuti vennero processati da un tribunale alleato a Norimberga per
crimini contro l'umanità. Una minoranza venne condannata a morte e giustiziata, mentre altri vennero
incarcerati e poi rilasciati verso la metà degli anni cinquanta sia per le loro condizioni di salute sia per
l'età ormai avanzata, con la sola notevole eccezione di Rudolf Hess, che morì nel carcere di Spandau,
dove si trovava in stato di isolamento permanente, nel 1987. Negli anni sessanta, settanta e ottanta in
Germania occidentale vennero fatti altri tentativi di portare coloro che erano direttamente responsabili di
"crimini contro l'umanità" davanti a un giudice. Tuttavia molti dei funzionari nazisti non di primo piano
continuarono a rimanere in libertà.
Gli Alleati misero fuori legge il NSDAP, le sue organizzazioni secondarie e affiliate e la maggior parte
dei suoi simboli ed emblemi (tra cui la svastica) sia in Germania sia in Austria; il divieto è tuttora in
vigore. La fine del Terzo Reich vide inoltre il tramonto di correlate espressioni di esplicito nazionalismo,
come il pangermanismo e il movimento völkisch, che prima della seconda guerra mondiale erano state
ideologie diffuse e importanti della scena politica tedesca ed europea. Fedeli alle suddette ideologie
rimasero solo piccole frange minoritarie.
Le conseguenze
I processi a Norimberga
Lo stesso argomento in dettaglio: Processo di Norimberga.
Nonostante tutto, alcuni hanno accusato i processi di Norimberga di essere stati la "giustizia del
vincitore", dal momento che non fu presa alcuna iniziativa simile per punire i crimini di guerra e contro
l'umanità commessi durante la guerra da Alleati e sovietici.[52][53]
L'occupazione della Germania
Lo stesso argomento in dettaglio: Zone di occupazione della Germania.
Geografia
Amministrazione
Lo stesso argomento in dettaglio:
Divisioni amministrative della Germania
nazista, Gauleiter e Reichsgau.
Città di Amburgo
Anhalt
Assia
Baden
Baviera e Sudeti
Berlino
Città di Brema
Braunschweig
Lippe
Meclemburgo
Oldenburg
Prussia e Slesia morava
Sassonia e Sudeti
Schaumburg Lippe
Württemberg
Per rafforzare il controllo della Germania da parte di Hitler nel 1935 il regime nazista di fatto sostituì i
governi dei Länder (Stati costitutivi) con i Gau (distretti regionali), guidati da governatori che
rispondevano direttamente al governo centrale del Reich di Berlino. La riorganizzazione politica indebolì
la Prussia, che storicamente aveva da sempre avuto un peso determinante sulle scelte politiche tedesche.
Inoltre, nonostante la centralizzazione e l'assunzione dell'incarico di governatori dei Gau, alcuni dirigenti
nazisti continuarono a mantenere la carica che avevano all'interno dei Länder; Hermann Göring rimase
Reichsstatthalter e primo ministro di Prussia fino al 1945, mentre Ludwig Siebert rimase primo ministro
di Baviera. Così nel corso della seconda guerra mondiale lo Stato tedesco fu riorganizzato in nuovi
territori interni ed esterni (annessioni fuori del territorio tedesco).
Territori annessi
Nell'ottica di creare una "Grande Germania" il Alto Danubio
governo nazista di Hitler attuò una politica di Basso Danubio
espansione a danno dei vicini Stati. Vienna
Salisburgo
Austria: diviene provincia del Reich con Stiria
l'annessione del 13 marzo 1938 Carinzia
(Anschluss) con a capo come gerarca
nazista (Reichstadthalter) il governatore Tirolo e Vorarlberg
Joseph Bürckel che l'amministra fino al 28 Cecoslovacchia
aprile 1945.
Protettorato di Boemia e Moravia dal Ostland (Lituania)
16 marzo 1939 con il governatore Rutenia bianca
Reinhard Heydrich a cui succedono Białystok
Wilhelm Frick come Reichsprotektor
(1943-1944) e il vice Karl Frank fino al Volinia
1945. Varsavia
Polonia: è occupata con lo scoppio della Lublino
seconda guerra mondiale (1º settembre Radom
1939) e governata da Hans Frank. Cracovia
Galizia
Rutenia: divenuta repubblica autonoma sotto il protettorato tedesco (1939) è amministrata dal generale
Volosin ed è poi ceduta come provincia all'Ungheria.
Regioni e protettorati
Negli anni che precedettero la guerra, oltre alla Repubblica di Weimar, il Reich finì per comprendere altre
regioni dove vivevano popolazioni di etnia tedesca, come Austria, i Sudeti cecoslovacchi e il Territorio di
Memel in Lituania. Tra le regioni conquistate dopo lo scoppio della guerra si ricordano Eupen e
Malmedy, l'Alsazia-Lorena, la città libera di Danzica e la Polonia.
Tra il 1939 e il 1945 il Terzo Reich governò l'attuale Repubblica Ceca come protettorato di Boemia e
Moravia, introducendo la Reichsmark come mezzo legale di pagamento accanto alla preesistente corona e
realizzando nell'ottobre del 1940 l'unione doganale con la Germania;[54] rivendicata prima della guerra, la
Slesia ceca venne incorporata nella provincia della Slesia e il Lussemburgo venne annesso nel 1942
durante la guerra. La Galizia centrale e quella polacca furono poste sotto il Governatorato Generale. Alla
fine del conflitto i polacchi avrebbero dovuto essere forzatamente trasferiti dai territori settentrionali e
occidentali della Polonia ante-guerra per far posto a cinque milioni di tedeschi. Per la fine del 1943 il
Reich occupò il Sud Tirolo, il Trentino, l'Istria, il Friuli e la provincia di Belluno, dando vita a due enti
amministrativi, denominati Zona d'operazioni del Litorale adriatico (Operationszone Adriatisches
Küstenland) e Zona d'operazioni delle Prealpi (Operationszone Alpenvorland), direttamente dipendenti da
Berlino. Ciò fu possibile per via del caos in cui era precipitata l'Italia con l'armistizio di Cassibile.
Nei territori occupati che non rientravano nel progetto di annessione alla Große-Deutschland vennero
istituite le suddivisioni amministrative chiamate Reichskommissariat. La Russia sovietica occupata dai
nazisti includeva il Reichskommissariat Ostland (che comprendeva i Paesi Baltici, la parte orientale della
Polonia e la parte occidentale della Bielorussia) e il Reichskommissariat Ukraine. Nell'Europa del Nord
c'erano il Reichskommissariat Niederlande (nei Paesi Bassi) e il Reichskommissariat Norwegen (in
Norvegia). Nel 1944 venne creato un Reichskommissariat franco-belga dalla precedente amministrazione
militare del Belgio e della Francia del Nord, anch'essa frutto della occupazione tedesca. Tali strutture
avrebbero dovuto fungere da basi per la creazione di Stati satelliti filo-tedeschi, ma il corso della guerra
interruppe bruscamente questi progetti.
Economia
Lo stesso argomento in dettaglio: Economia della Germania nazista e Keynesismo militare.
Adottando il trasversalismo tipico del fascismo, l'economia di guerra
della Germania nazista era un sistema misto di libero mercato e
pianificazione statale centralizzata; lo storico Richard Overy afferma:
«L'economia tedesca teneva il piede in due scarpe. Non era abbastanza
affidata allo Stato da poter realizzare quello che poteva fare il sistema
sovietico, ma non era nemmeno così capitalista da poter contare, come
faceva l'America, sul reclutamento dell'impresa privata.»[55]
Il piano quadriennale venne trattato nel Memorandum di Hossbach (5 novembre 1937), resoconto
dell'incontro tra Hitler, l'esercito e gli addetti alla politica estera, in cui venne pianificata la guerra
d'aggressione. La Germania iniziò comunque la guerra nel 1939, mentre la conclusione del piano era
prevista nel 1940; per controllare l'economia del Reich Göring creò l'ufficio per il piano quadriennale. Nel
1942 gli aumentati costi del conflitto e la morte in un incidente aereo del Reichsminister Fritz Todt,
crearono le condizioni perché alla guida delle politiche economiche si insediasse Albert Speer; Speer
impiantò in Germania un'economia di guerra che richiese lo sfruttamento su larga scala di lavoratori
forzati. Per sostenere l'economia del Terzo Reich per mezzo di schiavi i nazisti sequestrarono dodici
milioni di persone provenienti da circa venti nazioni europee; approssimativamente il 75% di essi
proveniva dall'Europa orientale.[61][62]
Ordinamento politico
Lo stesso argomento in dettaglio: Adolf Hitler.
Con l'assegnazione della maggioranza delle posizioni di governo a membri del partito nazista per il 1935
il governo nazionale tedesco e il partito diventarono praticamente la stessa cosa. Nel 1938, per mezzo
della politica della Gleichschaltung, i governi locali e degli Stati federati persero tutto il loro potere
legislativo, rispondendo sul piano amministrativo ai capi nazisti, conosciuti come Gauleiter, che
governavano i Gau e i Reichsgau.
Governo
La Germania nazionalsocialista si componeva di varie strutture di potere, che cercavano tutte di
guadagnarsi il favore del Führer, Adolf Hitler. In questo modo molte leggi esistenti venivano eliminate e
sostituite con delle interpretazioni di quella che si riteneva fosse la volontà di Hitler. Un alto ufficiale del
partito o del governo poteva prendere un commento di Hitler e trasformarlo in una nuova legge, che
Hitler avrebbe potuto approvare come disapprovare. Questo modo di procedere prese il nome di "lavorare
in direzione del Führer" e il governo non era coordinato e non collaborava come un blocco unico, ma
operava come un gruppo di individui ciascuno dei quali cercava di guadagnare per sé maggior potere e
influenza tramite Hitler. Questo fatto rese spesso l'azione di governo molto involuta e divisa,
specialmente grazie al fatto che Hitler aveva l'abitudine di fare nomine molto simili con sovrapposizioni
di poteri e autorità. Il metodo permise ai nazisti più ambiziosi e con minori scrupoli di mettersi in luce
assecondando le posizioni più estreme e radicali dell'ideologia di Hitler, come l'antisemitismo,
guadagnandosi il suo favore politico. Protette dall'efficientissima macchina della propaganda di Goebbels
che ritraeva il governo come un gruppo impegnato coeso ed efficiente, le lotte interne e la conseguente
legislazione caotica finirono per aumentare sempre più. Gli storici in materia si dividono tra
"intenzionalisti", che credono che Hitler avesse creato tale sistema perché era l'unico modo di assicurarsi
la totale fedeltà dei sottoposti e di rendere impossibile una cospirazione, e "strutturalisti", che credono
che il sistema si fosse evoluto da solo come apparente limitazione del potere assoluto di Hitler.
