0 valutazioni Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti) 26 visualizzazioni 15 pagine Ospitalità e Sensibilità Religiosa A CastellArquato Nei Secc. XIII e XIV - Maria Rita Rocchetta
Il documento analizza l'importanza storica e religiosa di Castell’Arquato nei secoli XIII e XIV, evidenziando il suo ruolo strategico come punto di sosta lungo la via Romea. Viene esaminata la presenza di fondazioni ospedaliere, che inizialmente servivano i pellegrini e successivamente si sono dedicate anche ai poveri, e la rilevanza della pieve di S. Maria come meta di pellegrinaggio. La ricerca si basa su fonti documentarie inedite, tra cui testamenti e registri notarili, per esplorare la sensibilità religiosa e l'ospitalità nel borgo.
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a Castell’Arquato nei secc. XIII e XIV
Maria Rita Rocchetta
Introduzione
Castell’Arquato 2 situato alle pendici dell’Appennino piacentino, a 172 m
daltitudine, nel punto in cui il torrente Arda sbocca in pianura a quasi
uguale distanza — una trentina di km — dalle cietd di Parma e Piacenza,
Sebbene dal punto di vista economico meno importante della Val Trebbia,
che costitui la via principale seguita dai piacentini verso Genova, la Val
d’Arda fu interessata da un itinerario stradale estremamente rilevante che
dall'Appennino, attraverso le valli del Ceno e del Taro, scende fino al Po.
Il borgo di CastellArquaro domina dallalco questo percorso, risultan-
do cosi strategico per il controllo della via che ~ pet citare Emilio Nasal
Rocca — “....lungo Ia valle dell’Arda, da Fiorenzuola conduceva a Tollara,
presso Morfasso, dove si congiungeva con quella che da Piacenza portava
verso Veleja. La via risultante dalla confluenza delle due succitate prosegui-
va fino al monte Pellizzone per ridiscendere verso Bardi in Val Ceno, da
dove risaliva il torrente Noveglia fino a monte S. Donna. Di qui scendeva
verso Borgotaro, per poi biforcarsi verso i Passi del Brattello e della Cisal”.
Sul percorso in questione si soffermd inoltre Arturo Carlo Quintavalle
affermando, nel suo importante lavoro sulla strada Romea®, che i resti a
Castell’Arquato di un ponte in pietra attribuito — pur mancando riscon-
tri sicuri — all’etd romana, sembrerebbero confermare gia allora lesistenza
di un itinerario pedemontano e indirettamente l’impiego di questo altro
' Chr. E. NASALLI Rocca, Piacenza dal Medio Evo all'eti moderna, Studi storii, Pia-
cenza 1983, pp. 61 ss.
2.Cfr. A.C. QUINTAVALLE, La via Romea, Milano 1975.2m ‘Maria Risa Rocchetta
asse viario che staccandosi dalla via Emilia risaliva la Val d’Arda, mante-
nendosi sulla destra del torrente. E probabile che il tracciato di quest ulti-
ma corrisponda a quello della strada odierna, la cui antichita sarebbe di-
mostrata dal fatto che in parte ripercorre un cardine della centuriazione
romana.
Ad artestarne ulteriormente l’importanza, la sua identificazione come
“strata Romea”: in un atto di vendita in data 1324, la data topica cos) ri-
ferisce: “...in loco Coloreti (I'artuale Collerino, frazione del Comune di
Morfasso, in alta val d’Arda) apud stratam Romeam”. Non siamo a cono-
scenza di citazioni analoghe: in merito a Castell’Arquato forse perché gli
atti finora esaminati non furono rogati mai in prossimita del percorso,
trovandosi il borgo in sponda sinistra del torrente, leggermente a monte
rispetto alla via in questione che risulta invece essere in sponda destra.
Tuttavia il materiale inedito tuttora da esaminare é numericamente rile-
vante: per il momento ci sembra comunque sufficientemente indicativa la
gid citata data topica per avvalorare la via della Val d’Arda ed elevarla al
rango di percorso giubilare di sicuro rilievo’,
Per aspetti analoghi altrettanto interessante risulta un documento in
data 12515 che riporta Pelenco delle decime della pieve arquatese di S.
Maria Assunta: le coerenze relative ad una di queste, situata a sud — est ri-
spetto al borgo, sembrerebbero indicare un percotso verso il monte Pelliz-
zone, da crinale a crinale “...dalla costa di monte Rizolo (l’attuale monte
Rosso di fronte a Castell’Arquato) come si protende tale costa fino al
monte di Garugiollo e da quel monte come si protende la via al monte de
Burla artraverso la costa e da quel monte la via fino al monte de Vezola-
cha e da quel monte fino al monte Pellizzone®.
3 Archivio di Stato di Piacenza, Fondo Notarile, Registro di Imbreviature del notaio
Giacomo di Borgo Castagneto.
4 Cf. R. Stopant, Guida ai percorsi della via Francigena in Emilia e Lombardia, Firen-
ze 1996, pp. 64-66.
+20 marzo, Archivio Storico pievano di Castell’Arquato, fondo Membrana Vetera,
b.2.
