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Gregorio Magno

Il documento presenta un'edizione volgarizzata delle 'Morali' di San Gregorio Magno, tradotte da Zanobi da Strata. Questa edizione, pubblicata a Napoli nel 1745, si propone di correggere gli errori delle precedenti versioni e di rendere il testo più accessibile. L'autore, Giovanni di Simone, sottolinea l'importanza di un'edizione emendata per il pubblico e per la lingua italiana.

Caricato da

Graziela Rangel
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Gregorio Magno

Il documento presenta un'edizione volgarizzata delle 'Morali' di San Gregorio Magno, tradotte da Zanobi da Strata. Questa edizione, pubblicata a Napoli nel 1745, si propone di correggere gli errori delle precedenti versioni e di rendere il testo più accessibile. L'autore, Giovanni di Simone, sottolinea l'importanza di un'edizione emendata per il pubblico e per la lingua italiana.

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I MORALI
DEL PONTEFICE
S. GREGORIO
MAGNO.

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I MORALI
DEL RO N T E F I C E

S» GREGORIO
SOPRA
MAC N O IL LIBRO DI GIOBBE
VOLGARIZZATI
DA ZANOBI DA STRATA
PROTONOTARIO APOSTOLICO , E POETA LAUREATO
CONTEMPORANEO DEL PETRARCA
IMPRESSIONE NUOVA
Purgata da innumerabili errori , e a miglior lezione ridotta,
aggiuntevi anche le citazioni della Sacra Scrittura

TOMO Che abbraccia i


P R
primi otto Libri.
l‘M*0

fN NAPOLI »
Prcfo Giovanni di Sioione MDCCXLV.
CON LICINIA DI' SUPERIORI.

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j** A
s/y
AlF EminerìtiJJimo Signor Cardinale
GIUSEPPE'»! ARI A SPINELLI
ARCIVESCOVO 4)1 NAPOLI. *
ir
1

EMINENTISSIMO PRINCIPE
Utto quefk) Pubblico da una e-
ftrema allegrezza viene tutto-
giorno prefo in riguardando gli
avvenimenti glorio/i co’ anali s’è
,

degnato il Signore Iddio di bene-


dire le voflre prime e fante fati-
che in quella vaftiffima Dioceli a noflro profitto
inceflàntemente dall’ Eminenza Vostra fparfe
e dturate . Ed in vero pèr qualunque parte ,
che ciafcuno l’occhio fuo rivolga, altro non
ifeorge ed ammira che gli abbondevoli Sniffimi
frutti della voflra pafloral cura merceche ave-
:

te Voi fin dal primo cominciamento voflro man-


dato coraggiofamente ad effetto quelle memo-
revoJi intraprefe , a cui altri moltiffimi fui
compimento del viver loro fono appena per-
venuti . Il riftauro , e l’ ornamento maggio-
re dell’ infigne Napoletana Cattedrale , lo
flabilimento di novelle giovevoliffime Acca-
demie , 1* introduzione della piu eletta e ro-
bufla dottrina nel voflro fiontiffimo Clero ,
la fondazione di diverfe pubbliche opere di
Pietà riguardanti al commune e privato be-
ne-

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ne , teflimonianza di tutto ciò forfè non fanno? 0
Quello peroche riefce foprammodo nell’ Emi-
,

nenza Vostra ammirevole egli s’è che tutta , ,

l’altezza di quella gloria , alla quale liete ginn- . -

ta non vi na fatto punto dimenticare quella


,

dolcezza , quella bontà , quella modeflia , e


quella cortefia , onde vi rendete mai fempre i

l’oggetto della felicità del vollro gregge così


avventurato fotto tanto e sì fatto Pallore ,
qual Voi fiete .
Quindi facilismo è il compren-
dere, fe un’Opera per tanti ver fi commende-
vole , come leggefi elfer la prefente , che per
la fua raritànovellamente alla luce fi traman-
da dovea ad altri che a Vostra Eminenza
,

meritevolmente confecrarfi Accettatene dun- .

que con quella benignità, con cuifolete, l’of-


ferta , mentre dopo aver fatto voti al Cielo «

. per la vofira neceflària confervazione mi di- ,


'•
co con profondillimo rifpetto e con intiera , /
*
foggezione. %
jHp» W* ‘
.

‘ •

Di Vostra Eminenza.
k / i f

Napoli li 23. Ottobre 1745. -


* . 4

Umilifs. Divoti fi- Senùjort Obblì^/itifs.

\ Giovanni di Simone.

GIO- ,

.1 .
^ <

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GIOVANNI DI SIMONE
. STAMPATORE NAPOLETANO
. ,

A’ Signori Letterati Italiani*.


»
» >
« f • r

defta novella NapoletanaEdizione da


me imprefadel Volgarizzamento , che

Qj Z anobi da Sfrata, e ’lfio Anonimo Con-


tinuatore feron de XXXV. Libri de
Morali di S. Gregorio Papa fui /agro Eejlo di
Giobbe , quantunque fa la terza in ordine alla
prima , che nel i486, fecefi in Firenze e alla ,

feconda , la quale alquanti anni addietro fu fat-


ta in Roma ; nondimeno, francamente può di-
re ejjer quefla la prima volta , che un tal Vol-
f
garizzamento incontri la buona forte di vederfi
imprejfo in una maniera abile a poterf facilmente

f
feorrere , e che lufngar pojfa della loda di coloro ,
che 7 leggeranno . Senza far troppo a parlare
della rozza preffoche Gotica Imprejfione Fioren-
e
tina ben da principio da tutf i Dotti , e da' me-
defmi Signori Accademici della Crufca ripro- ,

vata 5 La feffa Edizion Romana talmente da


per tutto è feminata di una multiparità incre-
dìbile di difetti e di errori , che fecondo ejjfa que-
fo così famofo Tefo dà lingua non fembra di
ejjer e fato pofo mica alla luce , ma alla con-
fi '

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--

faftone delle flampe . E di vero qual luce , e


qual chiarezza puoffi giammai trovare inquelt
Edizione , in cui ogni co/a è poji a in di ordi* f
ne ? in cui /' ortografia è cori negletta , * f or-
dine dell’ interpunzione talmente è turbato , che
è obbligato ad
il Leggitore quafi ad ogni pafiò
arrejìarfi , o perche vede uniti
que membri delL*
Orazione che debbon ejfere difgiunti , o perche
,

quegli altri che


fiono irragionevolmente difiaccati
,

concorrono a/ormare una /ola ed ifiejfa /entenzaì


accoppiati ad infini-
Quefii di/etti così notabili
certo /a,n pie-
ti' altri farfalloni circa le parole ,
l pre-
tà a chiunque dritto efiima il valore > e
gio di quefio Volgarizzamento . E pur è vero che
Ì Edizion Romana comecbe sì di/etto/a ella/ojfe , è
divenuta nondimeno oggigiorno rarifiìma di tal-:

ché /e i /noi e/emplari in prima non fi


vende-
van meno di otto /cudi romani , ora efièndo di-
venuti radi , rie/ce ad ognuno impojfibile a po
ter/ene a qualunque cofio provvedere Quefie adun-
.

que , ed altrefimiglianti confederazioni han deflato


della Cit
nell’ animo di alquanti Uomini Letterati
accre/cimento
tànoftra , inclinati mai/empre all'
del pubblico bene , un giufio e lodevol difiderio
di veder rinovellata una Edizione
emendata
che
ed efatta di queft' Opera » e che fojfc il piu
può capace a rifiorarla di tutti gli fi r apazzi
fi ,

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velie precedenti due Impreffìoni /offerti . '
Per la qual
cofa 7ion ban mai eglino rifinato di /provarmi ,
per fiiio a che determinato effettivamente mi ave/
fero a dover io ciò fare Sicché qualunque fia il
.

beneficio , da quefia mia novella Edizio-


che
ne abbia in giovamento del Pubblico a ridonda-
re , il tutto afcriver fi dee a i vanenti e nobili

fiimoli , eh' ejjì inceffantemente me ne ban dati .

Se non fuffe piu che nota la corruzione del


cuore umano , malagevol forfè riefeirebbe V in-
dovinare il perche tanti altri Libri , Tefii di
Lingua ancor ejjì , ma ed in-
di mille ghiotti ,

fami favoleggi amenti abbian così ben


ripieni ,

per tempo incontrato la follecita cura di coloro ,


che pubblicati gli hanno con tutta la piu defide-
rabile efattezza e galanteria . Su di che feria-
mente io ripenfando , tanto maggiormente impe-
gnato mi fono a fceverar quefio Volgarizzamen-
to, di tutt' i difetti delle antecedenti Edizioni ,
quanto che bollo riguardato come un eccellente1

teforo della perfetta Lingua W


Italia , e come un
luminofio Sacrario della Mordi Filofofia , e di
tutto il Crifiiano Sifiema Il perche fe io dicef-
.

fi , che quefia mia Edizione forpaffa di tanto la


Romana , quanto la Romana vince la Fiorentina ,
direi fenza dubbio una cofa facile a certificar/
col confronto , e colla fperienza .
-

v- Egli era * a dir mio pe tifare circa


'vero ,

la d ivi/one de fervar /’ ordine medefa


Capitoli
mo , che vieti' adoperato dal dottijjìmo P. Dionigi
Sammartano Monaco Benedettino della Congrega
zione di S. Mauro , nell' eccellente -Edizione la-
tina delle Opere di S, Gregorio . Ma dipoi tra
per ejjer quejlo un progetto , che /conciamen-
te in quejla Verfione potea ridurjt in prati-
ca , per una ragionevole in quejla parte ri-
e
verenza inverfo dell' dntichità , ho Jlimato in
tutto e per tutto ferbar l' ordine ijlejfo , e ’l
medefìmo andare delle precedenti Edizioni Quando .

Ji tratta di fimiglianti materie , le quali noi


miriamo come prezio/ monumenti dell' antichi-
tà ,
par che tutta la loro bellezza , e mae/ofa
autorità confi/ a in così farle al Pubblico ve-
dere , come ejfe furon da' loro datori difpo/e fin
da principio.
Mi farei riputato fommamente fortunato ,
fe mi fojfe imbattuto nelle mani un qualche an-
tico Te/o a penna di que/o Volgarizzamento :

perocché quindi farei fato rilevato di molto a


corriger la confufa , e difordinata interpunzione
dell' Edizione di Roma a tal difetto ha
. Ma
fupplito 1' oculato ricorfo , che fempre è avuto /
al Te/o Latino de' Morali Gregoriani 5 e con
que/o mezzo moltijfimi altri pajfi fono/ alla ve-
ra

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--

ra lor legione refluititi , V quali in quella di* E


zione fono o /conci , o impropj , e talvolta dia-
metralmente co?itrarj a veraci /entimemi di quel
'
Sajito Padre . \ «a '

Sembra , che /arebbe flato mio obbligo di


adornar quefla mia novella Edizione con una
/pecial nuova Pre/azio7ie per informare il Pitb -
Ili co dell' eccclle?iza e, del pregio di quefto Vol-
garizzamento , che fla nel pojfejja di goder uno
de piu autorevoli luoghi fra i rinomati Eefli
di noflra Lingua 5 e per dare pur anche un leg*
gier /aggio della Vita e della letteratura di Za
,

nobi da Strafa , che ne /u il Volgarizzatore .

Ala veggendo dipoi ejfere fiata quefla parte in


ogni ver/o ben e/eguita nella flejfa Pre/azione
Romana , la quale dà tutto il /ondamento a fu-
/picare di ejfer ella lavoro del ChiariJJìmo Aion-
flgnor Font ani ni 5 mi /on rima/o da ogni inuti-
le /atica , contentandomi di prefiggere a quefla

mia E dizio?i e la medefima Pre/azione Romana.


Zìì zi che per non i/cemare in niente l' E/emplare di
Roma , che a me ha fiervito di Origi71 ale , vi ho
hi/erito eziandio la flejfa lettera Dedicatoria ,

che fe cefi dell Opera alla S.Ad.di Papa Clemen


te XI.
Di ta7ìto appunto ho flimato nccejfario ren -
dere informato il Pubblico in riguardo di quel
b a che
che in quefia nuova Edizione fiaft da me fatto.
Del rimanente Jiccome in ciò efeguire , io mi fon
riputato fommamente onorato di aver foddisfat-
to a Uomini Letterati ,• che
nobili voti di quegli
me ne ban dato
gagliardi incentivi $ così non
i

ho veruna efitazione , che me ne abbia ciafe beda-


no a faper buon grado : acciocché il gradimento
comune de Signori Letterati fervir mi poffa e-
ziaudio come di vigorofo Jlimolo a far pubbliche
in apprejfo per mezzo delle miejiampe altre Ope-
re da non poter giammai difpiacere alla Repub-
blica Letteraria Italiana .

AL

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al santissimo e beatissimo
PADRE NOSTRO
CLEMENTE
SOMMO PONTEFICE.
XL

Un dinoto atta memoria del Venerabili •

Cardinal Tommasi.

volgar izzam cnto de’ Morali di S. Gregorio


dovendo ufcire un* altra volta alla luce <h*-
gento ventott’ anni dopo la Tua prima corri'
parla , non olà lafciarfi vedere in pubblico
lènza portare in fronte il facro nome di
VOSTRA BEATITUDINE :e quella InG-
gne onoranza , pare ,
che fè gli debba per
molti e gravi riguardi . Si tratta di un* Ope-
ra , che nel lùo originale fu ièropre acclamatiflìma da tutta la
Chiefa patina , e che fu adottata dai principali idiomi d’ Occi-
den-

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ti
. ,

dente, come diretta a pafcere gl* ingegni di non falla eloquenza,


ad iflituirej gfi animi , c a migliorare i contimi . L' autore è un
Sommo Pontefice d’ incomparabil fapere , fpericnza , fàntità , e
fortezza nelle colè profpcre , e nelle avverte . Il Volgarizzatore

è un Prelato della d’ Avignone il quale , e per fama


Corte
di lettere , Tue lodevoli qualità , fu io molta fiima
e per altre
del Pontefice ionocenao V(, Come poi vegnamo al promotore
rii quella Hiova impreflìone , non fi può andar piu oltre . un
Perlònaggio ^levato e crelciuto lòtto gli occhi de’ Sommi Pon-
tefici , ammirato da lungi , e dapprefio per avere flrettamcnte
congiunta una pietà tutta Apoftolica ad una fomma cfienlione
e penetrazione nelle fantilfime dottrine della Chiedi , fu que v
gli , che pieno di tòno e buon zelo , dietro alle làcre difpofi-
zioni del Concilio di Trento, ne intraprefe quefla divulgazione
innanzi che VOSTRA BEATITUDINE , rapita dallo fplendo-
re di tanta virtù, lo alzafie, ancorché ripugnante, alla dignità
Cardinalizia
Ora non eflèndo mefiiere di requifiti maggiori per impe-
trare benigna accoglienza dal Vicario di Cri fio a quell’ Opera ,
s’implora per la medelima la Tua celefie benedizione, perche
ella refti felicitata nel pubblico in adempimento de’ fanti pen«
fieri del Cardinal Tommalì, e di chi terminando ciò che egli
volandotene al Cielo non vide finito , con se fieflo la pone a’
fìioi facratiflimi piedi.

PRE-

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,-

PREFAZIONE Dell' Edizione Romana de’ Morali

DI S* GREGORIO*
I.
i ' '*

Nconbe il nome foto dell’Opera, il etti


pregiato ,
ed irfigne Volgarizzamento ora
in quefia forma efce alla luce , potejfe
bajiare ad accreditarla prejjò c biche fa ;
nientedimeno per molti copi egli è necef
fario informare il pubblico di quello ,
che accade avvertire in quefa nuovo
imprejfione .

Àgli Studiofi già è noto , che


delle materie ecclefafiche
i Morali di San Gregorio , divif
in libri fopra il XXXV.
facro te/io di Giobbe , fino la prima Opera , che fcrijjè quel
Santo Pontefice in tempo , che verfi gli anni di Cri/to j8a.
fedito dall altro Pontefice Pelagio IL all' Imperador T iberio
'

Lofi untino nella grave carica di Apocrifario , o fia legato


delP Apofiolica Sedia , fi trovava nella Corte di Coflantino
poli y ficcome egli fiefiò dichiara nella lettera , che poi ne
f
fcrijjè a San Leandro Ve covo di Siviglia . Terminata la
fiua legazione , affinché in ogni parte il lavoro comparile
perfetto , lo rivide con maggiore attenzione piu volte , an-
che dopo che V autorità dì Dio gli diede la prefidenza della
Cbiefa : laonde giujiamente e nelP ordine , e nella dignità
ha configuro il primo luogo tra gli fcritti di 5. Gregorio
E nel vero per confentimento comune tanto egli avanza in
quejia fua Efpofizione gli altri Cementatori del Libro di Giob-
be , quanto ei fu a tutti fuperiore nella cognizione , t con-
templazione de’ divini arcani , da lui accoppiata alla fiieoza
della Morale Crifiiana , e alla perizia di tutte le cofe ffi-
ere ;
talché in qutfii libri noi abbiamo una copiofa arme-
ria per fojìenere e difendere le antiche dottrine della
Chie-

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-•

Cbiefa ; e un doziziofi prontuario per coltivare ed ijìruì


re i collimi.
IL

Con tanto applaufo furono accolti quejìi Libri , appena


ufriti alla lucei che per comandamento de' Vefarvi s' intro-
dujfe la pubblica lettura di ejji nelle facre vigilie della
Cbiefa: e quanto di rio ne increfcejfe alla umiltà , e mode-
lli a del Santo , mojìrollo egli medefmo , quando nella lette-

ra XX//7 del libro XII. la quale altre volte fu la XXII.


.

del libro X. fcrìjfe a Giovanni Suddiacono di Ravenna di


f
aver riointefo con fuo di gufo : nongratè fùfcepi , che ilVe-
fcovo Mariniano legi commenta Beati Job PUBLICE ad
vrgilias fàciat : e lo eforta a far leggere piuttojìo qualche
contento de' Salmi , intendendo o di Santo Ambrogio , o di
Santo AgojHno ; mentre egli in guanto a se JìeJjo aperta-
mente dichiara , non ejjèrgli in grado , che , fu a vita du-
rante y i fuoi fritti vadano intorno : ncque enim volo dum
in hac carne fòm , fiqua dixifiè me contigli , ea facilè ho-
tninibus innotefccre.
Il gran concetto , che quefìi Morali ebberofempre , ol-
tre al venir comprovato dalla gran moltitudine de Codici
fritti a penna , -che di loro s' incontrano dapertutto , come
pure dalle frequenti edizioni , che fe ne fon fatte dacbe il
ritrovamento della Stampa alleggerì le fatiche degli Ama-
nuenfi ; principalmente rifulta da i molti Compendi , che ne
furono ejirattì fitto varj nomi , acciocché a ognuno rìufcif
fe facile il provvederfine lln Jìmile Opufrolo fitto nome di
.

£c!oga , compilato da un certo Latctn figliuolo d' Ait , fi


conferva nella Badia di Corbcja tra le lettere dì San Gre-
gorio , mandate da Paolo Diacono al Santo Abate Adalar
do . In Roano nella Libreria di Santo Audoeno , e altrove
ancora , fi trovano i Morali Gregoriani abbreviati da Adal-
berto Levita fitto il titolo di Speculum , e da altri fitto
quello di Reclioatorjum animas Un Simone Monaco AJfiige-
.

niefe gli rifirinf» in dieci piccoli libri , decem parvulis li-


bris : e Garnerìo Canonico di S. lettor di Parigi gli co m-
prefe in fidici libri ,
chiamandogli Opus Gregorianum ,

III.

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Ma piu illufere , efamcfo di tutti i Compendiatot i di
Morali Gregoriani fu Sant ' Odone Canonico di San Mar*
9
Tino di l'un e poi Monaco , e Abate di Clugni , il puale
,

fenza fmintiireil numero de' libri gli accorciò in quel com-


,

pendio dì altrettanti libri XXXK che fu divulgata in Pa-


rigi nell' anno i6iy. da Martino Marrier Mònaco di S. Mar-
tino de' Campi , e che fu poi anche inferito nel tomo Xf'll.
iella Biblioteca de * Padri feampata in Lione . V
efempio di
Odone ft feguitato da Giovanni di lui difcepolo , e autore
della pta Vita divifa in tre libri : mentre avendo egli sfo-
rati i Morali , ne fece un volume , intitolato Opufculum
ex Gregorii Moralibus deHoratum , il qualeJia nella Badia
di Monte Cafeno. Nella Libreria della Cattedrale di Laon
fi trovano pure compendiati in un Codice antico , già donata
a quella Chiefa da due fuoi Canonici , Adelelmo Teforìere,
e Bernardo ; il primo de' quali vi fu creata poi Vefcovo
nelTanno y zi. fecondo la tefemonianza di Flodoardo .

IV.

Da tutto quejìo apparisce quanto felle citi f afferò gli


antichi nel leggere , e abbreviare i Morali Gregoriani : il
che è un grande argomento della ferma , e del fratto , che
trae ano dalla lettura di effe . Ma pure quefea abbondanza di
Compendj interno a un'Opera fola , i quali fenza altro efempio
Jì riducono a otto , come che allegerifeè la fatica de' Copifei , e
de' Lettori, nonpertanto non ebbe forzo di torre dalle mani al-

trui il finte originale degli JitJfe Morali , quantunque per


la loro lunghezza p ir t afferò gran lavoro a i C'opìfi , e non
minore fpefa , e applicazione a i Lettori ; anzi gli 'rendette-
ro piu ricercati e famofei tutto al contrario di qui Ho , eh»
avvenne alle Storie di Livio. , Trago , e Dione, le quali fi
ne rimafero in tutto , o in gran parte neglette , e perdute f
dache il Compendio attribuito a Floro, e quelli di G
inferno,
» di SiftTmo andarono in giro . Nè qui fi riftrinfì T altrui
feudio [opra i Mot ali-, imperciocthe per accomunargli anche
a quelli , che non v. terdeano la lingua latina , fé ne fece
c ro

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-,

ro piu trapazioni nelle lingue volgari . Il Beato Notkero


famofo Monaco di San Gallo , vii rivoltò nell' antica favel-
la Teo/ifca , nel cui luogo è fucceduta la moderna Tedefca:
e nell età di Notjcero , che mancò di Vita
' in principio del
decimo fecola , Grimoaldo Monaco di Santo Emiliano in Cu
nifpana fiiglia , trafpor togli nelF idioma della fua patria . poi fi- E
vet ,0"
talmente ne’ tempi di Francefco Petrarca , e di Giovanni
uh
Boccaccio , quando la Lingua nofìra fu dallo Jiudio dì vaio
5
roft ingegni portata al colmo dell eccellenza , giunfe ancora
'

V Italia a godere l' Opera voluminofa de' Morali , tradotta


in volgare da Z
anobi da Strota .

.
'

V •
'

»
'
'

v.
" •

Il Padre Dionigi di Santa Marta , autore della /pten-


di da edizionedi tutti gli fcritti di San Gregario, pubbli-
cata in Parivi da i Monaci Benedettini della Congregazio-
ne di San Mauro nell' anno 170 f.fotto i gloriof aufpicj del
• Sommo Pontefice CLEMENTE XI. Nojiro Signore , come-
cbe nella prefazione a * Morali , a cui
fua f
dee molta
par Ce dell' accennato fin qui , abbia raccolto con molto Jiu*
dio tutto quello , che appartiene a quejP Opera ; non ebbe pe-
ro alcuna notizia del Volgarizzamento fattone da Zanohi
da Strafa , per efier' egli divenuto rarijfimo , cerne non mul-
tipli catoper via delle fìampe fuori di una volta fola in Fi-
renze nel? anno di i486, prejjò Niccolò di Lamagna , cioè
undici anni dopo la prima edizione latina procuratane in
Roma apud Sanilum Marcum in forma di foglio , e lenza
efpr ripone dello Stampatore , fiotto il Pont ficaio di Sifio FV,
ne IF anno 147 ^. da Domenico de' Domenici Veneziano, dian-^
zi Vefcovo di. Torcetto e allora di Brefcia , il quale vi
,

fece la Prefazione . Quella edizione di Niccolò di Lamagna,


da cui cinque anni innanzi, cioè nel 1481. era fiuto Jìampato
anche il Comento di Crifiofòro Landino fopra la Commedia di
Dante in foglio grande , e con molta mavnificenza , è [par-
tita in due volermi in foglio , con le fognature giu baffi,
ma feuza cartolazione di’ pagine : ed è fatta a due colonne ,
e con le Jettere iniziali de' libri , e de' capi non majufcole,
ma piccole, come le altre del tejio , le quali fono tutte di
ca-

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-

carattere tondo , thè tiene alquanto del Gotico gtuftg la co*


Jiamanza di que' tempi , ne' quali non Jì era per anche pen-
fato al corjtvo , che poi fa ritrovamento del vecchio Aldo f
Manuzio ; onde fa detto perciò carattere Aldino , e dagli
Oltramontani Italico . La carta è bella e durevole , con
margine da tutt'-i lati fifazhfo e nobile . Ma a quejle par
titolarità per viieio del Secolo non corrifponde nè P ortogra-
fa, nè P iftterpunzione , le quali in riguardo alla pulitez-
za , che in oggi

f pratica dagl' intendenti , fono affai bar-
bare , e da non feguitarf ; laonde gli Accademici della Ora-
fe a nel Vocabolario , dove citano
quello Volgarizzamento fin-
za dirne P autore , non f vaifero della Jlampa , ma di un
tejio a penna.
VI.

Innanzi di poffare a dar conto di quanto fè fatto


nell' Edizione preferite , P affare dimanda , che
Z
f ragioni
del principale Volgarizzatore dell' Opera , anobi da Sfrata.
Matteo Villani nel libro Va' Capi XXVI. della Storia di
Firenze , e fuo Sgtiuolo Filippo nella Vita di Zanobi , la
quale c'n altre jì. trova a penna nella Libreria Medicea di
San Lorenzo allo fcauno LXI. Cod. 41. ci fornifono molto
difiìntamente di quello , che decorre intorno alla perfino di
Zanobi , majjìmomente aggiuntovi ciò >cbe altri autori an-
cora ne dicono . E per dar la lode a chi viene , debbeji la
mcàejìma Vita al Signore Antonfirancefio Marmi ; poiché egli
trafrittala di fu a mano P ha cori efi mente inviata al Signor
Cavaliere Paolo Aleffandro Maffeii amendue molto ben noti
Jra illetterati', e il fecondo anche peraltro affai benemerito
di quelli Aiorali , avendone egli promoffa la continuazione del-
V
la jlampa preffo la genero/ìtà di chi ha favorita , come diraf-
fi piu oltre . L% f/Jlanza di quanto i due Villani fcrivono
di Zanobi da Sfrata , fi riduce a quefio . Trofie eg)i l'ori-
gine dal piccolo Villaggio di Strata nel contado di Fi/enze,
fi miglia lontano dulia Città , donde ei prefi il cognome ,
benché quello del fuo capito , per aWifo del Signor* Mar-
mi, /offe Mazzuoli, donde difiefe Giovanni Mazzuoli , det-
to lo Stradino . Ma non pero egli potette difendere dal no-
firq Zanobi , perche quefiì fi mantenne fimpre celibe
per te-
c a fii-

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.-

dì Filippo Villani , tome vedremo . Ejfo Stri*


fimoniànza
dino quale per atto dì ftima , e di riverenza da i Let-
, il
terati fu0 tempo fu non meno , che Ottavio Panta-
del

Nienti'*'
°*tr> * dìjlinto coir onorevol nome di Padre , erejje in prò-
Martelli pria C(I a ? Accademia de* li Umidi , trafuJ'a poi nel
f
fogl. 20. la Fiorentina in tempo del Duca* Caputo 1. a cui lo Stra-
fa* ,u dino fu molto caro . De fuoi Codici Tofani R fa memo-
ria negli Avvertimenti di Leonardo Salviate , e nel Vocabo-
lario della Crufca . Anche il padre del nofiro Zanobi , al
quale noi lafcenmo il fuo cognome antico da Serata , o da
Strada % Jìccome ferivano alcuni , ebbe nome Giovanni . Et
tenne fcttola pubblica di Grammatica in Firenze ; e Zom-
bi in età di VcnF anni infeme con Eugenio il fratello fot-
te» trato al pefo della /cuoia del padre mancato di vita , la
ritenne lungamente in fuo capo con molta riputazione , tal-
StcruiTto- che il Buoninfegni , e Matteo Villani danno a Zanobi il
Tcnttmlìb titolo onorevole di Maeftro
, che in noe' tempi davaji a i Let-

cerati : e ciò pure dee


e profejfori' delle arti liberali dùfi
,

opera to. d i Grammatico , il quale vien dato a Zanobi dal


nome di
^lfgfl°- Petrarca in due lettere frittegli in tferfì latini , dove è
pap! 107.’ chiamato Coemjbius Grammaticus . Divenuto Zanobi afai
eda.Baf- celebre nelle buone dottrine , e molto eccellente nella poeti
Irra/ìs
C9 } e nelr arte del dire \ forcanti la fama del padre a fi-
gne tale , che da Niccolo Acciainoli gran Sinifcalco del
Reame della Sicilia di qua dal Faro , introdotto nella Re-
Storiarlo- gal Corte di Napoli
,
pervenne a gran dignità ; e F Impe-
rador Carlo IV. nel mefi di Maggio delP anno ijfy. tro-
yfZ-
ninfrgni vandoji in Pifa , dove il Sinifcalco Acciaiciolì uvea condot-
Ubg.paq.tr) fico Zanobi , gli conferì fuori del Duomo la corona di

disli^ lauro » come a Poeta magnifico e grande , con fejìa folenne


ncAmmi-di tutta la Corte Imperiale , che accompagno/lo cosi laurea-
T t0 2
-
Co per la Città : il che avvenne tredici anni dappoiché il
-

f.°
ff'fn- Petrarca uvea ottenuto F onore JleJJò dal Senato dì Roma ;
noi, rifa- impet ciocche quejìi due bravi ingegni furono tra lorq cotta-

hrtonci'
r>tl ’ anc^ e amic * » fecome dianzi accenti :

pagg 76. Villani gli chiama amendut di frefea. età . Forfè lo Serata
f
e ^latteo

in lai funzione reciti a Carlo IV. quella fita Orazione in-


titolata de Fama , di cui fa ricordo Michele Poccianti nel
pag. 170. Catalogo degli Scrittóri Fiorentini , come di componimento fer-
4
..
"
, lato

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. ,
:

boto nella Libreria di "Niccolo Caddi . Nè (fui te) mirarono ég*


le onoranze di Za n obi ; imperciocché il Sommo Pontefice In-
nocenzo VI. decorollo del gradò di Protonotario Apoflolico ;
onde gli fu m fieri pajjarfepe in Avignone , deve in putito,
che uvea condotta la fu» traslazione de' Morali Gregoriani
alla fine del libro XI
X. conforme vedremo fra poco , egli
pieno di gloria , e di Vantaggi fé ne pafò di quefìo fecola
nell' anno di Cri/io 1564. che fu il 49. dell' età fica . Onde
prefò il Poccianti , dove fi legge , che Zanobi morì , annum
quadragefirrum nondum a gens , Ji dee leggere nonum inve-
ce di nondum Filippo Villani ferite , che ateo cominciato
.

a tejfere un Poema in laude del primo Africano in verfò


eroico , e ciò col configlio di Giovanni Boccaccio ma che
,•

dopo faputo , come il Petrarca ateo p rJìo mano a un fimil


lavoro , cedendo a sì degno poeta , abbandonale l' imprefa.
Il Poccianti fenon errò nel dire , che di lui fi parlava da
Maf/10 Villani nel terio volume delle Jue Storie , bifogna
/apporre , che egli le tenejf; divife in tre tomi , poiché nel-
le fiampe, che vanno attorno, eì nonne parla , fenon nel li-
bro V. addotto di fopra . Soggiunge il Poccianti , che in cer-
te note fòpra il medefmo autore viene attribuito a Zanobi
Opuftulum quodriam verfibus exaratum in Sphseram . Ugo-
lino Verini nel libro li. de Illuftratior.e uibis Fiorenti# gli
fa quefio elogio.

Zenobium Stratam mors Importuna peretnit


Ingeniimonumenta tamen fua carmina reiìant.

tando pero le fue Poefie non Ji -nafeondano a penna


S che Biblioteca , pervia dellefampe non fi fono giam-
mai vedute * Il medefmo Poccianti in propofito delle Opere
dello Strato f fe la paffa con dire , che plura elaboravi
qu® ob temporis injuriam periere j e il vecchio Ammirato
afferma , che
di lui niuna Opera appari Ice . Da Filippo Villani
abbiamo , che ei lafciafjé preffo il Pontefice un Regiftro di
ktier e pubbliche', e alcune poche colè, che fcriflè agli ami-
ci Ma ninno fa metto del Volgarizzamento de' Morali
Gregoriani , lavoro di lungo Jìudio , e di molta importanza
il che può efihre adivenuto per non trovar/ il nome di Za-
nobi

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nobi da Strafa fcntto in principio , o nei fine ; ma bensìfuor
di luogo , cioè folamer.te appiè del libro XIX. dive Ji leggo-
no quejie parole : finito è il capitolo XVIII. del libro XIX.
de* Morali di San Gregorio- Papa fòpra Giob , volgarizzati
per Metter Zanobi da Strata poeta eloquentiflìmo , al qua-
le fbpFavvenendo la morte , non potè la detta opera piu in-
nanzi fegukare Segue indi piu Jbcto . Prolago della fecon-
.

da parte delle Morali fopradette di San Gregorio , al iro-


nie di Dio, e della fila gloriofiflima Vergine è Madre, Ma-
donna Santa Macia, e del beatittìmo Giob Profeta, e dell’
eccellentifiìtno dottore della Chiefà San Gregorio Papa .
Come io credo , che iia nòto a tutti , Metter Zanobi da
Strata eloquentittìmo poeta , vulgarizzò le Morali di San
Gregorio infine al' XIX. libro, e capo XVIII.. bene, e fùf-
fìcientemente . Poi morendo , lafciò l’opera imperfètta ; onde
acciocché ella non rimanga cosi tronca , io per la grazia di
Dio, e per li meriti, e prieghi di tanti padroni , come fono
elfi noftri autori, cioè Giob , e Gregorio , feguirò l’opera,
fccondoche a etto Iddio piacerà di donarmi la grazia , tenen-
do il fènfo fèmpre dell’autore, benché io laici àlcùne paro-
le di grammatica , che oftùlcherebbono . E quello farò quan-
to mi ila pofiìbile, e quanto io vedrò poter badare all’in-
tendimento degli uomini vulgari , per cui cagione principal-
mente fi vulgàrizzano i libri' grammaticali . E così per la
grazia di Dio io comincerò in quel paflò appunto , che
finì' 1’ opera di elio McfTer Zanobi . QuejF uomo dotto , e dab-
bene , il quale per non ledere imperjetta la nobile e degna
f
fatica di Zanobi ,f Pre e 1° tura di continuarla , ejj'endo
piu intefo all'utile altrui , che all' onor proprio , non ebbe
/’ avvertimento di porvi il feto nome pure non fu ir ola*
, fe

fiato da chi ne fece la prima Udizione . Machiunque e/li


Jì fojfe , ei merita certamente , che fe gli dica con ferfo C> i-
piano : fit tibi terra levis ; avendo egli si lodevolmente ope-
rato con le fue virtuoje applicazioni a farci avere tutta
perfetta , ed intera la maggior pròfa del buon fecola , che
abbia il nojlro linguaggio ; il filen zio della quale prefò quel-
li , che fcrijftro di Zanobi da Strata , può ejfere ancor pro-
ceduto dalla gran rarità di quejf Opera , di cui fcmfa a non
aver ’ avuta contezza tè pure il Selz-iati , il quale per

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4

altro non tate de' Dialnri del msdejìmo Santo Pontefice traf- fi-
latati in volgare: e in oltre ne' pni Avvertimenti regijìra
i pia triviali , e minuti fritti del buon fecolo fenza mai
parlare di quejio , cui egli fenz' altro avrebbe riputato per
tntt'i ca ti' Superiore , jenon a tutti , certo a moltifpmi di
quelli , de' quali ei tenne difcorfo . L'accennato Filippo Vil-
lani deprive le fattezze , e i cojiumi dello Strafa con que •
pe parole : quefto poeta fu di ffatura mediocre , di faccia
alquanto lunghetta , lineamenti dilicati , quafi di virginal
bellezza, colore bianco ,
parlare fchietto e ritondo, il quale
dimoftrava fòavità femmirtiie . Nel vifò fùo era letizia natu-
rale, talché Tempre 1’ afpetto fùo era allegri , col quale fàcil-
mente l’ amicizia provocava ; è fecondoche mi par vedere , il
vilò, e’I parlare fapeano di una modella adulazione . fu di
molta oneftà , e di vita caftiffìma , tantoché fi ftimava , che il
fior della virginità infino alla morte averte confèrvato. Mòri
aVignane nell’-anno della grazia MCCCLXIIII. e della foa
età XL VIIII. Fu onorevolmente fèpellito. La Repubblica di
Firenze nell'anno 1396. attendo ordinato , che a cinque fuoi
Letterati piu illujìri fi aInfero fontuoft debofìti in Santa
Maria del Fiore , volley che uno di quefli /òffe Zanobi da
Strafa ; e gli altri furono Accnrpo , Dante , il Petrarca
,
e 7 Boccaccio , fecondo quello che ne prive il giovane Am- Storie lib.
mirato : benché poi al decreto mancò P efecuzione per non * VI GS- -

e/férjt potute avere le


offa hro , come nota Ferdinando Lei- Faènze
poldo del Migliore. Paolo Mini nel diforfo della Nobiltà
d* Firenze ajfegna allo Sfrata il decimo luogo tra'fuoi Con- 1 ^’ 10 *"
cittadini famop nell'arte poetica.

• *
VII.’
-

Ora vegnamo alP Opera de* Morali volgarizzati dallo


Strafa . Il Generabile Cardinale Gtr/feppemaria Tommaf
y
di fempre chiara memoria nella Cbiefa Romana e nella
,
Repubblica letteraria , tenendo tontinnametite rivolto il pen-
derò al miglioramento , e alla frazione del profjìmo in Quel-
lo , che riguarda la Religióne
, e P eterna f
aiuto , innanzi
che fuffe promnflò "àilo dignità del Cardinalato mojirolfi piu
,
volte dejiderofo di vedere upa novella edizione di queflì Mo\
re li

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-

tali iti forma


che potfjero comodamente andare per le ma-
,

ni di tutti ,
e particolarmente delle perfone v le
quali non
fono in fato di leggere altro ,
che libri volgari, molti de ,

quali talvolta ancorché trattino di cofe fphituali , come com-


paia privatamente da autori, o poco illuminati , o fonza gran
fondo di Jacro dottrina , propongono lezioni , o poco utili , o
non malto Jicure In quejio Savio pcnfero egli aveva anche
.

in mira , che gli Studiofi della Lingua Italiana , i quali per


apprenderne le finezze e relegante , vanno a bere con gran
pericolo della pietà e dell ’ onejià de ' cojìumi , ai fonti impu-
ri dà Noz’cllijri , e de' Romanzi ; ff
et o provv eduti in q.'/e-

Jto fatto di un Tt-Jlo generale , e Jkuro del miglior ficaio %


che avejfe buone parole , e buone cofe ; onde a un ttmpojief-

fi anche nel dottrinale un maellro fondamentale del-


teneffero

la Maral per opprqfttatfi in tal guìfa e nell
Crifìiana ,

ingegna , e nelP anima . E


ii Padre Tommafi tanto piu ri
maje invogliato dell' adempimento delfuo pio dtfderio , quan-
to lo vide in tutto conforme a i penfteri del Sagrofanto Con-
cilio di Trento ; i cui Padri raunati in Bologna fatto la
presidenza de' Cardinali Marcello Cervini , e Giammaria del
Monte ( dipoi ammendue Sommi Pontefici , Martello li. e Giu-
lio III. vennero in rifoluzione difar volgarizzare per pro-
)
feto ,
del popolo Crijiiano alcune dell; Opere de' Pa-
e falute
dri , e Dottori ecclfiafici , che fcfjero atte a indurre P uo-
mo alP amore , t al timore di Dio ; onde ne ebbe la- prima
incombenza il celebre Vefcovo diSeJfa , Galeazzo Florìmonte,
il quale avendo ridetto in lingua Italiana una molto nobi-
le feelta di Sermoni di Padri Greci , e Latini. , mandorli
al Cardinal Cervini : e non foto quejii , ma anche il Cardi-
nal Reginaldo Polo c n molta approvazione ejjendofegli fat-
ti legete a tavola , entrambi lo eferiorono a comunicargli
alla Crifìiana Repubblica , ficcome poi fece dandogli fuori in
due volumi in quarto : e nella lettera dedicatoria del pri-
mo di efjt , flambato la prima volta in Venezia dal Giolito
nel ifSf.il Florìmonte rammenta al Cardinal Cervini que-
jii particolari. Indi a pochi anni Rafae Ilo Cofirucci, Mona-
co Benedettino dilla Balia di Firenze-, veduto , come egli
dice y il gran frutto, che ave a prodotto queir Opera per tut-
ta Il Italia , < come era (lata ricevuta allegramente , e con
defi-
-

defiderto da tutte le perfòne fpirituali , feguìtò il lodevolìf-


Jìmo tfempio di l Fior monte , Jìudio principale era fla-
il cui
to di andar raccogliendo quei Sermoni , che trattavano de’
buoni coftumi , delle opere di carità ; e che riprendeano i
vizj ; onde anch' ejj'o Cajìrucci ne raccolft un terzo volume ,
e itfieme col quarto, il quale abbracciava quelli , che uveo
tradotti P altro Monaco Serafino Fiorentino , il Jece Rampa-
re in Firenze da' Giunti nell'anno ifqa.

Vili,

Quindi 1, che la fina penetrazione del Cardinal Tom


mafi confiderando , che i Morali di San Gregorio aveano
qualche cofa di piu de' requifiti efprefii dal Florimonte , e
vramati da' Padri del Concilio , e da' Cardinali di tanto firn -
no , due de' quali furono Sommi Pontefici ; e riflettendo , che
oltre alfefiere un'Opera intera , e compita , non era pro-
duzione di un Dottore privato , ma di un Papa , e della qua-
lità di San Gregorio ; egli è difficile a Jpiegarfi con quan-
to zelo ne fofpirajfe una nuova Edizione ; la quale in tempo
che fperava doverfi effettuare dal Venerabile Cardinal Gre-
gorio Barbarigo nella famofa fiamperio del fuo Seminario
di Padova , quefli fe ne volò all'altra vita . Ma
nientedi-
meno in lui non ifcem'o quel primiero fuo defiderio ; anzi ei
venne in rifoluzione di promoverne eglifiefiò la Jiampa ; fom-
minjirando con permijfione de'fuoi Superiori alla fpefa quel
tanto , che gli permettea la fua povertà religicfa , da lui
ferpre confommojiadioofiervata. Laonde comunicato il pen.
fiero alP amico fino di molti anni Monfignor Ginfio Fonta-
nini , oggi Camerier d* onore del Sommo Pontefice , e allora
Bibliotecario del Signor Cardinale Imperiali , nella cui Li-
breria il P. Tcmmajì capitava frequentemente ; efiò Mon-
fignor Fontanini defiderofo dì cooperare ai difegnidelP uomo
dì Dio y fi offerfe di andar purgando la rozzezza efieriore
del Volgarizzamento de' Morali per farlo comparire piu pu-
lito , che fifie fiato pofiìbile . Laonde non finza giubilo efir e -
mo del P. Tommajt , il quale con licenza de'fuoi Superiori
diede a taP effetto il fuo proprio efemplare , fe ne intra-
prefe la Jiampa . Lcttofipoi in prefenza di lui ,
e di altri

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. - -

Letterati qualche parte de' primi fogli cosi ripurgati , non


può tidiìjì quanto r/ìaff? contento in fentire , che l' Apofio-
lìca eloquenza , e lo fpirito di San Gregorio nel linguaggio
Italiano face [fero così felice riujiita , come fc egli avejje ce-
mentato il libro di Giobbe in amendue gP idiomi nelP . Ma
incamminar/i della Jìampa effendo piacciono alla Provvidenza
divina , che dal Sicario di Crijìó ei fife , cantra fua vo-
glia , ma con applaufo univerfale , efaltato alla dignità Car-
dinalizia , contuttoché da ìndi in poi piu del /olito ne fot
IccitaJJe la Jiampa ne' pochi me/7 di vita , che gli rimafero ,
non fe ne potetterofinir dì /lampare , fenon quattro libri : e po-
chi giorni prima , che egli infermajfe , ejfendo fiato da lai Mon
Jìgnor Fontanini in congiuntura del prèjjmo Santo Natale t po-
lso milta premura , che egli bentojio nefiaceffe la prefazione ,
perche fi divulgajlèro quei pochi libri , che erano imprefì , come
foffe prefago della vicina fua morte : di che molti argomenti fe
n' ebbero . Pajfato egli pertanto di quefio fecolo con quelfommo
credito di pietà , che divulga lafama , e rifulterà un giorno
dai procejfi , che intorno a ciofi vannoformando confacoltà del-
la Sacra Congregazione de' Riti , i Morali farebbono rima-
gli imperftti ; fe con atto magnanimo non ne avejje ordina-
to il profeguimento un perfonaggio di molto affare , il qua-
le per fida naturai modefiia non vuol ejfere nominato , con-
tentando/? di favorire le cofe degne di lode fenza cercarne per se;
e che al Cardinale efjèndofiato congiunto ai firettifiima confiden-
za , ha voluto anche dopo lafina morte dar quejlofegno della
grandijfima venerazione profilatagli in vita

IX.

Ora dunque efce il tomo primo , il quale abbraccia i pri-


mi otto Libri de' Morali : efenon fono fiampati con quella ma-
gnificenza di carattere ,
che per altro convenivqfi
e di carta t

ulP Opera , e alP animo di chi ne ha promoffa la pubInazione


fappìafi , che quejlo è provenuto dalla neceffth di aver dovuto
feguitare il tenore de' primi Libri imprefì fecondocbe portava
la religiofa povertà del P. Tommofi non meno , che quella dello
Jìampatore . Ma a quejle mancanze fupplìrà la perfezione , e il
pregio di una profa sì grave , la quale al certo non può effer piu
ncbi

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e ,-

nobile , effendo f
portata con dettatura fan a ] propria , empiite ,
naturale , e fenza falfi colori , j/ nella fella , »?//* ac-
cozzamento delle voci ; nella collocazione , e nel viro delle qua-
li non V* ha nulla cF ingrato , ma tutto dilettevole , tutto gra-
ve , efignificante . Non figuari!» UVoigarizzatore dalle fre-
quenti replicazioni : e queffe fanno comprendere , che ilfuo di-
fiorfo non è fuperjluo , nè ricercato con affettazione , ma tutto
obbligato alla materia . Le voci antiche , le quali ? incontrano
per entro a un Opera così grande , fono rarijjìme , come Spoc-
chia , otta , danneggio , e razi , per fòrella, ora , danno,
raggi con qualchedun ’ altra , le qualififono ritenute , perche
fervano d' efempio : e nel rimanente nonfi è mai toccato , fenon
quel folo , che riguarda F ortografia , e F interpunzione , fen-
za entrare in conto alcuno a por mano nelle voci , o nelleformo
le . Solo in tre cafi è paruto bene F ufare una libertà , di cui
per informazione altrui quifi dà conto . I. Semprefi legge a fan-
za , fecondo l' origine Provenzale , in vece di fenza e per lo ,•

piu ecciefìa ; ondefi è polio dapertutto fènza , e chiefà per figui-


re F ufo moderno , effe rido quelle prime voci antiquate . 11. Da
pertuttofi leggeva apriffi , dicefli in terza peifona , fecondo il
dialetto volgare della plebe Tofana , il quale non dovendo aver
luogo nelle pròfé gravi , fi è pofio fimpre diceflè, apriflè . Si
fono pero lafciate certe definenze in ino , e in ono , come credef-
fino per credettero, turbafiìno per turbaflero , doveflòno per
dovefTèro ,
do] fono Ver dolfèro ,
fparfono in vece di fparfèro ,
e
fomiglianti . HI. Con le voci , che cominciano per lettera confo-
nante ora flava l articolo il , e ora lo , come Io vizio , Io giu*
dicio , Io quale ; ma perche quefia maniera non è piu in ufo ,

fi è pofiofempre il , e nel plurale . Chi perofoffe di contrario


i

parere , tenga egli per se quelle maniere , che fi fino fiambiai y


e per fuo confortagli baffi , che qui nonfifieno tacci -ite per tor-
,

re altrui ogni minima occ afone di nojofi litigio . In quanto alF


antica ortografia , qui abbandonata , ciò non dovrà recar ma-
raviglia a chi per alno è confapevole , come tutte le fritture
volgari di que'fiecoli patificono te effe eccezioni nella ortografia
fi
dura, manchevole, fòverchia , confuta, varia , incorante
e finalmente lènza molta ragione per dirlo con le parole del
,
Salviati , uomo per lungo ufo , e pratica peritiamo in queJU
materie , il quale in piu luoghi de'fuoi Avvertimenti ne parla,
mo-

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,

mofrondo la necefità di non dover/ ritenere la Scrittura vol-


gare de' codici antichi , ma pigliar /blamente il getto delle pa-
role , lafciando poi alla moderna li na l' impreja di ripulirle ,
non effondo alcuno , che in oggi fcrivejfe apto , dedo , judicio
vindo , diledo , fado , tondo, alchuno , chome , chosì ,
esaudito , exaitato , experto , vidoria , monflra , corruptibi-
le, figluolo, maravigla, battagla , pigiare, meglo,voglo f
togle , prefuraptione , redemptore , confpedo , abfoluto , e al-
tre di quefaguifa , onde non foto quejto Volgarizzamento , ma
ogni Scnittura di quefio fecolojì trova abbondante , e ripiena,
lnfl.lìb.i. Il perche fe quell ’ a/fioma di Quintiliano , orthographia quoque
Cap. va i.
con fìi e tudini fervi t , ideo fìepe mutata eft , giammai ebbe luo-
go , lo dee per certo avere nel cafo nojiro , nel quale di vantag-
gio tra un gran numero di abbrevizioni trovandofi unitigli arti-
coli ai nomi , e le particelle ai verbi , come dalquanti , duguale,
larmi , locchio, lav'ta , fe, ue , me, ejimili ^«‘d’alquanti,
d’uguale, Tarmi, l’occhio, la via , s’é, n’è, m’è , non
è
Jìato leggiero impaccio ilfarvi le neceffarie /epurazioni . A
tutto quejlo aggiungatifi i pajjì volgari della /aera Scrittura , *
quali erano tutti confufi , e uniti al comento fenza dijUnzio-
ne veruna di carattere , di citazione , o d' altro . Or quejìi
f fono rifeontrati col tejìo latino , fi fono dijiinti di carat-
tere corfivo , e con la giunta de' luoghi fegnati fuori nel mar-
gine , ove di quando in quando fi è mejfa in numeri Arabi-
ci anche la divijione de' Capi, diverfa da quella , che porta-
va il Volgarizzamento , e conforme alla già ricevuta , che
nelP ultima Edizione de' Monaci di San Mauro , chiamajì ve-
tus . Ecco quanto è occorfo avvertire in quejia nuova impreso-
ne , la quale per V importanza della materia , appropriata alP
intendimento di ciofcheduno , e per P eleganza , e bontà dello
file dovrà ejjer giovevole , e cara ad ogni qualità di perfori e , per
compiacere alle quali fuccej/ivamevte fandranno pubblicando i
libri , che rejtano . Si avverte perfine , che in un Opera tale
per piu riguardi efindo fati inevitabili gli errori difampa , fe
ne rimette P emenda generale all' intendente , e difireto Let-
tore .

I LI-

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, ,

S* GREGORIO PAPA* San Gregorio Papa Copre il Libro de' Morali


Comincia la pillola di
a Leandro Vefcovo di Siviglia.

jtl Reverendijfimo , e Santifimo Frate fuo , Leandro eomfagne Vefcovo ,


Gregorio Servo de' Servi di Dio

IA per addietro , Frate beatilfimo , conofccndoti io nella


Città di Coltantinopoli , dove mi tencano i comanda^
menti dell’ Apoftohca Sedia , alla quale ancora tu eri
venuto per la legazione a te ingiunta nella quellione de*
Vifigorti , io t’ aperfi tutto ciò , che a me di me mede-
limo difpiacea , come per lungo tempo io indugiai la gra-
zia della mia converfìone , c dipoichc io fui fpirato del
«ledale defiderio , anaira mi penfava , meglio fiilfe ri-
manere fotto abito fecolare Già dell'amore eterno m’e-
ra manifello quel , eh’ io dovetti cercare : ma l’ antiquata ufanza del mon-
do a quello pur tri avea legato , che io non mutali! il vellimento di fiori.
E cosi coilringcndomi 1’ animo di fervine al mondo , quali come per una
immagine di fuori , ecco che molte cofc mi cominciarono a crefccrc delle
cure ori detto Mondo ; intanto che non folo fotto fpezic , nè lòtto colore,
ma ( che piu grave è ) con la mente era ritenuto all’ amore di quello : le
quali tutte cole alla fine fuggendo , io follecitamente entrai nel porto del
monallcrio . E Iridare tutte le cofe mondane , liceome invano allora mi
credetti , del tutto nudo mi pjrt; della temprila di quella vita . Ma ecco
che come fpelfo avviene , che elTendo la nave incautamente legata , cre-
fccndo la temprila , è natta dall’ onda del mezzo del licuriflimo porto ; co-
ri io fubitamvnte fotto colore dell’ ordine Ecclelialtico mi trovai nel pelago
delle caule focolari : c cori perdendola , conobbi quanto era da tenere fret-
ta mente cara la quiete del monallcrio , la quale io non feppi con fortezza
tenere . Imperocché quando a ricevere il minitlcrio del facto Altare mi co-
ilrinfe la virtù della ubbidienza , quello fi ricevette fotto colore della Chic-,
fa , la qual cofa benché lecita Ila , pure figgendo lì piange . ApprriTo que^
Ilo mimflcrio tanto grave , non volendo io , e a ciò contrattando , fummi
ancora fopra quello ingiunto il pelo della cura paftorale : la qual cola tanto
m’è piu dura , quanto conofcendomi io a ciò infufficiente , in nulla con-
Colazione pollo rifoirare . Imperocché efTendo già turbati i tempi per la
f
multiplicazione de peccati , approflimandofi la fine del mondo , eziandio
noi , de' quaii fi crede , che ferviamo a’ fegati , e fpirituali millcrj , fiamo
occupati nelle cofe di fiori , ficcarne di me addivenne , che in quel tem-
A '
po»
,,
,

* ~l i b r o primo dimorali
po , che io venni ài minirterio dell’ Altare , non fapendo io la cagione
mi fu fatto prendere il pefo dell’ ordine facro , acciocché piu lecitamente
poterti ufarc nei palagio terreno , ove molti del monafterio mici fratelli mi
leguitaroBO , congiunti a me
di (faterna carità . La qual cofa conofco io
che fu fatta per divina difpenfazione , acciocché per loro efempio io mi ri-
ftringerti , ficcome per una fone di ferma ancora , alla placida riva dell’ ora-
zione . Che in verità alla lor compagnia io fuggiva gl impacci , e le tem-
peite terrene , come a luogo di ficunrtìmo porto : E benché la grande oc-
cupazione avendomi già tratto del monafterio , mi toglieflè la vita della
runa quiete colle fue mordaci follecitudini , nientedimeno elfendo io tra
£irò per la continua ufanza delle lezioni , era animato a defiderio di conti-
nua compunzione . Allora a’ predetti frati , a cip ancora confortandogli tu
piacque , come tu meddimo ti ricordi , di fofpingermi con importune do-
mande a fporre i libri di Giobbe , e che fecondo che la fomma verità in
ciò mi concederti: vigore , io aprirti loto i miiterj di tanta profondità , i
quali ancora per lòpralfelto della loro domanJa quello aggiunfero , che non
loia io eliminarti le parole della iiloria per l’ intendimento dell’ allegoria
;
mi che ancora 1’ intendimento delle allegorie io riducdfi ad efercizio di
moralitade : ancora l'opra a ciò aggiungendo cofa piu grave , che 1’ cfpoli-
zioni io fortificarti con teftimonj di fcritture , c quelle , che (opra a ciò ad-
dotte pareUino dubbiofe , io dichiararti con novelle cfpofiz ioni . A tante , c
tali cole d' opera sì ofeura
,
giammai per addietro da nullo tentata , di pre-
sente che io mi vidi trarre , in verità confetto , che foto udendo fuono di sì
grave pefo , mi confortai larto , e vinto Ma poi fubitamente elfendo io com-
.

prelb tra la.divozione de’ miei frati , e la paura di tanta opera , levando gli oc-
elli della mente al donatore di tutti i doni , veramente pofponendo ogni indu-
gio , del tutto mi diliberai d’intendere alla loro domanda , perocché non porca
edere a me imponibile quello , che comandato m era dalla carità di tali , e sì
cordiali fratelli . Veramente io a tanta opera mi disperava d’ edere diffidente;
ma effondo io ancor piu forte , che la mia difpcrazione , levai la fperanza mia
Mitt.’j. d. in ver colui , che la lingua aperfe a’ mutoli ; che le lingue degl’infanti fa par-
ia/». lo. d. lanti : il quale dette forma di voce umana al duro raghio dell’afilla . Che ma-
Num. ìi. raviglia farà adunque , che quello dia intelletto all’uomo (folto , il quale a fuo
piacere manifolla la fua veritade , eziandio per le bocche delje belìie ? Così io
articurato per la confidcrazione di tanta fortezza ,
cominciai a dclìare la mia
arida mente a dimoi Ilare la fonte di tanta profonditade . E benché la vita di co-
loro , a’ quali io era coftretto di fporre tanta opera , lungamente in’ avanzarti,
nientedimeno non mi pare cofa ingiuriosa , che per uno cannone di piombo
ufeiifo abbondanza d’ acqua a ufo degli uomini ; onde fenza indugio ertendomi
fempre davanti i detti miei divoti frati , tralcorrendo fpofi la prima parte di
quella opera Appreso veggendomi piu fpazio di tempo , f ultime parti trat-
.

rai , e dettai piu diliberatamcnte ancora , vacandomi piu tempo , aggiugnen-


do , e levando molte cofe di quelle , ch’io avea tralcorrendo fpolle , e molte la-
rdandone , come prima ; e così correggendo , e ammendando , compolì per
libri quello , che per povertà di tempo , parlando io , era in mia prelenza ri-
colto , perocché ordinatamente dettandolo t ultime parti , follccitamente con-
fiderai in che llile io aveva (porte le prime . Adunque così ordinai quella opera,
che tralcorrendo con follecita correzione quel eh’ io avea Semplicemente detto,
recarlo in forma di dettato , c per modo , che quello , che io dettai , non forte
diverfo da quello , eh’ io avea detto per modo di ragionamento : c così l’ una
parte flendendo , l’altra riftrignendo , d’una cofa in didimi le modo fatta fe ne
(òr mai te una non dillimilc , benché la terza parte di quella opera io abbia la
folata quali in quella forma , che ragionandomi di prima , io l’ avea detta Quc- .

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,

DI S. GREGORIO. j
flo per tanto addivenne , che coftrigncndomi i predetti miei frati Id altre co fe,
non vollero , che quella parte piu fottilfnente s’emendafle : quelli imponendo-
mi molte cole, e io volendo loro ubbidire ora per levamento di contemplazione,
alcuna fiata per finimento di moralirade , ho divifa in fei parti quella opera,
che come vedrai fi Ilende in xxxv. libri . Troverai nell’opera mia , che alcuna
volta laido l’ordine della cfpofizìonc , e frendomi in contemplazione , e mo-
ralità , e portando la lettera . Ma chi parla di Dio , di bifogno è , che cerchi
tutto ciò , che s’appartenga a collume , e a frutto degli uditori , e quello penfi
che fia il diritto ordine di (porre , che come vede , che lia di bifogno a edifica-
zione di virtù , così alcuna volta fi parta da quello , ch’egli avea cominciato,
perocché ’l trottatore della Santa Scrittura debbe eflere a guifa del fiume Noi .

leggiamo , che correndo il fiume per lo fuo letto , fe per ventura dal lato fi
truova una valle cavata del tutto, in quella volge il corfo fuo e quando i’ha
,
al tutto ripiena , allora fi ritorna nel primo luogo . Io dico , cosi in verità deb-
be edere il trattatole della divina parola , che di qualunque colà egli fi dica , fe
per avventura gli occorre degna cagione di dire alcuna cola a voftra edificazio-
ne , di prefente , quali come a una valle vicina , rivolga il corfo della fua’ lin-
gua .E quando egli avrà fuftìcientemcnte pieno il campo dell’ occorfo un-
fnaeftramento , allora ritorni al luogo del primo fermone . Mauna cofa vo-
glio predire , che nel procedere noltro noi fporremo alcune cofe ftorialmcn-
te , c con allegoria , alcune cofe inveftigheremo fotto figura , alcune al-
tre folo moralmente , e a utilità nollra . Ancora molte ne (porremo in tut-
ti e tre i modi che prima porremo il fondamento della iltoria , appref-
fo per la fignifìcazionc delle cole figuralmente dette rizzeremo l’edificio del-
la fede . All ultimo per la grazia della moralità daremo colore a quello edificio.
Quella verità pertanto è di bifogno , perocché le parole della verità non fono
altro ,
che nutrimento dell’anima , le quali per varj modi fi debbono dire , a
guifa di diverfe vivande , acciocché il lettore invitato a quello convito , forfè
per fallidio non fi partirti: : ma piu torto confiderando le molte cofe , che in-
nanzi gli faranno porte , a fuo arbitrio prenda quella parte , che a lui parrà jiu
degna j Alcuna fiata farà , che non cureremo di fponere le manifelìe parole della
illoria , sì per non indugiarci di venire alle parti piu ofeure ancora , che in
, sì
molte cofe l’intendimento litterale non folo non darebbe ammaellramento al
lettore , ma piu tolto genererebbe errore : verbigrazia , tu troverai dove dice':
Sorto il quale/! piegano coloro , che portano il mondo. E chi è che non conofca di „ ,

tale, e tanto uomo, che erto non feguita le favole de’ Poeti ? Chi crederà, 0
' 0 " 9' h -

ch'egli intenda però di dire ,chc la malia del mondo fia fortenuta da’ Giganti?
Quello medelìmo pcrcoflb d'avverfitadc , dice: Il fufpendio ha eletta f anima . ,
mia , e F offa mie hanno eletta la miete Or quale veramente favio potrà credo- 0 '0 * e
.

re , che uomo di tanta lode tra le avverfitadi averte dilibcrato con impiccarfi fi-
nire fua vita , del quale è certo, che dal fegreto giudice riceve premi eterni
per la fomma virtù della pazienzra ? Alcuna fiata ancora è , che le parti lette-
rali medefime faranno tra loro contrarie e così non foltcngono d’ eflere ìntefe
,
letteralmente Onde troverai , che il fanto dirà Perifca il ri), nel quale lo nòe- Gioì/, g. m
. :

qui , e la notte nella quale fi dine : Conceduto h F uomo : e appretto noi foggiugne:
Sia quel dì ofeurato e pieno a amaritudine . Ancora appretto nella maledizione
t
di quella notte foggiugne : Sia quella notte folitaria : or come può Ilare quello
letteralmente conciofiache il dì per lo continuo difeorfo del tempo non può
:
*
' Ilare fermo ? Come dunque dice , Sia quel dì ofeurato ? Il dì pattato già non era:
e fe pure forte ftabile , nulla avverfità potrebbe fentire . Adunque fi dimoltra,
che il fanto di Dio non parla del dì fenfibilc il quale erto delìdera , che fia
,
percoflo d’ amaritudine . Ancora fe la notte della fua concezione congiunta con
l’ altre notti già era pattata
,
come delìdera , che Ila folitaria , Ja quale ficcomc
A 2 non

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i
. ,

4 LIBRO PRIMO DI? MORALI


non può cfferc flabilita per Io corfo de! tempo così non fi può fpartire dalla
,
Ciob. d compagnia dell altre notti. Ancora parlando a Dio dice: o Signore in fino a yuan-
j.
d? non mi perdonerai ? pache non mi laici tranghicttirc la faltva mia E nicnte-
•’

Ctob. 6. b dimeno poco di fopra avea detto : Quelle cofe che f anima mia prima non volerà
,
toccare , ora pa la grande angofeia fon miei cibi E chi non sa che la faliva piu
Giob. 7. d tolto fi può tranghiottire , cheì cibo ? Affai è incredibile
, che chi confeffa di
poter prendere cibo , nieghi. di potere inghiottire faliva : Ancora di»: io ha
Cioà.i g.d peccato , e che ti patri» io fare 0 guardature degli uomini ? Or vuotiti tu con
fumare ne
Ctob.zy.b peccati della mia giovinezza ? e nientedimeno in altra rifpolla l'oggiunge : li mio
cuore ài niente mi riprende in tutta la vita mia : e come può cfferc
, che di nien-
te fia riprefo dalla cofcienza in tutta la vita fua quegli che palefemcnte li con-
,
feffa d’ aver peccato ? Certo quelle due cofc non s’accordano iniìeme: la colpa
deila opera , e la non riprenderne del cuore . Per audio adunque appare , che di-
poiche le parole letterali non poffono avere accordo dentro di loro , alcuna cofa
rnfeofa fi debbe piu addentro cercare, quali ficcopac chiaramente «liceflìno: o let-
tori , dapoiche voi vedete , che l’ una di noi letteralmente intefa guada l’altra,
cernite quello che dentro ai noi fenza contrarietà fi potrà trovare . Ma ancora
per lo contrario alcuna volta addiviene , che chi non cura di prendere le parole
iiqriali fecondo la lettera, nafeonde a se medefimo il lume della verità, che
gli è inoltrato : e così volendo con fatica pur trovare alcuna cofa_ dentro della
lettera , perde quello , che effo fenza affanno poteva acquiilare di fuori . Ecco
Gieb.ji.u cbe’l noltro Canto Giobbe parlando a Dio dice ; Deh or negai io mai a' pereti
,
U
cofa che vele ero , o feci io mai affettare gli otchj della vedova ? or mangiai io mai
foto il pane mio , che non ne mangia ffe il pupillo ? Giammai non difpregiai chi paf-
fute dinanzi ila me , pertanto che non avejfe veflìmento ; ni I povero . pertanto che
fu ffe ignudo. Le membra del povero femprc
core mie fu da me rifcaldato .
m
benedicono , e della lana delle pe-

Quelle parole fe noi vorremo pure sforzare a intendimento allegorico , già


^
parrà , che noi annulliamo tutte l’ opere della mifericordia fua : per la qual cofa
e da tenere , che’l divino fermone ficcome ne’ profondi miiìcrj elercita i Savj,
così fpeffo letteralmente intefo conforta i femphei
,
e così tiene in palcfe audio
donde effo podi nutrire i parvoli c nel fegreto fi riferva quello , donde effo
:

levi in ammirazione l’ altillime menti quali per modo di parlare a fimiglianza


,
d’ un fiume baffo e profondo, per lo quale l’agnello poffa andare , c l’elefante
tmovi pelago da notare . Adunque fecondoche richiede la opportunità di ciafcun
luogo , così muta l’ordine della efpofizione , e pertanto piu veramente fi trao-
da 1 intendimento della divina parola , quanto per piu diverfi modi fi cerca , fe-
condoche la materia richiede. La quale efpofizione ecco che io mando alla beati-
tudine tua , o Leandro , non perche io la giudichi degna di venire a te , ma
pertanto , che domandandola tu , alla memoria mi ritorna , che io te la pro-
mifi : nella qual voglio , che tutto ciò che la tua fantità truova tiepido , e non
ornato , tanto piu rollo mi perdoni , quanto piu chiaramente i manifeffo , che
io infermo del corpo ho preia quella fatica : che come tu fai , quando il corpo è
afiiitto , mancano gli lludj del dire V. in verità molti anni fono , che io ho
.

avuto continuo dolore di fianco c quali per continue ore e momenti mancando-
:

mi la virtù dello fiomaco , vengo meno . Sono ancora afflitto di continue feb-
, ,
bri , benché lente : tra le quali tutte eolie quando io follccitamente penfo , che,
Jiae. 1 1. b fecondo la fcrittura Chi i da Dio ricevuto in figliuolo , ì da lui flagellato ; certo
,
quanto piu fono aggravato da' profetiti mali duramente , tanto piu certamente
mi pare fpcrare gli eterni beni E forfè clic è quello per cordìglio della divina
.

provvidenza , che l’ affaticato, e percoffo Giobbe da! periodò Grecorio debba ef-
fe*? fpofto c pe’luoi flagelli meglio comprenda la mente del flagellato
, . Ma
chi veramente confiderà può vedere che la infermità del corpo con grande av-
, ,
vcr-
,

DI S. G REGORIO. J

verlità m'è contraria agli ftudj della mia fatica -, perocché quando la virtù della
carne appena può ufare l’ uficio del parlare , la mente non può degnamente apri-
re quel che dia fente che l’ufkio del corpo non è altro , che organo del cuo-
:

re ; onde benché 1 uomo luffe dotto di cantare , nientedimeno non può folta-
mente inoltrare l'arte , fe a ciò non rifpqndano gli organi di fuori . Noi ver-
giamo chiaramente , che gli organi rotti non poffono rendere il canto . che
v’è polio dalla dotta mano nè ancora il vento può render voce , fe per alcuna
:

lefura il cannone è fioco . Quanto piu gravemente adunque è impacciato 1 ordi-


ne delta mia efpofizione , dove la grazia del dire è sì guada per lo guaftamento
dell’organo , che nulla arte il può ordinare ? Ma io ti priego , che trafeorrendo
tu i detti di quella opera , tu non domandi le foglie delle parole . perocché per
le fante Scritture è riprefa la levita del parlare fenza frutto, da’ trattatori
di
quelle : che nel tempio di Dio non fi debbono piantare felve ne’ bofehi : c ma-
terialmente tutti vergiamo , che la biada , che ha molte foglie , ha le fpighe
meno fruttuofe Per la qual cofa io non mi
. fono curato di fervare farte del par-
lare , la quale fi dimollra per dottrina di frutti che fecondo che dimollra il te-
:

nore di quelta pillola, io non fuggo il vizio del mctacifmo, nè la confufione del
Larbarifmo : nc ancora curo di fervare i luoghi delle propofizioni , nè l’ ordine
de’ cali :perocché mi pare cofa troppo indegna di riilnngere le parole celelìiali
fotto le regole di Donato . Quello dico' io' per tanto , che quelle cofe da nullo
interprete della fanta Scrittura furono mai ofservate della qua Te per tanto, :

che la nollra efpofizione procede , degna cofa è , che quella opera , quafi come
figliuola nata da elsa , feguiti la forma della madre Ancora intendo di fpor- .

re , fecondo la nuova traslazione . Ma quando alcuna fiata per pruova fufse In-
fogno , ora prendo teliimonj della nuova , ora della vecchia , acciocché , co»
me la fedii Apollolica , nella quale per I autorità di Dio io ho prefidenza
ula f una , c l’ altra ,
cosi la fatica del mio lludio fia fortificata di ciafcuna.

Comincia il Prologo /opra la feguente Opera .

Pesso fi fa queftione fra molti, chi fufse lo fcrittore del libro del beato Giob-

S be e credono alquanti , che folse Moisè , ovvero alcun altro de’ profeti.
,
Quello fentono pertanto , perche nel libro del Gcntfi lì dice . che Jobab difee- Gcn.’Ó.J
fe della fchiatta ai Efaù , e fuccedette nel regno a Baie flgliuqlo di Beor onde :

credettono quelli pertanto , che Giobbe fofse fiato ifsai dinanzi a’ tempi di
Moisè : i quali in verità non conobbero l’ ufanza della divina Scrittura , che
nelle parti , che prima occorrono , molte volte ufa di toccare quello , che di
poi dee feguire : c quello è , perche fi ftudia di venire a quelle parti , ch’effa
intende di trattare piu fottilmente onde nel predetto luogo fi dice , che Jobab
:

fu prima , che Re lodino in Ifracl . Adunque non puotè elsere , che quegli fuf-
fe innanzi della legge. , del quale fi fcrive , che fu al tempo de’ Giu-
i tempi
dici d’Ifrael qual cofa conliderando alquanti , non bene av’yifati penlano,
: la
che Moisè ferivefse la vita fua , come di perfona , che fofse afsai innanzi a’fuoi
5
tempi , immaginandoli che quegli , che al noflro ammaelìramento compofe i
comandamenti della legge , fi pofsa credere , che ei mollrafse gli efempj della. %
virtù , fcrivendo la illorta a un’uomo pagano . Altri molti fono , come detto
è , che dicono , che lo Scrittore di quella opera fu uno del numero de’ Profeti,
approvando ciò con quella ragione , che nullo. potrebbe conofcere4 parole di
tanto milterio , cioè fegrtto di Dio , fe non colui, la cui niente lo Spinto Santo
avel'se elevata alle cole celelìiali . Ma
io dico , che in vano fi domanda chi
audio libro ferivefse , conciofliache fedelmente fi debba credere , che l’autore
di quello fufse lo Spinto Santo c quello è quel che lo fcrifse , che volle , che
:

fufse fcritto , il quale fu fpiraxorc di qudta opera : e per la voce dello Scrittore
di»
,

i LIBRO PRIMO Dtf MORALI


dimo(W> a noii fatti di quello uomo , i quali noi dovdfimo feguitare Dim- .

mi noi leggellìrao le pillole d' alcun valorofo uomo , e ccrcaflimo con che
, fc
penna quelle rodino ferine ; in verità vmirtima cofa farebbe fapere il loto au-
tore , e il loro intendimento , e poi inveltigare con che penna quelle fulTino
ferine Adunque conofcendo noi quella opera , e tenendo che l’autore di quel-
.

la fufse lo Spirito Santo ; che è altro a domandare dello Scrittore , fe non co-
me domandammo della penna , colla quale quella è ferina ? noi poliamo Ma
ben credere veramente , che ’l Beato Giobbe, il quale fortenne peritoli di sì
fpczialc battaglia, feri verte i fatti della fua finita vittoria Nè contro a quello
.

ci dee muovere quello che in quello libro fi dice diffe Giobbe : ovvero , quefto,
:

e quejìo foftenne Giobbe ; che ufanza è della Sacra Scrittura , che eziandio quelli
che di se fcrivono , molte volte di loro parlino , come fc parlaflìno d’altri on- :

Num.it c de e di se dicea Moisè : era Moisi uomo manfuetiffmo fopra tutti gli altri , che
Ciò: ip. cfujjin fopra la terra . Ancora l’Evangelifta Giovanni di se medelìmo dice : Il di-
Lut. 14. fcepolo , il quale Girsu amava
'
Pertanto ancora Luca diceva , che due difccpoli
.

andavano nel cartello d’ Ematis , Cleofa , e un’ altro E veramente non è dub-
.

bio , che così cautamente tacendo l’altro , egli dimoflrò per tanto se medefimo.
E così eli fcrittori della Santa Scrittura , perocché fono /pirati dallo Spirito San-
to , così di se parlano in lui , come fe fullìno perfone di fuori . Lo Spirito Santo
adunque era quegli, che parlava di Moisè per Moisè . Lo Spirito Santo era que-
gli-che parlava di Giovanni per Giovanni /Ecco Paolo che dimoftra come erto di
».Ccr.i jut se medefimo parlava , dicendo Or voletf voi pnwa di colui , che parla in me,
:

cioè Crifio ? E per tanto è che l' Angelo , che fi dice , che apparve a Moisè
alcuna fiata è nominato Angelo , alcuna fiata Iddio Angelo per tanto eh ci
:

ferviva col parlare palefc : Iddio per tanto era detto , che ftando dentro alla
mente , gli dava efficacia di parlare : chiamavafi adunque Angelo per manifello
Sai. 77. a fervigio . Iddio per la fpirazionc dentro . E pertanto David.dicea : attendi po-
polo mio la lette mia, inclinate t orecchie vqfire nelle parole j.iella bocca mia . Già nè
la legge , ne popolo era di David , ma erto prendendo la perfona di colui , in
l

cui virtù egli parlava dice quelle parole per autorità di colui , per cui fpira-
,
zione erto così diceva . Quello non aee ertere nuovo ,
che fc bene guardiamo,
tutto dì s’ufa nella chiefa , onde dando nel mezzo del popolo il lettore grida:
’’
pxod. j. b lo fono Dio di Abt.tam , Dio di lfac , e Dio di Giacob Veramente non può di-
.

re , che erto fia Iddio , nè per tanto fi parte pero dalla regola della verità,
perocché colla voce dimollra fa fignoria di colui , il cui miniilerio egli ufa nella
lezione . Adunque gli fcrittori della parola di Dio pertanto che fono ripieni del-
lo Spirito Santo’, fono tratti fopra se , e quafi fuori di se , e così di loro parlano,
come fe parlaflìno d’altri : onde il noftro Beato Giobbe Ipirato del fanto fruito
potea fertvere l’ opere fuc , come non fue , le quali erano Hate doni di divina
fpirazione . E in verità per tanto fi poteva dire d’altrui ciò che erto parlava , in
quanto uomo era quegli , che diceva quelle cofe , che fon di Dio . per con- E
trario per tanto altri era quegli , che parlava l’ opere fue , in quanto il fanto
*
Spirito diceva quelle cofe , che fono defi’ uomo . .

Ma
tempo è oramai di pofporre quelle cofe , e venire a confidcrarc i fatti
- del (ànto fermone . Ogni uomo per ragione , che è uomo , dee intendere il fuo
fattore alla cui volontà tanto maggiormente ubbidifea , quanto da se mede-
,
fimo chiaramente vede «che elfo è niente . Ora addivenne , che noi creati da
Dio non curiamo di confidcrarc lui , nè i fuoi bcncficj , per la qual cofa ci furo-
no dati i comandamenti . Ancora a’ comandamenti non volemmo ubbidire,
di che poi ci furono aggiunti gli efempj . Ancora quelli non volemmo feguire , 1
quali ci ferirtelo uomini che videro lotto la legge : perocché avendo pio pa-
,
lefementc parlato ad alquanti eh’ erano fptto la legge , pare a noi dovere eflere
fuori di quelli comandamenti , confiderando , che quelle cofe apertamente a
• nei

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DI S. GREGORIO.. 7
noi non comandò mai ; onde a riprovare la fvergognata pertinacia ndfìra ci è
indotto per efempio un uomo pagano , acciocché l’ uomo , il quale eflendo po-
llo fotto la legge , dil'pregia d’ ubbidire a quella , almeno G rifcnta per nfpetto
di colui , che lenza legge vilfe fecondo la legge Adunque all’ uomo errante
.

è data la legge ; all’ uomo errante , il quale è pollo fotto la legge , è addutto il
teftimonio di coloro , che fon fuori di legge , acciocché in quello modo noi crea-
ti da Dio non volendo fervar l’ordine della noflra creazione , fuflimo ammonta
per comandamenti Apprcffo , noi v che difprcgiavamo d ubbidire a quelli,
.

fuflimo confufr per gli efempi d’uomini collretti a legge , ovvero che per legge
fu Ih no rimolli da peccato . E in quella bella forma ci ha rilìretti la divina pro^
videnza lucci rimollò ogni nollra fcufa : da ogni parte ci ha chiufa la vu di
:

poter fuggire per alcuna Icufa . Un uomo pagano , un uomo non fuggetto a
legge è recato nel mezzo della fcrittura per efempto , acciocché per tanto fia
confhfa la pcrverfiti di coloro , quali fono folto la legge : la qual cofa bene , e
i

brievemente fu detta per lo Profeta dijje il Mare : vergognati Sidone : per Si- Ifa. ij.
:

done fi figura la (labilità di coloro


,
che fon polli fotto legge : per Io mare la
vita de’ pagani , che non hanno legge . Adunque dille il mare : vergognati Si-
done : perocché per la vita de’ pagani fi riprende la vita di coloro , che< fono fot-
topolli a legge . E per 1 operazione dj quelli del fecolo , fi confonde 1 operazio-
ne de’ Rcligiofi . Dapoiche quelli , eziandio promettendo, non fervano quelle
cofe ,
ch’efli odono ne’ comandamenti e quelli vivendo oflcrvano quelle , al-
;

le quali niente fono obbligati , nè collretti per comandamenti di legge . t di


quanta autorità fia quello libro , fi dimollra per fermo tcllimonio della fama
Scrittura . Odi che per Ezechicl Profeta fi dice , che lòlo tre Uomini fieno li- Fzcch. 14.
beri , Noè
,
Daniel , c Giobbe . Nè fenza cagione tra le vite degli Ebrei
con riverenza d’ autorità è polla la vita del giullo pagano perocché il nolìro
^
Redentore ficcome venne per redenzione de Giudei, c> de pagani, cosi volle
efferc profetato per le voci di cialcuno , acciocché per l’uno , e per 1 altro po-
polo fullc predicato quegli , che per Ulule d’ amenduc finalmente dovea ve-
nire. • • • . .
.
t
i. Quello pieno di fomme virtù , non era mamfeflo fe non
uomo adunque
a se medefimo e a Dio ; il quale fe non folle (laro flagellato , niente farebbe
,
oggi da noi conofciuto Pensi efcrcitava la fua virtù eziandio nel tempo felice,
.

ma l’opinione d’elfa fi rifcaldò , c rendè odore , eflendo commolla , c per coda


da duri , e afpri flagelli così il fanto
. E Uomo
nel tempo della quiete ^tenea
dentro di se quello che eflb era ; ma eflendo percoflo , mandò a notizia 1 odore
della fua fortezza . Che ficcome gli odoriferi unguenti non illcndono. il loro
odore , fe , e
commoffi ; e ficcome molte fpczicrie non Spando-
non fon tocchi
no la foavitù dell’odore loro , fe non quando fentono l’incendio del fuoco j cosi
tutto l’odore della virtù de’ fanti uomini fi diilende e fpande nel tempo delle
tri buia/, ioni . per tanto ben dice l’Angelo : fe voi avrete fede , come un gra- Matt. 17.
E
nello di fenato , Voi direte a queflo monte , levati di quà , e partirà j]\ . In verità
il granello della fenape
,
fe non fi attrita , già non fi conofce la virtù fua :
perocché non tritandolo , è molto leggiero ; ma quando fi tnta , diventa ai>
«ente e quella virtù , e caldezza , che dentro a quello fi nal’condea , allora li
:

dimollra così è ciafcunó uomo , che quando non è tocco , pare molle , e da
:

niente ma fe alcuna fiata è aggravato d’ alcuna tritura di perlecuzione , ino-


ltra ogni fua caldezza , e vigore-, e cosi torna in fervore di virtù : cioè che pri-
ma pareva in lui infermo e di niente e quello che elfo nel tempo della tran-
,
quilliti volontariamente celava , allora eflendo commoflò , dalle tabulazioni
collrettq. il dimollra. Odi come quello ben fu detto per lo Profeta : Il d)
m>unu Iddio la niiferieordia fua , e la notte la dichiarò . Allora fi dice , che la mi-
fcricordia di Dio fia mandata il di, quando nel tempo tranquillo egli è conofeiu-
.

8 LIBRO PRIMO D? MORALI


to ,
ed amato . Ma la notte allora è dichiarata , quando il dono , che nel tem-
po della pace è ricevuto , nelle tabulazioni ri manifella
z. Ma levinoci un poco piu alti , e piu profondamente inveftighiamo
, per-
che tanti flagelli (ottenne que.lo beatiifimo , il quale fenza riprendono alcuna
ebbe in se così follecita guardia delle virtù . Certo effo ebbe umiliti , onde elfo
Ghb.zi.b di se mcdelimo dice : Giammai io non fuggi di fcttommettcrmi a giudicio col fervo
mìo , e con l' ancilta mia , piando movevano jue fiume contro di me . Ebbe la virtù
Ciob.zi . ideila caritevole ofpitalit\ . Odi che dice : di fu ri deli ufeio mio mai non iftettc il
pellegrino : f ufeio mio frmpre fu aperto al viandante . Ebbe la virtù dclPammac-
Gtob.tp.b l'trcvolc difciplini . onde egli mcdelimo dice : 1 Principi celavano di portare , e
fponrjano il dito alla bocca loro cioè tacevano , quando io
, parlando , gli ara-
:

maeltrava Ebbe ancora la virtù della manfuetudinc , come etto di se medefi-


.

mo conferii dove dice : fedendo io quafi come Re circondato dal mio efcrcito , era
nientedimeno confolature degli afflitti . Ebbe la larghezza della limofina , come
Gi<A.31. icgli medefimo di se dimollra , dicendo : Il pan: mio mai non mangiai fedo , che
J
inficine meco non mangiaffé ri pupillo Ma
a tante virtù , le quali egli aveva
.

perfettamente , iolo una cofa mancava , che ctiam nelle avvediti fapefle ren-
dere grazie a Dio Ben era manifesto , ch’egli fapeva fervirc a Dio , effendi»
.

in mezzo de’ fuoi doni , mi degna cola fu d' invelhgare ltrettamente , fe quello
uom tanto divoto , tra' llagclli luffe colante , perocché le pene tòno quafi come
giudice , flh e domandano , fe l’uomo quieto ama veramente Quello Sauto fu
.

chieilo dal nimico a prova , perche penlfe ; ma egli il ricevette a ciò da Dio ,
perche vincefle ; perche benignamente perniile , che furie fatto quel , che’l de-
monio addomando iniquamente ; che addomandandolo il nimico folo per con-
fumarlo , e tentandolo , molto piu accrebbe i meriti fuoi onde di lui è lcrit-
:

Cibb. i.dto: in tutte qucjle cofe nonjpecA Giobbe colle labbra fue , cioè con una foia parola
di rammarico , o d’impazienza . Ma
alcuna volta pare a’ lettori meno favi, che
le parole di quello uomo fieno mcn che ragionevoli: la qualcofa pertanto addivie-
ne , perocché non (anno finamente intendere le parole de’ fanti , come cric fo-
no dette . E perche in loro moderimi non fanno inficine avere animo piefofo,
t giullo , pero non poffonq bene fporre le parole piene di dolore . Ma la mente
dell’ afflitto ben è conofeiuta da chi sa condifcendcrc alla paritene . Credono
adunque quelli , che Giobbe ne’ fuoi fermimi peccaffc : e non fi avveggono,
Che riprendendo i fuoi detti ? conviene , che confettino , che falfa fuffe di lui
la fentenzia di Dio , onde Dio dille al Demònio Or non hai confìdrrato il fer-
:

vo mio Giobbe , che non ha fi mite l'opra la terra , nomo puro , diritto , che teme Diox
e che (ugge ogni male ? Rifpofe il Demonio , Rene è cesi : ma veramente non ti
ferie in dono : non gli hai tu dato ciò che e' vuole , e
hai pieno , e rincalzato ef ogni
bene lui , e la famiglia fua
1
Ma metti la mano fopra di lui , e toccalo , c vedrai fe
egli li benedirà . E ’l nimico demonio adunque provò le ùic fortezze contro a
Giobbe . Ma
in verità effo prefe queria guerra contro a Dio , c così fu pollo il
fanto tra Dio , c il diavolo nella battaglia , quafi in mezzo di'duc.c<'mbafritori.
Adunque qualunque è quegli , che dita , che quello beati (fimo tra flagelli pcc-
caffe i che altra cofa dice , To non che Iddio perdette ? Che in verità quegli volle
• ricevere fopra se la quiitionc del tentato , quale innanzi i flagelli il lodava fopra
tinti, e che poi permife, che si aframente fotte flagellato Se tu conferii adun-
.

que , che Giobbe pctcafle , confettare ri conviene , che quegli che tanto il loda-
va , fotte vinto Ancora 1 premi , che etto poi ricevette da Dio , chiaramente
.

provano , che non peccò mai E chi non sa y che alle colpe non fi debbono
.

rendere premi > ma piuttollo pene > Adunque quegli , che meritò di ricevere il
diqipio di rutto do , che avea perduto , per quello dichiarò , clic non era flato
viz^o , ma virtù tutto do eh’ avea detto alla qual proova ancora s’ aggiugne,
:

rt» i priega , come vedremo , per gli amia , che peccavano . Certo quel-
lo

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E G O R t O. i
ben
. 7 ti— o - , r--r> ^0 Ot-
17m— difptace ad alcuno che ’l Santo nar-
rX i-
1- a* 7 { edc
P ? •

»
Pcr ,a <l ual 006 è da Papere che eflendo egli tra
tra tln ' c
,
hc del corpo tuo tra tante morti
-
,P“« ,
‘^° * ’ C 8 1 * amta
che doveano rantolare , riprendendolo , e
, 1

difnmza
P < Uafi coftrt,to d * dtfperarfi della vita tua " vergendoli d-
» 3
»ri , , r
rhr f f“
e

jT*
«Sf.
affimom vertere ancora
00 vcn“tl a rantolarlo
ferito da ingiuriofe parole de’ Tuoi *
riprovando quali c riprendendo la
r.
Ua dd 11
,
cortngneano <3i tfifperarfi di se mede-limo . Ouan-
fò ln i m
cm ? .- ,c virtù (“e, non perciò li leva in fu-
rerbH c "tonifica ^ m
ìlperanza l’animo fuo
m!r è ^ n P„L C -l ,
il quale tra le
P a-
r
• ’
A
PUS
1 i
4ua 1 Mdcva che in veriri di gravofa lancia di ditpc-
:

te , quando fi vede afflitta dalle tribulazioni


dell' ira

dLi
Dio •

bn’p.f, r
U
c"-P°‘
1
vedc du
£
noi1n beato Giobbe eflendo ferito di faette di
?
^“
rc dalle vituperare villanie delle mor-
tanti do-
l^i r'
d non cadtre > e di non peccare per tanti obbrobri,
fanrtAfi x , confor-
l C rncdt 0 rtato di fidanza per la memoria delia Vita paf-
^P; ?
fata
io
ìsIieJ.fp ’adn
m
v !?‘° d arrogan7a » perocché contro al movi.

lodT
f, -li
if^ rJ difpe razione elfo combattè colle

^ lc li° modo
manitelìc parole delie fue
dicendo i beni , che gii avea eia
tatti ’ 6 non
4
fi dilperalfc di quegli che eg|i
, addomandava .
u iam0 e vcgs lamo r ordinc della
tentazione di quello uomo.
U
TI i’ j
nimico crudele volendo i
a luo potere rompere il
-

fortiffimo netto del San-


to ,

corono ’
su Tmci
levo contro a

cL^f ^ n^/r
indie*
Ò
a ^' n ° *
? ^
lui tutti gli artifici delle
f 2
mpraVen
e
“ f“
la

P 0c*°mmofic
1,e tontr
? a
SU
tentazioni. Onde
r£«£fc
1“ »
eli levò tutte

«cogli dinanzi
di ££
in afprczza di villania
Un’ altro
^ SSrT" P°!-
;{> .
’ainìrn
1
"ir
almeno ouéefi P tr ultima fua avverfitk , acciocché
f,
ri^ovallc i/LEt ^i ° i- rtnd n ° vel ‘ ,oc “rtc il cuore , il quale Tempre
io aKhonrtin/
Ìdlftr^-
cò colla moni a ’
li
° r ì' edl < uc Jo che
>
! P*“*> »! demonio : pnma vedendo-
mondane .crederteli poterlo rompere ne’
P ' ergendolo
* per tanto niente mutarli
, appretto il toc-
5 c vt8Scndo h°' » che pcr la ferita della mor-
S
tc de’ fiSf effn flcndta n,o,t0 maggiormente nella ,

divina lode , cercò


di torelf !» a II,
d<J COr
noi r^teva i
"J : ' cPScndo ancora
ne dl ^ , che per le paflioni de! corpo

Vide^rvc4Td^mnn^° Ia
i,
contro a
,
*«*& luf!

di fuori
fuori

* P 01 . artedjo corrompe l'animo de


Citta-
1 nim ‘ u con loro
efercito afiediano una Tcr-
ra : fe p^r avrfnmn V veRP ono rorI.e ,
e ben murata da non temere
fi convertono' / r battaglia

tesi <S
la fortezza di^
* 4 C Z 1 erra
, e cosi da fuori
J
®
m°8h fi stor7ava d
movea i? impeto delia
' atterrare
battaglia,
c don-
so L 1 & R 0 PRIMO DE MORALE
acciocché tanto piu toflo OTo
e dentro metteva il veleno del coniglio ,
brendefle la Cuti, quanto da piu parti egli la combattclle
. h perocché Ipel-
detta è, con le Un-
fo.piu turbano le parole, che le ferite, armoiri come
torle meno li po-
ruc deeli amici li quali per tanto die erano antichi ,
tea dolere delle parole loto . egli aggwnTe a cnltoro Eliu piu giovane .
Ma
Tanto petto , quanto quel
acciocché con tanto piu crudele ferita pcrcotelle il
fatttc di tentazioni
colpo veniva da piu giovane braccio . Ecco, vedi quante
'
trovò il crudeli iTimo nimico a ferire quella invittilfima
tonati . beco quan-
quelle cofe flette quella mente
te percofle le diede: e nientedimeno in tutte
Tanta Tenia terrore ,c quella .fotte Cuti lenza
commozione . I romiti quan-
occultamente n porre , la
do s affrontano alcuna Hata , toaiiono parte di loto
quale tanto pili ficuramcnte polla percuotere ,
quanto inimici non attendono
Cosi il. nollro Giobbe
fenon a coloro , contro a' quali fi veggono avvitati .
danni tuoi foftiene quafi mimici a tronte , e
in quella battaglia ricevendo i ,

le parole de’ Tuoi , quafi nimici fegretamente


ripodi - Ma m
tutte quelle cofe
feudo di fortezza Tempre flette collante , avvifata-
difendo cali armato di ,
cura d aver perdute
mcnte Tóflcncndo i Topravvenenti colpi . Ecco che non
le ricchezze, la morte de figliuoli
pazientemente loftiene , la propria carne
di piaghe pcrcoffa elfo medelimo
ragguarda con tortezza di cuore : -la Tenlua-
liti ddlla moglie , che milc il
confortava , Taviarnente ammonilcc , cd ecco
gli amici con afpra correzione , e
che contro a lui ancora fopravvengono
lo creTcono.
venendo per cacciare il dolore , molto maggiormente
Vetri adunque , che all’ uomo Tanto
ogni artificio di tentazione riviene
di v.rtude. E in venti per le pcrcolfe ti pmova {a ka pazicn-
in accrefcimento
za e per le parole s’eTercita la Tua fapienzia. A
tutte quelle cofc il Santo torte
fortezza , e le parole con ragio;
mc'nre^ntrafla, perocché le percoffe'ymce con
vennero per confidarlo , e poi
ne Ma una cola d da creder , che gli amici che
villanie , peccaffcro pm torto P^gno-
riunirono a parole di riprcnfmni , e di
non da credere , che tale , e tanto
ranza che tir malizia che in verna :
è
dire , che non penando loro di
mo aveffe amici iniqui . Ma piu toflo fi deecolpa di parole . .
fcemcrc la cagione de’ flagelli , cadcffero in
percuffioni . Egli è a.mna
Ora attendi che vane fono le maniere delle
acciocché ria punito , per-
perorinone per la quale il peccatore è percoffo ,
alcuna fiata uomo è percoffo non per
che ria corretto Altra è , per la quale
I
.

non gl. commetta per innan-


rantoche^onegga i difetti palfatTTma perche colpa pa -
fi corregga la
zi Alcuna altra è , la quale fi di non pertantoche U
fugga quella che ha a venire , ma acciocché venendo
i

lla ovvero fi ,
falute, co-
penfata dopo l’avvcrfiti la virtù di colui , che da la
fa'utè non ,
t mnocente percoffo
?orc,utaP.rarfen.emente fia amatale così effe ndo
«la' flagelli . maggiormente per la
pazienza fi gli accrefca la fiamma de me
percoffo , acciocché lenza
riti onde dico che alcuna volta il peccatore è

rimedio fia punito, ficcome alla gente Giudea, che dove»

5 ? che peccati paf-


L Onde in quelle parole dimolìra & Salvatore ,
i

Alcuna fiata dico che I uomo


fatì richfèdcano la pena del ricevuto dolore . ,

colpa pallata , ma I
per levare la
è
medefimo dice apertamente S. Paolo Odi
che di -

ventre, la qual cofa di se


p_ ,, r . . acciocché la grandetta delle rivelazioni non
nu levi in Jkperbta , eeeo che
,
lCor.tz.cc ^l-
carne mia T Angelo di Jaiana , cioè lo fl.nto
percuota mVedi che non dice perocché mi levò
TUpeAu , u
gno , ohe .
,

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,.