Ideologia
Questa voce o sezione sugli argomenti stati scomparsi e nazismo non cita
le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti.
Commento: una sola misera noticina per un paragrafo di questa grandezza e con un
contenuto così delicato, non è decisamente abbastanza.
Il nazionalsocialismo adottava alcuni degli elementi ideologici chiave del fascismo, che erano stati
originariamente sviluppati in Italia sotto la guida di Benito Mussolini; tuttavia i nazisti non si definirono
mai fascisti. Entrambe le ideologie prevedevano l'uso politico di militarismo, nazionalismo,
anticomunismo e forze paramilitari ed entrambe si proponevano di creare uno Stato dittatoriale. I nazisti
furono però molto più interessati alla questione razziale di quanto lo fossero i fascisti in Italia, Portogallo
e Spagna. I nazisti inoltre intendevano creare uno Stato completamente totalitario a differenza dei fascisti
italiani che, pur con simili propositi, lasciarono un grado maggiore di libertà personale ai propri cittadini.
Tali differenze consentirono alla monarchia italiana di continuare a esistere e mantenere alcuni poteri
ufficiali. I nazisti copiarono dai fascisti italiani buona parte della loro simbologia, trasformando ad
esempio il saluto romano nel saluto nazista; entrambi i partiti organizzavano raduni di massa, si servivano
di organizzazioni paramilitari in divisa fedeli al partito (le SA in Germania e le Camicie nere in Italia),
Hitler e Mussolini venivano chiamati con appellativi equivalenti ("Führer" e "Duce"), erano
anticomunisti, volevano uno Stato guidato dall'ideologia e perseguivano una via di mezzo tra capitalismo
e comunismo comunemente nota come corporativismo. Il partito comunque rifiutava l'etichetta di
fascista, sostenendo che il nazionalsocialismo era un'ideologia originale tedesca.
La natura totalitaria del Partito nazionalsocialista era uno dei suoi dogmi fondamentali. I nazisti lottarono
perché tutti i grandi conseguimenti passati della nazione tedesca e delle sue genti venissero associati agli
ideali del nazionalsocialismo, anche quelli ottenuti prima che tale ideologia esistesse. La propaganda
attribuì il rafforzamento degli ideali nazisti e il successo del regime ad Adolf Hitler, che veniva descritto
come il genio che stava dietro ai successi del partito e alla rinascita della Germania.
Per assicurare la riuscita dell'intento di realizzare uno Stato totalitario, la milizie paramilitari naziste, le
Sturmabteilung (SA), scatenarono violenze nei confronti di appartenenti alla sinistra, comunisti,
democratici, ebrei e altri oppositori o appartenenti a minoranze. Le "squadre d'assalto" delle SA si
scontrarono duramente con gli avversari del Partito Comunista Tedesco (Kommunistische Partei
Deutschlands, KPD), fatto che creò nel Paese un clima di illegalità e paura. Nelle città le persone
temevano rappresaglie o anche la morte, se si fossero mostrate ostili ai nazisti. Data la frustrazione della
gente (conseguenza della prima guerra mondiale e alla depressione) fu facile per le SA attrarre tra le
proprie file un gran numero di giovani emarginati e disoccupati appartenenti alla classe lavoratrice,
rendendoli sostenitori del partito.
La "questione tedesca", come spesso si nomina la questione in storiografia, ha il suo fulcro nel problema
dell'amministrazione e della sovranità delle regioni abitate da popolazioni di etnia tedesca nell'Europa
centrale e meridionale, un tema che è stato sempre molto importante nella storia della Germania.[63] Il
piano per mantenere la Germania territorialmente ridotta favoriva i suoi principali rivali economici, ed
era la principale motivazione per la rifondazione di uno Stato polacco a spese della Germania (tramite
cessione della Prussia e della Pomerania); l'obiettivo era di creare numerosi contrappesi per "ribilanciare
la potenza della Germania", in modo da non permettere il ritorno di uno Stato egemone in Europa che
destabilizzasse il controllo sul continente acquisito da Stati Uniti e Unione Sovietica.
I nazisti sostennero l'idea della Großdeutschland e credevano che la riunione dei popoli germanici
all'interno di un solo Stato rappresentasse un passo vitale verso il successo della nazione. Fu
l'appassionato sostegno all'ideale di un solo Volk per la Grande Germania che condusse all'espansione
territoriale, fornendo al Terzo Reich la legittimazione e il sostegno necessari a riconquistare territori
perduti in tempi relativamente recenti, ma popolati perlopiù da popolazioni non-tedesche, come nel caso
delle province orientali perse col trattato di Versailles o a acquisire nuovi territori dove vivevano dei
tedeschi come l'Austria. Anche il concetto hitleriano di Lebensraum ("spazio vitale"), evoluzione
novecentesca del suo predecessore, il Drang nach Osten, venne sfruttato dal NSDAP per legittimare la
politica espansionista. Al vertice degli obbiettivi da conquistare vi erano il corridoio polacco e la città di
Danzica, il primo per ritrovare la continuità orientale tra Prussia e Pomerania e la seconda perché abitata
soprattutto da tedeschi.
Come ulteriore complemento alla politica razziale, con la teoria del Lebensraum, secondo i progetti del
Reich l'Europa orientale sarebbe stata popolata da milioni di coloni di etnia tedesca e la popolazione slava
che fosse rientrata negli standard razziali stabiliti dai nazisti sarebbe stata assorbita dal Reich. Coloro che
invece non rispettavano gli standard razziali sarebbero stati sfruttati come manodopera a buon mercato
oppure deportati più a est.[64] Il razzismo era un aspetto molto importante della società del Terzo Reich: i
nazisti univano l'antisemitismo all'anticomunismo, considerando sia il movimento internazionale leninista
sia il mercato internazionale di tipo capitalista come opera della "cospirazione ebraica", a causa
dell'asserito alto numero di persone di origine ebraica tanto nelle file dell'alta finanza angloamericana
quanto tra gli esponenti della rivoluzione bolscevica. Si riferivano a questa presunta alleanza anti-europea
come alla "rivoluzione ebraico-bolscevica dei subumani".[65] Queste premesse si concretizzarono durante
la seconda guerra mondiale nella deportazione, nell'internamento e nel sistematico sterminio di milioni di
persone, metà delle quali erano ebrei. Furono uccisi inoltre milioni di polacchi, rom, comunisti, socialisti,
anarchici, emarginati sociali, omosessuali, intellettuali non allineati e appartenenti a minoranze religiose
come testimoni di Geova, cristadelfiani, membri della Chiesa confessante e massoni.[66]
Hitler si servì della politica accomodante delle due più grandi democrazie europee per procurarsi
opportunisticamente un vantaggio quando nel marzo 1935 annunciò che avrebbe indetto una leva militare
per creare la Luftwaffe; entrambe le iniziative erano una violazione del trattato di Versailles. La sua
politica estera era intesa a testare la forza di Francia e Regno Unito per vedere fino a che punto avrebbe
potuto spingersi senza conseguenze.
L'altro fronte su cui si muoveva era l'Italia; Hitler, da sempre grande ammiratore di Mussolini, vedeva in
essa un altro naturale alleato geopolitico della Germania e più volte si era dichiarato estraneo
all'irredentismo tedesco nel Südtirol in voga tra i nazionalisti tedeschi negli anni venti. Tuttavia prima
della stipulazione dell'asse Roma-Berlino Mussolini era fortemente anti-hitleriano e mal tollerava la
politica di appeasement condotta da Francia e Inghilterra. L'Italia si opponeva in particolar modo alle
pretese del NSDAP di annettere l'Austria alla Germania. Mussolini era infatti amico personale del
cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss e il suo assassinio nel 1934 per mano di esponenti filo-tedeschi
indusse Mussolini a opporsi con la forza a ogni tentativo di espansione da parte della Germania. Solo nel
1938, con un notevole riavvicinamento tra Germania e Italia in seguito alla guerra d'Etiopia, gli esponenti
filo-nazisti organizzarono un colpo di Stato e presero il potere in mano; la Germania poté dunque
penetrare nel Paese alpino e annetterlo al Reich. L'Italia reagì con indifferenza, mentre l'Inghilterra di
Chamberlain sperava invano che la volontà di potenza del Reich si fosse placata con l'Anschluss.
Per un periodo di tempo la Germania si impegnò in negoziati informali con la Polonia riguardanti il
problema della revisione dei confini, ma dopo l'accordo di Monaco e la riacquisizione del Territorio di
Memel il Reich arrivò a chiedere la cessione della Città Libera di Danzica (al 97% germanofona nel
1939) e del corridoio polacco, ma la Polonia rifiutò.
Germania e Unione Sovietica, fino ad allora notevolmente ostili l'una verso l'altra, ma accomunate dalla
sfiducia verso le democrazie occidentali e dalla volontà di espandere i propri confini rispettivamente
verso est e verso ovest, iniziarono le trattative per progettare l'invasione coordinata della Polonia.
Nell'agosto 1939 venne firmato il patto Molotov-Ribbentrop e i due Paesi si accordarono per spartirsi il
paese lungo la linea Curzon. L'invasione ebbe inizio il 1º settembre 1939: gli ultimi tentativi di trattative
diplomatiche tra Germania e Polonia fallirono e la Germania invase la Polonia come programmato. I
tedeschi sostennero che il giorno prima soldati polacchi avessero attaccato delle postazioni tedesche;
l'azione segnò l'inizio della seconda guerra mondiale, in quanto gli Alleati rifiutarono di accogliere le
pretese tedesche sulla Polonia e attribuirono alla Germania la responsabilità dell'inizio del conflitto,
dichiarando guerra il 3 settembre 1939.