A questo proposito sara bene ricordare che, tra le chiese della diocesi piacentina, la
pieve di $, Maria era quella dotata del maggior numero di cappelle sopgerte, cfr. E. NA-
SALLI ROCCA, Le giurisdizioni tervitoriali delle pievi piacentine secondo gli studi di A. Wolf
in «Archivio Storico per le Province Parmensi», XXX, 1930, pp. 117-139. La sua giurisdi-
zione, fissata esattamente da una bolla del pontefice Bonifacio VIII, datata Roma 1296
maggio 16, ne elenca ben 24, gran parte delle quali situate in localita che entrarono a far
parte del diserictus arquatese nei sec. XIII-XIV,Cpptaltdesemsibiliedreligiosa a Castell Arguato mei sce. XIITe XIV s
Tipologia della ricerca e fonti documentarie
Prima di affrontare specificamente l'argomento oggetto del presente stu-
dio, sara forse necessario introdurre la ricerca svolta sul borgo ¢ in parti
colare le fonti, inedite non, ad esso relative. Innanzitutto & stato preso
in esame il fondo pergamenaceo pievano arquatese, molto ricco: quasi
duemila pergamene per il periodo 1122-14997,
Prendendo le mosse da due precedenti studi sull’organizzazione e pro-
prieth della pieve nel sec. XII e prima meta del XII, si 8 pensato di pro-
seguire lanalisi non tanto dal punto di vista patrimoniale e organizzativo,
quanto esaminando gli aspetti relativi alla composizione della societ’ e al-
a sensibilita religiosa arquatese dalla seconda meta del 1200 fino a tutto
il 1300. Si potuto ampliare lo spettro d'indagine incrociando i dati con
le notiaie ricavate dai registri di imbreviature di Oberto del Borgo per gli
anni 1344, 1345-1346, 1348 e 1361: a quanto risulta i cartulari pitt anti-
chi di un notaio arquatese giunti fino a noi?,
Dato poi il tema della ricerca, si ritenuto di restringere il campo al-
analisi dei testamenti. Questo particolare tipo di documento ha permes-
so infatti di individuare, sicuramente in modo pitt approfondito, sia 'in-
treccio dei rapporti culturali, religiosi ed economici nei quali il testatore
si inserisce, sia la “carta pia”, la “mappa devozionale!™ di Castell’ Arquato
— e indirettamente [ospitalita presente sul territorio — tramite un’inter-
pretazione che analizza la religiosich personale quale emerge dalle dona-
7Il fondo pergamenaceo Membrana Vetera (Diplomatico) & costituito da 30 bb. B pre-
sente in archivio un inventario dei regesti di mano ottocentesca fino alla b. 23.
* Cf, MA. Presti, Le pievi di Castell‘Arquato (sec. XII) Fiorenzuola (sec. XI-XII) €
Olubra (sec. XII-XIII) e Vorganizzazione plebana della diocesi di Piacenza, cesi di Laurea,
Facolta di Lettere e Filosofia, Universita degli Studi di Milano, a.a. 1970-71, rel. prof. G.
Manrint e C. C1uLu, Ricerche sulle proprieta della pieve di Castell Arquato nella prima meti
del sc, XII esi di Laurea, Facolta di Lettere ¢ Filosofia, Universth degli Studi di Milano,
aa. 1970-71, rel. prof. G. Martini.
7 registri di Oberto del Borgo sono conservati presso I'Archivio di Stato di Pia~
cenza, Fondo Notatile, bb, 166-169. Di Oberto non abbiamo notizie ad eccezione del-
le poche ricavabili dai suoi ati: risiedeva a Castell’Arquato, come attesta un documen-
to redatto il 1° settembre 1348, che riporta nella data topica “in Castro Arquato, in
domo mei notarii"; nel borgo era probabilmente nato o comunque era originario di es-
40, visto che l'intestazione di alcuni suoi registri lo definisce come Oberto Borghi di
Castell’Arquato.
"© Chr. R. BRENTANO, Considerazioni di un lettore di testamenti, in Nolens inte-
bee] decedere, Il testamento come fonte della storia religiosa e sociale, Perugia 1985,
pp. 3-9.294 Maria Rita Rocchetta
zioni e disposizioni testamentarie!: da questo punto di vista il testamen-
to risulta essere testimonianza esemplare, seppure mediata dalla culeura
del notaio!.
A questo proposito fondamentale risulta essere il registro di Oberto
del Borgo relativo al 1348: Castell’Arquato fu duramente colpito dalla
pestilenza che imperversd durante tutta lestate, a cominciate dai mesi
giugno — luglio; il sintomo pit evidente fu il moltiplicarsi dei testamen-
ti. Dal principio dell’estate i clienti di Oberto sembrano avere un solo
pensiero: redigere il proprio testament, disporre delle proprie sostanze,
hominare un erede che se ne occupasse, gatantitsi il passaggio per ['aldila,
Morire intestato al pari del morire inconfesso era oggetto di forte biasimo
¢ riprovazione! Trail luglio 1348 e il febbraio 1349, Oberto rogd ben 98
testamenti, un numero elevatissimo, qualora si consideri la scarsa presen-
2a di questo tipo di atto nei registri degli anni precedenti e anche imme-
diatamente successivi, ad eccezione del 1361, anno che registrd un ritor-
no della pestilenza'*
4 /Negli ultimi anni le fonti testamentarie hanno destato molto interesse e le ricer-
che sullargomento si sono moltiplicate: cfr. ad esempio J. CHIFFOLEAU, La comptabilité
de lAudelt. Les hommes, la mort et la religion dans la region d’Avignon ala fin du Mo-
_yen-Age (vers 1320-1480), Rome 1980; oppure M.-TH. LoRcIN, Vivre et mourir en
Lyonnais, Lyon 1981. Per quanto riguarda l'Italia, anche se mancano opere organiche
sull'argomento, importanti indicazioni metodologiche si desumono dalla raccolta di
saggi Nolens intestatus decedere cit. Interessanti anche gli studi di C. BONANNO - M. BO-
NANNO - L. PELLEGRINI, J legati “pro anima” ed il problema della'salvezza nei testamenti
‘forentini della seconda metd del 300, in «Ricerche storiche», XV, 1985, pp. 183-220;
ELD, ENGLsH, La prassi testamentaria delle famiglie nobili a Siena e nella Toscana del
Tre-Quattrocento, in I ceti dirigenti nella Toscana del Quattrocento, Firenze 1987, pp-
463-472.