Z)I X. G R-£ CO RIO. ti

ira acciocché non mi levi Per la qua! cofa chiaramente dimoftra, che per
.

quella percullione fi fehifa la colpa , che patelle yenirt , non fi purga quel-
la , eh’è paflata . . «
5.Ma io dico , *ìe alcuna fiata l’uonjo non è pernotto per la colpa paf-
fata , nè per i (chi lare quella , che debbe venire per innanzi , ma (blamente
acciocché poi levata l' avveri! , fi dimollri la potenza di Dio
ù : onde elfen- .

do il Signore dimandato nel Vangelo di quel cicco nato , fe c[fo,o il fruire, Gto.yj.
0 la maire ornano tommeffo teifa , per la quale egli nafeefle cieco, il Signo-
re rifpofe , e dille: ni qurftì peccò ,
0 il padre , ni la madre fua ,
ma filo fu,
acciocché l opere di Dio ]ì man ifcjìafiero mlui : nella quale manifedazionc ,
che altro fi fa . fe non che per li flagelli s’accrefca la viijù de’ meriti ? E
quando nulla colpa paffata pertanto s’ ha a purgare , non è altro , fe non che
nell' uomo s’ ingenera gran virrìi di fortezza onde il nolho beato Giobbe
-,

vedi, che prima dal giudice è Iodato fopra -tutti, appretto è dato nelle mani del
tentatore ; al quale quanto piu famigliarmente dopo il flagello parlava gui-
derdonandolo , tanto pio chiaramente dimodrava quanto elfo per li tormenti
era crefciuto. Gli amici adunque di Giobbe non upendo dillingucre le ma-
niere delle verità , pertanto credcano , che folfe così percoflo per fua colpa e :

così effondo coifretti di confettare , che in quelle percuffioni Dio fotte giufto,
pertanto parea loro doverlo rimproverare d'ingiuftizia, non confiderando che
pertanto etto era flagellato , acciocché per lo fuo flagello crefceffe la gloria
della divina lode , e non pertanto , che etto emendafle per quelli flagelli que’
peccati , che in verità egli non avea mai commetti , Per la qual cofa etti
piu torto trovano perdono , i quali piu totìo per ignoranza, che per malizia
peccarono r la fuperbia de’ quali la divina giullizia tanto piu umilia , quanto
effa alla grazia non gli riduce , fe non per colui, cui etti prima avevano di-
fpertato : che in verità molto fi rintuzza la mente fuperba , quando è fot-
topolla a colui , fopra il quale effa prima fi levava-.
Ma io voglio tra sì maravigkofe c tante opere di divina difpenfazione
vedere, in che modo ad illuminare la notte della prefente vita per vicenda fi
levino fe lidie fopra la feccia del cielo infino a tanto che nella fine di quel-
la fi levi a guifa di vera fletta Diana, il Redentore della generazione umana
4. Noi veggiamo , che lo fpazio della notte rifpfendcndo per li conti-
nui corfi delle delle . che fi coricano , e fi levano , fi nnifee con gran debolez-
za del cielo . E cosi acciocché il tenebiofo tempo , e la notte di quella vita,
quali come per vicenda di (ielle continuamente rinovellando luminofi raggi
nfplendeffe j^ccco che a dimodrare la innocenza nel mondo , venne Abel : a
dimodrare k mondizia dell’ opera , venne Enoc a dimodrare longanimità
:

di fperanza , e d’ opera , venne Noè : a manifeflare la ubbidienza , venne


Abraam : a dichiarare f onedadtf della vita , venne Ifaac : ad ammaeftrarc la
coftanza della fatiga , venne Giacob : a rendere bene per male , venne Giu*
Ceppe a dimoftrare manfuetudine , venne Moisè ad informare di fidanza
:

contro alle avverfità , venne Giofuè : a manifeftare pazienza tra fe avverfi-


tadi , venne Giobbe .Ecco come rifpfendenti delle noi veggiamo nel cielo,
acciocché fenza offenderci il piede , noi portiamo andare per la via di quella
notte . Onde quinti giudi uomini la divina difpenfazione ci ha moftrati»
quafi tante delle ha fatto rifplcndere fopra la none de’ peccatori infino a tan-
to che' fi levatte la vera della Diana : la quale per la fua divinità rifplendcf-
fe fopra tutte f altre delle dì chiaro , ed eterno , il
, annunziandoci quel
quale attendo prevenuto in quello mondo dagli eletti , profetando , ci fo pro-
metto da loro con fatti , e con parole , perocché niun Giudo fu , che per fi-

a non fotte fuo metto . E in verità era degna cofa , che etti tutti dimo-
no quel bene , per lo quale eglino eran buoni , c che fapeano , che a
B a tutti

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,

»* libro primo- dimorali


tutti giovava . Onde continuamente dovea efler promeflò quello , che lènza
fine dovea efler tenuto , acciocché tutti i fecoii fapelfino quello , che ultima-
mente nella redenzione di tutti i fecoii dovea venire . Di neccflità fu adun-
que che 'I beato Giobbe , il quale dimollrò tanti rlfi tcr; della incarna-
zione fua , per opera dimoi tratte colui , il quale eflo dicea con parole : e
per quello , che lotlenea elfo , dimoflralfe quello che egli dovea foflene-
,
re,e tanto più veracemente manifcflalfe i Sacramenti della tuflìon fua, quan-
to eflo non folo con parole , ma con opere profetava Ma perocché il Re-
.

dentore no! irò fi fece una perfona colla Chicia , la quale eflo aflunfe , onde
Wi. di lui fi dice
quale t capo Hi tutti noi : e della Chiefa fua è fcritto , il
, il
corpo Hi Crifio
, quale ì la Chiefa : chiunque lignifica Jui in se medelìmo ,
il

ora lo difegna , e dimollra dal capo , or dal corpo , acciocché non folo abbia
il nome del capo ma eziandio aìri corpo : onde Ilaia Profeta in perfona del
,
Ifa.óld. detto Redentore dicea : jQuafi come a uno fpofo m ha pofto la corona , e quafi
come fpofa m
ha ornata Hi ornamenta . Pertanto adunque , che egli è chiama-
to fpofo per Io capo , c fpofa per lo corpo , di neceflìtìi è , che quando al-
cuna fiata fi dice alcuna co fa del capo , appreflò ancora al corpo referire fi
polla ; e così ancora quando del corpo fi ragiona fi polla riferire al capo .
,
li beato Giobbe adunque per lo corpo fuo figura il noflro Redentore . che
dee venire . La moglie fua , la quale il provoca a maladirc , lignifica fa vi-
ta degli uomini carnali i quali offendo polii dentro della (anta Chiefa con
,
doro coftumi difonefli , in verità quanto piu d’ appreffo fono a’ buoni per la
fede , tanto per la loro mala vita piu duramente gli gravano , perocché aven-
do loro fimilitudinc di fedeli , non poflòno efler fehifati . Ma certamente da’
veri fedeli tanto piu gravofamente fono foftenuti , quanto fono lor pjud’ ap-
pretto . Ma
gli amici di Giobbe , i quali volendolo configliare , il riprendo;
no , figuralmente fignificano la _ vita degli Eretici i quali folto fpezie di
,

, fempre fi
conila lio sforzano d’ ingannare ; onde vedi «che a Giobbe elfi
parlavano quafi in perfona di Dio , e nientedimeno da Dio non furono ap-
provati . Tri verità per tanto , perocché tutti gli erètici volendo difendere Id-
Cìoì.ìjm dio , I’ offendono , onde ben fu detto a quelli amici dal Santo : io voglio
difputar con Dio , prima dimoflrandovi ordinatori di bugie , e coltivatori di per-
verte dottrine ; per la qual cofa ben fi dimofira , che in coftoro fi figurano
gli eretici , i quali da lui fon riprefi di falfa dottrina : ond' è , che ogni ere-
tico volendo difendere Iddio . fia contrario alla veriti fua . Ben lo dimoftra
Salm.1L il Salmifla dove dice : acciocchì tu diflrugga il nimico , e'I dtfenfire : quegli è

inimico . e difenfore , il quale impugna quel che piedica . E che 1 beato


Giobbe figuri l’avvenimento del Redentore , per lo nome fuo chiaramente fi
dimoflra Giobbe s’ interpetra perfona , che fi duole , per lo quale s inten-
.

de la Mediatore , o la fatica della fanta Chiefa , la quale


[tiflìone dèi noflro
nella prefente vita è tocca di diverfe fatiche . Ancora quello , che per gli
amici s’ intenda , ben fi dimofira per la interpetrazione del vocabolo de no-
mi loro . Il primo fi chiama Elifaz , il quale in noflra lingua fi e ìntcrpe-
trato difiregio et Iddio E che altro fanno gli eretici , fa non che fentcndo
.

fidamente di Dio , con fuperbia il difpreeiano ? Il lecondo è Baldac il quale


è interpetrato fola vecchiezza . E
in quello fono_ ben figurati gli eretici,
i quali parlando di Dio , non dimandano diritta intenzione , ma piu
tolto

per apparire predicatori gloria temporale . F. ben fi chiamano vecchiezza foia,


,

perocché nc’loro fermoni non fi per zelo dell’uomo^ novello , ovvero


muovono
di novella con veccione , ma piuttoflo per pervertita deli antica vita . I
1

terzo è lofar , il quale i interpetrato guaftatcr di /pecchia , ovvero gualtatorc


di chi fpecula : e così fono veramente gli eretici . Imperocché le menti de
parole
fedeli , fi levano a contemplazione deile cofe fuperne : e quando le
,

DI GRECO RTO. »?
degli eretici fi sfottano di pervertire i veri contemplatori , allora fi può dire
che frano guai la tori di (pecchi . E
cosi per li tre nornt degli amici ai Giob- ;

be fi dimoiano tre pefiirne condizioni degli eretici , che le pria non difp re-

clinino Iddio , già di lui perverfamente non fentirebbono e fe non ave (fino :

in se vecchiezza , veramente non errerebbono nell’ intendimento della vita


novella e fe non guaiiadino la contemplazione de’ buoni , già per la colpa
:

delle lor parole non i.irebbono riprovati da' divini giudici con sì Eretta dila-
minazionc . Così adunque colloro difpregiando Iddio , fempre llanno in vec-
chiezza nella quale ancora dando , gràvofamente con loro fermoni nuoco-
:

no alla contemplazione de' giuili .

Ma ancora attendi innanzi , che perocché alcuna fiata gli Eretici eflen-
do fpirati dallalarghezza della grazia divina , finalmente ritornano alla uni-
ti della Santa Chiedi , pertanto quello ben fi difegna per la conciliazione
degli amiti di Giobbe, per li quali elio pregi) sì Erettamente , e quello an-
cora pertanto , perocché facrificj degli Eretici non poffono edere a Dio ac-
i

cetti , lenon per loro offerti prima per le mani della univerfa Chicfa , ac-
ciocché pe’ meriti d' clfa trovino rimedio di loro falutc : la quale erti in pri-
ma ferivano con faette di velcnofe parole : onde per loro fi trova , che fette
facrificj furono (atti , perocché confcffando cffi la vera fede , ricevono i fette
doni dello Spirito Santo , c così con fette oblazioni fon purgati E per tanto .

vedi , che nell’ Apocalidi di Giovanni per le fette Chiede fi difegna la Santa
univerfale Chiefa . Guarda a quello quelle , che fu detto per SaTamone : La Apcc.z.
fapiema lì edificò una' cafa , e intagliò lette colonne Per quello numero adun- Prov.f.a,
.

que di facrificj effendo riconciliati gli Eretici , veramente dimollra non quel-
lo , eh’ erano prima , i guali , fe non ritornando, non fono congiunti alla per-
fezione delle fette grazie dello Spirito Santo . E in verità ben fi dice , che
quelli amici offerfono per loro a Dio tori , e montoni ; per Io toro fi li-
gnifica 1’ altera protervia della fuperbia , per lo montone la guida delle greg-
gi , cioè de’ popoli . Che è altro adunque ammazzare per facrificj tori , e mon-
toni , le non uccidere il toro fuperbo guidamente , tornando in umiltà e per
,
innanzi non ingannando i cuori degl’ innocenti ? Quelli erano quegli che
,
per toro fuperbia s’ erano partiti dalla unità della Chiefa , e con varj errori
traeano dopo loro i popoli ihfermi , come lor gregei . Vengano adunque gli
amici al beato Giobbe , cioè ritornino quelli tali alla (incera fede , e con fet-
te lacnficj offrano a Dio otlie di tori , e di montoni , cioè a dire , che ac-
ciocché e fieno congiunti colla profonda umiltà , uccidano tutta la fuperbia
del loro conducimcnto.
Ma per Elia giovane , il quale effendo con diritto giudicio
,
nientedi-
meno fi convertiva a finite parole di fuperbia , fi dimofira la perfona di cia-
feuno arrogante , perocché molti , che fono podi dentro della Santa Chiefa,
non vogliono dire quelle cofe , le quali dentro di toro elfi conofcono veramente
per diritte , e giufie onde e quello è riprefo dalla voce della divina ripren-
:

fione \ nè per tanto per lui è offerto facnficio alcuno perocché quello , che
,

, ma per lo im-
è fedele , e arrogante , per la verità della credenza è giudo
pedimento della fuperbia non è accetto Quello adunque bene è riprefo ma
.
,
non per unto è ridutto , ovvero ricoverato per facrificio , perocché bene è
in quella fede , nella quale egli dovea edere ma la divina giullizia ripren-

dendolo , il riprovava come foperchio . Onde ben’ è in lingua latina intcr- -


,
pefrato Elià , ?ue Ho mio Iddio , ovvero Iddio m-o Signore . Imperocché gli uo-
mini arroganti dentro della S. Chiefa , benché furerbamente vivendo fi par-
tino da Dio nientedimeno , veramente credendo il confeffano E che è .
,
altro a chi ira ire per nome quello Iddio mio , le non confeffare a;'crtamente
quello , che li erede I O che altro è a dire Iddio Signore , fc noia credere
che
. . ,

H LIBRO PRIMO DI? MORALI


che’l no,Irò Redentore per la diviniti fu Iddio , e per la fua Incarnazione
confluirlo per Signore?
Ma ancora attendi , disdice la Scrittura , che’! noflro Giobbe dopo la
morte de’ figliuoli , dopo tante pene di fue piaghe , dopo tante battaglie di
parole ,. fi* doppiamente rimunerato . Quello non è altro, fé non che la no-
-

fira Chiela militante in queita vita delle fue fatiche riceve doppj premi
,
quando alla fine del Mondo tornando ad erta tutte le genti , convertiti a se
Rom. n. eziandio la pertinacia de’ Giudei . E pertanto fu fcritto Infitto a tanto che :

a- venga la plenitudine delle genti , e cosi farà la falute di tutto Ifdrael ; e allora
riceverli 1 premj doppi veramente , quando finita La fatica del prelente tem-
po , non fidamente fari tratta all’allegrezza delle anime , ma ancora alla
If.t.ólx. beatitudine del corpo per la qual cofa ben fu detto per lo Profeta
: Nella ter-
:

ra loro poffedrr anno cofe doppie Che in verità i fanti polfeggono cofe doppie in
.

quella terra de’ viventi , quando fi rallegrano della beatitudine dell'anima , e


del corpo , onde Giovanni nello Apocalillì veggendo f anime de' fanti innanzi
la refurrczione de' corpi , "gridare , vide ciafcuno prendere la fua itola , cioè un
Apoc.b.c. veilimento . onde egli dice; E date furono loro a eia[cuna una Jìola bianca
, e
poi fu toro detto , che f afpeftafflno , che poco tempo avea a vende ancora , tan-
to che fuffe compiuto il numero de' confervi fratelli loro . In verità per tanto fi
dice , che innanzi la rcfurrezionc ciafcuna prefe una itola , perocché non han-
no ancora , fe non la beatitudine dell’anima E allora ne avranno due , quan-
.

do con la perfetta allegrezza dell’ anime faranno velhte della incorruzione del
cori» . Ma
una cofa non voglio tacere, la quale non vaca di millerio, e in-
tendimento, che ben ci è dichiarata, e ferirla 1’ afflizione del beato Giobbe,
ma la quantità del tempo fi tace , petocche in quella vita ben fi vede la tri-
bulazione della Chiela ; ma quanto ella fi debba edere in quella afflizione
non fi può fapcrc niente , onde per la bocca della fortuna verità fu detto :
Att.lJ). pjon fi appartiene a voi di Capere i tempi , ovvero i momenti , / quali il padre
ha pofli mila fua podeflà Pertanto adunque che la paffione di Giobbe ci è
.

m ufficila , fumo ammacftrati di quello , che per efperiraento noi fappiamo;


ma pertanto che la quantità del tempo -nella paffione fua c’ è occultata , da-
mo ammaeltrati di quello , che noi non dovemo fapcrc . Affai oramai ab-
biamo prolungato il nollro proemio , quafi per toccare tutta F opera brieve-
mente , ma perocché molto (fendendoci , noi fiamo venuti a! principio dell’
•opera , prima ci conviene porre la radice della ifìoria per potere approdo pa-
lette la mente del frutto delle allegorie , cioè delle fptrituali efpofizioni
Finito il Prologo .

Qri comincia il Libro primo fopra il Libro di Giobbe


de* .Morali di San Gregorio Papa.

RA un uomo nella Terra di Us chiamato Giobbe Pertanto dimoili* prima


E il luogo , nel quale abitò quello finto uomo , per meglio dichiarare il
merito della virtù fua Ciafcuno sa , che Us è terra di pagani , e la gente
.

pagana pertanto fu obbligata a’ vizj , perocché non ebbe conofcimcnto del


fuo Creatore . Diciamo adunque dove quello abitò , acciocché perfettamente
fia laudato , offendo fiato buono tra’ rei : che in verità non è molto da loda-
re f effere buono tra’ buoni ; ma piu, tofio Federe buono tra’ rei ; perocché
come piu grave colpa è eflèr reo tra’ buoni, così di grandiffima lode è fede-
re buono tra’ rei. E per tanto il nofiro beato Giobbe di se medefimo dice:
Giob jo Jb. lo fono flato fratello di dragoni , t compagno degli flruzolt Ancora Pietro fin-
.

. i JVt. iM. guiarmente loda Lot , pertantoche tra' rei fn trovato buono : onde dice S :

fcam-

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. . .

i
A

nullo tormento poteva avere, fe non averte vedute, e udite le perverte ope-
re de’ prortìmi Tuoi , e nientedimeno è detto giulìo nel vedere , e nell’ udi-
re , perocché ja vita degl' iniqui non con diletto, ma con tormento toccava gli
orecchi del giufto ; onde il beato Paolo diceva a’ Discepoli fuoi : Nel mezzo Filip.i.a.
della nazione [fava e ferver/d , dentro dalla quale voi rtj'p tendete , come lumi-
nari nel mondo ; e pertanto alla Chiefa di Pergamo dice San Giovanni nell’
Apoca dii lo so, che tu abiti ove è la fidia di Satanas , e tieni il nome mio, Apo.z.b.
I :

e non bai negata la mia fide . Ancora per quello la fanta Chiefa è laudata
dalla voce dello fpofo , dove nel Cantico dello amore è detto : Sjuafi come Cant. z.a.
un giglio tra le fptne , cosi ì f amica mia tra le figliuole . Ben fi fa adunque
nel principio dell’ opera menzione della terra pagana , nella quale Giobbe
meno (ua vita j acciocché fecondo il detto dello fpofo fi dimoilo , che ’l gi-
glio crebbe tra Je teine , per la qual cofa di prefente foggiugne ne! fello :
Semplice , e diritto Sono molti sì (empiici , che non fanno , che fia dirittu-
ra : e intanto abbandonano 1’ innocenza della fimplicità , in quanto non vo-
glionq falire alla virtù della dirittura ; perocché non fapendo ertere cauti per
la dirittura, non poflòno per la femplicità ertere innocenti. E pertanto l’Apo-
llolo animaci tra va i Difcepoli fuoi dicendo Io voglio , che voi fiate fav] nel Rom.\6.c.
:

bene , c fiempiici nel male . E ancora dice Non fiate parvcli cf intendimento i. Ctr.ia.
:

ancora , ma di malizia diventate piccoli Pertanto ancora la fomma verità me- ( y,


defima nel Vangelo comandò x Difcepoli , dicendo: Siate prudenti, come fer- frfatt. io.
f
penti , e empiici come colombe .
m . . b.
6. Onde vedi , che nel predetto ammaellramento la verità congiunte in-
fieme quelle due cote in quello modo , che volle , che nella femplicità della
colomba fufle fall uria del terpente: ed apprettò quello, tale ailuzia fufle tem-
perata per la femplicità della colomba .E quella è la cagione , che’l fanto Matt. 5
Spirito non manifeitò al mondo la pretenda fua folo in ifpezie di colomba , Alt. za.
ma eziandio in forma di fuoco Per la colomba fi difegna la femplicità: per
.

lo fuoco l’ardore dell’amore . Adunque fi dimoftrò in colomba , e in fuoco,


perocché quelli, che fono ripieni d’erto, fono- man fueti, e fcmplici. ma non
si , che contra le colpe de’ peccatori erti non fi accendano con zelo della dirittu-
ra . Seguita apprertb : // quale temeva Iddio , e fuggiva il male . Temere Id-
dio è niente mancare di quel bene , che fare fi dee : onde per Salarinone fi
dice : Chi teme Dio niente trafilerà . Ma perocché moiri fono , che fi adope- *•

rano alcun bene , che non pertanto fono lenza alcun male , ben fece la Scrit-
tura , che poiché dille : il quale temeva Dio perfettamente , fogjgiunfc , e fuggi-
va il male ; onde è fcritto nel Salmo , Partiti dal male , e fa il bene : che Sai. 36.
certamente quei beni non fono a Dio accetti , i quali dinanzi a’ fuoi occhi
fono imbrattati con mefcolamento d’ alcun male . Guarda a quello Salamoine
come dice Chi offende in una coffa , perde molti beni Quello medefimo af- Prcl.9-d.
:

ferma San Jacopo, dove dice . Chiunque ferverà' tutta la legge , e offenda fo-
lo in un* parte
,
fatto è colpevole di tutto Pertanto ancora 1 Apollolo dice : Ciac. 2. b.
.

Poco fermento tutta la majfa corrompe . Adunque acciocché fi dimollri la per- i.Ccr.
fetta mondizia del beato Giobbe in ogni virtude , cautamente dice , come
erto fu Uraniero da ogni male . Ma ufanza è degli Scrittori delle ftorie , che
volendo narrare il giuoco della palellra , cioè dove i Campioni fi provavano,
prima fi deferivono le membra de’ giucatori , cioè come il petto loro fia la-
to , e forte , come le braccia fiano' robuile , ancora la forma del ventre , cioè
che fia tale , che per gravezza non impacci , e per piccolezza non indeboli-
sca. Qpello fanno gl’ Illoriografi ; perche avendo prima deferitte le membra
ben

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. . ,

v» libro primo dimorali


ben difpofte aila battaglia , dipoi piu acconciamente narrino i colpi della lo-
ro fortezza . Pertanto adunque , che il noitro Campione doveva entrare alla
battaglia contra il Demonio, quali come dinanzi a uno fpettacolo, cioè una
molin di pruova , pero lo Scrittore della facra lioria raccontando in lui fpe-
ziali virtùdi , c delcrivendo le membra della fua mente diife Scurir noti» :

era [empiici diritto , timorofo di Dio


, , e che fuggiva il male : acciocché cono*
feendo la grande fortezza delle lue membra , per quello lì polfa innanzi fa-
pcre la fua feguente vittoria .Poi feguc E aveva jet te figliuoli , e tre figliuole.
:

Spello addiviene , che l’abbondanza de' figliuoli trae ad avarizia il cuore de’
padri ; perocché tanto maggiormente lì accende 1' animo del padre quanto ,
piu in eredi fi vede abbondare Accio dunque , che fi dimotiri quanto fufie
.

perfetta la mente del B. Giobbe, vedi clic la Icrittura dice, che egli fu giu-
flp, ed ebbe molti figliuoli ; del quale nel principio del libro fi dice che fu :

divoto in facrificj . E ancora poi di se medefimo dice : che era pronto in lar-
ghezze . Peniamo adunque di quanta fortezza fufie quell’ uomo , il quale ad
avarizia non s’ inclinò per affetto de’ figliuoli Seguita appreflb
. Ed era la
:

ricchezza [ita fette mila pecore , e tre mila camelli , e trecento paja di buoi
, e
cinquecento afme , e famiglia grandijjima . Noi fapemo bene , che tanto piu fi
duole la mente , quanto l'uomo maggior danni riceve . Per dimoltrare adun-
que di quanta virtù quello fufie , ben fi dimoltra . che molto fufie quello
che elfo perdè pazientemente E in verità quello è certo , che niente lenza
.

amore fi pofiicde Adunque dicendo la gran ricchezza fua , e la pazienza ,


.

eh’ egli ebbe perdendola , ben fi dimollra , che fenza amor pofiedea quello,
che efio perdè lenza dolore . Ma nota l’ordine della fcrittura , che prima dc-
fcrive le ricchezze della mente , appretto f abbondanze temporali
7. Suole f abbondanza del mondo tanto piu llraniare la mente dall’ amo-
re di Dio , quanto efia piu la coflringc a diverfe cofe penfare . Nè ciò è lèn-
za cagione , perocché largendoli la mente in molte cofe, già dentro di se noa
fi può fermare , la qual cofa per la fomma veritù nel Vangelo ben fu dichii-

Af.rtf.5iuj rata in quella parabola del feminatore , dove dice: Scucilo, che ì feminato tra
Lue. Sa. le jpine , aueflo è quello , che ode la pan ia di Dio , e la follo nudine di quefl»
Mcr^yt. fecoìo , e la fallacia delle ricchezze l' affoga , e diviene la Parola di Dio in lui
fenza frutto Ecco il beato Giobbe , del quale fi dice , che era continuamen-
te attento a’ facrificj divini . Confidcriamo adunque noi di che fantità era
qrrefio Tanto uomo , il quale efièndo tanto occupato , attcndca nientedimeno
a’ férvigi di Dio . Ancora non era manifefio al mondo il comindamento , per
lo quale ci è comandato d’ abbandonare ogni cofa . E nientedimeno quello be-
nedetto Giobbe feryava dentro di se la virtù di quello che ben fi può dire
:

con veritù , eh’ egli con la mente avea l.iìciato quella ricchezza , la quale elio
fenza diletto poffedea. Ed era uomo grande tra tutti quelli d’Oricnte . Le genti
«fi Oriente Comunemente fono abbondanti e ricche :adunque , che altro vuol
,
dire , Era ricco tra tutti quelli et Oriente , (e non come fe apertamente diccflc ,
che egli era piu ricco , che i ricchi l 1 jitoi figliuoli [accano conviti nelle eafe Uro
ruilnmo il fuo giorno , c convitavano le tre forelle loro a mangiare , e bere con etti .
Ben fuole addivenire , che. la gran ricchezza tra fratelli è cagione di diicordia.
Ma oh lode inellimabile di paterna informazione ! II padre è chiamato ricco,

i figliuoli d’ un volere, c a un cuore, fioche cficndo. tra loro molta ricchezza


da dividere, nientedimeno la indivi!» carità riempieva i cuori di tutti. E
quando era computo il mi miro de conviti , mandava Giobbe per laro , e tutti gli
fantificava , e levandoli la mattina offeriva ftcrificio per ciafcuno Quando lì di-
.

ce , che mandava per loro, e tutti gli ramificava, apertamente fi dimollra,


come gli'jrcgolava in fua prefenzia ; il quale , non efTendo prefente , era di lo-
ro tanto follecito . Maquello ben’ è (bikeitamente da attendere , che la fcrit-
tuo

DI
tura dice , che compiuto i! numero de’ conviti
E. GREGORIO.
---------- *7
il forno padre per ciafcuno
,
offeriva la purgazione del focritìcio : che ben fapeva il
beato Giobbe , che
nulagc voi mente fi polfono fare 1 conviti lenza colpa e vcdca che con grande
;
purgazione di facnficj li voglion purgare le vivande de’ conviti ;
E cosi ogni
«fetto , che in elfi i figliuoli avcano commeflb il fovio padre
, col luo fiacri-
iKui (e I purgava .
8. Ma pertanto , che de conviti tocchiamo, bene è da fapere che molò
,
vizj tono , che appena ne conviti fuggire
li polfono
, ovvero del tutto non
li polfono Ichifare Ora attendi Sempre quali dopo le molte vivande fegui-
.
.

ta la concumlcenza della carne non fenza cagione, perocché


, e
«rpo li diilòlve nel diletto del cibo il cuore $ apre a ogni vanitàquando il
, Odi la .
Sedette “ * mangiare, e a èrre, e toi fi levò a giurare kfi-Efad.ix.b .
.i
preflo ancora quali femore di poi 1 conviti
feguita !a -
loquacità, cioè dilòrdi-
mt f^rlar e , che quando il ventre è ripieno, la lingua ne viene sfrenata

;
onde “epe li dice di quel ricco che nell’ Inferno
, domandava l' acqua e di- ,
r er,:crdsa d'™c \' manda Lazero che mtmgaLuc.
la Jommitì de
l dito fuo nell acqua e^' ?’J
e refrigeri la lingua mia
, i 7 f.
feroech' io Jono
tormentato m quefia fiamma Or guarda ,
la Scrittura che prima dice /che
.
,
,

continuamente era negli fplendidi conviti : e poi nella -


pena dice che do-
mandava acqua alla lingua ; che come detto avemo lenza
, dubbio tra le
Vivande 1 uomo difeorre difordine di parlare m ,
E pertanto in tolìui per la .

pena li dimoitra la colpa che vedi che la fornirà verità fegnatamente dif-
,

rwu; , che u .
,
m
^ua P‘“, ardcva quello , che sì fpiendidameute era vivuto . .
veleni t«nperano I armonia delle corde con tanta arte la fanno
, ordt-
^' e *1*®? ® Me toccando 1 una , f altra di lungo da quella , c con
fnolte altre ra mezzo ancora ri Tuona E quando quella rende Tuono, quella .

ia quale è temperata in quel canto medefimo nulla altra effondo tocca , fi


menu t . come ,
nella Sacra Scrittura alcuna volta
fi tratta delle virtù , così de’

,
Z) ', c ‘» mc P T -'
, lo parlare fuo alcuna volta altro fi
molìra , così tacendo vuo-
h r
edl » ch< co n(ro a queflo ricco della loquacitade
iVntr lìr. dice
niente H.V? . i
Ma '
Y \ ia
dipoi , che dice che ,
pena era nella iincua . apertamente
,
a ^mofirad JWvatore {quale colpa nel convito era piu grave Ma
. quando
fratelli il fuo giorno facea il convito
to li , e dipoi compiu-

ii Catr, oci )
apertamente dimoitra la fioria , thè
C *’ ottavo dì lignificava il mificrio delia
P qUC,, ° 1 ’ chc fi chiama 4gi il giorno del

l Signore

Z
,
1 e dal glomo deIJa ^fiione Ma
’Ì Ì 1'o°<?«avo: nell’ ordine della .

i,?°P
l ldlm0nd?’
,‘ j' ’Jl
è ma perocché rivolti i dì. Tempre viene
tTtant 0 g'ttfiamcnte fi chiama
ottavo . Dicendo adunque,
.

facnfic
infcnde - thc emendo lui ripieni di
avea ,a ^fP era «* a della refurreziQne
fette donTdefio \» &nro *
d/fl trftn rh r •? ma smar- :

a Pettamente dimofira eom ?


, che quelli figliuoli del
cato no
».

°' ’ 9? si bene
dtee
informati , che nè orerà , nè in parole ccc- m
che Giobbe dicea

i , che pertanto ficea quefio


,

Tw abh
£“ca,° • ì,ud‘ miei n' r° ^
abbTJL 'belili d
i ^a l
vedi I chc crano perfetti in opera
dicendo , che il padre dubitava folo del rcn-
, e in

enri del
*
quello fanto apertamente conofciamo
, che de fo-
f, cb be ‘p^rmente giocare pitocche non
difid z ; /
IJd
^
h ° ndc
a ,att0
3 «M» b <" «»« IaS \fZZ 4

tZn^Tr ^J^Tiì
urnmerà f ofeuntà delle
>P
tenebre
J
» che ‘‘ Signore : il quale fi.
, e manifefterA t Jeaett de entri . Ma
^ erra

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. . , ,

t8 LIBRO PRIMO D £’ MOR A L 1


'erra nel penfiero , pecca in tenebre . Adunque tanto meno lictiramente do-
vemo riprendere gli altrui cuori , quanto noi maggiormente lappiamo ,
che col nollro eiudicio noi non poniamo vedere i penlieri altrui . quello Ma
è ben da conhderarc follccitamente , che quello padre benedetto dovea con

n
e
de fevcrità correggere i fatti de’ figliuoli ; il quale con tanta follecitudine
jdiaya di mondare eziandio i cuori . Or che diranno a quello i rettori ,
Prelati de’ fedeli , i quali non vogliono pur faperc 1’ opere manifelle de’ fud-
> Or che
diti loro penlano etti per loro fcufa, i quali non folo non curano i
penlieri de’ fudditi , ma non curano eziandio i manifdli penlieri dell’ opere?
Apprettò , acciocché nel Tanto di Dio fi mollri la perfeveranza dell’ opera .
Klatt.lox foggiunge : Così jdeca Giobbe centinaio di dì in df che così è (còtto nell
Evangelio : Chi perfinterà infine alla fine , quefiì farà j,alvo . E così nel fatri-
ficio , che li dimoltra 1’ opera fanta . Ma a ciò che dice continuamente , ov-
,
vero di dì in di , fi dimottra la coltanza dell’operazione . Quello tanto , brie-
vemente feguitando la iloria , avemo trafeorfo . Richiede oramai l’ ordine
della efpofizione , che ricominciando da capo
,
fpognamo il fello fecondo l’ in-
tendimento delle allegorie, cioè di fpirituali elpolìzioni.

Finifa la efpn/ìzionc litt arale, comincia V allegoria .

E RA un uomo nella Terra d Ut ,


chiamato Gicb
dice iilorialmentc , ma fpemendo fecondo 1’ allegoria , veggiamu come
quelle cofe fieno adempiute . Giob , ficcome avemo già detto , è interpretato
. Ben crediamo ciò ,
che

perfona , che lì duole ; Us è interpretato configliatore . E quale altro s’ in-


tenderà per lo nome di Giob, fc non quello, del quale parla il Profeta? di-
jyà.jjai. cenilo Quelli è quegli , che ha portati i noflri dolori : Quello Giob dice , che
:

abitava nella Terra Us : c dove abita ih Signore fe non nel cuore de’ £»-
,
i .Cor. i .d. vj ? Odi 1’ Apollolo : Crifio virtò di Dio , e fapinrza fitta . Quello medefimo'
Prov. 8. b. dille Dio per Salamone : La fiapiema abitò nel configlio fono nel mezzo de'
, e
fiayj penfteri Adunque Giob abita nella Terra Us , perocché la fapienza di
Dio , cioè Crillo , il quale per noi follenne il dolore della pa filone , vuole per
fua abitazione i cuori intenti a’ configli della vita Segue poi come prima Ed
. :

era quell’uomo fiemplice e diritto Per la dirittura fi fignifica la giullizia : perla


.
,
implicita la manfuetudine . Spelfe volte l’ uomo volendo feguitare dirittura
lafcia la manfuetudine : e volendo fervarc manfue-
cosi fuetto per contrario
Gio.S.b. tudine , fi parte dalla dirittura della giullizia Ma il nollro Salvatore bene
.

ebbe la (impliciti colla dirittura j perocché per da manfuetudine non lafciò il


rigore della ginttizia , nè per 16 rigore della giullizia perdè la virtò della
}
manfuetudine . Onde volendo tentare alquanti Giudei , menandoli innanzi
una adultera , acciocché peccafle o In crudeltade , o in giullizia, a ciafche-
duna parte rifpofe , dicendo qualunque di voi ì firma peccato , fia il primo ,
:

chele getti la pietra Significò il Salvatore la (impliciti! della manfuetudine


.

ciò che dice , Quali di voi firma peccato : lignificò il zelo della giullizia
iil

in ciò che ditte , Sia il primo , che le getti la pietra : onde a fili è detto per
lfai.lt. a. lo Profeta : Va procedi , e regna per la verità , per la manfuctu~
, profipera mente
kil-44* dine , e per la giujhzia . Segue appretto : li quale temeva Iddio , e fuggiva il
male Scritto è : Lo fprrito del Signore il riempirà : perocché il nollro Saldato-
le umiliato dimoftrò in se medefimo tutto ciò , di che etto ci fpira conti-
nuamente e in quello che egli ci comandava , ci confortava con «tempio .
:

E il nollro Redentore fecondo 1’ umanità teme Iddio, perocché per ri-


cosi
comperare l’ uomo fuperbo
,
prete per etto la mente umile Quello veramente .

foggi il male , riprovando ogni male , che trovò nel mondo , perocché 1*-
faò.
D 1 S. GREGORIO.'' 19
tutta la vita antica , la quale «fifo trovò , e dimoftro a
tutti
feto ,
nafcendo ,

noi la nuova quale egli arrecò foco . Segue appretto:


,
la E
avea fette figliuo-
s intende , fc non Ja
li e tre figliuole . Per lo numero-di fetre , che altro
fontina della perfezione ì Lafciamo Ilare le ragioni umane di quello nu-
.

mero , le
quali pertanto vogliono , che '1 fette fu numero perfetto , che e
comporto ael pnmo pari , che fi può dividere . Ma
noi lappiamo , clic la
Sacra Scrittura Icmpre ufa di porre il fette per numero perfetto. Onde dice,
che il fettimo giorno fi riposò il Signore da ogni opera r. pertanto era il
.

Sabbato , giorno di ripolb . L’ anno giubileo ancora , nel quale fi lignifica la


quiete perfetta , fi facea di fette fettimanc . Adunque dice , che truca fette
figliuoli,- ciò furono i dodici Apoiloli, i quali
nella loro vita ollervando ogni
comandamento di perfezione , ritennero in loro la fortezza della migliore
fchiatta : cioè , che furono lignificati per la famiglia mafculina di Giobbe .
E pertanto è da credere , che dodici furono gli eletti a riempiere il mondo
della perfezione de' fette doni dello Spirito Santo . Or vedi, come fono ben
congiunti quelli numeri , che dal numero di fette , multiplicatc le fue parti
inficine , fi compone il numero di dodici . Le parti del fette , come detto
abbiamo , fono il quattro , e’1 tre ; che muluplicate ìnlicmc fanno il nume-
ro del dodici Onde i fanti Apoiloli , perocché aveano a predicare la fanta
.

fede della Trinità nelle quattro parti del mondo , furono eletti in numero
di 12. Ma guarda , che per mofirare la perfezione col numero , la quale
per loro fi prcdicalle con vita, e con parole, dice che avea ancora tre figliuo-
le, e che altro intenderemo per le tre figliuole, fc non la debilità delle men-
ti de fedeli , quali benché con gran virtù non facciano loro operazioni ,
i

tengono nientedimeno con gran coftanza di mente la Fede della Trinità. Per
fette figliuoli adunque lignifica 1’ ordine de’ predicatori , per le tre figliuole
la moltitudine degli uditori . Puoflì ancora intendere per le tre figliuole tre
ordini de fedeli , e vedi l’ordine delta Scrittura , che dopo 1 figliuoli fi nomi-
nano le figliuole , perocché dopo, la vita , e la predicazione degli Apoiloli ,
feguitano al mondo tre diltinzioni di fedeli^ nella fanta Ghicfa ciò furono *:

Prelati , continenti , c congiugati ; onde Ezccchiel Profeta dice , che vide Ezcc.
tre uomini liberati ; ciò furono Noè , Daniel , e Giobbe .
9. Per Noè , il quale guidò f Arca nel mezzo dell acqua ,
che altro fi
difegna- , fe non f ordine de’ Prelati , i quali effondo proporti a’ popoli per
forma ed efempio di vita , reggono la fanta Chiefa tra le tempeltc delle ten-
tazioni l E che altro intenderemo per Daniello , il quale fu di grandilfima
attinenza , fe non la vita de’ continenti ? I quali abbandonando , e fuggendo
tutti i diletti del Mondo , fi può dire , eh: con la loro alta mente , figno-
reggiano la grande fiabillonia , cioè la confufionc di quello Mondo E qua-
1

le altra cofa fi difegna per Giobbe, fe non la vita dc.buoni , c virtuofi con-
giugati nello fiato del matrimonio , i quali effondo mifcricordiofi nelle ric-
chezze del Mondo , le quali erti polfoggono , per quelle fi fanno la via alla
fria celellialc ? Pertanto adunque, che dopo 1 fanti Apoiloli feguirono ncl-
C Chiefa quelle rrc dillinzioni di fedeli ,
ben dice la Scrittura dopo fette fi-
gliuoli , che Giobbe avea ancora tre figliuole . Segue poi ; Ed erano le ric- _

chezze fue fette mila fearey e tre mila cammelli . Perocché i fedeli uditori fo-
no radunati di diverto ufanze . Ecco che la Scrittura quello , che avea prima
uni verfal mente lignificato folto il nome delle figliuole , lo dice appretto di-
dimamente folto nome d’ animali . Che altro vuole erta elprimere perleyef-
te mila recare , fc non la perfetta innocenza di molti, la quale riceve la gra-
zia di Dio per la naftura della legge ? E quale altra cola fi lignifica per li
tre mila cammelli , fc non la contorta viziofità dé* pagani, la quale alla fine
venne alla plenitudine della Fede . Nella fanta Scrittura alcuna fiata folto no<
C» me ,
.

i» LIBRO PRIMO DIMORALI


me di Cammello
s' inrende il noilro Salvatore ; Alcuna volta il popolo d<*
pagani . Che
per lo nome del Cammello s’ intenda il Salvatore , odi quello
7UaK.2j^chc elio dicci a’ Giudei : Poi colate d tafano , e tranghiottite il cammello il .

tafano , ovvero zanzara , percuote rubando; e ’l cammello animale si corpo -


lento, vedi , che benignamente s’ inginocchia a ricevere il pefo . Allora fi può
dire , clic i Giudei colaflero il tafano , quando domandorono , che fufse libe-
ro il ladro traditore, ed allora inghiottirono il cammello, quando gridando
domandorono la morte di colui , che fpontancamentc con tanta umiltà era
venuto a ricevere il pefo della mortalità nollra . Ancora dico . che alcuna
volta per lo Cammello s’ intende la gente pagana . onde dice la Scrittura .
che Kcbecca venendo per ifpol'a ad Ilaac, venne fui cammello. E che vuol
dire quello , fc non clic noi veggiamo , che la fanta Chiefa venendo dalla
Cerciy-g. legge pagana a Grillo era ripiena di viziofi collumi dell’ antica vita ? Dice
,
poi , che veduto Ilaac , Rebecca fcefe : cioè a dire , che conolciuto Id-
dio la gente pagana fi parti da’ vizj juoi ; c dalla grandigia della fua iu-
,
jxrrbia pervenne alla umiltà della Fede ; la quale , dice , che vergognando-,
li fi coperfc d’ un pallio ; cioè a dire , che la gente pagana è confufa
Rom. 6x.
p CT La fua vita pafsata Onde fi dice a’ pagani per lo Apoliolo Che fiu-
. :

to adunque avefi e voi allora di quelle effe , arile quali vei era vi vergognate ? Per
le pecore adunque fi può intendere il popolo de’ Giudei , i quali dalla paihi-
ra della legge vennero alla Fede. F. per li cammelli co’ nifi torti, e coi gra-
ve -pefo , s’ intende il popolo pagano , il quale pertanto , che da se medeli- t

mo trovò gli Dii , eh’ egli coltivafse , fi può dire , che da elfi feciono quel
pefo, il quale porfaflìno fopra il dofso loro . Ancora in altra maniera fi può
intendere pc’ cammctli
,
che fono animali comuni , la vita de' Samma-
ritani : e cammelli veggiamo, che rugumano , ma non hanno l'unghia fef-
fa. Cosi i Samraarirani fijiuo dire , che rugumino, perocché in parte rice-
vono le parole della legge , ma non fendono I’ unghia , perocché in parte
1’ hanno in difpetto
: i quali fi può veramente dire che portino grave pefo
}
fopra il dofso , perocché in tutto ciò , che fanno , s affaticano lenza fperan-
za de’ premi eterni ; che non hanno Fede della rcfurrezionc E qual colà .

può elscre di maggiore gravezza , che foftenerc 1' afflizione del prelentc fc-
colo, e nulla fperanza avere di quegli eterni guiderdoni ? danno mcfiimabi- O
lc ! Oangofeia fenza pazienza Ma perocché venendo il nollro Signore a noi
!

in carne, riempiè di perfetta grazia il popol de’ Giudei, e alquanti dc’Sammari-


rani , mofirando loro le fue opere maravigliofe , ridufse al conofeimcnto della
Fede ; ben polliamo dire dirutamente , che avea fette mila pecore, c tre
mila cammelli Dice poi : Cinquecento paja di buoi , e cinquecento ajmc . Già
.

abbiamo detto di fopra , che nel numero di cinquanta fi lignifica li ripofo .

Per lo x. s’intende la fomma della perfezione; onde perocché a’ fedeli è promef-


fa la perfezione del ripofo, quali come multiplicando il L.col a. fi perviene al
cinquecento : Ma
per lo nome del bue alcuna fiata nella facra Scrittura s inten-
de la grofsezza degli (folti . Alcuna volta la vita de' virtuofi operatori . Che
per le» nome del bue fi lignifichi la pazzia degli (folti , tìdi Salamoile , il quale
Prov.’jx.parlando del giovane (folto , c della femmina lafciva , dice : Di preferite la Jetui-
la , come bue menato a! facrificio . E che ancora per lo nome del bue fi lignifichi
la vita de’ virtuofi operatori , ben fi dimollra nc’ comandamenti della legge,
Deu dove per Moisè fu detto Pìcn turerai la borea al bue , ri e purga il grano dalla pa-
:

Lmc.vo. glia. Ed altrove : Degno è il mereenajo della merci fua Apprefso per lo no- .

me degli afini , alcuna fiata fi lignifica la pigrizia degli finiti alcuna volta :

la feoftumata lufsuria degl;, uomini difonelti : alcuna volta la (implicita de


Deu.zx.c. pagani Guanto al primo odi Moisè che dice : l'Ion arerai xnfieme col bue ,
.
,

e eolt afmo ,
come fe apertamente diccfse non accompagnare gli fioc-
:

chi co’ favi nell’ atto dell’ ajnniacfiramento , acciocché quello , che non può
aden*-
, .

D I S C R r G O R 1 O. • u.
adempiere i comandamenti di Dio , non contratti a chi gli adempie . Quan-
to al fecondo , odi il Profeta , che dice : La carne de' quali ì come carne a afi- Lzec 21 *. ,

tu Apprelso quanto al terzo , che per lo nome dell’ alino s’ intenda la firn-
.

W w«lfr,|
1 #1 M kt'll > #«1 riaV* L a VA a 1« la] A
la~XJ — ~ li t I 1 ' I li 1 1 -l V I

aganj alla vilìon della pace ? Ma che per li buoi fi lignifichi il popolo de
iiudei i quali chiamammo di fopra V'trttioft operatori e per gli alìni il po-
^ ,
polo de pagani , odi bello , e chiaro teltimomo del Profeta . Il bue conobbe il Ifa.iS.
pofleflore fuo , e /' a]bto la mangiatoia del Juo Signore . Che altro lignifica il
bue , fe non il popolo Giudaico , il quale tanto tempo li domò fotto il gio-
go della legge ì E 1' alino , che altro lignifica , fe non la gente pagana , la
quale come animale bruto , fu tratta in diverfi errori ? Adunque ben dice il
Profeta , che il bue conobbe il pofsefsore fuo . e l’alino la mangiato/a del Tuo
Signore ; perocché il popolo Ebraico trovò il fuo Dio ; il quale quanto che
egli adoralsc , niente ìj conofceva ; e la gente pagana trovò la paftura della
legge , la quale efsa niente avea Adunque vedi . che quello , che di fopra .

fu lignificato fotto nome di pecore , e di cammelli , apprelso li ripete fotto


nome de’ buoi e degli afini E ben fi può dire , che la gente Giudea anzi
1’ avvenimento del nottro
Redentore avcfsc molti buoi , imperocché ebbe mol-
ti operai Ciò furono i predicatori della legge , a quali , odi come Crifto di-
.

cca :Guai a voi i; cinti , che cerchiate il mare e la tara per far un profililo : e
, Mote tifi
i
poi eh egli e fatto , il fate figliuolo dell Inferno doppiamente piu che non ’

, fitte voi.
Quelli erano affaticati fotto il grave giogo della legge perocché ofservavano
,
i comandamenti fecondo la lettera pertanto Crillo dicca : Venite a Mat
, a’ quali
me ntu - che vi affaticate , e fitte gravati , e io vi confclcrb . Prendete il giogo mio A n
Jcpra di voi ,e imi arate da me , eh' io fono di cuore umile e benigno Vedi .
, ,
che i noi Irò Redentore promette ripofo a gli affaticati . E quelle fono
le cin-
quecento paia di buoi perocché quelli , che fottopongono i loro colli a’ co-
:

mandamenti del Salvatore , ove è loro promefso d andare fe non all’ eter-
,
n quello ancora vollero dire le cinquecento afine . Perocché il
• po-
°i
pol de 1 agani il quale è chiamato all’ etcrng
vita , defiderando di perveni-
,
.quiete , con allegrezza porta ogni pefo de’ comandamcn-
ti della legge r>™n
»? ^
Crilhana ; onde che il popolo gentile delìderafse
quiete , ben lo
lignificò Giobbe parlando a figliuoli in
ìfpinto di profezia , ove difse : lfaccar Gen.xo.c,
afino forte giacendo tra termini firn conobbe
, che tri quel luogo era buon ripofo .e
la terra ottima
,/ Jottopc/e l omero fuo a portar ogni pefo . Deh guarda Letto-
re , ripofarti tra tei rifinì non è altro, fe non
dentro dalla mente tua avere
una quiete d afpettare la fine di quella vita : e di
rotte le cofe , che per
quefto mezzo occorrono nulla dimandarne
; ma folo cercar di volere quella
ultima e perfetta quiete . Conobbe adunque I’
alino forte il ripofo , c la tcr-

leva™»a perfezione !?*,


n nd,° ,a fem P lici 1
lugani pertanto fe "°
Y“ ^
tt
li Iqva d opereJ , perocché aPpctta di venire a
quella vita dell*
paim eterna e cosi fotropone 1 omero tuo a portare
:
ogni pefo perocché
considerato quel fupemo eternò npofo
, con allegrezza lì umilia a^perare
^
comandamento ; e ciocche la pufillanimità ovvero il piccolo
0 gr VC
,
e d «un poter fottenere

&&&£&
miiWin
f

.e
h
»,
C leg8

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, la fperanza del premio lo

ctn^uc e ,u>
.‘

iS^ Pcro dunque , che nella parte degli eletti


gen,e j
Gwdea »
J 9°,
b**
mc ,a Pagana , ben difse con grande
F frr Lf 4‘ , « cinquecento afine . Segue poi
Che
vuol dire , che pròna fi pone L raolmud.nc
dts
no fnlna a ficmig taf Certo non altro . fe non
die a conoluaiento della
cnt rf fJ T'
fede prima furono eletti gli uomini fempliei
, ao
cioè-
. a

rt LIBRO P*FMO DE' MORALI


•rócche poi fofse a quefto chiamata 1’ alìuzia del Mondo . Odi l’ Aportolo ;
Non molti favi fecondo la come , non molti j eterni , non molti nobili , ma Iddi»
ha elette le cofe folte del Mondo ; cioè .uomini , che fecondo il Mondo erau
riputati lìolti , per confondere i favi . E
certo i principi della noilra fede furo-
no lenza alcuna litteratura . Quello pertanto lece il noilra Redentore , accioc-
ché in tutti tuoi predicatori dimoitraise , che non il parlare, ma la. cagio-
i

ne ntovea i popoli a credere . Appresso dice : Ed era uomo grande tra tutti
quegli d Oriente . _

Che il noltro Signore fi chiami Oriente , ben Io dimortra il Profeta , dove


dice : Ecco un uomo : cd Oriente è il nome fuo . Adunque tutti quegli , che
per fede fi accollano a quello Oriente , veramente fi polfono chiamare Orien-
tali . Ma
perocché tutti gli altri uomini fono fedamente uomini , e ’l noltro
Salvatore e nominato Oriente , e uomo , ben dice il tello : Ed era quello uo-
mo grande fopra tutti tf Oriente j come fe apertamente dicerte quello avanza :

tutti quegli , che per fede fono figliuoli di Dio . Imperocché non lòlo , co-
me gli altri , è figliuolo per adozione , ma per natura della diviniti tua ; il
quale benché per la fomma umiltà apparine al mondo limile a noi , niente-
dimeno iempre fu per la divinità (ingoiare fopra tutti Ed i J'uoi figliuoli fa- .

ceano conviti nelle cafe loro Allora andarono t figliuoli di quello Oriente fa-
.

cendo conviti per le cafe loro , quando gli Aportoli predicatori per diverte par-
ti del mondo apparecchiavano varie vivande di virtù a gli uditori Odi quel- .

lo ,
che a quelli figliuoli del popolo affamato era detto da quello Oriente :
Mat.i\.b. Date a mangime voi . Ed altrove dice
loro lo non gli voglio Cafciar partire cU-
:

Mar.ó-f. g’uni acciocché forfè non indebolilfero nella via ; cioè a dire : Fate che nel.
;

predicazione vifra ejji ricevano parole di confolazione , acciocché non follerò vira-
ti dalla fatica di quella vita , rimanendo digiuni della paftura della
verità .

Cio.óx. A quelli figliuoli ancora in altra parte diceva : Apparecchiate non quel cibo , che
viene meno ; m.t quello che femore dura in vita eterna . E in che forma quelli
conviti fi ficcano , ben lo inoltra il terto , che ficgue : Ciafcuno il dì fuo So
la ofeuriti della ignoranza veramente fi può chiamir notte del cuore , 1
in-
1

tendimento degnamente fi può appellare dì di quello. Onde l Aportolo'dicco


Alcuno giudica giorno c giorno : alcuno giudica ogni giorno ; come fc dicefle
Rom.lxx. -,

apertamente : alcuno molte cofe intende , c molte non intende : altri inten-
de ciò che è polfibile di vedere a nollro intendimento . Adunque dice , che
ciafcuno lacca convito nel foo giorno perciocché ciafcun fanto predicatore
,

fecondo la mifura della foa fetenza pafee di vivande di verità le menti de


gli uditori Ben avea fatto 1’ Aportolo Paolo il convito foo il foo giorno,
.

l.Cor.qx. quando ditea Piu beati faranno , fe faranno così fecondo il mio con figito . td
:

altrove ammoniva ciafcuno , che penfafle del dì fuo , dove dicea


-.Abbondi
Xom.ijL.c. ciafcuno nel fermo fuo. Segue appretto E convitavano le tre (ìrocchie loro a
••

mangiare e bere con eff Allora portiamo dire . che


.
figliuoli di Giobbe con- i

vitaflero le loro firocchic , quando i fanti Aportoli predicano a popoli


deboli t
gaudj eterna refezione
dell’ e confidcrando (e menji loro digiune della paftura
:

della verità, le pafeono di quelle perfette vivande de’fcrmom di Dio.


guar- Ma
da, che ben dice la Scrittura A mangiare , e a bere con Imo ; perocché la Scrit-
:

tura fanta è a noi alcuna volta cibo , alcuna volta beveraggio . detta cibo nel- E
le fue parti ofeure , perocché colle foe forti cfpofizioni , quali conviene ,
che
fi rompa e triti , e così fi mangi . E’ detta beveraggio ne luoghi aperti , pe-
rocché fenza malagevolezza così fi bee , come fi trova . Non credere a me:
odi il Profeta prima come la chiamò cibo , la quale per cfpofizione conviene,
non fu chi
Tren. 4. a. che fi rompa . Odi che dice : l parvoli addomandorono del pane , e

ne rom’effe loro cioè gl’ intelletti deboli domandavano
; che le forti fentenze ,

della Scrittura fuflero loro tritate per cfpofizione , e non trovarono chi le
«fpo-
DI S. C R E G O R 1 O. aj
efponcffe loro . ApprdTo , che la Scrittura fanta fi poffa chiamar bere , odi
il Profeta , che dice : O vei affeiati venne alt acqua . Certo Ce la Scrittura Ija. 55^.
non fi potefle nominar bere , già la Comma verità non avrebbe detto nei
Vangelo: Chi halite , venga a me , e bea . Ma vuoi vedere ancora piu hrie ve, Giocai,
come cita fi polla nominare cibo , e bere ? Odi il Profeta , come dilli: della
gente Giudea : / nobili fuot mariron di fame , e 'l popolo perì di lite . Senza Ifai.^Jb.
piu fpofizionc vedi quello , che vuol dire ; perocché pochi fon quelli , che pof-
fan conofcere 1' occulte fentenze della Scrittura ; ma molti fon quelli , che
ifTono aver di quella l’ intendimento litterale : e però dice , che i nobili di
S iudea non perirono di fete , ma di fame : perocché quegli , che (arcano prin-
cipali nella legge , intendendo fplo all’ intendimento di fuori della Scrittura,
non aveano quello , che fi mangialTero nella confidcrazione di quella . Ma pe-
rocché mancando i principali nel vero intendimento interno , la intelligenza
de’ parvoli eziandio manca in quello di fuori , ben foggiunfc il Profeta : Il
popolo morì di fete , quali come dicefie chiaramente : poiché la gente vulgate
abbandona lo Audio della vera vira , già di poi non cerca la fupcrficie , ov-
vero il piano della ftoria della Scrittura . Noi leggiamo nello Evangelio di
quegli , che dolendoci innanzi al Giudice . che gli riprovava , confeAàvano
avere intefe le fegrete e manifefie parti della fanta Scrittura , onde diccaho:
Noi abbiamo mangiato , e bev.to dinanzi a re : E quello in parte efponendoLwr. I j./l
Raggiungono : Ed hai infegnato nelle piazze nojìre . Pertanto adunque che i fa-
cri eloqu; nelle ofcurc parti
,
qùafi come rompendoli , fono efpofti , e nelle
parti aperte fi prendono , come giacciono , ben pofliamo dire dirittamente ,
che quelli fratelli convitavano le tre firocchic a mangiare , e a bere con effi CO;
>•

me le diceffe apertamente ,
che con benigni ammaefiramenti traeano a se i
deboli , acciocché pafccffero le menti loro , eliminando per contemplazione
le profondità della Scrittura , e così ancora gli nutriffero di cofe leggiere ,
dimollrando loro 1* ordine ftoriale . Dice poi e quando era computo il nume-
:

ro de conviti , mandava Giobbe per loro e tutti gli fortificava : e levandofi la


,
mattina offeriva fa orifici ordinatamente per ciafeuno . Allora fi compie il nu-
^
mero de conviti , quando fi compiono 1 mificri delle fante predicazioni . Di-
ce , che compiuti quefii conviti, Giobbe offeriva facrificio pe’ figliuoli : e
ouefio era , quando tornando gli ApoAoli dall’ atto delle predicazioni , il no-
mo Salvatore pregava il padre per loro . Ma ben dice , cric mandava per lo-
ro , e fantitìca vagli , perocché mandando lo Spirito Santo , il quale procede
da elfo , ne’ cuori de difcepoli , purgò ogni colpa , che fuA'e potuta effere in
loro : e dirittamente ancora dice , che a offerire il facrificio fi levava la mat-
tina , perocché colla fua preghiera porgendo lui la fua petizione per noi , al-
lora cacciata la npttc dell* errore , alluminò le tenebre della mente umana .
Poi (fgue la cagione , perche facea quello facrificio : acciocché forfè in quefii
conviti 'non abbiano peccato i figliuoli miei , ed abbiano maladetto Dio ne' cuori
loro . Maladire Dio non è altro fenon imputare a se la gloria de’ fuoi doni:
,
onde per efempio vedi, che dopo miei profòndiffimo fcrmone il nofiro Si-
gnore lavò ». piedi agli ApoAoli per dimoltrar loto , che fpeffe fiate eziandio
negli atti virtuofi fi prende alcuna macula di peccato Ed è cofa affai da ter
.

mere , che per quello fia maculato il predicatore , onde è mondato il cuore
degli uditori perocché fpeffo avviene , 'che confonando alquanti con belli
}
argomenti gli uditori , veggendo , che per effi viene ne’ cuori loro la grazia
della predicazione
, per fottìi modo dentro da loro fono levati di vento di
vanità . E così purgando per loro dottrina 1’ opere altrui , effi per la buona
via fon maculati di loro di mali penfieri . Che adunque volle dire
, che ’l Si-
gnor dipoi la predicazione lavò 1 piedi a’ difcepoli , fcnonchc dopo la gipria
dello ammaeilrare fi dee purgare la fozzura del penfiero mondare i jriedi
, e
,
.

H LIBRO PRIMO D J5* MORALI


del cuore da ogni falimento di fuperbia ? Maguarda , che dice : -Aeeiof
che forfè Ór. Quefto in verità non è contro alia fetenza del noftro mediato-
re Gesù Crifto , che comeche dìo fappia ogni cofa , pure alcuna fiata pren-
dendo f atto della noi tra ignoranza , parla dubbiofamentc , come noi ; onde
Lue. i8/. nell’ Evangelo dice : Venendo il figliuolo delt uomo , credi , che fruivi fede folca la
terra ? Aaunque dice , che compiuto il numero de’ conviti , Giobbe offeriva
facrificio per ciafcuno , e dieta -.Acciocché forfè non abbiano peccato i figliuoli
miei , e non abbuino maladctto Dio ne cuori loro : perocché il noltro Redentore,
poiché ha guardati i fuoi predicatori da’ pericoli , che occorrono , apertilo tra
tante dottrine e loro buone operazioni gli difenda da ogni tentazione . Se-
gue poi : Così facea Giobbe continuamente . Ben lo dice , che continuamen-
te Giobbe offerifee facrificio ; perocché il noltro Redentore continuamente
Sacrifica per noi , il quale Tempre dimoftra a Dio padre 1’ incarnazione tua
per noi . E veramente la fua incarnazione i facrificio della purgazione noftra
C inoltrandoli dinanzi del Padre uomo , monda ogni noli» colpa . Ma con-
ciolfiache fecondo 1’ ordine della noitra efoofizione , noi abbiamo detto , che
la perfona di Giobbe rapprefenta il noltro Signore per dimoi trar come per
efTo fi dilegnava il capo e ’l corpo , cioè Crilto e la Clriefa , dipoi che ab-
biamo mollrato come ha lignificato il capo , per confeguentc dobbiamo di-
mollrare , come fia lignificato il corpo , il quale Cauto noi ; acciocché aven-
do noi udito per la lloria quello , che noi dobbiamo riguardare , e apprello
ehe abbiamo conófciuto quello , che per lo capo noi dobbiamo credere ,
confideriamo ora quello , che per lo corpo noi , vivendp , dobbiamo tenere
Ed i in verità quello da confidcrare , che quello che noi leggiamo , noi dob-
biamo ridurre a noi , acciocché cflèndo 1’ animo dello per 1’ udite , apprello
fcguici la vita ad operare quello che udito abbiamo .

Finita la ejpfzione feconda, cioè allegorica , ozvero piri-


tuale ; comincia la terza tropologica , cioè morale.
$

io. F RAun uomo nella Terra et Ut chiamato Giobbe . Giobbe , come detto
JLi abbiamo di fopra . è interpretato perfona , che fi duole ed Us è in-
:

terpetrato configliatorc : che veramente bene abita nell’ animo configliatore


quegli , il quale dolendoli delle colpe prefenri , è tutto intento alle cole terre-
ne Quefto dico pertanto , perocché molti fono , che trafeurano la vita loro , e
.

defiderando quelle cofc rranlitorir . non intendendo l’ eterne , ovvero (pregian-


dole , bench’elle intendano nullo aolore , fentono del danno loro , ni (anno fo-
pra ciò prender configlio: e in quefto modo non confiderando quanto elfi hanno
perduto , non cohofcono , che elfi eziandio tra’ beni temporali fono miferi ; pe-
rocché non levano gli occhi della mente loro a quella luce della verità, alla qua-
le eglino eran creati : e col loro deriderlo niente intendono alla contemplazione
di quella^ eterna patria , ma del tutto abbandonandoli nelle cofc temporali , do-
ve elfi fi truovano , pertanto amano quello efilio , che foftengono Oimè , .

che in si ofeura cecità fi rallegrano, come in un lume di gran chiarezza !


Ma per contrario le meriti degli eletti confiderando , che niente fono quelle
cofe tranfitorie , con gran follecitudine cercano quel bene a che fono croa-
,
te , e veggendo che al loro defiderio niente può foddisfare , fenon Iddio,
,
pertanto lolo lui domandano : in lui pongono il loro pcnficro , c la loro
lperanza ; e folo in lui fi ripofa la contemplazione loro, dclìdcrando folamen-
te di ritrovarli tra quelli fupemi cittadini :e cori ciafcun di loro cflèndo an-
cora nel Mondo col corpo mortale , già con la mente fi leva fopra quello ,
piangendo tanta miferia , quanta in quello noilro qlìlio li foltiene , e con tut-
'**
ti i
1
D 1 S. G R E G O R 1 O. »y
ti i loro defiderj continuamente attendendo a queUa patria eterna . Qua;id«
adunque la perfona , che fi duole . confiderà quanto è quel bene , che ha
perduto , allora ben truova falutcvQie configlio ; cioè di difpreggiare tutte le
cote temporali , nelle quali efi'a fi ritruova , c quanto maggiormente crefcc
la fcienza di quello configlio d’ abbandonare quelle cofe tranfitorie , tanto piu •

s’ accrelce il dolore di non pervenire ancora a quelle , che Tempre Hanno e :

pertanto fu ben detto per Salamone : Quello , che aggiufne fetenza , argiugne Eccl.i.i.
dolere : perocché quel che già conofcc gli eterni beni , quali elio non puo-
i

tc avere , maggiormente fi duole nelle mitene temporali , nelle quali egli è


ritenuto Segue appreflò
. : Semplice , e Airitto , il quale temeva Iddio
,
e j'uegi-
va il male Qualunque attende a quella eterna patria , Tenza dubbio ditbe
.

vivere fempliee , e airitto :femplice per opera , diritto per fede fempliee
:

nelle buone opere , le quali elfo fa nel mondo , e diritto nelle cofe Tornine,
le quaji elfo dentro a se fente . Quello pertanto diciamo ; perocché molti
fono , i quali nelle loro buone operazioni , che fanno , fono fempliei peroc-
,
ché non domandano per quelle retribuzioni dentro da loro , ma piuttofto va-
nità di gloria di fuori ; onde ben diceva il Savio Guai ai peccatore , il qua- Eecl.ic.
:

le va per due vie ! Quegli è detto , che vada per due vie il quale fa f ope-
,
re di Dio , e dentro di fc ha i penfieri mondani . Ma ben dice il quale te-
:

meva Dio , e furtiva il male : perocché la fama congregazione degli eletti


comincia la lua Semplicità , e dirittura nel timor di Dio ed apreffo compie
:

ogni fua perfezzionc nell’ amor fuo : ed allora polliamo dire , che ogni elet-
to fi parte dal male , quando non per timore , ma per amore di Dio comin-
cia a non volere peccare ; Ma quando alcuno ancora per paura adopera bène,
già non polliamo dire , che quello dal male aitutto fi parta perocché in tan-
,
to pecca , in quanto etto vorrebbe peccare , fe potette lenza correzione . Guar-
da adunque bene 1’ ordine della Scrittura , che dipoichc avea detto , che Giob-
be temeva Iddio , approdo foggiunfe , che fuggiva il male perocché venen-
;
do 1 amore dopo il timore , ogni colpa è veramente purgata E perocché .

per lo timore li parte f uomo dal vizio . e per amore adopera la virtù
, ben
legue poi e avea fette figliuoli
: e tre figliuole Allora ci nafeono fette figliuo-
.
,
li e tre figliuole
,
quando pe’ noftri buoni -proponimenti dentro da noi nafeo-
no fette virtù del Santo Spirito . Quella famiglia di virtù dentro da noi ben
vide il Profeta «urlando dell’uomo giudo di Dia; Rifoferà /opra lui lo
Spiri- Ifai.ii. ai
, e d intelletto , fpnito di confiilio
to del Signore , fp trito di fapienza e di for-
tezza , fpirito di fetenza , e di pietà : e ricmpicrallo lo fpnito del timore di
Dio.
Quando adunque per 1’ avvenimento del lanto Spinto nafee nell’ animo di
cufeuno eletto fapienza , intelletto , configlio , fortezza feienza pietà
, , , e
timore di Dio , allora polliamo ben dire , che nafea in lui una famiglia
° di
virtù .
ri. Ancora hanno quelli fette figliuoli' dentro da noi fre loro firocchie
,
perocché ogni fortezza , la quale generano in noi quefii fcntimcnti
di virtù,
dee .effer congiunta alla Fede , alla Speranza c alla Carità
, Perocché giam-.

mai quelti figliuoli non podono pervenire al numero del io. fe in


, ifperanza,
in fede , in carila non fi fa ciocche elfi adoperano. Ma
perocché femprc
appretto di tante virtù feguitano varie operazioni di virtù
, ben dice poi ed -

era la rtcc ezza fua fette mila pecore, e tre


mila cammelli , ferrando Tempre
Ja venta della ltoru . Noi pofllamo.fpirirualmentc
confederare in noi quello,
che noi llonalmcntc leggiamo . Che allora polliamo dir di
pottederc fette-
mila pecore , quando cercando la pallura della verità dentro
da noi con Pli-
nti di cuore , ntegnamo ì fanti penfieri e allora avremo in
:
pottettionc an-
cora fremila cammelli quando quello che è a noi non folo malagevole
,
ma quali imponìbile a credere , noi io, incliniamo alla ragion della fede , e
%

D quan-

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LlltRQ'PRIMO Dt MORALI
Quando fpontaneamente noi (tendiamo ne! defiderio della umiltà fotto i! co-
nofcimento della fanta Trinità . Allora poffediamo cammelli , quando le co fé
alte noi crediamo umilmente allora poffediamo cammelli
:
,
quandi) ci indi*
niamo alla naffione de’ p rollimi noltri , e così avendo pane de’ peli loro , lap-
piamo condi (tendere a compaffione della infirmiti altrui .

i*. Pe’ cammelli ancora , che non hanno P unghia fella , ma ben rugu-
mano , fi poflono intendere le buone dilpenfaziom delle tbfe temporali ; le
quali pertanto che pure ritengono dell’ atto fecoiare , di neccflìtadc è , che
ben difegnatc per quello animale comune che veramente quella difpenfa- :

zionc delle cofc terrene , comeche per ella fi ferva a Dio , non fi può efer-
citarc fenza molta turbazionc di mente . Pertanto adunque , che per ella la
mente pur fi confonde, e riceve turnazione , e niente meno per quella fi
fpera la mercè eterna , però a guifa di qudlp animale , alcuna cola è Icrva
della legge , ed alcuna non è ferva : che fi può dire . che non abbia l’ unghia
felfa perocché per quella la mente non (5 pane pero da ogni opera terrena;
:

ma nientedimeno ruguma perocché difpenfando I’ uomo bene quelle cofe


:

temporali , pertanto ha fperanza delle eternali Polloni! adunque 1 difpenfa- .

tori delle cofe terrene aiTomigliare a’ cammelli ; Picche per lo capo del cam-
mello fi lignifichi . come elfi fi accordano con la legge e il piede , come
' ' ' ?
di quella fi dilcordano . Perocché "~i

adomandano mi nientedimeno
quelle occupazioni
;
* . .

noi
.
fottoppon _ r — .

cam-
t
allora polfiamo veramente dire , che per la fede noi poffediamo quelli
melli . Odi poi : Cinquirenti) }>aja di buoi , e cinquecento afine .

ì j. Iche fono pomi ad ufo delle noltre pollèlfioni , non fono altro,
buoi .

che le virtù , le quali hanno a sfare , c rompere la durizia della mente : ed


• .allora poffediamo le cinquecento afine , quando in noi medefimi raffreniamo
i difonelli movimenti ; cd ogni appetiti? carnale , il quale in noi fi levaffe
riltrigniamo con una fpczialc fignoria di cuore o veramente polfiamo dite, :

che poffedere afine non è altro , fenon fapcr reggere la femplicità de’ pcnlie-
tì : e così quando f uomo non può andare in alto , allora quanto va ptu len-
tamente , tanto piu manfucto porta ogni pefo . Vedi quello , eli’ io voglio
dire : e’ fono alquanti , che non poffendo intendere le gran cofc , umilmente
fi danno alle converfazioni di fuori . Bene adunque per
1’ aline
, che
fono ani-
mali pigri , ma pure portano la foma , s’ intende la femplicità degli uomi-
ni , perocché conofccndo noi la ignoranza nollra , follegnamo più pazientemen-
te i difetti altrui . E quando alcuna altezza di fapienza non ci leva tn luper-
bia , allora la mente nollra s’ inchina a follenere la (foltezza altrui . Ma ben
dice la Scrittura , che le paja de’ buoi , ovvero I’ afinc erano cinquecento :
che per quello , che noi bene Tappiamo , o per quello , che umilmente non
tappiamo , domandando noi il ripofo della pace eterna , fiamo quali nel nume-
ro del Giubileo . Segue appreffò E famiglia grandiJJi ma . Allora
:
abbiamo noi
grandilfima famiglia , quando molti noftn penficri noi rillrigmamo fotto la
fignoria della mente , Iicche per la gran moltitudine loro non
fopcrchino I a-
nimo nollro , e pervertendo 1’ ordine , non atterrino la fignoria della nollra
dilcrezione
ia.
.
fi difegna la molt nudine de penfien
E bene per lo nome della tamt-
_ . -ur-
clia . Noi veggiamo
, che
quando la donna non è prefente , le lingue delle
-

ancille , rotto ogni filenzio, in tutto fi difordinano in


parlare, abbandonan-
do f opere commeffe Ipro , e così pervertono ogni órdine deMa cafa ma fe :

fubito la donna ritorna , di prefente fi raffrenano le lingue .


Gufcuna ripren-
de l’opera fua , e così ritornano all’ ordine , come fe dipartite non
tufferò .
allora fi multi-
Partendoli adunque dell’ abitazione della mente la ragione ,

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: . .

. DI S. GREGORIO. *7
plica la turba delle ancille ; quali come fc la donna fi luffe dipartita . Ma di-

oiche ragione ritorna alia mente , allora quella confuta moltitudine fi raf-
la
frena Cosi adunque polliamo diro , che noi polfodiamo molta famiglia , quan-
.

do la ragione ordina i molti , c diverfi noilri penfieri alla qual cola follccita- :

mente intendendo l’uomo , degnamente fi congiugne a quegli fpiriti di fopra.


Edera quell'uomo grande tra tutti. Al Orientali Alierà polliamo noi dire, che
noi lìamo grandi tra tutti quegli d Oriente , quando , fecondo la polfibilita no-
ftra , foggiogando la feurita della noilra corruzione , noi ci accolliamo co’ raggi
della dilezione a que’ fuperni fpiriti , i quali veramente fi poffono chiama-
re Orientali ; onde I Apoltolo dicea La noftra converfazione ì in Cielo . Qua- Edif.it.
:

lunque adimanda Quelle cofe temporali e difettive , in verità quelli va invcr-


fo V Occidente . Ma chi deriderà le cofe cctelliali , veramente dimollra , che
lua abitazione fia Oriente . Vedi adunque , che non dice , che fuffe grande
tra tutti gli Occidentali , perocché non era del numero di coloro , che ado-
mandavano quelte cote vane e fuggitive , ma quelle incorruttibili ed eter-
ne . Segue appreffo I fuoi figliuoli faceano conviti nelle cafe loro , ciafcuno il dì
:

fuo Allora fanno i figliuoli 1 conviti nelle cafe loro . quando ciafcuna virtÌL,
.

fecondo la proprietà fua , pafee la mente noilra onde ben dice : Ciafcuno il :

J'uo giorno che veramente il giorno di ciafcuno figliuolo, non è altro, fe


non il lume di ciafcuna virtude j onde replicando ancora i fette doni fopra-
detti dello Spirito fanto , altro’ giorno è quello della fapienza , altro quello
dell’ intelletti ; altro lume è il configlio , altro la fortezza , altro la feienza,
altro la pietà , altro il timore-: che certo non è una colà fapere , ed inten-
dere . Sapere è avere fapore delle cofe Ora molti hanno (àpore delle colf
.

eterne , e nientedimeno non le intendono Allora adunque fa la fapienza il.

convito il fuo giorno , quando con certezza conforta la mente di fperanza di


beni eterni . L’intelletto allora apparecchia il fuo convito , quando puote en-
trare col conofcimento a quello , che ode : e così col fuo lume apre le tene-
bre dei cuore . Il configlio allora apparecchia il fuo giorno quando non Ja-
,
feia difcorrcrc 1 uomo in alcuna " opera fenza ragione . La tortezza il fuo

_
giorno fa convito , quando afiicurando 1’ uomo contro alle awerfità , pone
davanti alla mente paurofa nobiliffime vivande, cioè di ficura fortezza .-Il
dono della feienza allora apparecchia convitti il fuo giorno , quando den-
tro dallo lìomaco della mente rimuove ogni digiuno d'ignoranza Allora or- .

dina convito il fuo giorno la pietà , quando ci riempie di continue opere di


mifericordia Cosi ancora polliamo dire , che ’l timore faccia convito il fuo
.

giorno, quando dimodrando alla mente , che di quelle cote prefenri e terre-
ne non fi levi in fuperbia , pertanto la conforta con un cibo di fperanza di
quelle cofe future , ed pterne . Ma
io attendo in quello convito fingolarmen-
tc una colà, che quelli figliuoli di Giobbe fi convitavano infierite , e 1 uno

pafcca l’altro : che veramente fe l’una virtù non ajuta l’altra , ih verità ro-
llo tutte vengono meno .
15. Poco vale la fapienza, s’ ella fi truova fenza intelletto: poco vale
l’intelletto , fenon ha (eco la fapienza ; rerocche levandoli a contemplazio-
ne di quelle altiffìme cofe fenza la folidita della fapienza , veramente la le-
vità fua lo leva in alto con gran pericolo di mina . Ancora viliffima colà
è il dono del configlio , quando gli manca la coflanza della fortezza ; pe-
rocché trovando la niente per lo dono del configlio 1’ atto virruofo , fe non
ha l'eco la fortezza da metterlo ad efccuzione , già non può pervenire a
perfezione di quello : e cosi manca aliai la fortezza , fc non fi feute il-
luminata di configlio ; perocché penfandofi la mente di potere oltre alle fuc
forze , pertanto la virtù fua non effendo regolata dalla temperanza della ra-
gione , vitupcrofamcnte viene meno 4a ogni fua operazione . Niente vale la
1) 2 le icu-
. *

LIBRO PRIMO DIMORALI


fetenza, fenon ha Ceco l’utilità della pietà , che avendo la niente i buoni
penfieri , fenon ha in se medefima pietà di feguirgli , già pertanto non è
dubbio , che s’ obbliga a pia grave giudicio . E così poco vale la pietà , fc-
non ha fedo la fetenza della diferezione ; perocché non ricevendo animi in
1

se alcun lume di feienza , non può lapere in quale maniera fi debba aver
pietà di se medefima .Così ancora fc ’1 dono del timore n m ha foco le vir-
tù predette , giammai per elio non feguita opera alcftna virtuofa ; perocché
e (Te il do 1’ uomo timorolo a ogni atto , pertanto diviene pigro a ogni buona
operazione Pertanto adunque , come veduto abbiamo, per vicenda l’una
.

virtù fortifica I’ altra , ben dice , che per ordine continuamente quelli figliuo-
1
li s’ invitavano inficine : che quando l’una virtù invita I altra polliamo di-
,
re , che eufemia il fuo giorno facea il convito fuo E convirrvino le tre fi-
.

rocchie loro a mangiare , t bere con ej]i Quando le noflre virtù in ogni loro
operazione hanno in se fede , fperanza , e cariti , allora polliamo dire , che
i figliuoli invitino le tre liroccluc , ficche la fede , fperanza
, e cariti fi ral-

legrino nelle virtuofe opere , alle qui li 1' altre virtù le invitano , quando piti
e piu fidanza prendono negli atti virtuofi , c quando dipi tal cibo dcfidcra-
no d' effer rintrefeare di rugiada di contemplazione Ma guarda per lo fello,
.

che feguita ; perocché operazioni fi fanno in quclta. vita fenza alcuna macu-
la di peccato i perocché fpcfft fiate ne’ beni , che noi adoperiamo noi ci ap-
,
prettiamo a mila parte. Vedi quello, ch'io- dico: gli arti viyuofi alcuna
volta generano nella mente una letizia , per la quale 1’ uomo viene in una
ficurtà di se medefimo onde prendendo I’ uomo di se fidanza , c quafi nulla
:

battaglia di tentazione temendo di leggieri cade in pigrizia di virtù . Al-


,
cuna volta ancora fottilmente et maculano di vanità , di fuperbia , e tanto
piu ci gittano al fondo , quanto a noi medefimi per quelli pare edere piu
eccellenti . Onde bene foggiugne apprtffo . E quando era tomi iuta il numer
de' conviti,
mandava Giobbe per loro , e tutti gli fanti ava . Mandare pe‘ fi-
gliuoli e ramificargli , compiuto il numero de’ conviti , non è altro , fenon
,
dopo virtuofe operazioni avere la inténzione diritta , e monJare ogni
le
noltra opera con follecira efaminazione ; ficclte non penfiamo , che fieno
buone quelle cofe , che fono ree ; ovvero non penfiamo perfette opere quel-
le , che non fono Io non dico fenza cagione , che in verità fpedo la men-
.

te è ingannata , ficche fpette volte erra q nella qualità del male , o nella
quantità de! bene Ma tali virtudi s’ acquiilano meglio per continue orazio-
.

ni , che per follecite efaminazioni : che quello è pure cosi , che (pedo quello,
che noi vogliamo trovare per nollro cercare , meglio fi mtova per orazione;
perocché levandoli la mente in alto colla profondità della mente , e con com-
punzione , in verità allora meglio può giudicare quelfo , che di se medefima
Ha di tenere. E per tanto approdo ben foggiunfe : E Lvamlo/ì Li mattina of-
feriva faarifieio per ciafcuno . Allora podiamo dire , che ci leviamo la matti-
na , quando ci fentiamo tocchi d’ un lume di _ compunzione , abbandonando
ogni tenebra della noltra corruzione , e- alla virtù di sì fatto lume apriamo
gli occhi della mente nofìra . Ed allora offeriamo facriiìcj per ciafcuno de’
noftri figliuoli , quando per ciafcheduna virtù , la quale noi fenfitrtn in noi,
facrifichiamo a Dio facrificio di grazie , c di fante orazioni , ficche la fapicn-
za non fi levi in fuperbia ; lo intelletto volendo profondamente invcdigarc,
non erri : il configlio multiplicandofi in diverfe parti , non ci confonda : la
fortezza per fua fidanza non ci faccia cadere T la feienza conofccndo , c non
amando , non ci faccia troppo inalzare - la pietìi conducendoci fuori della
rag ione , non ci faccia piegare dalla giuffizia.: ed ultimamente, che il timo-
re facendoci temere piu , che non fi conviene , non ci faccia cadere nella
fotta della difpcrazionc . Così adunque , come abbiamo detto , quando per
cia-

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Dì f. GREGORIO.' xf
eufcum virtù noi facciamo prie?» a Dio , che noi la polliamo tifare fecon-
do la :
uri rie perfezione di ciafcuna , certo ben portiamo dire , che allora,
fecondo il numero de' figliuoli , noi offeriamo a Dio (acri ti ciò per ciafcu-
no . Dice , che offeriva olocautli . Olocauflo è tutto il facrìticio , che fi fa .
Che è adunque offerire a Dio oloaauito , fc nou incendere tutta la mente
di tùoco di com unzione , ficchc il noltro cuore arda in fu l a! tare dell’ a-
morc , e in quello confumi ogni macula di pcnlicri ? Ma in verità quelto non
fanno fare fe non coloro , i quali prima che per opera compiano i loro [nin-
fe ri , folfecitamtnte raflrcnano con diferczione orni movimento della men-
te loro . fuc. o non fanno fare fc non coloro , i quali ad ogni entrata del
cuore , pongono virile c recura guardia . Per la qual cofa ben dice la Scrit-
tura , che Isbofet non avendo buona guardia di se , fu morto ; la qual dice,
che a Sua guardia avea non uno ufcicrc , ma una olìiaria , ovvero ufcicra;
onde dice , che vivendo i fai tur! i di Rcmcn , cioè Berocbita , Baca , e Bona- 2 .Re.+.f.
c<j , entrarono ntl mezzo giorno nella taja ci Isbofet , il quale nel meriggia dor-
miva il lui letto : ed entrando dentro trovarono dcrmprc lofilaria , che era dilu-
tata a m/ridare il grano . Poi dice che tei[ero di quefie /fighe , e vennero al let-
to d liè 'jet , e ferendolo nell' anguinaia , t tucijero.
1 6. Or vedi il miiterio della Scrittura . Allora purga P olii a ria il grano,-
quando la guardia della mente noltra diilingue la virtù da’ vizj : e fe quella
s addormenta , veramente da P entrata a’ nemici del fuo Signore j perocché
mancando la folicurudine della discrezione , allora s’ apre la via a gli (piriti
maligni a uccidere Panima . Dice , che entrando dentro i nimici d’Isbofet,
tolfono le Spighe ; perocché la malignità di quegli fpiriti leva da noi ogni
principio di buoni penfieri . Appretto il feriscono nell’ anguinaia , togliendo
dall' anima la virtù del cuore col diletto delia carne ; onde ferire nell'angui-
naia non è altro , che uccidere la vira della mente col brutto diletto carna-
le . Ma una cofa voglio, che tu noti bene , che giammai Isbofet non faPcb- *
be flato morto , fe alla guardia della cala avette poito uri uomo . Ma dice,
che v’ era una femmina , cioè a dire , che P uomo poco dotto pone debole
guardia al!’ entrada della mente fua . Deh confiderà alcuna volta chi guarda
la tua mente , perocché all’ entrata del tuo cuore fi vuol porre cofa , che
abbia Sentimento forre e virile , fioche il Sonno della negligenza non lo at-
terri , P errore della ignoranza non lo inganni : onde ben fu chiamato Isbo-
fet , il quale fotto la guardia della femmina fu morto . Isbofet è interpetra-
to uomo di confusione ; c quello è veramente uomo di confufione , il quale
non arma la mente fua di buona guardia . E quello tale credendoli adopera-
re virtudi , incautamente è morto da’ vizi , i quali uccidono P anima . Adun-
que con tutto nortro sforzo fi vuole guardare P entrata della mente , Picche
per alcun tempo i nimici , cioè i vizi , non pattino dentro per una apri-
tura di negligenza di discrezione . Odi Salamone , come propriamente dice a
quello : Con ogni guardia con ferva il cuor tuo , perocché da quello T recede la vi- Proni. ^.cL
ta . Sollecitamente è adunque di penfare , che tutte P operazioni noiìre vir-
tuose noi efaminiamo dai principio della noltra intenzione , acciocché forfè
non procedtttòno da mal principio , comeche quelle cofe , che per quelle ci
fono dimoflrate , fieno diritte e giuile : e pertanto ben fogeiugne appretto
dicendo in se mede lìmo acciocché forfè in quelli conviti non abbiano peccato i fi-
:

gliuoli miei
, e maladetto Dio nc cuori loro . I figliuoli allora tnaladicono Iddio
ne’ cuori loro , quando le noflre opere diritte c giulte non procedono da diritti
penfieri , mostrando le virtù di fuori , e dentro avendo maculata la intenzio-
ne . Allora fi maladice Iddio , quando le noflre menti penfano , se da se ef-
fe re quello , che le fono. Allora maladicono Iddio quando ben veggono , che
da lui lì riceve ogni virtù , e nientedimeno de fuoi doni cercano la propria
lo.

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; . ,

*o LIBRO PRIMO DI: MORALI


loda E ad informazione di quello ch’io voglio dire , è da Papere , che l’ anti-
.

co poltro nimico in tre maniere perfeguita le neutre buone operazioni , ac-


ciocché quello r che di fuori è virtuofo , polli circre viziato nel cofpetto di
quel giudice , ti cui giudifio giudica le fegrete intenzioni
17. Alcuna volta nell’ opere virtuofe s’ ingegna il Demonio di guadare (a
intenzione , acciocché per quello 1’ opera noìtra non polla efl'ere detta mon-
da c pura , procedendo da intenzione corrotta . Alcuna volta non può gua-
t

dare la intenzione dell’ opera virtuola , ma che fa 1 cantrapponfi nel -mezzo


della via , e fa , che avendo 1’ uomo diritta intenzione , c pertanto ficura-
mcnte operando , molandogli fecretamente il vizio , quafi come uno appo-
rtatore , uccide . Parratti feuro audio eh’ io voglio dire , ma appreflo te ì
moftro chiaramente . Alcuna volta è , che non macula l’ intenzione , c nella
•via non impaccia 1’ operazione , ma nella fine allaccia f opera virtuola , e
quanto piu fi motlra lontano dalla cafa del cuore , e dalla via dell' opera ,
tanto con maggiore altuzia alpetta , per ingannare , la fine di quella c quanto
:

piu incauto truova 1’ uomo mollrandofi di partire , tanto piu mortalmente


con liibita ferita 1’ aflaliicè . Ora attendi : avemo detto , che ’l nollro nimico
nella buona opera macula la intenzione , e quello è quando vede , che il cuo-
ve dell’ uomo è agevole a ingannare : e allora pone loro dinanzi il vento
della vanagferia , acciocché nelle diritte opere abbia la intenzione tortai on-
Jjrmmtdi de (otto limilitudine di Giuda , di ciafcuna anima , la quale fia legata col
(jcr.c.i.a. laccio di quella mii’era intenzione
, ben fu detto per lo Profeta : 1 miniti Jùoi
gli fmeno contro nei capo fitti . Come fe chiaramente dicerie : quando la buona
opera fi prende con buona intenzione , allora fi cominciano i nimici noitri
dal capo ; .e tanto maggiormente hanno di noi fignoria , quanto piu torto ci
Cominciano ad aria! ire . Ma quando non può viziare la intenzione nella via,
tende coperti lacciuoli , acciocché ancora nel mezzo della buona opera il cuo-
• re fi pieghi , Picchè quello , che l’ uomo cominciando s’ avea propollo di com-
piere virtuofamente , fi feguifea molto altrimenti , che non penfava Vedi
.

piu chiaramente : fpcrie volte quando dinanzi alla buona opera li propone la
loda umana , fi muta la mente dell’ operatore : la qual loda comecché da cf-
fo non fi cercarie , pure eriendogli porta , si il diletta ; per la quale diletta-
zione piegandofi la mente dell’operante , allora perde ogni vigore di fua in-
tenzione . Or vedi quanti agguati contrari hanno 1’ opere nollre Spcffe vol-
.

te cominciando noi uri atto dj giurtizia , fecretamente ci affaiifee il vizio


dell’ ira : e fotto un zelo di dirittura fa trafandar la mente in turbazionc , e
cosi le guada ogni falute di ripofo dentro . Spello volendo noi fervare gravi-
tadc , Piamo a (Paliti da fccrcta milizia , la quale fotto un velame cuopre ogni
opera , che la mente comincia con buona intenzione .
18. Alcuna volta alla buona opera fopravvienc una difordinata letizia , la
quale facendo nella opera fua rallegrare la mente piu innanzi che non fi convie-
ne , rimuove dall’atto virtuofo ogni faldczza di temperanza onde vedendo il
:

Salm.z^ i.Salmifla , che fpeffo dopo i buoni principi nel mezzo della via fi tendono i
lacciuoli , pertanto ripieno di fpirito di profezia ben dicca : Nella via , per l/t
quale io andava , mi te Perno netfcojl amente i lacciuoli la quaJ cola bene c fot-
Crr.41.it. tilmenre fu detta per Geremia , il quale volendo dire f opere nollre di fuori,
dimoflrh come quello dentro da noi fpelTo fi facea , dicendo Verniero manta
:

uomini di Sichem , di Silo , e di Sommaria tolla barba rafa , co vcflimcnti fyuar-


eiati , tutti fqualidi : cioè -(punti , ovvero fcoloriri , e aveano in mano dau e
ìmeenfo per offerirlo -nella caja di Dm: e ufccndo loro incontro fuori di Matfa lf-

macl figliuolo di Natania . andava piangendo , e dipciehe li ebbe trovati , di ffe


Uro : venite a Codclia figliuolo ef lcam : i quali venendo nel mezzo della Città
gli uccife . Quegli portiamo noi dire , ebe fi radano la barba , i quali non fi
fida-

h\/
uy Googk
,

D 1S. GREGORIO .
*

Quegli fquarciano le veli menta , i quali sé


fidano delle proprie lor forre .
i

mcdefimi lacerano con penitenza nelle opere di fuori . Allora vengono per
offerire doni e inccnfo nella cala di Dio , quando promettono d'offerire a Dio
orazione con opere virtuofe Ma quelli tali le non fi fanno ben cautamente
.

guardare -nella via di Dio , allora lì può dire , che limaci figliuolo di "Nata-
nia venga loro incontro , perocché Io ipirito maligno, il quale è informato d’er-
rore di, fuperbia , ad efempio del primo Satana , tempre s oppone alle noflre o-
perc con inganno!! lacciuoli del quale dice la Scrittura , che andava piangen-
:

do ; perocché fpefle volte (otto vefamento di virtù fi nafeonde per poter me-
glio percuotere le menti divote , acciocché moilrando lui d’ accordarli con lo-
ro, che veramente piangono, pertanto piu ficuramente fia mcfl’o dentro dal
cuore ,
nel quale uccida ogni cola virtuofa ; il qual maligno fpirito fpelTo
moflra di volere premettere uomo a virtudi onde dice , che diTe venite
1’
: :

a Godolia figliuolo tf leam : e dappreffo promettendo loro onore , gli ruba , ed


uccide onde ben dilfe , che efendo laro venuti nei mezzo citila Città , eh ut-
:

afe E che vuol quello dire , fenonche le menti , che fono difpoile all’ ope-
.

re divine, fenon fi guardano con molti avvitì portando il facrifìcio della di-
vozione , per lo inganno di quello nimico perdono la vita , delle cui mani
non li può (campare , fe fubito 1’ uomo non ricorre a penitenza onde nella :

predetta figura apertamente fi foggiugne r ma dieee uomini furono tra cojloro , Geternit,
t quali di fono ai Ifmael : non uccidere noi , perocché noi abbiamo nelle noflre
poffe(]i>mr*tefuri di grimo , et orzo , d‘ olio , e di mele : e IJmacl non eli uenfe .
Il t cloro , che noi abbiamo nel nolìro campo è la fperanza , la quale noi ab-
biamo , facendo penitenza r i cui effetti pertanto che non fi veggono , puofll
dire , che fia nafeoù e (btterrata , quafi nella terra del cuore . Quegli adun-
-

que , che aveano tefori nel campo loro , foli camparono $ perocché quegli
che dopo i! vizio della loro incautcla ritornano alla penitenza , in ceriti ,
benché fieno prefi , niente fono morti .
19. Ma quando il nimico v
nollro in principio non guada la intenzione , e
nel mezzo non guada l opera allora tende nella fine piu fottili lacciuoli
: :

cd a quello tanto maggiore ingegno pone quanto vede , che folo il fine gii
,

è rimafo ad ingannare . Quelli lacciuoli ben conobbe il Profeta eh’ erano


,

, quando dicea
tefi contro al fine filo EJft porranno infidie al calcagno mio : Salmodi-
:

nel calcagno i la fine di tutto il corpo per lo quale fr dimodra la fine dell’
,
opera . Quando adunque il Demonio , o quc’rei uomini , che feguono la fu-
perbia fua , vogliono viziare il fine dell’ opera virtuofa , ailor portiamo dire,-
«he pongano infidie al calcagno . Onde vedi bene al propofito come fu det-
,
to ai ferpente della femmina : ella t' 0 ferverà il capo r e tu il fuo calcagno : Gen. j. 6,
oflervare il capo del ferpente non è altro . fe non guardarfi da’ principi della
fua tentazione , e con la mano della foIJecita confiderazione cacciargli dall’
entrata del cuore . Ma quello ferpente quando vede . che è conofeiuto nel
principio , fi sforza di percuotere il calcagno r e quando alcuna volta non fi
pone a ingannare nel jirincipio, la intenzione tutto ciò fa, perche intende
d’ ingannare il fine . Ma fe nel principio egli ti può corrompere fa intenzio-
ne , allora con ficurth gli pare pofiedere il mezzo e la fine , c non cura d o-
gnt tua buona opera , perocché confiderà bene , che per lui nafee ogni frutto
di quello arbore , la cui radice erto ha viziata col velenofo dente .
Pertanto
adunque con grande follecitudine ci conviene vegghiare e Ilare attenti che
,
nelle noflre buone opere la intenzione della mente non fia viziata
Vedi .

che dtffe il fedo difopra : acciocché forfè in quefli conviti neri abbiano peccato
i
figlinoli miei e benedetto Iddio nf loro cuori : come fe apertamente dicerte
, r
niente vale 1! bene , che fi fa di fuori', fe dentro da noi per quello non
fi''
% lacnfano <J’ innocenza in full’ altare del cuore davanti a gii occhi di Dio .