Tra il novembre del 1939 e il marzo del 1940 vi fu il periodo della cosiddetta "strana guerra", con
ambedue gli eserciti che rimasero arroccati lungo le rispettive linee di difesa (linea Maginot e linea
Sigfrido). Tuttavia all'inizio della primavera del 1940 la Germania iniziò a temere che i britannici
volessero interrompere la rotta commerciale tra Svezia e Germania spingendo la Norvegia verso gli
Alleati, fatto che avrebbe portato gli Alleati a essere in una posizione pericolosamente vicina al territorio
tedesco. Sebbene di fatto i Paesi scandinavi volessero in realtà restare estranei al conflitto, tra il 9 aprile e
il 10 giugno la Germania invase Danimarca e Norvegia ponendo fine alla "strana guerra". Dopo aver
conquistato anche i Paesi Bassi e aver occupato militarmente la Francia settentrionale con l'aggiramento
delle truppe trincerate dietro la linea Maginot, la Germania permise al nazionalista ed eroe di guerra
Philippe Pétain di creare un regime para-fascista nel Sud del Paese, chiamato comunemente Governo di
Vichy dalla sua capitale, posta appunto nella località termale di Vichy. Seppure sottoposto a numerose
influenze da parte dell'Asse, fino al 1942 il governo di Pétain rimase formalmente neutrale al conflitto e
godette del riconoscimento ufficiale da parte di tutti gli Stati, con l'eccezione degli Alleati.
Nel maggio 1941 l'invasione tedesca della Jugoslavia (dove era appena avvenuto un colpo di Stato filo-
inglese) si concluse con la suddivisione dello Stato; Hitler appoggiò il progetto di Mussolini di creare uno
Stato fascista subordinato all'Asse in Croazia, chiamato Stato Indipendente di Croazia. Alla guida di quel
Paese andò l'estremista nazionalista Ante Pavelić, da molto tempo in esilio a Roma, con il suo movimento
degli Ustascia. I territori limitrofi vennero in parte assegnati all'Ungheria, alla Germania e all'Italia,
mentre a Belgrado venne creato uno Stato collaborazionista sotto il governo di Milan Nedić.
Dal giugno 1941 fino alla fine del conflitto la Germania lottò contro l'Unione Sovietica nel tentativo di
raggiungere l'obiettivo della conquista dello "spazio vitale" per i cittadini tedeschi. Nelle zone occupate
vennero istituiti, sotto suggerimento di Alfred Rosenberg, strutture governative provvisorie in mano ai
tedeschi, denominate Reichskommissariat, tra cui il più famoso e longevo fu il Reichskommissariat
Ostland. Le popolazioni slave, qualora non accettassero di unirsi alla causa tedesca, avrebbero dovuto
essere sfrattate e trasferite più a est per creare spazio per i coloni tedeschi.
Cambiate le sorti della guerra, la Germania fu costretta a occupare l'Italia quando Mussolini venne
deposto da primo ministro dal re d'Italia e imprigionato il 25 luglio 1943, per evitare che il Paese finisse
interamente nelle mani degli Alleati. Le forze tedesche liberarono Mussolini e lo aiutarono a creare uno
Stato repubblicano e fascista chiamato Repubblica Sociale Italiana, parzialmente dipendente dal Reich.
Questo fu l'ultimo atto rilevante in politica estera della Germania nazista. Il resto della guerra vide il
declino delle sorti tedesche e il disperato tentativo di gerarchi come Heinrich Himmler di negoziare la
pace con gli Alleati occidentali (per concentrare le forze contro i sovietici), ma Hitler si oppose
fermamente a tali proposte e consegnò la Germania alla mercé degli statunitensi e dei sovietici.
Giustizia
Lo stesso argomento in dettaglio: Ordinamento giuridico della Germania nazista.
La maggior parte delle strutture giudiziarie e dei codici giuridici della Repubblica di Weimar rimasero in
uso anche durante il Terzo Reich, ma con significativi cambiamenti nelle procedure giudiziarie e
nell'emissione delle sentenze. Il Partito nazionalsocialista era l'unico partito legalmente ammesso in
Germania, mentre tutti gli altri partiti vennero messi al bando. La maggior parte dei diritti umani garantiti
dalla Costituzione di Weimar vennero aboliti per mezzo di varie Reichsgesetze (leggi del Reich).
Minoranze come gli ebrei, gli oppositori politici e i prigionieri di guerra vennero private della maggior
parte dei diritti. Fin dal 1933 si progettò di passare a un Volksstrafgesetzbuch (Codice penale del popolo),
ma il piano non fu messo in atto fino alla fine della guerra.
Nel 1934 venne creato un nuovo tipo di tribunale, il Volksgerichtshof (Tribunale del Popolo), designato a
esprimersi in casi che rivestivano una rilevanza politica. Da quell'anno fino al settembre 1944 il tribunale
emise 5 375 sentenze capitali, senza contare le circa 2 000 emesse tra il 20 luglio 1944 e l'aprile 1945. Il
più importante giudice del Volksgerichtshof fu Roland Freisler, che guidò tale corte dall'agosto 1942 al
febbraio 1945.
Esercito
L'esercito del Terzo Reich, la Wehrmacht, unificò sotto questo nome tra il 1935 e il 1945 tutte le forze
armate tedesche, l'Heer (forze di terra), la Kriegsmarine (marina), la Luftwaffe (aviazione) e il reparto
militare delle Waffen-SS (ramo militare delle Schutzstaffel che rappresentava di fatto un quarto settore
della Wehrmacht).
L'esercito tedesco mise in pratica concetti tattici sperimentati durante la prima guerra mondiale,
combinando l'azione di forze di terra e di aria. Unendo a questo metodi di combattimento tradizionali
come l'accerchiamento, l'esercito tedesco ottenne diverse vittorie molto rapide durante il primo anno di
guerra, spingendo i giornalisti stranieri a creare un nuovo termine per le sue campagne militari, la guerra
lampo. Si calcola che complessivamente il numero di uomini che prestarono servizio nella Wehrmacht tra
il 1935 e il 1945 sia stato di circa 18,2 milioni.
Politica razziale
Lo stesso argomento in dettaglio: Olocausto, Lager e Politica razziale nella Germania nazista.
Il Partito nazionalsocialista portò avanti le proprie politiche razziali e sociali con la persecuzione e
l'uccisione degli individui considerati socialmente indesiderabili o "nemici del Reich". In particolare
vennero presi di mira gruppi come ebrei, zingari, testimoni di Geova,[68] persone con disabilità fisiche o
mentali e omosessuali.
I piani per isolare gli ebrei e alla fine eliminarli completamente iniziarono negli anni trenta con la
costruzione di ghetti, campi di concentramento e campi di lavoro; nel 1933 venne edificato il campo di
concentramento di Dachau, che Himmler descrisse ufficialmente come "il primo campo di
concentramento per prigionieri politici".[69]
Negli anni successivi all'ascesa al potere dei nazionalsocialisti
molti ebrei vennero incoraggiati ad abbandonare il Paese e
molti così fecero. Con l'entrata in vigore delle leggi di
Norimberga del 1935 gli ebrei vennero privati della
cittadinanza tedesca e vennero allontanati dai posti di lavoro
statali. Anche molti ebrei che lavoravano per conto di
tedeschi vennero licenziati e il loro posto dato a disoccupati
tedeschi. Il governo tentò di mandare in Polonia 17 000 ebrei
tedeschi di discendenza polacca, decisione che portò Prigionieri di guerra sovietici nudi nel
all'omicidio di Ernst Eduard vom Rath da parte di Herschel campo di concentramento di
Grynszpan, un ebreo tedesco che viveva in Francia. Il fatto Mauthausen; tra il giugno 1941 e il
gennaio 1942 i nazisti uccisero circa 2,8
rappresentò il pretesto per il partito nazista per scatenare, il 9
milioni di prigionieri dell'Armata Rossa,
novembre 1938, un pogrom contro gli ebrei, diretto in
da loro considerati "subumani"[70]
particolare contro le loro attività commerciali. L'avvenimento
prese il nome di Kristallnacht ("notte dei cristalli"); tale
eufemismo venne usato perché le innumerevoli vetrine
infrante resero le strade come coperte di cristallo. Entro il
settembre 1939 più di 200 000 ebrei lasciarono la Germania,
mentre il governo provvedeva alla confisca di tutti i beni che
erano costretti a lasciare nel Paese.
Un'altra parte del programma nazionalsocialista di perseguire l'obiettivo della purezza razziale fu il
progetto Lebensborn, creato nel 1936. Il progetto intendeva incoraggiare i soldati tedeschi,
principalmente le SS, a riprodursi. Per questo si offrivano servizi di sostegno alle famiglie delle SS, si
favoriva l'adozione di bambini di razza pura sempre da parte di famiglie di SS e vennero create in tutta
l'Europa occupata case di accoglienza per donne ariane incinte di soldati tedeschi. Il progetto Lebensborn
arrivò a ricollocare forzosamente presso famiglie tedesche bambini valutati di razza pura prelevati in
Paesi occupati come la Polonia.
I nazionalsocialisti consideravano ebrei, zingari, polacchi e in genere le persone di razza slava come russi
o ucraini e comunque chiunque non fosse ariano come Untermensch ("subumani"). Decisero così che i
tedeschi, in quanto razza superiore (Übermenschlich), avevano il diritto biologico di deportare, eliminare
e ridurre in schiavitù tutti gli inferiori.[71][72]
Il Generalplan Ost prevedeva che dopo la fine della guerra
più di cinquanta milioni di slavi e baltici non germanizzati
dell'Europa dell'Est sarebbero stati costretti all'emigrazione
forzata nei territori al di là degli Urali e in Siberia. Al loro
posto si sarebbero insediati coloni tedeschi che avrebbero
potuto disporre dello spazio vitale previsto dal Reich. Herbert
Backe fu uno degli ideatori dello Hungerplan, che prevedeva
di ridurre alla fame decine di milioni di slavi per assicurare
cibo e rifornimenti ai tedeschi e alle truppe al fronte.[73]
All'inizio della seconda guerra mondiale le autorità tedesche 12 aprile 1945, le Boelcke-Kaserne
del Governatorato Generale nella Polonia occupata (baracche Boelcke) a sud-est della città
ordinarono che tutti gli ebrei fossero messi ai lavori forzati e di Nordhausen, bombardate fra il 3 e il 4
aprile 1945 dall'aviazione britannica
che tutti quelli inabili al lavoro come le donne o i bambini
causando la morte di 1 300 prigionieri. Le
fossero confinati all'interno dei ghetti.[74]
baracche costituivano un sottocampo del
campo di Mittelbau-Dora. Vi venivano
Vennero ipotizzate varie soluzioni per la cosiddetta reclusi i moribondi del campo e a partire
"questione ebraica"; uno dei metodi proposti fu la dal gennaio del 1945 il loro numero
deportazione forzata di massa. Adolf Eichmann propose che crebbe da qualche centinaio a oltre
gli ebrei fossero costretti a emigrare in Palestina.[74] Franz seimila, con una mortalità che arrivava a
Rademacher avanzò invece l'idea di deportarli in Madagascar; cento persone al giorno.
la proposta godette dell'appoggio di Himmler e venne anche
discussa tra Hitler e il dittatore italiano Mussolini, ma nel
1942 venne abbandonata in quanto irrealizzabile.[74] L'idea di continuare le deportazioni verso la Polonia
occupata trovò l'opposizione del governatore del Governatorato Generale Hans Frank che rifiutò di
accettare gli ebrei in regioni dove erano già presenti in gran numero.[74] Nel 1942 alla conferenza di
Wannsee i vertici nazionalsocialisti presero la decisione di eliminare fisicamente gli ebrei nell'ambito
della discussione sulla "soluzione finale della questione ebraica". Campi di concentramento come
Auschwitz vennero convertiti all'impiego delle camere a gas per riuscire a uccidere il maggior numero di
ebrei possibile. Nel 1945 numerosi campi di concentramento vennero liberati dagli Alleati, che vi
trovarono pochi superstiti in stato di grave prostrazione e malnutrizione. Si trovarono anche prove del
fatto che i nazisti avevano tratto profitto dall'assassinio di massa degli ebrei non solo confiscandone le
proprietà e gli effetti personali, ma anche estraendo le otturazioni dentali in oro dai corpi dei morti.