1 fe. A. BARTOLI LANGELI, Nota introdutiva a Nolens intesatus cit., pp. XU-XILL.
Occorre tenere presente infatti che il comportamento del singolo era in un certo modo
dettato, 0 almeno fortemente influenzato, dalla tradizione nonché dal notaio redattore,
che inquadrava Patto in uno stereotipo dotto, La consuetudine, in primo luogo, regolava
dunque i riti del trapasso.
} Cf. G. Dz Musst, Historia de morbo sive mortalitate que fait anno Domini
MCCCXLVII. Loriginale & contenuto nel ms, n, XI nella Biblioteca Rediger di Breslavia,
segn. Cod. Chart. LIX. Rep. I: si utilizzata la traduzione di A.G. TONONI, La peste degli
anni 1348, 1361 e 1374, in «Strenna piacentina», 1884, pp. 58-94.
M Pochissimi nel 1344, solo quattro o cinque nel 1345-1346, una decina nel 1356 €
di poco pitt numerosi nel 1359.Ospitaic ensibiiareligosa a Castell Arguato nei sece. XIII e XIV 295
Ospitalita e sensibilita religiosa
Come sottolineato in premessa, Castell’Arquato occupa una posizione
strategica sul percorso della Val d’Arda verso Monte Bardone, fatto che si-
curamente influl sulla presenza nel borgo di numerose fondazioni ospeda-
liere'’. Giovanni Musso ne attesta almeno cinque' in pit 'ospedale pie-
vano, probabilmente il pit antico; in effetti l'unico di cui si ha testimo-
nianza fin dalla prima met& del XIII secolo. Non sorgeva vicino alla pieve,
era “syto extra portam Montisgutii”, quindi all'esterno delle mura, al di
fuori della porta inferiore del borgo, in un quartiere denominato Borghet-
to; aveva una sua consistenza patrimoniale amministrata autonomamente,
distinta dalla massa dei beni della pieve'”. Viene citato nei documenti ar-
quatesi fino alla meti del 1200 come “hospitale Castri Arquati” - il che
lescia supporre fosse unico almeno in quel periodo ~ oppure nel secolo
XIV come ospedale di $. Maria di Borghetto. In un interessante docu-
mento del 12431, tra le coerenze ad esso relative compare la via che con-
duce alla “domus peregrinorum”, un'attestazione del fatto che Partivita
degli ospedali, prima esclusivamente rivolta a soccorrere i pellegrini, gid
nel corso del XII secolo si era indirizzata verso i poveri”, differenziandosi
rispetto al servizio svolto da vere e proprie case di accoglienza per i vian-
danti, Stessa funzione sembra aver svolto anche la pieve, allorquando in
un testamento del 1348” si trova un lascito di due lenzuola “...causa ho-
spitandi fratres et amicos Dei descendentes ad ipsam plebem’”. Che la pie-
ve fosse poi essa stessa meta di pellegrinaggio & testimoniato da due bolle
pontificie concedenti indulgenza ai fedeli che, visitandola nella festa del-
PAssunta avessero concorso alla sua fabbrica?'e a coloro che avessero pat-
¥ Cfr, SToPANt, Guida ai percorsi cit., pp. 65-66.
% Chr, G. Musso, Chronicon placentinum ab anno CCXXIT usque ad annum
MCCCCII, in Rerum italicarum scriptores, t. XVI, coll. 575-578.
G, Curati, Annali ecclesiastici ¢ secolari della terra di Castell Arquato compilati dal
canonico Giuseppe Curati, ms. sec. XVIII, Castell’ Arquato, Archivio storico pievano.
' Archivio storico pievano Castell’Arquato, Membrana Vetera, b. 2, 17 ottobre 1243.
1 fr, P. RACINE, Poverti ed assistenza nel Medioevo: l'sempio di Piacenza, in «Nuova
rivistastorica», LXII, 1978, p. 514.
2 10 settembre, Tutti i testamenti contenuti nel registro di Oberto del Borgo relativo al-
anno 1348 sono stati interamente trascritti in MR. RocCHETTA, Castell’Arquato nel 1348:
ddaj restamenti rogati dal notaio Oberto del Borgo. Appendice, tei di laurea, Facolta di Letere
¢ Filosofia, Universita degli Studi di Milano, a.a. 1990-1991, rel. prof. L, Chiappa Mauri.
2! Bolla pontificia di Bonifacio IX, 1391 aprile 9, Museo della Collegiata, Castel’ Arquato.2% Maria Rita Rocchetta
tecipato alle manifestazioni liturgiche della festa ¢ ottava del Corpus Do-
mini2, Tra le altre fondazioni: l’ospedale di S. Giacomo, annesso alla cap-
pella al cimitero omonimi, situato nel quartiere di Monteaguzzo ed edifi-
cato nella seconda meta del secolo XIII, in seguito al lascito testamentario
del cardinale Giacomo da Porta. Lospedale di S. Spitito, risalente alla se-
conda met2 del sec. XIII: citato per la prima volta nel 1272 nel testamen-
to di tale Andrea Guerzi, la consacrazione avvenne tre anni dopo, quando
Farciprete vi pose una croce a significarne la dipendenza dalla pieve™. L'o-
pera di assistenza era svolta da una confraternita, detta appunto dello Spi-
tito Santo, il cui scopo era I’elemosina ai poveri ¢ la distribuzione dei beni
ricevuti in offerta. Infine Pospedale di S. Bartolomeo, dipendente da un
ente piacentino e quelli de’ Verzallie di S. Antonio all'interno del borgo.