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. . .

$2 LIBRO P R IMO D P MORALI


Con tuffaadunque noftra previdenza fi vuol conGdtrarc il fine dell’ opera-:
le la procede da pura fonte d' intenzione con tutta mitra virili , fi vuol gua ri-
dire 1' occhio del cuore dalla polvere della malizia , ficche quella opera , la
quale di fuori è diritta , dentro da quello per mala intenzione non lì torca .
Sommamente è da curare , che le nollre operazioni virtuofe non fieno pa-
tite : fommamentc è da curare, che fieno diligentemente efaminate , ficchi
per poco frutto noi non fiamo trovati iterili , ovvero per tiepida cfaminazio-
nc non fiamo chiamati pigri che in verità poco confideriamo cucito ; ma
:

nulla è veramente virtù , fenon è accompagnata con 1' altre onde a quello
:

EJcd.po.d ben fu detto a Moiré : prendi quefie fpczierie , fitatlen cd Onicki , Galbancn
di buono odore , ed incenfo lùcidifilmo , e comporrai di quefii unguento prezioso ,
mischiato diligentemente e purismo Allora facciamo noi unguento di diverfe
.

fpczierie, quando in fililo altare della buona opera noi rendiamo odore di mol-
te virtudi Dice , che quello unguento è milthiato di varie cofe , ed è puro:
.

perocché quanto piu fi congiugne 1’ una virtù con 1’ altra , tanto è il facrifi-
cio della buona opera piu mondo onde ben foggiugne apprclfo la Scrittura:
:

e mando tutte quefie cofe arai ben tritate , porrai di quello unguento davanti al
tabernacolo del tcfiimcnio Noi polliamo dire , che allora tritiamo le diverfe
fpczierie , quando con fegreta cfaminazionc confideriamo i nollri beni Re- .

care adunque qucfle fpczierie in polvere , non è altro fenon penfare i beni
e ripenfare ogni punto di virtù con fottile cfaminazionc . Ma
guarda bene ,
che dice e porrai di quello dinanzi al tabernacolo del tcjlimonio ; perocché al-
:

lora veramente fimo accetti i nollri atti dinanzi a gli occhi del giudice ,
quando la mente nollra fottilmente gli confiderà , c con fua cfaminazionc gli
trita , ficche non fia graffo , nè duro il bene , che noi facciamo Pertanto
.

odi , come la virtù della Spofa è lodata dalla voce dello Spofo , dove dice la
Gìm/.j. b. Scrittura Chi è quefia , che fate per lo difetto , come una verga , ovvero un
:

vapore di fumo di mirra , e a incenfo , e a altre polveri odorifere ? La fanta


Cliiefa è aflimigliata a un -vapore di fumo, che vada in alto , quando per la
virtuofa vita de’ Fedeli continuamente crelce in un fcgrcto facrincio di cuore,
c non difeorre per penfieri , ma piuttoflo gli raffrena dentro da sè con verga
di continuo rigore. E quello non è fenon quando nonpofa di peniate cd
elaminare continuamente f opere fue E pertanto dell’ offerta del fagrificio ,
.

Lcvit.i.b. ancora fu detto a Moisè : levata Li {ielle del fagrifich, taglino tutte le membra
fue in varie parti Allora leviamo via la pelle dell' animale , che fi dee fa-
crificare , quando dagli occhi della mente noi leviamo la fupcrficic della
virtù . Allora tagliamo le membra fue , quando dentro da noi dillinguiamo
cd cfaminiamo fottilmente gli atti nollri
2 o. Ma molto è da confiderare , che in quelle cofe noi non manchiamo
per fatica , prima che venga il merito di quelle : anzi piuttoAo con gran
guardia fi dee cfaminarc la mente , e in quella providenza perfcvcrare onde :

ben fegue 1’ ultima parte : Così facea Giobbe continuamente In vano li co-
.

mincia ogni bene, le innanzi il termine della, vita s' abbandona ; perocché
vana cofa è correr velocemente , e mancar prima , che 1’ uomo giunga al
termine ; de’ quali dice la Scrittura : Guai a coloro , che anno perduta la perfe-
Eccl. 2 . b.veranza : c de’ buoni dice la veritù nel Vangelo : voi /irte quegli , che fiele
fiati fermi meco nelle tentazioni . E pertanto Giufcppe , che oltre a tutti gli
Lue. 22 . d. altri fratcgli fi dice che pcrfevcrò in giulli/ia infino alla fine , lòlo ebbe la gon-
Gen.n.a. nella talare infino al tallone E che è altro il vellimento ta'are , fenon 1 o^
.

pera continuata infino alla fine ? Che allora ben polliamo noi dire , che noi
abbiamo il vefiimcnto lungo , che ci cuopra il tallone , quando damo veili-
Efod.iq.b ti di buone operazioni dinanzi a gli occhi di Dio infino al.terminc della vi-
Lcv.t. ta . E per quello fu comandato a Moisè , che la coda dell’ oilia ic fulTc of-
ferta

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.

DI S. GREGORIO. jj
fetta in fall’ altare ,
per dimofirare ,
che ogni virtù , la quale noi incomin-
ciamo , fi debbe pcrleverare inlino alla fine Ben dice adunque , che conti-
.

nuamente così facea e cctera perocché niente vale l’ opera virtuofa Tenta la
:

perfevcranza Continuamente li vuole adunque così adoperare , come abbia-


.

mo detto ,
acciocché cacciando noi i vizi per continua battaglia
,
ancora
colla manodella coll anta polliamo tener la vittoria del bene . Quello tanto
l'opraquello tello abbiamo detto con tre intendimenti : perocché ponendo
noi davanti all’ anima fchifk molte e varie vivande , le diamo materia d'eleg-
ere quella , che piu le diletta . Ma
ecco che ponendo noi fine al primo li-
fra , di quello ti preghiamo follecitamente , o Lettore , che levando tu la
mente a diverfi intendimenti , non pertanto ti parta dalla venerabile verità
della fioria

FINITO IL PRIMO LIBRO DE MORALI DI SAN CRIGORIO


PAPA ,

E LI-

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LIBRO SECONDO
DE MORALI
SAN GREGORIO
DI PAPA*
A Santa Scrittura è podi dinanzi a gli occhi della menft
a guifa d'uno fpccchio , acciocché in quella fi polla ve-
dere la fimilitudinc delle noilrc fegrctc intenzioni : che
in efla noi veggiamo le noflre fozzure e bellezze
, in
Tentiamo quanto noi procediamo in virtù
ella
, e quan-
to da quelle^ liamo lontani onde pertanto narra l’o-
:

orazioni de’ fanti , per indurre i cuori deboli a feguire


F operazioni loro , e moilrando i loro fatti Vittorio!!
contra le forti battaglie de’ vizj , fortifica la debilità
noQra E fai che per quello ne diviene ? Certo non altro , fenonche la men-
.

te tanto meno fia paurola a quelle battaglie , quanto dinanzi da se vede po-
lli tanti trionfi di uomini sì virtuofi : e alcuna volta non folamente narra le

virtìi de’ buoni , ma eziandio i cadimenti loro . Quello là , acciocché udendo


la vittoria de’ forti , noi conofci.imo qual cofa fia da feguire : e fenrendo i
cadimenti loro , intendiamo qual cofa fia da temere . Ecco che tu vedi , che
nella Scrittura li pone Giobbe , come cauto nelle fue tentazioni , e David ,
come per effe abbattuto , acciocché per quello la virtìi de’ maggiori ci forti-»
fichi in ifpcranza , e i loro cadimenti ci dieno cautela d’umiltà, e pertanto,
come l’allegrezza della vittoria loro ci leva un poco in alto , così i loro ca-
dimenti ci rechino al baffo : per la qual cofa i animo dell’ uditore da una
parte ammacftrato di certezza di fpevanza , dall’altra di timore d’umiltà , nè
per la prima fi levi in fuptrbia , cflendo gravato dalla paura , nè per la fe-
conda li difpcri , offendo lui fortificato in ifperanza per lo efempio de’ virtuo-
fi . Oramai è tempo di feguire la lpofizionc del fello fecondo l’ ordine pro-
polìo .
2. Un giorno offenda venuti i figliuoli di Dio per iflare drmmzi a lui , ecco
che con loro vi fu frejente anora Satan . Io voglio , che noi veggiamo in qual
maniera la Santa Scrittura dimollra le qualità delle fue narrazioni : die alcu-
na volta dimollra le operazioni dal (ito del luogo , alcuna volta dallo (tato
del corpo , alcuna volta dalla qualità dell’ aria , alcuna volta dalla condizione
del conio . Dico , che la divina Scrittura predice i meriti degli uomini dal
Dch. r. a. lìto del luogo , come è quando dice del popol d' Ifrael , che non potè udire
le parole di Dio in fui monte , ma nc’ campi ricevette 1 ccmandarncnti ,
pertanto dimolìrando f infermità del popolo , clic dovea venire , il quale non
potè falire all* alte cofe ; ma piuttolto con negligenza vivendo s’ allargò a
cofe baffe Alcuna volta dico , che dimollra le cofe . ch’anno a venire , dal (ito
.

del corpo , come quando dice negli Atti degli Àpoftoli , che Stefano vide
Giesù ritto dalla delira della virtù di Dio. Lo fìar ritto è fegno di perfona,
che dia ajuto : ben dille dunque , che flava ritto quel che dava vigore con-
tra sì fama battaglia .Alcuna volta dico , che la cofa , che dee venire , fi
Gio.io.d. moflra dalla qualità delf aria , come l’ Evangelifla pone , ebe predicando il
Signore , volendo dire ,
che nullo de’ Giudei crcdea m lui ,
prima dilfe : Ed
ITA

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. .

SIS. GREGORIO. $y
era unito di verno: perocché in altra parte è fcritto :verrà tempo, che ab- Mat.i^.a.
banderà i' iniquità , e ra'fredderajfi la carità di malti . Pertanto dunque vol-
le il Vangelista fpeciticare i! tempo , acciocché dimoitralfe , che ne' cuori de-
gli uditori era il freddo del tempo . E pertanto vedi , che dovendo Pietro ne-
gare Chilo , 1 ’ Evangelica dille : ferra he era tempo freddo , e che egli flava al Già. 1 8. J.
fuoco a jealdarfi : perocché già era raffreddato il caldo della carità dentro : e
pero fi rifcaldava all’ amore delia vita prefente , come a una bragia di pecca-
tori . Alcuna volta dico , che dalla qualità del tempo fi inoltra il fine dell’ <y-
pera , come al tradimento di Giuda , il quale non dovei tornare a mifcricor-
dia , fi dice che fi partì di none : onde elice 1 Evangelica

:ed era notte . An- Gio. i j.rf,
cora fu detto al ricco : In quefta nette terranno da te fi anima tua . L’ anima, Lue. u.c.
che vivea in tenebre , vedi che in tempo di tenebre dice , che fatpbbe tolta :
deh non credere , che la Scrittura Santa parli lenza miiterio , ovvero fpiri-
tuale intendimento . Tu vedi , che di Salamone , il quale non dovea perfeve-
rare nella fapienza , fi dice , che la ricevette di notte .Pertanto ancora dice ^.Reg.ja.
la Scrittura, che quegli tre Angeli, che vennero ad Abraam , vennero a lui Gcn.i 8. a.
nel tempo del meriggio : e quando andarono a fobbiffarc Soddoma , dice che
andarono la fera . Ora al noitro propofito : pertanto che la tentazione del Gcn.ip. a.
beato Giobbe fu con vittoria , ben fi deferive , che fu cominciata di giorno,
quando dice : un giorno efendo venuti i figliuoli di Dio per porgli davanti , ec-
co tra Uro vi fu prefente Satan : quali fi deono chiamar figliuoli di Dio , fe-
noli gli Angeli eletti ? Ma noi polliamo degnamente qui fare una quilìione,
che concioffiacche gli Angeli fanti fcmpre Ilieno al.fervigio della macllà di
Dio , donde può dire la Scrittura . che vengano quegli , che fempre gli Han-
no dinanzi ? Odi la verità , che dice : gli Angeli Uro in Cielo fempre veggono Mat.iE.b.
la faccia del padre mio , che fla in Cielo : de’ quali ancora il Profeta dicea :mi-Sau. 7. c.
glia/a eli migliaia il fervevano , e diecimila centinaia di migliaia gli flavano di-
nanzi Adunque fé fempre lo veggono , c fempre gli fono prefenti , forni-
.

mente è da invclìigare , donde vengano quelli , che mai non fi partono . Ma


odi la parola dell’ Apoflolo . Or non fono queflt /piriti ammmiflratcri , e man- Ebr.i. d.
dati mfervigio di coloro, i quali debbono prendere fi eredità della Mute ? Ecco
come polliamo fapere onde vengono , poiché Tappiamo , che fon mandati
Ma per quello s’ aggiugne quilìione fopra quilìione : e volendo noi Iciorre il
nodo, sì io leghiamo. Come potemo noi dive , che fi Ilieno fempre dinanzi
a. Dio , e che fempre veggono la faccia del padre mandati a’ fer-
, fé fono
vigj di fuori per la noftra fatine ? Quello fi può rollo folvcre , le noi confi-
dcriamo bene di quanta fottilità fia la natura Angelica . Non credere , che
gli, Angeli fi partano di fuori della vifione divina che pertanto fieno fuori
,

de’ gaudi della contemplazione dentro perocché le andando di fuori , per-


;
tanto pcrddTmo l’afpetro del loro Creatore , già non porrebbono rilevare quel-
li , che fono caduti
,
nè dar lume d’ intelligenza a gli llolti e in nulla ma-
:

niera potrebbon inoltrare a’ ciechi la fonte della luce , la quale effì , partendoli
da dia , avelli n perduta
j. In quello è diflinta la natura Angelica dalla natura della nollra condizio-
ne , che noi damo comprcfi dal luogo , e fiamo flretti di cecità d‘ ignoranza.
Ma gli fpiriti Angelici , benché ficn deputati a luogo , nientedimeno la loro
Icienza lenza comparazione avanza la nollra . E veramente fono lati in loro
fapere : perocché continuamente contemplano quello cremo fonte d’ogni Icien-
za . E qual cofa da fapere può clfere , che non fappiano quelli , che fanno
colui , che sa ogni cola? Adunque la feienza loro per rifpetto della noftra è
,
g.randtffima e larghitfima ma per ril|>etto di quella incomprcnfibile feienza
:

Hi, Dio è circofcritra e flrettiflima: fiecome quegli loro fpiriti per rifpetto
,
de nolln corpi , fono (piriti
;
ma per rifpetto di quel fommo e incircofcritto
E 2 fpiri-

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. ,,

},6 LIBRO II. DIMORALI


Ipirito di Dio ,
fi porton dire quali corpi . Adunque al noftro propofito not
potemo che lon mandati , e nientedimeno tempre fon dinanzi a Dio :
dire ,

perocché pertanto che fono circofcritti , cioè deputati o terminati ad operare


in alcun luogo , fi può dire , che fi partano e pertanto che fono incircol'crit-
:

ti , cioè liberi da condizioni corporali , giammai non fi partono da colui , al


quale fempre fono prefenti dentro dalla mente loro E cosi veramente dicia- .

mo , che elfi veggon fempre la faccia del padre : e nientedimeno vengono a


noi ; perocché a noi vengono ed efeooo di lafsìi per una fpeziale prefenzia ;
e nientedimeno per continua contemplazione fi confervano qui , donde elfi
s’ erano partiti . Diciamo adunque , che
vennero i figliuoli di Dio per ijlare di-
nanzi al Signore : perocché gli Ipiriti beati coli tornano per converfazionc ,
onde mai non fi partono per contemplazione . Poi dice , che fu tra laro fa-
ta» Molto è da mvclligarc , come Satan potette eflcrc tra gli Angeli eletti:
.

il quale per la fua fuperbia fu sbandito dalla compagnia loro . Ma in verità


ben dice fu tra loro : perocché benché Satan perdette la beatitudine , non
:

perdè peri la natura fua fimile a quelli . Onde comeche erto fia abbattuto
per la colpa, pure è grande per la condizione della natura . Adunque dice :
tra’ figliuoli di Dio Satan era davanti al Signore ; perocché con
quel rag-
guardo , che 1’ onnipotente Dio ragguarda tutte le cofe , ben vede , che Sa-
tan è nell’ ordine della piu alta natura . Ciò conferma la Scrittura dove dice:
Trov.i^a. pi, occhi di Dio contemplano i buoni e i rei Ma
di grave quelfione ci può ef-

fere piu che la prima, che Satan era dinanzi al


Signore , concioflìache fcrit-
l/litt. JUJ. to è Beati quelli , che fono di cuore mondo , perocché vedranno Iddio . Ora
:

Satan , il quale noi fappiamo bene , che non può avere il cuore mondo;
co-
me potè (lare dinanzi a Dio 1 Deh confiderà bene la Scrittura . Vedi , che
non dice , chc’i vedette , ma che gli ttava dinanzi : Acche Satan venne di-
nanzi al Signore per efler veduto da lui , non per vederlo . Etto
venne nel
il cieco
cofpetto del Signore , non fu il Signore nel colpetto fuo , ficcome
c (Tendo davanti ai Sole , ben è coperto da’ raggi di quello , ma
non pertanto
vede quello fplcndore , del quale egli è illuminato . Per quello modo
adunque
cofpetto del Signore perocché la virtù divina ,
fu Satan tra gli Angeli nel ,

la quale col luo ragguardo vede ogni cofa ,


vide quello fpirito immondo
fuggono Dio
che non vedea lui . Onde perocché eziandio quelte cofe che
non gli pottono ettere occulte , perocché ogni cofa gli è feoperta ; pertanto
il qua-
bene polliamo dire , che Satan emendo lontano , era prefente a colui,
le era prefente a lui . Segue poi .

-Al qual il Signore dtffc , onde vieni ? Che vuol dire quello , che venen-
do Angioli eletti , il Signore non dice loro , onde venite 1 E a Satin di-
gli
ce onde vieni ? Già noi non domandiamo , fenon di quello , che noi non
Io
fappiamo Ora attendi Il non fapere di Dio fi prende nella Scrittura per
. .

Lue. 13 J. riprovare fuo ; onde nell’ ultimo giudicio dee dire a’ dannati : 10 non to ,
donde
voi vi fiate : partitevi da me voi tutti operatori d iniquità . Siccome
per c lem-
volettc
ino noi diciamo, che l’uomo veritiero non sa mentire, non che fe
mentire e’ non fapeflc ; ma pertanto cosi diciamo , perocché per amore
del-
difpregio la falliti . Che adunque è domandare a Satan ,
onde
la verità ha in
} Adunque il
vieni fenon riprovare le vie fue , come da lui non conofciutc
lume venti , potemo noi dire , che non conofee quelle tenebre , le qua-
della
delle vie
li etto ripruova ed è cofa giuda , che domandi , come ignorante
:

di Satan , le quali egli giudica c condanna . E pertanto quando Adamo ebbe


Ccn-z-b. peccato , fu dimandato dal Creatore Adam dove fei l Già non e da credere,
:

dove fervo li tulle


che la divina potenza furte ignorante, dipoi la colpa
il

nafeofo ; ma perocché ’l vide caduto nella colpa , e partito


da gli occhi del-
la verità pertanto non volendo approvare le tenebre dell error fuo
,

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. *,

D1 S. G R E G O R 1 O. Ì7
fin di non fapere , ove fia il peccatore : onde Io chiama e domanda dicen-
do : Adam dove fei ? pertanto che Io chiami , dimoitra che lo rivochi a pe-
nitenza e perocché Io domanda , ben moilra apertamente di non fapere i
:

peccatori , che degnamente debbono effer dannati . Ma non Daffare così to-
no la Scrittura contempla un poco il millerio di quella . Vedi , che Dio
:

non chiama Satan , ma folamente il domandò : donde vieni ? E ad Adam


diffe : o Adam dove fei ? perocché il Signore giammai non rivoca a pcniten- Cra.j. b.
za quello fpirito apollata , ovvero ribello , ma folo condanna la via della fu.
perbia lua , come fenon la fapeffe . Domanda adunque il Signore Satan della
via fua che sii Angeli eletti , già non fa meltiere di domandare onde ven-
:

gano , concioffwche le loro vie tanto fono a Dio maaifelle , quanto per effe
vanno fempre fotto f autoriti fua . E fervendo loro foto alla votanti fua ,
pertanto non gli poffvno effer celate: perocché fempre gli fono davanti per
1’ occhio della privazione fua . Segue poi rifpofe Satan e diffe : io ho circuita
:

la terra , cioè fono andato intorno intorno alla terra , e cercatola tutta . Per
lo giro del cerchio nella Santa Scrittura, li fuole dileguare I’ angofeia della
fatiga .Onde polliamo dire , che Satan con fatiga cerchiò la terra , perocché
non volle ltar quieto in quella altezza del cielo e dicendo , che cercò la
:

terra , e non la pafsò volando , dimollra quanta gravezza di peccato l’atterraf-


fe . Cerchia adunque la terra Satan . perocché partendoli , e cadendo da quel-
la fpezialc potenza dell» fua prima leggerezza, e pertanto effendo gravato di
fo di malizia potemo ben dir , che veniffe di fuori al giro della fatica .
r ,
pertanto de’ fuoi feguaci dice il Salmiita : Gli uomini emp/ vanno in cerchio, Sol. ti.
perocché non deliberando le cofe dentro , conviene , che s’ affatichino nella
anfietà di quelle di fuori Segue poi , che Dio diffe , Or non hai confiderai
.

il fervo mio Giobbe , che non fin alcuno ftmilc a lui in terra , uomo fem'liee
diritto , e che teme Dio , e fugge il male .Quello che per la divina parola è detto
di Giobbe , cioè , femplicc , diritto , e che fuggiva d male , affai chiaramente
fu fpoilo di fopra e pero non è piu qui da replicare , acciocché forfè ripe-
:

tendo noi le cole prima dichiarate , non venifftmq troppo tardi a quelle , le
quali non fono ancora efaminate . Adunque fottiimente' attendiamo folo a
quello : che vuol dire , che ’l Signore parlò a Satan :e Satan , come avemo
udito , dice , che gli rifpofe ? In verità fi vuol ben diflintamentc vedere , che
parlare fu quello . Già upemo noi , che nè da Dio , il quale è fpirito fortuna
e incircofcritto , nè da Satan , il quale di nulla carne è veftito , lì forma voce
al modo umano per trarre e refprare d’ aria con gli linimenti naturali . Ma
uando quella natura incomprcnfibile parla alla natura invilitale , degna cofa
? , che la mente nolira pam la qualità della condizione del corpo , e dentro
da se fi levi ad intendere altri folenni e nuovi modi di parlare : che noi per
potere efprimere di fuori quel che concepiamo dentro , conviene eh’ abbiamo
1’ organo della gola il ftiono della voce
, perocché dinanzi a gli occhi di fuo-
:

ri Ha il fegreto della mente , quafi dietro alla parete del corpo . Ma quando
volemo manifellare noi medefimi , ufeiamo fuori della porta della lingua per
inoltrare quali noi fiamo dentro da noj . La natura fpintuale non è così , pe-
rocché non è compolla di mente e di corpo . Ma ancora è da fapere che
,
quando lì dice , che la natura incorporea parla , il fuo parlare non è d una
medefima qualità che in altra maniera parla Iddio a gli Angioli . altrimen-
:

ti gli Angeli a Dio , altrimenti Iddio all’ anime de’ Santi, in altra forma
F anime de’ Santi a Dio , in altra maniera Iddio al diavolo , e in altro mo-
do il diavolo a Dio
I. Perocché la natura fpiritualc non ha alcuno impaccio di corpo ; allora
parla Iddio a pii Angeli fanti quando manifella alle menti loro i fuoi oc-
,
culti c invilitali fegreti , Ceche in quella contemplazione della verità poffoa
veda-
. . ,

J3 LIBRO 11. DIMORALI


vedere quanto abbiano a fare a quali quelli gaudj di contemplazione fieno quali
:

comandamenti di voce cfpreffa : onde noi polliamo dire, che fu loro detto.
. , ed elli odano quello che manifeftamente è loro fpirato Però quando Dio gli
.

Ceri. il. volle fpirare di correzione contea la fuperbir umana , dille : venite i difeen •
diamo ed ivi confondiamo le lingue loro A quelli che tempre s’ accollano alla
.

volontà fua , dice : venite : che 1 non partirli dalla divina contempfavione è un
femprc crefcere in quella : e ’l femprc elTcre unito al fuo volere , è quali con un
continovo movimento fempre venire Onde dille : difeendiann e confondiamo
.

le lingue loro . Gli Angeli l'agliono, e fcendofio Sagliono, inquanto femprc con-
.

templano il loro Creatore . Difcendono , quando di volontà della divina clàmi-


nazionc punifcono la ceratura , che pecca . Adunque quello dire , che Dio fa:
difcondiamo . e confondiamo le lingue loro , è inoltrare loro in se medeiimo
quello che e giulto : c per la virtù di quella vilione dentro con fegreti mo-
vimenti infpirare nelle menti loro i giudicj, che deono fare. In altra ma-
niera dico , che parlano gli Angeli a Dio Odi Giovanni nell’ Apocaliflì
.

Afo,^d. come diferive , che diccano : degno 1 f Agnello elfi uccifo , di frcnJrrc virtù di
— umiltà . e faf tenza . La voce degli Angeli non è altro , lenon un’ammirazio-
ne inclìimabile di profondilfima contemplazione in laude di quello incom-
prenfibil* Creatore .E quello lluporc c ammirazione de’ miracoli della virtù
di Dio , è un parjare ; perocché il movimento del cuore dcliato da debita re-
verenza. è un grido di voce a gli orecchi di quello eterno fpirito , c come
avemo detto di l'opra , incircofcritto Ailqra è quella voce fpiegata per diilin-
.

te parole , quando fentono dentro da se innumerabili modi d’ ammirazioni .


Adunque concludendo , allora parla Iddio agli Angeli , quando manifeila lo-
ro la legreta volontà fua : ed allora parlano gli Angeli a Dio , quando guar-
dando fopra di loro, fi levano in movimento d'ammirazione.
1
6. _ In altra maniera parla Iddio all’ anime de’ Santi , in altra finirne de
Santi a Dio . Odi Giovanni nell’ Apocaliflì . come dice lo vidi Jotto f Alta-
:

re t anime di quelli , che nano flati morti per la parola ìli Dio
, e per lo teflimo-
nio , d quale rendono : e gridavano con gran voce : Dio vero Dio fanto , infitto
,
quando t indugierai a vendicare e giudicare il /àngue noflro , di coloro , i itali
Apo.6x. abitano in terra ? e appreffo foggiugnc E fu data a (infamo una flola bian-
:

ca , e fu lor detto , che fi ripofajjino : che poco tempo era a venire infino a tan-
to che fi comj>ie/fe il numero de' confervi e frati loro E che è dire , che l’ ani-
me dimandino vendetta , fenon defidcrare 1’ ultimo di del giudici» , e la
rcfurrezionc de’ corpi morti ? Grande è il loro grido , grandiflimo è il loro
defideiio j tanto meno grida 1’
uomo , quanto ha minore il defidcrio . Tan-
to maggior voce mette negli orecchi di quello foirito incircofcritto , quan-
to piu pienamente fi ftende nel fuo defidcrio. Adunque le parole dell’ ani-
me fono i delidcrj loro . Che fe il defiderio non fulTc un gridare già non
Sai ,q. direbbe il Profeta il tuo orecchio ha cfauditi i defiderj de' cuori loro Ma con-
:

cioflìache in altro modo fi muove la mente, che dimanda, in altro quella,


^

a chi i domandato : c f anime de' Santi fieno si unite a Dio in quel feno
del fuo fegreto , .che pertanto in erto fi ripofano \ come diremo noi , che
1’ anime de’ Santi dimandino alcune cofc , le quali dalla volontà di Dio in
nulla maniera fi difeordano ? Come diremo , che le domandino alcuna cofa ,
delle quali è certo , che non fono ignoranti della volontà di Dio, ni ancora
delle cofe , che debbono venire ì Ma vedi che le menti (ante fi ripofano io
Dio e pertanto fi dice , che alcuna cofa domandano da elfo , non perche
:

defiderano alcuna cofa , la quale 'fi difeordi dalla volontà di colui , il quale
effe hanno fempre prefente ; ma come è , dicotclo . Quanto effe piu ardente-
mente s’ accodano a lui , in tanto piu comprendono di lui , che effe debbo-
no domandare quello , che effe chiaramente conofcono , che vuol fare . Adun-
que
. .

. DI S. GREGORIO. g9
qnc ricevono da lui quel bere , di che effe pet lui aveano fete c con un :

nvxlo a noi ancora incomprenfibiJe , in quello che domandano , elle fono af-
famare ; avendone prefcTenza , fona faziare . Adunque non diciamo . che di-
fcordino dalla volontà, di Dio , quando domandano che piuttollo da ella fi
:

difeorderebbono , fe quello che le veggono , che vuole , di prefente non do-


mandafiino E già poco farebbono con lui unite , fe vergendo chiaramente
.

la volontà fua , lentamente lo pregaftino ; alle quali , dice che’l Signore ri-
fpofe : Riposatevi , che poco tempo 2 , a venire infino a tarilo , che fi compia il
numero de confervi , e frati yoflri All’ anime defiderofe dire
. Rìpofatevi un
poco , non è altro , fenon lpirare loro alcuna fingolare confolazione La voce
.

adunque dell' anime è defìderio loro , e la rifpoiìa di Dio è confermarle in.


certezza di quello , che difiderano , c udendo la congregazione , e l’ accrefa-
mento , fi rallegrano maggiormente
de’ lor frategli
7. Dico a pprefio che in altra maniera parla Iddio al demonio , in altra il
demonio a Dio : Il parlare di Dio al demonio , è riprendere e fpaurire le fue
vie : onde vieni ? Il rifpondere del demonio è niente poter celare
onde dice :

alla onnipotente maclllf fua , come vedi, che dice fopra :-lo ho circuita la
terra Gre. Il rifpondere dell’ opere fue è fapere , che gli atti fuoi non poflòno ef-
fcre occulti a gli occhi di Dio . Ma
innanzi che piu oltre procediamo . è da fa-
pere , che in quattro maniere parla Iddio al demonio . Il primo , che Io ripren;
de delle fue inique vie • il fecondo , che gli propone dinanzi la gjufiizia de fuoi
eletti : il terzo, che li permette ai tentare la innocenza loro :il quarto
, che
gli vieta la tentazione Alcuna volta lo riprende delle fue vie ingiurie , quando
.

dice : onde vieni ? Alcuna volta gli propone davanti la giuftizia de' fuoi eletti,
quando dice : or non hai confiderato il fervo mio Giobbe y che non abbi fimile in ter-
ra ? Alcuna volta gli permette di tentare la innocenza loro , quando gli dice:
JEYco , tutto ciocchi egli ha , è nella mano tua . Ult imamente dico , che gli vieta
la tentazione , quando dice : ma guarda , che nella perfino non ijiendejji la ma-
no Dico poi , che in tre modi parla il demonio a Dio . Prima quando gli
.

manifella le fue vie Secondo quando alcuna volta con finte colpe accu-
.

fa la innocenza degli eletti . Terzo quando domanda di potere accufare


la innocenza loro . Maniféllava le fue vie , quando dicea : lo ho circuita la
terra ,
e . Accufa la innocenza degli eletti , quando dice
cercatala tutta non :

forza cagione Giobbe teme Dio ; tu ha ripieno e attorniato fi ogni bene lui e tut-
ta la fua fofianza Apprcflò domanda di tentare la loro innocenza , quando di-
.

ce : dijìendi la mano tua . e tocca i beni fuoi , e vedrai , fe ti benedirà. II do-


mandare di Dio non è altro , dicendo , onde vieni , fenon colla virtù della fua
giuflizia riprendere le vie fue . Il domandare ancora , che fa Dio
,
quando di-
ce : Or hai confidcrato il fervo mio ? non è altro , fenon fare tali 1 fuoi eletti,
che il ribello demonio polla loro non fenza cagione avere invidia . Ancora
quel dire che Dio fa : Ecco , tutto ciò che egli ha , 2 nella inatto tua , non è altro
fenon allargare l’ impeto della fua malizia contra i fanti fedeli a pruova loro.
Poi quando dice : foto nella perfona non ijìendcrc la mano : non è altro , fenon
riftrignere la fua difordinata tentazione Appreso il rifpondere del demonio :
.

lo ho circuita la terra Gre. non è altro , fenon .che non. può nafeondere a que-
gli occhi invifibili di Dio
,
che veggono ogni cofa , fa fagacità della mali-
zia fua Ancora quel rifpondere del demonio , che dice
. non fenza cagione
Giobbe teme Dio non è altro , fenon dentro da se rammaricarli contra i buo-
ni , e aver invidia alle virtù loro , e per quello invelligar modi da potergli ri-
provare . E quando ancora dice if demonio : Stendi la mano tua , e tocca le
poJJ'c [fieni fue : che è altro, fenon deliberare ogni afflizione de’ buoni ? Ma
eoncioffiache oramai abbiamo brievemente (polli 1 modi del parlare .tempo è di
ritornare all’ordine della noilxa fpofizioae . Adunque dicemo , che Dio doman-
dava
4o LIBRO li. D £ MORALI
dava il demonio : Or hai con/ìderato &c. ? Per le cofe fopradctte podi amo
noi comprendere , che ’l demonio propofe battaglia contro a Dio , non con-
tro a Giobbe : e la materia , Copra la quale fi Cacca quella battaglia , era il
nollro beato Giobbe : e fe noi volelfimo dire che intra tanti flagelli Giobbe
avelie peccato, non farebbe a dire ,fenonche in quella battaglia Dio averte per-
duto che vedi (e quello è bene da confiderare ) che il demonio non doman-
:

dò prima a Dio di poter tormentare Giobbe :ma il Signore in difpetto fu»


il lodò in prima . E fe non averte veduto , che erto doverti Ilare collante
nella fua giullÌ7.ia , non arebbe cosi propolto per lui , e non arebbe così con-
ceduto , che fòrte non vinto contra ogni tentazione , conciplfiache per le
fue lodi avanti la tentazione egli lo vedelfe contra lui furiofamente commof-
fo . Mavedi , che l’ antico nimico nollro , quando non può trovar vizi da ri-
prendere , fi procura di ridurre a vizio il bene : e quando noi il vinciamo
con 1’ opere , fi sforza d’ accufarci di parole . E fe eziandio nelle parole non
truova di che potere accufare , allora fi sforza di corrompere la intenzione
del cuore , come fe i ben fatti non procedano da buon' animo , e pertanto non
debbano ellire accettati dai vero giudice . Onde quando vede i frutti dell'al-
bero fempre verdi , allora fi sforza di porre il vermine alla radice ; ove di-
ce : Or teme Giobbe iddio invano ? or non hai tu attorniato lui e tutta la fila
tafa , e Jujìanza da ogni parte , e hai data la tua benedizione alt opere delle
fue mani , e la fua po/fejjionc 1 crefiiuta fopra la terra ? Quali voglia due , quel-
lo , che nel mondo ricevè tanti beni , perche è maraviglia , Te per erti viyé
innocente ; piuttollo dovrebbe quello ertere detto virtuofo , e innocente /fe
fòlle forte nelle avvertiti : c perche dee elTer detto sì grande uomo Giobbe,
le cui eziandio minime operazioni fono tanto compenfate ?
81 L’ alluto avverfario vedendo quello finto virtuofo nelle proibenti , lì
sforza di riprovarlo per T avvertiti , onde ben dicea l’Angelo nell’ Apocalilfi:
jipoe.lxM Cacciato fu l' accufatore de nojhi frati : il quale gli aecufava giorno e notte da-
vanti al cbfpetto dello Iddio noftro . Spcffe volte la fanta Scrittura per lo gior-
no intende le profperitadi : e per la notte 1’ avverfitadi . Adunque il demonio
giorno e notte fempre ci accufa : perocché fempre fi sforza di moftrarci vi-
ziofi e degni d’ accufa , ora nelle cofe profperc , ora nelle avverte , Accufaci
il giorno
,
quando mollra , che noi fappiamo male ufare le profperiti : la not-
te ci accufa , quando dimoftra , che nelle avverfitadi noi non fiamo pazienti.
Ma guarda alluzia del tentatore , il quale vedendo che non potea riprende-
re Giobbe nelle avverfitadi , che ancora non lo aveano tocco , e vedendolo
virtuofo nelle profperitadi , mollrava , che per quelle adoperarti le virtù pre-
dette : onde dicea : or teme Giobbe Dio ? _
,

p. Volea quel maliziofo mentitore provare , che quelle ricchezze egli non
tenerti per fervire Dio , ma piuttollo fervi (Te Iddio per aver quelle : che fo-
no ben alquanti , che per avere 1’ amore di Dio difpcnfano le ricchezze , e
alquanti , che per avere ricchezze amano Iddio . Voleva adunque moftrare il
demonio , che Giobbe fcrviva Iddio non per amore dj Dio , ma per defide-
rio di profperita temporale . Non fapea la fortezza di Giobbe ma ben fk-
:

pea , che piu vera pruova di virtù fono a ciafcuno l’ avvertiti . E pertanto in
quelle defiderava di tentarlo , acciocché quello , il quale nel giorno della profpe-
ritì lenza nulla offenfione era partito , almeno nella notte dell’ avvertiti ca-
dérti , e davanti gli occhi del fuo laudatore furti abbattuto dal vizio della im-
pazienza : onde odi , che foggiugne : ma Pendi un poco la mano tua , e tocca
le ricchezze fue , e vedrai fe ti benedirà nella faccia tua . Vuole Satan tentare
quello uomo , e nientedimeno dice al Signore , che rtenda fopra le fue ric-
cnezze la mano fua . Aliai avemo qui da notare che vedi , che non attri-
;

buifee a se virtù , nè vigore di poter nuocere : che fapea bene , che per se
raede-

3gle
. . -

0
DI S. GREGORIO. 41
mede fimo niente potea : perocché eziandio la fuilan7.a fua non è da lui E .

pertanto dice nell’ Evangelio , che quella compagnia di demoni , U quale


trillo volea cacciare da quell’ Uomo , dicca Se tu ci atte} , mandaci tra <,uel -
: Lttc.i’.c.

la .tregge de' pera . Or dunque le ì demonio per se medefimo non poteva


andare nella gregge de’ porci non è maraviglia, fe lenza la mano di Dio
:

non potea toccare la cala del lanto uomq . Ma una eofa voglio , che tu Tap-
pi , che la volenti di Satin Tempre è iniqua , ma la Tua poterti non è mai
ingiurta perocché la volanti ria erto ha da se medefimo , ma la poterti ha
:

da Dio c quel che ’l demonio vuol fare iniquamente , Iddio non laTcia fa-
:

re , Tenon giullamente . Per la qual cofa ben dice nel libro de’ Re : Lo Jpi 1 .Re Pe-
reto reo del Signore veniva contea Saul Ecco , che un medefimo è chiamato
f perito del Signore per la licenza della giulla poteftadc , e non per lo defi-
derio della volontà ingiurta .
io. Adunque niente riebbe edere temuto quello , che non può , Tenon
quanto gli è permeilo ma Tola quella forza è da temere , fola quella poten-
:

za è da curare , alla quale quella volontà ingiulla ferve ad ufo ai giulfo giu-
dicio , quando gli è permeilo di edere crudele verfo di noi Ma vedi , che di-
.

manda ri demonio , che Dio ftenda la mano un poco perocché quelle cofe,
:

che domandava , che Tuffino percofle , erano eofe di fuori , e mondane : che
già il nollro nimico Satan non fi penfa di far molto , Tenon quando ci può
ferire T anima per rivocarci da quella patria , dalla quale egli per ifpirito di
fuperbia fu abbattuto . Ma che vuol dire : e vedrai je ti benedirà nella faccia
tua ? Noi diciamo , che quella cofa , eh’ è amata , noi riguardiamo , e quello
che noi fchifiamo , da quello diciamo di volgere la feccia E quale altra cofa
.

li dee intendere per la taccia di Dio


,
Tenon tl ragguardo della grazia fua > On-
de dice : Stendi un poco la mano tua , e tocca tutte le ricchezze fue , e vedrai ,
. Je egli renderà benedizione nella faccia tua: quafi diccfle chiaramente : Leva
via quel che tu gli hai dato : che Te perderà quello eh’ egli ha ricevuto , cflen-
dogli tolte le cole temporali , già poi non ari rifpctto alla grazia tua Che.

Te non ari quello , in che egli s’è dilettato , certo con maladizione difprege-
ri il tuo favore Per la qual maliziata dimanda non pero fi provocò il Si-
.

gnore ; ma concedd al nimico di poter far quello che ace eflerc poi accrefci-
mento di premio al fedcl fervo ; onde apprettò foggiugne : Ecco ciò eh' egli
ha , fia nella mano tua , ma pure in lui non iflcnacrc la mano Molto è da
.

confidcrare nelle parole del Signore la difpenfazionc della Tanta pietà fua che :

alquante cofe permette al nimico nollro , in alcune lo ritiene : in alcune co-


fe gli di larghezza , in alcune lo rifrena alcune cofe gli concede di tentare,
:

in alcune lo rilega Odi che difle ciò che egli ha , i nella tua memo : filo in
. :

lui non iflendere la mano ; tutta la fuftanza fua gli fcuopre : il corpo gli
cuopre , il quale ancora apprettò gli debbe permettere , come f altre cofe al
tentatore . Ma
vedi pictofo provatore , che non da di tutto inficine licenza
al nimico : perche percotendo da ogni parre , non abbatta il cittadino , ov-
vero il fuo eletto . Grande grazia è del Creatore , che quando vuol d'are av
verfità a’ Tuoi eletti , le dilnenfa in divcrlì tempi , ficcnc quelle pene , le
quali infieme raccolte potreobono atterrare l'anima, crtendo divife , fi p<lOflÒ-
no foftenerc E pertanto ben dicea f Aportolo Paolo : fedele i Iddio , il qua-
. 1. Ccr. io.
le non vi lafierà tentare oltre alia punibilità vojbra : ma vi darà dopo la tcn- c.
lozione il buon foccorfio da poter fioficnere . Odi il Profeta David : Signere , pruuva-
mi e tentami : come fe apertamente diccfle : Signore , prima raggnarda le forze Sai.
mie , e poi permetti eh’ io Jia tentato , quanto io pcjfo Joflenere . Ala quello che
dice : Erro tutto ciò eh' egli ha , i nella mano tua : filo in lui non if: rudere la
mane , fi può ancora intendere in altro modo : che ben conofceva il Signo-
re il fuo campione : c che quello cavaliere era forte a (ottenere tutto inliemc ;
F ma

DìgitizeSj I °8 "
.

\
4i LIBRO 11. MORALI
mi perche gli volte dividere te battaglia coatro a! nimico, acciocché come
che ’!
forte combattitore avelie avuto vittoria di tutto ,
nientedimeno il ni-
mico dfendo vinto nell' una battaglia , ritornane al Signore , e Iddio ancora
poi a Giobbe concedere vittoria della feconda \ acciocché pertanto ij fedel
fervo piu mirabilmente fufle vittoriofo , quanti piu modi di battaglia il vin-
to nimico apparecdiiaffe contro a lui . Segue poi E partici : Satin dalla fac-
eta del Signore . Come dice , che Sitan fi partì dalla (àccia del Signore r or
come fi può cflb partire da colui
, il quale e in ogni
parte . conciortìachc e-
Ccr.i^.c. gji medefimo di se dica : Io riempio il cielo , e la terra : e altrove dice la Sa-
Eccl. la. pien/.a fua : Il giro del cielo io fola ho circuito : e dello fpirito fuo in altra par»
Sap.iJt. te è fcritto : Lo fpirito del Signore ha ripieno il cerchio , ovvero il giro della
1fai. il. a. terra Pertanto ancora dice il Signore : il cielo ì la mia fedia . e la terra ì
.

predella de' piedi mici . In altra parte ancora è fcritto di lui : il mede miftera
il ciclo col fuo palmo , e la terra tutta conclude nel fuo pugno . Pertanto che

dice , che mifura il cielo col fuo palmo , e la terra tutta conclude nel fuo
pugno , fi dimoitra , che egli da ogni parte avanza , ed è fuori a tutte quelle
cofe , eh’ egli ha create . Ben vedemo noi , che quella cofa , la quale è con-
clufa dentro ad alcun corpo , è da ogni parte di fuori avanzata da quello , al-
trimenti non diremmo , che fuflc conclufa , c che quello concludere . Per la
fedia adunque , nella quale egli Piede , fi dimoili*. , che (la dentro , e per
lo pugno , col quale conclude tutto , fi dimollra che egli è di fuori on- :

de noi poniamo dire , che Dio è dentro , di fuori , di fopra_, di fotto a o-


gni cofa Egli è di (opra per potenza , di fotto per foltenimento , di fuo-
.

ri per grandezza , dentro per fottilitadc ; di fopra regge , ai fotto contie-


ne , di fuori circonda , dentro palpa Nè pertanto fi può dire , che da una
.

arle fia di fopra , da altra di lotto , e da altra di fuori : ma un medefimo


f)io tutto in ogni parte è quello , il quale emendo dì fopra folliene , di fotto
follencndo Ha di fopra , e cerchiando trapaffa , e trapalando circonda da quel- :

la parte , che egli è di fopra , folliene di fotto : da quella , che circonda di fuori,
da quella meddima riempie di dentro . Mirabil cofa ! di fopra regge fenza
angqfcia : di fotto folliene fenza fatica dentro parta fenza artottigliarfi : di
:

fuori circonda fenza allargarfi , E’ adunque quella maertì di (otto c di fopra


fenza luogo , c ampia fenza latitudine ,
e lottile fenza fpttigliezza . Come
adunque tornando a propofito , fi può partire da colui , il quale come che
,
per modo
di corpo in nulla parte fia
, pure per
la fua fmifurata fultanza ad
ogni luogo è predente ? Ma vedi , che tanto quanto Satan eflendo aggravato
dalla potenza della fomma maeftà , non potè adempiere f appetito della fua
malizia , noi portiamo dir , che egli lìerte davanti dalla faccia di Dio j e al-
lora fi Parti dalia faccia fua , quando da lui non fu piu ritenuto , ma gli fa
permeilo di venire ad effetto del defiderio fuo che , come detto abbiamo , :

mentre che non potè adempiere quello che volle , allora ftette dinanzi dalia
faccia di Dio : perocché la fupcrna dilpenfazione Io rifrenò dall’ effetto della
malizia fua ; e allora fi quando ricevette la podella
partì dalla faccia di
, Dio
della tentazione
, per la quale compiè i dcfidcrj della malizia fua Appreffo fe- .

gue : E un giirno mangiando i figliuoli t figliuole fue , e Bevendo vino nella ca-
ia del loro primogenito fratello , venne un meffo a Giobbe , il quale diffe : i buoi
aravano , e [ afine pafeeano appreffo di loro , cd ecco che fopravennono t Sabci , e
rubaronlc tutte
,
e porcoffono ì fervi tuoi di coltello , e folo io camrai per poterti
*
tip manifeflare Per cjuello fello potemo noi notare , qual tempo è piu accon-
cio a tentazione . Allora elcfle il demonio tempo di tentare , quando trovò
i figliuoli del Tanto Giobbe nel convito II noltro nimico non confiderà fo-
.

lo quello che vuol fare


,
ma quando è da fare . Vedi , che benché egli avef-
fc ricevuta podellà di nuocere ,
pure cercò il tempo piu acconcio a ciò , ac-
cio*.

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,

DI S.GRXGOR10. 4J
biocche in quello per (Ingoiare difpenfazione di Dio ci fufle roanifetto , che
prenunzia di tributazione è la letizia delle ricchezze . Maguarda , priegori ,
con quanta alhma fono annunziati a Giobbe i danni funi Già non dice : »
.

buoi ti furono rubati da Saba ; ma dice , che que’ buoi . che gli furono tolti,
aravano , acciocché riducendogli a memoria il frutto dell’ opera , {Pertanto pia
s’ accrcfca la cagione del dolore onde nel tetto Greco non folo dice , che gli
:

futtìn tolte f aline , ma che erano gravide^ acciocché le forfè que) vili ani-
mali poco turbalfino 1’ animo fuo per la vii condizione, almeno piu lo tur-
baflino per la fecondità loro E perocché 1’ avverfità tanto piu forte percuo-
.

tono la mente , quanto piu fono , e piu fubite fono annunziate ; ecco che
per accrescere i pianti ,a*giugne il concorfo de metti onde fegue e ancora
: :

parlando quello , venne l'altro e dijfe : Il fuoco di Dìo cadde di cielo , e toccò le
: e fi am} ai fdo io fer rimirrziartelo . Per muo-
pecore e fervi tuoi, e confumollt

ver l’uditore a maggior dolore delle cofc perdute , ecco che’l demonio l' in-
duce a peccare per le parole de’ fervi . Ancora qui guarda , come ali utilmen-
te dice : Il juoco di Dio , come fe apertamente dicette da colui ricevi tor-
:

mento, al quale tu facevi tanti facrifìcj : l’ira di colui fottieni , a’ cui fervi-
gi tu tanto attendevi . Sicché inoltrandogli , che quello Iddio , al quale egli
avea tanto fcrvito ,
gli dava quelle avverfità , pertanto dia piu cagione di
turba? ione all’ afflitto , il quale fi rkiucette a. memoria i fervigi prima fatti ,
c poi fi penfattfe aver fervito in vano , e pertanto fi turbafie contro al fuo
fattore ; che la pietofa mente dell’uomo giufto } veggendolì fottencre avverfi-
tà da gli uomini , fi ripqfa nella confoiazione interna della grazia divina e :

quando fi vede fopravvenire di fuori le forti tempefte delle tentazioni , defide-


rando luogo quieto di fpcranza di Dio, rifugge dentro al porto della cofcicn-
za . Ma quello maliziato nimico per percuotere quel fortiflimo petto del fan-
10 uomo con avverfità umane e divine , vedi , cne prima ditte . che venne-
ro i Sabei , e poi , che era venuto il fuoco di Dio , per potergli quafi cfclu-
dere ogni rifugio di confoiazione , inoltrando , che quello gli era contrario ,
11 quale folo potea confolar l’anima nelle avverfità : e così veggendolì il ten-

tato Giobbe da ogni parte abbandonato , e da ogni parte aggravato , tanto


piu ardito , quanto piu difperato sboccane in alcuna villania Segue . E an- :

cora parlando , venne f altro , e dijfe : I Caldei fecicno tre fchiere , e affaldano t
cammelli , e menarmeli via , e i fervi tuoi ancora percofjcmo di coltello : e io
/campai per annunziartelo , Ecco qui ancora per farlo piu dolere delle avverfi-
tà fue , dice che ancora fopravvennono le fchiere de’ Caldei , e poi per ferirlo
con maggiore avverfità gli mottra ancora 1’ ira , che venga di fopra : onde
fegue : Ancora parlava quello , ed ecco venne F altro , e dijfe : Mangiando e be-
vendo i tuoi figliuoli , e figliuole nella eafa del loro primogenito fratello , fubito

della parte del difetto venne un vento fqrtijfma , e feoffe la eafa da quattro can-
ti , la quale rovinò fopra i figliuoli tuoi , e fono morti , e folo io fcampai per ri-
nunziando . Quello che per una ferita non cadea , pertanto è pernottò due c
tre fiate , acciocché alla fine alcuna pernotta gli palli dentro Vedi , che gli
.

era annunziata l’ avverfità de’ Sabei, e poi la divina percufiione per lo fuoco
ch’era mandato da cielo : apprettò la preda de’ cammelli , e la morte de’ fer-
vi : e ancora fi ripete l’ ira della divina indegnazione , quando gli è annun-
ziato , chc’l vento ruppe i canti della eafa , e uccife i figliuoli Vedi , che
.

volle intendere il demonio , che conciottìache fenza divina volontà gli ele-
menti niente fi poflòno muovere , celatamcnte volle concludere il nemico
che quello avea motto gli clementi contro a Giobbe , il quale avea permei
fo , che fi movettìno . Abbiamo adunque veduto come prima gli fece an-
,
nunziare i danni , come gli fece annunziare rubiti , e coree molti . Ma fa*
«endogU il demonio prima annunziare l’avverfità fue
, polliamo dire ,
che fe-
F a ritte
.

V
44 LIBRO 17. D F MORALI
ride il petto fuo ancori (ani mi poi ripetendolo , aliante ferita l'opra fe-
:

rita per farlo venire a parole d impazienza Ma prima , che noi procedia- .

mo piu avanti , è da conliderare , con quanta alluzia procede F antico nimi-


co , che non tanto li sforza d» rompere la pazienza del tanto con tante av-
vertiti , quanto per I' ordine de’ fopradetti medi . Vedi , che prima gli fe-
ce annunziare i tuoi minori danni , apprelfo i maggiori , all’ ultimo la mor-
te de’ figliuoli . Quello tlcc , aecioeche udendo prima il padre la morte de’
figliuoli , non cufafle poco o niente della perdita delle ricchezze che poco :

arebbe curato della rcdit'a , dove prima avelie udita la morte degli credi , a’
quali quella fi rifervava . Ma vedi , che comincia da’ piccioli , e ajf ultimo
annunzia i piu gravi , perche udendo lui a uno a uno » tuoi danni , c piu
e piu gravi , ogni percola trovale in lui luogo di dolore . Da notare è ancora,
quanto acutamente tante avvertiti gli fono_ annunziate fubite , c dillinte,
acciocché tanto piu ardentemente fi rompefie in beilemmie . quanto da piu
fubiti , e molti nuli fi vedette percolici Ma quello niente e da pattare fen- .

za conliderazione , che i figliuoli , e figliuole erano nella cala del maggior


fratello nel convito , quando perirono . Noi abbiamo detto di (òpra , che ra-
de volte i conviti li [ràdono ufare lenza colpa : ora |>er parlare quello , che
tocca a noi , è da faperc che ’l difordine de minori li può rifrenare per lo
ammacflramcnto de maggiori ; ma quando i maggiori fi danno a diletti , vc-
t ramente s’ allargano i freni di difonellù a’ minori . E quale fi vorrb rillrigne-
rc fotto regola , quando gli autori di quella li danno a’ diietti ? Vedi , che
ftando i figliuoli di Giobbe nel convito del fratello maggiore , perirono : che
allora ha il nimico maggiori forze contro a noi , quando coloro , che fono
dati ad efempio di virtù , fi danno-
a’
diletti mondani . tanto ha maggiore E
licenza di ferire , quanto vedo , che quelli , che fon podi per difendere le nollrc
colpe fi lafciano cadere .
,
Ma
non crediamo pertanto che i figliuoli di si fatto ,
uomo delfino a fcelcritadi .
per l’ufo de’ conviti li Ma pure quello è comeche :

l’uomo non palli il termine , lapcrulofi regolare ,


pure la buona intenzione
dell’uomo intepidisce . Adunque dice , che nella «fa dcj maggior fratello gli
uccife ;
perocché il nodro nimico alla morte de’ minori entra per la negli-
1

cnzi de maggiori Ma poiché avemo veduto di quante facttc F uomo di


.

f)io lia pcrcodo , ora attendiamo quanto tra sì duri colpi ci fotte collante
Odi che fegue Mima fi levò Giobbe , e fjn.trciò le vefihntnta fue : e tojatofi
••

il capo fi gìttò in tetra ,


e adorò , e di [fé .
, .

ti. Opinione è di molti, che quella fia vera Filofofia , c viituofa faoien-
za ,
quando F uomo gravato d’ avvertiti» non fenra nè percofia , nè dolore .
Molti altri fono , che tanto troppo fentono l’ avvertiti , che li difotdinano ir»
dolore , cadendo eziandio in di (ordine di difoncdù di fingua , mormorando,
rammaricandoli , o bei lemmi indo . Ma chi vuole avere la vera Filofofia , e
di bifozno che prenda il mezzo tra quelli non credere che fia cotanta di :

vera virtù la infenfibilitù del cuore già non fon fané quelle membra , le :

quali tagliate non poltòno fentir dolore Ancora quello è fuori della vera vir-.

tù , il quale troppo fentc il dolore delle percofle ; perocché


quando il cuore
è troppo afflitto , di leggiere perviene infino a difordine di pazienza e così :

quello , il quale pe’ flagelli fi dovea correggere , piuttofto fa accrefcere la ne-


quizia fua I primi fi chiamino
.
Infcnfibili : i fecondi Pufillanimi . Con tra
Ger. [ a ini'enfibilitù di molti afflitti dice il Profeta : Signore tu gli rercntefli , e non
tu gli trita IH , e nientedimeno negarono di ricevere difarlina Con-
fi dolfono
.
:

dir/. ijp. fra la pufillanimitù di molti altri fu detto per lo Salmiila Selle mi ferie non :

rflaranno ritti cioè forti ,


Allora fi direbbe , che fteflino forti e ritti nelle
.

miferic ,
quando fofleneflono i flagellipazientemente ma dipoi che la mente
:

cade tra quelli , allora fi dice ,


che nelle mitene perdono la virtù dello ilar
ritto.

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. ) , A

0
DI S. GREGORIO. 4?
ritto II no!ìro adunque beato Giobbe volendo o (ferva re redola di vera Fr-
.

iofofu centra quelli due vizj , rairabiiraente fi Ceppe con icr vare ; che rrafeurò
le perca! fé , come perfora, la quale non fcntilfe il dolore: nè appretta parto
tanto l’ordine del dolore , che pertanto fi turbaife contra il giudicio del fla-
gellatore .Che avendo perduto ogni cofa , e poi perduti i figliuoli , dice , che
fi levò e fquarc'A le vejìimenta fue , e tofatofi il capo fi gittò in terra , e adirò.
Pertanto che lquarciò le vellimenta , e toloffi il capo , c gittolli in terra ,
ben moltra , che fentilTe il dolore de’ flagelli . Pertanto che' dice , che «dorè,
apertamente fi dimoffra , che efTendo lui pollo in tanta afflizione , norf pafsò
il giudicio del flagellatore , cioè di Dio , il quale permertea , che egli fitfTe
flagellato e pcrcollo Ne aitutto adunque non fi mutò , per non moflrare ,
.

che per infetifibilità difpregiaffe Dio : non fi morte in tutto , perche dolendo-
gli troppo ,
peccarti:
. Ma
perocché due fono i comandamenti della carità
cioè l’amore di Dio
, e del proffimo , vedi quello beatillimo, che per paga-
re il debito dell’amore del proffimo
, a’
figliuoli dona il pianto , e per offer-
vare 1’ amore di Dio , nel mezzo del pianto adorò . Sono molti , che nelle
profperiù amano Iddio : e nelle avvertiti mancano dall’ amore di Dio , che
gli flagella. Ora il noi Irò beato Giobbe per li movimenti di fuori moflrò
,
che ben conofceffe i flagelli dell'eterno Padre ; per la umiltà , la quale egli de-
molirò adorando , lignificò che nel dolore niente mancò dall’ amore ; e cosi
per non moflrare fuperbia per lo non fentire , dice , che nella perfecuzione
cadde : appreflò per non inoltrarti elìraneo da quello , che .’l percoteva , git-
toni in terra , e adorò . Fu ancora antico coitumc , che chi per fervare bellez-
za di corpo guardarti; i capelli , al tempo dell’ afflizione gli fi levaffe . E co-
sì ancora dii nel tempo della tranquillità fi gli leva nel tempo avverta in
,
legno d’afflizione gli nutrica Moltra adunque , che’l beato Giobbe confetta-
.

va i capegli . quando per fegno di dolore dice , che fi tosò i! capo . Ma udia-
mo ,
che dirti: quefto lanto uomo così fubiro lpogliato d'ogni lua ricchezza e
,
privato de’ figliuoli il quale
:
,
dice , che fi fquarctò le veftimenta , totali! il ca-
po , e gittoffi in terra Odi che diffe : Nudo ujcf del ventre della mia madre,
.

lindo vi ritornerò O
in che fomma fedia di fegreto configlio fi ripofa quello,
il quale s’ ha Iqu.ire iato il veffimento Vedi che
, c giace abbattuto in terra
per fervare pazienza , avendo per divina permiffionc perduta tutta la fuftan-
za fua , s’ induce a memoria quel tempo , nel quale non avea le ricchezze al
prefente perdute : fioche ricordandoli , che alcuna volta non 1’ ebbe fi pren-
,
da in se medefìmo temperanza d’ averle perdute . Grande confolazione è nel-
la perdita delle colè temporali riducerfi alla mente que’ tempi ne’ quali noi
,
niente avevamo quel che ora perdiamo ; onde è tariffo : Grave giogo Jotra t Eccl. 40
figliuolidi Adamo dal giorno della tifiita del ventre della madre loro infino al
giorno delta fepoltura nella niadre di tutti , cioè nella terra . Il beato adun-
ue Giobbe per potere pazientemente dolerti di quello che ha perduto , fol-
? ecitamente attende , come egli ci veniffe . A
piu fermezza ancora di pazien-
za confiderà , come fi dee partire , Quando dice : Nudo ufi/ del ventre della ma-
dre mia , nudo vi ritornerò quafi dica : nudo mi fece ventre la terra , nudo
,
mi riceverà , quando mi partirò . Vedi conclufiòne , che fa il Santo Giobbe:
ho perduto quel eh’ io aveva , e dovevaio perdere ; qual cofa a me propria
ho adunque perduta? quali dica , nulla . Ma
perocché la confolazione proce-
ri? non tata t^r Confidcrazione della noflra condizione ma eziandio per la
,
gmltizia del Creatore dirittamente foggiunfe : Il Signore ne diede : il Signore
,
71 ha tolto come a efìo è piaciuto , cos è fatto . Il beato uomo confiderà nd_o,
che fenza divina permiffione il demonio non avea avuto forza contra lui
,
odi , che non diffe , il Signore ne diede il Diavolo n ha tolto :
, ma il Signore
n ha tolto ; che da dolerli era forfè non poco, fe quello, che’l Signore n’a-
velle

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,
.

46 LIBRO II. DIMORALI


vede dato , il nimico n’ avelie
tolto . Ma
dipoichc non gliele tolfe , fe-
noli quel che gliele diè già moftra , che riprendeffe il luo , non toglieffe
,

f altrui . Onde le noi riceviamo da elio que’ beni , i quali ci fono a ufo in
quella vita perche ci dovano dolere , che per fuo giudicio ci ila raddoman-
,

data quella fullania , la quale per Angolare fua larghezza ricevemmo è Per la
qual cofa ben foggiunfe Come al Signore ì piaciuto , ferì è fatto . Quando
:

nella prefente vira noi fodeniamo quello che noi non vogliamo , di bifogno
è , che noi incliniamo la volontà nodra a quello Iddio , il quale nulla cofa
ingiuda può volere: che grande confola zionc è ne’nollri (piacimenti, quando
contro di noi fi procede da colui , al quale nulla cofa piace , fenon giuda
Adunque fe noi lappiamo , che. folo le cofe giuile placcano a Dio . e appret-
to niente polliamo ricevere, fenon quanto piace a lui , per certo e da tene-
re , che giudo è tutto ciò che noi fodegnamo ; ed è cola ingiuliiffima mor-
morare della giuda tribulazionc . Ma noi abbiamo veduto in qua( maniera
1’ avverta-
quello forte oratore abbia fermata la parte fua , allegando contro
no Ora attendiamo , come nella fine della orazione fua effo lodi con bene-
.

dizione quel Giudice eterno . Odi che fegue : Sia benedetto il nome del Signo-
re . Ecco che tutta la virtù fua conclude con la benedizione del Signore , Pic-
che l’ avverfario a ciò ragguardando fi conofca veramente vinto , c sì fi ver-
gogni . Tu debbi faperc , che ’l nodro nimico di tante factte ci percuote
quante fono le tentazioni , delle quali egli ci affligge . Continovo fumo in bat-
taglie , continovo in guerre , continovo damo da eflo facttati . Ma noi allo-
ra (acuiamo lui , fc quando damo afflitti , pazientemente rispondiamo . Il
beato adunque e collante Giobbe , percoflo dalla perdita delle ricchezze , per-
so fio dalla morte de’ figliuoli , rivoltando la forza del dolore in laude del
Creatore , dicendo : Il Signore n ha dato : il Signore n ha tolto : come a effo è
piaciuto , coti è fatto : fia benedetto il nome del Signore , pertanto con umiltà ha
vinto il fuperbo nimico , e con pazienza f ha atterrato E non crediamo , che
.

quello nodro campione abbia folo ricevuto, e non percoffo: che quante parole di
pazienza egli ha dette in laude di Dio , quafi di tante farne ha percoffo av- 1

versario , e troppo piu forti , che le fue Il nodro afflitto ha perdute le co-
.

fe terrene , e per la pazienza s’ ha moltiplicate le celelliali . Ora odi quanto


fegue appreffo : In tutte quefle cofe non peccò Giobbe colle labra fue , ni alcuna
cofa folta parlò contro a Dio ; pertanto che coloro , i quali fono nelle tribula-
zioni ,
póffono eziandio fenza parlare affai , peccare folo co’ fegreti penficri ;
perocché la Scrittura nella pazienza di Giobbe lo commenda dal cuore , e
dalla lingua . onde prima dice , In tutte quefle cofe nrn peccò Giobbe ; c poi
foggiunfe : ne alcuna cofa folta parlò incontro a Dio . Che dicendo , che nulla
cofa folta parlò , pertanto fi rimuove ogni colpa della lingua : ma
quando
prima dice non peccò , certo dimoili» , che pertanto da ogni fuo penderò fi
:

rimuove il vizio della mormorazione . Adunque il nodro Giobbe ndfl peccò,


e non parlò alcuna cpfa dolta perocché tacendo . non maculò la cofcicnza,
;

nè in parole d’ impazienza sfrenò la lingua . Quello polliamo dire , che dot-


tamente parli contra Dio, il quale effendo tra tìagelli della divina giudtzia,
fi sforza di giudificarc se medefimo : e fe l’uomo predirne d’appellarfi fuper-
bamente innocente , che
ir altro
,
fenon accufare la giudizi» ai colui , che
percuote ? Badi infino a qui aver trafeorfo le parole della dona Oramai li .

converta 1’ ordine della nodra efpofizione a dichiarare i miilcrj , cioè gli oc-
culti intendimenti dell'allegoria.

Ti-

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DI S. GREGORIO. 47

Fin ita la fpojìzionc lettemi? , comincia /’ allegoria della


detta lettera .

il. TTN giorno i figliuoli di Dio


effondo venuti dinanzi al tignare , ecco con
LI loro vi fu Satan . Frinii che pia innanzi procedimi') , è da
preferite
«familiare , perche lì dice , che alcuna cofa fi facefle un giorno dinanzi al Si-
gnore , conciortìache appretto lui nullo corfo di tempii , nulla mutazione di
giorno o di notte fi porta variare che veramente in quella luce , la qual
:

lenza prefenza allumina le cofe da erta elette , e fenza partenza abbandona


ciò che rifiuta , niente può adivenire alcun difetto di mutabilità , peroc-
ché Stando erta in se medefirru immutabile , difpone tutte le cofe muta-
bili . E in tal maniera ha coilituite in se quelle cofe tranfitorie , che quan-
to a dia niente fi poflono mutare . Nullo tempo difeorre nella fua prefen-
za , comechc trafcorra di fuori da ella apprelTo noi : per la qual cofa adivie-
ne , che in quella eterniti incommutabile Ita fiflb c invariabile tutto ciò che
di fuori da quella per corfo di fecoli fi rivolge . Come adunque dice la Scrit-
tura : un giorno e celerà ? ConciolTìache un fol giorno del Signore fia la eter-
niti fua , la quale nè per fine fi conclude , nè per principio fi cominciò mai,
come ben conobbe il Salmista : Migliore è un giorno nelle tue abitazioni /opra Salmo 8$.
le migliaia . Ma
tu dei fapere . che quando la fanta Scrittura parla delle co-
fe temporalmente fatte , è di bifogno , che ufi fermoni temporali , acciocché
narrando temporalmente di quelle cole eterne , pertanto levi i noltri fenti-
menti temporali ad alcuna notizia di quelle ; ficche pertanto ancora quella
eterniti incognita con fue manifefte parole lufingandoci , fia meglio infufa
nelle noftre menti . E perche è da maravigliarli fe 1’ eterno Iddio nel par-
,
lare della fua fanta Scrittura non vuol cosi tolto aprire la immutabiliti fua
ali’ umane nienti che vedi , che nella fua refurrezione a poco a poco inoltrò
:

la incorruzione , e la gloria del corpo , il quale egli avea riprefo 1 Noi leg- Ca/.zj.*.
giamo nel Vangelio di Luca , che e (fendo lui cercato al monimento , man-
dò 1’ Angelo in prima ApprelTo a’ Difcepoli apparì nella via , fenza efl'erc
.

da loro conofciuto ; il quale poi dopo molte preghiere mangiando con que’
due Difcepoli in Emaus , fi manifefto al rompere del pane Ed all’ ultimo en-
.

trando fubito nella cafa , non folamente fi diede a conoscere a’ Difcepoli per
veduta , ma eziandio a parlare per toccamento Onde perocché i Difcepoli
.

aveanp -ancora i loro cuori infermi


, e deboli nella confiderazione di
sì eccellente
miilerio , come per divina difpenfazione da nutricare quefto modo fu fatto
; in
che a poco a poco cercartero c trovaflero , e trovando , crefcertino , c ertfeen-
do , tuffino piu fermi a quelche conofceano . Pertanto adunque che per divertì
accrefcimenti di varj parlari noi fumo menati quali come per corporali parti,
,
al conofeimento di quella eterniti
; pero fi -dice , che alcuna cofa un
giorno
fu fatta appreflò effo
,
il quale ben confiderà ogni tempo fenza tempo Ora .

vedi , che ilice , che vi fu frefente Satan ; e quello fu un giorno . E


che vuole
pertanto fignificarc la Scrittura , fenon che Dio nella luce vide le tenebre ?
Già noi in un tempo medefimo non portiamo vedere le tenebre c la luce :
«he quando l’occhio è pollo in tenebre , veramente la luce fi diparte : e quan-
do fi volta allo fplendore della luce , allora fi parte I’ ombra delle tenebre .
Ma quella virtò , la quale tutte le cofe mutabili vede incommutabilmente ,
ben polliamo dire , che dinanzi le fòrte Satan , come a un giorno perocché :

fenza ofcuritl comprefe le tenebre di quell’ Angelo apollata , ovvero ribello.


Noi , come detto è , con uno fguardo medefimo non portiamo quello fare ;
ma Iddio , perocché a m» ora fenza alcuna incommutabilità guarda tutto ,
ogni

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V

LIBRO 11. DE MORALI


O'jni cofa comprende fenza di. Unzione , cic>è i beni , a’ quali ci dà favore , e
i in che egli ha a giudicare
ili , i beni , i qua'i dopo f ajuto egli ha a ri-
:

munerare , e 1 mali , quali egli giudicando , ha a condannare : e in tutto


i

ciò , che egli con diverto ordine dii pone , già non è diverto . Adunque dice,
che Satan gli fu prefente il giorno : perocché il lume della fua eterniti di nul-
la mutabilità, ’di nulla offuicazione di tenebra può dìer tocco , eziandio cf-
fendog i le tenebre prefenti . Dice , che tra’ figliuoli di Dio gli fu prefente
:

il demonio : quegli gli fon prefenti , come aiutatori degli eletti quelti : come
loro'provatore Fu ancora tra’ figliuoli di Dio il demonio : perocché
. come
da’ fanti dona ajuto di pietà agli affaticati in quella vita , cosi il
Angeli fi

demonio, il quale fenza fua laputa ferve alia occulta divina giurti/ia , li sfor-
za di compiere il milterio fuo della riprovazione Odi a quello bella figura .

nel libro de Re, dove dice lo vidi à Signore federe J'ojra la fedia fua , e
$ .Reii.b
:

f efercito del cielo dalla Jua man defra e finiflra; e fu detto: biche parò
10 ingannare Acab , eh' egli monti in alto , e raggia in Fama Cairat ? È uri
altro di ffe in qutflo ,mido : i altro di ffe nel tale : levoffi uno . e dijje : lo in-
gannerò Acab E figli rifpofìo : Or in che lo ingannerai ? il male riffefe , e
.

di ffe : lo andrò , e Jarò fp trito menzognero , citò bugiardo nella boera di tutti i
profeti fuoi Che portiamo noi altro intendere per la fedia del Signore , fe-
.

non la podellà degli Angioli , alla quale elfendo Dio piu prelfo , difpone ter
«rta le cole di quaggiù ? Quale altra cofa li dilegna per lo efercito del cielo ,
fenon la moltitudine de gli Angeli Tergenti , ovvero miniltri di Dio ? E che
vuol dire , che Uava da deflra , e da finiflra , conciolfiache Dio .pii oliale è in
ogni cofa , e di fuori d’ ogni cofa , non abbia nè delira , nè limltra
*
ve- Ma
di , la delira di Dio è la parte de gli Angeli eletti per la finirtra s’intende :

la parte degli fpiriti reprobi c maligni Che io voglio , che tu Tappi , che
.

non folo fono al fervigio di Dio gli Angeli detti per donare jjuto : ma an-
cora i maligni per provarne Per lo efercito del cielo adunque fi portono in-
.

tendere gli Angeli buoni , e rei tutti quegli fpiriti , i quali fon levati in aria.
Portiamo noi nominare efercito del cielo , cosi i rei , come i buoni Ciò ben .

Ifef.6.0. dille f Aportolo , ove dice : Centra gli fpiriti della nequhja nel cielo : e ancora
Efefiut. facendo menzione del capo loro , dicca : fecondo il principe della todeflà di que-
Jlq aere Sta adunque l’ efercito degli Angeli da delira , < da finiflra
. perocché :

la volontà degli fpiriti eletti lì concorda colla divina pietà , e i maligni fer-
vano ancora al giudicio fuo onde vedi che la Scrittura dice , che fi leV8
:

uno fpirito fallace, per lo quale Acab fulTe ingannato. Che già non fi dee
creder thè ’l buono lpirito intendi ad ingannare , c che egli diade Io andrò :

t farò fpirito fallace nella bocca di tutti i Profeti . Ma perocché il Re Acab per
11 peccati partati era degno d’ clic re in taf maniera condannato , acciocché
quello , il quale per fua volontà fpeflb era caduto in colpa , alla fine contra
volontà fua riceverti la pena ; ecco che per occulta giulti/ia è data licenza
agli fpiriti maligni , acciocché conducano in pena coloro , che per loro volon-
tà caddero in colpa di peccati ; c vedi che come dice : dalla efeflra e dalla Jì-
niflra gli flette f efercito del cielo ; così nel terto nollro dice : tra i figliuoli di
Dio vi fu p refente Satan . Ecco che dalla delira di Dio Hanno gli Angeli , i

quali fono chiamati figliuoli di Dio . Ecco che dalla (indirà Hanno gli Angeli
di Dio, che dice, chi fu tra loro Satan. Ma perciocché noiabbiamo pro-
pofto di dichiarare al’ intendimcntj dell’allegoria , dovano ben quelto inten-
dere , che dice che ’l giorno Iddio vide Satan . E quello quando adivenne ,
fenon quando rifrenò le vie fue per la incarnazione del fuo figliuolo ? Quafi
vogliamo dire , che ’l non averlo veduto fia 1’ avere tanto foflcnuta la pra-
vità fua a morte della generazione, umana ; onde pertanto lo dimandò Iddio
apprertò : Onde vieni ? In quelto giorno fu rkhiello Satan delle vie fue ; pe-
rocché

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Di F. GREGORIO. 40
rocche in quella luce della manifefla fapienza , fi manifclteranno gli acuiti
dell’occulto nimico per lo avvenimento del nollro mediatore, l’crtanto adun-
que , che incarnato è ’1 Signore , il demonio è rifrenato nelle fuc mortali o-
peraz.ioni . Ben foggiunfe di poi : al qual difie il Signore , onde vieni ? Allora,
domanda Iddio con riprenfionc dejlc vie di Satan , quando per l’avvenimen-
to del mediatore ripruova le nequizie fuc . E ben potemo dire , che in que-
llo giorno della incarnazione i figliuoli di Dio fallino dinanzi a lui ; peroc-
ché quegli , i quali fono eletti alla vocazione di quella eterna patria , tutti
fono prefenti a quella luce : i quali comeche quella incarnata fapienza ve-
rnile per ragunarc con effetto , nientedimeno tutti erano dentro alla divini-
tà faa fempre prefenti . Ma perocché venendo il nollro Redentore , l’antico
nimico è eiaminato delle vie lue, ora attendiamo , come rifpofe : Io ho ór*
tuita la terra e cercatala tutta . Ora vedi bene , che cercò la terra : che Ada-
mo infino allo avvenimento del Signore traile dopo se tutte le nazioni del-
le genti Ben dice , che raccerchiò , e cercò ; perocché ne’ cuori di tutti im-
.

prontò forme della fua iniquità E non lenta ragione quello , che cadde da
.

quella fommitli eterna , polfedca le menti umane , le quali egli volontaria-


mente avea coftrette al legame della colpa fua . E tanto piu fi può dire ,
eh’ e’ ccrcaflc del mondo , quanti piu fene trovarono comprefi dal peccato
fuo . L’ aver circuito il mondo , non è altro , fenon nullo aver trovato , il
quale pienamente gli contraffalle . Oramai ritorni Satan , cioè collringalo la
virtù divina dall’ affetto della malizia fua ; perocché già è apparito in carne
quello , il qua! nclfuna corruzione di carne fente , ed è venuto umile del
,
qual ben II può maravigliare il fuperbo nimico . Sicché quello , il quale avea
difpettata la fortezza della divinità fua , or tema 1’ umiltà deli umanità pre-
fa : onde ‘pertanto con mirabile lignificazione gli è propollo per uno Itupore
la debilità umana quando dice Or non hai conjìderato il fervo mio Giobbe :
:
,
fhe neffuno fin a lui fimile in terra ? Aliai di fopra abbiamo detto , che
Giobbe è interpetrato perfona , che fi duole : ora non fi dolfe ben veramen-
te quello , il quale , fecondo il Profeta , portò i nofìri dolori ? al qual certo lfai.% ’ 4,
neflun pertanto è fimile in terra ; perocché ogni uomo è folamente uomo
\
ma egli è Dio , e uomo. Nullo anepra gli è limile in terra , perocché ogni
uomo virtuofo , comeche fia per participazionc figliuolo di Dio , pure nirtlo
è figliuolo per natura , fenon egli , il qual alcuna volta è chiamato fervo ;
perocché non ifdegnò di ricevere la forma del fervo Nè pertanto fece in-
.

giuria alia maelià fua l'umiltà della carne da lui prefa , che di nuovo pren-
dendo , non pero mutò quel eh’ avea nè la fua divinità diminuì per la uma-
:

nità : nè per la fua divinità annullò 1’ umanità . Odi bene a ciò l’ Apoflolo
;
Il quale ejfendo in forma di Dio
,
non reputò per rapina efftr pari a lui : ma se Filip.ì
medefimo Jvanì prendendo forma di fervo . Avere annullato , ovvero fvanito
se medefimo , non è altro , fenon da quella grandezza della invilibilità fua
averli a noi mollrato vifibiie , e fenfiblle : e così la fua fmifurata divinità
avere coperta e nafeofia per la forma del fervo .
i}. Il domandare del Signore per figura Satan : Or hai ccnfiderato ? non
è altro , fenon avergli dimoitrato ammirabile il (uo figliuolo in forma di fer-
vo ; il quale in carne inoltrandolo di tanta virtù , quafi pertanto dimoltrò al
fuperbo avvertano quello , donde c’ fi porcile dolere . Ma
perocché gli avea.
mollrato colui , del quale egli s’ avelie a maravigliare , reità per rintuzzare
la fuperbia fua di foggiugnere e di nominare le grandilfime virtù lue : on-
de foggiugwe : Uomo femplice e diritto , il quale teme Iddio e fugge il ma-
,
le . Venne tra gli uomini il mezzano di Dio e degli uomini Gicsù Criito,
,
uomo mtliee , a dare a tutti efiempio di vita . V enne diritto per punire i
f
maligni Ijpiriti Venne pieno del timore di Dio a dùtruggere ogni fuperbia i
.

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So LIBRO 11. DE? MORALI
ilquale fuggi il male , a manifeftarc a’ Tuoi eletti ogni immondizia : on-
7/r. il. a.
de di lui principalmente fu detto per Ifaia E riempiello lo /girilo del ti-
:

mor di Dio E veramente fi partì dal male , che già nullo vizio fegui-
.

tÒ . il qual fufie negli uomini j concioilìache , fecondo il tclìimonio dell’A-


i.Pet. z.
poltolo , mai peccato non fece . e inganno mai non fu trovato nella bocca fua .
Segue poi Rifpofe Satan e diffe : Or teme Giobbe Iddio in vano ? non bai
:

tu a fonato , etcì jleccato , e attorniato d' ogni bene lui , e tutta la cafa e la
fuflanza fua da ogni parte , e bai data la tua benedizione all opere delle ma-
ni fue e la fua pofiefiione è crefciuta fopra la terra ? Conobbe il noftro an-
,
tico nimico , che ’l noftro Redentore , che dovea combattere contra lui ,
riatti, d.
era venuto nel Mondo onde nel Vangelo dicea quello indemoniato
: Che
:

avemo a fare teco , o figliuol di Dio ? Tu fei venuto innanzi tempio a tormentar-
ci ? E prima vergendolo partì bile c acconcio a follenerc le condizioni uma-
ne , per la fuperbia fua dubitava di ciò che gli parea intendere della fua di-
vinità . Che in verità quello , che era tutto fuperbo , vergendo il noiìro Re-
dentore umile , dubitò che fuffe Dio : onde contra elfo fi convertì ad argo-
Matt. fy.a.
menti di tentazioni , ove diffe : Se tu fei figliuolo di Dio , di , che <puepie pie-
tre diventino pane : perocché veggendolo effo paffibile , non credette , che fuf-
fe Iddio ; ma piuttolìo da Dio guardato . Onde vedi che dice ; Ora non bai
tu attorniato lui e tutta la cafa , e la fuflanza fua da ogni parte : e bai data
la tua benedizione alle opere delle mani fue : ed 1 crefciuta in terra la goffefilo-
ne fua ? Pertanto dice , che egli , c la fua cafa era ficccata . c afforzata ; pe-
rocché per tentazione non può partire la cofcienza fua . Àncora dice , che
era (leccata la fuffanza fua ; perocché non folo dentro da lui , ma dentro a’
fuoi eletti effo non potè panare . Duolfì il nimico , che ’l Signore dette la
fua benedizione a quello Redentore , c che la fua poffeffionc crefce in ter-
ra ; perocché vede , che la lua fede per la predicazione degli Apoftoji è mul-
tiplicata e venuta in conofcimento degli uomini. Portiamo ben dire , che
la fua poffeffionc continuamente crefca , quando per l’ opera de’ predicatori
continuamente s’ accrefce il numero de’ fedeli . L’ avere dunque Satan a
Dio dette quelle cofe , non è altro , fenon avere avuti dentro da se con
invidia cotali penficri L’ avere Satan dette quelle cofe a Dio , non è al-
.

tro , fenon con tutta fua confumazione efferfi di ciò doluto . Apprcffo fc-
gue : Ma
fendi un poco la mano tua , e tocca tutte le ricchezze Jue , e ve-
drai , fe egli renderà benedizione nella faccia tua Crcdeafi il demonio , che
.

al tempo della tranquillità il noftro Redentore fuffe guardato dalla grazia di


Dio ; il quale per paffìone almeno poteffe peccare come fe apertamente di-
:

ccffe quello , il quale per miracoli è riputato Iddio , veramente per le afflizio-
:

ni farà comprefo in peccato Adunque diffe il Signore a Satan : Ecco tutto


.

ciò eh' egli ha , fta nella mano tua ; Jolo in lui non iflenderc la mano . Se noi
volemo difcutcrc la facra lloria fotto intelletto figurale , per la mano di Sa-
tana noi dobbiamo intendere la fua tentazione E’ dato dunque tutto quan-
.

to egli ha , nella mano del tentatore . Solo in lui è vietato di ftendere la ma-
no e appreffo perdute le ricchezze gli è conceduto di ftendere la mano in
:

fffo La qual cofa ben fu così nel noftro Redentore ; perocché veramente
.

prima gli fu pervertita e tolta la fua gente Giudea , c apprcffo la fua carne
confitta nella Croce Quello adunque , che ’l fuo popol foìlcnne contro a se,
.

e apprcffo venne infino alla croce , fi può dire che prima perdeffe le ricchezze
fue , c poi in se medefimo fofteneffe la nequizia del nimico fuq Dice poi :
.

E partilji Satan dalla faccia del Signore . Come detto abbiamo di forra , allo-
ra fi partì Satan dalla faccia del Signore , quando ei pervenne all’ intendi-
mento fuo ; e allora polliamo dire , che forte dinanzi a effo , quando per la
iua volontà non potea adempiere i fuoi intendimenti . Apprcffo : I un gior-
no
.

DI S. GREGORIO 51
e figliuole nella enfia del loro fri ingeniti
no mangiando ,
e bevendo i fuoi figliuoli ,
(rateilo. Detto abbiamo, che per li figliuoli , e
figliuole di Dio noi polliamo
intendere il fanto ordine degli Apollolr, ovvero ancora tutta la moltitudine
de’ fedeli . Ora il noltro Signore incarnato prima eldfe alquanti fedeli del po-
pol Giudeo , e apprelfa s' aggiunfe la moltitudine del popolo Gentile . E
qual diremo noi , che fu il hgliuol maggiore , fenon i! popolo Giudaico , il
quale anticamente era (lato generato per Sa dottrina della data legge ? Per li
nategli minori noi dobbiamp intendere il popolo Gentile , il quale fu raccol-
to nella fine del Mondo ; onde noi leggiamo , che i fanti Apolìoli dopo
la paflione del Signore non intendeano a convertire Gentili folq a Giudei i :

reificavano . Ora dice , che quando Satan fi partì da Dio , i figliuoli c figliuo-
Je erano in convito nella cala del figliuolo primogenito . Detto era nelli Can-
ta Scrittura Non andrai nella via delle Genti
: . Ma
dopo la morte , e relur- Matt. io.
rezione del Signore fi convertirono gli Apolloji a predicare alle Genti . on-b.
de ne’ loro Atti diceano ••
A
voi fi conveniva trinfa freddare la parola di Att. ij. g.
Dio : ma pertanto che voi la fichifate , e giudicatevi indegni di vita eter-
na , ecco , che noi ci rivoltiamo alle Genti . Quelli figliuoli adunque del-
lo fpofo , de’ quali per la voce fua fu detto ; Non digiuneranno i figliuoli dello Mat. j>. ù.
Jpojo , mentre , che farà con loro : Quelli figliuoli dico , che erano in convito
col fratello primogenito; perocché ancora i popoli fi pafeeano delle delizie
della tanta Scrittura nella unione del popolo Giudaico . Odi , che poi dice ,
che così mangiando e bevendo nella cafa dei primogenito fratello , venne a
Giobbe un me fio , il quale aiffe : 1 buoi aravano , e le afine pafeeano appreffio
di loro , ed ecco che fioprawermero i Sabei , e tutte le predarono , e perca(fono i
fervi di coltello fola io campai per poterti ciò manìfcftare
: Figuralmente parlan- .

do , che "Intenderemo noi per li buoi, fenon i virtuofi operatori? e per l’ali-
ne , che altro intenderemo noi , fenon alquanti , che vivon femplicemente ?
delle quali afine ben dice la Scrittura , che pafeeano appretto de' buoi ; pe-
rocché le menti de’ femnlici , benché non poflòno comprendere gli altri mille-
rj . nientedimeno a quelli beni di fopr.i tanto piu fon vicine , quanto per ca-
rità tutti gli confeifano . Adunque 1’ aline co’ buoi infieme fi pafeeano ; pe-
rocché i (empiici congiunti co’ lavi fi pafeono degl’ intendimenti di quegli I .

Sabei fono interperruri Imprigionatoci , per li quali noi non dovemo altro inten-
dere , fe non quelli maligni fpiriti , 1 quali cattivano in infedeltà tutti quelli,
i quali fon lor fogge tri i quali dice , che ferirono i fervi di coltello ; impe-
:

rocché percuotono di facrte per le loro tentazioni coloro , i quali non fon li-
beri , nè forti a contralìarc i quali ben cominciano virtuofamente ; ma di-
:

poi avendo elfi fatto debole principio , fono atterrati c imprigionati da que-
gli immondidimi fpiriti . Sono ancora
da! nimico percollì di coltello , quando
elTo trapalTa di difperazione di quella fonimi eternità
gli Ma che vuol .

dire che tornò un meflb , il qual dille fido io fono ficampato ? quale è quello
, :

melTo il quale, morti gii altri , folo fcampò ? Certo quello non' è altro ,
,

fenon la dottrina profetica . I! fermone profetico ritorna , come fano, a! Si-


gnore , dipoiche ti ha predette le cofe future . Imperciocché quando noi to-
nofeiamo , che egli ha detta verità del cadimento de’ dannati , allora pc dia-
mo dire , che egli fia vivo tra' morti . E pertanto a Rcbccca , quando dovea Crn.24. a.
edere fpoia d’ Ifrac , fo mandato un fervo ; perocché a fpofare la Chiefa a
Dio , la fritta Profezia fi c interpella , come minilira . Adunque fopravvenen-
do i Sabei , fola ùij fervo campò, che ciò annunziafre : perocché quando i
maligni fpiriti menano l’ anime degl’ infermi in prigione , allora vive la fen-
tenza della Profezia , la quale pronunziando la predetta prigionia , fi dice :
Pertanto fu menato prigione il popolo mio , perocché non avea fiuenza Adunque Ifiai. y. b. .

la Profezia polliamo dite allora fia frlvata , quando fi modra quello


, che
G a eh’
2

5* LIBRO IL MORALI
di’ ella hi predetto Segue poi E ancora parlando quello , venne t altro e dif-
. :

fe : Il fuoco di Dio caditi di ciclo , e perca ffe le pecore , e i fervi tuoi , e confu-
ntogli ,
e fi) io /campai per rimontartelo . Tatti quegli, che iteli’ antica Sina-
goga tennero uficio di predicazione , dirittamente fono appellati cidi ; peroc-
ché la(denta è delle -cole di lòpra onde volendo Moisè muovere Sa-
loro : i

Deut. js. cerdoti e popolo alle lue parole , picea


'1 Accendi culo, e io parlerò : oda la
:

a. fecondo terra le parole della borea mia lignificando per lo ciclo 1' ordine de' preporti,
:

i LXX. e per la terra il popolo fuggetto Adunque in quello luogo noi polliamo pren-
.

dere giallamente per lo cielo i Farirei e Sacerdoti ,


ovvero i Dottori della
legge, i quali pertanto di’ erano intenti davanti agli occhi degli uomini a*
fanti fervi ti , parca , che fopra il popolo rifpIendefTino , come Cielo Ma di- .

poi levandoli eglino contro al nollro Redentore , allora polliamo noi ben di-
re , che ’l fuoco cadclTc di ciclo , quando fu ribaldata la fiamim della invi-
dia ad ingannare lo Rollo popolo da quelli , i quali erano porti per arnmae-
firare altrui Per lo tcrtnaonio del Vangelo noi leggiamo , che avendo i Sa-
.

cerdoti invidia alla dottrina delia Verità, domandavano, come acconciamente


la patullino tradire . Ma temendo erti il popolo , non ardivano nunifertare
l’animo loro Pertanto ancora diceano per pervertire il popolo : che face voi ?
.