Politica sociale
Religione
Lo stesso argomento in dettaglio: Religioni nella Germania nazista.
Diversi aspetti del nazionalsocialismo avevano una natura quasi "religiosa". Il culto di Hitler come
Führer, le enormi adunate, i vessilli, le fiamme sacre, le processioni, le commemorazioni e i cortei
funebri possono facilmente essere valutati come dei sostegni essenziali al culto della razza e della nazione
della missione della Germania ariana di vittoria sui propri nemici.[75] Tali caratteri religiosi del nazismo
hanno spinto alcuni studiosi a considerare il nazismo come una sorta di religione politica.
La dottrina contemporanea ha di fatto abbandonato la tesi della secolarizzazione e vede nell'ultima parte
del XX secolo, per dirlo con le parole di Hugh Heclo, il "rientro nell'arena politica proprio di quelle
religioni tradizionali che si credeva che la modernità avesse reso superate".[76] Di conseguenza movimenti
apparentemente laici come nazismo e comunismo vengono spesso descritti, con definizioni discutibili,
come "religioni politiche" o "fedi laiche". Heclo, che ha pubblicato il saggio Christianity and American
Democracy, sostiene che "la religione debba avere un ruolo nella vita pubblica"[77] e sottolinea la sua
importanza in una democrazia sviluppata:
(inglese) (italiano)
«If traditional religion is absent from the public «Se la religione tradizionale è assente dal centro
arena, secular religions are likely to satisfy man's della vita pubblica, le religioni laiche sono pronte
quest for meaning. [...] It was an atheistic faith in a soddisfare il bisogno dell'uomo di uno scopo...
man as creator of his own grandeur that lay at the Al centro del comunismo, del nazismo, del
heart of Communism, fascism and all the horrors fascismo e di tutti gli orrori che hanno scatenato
they unleashed for the twentieth century.[77]» nel XX secolo c'era la fede ateista nell'uomo
come creatore della propria grandezza.»
(Hugh Hecl)
Esaminando l'immaginario religioso del nazismo tale argomentazione sembra plausibile; chiaramente il
nazismo, con il piano di Hitler di costruire una nuova capitale a Berlino (Welthauptstadt Germania), può
essere descritto come il tentativo di costruire una "nuova Gerusalemme".[78] A partire dall'uscita del
celebre saggio di Fritz Stern Kulturpessimismus als politische Gefahr. Eine Analyse nationaler Ideologie
in Deutschland, la maggior parte degli storici hanno visto la relazione tra nazismo e religione sotto questo
profilo. Il movimento nazista e Adolf Hitler sono considerati come fondamentalmente ostili verso la
cristianità, ma non come irreligiosi. Nel primo capitolo del saggio The Nazi Persecution of the Churches
John S. Conway argomenta che le chiese cristiane in Germania all'epoca della Repubblica di Weimar
avevano perso la loro capacità di attrazione e che Hitler aveva offerto "quello che sembrò una necessaria
fede laica al posto della dottrina cristiana caduta in disgrazia".[79]
A partire dal 2003 questa interpretazione dominante è stata tuttavia messa in discussione. Nel suo saggio
Il Santo Reich, lo storico Richard Steigmann-Gall giunge alla controversa conclusione che "il
cristianesimo, in ultima analisi, non rappresentò un ostacolo per il nazismo".[80] Inoltre commenta il
motivo per cui il nazismo è stato spesso inteso come l'opposto del cristianesimo:
(inglese) (italiano)
«What we suppose Nazism must surely have «I caratteri che attribuiamo con sicurezza al
been about usually tells us as much about nazismo in genere ci spiegano le società
contemporary societies as about the past contemporanee tanto quanto il passato che si
purportedly under review. The insistence that suppone essere sotto esame. L'insistenza sul fatto
Nazism was an anti-Christian movement has che il nazismo fosse un movimento anti-cristiano
been one of the most enduring truisms of the past è stata una delle verità unanimemente accettate
fifty years. [...] Exploring the possibility that durante gli scorsi cinquant'anni... Prendere in
many Nazis regarded themselves as Christian considerazione la possibilità che molti nazisti si
would have decisively undermined the myths of considerassero cristiani avrebbe indebolito in
the Cold War and the regeneration of the German maniera determinante i miti della guerra fredda e
nation... Nearly all Western societies retain a la rinascita della nazione tedesca... Quasi tutte le
sense of Christian identity to this day. [...] That società occidentali a oggi mantengono un senso
Nazism as the world-historical metaphor for di identità cristiana... Che il nazismo, vissuto
human evil and wickedness should in some way come metafora storica della malvagità e cattiveria
have been related to Christianity can therefore be umane, potesse in qualche modo avere un
regarded by many only as unthinkable.[81]» rapporto con il cristianesimo, è quindi per molti
valutato semplicemente qualcosa di
impensabile.»
(Richard Steigmann-Gall)
L'opposizione al nazismo di molti seguaci delle religioni tradizionali è solo un lato della medaglia.[82] Tra
i seguaci delle Chiese luterane tedesche i più importanti membri della Bekennende Kirche, Martin
Niemöller e Dietrich Bonhoeffer, si opposero al nazismo. Erano però parte di una minoranza tra le chiese
protestanti tedesche, a paragone dei Deutsche Christen che appoggiarono il nazionalsocialismo e
cooperarono con i nazisti. Nel 1933 però un certo numero di Deutsche Christen lasciò il movimento dopo
un comizio tenuto a novembre da Reinhold Krause che esortò, tra le altre cose, a rifiutare la Bibbia come
una superstizione ebraica. In ogni caso anche la Chiesa confessante fece frequenti dichiarazioni di lealtà
verso Hitler.[83]
La resistenza delle chiese verso i nazisti fu la più lunga e dura confrontata a quella di qualsiasi altra
istituzione tedesca; i nazisti indebolirono la resistenza delle chiese dall'interno e la maggioranza del clero
finì per appoggiare il nazionalsocialismo anche se migliaia di ecclesiastici furono mandati nei campi di
concentramento.[84]
Un'analisi di questi dati per l'epoca del regime nazista è disponibile in un saggio di Sven Granzow e altri,
pubblicato in una raccolta curata da Götz Aly. Complessivamente furono più i protestanti dei cattolici ad
abbandonare la loro chiesa, ma in proporzione si comportarono in modo simile.[88] Il numero degli
abbandoni raggiunse il picco nel 1939[89] quando la scelta venne fatta da 480 000 persone. I numeri sono
interpretabili non solo in relazione alla politica nazista verso le chiese (che cambiò drasticamente dal
1935 in avanti), ma anche come un indicatore della fiducia in Hitler e nel governo nazista.[90] Il calo
numerico delle persone che lasciarono le Chiese dopo il 1942 si spiega come il frutto di una perdita di
fiducia nel futuro della Germania nazista. La gente, temendo per un futuro incerto, diventò incline a
mantenere il legame con le Chiese.
Al pari dell'idea del concordato con i cattolici anche quella della Chiesa protestante del Reich, che
avrebbe unificato le varie Chiese protestanti, era stata presa in considerazione tempo prima.[91] Hitler
aveva discusso la questione fin dal 1927 con Ludwig Müller, che all'epoca era il cappellano militare di
Königsberg.[91]
Il protestantesimo
Martin Lutero
Nel corso della prima e della seconda guerra mondiale i leader tedeschi si servirono degli scritti di Martin
Lutero per sostenere la causa del nazionalismo tedesco.[92] In occasione del 450º anniversario della
nascita di Lutero, che cadde solo pochi mesi prima della presa del potere nazista nel 1933, vi furono
celebrazioni su larga scala sia da parte delle Chiese protestanti sia da parte del partito nazista.[93] Durante
una commemorazione a Königsberg (che dopo il 1945 diventò Kaliningrad) Erich Koch, allora Gauleiter
della Prussia Orientale, tenne un discorso che, tra l'altro, paragonava Hitler e Lutero, sostenendo che i
nazisti si battevano con lo stesso spirito di Lutero.[93] Un simile discorso potrebbe essere valutato cosa da
poco, semplice propaganda;[93] invece, come sottolinea Steigmann-Gall: «I contemporanei giudicarono
Koch come un buon cristiano che aveva raggiunto quella posizione (di presidente eletto di un sinodo di
una chiesa provinciale) grazie a una genuina fede nel protestantesimo e nelle sue istituzioni.»[94]
L'importante teologo protestante Karl Barth contestò questa appropriazione di Lutero da parte dell'Impero
tedesco e della Germania nazista quando nel 1939 dichiarò che gli scritti di Lutero venivano sfruttati dai
nazisti per glorificare lo Stato e l'assolutismo di Stato: «Il popolo tedesco viene danneggiato dal suo
errore riguardo al rapporto tra la legge e la Bibbia, tra il potere secolare e quello spirituale,[95] in quanto
Lutero separava lo Stato terreno dalla spiritualità interiore, limitando così la capacità dell'individuo o
della chiesa di mettere in discussione le azioni dello Stato, visto come uno strumento ordinato da Dio.»