Per quanto concerne strettamente i pellegrinaggi, bisogna sottolineare
come siano pochissime le attestazioni nei documenti arquatesi; in effetti
Jacques Chiffoleau li annovera tra le opere di caritd “anciennes?®: fanno
8) parte di que riti che assicurano la salvezza, ma nel corso del XIII e XIV
secolo perdono sempre pitt importanza, se escludiamo owviamente gli an-
ni giubilari. Compaiono infatti soltanto in due testamenti del 13482;
‘Andrea de Opizi stabilisce che il figlio Franceschino — suo erede — compia
un voto in sua vece, si rechi di persona a Lucca (il nome della chiesa non
risulta chiaro) e offra una libbra d’olio; lo stesso facia, sempre di perso-
na, presso la chiesa di S. Chiara di Piacenza”. Nel secondo testamento
Caracosina Carcafeti stabilisce che i suoi esecutori testamentari paghino
tuna somma da concordarsi a due persone che, al modo dei “romipeti”, si
rechino a Roma nell’anno in cui si concedera l'indulgenza® e visitino di
persona I’altare di S. Pietro “et alia dicant et faciant que etiam sicut fa-
ciunt romipete, pro animabus et vitis et nominibus ipsius domine Cara-
2 Bolla pontificia di Eugenio IV, 1433 giugno 7, Museo della Collegiata, Castell’Ar-
quato.
28 Cf. CuRATI, Annali ecclesiastici cit, anno 1257.
© Cf, M. PALLASTRELLI, Castell’Arquato. Il Comune ¢ la pieve nei sec. XIII-XIV, Piae
cenza 1991, pp. 52-53.
% Chr, CHIFFOLEAU, La comptabilitéci., pp. 292-297.
26 6 ortobre e 11 novembre,
37 Cfr, GUARINO, Chronicon Placentinum ab anno MCCLXXXIX ad annum
MCCCXXM, in Cronaca Tria Placentina, a cura di B, Pallastrelli, Parma, 1859, col. 568: la
chiesa di S. Chiara & ricordata come “Monasterium ecclesie Sancte Marie de Valverde, ot-
dinis Sancti Augustini et nunc Sancti Francisci sive Sancte Clare”.
% Lindulgenza verrd concessa nel 1350, anno del Giubileo.Ospialitd ¢ sensibilita religiosa a Castell’Arquato nei secc. XIII ¢ XIV rf
cosine et condam domine Columbe, sororis sue”, Siamo poi a conoscenza
di un testamento che sebbene pitt tardo ¢ relativo a Fiorenzuola d’Arda,
tuttavia risulta molto interessante per la sensibilitd particolare che ne
emerge: Giacomina, moglie del fu Odoardo Visconti, lega al monastero
di S. Maria della Neve di Piacenza una sua casa con vigna posta a Fioren-
auola d’Arda ¢ il suo letto, a patto che il detto monastero attrezzi I'abita-
rione al fine di ospitare “peregrinas feminas”, una sorta dunque di solida-
rietA cutta al femminile.
‘Affrontando il tema della spiritualitd religiosa arquatese, & necessario
premettere che per il XIII secolo sono stati reperiti pochissimi testamen-
ti, troppo scarsi per permettere una comparazione significativa con
quelli del secolo successivo. B sembrato comunque che la pratica testa-
mentaria del 1200 non si discostasse eccessivamente da quella posteriore
di passaggio per la salvezza dell'anima rimanessero sostandialmen-
te gli stessi.
‘Al di ld dunque dei pellegrinaggi, prassi non abituale a Castell’Ar-
quato, come era la mappa devozionale arquatese nel sec. XIV? Quali
luoghi erano i beneficiari della generositA dei testatori? La consapevo-
Jezaa di un legame tra la vita e la morte, la possibilita dunque di sconta-
re i peccati commessi®, o almeno di alleviare la pena, attraverso le ope-
re di misericordia e gli atti di devozione™ ispira molti dei lasciti testa-
mentari, Non 2 stato possibile appurare se limpatto con la peste ~ la
maggior parte dei testamenti esaminati si diceva & contenuta nel regi-
stro di Oberto del 1348 — abbia mutato il comportamento degli arqua-
tesi: i documenti preesistenti o appena successivi sono troppo scarsi pet
formulare delle ipotesi®, Inoltre, come si diceva, il comportamento del
» Archivio di Stato di Piacenza, Fondo Notarile, Benedetto de Cervis, 1429 aprile 25.
‘A questo proposito, vorrei qui esprimere il mio ringraziamento al dott. Angelo Carzanign,
perle preziose informazioni fornitemi.
% A questo proposito eft. J. Le Gorr, La nascita del Purgatorio, Torino 1982; Cile®0-
LeAu, La comptabilité cit, pp. 391 38. C. FRUGONI, La protesta affidata in “Quaderni to-
rici’, 50, 1982, pp. 426-448.
31 Cr, BRENTANO, Considerazioni cit., pp. 3-9.
3 Per quanto riguarda Firenze ad esempio la frequenza dei legai ‘pro anima’ ed il lo-
to valore monetario non conoscono aumenti di rilievo durante gli anni della peste: ft
BONANNO-BONANNO-PELLEGRINI, J legati ‘pro anima” cit. p. 189. Bisogna sotrlineare
come la parola peste non compaia mai negli atti presi in esame, ma di certo ¢ incombere
della morte a spingere a testare come primo impulso, La presenza del contagio si percep
sce infati dalla frequenza di testator che si dichiarano malai al momento di decare Ie lo-
to ultime volontd: circa '80%.298 Maria Rita Roccherta
singolo era sicuramente influenzato dalla tradizione, nonché dal notaio
redattore™*.