Cro.y.g. O crede in lui alcun de' Principi o de Fartfei ? ma quejla turba , la puah non
conofce la legge ,
fono maledetti .
io. E quale
altra colà intenderemo nei per le pecore . c per li fervi , fenon
i deboli c innocenti, i quali temendo di contraltare all’ icvcrfità de' Farifei
c de’ Principi , furono confumati di fuoco d’ infedeltà ? Diciamo adunque : il
fuoco di Dio cadde del cielo , e tordi le pecore e fervi , e confumoglt , cioè a dire:
da’ cuori de’ prelati venne la fiamma dell’ invidia , e tutto quanto di virtù o
di bontà forge* nel popolo , confumò ed arfe ; perocché quando i pervertì
Prelati contra le verità domandano loro onore , allora pervertirono cuori i

de’ Ridditi da ogni dirittura : onde ben dille : e pio io jcampai per rmunziar-
tdo ; perocché venendo ad effetto la cauta della malizia , il fermone della
lfa.a6.fe* Profezia pure rimane faivo , il quale dice : E ora il fuoco confuma gli avver-
tendo i forj : quali diva apertamente : i rei non foto dopo la morte fono cruciati dal
LXX. fuoco per vendetta , ma eziandio a! presente per invidia ; perocché quelli che
poi debbono effer puniti di fupplicio , da loro medefìmt fono afflitti di tor-
mento d’ invidia’. Solo adunque uno de’ fervi tuoi torna e annunzia , che le
pecore c fervi fono morti E queflo fu , quando la profezia abbandonando il
popolo Giudaico , gli rmnifeftò , come cita gli avea predetta la verità , la
lfa.i6.fe - quale dicci : Il zelo , cioè f inviata , ha compri fo il popolo folto , come dicefle
condo t apertamente poi che ’1 popolo non volle eliminare le parole de' Profèti , e
:

LXX. diede la credu'ità tua alle parole degl’ invidiofi , allor peri del fuoco del zelo,
confumandofi nella fiamma dell’ altrui invidia Segue E ancora fucilo parlan-
. :

do , venne l' altro e diffe : 1 Caldei fecero ne turate , e affittirono i cammelli , e


,
menomagli via: i fervi tuoi ancora perca (fono di coltello: e campai io pio per
rinunziando . Noi Otpemo bene , che Caldei fono interpretati Feroci : per
i

li quali noi portiamo intendere i perlecutori del Salvator noftro , i quali di-
ine. tj. oceano Crunpcgilo , crocifiggilo. Quelli fanno di loro tre turate : che tre gen-
:

ti fecero quietone contro al Signore Ciò furono , Erodiani , Farilei, e Sa-


.

ducci , ì quali per la bocca della fapienza furono vinti : ma perocché dopo
coftoro furono tratti alquanti ftoiti , ben dice , che ne menarono cammelli^ i

imperocché ciafcuno de’ fopradetti ordini fi truffe dietro ne’ Tuoi errori i OHM
' degli tlolti , pervertendo con loro fuafioni le menti de gli infermi , e coodu-
ccndole a morte Noi leggiamo , die predicando il Signore in Samaria , molti'
.

Mate. 1 . de’ Samaritani fi convertirono al conofcimento de! noìiro Redentore Ma que- .

*. gii , i quali proponendogli la «unitone d‘ una donna , che avefle avuto fette
man-
6

Dì S. GREGORIO. yj
Hi ari ti , lo tentavano di difperazione della re funzione , certamente fi sfor-
zavano di pervertire dalla fede i credenti Samaritani , i quali per la loro leg-
ge non aveano fperanza della refurrezionc e pertanto portono efier detti cam- :

melli , i quali bene rugumano , ma non hanno F unghia feda Quelli fono .

rapiti da tre turme di Caldei , quando Farilci , Erodiani , e Saducci con malva-
i

gi parlamenti Ij pervertivano da ogni intendimento di dirittura Quelli feri- .

rono aprrefio fervi di coltello; perocché benché alcuno del popolo porta e
i

voglia ulare fecondo ragione , mire quelli tali non per virtù di ragione , ma per
autoriti di podellà gli conturbano E volendo efier feguirati come preporti
.

da’ loro fudditi , come che quelli pofikno alcuna cofa bene intendere , niente-
dimeno gli conducono a morte per 1’ autoriti della lignoria , la quale egli
hanno imprefa ; da i quali ben dice , cheifi fuggi folo uno per annun/'ilre ;
perocché 1 Farifci , Erodiani e Saducci iniquamente adoperando , certamente
fono abbandonati dai parlamento de’ Profflf , il quale lcampa , quando dice :

EJJi tornerò la legge , e non mi conobbero Segue poi . . Gcrern. ti


i Ancora parlava , ed ecco verme F altro , e Biffe : Mangiando e bevendo i b.
figliuoli , e figliuole tue nella cafa del Uro primogenito , fub'itcrmente dalla regione
elei difetto venne un vento fortifimo , e percojfe i quattro canti della cafa : la qua-
le rovinò forra i figliuoli tuoi , e fono morti . Poco di fopra .abbiamo detto,
die r>er li figliuoli e per le figliuole s’ intendono i predicatori Apoiloli , e il
poj o'o fuggetto : i quali erano al convito del primogenito fratello . Imper-
ciocché abitando loro ancora col popolo Giudaico , eglino tifavano in quello
la dolcezza della Tanta predicazione . Dice , che fubitamentc venne un ven-
to fortifiimo dalla regione del diferto La regione del diferto è il cuore degl’
:

infedeli , il quale poich’ i abbandonato dai Creatore , da nullo abitatore è


cultivato Allora venne il vento fortifiimo dalla regione del diferto , quando
.

nella pafiione del nortro Redentore venne da’ cuori de’Giudei tentazione for-
tifiirm contra i fuoi fedeli . Puofii ancora per la regione del diferto intendere
la moltitudine degli fpiriti immondi , dalla quale venne un vento , e percofie
la cafa ; perocché da loro cominciò la tentazione , e commofie i cuori de’ perfe-
cutori . Ma attendi , che quella cafa , nella quale mangiavano i fratelli , dice,
che fu percofia da quattro canti Tre ordini di reggenti leggiamo noi , clic
.

furono nella Sinagoga . Ciò fu de’ Sacerdoti , degli Scribi , e degli Antichi
del popolo , a i quali fe noi aggiugniamo i Farifci , ben troveremo quattro
canti in quella cafa Dalla regione adunque del diferto , venne un vento , e
.

percoile i quattro canti della cafa ; perocché’ da quegli fpiriti immondi proce-
dette la tentazione , la quale commofie in malizia di perfcctrzione le menti
de' detti quattro ordini ; di che cadde la cafa e uccifc i figliuoli: perocché
venendo i Giudei in nerfccuzione del Salvator noflro , allora fii morta la fe-
de degli eletti Apoiloli , che folo vedendo prendere il loro maeftro , fuggen-
do slì negarono . E comeche F interna mano della preferènza tenefie a vita
il loro fpirito ; nientedimeno il timore carnale tolfc loro la vita della fede .
Quando adunque per la crudeltà de' Giudei i fanti Aportoli abbandonarono il
loro autore , allora portiamo noi dire , che pcrcofli i quattro canti della cafa,
eglino fufiìno morti E in quel tempo $ji tanta periecuzionc , che diremo
.

noi ^ che fufie fatto della gregge, nella quale eziandio i difenfoti fuggirono ?
Ma tra tutto quello dice , che uno ne campò , che lo annunziafic ; perocché
a quel tempo piu fi manifcllò la verità delle profezie . la quale tutro quello
avea predetto Onde di ciò dice la Scrittura : Il mio ailetto nelld cala mia fe-
.

ce molto federiti . e de’ Predicatori , i quali al tempo della pafiione fuggirono, Cerem.it.
«ficea : 1 trovimi miei flettono eia lunge ; e di tutti i timorofi dille lo perca- c. :

tftb il pa flore , e le pecore della gregge fi difpcrgcranno . Sai. yj. e.


1 . Segue poi Allora :
fi levò Giobbe ,
e fipuarciò le veflimenta fue . Rnina- Zar.t j. b.
ta la
. '

54 LIBRO IL D€ MORALI
ta la ci r.i, e morti i figliuoli , fi levò Giobbe perocché cflcndo perduto il po-
:

polo Giudaico , c caduti i predicatori in paura di morte, il Redentore della


umana generazione rilevò se medefimo dalla m
irte della carne l'uà : ovvero
ancora fi levò , quando dimottrò in che giudicio tifo lafciava i persecutori Il .

levare del Signore non è altro , che dimollrare in*qual punizione cflb lafci i
peccatori c il l'uo Soilenere pazientemente i peccati loro , è quali un giace-
:

re .Adunque fi leva per modrare contra i peccatori il giudicio della Sua giu-
dizi» onde ben dice , che fi lquarciò le vellimenta . E quale altro fu il vc-
:

flimcnto del nollro Sal vatore , tenon la Sinagoga , la quale , predicando i Pro-
Seti fi consentiva all’ aspettare della Sua incarnazione ? Il Signore fi chiama
f
r/e/s.w. vcfhto da Quegli , i quali 1’ amano : onde 1’ Apodolo dieca : Acciocché egli
s accojlaffc la glortofa Chicfa , la quale non aveffe macula , nè piega . Quella ,
che non ha macula , nè piega , fi chiama veramente la velie razionale , la
gualc è monda per ogni opera , e^leSa per ifpcranza . Così credendo il popol
Giudaico la incarnazione del figliuolo di Dio , egli potea eflcr detto Suo ve-
tri mento Ma imperciocché egli aspettato venne , e venendo predicò cofe no -
.

viffime , e ammaellrando efercitò cofe mirabili , e per quelle foitenne tante


crudeltà , ben fi può dire , che Squarciane il vcilimento , che egli avea , la-
sciando della gente Giudea alauanti nella Sua infedeltà , alquanti levandone
da quella . Che altro adunque e il vedimento Squarciato , Scnon la gente Giu-
daica divisa in contrarie Sentenze ? Già Se quello vedimento non fulle Squar-
ciato , il Vangelilla non direbbe , che predicando il Signore , fi levava con-
Gio.j.b. tenzione tra ’l popolo . che alquanti diccano , Qucjìo è buono : alquanti che no,
ma inganna le tiorbe Ben fu Squarciata adunque la velie di auella , la quale' *
.

cfTendo divisa d’ opinione , perdè la verità della concordia Apprdfo Segue :


.

E tofatofi il capo cabile in terra c adorò .Che s’intende per li capegli tagliati,
Scnon la Sottilità de’ Sacramenti ? Che s’intende per lo capo , fenon la Sommità
Zzer.jjat. del Sacerdozio ? Onde da Ezechicl Profeta fu detto 1 u figliuolo dell uomo /ren-
:

diti un coltello acuto , il quale rada i peli : e prefo che F arai , menalo [opra il capo
tuo , e /òpra la barba . Per quello fi dimoflra il giudicio del noftro Redentore ,
il quale apparendo in carne fi nife il capo , quando al Sacerdozio Giudaico levò

i Sacramenti de’comindamenti loro;rafcfi la barba, quando abbandonando il Re-

gno d’ ISrael , gli tolfe tutta la bellezza della virtù Sua Ed al prefente , che
.

s’ intende per la terra , fenon l’ uomo peccatore è Onde al primo uomo , che
Cen. j. a. peccò fu detto : Terra Jei , e in terra riverrai Adunane per lo nome della terra
li disegna la peccatrice gente pagana : onde riputandoti la Giudea giuda » ere-

dea ogni peccato del popolo Gentile , come per lo tefiimonio di San Paolo
Gal. a. c. leggiamo , che dice : Noi fiamo Giudei per natura , e non peccatori del numero
de Gentili : Adunque il nollro mediatore polliamo dire , che tofatofi il catx>
cadette in terra , quando abbandonò i Giudei , c levò i Suoi Sagramcnti dal
Sacerdozio loro , e venne in conofcimento de’ Gentili : Adora rafe i capegli
del capo, quando rimolfe i Sacramenti della legge da quel primo Sacerdozio:
c cadde in terra , quando fi diede a’ peccatori , t quali li potelfino Salvare , c
abbandonando coloro, a’ quali parea edere giutli , ricevette a Se quelli , i
quali fi conofceano c confettavano edere ingiuri . Ónde pertanto e’ dieta nel
Gio. 9 . c. Vangelo: Io fon venuto in queflo monito per giudicio , acciocché quegli che non
veggono , veggano : e quegli che veggono , divengano ciechi Pertanto adunque
.

Efod. 1 In colonna Mia nuvola , la quale andava dinanzi al popolo di Dio nel difetto,
d. non rendeva Splendore di fuoco il giorno , ma Solo la notte , perocché il no-
flro Redentore nullo Splendore dette di se a quegli , i quali della loro giudi-
zia fi confidavano ; ma verfo coloro , che conoscevano le tenebre de’ pecca-
ti loro , rendè Splendore di fuoco dell’ amor Suo . Nè per quefio che noi diciamo,
che Giobbe cadde , debbe parer cofa indegna alla mente , che fia Significato
il no-

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DI 5 . GREGORIO. 55
il nollro Redentore . Tu
leggi nella Scrittura : Il Signore mandi la J'ua parola in lfia.p.b.
Giacobbe ,
quella cadde in lfrael . Giacobbe è inferpetrato fufpiantatore , Ifrael è
inrerpetrato che vede Dio .E che polliamo noi altro intendere per Giacobbe
, fc-
non il popolo Giudaico, e per Ifrael il popolo Gentile > Quello Giacobbe fi sfor-
zò di fupplantare con la uccifione della carne quel Dio, il quale il popolo Genti-
le certamente vide con gli occhi della fede . Dice dunque, che la parola manda-
ta in Giacobbe , cadde in I traci ; perocché quell' Iddio veniva al po-
, il quale
polo Giudaico , fu da lui abbandonato, e dal popolo Gentile tenuto e creduto.
Ancora del Santo Spirito è fcritto Cadde /opra dì loro lo Spirito del Signore . TxxAtt. i.a.
:

dei fapere . che pertanto la parola di Dio , ovvero lo Spirito Santo fi dice nella
Scrittura cne cadeiTe , per dimoltrare il fubito fuo avvenimento perocché quel-
,
la cofa , la quale mina
, ovvero cade, fubito giugne al balfo . Il no; irò Media-
tore adunque cadere in terra , non è altro , fenon il fuo fubito avvenimento fen-
za altri fegni , che vadano innanzi . Ma
ben dia t che cadde in terra , e
adori perocché ricévendo il nollro Redentore 1* umiltà della carne nollra
-,
,
egli infide amore d’umiltà in coloro i quali crcdéffino in lui : onde noi pof-
,
fiamo dire , che quello egli facelTe , quando egli ci ammaeftrò che noi dovef-
,
fimo così fare . Siccome del fuo Spirito noi leggiamo ove dice Quello Spi- :
,
rito priega per noi co' pianti , che non fi poffon narrare Già non dovemo noi .

dire ,
che pricghl per noi colui , il quale è uguale al Padre c al Figliuolo ; Ma
pertanto fi può nominare pregatore ; imperocché egli fa pregatori con ficurtà
coloro . i quali fono ripieni d cfTo \ comechc il noltro Redentore il contrario
00 ln ** roedefimo , il quale apprettandoli alla paflione pregò il Padre
J
fuo Ma non è da maravigliare , fe enendo lui in forma di fervo , fi molili»
.

fuggetto al Padre , conciolfiache follenefie fotto tal forma d' eflere infino alla
morte contrattato dalle mani de’ peccatori Segue appreflò nudo tt/cj dal . :

ventre della madre mia e nudo vi ritornerò La madre del nollro Redentore,
.
,
fecondo la carne fu la Sinagoga, dalla quale egli fi fece al Mondo vifibile
lecondo il corpo Ma
quella Sinagoga folto il velame della terra lo tenne
.

coperto , non curando d aprir gli occhi della mente all’intendimento


fpiritua-
Je di quello onde pertanto , che non volle vedere Dio
:
il quale flava na-
,
feofo fotto il corpo umano
, polliamo dire , che nella divinità fua non lo vo-
ielie conliderarc ignudo . Dice , che nudo ufcì del ventre della
madre , pc-
?^ he nalcendo per carne della Sinagoga de’ Giudei, chiaramente fi mo/fiò Gen.70.6.
r
a Uentili : la qual cofa ben fu figurata per Giofeffo 1’ am-
, il quale falciato
manto li fuggi , volendolo quella adultera ufare difoneltamente perocché
:
credendo la Sinagoga , che Dio felle puro uomo polliam
dire , che adulte-
ramente l abbracciava ; per la qua! cofa lafciò il ,Signor
loro il manto , cioè
P*"?? deila l'«OT,e la potenza della divinità fua diede a conofcere a
Oentill ; onde dice» 1 Apoltolo : Infine a aueflo giorno
Uggendo ej] Meijl , il i.Cor.'.a, 1
velame i fiopra ri cuor loro . Imperciocché 1' adultera
femmina , cioè la Sina-
goga , li ritenne il pallio , e perdè ignudo colui il quale
elfa mal tenca .
Adunque pertanto che venendo il nollro Redentore, della Sinagoga de Giudei,
li inoltrò chiaramente a Gentili , ben polliamo noi dire, che nudo ufcì del
ventre delia madre Ma reggiamo Abbandonò
.
etto del tutto quella Sina-
:

donde che
dett0 Pcr 10 Profeta Se farà il numero de figliuòli Ofice
è
*rfrF ,
la rena
^, :
t.b.
”f rf f*"'. 1* reli1** faranno fiabe
;
E altrove è Rom.q.c. .

Infin0“ la Tlwtuàtne delle Genti fia entrata dentro . e etti


Si/d » ir
W0 Ifiael
Pe r q ft° fa PP ia roo, che alcun tempo verrà, ch’egli
l**
appaura chiaro d , o-
eziandio alla Sinagoga de’ Giudei
,

,
e quello dì cenilfimo farà
aiu fine del mondo quando fi manifcllerà
, Iddio come egli è , alle reliquie
odia gente fua . Onde ben dice il fello
nollro : Nudo vi ritornerò Nudo pof- .
iiwno dire , che torni al ventre deila madre fua
,
quando alla fine del Mon-
do ,
. . . . .

5« LIBRO 11. DP MORALI


do , quello , i! quale fendo fatto uomo , fu difprcgiato fari dichiarato agli
,
occhi della fua Sinagoga per Iddio . Odi poi
17. Signore ne diede , il Signore ri ha tolto : come ad
Il
effo ì piaciuto , tosi
? fatto : fra benedetto tl nome del Signore . Noi polliamo dire
, che il nollro
Redentore pertanto che è Dio , dia ogni cofa inGeme col Padre fuo : ma per-
tanto ch’egli è uomo , polliamo dire che riceva dal Padre ogni cofa . Adun-
,
que del popolo Giudaico , quando egli credea il millcrio della fua incarnazio-
ne , che dovea venire , noi polliamo dire , che egli diceffc Il Signore ri ha :

dato c di lui mcdefimo , quando poi fpregiò l’afpcttata fentenza della incar-
:

nazione tanta, poffiamo dir , che dicclle il Signore ri ha tolto. Allora dob-
:

biamo noi dire , che quella incarnazione fulTe data a’ Giudei , quando elfi
crcdettono , che quella doveffe venire : poi meritandolo la cecità loro , fu lo-
ro tolta , quando eli* fu da loro difpregiata Ammacllra appretta il Signore i
.

Mat.z6.c. fedeli Tuoi , che ne’ flagelli fappiano benedire Iddio onde dille come al Si- : :

gnore è piaciuto , coi) fi è fatto : fin benedetto il nome fitto . Nello Evangelio
noi leggiamo , che appiedandoli il Salvator nollro alla palfione , prefe il pane
c rendè grazie a Dio Ben rende grazie quello , il quale ricevette in fe i fla-
.

gelli della iniquità altrui e vedi , che quello


: il quale nulla cofa avea com-
,
inella degna di pcrcuffione , umilmente benediceva Dio nella fua perfecuzio-
ne Quello facea per dimoflrare quello , che debbe fare ciafcuno ne’ flagelli
.

della propria colpa , dipoi che con tanta fapienza folienea le pcrcoffe della
colpa alrrui ; per dimoitrarc ancora quello, che nella fua correzione debbe
fare il fuddito , vedendo tra’ flagelli render grazie a colui , il quale è pari al
Padre fuo . Segue poi In tutte quefle cofie nrm peccò Giobbe con te labbra fitti
:
*
,
ni alcuna cofia ftolta Parlò contro a Dio Che! nollro Redentore mai non pec-
callc , c nulla cofa (tolta mai dicclle , odi in ciò il teflimonio dell’ A no Itolo
l.Pictr. 2. Pietro , dove dice: Il quale non fece peccato , nè mai fi trovò inganno nella boe-
d. ea fua . Lo inganno della bocca . quanto pare a gli uomini che fia cofa d’ allu-
zia di gran prudenza , tanto nel cofpetto d’ Iddio è piu (folto , dicendo di ciò
I.Cir.r.d. l’ Apoftolo Paolo : La Jafienza di quello mondo è ficleizia appreso Iddio . Adun-
que dicendo , che inganno non fi treni nella bocca fua , ben dimoflra , che nul-
la lloltizia diceffc . I Sacerdoti c Principi pensavano , eh’ egli (foltamente par-
lane contro a Dio . quando al tempo della Milione elfcndo dimandato , dicca
che egli era il Figliuolo di Dio ; onde quello udendo , domandavano contra-
Ajut.ad^.dicendo : Che bi fogno ci è oramai di teflimonio ? voi avete udita la beflemmia
Ma contro a Dio egli veramente non dille cofa alcuna (folta perocché mo- :

rendo predille agl' infedeli quello , che poco poi , rifulgendo egli , chiaramen-
te molfrò loro Quello tanto brievemente abbiam trafeorfo nella fignifica-
.

zionc del nollro capo


18.
.

Oramai a edificazione del corpo fuo replichiamo quello fello medefi-


_ ^
mo , fponcndolo ad utilità nollra moralmente , deche pertanto noi fappiamo,
come quello , che rnanifcflamente fi fece per opera , li polla fare dentro da
noi nella mente . Diciamo adunque dal principio

Finita la fpojtziotie Allegorica , comincia la Morale

9. TT N giorno i figliuoli di Dio innanzi a lui , ceco che con


effondo venuti
LA tot vi fuSalem Spelte volte a’ nollri buoni penficri , i quali
preferite .

per lo avvenimento del Santo Spirito fono feminati nel cuor nollro , con
grande afluzia fi inframette quel nollro antico nimico per turbargli, e per
confumargli : e impcrtanto allora noi poffiamo dire , che effendo i figliuoli
di Dio innanzi da cflò, ancora vi ila prefente Satan Ma in tal tentazione .

niente

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? .,

DI S. GRECO RIO.
niente ci abbandona il noftro Creatore ; imperciocché ci fa conoscere con Io
Splendore del fuo lume colui , il quale con diverlì agguati ci fi nafconde
Ver la qual cofa lo domanda Onde vieni ? I l domandar lui il noftro nimico,
:

non è altro , fenon manifestarci i diverfi fuoi inganni , per farci intenti alla
guardia dfcl noftro cuore , i'entendo la venuta fua il quale dice
:
,
che rifpofe .
so. lo ho circuita la terra , e cercatala tutta Il circuire la terra Satan
.
,
noti
è altro , fenon cercare le terrene e carnali intenzioni del cuore , per le quali
egli polla trovare in noi cagione d’ accula Allora adunque cerchia Satan la ter-
.

ra , quando ila d’ intorno a i noftri cuori per rimuoverne le virtù e Seminarvi


dentro i vizj , per multiplicargli poi neila mente , per aulirci iniquitadi , per
conduccrci poi con quelle alle pene eterne in compagnia fua . E nota , che
non dice , che voleflc , ma che cercò ; perocché non è ufanza di tentare fu-
bito , e partirli ; ma dove truova il cuore molle , qui co’ fuoi malvagi con-
ducimene ferma il piede , acciocché dimorandovi , vi laici le veftigie delle
rie operazioni :contra il quale vedi , che Giobbe i lodato onde dice : Or
:

hai confiderato il fervo mìo Giobbe , che nullo fia fintile a lui in terra , uomo
femphee e diritto , il quale teme Dio , e fiugge il male ? Colui , il quale Iddio
con fua fpirazionc fortifica contra il nimico , polliamo quali dire , che fia lo-
dato a gli occhi del nimico Satan . Il lodare del Signore , è prima conceder-
ci le virtù fante , e appretto guardarle . Ma
l’antico nimico tanto piu fi tur-
ba contra i buoni , quanto pia gli fente fortificati dal difendimcnto di Dio ;
onde odi , che foggiunfe Ora teme Giobbe Iddio in vano ? Non hai tu /lecca-
:

to ovvero afforzato lui e tutta la enfia , e la Jìtfilanza fitta da ogni parte ? e


f
hai data la tua benedizione alfi opere delle mani fitte ,, e la fitta pofifiefifiione è cre-
feiuta /oprala terra Come fe apertamente dicefle : perche lodi tu colui, il
quale tu difendi , e fortifichi ? Quali voglia dire : Se egli furti: contra me ,
c per lue virtù mi contrattarti: , ben farebbe degno di" tua laude Onde vedi , .

che maliziofamcnte domanda contra lui quello , che ’l fuo difenfore benigna-
mente gli concede Onde fegue .
.

21. Ma fiondi un poco la mino tua , e tocca tutte le ricchezze fitte , e vedrai,
fe egli renderli benedizione nella faccia tua Spelfe volte avviene , che facendo
.

tioi frutti di virtù


, e avendo
abbondanza di profperità , la mente nollra fi leva
in fuperbia , penfandofi alcuna volta , che da erta vengano que’ beni ch'ella ha,
i quali beni il nollro nimico maliziofamcnte dclìdcra di guadare veramen-. Ma
te Iddio non ci lafcia in quello tentare , fenon per grande fua benignitade , ac-
ciocché vedendoli la mente un poco efler pcrcoftà in que’ beni, de' quali ella
prcndea tanta allegrezza , conofca pertanto la fua debilita , «infoiandoli piu for-
te nella Speranza dell' ajuto di Dio e adiviene quello per mirabile difpenfazio-
:

rie di pietù : che ove il maligno nimico tenta il cuore per dargli morte
* il mifericordiofo Creatore 1’ ammaeftra per dargli vita Onde ben l'oggiu-
.

gne ecco tutto quanto egli ha , fia nella mano tua : fola in lui non ifiìendcre la
:

tua intano : come fe ditelli: apertamente Io voglio in tal maniera Sottomet-


:

tere alla tua tentazione le fuftanze de’ miei eletti , che nientedimeno tu co-
nofca , che io gli confervo nella radice della mia mente Per la qual cofa
.

appretto ben foggiugne Partijji Satan filila faccia di Dio : Imperocché dipoi
:

che al nollro inimico non è permerto da Dio di danneggiare i fanti eletti


dentro dalla mente , allora egli fi diparte dalle cole dentro , per tàr danna ggio
alle cofe di fuori . É fe alcuna volta Iddio permette che egli dentro da noi
,
dia turbazionc alle nollre virtù , certo quello ft Iddio per confermarti mag-
giormente in Quelle e tanto permette che egli ci contralti , innno a tanto
:

che noi per tali tentazioni lliamo piu confermati in virtude , acciocché forfè
noi non vogliamo attribuire a noi medefimi que’ beni , che noi facciamo, e
accio ancora , che boi per Sicurtà di poi {nedefimi non manchiamo di ftar fem-
H pre
,

fS t 1 S R O IL ne MORALI
>re folleciti e paurofi contro a i nollri difetti : c acciocché noi tanto piu fol-
Jecitamente ftiamo intenti alla guardia de|le nollre virtù , quanto noi mag-
giormente conofciamo il no.lro avverfario llar tempre apparecchiato contro •

di noi nella fchiera delle tue tentazioni Segue apprefTo E un giorno mtn-
. :

gìando ,
e bruendo i fuoi figlinoli e le figliuole nella (afa citi loro fratello primo-

genito ,
ecco ,
che venne à Giobbe un nteffo , il quale di [fé : 1 tuoi buoi arma-
no e le tue afine pafeeano appreffo di quelli ; ed ecco , che fopravvennero i fa-
bei ,
e portarongli via tutti , e pecco [fono di coltello quegli , che gli guardavano.
22 . Noi dobbiamo fapcre , che tempre nel cuore de’ fanti eletti debbe pri-
ma nafeere la fapienza , ovvero il conotcimento delle buone opere , che dob-
biamo feguire e quello per lo dono del Santo Spirito fi può chiamare il pri-
:

mo figliuolo della tanta mente E quella fapienza non è altro , fenon la no-
.

lfa.nJb.fe- ftra Fede , ficcome ben lo dicea il Profeta Se voi non crederete , voi non m-
:

condo i tenderete . Allora fi può dir , che noi abbiamo vero intendimento c vera fa-
•UCX. pienza , quando alle parole del nollro Creatore noi abbiamo fede di ferma
credenza . Ora adunque allora polliamo noi dire , che i nollri figliuoli llicno
a mangiare nella cala del loro fratello primogenito , quando le nollre virtù
prendon la lor forza ne! dono della fanta Fede : la quale li^ffrinu non è gene-
rata nel nollro cuore , veramente nulla noilra operazione può e fiere buona
come che di fuori moltri che fia fatta con virtù Allora fi può dire , che .

nella cafa del primogenito fratello mangino i nollri figli e le nollre figlie ,
uando dentro all' abitazione della Santa Fede , le nollre virtù fono pafeiute
3 el cibo della fanta Scrittura , ficcome egli è fcritto : Senza la fede è imponi-
bile di piacere a Dio : quali diccrtc il tanto Apollolo : allora veramente pren-
dono fortezza le notlrc virtù , quando cominciano a ricevere nutrimento da
i facramenti della tanta fede. Ma
ecco, che ertendo le nollre .virtù così pa-
feiute di vivanda di fapienza c di fede , il nollro nimico ci toglie i buoi , che
arano , e 1’ aline che pafeono. Per li buoi che arano , che altro intendere-
mo noi , fenon i gravoli noltri penfieri ? da i quali noi fiamo continuamente
efercitati e pertanto eterno di noi frutti di virtù piu abbondanti . E che
:

intenderemo noi per I’ afinc che pafeono , fenon i lcmplici movimenti del
no. Irò cuore? i quali elTendo con illudio da noi rifrenati dall’ errore della du-
plicitade , allora li può dire , che noi gli nutrichiam > nel campo d’ uni libe-
ra puritadc . Ora ecco , che quando alcuna volta il nollro alluto nimico ve-
de i gravi penfieri nel nollro cuore , allora egli fi sforza di corrompergli (òt-
to l’inganno del diletto; c vedendo i nollri femplici movimenti, allora egli
ci dimoilra le novità delle fortigliczze , acciocché addimandando noi per quel-
le alcuna laude, noi perdiamo la fempiicità delia purità . Portiamo ancora
per li buoi che arano, intendere i penfieri del nollro cuore , per li quali ci
sforziamo di far profitto ad altri E quello interviene , quando noi co* nollri «
.

ammocllramcnti vogliamo rompere la durizia del cuore de’ nollri frati e per :

le afine , le quali non hanno alcuna ferocità da contraltare a chi pontubpra


loro alcun pelo , noi portiamo veramente intendere la virtù della fanta pazienza.
zj. Sporte volte il nollro antico nimico vedendo , che co! nollro parlare vo-
gliamo fare alcun profitto a i nollri prolfimi , si fi sforza di far venire la mente
noilra in peccato di pigrizia , licchc a noi fu tedia di fare utilità altrui , e-
ziandio quando noi non fumo occupati alle nollre . E in quello modo noi

portiamo dire, che egli porti via i buoi , quando egli per vizio della negli;
gonza fi sforza di gualtare i fami penfieri delle nollre menti , per li quali noj
eravamo difpolli alle utilità de’ no.lri prolfimi . E comcche i cuori de’ fanti
eletti fempre vegghino dentro da loro , c Tempre confiderino , e [fieno in paura
di quel danneggio , che elfi potelfino follenere dal tentatore ; nientedimeno a
quel malvagio nmuco aoa pare avere poso rapito , fc pure per uu piccolo
pun-
DI S. GREGORIO. 19
punto egli i fanti penfieri loro : e fpeffe volte vedendo efio
può impacciare
la mente alcun uomo efferc acconcia a pazienza , egli va inveftigando quel*
d’
le colie , che fon da noi piu amate : c in quella parte con tutto fuo sformo
tende lacciuoli di fcandalo. nella quale egli per lingolare amore ci vede piu
acconci ad impazienza . Ma
i fanti uomini tempre con tutta loro follecitudi-

nc ritornano a loro medefimi , e per ogni piccolo errore fi ricorrono alla cor-
rezione della penitenza : c in quello modo quando eglino efaminano alcuna
loro debilità , e confiderano in che modo eglino doveano Ilare , allora diven-
gono piu fermi . Ma quando il noftro nimico per alcun piccolo tempo può
turbare la pazienza de^ buoni , allora fi può dire , che egli fi rallegri aver le-
vate f afine del campo del cuore Ora i fanti uomini lempre llanno col lu-
.

me della ragione alla guardia delle loro operazioni ; ma alcuna volta adivie-
jnc , che ’l noftro antico nimico fubitamente viene contro a noi con le tur-
bazioni delle fue tentazioni e pertanto offendo noi così fprovvedutamente
:

affiliti da dio , non liamo antivenuti dalla noftra guardia e in quello mo-
:

do noi polliamo dire allora , che egli uccida i noiln guardiani nientedi- . Ma
meno pure 1’ uno fi fugge , il quale annunzia , come gli altri fono morti . E
quello non è altro , icnoriche effendo turbati per la tentazione del nimico
tutti i noftri movimenti ,
allora la difcrezione ritorna alla noftra mente ,
lìc-
chc tutto quel che la noftra mente ha perduto per le fubitc tentazioni , ella
ricovera per lo lludio della verace compunzione Segue appreffo . E ancora :

parlando quello , venne f altro , e diffe : lì fuoco di Dio cadde di cielo , e percof-
fe le pecore e i fervi tuoi , e confumogli : e fola io J'campai per rinunziando ;
che intenderemo noi per le pecore , fenon la innocenza de’ noftri ponderi ?
E che intenderemo noi per li fervi , fenon la mondizia de’ cuori de’ fanti
uomini ì Ora ficcome noi abbiamo detto di iòpra , alcuna volta per lo no-
me del cielo noi intendiamo quello acre , il quale è di fopra a noi : per la
qual cofa noi diciamo , che gli animali che volano , fono uccegli del cielo .
Or noi Tappiamo bene , che quegli (piriti immondi , i quali cadono di cielo,
fi abitano quella regione , la quale d in mezzo tra ’l cielo , e la terra c :

quelli pertanto fono piu invidiofi , che i noftri cuori fi levino in alto a con-
templazione delle cofe celcftiali , imperocché per la loro fuperbia eglino fi
veggono caduti da quelle . E imperiamo concioffiachc contro alla mondizia
de’ noftri penficri venga la fiamma della invidia da quelle podeftadi dell’aere,
in quello modo noi polliamo dire , che di cielo caggia il fuoco fopra le pe-
ccare , onde fptflc volte le rtoftre menti monde e innocenti eglino accendano
di fuoco di lulluria e in quello modo fi può dire, ch'egli ardan le pecore
:

col fuoco
,
quando e’ perturbano i netti c fanti movimenti dell’animo con la
tentazione della luffuria E quello fi chiama fuoco di Dio imperocché come-
. -,

chc quello non fia generato , Iddio facccntc ; pur è generato , Iddio permet-
tente Quello pertanto fuoco , che per la fubitezza fpeffc volte conluma le
.

menti noftre , noi polliamo dire , che uccida i noftri guardiani Ma niente- .

dimeno pure uno nc l'campa : c quello non è altro fenon le virtù della di-
fcrézione , la quale fottilmcntc difamina tutto quanto la noftra mente foftic-
nc d’ avvertita : cd ella è fola quella , la quale ci fcampa dal pericolo della
morte ; imperocché effendo conturbati 1 noftri penficri , fidamente la difcre-
zione è quella , che non può effe-r vinta . <Juefta è quella , la quale annunzia
all’ animo noftro i fuoi dannaggi e in quello modo quafi fi può dire , che
:

ella chiami il fuo Signore a lamentarli con ella . Segue E ancora parlando
:

quello , venne F altro , e diffe : 1 Caldei fedotto tre turine , e a faine no i cam-
melli , e pcrtarongli via : e i Jcrvi tuoi liniera perccf e.no ai coltello : e fiainjai
io filo fer rinunziando . Per li cammelli i quali pclfono efferc appellati ani-
,

mili mondi , pertanto che inguaiano , e animali immondi , pertanto che non
il z ha a-
,.

6o LIBRO 11. Dt MORALI


hanno 1’ unghia feffa , ficcomc abbiamo detto di fopra ; noi potcmo < intender
re i buoni difpenfaton delie cofc temporali , nelle quali quanto abbiamo no*
maggior cura , tanto noi liamo dal nollro nimico piu contrattati ; impercioc-
ché noi dobbiamo faperc , che tutti coloro , i quali fono anteporti per di-
fpeniatori delle cofe terrene . fi fono contraporti piu apertamente alle laette
elei noltro nimico; imperocché alcuna volta volendo egli provvedere alle co-

fe future , e’ pertanto ne fono meno cauti a i danni delle prefenti . E cosi per
10 contrario volendo egli alcuna volta provvedere alle cofe prefenti , e‘ fono
piu lenti a dare ordine a quelle che debbono feguire . Spcrtc volte eflendo loro
in alcuna operazione piu folleciti , che non conviene eglino per tale folleci-
:

tudine maggiormente fanno dannaggio a quegli che fono loro fottqpolti . Al-
cuna volta volendo elfi porre regola alla loro lingua , non la pofTono .fer va-
re per la gran gravezza della loro difpcnfazionc . Alcuna volta fotto fpezie
di voler raffrenare la lingua , egli tacciono eziandio quelle cofe , le quali è
meftierc di parlare . E cosi per contrario alcuna volta volendoli eglino al-
largare per dillribuire le cofe ncccfl'arie , e’ dicono eziandio quelle cofe , ic
quali eglino non doveano parlare : c cosi portiamo noi dire di molti altri mo-
di . Ora adunque conciortiachc i maligni (piriti in. tanti modi turbano i dil-
penfatori di quelle cofe mondane , pertanto noi polliamo dire , che con tre
turmc i Caldei rubino i loro cammelli . Quelle tre turme non fono altro , le-
non guadare la virtù della difpenfazione di quelle cofe terrene ora con lento
cfercizio , ora con fupcrchio parlamento , ora con difordinato penfiero ; accioc-
ché siòrzandofi la noìlra mente d‘ amminillrare le cofe di fuori , pertanto la
11 dilunghi dalla confidcrazionc di se medefima , c in quello modo erta man-
co conolca i danni , che effa fofticne di se medefima ,
pertanto che ella

impacci nelle cofc di fuori piu che. non fi conviene .


14. Ma la mente de’ fanti ,
uomini cura della difpenfa-
quando riceve la

zione di quelle cofe terrene, fi confiderà diligentemente quel che li convie-


ne a ella , c quel che li conviene al proflimo fuo : e niente abbandona i
Tuoi ftudj per la follccitudinc , che erta abbia delle cofe altrui: e ancora
per follecitudine , che erta abbia della utilità fua , non lafcia Ilare la utilità
altrui . Ma nientedimeno alcuna volta eflendo la noftra mente così follecita-
ta da ogni parte , adivicne , che ella è fubitamente pcrcolfa da alcuna cofa,
per la quale tutta la fua previdenza vien meno : c impcrtanro allora fi può
dire , che i Caldei percuotono di coltello i guardiani de’ cammelli ; ma pu-
re uno nc ritorna c quello adiviene , quando tra tanti nortri impacci pure
:

dinanzi a gli occhi della nollra mente è pollo il lume della dilcrezionc e :

quello adiviene , quando la nollra mente ritornando da se medefima , li con-


fiderà quello, che ella abbia perduto per alcuna tentazione Segue Antera
. :

parlando quello , ed ecco venne F altro , e dijje : Mangiando , e bevendo i tuoi fi-
gliuoli c figliuole nella caja del loro fratello primogenito , fubitamente dalla
regio-
. la
ne del difato venne un vento fmtìffimo , e percojjfc i quattro canti della enfia
quale rovinìi fopra i figliuoli tuoi , e fono morti , e fcampai io foto per rinunciartelo .

regione del s’ intende la


Siccome noi abbiamo detto di fopra , per la diferto

moltitudine degli fpiriti immondi , la quale pertanto che abbandonarono la

beatitudine del fuo Creatore , impcrcio fi può dire , che ella fuffe fuori del-
la mano del coltivatore , e pertanto fia appellata degnamente
regione tU feria

Da quella così diferta regione noi portiamo dire . che allora vegna il vento
folte , c faccia rovinare la cala , quando da quelli fpiriti immondi
viene fo-
dallo (lato
pra di noi alcuna tentazione , la quale diparte la nollra cofcienza
nollra ca-
della fua tranquillità . E certamente noi polfiamo dire , che quella
fa , cioè la nollra mente , abbia quattro canti . Imperciocché
tutto 1 edificio
cardinali
delie aulire buoae operazioni fi è fondato fopra le quattro virtù

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,

D I s. G»R r G 0 R 1 O. 61

lìccome fono. Prudenza , Temperanza , Fortezza , e Giuflizia : di che bene


leggiamo noi , che i quattro numi del Paraditò imbagnano la terra imper- :

ciocché quando il noilro cuore è immollato da quelle quattro virtudi , allora


egli è temperato da ogni caldo de’ delìderj carnali . Ma
egli adivienc alcuna
volta ,
che dentro dalla nollra mente fi entra alcuna pigrizia : per la qual co-
la la virtù della Prudenza dentro da noi diventa fredda : imperciocché of-
fendo ella per pigrizia raffreddata , ella non può antivedere le cofe , che
debbono venire . E alcuna volta , pertanto che dentro dalla nollra men-
te fi entra alcun diletto , la nollra temperanza vien meno^ Acuna volta .

il noilro cuore Ila in paura di quelle cofe terrene : e così è guadata la


virtù della nollra Fortezza : e in quello modo pertanto noi divegnamo
piu deboli contro all’ avverfirà , quando noi temiamo piu che non fi convie-
ne di perdere alcune cofe Temporali Alcuna volta adivienc , che la nollra
.

mente ama se lleffa piu che non fi conviene ; per la .flual cola ella fi dipar-
te dalla dirittura della Giullizia : e in quello modo noi polliamo dire , che’l
vento forte percuota i quattro canti della cala , quando alcuna forte tentazio-
ne percuote le quattro virtù . Ora tra quelli quattro canti mangiano e beono
i figliuoli di Giobbe : imperciocché dentro dal fegreto della nollra mente , la
quale è polla nella fomtnità della dirittura , per quelle quattro virtudi fi fo-
no pafeiute tutte 1’ altre , lìccome difeendenti da quelle ; imperciocché il do-
no dello Spirito Santo , il qual dentro dalla nollra mente forma in prima la
virtù della Prudenza , della Temperanza , della Fortezza , e della Giulìrzia ,
appreffo sì la informa di fette altre virtudi
,
per le quali ella fia ammaeftra-
ta contro ogni tentazione : onde contro alla (loltizia sì le dona la virtude
della Sapienza contro alla grettezza gli dona la virtù dell’ Intendimento
: con- :

tro alla fubitezza le dona la virtù del Configlio : contro alla paura , la vir-
tù della Fortezza : contro alla ignoranza le dona la virtù della Scienza con- :

tro alla durezza , la Pietà : contro alla fuperbia , le dona il Timore di Dio.
Ria egli adivienc alcuna volta , che quando la nollra mente è ripiena di tan-
ti doni , ella diviene ficura di se medefima , e pertanto non confiderà da cui
quegli procedono Per la qual cola il noftro Creatore alcuna volta per nò-
.

lira utilità gli fottrac da noi per alcun tempo, acciocché la mente prefu li-
mola conofca quanto eli’ era inferma dentro da se medefima . Imperocché al-
lor conofciamo noi donde procedono le nollre virtù , quando perdendole , noi
Tentiamo , come elle non poflòno clfcr contemplate da noi E importante) .

per generare in noi magillcrio d’ umiltade , Iddio permette che fopravvenpa


alcuna tentazione , per la quale la nollra fapienza fia percoflà di tanta (loi-
tizia , che ella non fappia donde fi contrallare a’ Tuoi mali , ovvero apparec-
chiarli contro alle fue tentazioni ; ma per quella lloltizia la nollra mente ne
diviene piu làvia , e per un modo di dire , perdendo ella la fua fapienza
cttà la racquifla piu perfettamente . Onde alcuna volta levandoli la nollra
mente in fuperbia per la contemplazione delle cofe di fopra , ella diviene grof-
fa nelle cofe batte e vili e in quello modo fi vede ettere nafeofa eziandio
:

nelle cofe umili , quella la quale parea pattare le cofe fonarne ma quella co-
-,

tal grettezza , la quale molìra torci il noilro intendimento , sì ce lo confer-


iva ; imperciocché effondo per alcun tempo così umiliata la mente noflra el-
,

la e piu veracemente confermata ad intendere le cofe di fopra ; e così pof-


fiamo noi dire dell’ altre virtudi, e vizi fopradetti Sicché ben polliamo ve-
.

dere , come rovinata la cala , i figliuoli di Giobbe fi muoiono imperciocché


:

effondo turbata per alcuna tentazione la noflra cofcienza , fubiramente vengo-


no meno le virtudi , le quali prima erano generate per nollra utilitade , ac-
ciocché noi conofciamo meglio noi medefimi .E certo quelli figliuoli , quan-
to allo fpirito dentro , non debbono eifore appellati morti 3 comeche fieno
morti

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\ ,.

4t LIBRO- li. D P* MORALI


morti fecondo la carne : imperciocché le nollre virtudi , comcche nel tempo
della tentazione abbiano alcuna turbazione , nientedimeno per la perfeveran-
za della nollra intenzione elle fono fermate nella radice della mente . Con
quelli tre figli ancora muojono le tre Cuore ; imperciocché alcuna volta per
alcuni flagelli è turbata in noi la nollra Carità : e pertanto che alcuna volta
diamo piu paurofi che non fi conviene , è turbata la nollra Speranza : e per
Je molte quilìioni fpcrtc volte è turbata la nollra Fede . E per meglio que-
llo dichiarare , alcuna volta adiviene . che pertanto che noi ci Tentiamo effe-
re flagellati , c percoflì d’ ayverfità oltre a quello , che noi llimiamo che fi
convenga , noi divegnamo tiepidi nell’ Amore d' Iddio ; alcuna volta noi fia-
mq in maggior timor di Dio , che non fa mdliero : per la qual cofa è de-
bilitata in noi la fidanza della nollra Speranza , e così alcuna volta effendo
F animo nollro percoffo di diverfe quilìioni , fi è turbata in noi la nollra Fe-
de . Ma nientedimeno quelle figliuole , le quali fecondo la carne muojono
pure vivono lpiritualmente : imperocché come in quello modo dentro alla
nollra cofcienza mollri d’ efler morta la virtù della Speranza , della Fede , e
della Carità ; nientedimeno la perfeveranza della nollra diritta intenzione si
la conferva viva dinanzi agli occhi di Dio . Onde ben dice , che un folo fan-
te ne campò, il quale rinunziò a Giobbe quello dannaggio ; imperocché la
diferezione della nollra mente fi rimane falva eziandio tra le tentazioni . E
quello fante fi fa , che Giobbe per li fuoi lamenti riabbia i fuoi figliuoli : c
quello adiviene , quando per la virtù della diferezione 1’ animo nortro dolen-
doli , fi conferva le virtù , le quali egli avea incominciato a perdere . E cer-
to non fenza gran difpcnfaziqne adiviene , che la nollra mente è pcrcoffa di
alcuna colpa : imperciocché di troppe gran virtù (limerebbe 1' uomo se me-
delimo , fc egli non fendile dentro da se alcuna volta alcun mancamento
delle fue forze .Ma fe egli adivicnc per difpenfazjonc della pietà di Dio , che
la tentazione non venga così finitamente , ma piuttolìo con temperanza per
darne ammaellramento , allora la nollra mente Ila vegghiante , e intenta a
Travedere gli agguati del nollra nimico : per la qual cola ben foggiunfc : Al-
lora fi levò Giobbe . Sedere è atto di pedona , che fi ri poli , ma levarli ritto,
fi è di perfona , che fia acconcia a combattere : ficche levarli in piA non è
altro , lenon fentendo la tentazione apparecchiare la nollra mente piu co-
llantemente" alle battaglie . Dipoi foggiunfe : e fyuarciò le veflhnemta fue . Al-
lora fquarciamo noi le veltimcnta nollre , quando noi con diferezione trattia-
mo le nollre operazioni , imperciocché fe le nollre operazioni non potettero ef-
fe r nominate nollro coprimcnto , già per la voce dell’ Angelo la Tanta Scrittura
Afoc. 6 c. non irebbe : Beato quello
.

,
che veggbia, e guarda le veflimenta fue , acciocché egli
non vada nudo , e non fia veduta la fua fozzura : allora è veduta la nollra fozzu-
ra , quando la nollra vita riprenfibile dinanzi agli occhi de’ giudi , non è co-
perta di coverta di buona operazione . Ma impertanto che alcuna volta noi da-
mo tentati di peccato , e dipoi damo per quegli indotti a lamentarci delle
nollre colpe, pertanto noi fumo quafi come deflati a conlìdcrare piu Tortil-
mente con gli occhi della noflra mente la luce della giuflizia : c per quello noi
portiamo dire, che, quafi nel dolore noi ci fquarciamo le noflre vcllimenta.
Imperciocché crefeendo per tal pianto la nollra diferezione , allora noi correg-
giamo piu afpramente le nollre operazioni : allora ogni nollra fuperbia ca-
de a terra : allora ogni nortro fupercnio penderò fi leva dell’ animo nortro
Per la qua! cofa ben foggiunfe : e tofatofi il capo cadde in terra e adorò.
25. Moralmente parlando , che intenderemo noi per li capegli , fenon i
Cani. 4. a. decorrenti penfieri dell’ animo noflro ? Onde in altra parte è fcritto : Sjoja
mia , le tue labbra fono ficcomc benda coffa : e il tuo parlare è dolce . La benda
rtrigne i capelli del capo , c impertanto noi portiamo dire , che le labbra del-
ia

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•a

DI 5. C* R T G O R I 0. t*
la Spofa fieno ficcome benda , imperciocché per lo conforto della fanta madre
Chiefa , fon legati in noi tutti i penfieri fuperbi . E veramente quelle bende
fono appellate coffe , imperciocché la fanta predicazione non diventa alfum-
naata , fenon folamentc per lo ardore della cariti. Ora per lo capo, che in-
tenderemo noi altro , fenon la mente noi Ira , la quale è principio d ogni noi Ir a
operazione? ficcome in-altra parte è fcritto : L’ olio non nunchi nel capo -tuo . Eccl.p. b.
L’ olio nel capo non è altro , fenon la caritade dentro dalla mente : e allora
manca l’olio nel capo, quando la carità fi parte da quella Ora adunque
.

tondarfi il capo non e altro , fenon tagliar dalla noilra mente ogni fopercnio
penliero e quello cade in terra , dipoiche ha fondato il capo , il quale aven-
:

dofi così raffrenati i fuoi penfieri , conofce se medefimo , ficcome infermo


. On-
de noi dobbiamo Capere che egli è cofa affai malagevole adoperare le gran
cofe , c non avere di se ;nedefimo gran fidanza ; imperocché di prefentc che
l'uomo combatte collantemente contro a i vizi, allora li genera dentro da
lui la prefunzionc di se medefimo . Ma dinanzi a gli occhi di quel giudo
Giudice tanto noi caggiamo in maggiore errore , quanto la colpa è piu oc-
culta , e manco corretta : per la qual cofa bene abbiamo noi detto di (opra,
che quando 1’ anima noilra così fi confida di se medelima , allora per rin-
goiare difpenfazione di Dio ella è percòlfa di tentazione ; acciocché fen-
tendoli debole , ella provi quello che clTa era , e così getti a terra la fupcr-
bia della propria prefunzione : imperocché come la noilra mente è tocca di
tentazione , allora dentro da noi manca ogni prelunzionc_ di noi medetì-
mi . Onde quando 1’ anima noilra fi leva in fuperbia , noi polliamo dire,
eh’ ella fi levi in tirannia , ed allora ella ha i fuoi penfieri quali ficcome Ter-
genti , che favoreggiano tale tirannia: ma fé- alcun nimico viene fopra a
quello tiranno, allora manca il favore di quelli Tergenti : onde clfendo den-
tro dalla noilra mente entrato il noftro avverl'ario , di prefentc fi fuggono i
(ergenti , ed eflendo così fpauriti , fi fuggono da colui , il quale in prima al
tempo della pace e laudavano con tante lulìnghe . Ma eflendo partiti quelli
Tergenti , allora il nofìro animo rimane folo ; imperocché dipartendoli da noi
i noltri fuperbi penfieri , allora la noilra mente lì vede rimaner fola nella ten-

tazione . E impcrtanto , udire 1’ avverfitadi , noi polliamo dire , eh’ ella fi


tonda il capo e quello adivicne quando fopravvenendo in ella la gravezza
:

delle tentazioni , ella è nudata della prefunzione di se mede fi ma . E di vero,


che cofa è , che i Nazarei nutricano i capelli t fenon che per la vita di gran
continenza crefcono i penfieri delle prefunziqm ? Ma che è , che compiuta la
divozione , s’ aggiunfe al Nazareo di radere il capo , e di gittare i capelli nel
fuoco del lacrificio ; fenonche allora noi poggiamo al fommo della perfezione,
uando i vizi citeriori talmente vinciamo , che dalla mente rifechiamo ezian-
Q io i penfieri vani ? Il bruciare i quali col fuoco , certamente non è altro ,
che accendergli con la fiamma dej divino amore , acciocché tutto il cuore
arda d’ amor di Dio , e bruciando i penfieri vani t quali i capelli del Nazareo,
confumi con la perfezióne della divozione Dipoi dice , che fi pittò in terra,
.

e adorò. Veramente quello rende verace orazione a Dio , il quale con umil-
tadc conofce se medefimo elfer polvere : il quale non attribuifee a se mede-
(imo alcuna parte di virtù , ma piuttoilo conofce , che tutte le fuc buone o-
pcrazioni procedono folamentc dalla milericordii di Dio . Per la qual cofa ben
foggiunfe Nudo ufcj del ventre della mia madre , e nudo vi ritornerò : come
:

le f animo nollro eflendo tentato e compollo nella fua infermità


, dica : in
prima la grazia di Dio mi generi) nudo nella vera e perfetta fede , e così
quella medelima grazia mi falverà nella mia morte . Imperciocché gran fol-
lazzo è dell’animo turbato, quando eflendo egli combattuto da’ vizi
, e fen-
tendofi , coni’ è nudo di viriudi , egli ricorre follmente alla ruifaicordia di
Dio,

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.

<4 L 13 R O II. D E’ *M 0 R A L 1

Dio , e pertanto
non fi laici.» fpogiiarc di virtù : imperciocché egli fi peni*
etfernc dei tutto fpogliato. Per la qual cola ecco come di prefittile egli co-^*
nolce umilmente la mano del donatore, dove dice: Il Signore ne diede, il
Signore n ha ulto . Ora ecco come eifendo ammaeitrato per le tentazioni il
noliro Giobbe , egli crclceva in virtude ; il qual vedi che conofce , che la l'uà
virtù era proceduta dalla larghezza del donatore . e nella turbazione delia l'uà
fortezza , la podelli di colui , che glie 1’ ba tolta . Quella fortezza pertanto
non fi puote dire , che fia tolta via , ma piutrolto un poco affannata , accioc-
ché la mente , la quale Ha in paura di perderli , pertanto fia piu perfetta nella
i'ua umiltade . Segue approdo : Siccome a Dio è piace tato , cesi è fatto : fia be-
nedetto il nome del Signore . Veramente egli è cola degna , che quando noi
fumo percolli dentro da noi d’ alcuna turbazione , noi ricorriamo al giudicio
del noliro Creatore : c che noi tanto maggiormente rendiamo laude al no-
ilro aiutatore , quanto noi maggiormente conofciamo ellcr toccata la debo-
lezza della nollra infcrmitade . Ma
ecco , che apprelfo ben foggiugne In :

tutte quefie cofe non peccò Giobbe colle labbra fine , e non parlò alcuna cofia fiotta
contro a Dio . Quello non vuol dir’ altro , f'enon che il noliro animo debbe
cfler tempre follecito alla guardia di se medefimo , acciocché venendo alcuha
tentazione ,
egli pertanto non fi sbocchi di fuori in alcun parlamento illecito,
e che egli non mormori , pertanto che egli fi veggia elfcr provato ; accioc-
ché quel fuoco , dal
quale elfo è provato liccome oro ottimo , elfo non lo
faccia per tale fparlamento ritornare in fuoco di paglia . Tutto quello anco-
ra polliamo noi difponcre de' doni del Santo Spirito imperciocché , come :

noi leggiamo in altra parte , ad alcuno d data la grazia della profezia , ad


alcuno la divediti delle lingue , ad altri la virtù del lanate le infermitadi :
f.Ccr. 12ma impertanto , che tutti quelli doni non fono fempre dentro alla nollra
.

mente in un modo , pertanto noi polliamo veder chiaramente , che alcu-


na volta eglino ci fono fottratti per alcun tempo a nollra utilitù , acciocché
la mente nollra non fi levi in prefunzione di se medefima . Quello a noi
non debbe eller cofa nuova ad intendere : imperocché fe i fanti Profeti avel-
lerò fempre avuto dentro da loro lo fpirito della profezia , già Elife© Profeta
non arebbe detto Lafictala flarc . imperciocché f ani, ita fiut I in amaritudine ,
:

e Iddio ha naficofa da me la poma Ancora fe cosi fune , già il Profeta A-


.

nios eifendo domandato , non arebbe detto lo non fimo Profeta ; e dipoi fog-:

4 Rcg. 4 giunle : nò figlio di Profeta ; ma io fono uomo che guardo gli armenti , e grafia
.
.

d. de' ficonmri E come diremo noi , che non filile Profeta colui , il quale con
.

Amos.p.b. vcritade avea predette tante cofe , che doveano venire ^Ovvero ancora come
diremo noi , che fufre Profeta colui , il quale negava di se medefimo la vc-
ritade 1 Ora per quello noi dobbiamo confiderare , che impertanto che in
quella ora, neila quale egli era addimandato , egli li fattiva mancare loSpi-
rito della profezia , pertanto egli potea dire con verità : lo non fieno
Profeta:
Id-
e nientedimeno dipoi foggiunfe : e ora odi la parola di Dio. Queflo dice
dio : la tua ritoglierà farà fomicaza »te nella eittade : e i tuoi figliuoli e figliuole
cadranno nel coltello , e la tua terra farà mi fiorata iella funicella , e tu morrai
nella terra corrotta Per le quali parole fi dimoflra apertamente , che parlan-
do egli in quello modo egli era ripieno di (ramo dt profezia , e che di prc-
,
fente meritò di avere fpirito di protezia quello , il quale confiderava e affer-
mava se medefimo non cfler profeta Ancora fe i Profeti avelfero tempre
.

s.Rr. 7 . a. fpirito di profezia, già Natan Profeta non arebbe conceduto a David Re
uello , che egli gli negò dipoi , quando egli lo addimandava dell edificio
D el Tempio : per la qual cola ben dice* il Tanto Evangelio : Colui , /opra il
quale tu vedrai dtfccndcr lo Spirito Santo , e fiore /òpra e fio , quello è colui che
batteria . In tutti i Santi Fedeli poffiam noi dire , che venga lo Spirito Santo ,
• ma

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DI f. GREGORIO, 65
ma (blamente (la. fermo
nel nollro mediatore ; imperciocché egli giammai
non abbandonò la umanità
di collii , dalla cui diviniti e(To procedeva e im- :

pertanto in coflui noi polliamo dire. , che lo Spirito Santo Tempre (lia fer-
mo ,
il quale folo c Tempre può fare tutte le cole ; ma i Santi fedeli , i qua-

li ricevono quello Spirito , non pqffono Tempre avere i doni de’Cegni , come

e(Ti vorrebbono , c impertanto eglino confettano d’ averlo ricevuto fìccome in


un pattare • ’ v
. * , i •
<
26. Ma in quella parte è uri poco da dubitare , imperciocché noi leggia-
mo nell’Evangelio ,
che la verità ditte a i Tuoi DiTcepoli parlando di quello
Spirito Santo : Egli fiorii con voi y* farà in voi . E
impertanto che vuol di- ,
re ,
che volendo Iddio dillinguere tra’l nollro mediatore , e gli altri, egli
Te : Colui y'fipra il quale voi vedrete oìifcerniere e fiore lo Spirito Santo , &c.
ecco che il nollro macllro afferma , che quello dovea Ilare eziandio ne Tuoi
DiTcepoli Ora tutto quello noi poliamo agevolmente folvcre , Te noi vor-
.

remo confiderare e dillingucre i doni di quello Spirito Imperciocché noi dob- .

biamo Tapere , che Tono alquanti Tuoi doni , Tcnza i quali niente fi può anda-
re a vita eterna : e alquanti altri doni Tono piuttollo a rellimonianza di Tan-
tità per utilitade altrui onde la manlùetudine , la umiltà , la pazienza , la
:

fede , la Tpcranza, la carità , Tono que’doni dello Spirito Santo , lenza i qua-
li nclfuno può cfler laicato Ma
la virtù della profezia
}
il Tanare delle in-

fermità , la divertiti delle lingue , la efpofmone. delie Scritture , Tono que’


doni , i quali ci fono dati piuttollo per correzione , ovvero per ammae-
llramcnto , o per indurimento di virtudi altrui , che per ncceflitade di no-
llra falute . E per quello noi polliamo dire , che lo Spinto Santo Tempre abita
ne’ Tuoi fanti eletti con que’doni , Tcnza i quali l’uomo non può cfler falcato :
ma non Tempre abita in loro con que’ doni , i quali non fono dati per falute
di nollra vita', ma piuttollo per informazione altrui quel mezzano di Dio
. Ma
e degli uomini , io dico quell’uomo Crillo Gicsù , ha dentro da se continua-
mente prefente quel Santo Spirito : imperocché dio è una medeftma fulìahza
con Jui . E impertanto noi polliamo dire , che quello Ila prefente co’ Tanti
«letti , ma Angolarmente egli è prefente al nollro mediatore , imperciocché in
coloro egli è per grazia ad alcuna operazione , ma in collui egli è per fil-
ila nza in ogni cola .‘Onde fìccome tutto l’altro nollro corpo non ha , Tenori il
feti timento del tatto , ma il capo gli ha tutti c cinque , imperciocché vede,
ode , gulta , odora , e lente : così i membri di quel nomo capo fi hanno al-
cuna virtù in loro , ma quello le contiene dentro da se tutte lenza alcun man-
camento . E in quello modo noi pottiamo dire , che ’l Santo Spirito con tut-
te le Tue virtù fia in colui , dal quale elfo giammai non fi diparte per na-
tura ma i Tanti eletti l’hanno dentro da loro per grazia in alcuna parte.
: E
dobbiamo ben /attere, che noi non portiamo perdere lenza pericolo que’doni}
per li quali noi dobbiamo acquittarc la vita eterna ma quelli , per li quali :

piuttollo fi dimottra la fantità della nollra vita , che la neceuità di falute , ci To-
no fpefle volte fot tratti, ficcome noi abbiamo detto, lenza pericolo alcuno.
E impertanto que’ primi doni fi debbono tenere per nollra lalute , e gli al-
tri fi debbono cercare piuttollo per utilità altrui . Di quegli noi dobbiamo
Har Tempre in paura , che erti non ci vengano meno : e per quelli altri , quan-
do ci fono fottratti a tempo , noi dobbiamo prendere confolazionc d’ umiltà,
cioè pertanto diventare piu umili, imperocché forfè per erti in noi fi gene-
,
ra alcuno fjrirìto di fuperbia Ora adunque quando noi ci Tentiamo eflcr fot-
.

tratti alcuni fogni di virtù di fuori , noi dobbiamo dire con Giobbe : Il Si-
gnore ne diede , il Signore ri ha tolto : fìccome al Signore ì piaciuto , così ì fatto ,
fai ienedetto il nome del Signore,
nano il libro secondo .
I LI- c
LIBRO TERZO
DESANMORALI
GREGARIO PAPA
DI
SOPRA IL LIBRO DI GIOBBE.
L beato Giobbe domandato dal nimico a Dio
, che lo

lafciafle tentare per dargli morte , per le fue tentazio-


ni crebbe in vita , e l’antico nimico donde lì pensò di
fpegnere le virtù fue , quindi fi dolfe d' averle rauhi-
plicate. Il quale pertanto che nella prima battaglia fi
confiderà cITer vinto , fi rimette ad altre battaglie di
tentazioni , fpcrando ancora del fanto uomo alcun pec-
cato ; perocché elfendo rio , non può credere eziandio
le virtù , che egli chiaramente vede . Ora nel teflo an-
cora fi ripete quello, che di fopra è detto delle pcrcolle fue . Onde dice :
Adtvmnc che un giorno emendo venuti i figliuoli di Dio per ijlare dinanzi al Si-
gnore ed offendo venuto tra loro Satan , e fiondo nel cofpetto fio , Iddio gli diffe .*
,
Donde vieni ? il quale rifpofe , e dille : lo ho cerchiata la terra e cercatala
tutta : e Iddio Ora hai confiderato il mio fervo Gkbbc , che nullo
gli diffe :

uomo fan' lice , e diritto, il quale teme Dio , e fig-


gli fia fi mite foprrt la terra ,
ge il male ? Quello abbiamo noi fpollo di fopra aliai llefamente onde me- :

glio è ora palfarlo con filenzio , acciocché volendo noi fpdTo ripetere quello,
che abbiamo prima efaminato , non vegnamo tardi a quello , che ancora non
abbiamo fpollo ; benché quello , che per la voce di Dio è detto a Satan : On-
de vieni ? non credo, che gli- fia detto come prima che tornando il nimico :

vinto da quella battaglia che gli era conceduta , ed effendo domandato , donde
egli viene quello del quale ben fapcVa il Signore , donde e veniva j eh è
,
altro fenon rinfacciargli la debolezza della luperbia fua l come fe aperta-
un
mente dicelTe quella voce di Dio Ecco che fei vinto da un uomo , il qua-
:

le ancora è pollo nell’ infermiti della carne : e perche ti sforzi di levarti cen-
tra me d’oqoi cofa J Onde vedi
autore che avendo il Signore Iddio rac :
,
,
contate le virtù dei beato Giobbe come prima »
per legno di vittoria e di
trionfo di prefente foggi unfe : il quale ancora ferva la innocenza fua * come fe
,

apertamente dicettc : Tu hai efercitata la tua malizia »


ma quello mente ha
perduta la fua innocenza: e donde tu pen fatti diminuire la grandezza fua»
quindi fei cottrerto di darvi ajuto : perocché la innocenza della mente »
la

quale egli gloriofamentc fervò nella tranquillità » troppo piu glonofarnentc la


conlervò al tempo dell’ avvertiti! .. Segue poi : Ma tu fuu corninofio centro m
a lui ad affligerto in vano Concioffiache Iddio fia giutto e verace» molto c
.

da vedere » come dice che in vano ha afflitto il beato Giobbe : che euendo
hii giutto
»
veramente non lo può affligere in vano dall altra parte efiendo :

lui veritiero» non può parlare in altro modo che etto adoperane
. Veggiamo
adunque » come in quetto il nottro Signore fia inficine giulto e verace » cioè
come fufle Vero quello che diire » c giutto quel che fece Di necemta era , .

di quanta
che quello fanto uomo il quale era mamfetto fulo a Dio » e a etto
»

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DI S. CREGOKIÒ. é-}

virtù egli fuffe , fuffe manifcfto al mondo , acciocché tutti lo potclTero fegui-
tare: e già egli non arebbc dati cfempli di virtù , fe fulTe ilato fenza tcnta-
-zioni . Che fece adunque Iddio ? Certo fece , che le dure pcrcoffc manifellaf
fino al mondo le .virtù fue , acciocché tutti le potcflino fegui re , e così i fla-
gelli dichiarali! no quello , che nel tempo tranquillo (lava occulto . E per que-
lli flagelli crebbe in elio la virtù della pazienza ; e per lo dolore delle batti-

ture fu in lui accresciuta la gloria del guiderdone . Or vedi adunane in que-


lla quillione nollra bel milleno che per confervar nel detto del Signore ve-
:

rità , e nel fatto dirittura , il beato Giobbe non in vano è pcrcoffo , perche
crefce il merito: e pure in vano è percoflò , perche non è punito di colpa
comincila Ben Tappiamo
. noi ,
che in vano è pcrcoffo quello , che di nulla
colpa è corretto : ed appreflo , non è ptreoflo in vano colui , al quale per-r
tanto fono maggiormente accrefciuti i meriti di virtù . Ma piu avanti . Che
vuol dire : Tu ni hai commnffo contro a lui ? Diremo noi forle , che il Signo-
re s’ accenda ad ira per le parole di Satan , e pertanto fi muova a dare tor-
menti a i fudditi Tuoi f Chi crederà quello di Dio, che folo d'un giuilo uo-
mo farebbe cofa indegna di crederlo ? Pertanto che noi non Tappiamo punire,
fc noi non fiamo un poco commolll j.pcro quando Iddio ci percuote , quella
li può nominare commozione : e parlali del Signore Iddio a modo che noi
parleremmo di noi , acciocché le fue opere fi pollano comprendere dagli
uomini Quella è quella virtù , la quale lenza neceffità creò ogni cofa , e
.

fenza difettò alcuno lignoreggia tutto , lenza fatica ogni cofa foltiene , Tegge
fenza occupazione , e corregge fenza commozione : la quale per li flagelli
conforma le menti umane alla volontà Tua., e fotto fpezic di diverfità nien-
te fi parte dalla luce della incommutabilità Tua . Apnreflo fegue : Rifpofe Sa-
tan , e diffe : Pelle fer pelle , e tutto guanto ha , darà F uomo per la vita fua;
ma fendi la mano tua , e torca le offa , e la carne fua , e alierà vedrai , che
nella faccia tua egli ti maledirà . Vuol dimoflrare 1’ antico nimico per le co-
le di fuori . quello che egli impone alla mente del fanto uomo ; onde dice :
pelle per pelle ; imperciocché fpeflè volte vedendo noi venire il colpo dinanzi
la faccia, leviamo la mano per difendere il vifo dalla percofla -, e cosi le
piu dure membra , c non mortali noi contrappognamo alle ferite , per non
edere ofTefi alle parti piu tenere e piu pericolo!!: : onde ben fapendo que-
llo Satan , dice : Pelle per pelle , e tutto quanto ha , darà l' uomo per la vi-
ta fua . Quali apertamente dicefle Pertanto foltiene Giobbe pazientemen-
:

te quelli flagelli , i quali fon fuori di lui , perocché teme d' eflere pcr-
coffo nella carne Tua . Adunque volca dire Satan : pertanto egli non s’ è
laicato vincere agli affetti carnali , imperciocché egli temea di non aver-
ne correzione nel corpo: onde temendo lui di se medefimo, meno fenti*
va le percoflc delle poffeffioni Onde vedi che il nimico domanda , che fia
.

ferita la carne fua , quando dice Stendi la mano tua e tocca le offa e la car-
:

ne fua : e allora vedrai , che nelle faccia tua epii ti maladirà . Di fopra ave*
già detto Tocca Tutto quanto quello eoli foffiede , e allora vedrai &e. Ora gua-
:

fi come dimenticata la prima propolla , addimanda altro :la qual cofa nien-
tedimeno per divina difpcnfazione gli è giuftamente permeila , acciocché al-
la fine quello fvergognato , effcndo di tutto vinto , fi divenea muto : onde
fegue Ècco che epii i rulla mano tua : ma guarda rhe tu ronjervi F anima fua.
:

Ecco ancora che la pcrmiffione del flagello è accompagnata di guardia di di-


fenfione , c così la divina difpcnfazione guardando abbandona , e abbandonan-
do guarda il tuo eletto Alcuna cofa di lui concede , alcuna nc difende : che
:

fc egli concedcffe Giobbe nella mano di tanto avverfario , or che farebbe


quello uomo? Cosi adunque nella giuflizia della pcrmiffione fi mefcola la bi-
lancia della pietà : imperciocché tutto quello fu latto , acciocché in una bai-
. I * taglia

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. .

68 LIBRO 111. DE MORALI


taglia mcdcfima il fuo umile fervo per la opprclfionc crcfcefle in virtù , e il
fuperbo nimico per la pcrmiifione fuflc vinto . Era adunque il notlro l'anta
nella mano dell’ avvertano , e nientedimeno nella pane dentro, cioè nell’ a-
nima , è difefo dalla mano del fuo abitatore . Già bene era egli di quelle pe-
Gio.ttyc. core , delle quali la Verità dicea nell’ Evangelio: Nullo le rapirà della man
mia ;efi vede , che alla dimanda del nimico dice : ecco che egli ì nella tua
mano . Adunque un medefimo è nella mano del demonio , e nella mano di
Dio che dicendo lui , egli i nella mano tua : e apprefl'o dicendo : Ma guar-
:

da , che tu confcryi ( anima , apertamente dimollrii , che egli cqnfcrvava co-


lui , e teneva , il quale egli concedeva : e così e’ dando , non diede colui , il
quale erto poneva innanzi alle percolfe dell’ avverfario , e apprefl’o lo difen-
dea . Ma che vuol dire , che a Satan è detto : ConJena /’ anima fua ? come
può confcrvare quello, che femprc dclìdera di disfare f Vedi brievemente il :

confervare di Satan, non è altro, fe non che non avere ardimento d’afl’alire, fic-
carne per lo contrario noi nell’ orazione dei Salvatore preghiamo l’eterno Padre,
Watt. 6. a. dicendo : Non ci indurre in tentazione Già non polliamo noi dire , che il Si-
.

nqrc ci induca in tentazione , il quale mifcricordiofamcntc difende i fuoi fud-


f iti da quella . Ma quali inducere in tentazione , è il non fortificare contra
[uella . Allora non ci induce in tentazione , quando non permette che noi
?lamo tentati oltra la virtù noflra Adunque ficcomc fi può dir che il noflro
.

Signore ci induca in tentazione , quando ci lafcia per lo avverfario cadere in


quella ; così per lo contrario pofliam dire , che’l noliro avverfario confervi l’a-
nima , quando per tentazione gli è vietato di vincerla . Segue poi Partiffi adun-
:

que Satan dalla faccia di Dio , c lircoffilo di piaga pcjjttna dalla pianta del
piede infino alla fommità del capo fuo Come Satan fi parte dalla faccia del
Signore , abbiamo aliai detto di Copra . Ma vergiamo dove dice che lo percof-
fe &e. In due maniere fi debbono confidcrare i flagelli , cioè fecondo la qua-
lità , e apprefl'o fecondo la quantità loro , perocché fpefle volte la qualità al-
leggerita: la quantità : c cosi pel contrario , cioè a dire , che quando fono
ravi , min fieno molti . Per dimoflrarc adunque , come contro al tanto di Dio
f avverfario fi rifcaldò per afprezza di flagello , non folamcntc per la crudeltà
della qualità , ma eziandio per la gravezza della quantità , vedi che dice la Scrit-
tura , prima a dimoflrarc la qualità Lo pcrcojjc di piaga fejftma , apprefl'o a
:

dimoitrarc la quantità foggiunl'c : dalla pianta de piedi infoio alla fommità del
capo fuo In verità ciò fu per grande millerio , acciocché nella fua mente
niente manchi di gloria a colui , il cui corpo in nulla parte è vacante di pe-
na . Segue poi : Il quale col tcflo radea la Jua bruttura , c fedea nel letame 11
.

•elio fi fa di loto : e che cofa è la bruttura del noflro corpo , fe non loto ?
Adunque dice , che col tcflo radea la bruttura , quafi apertamente diccfle , che
col loto levava il loto . Confidcrava il noflro Santo di che era comporto quel
tcflo , il quale cflo prendeva e con quella parte del vafcllo lavorato li netta-
va il vafello del corpo fuo , il quale li potea dire che fufle guaito e rotto :
per la qual cofa ben fi dimoflra chiaramente , com’ egli fottoponeva il corpo
luo , quando era fano , dipoiche egli con tanto dilprcgio lo curava , veggendo-
lo pcrcoflo si duramente : c qual cofa delicata poneva quello alla carne fua,
il quale nè la velie
, nè le dita accollava a si orribile l'ozzura , ma un fello.
Adunque col tcflo fi levava la bruttura . acciocché confideranno cflo se me-
defimo in quello , eziandio nel cuore della piaga prendefle la cura della men-
te . Ma ancora dice , ebe fedea nel letame . Spelli: volte per le cofe , le quali
fono intorno al nollró corpo , fi leva 1’ animo in fuperbia per quelle che noi
:

ti veggiamo prefenti , fi rimove, da gli occhi del cuore la fragilità del corpo
noliro , cioè a dire che quando noi ci veggiamo in profpcrità noi non con-
,
sideriamo niente la fragilità del corpo polirò ; Siccome ion molti nel fecolo , i
quali

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D J S. GREGORIO'. 6g
tjuali cflendo levati alle dignità temporali , e a’ luoghi piu alti , c veggendofi
i fervigi di molti a loro piacere , non curano di confiderarc la fragilità loro,
c niente attendono a quello catello , cioè il corpo , il quale ficcome tello fi
debbo rompere Ma il nofiro bcatiflimo Giobbe , acciocché aveffe confidera-
.

zionc della fragilità lua , ed eziandio per le cofc che liavano d’ intorno , e di-
nanzi ai fuoi occhi accrcfcclfc in se medefimo la forza del fuo difpregio , non
lcdea nella terra netta ; ma dice , che redea nel loto il fuo corpo ; acciocché
veggendofi audio d' attorno , ben potclfe il fuo animo confiderarc qual filile
la fuitanza della fua carne Poneva nel loto il fuo corpo , accioche pel puz-
.

zo del luogo confideraife , che folio il corpo luo dovea tornare in puzza Ma .

ecco che ’1 nollro beato Giobbe foliienc danni di tante fullanzic lue , ed ef-
fondo pcrcofTo di morte di tanti figliuoli , fi duole , c ancora foliienc tante
piaghe , radendo la puzza che correa in terra , col tello , c fedendo nel loto.
2 Deb veggiamo , perche l’onnipotente Iddio sì duramente affligge , come
.

difpetti a elfo , coloro , i quali egli s ha eletti per fuoi carilfimi dentalmente,
lid ecco che eonfiderando io le crudeli piaghe e tormenti del beato Giobbe,
fubito m’ adiviene di voltar gli occhi della mente a mici fingularifiìmo lume
Giovanni , c non lenza grandiflima maraviglia io confiderò , che quel fantiflfi-
mo ripieno di fpirito di profezia , e per un modo di dire innanzi rinato che
nato , quell’ antico dello Spofq , quello , del quale nullo mai fi levò maggiore
tra’ figliuoli delle femmine , io dico quel .Profeta , e piu che Profeta , fu mef- Mar.il -A
fo in carcere dagl' iniqui , c per un lattare d’ una fanciulla gli fu tagliata la
tefia c quell’ uomo di tanta le verità fu morto per lo rifo e follazzo di que-
:

gli feoliuntati. Or potremo noi forfè credere, che alcuna cofa fuffe nella fua
vita , per la quale sì difpettofa morte aveffe meritata ? Or peccò mai in cibo
quello il quale foto mangiava locuflc e mele làlvatico ? Or che peccato ebbe
di vanità di vcilimenti o di reggimento di fuo corpo quello , il quale di pelle
di cammelli copriva il corpo fuo ? Che olfelà di fua converfazione potette fa-
re quello , il quale dell’ cremo non lì partì mai ? Come potette clTcrc imbrat-
tato di peccato di difordinato parlare quello , la cui converfazione tempre era
divifa dalle genti ? Quando lo potè occupare colpa di filenzio . quando colo-
ro che venivano ad elio , egli sì duramente riprendeva , dicendo : Nazioni eli Matt.$.ar
vipere , chi v l>a dimofirato £
fuggire dall ira . che dee venire 7 Così tornando a Lue. j. a.
nollro propofito , donde è che ’l Santo Giobbe , per lo teftimonio di Dio è Mat. 2 . q-
pollo fopra tutti , e apprelfo è percoffo di sì dure piaghe , c atterrato infino
nel loto I donde è che Giovanni è tanto lodato dalla voce di Dio , e approf-
fo per parole j>azze in premio del fallare è morto ? Deh che vuol dir quello
die 1’ onnipotente Iddio tanto crudelmente difprcgia in quello Mondo coloro,
i quali egli ha eletti per fi eccellenti innanzi a tutti i lecoli 1 Certo non al-
tro , fe non che afTai è chiaro alla pietà de’ fedéli , che egli tanto gli grava
quaggiù , perocché vede , come lafsù egli gli dee premiare fommamente : e
di fuori gli atterra infino all’ ultimo difpctto , perocché dentro gli conduce in-
fino alle cofe incomprenfibili Ma per quello può ciafcuno comprendere , quan-
.

to tormento debbono foflcnere i riprovati , fe in quella vita egli tanto tor-


menta i fuoi diletti pcrcoflc debbono ricevere coloro , i quali nel
: c quali
giudicio faranno condannati , fe tanto è gravata la vita di quegli , che per lo
teilimonio del giudice fono tanto laudati ? Segue apprefiò : Allora gli diffe
la mogliera fua Ancora Jlarai nella /implicali tua ? maledici iddio c muori .
:
,

.
In due maniere ha ufato 1’ antico nimico di tentare 1’ umana genera-
zione , o .sforzandoli di rompere per tabulazione i cuori de’ collanti ovvero
,
amollandoli con diverfi inducimcmi in ciafcuno di quelli modi fottilmentc
:

s’ è efercitato il nimico contro a Giobbe : che prima a quel padre di famiglia

diede tatuo danno di lue ricchezze ; apprelfo lo nudò per la morte de’ figiiuo-
,

7o J, 1 B R O 111. DE" MORALI


li,
c ancora il corpo fuo fano . che altro non avca , percoffe di puzza di taft*
te piaghe . Ma poiché veggendolo il nimico , fetente di fuori . ancora lo vc-
dea dentro fano c collante , c colui il quale egli aveva di fuori fpogliato ,
egli lo vedca edere molto piu tìcco dentro, dTendo tanto laudato dal fuo <

Creatore , con gran malizia penfava , che quello forte campione di Dio per
tante gravezze tilde efaltato e pertanto quali peniandoii vinto , fi conver-
:

te a piu fonili argumcnti di tentazione : onde ricerca le inlidie dell’ antica


arte , c perocché sa bene come Adam fu già ingannato , fi ricorre ad Èva . Ve-
dea Ilare Giobbe nel loto fenza eder vinto : intra tanti danni di ricchezze,
intra tante .percoffe di piaghe , avca il nollro Santo in alto fermata la men-
te Tua : e pertanto gl’ inganni de! nimico niente gli poteano nuocere . E im-
pcrtanto cercava 1 avverfano per quale fcala edo potette falirc a quella for-

tittìma rocca . Ora la femmina è vicina e fuggetta all’ uomo : e pertanto il

cuore della femmina, come fcala prete d’andare al marito ma niente potè :

per quella arte , perocché attefe il lant’uomo ,-chc la femmina gli era fugget-
;

ta , e non antipolla : c parlando dirittamente ammonì quella , la quale dal


Serpente era (lata inlligata . Era veramente cola degna che la fentenzia dei-
fi uomo rirtringdle quella mente debole , conciortìaclie nel primo cadimento
dell’ umana gcnerazione^cgli fapeffe che la femmina niente teppe dare dirit-
to ammacrtramento : onde ben dicca l’Apollolo : Alla femmina io mente per-
metto eh' ella ammarjìri : .che in verità volendo ella infegnare , il primo fuo
ammacllramento fu di tanto danno , quanto ‘noi vedettimo . Perde adunque
1’ antico nimico nel loto quel Santo Giobbe : il quale aveva vinto Adamo
nel Paradifo ; e accendendo la fua compagnia a parole di pedimo indurimen-
to , per quelto piu -torto la indude a dottrina di tanto ammaellramento : e
.quella ch'era commetta a uccidere , fu ammaettrata , perche non peri (Te : in
tal maniera adunque dai forti uomini è percolTo il nollro nimico , che ezian-
dio le fue facttc li fono tolte : perocché donde egli fi penfa di crefccre il do-
lore della ferita , quindi contra se medefimo fa precedere armi di virtù.
Ma per le parole ingannofe di quella moglie dobbiamo noi bene attendere
che i antico avverfario non folamcntc per se medefimo , ma per quelli che
ci fono -prò Ili mi ,
fi sforza d’ inclinare lo flato della noftra mente : e quando
non può fare per se medefimo con tuoi indurimenti cadere il nollro cuore,
ancora fi sforza d’ entrare dentro da quello per le lingue de’ proffìmi noflri :
Tedi. 52 e. onde pertanto è fentto Da tuoi figliuoli ti guarda , e attenditi da luoi dime-
:

Ccr.yut. flichi Pertanto ancora fu detto per lo Profeta : Ciafiruno fi guardi eia / prof-
.

fimo fuo , e in ne filino fuo fratello abbi fidanza: ancora pertanto altrove leg-
ali:;. 1 ax giamo 1 nimiri dclf nonio fono i domeflici fuoi Onde attuto nimico quan-
: .
1’

do fi vede cacciato dai fanti cuori , -va cercando quelli , i quali molto ci fie-
no in amore , e parla per le iufinghe di coloro, -che fopra gli altri fieno da
noi amati , acciocché dlendo pairato il nollro cuore dalla forza dell’ amore ,
allora 'piu agevolmente il coltello della fua iiligazione trapalli le forze -della
fua dirittura Così adunque dopo i danni delle ricchezze , dopo le -morti de
.

figliuoli dopo le piaghe delle fue membra antico nimico commortfe la lin-
,
I

gua della moglie E’ affai da notare , in qual tempo egli fi sforzi) con vcle-
.

nofo parlare di corrompere la viri! mente di quello Santo che dopo le per- :

coffe combatte con parole , acciocché effendo aggravata la forza del dolore ,
allora agevolmente .vinceffe in lui la fuggelliqnc , -cioè l’ inganno , che a 111 , I

era fatto dal nimico per lo parlare -della femmina. Ma fc noi attendiamo ben
fottilmentc l’ordine ai quella tentazione , noi troveremo in effoj con quanta
aftuzia quello avverfario fotte proceduto per le crudeli al nollro Giobbe parole
della femmina: che in prima motte contro a lui danni delle fue fullarrze,t qua-i

fi fono fuori della ooitra natura , c fiiori del nollro corpo


.apprettò gli fotrraf- :

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DI S. C R E C O R I O.
fè i figliuoli ,
i quali non fonodella noflra natura , ma pure in al-
di fuori
cun modo' fono corpo .• All’ ultimo percofle il corpo ma poi
tuori del nollro :

per le ferite della carne non potendo' lui pervenire aJ!a.ferita della mente , ri-
corfe alla lingua della congiunta fua', cioè della donna'. Pero dolendoli d’ cf-
fcre vinto nella battaglia palc-fe , gittò una lancia dentro a lui della bocca
della moglie , come d uno agguato , dal quale egli non fi guardarti' la qua- -,

le gli dille , come di fopra avcmo letto : /Incora fai nella femplicita tu 0? ma-
Signore , e muori . Ecco che tentandolo gli ha levato tutto quanto avea,
lici) il

ecco che prima tentandolo gli lafciò la moglie , e Ievogli le fullanzc foe ; la
qual cola artatamente fece, ma piu affinarne nte gli rit’crvò la fua moglie,
che dicerte : /Incora Jlar &c. Ripete in quello Èva le parole fue : onde che e
confortarlo , che erto lafci la (impliciti fua , fenon di (pregiare la ubbidienza
mangiando il frutto vietato ? E che t a dire : maladici Iddio , e muori ; fe
non , pattando il comandamento vivi oltre alla tua natura . Ma il nollro
Adam giacea. forte nello llerquilino , ij quale prima debile (lette nel Paradi-
fo : onde di prefenre rifpofe ai maligni conforti della moglie . dicendo : Par-
lato hai quafi come una delle femmine Jìolte : fc noi riceviamo iene della mano
di Dio , 1 mali perche non dobbiamo noi fofenere 3 Ecco in ogni parte i vinto
il nimico , in ogni pane è loperchiato : vinto è in tutte le lue maniere di ten-
1

tazioni , poiché ha perduto il fuo familiare follazzo della femmina Tra que- .

lle cole adunque è da contemplare ilTanto uomo , il quale di fuori è del


tutto fpogliato di fue fuflanze , e dentro è ripieno de Dio Il Santo Apollo; .

lo Paolo confiderando che egli m


se medefimo avea le ricchezze dentro , e di
fuori fi vedea efler corpo corruttibile , dicea. : Noi abbiamo quello tefaterò a.Ccr 4.
m vafelli di terra Ecco il vafello di terra del beato Giobbe , cioè il corpo
.

di fuori fi fente le rotture delle piaghe , e il tefauro dentro falò rimafe ; pe;
rocche di fuori fu rotto di ferite , ma dentro da erto nafeendo un tefauro di
fapienza , fi manifcftò di fuori per parole di fanto ammacllramento , dove dif-
fe :Se noi abbiamo ricevuti beni dalia mano di Dio , i mali perche' non dobbia-
mo noi encre ?
4. jni appella elfo i doni di Dio , o temporali , o eternali . I mali ap-
pella i flagelli , che noi riceviamo iu quella vita , de’ quali dice il Signore per
io Profeta : Io fono il Signore , e non è altri , che formi la luce , e che crei te Ifa.^a.
tenebre r che facci pace , e crei il male Già mah , i quali non anno alcuna
. i

clfcnza per loro narura , niente fono creati da Dio allora dice il Signo- . Ma
re , che egli crea i mali , quando le cole ben create , erto le forma in flagel-
lo di chi le sa male ularc , e cosi quelle cofe per lo dolore , col quale erte ci
percuotono , pofiono efler nominate rie per la natura , nella quale elle lono
:

fette , certo elle fon buone onde noi vergiamo che’l veleno è morte all’uo-
:

mo ,
è vita al ferpente Noi per l’amore delle cofe prefenti ci partiamo
.

dell’ amore del nollro autore , e la mente perverta quando fuggisce al diletto
della creatura , allora fi parte dalla compagnia del Creatore c pero per que- :

lle cofe dee efler ferita la mente , la quale errando avea quelle anteporti al
fuo autore ; acciocché donde 1’ uomo infuperbito non temette di commettete
colpa, quindi per fua correzione truovi la pena. Onde ben riifl’c :jl quale lfa 45.7.
formo la luce , e creo le tenebre ; perocché quando per li flagelli di fuori fi crea-
no le tenebre del dolore , dentro per ammacflramcnto s’ accende una luce di
mente . Ancora dille il Quale fo la pace , e creo i mah perocché allora c’ è
: ,•

renduta la pace con Dio , quando qusfle cole , le quali jev loro natura (bit
buone , ma fon male dcfidcratc , lì convertono in quei flagelli , i quali di
fuori ci fono rei , ovver pendi Per la colpa noi ci reggiamo dilcordanti da
.

Dio c pero è degna cofa , che Per Ir flagelli noi ritorniamo alla pace fua ,
:

acciocché quando eufonia, cola , la quale da. se mc4eii.au è buona per t rea-

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, ,

yt L 1 B R O III. D £’ M0 R A L 1

zione , ci fi converte in dolore , allora la mente del corretto fia umilmente


riformata alla pace del fuo autore . Quelli adunque flagelli il beato Giobbe
nomina mali , perocché confiderà con quanta turb.r/ione c’ ci percuotono . Ma
molto è da confidcrarc nelle parole del nofiro Giobbe contra quello rio con-
forto della donna , quant’ arte di confiderazione egli ufi , dicendo.: ft mi ab-
biamo ricevuti i beni dalla mano di Dio , ; mali perche non dobbiamo noi fife-
nere ? Che in verità gran confolazione di tribulazionc è , quando foftenendo
avverfità , noi ci riduciamo a memoria i doni del nofiro autore ; nè ci può
rompere il dolore contrappello , fc follo accorre alla mente la grazia del do-
ledi, i
no : onde per tanto è fcritto : Nel di de’ beni non efiere ferrea memoria de' ma-
*y- li : e nel d) de mali non e fiere ferrea memoria de' beni : che qualunque ò quel-
lo , il quale riceve da Dio doni , e nel tempo felice di quelli niente teme i
flagelli , follo per dil'ordinata letizia cade in peccato di fuperbia ; c qualunque
è pèrcolTo di flagelli , e ne! tempo avverto niente prende confolazione de’
doni ricevuti , tolto per d iterazione perde ogni (lato della mente fua . Cori
adunque quelle due cofc fi vogliono congiungere inficine , che Tempre f una
per 1’ altra fia fortificata , Ceche la pena dei flagello fia temperata dalla me-
moria de! dono , e la lòfpizione e paura del flagello continuo rifreni la leti-
zia del dono. Adunque il nollro Santo Giobbe per ammollare un poco la.
mente afflitta , tra le piaghe e i dolori de’ flagelli penfa i diletti de beni :
Se i beni abbiamo ricevuti dilla mano di Dio , i mali perche non dobbiamo noi
foflenere ? Ancora ben dice imprima alla moglie : parlato hai come una delle
femmine folte. Confiderà bene in quello , phe concioffiache il fentimento del-
la femmina, c non il fedo , fia in colpa , vedi , che già non dille/ Parlato
hai come una delle femmine , ma come una delle femmine folte ; per dimollrare
che ogni cofa ria , c ogni peccato non è per la colpa di natura , ma piuttollo
per pazzia , che fopravvicne Segue appredo : In tutte quelle cofc non peccò
.