Nel febbraio 1940, Barth accusò in particolare i luterani tedeschi di aver separato gli insegnamenti della
Bibbia da quanto essa dice riguardo allo Stato, legittimando così l'ideologia nazista.[96] Non era l'unico ad
avere tale punto di vista: pochi anni prima, il 5 ottobre 1933, il pastore Wilhelm Rehm di Reutlingen
aveva pubblicamente dichiarato che "Hitler non sarebbe stato possibile senza Martin Lutero",[97] anche se
altri avevano fatto lo stesso commento riguardo ad altre influenze sull'ascesa al potere di Hitler. «Senza
Lenin, Hitler non sarebbe stato possibile» ha detto lo storico Paul Johnson, affermando che Lenin aveva
fornito l'esempio per i successivi regimi totalitari.[98]
Ludwig Müller
Ludwig Müller (1883–1945), dopo il suo primo incontro con Hitler, si convinse di aver ricevuto da Dio
l'incarico di favorire Hitler stesso e i suoi ideali[103] e insieme cercarono di creare una Chiesa del Reich
che unisse protestanti e cattolici. Tale Chiesa del Reich avrebbe dovuto essere una libera federazione in
forma di concilio, ma subordinata allo Stato nazionalsocialista.[104] Müller diventò il leader dei Cristiani
tedeschi che a metà degli anni trenta raggiunsero i 600 000 membri e vinsero tutte le elezioni
ecclesiastiche a partire dal 1932, dopo che gli oppositori erano stati tacitati con l'espulsione o con la
violenza.[105] Non riuscì però nel suo intento di far adeguare tutti i cristiani al nazionalsocialismo e
l'atteggiamento di sufficienza di Hitler verso i protestanti finì per rafforzarsi: «Il clero protestante non
crede in nulla tranne il proprio benessere e la propria carica.»[106][107] I rapporti personali tra il
Reichsbischof Müller e Hitler rimasero comunque buoni fino al 1945, quando entrambi si tolsero la vita.
Effetto duraturo dell'azione di Müller fu il riconoscimento da parte dello Stato nazionalsocialista della
Chiesa tedesca evangelica come soggetto giuridico il 14 luglio 1933, per mezzo di una legge che si
proponeva di unire Stato, popolo e Chiesa come fossero una cosa sola.[108]
Considerazioni generali
Il livello dei legami tra nazismo e le Chiese protestanti è stato oggetto di discussioni per decenni. Un
primo problema è che la definizione di protestantesimo racchiude un gran numero di enti religiosi, molti
dei quali avevano scarsi rapporti reciproci. Inoltre il protestantesimo tende ad ammettere maggiori
differenze tra una congregazione e l'altra di quanto non facciano il cattolicesimo o la Chiesa ortodossa,
fatto che rende problematico l'individuazione di "posizioni ufficiali" dei vari raggruppamenti. Va anche
detto che molte organizzazioni protestanti si opposero vigorosamente al nazismo quando la natura di tale
movimento diventò di più facile comprensione. Molti protestanti, tra cui il reverendo Martin Niemöller,
arrestato nel 1937 con l'accusa di "abuso del pulpito per diffamare lo Stato e il partito e attaccare l'autorità
del governo",[109] opposero resistenza e alcuni pagarono anche con la vita il loro tentativo. Le forme o
correnti del protestantesimo che sostenevano il pacifismo, l'antinazionalismo o l'eguaglianza razziale
furono quelle inclini a opporsi al nazismo con la maggiore fermezza. Tra i gruppi protestanti o di
derivazione protestante noti per la loro opposizione al nazismo vi furono i testimoni di Geova e la Chiesa
confessante. Molti dei loro membri morirono nei campi o mentre combattevano fieramente i nazisti.
In ogni caso però i luterani votarono per Hitler in numero maggiore rispetto ai cattolici. La composizione
sociale dei vari Länder tedeschi, relativamente al rapporto tra classi e confessioni religiose, era
diversa;[110] Richard Steigmann-Gall sostiene l'esistenza di un legame tra varie congregazioni protestanti
e il nazismo,[111] mettendo soprattutto in evidenza come Hitler citasse come esempio i pamphlet
antisemiti di Lutero e accusando le istituzioni luterane di aver sostenuto Hitler stesso.
La piccola comunità metodista dell'epoca era considerata come straniera; questo derivava dal fatto che il
metodismo era nato in Inghilterra e non si era sviluppato in Germania fino al XIX secolo per opera di
Christoph Gottlob Müller e Louis Jacoby. A causa di tali premesse i metodisti avvertivano l'esigenza di
essere "più tedeschi dei tedeschi" per non destare sospetti. Il vescovo metodista John L. Nelsen si recò
negli Stati Uniti per conto di Hitler per proteggere la propria Chiesa, ma in lettere private rivelava di
temere e odiare il nazismo, finendo quindi per ritirarsi in Svizzera. L'altro vescovo metodista Friedrich
Heinrich Otto Melle assunse una posizione molto più collaborazionista e apparentemente sostenne
sinceramente il nazismo. Riteneva che servire il Reich fosse sia un dovere patriottico sia un mezzo per
progredire. Per mostrargli la propria gratitudine nel 1939 Hitler fece una donazione di 10 000 marchi a
una comunità metodista per finanziare l'acquisto di un organo.[112] Al di fuori della Germania il punto di
vista di Melle veniva completamente rifiutato dalla maggior parte dei metodisti.
Il capo della parte di battisti favorevoli al nazismo fu Paul Schmidt. Hitler spinse per la riunificazione dei
protestanti favorevoli al nazismo nella Chiesa protestante del Reich, guidata da Ludwig Müller. L'idea di
una simile "Chiesa nazionale" era in effetti concepibile analizzando la storia delle tendenze prevalenti del
protestantesimo tedesco, ma Chiese nazionali fedeli soprattutto allo Stato erano in generale vietate da
anabattisti, testimoni di Geova e cattolici.
Nel corso degli anni trenta Hitler tentò di nazionalizzare le Chiese tedesche (Cristiani tedeschi), ma alcuni
protestanti opposero resistenza creando la Chiesa confessante.
Dopo il fallimento dell'attentato a Hitler del 1943 in cui furono coinvolti Martin Niemöller, Dietrich
Bonhoeffer e altri membri della Chiesa confessante, Hitler ordinò l'arresto dei protestanti, soprattutto di
membri del clero luterano. Anche il clero cattolico veniva perseguitato se manifestava idee contrarie al
regime. A Dachau esisteva una speciale sezione dedicata ai preti. Dei 2 720 sacerdoti (dei quali 2 579
cattolici) imprigionati a Dachau, 1 034 non sopravvissero. La maggioranza di essi era polacca (1 780), dei
quali 868 persero la vita.
Cattolicesimo
L'atteggiamento del partito nazista nei confronti della Chiesa cattolica variava dalla tolleranza al quasi
totale allontanamento[113] e molti nazisti erano anticlericali.[114] Il nazismo inoltre presentava degli aspetti
di tipo chiaramente pagano.[115] Si è detto che la Chiesa e il fascismo non possono mai avere un legame
duraturo, perché entrambi sono una holistic Weltanschauung e richiedono la totale dedizione della
persona.[113]
Anche se Hitler e Mussolini erano entrambi anticlericali capirono che sarebbe stata una mossa avventata
iniziare la loro Kulturkampf prematuramente, così lo scontro, inevitabile in futuro, venne
momentaneamente rimandato mentre dedicavano la loro attenzione ad altri nemici.[116]
Bernhard Stempfle
Alcuni ritengono che un sacerdote di nome Bernhard Stempfle abbia aiutato Hitler nella stesura del Mein
Kampf mentre entrambi erano reclusi nel carcere statale di Landsberg am Lech. Tuttavia nel 1934, dopo
la "notte dei lunghi coltelli", Stempfle venne trovato morto in un bosco nei pressi di Monaco di Baviera
con una coltellata al cuore e tre pallottole in testa. Stempfle era membro dell'Ordine di San Girolamo e
alcune fonti sostengono che il motivo della sua morte sia stato probabilmente un segreto riguardante
Hitler di cui era a conoscenza. La tesi che Stempfle fosse il confessore di Hitler va però fermamente
respinta, dal momento che Hitler, dopo aver lasciato la famiglia in Austria prima della prima guerra
mondiale, non ricevette più alcun sacramento.[117]
La gerarchia ecclesiastica
La natura dei rapporti tra il partito nazista e la Chiesa cattolica è piuttosto complessa. Prima dell'ascesa al
potere di Hitler molti sacerdoti e leader cattolici si opposero con vigore al nazismo sostenendone
l'incompatibilità con i valori morali cristiani. Dopo la conquista del potere l'iscrizione al partito non fu più
vietata e la Chiesa cattolica cercò attivamente opportunità per collaborare con il governo nazista. Durante
il suo processo Franz von Papen disse che fino al 1936 la Chiesa cattolica aveva inseguito un
allineamento da parte dei cristiani rispetto agli aspetti benefici che, egli sostiene, vedeva nel
nazionalsocialismo. Tale affermazione fu fatta dopo che papa Pio XII aveva revocato la nomina di Von
Papen a Cappellano di Sua Santità e ambasciatore presso la Santa Sede, ma prima della sua riabilitazione
fatta da papa Giovanni XXIII.
Nel 1937 papa Pio XI emanò l'enciclica Mit brennender Sorge con cui condannava l'ideologia nazista e
soprattutto la politica della Gleichschaltung diretta contro l'influenza della religione sull'educazione, oltre
al razzismo e all'antisemitismo nazista. L'enciclica Humani generis unitas, completata ma mai firmata a
causa della morte del papa, non venne invece mai resa pubblica. La forte opposizione cattolica ai
programmi di eutanasia portò alla loro conclusione il 28 agosto 1941 (secondo lo Spielvogel pp. 257–
258); al contrario i cattolici solo in alcune occasioni protestarono contro l'antisemitismo dei nazisti in
maniera paragonabile, con l'eccezione di alcuni vescovi e sacerdoti come il vescovo di Münster Clemens
von Galen.
Nella Germania nazista tutti gli oppositori politici noti venivano imprigionati e quindi anche alcuni
sacerdoti tedeschi vennero mandati nei campi di concentramento, tra i quali il rettore della Cattedrale
cattolica di Berlino Bernhard Lichtenberg e il seminarista Karl Leisner. Hitler però non venne mai
scomunicato dalla Chiesa cattolica. Si sa che molti vescovi cattolici in Germania e Austria incoraggiarono
i fedeli a pregare "per il Führer"; questo a dispetto del fatto che il Reichskonkordat originale del 1933 tra
Germania e Santa Sede avesse proibito al clero di partecipare attivamente alla politica.