Nei testamenti esaminati non vi @ alcuna indicazione relativa al luogo
del'ultima dimora: forse la consuetudine, ovvero la sepoltura nel cimite-
ro parrocchiale, sicuato nelle strete vicinanze della pieve, rendeva super-
flua qualsiasi disposizione in merito™. Unica eccezione il bellissimo testa-
mento del notaio Giovanni Lanzabusia®’ che descrive minuziosamente la
sua sepoltura: sotto il portico della pieve, rivolto verso la piazza. Manca-
no altresi riferimenti allo svolgimento della cerimonia funebre, se esclu-
diamo alcuni lasciti agli “exportantes ad sepulturam®*”,
Quale il motivo delPindifferenza dei testatori arquatesi nei confronti
del funerale, a differenza di quanto avviene contemporaneamente in
Francia, nella regione di Avignone ad esempio™”? Certo la peste rendeva
impossibili cerimonie fastose, che comunque molti non erano in grado di
permettersi. Tuttavia la societ’ arquatese ¢ bene o male rappresentata in
tutti i suoi livelli nella documentazione esaminata: evidentemente a Ca-
stell/Arquato Vindifferenza per tali cerimonie era diffusa in ogni strato,
segno forse di una pratica testamentaria meno sviluppata che in altri cen-
tri, ancora vicina alla prassi del XIII secolo.
Bisogna sottolineare perd che la frequente richiesta di rti in suffragio e
i lasciti a favore di luoghi pii e di poveri accomunano i nostri testamenti a
quelli che presentano, col prolifera delle pratiche religiose ¢ dei “legai
3 Pud esserne indizio il fatto che, nei nostri att, i legati “pro anima” vengono elencati
sempre con un medesimo ordine ¢ l'ammontare dei lasciti nella maggior parte dei casi
rion varia di molto da testamento a testamento, Le formule protocollari poi sono comple-
tamente algide e dal formulario & bandita ogni partecipazione emotiva. Anzi sembra quasi
si cerchi in qualche modo, tramite eufemismi o stereotipi di esorcizzare la paura, anche se
Pangoscia per il futuro si intuisce nella cura scrupolosa, quasi maniacale, con cui viene de-
signato Perede universale e coloro che dovranno succedergli in caso di morte. Sull’influen-
za del notaio rogatore, cfr. BRENTANO, Considerazioni cit. pp. 7-9.
¥ Cfi. V, FUMAGALLL, I! paesaggio dei morti. Luoghi d'incontro tra i morti ei vivi sulla
terra nel Medio Evo, in «Quaderni storiciv, 50, 1982, pp. 421-423; M.J. BoTTint, Gli ere-
‘isi di S. Agostino a Milano: il convento di S, Marco nel XIII e XIV secolo, tesi di laurea, Fa-
colth di Lettere Filosofia, Universit’ degli Studi di Milano, a.a, 1989-90. rel. prof. L.
Chiappa Mauri, p. 148,
3 Archivio storico pievano di Castell'Arquato, Membrana Vetera, b. 11, 1361 luglio 22.
% 10 settembre e 11 novembre 1348.
2» Cf, J, CHIFFOLEAU, Perché cambia la morte nella regione d'Avignone alla fine del Me-
dio Evo, in «Quaderni storiciv, 50, 1982, p. 453: ad Avignone e ad Orange, verso il 1330,
appaiono in modo sistematico le prime richieste di rorce, drappi funebri, poveri chierici
accompagnatori,Opiate sensiblitd religisa a Castell Arquato nei see, XITe XIV 2
pro anima’, la caratteristica pid evidente della sensibilita trecentesca, for-
femente influenzata dalla nuova religiositd degli ordini mendicanti, che
incideva notevolmente sulla spiritualita della popolazione. Infacti molti
testatori destinano somme di denaro* da distribuirsi - a discrezione degli
eredi o degli esecutori testamentari — ai “pauperes Christi et egeni et mise-
rabiles persone”? de dicto Castro et eius districtu pro anima ipsius testato-
ris et suorum defunctorum”. Primi destinatari di opere di misericordia so-
no dunque i poveri, non perd come massa totalmente indifferenziatal Chi
E nato o proviene da localita diverse del distretto, o ad esso esterne, prefe-
tisce legate ai poveri della localit& natale, privilegiandolirspetto ad altri.
TTalvolta i ciferimenti si fanno pit precisi e i testatori destinano legati a
persone bisognose ben determinate. Difficilmente perd adottano formule
paticolari per definirle, pitt spesso & la particolae situazione sociale in cui
si trovano a qualificarle come tali: vedove indigenti, ragazze orfane o che
la famiglia non in grado di dotare, elgiosi sesso uniti da vincoi fami-
liari a chi testa, “famule” o “famuli” beneficati con piccole somme di de-
naro oppure con il permesso di abitare tutta la vita nella casa del padro-
ne*®, Difficilmente comunque si riesce a distinguere le persone realmente
bisognose da amici, conoscenti o familiari la cui parentela non risulta evi-
dente; le donne in particolare ricevono spesso somme di denaro, oggett
di uso personale o capi dabbigliamento: in questo modo il estatre cerca
di perpetuare la propria memoria, lasciando un concreto ricordo di sé
‘Numerosissimi i legati in favore del “laborerium pontis subtani Arde de dic-
to Castro” a testimoniare come opera del ponte — costruio forse proprio du-
Le entitd dei lascitivariano ovviamente secondo le possbilit economiche di chi te
sta, Turtavia, come nota lo CHiFFOLEAU (La comprabilté cit. p. 304), il loro ammontare
non va valutato solo in senso quantitativo, in relazione appunto alla fortuna personale del
testatore, ma ha anche una valenza qualitativa: mentre nel primo caso il lscto costituisce
un fatto simbolico, legato piit che altro alla consuetudine o alla tradizione notaril, nel se-
condo invece il testatore evidenaia una sua individualit, esercitando 0 intendendo eserc-
tare una concreta opera assistenzale,
» Tale espressione risulta applicata ad individu di status eterogeneo, dal salariato al-
Vorfana, alla serva, alla ragazza da marito o alla vedova e indica, piti che un preciso livello
di poverc, casi di grave indigenza: cft. CH. M. DE LA RONCIERE, Pawvres et pauvreré (Mo-
yen Age-XVI stele), Paris 1974; B. AOSTA, Povertd assstta ¢ povertddiseriminata [pots sui
‘rite di gestione dellasstenza ai poveri a Piacenza nel Basso Medio Evo, in eBollettino sto-
rico piacentino», LXXXII, 1988, pp. 121-129.