Giobbe nelle labbra fue . In due maniere pecchiamo nelle labbra, o dicendo
cofe ingiufte , ovvero tacendo le cofc gitille onde fe alcuna volta il tacere
:

Ify.6. j. non filile colpa , già non direbbe il Profeta pani a me , che tacciti
:

f. Il nollro adunque beato Giobbe in nulla fua operazione peccò mai con
le labbra fue , peroccnc mai non diflfe parola di fuperbia contro a quegli
che lo percoteano ; e contra i mali confortatori non tacette quello eh’ era
giudo . Nè in parlare adunque , nè in tacere -peccò mai ; perocché con pa-
zienza egli rende grazie a quello che lo flagellava , e ai mali configli della
moglie mofirò fapicnza di dottrina : onde fapcndo colui quello che effo era
tenuto a Dio , e anche al proflìmo , cioè di rendere a Dio pazienza , alla
moglie donare fapienza ; per tanto egli informò quella con riprensione , e Dio
laudo , riferendogli grazie . Ma quale è di noi , che fe ricevelfe in fe una di
tante piaghe , non tulTe di prefcnte dentro da se abbattuto per diffrazione è
Ecco il nollro Giobbe atterrato di fuori per le piaghe della carne , ed eleva-
to dentro in fortezza di mente Vede di fotto a se venire tutte le faettc
.

che fono mandate a lui . le quali con fòrte mano il nimico fi sforza di get-
tare per ferire contro a lui ; e con molta guardia vede quelle flette , le qua-
li gli vengono ora dinanzi alla fàccia , ora dal lato alle quali tutte il nollro
:

combattitore contrapone lo feudo della pazienza ; da qualunque parte fi ven-


gano a tutte contraila , e la fua circofpctta mente è rivolta contra tutte . Ma
1’
antico nimico quanto è vinto con maggior gagliardi» . tanto ancora è piu ar-
dentemente illigato a far novelli agguati , onde poiché la moglie da effo ri p re fa
tacette , commofse contro a lui altri , i quali riprendendo » (corredino in parole
1

di villanie: onde come in prima fi fludiò di romperlo per li danni delle cole, cosi
Gra fi sforza , con villanie di parole (pedo pungendolo , di padare quel forte , e

^
duro petto : onde fegue : l/dendo adunque i tre amici di Giobbe tutta t ennxr-
ftà.

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. J ,

DIE. GREGORld. -7
ffrà c&é gli era adivenuta vennero ciafcuno del luogo fito : ciò furono Eitfaz
,

Temami'! e e Sofar Aatnatites , perocché tra Uro i aveano fo-


Baldac Suite! ,
,

lk di infittirlo
Ben fi di moli ra il guanti carità
e di conciarlo tutti infieme .
,

•rullino colloro , i quali infieme


proponendoli , vennero alla con filiazione di
quello afflitto, benché pertanto che. la Scrittura dice, che furono amici
di

tanto uomo li dimoilo , che furono di buono Audio , e di diritta intenzio-


,

ne . quella loro intenzione dinanzi agli occhi dello tiretto giudice è offu-
Ma
fcata con non poca indifcrezione Segue E levando gli
. oochi loro da lungi ,
:

non lo conobbono , e gridando pianjòno , e pjuarctate le vefiimenta , gittarono


la polvere Copra il capo Uro Pertanto che la piaga avea mutata la forma del
percoflò pero gli amici piangendo gridano , fquarcianfi le vefiimenta , e la
polvere fi gittano fopra il capo , acciocché veggendo mutato colui , al quale
eglino erano venuti , eziandio il volontario dolore mutarti; la forma de’ con-
folatori Onde quello è l’ ordine della confolazione , che volendo noi alcuno
.

afflitto levare dal dolore , prima piangendo ci ftudiamo


di concordarci al

pianto fuo perocché già non può conciare il dolente quello . il quale non
,

s' accorda al dolore : che come egli fi dil'corda dall' afflizione dell’ afflitto , di
prelcnte è da elio meno accettato ; imperocché li diparte dalla qualità della
mente fila . Ma
in prima fi debbe ammollire l’ animo , acciocché podi cor-
rifpondere all’ afflitto , corrifpondendo accollarli , e accollandoli tirarlo a se
medelìmo : che già niente fi congiunge il ferro col ferro , fe prima ciafcuno
non diviene liquido al fuoco : la cofa dura giammai non s’accolla alla molle,
fe prima non tempera la durezza fua . Così quegli , che giacciono , non
pollia-
mo noi follevare , fe prima noi non ci accolliamo a loro , altrimenti non
volendo noi condefcendere' a loro , niente gli polliamo follevare .
6.Pertanto adunque gii amici di Giobbe volendolo un poco follevare dal
dolore ,
di n cetili ti era , eh’ eglino fi sfornirono di dolerli con lui infieme .
E impertanto veggendo elfi il luo corpo tùtto piagato , fi fquarciarono le
vefiimenta e veggendolo tutto mutato , fparfono la polvere fopra icapi loro,
:

acciocché quell’afflitto tanto piu agevolmente riccvefle le parole loro , quan-


to gli vedeva piu partecipare della lua afflizione . Ma tra quelle cole è da
Papere che quello che delìdera di confidare l’afflitto , è di bifogno , che- pon-
ga rnilura al dolore , che eflò prende per lui , acciocché forfè dolendoli fen-
za temperanza non folo non lo confolalìe , ma piu conducete a difpcrazio-
-,

ne f anima dell’ afflitto onde così lì debbe il dolor noflro congiungere col
:

dolore altrui , che per temperanza fqllcvi , non aggravi per grandezza On-
.

de forfè fi può comprendere in quella parte , che gli amici di Giobbe volen-
dolo confidare , fi dolfono piu , che non era di bifogno : i quali guardando
il percoflo , e non fapcndo la mente fua , a tanto dolche fi convertirono

come fe quello uomo percoflò di tanta fortezza , nella piaga del corpo folle
mancato dalla dirittura del cuore Segue apprettò : e fedettono in terra Jette
.

giorni , e fette notti i i nefurto gli dieta parola , perocché vedeano , che'l dolore fuo
era grande . Saper non portiamo , fe fette giorni continui , c altrettante notti
fi fedeflìno quelli amici con
1’ afflitto Giobbe
,
ovvero fe per la fpefla vo-
tazione tanti giorni c notti fi fteflòno con lui . Onde fpefle voke diciamo
noi d’ avdr fetta una cofa in tanti giorni , comeche continuamente noi non
fumo fiati attenti . Ancora fpefle volte ufa la fanta Scrittura di porre il tutto
per la parte , e la parte pel tutto . La parte pel tutto pone , quando volendo
-
deferivere la famiglia di Giacobbe, dite : Entrò ,Giacobbe in Egitto con LXX.Gcn.ifi.
anime E ben fappiamo noi 'j che facendo erta menzione dell’ anime , ancora if.
.

comprende i corpi Ancora pone il tutto per la parte , ficcome piangendo


.

Maria al moni mento , fi ducile dicendo: Egli hanno levato il Signore mu> del Jo. io. 2.
moni mento e non fappiamo dove fe t hanno pojìo Già noi lappiamo bene ,
,
K che
.

V
?4 LIBRO 111. D È". MIRALI
«he ella non veniva pei trovare se non il corpo del Salvatore j e niente di
meno piangendo rifponde , come fe tutto li furti: tolto il fuo Signore . Óra fe
in quello luogo fi pone il tutto per la parte , o no , è aitai cola incerta .
Ma tutta volta quella parte non è da pattare con negligenza , dove dice ,
che tapto tempo tacettono , perocché molti fono , i quali difordinatamente
cominciano a parlare . e quello che fenza regola cominciano , fenza freno
continuano . E fono alquanti , i quali tardi cominciano a parlare ma dipoi*
,
che hanno cominciato , niente fanno aver modo in quello .
7. Adunque gli amici di Giobbe veggendo il dolor fuo , aliai tacettono ,
e dipoi tardi cominciando , con affai indifcrezionc parlarono , non volendo
perdonare a quello che fi dolca . Rifrcnaron la lingua per non cominciare
,
con fretta e cominciando , non folo non lo conlòlarono , ma eziandio fi
:

sfrenarono infino alle "illanie : c quello che la mente niente fi aveva penfa-
Cen. 4.7. to , il difordinato parlare fece viziofamente dire perocché fcritto è : Se tu
:

Jec. LXX.dìrittamentc offerì . e dirutamente non dividi


,
hai peccato . Allora s’ oflfere di-
rittamente , quando s’ adopera con diritta intenzione ma allora dirittamente
:

non li dividequello che virtuofa'mente $’ adopera , fottilmcntc non fi di-


, fe
feerne Vedi quello che voglio dire . Dividere dirittamente le noftre offerte
.

non è altro , le non difeemere , c con gran diferezionc confiderare tutti i nollri
lindi : la qual cola chi non attende , in verità eziandio dirittamente offeren-
do li pecca . Spelfe volte adunque quello che noi adoperiamo con buona inten-
zione, non curando noi di difcernerlo cautamente, non lappiamo con che
fine fi fia giudicato : e guarda quello eh’ io dico : che fpelTo diviene colpa di
peccato quello
p che fi crede , che fia cagion di virtude . Ora qualunque con-
fiderà !’ operazione di quelli amici di Giobbe beato
, può ben lapere con qua-
le intenzione elfi venirtìno a lui onde confideriamo di quanta cariti fu ve-
:

nire inlieme di concordia all’ afflitto ; e di quanta longanimità furte fette


giorni e fette notti federe tacendo con lui e di quanta compalfione fpargere la
:

polvere fopra il capo loro . Ma


poi cominciando a parlare , donde fi peritarono
acquiiiar premio di mercede . adivenne loro di trovar colpa di riprenfione :
perocché agl’ incauti fpelfc volte riviene in fine di peccato eziandio quel che
loLamente per illudio di virtù fi comincia . Ecco che per Sfrenato parlare que-
fli amici di Giobbe perderono quel bene acquifiato con tanta
, che s’ aveano
fatica .E fe la divina grazia non averte comandato, che per le loro col-
pe egli avertuto offerto facrificio , già dal Signore poteano giuftamente cf-
ler puniti che donde fi penfavano di molto piacere , quindi difpiacquert»
:

al giudice quelle cofe . Pertanto diciamo noi per riducerc alla memoria de’
lettori , come follccitamcntc ciafcuno confiderà come con ogni attenzio-
,
ne ciafcun penfi , con quanta afflizione il Signore punifea quelle cofe , le
quali fi fanno con mala intenzione , fe egli con tanta riprenfione gale-
ga quelle , le quali fi cominciano con buono Audio , e dipoi fono mifchia-
te nella negligenza della indiferezione . E chi non fi -crederebbe aver fat-
to cola di gran merito, fe per difenfione di Dio dicefle alcuna cofa contro al
prolfimo , ovvero taccile fette giorni e fette notti ? E nientedimeno gli ami-
ci del beato Giobbe quello facendo , con quella fatica caddero in colpa ; pe-
rocché ben conofceano il ben della confolazione , il qual elfi adoperavano ,
ma non fapeano con che pefo di diferezionc furto ad operare onde bifogno
:

è di confiderare non folo quel che noi facciamo , ma eziandio con quanta
diferezionc noi lo adoperiamo . In prima dico , che è di confiderare , che noi
nullo male facciamo : apprelfo , i beni non adoperiamo incautamente ; ai qua-
Jcr.48.to. li beni follccitamcntc adoperare ci ammoniti?: il Profeta dicendo : Maladctto
quell' uomo , il quale fa f opera del Signore con negligenza Vale a quello fer-
.

vare la paura , che dobbiamo avere di quella lottile e incomprenlibile elami-


ta-

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. . ,.

.Di S. CR'SCO RIO.


nazione dinanzi all’ eterno e terribile giudice che non falò dobbiamo teme-
:

re per li mali , che abbiamo fatti , ma eziandio le alcun bene abbiamo operato^
perocché in quel giudicio fpete volte fi conolce dTere fiato per colpa quella
cofa , che prima era tenuta che fate per virtude . E dove quafi affettava la

mercè dell’ opera , quindi foppravvicne giudicio di giufia vendetta . Quefio


tanto brievemente abbiamo tnfeorfo fecondo la lettera Oramai fopra l’ illoria
.

medefima ci voltiamo al modo ufato d’ intendere alcuna cola della allegoria.

Finita la Efpojìzione liter ah > comincia P allegoria .

EfpqTizione allegorica , cioè fbirituale , del capo , e del corpo


della Santa 'Chìefa

N
loro
EI principio di quella opera , dove noi trattavamo del capo e del corpo
.della l’anta Chìefa , noi dicemmo quanta congiunzione di cariti era tra
:imperciocché noi polliamo dire , che ’l nofiro capo , cioè Grillo , anco-
ra fafiiene palfione in noi , i quali filmo detti fuo corpo . Così ancora it
corpo fuo , cioè la fanta Chìefa na in cielo gloria nel fuo capo , cioè Crifto
E impertanto io voglio , che noi vergiamo le pafiioni di quefio capo , accioc-
ché noi veggiamo quante efio ne fofiiene nel corpo fuo imperciocché fe co-
:

sì non fate
, che le noltre
pafiioni appartenetelo alcuna cola al nofiro capo,
cioè Critlo , già efio non arebbe mandata dal cielo contra il fuo perfecutore
quella voce , quando parlando delle fue membra diceva : Saulo Santo ,- perche 9- 5-
mi perpetuiti ' E fc le noftre pene ancora non defiono afflizione al nofiro capo,
già Paolo- afflitto , etendo convertito , non arebbe detto : io fupplìfco netta car- Coìoff. i.
ne mia a quel che manca dette pajfioni di Critlo . E nientedimeno in altra par- *4-
tc volendo lui mofirare , come erto era efaltato per la refurrezione del fuo
capo , fi dicea : Il qual a ha fatto rifufatare infirmo con lui , e con effo ’mfie-
me federe in Ciehr Or ceco , che f Apofiolo era in quella vita afflitto di tan-
te perfecuzioni ; c nientedimeno efiendo così appenato , fi dice , che egli fe-
dea in cielo per la gloria del fuo capo , cioè Grillo . Di poi adunque che nbi
abbiamo veduto , quanto faho congiunti inficine quefio capo . e quefio corpo,
io voglio , che noi incominciamo a vedere le perfecuzioni del capo , accioc-
ché poi vegnamo ai flagelli del corpo . Ma per piu toflo venire al noftro. in-
tendimento , io non voglio , che noi ripetiamo da capo quello che noi ab-
biamo detto di fopra , che un giorno Satan flette dinanzi a Dio c Iddio il 1

domandb donde efio veniva , c che il nolìro Giobbe fu lodato dal fuo Crea-
tore Tutto quefio voglio , che noi trapaniamo imperciocché fe la mente
. :

nofira fi volete pur rivoltare fopra quelle cofe , che fono fiate già efaminate,
già ella farebbe impacciata a conofcere 1’ altre . E impertanto io voglio , che
noi facciamo il principio della nofira allegoria in quella parte , dove dopo mol-
te parole noi troviamo alcuna cofa aggiunta di nuovo Dice adunque Tu
. :

mi bai commojfo incontro a lui a flagellarlo in vano Ora fe , come noi abbia-
.

mo detto di fopra , il -nofiro 'Giobbe tiene figura del nofiro Redentore , quan-
do egli fu poiìo nella fua palfione , come è che Iddio dice a Satan Tu mi :

hai commoflo contro a lui . Noi dobbiamo fapere , che il mezzano di Iddio
e degli uomini , quell’ uomo Grillo Giesù , per voler purgare le colpe della i.Tiw.a.
nofira trafgrelfione , fi volle folìenerc le pene della noma mortalitade . b. Ma
concioflìache fecondo la divinità egli fia d’ una medefima natura col Padre
fuo , come può etere che il Padre dica , eh’ egli fia commoflo contro a lui
per le parole di Satan ; conciofiacofache il Padre , e ’l Figliuolo fieno di tan-
K a ta

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76 LIBRO Ut. D£ MORALI
ta concordia , che niente può edere fpartita da alcuna difagguaglianza di po-
tcllade , nè a alcuna diverlìtade di loro volontade ? Ora per quello noi dob-
biamo fapere ,
che quel Figliuolo , al Padre per la lua di-
il quale è eguale
virutadc , venne in quello mondo a follenere flagelli , e paflione per la Aia
carne i quali
: flagelli elfo niente averia follenuti , fé nella Aia redenzio-
ne elio avelie prefo la forma di quell’ uomo , il quale per la Aia colpa
non
era flato condannato . E fe il primo uomo non avelsc peccato , il fecon-
do non farebbe venuto a follenere le gravezze delle paflioni . Pertanto adun-
que noi polliamo dire , che quando il primo uomo fu commoflo per la ten-
tazione di Satan , allora !’ onnipotente Iddio fùflé commolTo nel fecondo uo-
mo, ciò fu Crillo . E allora ancora polliamo dire , che Satan commoveflc
Iddio a dare afflizione a quello fanto uomo , quando il primo uomo nel Fa-
rad ilo fu fatto cadere dall’altezza della giullizia per la colpa della fua inob-
bedienza : imperciocché fc ’l primo Adamo non avelie portata morte alle no-
llre anime per la Aia colpa volontariamente commefla , già il fecondo Ada-
mo ,
il qual’ era lenza alcun vizio
,
non farebbe venuto volontariamente nel-
la morte di quella carne . Ben dice adunque il nollro Signore al nimico Sa-
tan : Tu m
hai commoffo contro a lui ad affliggerlo invano : come fe dicef-
fe apertamente , dipoi che quello non muore per fua cagione , ma per cagio-
ne di quel primo uomo , allora io poflo dire , che tu mi movelli a dare af-
flizione a collui , quando col tuo inganno rimovefli quel primo dalla ubbi-
dienza del mio comandarriento . E certo ben dice invano ; imperciocché ben
fi può dire che afflitto invano colui Ila , il quale fu tormentato per quella
,
colpa . la quale effo non avea commefla . Ben fu ancora afflitto invano colui,
il quale eflendo nato in carne
,
non avea commeflo alcun peccato : e niente-
dimeno fenza colpa foflenne la pena da’ difetti carnali . E quello è quello che
Rfal.&jx. fa detto per lo Profeta : Allora io pagai quello , che io non tolfl : impercioc-
ché il nollro Salvatore , ri quale era fenza alcun peccato , fi pagò le colpe
della fuperbia di quel primo nollro parente , il quale c (fendo creato nel Pa-
radifo , fi volle per fua fuperbia torre la fimilitudine della potenza di Dio .
E impertanto parlando a quel noflro padre onnipotente ben diceva il Savio
Sap. H.l, ccclcfiaflico : ConcioJJiachc tu fia giuflo , tu difpont ogni cola giuflamentc : nien-
tedimeno tu condanni colui , che non debbe effrr punito . Ór come può edere,
che il nollro Signore fia giudo, e ogni cofa difnonga giuflamentc , fc egli
condanna colui , che non debbe eflcr punito l Certo quello può già a noi
eflere manifefto ,
imperciocché il nollro Salvatore già non dovea efler punito
per se medefiino ,
conciofuffeche cflò non averte giammai commcffo al-
cun peccato Ma le egli non averte ricevuto in se medefimo quello che ef-
.

fo non dovea follenere , già non ci arebbe liberati dal debito della noltra.
morte E in quello modo noi portiamo dire , che Iddio Padre pertanto che
.

è giudo , difnonc ogni cofa giuflamentc , dando palfione al giuflo Impercioc- .

ché per quelto egli ghiftificò ogni cofa , cioè perche egli per li peccatori con-
danno colui , i! quale era fenza peccato , acciocché per tanto tutti fanti elet- i

ti potertelo efler levati all’altezza della giùiiizia Ben portiamo adunque dire .

fecondo il noflro tefto , che ’l nollro Salvatore filile afflitto invano , ficcome
di fopra abbiamo detto che fu condannato colui , il quale niente doveva,
:

eflcr punito. E ancora dobbiamo fapere, che quello nollro Salvatore quan-
to a se medefimo fulfe punito invano ma niente fuffc punito invano quan-
-,

to a noi La ruggine della noftra colpa niente fi potea purgare , fenon per
.

afflizione , e per tormenti e impertanto venne fenza colpa colui , il quale


:

per fua volontade fottomife se medefimo a i tormenti , acciocché pertanto


egli ci liberartc da que’ tormenti , a i quali era obbligata la nollra iniquira-
de imperciocché egli gli foflenne ingiuftamente . In quello modo adunque
j
*
noi

I by Gooole
. .

DI*. GREGORIO. . 7f
noi poffiamo dire , che invano , e non invano egli foftenefle quelli torme rr-
ri ; imperciocché non avendo egli commelTa alcuna cofa degna di tormento,
cali volle col fuo proprio fangue lavare la macula della noltra colpa . Segue:
uom t: -
Rifpofe Salari , e Jiffe : pelle per pelle , e tutto quanto ha , darà C per la
vita fua . Ma
pendi la mano tua . e torca la farcia J'ua , e la carne /ma , e al-
lora vedrai che nella faccia tua egli ti maladirà .
_ ,

Vedeva maligno fpirito , che’l noftro Salvatore rifplendea di miracoli:


il

e pertanto dicea : noi fappiamo che tu fei il fanto di Dio: e vedendo lui /«ruo-
,

tanti miracoli , temea , che egli non fufle figliuolo d'iddio * E dall’altra par-
te non potendo lui comprendere la grandezza della divina pietade , e veden-
dolo alcuna volta edere palli bile , fi penfava , che egli filile poro uomo Ora .

avea quello notlro nimico veduti molti uomini , i quali lòtto fpezie di lanti-
tà erano podi in luogo di pallori ovvero di (ignori , e nientedimeno erano
,

lenza alcuna caritade a i loro prof fi mi , e per niente aveano ogni danno al-
trui .E impertanto credendoli il noftro nimico , che quello noftro Salvatore
filile fatto come molti degli altri dipoi che non lo vede edere atterrato per
:

li danni altrui pertanto egli delidera di pervenire inlino alla paifione della
,
carne fua , dicendo Pelle per pelle tire, come fe diceflc apertamente quello'
: :

non pare , che fi curi di quelle cofe , che intervengono di fuori di lui ; ma al-
lora conolcerò io veramente chi egli è , quando io lo vederò dolere in se me-
delìmo Quello già non dobbiamo noi credere , che Satan dicelTe a Dio , ma
.

egli lo ditea col fuo defiderio , imperciocché cflb delidera va che cosi fufle :

c per li fuoi membri cioè per li fuoi fervitori , egli lo dicea con parole e efin
defiderio onde egli è quello , che parlava , quando per la voce oel Profeta i
: _
fuoi feguaci diccano Mettiamo il legno nel pane fuo, e levianlo della terra de’ Jer.iicL
:

viventi Mettere il legno nel pane non è altro , fe non conficcare quel fan-
tilfimo corpo in fui legno delta croce : e levarlo della terra de’ viventi nort
è altro , fe non penfare , che colui , il quale effe vedeva cflcre mortale , fulle
del tutto annullato per la morte .

Segue poi , come dopo quelle parole , Iddio rifpofe q Satan dicendo , ecco
ciò che celi ha , è nella mano tua : ma guarda che tu confavi la vita fua .
,
Nefluno Tia cotanto ftolto , il quale creda , che quel creatore di tutte quante
Je cofe fufle dato nelle mani del noftro nimico .

Ma nientedimeno ciafchedun favio uomo debbo confettare , che tutti


guanti quegli , i quali per la foro perverta vita fi congiungono ad elio jpof-
,
fono efler detti membri fuoi ; onde noi polliamo ben dire, che Pilato tulle
membro di Satan j imperciocché elfo non conobbe il noftro Salvatore, il
quale fi volle fqftenere 1 afflizione di tanta penofa morte per noftra redenzio-

ne Membri di Satan forano i Principi de’ Sacerdoti , i quali fi sforzarono


.

di levar della terra il nome del noftro Salvatore perfeguitandolo infino alla
,
croce . E in quello modo noi polliamo dire che*! noftro Salvatore fotte mef-
,
fo nelle mani di Satan mani di co-
, imperciocché effo volle elTer pollo nelle
loro , i quali erano membra fue . E ben dice che fufle pollo nelle fue mani.
Le mani di Satan non fono altro , fe non la potenza foa e certo noi pollia-:

mo dire , che allora il noftro Salvatore fufle meflò nelle fue mani , quando»
egh lollenne , che il Demonio per le fue membra avefle poteftade in quel
gfonqfiflimo corpo infino agli fputr e alle villanie a i flagelli , alla Croce,
, ,
e ultimamente mfino alla morte della lancia ; onde noi leggia-
, e al forare
mo , che e (Tendo egli già ne! campo della battaglia della fua paflione , dice-
va a Filato : Tu non arepi in me redepà alcuna , fe ella non ti fujfe data di J 0.19.1.
fopnt Ma
nientedimeno noi dobbiamo fapere , che il noftro Salvatore volle
che quella podeftade , la quale di fuori era data dal Padre a Pilato nel fu»
,
fitgrcto vernile a utilkade de’ fuoi fedeli. Imperciocché Pilato, ovvero Satan
,

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78 L-l B R 0 III. D £’ MORALI
il quale era fuo capo , era tenuto lotto la podellù di colui , l'opra il qual et-
to parca aver fignoria ; imperciocché Iddio Padre avea difpotto cttrnalmentc
in cielo quello che dipoi il fuo figliuolo Ibflencva in terra ; onde come che
per mala intenzione degl'infedeli il nollro Salvatore riccvcrtc paflione , nien-
tedimeno quella loro crudcitadc era permeiti per Comma utilitadc di tutti gli
eletti . E in quello modo noi portiamo dire , che con grandiflìma pietade egli
dilponeva nel fuo fegreto quella partionc , la quale erto con grande crudelta-
de permetteva , che utile fatta di fuori . Per la qual cola parlando di quella fua
potellade ben diceva 1’ Apoftoio Giovanni cominciando il Cerinone della cena:
Jo.ì ;jt. Sapendo Gicsà,.ehe il Padre pii aveva date tutte le eofe nelle mani , e ehe e/rii
era venuto da iddio , t a Dio andavti , egli fi levò tlalla <cna , e fpogliofli le
veflimenta J'ue . Ora ecco , che eflendo il noitro Salvatore per andar nelle
mani de’ malvagi , egli fapea che egli avea nelle fue mani eziandio coloro ,
i’. i quali lo doveano perfeguitare . Ben dille adunque il nollro telto : ficco che
egli è nellamano tua . Ma dipoi sili comanda , che egli con fervi 1’ anima fua:
c certamente quello non vieta f onnipotente Iddio a Satan , perche non ef-
fcndogli vietato , egli poterti: turbare <3i tentazione
1’
anima del nollro Salva-
tore Sicché quello parlamento non fa Iddio padre per vietare a Satan la ten-
.

tazione del fuo figliuolo, ma per mollrargli apertamente , che egli non lo
potrebbe tentare : imperciocché noi dobbiamo penlarc , che giammai l’anima
del nollro Salvatore nen fulfc turbata di tentazione al modo che fumo noi ,
i quali fumo puri uomini . Onde comechc al nollro nimico Iurte permeilo
deportare il nollro Salvatore insù un monte alto , e promctt ertegli di dargli
tutti i reami del mondo , fc erto lo adoralfe , e ancora gli mortraffe le pietre,
delle quali erto dpvelfe far pane ; nientedimeno tale fua tentazione di nulla
potette commuovere la mente del Signore . Imperciocché egli in tal manie-
ra niente fu degno di follencrc quelle cole di fuori che la mente fua , la qua-
:

le era fempre congiunta alla divinitatc , fempre flette ferma lenza movimen-
to alcuno . E impcrtanto quando noi leggiamo , che al tempo dc|la paliione
egli fu turbato nello fpirito , noi dobbiamo Capere , che la lua diviniti difpo-
nea quanto la fua ufnanità li doverti: turbare E in quello modo egli , Acco-
.

rrle immutabile , foprailava a tutti e nientedimeno per volere foddisfarc al-


:

la no'lra infirmitade , egli moftrava , fé edere mutabile quanto alf umanita-


rie . Portiamo ancora in altro modo fporre quanto dice , che egli conferei
'l’anima fua. Quando noi abbiamo f amore dirirto , noi non abbiamo tra
tutte le creature alcuna cofa piu cara che l’anima nollra : e impertanto quando
noi vogliamo lignificare il grande amore , che noi abbiamo à i nortri amici,
noi diciamo che erti fono la nollra anima : per la qual cofa ben fi può per
lo nome dell anima intendere la vita de’ fanti eletti . Imperciocché quando
a Satan fu permeilo di dare partionc alla carne del nollro Redentore , allora
furono levati dalla fua fignoria i fami eletti , i quali per lo «rande amore
14. poflòno erter detti l’ anima fua . Segue Partifii adunque Satan dalla faccia di
:

Dio , e percoffelo di piaga peffima dalla pianta del piede infine alla fommità del
capo . Noi portiamo veramente dire , die tutti i tanti uomini abbiano folle-
nute piaghe da quello nollro nimico-infino dal principio del Mondo : i quali,
ficcomc noi abbiamo detto già di fopra , pofTono erter detti membra del no-
rtro Salvatore : or non diremo noi che iurte membro di Dio Abel giurto , il
quale non tanto gli fu accetto per lo fuo facrificio , ma ancora per la pazien-
J/à/.jJ. a. za della morte fua? Siccome è fcritto : Egli farà muto come agnello dinairzi a
quello , che lo tonda , r non aprirà la bocca fua : e in quello modo noi portiamo
dire , che ’1 nollro nimico infino dal principio del Mondo fi sforzarti: di con-
traltare al corpo del nollro Redentore , c clic Io ferirti: dalla pianta del pie-
de infino al capo , imperciocché in prima egli fi incomincici da gli uomini ;

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. ,. .

DI S. GREGORIO. 79
e dipoi pervenne infino a quel fotnmo capo della Tanta Chiedi , cioè Crillo
Dipoi ben fegue : il quale col teflo radeva la fua bruttura E che altro dire-
mo noi , che fia il fello . che ’l noftro Salvatore prendeva cqn la mano , fc
non ia carne fua , la quale dio prefe della nollra fu (laura ? il fèlla fi rauo-
da per lo fuoco , e con la carne del noftro Signore fu folidata per la fua paf-
fione .Imperciocché ficcome per la infermitade di quella erto fu fottopollo
alla infermitade della morte , cosi dipoi egli rifufeitò dalla morte fenza tale
infermitade per la qual cofa ben diceva elfo per la bocca del Profeta
: La Pfal.n.c
.•

mia virtù d'rventb arida , ficcome un teflo Imperciocché il noftro Salvatore raf-
.

fodò la infermità della carne col fuoco della fua pallione E apprelfo , che
.

altro intendiamo noi per lo nome della bruttura , fenon la fozzura del pec-
cato } Per lo nome della carne , e del fangue nella Scrittura fi dà ad inten-
dere il peccato della carne : per la qual colà ben diceva il Salmilla Libera - Pfal.^o.c.
:

mi del ]angue Iddio , Iddio della folate mia Ora la bruttura delle noftre pia-
.

ghe non è altro , fe non la corruzione del (àngue . E imperiamo per quella
bruttura noi non dobbiamo intendere altro , fe non i peccati della carne , i
quali fono infracidati in noi per la lunga ufanza , che noi abbiamo fatta di
quelli Allora adunque polliamo noi dire , che la ferita ritorni in fozzura
.

quando noi non curando la nollra colpa , ella diventa per lunga ufanza mol-
to piu grave Ora il mezzano di Dio , e degli uomini , quelf uomo Cri- t.Tim. 1.
.

Ilo Giesù , fi dette il fuo corpo nelle mani de’ fuoi perfecutori , e pofiìa- h.
mo dire , eh’ egli radere la nollra bruttura col fello Imperciocché col-
.

la carne fua celi mondò i peccati noltri ; onde egli venne , ficcome di-
ce r Apoftolo Paolo , in fimilitudine di carne di peccato , necioccbe del pec- Rom. 8 a. .

cato egli condannale il peccato : imperciocché contraponcndo il noftro Sal-


vatore al noftro nimico la innocenza della carne (ua allora egli mon-
^
dò le fozzure della carne nollra , e in quello modo egli ci purgò dall’ an-
tica colpa per quella carne , per la quale il noftro nimico ci aveva imprigio-
niti . Imperciocché per la virtù di quel noftro mezzano Crillo Giesù , quel-
la carne , della quale noi avevamo tatto linimento della nollra colpa , fi di-
venne poi a noi arme di giullizia . Ora adunque allora polliamo noi dire ,
che co! fello fufte rafa la fozzura , quando colla carne del noftro Salvatore
fu mondata la colpa nollra . Dipoi fegue E fedeva nel letame . Già non di-
:

ce , che egli fedelfe nella corte , dove è il remore delle leggi , non negli al-
ti palagi , ma nello fterco E certo quello è vero del
, ovvero nel letame .

noftro Redentore ; imperciocché ficcome dice l' Apoftolo Paolo Il Signore Jd- i.Cor.i.d.
:

di) cleffe pj Infermi del Mondo per confondere i forte . Or non polliamo noi dire,
che ’l noftro Salvatore , quali come fe fufsero caduti i fuoi grandi edifici , fe-
dcfse nello fterco ^quando egli lafciò Ilare la fuperbia de’ Giudei , e ripofof-
fi nel popolo de’ Gentili , il quale per adietro era flato da lui difpregiaro ?
Certo noi polliamo ben dire , che allora egli abitaffe fuori della fua cala , fic-
come ben lo tcllimoniò l’ Apoftolo Giovanni dove dice Egli vane ne jroprj To.i. b.
:

abitacoli e i fuoi non lo ricevettono


-, . E il noftro Salvatore che fi ripofi nello
fterco , odi come eflo medefimo diceva nel Vangelio : Maggiore allegrezza fa- Luc.i$..b
r<! in Cielo fopra un peccatore che faccia penitenza , che fopra nurrvantanovc giufti,
,

i quali non hanno meftiero di penitenza . Ora ecco come il noftro Salvatore

fiede nello fterco ; imperciocché dopo la colpa commefsa egli fi ripofa nell’a-
nima del peccatore , il quale fi pente Or non diremo noi , che i cuori di
.

quelli che fi pentono fieno ficcome un luogo di fterco ; i quali pertanto che
,
con lamenti conftderano le colpe loro , li può dire che dinanzi a loro ammon-
tino il letame , ovvero lo fterco ? II noftro Giobbe adunque efsendo percorso,
non fall un monte : ma Cedette nel letame ; imperciocché venendo il nollra
Redentore a foftenere pallione , egli abbandonò i cuori de’ fuperbi : e ven-
ne

jOOgl
80 LIBRO- ULDt -MORALI
ne a ripolarfi ne’ cuori degli umili la qual cofa innanzi
: la fua incarnazione
]Jc.66.a. ben diceva elio , parlando di se medcfimo per la bocca del Profeta ? cuiA
Jcc.Lxx. f fc non alt umile t al ripofato , c che teme i parlamenti mici ? Or chi
’uarderò io ,
Cari quello , il quale polla considerare , quante avvertirò foilenne in quella vi-
ta dagli uomini colui , il quale inverlo di loro moltrò tanta pierade ? E chi po-
trebbe penlare ? quante egli ne foiliene ancora , pertanto che dal cielo egli abi-
ta ne’ cuori de fedeli ? Certamente noi polliamo dire , che il nollro Salvatore
follcnga tutto quello che in queita vita è fatto contro a i fuoi eletti ingiufta;
mente. E
come che noi dobbiamo ben credere certamente, che il capo di
quello corpo della l'anta Chiefa , cioè Crillo , già Ila liberato da ogni pjirtio-
ne i nientedimeno noi polliamo dire, che egli l'ente le percofle de malvagi,
pertanto che il corpo di quello capo è ancora in terra .

Maperche vogliamo noi fedamente parlare degl’ infedeli , conciolfiache


ancora dentro al grembo della fanta Chicla noi veggiamo molti uomini car-
nali , i quali per le loro malvage operazioni non fanno altro , fenon contralta-
re alla vita del nollro Redentore t Certamente noi polliamo ben dire , che
fono alquanti , i quali pertanto che non polfono perfeguitare Crillo con lan-
ce , nè con coltella , fi sforzano di perlcguitarlo colle opere malvage : i qua-
li vedendo , che dentro alla fanta Chiefa non pollono avere quel che erti defi-

dcrano , pertanto diventano nimici de’ buoni . E non tanto fon contenti d' ef-
fe r malvagi per loro , ma ancora fi sforzano di piegare la dirittura de’ buoni
alle cofe illecite e perverte . De|le cofc eternali niente fi curano , e per la
loro pofillanimitade fottomettono il loro appetito fedamente alle cofe temporali;
onde pertanto caggiono maggiormente delle cofe di fopra ; imperciocché non lì
penfano che altra cofa debbia eflere dopo quella vita , nè altra cofa alcuna
credono che fia , fe non quelle cofe temporali . A quelli corali è nimica la
(impliciti de’ giudi : c quando porto» trovare alcuna cagione di turbazione
contro di loro , allora eglino fi sforzano , che prendano la loro duplicitade , e
falcino Ilare la fimplicitadc . E impertanto fegue : Allora gli diffe la moglie
fua : ancora fiat nella Jimpliciti tua ? nulladia Iddio , e muori . E quale diremo
noi , che fia querta femmina , la quale ci conforta a maiadire Iddio , fc non
ciafcuno uomo carnale , il quale è pollo dentro al grembo della fama .Glie-
la ? Imperciocché quelli cotali quanto piu fono proflimani a i buoni per la
religione della tanta Vede , tanto la loro compagnia è piu pericolofa , e di mag-
ior danno a i buoni : onde molto meno porrebbon quelli cotali nuocere a i
tuoni , fc la fanta Chiefa non gli avelie ricevuti inhno al letto della l'anta
Fede . Per la qual cofa ben leggiamo , che elfendo il nollro Signore attornia-
to da una gran turba , una femmina gli toccò la ed remirò della fue vedi
Mar.^.c. menta , ed egli dirte : Chi m ha toccato ? Rilpofono i Difcepoli : Ecco che tu fri
Mat. 6. 0. aggravato , ovvero flrrtto dalle turbe : e tu dimandi : Chi m
ha tocco ? E il Si-
Lu.S.d. gnorc rilpofe : Veramente io fono fiato tocco da alcuna perfona : imperciocché io
15. ferito ,
che di me è ufeita alcuna virtù
. Per quello noi veggiamo , che molti
Stringevano Crillo , c una fola fu quella , che I9 toccò E così
. adivicne anco-
ra oggi , che molti fono , i quali attorniano il nollro Salvatore , per tanto
che fono dentro al grembo della fanta religione : e nientedimeno per ope-
ra fono aflai lontani da erto . Ma coloro , i quali fono veramente umili ,
fono quelli foli , che lo toccano . E ben portiamo dire , che quelli cota-
ii aggravano
,
ovvero ftringono il nollro Salvatore , imperciocché quanto mag-
giore è la moltitudine de gli uomini carnali dentro alfa Chiefa di Dio , tan-
to eglino fono a erta piu gravi . E appreflb portiamo dire , che eglino nien-
tedimeno non lo toccano , imperocché tal moltitudine è nojofa per la fua
prefenza , ed è lontana per la malvagità della vita Onde quelli cotali uo-
.

mini mondani alcuna volta perfeguitano col malvagio parlare , alcuna volta
fola-
S. DI GREGORIO. 81
(blamente coll’ cfcmpio de’ malvagi coftumi ; onde alcuna volta confortano
con parole a feguitare le loro operazioni , alcuna volta , comechc a quelle
non ci confortino con parole , nientedimeno non li rimangono di darci
con-
tinuamente efcmpli d’ iniquità E certo di quelli cotali fi può veramente di-
.

re , che eglino fìen nortri perfecurori Ma ancora ritornando al nolìro te-


.

llo , vedi che la moglie di Giobbe il chiama fcmplice , dicendo Amerà tu :

fiat nella Semplicità tua ? Riprcfe la femplicitade nel marito , pertanto che egli
deprezzava quelle cofe temporali , e franinone , e con puro cuore dclìdera-
va le cofe eternali , come le dicelle : perche tanto fempheemente defideri tu
le cofe di fopra , le quali non vedi , e tanto pazientemente follieni
i danni
delie cofe Prefenti ? Quafi dica : or non è queita gran femplieità } partiti
to-
rto da quella opinione , e dilpregia quelle cofe , che fi dice che fono
eterna-
li
,
e fungi tante avverfità : liberati da quelli mali prefenti fe non puoi in
,
altra guifa ^almanco colla morte corporale Ora in quello modo ci confor- 16.
.

rano , o co’ mali parlamenti , o


con malvagi efcmpli i mondani uomini .
Ora veggiamo ,
quanto fieno fermi , c collanti i fanti uomini contro a que-
lle battaglie. Odi come fegue : Parlato bai quafi come una delle femmine Lib. it.
o
Jlolte : ora Je noi rimiamo bene della mano di Dio , i mali perche non debbia- 9.
mo noi fajlencre .

Quando i fanti uomini in un medefimo tempo ricevono pcrcorte di tri-


bulaziom , e di rio conforto , allora erti contro alle percolfe contrappongo-
no lo feudo della pazienza : e contro a i malvagi confortatori
eglino man-
dano factte di dottrina : e così contro all’ una c 1 altra battaglia egli
, ufano
1 arte della loro cavalleria
, ora correggendo con dottrina gli amici loro igno-
ranti , ora follencndo gii altri con pazienza onde a i primi eglino contra-
:

llano con fav; ammaeliramenti , acciocché eglino non ingannino gii


altri a’ :

fecondi danno efempio , che eglino non vaglino del tutto perdere
la via
della dirittura Contra quelle due guerre ben combatteva 1’ Aportolo Paolo
.

quando diceva di fuori fono le battaglie , e dentro le paure Le battaglie


:
di i.Cor-r a.
.

, quando dicci : In pericoli di fumi , peritoli di ladroni


fuori raccontava egli
, a.Cw.n.
pericoli della mia generazione pencoli di genti , pericoli in diferto
, pericoli in Ibtd.
man , pencoli ne fal/ì fratelli Contra quelle battaglie odi che factte, egli man-
.

da™ contro al fuo avverfano ; onde dice : in fatica , in mifcria in molte vi-
gilie . in fame , in Jete e digiuni , freddo , e nudìtadc
, Ora odi poi come .

edendo egli nel mezzo di tante battaglie , egli guardava con ogni follecitudi-
ne la fua olle j onde legue : Senza quelle cofe . che fono difuori fiaome
la
Jcllentudine di tutte le chtefe . In quello noi polliamo comprendere
in prima,
come A
portolo Paolo forter.cva in se medefimo con ogni pazienza
I
le bat-
taglie delle pcrfecuzioni , e dipoi come egli era fempre
follecito alla dottri-
na de prortimi Tuoi : onde in prima egli racconta le awerfità le
quali ei
fortenne , e apprcflo foggiugne il bene , che egli fa altrui Ora confidcriamo .

adunque ,
di che fatica debba ertere in un medefimo temi» follenerc di fuori
1 awerfità , e dentro medicare le infermità . Quello fi può dire che di fuori
,
loflencfle le battaglie , il quale era pcrcortb di battiture legato di catene
,
affaticato di prigione ; e quello follenea la paura dentro il quale non remea,
,
che la fua paltone nocefle a lui ma piurrofto a’ difcepoli Tuoi
, ; onde a co-
ttolo egli diceva : Ne (furio fia thè fi muova in quejìe mie tribulazicnt , im- Thetf.ra.
,
perciocché voi medtfim fapete che a quefle ftamo noi pofii
, Or vedi che ’I .

tanto Aroltolo nelle fue pafiioni temeva 1 danni altrui Aveva paura il Tan- .

to maellro , che vedendolo i fuoi difcepoli così afflitto


per la Tanta Fede
eglino temeffino pertanto di confeffare se medefimi elfer fedeli
. grandilfi-
ma carità di perfetrirtìmo maellro che vedi che egli difpregia le fue proprie
O
:

palloni, e teme che ne’ cuori de Difcepoli non fi levi


alcuna cofa di rio
L con-
. .
,

Si L r B X O tri. DIMORALI
conforto , per lo quale la mente loro diventale debole nella vera Fede f O
medico di grandimma caritadc , il quale niente curando le ferite fue , fola-
mente intende a medicare l'altrui , e avendo in difpregio le ferite del corpo
fuo , si intendeva a curare le percolTc degli altrui cuori Certo quella è pro-
!

pria condizione de’ fanti uomini , che cfscndo loro nel mezzo delle tribula-
- zioni , eglino non lafciano pertanto d’ avere atra della utilitade altrui La .

qual cofa non può efser fenza gran fatica , imperciocché afsai manco fa-
ticofa cofa faria amnuellrare altrui fenza follenere in se medelìmo alcuna av-
verfitade , ovvero follcnere 1’ avvertita fenza avere a dare altrui ammacllra-
mento che non faria avere a provedere all' una parte , e 1’ altra infieme
:

Ma i fanti uomini ficcome ripieni di cariti , infieme proveggono a ciafcuna


di quelle parti imperciocché medicando con pazienza le loro avvertitaci ,
:

ancora confortano 'le menti altrui Ben diire adunque il noilro Giobbe Par-
. :

lato hai quafi come una delle flotte femmine E certo ben dille , imperocché
.

le menti degli uomini carnali poffono clfcr veracemente nominate temmine»


Pfai. 30. concioffiache egli è ferii to a i fanti detti : Adoperate virilmente, e confortiJi
il cuor voflro . Dipoi ben dille : Se noi riceviamo i beni della man di Dio
, i
nudi perche non dobbiamo noi foflenere ? Quali dicelle volendo mollrare pazien-
,
za , la quale egli aveva in se medefimo fe noi andiamo a i beni eternali
:
4
che maraviglia è , fe noi foilegnamo l’avverfitadi temporali ? Veramente que
beni eternali' ben confiderava Apollolo Paolo, quando egli con tanta pazieu-
i

Rom.Sa. za folienea l’avverlìtì di quello mondo , dicendo Non fono condegne le pafi-
:

foni -di queflo cernirò per rispetto delta gloria , che debbe venne , la quale farà
rivelata in noi . Segue poi In tutte quefle cofe non peccò Giobbe colle labbra
:

fue , e non parlò alcuna cofa flotta contro a Dio.


Quando i fanti uomini /ottengono le pcrlccuzioni del mondo dentro c di
fuori da loro , allora eglino non fittamente non fi turbano controra Dio, ma
eglino non ulano alcuna parola di villania , eziandio contro a i loro avverta-
ti -,
della qual cofa ben ci ammoniva quel duca de i buoni uomini , Pietro A-
t-Petr.^a. pottolo , quando diceva :Nullo di voi Joflenga awerfitìl , quafi come micidiale y
o furo , 0 maliditcnte . Quello follienc avverfitadc di quello mondo , ficcome
I

malidicentc , il quale per quelle fi sfrena a dire ingiuria contro i fuoi pcrlc-
cuton . Ora impcrtanto che la fanta madre Chiefa , la quale è corpo del
noilro Redentore , in tal maniera folliene le fue avverfitadi , che per tanto
ella non fi diparte dalla via della umiltade , per ciò ben dille il noilro teilo:
In tutte quefle cofe non peccò Giobbe nelle labbra fue , e non parlò alcuna cofa
flolta contro a Dio Segue appretto : fedendo adunque gli tre amici di Giobbe
.

ogni male , che gli era addivenuto , vennono ciafeuno ilei luogo fuo , do furono
tlijaz di Ternari . Baldac dt Sui , e Sofar di Naama Già nel principio di
.

quella opera noi dicemmo, che comeche gli amici di Giobbe venillòno a lui
con buona intenzione , nientedimeno eglino tenevano figura degli uo-
mini eretici , imperciocché etti colpirono affai per lo loro parlamento il
,
quale fu fatto fenza alcun ordine di diferezione Per la qual cofa bene dice-
.

va loro Giobbe medefimo Io defilerò di dirputare con Dio , prima mojiraéuio,


:

come voi fitte fabbricatori di menzogna , e cultiva tori di pcrverfi ammacftramen-


/ ti Ora la fanta madre Chiefa in quello tempo della fua peregrinazione fem-
prc folliene afflizione nelle lue membra : e nientedimeno oltre a quello an-
cora ha altri avverfarj , i quali fotto il nome di Critto fono nimici Ji Crjlto.
Imperciocché per accrefcimcnto delle fue tribulazioni ancora le fono aggiun-
ti gli uomini eretici , i quali continuamente contra erta gettano faette di pa-
role fenza ragione E certo ben dice , che ciafeuno di quelli amici venne
.

del luogo fuo . Il luogo degli eretici è la fuperbia . imperocché fe eglino pri-
ma non avdfino fuperbia ne’ cuori loro , già eglino non affermerebbono i
loro
DJ S. GRECO RIO.
loro «tori con tanta prefunzione ; onde cosi dobbiamo noi credere , che la
fuperbia è il luogo de rei , come la umiltade è il luogo de’ buoni ; del qua-
le odi come parlava Salamoile : Se verrà /opra di te lo fpirito di colui , che ha Ecc.io.a.
potefiade , non abbandonare pertanto d luogo tuo ; come fe dicelì'e apertamente:
le tu lenti , che in alcuna parte ti voglia Iknoreggiare lo fpirito del tentatore,
or non lafciare l’umiltà della penitenza . £ che I umiltà della penitenza pof-
la efler detto vollro luogo . odi come foggiunfe appretto il detto Salamone :
imperciocché cjuejìa cura farà ce{fare i grandmimi peccati . E che altra cofa è
l’ umiltà della penitenza , fe non medicina del peccato ? Ora adunque gli uo-

mini eretici vengono del luogo loro , imperciocché contro alla fama Chiefa
eglino fi muovono dalla lor propria (uperbia . E certo la loro malvagità fi
può intendere chiaramente per la lignificazione de’ nomi loro , i quali fono
Elifaz , Baldac , Sofar . Elifaz , ficcomc noi abbiam detto difopra , è intcr-
petrato difpregio di Dio : E certo fe gli uomini eretici non ifprcgiattinò Id-
dio, già eglino di lui non arebbono pentimento d' errore Baldac è interpre-
.

tato vecchiezza fola : e cosi gli uomini eretici { dipoiche fi sforzano col loro
perverfo (hidio dTere vincitori , e di non dfere vinti dalla veritade , certa-
mente noi polliamo dire , che erti rifiutano la converfazione della vita novel-
la , e dalla fola vecchiezza proceda quello che elfi intendono . Sofar è interpe-
tato uomo che guaiti la fommità del monte : e certo quelli fono gli eretici,
i quali colle loro fatte allegazioni fi sforzano di ritrarre i fedeli dell'altezza
della vera contemplazione . Appretto ficcome per li nomi di colloro fi dà ad
intendere la condizione degli uomini ereticj , così ancora le loro operazioni
fi pofiono intendere apertamente per li nomi de’ luoghi , donde elfi vennero.
Onde i luoghi di quelli tre amici erano appellati , Teman , Sui , e Naama .
Teman è inrerpetrato Aulirò ; Sui parlante , e Naama è interpetrato bellezza.
Aulirò è un vento caldo , il qual viene dalla parte del meriggio , per Io qua-
le veramente noi polliamo intendere gli uomini eretici : imperciocché elfi fi
sforzano d’effere piu caldi , che non fa meflieri , pertanto che elfi fi lludiano
di fapere con grande ardore piu che non fi conviene . E in quello modo con-
ciofiiache elfi defiderano di ricevere il caldo della fapienza piu innanzi che
elfi non debbono, pertanto ben fi può dire, che elfi vengono dall’ Aulirò .
Da quello caldo voleva temperare le menti de’ luoi diiccpoli 1’ Apollolo Pao-
lo , quando diceva : Non J'aptrc piu che faccia di bifogno , ma fapere a temperati- Rom.lt.
za . Sui , ficcome noi abbiamo detto , è interpetrato parlante , imperciocché a.
gli uomini eretici non defiderano d’ avere il caldo dalla fapienza per vivere
virtuofamente , ma piuttoilo per parlare difordinatamentc E così noi ponia-
:

mo dire , che gli eretici vengano di Teman , e di Sui , cioè dal caldo , c dal
luogo de’ ciarlanti . Imperciocché i loro ftudj elfi defiderano per mollrare
pompa di parlare , e non per aver caldo di caritade . Naama è interpetrato
bellezza : e quelli ancora fono gli eretici , i quali per li lotti begli parlamen-
ti moilrano d’aver forma di ben vivere . Ma ancora non voglio, che noi
crediamo , che quelli nomi de’ luoghi fuflino nominati a quello ordine fenza
millerio: onde in prima è nominato Teman, dipoi Sui , e all’ultimo Naa-
ma : imperciocché in prima è accefo 1’ uomo eretico di difordinato caldo di
feienzia: e dipoi è elevato in fuperbia per lo fuo parlamento e così alla fi- :

ne la fua ipoarifia gli mollra effer bello nel cofpetto di molti . Dipoi fegue :
Imperciocché effi s aveano pofio infieme di venirlo a vifitare , e di conjolarlo Al- .

lora fi pongono infieme gli uomini eretici , quando di concordia elfi tengo-
no alcuna falfa opinione contro alla l'anta madre Chiefa E certo gli am- .

maeiiratori della vejitade , fi può dire veramente , che dieno confolazione alla
fama madre Chiefa in quello luogo della fua peregrinazione Ma
i perverfi
.

eretici col colore delle loro fàlfe opinioni moilrano di volerla ancora confola-»
l * re,

Digitized I
,

84 LIBRO 111. MORALI


re ficcome i veri cattolici e fon quelli cotali appellati amici , e nientedi-
,
:

meno fono malvagi nimici ; ficcome a quel traditore fu detto dal tamii)
fili!, ti. e. maelho Amico a che fa venuto ? E quel ricco ancora , il quale ardeva nel
:

mezzo deli* inferno , fi fu dal padre Abraam chiamato figliuolo E quello per- .

tanto imperciocché comcche 1 rei uomini non voglino efi'er corretti da noi,
,

nientedimeno ella è degna cofa , che effi non fieno da noi nominati fecondo
la loro malvagitadc , ma piu rollo fecondo la noitra benignitade . Segue E :

levando U ro da lunge gli occhi laro , non lo conobbom .

N
)i polliamo ben dire , che quando gli eretici confiderai!» i fatti della
fanta Chiefa , allora eglino lievino in alto gli occhi loro , imperciocché efil
fono in luogo baffo ; ma certo elfi non conofcono quella , la quale è polla
in affai affanni De fiderà la finta Chiefa di ricevere in quella vita avvertita-
.

di , acciocché effendo ella purgata in quello mondo , ella coffa pervenire a


que’ premi della eternale remunerazione , Ma gli eretici dclìdcrano le cofe
mondane , ficcome loro premi e pertanto lì può dire , che non conofcano
:

quella ,
la quale in quella vita i frolla ,
e gioita nel mezzo dell’ avverlitadi;
imperciocché effi non temono dentro a i loso cuori quello , che efiì veggo-
no in offa Segue E {bracciate le vefi imenia loro , fparfono la polvere fopra il
. :

capo loro itrvcrjn il ciclo Tutti


. Santi fedeli pollone clfer nominati Votimeli-
i

ta della tanta Chiefa ; per la qual cofa ben dicea il Profeta di tutti colloro :
Tu farai vejìito ficcome et uno ornamento . E così le veitimenta degli eretici
pedono effer detti tutti coloro , i quali fono involti ne’ lor malvagi errori .
Ora quelli eretici hanno quella condizione che effi non pofsono lungamen- ,

te Ilare in quello flato ,


dipartono dalia (anta chiefa , ma
nel quale effi li

continuamente caggiono in peggior luogo e così pertanto che tempre el- :

fi vanno di male in peggio , noi polliamo dire , cne elfi fieno tracciati su
molte parti imperciocché per la loro confufione effi fi dividono ancora fpef-
,

fe volte tra loro medefimt E impertanto ben polliamo noi dire, che quelli
.

amici clic vengono , flraccino le veitimenta loro Ora quando le redimenta .

• fono (tracciate , il corpo fi fcuopre ; e così colìoro difeordandofi infìeme , fi


manifellano la loro malizia Poffiamo ancora dire , thè quefti cotali fpargo-
.

no la polvere fopra i capi loro verfo il cielo Che dobbiamo noi intendere .

per la polvere, fenon l’intendimento di quelle cole terrene? E che intende-


remo noi per lo capo , fenon quella parte , Ja quale in noi è principale , cioè
la mente noi ha > E che altro intenderemo noi per lo cielo , fenon coman- i

damenti di Dio ; Spargere adunque la polvere lopr,' il capo invertii il cielo


non è altro, fc non corrompere la mente noilra colf intendimento delle co-
fe fecutan , c delle cole cckàliali avere fornimento terreno . SpeiTevoìte vo-
gliono gli eretici dammare le parole di Dio piu avanti , che effi non pedono
comprendere , c cosi fi può dire , che effi fi fpargono la polvere fopra ca- i

pi loro , imperciocché effi oltre alle forze loro fi sforzano di venire a coman-
damenti di Dio per lo loro intendimento terreno . Segue E fedettono am lui r

in terra fette giorni , e fette notti Il giorno noi conofciamo quello , che noi
.

veggi amo , ma la notte_ noi non poffiamo comprendere alcuna cola, per la
ofcuritade di quella : c impertanto noi poffiamo intendere per lo nome del
giorno il iurne del noflro intelletto , e per lo nome della notte le rcnebre
delia nuilra ignoranza Ora per lo nome del fette fi di ad intendere la forn-
.

ire» della univerfitade di quello fecolo ; onde tutto il tempo del mondo lari
compiuto per lo numero del fette E che vuoi dire , che gli amici del bca-
.


to Giobbe fedettono infìeme con lui fette giorni , e fette notti, fenon che
gli eretici in quelle cofe
, nelle quali egli hanno
lume di verità , o in quel-
le , nelle quali effi foflengono tenebre di ignoranza , eglino inoltrano di con-
defcenderc alla infermità delia fanta madre chiefa , e continuamente fono pa-
role

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DI S. GREGORIO.
E cosi fi può dire ,
8?
role di luftnge ordinano contro a e(Ta diverfi inganni . io.
che inficine con ella eglino leggano in terra . Sedere m
terra colla Tanta
madre Chiefa non è altro, fenon inoltrar d’avere alcuna cofa della Tua umil-
tà .Polliamo ancora per lo nome della terra intendere la incarnazione del
no.lro Salvatore } per la qual cofa ben fu detto al popolo d I traci Tarami ExorLio,
:

r alt.rrc di terra : fare f altare di terra non è altro , fenon avere fperanza a.
nella incarnazione del figliuolo di Dio \ e allora riceve Iddio Padre le noltre
offerte, quando noi poniamo la. noltra umiltà (opra quello altare , cioè a di-
re , quando noi poniamo tutte le noltre operazioni fopra la fede di quella lan-
ta incarnazione . Mafono alquanti uomini eretici , 1 quali non niegano la
incarnazione del figliuolo di Dio , ma della fua divimtade , o hanno altra
opinione , che non fi conviene , ovvero ancora del modo di quella incarna-
zione fi difeordano dalla verità della fanta Chiefa . Quelli adunque , i quali
affermano con noi inficme la verace incarnazione del nollro Salvatore , noi
polliamo dire , che feggano con noi in terra c polfiam dire , che. leggono
:

inficine con noi fette giorni , e fette notti imperciocché o per lo lume , che
elfi hanno di conofcerc alcuna cofa di quella veritade , ovvero per la cecita-
de della loro ignoranza elfi non polfono negare il millcrio di quella Tanta in-

carnazione . Sedere adunque in terra con Giobbe non è altro , fenon inficme
colla fanta madre Chiefa avere la diritta credenza della incarnazione del no-
llro Salvatore . Ora noi dobbiamo fapere , che alcuna volta gli uomini ere-
tici fi ci contrariano coll’ opere
,
cioè colle perfecuziom . e co’ tormen-
ti . Alcuna volta fi contrariano folamcnte con parole . Alcuna volta ri-
.

fpendono a quegli che tacciono . Alcuna volta non parlano , veggendo che
noi tacciamo ; onde imperciocché ’1 nollro beato Giobbe non aveva ancora
parlato alcuna cofa con loro , pertanto ben foggiugne : E nullo gli diceva al-
cuna «jja Allora abbiamo noi avverfar; , che tacciono , quando noi non ci
.

curiamo di generare figliuoli della vera fede a Dio per le nollre predicazioni.
Ma quando noi cominciamo a parlare dirittamente , allora efli fi fcuoprono
inveriti di noi con le loro rilpolle villane . Ora adunque imperciocché ficco;
j
me noi abbiamo detto , i noflri avverfari ci morirono d amare , quando noi
tacciamo , e hannoci in odio , quando noi parliamo ; pertanto ben dice , che
quando Giobbe taceva , nell’uno gli diceva alcuna parola . Ma noi dobbiamo
ancora fapere , che quando quelli perverfi uomini veggono i buoni edere in
avverfità , e avere le menti loro folamente a quelle cofe eternali , c come
elfi non defiderano , fe non di ritornare nella loro vera patria , e pertanto
con molta collanza , e con grande gagliardia d’animo foftengono le loro mi-
ferie ; allora crii raffrenano la lingua loro , imperciocché conofcono , che con-
tro a quelli tali Tarlano invano le parole loro E imperiamo avendo il no-
.

llro telto in prima detto, come neffuno diceva a Giobbe alcuna parola, fi
foggiunfe apprelfo la cagione di quello filenzio , dicendo : imperciocché vede-
vano il dolore e /Ter grande Quando i noriri cuori fono pcrcofli dal dolore
.

dell’ amore di Dio


,
allora 1’ avverfario teme di parlare contro noi cofe mal-
vage , imperciocché egli vede , che non folamente egli non ci potrebbe niuo-
vere ad alcuna malvagirade , ma ancoro per lo efempio della nolira pazienza
egli perde di quegli, i quali egli teneva prefi
1° mi penfo, che forfè faranno alquanti, i quali fi maraviglieranno af-
fai di quello nollro paramento
;
imperciocché fecondoche noi abbiamo fpollo,
quello che gli amici di Giobbe ufarono in buona parte , noi diciamo che fi-
gura gli uomini eretici , i quali le loro operazioni tutte adoperano in mala
parte. Ma noi dobbiamo fapere, che quella è l’ufanza della fanta Scritturo,
che quella cola , la quale fecondo l’ ilioria farà veramente virtuofa , fi terra fi tu-
ra di quella che farà, viziofa : onde quella cofa , la quale fecondo la illoria è vir-
tù»

DÌQitizod by C j ooq
«6 LIBRO 111 . D r MORALI
tìi , fpelTe volte per la fignifictrionc à nominata colpa : ficcome alcuna volta la
cofa che di fatto è cosi Hata , fecondo la verità è cagione di dannazione , e fe-
condo la fua lignificazione è virtù di profezia la qual cofa ben polliamo noi
:

moiìrare , che così Ila , fe a ciafcuna di quelle parti noi adducercmo una tc-
llimonianza della fanta Scrittura . Or chi farà quello non tanto de’ fedeli , ma

eziandio degl’ infedeli , che udendo quella llona che noi diremo , non dica
che quello fu fatto di grande iniquitade ? Noi leggiamo , che andando David
per la cala fua , egli voltò gli occhi della malyagia concupifccnza inverfo Berfa-
bee moglie di quel nobile cavaliere Uria , il quale clfenao ritornato dalla bat-
taglia , fu ammonito da David , che ritornane alla cafa fua , e la vallile i pic-
i.Reg.i i.di , ed egli rifpofe al Re : L'arca di Dio Jìa fitto le pelli , e io mi ripoferì nel-
a. la cafa mia ? h David lo tenne alla menta fua , e Vegli porre dinanzi quelle
vivande , per le quali egli dovefie morire . Or chi non dirà . che fecondo la
verità quello fulle fatto malvagiHimo ?_ E nientedimeno quella opera ria tie-
ne figura di profezia . E chi diremo noi , che lia lignificato per David , che
Pfal. 18. vada per la cafa fua , fe non colui , del quale è fcritto : Egli po/e nel fole il taber-
nacolo fio E che altra cofa è tirare Bcrfabce , fenon accompagnare all’inten-
.

dimento fpirituale la legge della lettera , la quale era congiunta acquei po-
polo carnale ? Berfabee è interpretato pozzo /ottimo : e quello non vuole al-
tro lignificare , fenon che avendo noi il conofcimento della legge , e di-
poi avendo la grazia dell’ intendimento fpirituale , allora ci è veramente
donata la perfetta fapienza E chi intenderemo noi per Uria , fenon il po-
.

polo de’ Giudei ? Uria è interpetrato luce mia di Dio . Ora pertanto che ’i
popol de’ Giudei fi levava in.fuperbia per la feienza , che elio aveva della
legge , che elfo aveva ricevuta da Djo , veramente noi polliamo dire , che
egli fi glorialle ficcome della luce di Dio . A
quello Uria fu tolta da Da-
vid la fua moglie , c congiunfcla a se medefimo David è interpetrato
.

forte di mano , per lo quale è lignificato il noltro Salvatore , quando venne


nel mondo prendendo carne umana : il quale dimollrò , che la legge de’ Giu-
dei Ipiritualmcnte parlava di lui , c impertanto ella era llranicra dal popolo
de’ Giudei , i quali non avevano di quella fenon 1’ intendimento littcrale . E
quella legge egli congiunfe a se medefimo , imperciocché egli dimollrò aper-
tamente , come per quella egli era lignificato . Dice dipoi , che David ammo-
niva Uria che egli andalle alla cafa fua , c (avallile a piedi . E certo quello
non volle altro lignificare , fenonche venendo in carne il nollro Salvatore-,
egli comandava , e predicava al popolo de’ Giudei , che egli ritomalfe alla
cofcicrrza fua , e colle lagrime della penitenza mondalle le brutture delle fue
operazioni e che della legge , la quale gli era Hata donata , egli volclTe a-
:

vere l’ intendimento fpirituale : e che dopo tanta fua durezza egli fi difponef-
fc a venire alla fonte del Santo Batrefimo . Ma
quello Uria , il quale vede-
va che 1’ arca di Dio llava fotto le pelli , dice , che egli rifpofe , che egli
non voleva ritornare in cafa fua , quali come in figura dicelìc il pojxjlo de'
Giudei :Io veggo , che i comandamenti di Dio Hanno ne’facrifìci carnali , per-
tanto io non ricctco di ritornare alla mia cofcicnza Per l’intendimento fpiri-
.

tuale veramente quello dice , che l’arca di Dio ita fotto le pelli , il quale non
vuole che i comandamenti di Dio richieggano altro , fenon il milterio de’fa*
crifici carnali ; ma ecco che non volendo queHo Uria ritornare a cafa , fu da
David invitato alla menfa fua : impercioccne comeche quelto popolo de’ Giu-
dei non volefle ritornare alla colcicnza , nientedimeno il nollro Redentore
Jean. 5./. pure lo predicava, donandogli i comandamenti fpirttuali, quando diceva Se voi:

credefte a Moni , voi crcdrre/ìe forfè ancora a me , imperciocché quello fcriffe di


me Adunque , ficcome noi polliamo ben comprendere , quel duro popolo te-
.

nea quella legge , la quale parlava della divinità di 'colui , al quale elfo lì
fdc-
Ù l S. G H E G O R I O. 67
degnava di credere : per la qual cofa dice , che Uria fu mandato a Gioii»
cor» quelle vivande
,
delle quali egli dovefle morire * E quefto non è altro ,
fenon che quefto popolo de' Giudei porta quella legge , dalla qual medefima
egli lari vinto , e morto Ora ficcome già noi abbiamo potuto vedere , qual
.

cofa potrebbe ellére piu foderata , che quefto fatto che fece David e qual :

cofa potrebbe eftèr detta piu monda , che quel nobile cavaliere Uria ? Ma
dipoi per lo miiterio quale è lignificato per quella lloria . qual cofa po-
,
il

trebbe efter piu fanta , che David, e piu infedele , che Uria? Conciolfiache
quello ayendo cominella cofa di sì gran colpa , lignifichi la innocenza della
profezia : e quefto per la innocenza della vita lignifichi la colpa fecondo f in-
tendimento della profezia ? Adunque ritornando al nqftio propofito , non è
gii cofa fuori di ragione , che il ben fatto degli amici di Giobbe lignifichi
fc malvage operazioni degli uomini eretici i

Comincia l* Efpojhioìi! Morate .

M A dipoiche a parte noi abbiamo fpofto il noflro teftq fecondo 1’ intendi-


mento
alcuna moralità
fpirituale , io voglio , che così trafcorrendo noi vergiamo in quello
.Noi dobbiamo fapere , che fpeile volte adiviene , che aven-
do il noftro nimico tentate Je noi ire menti, egli fi diparte a tempo dalle
uiatc battaglie , non perche egli voglia por fine alla malizia fua , ma per af-
licurare i noilri cuori , acciocché dipoi egli poflà piu agevolmente alfaiirgli .
E impetrante» vedi f che da capo egli ritorna a tentare il noiiro Santo ; e do-
manda a Dio licenza di dargli diverte afflizioni nel fuo corpo Ed ecco , che .

la lomma pietà gliene concede, dicendo ecco che egli ì nella man» tua:
:

ma fa , che tu guardi C anima fua . II noftro Signore Iddio in tal maniera ci


abbandona , che egli ci guarda , e in tal maniera ci guarda , che egli nelle
nelle noftre tentazioni , le quali fono permette da lui contro a noi , ci dimo-
ftra lo llato della poltra infermità Leggiamo dipoi , che avendo quefto no-
.

ftro nimico avuta licenza da Dio contro a quefto Santo egli lì dipartì dal
,
Signore , e percolle Giobbe d’ infermità dalla pianta del piede infino alla
fommirà de! capo E quello non è altro , fenon che quello malvagio nimico
.

nelle fue tentazioni comincia dalle cofe piccole , e poi fegue infino alle gran-
di , e pcricolofe . Ma
nientedimeno 1’ anima di Giobbe noti gli è permetta :
e quefto gli adiviene , quando' ettendo noi combattuti dalle battaglie delle reni
fazioni , ed clfendo percoli! da i diletti di quelle , nientedimeno il noftro
proponimento Ita fermo nella buona intenzione in tal maniera , che come :
che il diletto di tale tentazione morda la noftra mente , nientedimeno egli
non può piegare la fua diliberazione infino al confentimenro di quella . Ma
veramente noi dobbiamo mondare , ovvero medicare le ferite di quelli dilet-
ti colf afprezza della penitenza . Per la qual cofa ben fegue : Il quale coi te-

flo radcv.t la fua bruttura . E che dobbiamo noi intendere per lo tetto , fe
non f afprezza della penitenza , e che per la bruttura , fe non la corruzione
dell’illecito penfiero ? Allora adunque , eftendo nói percalli di tentazione , noi
radiamo la noftra corruzione col fello , quando dopo i noilri corrotti penfieri
noi mondiamo noi medefimi colf afprezza della giulìa efaminazione . Pollia-
mo ancora per lo fello intendere la fragilità della noftra mortalità onde :

mondare la noftra fozzura col fello non è altro , fe non levar da noi la puz-
za del mifero diletto col penfiero della noftra mortalità , imperciocché folta-
mente vince dentro da se le tentazioni della carne quello , il quale con-
fiderà , quanto tolto quelli noilri corpi debbono ritornare in polvere Quan- .

do adunque per la tentazione viene nella mente noftra il malvagio l'en-


fierò , allora fi può dire, che la fozzura efea della ferita; ma tolto fi net-
ta quella cotale fozzura , fe noi a guilà d’ un tetto regnatilo nelle ma-
ni

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a »
88 LIBRO ITI. DE' M0 R AL 1
ni della noflra confiderà? ione la fragilità della n offra carne E certo que-
.

lli penfieri difonelli , non debbono eifer tenuti a vili , comeche cf-
cotali
fi non ci pofifono condurre infino all’ effetto deli’ oj>era , rivoltandoli elfi il-
lecitamente ne’ nollri cuori . Quella fozzura ben voleva radere da noi il no-
Matt.^.d. Uro Redentore , quando diceva Voi avete udito , che- fu detto a gli antichi ,
:

non farai fornicazione : E io vi dico , che chi vedrà la femmina coti concupìfcen-
za d averla , già ha fatta fornicazione nel cuore Juo . Allora adunque fi rade
la bruttura , quando la colpa è levata dalla mente noflra non (blamente per
Jud.ó.b. opera, ma eziandio per lo pcnficro . E impertanto ben leggiamo noi , che
trefeando Gieroboam , e fpartendo la paglia dal grano , egli vide 1’ Angelo
di Dio , c di fuo comandamento egli coffe un capretto , c pofclo fopra una
pietra , e versò l'opra effo il brodo , nel quale quello era cotto . E allora l’ An-
gelo toccò quelle cofe colla verga , c di prefente ufcì della pietra un fuoco ,
il quale confumò ogni cofa . E che altro è battere il grano colla verga , ftnon
col diritto giudicio fnartirc le granella delle virtù dalla paglia de’vizj } Ora a co-
loro, che fanno quello, fi apparifee l’Angelo di Dio ; imperciocché quando l’uo-
mo purga se medefimo da quelle cofe difuori , allora la grazia di Dio abita iti
noi . Dipoi dice , che gli fu comandato , che filile uccifo un capretto , cioè a
dire, che fulTe facrificato . e morto da noi ogni appetito della carne noflra .
Quella carne dee eifer polla fopra la pietra , e il brodo fopra elfa . Per la pie-
tra die dobbiamo noi intendere , le non colui , del quale dice f Apoltolo
I. Cor. io. Paolo : La pietra era Criflo ? Allora pognamo noi la carne fopra la pietra,
a. quando per fcguitarc il nollro Salvatore noi diamo tormento , c paffìonc ai
nollro corpo : e allora verfiamo noi il brodo fopra quella carne , quando per
la conversione , che abbiamo nella memoria di Crillo , noi annulliamo in
noi medefimi tutti i penfieri carnali : onde allora fi può dire , che noi ver-
fiamo il brodo della carne fopra la pietra , quando la mente fi vota del tut-
to da ogni dilcorrimento di penfieri carnali . Quelle cofe dice , che di prelèn-
te furon tocche dall’ Angelo colla verga ; imperocché la nolma buona inten-
zione non è giammai abbandonata dall’ ajutorio della potenza di Dio . Dice
che detta pietra ufcì il fuoco , c confumò il brodo , c la carne imperocché
:

quando il nollro Salvatore manda in noi la fua fpirazione , allora li nollro


cuore è arfo da una fiamma di sì grande compunzione , che di prefente ogni
1

cofa illecita d operazione o di penfiero è confumata e aria da quella Ora .

ritornando al no: Irò teilo , tanto vuol dire radere la bruttura coi tei lo quan-
to m quefla itloria fopradetta verfare il brodo fopra la pietra .
,
Ma
dobbia-
mo ben faperc , che fpefse volte adivienc , che di quella polirà vittoria fi na-
fte un’ altra battaglia ; imperocché avendo la mente vinti t malvagi penfieri,
allora f animo del vincitore fpcfse volte è tocco di fpirito di fuperbia , e im-
portante la noflra mente debbo effer cauta , che per tale fua vittoria ella non
fi parta dal fondamento della umiltà. Per la qual cofa avendo il nollro fe-
llo detto di quello fanto uomo , come egli radeva col fello la fua fozzura ,
di prefente foggiunfe : E fedeva tra V letame . Sedere tra ’l letame non è al-
tro , fenon conofcere J’ uomo la fua viltà . Sedere tra ’l letame ancora non è
altro , fenon col dolore della penitenza rivoltar gli occhi nollri a quelle cofe,
le quali noi abbiamo adoperate illecitamente , acciocché vedendo noi innanzi
a gli occhi della noltra mente lo ilerco de’ peccati nollri , allora noi facciamo
abballare l’animo nollro da ogni fupetbia , che fuffe fiata in efso.. Quello fie-
dc tra ’l letame , il quale confiderà la fua propria infermità , e non leva se
medefimo in fuperbia per que’ beni , i quali ad efso fono fiati conceduti per
fingulare grazia di Dio . Or non fedeva bene in quello letame dentro in se
Ccn.vj.d. medefimo Àbrami , quando egli dicea : Borierò io al Signor mio , ctncioffiache
io Jia polvere , e cenere ? Ben vegliamo noi apertamente per quello modo del
par-

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,

D'1 $. GREGORIO. 9<>

ptriare , in Ae luogo flava quefto uomo , il quale parlando con Dio ftimava
se medefimo ficcome polvere , e cenere . Ora
fe quello deprezzava se mede-

fimo , il quale era elevato innno all’onore di parlare con Dio, ben dobbia-
mo noi con follecita intenzione confiderai di che pena deono effer percalli
coloro , i quali non vengono alla perfezione delle gran cote , e nientedime-
no fi levano in fuperbia per le piccole .
Sono alquanti uomini , i quali adoperano cofe affai piccole , e nientedi-
meno efli hanno di loro medehmi gran fentimenro per quelle : levano la lo-
ro mente io alto , e penfanfi d’ avanzare tutti gli altri per meriti di virtù .
E certo di quelli tali fi può dire , che dentro da loro elfi non vogliono ila-
re tra il letame , cioè a dire , che non li vogliono ripofare nel luogo dcll’u-
miltù : ma piuttofto vogiion falire nell’altezza della luperbia , volendo fègui-
rare colui , il quale fu il primo , che fi levò in fuperbia in se medefimo . c
dipoi fu aumiliato dalla giullizia di Dio . Quello è quello che diffè : Io Jalrrò .

at ' 1 4 * c'
in ciclo: c [opra le flette efalterò la fedi* mia. E irapcrtanto Babilonia , cioè I
a dire la moltitudine de’ peccatori , la quale è congiunta a eflò , si diceva : .

l a,
lo farò regina , e non fon vedova . Quello adunque fi può dire , che fi levi in J -A7‘
iec - lxx‘
alto , il 'quale dentro da se medefimo monta in fuperbia . Ma quefto cotale
tanto cade piu gravemente , quanto egli piu maggiormente difpregia d’ aver
verace fentimento della milcria fua Sono ancora alquanti altri , i quali non
vogliono adoperare alcuna virtù p ma quando veggono peccar gli altri , allo-
ra eliì fi penfano elfer giufti per rifpctto di quelli , Imperciocché , ficcome noi
ben Tappiamo , i cuori degli uomini non tono tutti percoffì da una medefi-
ma colpa ; onde chi è prefo dal laccio della fuperbia , chi è vinto dalla tur-
bazionc dell’ ira , chi è angofeiato dall’avarizia , c chi è infiammato dal cal-
do deila luffuria Ora fpelle volte adivienc che quello , il quale è gravato
.
,

di peccato di luperbia , conofce un altro rifere accefo dall’ ira ; e impcrtan-


to che quella paffione egli non lènte in se medefimo, per quefto egli giu-
dica se medefimo effer migliore , che l’ iracondo e puah come d’ una gran
:

giullizia egli fi leva in fuperbia in se medefimo Similmente quello pof-


.

liamo dire degli altri E impertanto quando la nollra mente vuole intendere
.

a giudicar le colpe altrui , ella è privata del fuo proprio lume , e tanto mag-
giormente fi leva io fuperbia contro a i peccati altrui , quanto ella meno
confiderà i fuoi . Matutto per contrario fanno quegli , i quali amano di per-
venire a flato di virtù che quando elfi odono le colpe altrui , allora rio di
:

prefente riducono i loro cuori a confidcrare le loro . Concioffia adunque che


ciafchcdun buon uomo raffrena se medpfìmo confidcrando dentro da se la fua
propria infimi irade , pertanto ben dice , che il noftro lituo fedeva con dolo-
re tra ’l letame ; imperocché quello , il quale aumilia veramente se medefi-
mo , fi guarda
continovamcntc coll’occhio della fanta confidcrazione di quan-
te brutture di peccati egli fu attorniato . Ma ancora dobbiamo noi faperc ,
che fpeffe volte nel tempo della prolperitù la mente nollra è percolfl di forti
tentazioni ; ma nientedimeno ancora adivienc alcuna volta , che noi liamo
di fuori percolfl d’ avverlitadi , e dentro liamo affannati di tentazioni per:

la qual cola avendo il noftro tefto detto de’ flagelli della carne di Giobbe
ancora apprclfo foggiunfe il maligno conforto della moglie dicendo incora
:

fini fermo nella fimtliatà tua ? Maladici Iddio , e muori Quella moglie , che
.

conforta così male , non è altro , fenon il penderò carnale , dal ouale la men-
te alcuna volta è pcrcofia ; imperciocché , ficcome noi abbiamo detto , alcuna
volta adiviene , che éiori noi fumo percolfl di flagelli , e dentro di tentazioni:
per la qual cofa beh leggiamo , che piangendo diceva il Profeta Gieremia :
Vi fuori uccide il coltello : e fintigliante morte è ancora nella cafa Allora ucci-
.

de il coltello di fuori, quando noi liamo da Dio percolfl di flagelli corpora- Then.
aito- M li :
po LIBRO 111- Dt MORALI
li e allora é la morte fimigliante in cafa , quando noi effcmfo così percoffi
:

da quelli flagelli , pertanto la nolìra cofcicnza non è libera dalle brutture


Pfitl. J4X. delie tentazioni . E in altra parte diceva David Diventino ficcome polvere di- :

nanzi Mia faccia del vento , t t /Inpelo di Dio fta , che fili affligga Quello , .

il quale nel fuo cuore è per collo da vento di tentazioni , fi può dire , che
egli fia elevato in alto , ficcom? polvere dinanzi alla faccia del vento : e
quando egli è percofTo da! giudiclo di Dio , allora fi può dire , che egli fia
afflitto dall’ Angelo fuo. Ma quelle tentazioni dobbiamo noi fapere, che in
diverfi modi fono ricevute da’ rei , e da' buoni imperciocché rei uomini : i

tolto confentono alle tentazioni . dalle quali elfi fono percolfi : ma t buoni
comcche fieno percolfi di tentazione, nientedimeno con tutte le lor forze fi
contrattano a quelle* Ancora i malvagi con diletto ricevono le tentazioni ;
ma i gufili , ficcome con difpiacenza le ricevono , così con gran coitanza d a-
nimo fi sforzano di contrattare a quelle onde comcche alcuna volta la lo^ :

ro mente fia comprefa infino a! Hi'etto della tentazione , nientedimeno di


prefente elfi riprendono loro medefimi , e di prefente “alligano con afprezza
di penitenza la dolcezza di tal diletto: per la qual cofa ben fegue 1 ir lato -.
'.

hai ficcome una delle fiolte femmine . Se noi abbiamo ricevuti t beni della mano
' di Dio y i mali perche non dobbiamo noi foli en ere ? Sempre debbe efiere inten-
ta la noftra mente a rifrenare in se medefima ogni movimento di tentazio-
ne carnale , acciocché la nottra carne , o per afprezze , eh ella ci moltraUe ,
non ci inducefle ad impazienza , o per fue Iufinghe non ci inducefle ad «frena;
mento di lulfuria onde con fonile giudicio noi dobbiamo rifrenare in noi
:

medefimi ogni minim i punto di difloluzione dicendo : Parlato hai come una ,

d'ile finite lem. itine . E anireflb ancora confìderando 1 doni di Dio, 1,01 doo-
biamo in noi medefimi rifrenare ogni impazienza di quella , dicendo: Se noi
abbiamo avuti i beni della mano di Dio , / mali perche non dobbiamo fofienerer
Adunque qualunque è quello il quale defidcra di foggiogare in se mcdelimo
ora confidai i doni di Dio , e quanto
i vizi della nottra carne egli li len-
,
te ettere maggiormente ratforniato da que’ vizi , tanto piu virilmente li sfor-
zi collearmi delle virtù E allora tanto egli temerà meno le faette , che
.

verranno contro ad etto , quanto egli fi fentirà il peccato ctterc piu torte a
follcnerc .

perche la nottra vittoria fopra i vizi è piu fatico fa , che molti non fiu-
Ma
mano , noi dobbiamo fapere , che molte volte adivicnc , che ouando noi ci sfor-

ziamo colle armi delle gran virtù di contrattare a quella battaglia , allora lot-
to fpezic di virtù Hanno naftoli i vizi e quali da prima vengono a noi con'

benigno volto , ma dipoi eflendo quegli bene eliminati , noi cqncficiamo la.
nimittù loro. Per la qual cofa ben leggiamo noi , che gli amici di Giobbe
moilrano in prima di venire a lui per confidarlo , e dqxu cleono in paro.e
di villanie: imperciocché le infidic , ovvero gli agguati de vizi molte vo. re
prendono facce di virtù E per moftrare quello chiaramente , noi dobbiamo
.

iapcrc che ira è appellata giuflizta , e la


cil.oluta
, fpefle volte la difordinata
perdonanza è appellata mifericordia : fpefse volte la incauta paura e appella-
ta umiltade : c così alcuna volta ancora la difordinata lupcrbia vuole elscre
appellata libertade d’animo. Vengono adunque gli amici di Giobbe per con-
folarlo e poi lo riprendono
, imnerciocchc i vizi alcuna volta li cuoprono
:

fotto fpczie di virtù , e così cominciano con Iufinghe , c dipoi dimojlrano ,


«(Tendo beni efaminati , la nimittà loro E impertanto ben dice Pffi s aveva-
.
:

no lofio infieme di vm ire a lui a vifitarln Veramente noi poniamo dire , che .

i vizj fi pongono infieme fotto la lìmilitudinc delle virtù di venire contro a


noi , imperciocché fono alquanti vizi , quali fono infieme affai fimigiianti :
i

e di quelli fi può dire che elfi fi pongono infieme contro a noi , ficcome lo-
,

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.

DI S. GREGORIO. pi
no !a fuperbia , c 1’ ira ,
la difordinata pcrdonanza ,
e la paura .Ma quando
tutti quelli peccati vengono in quello modo contro a noi , allora fé noi vo-
gliamo conuderare le nollrc infirmiti , certamente quegli non poflòno avere
da noi alcuna vittoria per la qual cofa ben fegue : E levando loro in alto gli
:

occhi dalla lungc , non to conobbono . Veramente così fi può dire , che i vizj
non ci conofcano , quando noi fìamo in afflizione , imperciocché tolto fono di-
Icacciatc le malvage tentazioni dal cuor trillo .Ora quando l’antico nollro
nimico fi vede eflcre conofciuto ne’ fuoi inganni , allora egli fi sforza di na-
scondere i vizi fotto la fimiglianza delle virtù per la qual cofa odi , come :

fegue : E
gridarono , e pianjeno : e fquarciate le vejìimcnta , Jfarjcno la folvcre
/opra cago loro invcrjo il ciclo , e Jcdettono con lui in terra Jette giorni c fette
il

notti Or
vedi come in anello fi dà ad intendere, che /pelle volte i vizj fi
nascondono fotto fpezie ili virtù Per lo piangere è dileguata la pietra
. per :

Jo fquarciare delle vellimenta Ja difcrezionc : per la polvere Iparta (opra il ca-


po , I’ amore dell’ opera e per lo federe in terra , la umiltà . E certo così
:

adivienc , che alcuna volta il nollro nimico fi motira edere piatofo , accioc-
ché ci conduca al termine della crudeltà , lìccomc egli fa , quando egli non ci
lafcia con penitenza mondare la colpa nollra , acciocché quelle cole , le qua-
li in quella vita non fono da noi purgate', fieno di poi di pene eternali pu-

nite Cosi alcuna volta fotto Ipezie di discrezione egli ci fa cadere nel vizio
.

della indiferezione . ficcome adivicne , quando egli ci dà a divedere , che noi


dobbiamo aiutare la infermità del nollro corpo colf ajuto del cibo corporale,
e alcuna volta noi per quelto amore di noi medefimi , fotto fpezie di difere-
zione trapaniamo la miiura, ovvero il modo del mangiare , c del bere : per
la qual cofa fpeffe volte fi levano dentro da noi molte , e molte tentazioni
carnali : e in quello modo noi polliamo dire di molti vizj , c di molte virtù.
Ma veramente tutti quelli vizj , i quali con tanta fottigliczza alcuna volta
vengono contro a noi fotto coverta di virtù , tollamente fono da noi feover-
ti
,
quando elli fono ricercati dalla mano della compunzione per la qual cofa :

ben fegue E ne g uno gli diceva farcia , imperciocché vedevano il dolore cflire
:

grande .

Noi dobbiamofaperc, che quando il nollro cuore fi duole veracemente,


allora i vizj non poflòno parlare contro di noi . Ora fpefTe volte adivienc , che
quando noi vogliamo bene edere afpri centra i movimenti de’ vizj , noi faccia-
mo venire i vizj ad ufo di virtù , ficcome adivienc alcuna volta che noi fiamo
comprefi dalla turbazionc dell’ ira ; ma quando noi la vogliamo fottomettere
alla ragione , noi la rivoltiamo in ufo di fcrvizio di Dio . E così alquanti fo-
no prefi dql peccato della fuperbia , ma avendo loro l’animo inclinato alla
Mura d’ Iddio ^ effi mutano la loro alterezza per difcnfionc deila giullizia dj
Dio in voce d' una libera autoritade . Così polliamo dare efempio negli altri
vizj Per la qual cofa ben leggiamo noi , che dopo molte battaglie Giobbe
.

faceva a Dio facrificio per li fuoi amici , volendo per lo fuo Sacrifìcio fare fic-
come fuoi cittadini coloro , i quali egli aveva lungamente follenuti per torni-
ci E quello non è altro , fenon che quando noi mutiamo in atto di virtù al-
.

cuni nollri vani pcnficri , allora per lo facrificio della noitra intenzione noi
mutiamo 1’ avverfità delle tentazioni , quali in cuori di amici. Quello tanto
balli aver così fpollo in tre maniere ne’ tre libri paffati ; imperciocché
nel principio di quella nollra opera noi fermiamo la radice della no. tra lingua
a guifa d’ un arbore , il quale dovefle crelccre in grande altezza , i rami del
quale arbore non fono altrcr , fenon le diverfità della fpofizione , fecondo che
cufcuna parte richiede .

FINE DEL UBR 0 TERZO DE' MORALI DI SAN


_ GREGORIO.
M z LI-
p*

LIBRO Q_ U ARTO
DESAN MORALI
DI GREGORIO PAPA.
ì Ucito , il quale confiderà foto ti tefio , non avendo l'in-
tendimento della facra lezione, non manco è confuto di
dubbio T che informato di dottrina ; imperocché lpclfc-
voltc le parole lirterali tra loro medefime lì contradico-
no Ma pertanto che così infieme difeordano , mag-
.

giormente inducono il lettore alla vera intelligenza d’ el-


Ectl.y^a. la .Onde come è , che Salomone prima dice Meglio f :

mangiare e b-.rt , &c. e poi foggittnfe Meglio è andare :

alla (afa del punito , che alla cafa del convito ? Come an>>
ttpole pranto a convito quello, il quale il mangiare, e’1 bere prima ave-
ii

va laudato > Certamente fecondo {’ intendimento meglio è mangiare , e be-


re , c meglio debbe c fiere andare alla cala del convito , che alla cafa del la-
Eccl.nJi mento . Pertanto ancora in altra parte dice Rallegrati giovane nella tua ado-
:

Icfanxa : e apprcrtb dice : V


adolefcenzi , e 'l diletto fino cofe vane : donde i
adunque , che egli prima commenda quello, che è da riprendere, c poi le
cofe commendate riprende } fe non che per le parole della lettera da ad inten-
dere , che Quello, il quale nella fupcrficie di quella riceve difiicultà , debbia
intendere ali’ intendimento della verità, il quale lìa da lui Seguito Il qual .

vero intendimento veramente , quando è cercato con umiltà di cuore . alla


fine per ufo di lezione fi trova che ficcome noi vergiamo le facce degli uo-
:

mini , quali noi conofciamo , e nicntedimc no non portiamo papere


i loro i

cuori e poi cirendo noi loro congiunti con familiarità di fermoni , per f ufo
,

del parlare ci fi manifertano eziandio loro pcnficri i .

2. Così quando nella Canta Scrittura li confiderà folarr.ente la fioria , al-


lora niente fi vede altro , che la faccia Ma fe poi per uto continuo noi le
.

fama congiunti , fenza dubbia polliamo dire , che noi partiamo dentro al-
la mente quali come per una familiarità di parlare . Perocché coniiderando
noi una cola per !’
altradi leggiere ci avveggiamo , altro efler quello , che
,

te parole intendono , e altro quello, che te fuonaao . E tanto diviene r uo-


mo (Laniero di quella, quanto s accolta foto alla fupcrficie d’ erta . Ecco che
Ja». abbiamo , che il beato Giobbe maladilfe il fuo giorno : onde dille : Perifi*
il giorno , nel quale io nacqui
,
e la notte , nella quale fu detto : ceneefatto è l' uo-
tno .Se in quello fi attende la fupcrficie della fioria, ausi cofa piu riprendi-
tele di quelle parole fi può trovare E chi non sa , cnc ii giorno che egli
}

nacque , niente poteva eflere allora ? Quella ì la condizione dei tempo di non
aver fermezza di fua manfione che fempre per lo futuro venendo egli in
:

effe re , già per Io preterito diviene in non eltere . Come adunque sì latto
uomo maledirebbe quello, che veramente egli fopeva , che edere non pote-
va ? Ma dira forfè alcuno che pertanto fi comprende il peto della virtù fua:
,

che ellendo eglicommolfo per tribulazione , dà malsdizione a quella cofa , la.


«male è veramente niente Ma per chiara e manifella ragione quello è nul-
.
,

la ; Perocché fe alcuna cofa era quello


,
che egli rtuladiccva , già quello fu
reo.

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.