Vi sono state critiche per il fatto che i pontificati guidati da Pio XI e Pio XII, prima del 1937 erano stati
cauti riguardo alla diffusione dell'odio razziale su scala nazionale. Nel 1937, poco prima della
pubblicazione dell'enciclica anti-nazista, il cardinale Pacelli a Lourdes aveva condannato la
discriminazione nei confronti degli ebrei e il neopaganesimo del regime nazista. L'8 settembre 1938 Pio
XI fece una dichiarazione in cui parlava dell'inammissibilità dell'antisemitismo. Pio Xi potrebbe aver
sottovalutato il grado di influenza che le idee di Hitler avrebbero avuto sulla popolazione civile, in quanto
sperava che il Concordato avrebbe protetto l'influenza della Chiesa cattolica tra la gente. Il modo in cui si
è evoluto il livello di consapevolezza del Vaticano riguardo alla situazione ha esposto la Santa Sede ad
accuse di debolezza, lentezza e anche di colpevolezza. Le colpe sono più evidenti in certi casi; ad
esempio, secondo Daniel Goldhagen e altri storici, dopo la firma del Concordato la gerarchia ecclesiastica
tedesca cambiò radicalmente posizione rispetto alla precedente ferma condanna del nazismo da parte dei
vescovi. Meno evidenti sono in altri casi; ad esempio, all'estremo opposto si posizionò la gerarchie
cattolica olandese, che nel 1941 condannò ufficialmente e formalmente il nazismo e per questo motivo
dovette affrontare l'uso della violenza verso i sacerdoti e la loro deportazione, oltre ad attacchi violenti
nei confronti di monasteri e ospedali cattolici e alla deportazione ad Auschwitz di migliaia di ebrei che
venivano nascosti dalle stesse istituzioni cattoliche; tra questi la famosa santa Edith Stein. Allo stesso
modo la gerarchia della Chiesa cattolica polacca fu violentemente attaccata dai nazisti e vide migliaia dei
suoi membri inviati nei campi di concentramento o semplicemente uccisi; celebre esempio fu padre
Maksymilian Kolbe. La maggior parte delle gerarchie cattoliche nelle varie nazioni assunse una posizione
intermedia, oscillando tra il collaborazionismo e la resistenza attiva.
Parallelamente alle più dure accuse di collaborazionismo è stata da alcuni fatta la considerazione che il
nazismo avesse modellato la propria struttura e organizzazione su quella pontificia. Ad esempio gli abiti
speciali, il confino nei ghetti e i simboli sugli abiti imposti agli ebrei un tempo erano state misure comuni
nello Stato della Chiesa. Anche gli stessi nazisti si vedevano come dei reali sostituti del cattolicesimo, del
quale riprendevano il senso di unità e il rispetto per la gerarchia.
Nel 1941 le autorità naziste ordinarono lo scioglimento di tutti i monasteri e di tutte le abbazie sul
territorio del Reich e molti vennero occupati dalle Allgemeine SS guidate da Himmler. Tuttavia il 30
luglio 1941 l'Aktion Klostersturm ("Operazione monastero") venne chiusa da un decreto di Hitler che
temeva che le crescenti proteste da parte della parte cattolica della popolazione tedesca potessero sfociare
in ribellioni e forme di resistenza passiva, danneggiando lo sforzo bellico nazista sul fronte orientale.[118]
Istruzione e educazione
I programmi di istruzione, sotto il regime nazista, erano incentrati su biologia razziale, politica
demografica, storia, geografia e soprattutto sulla forma fisica.[119] La politica antisemita condusse
all'espulsione di tutti gli insegnanti, professori e dirigenti ebrei dal sistema educativo.[119] A tutti i
professori universitari venne imposta l'iscrizione all'Associazione nazionalsocialista dei docenti
universitari per poter esercitare la professione.[120]
Stato sociale
Recenti ricerche di studiosi come Götz Aly hanno posto l'attenzione sul ruolo svolto dal diffuso
programma di welfare (Stato sociale) dei nazisti nel procurare un lavoro ai cittadini tedeschi disoccupati e
assicurare loro uno standard di vita minimo accettabile. Al centro del programma c'era l'idea di una
comunità nazionale tedesca. Per aiutare la crescita di un sentimento comunitario l'organizzazione Forza
attraverso la gioia (Kraft durch Freude, KdF) forniva attività ricreative ai lavoratori tedeschi come gite,
vacanze e proiezioni cinematografiche. Molto importanti ai fini della costruzione della lealtà verso il
partito e del senso di cameratismo furono la creazione del Reichsarbeitsdienst ("Servizio nazionale del
lavoro") e della Gioventù hitleriana, entrambe associazioni a cui l'iscrizione era obbligatoria.
Per quanto riguarda i beni e i consumi degna di nota fu la creazione da parte del Kdf della KdF Wagen, in
seguito nota come Volkswagen ("automobile del popolo"), progettata per essere un'auto che qualsiasi
cittadino tedesco avrebbe potuto permettersi. Con lo scoppio della guerra l'auto venne convertita in
veicolo militare e la produzione per usi civili venne interrotta. Altro progetto importante fu la costruzione
delle Autobahn che fu il primo sistema autostradale del mondo.
Sanità
Secondo le ricerche di Robert N. Proctor per il suo saggio The Nazi War on Cancer[121][122] la Germania
nazista vide la nascita di quello che probabilmente fu il più forte movimento anti-tabacco del mondo. La
ricerca anti-tabacco ricevette un forte sostegno dal governo e gli scienziati tedeschi provarono che il fumo
di sigaretta poteva causare il cancro. Queste prime ricerche epidemiologiche sperimentali condussero alla
pubblicazioni dei saggi di Franz H. Müller (1939) e di Eberhard Schairer ed Erich Schöniger (1943) che
dimostrarono che il fumo era uno dei maggiori fattori di rischio per il carcinoma del polmone. Il governo
spinse i medici a sconsigliare ai loro pazienti l'uso di tabacco.
La ricerca tedesca sui pericoli del tabacco dopo la guerra venne dimenticata, per essere riscoperta dagli
scienziati statunitensi e inglesi all'inizio degli anni cinquanta, mentre un pieno consenso dell'ambiente
medico su di essa arrivò solo negli anni sessanta. Gli scienziati tedeschi provarono anche che l'amianto
era pericoloso per la salute e nel 1943, prima nazione al mondo, e la Germania riconobbe che malattie
professionali dovute all'amianto come il cancro al polmone davano diritto a un risarcimento.
Altri provvedimenti in favore della salute pubblica nella Germania nazista furono la depurazione delle
fonti idriche, la rimozione dai prodotti di consumo di piombo e mercurio, nonché la campagna per indurre
le donne a sottoporsi a regolari controlli per individuare eventuali tumori del seno.[121][122]
I nazisti si opposero al movimento femminista sostenendo che era guidato dagli ebrei, che aveva un
programma di sinistra (paragonabile al comunismo) e che era una cosa negativa sia per gli uomini sia per
le donne. Il regime nazista sosteneva una società patriarcale in cui le donne tedesche avrebbero dovuto
riconoscere che "il loro mondo è il marito, la famiglia, i bambini e la casa".[123] Hitler sosteneva che il
fatto che le donne avessero preso importanti posti di lavoro agli uomini durante la grande depressione era
stato un danno per le famiglie, perché le donne erano pagate solo il 66% di quello che percepivano gli
uomini.[123] Partendo da tale presupposto Hitler non prese mai in considerazione di appoggiare l'idea di
aumentare gli stipendi delle donne e lasciarle al lavoro, ma al contrario spinse perché se ne stessero a
casa. Allo stesso tempo il regime chiese alle donne di sostenere attivamente lo Stato. Nel 1933 Hitler
nominò Gertrud Scholtz-Klink capo delle Donne del Reich, associazione che insegnava alle donne che il
loro ruolo principale nella società era di fare figli e che le donne dovevano obbedire agli uomini.[123] Tale
prescrizione si applicava persino alle donne ariane sposate con ebrei.
Il regime nazista inoltre scoraggiava le donne dal cercare di conseguire un'istruzione superiore in scuole
secondarie e università.[120] Il numero di donne a cui venne permesso di frequentare l'università crollò
drasticamente, passando dalle circa 138 000 iscritte nel 1933 alle 51 000 del 1938.[120] Le iscritte alla
scuola superiore passarono dalle 437 000 del 1926 alle 205 000 del 1937.[120] Tuttavia, in considerazione
del fatto che gli uomini furono costretti ad arruolarsi nell'esercito durante la guerra, per il 1944 le donne
finirono per costituire comunque il 50% degli allievi del sistema educativo.[120] Vennero create
organizzazioni con lo scopo di inculcare i valori nazisti nelle donne. Tra queste la sezione Jungmädel
("Giovani ragazze") della Gioventù hitleriana per le bambine tra i 10 e i 14 anni e la Bund Deutscher
Mädel (Lega delle ragazze tedesche") per le fanciulle dai 14 ai 18 anni.
Riguardo alla morale sessuale delle donne il pensiero nazista si discostò molto da quello tradizionale. I
nazisti promossero un codice di condotta sessuale molto libero, guardando con favore anche alla nascita
di figli al di fuori del matrimonio.[67] Il declino del codice morale tedesco del XIX secolo ebbe
un'accelerazione durante il Terzo Reich, sia per la spinta dei nazisti sia per gli effetti della guerra.[67] Con
il protrarsi della guerra la promiscuità sessuale andò aumentando, con i soldati non sposati che spesso
avevano più relazioni contemporaneamente.[67] Anche le donne sposate spesso avevano diverse relazioni
intime, sia con soldati sia con civili o lavoratori-schiavi.[67] Le relazioni sessuali tra persone considerate
ariane e quelle che non lo erano furono comunque vietate; chi fosse stato condannato per questo rischiava
il campo di concentramento, mentre per i non ariani c'era la pena capitale. Un esempio del modo piuttosto
cinico in cui la dottrina nazista differiva dalla pratica è che, mentre i rapporti sessuali tra i partecipanti ai
campi erano ufficialmente vietati, durante i campeggi i ragazzi e le ragazze della Hitlerjugend venivano
messi a stretto contatto senza che ce ne fosse reale bisogno, proprio per favorire i rapporti.
Nella Germania nazista l'aborto era fortemente contrastato, a meno che non servisse per mantenere la
purezza razziale; dal 1943 per gli autori di aborti fu istituita la pena di morte.[124] Non era consentito
mostrare in pubblico contraccettivi e Hitler in persona descrisse la contraccezione come una "violazione
della natura, degradazione della femminilità, della maternità e dell'amore".[125]
Nonostante le limitazioni ufficiali, alcune donne riuscirono comunque a ottenere una grande visibilità e a
essere ufficialmente elogiate per i loro conseguimenti; esempi ne sono l'aviatrice Hanna Reitsch e la
regista Leni Riefenstahl.