“2¢ 12 novembre 1348. I servi rappresentano un esempio quotidianamente presente
in famiglia i rapporto costante con loro pud indurre a particolati gest di riconoscenaa:
ft, BONANNO-BONANNO-PELLEGRINI, J legati ‘pro anima” cits p. 194.a ‘Maria Rita Roccheta
rante il XIV secolo!!— fosse di paricolarerilevanza nella sensibiltA arquatese!?,
Non meno frequenti i lasciti agli eremiti e agli ospedali. I primi, data la
formula con cui sono indicati “cuilibet heremito et heremite de dicto ca-
stro”, nel 1348 dovevano essere almeno due, un uomo e una donna e si trat-
tava di persone ben determinate dal momento che una testatrice, staccando-
si dall’espressione consueta, indica il nome della donna, cui lega un lenzuolo
e un piccolo boccale di rame®, Non sappiamo né come né dove vivessero j
due; ma come giustamente osserva il Rigon «'eremita, il solitario, !'uomo
che tende a fuggire il mondo, difficilmente lascia traccia di sé nei
documenti» e spesso, come nel nostro caso, ne ¢ nota appena Pesistenza.
Per quanto concerne poi gli ospedali, i testatori arquatesi ne beneficia-
no in particolare due: S. Spirito e quello pievano, forse i pitt importanti
oppure semplicemente perché vicini alla casa dei testatori. Rappresentano
tuno dei poli consueti cui si tivolge la carita assistenziale arquatese, ricevo-
no quasi sempre le stesse somme, tanto esigue che sembrano svolgere una
funzione simbolica piuttosto che di vera e propria assistenza; talvolta i l-
sciti iguardano mobili e arredi®,
41 1361 luglio 22. Il testatore, il gid citato Giovanni Lanzabusia, predispone un la-
scito “in hedificacione et construcione pontis subtani Arde fiendo de lapidibus supra
chiastrum ultra Ardam”, Cid che risulta ancora pits interessante perd & la disposizione
che"tam forenses quam casttenses possint stalum vel residenciam facere et habere in ter-
ritorio dicti Castri iuxta dictum pontem, ubi dicitur ad Lacum Vitelum’; dispone inol-
tre che “in capite dicti pontis construatur una domus ydonea et sufitiens pro habicando
in ipsa perpetuis temporibus unus heremitus...”. A questo proposito cfr. G.G. MERLO,
Experience religiose e opere assistenziali in un'area di ponte tra XII e XIII secolo, in Expe-
rience religiose e opere assistenziali nei secoli XII e XIII, a cura di G.G. MERLO, Torino
1988, pp. 13-42.
Come nota lo CHIFFOLEAU (La comptabilité cit., p. 318), dalla fine del XIII secolo
inizi del XIV i legati ai ponti diventano frequenti, spesso sistematici.
4 dicembre 1348.
4 Chi. A. RIGON, Ricerche sulleremitismo nel Padovano durante il XIII secolo, in Espe-
rienze religiose cit., p. 126.
“ Non sappiamo nulla, i documenti non ne fanno alcun cenno, riguardo la capienza
dei due ospedali, Esaminando la realtd piacentina durante il basso medioevo e in partico-
lare gli ospedali di S. Antonino e di S. Giacomo, si nota come il numero dei letti sia ri-
spettivamente di 14 ¢ 15: una cifra dunque piuttosto ridotta, che non consente tuttavia di
risalire all’effettiva capacita di ospitare, dal momento che era diffusa l'abitudine di far gia-
cere pitt persone nel medesimo letto, cfr. AOSTA, Povertd assstita e poverta discriminata
cit, p. 127. Come nota Aosta, si 2 comunque lontani dalle dimensioni degli ospedali
francesi ¢ fiorentini documentati per il basso medioevo (cfr. M. MOLLAT, Les pauvres au
Moyen Age, étude sociale, Paris 1978). Probabile che i due ospedali arquatesi non si disco-
stassero troppo dai due piacentini in questione,Oppinalia e sensbilnd religiosa a Castell Arquato nei see, XII XIV 301
Altri sono gli enti ecclesiastici che risultano beneficati: nel quartiere di
Monteaguzzo la chiesa di S. Giacomo che, insieme a quella di S. Nicolo
nella parte supetiore del borgo, era unica cappella interna alle mura e di-
pendeva naturalmente dalla pieve'; la collegiata di S, Maria, una presen-
za costante in quasi tutti i testamenti, il che dimostra il forte legame esi-
stente fra gli arquatesi ¢ la pitt importante istituzione religiosa del borgo.
I lasciti non sono perd quasi mai destinati alla chiesa in quanto tale, ma
alla sua “luminaria”, ai suoi prebendari e canonici*”. Sempre destinate alla
pieve sono poi le somme per la celebrazione di riti liturgici o per la costi-
tuzione di prebende: il ito di gran Iunga pitt richiesto& il trigesimo, una
messa ed altri riti in suffragio celebrati nel trentesimo giorno dalla morte
del testatore che concludevano i riti del trapasso** il cui officio veniva af-
fidato ai membri del capitolo in generale o pit spesso ad alcuni in parti-
colareo allarciprete steso. Pet quanto riguarda le messe, non si formula-
no richieste precise in fatto di cerimoniale: probabilmente ci si riferiva al
normale rito “de mortuis’®”, celebrato senza alcuna solennita e che per il
prezzo modico — non pitt di due soldi — era accessible alla maggioranza
dei testatori.