DI S. 1G R E G O R
O. p?
reo ,
e malvagio detto : e fe non era
, pertanto fu
detto oziofo qualun- m . Ma ,

que è pieno auale dilli;, che D' ogni fittola ninfa , la Matto. la.
di quello fpirito ,
il

quale fili uomini tarlaJJim , il di del giudi c io ne renderebbono ragione ; così te- “•
me di shoccare in parole oziofe , come in malvage alla qual fentenza anco-
:

ra piu innanzi s’ aagiugne Torni quel giorno in tenebre . Dio di fotta non lo
:

riarchi , e non lo illufiri di lume : ofrurmlo le tenebre , e C ombra della morte :


Jia le-cupato di caligine , cioè d' ofi uriti , e involuto et amaritudine : Il tenebrofo
turbine po (legga quella notte : Jia quella notte Jblitaria , e non degna di loda :
afpctti la luce , e non vegga quella nel nafeimento della Jhrgente aiercra . II gior-
no , che per corfo di tempo è panato , come fi dice , che torni in tenebre ?
ed cllcndo minifefto , che quello era niente , come fi diri , che fia ofeurato
dall' ombra della morte , occupato di caligine , cioè d' o (curiti , ovvero in-
volto d’ amaritudine ; ancora , che ’l tenebrofo turbine poflfegga quella notte,
la auale nulla efienza avea l ovvero come domanda , che divenga folitana
quella notte , che paflando era eia di niente divenuta l ApprcITò , come affet-
ta luce quella , la qual nè fentimento ha , nè luce , e mai in fuo (lato non
permane l alle quali parole ancora piu oltre foggiugne Perche io nella vulva :

non mari ? perche ufetto dal ventre di {refente non per j ? perohe io tenuto in
grembo ? perche lattato ? che ora dormendo tacerei , e ri/ofremi nel firmo mio .
Or fe ufeito lui del ventre , celi di prefente filile perito , potrebbe elfo per
tal morte afpertare alcuna retribuzione? Or pollone venire ad eterna requie
gì’ infanti abortivi
,
cioè che innanzi tempo tòno partoriti morti ? In venti
qualunque non è slegalo dell’ onda della regenerazione , Tempre Ila legato
della colpa del pròno legame E certo quello , che appretto a noi vale l’ac-
.

qua del battefimo, quello vale per li parvoli apprcllb gli antichi foio la fe-
de , ovvero per li maggiori la virtù del facrificio , ovvero per coloro, che
difeelbno della fchiatta d Abraam , il mifiero della circuncilìone : ond’ è che
ciafcuno fia conceputo colla colpa del primo parente. Quello tellimonia il
profeta dicendo : Ecco che io nella iniquità fieno conceputo E che quello , il Pfel.qo.a.
.

quale non è purgato dall’onda della fallite, mai non polla fuggire i fupplicj
della colpa originale , apertamente per se medefima la verità lo tellimonia,
dicendo : Se non chi farà rinato ter acqua , e per (Jpirsto , ne pano altro ara vi- Joan.r.a.
ta eterna Come adunque è quello , che il fanto nollro defidera ettcr morto
.

nella vulva , fperando d’ ettcrli potuto ripofare per li benefici di tal morte
;
conciofiacofache nettino ripofo di vita lo potrebbe ricevere fe in prima del
,
peccato della colpa originale non Io avelfino liberato i facramenti del cono-
fcimento d’ Iddio ? I! quale ancora mollando , con cui egli fi folfe potuto ri-
polare , foggiugne dicendo Co’ Re , e Confidi della terra , i quali t edificano
:

Jolttudme .
l10n S1 ’ c * ie * Re» e i confoll della terra tanto piu fono rimotti
y
dalla folitudine
, quanto piu fono attorniati d’ infiniti fcrvigj de’ divoti loro?
ovvero chi non sa, con che difficultà polfono pervenire a ripofo coloro, i
quali fono (Eretti di tanti e si vari legami di diverfe loro follecitudini que-
, ?
llo affermando la Scrittura , dove dice : Giudieio duri/]imo farà fatto contro a fap. (.a.
coloro, i quali /ìgnereggimo Onde la verità nell’evangelio diceva: quello , al Lue. ng.
qtui.e molto è date , molto gli farà addemandato .
Soggiugne ancora appretto , quali compagni egli in tal ripofo arebbe avu-
to onde dice 0'r.nro co trmcipi i quali poffeggono f oro c riempiono le lo- Mat.ipx.
; :
, ,
ro eafe d argento . Rado adì viene in verità, che quegli , i quali pofieggono
1 oro
,
pervengano al ripolò , conciofiache per se medefima la verità dica r
Con ditficultà quegli , che hanno pecunia , entrano nel regno de cieli : perocché
o•
qiteg , ì quali
i
intendono foto a multiplicarc ricchezze , quali allegrezze d’al-
tra vita fpcrano ? la qual cofa volendo il noilro Redentore
moilrare , che fuf-
fc

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t

94 LIBRO W. DIMORALI
le molto rara , e che folo per divino miracolo poteffe intervenire , diffe che
queito tra imponibile apprettò gli uomini , ma apprettò a Dio pqlfibilc è ogni
cola . Pertanto adunque che quelle parole fupcrneialmcntc li efifeordano dalla
ragione , veramente già in quelip la lettera dimoltra , che in clfe il fanto
uomo fecondo la lettera niente dica . Ma te prima noi ciaminiamo altre ma-
ladiaoni fatte nella làuta Scrittura , pertanto piu fottilmcnte invelìigheremo
quello che detto è per la bocca di quello tanto . Onde come è , che Da-
vid , il quale non rendè male per male , etfendo Saul , e Gionata morto
z.Reg.ix. nella battaglia , malediceva i monti di Gclboc , dicendo : Munii di G cl-
hoe , ni rugiada , ni pioggia venga fopra di voi , ni in voi fieno campi di pri-
mizie ; feroci he fopra voi i caduto lo feudo di Saul , quafi come fi non fu[fe
unto d' olio . Ancora come è , che Gicremia guardando la predicazione fua
cti'erc impedita per la grotlezza degli uditori , thede maladizione dicendo : ma-
Jer.io.c.
Indetto quili uomo , il quale annunziò al padre mio dicendo : Nato i a te figliuol
mafehio - E che peccato avevano fatti i monti di Gelboe morendo Saul , che
1

pertanto fopra loro non dovefle cadere nè rugiada , nè piova, e che pertanto
si fatta temenza gli doveile leccare da ogni loro verzura ? Ma perocché Gel-
boc è intcrpetrato difcommento , e per Saul unto morto fi dilegna la morte
del nojlrq Redentore .non lenza cagione per li monti di Gclboc s'intendono
i luperbi cuori de’ Giudei , i quali difcorrcndo ne' defiderj di quello mondo .
fi milchiatono nella morte di Grillo , cioè nell’ unto . E perocché tra loro il

Re unto corporalmente fu morto , pertanto elfi fono feccati da ogni rugiada


di grazia de’ quali ben dice , che non poilòno eflcrc campi di primizie
: che
:

in verità le luperbc nienti degli Ebrei non poilòno avere in se i primi fruttò
perocché nell’ avvenimento del notlro Redentore gran parte di loro rimanen-
do nella lua ollinazionc , non voltano fcguitarc 1 principi della fede onde la
:

fama Ciucia cllcndo nelle lue primizie abbondante di moltitudine di genti ,


appena nella fine del mondo riceverà que’ Giudei , i quali ella troverà rico-
gitendo le cote ultime ; e polliamo dire che gli abbia come reliquie di biada,
Ifai.xo.c. delle
quali reliquie in verità ben diceva lidia : Se fiato farà il numero de' fi-
Sec.ìxx'. ghuoli d' IJracl come arena di moie , le reliquie ne faranno falve . Poilòno per-
Rom.o.f tanto ancora i monti di Gelboe eller maladetti per la bocca del Profeta , ac-
v
ciocche morendo il frutto per f. aridità della terra, i polle-fiori di quella fico
feriti di danno di llerilità , acciocché quelli apprettò loro riccvcttòno ja fen-
tenza della maladizione , i quali per la loro iniquità meritarono di ricevere
apprcifo di se la morte de’ Re loro . Ma diciamo apprelfo , come è , che dal
Profeta riceva Temenza di maladizione quell’ uomo , il quale la fua nafeita
annunziò al padre? In verità ti dico, che quello tanto dentro da se è pieno
di maggior muierio , quanto di fuori è con manco di ragione umana : peroc-
ché fc di fuori nella fuptrficie averte avuto alcuno Tuono di ragione , già nien-
te ci accenderebbe a ltudio dell’ intendimento dentro . E cosi tanto piu pie-
namente c'è moltra la via, in quanto niente di ragione ci è mollrata di fuo-
ri. Che le ’l Profeta del ventre della fua madre venne in quello mondo per
ell’cre aftiitto , in che pertanto peccò il meifo della natività fua ? certo nien-
te .Ma per la pcrtona del turbato Profeta quale altra cofa fi difegna , fe-
non la umiltà ridia umana generazione , che dovea venire per Io merito
della pena ? c che altro per lo fuo padre , fenon quello mondo , del quale
noi nafciamo ? E quale è quello uomo , i! quale annunzia la nottra natività
al padre , fenmi l'antico nimico , il quale vcggcndoci mutabili in
diverfi no-

llri penficri , illiga a’ noflri inganni le menti de’ rei


,
i quali per 1’ autorità
di quello mondo foprallanno agli altri ? E veggcndoci adoperare alcune cofc
piccole c inferme , allora quelle , quali come folti , le efalta co’ fuoi favori :
e quali parla come il match» lu nato , quando fi rallegra , che per menzo-
,
gne
DI S. G R E G O R 1 O. 9$
gne noi fumo flati corruttori di verità Allora dunque dinunzia il mafchio
.

nato a! quando dimoftra in quello mondo , che colui , il quale è flato da


padre ,

lui lufingato venuto corruttore d' innocenza: onde quando all' uomo fu-
,
fia
perbo , e peccrtore è detto tu hai fatto , come uonw , che altro è a dire ,
:

lenonchc un figliuolo mafchio fia nato al mondo 1 Ragionevolmente adunque


quell' uomo, il quale annunzia eflfer nato il figliuol’ mafchio , fi è maladetto:
perocché per tal meflo fi difegna la maligna allegrezza del nollro corruttore.
Per quelle maladizioni della fanta Scrittura noi conofciamo quello che noi
dobbiimo inveiliearc appreso Giobbe nella voce di quella maladizionc , ac-
ciocché il lettore non intendente niente prefuma di riprendere colui , il qua-
le Dio dopo le lunghe percolile c dure tanto guidardona Avendo noi adunque .

dilaminatc quelle , le quali per lo principio erano un poco da inveitigare ,


ora eliminando le parole della ìloria , continuarmi oramai il fermone nollro.
Dipoi atnrfe Giobbe la bocca fua , c maladifle il giorno fuo : frrijca il giorno ,
nel quale 10 nacqui Non è da poco dammare quclto , che dice , che Giob-
.

be aperfe la bocca fua che la fanta Scrittura in quelle cofe eh’ ella leggier-
:

mente premette , dimollra che con riverenza fi debba afpettarc quello ch’el-
la appiedo foggiugne : onde ficcome noi non fappiamo de’ vafclli chiufi quel
che eglino fi corffcnghino dentro da se c dipoi , eflendo feoperti , conofciamo
,
quanto dentro da efli fi contiene ; cosi 1 cuori de’ fanti , i quali , eflendo chiu-
fa la bocca , ci fono occulti , approdo poiché 1 aprono , ci fono manifelti : e

adora fi dice che aprono la bocca , quando manifettano i pc rifieri loro , ac-
ciocché noi intentamente , quafi come eflendoci i vafegli aperti , procuriamo
di conofcerc quello , che dentro da elfi fi contenga : e p:r 1 odore di quello ’

che è dentro , ricreare noi medefimi : onde dovendo Iddio in fui monte dare
quegli alti comandamenti , dice prima : Arrendo la fua bocca diffe : benché Mattai.
in quei luogo fi debbe prendere , che allora Iddio ne’ comandamenti aperfe
la tua bocca , ne’ quali per addietro aveva aperta quella de’ Profeti Ma 1110I- .

to , e con gran fodecitudine è da guardare , che dice il nollro tcllo poi ; ac-
ciocché la virtù della cofa che lì adopera , veracemente per lo tempo fi co-
nofea onde vedi che fi pone prima la perdita delle ricchezze, la morte
:

de’ figliuoli il dolore delle ferite , il parlare della moglie , 1 avvenimento ’


,
degli amici , de’ quali leggemo , che fquarciarono le velie loro, che gridando
pianfono , che fpartafi la polvere (òpra i capi loro per grande fpazio fedendo
,
in terra tacettono . E apprettò foggiunfe : Dopo quefle cofe aperfe Giobbe la
bocca jua : e maladiffe il fumo fuo. Quello pertanto, acciocché folo per l’or-
dine della narrazione fi comprenda , che già niente per cagione d’impazienza
diede tale maladizionc colui , il quale sboccò iii voce di maladi/ione tacen-
,
do ancora gli amici Già fe quello per movimento d’ ira dille quella ina-
.

laci zione , veramente udito il danno della fuilanza , conofciuta la morte de’
figliuoli, fenza dubbio per lo dolore prima farebbefi mollo a maladire E quel- .

lo che cflb allora dille , bene abbiamo noi udito , onde dille: Il Signore ncjob.i.d.
diede , il Signore n ha tolto . Apprettò fe per cagione d’ ira facefl’c tale ma-
,
ladizione , almeno eflendo percoflò nel corno, ovvero mal configliato dalla
moglie , prima la poteva fare ; ma quello che egli allora rifpondefle ben ve-
,
demmo noi difopra onde dille Parlato hai come una delle fluite femmine
: : . ìx.
Se noi abbiamo ricevuti beni della mano del Signore i mah perche non dob-
,
biamo noi fofienere * Vengono appreflò a lui gli amici piangono , leggo-
,
no con lui , tacciono , e poi fi foggiugne che dice che maladiflè il gior-
,
fto fuo Troppo è adunque fuori di ragione , che noi crediamo , che da nef-
.

funo eflendo mitigato , da nullo tocco quello fanto per impazienza sboccar-
,
le in voce di maladizionc ; del quale noi abbiamo udito
, che tra i danni
delle cofe le morti de' figliuoli ’1
mal configli© della moglie , ren-
, tra , tra

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«
. -

5>S LIBRO IV. DV MORALI


dè con umi! mente tante , e si grandi laudi al fuo Creatore . F. così ben di-
moltrù chiaramente , che con quieta mente egli dicefle le (opradette cofe : il
quale eziandio pcrcoffo rendè tante laudi che certo non elfcndo lui percof-
:

(o , non è da penlare che potei Te infuperbire quello, il quale nella percufiio-


nc il dolore tanto ha dimolirato umile Ma pure per certo Capendo noi , che
.

la Canta Scrittura vieta la maledizione , come polliamo noi dire , che alcuna
maladizione giuftamente fi Caccia : la qual ben lappiamo quanto per lo Canto
parlare ci è vietata ?

Saper dobbiamo , che in due maniere la Canta Scrittura fa menzione del-


la maladizione ; l’un modo è da ella approvato, l'altro al tutto condennato:
che in altra maniera fi da maladizione per giudicio di giullizia , altrimenti
per lividore di vendetta La maladizione per giudicio di giullizia Cu data nel
.

Ccw.J.r. peccato del primo uomo , quando dille il Signore Maledetta la terra nelf o-
:

pere tue . Maladuione ancora per giudicio di giuiKzia Cu data , quando detto
Cenai, a. fu ad Abram : lo maledirò a chi maladirà te Appreffo , perranto che alcuna
.

volta li di maladizione non per giudicio di giullizia , ma per lividore di ven-


detta , pero fiamo per la voce dèi predicatore Paolo ammoni» , il quale di-
Rcm.n.c.cc : Benedite , c non vogliate maladne : ancora dice : i maladicenti non po Ce-
deranno il regno di Dio . Adunque vedi , che dice la Scritti!## , che Dio mi-
ladicc , nondimeno 1’ uomo è vietato di maladire E quello pertanto è , pe-
.

rocché quello , che l’uom fa per malizia di vendetta , Iddio non fa Cenon per
eliminazione , e virtù di giuftizia . E così quando i Canti uomini proferono
fentenza di maladizione , non riboccano in efla per defiderio di vendetta ,
ma per efaminazione di giullizia ; perocché guardano dentro al lottile giudi
ciò di Dio , e mali di fuori , che adivengono , conofcano con qual maledi-
i

dizione debbon elfere da loro percolfi e in tanfo non peccano in tale ma-
:

ledizione , in quanto dal fegrcto giudicio niente fi difeondano . E pertanto è,


che Pietro contro a Simone , il quale gli offeriva pecunia , dette fentenza di
e. maladizione , dicendo La pecunia tua fia teco in perdizione : onde non di-
:

cendo è , ma fia , dimolìrò , che quello egli non affermava , ma piuttofto


dcliderava . E pertanto Elia a que’ due capitani di cinquanta , che venivano
^.Reg.ijb. a lui , diffe Se io fon uomo di Dio , dijìenda fuoco da ciclo , e confumi
: La.
fentenza de’ quali due di quanta fevcrità fuffe , il fine della caufa lo moilrò
chiaro , perocché Simone morì in eterna perdizione , e que’ due vecchi dalla
fiamma , che da cielo cadde , furono confumati Adunque la virtù fufsequen-
.

te tellifica , con che mente lì dà la fentenza della maladizione che quando


:

noi veggiamo che continuo permane la innocenza di quello , che maladice ,


e nientedimeno veggiamo , che il maledetto con effetto è nercolso di temen-
za di tal maladizione , per lo fine di ciafcuna delle parti fi comprende ,
che
da uno intimo giudice fi dà tal fentenza contro al reo , Confederiamo adun-
que fottilmente le parole del noftro beato Giobbe che in verith tal rnaladi-
:

zione non è per malizia peccatore , ma per dirittura di giudice. Non è


di
ira di perfona commofsa ma
dottrina rii perfona tranquilla : nè in verità co-
,
sì maladicendo foggiaccttc ad alcun vizio di perturbazione , ma ne diede
piuttofto magillero di dottrina . Vide gli amici gridare e piangere , c vide-
gli fquarciare le vellimenta , vidcgli fpargerfi la polvere Copra i capi loro,
videgli per rifpctto delle fuc percuifiom ammutolire : e pertanto confiderò quei
Santo , che quegli , i quali cercavano Colo le profperità temporali , per compa-
fazione della mente loro credevano , che ’i noltro Santo per le temporali
avvertita fufse atterrato Guarda bene , che certo tanto difperatamcnte pia
.

non pkgnerebbono quello percofso di temporale afflizione , le eflì non crc-


delfino , che la difpcrata mente fufse fotfratta da ogni fpcranza di falutc den-
tro . Allora rompendoli in voce di dolore , il fedito moilrò dentro da efso la
virtù

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.

DI S. GREGORIO.
virtù della medicina dicendo , Perifea il perno &c. E che dobbiamo noi per
10 giorno della natività intendere , fenon quello tempo della mortalità noitra,
11 quale quanto ci tiene in quella
corruzione delia mutabilità notira , intanto
niente ci fi manifesta la incommutabilità della eternità ? Quello adunque , il
quale già vede il giorno della eternità , veramente con pazienza fotliene il
giorno della mortalità fua . E ben è qui da notare , che non dille : Perìfot il
giorno nel quale io fui creato ; ma dille : paifca ri pomo , nel quale io fui na~
,
to. Saper dobbiamo , che F uomo Fu creato nel giorno di giullizia , e nato
nel tempo della colpa Vedi quello , eh’ io dico . Adam fu il primo uomo
.

creato ma Cain il primo nato Che à adunque maladire il giorno della na-
: .

tività , fenon dire apertamente : perifea il giorno della mutabilità , c il lu-


me della eternità apparifea ? Ma
perocché noi fogliamo dire , la colà in due
modi perire che in altra maniera diciamo perire , quando defideriamo , che
:

alcuna cofa non fia : e altrimenti quando defideriamo , che male fu ; pertan-
to in ciò che foggiugne di quello giorno , dicendo : Sia occupato eli caligine ,
e involuto d amaritudine , chiaramente fi dimollra , che non domanda quello
giorno perire in tal modo , che non fia niente , ma piuttollo in tal manie-
ra , che male fia che già niente fi può involgere di amaritudine , fenon
:

quella cofa , eh# al tutto non è perduta . Ma


veramente quello tempo della
noiìra mutabilità alcuna volta perirà , non che fia male , ma perche al tutto
niente farà ciò bene affermando , e telìificando il facro eloquio , dove dice:
:

Per colui , il quale vive ne' fecali , che tempo piu non farà E fe in altra par- Apoc.ToJ>.
.

te il Profeta dice : Il tempo Uro farà in etano : intendi chiaramente , che con -PJ'al. 8 .d.
ciollìa che per li fuoi momenti il tempo manchi , pero fotto nome di tem-
po fignificò in loro mancamento , non volendo pertanto altro dire , fenonchc
lenza ogni mancamento mancano coloro , i quali fono feparati dalla confola-
7.ione della vifione dentro . Adunque concioffiachc , fecondo che veduto abbia-
mo ,
quello tempo della nollra mortalità non debbia sì perire , che male fia,
ma sì , die del tutto non farà ; non è da poco invdìigare , come fia , che ’l
tiollro Santo non domanda , che perita sì , che non fu ; ma piuttollo si ,
che
male fia . Ora attendi
4. L’ anima umana , ovvero lo fpirito angelico è in tal maniera immor-
tale che può morire , e in tal maniera mortale , che non può morire pe-
, :

rocché può perdere il beato vivere, ovvero per vizio . ovvero per fupplicio;
ma f elfcnzule vivere non può per vizio , o per fupplicio perdere mai On- .

de manca dalla qualità del vivere ma la morte dell elfere , eziandio moren-
:

do , giammai non può dTa fentire E per brevemente dire , dico , che è im-
.

mortalmente mortale , e mortalmente immortale Quando adunque pri- .

ma domanda , che penl'ca il giorno , e appreffo dice , che fia involuto a a-


maritudine ; cui crederemo , che ’l noflro tanto per lo nome del giorno vo-
lefTe cfprimere , fenon f iniquo a pollata fpirito , il quale continuamente mo-
rendo permane in vita ? perocché effendo lui polto in eterno dolore , dir
poffumo , che la morte uccida f immortale ; del quale fpirito così del tutto
rimoffo da ogni gloria di beatitudine , il noflro Giobbe defidcra , che perifea,
acciocché come elfo è rinchiufo in degni fupplicj , così ancora perda ogni li-
cenza di tentazione . E mollrafi alcuna volta quello maligno fpirito , come
giorno , quando fotto fpezic di profpcrità ci alletta , c aprreffo ci conduce in
ofeurifTime tenebre , quando ci fa cadere in fine in avverimi Ben fi inoltra- .

va giorno, quando a i primi nofìri parenti diceva In qualunque giorno voi Genici, :

piangerete ài auejìo frutto , s apriranno i voftri occhi , e farete come Dii . Ma


allora indulti: la notte , quando furono condotti a tenebre di mortalità per lui.
Il giorno adunque è , quando egli ci promette bene ; ma la notte non è te-
,
non quando egli ci dà fperanza delle miferie . L’ antiquo inimico fi può no-
N nu-

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p8 LIBRO IT. D t MORALI
minare giorno per rifpctto della natura , nella quale efTo fu ben creato ; ma
fi può nominare notte
appretto per rifpetto della colpa , per la quale egli i
caduto in tenebre Ancora fi dice alcuna volta giorno , quando con larghe
.

promelfe fi. trasforma in Angelo di luce quello affermando 1’ Apollo lo , do-


:

i.C or. il ve dice Il nimico Satanas fi trasfigura in angelo eli luce


: ma allora è detto ;

b. notte , quando ofcura in tenebre le menti de' fuoi confenzienti Adunque .

tornando al proposito , il noftro Tanto Giobbe volendo nel proprio dolore tuo
piangere la caufa di tutta l’umana generazione , e nella fua Gingillare paffione
non conliderando alcuna fingularità riduccali alla mente il principio della col-
,

pa e per la confiderazionc di giuftizia temporale temperava il dolore della pe-


:

na Confuleri un poco 1’ umana generazione , donde e dove ella fia caduta :


.

C allora dica perifca il giorno , nel quale io nacqui , e la notte , nella quale
:

fu detto : conceputo è F uomo ; come fe apertamente dicclfe : Pcrifca quel;


la fperanza . la quale dall’ apoftata angelo ci è data : il quale mollrandoii
giorno per lue promelfe di diviniti , cioè di farci Iddìi , pareva che rendette
. luce e appretto manifcftandofi elfere notte
:
,
ofeurò a noi la clarità della im-
mortaliti nolìra Pcrifca , dico , quello antico nimico , il quale ci fi modrò luce
.

di promittione , conducendoci appreffo in tenebre di peccato ; il quale fotto fue


lufinghc fi moftrava come giorno, facendoci poi per una imprefa cecità di
cuore divenire in tenebrofa notte Segue poi Torni quel giorno in tenebre .
. :

Noi polliamo dire , che quafi quello giorno rifplcnda nelle menti de gli uo-
mini ,
quando le fue perverte lufinehe noi crediamo
,
che fieno nollra pro-
fperita . Ma dipoi , conofciuta la iniquità fua allora veramente come d' al-
,
cune tenebre è ofeurato davanti dagli occhi del noflro giudice il giorno della
fua falla promeffione ; la qual cofa adiviene quando nelle fue lnfinghe noi
,
lo conlidcriamo per tale , quale elfo per fuo merito debbe elfere tenuto . Al-
lora adunque torna il giorno in tenebre quando noi come cofe avverfe
,
confidenamo quelle cofe , le quali con fue fuafioni egli ne promette , che
fieno profpcrevoli , c buone . Torna ancora il giorno in tenebre , quando
1 antico nimico tale è da noi confiderafo fotto le fue lufinghc , quale egli è
uuando fi Ictippre turbato ; acciocché con fuc infinite profpcrità . come fotto
fimilitudinc di luce, non ci fchernifca , e poi con vere miferie ci conduca al-
!• le tenebre del peccato . Segue : Dio di fiopra non lo guardi e non lo illuflri
,
di lume . L’onnipotente Iddio, come di niente potè fare i beni , così quan-
do a lui piacque , per lo millero della fua incarnazione ricoverò i beni ezian-
dio perduti . Ora aveva il Signore Iddio fatte due creature , le quali amen-
due furono percoffc di fuperbia , la quale le ruppe dallo fiato di quella fom-
ma , e ingenita dirittura . 1’
Ma
una di quelle ebbe in se il pallio della car-
pe , 1 altra nulla infermità di carne in se ricevette : onde I’ angelo fu cd
è folo fpirito , f uomo fpirito il Creatore ave-
, e carne . Volendone adunque
re mifericordia , degno fu , che piuttofto ricomperaffe c a se riducclfe quel- ,
,
la quale nella commiifionc della colpa aveva avuto alcuno inducimento
la
per la propria intìrmità fua e per lo contrario tanto piu da lunge da se do-
:

vette difcacciare^ P angelo arofiata e fuperbo , in quanto nel fuo cadere nul-
la caufa aveva d’ infermità di carne onde quello bene confiderando il Sal-
:

. rnifia , c volendo mmifcftare tal redenzione fatta degli uomini , apertamente


. ,
BJal.qjM. dimollrò la cagione di tal
mifericordia , dicendo E ricordolfi il Signore che e[fi :

fono carne ; come fe diceffe perocché egli vide le infermità loro , pertanto
:

non volle firettamcntc punire le colpe loro Altra ragione abbiamo ancora , .

perche f uomo perduto doveffe elfere ricomperato , c il funeri» fpirito non


potelfe elfere riparato perocché certamente P angelo ocr fua malizia fi cad-
:

de , ma P uomo per P altrui malizia fu atterrato Pertanto adunque , che .

1 umana generazione per i’ avvenimento del noftro Redentore è ridotta a lu-».


ce

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DI S. GREGORIO. ?P
ce di penitenza , e l’ apoftata Angelo niente è rivocato alla luce della fua re-
parazione per alcuna fperanza di perdono , ovvero per alcuna emenda di fua
convcrfione ; degnamente fi può dire Dio non lo guardi di fotra , e non lo
:

illuf.ri di lume
,
come fe apertamente fi dicerte perocché efib fu quello , che
:

Ite diè tenebre . or fofiegna eternamente quello che fece , e giammai non
riceva il lume dello fiato primo, il quale egli perdi fenza nefiìino induci-
mene di fuori Appreflo l'cgue Ofcurinlo le tenebre , e /’ ombra della nurte .
. :

Per 1‘ ombra della morte fi debbe intendere la noltra oblivione , ovvero di-
menticanza , perocché ficcome la morte uccide la vita , così la oblivione fre-
gne fa memoria . Pertanto adunque, che l’Angelo apoftata è apprdfo a Dio
in eterna oblivione , cioè da lui dimenticato eternalmente , pertanto pollia-
mo dire , che fia otturato dail’ ombra delia morte . Dice adunque il nofiro
Giobbe Ofcurinlo le tenebre , e f ombra della morte , cioè a dire , fia quello
:

fotterrato in tanta cecità di tuo errore , che giammai piu non fi rilievi a lu-
ce di penitenza per memoria di ragguardo divino Sia quel giorno occupato di
.
io,
caligine , e involuto et amaritudine L’ antico nimico legato co' legami della
.

fua nequizia , altro al prefente riceve , e altro debbo fofienere nella fine de’
fecoli
. Che pertanto che egli è caduto dall’ ordine di quella intima luce ,
ffl’o al prefente confonde se medefimo di caligine d’ errore .Ma dipoi è in-
voluto d’ amaritudine, pertanto che per lo merito di quella ofeurirà , nella
Quale egli è degnamente incorfo , è cruciato d’ eterno tormento . Diciamo
dunque , che è quello , che innanzi all’ ultimo fupplicio debba fofienere quel
mifero . che ha perduta la eterna fercnit'a della luce , Ecco che dice : Sia ce-
ca i .no di caligine . Approdo foggiugnendo , qval fulleguente pena lo debbe fenza
fine tormentare , ecco che ei dice Sia involuto d' amaritudine . La cofa invo-
:

luta quali in nefiuna parte dimofira il tuo fine : che ficcome non dimofira ,
dove fia il fuo principio , così non manifefia dove fia il luo fine . Dice adun-
que , che l' antico nimico fia involuto d’ amaritudine , perocché alla fua fu*
perbia è apparecchiato non folamcnte ogni fupplicio , ma eziandio infinito t
la qual pena lua allora portiamo dire , che cominci , quando all' ultimo giu-
dicio verrà il giudice eterno Onde ben foggiugne : lì tenebrofo turbine jof.
.

ftgga quella notte : Scritto è : Iddìo verrà manifeflo ; Il nojìro Iddio non tacerà,
il fuoco arderà nel fuo uff cito : e nel fuo circuito farà tempefia forte . Portìede

adunque il tenebrofo turbine quella notte , perocché 1’ apoftata fpirito è rapi-


to dal cofpctto di quel giurto giudice a’ fupplicj eterni . E’ adunque quella
notte pofleduta da turbine , perocché la fuperba cecità fua è pcrcofla di giu-
da punizione . Segue : IScn fia comfutata tra' giorni dell' anno , nè numerata
tra mefi Speflc volte non fenza cagione noi prendiamo per l’anno la predi-
.

cazione della grazia di Dio E ficcome nell’ anno , raccolti molti giorni in-
.

ficine , fi fa un tempo : così nella divina grazia per molte viltà fi viene a perfe-
zione di vira Puolfi ancora per 1’ anno intendere la moltitudine de’ ricom-
.

perati: che ficcome per lo modo predetto l’anno perviene per moltiplicazio-
ne di giorni , così per la congregazione di tutti i virtuofi infieme fi compie la
univerfità innumcrabile degli eletti . E veramente tale anno di sì perfetta
moltitudineiprcdicava bene Ifaia , quando diceva : Lo Spirito del Signore ì fo- lfai.6lA.
fra me : feroccke il Signore m' ha unto , f hammi mandato ad annunziare a i
manfueti , acciocché io medicaci t contriti di cuore , e frediralfì a i f rigicni in-
dulgenza , e a i rinchiufi liberazione , acciocché io fredieaffi i anno placabile del
Signore . Allora fi predica 1’ anno placabile , quando fi dimofira , che ’l popo-
lo de’ fedeli debbe edere alluminato di lume di verità . E che intenderemo
per li giorni , fc non ciafcuna mente degli eletti : e che per li meli , fenon
le loro chiefe tanto multiplicate
,
le quali tutte fanno una fanta cattolica
chiefa } Dice adunque , che quella notte non fia computata tra i giorni dell*
a N an-

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eoo LIBRO ir. DIMORALI
anno , né numerata tra i meli , perocché l’ antico nimico noliro aeravate di
tenebre della fuperbia Tua ben vede 1' avvenimento del poltro Redentore ;
ma niente pertanto duo ritornare al perdono con gli eletti E pertanto bc- .

Heb. xjc. nc è fcritto Di nulla parte volle prendere forma a Angeli , ma filo il Jeraf
:

ef Abraam : onde pertanto il noliro Redentore diventò uomo , e non Ange-


lo : perocché veramente egli dovea diventare quello, che egli ricomperava e
e cosi in tale incarnazione volle che fi dimoi tra (Te , che non diventando egli
Angelo , già pertanto da se lo rimoveva e diventando uomo , ricevette l' uo-
:

mo a se medefimo . Pottonfi ancora per li giorni intendere quegli fpiriti an-


gelici eletti , i quali fono prefenti a quella eterna luce e per li mefi gli
:

ordini , c le dignità loro . E veramente ciafcuno di quegli fpiriti per lo fuo


fplendore può cttere appellato luce ; ma perocché fono tra loro dittimi j>er
alcune dignità , come Troni , Dominazioni ,
Principati , Potclladi , per que-
lla tale dittinzionc quelle fchiere celelliali fi pittino nominare mefi . Poi
appretto fi dichiara la no'ìra ietterà , conciottuche ’l noliro antico nimico mai
non debbe etter ridotto al merito della luce , nè a quell’ordine de’ celelliali efer-
citi ; pertanto non è numerato tra gli ordini dell’anno , nè tra’ mefi che tanto
:

l’aggrava la cecità della fuperbia , che giammai non può ritornare all'altezza di
quella fornirli luce , e le lue gravofe tenebre tanto lo gravano , che tra quelle
iomme degnità non può ettere aggiunto , e perocché di quella cclelliale patria
egli farà tempre fenza parte alcuna dirittamente . Appretto foggiugne Sia :

quella notte folitaria , e non degna di loda Solitaria veramente è fatta quelli
.

notte , perocché perpetuamente è sbandita dalla ufanza di quella fupcrna pa-


tria
: la qual cqfa ancora in altra forma fi può intendere , che quella notte
fia chiamata folitaria , cioè che ’1 nimico noitro antico folo fia nella fua per-
dizione fenza dannazione dell’ uomo , il quale egli a quella s’ aveva fatto
compagno: c così folo perifea il nimico , poiché la grazia del noliro Reden-
tore n’ ha riformati molti , quali dal demonio erano atterrati . E in quello
i

modo ben [ottiamo dire divenga folitaria quella notte : quando il predetto
:

nimico folo è condannato agli eterni fuochi dell’ interno fenza la compagnia
di quelli fingularittimi eletti da Dio cternalmcntc E poi ben dice Nè de-
. :

gna di loda . Sappiamo bene , che 1’ umana generazione gravata di tenebre


d’ errore , credeva fattamente , che le pietre ftilfono Iddj : e pcrtantoche fcr-
viva gl’idoli , clic altro era , lenon lodare i fatti del fuo ingannatore ? Onde
t.Cor.Sjx. ben diceva 1’ A portolo : Noi fappiamo che gt Idoli niente fono , ma i facrificf ,
che le gemi fanno , gli fanno a i demoni Adunque quegli che Cono al culti—
.

vamento degl’ idoli , a quale altra cofa danno laude , fenon alla notte ì Ecco
che conofciamo veramente , che tal notte niente è degna di lode, dipoiche,
ricomperata f umana generazione , il eultivamento degl’ idoli è riprovato :
c così riman la notte folitaria , quando inficine col dannato aportata fpirito la,
umana generazione non è agli eterni tormenti condannata . Segue : Sia quel-
la notte maledetta da quegli che maladicono il giorno , i quali fino apparecchiati '

a fufttare il Leviatan , cioè quel gran pefee Nell’ antica traslazione non nlà
.

il noilro tefto in quella forma , ma dice : Sia maladetta da quello che maladifi
fi il giorno , il quale debbe prendere il gran pefee ceto : per le quali parole aper-
tamente fi dimolìra , che veramente da quello Santo fu preveduto il futuro
avvenimento d' Antichrillo perocché il maligno fpirito, il quale degnamen-
:

te può cttere detto notte , nella fine del mondo fi mostrerà quali come giorno,
mottrandofi a gli uomini come Iddio , attribuendo fattamente a se medefimo
lo fplendore della divinità, levandoli fopra ogni leggerezza del vero Dio.
Bene adunque il giorno maladicc la notte , perocché quello al preferite di-
lìruggc la fua malizia , il quale per la clarità dell’ avvenimento fuo eziandio
allora fpegne ogni potenza di fua forza : onde fecondo queito tefto ben fog-
gili-

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DI S. GREGORIO. roi
gtugne : II il gran pefee reto , ovvero
quale debbe prendere balena La lor/a
.

di quefio ceto prende nell’ acqua ; perocché la malizia dell’ antico nimico
fi

è corri preda e vinta nel fagramento del battefimo . Ma quello che nella tras-
,

lazione antica fi dice del fornmo autore , quello degli angeli detti s’ intende
nella traslazione , la quale in noilra, lingua è traslata dell' hbreo , ed Arabico
fermane onde di quelli dice Sia maledetta quella notte da quegli , che ma-
: :

ladictm il giunto . Ben tappiamo noi , che quel fuperbo fpirito fi volle mo-
Ilnr giorno eziandio alle noteftadi angeliche , quando volendoli egli in po-
tciza’di divinità ellallcre (opra tutti , traile dopo se alla eterna morte tante
le >ni
i E quegli che con unti) cuore flettono termi nel loro autore » cono-
.

feendo che nel fuo errore era notte (curillinu , atterrarono il giorno della ina
duriti , ritenendo dentro da loro umiltà profonda , e Comma riverenza al lo-
ro Creatore E quelli ben ci moflrano al prefente le tenebre del fuo ingan-
.

no , dichiarandoci ancora quanto fia da dilpregiare la fua clariti infinta Di- .

ciamo adunque di quella tenebrosa notte , la quale ofeura la villa della in-
firmiti umana : Sia quella m ite maladetta da coloro , i quali maladictm il giorno:
cioè a dire , quelli eletti fpiriti dinunzino dannando le tenebre del fuo errore,
i quali infino dal principi ) conobbono la infinita grandezza della clariti fua .

E ben poi foggiugne : I quali fono apparecchiati a fufatare il Leviatan . Le-


vatati e interpretato ngp.i ugnimotto Uro : di quai loro l Certo degli uomi-
ni • Edirittamente è detto Aggiugnimento loro che dipoiche per la fua mila
.

lugeluone gli fece cadere nella prima colpa , ancora continuo non fi rimane
d' accrescerla con continue tentazioni
,
ovvero mortali fua (ioni ; ovvero per-
tanto è nominato Leviatan, citi accrefcimento degl’ uomini ; perocché ne!
Parodilo etto gli trovò immortali ma poi a quelli immortali promettendo
:

egli divinitade oltre a quello


, cioè che
farebbono come Dii , allora quali pro-
ni: fc loro di aggiugnere alcuna colà oltre a quello che dii erano in prima .

Ma promettendo egli con tante lufinghc di dar loro quello che non avevano,
con gran lua malizia fottralTe loro quello che elfi avevano : per la qual cofa
il detto Leviatan in quello modo dal Profeta è de! (.ritto dove dice Sopra Le- Ifai. •?«*>
:
,
ytatan firpente di f ero forra Leviatan fervente ritorto : onde quefto Leviatan
,
inquanto promite di giugnere.aU’ uomo alcuna cofa , la quale effo non ave-
va , ben venne a lui con torto Ceno , perocché promettendogli fattamente colè
imponibili , veramente le poflibili gli folle. Mi
bene è da vedere, perche il' ti.
Profeta avendo r!cty> ferpente appretto ritorto , interpofe ch’era
, e foggiunto
d: ferro . Saper dobbiamo che per la tortura dei fornente s' intende la fua
,
molliate , e pc - lo ferro la fua durezza della rigidità fua ; onde il Profeta
per lignificarlo duro e molle pertanto lo chiama vette , cioè di ferro . c fer-
,
te-ue , perocché fi può chiamare duro per malizia molle per fue lufinghe .
,
L cosi è chiamiti» vette , cioè ferro, perocché percuote l’uomo infino alla
morrc p e appretto ferpente , perche Sempre con alcune dolcezze pone le infi-
lile lue . Ma
quello Leviatan da quelli fanti fpiriti degli Angeli eletti è a! pre-
lente tenuto nnchiufo e legato nei pozzo dell’ abbi ili»
, : per la qual cofa fu
Scritto lo vi, li f Angelo , che difendeva del ciclo : il quale ‘aveva le chiavi Apoc.ioa
:

dell' abbijfo . e una gran catena nella ranno fua : e prefe il dragone Serpente an-
rv V >1 qual diavolo è Satana, c tegoli» per mille anni e mi feto nell’ ab-
,
biti); il quale poi nella fine del mondo debbe effere rivacato a manifelle
battaglie , e da’ predetti Angeli debbe effere tutto rilattato contro a noi nel-
’e forze fuo onde e qui medeiìmo ancora è fcritto: Comprati che faranno i
:

mille amu
y fi /ri.glirr.'t Satonas . Perocché quell’ Angelo affilata, il quale era
tato et ito in grado eccellente (opra tutte le legioni degli Angeli per la
,
lui fuperbia cadde tanto abbatto, che ora è fottopollo alla ftgnoria degli An-
geli beati , acciocché ora a noilra utilitate per Io miniilerio loro Aia legato,
e na-

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,

101 LIBRO IV. DE MORALI


c nafcofo > e allora a pruova di noi fcioglicndolo eglino , quello contro a noi
eflendo fciolto , s’ cfcrciti con tutte le forze fue Adunque pertanto che que-
.

lli (piriti eletti tengono legato quel fuperbo apoilata fpiriro , i quali per la
loro umiltà niente lo vollono per la fua fuperbia feguirc c poi per tali mi-
:

niiiri è ordinato che quello debbe effere rivocato per clferc al tutto finalmen-
te affondato ; ben diciamo nel fello nollro 1 inali fono af [orecchiati a fu-
:

jiitarc il Levtatan . Maperocché tale e sì maliziofo nimico non è ancora


iufeitato alle manifclle battaglie ; pertanto dimolira come al prefente quella
notte ol'curi fegretamcntc le menti d’ alquanti : onde fegue Steno ofeurate le
:

1 $. ftcllc per la caligine di india . Per le delie alcuna volta per la Tanta Scrittura
li dimolira la gmlìizia de’Santi , la quale nelle tenebre di quella vita rifplen-

dc come (Ielle Alcuna volta per le {felle li dimolira la infìnta vita degl’
.

ipocriti , i quali alcune loro buone operazioni di fuori per altro non moilra-
no f fenon per riceverne dagli uomini alcuna loda . Onde quanto a i primi ,
fe
i gioiti uomini non potdìòno efl'ere detti ileile , già niente direbbe i'Apo-
l'hil. 2 b. dolo : Nel mezzo della nazione ria , e ferverfa , intra la inale voi date lume ,
.

e fflcndore , come luminari , oweramentc ftdle nel menilo .

Apprettò , fe tra coloro . i quali inoltrano di bene operare , non fufiòno


alquanti , i quali delle opere loro domandattòno folamcnte gloria umana , già
)’ Apoi'tolo Giovanni non arebbe veduto di cielo cadere le delle . dove dice :
JIfoc.i . Il dragone pittò la coda J'ua , e trajfc dietro a se la terza forte delle pelle Al- .

lora caderà parte delle delle , quando nella fine de’ fecoli , alquanti che par-
rà , che rendano grande fplendore di vita , con falf» inganni a Anticriito fa-
ranno da lui rapiti onde trarre le delle in terra , non <1 altro , fenon che
:

coloro , i quali pare , che rifplendano , alla fine fi lafcin rapire , ovvero cadere.
Trarre le delle in terra , non è alrro , Icnon che coloro , i quali Tempre pa-
re , che fieno intenti allo itudio della vita celciliale , fieno inviluppati nell'a-
more terreno per irjiquitade del loro aperto errore die bene fono alquanti ,
:

i quali dinanzi a gli occhi umani rendono fplendore , quali come per fingu-
iart , c virtudiofe loro operazioni . Ma
perocché tali loro operazioni non fo-
no dentro da i loro cuori , pertanto dir polliamo , che eglino fieno ofeurati
nelle tenebre di quella notte , e come prigioni ne’ loro occulti penfieri , i
quali certamente li perdono quelle viratole operazioni di fuori , le quali da
loro non fi fanno con puro cuore Pertanto adunque , che la notte Tem-
.

pre foprada , quando tra le buone operazioni di fuori niente è però mon-
data-la intenzione del cuore ; pero ben fi può dire Siena ofeurate per cali-
:

gine : cioè adire, la ofeura malizia dell’antico nimico Tempre fopradia contro
a coloro , i quali dinanzi a gli occhi de gli uomini pare che diano fplendore,
come di buone operazioni e alla fine dipongano quel lume di loro laude
:

il quale eglino già s’ avevano acquetato dinanzi a’ giudici degli uomini E .

allora fono ofeurati dalla caligine della notte , quando la loro infinta vita è
alla fine confufa con aperto errore ^acciocché apertamente poi fi manifeilino
tali nelle loro opre di fuori , quali dentro da se niente dubitano d’ elfere
dinanzi al giudizio di Dio . Segue Sifi etti la luce , c tua vegga india , ne 7
:

*4< nafùmento della jurgente aurora Nell’ Evangelio la verità dice : Io fino la lu-
.

ce di iiteflo mondo Ora ficcome il nollro Redentore è una perfona con la


.

congregazione de' fuoi eletti , perocché egli è il capo di quello corpo , c


noi il corpo di tal capo \ così 1 antico nimico noflro è una perfona con tut-
ta la moltitudine de’ maligni, perocché della loro iniquità egli è come capo,
e quegli ubbidienti a i Tuoi inganni pottbno cfftr detti membri del corpo Tuo.
Degnamente adunque quello , che fi dice di quella notte , cioè del noflro ni- .

mico , ben fi può dire del corpo fuo , cioè di tutti i maligni Adunque fic- .

comc veduto abbiamo , fc il Redentore della umana generazione è luce ; che


vuol

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H ,

DI S. GREGORIO. 105
vno! dire quello che di quella notte è fcritto Affetti la luce , e non la veg-
:

gi* > Certamente non è altro , fenon che molti fono , i quali moflrano di te-
ner con parole quella fede , la quale eglino con opere guallano de’ quali ben :

dice 1’ Apollolo I 'quali confettino di comfcere Iddio : c colle loro operazioni loTit.l.o.
:

niegarn . In quelli cotali veramente o le loro operazioni fono rie , ovvero le


loro buone , c diritte operazioni elfi non adoperano con diritto cuore \ peroc-
ché di tali opere già niente addimandano quelle perpetue retribuzioni , ma
buiamente o alquante vane lode , e tranfitorj favori umani ; i quali follmen-
te per tanto che s odono lodare , e nominare fanti , così veramente fi cre-
dono edere : e quanto per la falfa opinione di molti pare a loro edere mi-
gliori , tanto pare loro piu ficuramenfe dovere alpettarc il giorno di quello
efaminato giudicio ; de i quali ben fi dice per lo Profeta Guai a quegli , / Amof. 5 ,c.
:

quali deftderano il giorno del Signore , contro a’ quali il nollro beato Giobbe
dii una giuda' e dovuta Temenza , certamente non come perfona , che tale
fentenza defidcri , ma come uomo che quella predice ; onde ben dille Affetti :

la luce , e non la reggia Certamente quella notte , della quale detto abbiamo,
.

ciò fono i membri del nodro antico nimico Allettano la luce , c giammai
:

non la veggono perocché lenza dubbio coloro , 1 quali in queda vita hanno
:

la fede fenza 1’ opere , credendofi nell’ ultimo giudicio per tal fede edere fal-
vati , faranno al tutto fuori della loro fpcranza , c non lenza cagione ; pe-
rocché con opere guadarono quella fede , la quale erti tenevano per confeflio-
nc ; ovvero cosi ancora Umilmente coloro , 1 quali per laude umana fi danno
alle opere virtudiofe , invano fperano dal futuro giudice premio di tali buo-
ne operazioni : perocché facendo eglino tali opere fidamente a pompa uma-
na . già in quello mondo ricevono retribuzione umana di laude dalla bocca
dolili uomini la qual cola meglio afferma la lòmma verità dicendo
: In ve- Matth. 6.
:

rifa vi elico , che eglino fi hanno ricevuta la mercè loro Appretto ben foggiu- c.
.

gne nel noltro tetto Nè il nafcimcnto della furgente aurora Per l’aurora ipeffc
: .

volte s’ intende la (anta Chiefi» , la quale dalle tenebre de' peccati perviene
alla luce della giultizia onde quella è quella, della quale fi maraviglia lo
: ig.
(pofo della Cantica , .dicendo : Sfilale è qucjìa , che va come aurora furgente ? Coni. 6.
Dir portiamo , che la Chiefa de’ fanti eletti fi levi come aurora , abbandonan-
do le tenebre della pravità lua , e convertendoli in quello fplendorc del lu-
me eterno . Tornando adunque al primo propofito nollro , certamente in
quella luce , la quale apparirà nell’ avvenimento del giullilTimo giudice , le
membra di quel dannato ( ciò faranno tutti i maligni ) niente vedranno il
rufeirnento della furgente aurora perocché venendo il giudo giudice a dare
:

a tutti retribuzione , i maligni effendo gravati dalla ofeurità de’ peccati loro
non potranno comprendere , in quantj clarità fia elevata la Tanta Chiefa ; pe-
rocché allora fari rapita in alto la mente degli eletti, acciocché fia illumi-
nata di razi di quella divinità eterna . E quanto per tale ragguardo ella è piu
illuminata , tanto per Io fplendore di quelta grazia è piu elevata : e allora
diventa la Chiefa piena aurora , quando del tutto diponc le tenebre della
mortalità , e della ignoranza Tua onde nel tempo del giudicio potrà edere
detta aurora :ma poi nella poffertione del giorno potrà effer detta giorno :
perocché in quel giudicio con la redaura/ione de corpi comincia a vedere
quell’ eterno lume nientedimeno piu pienamente riceverà la fomma vilìonc
:

nella porte dìpne del luo regno. Il nafcimcnto adunque dell’aurora fi può di-
re il principio dello fplendore della Tanta Chiefa la quale i peccatori niente
:

Partono vedere ; perocché il pefo della iniquità loro gli tira dalla prefenza di
quell’ eterno giudice alle tenebre eterne onde per Io profeta ben li dice Sia- Sfata 1 6.
: :

levato il malvagio , acciocché non vrggia la faccia di Dio Ancora di queda au- SVr. 70.
.

rora diceva il Sai mi da : Tu gii najcondi nel Jègrcto della faccia tua fcr r:muo- Pfil. jo.
ver

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. .

104 LIBRO llf. DI* MORALI


vcrli dalla conturbazioni degli uomini Noi polliamo dire , che ciafcheduno
eletto al temi» del giudiciò fu risicolo nella taccia della diviniti , quando la
ecciti de’ malvagi fari da quella rimolfa con quella forte punizione di giufli-
2 Ìa : la qual cola ancora al prefente ben polliamo comprendere , le noi vo-
gliamo fertilmente confiderare i cuori degli uomini intìnti perocché i fuper- ,
bi ,
e ipocriti confiderano le operazioni virtudiofe de' buoni lòlo nell’ appa-
renza di fuori, eleggendoli ne’ loro fatti effer laudati da gli uomini con
gloria ,
guardano il famolb nome loro , veggendoli ancora per le loro buo-
ne opere ricever lode . Ma
eglino non conTickiano con quanto lludio i pre-
detti virtudiofi fuggono tali lode Confederano le manifelte loro virtudiofe
.

operazioni ; ma non fanno , che tali opere eglino fanno felo per una intima
fecranza , cioè per una fperanza , la quale elfi hanno dentro da se alle co-
le fupcrne , e non per vanità di nome di fuori
6. Saper dobbiamo , che coloro , i quali rifplendono delia vera luce di giu-
flizia , prima dentro da «e fono purgati da ogni tenebra di loro intenzione ,
acciocché piu pienamente dentro da se rimuovano ciafeheduna ofeuritade d' ap-
petito terreno, c così perfettamente convertano i loro cuori a que' deliderj
della fupema , e vera luce acciocché ferie dimoltrandofi a eli altri lumino-
:

fi , e rifplendenti per efempio , non divenilfono a loro raedeiimi oleuri Gli .

arroganti .adunque , e ipocriti , pertanto che guardano l’ opere di fuori de’ buo-
ni uomini , niente attendono quali dentro fieno i loro cuori , c feguono fe-
lo quello , di che elfi polfano ai fuori effer laudati , e non quello perche elfi
dentro da se poteffono venire al vero lume di giuilizia , c così quali non
fanno vedere il nafcimento della forgentc aurora perocché non curano di
:

confiderare la intenzione della rcligiofa , c diritta mente Polliamo ancora .

dire , che ’l noffro beato Giobbe ripieno di grazia di (pirito profetico , per le
fopradettc parole intenda , e confideri la perfidia de’ Giudei nell’ avvenimen-
to del nolìro Redentore e che egli in quello, quafi per modo di defiderio,
:

profeti i danni della cecità loro , dicendo Affetti la luce , e non la veggio ,
:

ni il nafcimento della J'urgentc aurora Ben li confa quello alla prefente inten-
.

zione che bene afpettò il popolo Giudaico la luce , t non la vide ; peroc-
:

ché ebbe vera fede nel Redentore della umana generazione . profetando con-
tinuo , e predicando 1’ avvenimento fuo : ma non pertanto lo conobbe quan-
do venne e quegli occhi , i quali erano aperti per ifperanza di cofa futura,
:

del tutto gli chiufc , venendo la prefenza di quella fpcrata luce : il qual popo-
lo veramente pertanto non vide il nafcimento di quella vera furgente auro-
ra , perocché difpregiò d’ avere in riverenza que’ deboli principi della fintai
Chicfi : e credendola disfare per la uccilionc de’ fuoi fedeli , non s’ avvide a
quanto fermo fiato ella doveffe venire Ma
perocché ’l noltro finto, parlan-
.

do degl’ infedeli , ci ha manifelìati i membri di quell’ iniquo capo , ecco che


ancora converte il fuo fermone al predetto capo degl’ iniqui Perocché non :

chiufe la bocca del ventre ,


che mi fonò , e non rimoffe i mah deglt occhi miei.
Saper dobbiamo , che quello •che oggi fi a cialcuno il ventre dejla madre ,
così fi ali’ umana generazione quella fomma abitazione del Paradifo peroc- :

ché di quella procedette 1’ umana fpczie , come l’uomo particolarmente pro-


cede del ventre della madre c ficcome 1’ uomo particolare procede del ven-
:

tre , crcfccndo ne’ membri del fuo corpo } così !' uomo procedette del Paradifo
per multipiicazionc della fpczie fua . Olii vi prima tu cultivata la noitra conce-
zione , dove il principio degli uomini , cioè il primo parente nollro , abiti»
prima . Ma veramente il ferpente aperfe 1’ entrata di quello ventre rompen-
do con fua mali/iofi perfuafione il celclìialc comandamento nel cuore deli uo-
mo Le porte di quello ventre allora aperfe il ferpente predetto , quando en-
.

trò dentro dai clauftn» della mente del primo uomo : il quale era afforzato

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. :

Dì S. GRECO RIO. t<v*

«li comandamenti di Dio Adunque il nollro Santo per riducerfi nelle fue av-
.

verfitadi a memoria ia colpa deila mente , fi debbe dolere di quello che la .

tenebrofa notte , cioè la olcura fuggellionc dell’ antico nimico ,


ha porto nelle
umane menti . Dolere fi debbe , che per lo aftuto inganno del nimico la men-
te umana contenta nello inganno Tuo e dica pertanto le parole fopradette
: Pe- :

rocché rum chiùfe la bocca dii ventre che mi furto : c neri rimofjr i mali da gli
,
occhi miei ? Ma
guarda , che non ti generi dubbio quello modo del parlare ,
che fi duole , che non chiufe &c. volendo rrtaladire cojui , che aperfe la por-
ta del Paradiso . Nota bene tal modo di parlare : che dicendo egli : non chiufe,
gire, volle dire che aperfe e dicendo :
: mn
rimone i mali &c. volle dite e :

cercò i mali innanzi a gli occhi miti . Quali volcfic dire , tali mali ci arcb-
be tolti , fe egli lì tulle rimalo di tal tentazione onde ben confiderà il no-
:

llro Santo , di cui egli parla , e ccnofce , che ’l maligno fpirito con averci
condotti in tanti danni, farebbe quafi come, fe ci avelie dati molti beni"
onde in quella maniera fogliamo noi alcuna volta parlare de’ ladroni , che a-
vendo prefi alcuni , diciamo , che donano loro la vita , fenon la tolgono
loro .
7. Piacenti il predetto terto in altra maniera da capo rcpctere , e mo-
ralmente da capo inveltisare quanto per elfo noi ne portiamo comprende-
re ad utilità di noltra vita. Il nollro beato Giobbe confìderando l’umana
generazione , poiché cadde dalla perfezione del fuo flato , quanto ella fi levi
in luperbia per troppo fidanza delle cofe profpere , « quanto fi rompe nelle
avvetie ; ricorre a penfare quello fiato incommutabile , il quale erta potè ave-
re nel Paradilo , non effendi) caduta . c per quello modo del maladire dimoflrò
chiaramente quanto gli parefl'e da difpregiare lo fiato della mortalità nofica :
il quale così fi varia , ora per le cofe prolpcre , ora per f avverfe : onde di-

ce : Perijca il giamo , nel quale io nacqui : e la nette , nella arnie fu detto :


conce; uto è f unno : quali come un giorno portiamo dire che fia , quando noi
Tentiamo la profperità di quello mondo ma tal giorno alcuna volta torna
:

in notte , perocché fpefle volte la profperità temporale conduce f uomo a te-


nebre di tribù lavione e quello giorno di profperità bene aveva veduto il
:

Profeta , quando diceva lì giorno


: degli uomini ,
Signore , io non ho de/ìcUratr, Jerem. 17.
tu lo fai Ancora tal nette di tribulazione annunziava il Signore , che egli c’-
.

doveva follenere nell’ ultimo tempo della fua incarnazione , predicendo , co-
me di cola pallata , per lo Salmilta Infitto alla notte ni hanno ferjcguitato le Pfal.ijJr.
:

reni
Puofii ancora per lo giorno intendere il diletto del peccatore ; per la
8.
notte la cecità delia mente , per la quale 1’ uomo fi lafcia milcramente at-
terrare nella operazione della colpa . lien defidcra adunque , che quello gior-
no perifea , acciocché tutto quello , a che la colpa per fuc lufinghe ci con-
duceva , fopravvenendo ii vigore della giullizia , venga meno. Ancora defe-
derà , c priega ,
che perifea la notte , acciocché quello , che la mente acceca-
ta confentendo commife , appiedo fi purghi con correzione di penitenza Ma .

una cola è qui da dubitare , perche fi dice nel notlro terto , cne 1’ uomo fia
nato il giorno , e la notte conceputo Ora attendi : la fanta Scrittura in tre
.

modi troviamo , che nomina 1’ uomo che alcuna volta lo nomina per na-
:

tura , alcuna volta per colpa , alcuna volta per infirmiti. Dico prima, che
alcuna volta fi nomina in ella 1’ uomo per natura , ficcome noi leggiamo :
Paci lama l'uomo albi immagine , c alla fimilitucime nofira Appretto per colpa, Gai.t.d.
.

come fetitto è per Io Sa! nulla lo dijfi : voi fiele Dii , e figliuòli deli eccelfo
: tutti- Pfal.&iJr.
ma voi morrete come uomini : come fc apertamente ducile voi morrete
, , , co-'
me peccatori : onde pertanto l’ Aportolo diceva : Conciojfiacojacbc tra voi fia velo, i.Ctr.j.a.
e contenzione , or non fitte uomini Quali dica : Voi che avete tra voi le mcn-
O ti di-

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lo 6 LIBRO ir. DIMORALI
ti difcordanri ,
or non pertanto peccate per
la riprenfibile umanità vo.lra 1
Ancor fi nomina 1' uomo per infermità , come è fcrit-
nella Scrittura tanta
]cr.iq.b. Malfide tto è quello fui fpcranza pone in uomo : come fe aperta-
to : ,
il quelle
mente dicefie , nella infermità . Adunque tornando alla no. tra q uufione , ben
dice, che l'uomo nafee il giorno, e la notte è conceputo, perocché mai
1’ uomo non viene alla dilezione del peccato , fc prima dentro da se non è
infermato, e corrotto per volontarie tenebre della mente fua ; onde prima
diventa cieco della mente, e approdo fo’giace a quel maligno diletto Dice .

adunque il nollro Santo Perifca il giorno , il quale io nacqui , e la notte , nel-


:

la .quale fu detto : conceputo è f uomo : cioè a dire , perifca quel diletto , il qua-
le mena 1’ uomo alla colpa , perifca quell' incauta infermità della mente , la
quale n'ha accecato infino alle tenebre di quel maligno confentimcnto , pe-
rocché fe cautamente 1’ uomo non fi guarda dalle Infingile della dilettazio-
ne del peccato , lenza dubbio elio cade nella notte delia pclfima olfelà . Con
ogni follecitudine adunque , caritfìmi , è da vegghiare , e da Ilare intenti e :

cominciandoci la colpa a lufingare , la mente notlra eonofea a quanta mor-


te ella fia tirata onde pertanto apertamente ben foggiugne r torni quel gior-
:

no in tenebre Allora polliamo dire , che il giorno tomi in tenebre , quando


.

nel principio della carnale dilettazione noi confideriamo a qual line di perdi-
zione la colpa ci conduca E allora mutiamo il giorno in tenebre , quando
.

con molta afprezza noi correggiamo noi meddimi : e quelle peifime lulìn-
ghe del diletto mondiamo con gran fevcrità di penitenza atterriamo , ov- :

vero tormentiamo , con pianto ricompenfando , tutto quanto dentro da noi


per carnale diletto abbiamo | leccato Appresici concioffiacofaciie ogni fedele
.

làppia , die tutti i no.ìri penfieri nell’ u timo giudicio debbono eflere efami-
Rom. i. nati , tellificando ciò 1’ Apo.lolo , dove dice , che dentro da noi abbiamo va-
rietà di difefa , e d’ accula ; pertanto il noflro beato Giobbe lì volle dentro
da se efaminare innanzi die venga la efaminazione del giudicio , acciocché
quel fevcro giudice fia tanto piu tranquillo , trovando effo già punita la colpa
di auel peccatore, il quale egli intendeva di fotrilmenre efaminare. Onde pertan-
to ben loggiugnc : Iddio non lo ricerchi di fopra . Quelle cofe ricerca Iddio , le
quali egli efamina , e giudica : e quelle diciamo , che egli non ricerca , le quali
egli dentro dal fuo giudicio di mente lafcia impunite . Quello tal giorno adun-
que , cioè quello diletto del peccato , non è ricercato da Iddio , quando è
punito di volontaria correzione , tcllificando quello 1’ Apollolo , dove diceva:
i.Cor. li. Se noi gìudicaifimo noi me.lejimi certamente non faremmo giudicati da Dio .
,
b. Adunque non è altro a dire , che Iddio ricerchi il nollro giorno , fenon efa-
minare fottilmente nel fuo giudicio tutto quello , di che là nollra milera col-
pa fi rallegra : nella quale inquifizione egli piu afpramente punirà colui , il
quale egli vedrà , che in quella vita egli arà perdonato a se medefnno . Ma
ben fegue ancora apprefio : E non lo illufhi di lume Nel giudicio del nollro .

Signore tutto quanto egli riprende e punifee , polliamo noi dire , che fia
illullrato di lume e tutto quello , che allora non è rivocato in memoria di
:

quel di fere to giudice , quali come lotto una ombra . poliamo dire che fia
Ephef.qJb. coperto : per la qual cola è fcritto : Tutte quelle tofe le quali fono riprefe , fono
,

dichiarate dal lume . E così la contrizione , e punizione di se medefimo è come


tenebre , le quali nafeondono i peccati di quegli , i quali fi pentono delle col-
Pfal.ì 14. pe loro : de’ quali ben fu detto per lo Profeta Beati qwHi , le cui iniquità fi-
:

nn dimeffe , e i peccali , de' quali fon coperti Adunque ficcome veduto abbia-
.

mo , concioffìachc quello , che è coperto , fia quali come occultato di tene-


bre pertanto polliamo dire , che nel giorno dell’ ultimo giudicio non fia al-
:

luminato quello, che non è efaminato per punizione E. odi cofa mirabile, .

che lì divina milericorùia , che sa ogni cofa , a se medefima nafeoade quei-

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. , *

D 1 S. G R E G O R 1 0. toj
le noftre operazionile quali erta allora giallamente non vuole punire
; e
,

uello potremo che Ila illui Irato di lume , cht palefemente (t moli re ri
dire ,

D inanzi a tutti . Pertanto adunque tomi il giorno in tentine , cioè che tut-
to quanto noi avena? peccato , fia per penitenza da noi ofeurato: c queito
tal giorno noi ricerchi Iddio , e non lo iljuflri di lume , acciocché correggen-
do noi la noftra colpa , egli in quella ultima dannazione del giudicio non la
ricerchi . E qui bene è da contiderare , che fucilo è quel futuro giudice

, il
quale palla dentro da ogni fegteto il quale comprende ogni cofa dal qua-
:
:

le non è luogo da fuggire , eflendo elio in ogni luogo Ma pertanto che


.

egli è umiliato per li pianti della noftra volontaria correzione


, pero fol
quello trova luogo da fuggire da lui , il quale dopo la-colpa commellà gli
fi naftonda in Quello mondo per penitenza Onde ancora apertamente di
.

quello giorno del diletto appretto foggiugne OJairinlo le tenebre , e t ombra


:

tifila morte Allora polliamo noi dire veramente , che le tenebre ofeurino il
.

di , quando 1’ afprezza della noitra penitenza corregge , e punil'ce il diletto


della noftra mente . Per le tenebre ancora lì pottono dil'cgnare gli occulti giu-
dici di Dio , perocché nella luce noi conoftiamo quello , che noi veggtamo,
c nelle tenebre , o niente , o dubbiamente vegliamo Sono adunque gli
.

occulti giudici d Iddio , quali come tenebre polle dinanzi a gli occhi noftn
che invdtigare non fi pottono . Onde pertanto di lui è fcritto : Egli ha pojlo Pfal.iy.b.
le tenebre per J'uo najcondiglio , E ben lappiamo noi
, che noi non meritiamo
d’ettcr da Dio attojuti , ma prevenendo ia divina grazia per li fuoi fegreti giu-
dici , liamo liberati . E in quella maniera le tenebre olcurano il giorno quan-
,
do fegrerillimi fuoi giudici nascondono da quel razo della giutta fentenzia
i

il diletto della noilra colpa . Dove ancora apertamente fi Soggiunge : E font-


sa.
ira della morte . Nella fanta Scrittura per 1 ombra della morte alcuna volta
fi prende la dimenticanza della mente , alcuna il feguire la volontà del de-
monio , alcuna la motte corporale . Prendefi alcuna volta dico per f ombra
della morte la dimenticanza della mente che ficcome detto abbiamo di fo-
:

pra , come la morte corporale fa non ertere in vita quello , che erta ucci-
de , cosi la dimenticanza fa , che quello , che ella toglie da noi , già non
fia nella memoria : onde pertanto , che ’l Battilla Giovanni veniva a predi-
care al popolo de’ Giudei quell’ Iddio , il quale eglino avevano dimenticato
,
pero fu ben detto per Zaccheria Per dare lume a purgli , i quali fono in te- Luc.ì.b.
:

nebre , o in ombra di morte . Nulla altra cofa è federe in ombra di morte


,
fe non edere in dimenticanza di conolcimento dell’amore d'iddio. Appref-
fo per 1’ ombra della morte dicevamo , che fi prendeva il feguire la volontà
del nollro antico nimico , perocché elio pertanto che ne diede morte è
,
chiamato morte Odi il teltimonio dell’ Apollolo Giovanni , che dice : Il no. Afoc.ó.b.
.

me J'uo era morte E così per 1' ombra della morte fi difegna il feguire colui,
il quale i vera morte . Quello pertanto , perche -ficcome f ombra procede fe-
condo la qualità del corpo , cosi 1’ operazioni de’ peccatori procedono dalla
» condizione della iniquità fua : onde bene a quello attendendo Ifaia
, veggen-
do il popolo gentile etter partito dal fervizto dell’ antico nimico nollro", e
rilevato al nafeimento del vero (ole , antivedendo quelle cofe future
, nien-
tedimeno d’ ette parlava , come di cofe pattate , dicendo : A
coloro , t quali Ifai.p.d
feekvano m
tenebre e in ombra di morte
,
i nata una luce Appretto per 1 om-
.

bra della morte fi prende la morte corporale


, perocché ficcome veramente è
detta morte , quando 1’ anima fi parte da Dio fi può dire ombra di
, cosi
morte, quando la carne fi divide dall’ anima onde ben fu detto per lo Pro-
:

feta m
perfona de martiri : Tu et umdtajh in luogo tf ajjlizionc e f ombra Pfal^j.C*
,
della morte ti coperfe . Ben vedi che de’ fanti martiri non era mortolo fpiriro,
,
ma folo la carne e pertanto non dicono che fuflino coperti da vera morte , ma
;

O s dall’
lo8 LIBRO IV. DI' MORALI
eia! l’ombra Ora a propofito , che vuol dire , chc’l noilre Giobbe domanda che
.

li aofeurato d’ombra di morte il giorno della fua ria dilettazione ? Certamente


non altro , fenon che a fpegnere i peccati nolbri dinanzi a gli occhi di Dio ,
elio dimanda , prega , e afpetra quel mediatore di Dio , c degli uomini , il
quale per noi fottenelle folo la morte della carne e così per 1’ ombra della
:

morte fua levaffe via la vera , e terribile morte de’ peccatori : onde venne a.
noi il noli ro Redentore , i quali eramo tenuti di inorte di fpiriro , e di carne.
L’ una morte fua dette a noi $ e le due noilre , le quali elio trovò in noi ,
difciolle che fe le noilre due in Sé prefe avelie , già da nulla ci arebbe libe-
:

rati Ma egli per fua mifericordta rie volle ricevere una per giullamente con-
.

dannarle amenduc . I.a fua lemplice adunò colla nuòra doppia ; e la no; tra
doppia , morendo , fottopofe alla fua una . E pertanto guarda , che non lenza
miirerio furono I’ operazioni del Signore Vedi che dopo la fua palTione (let-
.

te dentro dS! lepolcro un giorno e due notti , a dimoitrare per quello , che
la fua lemplice morte egli aggiunfe alle tenebre della doppia morte nollra .
Quello adunque , il anale per no; Ira redenzione prefe in se folo la morte del-
la carne , polliamo dire , che riccvcflc in se medefimo l'ombra della morte,
pertanto nalcondendo da gli occhi di Dio la colpa noltra . Ben dice adunque:
Ofiuanlo le tenebre , e t ombra della merle . Come le apertamente dicelTe :
Venga quello , il quale per liberarne i debiti della carne , e dello fpiriro ,
ai. riceva contra debito in se medefimo morte di carne Ma
pertanto che Id-
.

dio nullo peccato lafcia impunito , perocché o noi lo purghiamo con peniten-
za , o elio lo punifce con giudicio ; pertanto con ogni follerzia debbe fempre
Ilare intenta , e vigilante la mente ad emendare e correggere fua vita . E
quanto maggiormente lòvveniraenro di mifericordta 1’ uomo confiderà avere
ricevuto, tanto maggiormente è di bifogno, che con ogni contrizione , e
confezione elfo mondi le colpe Tue Onde bene appiedo foggiugne
. Sia occu-:

pato di erigine Pertanto che l’occhio nelle tenebre è ofeurato, pero la con-
.

fufione della nollra mente generata in noi per penitenza delle noilre colpe,
è nominata caligine , cioè oicuritade . Che ficcome la caligine ofeura il gior-
no , cosi elfendo conturbati i nollri penfieri , tal confiilìonc annuvola e of-
eura la mente noltra , della quale ben diceva uno , che quella era confulio-
nc t la quale recava gloria .
Quando noi con pentimento ci riduciamo a memoria le noilre rie ope-
razioni , di prefente liamo cortfufi di grave lamento dentro da noi fa di nell’a-
:

nimo una furia, una turbazione di penfieri , c ’l dolore gir atterra , 1’ anfie-
tb gli guai la : torna la mente in miferia c cosi diviene tcnebrofa , come
:

d’un nuvolo d’ ofeuritade Tale ofeuntd di confufione aveva con lalute com-
.

Rom-t.d. prcli coloro , a’ quali diceva l’ Apollolo : e qnal frutto avefle voi allora in quel-
le cofe , nelle quali voi or vi vergognate ? Sia adunque tal giorno di peccato
ofeurato di caligine, cioè a dire, chc’l no' Irò diletto di peccato fia perturba-
to con degno lamento , ovvero afflizione di penitenza Di che appiedo aper-
.

tamente fi foggiugne : Sia involuto di amaritudine . Allora è involuto il gior-


no d' amaritudine , quando ritornando la mente a vero conolcimento dopo le
lufinghe del peccato , appredo feguc il dolore del pentimento è il giorno an-
:

r cora involuto d’amaritudine , quando dentro da noi riguardiamo quanti Am-


plici debbon feguire apprcllò di quel maladetto diletto dei peccato e quello :

confiderando , divegnamo in lagrime di compunzione . K attendi bene , che


dice : fia involuto Quella cofa è detta involuta , A quale da ogni parte e co-
.

perta : c pertanto dimandi , che tal giorno Ila involuto d’ amaritudine , accioc-
ché ripenfando l’uomo bene i fuoi peccati , ricuopra da ogni parte ogni la-
feivia di diletto con lamenti di milizia , e di compunzione E
qui ben da
.

confiderare Eletto abbiamo , che per io giorno s' intende il diletto del pec-
.

cato ,

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. . ,

Di S. GREGORIO. ro<?

cito , il quale dimanda il no irò Giobbe , thè fia purgato per compunzione
e lamenti Or fe tal diletto , nel quale fpelfe volte noi incorriamo per no-
.

llra negligenza , debbe elfer purgato con tanto nollro pentimento } or di quan-
ta nolira compunzion debbe elfer fedita la notte di tal giorno , cioè voglio
_
dire il conlenttmento della colpa ? che liccnme di minor colpa è quando li
mente è rapita fenfualmente in diletto del peccato , e fi intendimento per vi-
gore dello fpirito contralta a tale diletto} così piu gravofa , anzi ultimata no-
lira nequizia è non foto venire nel diletto del peccato , ma lardarli cadere nel
confcntimento Adunque tanto piu forte rimedio di penitenza debbe invdliga-
.

re la nolira mente , quanto in maggior brutture fi vede per lo confent intento


del peccato Onde appretta ben foggiugne il tenebrofi unirne poneva quella
. :

mete . Ben fegue dalle predette cofc , che quaft turbine di tempelfa è quando
in noi lì commuove fpnito di dolore ; perocché penfando ciaicuno il peccato,
che ha commeliò , e tattilmente confidtrando la nequizia de la* pravità fua,
alloraannuvola la mente di triilizia , e difcacciato l'acre della letizia , dillur-
ba ogni rranquillitade del fuo cuore col turbine della penitenza onde
: fc tal
turbine non attriilafie 1’ anima , la quale riconofce se medefima , già il Pro-
feta non arebbe detto : in ij tirilo fine dijìurbcrai le navi di Tarjìs Tarfis è ifal.qq.b.
interperrato cereamente) ri allegrezza i ora quando lo fpirito della penitenza **•
occupa la mente , allora dentro da ella conturba ogni cercamento di riprenfi-
bilc allegrezza , intanto che niente le piace , fe non pianto e lagrime ,
niente guarda e contempla , fe non folo quello che a efl'a polla dar terrore:
perocché dinanzi a i fuoi occhi dall’ una parte pone la fentenza delia giulti-
zia , dall’altra guarda il merito della fua colpa , la quale erta conofee di quan-
to tormento fij degna , dove manchi la pietà del foni
mq perdonatorc , i! qua-
le |>cr li prefenti lamenti fcampa da i tormenti eterni. Lo fpirito, cioè il
vento forte adunque rompe ic navi di Tarlis , quando per la gran forza della
compunzione le noi Ire menti , le quali in quello mondo fono polle come
in mare , tano dentro da se confufe di terrore di grandilfima fallite..
E così ritornando a! noltro fello , polliamo dire : il tenebrofo tinbinr rof-
fegga quella nette : cioè la colpa commelfa non riceva nutrimento di lufinghe
ovvero d’ofcurità , ma piuttoito venga dentro da dia una amaritudine di pe-
nitenza , la quale tutta la rompa in lagrime , e in dolore . Ma bene è qui
da fapere , che lafciando noi i noliri peccati impuniti , allora damo fotio lo-
ro fignoria . Ma quando gli puniamo colla predetta correzzione di peni-
tenza , allora noi polfediamo , e fiamo (ignori di quella notte , la quale noi
medefimi abbiamo fatta ; e allora i! peccato del cuore ritorna fotto nolira lì-
gnoria , quando nel fuo principio elio è da noi rifrenato ; onde a i maligni
peniìcri di Cain per la divina voce fu detto il tuo peccato farà in ftella por - Ceu.^.6.
:

ta , ina i appetito et offri farà fitto di tc : e tu arai Signoria Jòpra quello . Al-

, quando nel
lora il peccato è in Culla porta fuo principio tocca i noilri penfic-
ri ; ma I' appetito d’ elfo è Cotto di noi, e 1’ uomo hi fignoria fopr.i quello,
quando di prefentc fovvenuto il maligno penderò, ritornando la mente a se,
nfrena la iniquità della colpa , la quale Ria è in Culla entrata dell’ animi . A-
dunque acciocché ’J noilro animo di preiente tanta il fuo diletto , e fotto la
rasò anc della pendenza ri Iringa la dura tirannia della colpa , diciamo , che

q iella notte fia polfeduta , cioè ottenebrata da of.nro turbine;quafi apertamente


li dicelle
: acciocché la cattivata mente non ferva alla colpa , liberili da ella
col rimedio della penitenza e pertanto che quello , che in quello fecolo da
,
noi è per lagrime mondato , fiamo certi , che da quel giudice eterno niente
ci farà rinfacciato . Pero approdo vedi quanto ben fogsiugne : Non f.a compu-
tata tra i giorni deli anno , ne numerata tra i me/i Allora è compiuto I’ an-
no della nolira illuminazione , quando nell’ avvento dell' eterno giudice farà
fini-
no LIBRO ir. DIMORALI
finirà la peregrinazione della fanta Chic fa : e allora riceve efia il premio del-
la l'uàmilizia , quando compiuto quello tempo di battaglia , ritornerà alla fpe-
Pfal.óa,. c. rata e permeila patria
,
onde iren fu detto per lo Profeta Tu beneditemi la
: :

cotona dell anno della benignità tua : e allora è benedetta la corona dell’ an-
no , quando , finito il tc-mpo della fatica , nc farà renduto il premio delle
virtù . E i giorni di quello anno fono ciafeuna virtù , i meli fono le multi-
plicate operazioni virtuofe . Ma
auando la mente li comincia a fidare d'elfe-
rc delle lue virtudi remunerata dal fuperno giudice , ecco che le occorrono
alla fua memoria i e allora teme forte , che quel giulìifiimo Giu-
fuoi difetti :

dice per rimunerare le virtù , non voglia fottilmente efaminando


come viene
degne punizioni i noilri difetti , volendo nel compimento
così ricompenfare di
dell’anno ancora numerare la notte onde ben dice pertanto di quella notte:
:

Non jia computata tra i dì dell anno , ni numerata tra' mefi : come fe pregan-
do il fevero giudice , diceffe : Signore , ouando compiuto farà il tempo della
fanta Chiefa , tu verrai a fare f ultima difamimzione , piacciati di sì riinife-
rare le buone opere , che i cotnmelfi noilri difetti tu non ricerchi : che fe
quella notte farà computata tra i giorni dell’ anno , tutto quanto di bene
abbiamo operato , rieompcnfandolo colla nollra pravità , farà confufo e già :

non luceranno i giorni delle virtù , fe faranno ofcurati da quella tenebrala


*3 . notte , che dinanzi a te farà computata Ma
pertanto è qui prima bene da
.

confidcrarc , che fe noi non vogliamo che allora di quella notte lia fatta in-
quifizione , Piamo in quella vita intenti aila efaminazione d’ ella in quella
maniera che nulla colpa ci rimanga impunita , e che la mente perverfa non
ardifea di difendere i fuoi difetti , aggiugnendo per tal difenfione peccato fopra
peccato Per la qual cofa ben (òggiugne : Sia quella notte folitaria , t non de-
.

gna di laude . Molti fono di quelli , i quali non folo non fi dolgono di quan-
to fanno di male, ma ancora lo lodano c difendono, non attendendo , che
pertanto fe ne raddoppia la colpa contra quali fu detto per uno
: i hai pcc-, :

rato ? or non ci aggiugncrc piu Quello aggiugne il peccato al peccato , che


.

difende le colpe lue: quello non lafcia ilare la notte fua folitaria , il quale
alle tenebre della colpa aggiugne ancora atuto di djfcnfione .
Cadde in quello modo il primo noilro Padre \ il quale elTendo efamina-
to della notte del fuo errore , non volle che la ilefle così folitaria onde , :

come leggiamo , eflcndo elio per quella efaminazione rivocato a penitenza ,


Gcn.\.b. al primo difetto aggiunte f ajuto della feufa , dicendo La donna , che tu mi:

dejti , quejìa mi diede di queflo pome , e io lo mangiai : pertanto nafeofamen-


te referendo il peccato delia lùa prevaricazione nell’ autore fuo , come detto
avelie : tu che mi deiìi quella compagnia, m’hai dito materia di peccare .
E certo ancora è verde il rama di quello errore e di quella radice infino ad
ora , e fempre conofciuto nella generazione umana , cne quello , che male
abbiamo fatto , ancora per noi malignamente fi difende Dica adunque 1’ a- .

nima intenta a ennverfionc : Sia quella notte folitaria , e niente degna di lau-
de : come fe divotamcntc prcgalle dicendo rimanga fola la colpa , che noi
:

abbiamo commefia , acciocché elTendo eira per noi laudata, e feufara , noi
non fulfimo dinanzi a quel giudice piu obbligati ; quafi dica 1 anima ve- ’
:

ramente peccare noi non dobbiamo , ma voglia Iddio , che alle nollre iniqui-
tà ciu non fe nc aggiungano , ficche almeno quelle che commeffè abbiamo ,
fi rimangono fole . Ma è in quello , Cariflimi , ben da fapere . che quello
veramente perseguita la colpa lua , il quale niente è indutto all’ amore del
prefcntc fecolo per appetito di profperità il quale confiderà gl’ inganni di
:

quella vita , e favori del mondo penfa , che fieno no’lrc pcrfecuzioni
i Onde .

bene appreso fogginone Sta quella notte maiadetta da quegli , thè tnaladi-
:

cono il giorno . *

Quelli

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Dì S. GREGORIO. in
Quelli veramente portbno percuotere le tenebre di quella notte con la
penitenza delle loro colpe , i quali con difpregurfi pongono fotto i piedi la
luce della profperiù di quello iecolo Noi prendiamo in quella parte per lo .

giorno 1* allegrezza de’ diletti di quella vita onde ben dite di quella notte: :

J'ui quella notte nuladctta eia quegli , i quali maladìrono il giorno : perocché
quelli portiamo noi dire , che correggono i loro partati difetti , i quali per
ncrtun diletto fon rapiti a quelli inganno!! beni . Ma coloro , i quali conti-
nuo ne’ nuovi peccati fi dilettano , in vano fi dolgono de’ partati . E fe an-
cora , come detto abbiamo di fopra , noi volertimo per lo giorno intendere
la mafiziofa tentazione del noliro nemico , noi diremo , che quelli maladico-
no la notte , che maladicono il giorno ; perocché quegli veramente correg-
gono le loro pallate colpe , i quali eziandio nelle lufinghevoli tentazioni del
nemico s’ avveggono delle inlìdie fue . Ma ben foggiugne : i quali fono af-
forecchiati a depare Leviatan ; di quegli ,
i quali con la mante fi fottopon-
gono il mondo.
Quegli , i quali colla loro mente fi fottopongono le colè del mondo , e
con tutta loro intenzione defiderano le cofe ai Dio , portiamo noi dire , che
delfino ,e commovano contro di se Leviatan ; perocché per la loro conver-
fione litigano , e infiammano contra loro la malizia fua Ma quegli , che .

fono fuggetti alla volontà fua ,


fono quali di fua ragione . E quel luperbo lo-
ro Re pare che debba ufare , avendo di loro tanto
c#n una fua ficurtà gii
forte fignoria
. Ma quando le nolìrc menti fi ribaldano d’ amore del nofìro
Creatore quando da noi dilcacciamo ogni lentezza di pigrizia quando den-
: :

tro da noi accendiamo il freddo della nollra infenfibilita col fuoco del fanto
amore quando abbiamo memoria di quella ingenita libertade allora fi ver-
: ;

gogna lo fi'irito d’ elitre tenuto per fervo dal luo nemico e allora vede il :

nemico noilro , fc cfl'er da noi difpetto , fentendo che noi prendiamo le vie
di Dio . Duolli forte allora che era prefo da
d’ efler
, contrafiato da quello
lui : di prefente s’ accende ad ,
tutto intende con
ira ,
muovefi a battaglia
infinite tentazioni a conquart.ire la ribellante ,
manda inverfo lei fact- mente
re di tentazioni per gallare il cuore di colui quale egli prima pofledeva ,
il

in pace E così prima pareva , che dormilfe , quando fenza impedimento li


.

pofava nella mente del peccatore. Ma


allora è dello, quando e per la no-
ma converfione provocato a battaglia , perocché allora gli pare avere per-
duta la ragione della fua pcrverfa fignoria. Pertanto adunque bene maladico-
no quella notte coloro che fono apparecchiati a dettare Leviatan , cioè a dire,
quegli fi levano fortemente , i quali nelle tentazioni niente dubitano di com-
muovere contra di se il loro nimico di che bene fu fcritto : figliuolo , che vie-
:

ni al Jervigio di Dio , fia in giufirzia , e in / aura , e aff orecchia /' anima tua
a tentazione.
E
che altro fa quello, che fi difponc al fcrvigio di Dio , fenon che com-
muove contro di se la battaglia dell’antico avversario, libero di venir tra le
percolfe , il quale nell’ apparente ripofo era fervo fotto tanta tirannia l Ma
Sene è qui con diligenza da intendere , che quando la mente così combatte
contro il nimico , e alquanti vizj vince , e ad alquanti contraila pure alcuna
volta ; permette Iddio , che alcuna particella di colpa non troppo noccnte ri-
manga : e così fperte volte quella mente , la quale ara vittorie di molte du-
re e afpre tentazioni , una piccola eofa in se medeiìma dentro da se non
vincerà , comeche con ogni cauta intenzione da ogni parte fi guardi. Fa
quello in verità la divina dii'penfazione , acciocché forfè fentendo» la mente
da ogni parte luminofa di virtudi , forfè prendendo di se troppa ficurr’i , non
fi levarte in fuperbia che vegaendo erta alcuna cofa piccola riprenfibile den-
:

tro da se , di chi non può avere vittoria , pertanto non attribuirci a se , ma

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. .

»i* LIBRO IV. DI' MO R A £ ìgfit 5


al Tuo autore quello , che e(Ta può domare con gran fortezza . Onde bene ap-
prettò foggiarne : Siena ojcurate le felle dalla efittrità di quella . Allora fono le
llcHe ofeurate da quella notte , quando coloro che rifplendono di grandi virtù, *, *
ancora ritengono alcuna parte della ofcurità della colpa ; ficche comeche cllt
rendano grande clama di lor vita , nientedimeno ancora contra loro volontà,
rimangono dentro da loro alquante reliquie di quella notte : la qual cola , lic-
comc
detto abbiamo , pertanto fi fa , acciocché la mente , la quale intende
andare , ovvero falire a virtù di giullma , per tale infirmiti divenga piu
d’
c cosi pertanto renda maggiore fplcndore , in quanto effa prima d’ al-
forte
,

cuna cofa
riprenfibilc era ofeurata ; onde , come noi leggiamo , dividendoli
la terra di promilfione tra '1 popolo d' Ifrael , il popolo gentile de’ Cananei
non fu morto dalla (chiatta tr Elìcami , ma fu fatto fuo tributario , ficcome,
J fià.b. è fcritto il popolo Cananeo fletti nel ine zzo
: d
l'Jjraim tributario . Che altro
lignifica il popol gentile de’ Cananei , fenon ii peccato ? Ora adivjcne , che
^
fj-clTc volte colle molte virtù noi polliamo dire , che noi entriamo in terra di
urometlionc , prendendo dentro da noi fortezza- per la fperanza de' futuri beni.
*5. Ma
quando , vinti i grandi vizj , noi ancora nc ritegnano alquanti piccoli,
allora polliamo dire , che nella poltra terra noi latriamo vivere il Cananeo . E
quello Cananeo diventa tributario , quando quello curai vizio, che noi non pof-
liamo domare , noi convertiamo umilmente in ufo di nollra utilità , acciocché
per quello nella gran virtù la mente fi cottoli» debole , veggendofi per fueV
forze non poter vincere alquante piccole cofe , che ella vuole ; di che Inco-
/;</. i.a. ra ben fu fcritto: quefle flato quelle genti , le quali il Signore laftiè /# c«-
maefìrare Ifrael Che pertanto permette il Signore , che alquanti piccioli vi-
zi ci rimangano , acciocché noi Tempre (j iamo foìleciti , c intenti a quella
battaglia , e conlidcrando le nollrc vittorie , non pertanto vegnamo in luper-
bia , fcntendoci ancora dentro da noi cllerc combattuti per la qual cofa Tem-
:

pre 1' anima vive in timore . Allora adunque Ifrael è ammaeltrafo , quando
in alquanti piccoli vizj la noli» fupt-rbia è rifrenata E in quelle piccole refi-
.

llenzc fonte la mente , che erta da se niedriima non aveva avuto vittoria
delle maggiori .