Ambientalismo
Lo stesso argomento in dettaglio: Diritti degli animali nella Germania nazista.
Nel 1935 il regime promulgò la Legge per la protezione della natura del Reich. Anche se non era tutto
frutto dell'ideologia nazista, in quanto vi si potevano trovare influenze di ideologie precedenti alla presa
del potere nazista, ne rappresentava comunque bene l'orientamento. Promuoveva il concetto di
Dauerwald (traducibile con "foresta perenne") e introduceva concetti come la gestione dei boschi e la
loro protezione; inoltre introduceva delle norme tese a limitare l'inquinamento atmosferico.[126][127]
Tuttavia all'atto pratico le leggi e i regolamenti emanati incontrarono la resistenza di diversi ministeri che
cercarono di sabotarle e vennero ostacolate dal fatto che lo sforzo bellico aveva comunque la priorità
sulle politiche ambientali.
Tra i nazisti c'erano sostenitori dei diritti degli animali, degli zoo e della fauna selvatica[128] e il regime
prese varie misure per assicurarne la protezione.[129] Nel 1933 venne varato un rigido codice di protezione
degli animali.[130][131] Molti capi del partito, tra cui Hitler e Göring, sostenevano la protezione degli
animali. Molti di essi erano ambientalisti (soprattutto Rudolf Hess) e di conseguenza tali politiche ebbero
un posto di rilievo durante il regime.[132] Himmler cercò anche di mettere al bando la caccia.[133] Tuttora
le leggi tedesche in vigore riguardanti il benessere degli animali sono più o meno delle modifiche delle
leggi introdotte durante il Reich.[134]
Cultura
Il regime nazista cercò di reintrodurre i valori tradizionali nella cultura tedesca. Le forme d'arte e culturali
che avevano caratterizzato il periodo della Repubblica di Weimar vennero represse. Le arti visive vennero
poste sotto stretto controllo e indotte ad affrontare temi tradizionali e funzionali alla causa della Grande
Germania, come la purezza razziale, il militarismo, l'eroismo, il potere, la forza e l'obbedienza. Le opere
d'arte astratta e di avanguardia vennero rimosse dai musei ed esposte in particolari gallerie di "arte
degenerata" nelle quali venivano messe in ridicolo. Tra le forme d'arte considerate "degenerate" il
dadaismo, il cubismo, l'espressionismo, il fauvismo, l'impressionismo, la nuova oggettività e il
surrealismo. Le opere letterarie scritte da ebrei, autori di razze diverse dall'ariana e da oppositori del
nazismo vennero distrutte dal regime. Celebre il rogo di libri messo in atto dagli studenti tedeschi nel
1933.
Cinema e media
Lo stesso argomento in dettaglio: Cinema nel Terzo Reich.
La maggioranza dei film tedeschi del periodo furono essenzialmente opere concepite per
l'intrattenimento. L'importazione di film esteri dopo il 1936 subì delle restrizioni sul piano legale e
l'industria del cinema tedesca, che venne nazionalizzata nel 1937, dovette supplire alla carenza di
pellicole, soprattutto delle produzioni statunitensi. La funzione di intrattenimento diventò sempre più
importante negli ultimi anni di guerra, quando il cinema servì da distrazione rispetto ai bombardamenti
alleati e alle sconfitte militari. Sia nel 1943 sia nel 1944 il numero di biglietti staccati in Germania superò
il miliardo;[136] i più grandi successi al botteghino degli anni di guerra furono Un grande amore (1942) e
Concerto a richiesta (1941), che combinavano entrambi elementi del musical, del romanzo di guerra e
della propaganda patriottica, Frauen sind doch bessere Diplomaten (1941), una commedia musicale,
nonché uno dei primi film tedeschi a colori, e Sangue viennese (1942), adattamento cinematografico di
un'operetta di Strauss. L'importanza del cinema come strumento dello Stato, sia per il suo valore di
propaganda sia come mezzo di distrazione per il popolo, si può vedere nella storia della realizzazione de
La cittadella degli eroi di Veit Harlan (1945), il più costoso film dell'epoca, per realizzare il quale decine
di migliaia di soldati vennero tolti dalle loro postazioni militari per lavorare come comparse.
Nel XXI secolo, dopo fortunati studi, si è scoperto che alcune delle foto e video dell'epoca sono state
effettuate con l'uso della tecnologia tridimensionale e anche mediante l'utilizzo di fotocamere
stereoscopiche. Un esempio viene dal libro intitolato Die Soldaten des Führer im Felde, al cui interno si
trovavano appositi occhiali per la stereoscopia.
Sport
Lo stesso argomento in dettaglio: Giochi della XI Olimpiade.
Le due maggiori manifestazioni organizzate dal regime furono i Giochi della XI Olimpiade e il
padiglione tedesco all'Expo di Parigi nel 1937. Le Olimpiadi del 1936 avrebbero dovuto dimostrare al
mondo la superiorità della Germania ariana sulle altre nazioni. Gli atleti tedeschi vennero selezionati con
molta attenzione, valutando non solo il loro valore, ma anche
il loro aspetto ariano.
(inglese) (italiano)
«When I passed the Chancellor he arose, waved «Quando sono arrivato davanti al cancelliere lui
his hand at me, and I waved back at him. I think si alzò e mi salutò con un cenno della mano,
the writers showed bad taste in criticizing the gesto che ricambiai. Penso che i giornalisti
man of the hour in Germany.[137]» abbiano mostrato cattivo gusto nel criticare
l'uomo del momento in Germania.»
(Jesse Owens)
Aggiunse poi:
(inglese) (italiano)
«Hitler didn't snub me – it was FDR who «Hitler non mi ha snobbato, è stato Franklin
snubbed me. The president didn't even send me a Delano Roosevelt a farlo. Il presidente non mi ha
telegram.[138]» mandato nemmeno un telegramma.»
(Jesse Owens)
Note
Note
1. ^ Rifiutò il titolo di Reichskanzler per quello di Leitender Minister ("ministro guida") durante il
governo di Flensburg di Karl Dönitz.
2. ^ Vedi Denominazioni dello Stato.
3. ^ Grande Reich tedesco è la denominazione più comunemente usata dalla maggior parte
delle fonti italiane. Grande Reich tedesco, su google.com.
4. ^ Prima dell'unificazione della Germania, nel corso del XIX secolo, esistevano due grandi
correnti di pensiero, quella della "Grande Germania" e quella della "Piccola Germania", che
dibattevano se la Germania unificata dovesse o no comprendere l'Austria. Nel 1871 diventò
realtà l'ipotesi piccolo-tedesca (Kleindeutsche Lösung), mentre con l'annessione dell'Austria
nel 1938 e di altri territori germanofoni prima e nel corso della guerra si realizzò un'entità
statale da Grande Germania (Großdeutschland), da cui il nuovo nome che iniziò a essere
utilizzato.
5. ^ Il trattato di Saint-Germain aveva siglato la pace degli Alleati con l'Austria, che si era
schierata con la Germania durante la prima guerra mondiale tramite l'ex Impero austro-
ungarico. L'Ungheria, un altro dei principali alleati della Germania, aveva siglato il trattato del
Trianon, un accordo separato rispetto a quello di Versailles. Ungheria e Austria si formarono
come Stati indipendenti dopo la dissoluzione dell'Impero austro-ungarico della casata degli
Asburgo.
6. ^ Si tratta del celebre articolo 231, la cosiddetta Clausola della responsabilità di guerra.
7. ^ Tutte le colonie tedesche vennero confiscate. La Renania, al confine con la Francia, venne
smilitarizzata: alla Germania venne proibito mantenervi truppe o installazioni militari.
8. ^ La Germania avrebbe potuto mantenere un esercito di al massimo 100 000 uomini, con
l'obbligo di periodi di leva lunghi per impedire la creazione di riservisti. Lo Stato maggiore
dell'esercito venne sciolto insieme ad alcune accademie militari. I carri armati le vennero
vietati. Vennero imposte limitazioni anche alla marina, stabilendo i tipi di imbarcazioni
permesse e le dimensioni, nonché il divieto di armare sommergibili. Analogamente, venne
vietato alla Germania di possedere un'aviazione militare.
9. ^ Il partito nazionalsocialista non raggiunse però la maggioranza assoluta prima che Hitler
diventasse cancelliere. Il numero dei loro seggi calò da 230 a 196 dopo le elezioni federali
tedesche del novembre 1932.
Fonti
Bibliografia
Victor Klemperer, LTI. La lingua del Terzo Reich. Taccuino di un filologo, Giuntina, 2008,
p. 355, ISBN 978-88-8057-072-1.
Saul Friedländer, La Germania nazista e gli ebrei - Gli anni della persecuzione: 1933 - 1939,
Garzanti, 1998, p. 448, ISBN 88-11-67701-7.
(EN) Malcolm Potts, Peter Diggory, John Peel, Abortion, CUP Archive, 1977, p. 575,
ISBN 978-0-521-29150-7.
William Sheridan Allen. The Nazi Seizure of Power: the Experience Of A Single German
Town, 1922–1945 by New York; Toronto: F. Watts, 1984. ISBN 0-531-09935-0.
(EN) Günter Bischof, The Historical Roots of a Special Relationship: Austro-German
Relations Between Hegemony and Equality, in Harald von Riekhoff, Hanspeter Neuhold (a
cura di), Unequal partners: a comparative analysis of relations between Austria and the
Federal Republic of Germany and between Canada and the United States, San Francisco,
Westview Press, 1993, p. 286, ISBN 978-0-8133-8314-9.
Gisela Bock "Racism and Sexism in Nazi Germany: Motherhood, Compulsory Sterilization,
and the State" from When Biology Became Destiny: Women in Weimar and Nazi Germany
edited by Renate Bridenthal, Atina Grossmann, and Marion Kaplan, New York: Monthly
Review Press, 1984.
Karl Dietrich Bracher. The German Dictatorship; The Origins, Structure, and Effects of
National Socialism; New York, Praeger 1970.
Michael Burleigh. The Third Reich: A New History, 2002. ISBN 0-8090-9326-X. Standard
scholarly history, 1918–1945.
Martin Broszat. German National Socialism, 1919–1945 translated from the German by Kurt
Rosenbaum and Inge Pauli Boehm, Santa Barbara, Calif.: Clio Press, 1966.
Martin Broszat. The Hitler State: The Foundation and Development Of The Internal
Structure Of The Third Reich. Translated by John W. Hiden. London: Longman, 1981. ISBN
0-582-49200-9.