Un discorso a parte merita la costituzione di una prebenda sacerdo-
tale: il documento pitt interessante a questo proposito & il testamento di
Gerardo Bertarossa®, uomo di notevoli disponibilita economiche che
lega, in caso dovessero morire tutti gli eredi designati, “omnia et singula
cius bona et iura tam mobilia quam immobilia” alla pieve di S. Maria,
perché sia costituito un “beneficium sive prebenda sacerdotalis et nomi-
necur prebendarius qui sit bone fame et condicionis, ydoneus et sufi
tiens ad dictum beneficium et prebendam obtinendum’. Segue poi una
serie di clausole: la nomina del prebendario spetta allarciprete e al capi-
tolo e deve effettuarsi entro un mese “a die vacationis ipsius prebende”;
4 La notevole quantita di lasciti destinata a questa chiesa & spi
con il fatto che la clientela di Oberto del Borgo risiedeva principalmente nel quartire di
‘Monteaguzzo.
4 Come attesta il GUARINO (Chronicon cit., col 577) «Plebs Castri Arquati habet
[durante il XIV secolo] Archipresbiterum Archidiaconum et prebendas XVIII et cano-
nicos Vi».
Sembra che per gli arquatesi la messa costituisca il viatico esseniale, come peri te-
statori avignonesi (cfr, CHIFFOLEAU, La compabilité cit. pp. 323-356), mente peri fio-
rentini coevi ad esempio & un mezzo che non supera lmportanza accordata agli at di ca-
rith (cfr, BONANNO-BONANNO-PELLEGRINI, / legati ‘pro anima” cit. p.219).
Chi. CHIFFOLEAU, La comptabilité cit. p. 234,
15 ottobre 1348.302 Maria Rita Rocchena
se essi non adempiranno al loro dovere, la nomina spettera al vescovo di
Piacenza. Il testatore inoltre sottolinea che se qualcuno della sua fami-
glia volesse ottenere la prebenda “ceteris preferatur et dictum benef.
cium obtineat’; se cos) avverra il nuovo prebendario sara tenuto “quali-
bet septima tres misas celebrare pro eius anima et suorum defuncto-
rum”, Si danno disposizioni anche riguardo ai riti da celebrarsi nei
versi giorni della settimana: “singulis diebus Lune et mercurii misas de-
functorum et die sabati quolibet misam Beate Virginis Marie et, si mo-
do ipsis diebus solempnitates alique occurrerent, dicat misas de quibus
melius videtur expedite”. Ciascun giorno della settimana comporta
dunque un particolare tipo di messa, secondo le esigenze del testatore
(che sovente non coincidono con la liturgia locale). Non emerge dai do-
cumenti il culto individuale per i santi, solitamente compresi nella col-
lettivita dell’assemblea celeste, mentre particolare 2 la devozione per la
Vergine Maria. Come prescrizione finale il prebendario non potra di-
morare al di fuori della pieve ¢ dovra essere fedele obbedire al suo arci-
prete e al capitolo.
Se quelli finora elencati possono essere considerati lasciti di routing
nei documenti risultano favoriti altri enti ecclesiastici ¢ confraternite, si-
curamente pitt vicini alla sensibilira dei testatori, ad esempio la chiesa del
villaggio natale e i sacerdoti che vi officiano. Come si & sottolineato in
precedenza relativamente ai “pauperes Christi”, uno stretto legame vinco-
hai testatori al luogo d'origine o di residenza: sono presenti infatti nei do-
cumenti arquatesi anche le chiese die cito le local pitt note ~ Parola,
Pontenure, S. Maria di Colomba, S. Francesco di Piacenza.
Limportanca ricoperta a CastellArquato dai quadri ecclesiastici tradi-
zionali, fin qui evidente, se & sintomo di un normale attaccamento nei
confronti delle istituzioni religiose che segnano lo spazio quotidianamen-
te frequentato, é forse anche lo specchio di un’ulteriore, anche se implici-
ta, rivendicazione di autonomia nei confronti di Piacenza: autonomia re-
ligiosa che riflette indirettamente quella politica, tante volte negata du-
rante tutto il XIV secolo da Piacenza‘!. Nei documenti arquatesi com-
paiono comunque-anche enti piacentini: il Consorzio dello Spirito Santo
di frate Novello, gli ospedali e gli ordini mendicanti di Piacenza.
51 Cfr. B.CASTIGNOLI, J rapporti tra CastellArquato e Piacenza dall'alto Medioevo alla
meta del XIV secolo, in «Archivio storico per le Province parmensiv, s. IV, 40, 1988, pp-
176 ss; L. BARONCELLL, Ricerche sui privilegi di Castell Arquato (1317-1426), tesi di lau-
rea, Facolta di Lettere e Filosofia, UniversitA degli Studi di Milano, 2.2, 1989-90, rel. prof
G, Chitcolini.Oppitaind e sensibilitareligisa a Castell’Arquato nei seee, XII e XIV ea
Per quanto riguarda gli ospedali urbani®, j lasciti in loro favore sono
pochi e di scarsa entit&; sono citati gli ospedali di S. Macario, S, Bartolo-
meo, S. Antonino, di Dio. Non risultano essere maggiori i lasciti agli or-
dini mendicanti, tra i quali nettamente privilegiati i Frati Minori. Deci-
samente pitt numerosi i legati al “Consortium Spiritus Sancti” di Piacen-
za, fondato nel 1268 da frate Musso da Pavarano e da frate Novello Co-
Jombo, compagni e seguaci di Facio da Cremona®, $i trattava di un so-
dalizio di pietd e misericordia, una confraternita laica con compiti di as-
sistenza e carit& verso i poveri: Pierre Racine nota come, a partire dal
1270, i testamenti piacentini non dimentichino mai di elencare il Con-
sorzio immediatamente dopo gli ordini mendicanti®, una testimonianza
del rispecto e della stima che la confraternita si era meritata. Stima e ri-
spetto evidentemente vivi anche a Castell’Arquato: diverse volte il Con-
sorzio riceve lasciti cospicui e viene nominato erede universale (caso uni-
co all’interno delle istituzioni religiose). La natura dei lasciti & varia: de-
naro, case, letti “cum toto aparatu”, appezzamenti di terreno. Un testa-
mento del 1348 presenta la possibilita che il Consorzio venga costituito
anche a Castell’Arquato: “si ipsi fratres facerent et construerent unam
domum in dicto Castro pro eorum habitatione’, una concreta confer-
ma di come la popolariti e la diffusione della congregazione continuas-
sero per tutto il secolo XIV.