Puolfi ancora quello fello intendere in altra miniera: fieno ofeurate le


felle CiV. Quella notte, cioè il primo con lenti mento , che ebbe al peccato il
nostro primo Parente , il quale fi è diitefo in noi , ha di tanta ofcurità percof-
lo 1’ occhio delia no'lra mente , che per quella cecità nelf cfilio di quella vi-
ta per nulla Tua virtù può venire ad un conofrimcnto di quello eterno lume:
onde noi nafciamo in quella vita dopo la pena dei dannato peccatore , c ve-
gnamo in quello mondo col merito della nollra morte . E quando vogliamo
levare f occhio della mente a quella fomma luce , diventiamo ofcuri , c te-
nebro fi per la naturale infìrmità nollra . Ben fono alquanti in quella mifcria
delia carne tanto virtuofi , che a modo di (Ielle pare , che doveffono dare
fplcndore al mondo. Molti fono ancora nelle tenebre di quella prefcntc vi-
ta , i quali di se medefimi ci danno cfcmpio di quella vita celclliale , c quali
come Pelle fopra di noi rifplendono . Ma
comecché elfi fi rifplendono per loro
opere , comeche fieno acccfi di fuoco di compunzione ; nientedimeno ef-
elfi
fondo loro- di quella carne con-urtil>i!c , f eterno lume , come
ancora gravati
egli è ,
comprendere non polTono veramente . Dica adunque il noilro fello :
fieno ofeurate le felle della tf urita di quella ; ciò Ila a dire: nella fomma lo-
ro contemplazione quegli Tentano ancora le tenebre delia antiqua notte , i
quali nella ofcurità di quella vita eziandio fpandono i razi delie virtù lo-
ro , perocché benché elfi per defiderio fi levino a quelle cole fomme , fono
nientedimeno ancora quaggiù gravati del pefo della prima colpa ; per la qual
cofa eziandio negli ccecelkntilfimi uomini quello adivicnc , che ai fuori da
se elfi

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,:

DI i. GREGORIO.
se effi danno efempli di luce a guifa di (Ielle
di loro Ma pure per la «Scu-
.

rità della detta notte non poflòno pervenire infino alla certezza di quella Ita-
bile vilionc :non pertanto bene (pedo adiviene , che la mente è tanto in-
fiammata d’ amore , che benché effa Ira polla in carne , nientedimeno lòg-
,giogando ogni carnale defideno , è tutta in Dio rapita . Ma
non pero può ve-
dere Iddio , come egli è , perocché lenza dubbio , come detto abbiamo , in
quella carne corruttibile ella è gravata del pelo della prima dannazione ; e
Ipello deriderà così , come ella è in carne , le effer poteffe , di venire a quel-
la crema vita Tenta mezzo di morte corporale .Per la qual colà 1’ porto- A
lo Paolo conciefìiireche con grande ardore dcfidcrafle quella eterna luce
non pertanto pure temendo quella morte corporale diceva : Infine a tante , i.Cer.y.ir.
che noi fiama in quejìo abitacelo , noi piangiamo per la gravezza del nofaro ca-
po : perocché non vorremmo edere /fogliati , ma veflèti , a co tot ile quello , che in
net è mortale , fufife aflurrto dalla vita DeCdcrano adunque
. unti di vede- 2 6.
i

re quella luce vera , f« fare fi potè Ile , eziandio lenza altra alterazione del cor-
po loro ; ma comeche ellì fi levino in ardore di contemplazione , ancora fo-
no gravati dalle tenebre dell’ antica notte Ma quel lègreto giudice col fuo
.

fplendorc abbaglia , ovvero ofeura gli occhi di quella carne comitribile , i quali
1 alìuto nimico aveva aperti a concupifcenza mondana : per la qual colà aupref-

fo ben loggiugne : Affetti la luce , e non vegga quella nel najcimento dell' au-
rora , che fi Uva . Accendali la mente ancora in quello mondo peregrina ,
quanto vuole all’ amore di quella luce come ella e , niente vale , perocché
la cecità della nollra prima dannazione ci nafeonde quella Il nalcimcnto
.

dell'aurora farà quella novella natività della refurqzzione , nella quale la fanta
Chiefa , rifulgendo lo Spirito colla carne , farà elevata a contemplare il lume
di quella eternità infinita onde fe la detta refurrezione della carne nollra non
:

fi potette nominare natività , come detto abbiamo , già la verità nell’ Evan-

gelio non arebbe detto in quella rigenerazione , quando federà il figliuolo deli Matt. 19,
:

uomo nella fedia delia maeflà Jua Certo nominando rigenerazione , ben volle, d.
.

che tale futte detta Un altro nafeimento farà quella gloria incomprcnfibile ,
.

quando infume lo fj iri o colla carne farà elevato a contemplare chiaramente


quel lume della eternità Nè ] uoffi quella gloria eziandio per gli eletti con-
.

fiderare , ovvero immaginare , conciolfiache 1‘ Apollolo dica: Rè occhio mai i.Cor.t,


vide , nè orecchio mai udì , nè mai vcmie in cuore ef uomo , quanto Iddio ap-
parecchia a coloro ,
che [amano. Diciamo adunque
,
tornando al noflro tefìo
affetti la luce . e non reggia quella , nè 7 najcimento della furgcntc meri <a :
perocché ettemio la infirmità nollra ofeurata da quel volontario primo pecca-
to , giammai non può paffare alla chiarirà di quella fegrcta luce, fe prima
per quelta morte corporale non paga il debito della pena fua Segue appref- .

fo :Perche non ferrò [ entrata del ventre , che mi porti , e non rimoffe 1 mali
da gli orchi miei ? Siccome di fopra abbiamo detto , dicendo , non ferrò , ov-
vero non ehitife t volle dire , che aperfe : c dicendo non rimofle , volle dire,
che diede . Saper dobbiamo , che la notte , di che abbiamo detto , cioè la
nollra colpa , apre l’entrata del ventre , quando apre delìderi della concu-
i

piftenza all’ uomo , il quale è conceputo al peccate Sai tu quali fono 1’ en-
.

trate , e 1’ ufeite del ventre ? Certo non altro , lienon i defiderj deila concu-
pifcenza carnale , de’ quali per lo Profeta ben fti detto: Filtra dentro a tuoi Ifai. i6.c.
ietti , c chiudi [ ufeia tue . Allora entriamo noi ne’ noflri letti quando ci
,
llrignamo ne’noftn fegrcti Allor chiudiamo l’ ufeia r quando in noi medefimi
noi rifreniamo gl’ illeciti defiderj . Ora quando il nollro fentimento apre que-
lle ufeia della carnale concupifcenza , veramente ci conduce a infiniti mali di
nollra corru/.ione per la qual cofa noi in quello mondo , e in quella carnale
:

corruzione ci lamentiamo , comeche ai peccato non fiamo liberamente venu-


P rii

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tl 4 LIBRO ir. DP MORALI
ti ; perocché cosi richiede la giuftizia dell’ immutabile giudirio , che quello
che noj involontariamente abbiamo fatto , noi foftegr.amo contra noftro vole-
re Poi fegue : Perche io nella vulva non morj ? perche ufcito del ventre non
.

perj di preferite ? perche ricevuto in falle ginocchia , dot perche ricolto in grembo t
perche lattato ? Non piaccia a Dio , nè cader debbe in opinion d’ alcuno ,
che’l nollro beato Giobbe , uomo ripieno di tanta fetenza di fpirito , c loda-
to di tanta pruova da quello eterno giudice , defideri d' efler morto abboni-
vo , cioè prima morto , che nato . Adunque confiderandq noi l’ infallibile te-
ftimonio della Tua fortezza , come poi nella remunerazione fi vede , tanto
piu dobbiamo confiderare la fentenza del parlare fuo •
17. Noi dobbiamo lapcre , che in quattro modi fi commette il peccato nel
cuore , e in quattro fi compie nell’opera . Nel cuore fi commette per fuggelHo-
nc , cioè per indurimento , per diletto , per confentimento , c per ardimento di
difisnfione . La fuggcftionc procede dal noftro avverfario , il diletto dalla car-
ne , il confentimento dallo fpirito , 1’ ardimento di difenfiqne dalla fuptrbia^
In quelli quattro modi percoliti f antico nimico noftro la innocenza acl pri-
mo uomo . Vedi , che prima il ferpente tentò : Èva fi dilettò : Adam conienti!
apprettò eflendo richiedo dall’ eterno giudice , per fuperbia non la volle con-
fettare . In tal maniera tutto giorno adivicne al prefente nella umana genera-
zione , come avvenne nella colpa del primo parente : onde come in quella
trafgreffione prima il ferpente tentò , così oggi l'occulto noftro nimico fegrcta-
mente induce a fuo potere penfieri corrotti ne’ noftri cuori . Apprettò Èva fi dilet-
tò nel cibo , c così il fcntimento carnale fpelTe volte fi lafcia vincere dal diletto
per le parole del nimico ferpente . Appretto Adam, che era lignote fopra la don-
na, ancora conienti j e così quando la carne è prefa da’ fuoi diletti , allora lo fpi-
rito , che è a ella lòprapolìo , fi diparte dalla fua dirittura , e diviene infer-
mo e vinto . Appretto Adam difaminato non volle confettare la colpa : e
così lo fpirito poltro quanto per Io peccato fi diparte dalla verità , tanto piu
è indurato nell’ ardimento della fua ruina . Simiimente in quelli quattro mo-
di fi commette il peccato nell’ opera . In prima occultamente li commette
la colpa ; apprettò fenza vergogna , o confufione di se medefimo viene l’ uo-
mo trafeuranza di manifestare il fuo peccato ; dopo quello ne viene in
in
confuctudinc ; e all’ ultimo fi nutrica o di fàlfa fperanza , o d’ una ortina-
zione di mifera difperazionc Adunque quelli modi di peccare nel cuore , c
.

nell' opera confidcrava il nollro beato Giobbe , c pertanto piangeva la uma-


na generazione così caduta , dicendo Perche io nella vulva non morj ? per-
:

che ufcito del ventre non pcrj di prefente ? perche io generato ? Jrerche lattato >
La prima vulva , cioè la prima entrata della noflra concezione fu la lin-
gua della mala fug^eltione , cioè dell’ indurimento de! peccato . Ma allóra
[
poffiamo dire , che 1 peccatore morilfe in quella entrata , quando in quella
fuggcftionc 1’ uomo fi confiderafle etter mortale . Ma egli efee del ventre ,
quando , effendo lui prima tentato , apprettò manifeftamente è rapito dal car-
nai dilettcf, poiché e nato c ricevuto in fulle ginocchia, cioè a dire ricolto
jn grembo ; ovvero quando noi prima difendo caduti nel diletto della carne
per lo confentimento , quafi come ricevendo tal malvagio diletto in su , dia-
mo compimento alla nollra colpa . Apprettò è lattato , perocché dopo il con-
fentimcnto della colpa , alcuna volta feguono nel peccatore molti argomenti
di vana fidanza , i quali nutricano la natura nel peccato
,
e 1’ anima noftra
di vclenofo latte , e perche 1’ uomo non teme gli afpri tormenti della mor-
te , ci nutricano di lufinghicri feufe . Per la qual cofa leggiamo , che piu ar-
Ce ». 1. d. dito fu 1’
uomo dopo la colpa commetta , quando ditte la femmina , che mi
:

z8- dejìi in compagnia , quella mel diede e io il mangiai. Era prima per paura
,
fuggetto , ma bene apprettò domandato manifcftò quanta fuperbia etto ave-
va
DI S. CRI' CO RIO.
va con quella paura . Attendi bene , che quando noi remiamo la pena (w
lo peccato , e non amiamo quella beata vifione , che abbiamo perduta , al-
lora tale timore procede da (uperbia , non da umiltà : che in verità ben può
cilere nominato iuperbo quello , che per non lafciare il peccato , vorrebbe
che fuflc lecito , che non futt'e punito . E in quelli quattro modi , come det-
to abbiamo , la noilra colpa come prima li commerre nel cuore , cosi ap-
preso fi compie nell’ opera onde odi , che dice : perche io rulla vulva ncn
:

rnorj ? La vulva del peccatore è la colpa dcll'uonio, quando ancora non fi mani-
felta per opera Poi dice : Perche ujato del ventre non per/ di preferite ? Allora
.

elee f uomo del ventre , quando quello , che elio li a commetti) facetamen-
te , appretto non fi vergogna di commettere in palcfc : de’ quali ben dille il
Profeta :e predicarono il peccato loro , come Soddoma , e non lo nafeofono Segue: .

Pache ricevuto in fulle ginocchia ? Perocché quando il peccatore comincia a non


avere vergogna della iniquità fua , allora dalla pclfima confuetudine è fortifi-
cato nella iniquità fua . E allora il peccatore quali è nutricato e tenuto in
fulle ginocchia , ovvero in grembo , quando la colpa è in Ini fermata per
ufan/u del peccato . Pache io lattato ? rerocche quando la colpa fi comincia Ifa-1-9-
in noi a manifeflare , e venire in ufanza , allora o la noilra mente li pa-
tce di falfa fperanza di divina mifencordia , o di manifclla miferia di dilpe-
razione Conduccia a quello il nollro nimico , acciocché non torni a corre-
.

zione , immaginandoli falbamente , che ’l fuo piatolo Signore le debba perdo-


nare , ovvero temendo dilordinatamente il tormento della commetta colpa :
per la qual cola il nollro beato Giobbe guardando i cafi della umana gene-
razione , e di quanti pericoli ella lia , guarda dentro dall’ abbifio della ini-
quità noilra , dicendo pache io nella vulva non merj ? cioè a dire : quando
:

io dentro da me commifi il (leccato , perche non volli io mortificare la vi-


ta di quella mifera carne ? Ujato del ventre , pache rapi mot) di prefcntc ? cioè
a dire : poiché io precedetti alla manifelta opera della conceputa colpa . per-
che allora almeno non mi conobbi ettcre morto ? pache ricevuto in fulle gi-
nocchia ? cioè a dire , dopo la diliberata colpa f* 1’ opera commelfa , perche-
mi lafciai io prendere , ovvero cadere in confuetudine di peccare la quale :

confuetudine fa 1’ uomo fenza timore , c perverto a male opere ? Pache latta-


to ? Ciò vuol dire ancora poiché io era divenuto in confuetudine della coi-
:

rà , perche nutricava io me medefimo a colpa piu iniqua fotto fidanza di


{alfa fpcran» , ovvero di latte di mifera difperazionc I
2<?. Certamente quando la colpa è divenuta in ufo , allora f animo nollro
eziandio volevo refillere fi trova piu debole ; perocché quante volte f uomo
è coftretto dmz prava confuetudine , quafi polliamo dire , che tanti fieno i
legami , i quali tengono f anima legata e cattivata per la qual cofa adi-
:

viene , che 1' animo così indebolito, poiché da i detti legami non fi può de-
legare , inclina se medefimo ad alquanti follazzi di confolazione promettendo
a se medefimo falbamente perdono , penfandofi , che ’l futuro giudice fia di
tanta mifericordia , che niente debbia condcnnare eziandio i peccatori alla :

qual cofa ancora peggio foggiugne , che a quelli cotali molti confentono , i
r
quali fono limili a loro nc viz.j , e non fola non fi dolgono di quanto veg-
gono commettere , ma piuttollo lodano le lor colpe : per la qual cofa molto
piu erefce la favoreggiata colpa E certamente poco fi cura I’ uomo di me-
.

dicare quella ferita , per la quale pare a elfo dovere aver premio di laude :
onde pertanto ben diceva Salamone Tiglmol mio , fe i peccataci ti latteranno , Frccv. i.to
:

non confetture laro . Allora ci lattano i peccatori , quando con loro lufinghe
c inducono a far male , ovvero quando i difetti commetti efaitano co’ lor fa-
vori . Or non polliamo noi ben dire , che fia latrato quello , di cui per lo
Salmilla fu detto : Il peccatore ì laudato ne defidaj di le anima fua , e quello Pfal.p.i 4.
t he vive iniquamente , ì benedetto ? P 2 Be-
. ,

TI 6 LIBRO ir. DE* MORALI


Bene è da fapcre che
i frinii
,
tre modi di peccatori fi poiTono piu age-
TOlmente correggere , ma
quello quarto , e ultimo con maggiore difhcultà fi
corregge *• per la qual cofa vedi , che non fenza millerio il notlro Redentore
rifufcitò quella fanciulla dentro della cala , e ’l giovane fuori della porta del-
la Cittì , e La zero nel fepolcro Contempla il mulerio . Noi polliamo dire
.

che quello , il quale dentro da se tiene fegreto il peccato , Itia morto in ca-
fa c quello è nel peccato portato fuori della porta , la cui iniquità è venuta
:

di fuori in opera apertamente fenza vergogna Ma


quello è sterzato , e (ci-
.

pri di se riceve il pefo della fé poi tura , il quale apprelTo dell’opera commcf-
fa è gravato dalla confuetudine della iniquità fua colloro fono dal mi-
. Ma
fericordiofo Iddio rivocati , e rifufeitati , perocché fpeffe volte la grazia d’ Id-
dio non folamcnte nelle occulte iniquitadi , ma eziandio nelle manifefie col
ragguardo del fuo lume rifufeita i morti nel peccato , e ancora coloro , i qua-
li fono atterrati dal pelo della iniqua confuetudine della colpa il quarto . Ma
morto udì il Signore , che era morto , e intcfelo dal difeepoio fuo c pcrtan -,

to non lo rifufcitò , perocché molto è cofa malagevole , che quello , il quale


prima è invecchiato nella ufanza della mala confuetudine , e poi confcnte al-
le lingue de’ lufinghieri , mai polla effere rivocato , ovvero liberato dalla
Lh 1.9.60. morte della fua mente corrotta della quale nella Scrittura ben fu detto La-
: :

feia i morti /epe II ire i loro morti


Allora fepellifcono i morti il morto , quando i peccatori Infinganogli altri
nelle iniquità lue . E attendi bene : era Lazero morto
era fepellito da’ ,
ma non
morti . Ma
le fedeli donne l’aveano fepellito, le quali annunziarono la fua mor-
te a quello , che dà vita per la qual cofa ritornò a vita
:
Perocché quando l’a- .

nima muore in peccato , tollo rifurge , fe fopra di lei vivono i buoni e folicciti
pontieri . , Ma
come detto abbiamo , alcuna volta la mente non è ingannata di
«Ila fperanza , ma è legata di difperazionc , la quale del tutto uccidendo ncl-
30, « mente ogni fperanza *di perdono , pertanto la nutrica di latte d’errore . A-
dunque conlìderi il nodro Santo in quanti peccati 1 ’ uomo è caduto dopo la
prima colpa j poiché ebbe perduta quella incomprcnfibile gloria . Confideri in
quanto abbino di miferia egli fia dil'cefo , e dica : perche io nella vulva non mor/P
cioè a dire effondo io eonccputo peccatore nella fuggellionc del primo Pa-
:

rente , ora avelli io conofci ito allora che morte pertanto mi doveffe teguire,
acciocché tale fuggellionc non mi conduceffe infimo a! diletto . Poi dice : per-
che io ufeito del ventre , di prefent: non Perj ? quali diceffe : deh almeno , mani-
fefiando me medefima al diletto della colpa , avelli faputo di quanto lume
interiore io era privato, e almeno in tale dilettazione fuffi morto , acciocché
poi confentcndo la morte , piu altramente non mi puniffe . PMrh: ricevuto in
fulle ginocchia , chi in grembo ? come diceffe : Deh or non avelli io conlentito
al peccato, acciocché tale confentimento non mi conduceffe in nugjiore ar-
dire di peccare . Perche lattato ? come diceffe ora almeno dopo ii peccato
:

commetto non avetti lufingaro , e difefo me medefimo . E in tale maniera ,


c cotali fue riprenfioni dice il noftro Santo , fe avete peccato nel noitro pri-
mo Parente . Ora ci moftri in quanta quiete farebbe fiata fi umana genera-
zione , fe non fuffe caduta in tale miferia di peccato Odi , come fegue Pe- . :

rocché ora dormendo tacerei , e ripojereimi nel formo mio.


Se 1 uomo fuffe fiato collante nella ubbidienza , certo fenza morte cor-

porale farebbe fiato levato a quella eterna vifione finalmente che pertanto :

era fiato l'uomo porto nel Paradifo , acciocché effendo effo legato con lega-
mi di carità alla ubbidienza del fuo Creatore . alla fine paffaffe a quella celc-
ftiale patria fenza morte Saper dobbiamo , che ’l primo parente fu in tal ma-
.

niera creato immortale ,


che nientedimeno , peccando egli , poteva morire . E
in tal maniera fu fatto mortale, che non peccando, non potea morire. E cosi per
.

DI S.GREGÓR 10 . 117
lo merito dell' arbitrio poteva aggiugnere alla beatitudine di quella regio-
ne ,
non arebbe potuto nè peccare , nè morire E così a quella pa-
nella quale .

tria dove or vanno


,
fanti eletti per meno di morte corporale , larebbono
i

andati i primi parenti fen/a quello me 77 o , fe foffono perfeverat. nello ftato


della loro condizione. Adunque l’uomo dormendo tacerebbe, e arebbe ri-
pofo nel fonndVuo , quando folte menato alla quiete di quella eterna patria,
perocché potremmo dire , che allora egli fi partilfe da quello tumulto della
infermità umana .

Noi portiamo dire ,


che dopo il peccato l’uomo gridi , e vegghi, perocché
dipoi (empie ha fentito 1’ umana generazione in se medefima la rebellione
della propria carne : ma allora era 1’ uomo porto nel fuo filenzio , c ripofo ,
quando contro al fuo nimico ricevette la libertà dell’ arbitrio : e volendo elfo
per fua volontà fottomctterfi a tale nimico , di prefente in se mcdelìmo (en-
ti quello , che contra elfo levò romore . Tu
debbi fapere , che la fuggertionc
ovvero incitamento della carne è quafi come un grido contra la quiete della
mente : la qual fuggcltionc niente fentiva 1’ uomo innanzi la tralgrellìonc ,
perocché non aveva in se la cagione della infermità , per la quale poterti: fen-
tire tale rebellione . Ma
dipoiche fu legato alla colpa , e fottomife se medefi-
mo al nimico , allora convenne , che contra fuo volere gli fulTe in alcune
cofe fuggetto : c allora lente 1’ uomo romore nella mente , quando la carne
contraila allo fpirito . Ora non fentiva bene dentro da se tale romore f po- A
rtolo , quando contra se udiva parole di legge perverta ? onde diceva io vtg- Rom.7.2;. :

go un altra legge ne' membri miti , che contra (la alla legge della mente min : la
quale mi mena prigione nella legge del peccato , la quale ì ni membri miei
Adunque contempli un poco il fanro uomo in quanta pace di cuore egli ora
fi ripoferebbe , fe 1’
uomo non averte confentito alle parole del lerpente ; e
dica in se mcdelìmo ora io dormendo mi ripoferei , ovvero tacerei : che non
:

fornirei romore , c arci ripofo nel fonilo mio ; cioè a dire , dentro al fegreco
della mente io mi potrei elevare in contemplazione del mio Creatore
, fe
per la colpa del primo (urente io non furti fiato ingannato , confentendu a tan-
ti tumulti , ovvero romori di tentazioni . Apprelfo ancora foggiugne con
che compagnia egli uferebbe tale ripofo , onde dice : Co' Re , e co confcli della
terra . Per le cofe infenfibili portiamo noi fapere quel che noi dobbiamo fentire
, ovvero di quelle , che
delle fenfibili fi polfono intendere onde la terra di- :

viene feconda per lo aere , 1’ acre è difpollo fecondo la qualità del cielo , e
così gli uomini fono (opra i giumenti c animali della terra gli Angeli fo-
,
pra gli uomini , gli Arcangeli l'opra gli Angeli E che 1 ’uomo fia l'opra a gli.

altri ammali quello fappiamo per l’ufo e apprelfo per lo Salmilla , il qua-
:
,
le cc ne ammaeftra dicendo Tutte le cofe hai fettomeffe a i piedi fuoi , pecore Pfai.8.8.
:

e buoi , e appreso ogni hejìia di terra E che gli angeli, fopraftieno a gli uo-
.

mini odi l’Angelo , che dille per lo Profeta il Principe del regno di Perita mi Dan. io.
, :

contra flette A pprelfo ancora, che gli Angeli foprallieno a gli uomini in di- ji.
.

verfi fervigi , e operazioni, e fieno difpenfati a volontà delle potelladi fuperio-

, come
ri , cioè piu alte, Zacchcria Profeta odi lo dice ecco che t Angelo Zach. 2.5. :
,
che parlava dentro da me ,
fi partiva , e t altro gli veniva incontro , e diceva :
Garrì , parla a quello fanciullo e digli : fernet muro è abitata Gervfalcm On- .
,

de fe negli uffici di quelli fanti fpiriti le maggiori potelladi non dilponeffiero le


minori , già non arebbe udito Zacchcria che. fi uno Angelo in tal maniera
,
parlaffe all’ altro . •
Tiene l’ onnipotente Iddio lìgnoria di tutto, e nientedimeno per diftin-
gucre I ordine delruniverfo, vuole in quello modo reggere che l’uno ab-
,
bia lìgnoria fopra all’altro, e così a divedi dà divertì uffici:
e in quello mo-
do con diverfi difpenfatori ovvero ufficiali regge quello mondo per la qual
, :

cola

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u8 LIBRO ir. DIMORALI
cofa degnamente per li Re noi poliamo intendere gii fpiriti angelici , i
quali quanto Tono ad etto piu familiari , tanto meglio pollon reggere i fug-
getti Dice adunque il poltro {'amo, clic dormirebbe co’Re, perocché l'uo-
.

mo fi riporrebbe con gli angeli, le non a vette voluto feguire la lingua dell’

ingannatore . E fono ancora quelli cotali nominati conjoli , perocché fono


come cònloli c provveditori della fpirituale repubblica , sfocandoli di fare
noi compagni a quel regno . E ben fono ancora nominati confoli : che el-
ici', deci per loro annunziata la volontà d’iddio , ftnza dubbio noi troviamo
,j. il loro configjio nelle nollre tribolazioni . Ma
perocché nella eternità non è
tempo preterito , o futuro che appruTo ella ne le cofe preterite fono palla-
:

te , nè le future debbono venire , ina tutto vede prelcntc ; pertanto può il


nollro Giobbe , effendo
ripieno dello fpirito di tale eternità , in ifpirito con-
templare come prelenti i predicatori della fanta Chicli , che debbono veni-
re : i quali poiché fono ufeiti de’ loro corpi , non fono per alcuno fpazio in-
dugiati , come erano gli antichi padri , a prendere la beatitudine di quella
eterna patria : ma di prelènte , come fono fciolti da quello legame della
carne , ricevono nella Icdia celofliaJe quella quiete eterna . Abbiamo bene
a .Ccrbtthi in buciìo per tettknonio 1’ Apolide dove dice : Ben fi} ano noi , che fe la
nojìra terrena cala eli mtefla abitazione Jarà ilisfatta , noi aremo un altra
'
, ,
edifianiont da Iddio : cui farà una cala eterna in cielo , non fatta per mano
d' uomo . Ma
prima che la umana generazione filile alfoluta dalla pena
per la morte del nollro Redentore, allora erano cattivati dentro dall’inferno
eziandio coloro , i quali feguitavano la via di quella patria ccleltiale : non
perche in quel luogo fulfono puniti di pena , come peccatori ma acciocché
:

il peccato di quella prima colpa divietallc loro 1’ entrata dì quel regno,-


non cffendone ancora venuta 1’ adduzione del noflro Mediatore . Onde an-
cora fecondo il tellimonio del noiiro Mediatore noi leggiamo , che quel
ricco , che nell’ Inferno era tormentato , vedeva c contemplava Lazero ri-
pofarn nel feno di Abram . E ben fappiamo , che fc quelli non fufTino fla-
ti nell’ Inferno , già il ricco non gli arebbe veduti Per la qual cofa il det-
.

to Mediatore nollro . effendo morto per lo debito della nollra colpa , ap-
pretto fc n’ andò nell Inferno, e liberonnc quelli fuoi eletti , i quali laggiù
erano cattivati . Ma
fe 1’ uomo non avelie peccato , certamente fenza re-
denzione farebbe iiato levato a quel luogo , a! quale egli ricomperato al
prefente può andare . Conlideri adunque il fanto uomo , che fe 1’ uomo non
avelie peccato , potrebbe falire ezianoio non ricomperato , là dove dopo la
redenzione i fanti predicatori , di bifogno è , che vadano con gran fatica
loro e pcnli infra se mcdclimo con Giobbe , die con quelli fi ri poterebbe,
1
dicendo Co Re , e confili della terra
: .

I Re fono i fanti predicatori della Chiefa : i quali come Re fanno


ben dilporre quegli , che (òno loro commetti , e ben reggere i corpi loro t
i quali temperando in se mede-lìmi i movimenti de’ loro dd'ider; , certamente
con legge ai virtù regnano (opra i vani appetiti della carne : i quali an-
cora ben fono chiamati confili della terra ; che prima fono Re , perocché
hanno Signoria di loro medefìmi ; appretto , tonfoli della terra , perocché Spe-
gnendo i peccati , danno al mondo consiglio di vita Sono Re , perche fan-
.

no ben reggere loro mede-limi Confoli della terra fono , perocché co’ loro
.

configli traggono alla celdliale patria le menti terrene Óra non era bene
.

t.Ccrm.j. confolo della terra 1’ Arollolo , quando diceva delle vergini : Io non ho eo-
15.40. mandamento da Iddio f ma io ne dò cmfielio . E ancora dice firn beata ferrài
:

s eli.-} fi ferva così


,
fecondo il mio conjiglio . Appretto ben fceue nel nollro
jj. tetto :/ oliali s' edificano Jolitndhu Tutti quegli , i quali ovvero delìderano
.

cofe illecite , o che in quello mondo voglion parere alcuna cola dentro da’
loro

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. ,

DI S. GREGORIO. lift
loro cuori ,
s’ edificano felve di penfieri ,
da’ quali continuo fono andati e :

quelli tali commovendo dentro da se la gran turba de’ loro deliderj , allora
col piede della mifera eonfuetudine del peccato calcano la loro abbattuta
mente. . ,j,m, ; ..

Onde alcuno fi fottomette alla legge della lufluria , e dinanzi a gli oc-
chi della fua mente fi immagina modi di fcellerate operazioni c le non :

>uo venire ad effetto dell’ opere , tanto piu dentro da se s’ accende a qucl-
fe : e cosi f animo tutto conquaffato
, follecito , c accecato , fempre va
cer-
cando tempo acconcio alla fcellerata operazione Ben polliamo dire , che tal
.

mente non fia folitaru , nè fila in fohtudine, la quale è continuo, intra tan-
ti tumulti di fcellerati fuoi penfieri . Altri li danno ad ira , conturbanfi
dentro da se , fpeffe volte non veggono quelli i quali fono ^ loro prefenti
,
contraduono a chi non è appreffo di loro Dentro da lor mwiefinu fempre
.

dicono , e ricevono villanie , e cosi tra loro fi compongono , e immaginano


continue ingiurie contra il prolfimo . Or quelli colali niente diremo noi
,
che fieno in folitudine , i quali fono infiammiti di continue turbazioni di
ire Altri fi dì tutto alla avarizia
, e avendo in fafiidio le fue proprie cofe,
.

fempre defidcra 1’ altrui Spcffe volte non può avere quello , che defidera ;
.

pigro, e lento alle buone operazioni, fempre affaticato di penfieri molti-


,
plica configli , e apre la mente fua folo a nuovi avvilì di fuoi penfieri . Di-
jidera di potere pervenire ad effetto de’ defiderj fuoi e per quello continuo
;
anvelliga fegrete vie da venire ajf inrendimento fuo Rallegrafi appreffo
.

quando fi vede alcuno fiottile avvifo avere trovato per lo quale attende
,
quello che defiderava Dipoi ancora penfa di aggiungere a quello , che egli
.

ha acquetato , trattando continuo di potere effer polio in iilato ancora piu


felice . E già parendogli avere quanto defidera confiderà di prefentc le in-
,
fide degli invidiofi contro a se polle c penfa quanto contìnuo $' ordite!
,
contro di lui . Cerca «ime effo debbe rifpondere conciofiacofache ancora
; e
non abbia quello , che domanda , penfando tali difenfioni come vano litiga-
,
tole s affatica Or non è quello nel mezzo d’ un grandilfimo popolo , il
.

quale e intra tanti tumulti a’ avarizia 1 L’ altro fi lafcia vincere alla tiran-
nia della fuperbia , e volendo il fuo mifero cuore levare contro a gli uomi-
ni , lo fottomette al vizio Defiderofo di grandi onori , e d’ efferc efaltato
.
^
di continue profperitadi ne’ fuoi penfieri fi immagina tutto quanto egli
,
vorrebbe effere già gli pare ricevere d’ intorno i fcrvigi de’ fuoi fuggetti :
:

già gli pare fopralìare a tutti ad alcuni dare tormenti : alquanti correg-
:

gere : altri ricompenfare . Già gli pare andare accompagnato pubblicamen-


te con tale compagnia Già in se medefimo vendica gli odj fuoi
.
Già del- .

le fue véndette fi gloria Veramente quello , il quale cotante vaniradi fi


.

immagina m se medefimo
,
è collocato nel mezzo di moltiffimc turbe di de-
lio erj , nate dentro da lui. Altri
è, che fugge le cole illecite pur te-
. Ma
rne di mancare delle cofe mondane defidera di tenere quanto è conceduto.
:

Vergognali di parere tra gli uomini minore con gran diligenza procura di
:

non eller povero, e di non effer palefemcnte difpregiato . Procura d’avere


quanto ad effo , e a’ fuggetti fia bilògno e per poter ben fatistare alle né-
,
cenitadi de fudditi fuoi fpeffe volte fi fottomette a’ fervigi altrui Speffe
, .

volte a quello cotale adiviene che effendo lui cosi familiare a’ Signori ,
,
conviene , che fia impacciato nelle caule loro per le quali trattare di bilò-
,
gno e , che efio confcnta alle cofe illecite e cosi per altrui commette que’
:

mah , 1 quali effo per se medefimo non farebbe : perdtche fpeffe volte te-
mendo elio , che 1 onore fuo in quello mondo non manchi pertanto di-
,
nanzi a luoi maggiori approva quello che nel privato e proprio fuo giudi-
,
cio e da euo condennato Quello tale iollecitamentc penlando quello , in
.
.

120 LIBRO W. D E' MORALI


clic eflb fia tenuto a’ Cuoi (ignori , o in che fia tenuto a’ fuoi fodditi come
,
Torta accrescere le fue fullanzie , come foddisfare a’ fuoi affetti veramente
,
54- è nel mezzo di tante turbe , da quante continue cure egli è lacerato . Ma
per contrario gli uomini di Dio , pertanto che non deiiderano alcuna cofa
di quello mondo , non fono impediti da alcuno di quelli ju multi ne' loro
onori Quelli con la mano della fama confiderazione aifcacSano i di lordi na-
.

ti movimenti de’ loro dcliderj del letto del loro cuore. Tutto loro intendi-
mento hanno folo a quella eterna patria . E perocché non hanno amore a
quelle cofe mondane, pertanto Hanno in gran tranquilliti di lor mente. Per
la qual cofa ben diflc / quali fi edificano folitudine
: Edilìcare folitudine non
è altro , fe non difcacciarc dal fegreto del cuore quelli tumulti de’ defiderj
terreni , e con una intenzione pura di quella patria eterna , (òlo intendere
r.c'.lo aiììorc delia toro quietedentro Ora non aveva ben dilcacciato da se
.

Pfal.i6 A.tmù tumulti de’ vani penlieri quello, il quale diceva


i Una ne domandai :

al Signore ,
e quefla nc richiederò , acciocché io abiti nella cafa del Signore 1
Quello era fuggito dalla moltitudine de’ defiderj terreni ad una gran folitu-
dine , cioè a se medefimo .

E quelli corali , ì quali fi edificano quelle Solitudini , fon chiamati con-


foli , perocché edificando in se medefimi tal folitudine, non pertanto manca-
no per carità di configliare altrui. Dc-h confideremo un poco piu fottilmcn-
te quello uomo , il quale noi abbiamo nominato confolo , cioè David , e
veggiamo ad informazione di quella vita di fopra, come efso a tutti fpan-
de ei’empli di virtudi . Ecco che a volere dimolfrare , come rendere fi debbe
Pfal. 7.y. ben per male , di se medefimo dice Se io ho venduto male per male , sì pof-
:

fo invano cadere dati inimici miei . A dcltare in noi 1’ amore del Signore ,
Pfal.yz. odi che di se medefimo dice Buona cofa è a me et accularmi a Dio
: Ad .

28. imprimere in noi la forma della fanta umiltà , dimoltra i legrcti del fuo
Pfai. ila. cuore dicendo : Signore , il mio cuore non è efcitato , e t miei occhi non fono in-
i. fuperbiti . A
farci feguire il zelo della dirittura fecondo il fuo efempio , ce
Pfal.i j8. lo dimoltra dicendo. Signore Iddio , or non ebbi io in odio quegli , / quali
zi. odiarono te : e tutto mi disfaceva fopra i ni mici tuoi 3 lo gli odiava et odio per -
fetto , ed erano mici nimici Ad accendere in noi il aefiderio della eterna
.

Pfal.it p. patria , odi come piange la lunghezza della prefente vita , dicendo : Oime ,
$. che t abitazione mia è prolungata ! Ben fu ancora efempio di larghezza , il
quale a noi l'pargc coll’ efempio della propria convcrlazionc tanti modi di
virtudi . Ma lappiamo da quello confolo , s’ egli edifica- a se medefimo foli-
Pfal.%^.2. rudini Odi come dice in altra parte ; ecco che io mi fon dilungato fuggendo ,
.

r fono fiato in Mitudmc . Quello fi fogge dilungandoli, il quale fi parte dal-


la turba de’ dcliderj temporali , e levafi nell' alta contemplazione di Dio : e
allora Ita in folitudine , quando perfevera in tale operazione della qual fo- :

Jcrem. ij. litudinc ben dille Geremia al Signore : lo fedeva fola dinanzi alla faccia del-
17. la tua mano . perocché tu ni hai ripieno di minacce La faccia della mano di .

Dio non non quella giuda percuflìone del giudicìo , colla quale
è altro , fe
«gli difcacciò il foperbo parente del Paradifo , mandandolo in quella cecità
del prefente efilio. Ma le foc minacce non fono , fe non il terrore, il qua-
le in quello mondo ci è importo del giudicìo futuro Odi , che dopo la fec- .

cia della mano appretto aggiunfe le minacce , perocché per lo primo giu-
dicio damo diacciati in quello efilio , e appreflo , fe non ci rimaniamo di
peccare , ci minacciai di fupplkio eterno Conlidcri adunque il fanto uomo.

prima , donde la utftana generazione fia caduta , e appreflo fe noi pecchia-


mo , in quanto giudici» di eterna giullia noi diverremo per lo qual pende- :

rò difcacci ciafchcduno da se ogni turba de’ defiderj temporali , e nalcondafi


in una folitudine di mente co! Profeta , dicendo Signore io mi fedea fdp :

dalla

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/

dalla faccia della tua


DI S. GREGORIO.
mano , perocché tu rei hai ripieno di minacce: come aper-
ut
tamente quando io confiderò quello che io foftengo per lo primo
dicelfe :

giudicio ,
con gran tremore mi
fparto da! tumulto de’ defiderj temporali
,
temendo appretto gli eterni fuppiicj delle minacce tue Tornando adunque .

al noltro propofito , ben dice di quelli Re , e confoli che fi edificano foti-


,
tudim perocché coloro , che fanno ben reggere loro medefimi, c ««figlia-
:

re altrui , comeche al prelente non portano efsere prefenti a quella eterna


quiete , nientedimeno in loro medefimi la feguono per continovo rtudio del-
la loro tranquilla mente Segue apprefso Co’ principi , i quali poffetgeno
. :

l' ero
,
e riempiono le cafe loro argento Quali diremo noi , che erto nomini
.

principi , fe non 1 retton della fanta Chiefa


, i quali continuamente la divi-
na difpcnfazione ordina nel mondo in luogo di quegli antichi predicatori ?
de’ quali alla Chiefa ben dice il Profeta Salmifta : In luogo de Padri tuoi pfal 44 - *

ti Iona nati figliuoli , t quali tu farai principi *


fiora tutta la terra . che al- E 7*
tro s intende per 1 erto , fe non la fapienza ? di quello oro diceva Salamo-
ie :Tefirn defiderabile fia nella bocca del favio Nominando la fapienza te- Prcv 1 ^- .
-

Joro , ben intefe % che fi poteva dirittamente appellare oro perocché ficco-
;
me per oro noi mercantiamo le cofe temporali così ancora per la fapien-
1

,
za li comperano le cofe eternali Certo fe per f oro non s’ intenderti- la fa-
.

picnza , già nell Apocahfli non arebbe detto f Angelo alla Chiefa di Lao-
dicea lo ti conforto , che tu comperi oro ajfocato
:
Allora comperiamo noi Aprig li. .

1 oro , quando per avere famenza noi diamo ubbidienza alla quale merca-
;
ranzia bene liamo invitati da uno egregio, c favio dottore, dicendo:
Difi- Eccl. I.JJ.
aeri tu fapienza comàndamentì , cl Signore te la darà
? ferva i
.

Per le cafe apprerto altro non s’ intende , fe non le noftre cofcienzc


.
Onde nell evangelio ditte Colto a uno, il quale egli aveva fanato : l’a nel- Matt.9.6.
la eafa tua ; cqme diceUe apertamente dopo il miracolo fatto di fuori , ri-
:

torna alla coibenza tua , e confiderà come dentro da te tu ti debbi offerire


a Dio Per lo argento che fi debbe intendere , fe non il parlare di Dio ?
.

dei quale il Salmilta dice: ; parlamenti di Dio


fino fermoni cafli , e argento Pfal.11.7.
provato dal fuoco Il parlare di Dio è nominato argento provato dal
.
fuoco ;
pero ncMe tnbulaziom fi prova , fe ’l parlare di Dio è ben fitto ne’
noli ri
cuori Confideri adunque 1! fanto uomo ripieno di fpirito d’ eternità
.
non jó.
,
folo 1 prefenrt , ma tutti quanti ne fono a nalcere ne futuri
fccoli e con
ammirazione contempli con quali eletti ciro fi ripoferebbe lenza alcun di-
fetto in quella eternità, fe per appetito di fuperbia nullo avelie peccato e
;
dica : Perocché ora dormendo tacerei , e ripoferemi nel fanno mio co' Re
; e
confili {Iella terra , i quali s' edificano filitndini : ovver o co' principi
, i qua-
li T°ffoggono fi oro riempiono le cafe loto cT argmto . Se il primo
e
, noltro
parente non avelfc peccato , mente mai farebbono da lui proceduti figliuo'i
di dannazione ; ma foli quegli , che era fi falcano per la redenzione’ fa-
rebbono nati da Dio Or quefti tali eletti confidcri il fanto uomo e
eletti .
,
guardi ,
come con
fi potrebbe ripofarc . Confutai i
loro fanti Apertoli , co-
me reggano la fanta Chiefa , i quali colla parola della loro
co’ loro configli
predicazione ancora non mancano di configliarla ; e così gli chiami Re e
,
confoli . Confidcri apprerto dopo quelli i fanti Dottori quali per la loro
, i
fanta e favia vita polfiamo dire che porteggono l’oro , e per la vera pre-
,
dicazione ne* loro fanti fermoni rifpkndono , come argento ; c cosi gli può
appellare principi c ricchi , avendo erti le cafe delle' cofcienze loro piene
d oro , e d argento Ma perocché non balìa alcuna volta allo fpirito pro-
.

fetico folo d antivedere le cofe future, fe ancora non dice le coll partite
e antiche ; pertanto il noltro fanto apre gli occhi della mente dinanzi , e di
dietro , e non folo guarda le cofe future , ma ancora riduce a memoria le
w '
Q. co-

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»ii LIBRO ir. D? MORALI
tofc pallate . Onde appiedo foggiugne Ovvero , come abbortivo nafeofò , non
:

viverti come quegli , r quali effe min conceduti non videro la luce
,
o .Abbonivo"
è la creatura , che nafee innanzi il dovuto tempo : la quale crtendo morta
,
di prefente è nafeofa . Quali diremo noi , che’l noftro Santo appella abbot-
tivi
j
co’ quaji fi farebbe potuto rrpofare ? Certo non altri , fe non i Santi
eletti , i quali dal principio- del mondo nacquono innanzi il tempo della Re-
denzione , c nientedimeno mortificarono loro medefimi al mondo . Non ti
maravigliar di quanto dico : che non avendo colloro tavole di leggi fcritte,
veramente portiamo dire , che nel ventre fono morti ; perocché bene ebbo-
no timore al loro Autore , folo per legge naturale c credendo , e fperando
:

il futuro mediatore , fommimcnte fi lludiarono-, mortificando i loro diletti,

di fervarc eziandio que’ comandamenti , i quali erti non avevano- per ifcrit-
tura . E co :! que! tenr.-o , che al principio produrti: gli antichi noftri padri r
1

morti a quello fecolo , portiamo dire , che furti: il ventre dell’ abbortivo . Iiv
quel tempo troverai- Abcl , del qual niente leggiamo , che fàcefle refiften-
Cot.4.8. za al fratello , che I’ uccideva . In quel tempo Enoc , il qual fu tale , che
* 4- fu fraslato ad andare col Signore . In quel tempo Noè , il quale pertanto
Cen.7.23, piacque alla efaminazionc di Dio, perì) (campì) da quella fentenzia In quel .

Gen.ua- tempo Abram-, il quale crtendo peregrino al mondo , divenne amico di


Ce».a7.i- Dio . In quel tempo Ifaac , il quale cfscndo accecato per la lunga ctade,
niente vedeva le cofe prefenti , ma .per virtù dello fpirito profetico con
Cew.jj.4. gran clarità conobbe le future. In quel tempo Giacob T il quale con cle-
menza vinfc f ira del fratello , cui elso con umiltà avea fuggito : il quale,
comeche fufsc abbondante di figliuoli , piu fecondo fu d’ abbondanza di fpi-
rito , profetando della fua fchiatta . Ma ocn dice, che tale abbortivo furti: ».t-
feofo . Certo coi! è , perocché per la fcrittura di Moisè pochi tali uomini
ci fono manifelli dal principio del mondo : per la qual cola gran parte della
umana generazione c’è occultata : che certo non e da credere , che infino
al tempo della legge non fullìno- piu giudi , che quanti Moisè in brieve fcr-
mone ci fcrive . Adunque pertanto che la moltitudine de’ buoni , la quale
certamente fu al principio del mondo , è fottratta alla noftra notizia in gran
parte, perì) bene è nominato quello abbonivo nafenfo : e dice, che tale
abbortivo non vivcrebbe , pcroccne avendo notizia di pochi , come abbiamar
detto , certo la moltitudine de’ buoni per nefsuno fcrittore è a no Uro cono-
S7- fcimcnto pervenuta . Ma bene appresso foggiunfe : Ovvero i quali offendo
concettai , non videro la luce : perocché quelli , i quali nacquono in quello
mondo dopo la ricevuta legge, portiamo dir, che per l’ammonizione della
detta legge fiano conccputi al loro- Autore ; ma così conceputr dice , che
non videro la luce, perocché non poterono pervenire all’avvento della In-
carnazione di Dio , comeche ben fedelmente la credcflono . Odi che dice
Jo-rt-ia- ’
1 incarnato Redentore : lo fon la luce del mondo. E quella luce ancora dif-
Matt.t. 3. fe: molti Profeti , e Giu (li defiderarono di vedere quello , che vedete voi , c noi
17. videro Quelli conceputi adunque non videro la luce , perocché avevano erti
.

per li detti de’ Profeti certa fpcranza nel futuro Mediatore , ma non pertanto*
38. poterono vedere la fua Incarnazione . Così adunque quello .Santo ripieno
di quell’ eterno fpirito , quelle cofe fi riduce a memoria in ifpirito di profe-
zia , guardando così le cofe partite, come quelle, che debbono feguire;
colf occhio della mente confiderà , e arde tutto in qnell’ edere eterno , di-
cendo Perocché era dormendo mi ripofrrci . Quella parola , che dice
: Ora
:

dormendo mi rìpofìret^ dimoftra il tempo prefente : c che altro è addoman-


darc la (labile , e prefente quiete , fe non animarli al gaudio di quella etcr-
,
nità , _ appi-erto la quale nulla cofa è partita, nè futura ? la qual prefenz*
txod, b en c i dimoftrì) la foroma. verità per le parole di Moisè , dicendo : lo jbn
quel-

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. . .

DI S. GREGORIO. 11$
quello, che fono. Queflo dirai a' figliuoli ef lfracl : Quello che ì , rrì ha mandati 14.15.
a voi . Ma perocché ’l nollro Santo confiderà quelle cofe tranfitorie per-
tanto addomanda quel gaudio Tempre prefente Pertanto ancora .
, che ci ri-
cuce a memoria quella luce futura , e gli ordini -de’ fuoi eletti ; veggiamo
come piu apertamente elio addimollra la quiete di quella luce , c conlidc-
riamo per le parole lue piu chiaramente quello , che continuamente appref-
fo quella luce fi dilpone de’ rei uomini. Ora .attendi , come legue apprclfo.
Quivi i malvagi fi partirono dal tumulto , e quivi fi ripofarono gli affan- 19 -
nati per la loro fortezza . Poco di prima già abbiamo detto , che i cuori
peccatori perocché fono tra i romori de' defiderj, lon continuo gravati dal
tumulto oc vani penlìeri , che gl’ iltigano a mal fare . odi, che dice, Ma
che per quella luce , la quale i predetti conccputi non ridono , t malvagi li
partirono dal tumulto fuo Quello non è altro , fe non che ’l popol gentile
.

per requie della vita fua vide prefentemente f avvenimento del nollro Re-
dentore , cui i noitri .padri polti in legge tanto tempo afpettarono Odi in .

quella parte il tctlimonio dell’ Apollolo quando dice : IJracl cercava , e non Rom.ti.y.
ebbe quel che adàcmandava } ma ben ne Jegu ì la elezione . E in quella luce
i maligni, dice che partono dal tumulto Quello è quando le menti de’
lì .
,
pcrverfi conofciuta la verità, fuggono quelli faticolì defiderj del mondo, ri-
,
pofandolì tutti nella quiete di quel vero amore dentro . Ora non ci chiama
bene a quella fuga quella fomma luce , quando dice Venite a me voi tutti, Matt.11.
:

che vi affaticate , e fitte gravati , e io vi conjolcrb : prendete il giogo mio Jopra 28. 29. jo.
voi , e imprendete da me , perocché io fon benigno , e umile di cuore , e trove-
rete ri tufo ali anime vofirc , perocché il giogo mio è foave , e il pej'o mio leggie-
:

re . E qual cofa gravofa impone a’ noltu colli quello , il quale ci comanda,


che noi fuggiamo ogni dclìdcrio , il quale ci turba ? Qual cofa gravofa a.
buoni (uggetti comanda quello , jl quale ci ammonifee , che noi fchifiamo
le faticele vie di quello mondo ) Noi abbiamo per lo tellimonio dell’ Apo-
llolo , -che Criflo morì pc' peccatori E pertanto volle quella fomma luce mo- Rem. 5.6.
rire per loro , acciocché non rimanerfòno nel tumulto delle loro tenebre-
Contempli adunque il Tanto uomo ,_che quella eterna luce per lo millcrio
della fua Incarnazione allora trae ! maligni d’ ogni grave fatica , quando
da’ loro cuori difcacciano i malvagi defiderj . Contempli , che quelli che
.hanno quella luce , fon convertiti , e già in quello mondo per tranquillità
di mente gultano quelja quiete , ja quale elfi defiderano di poflèderc ctcr-
nalmcnte ; e dica quivi t maligni ccjjarono cLtl tumulto , e quivi fi ripofarono
:

gli affannati per la (or fortezza . Tutti quegli, i quali in quello mondo fono
forti per fortezza , fi può dire che fieno quafi cne forti , e non fi debbe
dire , che fieno affannati per forza . Ma vedi , che quegli , i quali fon for-
tificati nell’ amore del loro autore , quanto piu crcfcono nella difiata fortez-
za di Dio , tanto mancano dalla propria virtù loro : e quanto piu robulta-
mentc defiderano le cofe eterne, tanto dalle cofe temporali fono llraccati
con falutcvolc llracchezza . Odi il Salmilla come diceva , eflendo affannato
per la fortezza dell’ amore fuo L' anima mia verme meno nel tuo Jalutarc Pfal.i 18.
:

Era venuta meno 1 anima del Profeta , crefcendo in amore del (aiutare di 81.

Dio perocché defiderando quella eterna luce , sì fi angofciava, efTcndo (par-


:

tita dalla fidanza della carne fua ; -e pertanto ancora dice i L' anima mia de- Pfal.B}.;.
fidorò , e marnò nelle cofe del Signore Che dicendo defidtrò , ben foggiunl’c,
e marnò,'
Afiai manca amore di Dio - fe appreflo di quello non fegue il man-
1

camento .di quello del mondo onde quello , che è accefo dal deliderio di quel-
:

le abitazioni eterne , degna cofa è che egli allenti nell’ amore temporale ,
,
Acche tanto 1’ uomo s’ aifredde nello Audio del fecolo , quanto elfo piu ar-
ci a den-
114 LIBRO IP. DI? M 0 R AL 1
dentcmcnte fi leva nell’ amor di Dio. E chi in quello amore perfettamente
s’ accende
,
fenza dubbio del tutto abbandona il mondo e tanto piu del rut*
:

to muore alle cofe temporali , quanto piu profondamente è animato alla fu-
ma patria per la fpirazione di quella eterniti incommutabile .< Ora noi»
r conofceva bene affannata quella amorofa per la fua fortezza , la qual dice-
Can. 5. 6 va nella Cantica L'anima mia fi -disfece, come tu parla fit Certo così adi-
. : .

viene , che quando la mente è toccata da quella fpirazione , quali come da


un fegreto fermone dentro da effa : allora ella , come infermata dallo (ia-
to della l'uà fortezza , fi diftrugge per lo defiderio di colui , che 1’ ha com-
pre fa, e veggendo fopra di se elfere la fortezza , alla quale ella è falita , al-
lora in se medefima fi lente affannata . E pertanto avendo detto il Profeta
?
come elfo aveva veduto la viliont di Dio , apprelfo foggiugne e io langug :

DonS.ip, e infermai per molti giorni : perocché quando la mente fi lìngue a virtù , al-
lora la carne manca dalla propria fortezza .

Gen. 32. E pertanto quando Giacobbe teneva l’Angelo, di prefentc divenne zop-
M- po dell’ un piede perocché quello , il quale con vero amore guarda a quel-
:

la altezza , veramente poi non sa andare ne’ doppi defiderj di quello mondo.*
E quello va folo in su un piede , il quale prende fòrza Colo d’ amore di Dioj
c allora è di necclfirì , che 1’ altro piede infermi , perocché crefccndo la vir-
tù della mente , fenza dubbio conviene , che la forza della carne venga irid-
ilo . Confideri adunque il nollro beato Giobbe gli altilfimi cuori de’ fedeli ,
c guardi qual luogo di quiete trovano coloro , i quali procedendo nell’ amore
di Dio , mancano nelle proprie forze e dica : Quivi fi poferrono gli affannati
•*

per forza ; come fe apertamente diccfle : quivi erti ricevono premio da quel-
la eterna requie , i quali qui in terra da quella ricreati e fortificati , fono
da elfi affannati E non ci debbe generare dubbio pertanto . che nomando la
.

luce , non dille , in qttefla luce , ma quivi . ovvero in quella : perocché ben
conolce il nollro Giobbe , che quella luce e nollro luogo, la quale contiene
in se medefima i fanti eletti j per la qual cofa il Salmilla conlìderando quel-
P/al. 101. la incommutabilità della eterniti {empire uno mede [imo.
, diceva : Signore tu fei
s8. e gli anni tuoi non mancheranno . E appreffo moilra , come quella eterniti è
lb. zg. luogo degli eletti , dicendo / figliuoli de' tuoi fervi abiteranno in quella .
: O
dolcezza ineflimabile , che Iddio che fenza luogo contiene tutte le cofe , è a
noi il luogo non locale ! A
quel luogo venendo noi , vedremo quanta tuba-
zione fari Hata eziandio la tranquilliti della mente nollra in quella vita pe- :

rocché comeche i giudi per rifletto de’ rei già portiamo dire , che fieno in
tranquilliti , nientedimeno per rifpetto di quella divina quiete , alla quale efl»
vanno , mentre che fono in quella vita in carne , veramente ancora fono in
aliai turbazione . Per la qual cofa ben fegue F quelli ancora , che erano per
:

adricto flati legati fenza moleflia . Comeche i giudi uomini non fiano ne’ tu-
multi de’ defiderj carnali ; nientedimeno la moledia della carnale corruzione,
Sap.g. ij. elfendo in quella vita
,
gli tiene ancora ledati Tu fai, eh’ è fcritto il cor«
. :

po , che è corrotto , aggrava F anima : e f abitazione della terra abbatte il fenfo,


cioè l’animo , che penfa molte Cofe . Adunque pertanto che i giudi fono an-
cora mortali , certo gravati fono dal pefo della corruzione loro : e di tanta
filetta moledia fono legati , perocché ancora non fono Ialiti a quella liberti
di quella incorrutibilc vita .

Onde continuo combattendo la mente contra il corpo , certamente con-


tinuo s’affanna dentro da loro in una fcgrcta battaglia. Or non fono ben le-
gati di legame di dura moledia quelli , la mente de’ quali fenza fatica è ri-
piena d’ ignoranza , c non può elfere informata di feienzia fenza dudio di
farica ? la cui mente per forza è rilevata , e per natura fua giace ? dalle cofe
terrene appena fi può elevare , c apprelfo elevata fi lafcia atterrare ? viuccn-

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. .

Df S. GREGORIO. tif
io se mcdefinia , con gran fatica può vedere quelle cofe : e appreflo efTendo
•lluminata di quel lume , per lua miferia lo perde ? Deh or non diremo noi
bene , che Ciano legati di legame di dura molellia co|oro , i quali eflendo con
tutto il loro defidcrio tratti dalla elevazione dello fpirito a feno di quella pa-
ce dentro , nondimeno continuo fon turbati da una battaglia di carne , che
mai non manca } la quale benché, come fchiacciata e (confitta - non venga
contro alla faccia , e non ardifea d’ affrontarii con noi , nientedimeno così
prigione dirictro a noi non cella di mormorare ? Così adunque i fanti eletti
comeche volentiermente vincano ogni cofa contraria per amore di quella fi-
curtà della eterna pace ; nientedimeno pure è lor grave quella mobilia con-
tinua avere dentro da se , che Tempre rella loro a vincere Ma ancora fuori
.

di quella hanno altre dure mobilie , le quali fuggire non poffono . L’ avere
fame , fete , affaticarli , or non fon quelli duri leganti di nollra corruzione ?
Certo tali fono , che feiogliere non lì poflono , fenon quando la nollra morta-
lità farà pervenuta in immortalità della nollra gloria Noi riempiamo conti- 41.
.

imamente quello nollro corpo di cibi , acciocché per difetto non manchi . Af-
fottiglianlo con alfinenze , acciocché efTendo troppo ripieno , non ci gravaffe.
Aufanlo con movimenti , acciocché , non movendoci per pigrizia , non perifTe.
Appreilb follo lo pognamo in quiete , acciocché per troppa fatica non venif-
fe meno . Ajutianlo con veilintenti , acciocché il freddo non lo uccida Ap-
.

prelfo io alleggiamo di veilintenti , acciocché ’l caldo non lo confumi . Deh


veggiamo che fervendo noi a tante noltre miferic , che è altro a fare , fenon fer-
vire continuo alla corruzione nollra , procurando per molti fervigi dattorno
fatti , che follenere fi polfa quello corpo., il quale è gravato dalla anfietà della
inferma mutabilità fua ? Òdi come bene pertanto diceva f Apollolo la crea- Rom. 8
: .

tura è contro al J'uo volere fettapofla a vanità . Ma per colui , il quale la fece, so.
è fuggetta in ifpcranza : perocché liberata farà dalla fervitude della corruzio-
ne nella libertà della gloria del figliuolo di Dio . F. degnamente contro a
fuo volere la creatura è fuggetta a vanità, perocché l'uomo per fua volontà
abbandonò lo (lato di quella prima e ingenita co bnzia ; per la qual cofa
giallamente fu gravato dal pefo della mortalità . E da tale corruzione di mu-
tabilità allora ù f uomo tratto, quando rifacendo farà rilevato a quella in-
corruttibile gloria de’ figliuoli di Dio . Ben fono adunque tali eletti legati di
moleitia perocché fon gravati della loro corruzione . Ma
quando noi fiamo
fpogliati di quella carne corruttibile-, allora fiamo l'ciolti da' leganti di quella
moleljia , da* quali al prelente fiamo tenuti} perocché benché noi defìderta-
mo d’ eftere già dinanzi da Dio prefentati , nientedimeno ancora fiamo im-
pediti per P obbligazione di queita carne mortale .Adunque ben polliamo ef-
fér detti legati, perocché ancora non abbiamo, fecondo il noflro defiderio ,
libera la via d’ andare a Dio . E pertanto P Apoflob ardendo tutto ne' defi-
derj di quella vita eterna , e ancora portando la foma della fua corruzione ,
per quello confiderandofi legato . grida : Io defilerò d efler difciclto , ed effere Phil. i.aj.
un Criflo Veramente non arebbe desiderato d'effere diiciolto , fenon fi avef-
.

fe fentiro legato . Quelli legami confidcrando il Profeta , che fenza dubbio al


tempo della refurrezione debbono effer rotti , rallcgravafi tome fèntiffe , che
già rotti fuflono , quando diceva : Signore , tu hai retti i mici legami ; f er la Pfal. 1 1 $
qual coja io ti ficrifieherò oflia di laude . Contempli adunque il Canto uomo, 7.
come quella luce riceve i peccatori convertiti , e dica : P
itivi i malvagi fi
partirono dal tumulto Contempli , che quegli , che fono affannati nella eser-
citazione del lanto defiderio piu altamente (i tipofano in quel beato feno :
,
e dica e quelli che per addietro ancora erano flati legati fenia molesta . E ben
:

dice legati per adrieto , perocché contemplando noi quella letizia femore pre-
mute , ogni cofa che i Hata , e che debbe clfere , pare come già palfata tufi-

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,

1 16 LIBRO V. DE' MORALI


; perocché attendendo noi la fine
le del mondo , tutte quelle cole tranfitorie
polliamo penfare , come eia futtino Ilare . Ma dipoiche così abbiamo veduto,
dicaci un poco il noltro Santo quello
,
che in quello mezzo abbiano fatto co-
loro , i quali da quella eterna quiete fono ricevuti Ecco che fegue : Non e- .

faudtrono le voci Jelf e{fattore , cioè di quegli , che rilcuote la moneta .Quale
altro nome intenderemo noi per lo nome dello efattore , fenon quell’ impor-
tuno tentatore , il quale una volta dette alla umana generazione moneta ,
ovvero danajo di perpetuo inganno ? per la qual cofa tutto giorno non man-
ca di richiedere a noi il debito della morte ? Quello è quello che prellò pe-
,
cunia all’ uomo peccatore nel Paradil'o c crcfcendo dipoi la iniquità , conti-
:

nuamente la rifeuote con ufura .

40. Di quello efattore odi che dice nel Vangelo la verità fomma : il giudice
_
Lue. li. ti darà all' efattore. La voce di quello efattore è la intenzione della raifera
io. ifligazione : e allora udiamo noi la voce fua , quando noi damo tocchi dalla
fua tentazione ; ma quella voce non è da noi efaudita , fe così tocchi le re-
fi! Ha mo . Quello ode , che fente la tentazione . Ma quello efaudifee , che a
quella confcnte . Adunque diciamo de giudi Non efaudirono la voce delF efat-
:

torc ; perocché benché elfi odano la fua fuggellionc pertantochc fono tentati ;
,
non pero la efaudifeono , perocché niente vogliono confcntire Ma perocché .

quello , che la mente molto ama , fpelfe volte lo ripete nel tuo fermone ; per-
tanto il beato Giobbe , il quale con diligenza grandilfima continuo contempla
quella pace eterna , ancora da capo ripete la difcrezionc di quella , dicendo ap-
prettò t il piccolo et grande fono quivi , e'I fervo libero dal fignore Juo Come in .

quella vita noi abbiamo diferezione d’opere, certo così in quella (ari diferezione
di degniti in tal maniera che come runo avanza l’altro in queito mondo per
:

merito, così poi farà maggiore nella retribuzione Di che ben ditte Critlo nell* E-.

7c1.x1v.25. vangelio : nella cafa del padre mio fono molte manfani Ma divotamente atten- .

diamo , che in molte magioni farà ben concordante la divcrfità de’ premi ,
perocché in quella vita noi faremo congiunti di tanta pace , che quel che
F uomo in se medefimo non ari ricevuto , fenza dubbio li rallegrerà d’ aver-
lo ricevuto in altrui . Per la qual cofa leggiamo , che quelli , che parimente
non fi faranno affaticati nella vigna , non dimeno tutti egualmente riceveranno
il danaio E appretto il nollro padre fono molte manfioni , e nientedimeno
.

un medefirao prezzo ricevono divedi lavoratori : perocché una farà a tutti


quella letizia di beatitudine , comechc (lata non fia una medefima a tutti la
Pfal. 1 j8. eccellenza della vita . Ma
dice : il piccolo , e 'l grande . Ben aveva veduti co-
(loro quello , che diceva, cioè il Irofcta David : L' imperfetto mio «( cioè la
mia imperfezione ) ;
e nel libro tuo tutti faranno fritti
videro gli occhi tuoi Il .

Pfal. 11 j . piccolo grande ancora aveva etto veduto, quando diceva : Egli benedice
, e
’l

1 J- tutti quegli , ,
così i piccoli , come i grandi . Apprettò ancora ben
che'l teme-vano
71 -
foggiugne e'I fervo libero dal fignor Juo
: perocché ferino è ogni uomo , che
: :

Jo. 8. J4- pecca , è fervo del peccato perocché qualunque fi fottomctte al maligno defi-
:

dcrio , certamente fottomctte la fua libera mente alla fignoria della iniquita-
de : c a tale sì maligno fignore allora contradice la mente , quando contratta
alla iniquità , che già l’avca prefo: quando relitte alla maledetta confuctudinc:
quando vince i perverfi defiderj . E per quello modo riprende vigore della
prima libertade , percotendo la colpa colla penitenza , e lavando i nottri di-
letti con lagrime , e con lamenti Bene adivicne alcuna volta , che la men-
.

te piange , quando fi ricorda d’ aver peccato ; c non fdo fi rimane da' pecca-
ti commetti , ma ancora con gravittìmi lamenti gli punifcc. Ma pure ricordan-
dofi delle cofc commette , è fpaurita dal grave terrore del giudicio futuro , e
cosi già è perfettamente convertita ; ma ancora perfettamente non fi atticu-
ra , perocché quando confiderà forte , ed damma quell’ ultimo giudicio
-

DI S. GREGORIO. i*7
allora flando in meno
tra fperanza e paura , tutta triema : perocché non
Sa qual fua opera debba edere accetta a quel futuro giudice nei fuo avveni-
mento , e qual perdonerà . Ben sa erta ,
quanto è commerto di colpa ; ma non
sa , fe degnamente , e con fufficicnti lamenti ella ha fatisfatto : e pertanto
teme forte , che la grandezza della colpa non avanzi il modo della peniten-
za . E (pelle volte la ìbmraa verità rimette la colpa , ma nientedimeno l’af-
flitta mente dubitando ancora del perdono , (la in timore . Tal fervo fugge
il fuo Signore
,
cioè il peccato , ma ancora non è libero > perocché pcnten-
dofi e correggendoli , lafcia il peccato , e nientedimeno ancora teme di ri-
cevere degna pena da quel feveri(Timo giudice Adunque Colo allctta farà il
.

fervo libero dal Signore , quando non dubiterà del perdono : quando la me-
moria della colpa non romperà 1’ aificurata mente : quando- fotto il no-
me del peccato 1’ animo non temerà , ma piu torto liberamente fi rallegre-
rà del fuo perdono . Onde fe 1’ uomo non furte tocco dalla memoria del
peccato, come potrebbe elfo avere allegrezza d’ eflere liberato? ovvero co-
me render potrebbe grazie a Dio del perdono ricevuto , fe per dimenti-
canza della colpa non fi ricordarti: d’ erter debitore alla pena? Certo non
è da trapalare fenza confiderare le parole del Salmifta dove dice r Signore , io fai. 88.;. P
canterò in eterno le mifericordie tue . E come canterebbe in eterno- le miferi-
cordic di Dio , fenon fi ricordarti: d’ ertine ftato mifero per addietro ? Senon
fi ricorda della partita miferia
T perche
debbe render laude al donatore della
mifericordia ? Ma
un’ altra quirtione ancora di quello- nafee . Deh veggiamo,
come potrà edere in quella patria perfetta la mente de gli eletti ,
fe Tempre
aranno memoria de' peccati toro ? Ovvero come potrà elfer chiara la gloria
di quella luce perfetta , la quale farà ombrata dalla memoria della colpa ?
Noi dobbiamo fapere , che liccome in quefto fecolo noi allegramente abbia-
mo memoria delle pallate avverfità , così allora fenza alcun difetto di beati-
tudine ci raccorderemo della partita iniquità noftra .

Ben Tappiamo noi che fpc(Te volte nel tempo della finiti noi ci ridu-
,

ciamo a memoria i partiti dolori e coloro , i quali noi ci ricordiamo , che


:

fono (lati infermi , morto piu gli amiamo quando fono fanari ,Bene aremo .

adunque in quella beatitudine memoria della palfata colpa ; ma non farà me-
moria , la quale ci turbi di milizia ma che piu altamente ci leverà in le-
,

tizia .In quello modo che ricordandoli animo fenza dolor del partito do-
1’

lore fuo, confiderà munto erto fi a debitore a tal medico: e pertanto piu
amerà la ricevuta falute , quanto fi ricorderà , che di maggior pericolo fia
fcampara . Adunque in quella letizia così allora aremo fenza tedio alcuna
memoria delle partite colpe , come ora ertendo noi nella luce fenza alcuna
pleuriti , confideriamo le cole partire ; perocché corrfechc fia di grande ofeu-
nti quello , che con la mente noi veggiamo , quello adiviene per lume di
conofeimento , non per partion di cecità per la qual cofa eternalmente ren-
:

deremo laude al formilo donatore , c per far memoria niente fentiremo paf-
fion d’ alcuna cofcienza di nollra miferia
partitaAdunque conciofiacche la
.

fornirla requie in tal maniera grandi , che niente abbandona i picco-


cfalta i

li T ben portiamo dire


, come prima Quivi fono il circolo col grande appretto;
:

erocche in tal maniera !’ animo del convertito peccatore ha in se memoria


Sella fua colpa , che per tal memoria di nulla confufione è gravato . Ben por
foggiunfe : e 'l fervo libero dal Juo Signare .

TINI DEL LIBRO QUARTO DE' MORALI DI SAN


GREGORIO .

LI

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.

118

LIBRO Q_U I N T O

DE MORALI
SAN GREGORIO PAPA*
DI
Empre fono occulti i giudicj di Dio . Spelte volte veglia-
mo in quella vita i buoni ricever male , e i rei bene . Ma.
allora fono pici occulti nel preferite fccolo , quando i buoni
ricevono bene , e i rei male . (Quello pertanto , perocché
quando i buoni hanno male , e i rei bene , polliamo allora
prefumerc , che forfè i buoni fiano in quello mondo corretti
di que’ difetti ,iquali in quello mondo avellìno commdTi,
per cfler poi meglio liberati dalle pene eterne . E così per lo
contrario 1 rei ricevono in quello mondo premio d’alquante
buone operazioni , che nella loro vita eglino ayellino fatte , per cfler poi lenza
alcuno impedimento tirati agli eterni tormenti Per la qual cofa fu detto da
.

Lue. 16. Abraam a quel ricco , che ardeva nell’ inferno : ricordati figliuolo , che tu ri-
zi. eevejii bene nella vita tua ,
e Laverò fimilmente male . Ma quando in quella
vita ibuoni ricevono bene , e i rei male , aliai è cola incerta , fe buoni i

ricevono quello, acciocché pertanto fiano provocati a crcfccre maggiormen-


te in virtudi : o forfè per giullo , e fegrcto giudicio ricevono in quella vita
premio delle opere loro per cflere del tutto poi privati di quella eternale
,
vita futura. E Ver lo Amile dalla parte de’ rei , da dubitare è , fe pertanto
forfè elfl percoflfì fono d’ avvcrfitadi in quello mondo , acciocché corregendo-
fi
,
pollano fcampare dagli eterni fupplicj : ovvero forfè , che inlìno di qui
comincia la loro pena , per cornine crii poi a quegli eterni tormenti ultimi .
Pertanto adunque è che guardando i divini giudici , la mente umana è piena
d’ ofeurità . Perlocche i fanti uomini , quando Ti veggono ricevere le profperiti
di quello mondo ^dubitano forte , avendo in quello fufpizionc di quello , che
in quello per lo divino giudicio nafeondere fi potrebbe Onde temon di non
.

ricevere in quella vita frutto delle opere loro Temono , che la divina giu-
.

llizia non conlìdcri in loro alcun grave difetto fcgrcto , c per alquante loro
buone opere apertamente fatte dia loro premj mondani , pertanto diac-
ciandogli degli eterni . Ma quando tacitamente tra loro dentro penfano , clic
ogni loro buona operazione effi non fanno , fcnon folo per piacere a Dio t e
che cflì poco fi rallegrano nella abbondanza di tal profperitade ; allora comin-
ciano in quello a meno dubitare degli occulti giudici di Dio contro a loro .
Ma nientedimeno affai impazientemente foflengono quelle profferiti , pe-
rocché per efle fono impacciati dalle fegretc loro intenzioni : fono impacciati
delle lufinghe di quella vita ; perocché veggono chiaramente , che quelle
gl’ impacciano nc’ loro arnantilfimi defiderj
Molto piu grava i fanti uomini la profperiti di quello mondo , che l’ av-
veriti perocché per la feconda IpeflTe volte fentcndofi I’ uomo gravato di
.

fuori di se* diviene piu libero a peti lare dentro di se de’ piu veri beni : e
per la prima eflfcndo l’animo coflrctto a molte c varie occupazioni, riceve
impedimento nc’ fuoi defiderj . Per la qual cofa avviene , che i fanti uomi-
ni piu temono la feliciti di quello mondo , che 1 avverfiti > perocché bea

cono-

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,

blS. GXTG0R10. it?


.eonofcono elfi , che quando la mente è gravata di quelle lufuighevoli oc-
cupa? iuni , alcuna volta con diletto difeorre alla vanità di quelle cole di fuo-
ri . Confiderano quali fono i beni eterni , i quali e(Ti defiderano : e conofco -
feono bene , come è niente tutto quanto in quello mondo ti diletta . E per-
tanto la loro mente tanto piu impaz.ientemeqte foltiene la felicità di quella
vita, quanto piu percolTa n fente dall’ amore di quella felicità eterna e tan-
:

to ancora il Santo piu la difprezza , perocché confiderà , come furtivamen-


te quella fi sforza d’ impedirlo dalla gloria di fopra . Per la qual cola il no-
Jlro Giobbe contemplando la fuperna quiete, poiché ebbe detto: il pii colo ,
r'I grande fono quivi , e il fervo libero dal Signore fuo ; appreso foggiunie : pa -
che ì data al mifero la luce ? Nella Tanta Scrittura fpefie volpe per li luce fi
«là ad intendere la profperità , c per la notte 1’ avverfità di quello mondo:
onde ben fu detto per lo Salmifia.: come le tenebre fue , così è ti lume . I Pfal.
fanti uomini così difpregiano la felicità del fecolo , come follengon 1’ avver- **•
fità : e per quella eccellenza delle menti loro pofiono dire : reme le tenebre
fue , così ì il lume ; come fe piu apertamente diccflìno : Siccome la fortezza
della nollra intenzione niente è vinta dalle cofe t riile , così non è corrotta
dalle liete . Ma perocché . come detto abbiamo , quelle profperità , comeche
non lievino in luperbia il giuilo , nondimeno fono non piccolo impedimen-
to ; pertanto i fanti , i quali fi eonofcono miferi nelle miferie di quello efi-
lio . con tutta loro intenzione fuggono Io fplendore di quella profperità on-
:

de ben dice il noilro tcllo : perche è data al mifero la luce ? Allora è data al
mifero la luce , quando coloro , i quali contemplano quelle cqfe eterne , e co-
nofeono se medelimi miferi nella peregrinazione di quella vita, ricevono al-
cuna chiarità di quelle cqfe tranfitoric , e felicitadi . E corte ioli acofache elfi
fiano in continui lamenti dell’indugio di venire a quella patria , conviene
ancora alcuna volta , che follengano i gravi pefi degli onori mondani . E ve-
di , che adivicne , che 1’ amore di quelle cofe eterne gli fa Ilare in continua
anfietà , e dall’ altra parte la gloria di quelle cofe tranfitoric gli lufinga .
Pcnfano quel che tengono di quelle cofe infime, e che è quello, che elfi
non veggono di quelle cofe eccelfe . Confiderano che cofe fon quelle , di che
elfi abbondano in terra , c quelle , che eglino per quello hanno perdute in
cielo , e pertanto fono morii dall’ anfietà della profperità loro ; perocché ben-
ché veggano , che tale profperità del tutto non gli atterra , pure confiderano,
Che i penficri loro fono divilì nell’ amore di Dio , e nella difìribuzione delle
cofe del mondo . Per la qual colà avendo detto il noltro Giobbe : perche ì *•
data al mifero la luce ? appreflo ben foggiunfe e la vita a quegli , che fono
in amaritudine danima ? Certamente in amaritudine deiT anime loro fono
tutti gli eletti ; perocché o per continui lamenti punifeono i loro difetti
ovvero fi gravano , che efiendo loro dilungi dalla faccia del loro Creatore .
non pofiono efiere al prelcntc ne’ gaudj della patria eterna : del cuore de'
quali ben fu detto per baiamone : nel cuore , che tonofee P amaritudine deir ani- Pecv.
ma tua nella fua allegrezza , non farà mefcolato P uomo frano . Vedi bene . Cer- ta-
to è , che eziandio ì cuori degl’ iniqui fono in amaritudine , perocché ne’ lo-
ro mali defiderj , hanno non piccola afflizione ; ma tale amaritudine eflì non
eonofcono , perocché efiendo efii per loro volontà accecati , non pofion co-
nofcerc quel che follengono . Ma p>cr contrario il cuor de’ buoni conofce 1’ a-
maritudine fua , perocché bene intende le miferie di quello efilio , nel quale
egli è continuo da diverte parti lacerato : e ben fente quanto fono quieti
quelli beni , che egli ha perduti , e come fono confuii quelli , ne’ quali egli
è caduto . Ma tal cuore così amaricato , quandoché lìa , è ridotto al gaudio
fuo , e in quello gaudio non è mefcolato lo ilraniero ; perocché quello , il
quale in quella vita per li vani defiderj fi ritrae da quella milizia del aio-
li re,
• IJO LIBRO V. Di' MORALI
re ,
rimarrà di fuori da quella bcatifiima follenniti .
alla fine
Ancora è da fapcre
, che quelli cotali ,
che fono in amaritudine dell’ ani-
ma loro , defiderano del tutto di morire al mondo . acciocché , come in que-
llo fecolo elfi niente defiderano
, cosi
per nulla obbligazione gli fieno tenu-
ti Ma bene avviene fpefifo , che già il beato non tiene il mondo coll’animo:
.

e nientedimeno il mondo lo llriffge con diverte occupazioni ; per la qual co fa


quello tale veramente è morto al mondo , ma il mondo non è pertanto morto
a lui perocché come vivo ancora il guarda il mondo , quando fi sforza di
:

trarre alle fuc occupazioni la mente di colui, il quale intende ad altre cofe . Per
la qual cola l’ Apollolo Paolo fc veggendo perfettamente difpregiare quello fecolo
e confiderando, che elfo era divenuto a tale (lato ,che già quello mondo noi po-
tea defidcrare ; avendo rotto tutti i legami di quella vita , così liberato dicca:
Cai. 6. 14. il mondo ì crocififio a me , c io al mondo . Era il mondo crocififl’o a lui , pe-
rocché avendolo già per morto al cuor fuo , niente 1 amava . egli era

Ma
crocifilTo al mondo , perocché fi sforzò ette rg li tale , che come morto non
fe ’l morto , e
’1
potette efier da lui defiderato . Attendi un poco : vivo tuf-
fino infieme , benché il morto non veggia il vivo , nientedimeno pure il vi-
vo vede il morto Ma fe fi uno , c fi altro futte morto , già niente fi ve-
.

drebber fi un fi altro . Così il limile quel che già non ama il mondo , e
:

nondimeno contra fuo volere è da lui amato , quello tale benché fia come
morto al mondo , ancora pertanto a etto il mondo non è morto . fe que- Ma
llo non ama il mondo , e ’l mondo non ama lui , allora fi uno , e fi altro è
morto , perche non desiderando fi uno fi altro , adiviene come del morto ,
che non può guardare il morto E perocché fi Apollolo fanto non adimanda-
.

va la gloria del mondo , e non era da quella adimandato : pertanto fi glo-


riava , che egli era crocifitto al mondo , e ’l mondo a lui . La quale perfe-
zione di vita perche molti fanti defiderano , e niente poflòno pervenire a
tale perfetta vilìone ; pertanto con lagrime dicono : parche è data al mifero
la luce , e la vita a quegli , che fono in amaritudine d
anima ? Allora è data
la vita a quegli , che fono pieni d’ amaritudine , quando la gloria di quello
mondo è (fata a coloro , che fono in continui lamenti , e amaritudine in que-
lla vita : nella qual certo fono in continuo tremore , perocché benché citi
non tengano il mondo , pure ancora temono d’ ettcr tenuti da quello . Che
fe ancora elfi un poco non viveffìno a! mondo
,
già il mondo non gli ame-
rebbe in ufo fuo . Tu vedi bene , che ’l mare ritiene dentro da se i corpi
vivi, e i morti fuori da se difcaccia . Onde fegue : i quali afpettam la martey
e non viene . Defiderano i fanti in quella vita di mortificarli al tutto , e le-
varli da ogni vita di gloria temporale . Ma fpefie volte per occulti giudici di
Dio fon polli fopra gli altri in fignoria , c occupati in diverti onori : e per
quello fenza mezzo afpettano la perfetta mortificazione tal morte così . Ma
età loro alpettata non viene : perocché contro a loro volere fervono all ufo
di quella gloria temporale , la Quale etti pure pazientemente follengono pel
_ .
timore di Dio E odi il giufìó modo che dentro a loro fervano il piatofo
.
:

c divoro loro dclidcrio , e fuori danno compimento al millerio dell’ ordine


loro , cioè della loro fignoria ; acciocché per quello abbiano fempre dentro da
se la perfetta e diritta intenzione , e di fuori non contradicano per fuperbia
a quello , che
gli ha difpollo il loro Creatore . Certamente non fenza mira-
bile pitti di Dio adivienc quello , che con perfetto cuore intende
, quando
folo alla vera contemplazione ne’ fervigi degli uomini ; accioc-
, è impedito
.

ché tale collanza di lua mente faccia per efempio utilitade a molti
,
che fo-
no deboli : e appretto quello tale fentendofi imperfetto
,
pertanto in umiltà
crefca maggiormente : che fpette volte i fanti uomini fentendofi in se mede-
3. fimi i danai de’ loro dcfidcrj
, cioè di non potere avere quella quieta vita , che
cgli-

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. . ,

. DI S.GRIG0R10. ijt
eglino vorrebbono; per
quello ne riportano maggiori guiderdoni per coloro
i quali lì virtuof'o reggimento dello fiato loro
convertono pel perocché noti
:

potendo vacare a quel che deliderano , per d'empio di vita traggono a


elTi
se coloro , co’ quali eglino ulano . E per mirabile dilpenfazione della divina
pietà adiviene a quelu cotali , che donde elfi lì credono rimanere piu arden-
ti , per quello ne ritornano appretto piu ricchi nella abitazione di quella pa-
tria cdemale . E attendi un poco , che alcuna volta non può pervenire il
fervo di Dio a quel che delidera e quello pertanto fa la fomma difpenfazio-
:

ne , acciocché per quello indugio 1’ anima s’ accenda piu a amare , ovvero


defiderare : e così continuo defiìierando , maggiormente crcfce in lui l’ amore
di quello , che , avendolo forfè , mancherebbe Defiderano i giulli etter lofio
.

mortificati , cioè di tolto venire al fine loro corporale , acciocché pollano poi
perfettamente contemplare la faccia dd Creator loro : ma tale loro defiderio
è loro indugiato per loro utilità , e nutrito nel feno di quella lunghezza , per-
che crefca meglio. Onde ben nclIaCantica dicefi, che ardendo la fpofa di vedere
la faccia ddlo (polo fuo , gridava Tutta la nette ho cerco nel mio letto per colui, Catti, j.
: i
cui ama f anima mia: cercai di lui , e non lo trovai Deh vedi amore , e
fomma caritade nafeondefi io fpofo quando egli è domandato , acciocché non
!

trovandoli, Ha con piu amore inveltigato : è indugiato lo fpofo alla fpofa ,


acciocché poi trovandolo , il tenga con maggiore amore . Onde il nofiro Giob-
be , poiché ebbe detto , che quelli affettano la morte , c non viene ; appref-
fo per efprimere piu foctilmente il defiderio di tali cercatori , odi come ben
foggiugne quafi come quegli , che cavano alcun tefioro Quelli che cavano per
:

trovare alcun teforo , quanto piu cavano profondo , tanto fono piu ardenti
alla fatica , perocché quanto piu fi fentono approfiìmare al teforo naftolo ,
ranto piu li sforzano di cavare . Così per lo limile , coloro, i quali defidera-
po compiuramente la mortificagione della carne loro , fon come coloro , che
cavano , che quanto piu vicini fi fentono al loro fine , tanto fono piu arden-
ti nella operazione Per la qual cofa così affaricandofi , non pertanto vengo-
.

no meno , nè mancano di loro virtù : perocché quanto piu di pretto fi veggo-


no al prezzo , tanto con maggior diletto fi affaticano nell’ opera Onde di al- .

quanti . che cercano quello teforo nafcofo di quella patria eterna , ben dice
f Apoltolo non abbandonando la nofira congregazione , conte fanno alquanti , f Ir. I«.
:

ma piuttofto confidando , e tanto maggiormente , quanto piu approfiìmare vedrete 2 J.


il giorno .

Confidare colui , che lavora , non è altro , fenon illare inficme con luj
nelja fatica perocché vedere uno , che infieme teco s’affatichi , è grande al-
:

leviamento della fatica ; a modo che fc abbiamo noi compagnia nell’ andare,
già la via non è piu brievc ; ma pure per la compagnia la fatica dd viaggio
è alleviata E pertanto 1’ Apofìolo inveltigando chi lo confolatte nella fatica.,
.

di prefente aggiunfe : tanto .maggiormente quanto vedete approfiìmare il giorno;


,
come apertamente dictlfe : pertanto maggiormente crefca la fatica , quanto
piu di prclfo ci fono i premj di quella ; quafi come ancora piu aperto diccffe:
voi cercate per lo teforo , e certo tanto piu ardenti dovete effere al cavare ,
quanto voi fiere già vicini a quello ; benché anco» a quello teforo . che dice:
» quali affettano la morte , e non viene
,
come quelli che cavano il teforo ; li
può intendere in altro modo Che conciolfiache noi non polliamo perfetta-
.

mente morire al mondo, fe dentro dalle cofe invifibili cella mente nollrj
noi non ci nafeondiamo dalle cote vifibili ; pertanto bene quelli , che delidc-
rano tale mortificazione , fono allìmigìiati a coloro , che cavano teforo . Per
la invifibile fapienza noi mojamo al mondo della quale fu detto per Sala-
,
mone fe tu la demanderai , come pecunia , e fe la caverai , conte teforo . Cer- Pnv.
: t. 4.
to la fapienza non illa nella fuperficic delle cofe , poiché Ila naicofa tra le 8.
R s cofe

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. . ,.

«?* LIBRO V. -DE* MORALI


cole inviabili ; e aggiungendo noi a quella Capienza , allora pcrvegnamo no i
alla mortificazione di noi medefimi
,
quando abbandonando noi quelle cole
vifibili , ci nafeonderemo tra le invifibili ; quando noi col cuore ancora a fimi;
litudine de’ cavatori addomanderemo in tal maniera quella Capienza , che ogni
nollro terreno penfiero ci fu difcacciato del cuore colla mano della Canta dire-
zione , e cosi la mente conoCca il teCoro della virtù , che male era naCcoCo .
Di leggieri tale teCoro può trovar la noflra mente , Ce a! tutto caccia da se
ogni gravezza di penfiero terreno . Or vedi il nollro Giobbe , quanto dopo
quella fimilitudine ben Congiugne appretti) e che molto fi rallegrano , quando
:

tiranno trovato il fcpolcro . Siccome il Cepolcro è luogo , nel quale fi nafeonde


il corpo
j
cosi la divina contemplazione é come un Cepolcro , dove fi naCcon-
de 1' anima . Noi polliamo dire , che_ fiamo quafi vivi al mondo , quando
colla noi Ira mente noi ci dillcndiamo in quelle coCe di Cuori . Ma
allora fu-
mo noi morti c rinchiufi nel Cepolcro , quando cttendo noi mortificati di
fuori , fiamo nafcqft nel Cegreto di quella lòmma contemplazione . Per la qual
coli i Canti uomini col coltello della Canta parola mai non mancano di mor-
tificarli dalla importunitade de’defiderj temporali , dal tumulto di quelle dico-
tili cure, c dall’amore delle continue rurbazioni
j c dinanzi dalla Caccia di
Dio fi nalcondono nel Ceno della mente loro : di che ben Cu detto per lo
Pfal.iì Salmilla : Tu gli nafiondaai nel fegato del volto tuo dalli conturbazione degli
ai. uomini . La qual cofa comeche perCettamentc fare non _ li porta , Cenon dopo
quella vita , pure eziandio in quello mondo fare li può in gran parte . E que-
llo è allora quando 1’ uomo fi parte da i tumulti de] vani delidcrj temporali
e dentro da se mcdelimo con diletto ritorna ; Cicche intendendo fa mente tut-
ta Colo nell’ amore di Dio , da nefluna difutile tentazione porta ettere dilace-
rata. E pertanto ben vedeva f Apoftolo i difcepoli Cuoi morti per contem-
Col. $. +• plazione , e come nafeofi nel Cepolcro quando diceva loro : t'oi fiele morti :
,
e la vita voftra ì nafeofa con Cnfto in Dio Quello adunque , che va cercan-
do la morte predetta , fi rallegra quando trova il Cepolcro perocché quello ,
:

il quale vuole mortificare se medefimo fi rallegra fommamente quando tro-


,
va il ripofo della Canta contemplazione Quello tale è morto al mondo , c
.

nafeofo aj fecolo , il quale dentro dal Ceno dell’intimo amore fi nafeonde dal-
la turbazione di quelle cofe di fuori . Ma
attendi un poco a dichiaramento del
nollro tello , che prima ditte del cavare del teCoro . e appretto del trovare del
Cepolcro . E1 qui di bifogno , che noi intendiamo V ufanza degli antichi di fe-
pcllire i morti con ricchezza , e con teCoro c pero quello , che cerca del te*
:

foro , fi rallegra quando truova il Cepolcro \ perocché addomandando noi quel-


la eterna Capienza volgendo e rivolgendo i detti della Canta Scrittura , in-
,
velligando gli efempli de’ pattati , allora portiamo dire , che prendiamo gau-
dio d aver trovato il Cepolcro ; pero appreflb de’ morti troviamo le ricchezze
della mente , i quali perocché veramente , e perfettamente Cono morti a que-
llo mondo , pertanto in Cegreto fi ripofano con abbondantittime ricchezze
Adunque quello portiamo noi dire , che per lo Cepolcro divenga ricco , il qua-
le per gli efempli de’ partati giudi e Canti <5 elevato in virtudi di contem-
plazione . Ma
vedi , che prima domanda il nollro Giobbe , pache è data al
tnifao la luce ? e appretto foggiugne la cagione , per la quale prefumc di co-
si domandare ; onde odi come foggiugne : all uomo , la cui via è nafeofa ;
,
il quale Iddio ha cerchiato di tenebre Veramente a ogni uomo è nafeofa la
fua via : perocché benché f uomo confideri in qual condizione di vita egli è
pollo , ancora pertanto non sa a che fine fi debbia pervenire ; cd è cola da
tremare, che comeche l’uomo in quella vita defideri le cofe celefliali e
,
quelle domandi con tutti i Cuoi defiderj ancora non sa , Ce in tali defideri fi
dovrà perfcverarc . Noi alcuna volta ci partiamo da’ peccati , c ritorniamo
alla

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Dì S. GRECO AIO.
dii vera giufiizia . E
certo allora noi fappiamo bene , donde noi ci partiamo^
ma noi non Tappiamo dove noi dobbiamo pervenire . Ben fappiamo , come
e quali noi fiamo ilari il giorno paffato ; ma come noi dobbiamo effer do»
mani , quello non polliamo fapere Adunque ben vedi , die occulta è all’ uo-
.

mo la via Tua ; che in tale maniera va col piede della opera , che non può
pertanto vedere il fine della perfezione . Ma
intendi , che ancora è un altro 4,
nafeondere della nollra vita : perocché fpelTe volte quello , che noi ci credia-
mo dirittamente adoperare , laper non polliamo , fe in quella dilbetta efami-
nazione farà tenuta [ter cola giulla .

SpelTe volte adiviene , coinè detto abbiamo affai di fopra , che la nollra
operazione medefima ci è cagione di dannazione , e noi crediamo , che fia
cagione di falvazione : c comechc fpeffe volte onde noi crediamo aumiliare
il fommj giudice, quindi piuttofto lo commoviamo ad ira Afferma bene
.

quello Salamene , quando dice egli è una via , che agli uomini pare diritta , Prav.ix-
:

ma il Jito fine conduce a morte . Per la qual co fi i Tanti uomini , quando vi 11- I2>
cono i mali , ancora temono le buone opere loro . Quello fanno , perche te-
mono di non effere ingannati fotto fpezie di voler ben fare . Che ben fanno
eglino , che difendo loro ancora gravati dal pefo della noftra corruzione , non
poffono ben Tortilmente diilinguere P opere virtuofe dalle contrarie e quan-
:

do dinanzi a gli occhi della mente fi riducono la regola di quell’ultimo gau-


dio , allora temono eziandio quelche da loro è approvato per cofa ottima : e
con tutta la loro mente defiderano le cofe dentro , cioè i beni del? anima .
Ma nientedimeno temendo perche non hanno certanza dell’ opere loro , non
fanno a che termine fi vanno onde il nollro Giobbe , poiché ebbe detto per-
: :

che Ì data la luce al mifero ? appreffo ben foggiunfe : a queir uomo , la cui
via è nafeofa : come quafi diedre deh perche di fue opere fi rende ficuro
:

quel che non sa in che opinione per quelle egli fi fia dinanzi a quel veriffi-
mo giudico . Appreffo ancora ben foggiugne Il quale Iddio ha cerchiato di
:

tenebre. E’ veramente 1 uomo circondato di tenebre


'
perocché comeche dio
:

fia riscaldato d'amore celefiiale , pure dentro dlò non può fapere quello , che
di lui meddimo fi fia difpoilo , c teme molto , che dinanzi a quel eiudicio
non gli fia contrapofta alcuna cofa , la quale al prefente in quello defiderio
di fanto fervore gli è occulta . Dico , che l’ uomo veramente è circondato di
tenebre , perocché è gravato d’ ofeuriri della Tua ignoranza . Deh non ti tur-
bare di quanto io ti dico . Or non diremo noi bene , che fia circondato di
tenebre quel che fpeffe volte non ha memoria delle cofe palfate , non sa ic
future , c appena conofce le prefenti ? Ben fi conofeea circondato di tenebre
quel favio , che diceva Ducile cofe , che dinanzi ci fono , con fatica troviamo,
:

e quelle che fono in cielo , 'chi potrà irrvefligare ? Di tali tenebre ben fi cono-
^
fceva effer circondato il Profeta , quando non. poteva pervenire a conofcimea-
to di quella fegreta difpofizione , dicendo Egli ha pofle le tenebre per
: iof prai ’ ’’
fondiglio Perocché il nollro aurore avendo tolta la fua vifione a noi , i qua- ^
.

li fummo difcacciati in quello efilio pertanto fi nafeonde a gli occhi , quali


,

come in uno nafcondiglio di tenebre della cecità noltra . Confideremo noi


ftudiofamentc :veramente non lenza cagione polliamo provocare a lamenti
la nollra mente che ben può piangere la ecciti , nella quale fumo fuori di
:

noi , fe umilmente fi riduce a memoria come ella fia privata di quel lume
dentro e quando la nollra mente confiderà tali tenebre . nelle quali è cir-
:

condata , allora tutta fi confuma per lo defiderio di quel vero fplendore ; e


in tal modo difcacciata raddomanda quella luce , la quale effa in prima nella
fua creazione fi lafciò perdere . Per la qua! cofa fpeffe volte egli adivicne ,
che per tanti piatoli lamenti ci è manifestata la danti di quel fegreto gaudio:
c quella mente , la quale prima giaceva accecata in tanta pigrizia , effondo
forti-

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. .

~v

T?4 LIBRO V. DI’ MORALI


fortificata per li Tuoi fofpiri , riprende fona alla contemplazione di quel ve*
ro lume : onde apprcllo ben foggiuqnc : Avanti , che io mangi . fofp'tro
Ilmangiare dell anima non è altro , fenon prender palio delle contem- ,

plazioni di quella fuperna luce. E pertanto ben dice , che fofpira prima,
che mangi: perocché prima è tormentata la mente di pianto di tribulazio-
ni , e appretto è pafeiuta di palio di contemplazione É ben attendi , che
.

fe prima non fofpira , non può poi mangiare : perocché quello , il quale è
pollo in quello efilio , e non fi aumilia lamentandoli prima per lo affetto
di que’ celelliali deliderj , certamente non può gufiate i gaudj di quella eter*
na patria . Che fenza dubbio fempre ltanno digiuni di pallura di verità
quelli , i quali in tanta miferia di nollra peregrinazione prendono allegrez-
za . E pertanto ben prima dice , che fofpira , e poi mangia , perocché quel-
li , che continuo danno in anfietà d’ amore di quella verità veramente ap-
,

pretto fono pafeiuti di palio di contemplazione Ben fofpirava , e mangiava


.

tfal. 41.4. in tal maniera il Profeta quando diceva le lagrime mie mi fono fate pane.
:

Pafcefi 1’ anima divora di pianto e di lamenti, quando cosi piangendo è


levata a que’ gaudj fuperni , e dentro da se allora lollicne pianti e dolore;
mi pertanto ne riceve palio di gran refezione , quando di tali lagrime ne
nafee fuoco d’amore : onde la verità di tali lagrime volendo mofirare il no-
ilro Giobbe , dimollra appretto dove foggiugne : e così ì il grido mio , come
eT acque , che allaghino , ovvero ondeggino . L’ acque quando allagano , ovvero
ondeggiano , vengono con impeto , c con onde e rivolgimenti diverfi fi
gonfiano E per tale maniera 1 Santi eletti quando dinanzi a gli occhi della
.

mente loro fi pongono i giudici di Dio quando tremano della occulta fen-
:

tenzia , la qual fopra di loro potrebbe venire : quando benché abbiano fpc-
ranza di pervenire al Signore , niente dimeno temono di non poter quello
ottenere quando hanno memoria delle colpe pattate , per le quali continuo
:

piangono quando non hanno certezza di quanto debbono avere nel futuro
:

fecolo , c pertanto temono ; allora certo polliamo noi dire , clic dentro da
loro fiano raccolti grandi empiti , e rivolgimenti a collume dell’ acque , che
allagano : i quali empiti decorrono fopra il grido de’ lamenri , come 1’ acque
difeorrono fopra i liti loro.
*
Vide adunque il nollro Santo quanto gravi fono i penfieri tra quelli la-
J- menti della nollra penitenza , e tali onde di pianto . Vedi che nominò ac-
me ondeggianti , dicendo : e come acque , che ondeggiano , cast c il grido mio
Poco innanzi abbiamo detto , che i Santi , e i giudi uomini eziandio
tra le loro buone operazioni temono , e continuamente piangono , temen-
do , che per alcun loro occulto errore eglino non djl'piacciano a Dio e :

quando fpezialmente fi veggono fubito etter corretti da’ divini flagelli , allora
maggiormente dubitano d’ avere offefo la grazia del loro autore ; perocché
fentcndofi il fantiffimo uomo impedirò dalla infermità della nollra carne,
ovvero gravato d’ avverfità , è difpoflo a fare inverfo il profsimo opere di
pietà : c così i! cuor diviene in lamenti , perocché il corpo è ritardato dal
miniderio della fua divozione ; e vedendo , che la loro mercede non erette,
allora temonó , che eziandio le loro pattate buone opere non fiano a Dio
difpiacciute per la qual cofa avendo prima Giobbe nomato il fuo grido,
:

acque ondeggianti , appretto ben foggiugne perocché il timore , che io teme-


:

va , ni è attraenti to c incontrato mi è quello , di che io aveva paura Piangono


: .

i giudi , e temono , e fono crucciati di grandi lamenti , perocché temen da

Dio eflcr abbandonati: c benché etti fi rallegrino della loro correzione,


nientedimeno tal correzione turba la loro paurolà mente in quedo mondo,
perche temono , che 1’ avverfità , le quali eglino fodengono , non fiano per
loro correzione , ma piuttollo una punizione di giuda vendetta : la qual co-
la

Digiti.
tì 1 S. GREGORIO. IJ5

fa confiderando il
Chi pub faper e la pctefìiì tic!? ira tua ?
Salmifla ben d i (Te :
Pfal. 89.