(EN) David Clay Large, Contending with Hitler: Varieties of German Resistance in the Third
Reich, Cambridge University Press, 1994, ISBN 0-521-41459-8.
(EN) Richard J. Evans, The Coming of the Third Reich, New York, Penguin Books, 2003,
ISBN 0-14-100975-6.
Richard J. Evans. The Third Reich in Power 2005 ISBN 1-59420-074-2, scholarly history
(EN) Mary Fulbrook, The Divided Nation: A History of Germany, 1918-1990, Oxford
University Press Inc., 1992, p. 405, ISBN 978-0-19-507571-7.
Paul Garson. Album of the Damned: Snapshots from the Third Reich 2008 ISBN 978-0-
89733-576-8, Academy Chicago Publishers
Joachim Fest, Il volto del Terzo Reich, Profilo degli uomini chiave della Germania nazista,
(1963, R. Piper e Co. Verlag Munchen), 1970, Mursia, Milano ISBN 88-425-2831-5
Paolo Fonzi, La moneta nel grande spazio. La pianificazione nazionalsocialista
dell'integrazione monetaria europea 1939-1945, Milano, Unicopli, 2011, ISBN 88-400-1512-
4.
Daniel Jonah Goldhagen, I volonterosi carnefici di Hitler: I tedeschi comuni e l'Olocausto,
Mondadori, 1997, p. 618, ISBN 978-88-04-44241-7.
Richard Grunberger. A Social History of the Third Reich 1974 ISBN 0-14-013675-4.
(EN) Joy Hakim, A History of Us: War, Peace and all that Jazz, Oxford University Press,
1995, ISBN 0-19-509514-6.
Klaus Hildebrand. The Third Reich London: G. Allen & Unwin, 1984 ISBN 0-04-943033-5.
Andreas Hillgruber Germany and the two World Wars, Cambridge, Mass. : Harvard
University Press, 1981 ISBN 0-674-35321-8.
(EN) Peter Hoffmann, History of the German Resistance, 1933-1945, 3ª ed., McGill-Queen's
Press, 1996, p. 853, ISBN 978-0-7735-1531-4.
Heinz Höhne. The Order of the Death's Head: The Story of Hitler's SS. Translated by
Richard Barry. London: Penguin Books, 1971.
David Irving. Hitler's War. London: Focal Point Publications. ISBN 1-872197-10-8.
(EN) John Keegan, The Second World War, Glenfield, Auckland 10, New Zealand,
Hutchinson, 1989, p. 608, ISBN 978-0-09-174011-5.
(EN) Kenneth G. Wynn, U-Boat Operations of the Second World War, vol. 1, Naval Institute
Press, 1998, p. 336, ISBN 978-1-55750-862-1.
(EN) Ian Kershaw, The Nazi Dictatorship: Problems and Perspectives of Interpretation,
4ª ed., Londra, Arnold, 2000, ISBN 0-340-76028-1.
Claudia Koonz. Mothers In The Fatherland: Women, the Family, and Nazi Politics. New
York: St. Martin's Press, 1987. ISBN 0-312-54933-4.
Claudia Koonz. The Nazi Conscience. Cambridge, Mass.: The Belknap Press of Harvard
University Press, 2003.
Guido Knopp. Hitler's Henchmen. 1998. Sutton Publishing, 2005. ISBN 0-7509-3781-5.
(EN) Walter Laqueur, Visions of Awakening Space and Time : Dogen and the Lotus Sutra:
Dogen and the Lotus Sutra - Fascism: Past, Present, Future, a cura di Institute of Buddhist
Studies Graduate Theological Union Taigen Dan Leighton Adjunct Professor, Oxford
University Press, 1996, p. 208, ISBN 978-0-19-804329-4.
Christian Leitz, ed. The Third Reich: The Essential Readings. Oxford, UK: Blackwell
Publishers, 1999. ISBN 0-631-20700-7.
Richard Overy & Timothy Mason "Debate: Germany, “Domestic Crisis” and War in 1939"
pages 200–240 from Past and Present, Number 122, February 1989.
Frank McDonough, Hitler and the Rise of The Nazi Party, Pearson Longman, 2003.
(DE) Annette Mertens, Himmlers Klostersturm: der Angriff auf katholische Einrichtungen im
Zweiten Weltkrieg und die Wiedergutmachung nach 1945, Schöningh, 2006, p. 470,
ISBN 978-3-506-75621-3.
Eric Michaud, The Cult of Art in Nazi Germany, translated by Janet Lloyd, Stanford: Stanford
University Press, 2004. ISBN 0-8047-4327-4.
(EN) Otis C. Mitchell, Hitler's Nazi state: the years of dictatorial rule, 1934-1945, P. Lang,
1988, p. 271, ISBN 978-0-8204-0368-7.
Hans Mommsen. From Weimar to Auschwitz Princeton, N.J.: Princeton University Press,
1991. ISBN 0-691-03198-3.
Roger Moorhouse. Killing Hitler. London: Jonathan Cape, 2006. ISBN 0-224-07121-1.
(EN) Richard James Overy, Why the Allies Won, Random House, 1995, ISBN.
(EN) Richard James Overy, The dictators: Hitler's Germany and Stalin's Russia, New York,
W.W. Norton, 2004, p. 848, ISBN 0-393-02030-4.
(EN) Bruce F. Pauley, Hitler, Stalin and Mussolini: Totalitarianism in the Twentieth Century,
2ª ed., Harlan Davidson, 2003, p. 313, ISBN 978-0-88295-993-1.
Detlev Peukert. Inside Nazi Germany: Conformity, Opposition and Racism in Everyday Life.
London: Batsford, 1987. ISBN 0-7134-5217-X.
(EN) Anthony Read, The Devils Disciples, W. W. Norton & Co., 2003, ISBN 0-393-04800-4.
(DE) Michael Rissmann, Hitlers Gott. Vorsehungsglaube und Sendungsbewußtsein des
deutschen Diktators, Zürich München: Pendo, 2001, ISBN 3-85842-421-8.
Hans Rothfels. The German Opposition to Hitler: An Assessment Longwood Pr Ltd: London
1948, 1961, 1963, 1970 ISBN 0-85496-119-4.
William Shirer, Storia del Terzo Reich. Torino, Einaudi, 2007. ISBN 88-06-18769-4.
David Schoenbaum Hitler's Social Revolution; Class and Status in Nazi Germany, 1933-
1939, Garden City, N.Y. Doubleday, 1966.
(EN) Peter Schrijvers, The Crash of Ruin: American Combat Soldiers in Europe during World
War II, New York University Press, 2001, p. 352, ISBN 0-8147-9807-1.
(EN) Jackson J. Spielvogel, Hitler and Nazi Germany: A History, 5ª ed., Prentice Hall, 2004,
p. 327, ISBN 0-13-189877-9.
The Nazi Elite edited by Ronald Smelser and Rainer Zitelmann, translated by Mary Fischer,
New York: New York University Press, 1993, ISBN 0-8147-7950-6.
(EN) Richard Steigmann-Gall, The Holy Reich: Nazi Conceptions of Christianity, 1919-1945,
Cambridge University Press, 2003, p. 294, ISBN 0-521-82371-4.
(EN) Michael C. Thomsett, The German opposition to Hitler: the resistance, the
underground, and assassination plots, 1938-1945, Jefferson, N.C., McFarland, 1997,
p. 278, ISBN 0-7864-0372-1.
Adam Tooze. The Wages of Destruction: The Making and the Breaking of the Nazi
Economy. New York: Viking, 2006. ISBN 978-0-670-03826-8.
Henry Ashby Turner. German Big Business and the Rise of Hitler. New York: Oxford
University Press, 1985. ISBN 0-19-503492-9.
Alfred Sohn-Rethel. Economy and Class Structure of German Fascism. London, CSE Bks,
1978. ISBN 0-906336-00-7.
Sir John Wheeler-Bennett. The Nemesis of Power: The German Army in Politics 1918–
1945, Palgrave Macmillan: London: 1953, 1964, 2005 ISBN 1-4039-1812-0.
Christian Zenter and Friedemann Bedürftig. The Encyclopedia of the Third Reich. Munich:
Sudwest Verlag GmbH & co. KG.
George Mosse, Le origini culturali del Terzo Reich, Il Saggiatore, Milano 1964, 2015, ISBN
978-88-428-2071-0.
Federico Scarano, Fra Mussolini e Hitler. Le opzioni dei sudtirolesi nella politica estera
fascista, Milano, Franco Angeli, 2012, p. 177, ISBN 978-8820409180
Jürgen Habermas, La rivoluzione in corso, cura e traduzione di Mauro Protti, Milano,
Feltrinelli, 1990, p. 207, ISBN 8807080966
Timothy W. Mason, La politica sociale del Terzo Reich, traduzione di Paola Rinaudo, Torino,
Paravia Bruno Mondadori, 2003 [1977], p. 278, ISBN 9788842498803
Gustavo Corni, Storia della Germania. Da Bismarck a Merkel, Milano, il Saggiatore, 2017,
ISBN 9788842823872
Mark Mazower, L'Impero di Hitler, traduzione di Francesca Gimelli, Cles, Arnoldo Mondadori
Editore, 2010 [2008], p. 69, ISBN 9788804604679.
Richard J. Evans, Il Terzo Reich in guerra, traduzione di Alessio Catania, Cles, Arnoldo
Mondadori Editore, 2014 [2008], p. 39, ISBN 9788804638360.
"Grande Reich tedesco", su google.com.
Giacomo Martegani (a cura di), La Civiltà cattolica, Uffizio della civilta cattolica, 1943.
Rivista d'Italia (rivista), vol. 30, Società editrice dante alighieri, 1927.
Voci correlate
Adolf Hitler
Aktion Arbeitsscheu Reich
Anticomunismo
Bandiere della Germania nazista
Camera della Cultura del Reich
Cinema nel Terzo Reich
Cooperazione cino-tedesca
Glossario della Germania nazista
Governo di Flensburg
Governo Hitler
Nazionalismo tedesco
Nazionalsocialismo
Organizzazione Todt
Patto anticomintern
Potenze dell'Asse
Processo di Norimberga
Propaganda nella Germania nazista
Programma nucleare militare tedesco
Reichsmark
Schutzstaffel
Temi propagandistici del nazionalsocialismo
Altri progetti
Wikiquote contiene citazioni di o su Germania nazista
Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/?uselang=it) contiene
immagini o altri file su Germania nazista (https://commons.wikimedia.org/wiki/Categor
y:Nazi_Germany?uselang=it)
Collegamenti esterni