Sempre riguardo alle confraternite laiche va citaa la presenza, piutto-
sto scarsa in verita, di lasciti alla Societd dei Batcuti di Castell’Arquato:
somme piuttosto esigue. Colomba Carcaferi® stabilisce che la “Societas
5? Riguardo alla Fondazione degli ospedali piacentini, cf, RACINE, Poverta e assistenza
cit, e RM. Camrl, Historia ecclesiastica di Piacenza, Piacenza 1651, 1.
53 Cf. B FORNASARI, I! Consorzio dello Spirito Santo di Piacenza, dalle origini al 1308,
tesi di laurea, FacoltA di Lettere e Filosofia, UniversitA degli Studi di Milano, a. 2. 1985-
86, rel, prof. G. Soldi Rondinini; A. VAUCHEZ, Sainteté laigue au XIII siecle: la vie du
bienheurewe Facio de Cremone (v. 1196-1272), in «Melanges de I'Ecole Francaise de Ro-
mev 94, 1972, pp. 13-53. V. ora, anche per Castell'Arquato, M. GAZZiNI, / consortium
wus Sancti in Emilia fra Due e Trecento, in Il buon fedele, Le conftaternite tra Medioevo
¢ prima eta moderna, «Quaderni di storia religiosa», 5, 1998, pp. 159-194.
ft. RACINE, Poverta ¢ assistenza cit., p. 514,
55 6 ottobre 1348, I frati del Consorzio di Piacenza, secondo il Musso, fondarono
consorai simili a quello piacentino anche a Soncino, Parma, Faenza, Bologna: cft. FORNA-
Sant, I! Consorzio cit., p. 370.
% 10 settembre 1348, Lesistenza di un gruppo di Bartuti a Castell’Arquaro non & da
considerarsi strana; sappiamo infatti che la disciplina publica da Perugia (dove venne ini-
viata nel 1260 da frate Raniero Fasani) si diffuse verso Roma e verso Bologna ¢ da qui per304 Maria Rita Rocehetta
Batutorum et Batuti de dicto Castro, dummodo servaverint ordinem in-
ceptum ac disciplinam” possano dimorare, come del resto avevano fatto
fino a quel momento, allinterno del borgo nell’ abitazione di sua pro-
prietd in cui anche lei risiede; se poi la Societd venisse sciolta, la casa sia
venduta ed il ricavato distribuito ai poveri. Sembra di poter capire che al-
la meta del 300 i Disciplinati fossero ridotti a mal partito ¢ annoverasse-
to pochi proseiti: non avevano una sede propria né una chiesa cui appog-
giarsi, ma dipendevano dalla generosita di una testatrice. Non avendo po-
tuto approfondire Pargomento e mancando studi in proposito, & dificil
anche solo ipotizzare pet quale motivo si cemesse lo scioglimento della
“Societas”, se per scarso sucesso o perché la peste ne stesse decimando i
componenti. Possiamo solo dire che, come a Piacenza, facevano parte
della confraternita anche le donne: il termine “soror” che compare spesso
= come del resto “frater” — assume con ogni evidenza il significato di
membro della confraternita®”.
Per concludere, da quanto si rilevato dalla documentazione, si pud
affermare che a Castell’Arquato nei secoli XILI-XIV i segni e i luoghi del
sacro erano quelli tradizionali: la parrocchia, la pieve e i pievani, gli ospe-
dali; le pratiche religiose, la caritdassistenziale, la spiritualith e la sensibili-
18 religiosa si svolgevano quasi esclusivamente alf'interno del borgo. Cid
che di pit vivo emerge dallatteggiamento religioso degli arquatesi, so-
prattutto nel XIV secolo, é la sollecitudine verso i poveri, immagine di
Cristo in terra e di conseguenza verso gli ospedali ¢ gli enti assistenziali,
D'altro canto la preoccupazione per la propria anima e la conseguente
importanza assunta dai riti di sufftagio ci dimostrano che all’influenza
della tradizione comincia ad intrecciarsi quella della nuova religiosita de-
gli ordini mendicanti,
tutta la Romagna e Emilia: eft, ANONIMO, Annales placentini gibellini, M.G.H.,
res, XVIII, p. 512: *Parmenses miserunt Placentiam Verberatores et ita Placentini,
bono et alii pro malo ingenio, inceperunt se verberare, invocantes pacem’,
9 4 dicembre 1348: Giovannina di Parma, «uxor condam fratris Tedaldi Orioli, lega
alla «soror Axina, uxor fratris Iohannis de Feratis, guarnazonum suum de blavo»,Opiate seit religion a Castell Amuato nei sec. XL eXIV Ey
. - Chiaraval
sf idioms
Vicolo
Castell Arquato
ner ssi
ee Brat
‘del Borgel,
Tratto da: R. STOPANI, Guida ai percorsi della via Francigena in Emilia e
Lombardia, Torino 1996,
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