Certamente la poterà fi può


dell’ ira di comprendere per noltio
Dio non li.

intendimento perocché la fua


:
è cosi fatta , che dove noi
difpenfafcione
crediamo effer da lui abbandonati , noi (iamo da efTo ajutati ; e così ancora
per lo contrario Sicché alcuna volta per gran mifcricordta e fpezial grazia
.

adiviene quello , che noi crediamo , che proceda da ira E così per ira da .

Dio ci adiviene quello , che noi pentiamo , che proceda da grazia fingulare.
Molti fi correggono per li flagelli di Dio; molti nedifeorrono ad impazien-
altri al
za ; molti per le lufinghc delle profpcrità fi partono dalle cofe rie :

tutto per quelle fono diradicati da ogni fperanza di converfione . E vedi be-
ne , che tutti non fiamo da vizj tirati al baffo; ma quegli piu agevolmen-
te rifurgono , che fi vergognano d’ effer caduti . Così ancora la virtù follie-
va 1’ uomo alle cofe df fopra ; ma alquanti ftolti prendendo fuperbia d alcu-
na virtude , minano nel mezzo del falire . Adunque perocché la potenzia
dell’ ira di Dio non fi può conofcere , pertanto in tutte nofìre opere, e in
tutto quanto folìegnamo di bene o di male , di nccettitò è , che noi te-
miamo . Appretto fegue : or non ho io per adrieto didimoiato , cioè dinioflra-
to di non ejfere quello , che abbi fatto alcun bene , ovvero mojìrato di non effer
quello , che io era ? Non tacetti io , e fletti cheto ? e nientedimeno è venuta fo-
pra di me la indefonazione Comcche in ogni fiato noi pecchiamo in penlare,
.

in parlare e in adoperare ; nientedimeno in quelle tre cofe fiamo piu sfre-


,
nati quando fiamo levati in profperiti di quefio mondo
,
perocché quando ;

l’uomo, fi vede in degniti , e in potenza avanzare gli altri , allora fuper-


bamcntc penfa gran fatti di se medefimo e dipoi fentendofi fton edere :

contrattato , allora fi sfrena piu lecitamente nel difonline. della lingua . h


appretto quando fi vede poter fare quello, che gli piace, allora fi penfa,
che lecito gli fia ogni fuo volere i fanti uomini quando fi veggono
. Ma
polii in fignoria di quello mondo , tanto maggiormente fi riducono lotto
correzione della mente loro , quanto per tal fignoria fi veggono inducete
alle cofe illecite
,
come fe fuffono lecite Onde allora piu cautamente raf-
.

frenano i loro cuori da confidcrare la gloria dello (lato loro ; riflringono la


lingua da ogni difordinato parlare ; fono cauti di guardare e di confidcrare ,
le loro opere che non fiano difordinatc , e vagabonde ;
, , ,

Spelte volte adivicne, che quelli, che fono polli in fignoria, co loro
vani, e alti penficri guadano le loro e. adivicne .che
buone operazioni :

crcdonfi oro c ffere utili ad ogni cofa


| E però acciocché gli atti nollri nano
.

nobili c degni
, conviene , che
a noi paiano indegni ; acciocché forfè una
buona operazione medefima non lievi in luperbia il fuo Autore , e per tale
elevazione non faccia maggior danno a lui , che utile a coloro , in cui ella
è fatta . E pertanto quel gran Re di Babilonia leggiamo , che fu mutato in
animale irrazionale , quando dentro dalla mente fua fi levò in fuperbia , w-
cendo : or non è quefia Babilonia , la quale io ho edificata f Onde vedi , che UanA- 7*
etto perdè quello
, eh’ egli era , perocché non volle umilmente diffimulare
quello che egli avea fatto, cioè moftrare
,
che egli non avea fatto niente.
E perocché per la fuperbia del penficr fuo egli fi levò fopra gli uomini , per-
tanto perdè quel che avea con gli uomini comune . veggiamo un poco Ma
di quelli , che fono polii fopra gli altri in iftato con onore . F. fono alquan-
ti , i quali effendo in fignoria
, fono furiofi contro a’ fudditi in parlare vil-
lanamente incontro a loro : e di quefio addiviene , che quello , che etti me-
ntano per lo buon reggimento , tutto fe lo perdono per la villania della
lingua , non penfando bene con degna paura le parole del nollro giudice,
dove ditte nell’ evangelio che chi dirà fenza cagione al fuo fratello : tu fet watt- >•
,
pazzo ; è obbligato al fuoco delf inferno . Altri fono polii in fignoria , 1
qual» a*.
1

ts* Libro y. db’ morali


pcnanto che non fi fanno raffrenare dalle cofe lecite , fpeffe volte decorro-
no alle illecite. Che tu debbi fapcre , che Colo quello, che fi sa aftenere
dalle cofe eziandio lecite è ficuro di non cadere nelle illecite la qual cofa
:
,
i.C<f-6. bene in se medefimo vedeva f Apoftolo quando diceva : Ogni cofa ni è le-
li. cita , ma non orni cola mi edifica : e per mollrarc appreffo in quanta libertà
di mente egli Ti dillendeva per tale ritVenazione . foggiungeva Ogni cofa
:

ni è lecita , ma certamente io non fari ridotto fatto la pfteflà et alcuna . Que-


llo non è dubbio , che quando la mente feguita i concepirti defiderj , ella i
coftretta di fcrvirc a quelje cofe , dal cui amore ella è vinta Ma 1’ Apo-
.

ftolo , che dice , che ogni cofa gli è lecita , non è ridotto folto la lignoria
d’ alcuna ,
perocché fi raffrenava delle cofe eziandio lecite : per la qual co-
fa difpregiando fopraltava a quelle cofe ,
le quali avendo lui feguitate , f are-
bono aggravato . Adunque volendo noi efiere informiti , come noi dobbia-
mo edere nelle nolke fignorie , attendiamo 1’ efempio di Giobbe come di se
medefimo diffe era non ho io per adricto ditjimulato ? Certo ben debbe al-
:

cuna volta efiere confiderata da noi 'per utilità altrui la lignoria . nella qua-
le noi fiamo polli ; ma così ancora alcuna volta debbe edere da noi dilfi-
muiata , cioè moftrata di non averla , e cosi effere con ella , come fe non
1’ aveflimo . E quello fa di bifogno per difendere noi medefimi da ogni fu-
perbia ; ficche quello che è pollo in degnità , debbe bene confiderarc come
egli ha potellà di lire utile al prolfimo , e pertanto ben può e debbe ve-
dere . e conofcere la lignoria fua .. E apprelfo acciocché egli non fi levi in
fu perbia alcuna volta fi debbe infignere di non làpere la podellà , nella
,
quale egli è pollo . Attendi ancora la modeftia della fua bocca , quando di-
Ma
ce : or non tacctti , t fletti cheto ? ancora portiamo piu lòttilmente inve-
fiigare audio che intendere fi debbe per lo tacere , e Ilare cheto . Tacere
non è altro , fe non riilringerfi dall’amore de’ defiderj terreni , poiché la fu-
perbia del cuore è come un gran remore dentro dell' anima , come in parte
di fopra veduto abbiamo.
Ma quegli portiamo noi dire , che ftieno cheti , i quali virtuqfamente
ufano loro fignorie , pofponendo per l’ amore di Dio quelli ftrepiti delle
operazioni terrene. Perocché temono che effendo troppo continuamente oc-
cupati in quelle cofc balle e vili , non cadeflino al tutto da quelle incor-
ruttibili ed cccelfe . Che ben fanno elfi , che giammai non fi può la men-
te elevare alle cole fuperne , cllèndo ella occupata continuamente da’ tu-
multi , cioè romori di qneflc occupazioni terrene . Per la qpal cola ben dif-
Pfal.jtf. fe il Salmiila : Pacate , cioè a dire Hate intenti , e vedete , che io fono Iddio:
li. perocché quello , che a lui non è intento , certamente nasconde a se mede-
fimo il lume della fua vifionc Onde ancora per Moisè fu detto : come pefei
.

Lev. 1 . con le loro pennette fallano fopra fi acque . Quelli fono quegli , i quali come»
12.13. che fieno podi nelle occupazioni di quelle cofe infime , nientedimeno alcu-
na volta co’ (alti della mente fi levano alle fuperne , per non iitare fempre
nella profondità delle folitudini mondane , per poter un poco elevarli a quel
puro aere del fommo amore . Quella adunque, i quali tono occupati nelle
cofc temporali , allora ben difpongono le cole di fuori , quando follecita-
mente rifuggono a quelle di dentro Addiviene quello, quando erti niente
.

hanno amore agli ftrepiti delle mondani: turbazioni , ma piuttofto prendono


in loro medefimi ripoli di tranquillitade . Ma le menti mondane eziandio
quando non fono occupate , nientedimeno fempre tra loro medefitne fi ri-
volgono ne’ romori delle cofc temporali : perocché fempre dentro da loro
hanno figurato quanto effe amano ; e benché nell’ opere di fuori alcuna voi»
ta niente fiano occupate , niente hanno però dentro da loro quiete di men-
te . E quando poi vengono alla ammi nii trazione , cioè al reggimento, allori
à4

1 . Digitized by Googk
.ili . —
.

1 S. D GREGORIO. ijf
del tatto abbandonano , c con tutta intenzione feguono le cofe tempora-
s’

li . Ma menti fanno il contrario che quando non fono occupate


le fante :

di fuori da se , non cercano le occupazioni e quando pure conviene , che


:

frano impacciate in elle , gravemente quello foltengono ; perocché temono


di partirli da se medefime' per le occupazioni delle cofe di fuori. La qual
cofa ben fi dimollra per la vita di qiie' due fratelli , de’ quali la Scrittura di-
ce Fatto è EJau uomo dotto dì cacciare , e di coltivare la terra
: Ma Giacob Gen.zq.ij
.

uomo Jemplice abitava ne' tabernacoli , ovvero , come abbiamo nell’ altra fecixi.
traslazione , abitini in cafa E che dobbiamo noi altro intendere per lo
.

cacciare di Efau , fe non la vita di coloro , i quali feguono la carne fuggi-


tiva in quelli diletti di fuori \ fu ancora detto rultivatore di terra ; peroc-
ché gli amatori di qtu^o fecolo tanto maggiormente cultivano le cofe di
fuori, quanto piu abbandonano quelle dentro . Ma
Giacob fempliee , dice,
che abitava ne tabernacoli , ovvero nella cafa perocché quegli , che fug-
:

gon di llcnderfi -nelle occupazioni di fuori , quelli fono fctnplici , t quali fo-
no contenti d’ abitare nell' abitazione della cofcicnza loro . Abitare net taber-
nacoli , ovvero nella cafa , non è altro , fe non riflringerfi ne’ fegrcti della
mente , c non ditlenderfi di fuori per vaniti de’ delidet) , acciocché forfè in-
tendendo a molte cofe di fuori da’ se , pertanto da loro medefimi non fi
partiHlno . Dica adunque quello noltro provato uomo , ed cfcrcitato nelle
cofe profpcre , dica : or non ho io dijjimulato ? non Incetti io , e fletti che-
to ? perocché , come di fopra è detto , i Santi uomini quando fi veggiono
in profperiti ui quelle cofe traniìtoric , dilfimulano il favore di quello mon-
do , cioè mollrano di non averlo , come fe no! conofcelfino \ e dentro da
loro fi fottopongono quello , da che erti di fuori fono efaltati Tacciono, .

perche non fono ne’ romori degli llrepiti mondani: che bene debbi tu fa-
nere , che ogni iniquità ha fue voci nel cofpetto di que’ fegrctj giudici di Gen. t8.
Dio : onde fu fcritto.: il grido di Soddoma , e di Gomorra è multiplicato 20 .

Allora veramente taccionfi i fanti uomini , quando non fidamente non


fono rapiti dal difordinato appetito delle mondane cupidità , ma friggono
eziandio le neceflàrie occupazioni della prefente vita . E così vivendo anco-
ra , nientedimeno fentono i flagelli del Sommo Padre , acciocché tanto piu
perfetti vengano a quella eredità , quanto dalla divina correzione elìi fono
eziandio delle minime cofe piu purgati . Quelli continuamente s’ efercitano
in cofe giulle , e nientedimeno continuo ricevono cofe avverfe ; perocché
fpeffe volte la nollra giuflizia , quando viene all’cfamine della divina gialli;
zia , è piuttollo ingiuìlizia : e odi le parole, che fpelle volte nella clamine di
quel giudice è cofa fozza quello, che è di gran merito nel giudicio dell'ope-
rante . Onde 1’ Apollolo avendo -prima detto di niente mi ferito colpevole , I.Ccr.44.
:

di prefente foggiunfe ma' non pertanto fono in ottefio giuflificato : c appreffo


:

foggiunfc la cagione Ma
il Signore ì quello
:
,
che mi giudica : Come fe aper;
tamente dicefle pertanto niego , me cficre giuflificato, benché io non mi
:

lenta in colpa ; perocché ben so , che quello , che mi giudica , jni efamina
piu fotrilmcnte Dobbiamo adunque diltimulare . e poco curare quelle cofe,
.

le quali di fuori di noi ci danno favore . Pobbiamo rifrenar quelle , che


dentro da noi ci danno continui llrepiti . Dobbiamo fuggire quelle , delle 8 .

quali noi quali come ncceflarumente fumo involti E in tutto quello.

nientedimeno da.’ temere fono i flagelli di quella fortilfirna eliminazione:


perocché nè la nollra perfezione può filière fenza colpa , se quel leverò giu-
dice nella fottilità della fua cfaminazione mifericordiofamentc non la confi-
derà . Ma
bfin foggiugne e nientedimeno è venuta l'opra me la indegnaziioic
:

Deh confiderà bell' atte di dottrina del noftro Giobbe, clic dovendo fignilì-
eare i tuoi flagelli , dille in prima le fue giulle opere , acciocché pertanto
S eia-
JjS LIBRO?. DE MORALI
ciafcuno consideri quali fupplicj affienino poi i peccatori , fe eziandio i pill-
ili fono in quella vita con tanti napelli galligati . Quello è guello che diife
l.Pnr.4.. 1 Apoilolo Pietro Tempo è , che 'l fiutitelo cominci della caja di Dio : e fe
:

17.18. il giufio appena fi falverà ,il malvagio e il peccatore dove appariranno ? Per-
,
tanto ancora 1 Apoilolo Paolo avendo prima detto molte cole a laude de’

ìSThef.ij^ Teiralonicenfi , appreflb faggiuole : Sicché noi mrde/imi ri gloriamo nella chic-
fa dt Dio per la pazienza vofira , e per la fede in tutte le vofhre perferuzioni ,
e tribulaziont , le quali voi foflenete in efempio del giufio giudteio di Dio : co-
me dicefTe quando voi , che si dirittamente vivete , follenete tante afprcz-
:

ze , che altro è quello , fe non che pertanto voi date efempio del giutlo
giudicio di Dio ? perocché per la vollra pena fi debbe comprendere , come
afpramcnte egli percuote coloro , co' quali egli fi turba, fe follienc , che cosi
fiate afflitti voi , ne’ quali egli fi rallegra; ovvero come pcrcoterà egli co-
loro , a’ quali egli darà giullo giudicio , fe cosi duramente tormenta voi , i
9• quali elio riprendendo Tempre nutrica , ed ajuta .

Finito il primo l'ermone del nolno Santo , ecco che gli amici , i quali
erano venuti per confolare, lo cominciano a riprendere : e divenendo in pa-
role di contenzione , perdono la cagione della pietà, per la quale elfi erano
venuti E certamente quello non fanno eilì per mala intenzione ; ma vedi
.

l’errore loro: che bene hanno elfi per amore compalfione all’ afflitto , ma non
credono, che fia cosi tormentato , fe non per le fuc iniquità , e degnamen-
te E vedi quello che di quelli adiviene : che non feguendo il favio parlare
.

alla buona loro intenzione , tale loro pietà ritorna in vizio di trafgrelfione ;
perocché ben doveano elfi penfare a cui , e quando eglino parlavano .Cer-
to giullo era quello , a cui elfi erano venuti , e circondato di divine batti-
ture . Adunque per la fua pallata vita doveano quelli amici confiderare
le parole del Santo, le quali elfi non potevano intendere, e per li prefenti
flagelli , i quali vedevano in lui , non riprenderlo , ma piuttollo della loro
vita temere : e ne’ loro ragionamenti non elcvarfi contro al giullo flagella-
, ma
to piuttollo con lagrime accompagnarlo ne’ fuoi dolori
;
acciocché non
fi dimofirafle il fapcr loro per le loro parole , ma piuttollo il fraterno dolo-
re ammicilralfc la lingua ae’ confatati a dirittamente parlare ; perocché ben-
ché elfi farle altrimenti fentilfino dentro da loro , pure degna colà era di
parlare umilmente , acciocché per le difordinate parole non fi accrcfcclfino
le ferite nell’ an imo del percoffo . %
Spefle volte addiviene , che per non avere l’intendimento chiaro, a
quelli , che fono rei , difpiacciono i detti , ovvero i fatti de’ buoni . Ma ve-
ramente , poiché elfi non gli poffonq comprendere chiaramente , certo da
faro non debbono effere lloltamcntc riprefi :perocché fpefie volte i maggio-
ri adoperano per fingulare difpenfazione quello che da’ minori è riputato er-
rore Spelle volte da forti , e virtuofi fi dicono parole , le quali pertanto fo-
.

no giudicate dagl’ inferrai , perocché non le conolcono : la qual cofa ben


z.Reg.ó.j.fa lignificata per l’arca del Tellamcnto , la quale mollrava di cadere, ricalci-
trando i buoi , che la tiravano : e volendola uno de’ Leviti rilevare , creden-
10. do , che cadefle , di prefente fu fentenziato a morte .E che altra cola è la
mente del giullo , fe non 1 ’ arca del Tellamento ? la quale cflendo tirata da
buoi ricalcitranti, mollra di cadere perocché fpefle volte eziandio i buoni
rettori elTendo alcuna volta fcrollati dalla confufione de’ pòpoli fuggetti , per
falò amore s’inchinano a condifcendere alla difnenfazionc de’ fudditi loro.
Ma tale inchinazionc è tenuta dagli llolti piuttollo cadimento , c però con-
tro a loro pongono la mano della riprenfione ; ma per tale lloltizia degna-
mente perdono la loro vita. Adunque dice, che quello de’ Leviti dillefe la
suno all’ arca , come fc Ja voltile aiutare ; ma perocché in quello peccò ,
per-

Dic oqle
. .

D 1 S. G R I G 0 R 1- O. J59
perdè perocché quando gl’ infermi vogliono correggere i difetti de’
la vita :

forti degnamente fono difcacciati dalla parte de’ viventi.


.

Alcuna volta ancora i fanti uomini parlano alcuna cofa per condifccn-
derc altrui Alcuna volta- quello . che parlano , dicono per fomma contem-
.

plazione c quello non conolcendo gli liolti , con ardire c prelunzionc gli
:

riprendono E che è altro voler correggere il giullo , perche condifcenda «t


.

prollìmo , fc non volere con la mano della riprcufionc rilevare F arca incli-
nata ? Che è il riprendere il giuilo del fuo parlare , che non è ititelo , le
non penfare , che ’l movimento di fua fortezza Ila cadimento d’ errore? Ma
dice che perde la vita quello , che con luperbia vuole rilevare 1’ arca di
Dio : perocché giammai nullo prefumerebbe di correggere le giulle opere
de’ Santi , fc prima a lui non pardfe clfer buono. Onde bene è quel Levita
nomato Oza , il quale ’è interpretato forte nel Signore : perocché tutti que •

ili
,
che così prelumono di loro , fe con uno ardire di mente non fi credef-
jino c fiere forti nel Signore , giammai non giudichcrcbbono i detti , ovvero
i fatti de’ buoni . E però gli amici di Giobbe levandoli contro a lui quali
in difefa d’ Iddio , ton luperbia trapanino la regola del divino comanda-
mento . Ma in altra maniera doveano parlare ; imperocché quando dil'piac-
ciono a’ peccatori alcune opere de’ gitilìi , certo non dico , che debbiano ta-
cere quello , che eflì fentono dentro da loro , ma lo debbono dire con grande
umiltà ; ficche la intenzione di colui , che piatofamente fonte alcuna cofa,
intanto veramente forvi forma di dirittura , inquanto va per la via dell*
umiltà . Adunque ne’ limili cali è a dire liberamente quello , che noi (enfia-
mo . c tuttavolta parlare con umiltà quello , che noi forniamo ; acciocché
quello , che noi dirittamente vogliamo , noi non lo facciamo torto , dicen-
do Acerbamente . L' Apollolo Paolo molte cofc aveva dette umilmente a’
fuoi uditori, c ancora fi sforzava piu umilmente umiliargli, dicendo: Ptie-I.br. ij.z*
covi fratelli , che voi foflegnate la farcia del foltezza ; perocché io poco v ho
fcritto . E prendendo commiato da quellj d’ Efofo , effondo loro afflitti c
lagrimofi , riduceva loro a memoria 1 umiltà fua , dicendo : verghiate , e ab-Idei.io.jt
butte fempre a memoria , che per tre anni dì e notte io non mi fono partito
da voi con lagrime , femore ammacjlrando ciafcuno di voi . E a quelli mede-fi-
mi ancora per una pillola dice l'riegovi , fratelli , io legato nel Signore, che Ephef\. r
:

voi degnamente aniline in quella vocazione , che voi fitte chiamati . Qui dob-
biamo comprendere, quando alcuna cofa fenriamo dirittamente del nollro
pr ofiimo . con quanta umiltà debba il discepolo parlare al maeftro , fc quel
Dottore delle genti tanto umilmente priega ì difcepoJi in quelle cofc , le
quali erto con autorità predicava loro . Per quello comprenda ciafcuno con
quanta umiltà fi debba parlare di quanto noi forniamo di coloro , da cui
noi di continuo riceviamo cfcmpli di virtìf per la loro buona vira , fe 1 A- ’

pollolo Paolo con tanta umiltà fi fommife a coloro , i quali efiò avea fufei-
tati a vita Ma Elilazo , il quale è il primo amico, che parla a Giobbe,
.

comcche venga per confolarlo , nientedimeno ferva umiltà nel parlar fuo,
non fapcndo la regola della confolazione Onde vedi , che non avendo efiir»
.

prudenza nel fuo parlare , difeorre nel fuo ragionamento in parole di villa-
nia . Odi che dice : La Tigre è perita , perche non aveva fretta : il rugghiare Job. 4.1 r.
del Leone , e la voce della Leene ffa , / denti de' catelli de' Leoni Jono dijjifati
Intendeva per la Tigre il nollro Giobbe , quali riprendendolo di vizio di
varietà ; per lo rugghiare del Leone il terrore di quello uomo ; per la voce
della Leone fili lo (parlare della moglie ; per li demi difiipati de’ catelli de’ Leo-
ni, la voracità de" figliuoli, che era venuta meno. Per la qual cofa quelli amici,
che con fuperbia volevano correggere , bene gli riprende la divina fontenzia,
dicendo : non avete parlato dinanzi a me dirittamente , come il mio fervo Giobbe Job. }2.p.
Si Ma

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;

l+o LIBRO P. DE' MORALI


n. Ma ben mi pare, che fia qui da vedere, come è , che 1’ A portolo Paoli»
con tanta autorità parlava in quella forma , fe tal maniera di parlare è da
Dio tanto riprcfa ? onde fon parole d’ Elifazo quel che erto fcrive a quelli di
~l.Cer.ip. Corinto
, dicendo ficcome fcritto ò : io comprenderò i favf.-nelf ajìuzia loro :
:

Adunque come diremo noi , che fia mal detto quello, che 1' Aixiftolo per
fua autorità conferma ? ovvero come portiamo noi dire , che per io tcilimo-
nio di Paolo fia ben fatto quello , che per se medefimo la fentenza divina ha
determinato per cola ingiutla ? Ma fe noi contidcriarao ben fottilmente le pa-
role di Dio , vedremo , eome tali fentenzie tra loro ne fono diverte Vedi ebe .

avendo il Signore detto non avete parlato dirittamente dinanzi a me : di prefente


:

foggiugne Siccome il mio fervo Giobbe Per quello detto fi dimollra , che ne’
-.
.

loro fermoni ben fono alquante cofe diritte , ma per rispetto delle migliori fo-
no da quelle avanzate . Onde tra l’ altre cofe , le quali dicono fenza ragione , e-
giino dicono molte forti fentenzie al beato Giobbe ; ma per rifpctto de piu forti
detti , perdono la virtù della fortezza loro Mirabili cofe fono molte di quelle,
.

le quali erti dicono , fenon fortino dette nell’ avveriità di quello fanto ; onde
ben fono grandi in loro medefimc ma perocché con tali parole vogliono
:

ferire quello giullo , fi può dire


,
che erte perdono la virtù di tal grandezza;
perocché in vano fi manda la factta per ferire la dura pietra , dalla quale
uclla rintuzzata ritorna addietro Adunqufe comeche i detti di quelli amici
.

?iano in alcuna parte forti e virtuofi , nientedimeno percqtendo la forte vi-


ra di quello fanto «omo , rintuzzano la punta della fottilità. loro Adunque .

perocché tali fermoni in loro medefimi fono grandi c alti , ma pertanto


non fi dovevano prendere contro al beato Giobbe ; pero ben dice 1 Apollo- ’

Io , che confiderando la virtù di quelle cole , con autorità parla E Quel font- .

ano giudice , pertanto che lòn dette incautamente , pero le riprende per la
qualità di chi le dice Ma pertanto che di fopra detto abbiamo , che qpe«
.

Iti amici del beato Giobbe tenevano fimilitudine degli eretici , invellignia-
mo un poco , come le loro parole agli eretici fi confacciano Ben vedi , che .

quelli molte cofe fentono dirittamente , c nientedimeno tra quelle cofe tra-
lcorrono in cofe perverfe Certo che quella è proprietà degli eretici di me-
.

fcolarc il bene col male , acciocché piu agevolmente ingannino l’uditore:


perocché fe fempre diccttino male, torto farebbe conofciuta la pravità loro,
e così non potrebbono far credere quello che volertino . E ancora fe fempre
avertuto f intendimento diritto , certo già non farebbono eretici . E cosi per
ingannare avendo 1’ uno , e 1’ altro , corrompono il bene pel male , e lotto
alquanti beni nafeondono i mali , perche fiano creduti come quello , che :

vuol dapj a bere il veleno , prima unge un poco la fotnmità del vafello di
mele : per la qual cofa guidando 1’ uomo nella prima giunta quello , che è
dolce , pertanto ancora bee quello , che in tal beveraggio è mortale . In tal
maniera fanno -gli eretici , che mefcolano i buoni detti , e i rei ; acciocché
inoltrando il bene , traggano a se gli uditori , e apprertò mcfcolando con ef-
fe) il male . fegretamente gli corrompano Ma pure alcuna volta per la pre-
.

dicazione aella fanta Chiefa fi correggono , e partonfi da quello loro perver-


rò intendimento; onde appretto leggiamo, che gli amici di Giobbe il facri-
ficio della loto riconciliazione rimettono nelle mani di Giobbe , acciocché
fiano ridotti in grazia del fupemo giudice i quali ben furono lignificati
:

nell’ Evangelio per que’ dicci lebrofi fanati . Tu vedi nella lebra , che parte
della cotenna diventa roda,
e parte ne rimane ne! fuo colore fano Chiaramente .

s’ intendono per ciò gli eretici, i quali mcfcolando le cofe diritte colle ree,
cuoprono il colore (ano con diverfe macule Per la qual cofa ben gridano .

Lue. 17.IJ quelli cotali per efler fanati, dicendo Città comandatene , &c. veramente
:

volendo fignificare , come etti avevano errato nelle loro parole , chiamando
umil-

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,,

DI S. GREGORIO. » 4»
cheti-
nmitmente : Giesà comandatele della fanità . Quefti cotali di prefente ,

tornano al conofcimento comandatore , di prefente ritornano alla ibr-


di tale
ma della falute . Ma perocché un poco troppo abbiamo prolungato le efpofi-
zioni del principio del parlare di quelli amici , or conluieriamo fottilmetite
le parole loro Odi come fegue : Rifpcfe Elifaz tremarne , e dijjc : Je noi ti Job..4.1.
.

tommeeremo a parlare , forfè tu lo riceverai molefornente . v * y


Già di fopra abbiamo detto quello , che per quelli nomi s intende . A- 12.
dunque per follo venire a quello , che (pollo non abbiamo , lafciamo Ilare dt
replicare quello, che prima dicemmo .Quello adunque è prima da intendere,
che quegli , che tengono forma d'eretici , prima cominciano a parlare con dol-
cozza , dicendo : Se noi ti corninecremo a parlare , forfè tu lo riceverai molefia-
mente Temono quefti eretici di non aiperare nel
.
principio del parlare gli
uditori , acciocché piu attentamen te gli odano e sforzami di non fargli ave-
:

re triftizia per comprendere dipoi la negligenza loro e quali Tempre fono :

parole di lulìnghc quelle che elfi cominciano e parole d afprezza quelle ,


, ,

che eglino appretto Soggiungono E pero gli amici di Giobbe prima comin-
.

ciano con raverenza e manfuetudine , ficcome le radici delle fpine fono te-
nere , e nientedimeno di tal tenerezza producono fpine , che pungono . Se-
gue appretto : Ma il fermane conceputo chi potrebbe tenere ? Noi troviamo tre
maniere d' uomini i quali in diverte loro proprietadi tra loro fi difcordanoj
,

perocché alquanti fono , i quali dentro da se concepono cofe inique . c dipoi


dah parlare per nulla virtù di filenzio fi riilringono . Altri fono che ben con-
cepono male ; ma pure con gran virtù di filenzio fi rillrmgono . E altri fo-
no , i quali fono si fortificati per ufo di virtù , e a tanta eccellenza fono ve-
nuti , cne dentro da loro nefluna cofa perverta concepono , della quale etti
con filenzio fi debbano rifrenare. E ben fi mollra nel noftro tetto di quale
‘ordine fia quefto Elifaz , che dice , che’l fermone conceputo non può tenere.
Vedi che per opera fi dimoftra nel parlare la fua offefa ; imperciocché già non
direbbe , che non potette ritenere quelle parole , che etto avea conccpu-
te fenon antivedere che per quelle debbo ferire il prottimo fuo . I buoni
, ,

uomini cof freno del confidilo fi ritengono dallo sboccare del parlare, accioc-
ché forfè incautamente parlando non noiattòno la cofcienza degli uditori.
Onde bei» fu detto per Salamonc quello , che dà via ali acqua , e capo dt villa- Prov.fi
:

nie-. Allora fi dà via all’acqua, quando l’uomo sfrena la lingua fua ma 14. :

chi dà la via all’acqua , è capo di villanie ; perocché dalla incontinenza della


lingua procede il principio di molte difeordie Ma i rei uomini liccomc fo-
.

no leggieri d’intendimento, cosi fono sboccati di parlare e quello che dal- :

la loro leggiere cofcienza conceputo è , di prefente la levità della lingua u


palefa di (uori . Onde vedi , che Elifaz per opera mottra quello , che etto difpe-
*
ratamente fenta di tutti onde ditte : il conceputo fermone , chi potrà tenere
;

Apprettò fegue : ecco che motti fono flati da tc amarneftrati hai fortificare le
le f,moc-
mani laffc : i tuoi fermoni homo confortato i deboli , e hai confortate
thia y che tremavano . Se in quello noi guardiamo il tetto delia ìilona , gran-
de è la utilità del lettore : che volendo gli amici di Giobbe dirgli villania
forte
lì cominciano dalla lode della virtù fua . Nullo teftimomo è tanto
quanto quello di colui che sforzandoli di fare ingiuria , dice cofe da lauda-
,
re . Or penfiamo di quanta eccellenzia era quefto uomo , che tra tante lol-
lecitudim della cafa fua , tra sì varie occupazioni di guardare le fue fultan-
7Ìc , tra la morte de’ figliuoli , tra tante lue fatiche fi dà ad informare al-
trui , come ad ammacftrare- gli uditori , a fortificare gli affaticati , e
a confermare i deboli . E cosi bene fi efercitava nelle cofe domeniche ;
ma nientedimeno come libero intendeva a dimoftrare la vera dottrina , di-
fponeva le cofe temporali , c predicava le cofe eterne : moilrava a quegli

— —
,

t4* LIBRO
V. DE' MORALI
che volevano ben vivere , con opera la dirittura della vita , e col fuo fermo*
il- ne* la infondeva negli orecchi degli uditori Ma vedi maledizione degli uo-
.

mini peryerfi , che dicendo le virtù de’giuili , appreso le riducono per argo-
mento di peccato Onde vedi che Ehfaz quindi prende il cagione di ri-
.

prendere Giobbe , donde prima l’aveva incominciato a lodare Odi come app .

preflò fegue :Mi era ì vertuta fopra di te la piaga , e fei venuti, meno : batti
tocco , e lei conturbato In due maniere fi sforzano i pcrverfi di maculare la
.

virtù de’ buoni , o riprendergli di mal parlare , ovvero che non fervano per
opera quel bene , che dicono Onde vedi , che ’l noltro beato Giobbe , giu
.

approdo è riprefo del parlar fuo : e qui è riprefo , che avendo ben detto t
non lerva quello , di che egli avea ammaellrato altrui Adunque vedi , che
.

dagl'iniqui alcuna volta fi riprende il parlare, alcuna f operazione de’ buoni.


Ma vedi , che prima è lodato il noltro Giobbe della virtù della lingua , e ap-
prodò fi dolgono della infirmili della vita Odi maligna proprietà degl’ ini-
.

qui , che per non parere pubblicamente rei , alcuna volta lodano le virtù de'
giulti , vcegendole eder manifede Ma come di fopra dicemmo , pertanto
.

tutto quello dicono , per piu chiaramente poterlo incolpare e quando lo ri-
:

prendono d’ alcun difetto , tanto piu pare , che debbia loro clì'er creduto
quanto piu divotamente pare , che abbiano lodare alcune lue virtù . E fpefle
volte odi proprietà degl’ iniqui , che quelle virtù , le quali elfi prima difpre-
giano , veggendole ne buoni , approdo poi con maraviglia le confidcrano ,
come perdute . Onde quello Elilaz volendo affermare , che tali virtù del fan-
to Giobbe liano perdute , pertanto contandole per ordine , odi appiedò , co-
me foggiugne il timor tuo . la fortezza tua , c la perfezione delle vie tue Tut-
: .

to qudto foggiugne a quella fentenza di fopra detta . Or vedi adunque , che


dice , che ogni tua virtù è perita, pertanto che riprende Giobbe d’ edere tur-
bato per tanti flagelli . Ma bene è qui da confiderare una cola , che benché
quello dica male , pure narra fi ordine delle virtudi Onde vedi , che per
.

quattro gradi diilinte la vita del beato Giobbe , raccontando le virtù fue ,
loggiungendo la fortezza al tintore , e alla fortezza la pazienza , c apprdfo
la pazienza la perfezione .
Il principio della via di Dio è il timore , donde poi procede la fortezza.
Ed è quella via tutta per contrario a quella del fecolo che come nella via del
:

fecolo il timore genera debilita , così nella via d’ Iddio il timore genera for-
erei up terza Tellimonia queflo Salamene dove dice nel timore di Dio è la fidanza
. :

*6 . della fortezza E certo pertanto diciamo noi , che al timore di Dio è inne-
.

llara la fortezza perocché fenza dubbio tanto piu virtuofamentc difpregia la


:

mente noflra gli (paventi delle cofe temporali , quanto ella piu veramente
per timore fottomctte fe all’autore di queUe , Ed eifendo la mente fermata
in queflo timore di Dio , certamente niente truova di quelle cofe di fuola ,
di che ella debbe temere ; perocché effondo ella con diritto timore congiun-
ta al Creator d’ ogni colà , allora con una podcllù fingulare è da ogni cof»
fopra polla. Appretto la fortezza non fi dimoltra fenon nelle avverfitadi e :

pero vedi., che incontanente dopo la fortezza aggiunfe la pazienza ; perocché


tanto piu veramente dimollra ciafcheduno d’ avere avuto fortezza , quanto
piu robuliamcntc (ottiene gli altrui mali . Poco forte fi puotc nominare quel-
lo , che è abbattuto dalla iniquità altrui , perocché queflo i ferito , e atterra-
to dal coltello della pufillanimirù fua Appreflò perocché della pazienza naie*
.

la perfezione , vedi , che di prefcntc dopo la pazienza foggiugne la perfezione


delle vie : perocché quello e veramente perfetto , il quafe non é impaziente
14. intorno alla imperfezione del proflìrao Vedi quello io voglio dire: quello
.

che non può fotìenerc la imperfezione altrui , c di quella è impaziente , ve-


ramente egli è a se mede-lime tcllimonio , che ancora poo i venuto a vera
pet-

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bis. Gregorio. hj
Perfezione Odi come pertanto la verità predicava nell’Evangelio: Nella v>-
.

flra pazienta voi poffedeute l' anime voftre . E che è Jojfederc l' ariana fua ,
fenon vivere perfettamente in tutte le cofc , e avere fignoria di tutti i mo-
vimenti della mente [*r la fortezza della virtù ? Adunque quello , che vive
in pazienza , poffiede l’anima fua perocché ne divien forte contro a tutte le
:

ayverfitadi , vincendo in quello se medefimo E vedi novitade di virtude , che


.

vincendofi r uomo in quello modo , chiaramente fi dimollra non edere vin-


to , perocché vincendo egli la volonth fua, s’apparecchia a non potere e (Ter
vinto dalle cofe contrarie . Ma
perocché Èlifaz , come abbiamo veduto , a-
vea riprel'o Giobbe , moilrando ai correggerlo ; appretto quali per modo di
conforto, odi come foggiugne : Ricordati , frugo , quale innocente per) mai ,
ovviamente quando mai furono disfatti i buoni ? Ufanza è degli eretici , i qua-
li di fopra erano lignificati per gli amici di Giobbe , e così ancora è co.ìumc
di tutti i rei , che come citi riprendono difordinararnente , così ancora con-
fortano altrui in maniera da riprendere affli ; onde dice : Quale innocente pe-
ri mai , oweramentc quando mai furono disfatti i buoni ? Certamente fpefTe
volte perdiamo gl’ innocenti , e i giudi fono disfatti del tutto ; ma pertanto
fono (erbari a quella gloria eterna Che fe nullo innocente pende , già il
.

Profeta non direbbe il giu fio è perito , e neffuno è , che queflo confidert
: E fe .

Iddio non traelfe a se i buoni , già la Sapienza non arebbe detto dell’ uomo
Sap.4 . 1 ,
giullo egli è rapito , accioeehe la malizia non mutaffe
:
f intelletto fuo E fe i .

giudi non fu di no alcuna volta percodì di correzione , già non arebbe predetto
1 Apollolo Pietro : tempo è
,
che V giudirio cornimi dalla caj'a d' Iddio Quegli Prrr.4.17.
.

adunque fono veramente diritti e buoni , i quali per amore di quella eterna
patria fono apparecchiati a tutte 1’ avveri! r'a della vita pretcnte quegli
. Ma,
che temono di follencre in quedo mondo l’ awerlirade per amore de’ beni
eterni , certamente quelli cotali non fono diritti . Ma
Elifaz in quede parole
non fi penfa , che i rei fiano disfatti , nè che gl’ innocenti perifeano ^ peroc-
ché fptìOfe volte quelli, i quali fervono a Dio, non per ilperanza di gloria
«terna , Ptw per amore di retribuzione temporale , immaginano a se m;dcfi-
mi quello , che edi domandano in loro , profumcndo d ammaedrare altrui :

e predicando la ficurtà delle cofc terrene , con tutte loro fatiche modrano,
che fia quello , che etti amano . Odi come foggiugne innanzi piuttojìo ho ve- :

duti coloro , che operano iniquità


, e feminano
dolori , e quegli ricclgom , Jbjicm,-
do là Sentenzia et Iddio effe r periti e drillo fpirito della ira fua effrre confu
, ,
man Seminate dolori non è altro , fenon dir cofe di froda e mietere , ov-
.
:

veramente ricogliere dolori non è altro , fenon per tal parlare venire ad ef-
fetto del male . Oweramentc diremo che quegli feminano dolori , che ado-
,
perano cofe perverfe , e quegli “mietono ,. i quali di tali perverfiradi fono pu-
niti i e il fnitto del dolore è la retribuzione della dannazione . Bene è vero,
che per quello , che poi fegue , quegli , che feminano c mietono i dolori ,
fono conlumati dallo fpirito dell’ira d’iddio . Quello mietere del dolore chia-
ramente fi dimodra , che da non tanto la pena del peccato , ma ancora la
perfezione d’ elfo : perocché per lo fpirito della ira d’ Iddio è foggiunta la
pena di tale ricolta .

Adunque i rei in quedo mondo feminano dolori , e dolori ricolgono :

perocché prima adoperano cofc inique, e appretto in tale iniquità fono pro-
fperati , ficcome dell’ iniquo fu detto per lo Salmida : Corrette fono le vie fue Pfal. 10.5,
•f ogni tempo : i tuoi giudici fon rimoffi della faccia fua : e farà fignore de' ni- *
7
min juci . E appretto poi di quello mededmo foggiugne : Sotto la lingua fua
fatica , e dolore .E pero quedo tale dolor femina , c dolore ricoglie, quando
per tali perverfiradi crcfce temporalmente . Come
adunque per fenrenzia di
Dio perifeono quegli che lungo tempo Ipette volte durano nelle profperità
,
loro,
Ì44 L 1 B R O’ V. D •£’ AI 0 R A L V
Pfti.-jt.’). j de’ quali ancora per lo Salmifta fu detto
oro Quefli non fato tra le fatiche
:
?
degli uomini
,
e con gli uomini non faranno flagellati pertanto ancora ditte il
Jrrcm. 12. Profeta Geremia perche Ut via de' malvagi è jrofpcrata
: fcritto è in una . Ma
t- altra parte: tl Signore è paziente pagatore. E pero fpeffe volte folliene colo-
faV.5.4. ro , i quali poi danna etemalmente .
Alcuna volta Iddio percuote torto i malvagi e quello fajper foccorrere :

torto alla pufillanimità degl’ innocenti . E così vedi , che fpeffo lafcia il Si-
gnore foprallare gl’ iniqui , acciocché per quello la vita de’ giufti ila piu pur-
gata E alcuna volta lenza indugio alcuno gli punilce , acciocché confermi
.

per tal giudicio della lor morte i cuori degl innocenti Onde le Iddio in .

quello mondo pervoteffe tutti quegli . i quali adoperano male . chi farebbe
quello , al quale erto dipoi delle quel finale e ultimo giudicio ì E ancora fe
nell'uno in quella prelente vita folle da lui percoifo , quale crederebbe , clic
Iddio curafte quelle cole umane ? Adunque vedi , che alcuna volta Iddio to-
rto percuote i peccatori per moilrare , che non lafcia i mali impuniti : e al-
cuna volta affai gli folliene per dimollrar loro a che giudicio egli gli riferva.
Quella punizione , ovveramente llerminio degl’ iniqui , comeche in quello le-
ccio in tutti generalmente non fu vero , lenza dubbio fi verifica della mag-
gior parte . Ma
allora fi verificherà in tutto , quando la loro iniquitade non
riceverà piu indugio . E in quello modo polliamo noi ancora meglio inten-
dere quello che detto è di fopra , che nè l’innocente perifee , nè 1’ uo-
mo diritto è disfatto . Che fe 1’ uomo innocente in quella vita è tormen-
tato carnalmente , pertanto nel cofpctto di quell’ eterno giudice gli è nfcr-
vata la vera falute E quelli , i quali feminano dolori , e micntongli , di-
.

ce , che per lo fatare di Dio perti'cono : perocché quanto piu profperitade


hanno in quefto mondo nella iniquità loro , tanto piu duramente faranno af-
flitti nella feguente dannazione . Ma
pcrtantocche prima dice ricordati , fi di-
mollra , che Elifazo voglia piuttollo riducere a memoria le cofe pallate , che
annunziare le future . Ma
meglio arebbe detto , le averte dimotlrato quello
nell’ ultimo giudicio . Ma
quefto che dice , che Iddio Jotf>a , non è da parti-
re , che piu (òttilmcntc non fia eliminato Tu
vedi , che nel fofaiare noi pri-
.

ma tiriamo l’aere di fuori dentro da noi e apprettò di fuori io rimandiamo.


-,

E pertanto portiamo noi dire , che Iddio foni, perocché dalle noflrcopcrc
di fuori egli concepe dentro da se il configlio del giufto giudicio : e apprettò
da! configlio dentro manda di fuori la fentenzia della giufta dannazione . À-
dttnque ben dice , che quegli , i quali feminano dolori , pcrifcoóp per lo folfiare
d’ Iddio: perocché per le petverle cofe, le quali erti adoperano di fuori , di-
rittamente fono percoffi dal fegreto giudicio fuo perocché dopo, {al ron- . Ma
fiare feguira la turbazione dell' ira , puoifi angora pct quello foffiarc intende-
re la infiammazione dell’ tra verfo il peccatore. Noi veggiamo in noi rac-
defimi , quando noi ci adiriamo , che nei iìamo tutti infiati di fpirito di-furore}
e pero volendo il nollro tefto dimoftrare Iddio commorto a vendetta , dice :
adirandoli folfta . Ma
io non vorrei , che tal modo di parlare ti generante er-
rori Io non dico , che quello , che è di fua natura Tempre immutabile , ri-
.

ceve in se mutazione alcuna . Ma


dico , che dopo la molta pazienza volendo
Iddio giudicare il peccatore, allora egli, che e Tempre in se medefimo e
quieto e tranquillo , pare a quello , che è giudicato , turbido , e adirato . Ma
tornando al noftnò fello , dipoiche Eiifaz quali con una clemenza ha ammo-
nito il Tanto Giobbe , dii come appreffo leggi ug ne parole d’ aperta ripren-
fione , dicendo il rugghio del Leone
: e la voce della Leone (fa. ,(i denti de'
,

catelli de' Leoni fato attr'ttc.ti Che diremo noi , che etto intenda per lo rug-
.

ghio del Leone . fenon , come prima dicemmo , la leverità del giudice ? Che
per la voce della Leonefai , fenoo il fuperchio parlare della moglie ? Che per
li dep-
,

DJ S. GREGORIO.
fi denti de Leoni , fenon la voracità de’ figliuoli ? Sai , che i figliuoji
catelli de'
morirono nel convito , c
pertanto furono ben Tonificati per li denti nitritati .
Le quali tutte cole vuole dimoflrarc Elifazo , che giuflamente fieno adivenu-
te , dicendo , che il rugghio elei Lione , e ancora dice , che la voce della Leo-
ne ffa , c i denti de' catelli de' Leoni fono attutati . Ma
ancora piu duramente
lo riprende quando foggiugne : la Tigre i perita , perocché non aveva Preda t
e i catelli de Leoni fino elitifati . Per la Tigre non volle Elifaz intendere al-
*

tro ,
fenon il nollro Giobbe , volendo fotto quello nome notarlo di macula
di varietà , ovvero di vizj . o di fimulazione .

Simulatore è quello , che di fuor dimollra altro che non è dentro da se


conceputo . E veramente ogni fimulatore pertanto che vuole apparere buono,
e diritto , non fi dimollra del tutto mondo Onde fi dimollra per ipocrifia.
.

dlerc virtudiofo , e dentro da se ha nafeofe fcelcritadi , e vizj aliai quali : i

a modo di Tigre lo dimollrano variato di diverfi colori . Puotc chiaramente


ogni ipocrito efler chiamato Tigre, perocché fotto fimulazione di virtudi
molira il color netto ; ma per la ofeurità de’ vizj ,
poi tal colore è variaro
i quali vi fono interporti Onde fpefle volte vantandofi T ipocrito di cartita-
.

dc ha in se la bruttura dell’ avarizia ; fpefle volte mollrandofi bello di virtù


di larghezza , è imbrattato di macula di iufluria ; fpclTe volte vellcndofi lui
di callità , c di larghezza , forto zelo di giuftizia è offufearo di durezza , c
di crudeltade ; fpefle volte fi verte di tutte quelle virtudi , c appretto è ma-
culato di oicurità di fuperbia . E così per quella mifchiatura di vizj T ipocrito
non ha il color puro
in se onde ben può cfler nominato Tigre variata di
:

colori . quella Tigre prende la preda , perche l’ ipocrito ufurpa a se mede-


E
fimo favore umano . Onde quello , che fi leva in fuperbia per
la gloria del
laude umana, fi pafce
di tal gloria , quali come d’una preda rapita . E puof-
fi la laude degl’ipocriti
degnamente chiamar preda . Certamente preda fi può
dire , quando T uomo per forza toglie quello, che è d’ altrui . Quello fa be-
ne r ipocrito , il quale fotto fpczic di virtude fi prende la laude de’ virtuofi,
c così veramente toglie quello , che è d' altrui . Adunque quello FJifaz pe-
rocché al tempo delle profpcrità aveva conofciuto in Giobbe molte virtudi
crcdevafi ora , feguendo la pcrcuflionc , che tali virtù egli avelie mofirate
per ipocrifia , dicendo : la Tigre è perita . perocché non aveva pr-tìa ; come
diceflc apertamente : la varietà della fimulazione , ovveramente la infingardia
è morta perocché le lufinghc delle laude tue fono tolte via , e la tua ipocri-
:

fia non ha preda : perocché , eflendo pcrcofl'o da Iddio , già non


ha piu i fa-
vori umani- .....
Nella traslazione de fettanta Interpreti non dice: la Tigre ; ma dice: «
,

Mirmicolcone i patto , perocché non aveva preda : Il Mirmicolcone è uno ani-


male piccoliffimo , nimico delle formiche , e rta quello animale fotto la
polvere per impacciare , c uccidere le formiche , le quali fono intente al-
le loro granella . Mirmicolcone in lingua latina non & altro a dire , fe-
ron Leone delle formiche , ovvero piu chiaramente formica , c Leone .
Ben dirittamente può eflerc detto formica , c Leone perocché per rifpetto:

degli altri animali volatili . ovvero d’ ogni altro animale minuto fi può dire
formica ; ma per rifpetto delle formiche , alle quali egli è nimico , è degna-
mente chiamato Leone, perocché come Leone tutte T uccide , e divora.
Ma dagli altri volatili è divorato , comò formica . Or dicendo Elifaz , fecon-
do T altra traslazione il Mirmicolcone è
:
Perito : che altro fuona quello ,

fenon che fotto nome di Mirmicoleone vuole riprendere nel fanto Giobbe la
paura , e l’ ardimento fuo ? come fe apertamente dicefle non ingiurtamentc :

lei pernotto, perocché contro agli eretici lei fiato timido , e contro a’ Riddi-

ti lei flato ardito ; come ancora piu aperto diceflc


contro a’ femplici fupcr-
:

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. ,

* 4<s libro r. dimorali


bo. Ma quello Mirmicoleone non ha piu preda, perocché la tua timida fuperbia
eflendo gravata d’ avvertirà , non può piu nuocere altrui. Ma
pertantocche
detto abbiamo , che gli amici del beato Giobbe tengono fimilitudine degli
eretici ; di neceftità è , che quelle medefimc parole di Elifaz noi dimotlria-
mo ,
come ti debbiano intendere fpiritual mente .
Il ruggito del Leone , e la voce della Leoneffa , e i denti de’ catelli de'
Leoni fimo attrìtati Pertantocche la natura di ciafcheduna cofa è comporta
.

di cofe diverfe pero nella fanti Scrittura ogni cofa può lecitamente figura-
:

re cofc diverfe Verbi grazia il Lione ha in se virtù di fortezza , e ha in


.

se crudeltà. Adunque per la virtù fila lignifica il noftro Signore e per la


,
crudeltà fua alcuna volta fignifica il demonio . Che egli lignifichi il noltro
Apo'- SS- Signore , odi come è fcritto il Lione ha vinto della tribù di Giuda , radice
:

Pctr-i,. 8. di David E per contrario , in fignificazione del demonio è fcritto : Il voftro


.

avverfitrio , come Leone , che rugghi . va dattorno cercando cui egli (offa divorare.
Ancora per Io nome della Leonella alcuna volta li difegna la lanta Chiefa
alcuna volta la Babilonia Onde pertanto che la Chiefa è ardita contro alle cofe
.

avverfe , pertanto può erter detta LeonefTa , ticcome per le parole medefime
del noltro Giobbe li pruova , il quale volendo dimollrare la Giudea abban-
donata dalla Chiefa , dice non ì hanno gravata i figliuoli de' mercatanti , e
:

non fafisò per effa la Leoneffa Alcuna volta per Io nome della Leonerta s’ in-
.

tende la città di guelfo mondo , cioè Babilonia , ovvero confufione la qua-


:

le per la grandillima crudeltà fua incrudelifce contro alla vita degl'innocen-


ti: la quale accompagnandoti coll'antico nimico , quali come con un crude-
liftimo Leone , riceve in se feme di perverta iftigazione , e genera di s*
figliuoli a fua fimilitudine , quali come crudeli catelli I catelli de’ Leoni fo-
.

no ciafcuno uomo iniquo , generato a vita iniqua dell’ errore di quegli ini-
qui (piriti . E quelli malvagi tutti infieme fanno la città di Babilonia e =

ciafcheduno di loro può erter detto figliuolo di Babilonia , quali non come
Leonella , ma ficcome i catelli della Leonella perocché come Lione è det-
:

ta tutta la Chiefa infieme , i figliuoli chiafchedun fanto ; così i figliuo-


li di Babilonia fono ciafcheduno iniquo : c tutti i rei infieme fono detti Ba-
bilonia .
_

Ma i fanti uomini in mcntrecche fono in quella prefente vita , folleci-


tamentc intendono alla guardia di loro medefimi , acciocché il Leone con le
fue infidie non gli porta rapire; cioè che l’antico noltro nimico folto alcuna
fimilitudine di virtù non gli uccida Apprettò fono intenti , che la voce del-
.

la Leonella non rifuoni negli orecchi loro ; cioè che la gloria della Babillo-
nia non gli rimuova dalla gloria della patria celeftiale . Sono intenti ancorai
che i denti de’ catelli non gli mordano ; cioè che le lufinghe de’ rei uomini
non portano crefcere ne’ cuori loro . Ma
gli eretici tutto per Io contrario :
che già pare loro eller ficuri della fantità loro , perocché fi credono avere
avanzato ogni cofa per li meriti della vita loro : per la qual cofa dice il rug- :

ghiare del Leone , e la voce della Leone/fa , e i denti de' catelli de' Leoni ,
fono attritati ; come dicefle apertamente noi pertanto non fiamo flabellati,
:

perocché per li meriti della noftra vita abbiamo vinta la forza dell antico
nimico , e la cupidità della gloria terrena , e le lufinghe de gli uomini ini-
qui . Onde apprettò ancora foggiugne La Tigre è Perita , perocché non aveva
:

preda . 1 catelli de' Leoni fono diffìpati Prima lo chiamò Leone ; e ora ripe-
tendo , lo chiama Tigre Saper dobbiamo che il nortro nimico Satan per la
.

fua crudeltà è nominato Leone , e per la varietà delle molte fue afturie de-
gnamente può etter detto Tigre ; perocché molte volte ci fi moftra così dan-
nato , come elfo è ; alcuna volta ci fi moftra in figura d’ Angelo di luce ; ora
mettendoci terrore ci conduce in colpa ; ora con fue lufinghe c’induce a vizj j
alcu-

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, -

DI S. GREGORIO. Ufi
alcuna volti ne’ fuoi inganni fi nafconde fono fpezie di virtude . Bene adun;
que quefta fiera belila degnamente è nominata Tigre la quale è varia di

tanti colori : Ja quale fecondo la traslazione dc’fettanta interpreti , come det-


to abbiamo , è
nominata Mrrmicolconc : E la natura di quello piccolo anima-
le fi è folto la polvere , c d' uccidere le formiche , le quali
di nafconderfi
portano loro granella. Così veramente è la condizione' di quello Angelo
le
apollata : perocché cli'endo egli caduto di cielo in terra , sì fi storza d' atter-
rare nella via delle fante operazioni le menti de’ giulli , le quali in quelle
vogliono prender refezione , e cibo fpirituale ; e vincendole il nimico con
tante fue inlidie , incautamente fono morte , quali come formiche , le quali
portino le granella . Ma
ben è detto Mirmicoleone , cioè Leone , e formica :
perocché, ficcomc abbiamo detto , alle formiche egli è Leone , ma agli animali
volatili egli è formica . Così è veramente del nollro nimico : che ficcomc
egli è forte contro a quelli , che gli confentono ; così è debole contro a co-
loro , i quali collantemente refiilono alle tentazioni fue . Onde fe l’ uomo con-
iente agl' inganni fuoi , veramente non può refillere alle forze fue , come fe
futte un Leone . Ma
fe 1’ uomo non gli confente , allora egli è morto , co-
me formica . Adunque , fe bene attendi , vedi come ad alquanti egli è Lio-
ne , ad alquanti formica ; perocché le menti carnali non poflòno follenere la
crudeltà fua ma le menti fpirituali col piè della virtù loro calcano la fua
:

debilitarle . Gli eretici adunque , i quali infuperbifeono della profunzionc del-


la fantità loro ,
rallegrandoli ,
dicono : il Mirmicoleone , owcramcntc la Ti
e è perita , pertanto che non aveano prciLi come fe diceflero apertamente :
-,

f antico noltro avverfario niente ha preda in noi , perocché quanto alle po-
lire operazioni , già giace legato . Ma
vedi , che da capo ancora ripete il
nome della Tigre , ovveramente del Mirmicolcone : che di fopra aveva detto,
che il rugghio del Lione era attritato . (Quello pertanto , imperocché fpetto
volte noi veggiamo , che l’uomo con gaudio ripete quello , di che elio pren-
de allegrezza : e volentieri replica parole 1’ animo quando è allegro . Que-
llo veggiamo noi nel Salmilla , che fpefiè Volte con verace letizia ripete
che egli fi fente da Iddio c fiere efaudito . Odi come dice : il Signore ha efau- Pfal.6.?.
dita la voce del mio pianto : efaudito ha il Signore la prighiera mia : il Signore io.
ha ricevuta T orazione mia . Ma
vedi bene : i fanti uomini quando fi rallegra- 18 .
no effere fcampati d’ alcun duro pericolo , ancora in tale allegrezza temono
forte perocché benché elfi liano liberati d’ alcuna tempella , nientedimeno
;

fanno che erti fono nell’ onde di quello dubbiofo mare ; e in tal maniera fi
,

rallegrano , che lemure temono : c con tal maniera temono , che con fidu- .
eia di fperanza fi rallegrano Per la qual cofa ben diceva il Salmilla predet-
.

to Servite al Signore , e a lui rfuhate con tremore


:
Ma per lo contrario fan- Pfal.i.l
. i.

no coloro , i quali attendono folo a una fpezie di fantità di fuori : che quan-
do vincono alcun vizio , di prefente levano la niente loro in fuperbia , e per
quello quali fi gloriano della perfezione della vita loro . E vedendoli quelli
forfè ettcre fcampati da una tempella , niente fi ricordano , come elfi ancora
navicano in quello tempeilofo mare e penfanfi d’ aver vinto del tutto quel-
:

1' antico nollro avverfario . Pare loro , che ogni uomo fia difotto da loro ,
perocché fi penfano d’avanzar tutti in (àpienza e virtude onde apprettò odi, :

come foggiugne : Ma m
verità a me ì fiata detta la parola fegreta .
Ufanza è degli eretici dimollrar d’ avere udite cofe occulte per mettere
nelle menti degli uditori alcuna riverenzia delle loro predicazioni per la qual :

cofa vedi , che fegretamente predicano , acciocché la loro predicazione tanto


apparifea elfer piu fama , quanto ella pare piu occulta Quelli fchifano d’ave- .

re feienza comune con gli altri per non parere loro eguali . Sempre vanno
invelligando cofe nuove : le quali pertantocche gli altri aon fanno , allora nel
T a CO-

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a
. ,

i 48 libro v. dimorali
corpetto degli flolti fi danno gloria di fingularitli di feienza E quella fetenza .

inoltrano d' avere avuta occultamente , per farla pertanto parere a’ lcmplici
piu mirabile Onde nella fcrittura di Saltinone , quella femmina , per la
.

Prov. 9 ty quale s’ intendono gli uomini eretici odi coitle dice Le acque furtive dui
.
:
, ,
Jegrete , fono piu dolci , e 7 pane nafeofo è piu foave . Per la qual eofa nel no-
Uro telto ancora foggiugne E quafi furtivamente ricevettono le orecchie mie le
:

vene del mormorio Juo . le vene del mormorio,


Quegli ricevono furtivamente
i quali non vogliono in compagnia la grazia della feienza : e quelli certa-
Jo. 1 o.j mente non entrano per ufeio Odi 1’
il noftro Signore : quello , il quale non
.

entra nell ovile delle pecore per l ufeio


,
ma va dal fronde ,
quello i fare , e la-
drone Adunque quello riceve furtivamente le vene del mormorio divino
.

cioè della parola d Iddio ; il quale volendo ricevere la notizia della virtù fua,
lafcia Ilare fi entrata della pubblica predicazione
, e
folamente va cercando
fegrete entrate di perverfo intendimento . Ma
ancora perocché il furo e la-
drone , che vuole entrare per altra via , che per la ufata e pubblica , fempre
ama le tenebre , e ha in orrore la clariti del lume Odi come apprelfio dirit-
.

tamente ben foggiugne Nell orrore della vifione della notte Spelte volte egli
: .

adivienc quello degli eretici uomini , che sforzandoli eglino di dire cofc alte,
e (li medclimi danno di loro tellimonianza , che non dicono cofe vere .Nel-
la vilionc della notte vede fi uomo con dubbj ciocche vede . Adunque dicono,
che nell'orrore della vifione della notte eglino hanno ricevuta la luce del par-
lare di Dio : c cosi per mollrare agli altri cofe profonde , vedi che confettano,
che eglino medelimi appena l’hanno potute vedere . E di qui fi può compren-
dere ,
come potrebbono eflfer certe agli uditori quelle cofe , le quali eglino
con dubbio hanno vedute . Me’ ancora apprettò dimoilra la fuperbia di tale
iingularitìt di loro feienza , quando apprelfio foggiugne : Quando il fanno fuole
occupare gli uomini ; come le apertamente dicelfion quelli "eretici : quando gli
uomini dormono al baffo , noi continuamente vegghiamo ad intendere le cofe
di fopra ; perocché quelle cofe fono a noi manifelle al conofcimento delle
,
quali non fi poflòno elevare i lenti c pigri cuori degli altri . Come fe ancora
piu apertamente dicClfino : tutti gli altri dormono , dove noi vegghiamo con
tutta fi altezza del noltro intendimento . Ma guarda cautela che veggendofi !

quelli alcuna volta difpregiare da coloro , che gli odono , mollrano di teme-
re continuamente di quanto efii dicono Onde odi apprelfio , come fegue : La
.

paura , e 'I tremore m' ha tenuto : e tutte /’ offa mie fono fpaurite . Pcrtantochc
quelli vogliono , che la loro dottrina fi mollri ammirabile pero mollrano di
,
temere quello che elfi dicono . E conciofiacche meno fatica fia udire , che di-
re ; nientedimeno fono quelli corali arditi a parlare quelle cofe , le quali elfi
dicono , che appena poterono udire : per la qual cola ancora foggiugne e :

paffando lo fptrito dinanzi a me , s arricciarono 1 peli della carne mia ; fette di-
nanzi da me uno , il cui volto io non etmofeeva . Per mollrar bene quelli ere-
tici , che eglino abbiano conofciuto cola incomprcnlibile , non dicon che
licite , ma che palTaffc lo fpiriro dinanzi da loro E mollrano d'aver veduto
.

un volto feonofeiuto , per mollrar bene d’ eflcr conofciuti da colui , il quale


non può edere conofciuto da mente umana : dove ancora foggiugne : Sèna fi
come timi immagine dinanzi a gli occhi mici , e udj voci quafi tf un foave ven-
to . Spelte volte gli eretici fi mollrano a loro medelimi di vedere Iddio fotte»
alcuna fimilitudine , il quale eglino fpiritual mente non poffiono vedere : c di-
cono, che hanno udito la voce fua , come d’ un foave vento, per mollrar
ben d edere familiari a conofcere i fegrcri fuoi Onde già non predicano que*
.

lo che Dio dice palcfcmcntc , ma folo quello che edi dicono che fia loro
,
fjpirato fcgretamentc Quello tanto abbiamo noi detto per dimollrar lotto i
.

Sermoni d’ Eiifaz le propricudi degli uomini eretici . Ma pertantoche gli a-.


mici

Digitized t
.

Di
S. GREGORIO* Hs>
fatto uomo , fenon
mici del beato Giobbe già non farebbono amici di fi
avelfino mancamente imparata la venti ; da capo ancora confidcnamo piu

fotti! mente le predette, cofe , e veggiamo


come quel che fi d.ce .fono ingan-
fentono dirittamen e . 20.
no di verità , lì può dire veracemente da coloro , che
Egli è alcuna volta, che Rii eretici parlano
alcune cofe vere e protonde: non
per La contenzione del-
che 1 abbiano fapute da Iddio ; ma hannolc imparate
loro cofcien-
le fama Chiefa E quello lor Capere già non riducono a utilità di
.

zia ma pompa e mollra di faenza per la qual colà ben di-


piuttollo a :
,
mente molano di fa-
cono alcuna volta cofe profonde , ma nella loro vita
Adunque deputiamo un poco piu fornimento quanto abbiamo
di (opra
perle .

quali non hanno vita , ma parole di fetenzia ;


ov-
trafeorfo degli eretici, i

Giobbe quali fenza dubbio poterono del cono.ci-


vero di quelli amici di , ì

fperienza la quale clli parlavano ammaeltran-


mento avere quella
della verità ,

do acciocché così eliminando il parlare d Eli fu, noi polliamo conolcere


elfo in tale faenza non
;

di quanta faenza quello amico Elifaz folle , comeche


fervarte virai d' umiltade , togliendo a se
fpczialmentc il ben comune : onde
odi come dirti: in verità a me è fiata data la
: Ma pania 1
» P*'
’ ?"
invilitile figliuolo di Dio > del
rola Teoreta fi può dirittamente intendere
1

principio era la parola di Dio.


quale ben diire quell’ alta Aquila Giovanni : Nel
forte natcola quando foggiugnc : e la
t quella parola ben mollra egli , che ,

Qu^a
parola tanto fcgrrta al-
parola era appreffo Dio , e Dio era la parola
potenza di quell unigenito fi-
lora è detta alle menti de’ fedeli , quando la
gliuolo è manifcllata e aperta a’ credenti . Puoifi
ancora per quella parola fegre-
ta intendere il parlare della fpirazione fatta
dentro dall anima ; della quale
unzione Juà v animarJtra d ogni Jo.t.:
ancora dirte l’Apollolo Giovanni mede-fimo: L
1.27,

Quella lpirazionc fenza dubbio lollieva la mente


umana, quando clla e
cofa
temporali , e infiammala di
tocca di elfa , perocché atterra in lei i penfien
intantoehc alla mente la quale t cosi tocca , niente piace al-
defiderj eterni , ,
tutte le tentazioni della corruzione
tro , fenon le cofe celelliali ; e difpregu
ricevere nel cuo-
umana Adunque udir la parola nalcofa , non è altro fenon
.

fua , la quale certamente da


re il parlare del lanto fpirito , cioè la fpirazione
oeffuno li può faucre , fenon da colui, che la può avere Onde in quello
.

tl padre mio , erljo.i


parlar fegreto odi come dice la verità fomma
lo pregherà
: 4 1 S, .

egli vi darà un altro confala tare , il


quale fempre fila con ri : Perito di verità, f
il quale il mondo non può ricevere .
Ónde ficcome quello Paraclito , il quale c
detto un' altro confolatore della generazione
umana dopo afccnlione del 1

così tutti quegli , che fonp


nolìro mediatore , in se medeiimo è invifibile ;
folo le cofe mvilibi-
da lui ripieni del fuo dono, tutti fi bevano a dcliderare
Ma le menti focolari quanto di fuori fi
(fondono in defiderj di quelle co-
ii .

fe temporali , tanto piu nitringono il


fornimento del cuor, loro a ricevere
il dono di tal confolazione E pero pochillimi fono quelli , 1 quali fono
.

per tale purgazione fiano


purgati dalla bruttura de' defideri terreni , e che
aperti a ricevere il dono del fanto fpinto.
Pertanto dice , che quella t pa r
rola nafeofa , ovvero fegreta , perocché dalla
maggior parte degli uorqmi
niente è conofciuta ovvero :
ancora portiamo- dire ,
che quella fpirazione
del fanto fpirito pertanto fi può dir parola
nalcofa , perocché ben li può
eforimcre . E però quan-
dire , ma veramente con aperta parola non fi può
do la divina fpirazione fenza fuono di parola foìleva la mente noi tra , allora
tale fpinto,
udiamo noi la parola fegreta , la quale fecondo il parlare di

uà mo aire
Dio
*

quando
cne i orcu.uu* uti
la noltra mente
«««%
ò fpirata della fotoliti
• v j .
del
,
parlare
„ ‘i „
di ,

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1JO LIBRO y. DE' MORALI
all’anima , la quale fubito , e occultamente è da eda conofciuta Onde fe .

j’anima non fi nafconde da quelli defider; di fuori , giammai non può paf-
fare a’ beni dentro . E’ adunque 1’ anima nollra nalcola , acciocché oda e :

ode , acciocché lìa nafcofa Odi quello , eh’ io voglio dire . Quando
. ani- 1'

ma nollra è fottratta da quelle cole vifibili , allora comprende le invifibili:


ed elfendo appretto ripiena delle cole invilibtli , allora perfettamente difpre-
gia le vifibili . Ma una cola è qui da non pallate che vedi , che non dif-
:

le : E qunfi furtivamente ricevettero f orecchie mie il mormorio fuo ; ma le vene

del fuo mormorio . Il mormorio , ovveramente fecondo il noliro te Ilo par-


lando , il fufurro dell’ occulta parola , non è altro, le non il movimento
innanzi il parlare della fpirazione dentro all’ anima Le vene di tal mor-
.

morio , certamente non lono altro , fe non i principi delle cagioni , per le
quali tale fpirazione vien dentro della nollra mente onde allora polliamo
:

noi dire , che Iddio quali apra le vene del parlar fuo , quando fegretamente
ci fpira c dimollra in che modo eiro venga alle orecchie dell' intendimento
noltro.
In diverfi modi lìamo noi ammoniti da Dio : che alcuna volta ci a ru-
mor, ifee con amore , alcuna volta con timore . Alcuna volta ci dimollra,
quanta lia la viltà delle cole prefenti , elevando il noliro defiderio all’ amo-
re dell’ eterne Alcuna volta prima ci dimollra le cole eterne per inoltrarci
.

la viltà delle cole temporali Alcuna volta ci mamtdla i nollri mali per
.

moflrarci , come de’ mali altrui noi mcdefimi ci dobbiamo dolere Alcuna .

volta dinanzi a’ nollri occhi pone gli altrui mali per la qual cofa noi di-
:

vegnamo compunti delle noilre iniquità: c così mirabilmente della nollra


pravità ci corregge . Adunque a propofito , udire furtivamente le vene del
mormorio di Dio , non è altro , fe non fottilmente e fegretamente cono-
feere gli occulti modi della divina fpirazione di Dio ,
comechc tal mormo-
rio ovvero vene del mormorio noi polliamo ancora intendere in altra for-
,
ma Quello che mormora . ovvero fufurra , paria occultamente , e non
.

non cfprimc ; ma folo aflembra la voce perfetta . E così noi infino a tanto
che lìamo gravati dalla corruzione di quella carne , niente polliamo con-
prendere quella incommutabilità della divina potenza perfettamente, come
ella è perocché la villa della infirmità nollra non può patire Io lplcndor*
:

di quella eternità , che fopra di noi intollerabilmente rifplende . Adunque


quando il noflro onnipotente Creatore ci dimollra e vuole edere a noi ma-
nifeilato per le rimule delle contemplazioni , certamente non polliamo dire,
che elio apertamente con noi parli , ma che mormori , ovvero fufomi ; pe-
rocché avvegnaché etto non ci lì dimollri perfettamente , pure in alcuna
particella fi dimollra alia contemplativa mente . Ma quando apertamente la
darità fua fi farà rivelata , allora già niente mormorerà con noi , ma parle-
Jo.\6.i6. rà apertamente . E pertanto fai tu che dice la verità nell’ Evangelio ? lo vi
parlerò elei padre apertamente Odi ancora pertanto 1’ Apolìolo Paolo : Signe-
.

l.Ccr.tj.re, io ti conofcerò , ficcarne io fono conojciuto . E 1’ Apolìolo Giovanni Noi lo :

i j, vedremo, come efio è . Ma


ora nella prefente vita quello mormorio di Dio
inverfo noi ha tante vene , quante fono le cofe da Dio create ; perche ve-
dendo noi quelle cofe create , allor noi lìamo levati in conofcimento del
Creatore Perocché ficcome i’ acqua , che lentamente corre , è cercata per
.

le vene fue , acciocché pertanto piu largamente corra e tanto piu corre
:

abbandonatamente , quanto piu aperte vene truova ; Cosi noi vegnamo in


conofcimento di quella divinità per la confiderazione di quelle cole da eda
create Allora quafi ci apriamo noi le vene
. del mormorio fuo ; perocché per
le cofe , che noi veggiamo fatte , noi contempliamo la virtù del Fattore,
acciocché per quelle cofe manticlle ci fia manifello quello , che prima era
occul-

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DIE. GREGORIO. iji
occulto Adunque ben vedi , che non potendo comprendere Iddio , degna-
.

mente pertanto polliamo dire , che noi non udiamo la voce del mormorio
fuo che non (blamente lui , ma eziandio le cofe create non fiamo (ufficien-
:

tia confiderare perfettamente Per la qual cola ben dice Quafi furtivamen-
. :

f orecchio mio le vene del mormorio fuo Ma pertanto è da fapere ,


te ricevette . et.
che quanto la mente elevata piu altamente confiderà la virtù fua , tanto ef-
fendo atterrata piu teme la fua dirittura : per la qual cofa ben legue:
,
NeW orrore della L’ orrore della vilione della notte non
vi/ione della notte .

è altro , fe non il timore della occulta contemplazione . Perocché la mente


umana quanto piu alta è levata a confiderare le cofe eterne , tanto Piu te-
me , effondo fpaurita de’ fatti temporali . Che voglio io dire , non e altro
certo, fe non che 1' anima nolira tanto piu gravemente li fente colpevole,
quanto fi vede per adricto effer divifa da quel lume, che rifplcnde Copra
effa : per la qual cofa addiviene , che quando la mente è piu illuminata,
tanto piu teme , perche piu s' avvede quanto offa (ia difeordata dalla regola
della verità E odi gran cofa , che per tale fuo accrefcimento di virtù e di
.

(lato fpirituale . diviene timorofa quella mente, la quale prima fi penfava,


che nelfuna cola folle piu ficura E benché effa (ia molto crefeiuta in virtù,
.

non pertanto comprende di quella eternità alcuna cofa certa ; ma tutto


quanto vede , conofce Colo folto alcuna ombra d’ immaginazione onde ve- :

di , che è chiamata vilione di notte come di fopra abbiamo detto . Nel


,
tempo della notte noi veggiamo le cofe con dubbio ; ma il dì le conofcia-
mo con certanza chiaramente Adunque pertanto che in tale contemplazio-
.

ne di quell’ eterno fole ci s’ oppone il nuvolo della nolira corruzione , c per


la infirmiti de’ noflri occhi non ci può chiaramente apparire lo fplendor di
quello incommutabil lume ; però in quella vita polliamo dire , che noi ver-
giamo Iddio quafi come per una vifione di notte , quando fenza dubbio fia-
mo nella ofeurità di tale incerta contemplazione Ma bene attendi , che .

comcche la mente alcuna cofa piccola di Dio conofca , nientedimeno è que-


lla piccola parte a effa cofa tanto grande , che confiderandola tutta , diviene
in orrore e ammirazione grandiffima ; perocché a tali elevazioni fi fente del
tutto infufficiente , e tornando appreffo a se medefima , molto piu ardente-
mente ama quel fommo Autore , la cui dolcezza , eziandio ricevendola lot-
to quella ombra , effa appena può follenere Ma perocché a tanta altezza .

mai non può effer levata fe prima non rifrena quella furiofa turba de di-
,

letti carnali pertanto ben foggiugne


-, In quel tempo , che fuole il fanno oc-
:

cupare gli uomini Qualunque è quello , che intende alle occupazioni del
.

mondo , fi può dir quafi che vegghi . Ma quello . il quale addomanda la


pace dentro dell’ anima , fuggendo il remore di quello mondo , quello è co-
me chi dorme . Ma prima che innanzi procediamo è da fapere . che nella
fanta Scrittura figuratamente fi confiderà il fonno in tre modi Alcuna vol- .

ta per lo fonno s’ intende quella nolira morte corporale . Alcuna volta la


pigrizia del bene operare Alcuna volta la quiete della vita, quando 1’ uo-
.

mo fi Cottomene ogni defiderio terreno Odi quanto alla prima parte , co- i-Thefq,.

me dice 1’ Apollolo Paolo : Io non voglio , fratelli , che voi fate ignoranti di 12 -
coloro ,
che dormono . E appreffo fegue : l' Dio riducerà fico per Gesù Criflo
coloro ,
che hanno dormito . Appreffo per Io fonno alcuna volta s' intendeva
la «pigrizia ovvero negligenza
del bene adoperare Odi in quello 1’ Apollo- .
Rem. lj.
,
lo : Orache noi ci leviamo dal fonno
ì già , E ancora dice E ragghiate . :
n.
giuf amente non vogliate peccare cIntendcvafi per lo fonno alcuna volta la
.
i.Ccr.ij.
,

quiete della vita, ficcome dice la fpofa nella Cantica Io dormo , e'I mio : 54-
cuor vegghia ; imperocché quanto la Canta mente fi raffrena dal remore di Cani. i. j.

quelle concupifcenzc mondane , tanto piu veramente conofce le cofe den-


tro.

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.
1

. tj* LIBRO V. DE MORALI


» .
; c
fro tanfo meglio vcgghia dentro da se , quanto ella piu fi occulta dalle
occupazioni di fuori.
Cen. 28.1 1 £ quello certo ben fu figurato , quando Giacobbe dormì nella via ; del
uale leggiamo, che fi pofe al capo una pietra , e dormì : e nel Tonno vi-
3 e una Vaia dalla tema infino al Ciclo , e il Signore , che s] accoltavi ad
ella , e per quella gli Angeli falivano e fccndcvano fi dormire non è al-
.

tro , Te non attenerli dall’ amore delle cote temporali in quello corfo della
prefcntc vita . Dormire veramente non è altro , fc non cniuderc gli occhi
della mente a’ defiderj di quelle cote temporali , te quali quel noflro ingan-
.6. n atore aperte a’ primi nollri padri
,
quando dille : Ben fa Iddio , che qual
giorno voi ne mungerete , / apriranno eli occhi voflri . Per la qual cofa poco
apprettò foggiugne : La donna colfe di quel frutto , e mangiqnne , e dettene al
nutrito tuo . Adam ne mangiò , c di prefente furono aperti gli occhi d’amen-
due . Adunque ben vedi , che la colpa tiene gli occhi della concupifcenza
aperti , e la fanti innocenza gli tiene chiuli . Ora quanto alta vifione di
Giacob , che vuol dire , che quello lignifica la contemplazione che noi ab-
biamo a quegli cittadini della lupcrna patria , è queito in due modi , o con-
lìderandogli congiunti a quel fommo , ed eterno Autore : e queito lignifica
il lai ire ; ovvero quando per compatitone di carità , condilccndono alte in-

firmiti e mitene nollre : c queito s’ intende per lo feendere . Ma ben vo-


glio , che queito (ingutarmente coniìdcri , che quello nel Tonno vedeva gli
Angeli , il quale poneva il capo in (ulta pietra Quello non è altro , Te non
.

che quello vede bene nel Tuo Tonno gli Angeli Tanti , il quale Tcguita il Tuo
Redentore : onde porre il capo in Tutta pietra non è altro , fc non accodare
22. la noltra mente a Crilto . Per la qual cofa non lenza cagione dice , che po-
fe il capo in lòlla pietra , e dormì ; perocché ben Tono molti , che del tut-
to fono etenti dalle operazioni di quella vita , ma non pertanto fi levano in
contemplazione delle cote di lopra .
Quelli cotali ben fi può dire , che dor-
mano , ma non póflòno vedere i Tanti Angeli e quello adiviene , perche
:

non curano di tenere il capo in Tutta pietra , la quale è Crilto.


E per meglio dichiarare le cole predette , tu debbi l'apere che molti
fono , che fuggono 1’ operazioni mondane , ma pertanto non lì efcrcitano
in virtù alcune . Quelli non fi debbe dire , che dormano al modo fopradet-
to , ma piuttolto debbono ctter detti tenti e pigri . Quelli cotali non polfo-
no vedere te cote alte e divine , perocché non pongono il capo in Tutta pie-
tra , ma in terra . E avviene fpeue volte a colioro , che quanto a lor pare
clter piu ficuri per ctter rimotti da quei te cote di fuori , tanto maggiormen-
te , cllendo loro in ozio , caggiono nelle lor menti in vani e Tozzi pcnfierL
Onde folto nome di Giudea piange il Profeta tate anima oziofa , dove dice:
T/.ren.i.j.i fuoi nimici la videro , e fiherntrono le fefle fue . Il giorno delta fella noi ci
partiamo dalie ojierazioni corporali fecondo il comandamento delta legge. E
che vuol dire , che i nimici fchcrnirono le Jue fefle ? Certo quello allora addi-
viene , quando il maligno fpirito , cllendo noi in ozio , cioè fuori di quelli
efcrcizj temporali , ci conduce dentro da noi i ponderi vani e dilònelh . E
così addiviene fpelle volte , che credendoli 1 animo piu fervire a Dio per

ctter di fuori dell’ opere del mondo , ranto piu fia fottopotto per te vanità
de' peni ieri alla tirannia di quello . Ma gli uomini perfetti dormono a que-
lle cote mondane , non per pigrizia , ma per virtù di che tal Tonno è loro
:

maggiore cfcrcizio, che 1 vegghiare , eh’ etti porcino tare ; perocché lafcian-
do loro 1’ operazione di quello Tecolo , pertanto maggiormente conviene,
che contro a loro medelimi combattano continuamente , acciocché la loro
• mente per negligenza non impiglila ; e avendo vinte 1’ operazioni di fuori,
non cadclfono dentro da se in vani ponderi e ancora acciocché lotto fpc-
:

z.ic

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. ,,

DI S. GREGORIO.
vie di difcrezione non allentaffono nelle buone operazioni , perdonando a
loro medefimi . Quella cotal mente fottrac se medelìma dalla concupifccnza
di quello mondo , e abbandona quello firepito delle terrene operazioni : e
così in tale fua quiete intende Tempre a virtù . Polliamo veramente dire
che -vegghiando dorma , perocché già non può ella venire a vera contem-
plazione , fe prima con ogni (lutilo non fi iottrac da quelli impacci di fiiori.
E quello è quello , che Grillo dicea nell’ evangelio tu/fune può ferutrc a due Matt. 6. :

/teneri Odi appretto 1 Apollolo Paolo ’


nullo che fia nella cerva] Uria di Dio, 2.4.
.•

/ impacci ne' fatti fecolari , acciocché piaccia a colui , a cui ha donato fe -me- 2.77n.\ i.
»... " ' *
'

InrRJal.^.
co- 1 »•

... , _ prima
l’ uomo non fi parte da quelli impacci di fuori \ perù ben foggiunfe al
tempo e del divino mormorio , quando dille: nell'errore
della parola nafeofa
,
ovvero timore della vifìone della nette in quel tempo , che Juole il formo occupa-
re gli uomini . Pertanto quello dilte , perocché certamente f anima nollra
non può pervenire a fiato di vera contemplazione , fe prima con grandiffi-
mo lnidio non è addormentata, e fatta infcnfibile al tumulto di quelli defi-
dcrj mondani . Ma
fai quello , che addiviene di quella così perfetta mente!
Che quanto piu fi fente elevata in contemplazione dentro dise medelìma,
fia in maggior paura Per la qual cofa vedi, come bene lòggiunfe apprefto:
.

la paura , e'I tremore m


ha tenuto , e tutte fi cfja tute fino pulente . Che in- f
tenderemo noi per 1’ olta , fe non le forti e virtuofe operazioni ? deile quali
diceva il Profeta Iddio guarda tutte l' ojja mie
: Spelte volte fi penfano mol-
.

ti , che le loro operazioni fiano d’ alcun volare , perocché non fanno quanto
è firctto c lottile il Giudice divino . Ma
quando la mente fi leva in con-
templazione c confiderà quelle cofe di fSpra , allora s'allenta in loro quella
licurtk delle loro operazioni , la quale era piuttollo prelunzione : c tanto piu
temono nel colpetto di Dio , quanto conlìderano , che tali loro buone ope-
razioni . niente fono degne della fua cfaminazione . Odi come eltendo leva-
to in ifpirito , diceva il Profeta delle lite operazioni : Tutte fi offa mie diran- Pfitl.^
no : Iddio , chi ì fimi/liunte a te ? Quali dicclfe la carne mia non può par- te-
:

lare , perocché le mie infirmiti’ del tutto fono fenza voce dinanzi da te;
ma 1 offa mie cantano lande dinanzi alla maeftà tua : pitocche quelle ope-
razioni , le quali io ho fiimato , che fiano virtuofe , confiderando 1' eterna
maeflà ma , tutte triemano E pertanto ben leggiamo noi , che Manue ve-
.

dendo f Angelo temè , e diffe noi morremo , perocché abbiamo veduto Iddio: Ju d.\ J.l;
:

al quale la moglie rifpofe e dille , volendo! confidare : Se il Signore ci voleffc -!•


uccidere , già non tcrebbe prefo famficic per le ncjìre mani che vuole di- . Ma
re , che al vedere dell’ Angelo 1 uomo temette , c la femmina ebbe ardi-

mento ? Certo non altro , fe non che contemplando le cofe cckltiali , Io


fpirito ha paura e tricma ; ma la fpcranza prende licurti , e quali come
prefumc ; e addiviene , che la fperanza quindi prende piu ardire , onde lo
l pirico più fi turba e quello pertanto , pero«.he ella prima conobbe quelle
: 2i
cofe di fopra , che non conobbe lo fpirito Così adunque a propofito , pc-
.

roche la nollra mente effendo elevata in contemplazione di quelle cofe


fesrete , dubita d’ ogni fua virtù ; pertanto ben dille il noflro fello La :

paura , e'i tremore ni ha tenuto , e tutte fi oQa mie fino fi aurite , come aper-
tamente diceffe confiderando io quelle cofe ìncomprenlibili , allora in quel
:

che io mi
credetti piu valere, da quella parte dinanzi a quell’ eterno Giudi-
ce mi lenti piu dubitare . E
così è certamente , perocché confiderando noi là
elaminazione di quella divina giuflizia , polliamo veramente dubitare , ezian-
dio di quelle opere , le quali noi ci filmiamo , che fuflino virtuoic -
* E V pcr-

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X$4 LIBRO K DIMORALI
E pertanto volendo un poco innanzi dire , debbi fapere , che ogni ruv
Araopcra virtuofa, quando u riduce a quella regola , la quale è polla dentro
dell'anima allora trovando quel difìretto giudicio dirizza dentro da se ogni
,

tortura di Tue operazioni Onde vedendoli 1’ Apollolo avere le oda , cioè la


.

fortezza delle buone operazioni , e vedendo quelle fue offa tremare fot-
_
j.Cor.4.;. to quella ftrettifftmi efaminazione , odi come dille : Poco apprezzo effer
eia voi giudicato
,
avvero da conofcintento umano: ni io medelimo ancora mi
giudico : che certamente di niente ito di me cofcienza . Mapertanto che quelle
lue offa tremavano dinanzi da Dio , odi come appreffo ben ioggiunfc : Ma
ancora pertanto non fono io per quefto giuftificato ; ma Iddio i quello
, il quale
mi giudica Come fe diceffe ben mi ricordo, che io ho adoperato giulla-%
. :

mente e nientedimeno non ho profunzione de miei meriti ; perocché la


,

vita noilra debbe venire a efaminazione di colui , fotto il quale triemano


l' olla della noilra fortezza . Ma bene attendi , eh* comcche la mente fi le-
vi in contemplazione di quelle eterne cofc, vincendo 1’ angofeia della carne,
e per tale fpeculazione ancora prendendo dentro da se alcuna particella di
ficurtì di Dio ; nientedimeno non può Ilare fopra se medefima : imperoc-
ché , comcthe lo fpirito la follcvi a quelle fomme cofe , pure la carne , alla
quale quella è ancora legata , la trae a terra co! pefo della fua corruzione.
Per la qual cola odi nel nollro tefto , come appreffo ben feguita : E pacan-
do lo fpirito dinanzi a mc. y t arricciarono i peli della carne mia . Allora paffa
lo fpirito dinanzi da noi , quando noi conofeiarno quelle invilitoli cofe ; e
nientedimeno non le vegliamo con foliditù , ma piuttollo infretta , come
per un fubito Daffare . Vedi bene quanto voglio dire, che la mente eleva-
ta in contemplazione non può continuo effer nella dolcezza di tale fpecula-
zione, perocché effendo ella vinta da quello inellinguibif lume , conviene,
che ritorni a se medefima. E cominciando cffa ad affaggiare di quella dol-
cezza dentro, allora arde d’ amore , c sforzali di andare (opra se medefima;
ma alla fine pure effendo vinta , conviene che ritorni alle tenebre delle in-
firmiti fue E odi co fa mirabile , che crefcendo effa in grandilfime virtù,
.

allora vede e conofce , eh’ ella non può vedere quello , eh’ effa ama con
tanto ardore : e nientedimeno gii cosi ardentemente non amerebbe , fe in
alcuna parte non lo conofccffe Adunque ben polliamo noi dire , che lo
.

fpirito non iflia fermo , ma palli : perocché la l’anta contemplazione alle


menti amorofe apre quella noilra luce eterna , e apprelìò la nafeonde alle
_

noflre infirmitadi : e perocché in quella prefente vita , comeche l’uomo fi fi*

crcfciuto in virtù ,
nientedimeno pure ancora fcntc Io (limolo della fua cor-
f
iap.y. ij.
rujfone fecondo che leggiamo, che 7 corpo corruttibile aggrava C anima : e
,
la terrena abitazione atterra il pentimento , che f enfia molte cofe . Pertanto ben
foggiunfe quando diffe , che s arricciarono i peli della carne fua . I peli della
carne non fono altro , fe non fupcrftuiti della cornizione umana . _E fpiri-
tualmente i peli della carne fono i penfiert della vita pallata , i quali noi ci
tàcm-8. 7. tagliamo dalla mente. Onde ben fu detto per Moisè : I Leviti fi radano tut-
ti i peli detta carne toro . Levita è interpretato uomo affunto , cioè pollo a
divino minillerio. Adunque conviene , cne i Leviti fi radano tutti i peli del-
la -carne loro perocché quello che è affunto a’ fcrvigi divini , debbe effer#
:

dinanzi da Dio mondo d’ ogni corruzione di carne . Ma come eli prima


abbirmo detto, comcche 1' uomo per fantità di vira fia elevato in virtù;
nientedimeno continuo gli rimane in quella carne fempre alcuna cofa da
farlo affaticare. Onde vedi quanto ben diffe la fentenzia della Scrittura , che
comandò , che i peli de’ Leviti, fi radeffino , non fi divelleffìno . Effendo
nella carne i peli rafi , ancora rimangono le radici : e da capo crefcono , e
da taro fi radono > Quello avo i altro , fe non thè i fanti uomini con mol-
to

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DI S.CTtEGOXlO. f sf-
to loro Audio debbono levare da se ogni fuperchio penficro : ma veramente
del tutto non pofiono da loro divellere la radice di quello , perocché tempre
nella carne noilra fi generano cofe da tagliare col ferro della follccitudinc
dello fpirito . Ma quelto ordine , e quelle condizioni allora conofciamo noi
piu Tortilmente in noi medefimi , quando noi fumo un poco levati in al-
tezza di contemplazione. Per la qual cofa guarda , .come ben difie il noftro
fello : i'afi anelo lo finito nella mia frefenza , s arricciatone i feli della rame
mia . La mente umana quando fi lieva in quell’altezza della contemplazio-
ne , tanto fi corregge piu duramente d’ ogni tua vanità e d’ ogni fuperchio 1

penliero , quanto ella conofcc la eccellenza di quella cofa , eh’ ella ama . E
conolccndo la foqima bellezza di quella cofa, ch’ella defidera , allora piu
Erettamente giudica ogni fua inlìrmitade , la quale ella in prima -con pace
folle ne va . Adunque pollando lo Ipirito , i peli temono , perche dice , che
-s’ arricciarono : perocché dinanzi alla forza della compunzione , ovvero di
uella Comma contemplaziofie fi fuggono tutti i fuperchi penfien ; e fempre
D i poi tale anima fi sforza di rilegare da se ogni vanità di carne : perocché
quando la mente è così vifitata dentro da se da cuci' divino amore , allora
. £ infiamma rutta , e arde contro a se medefima . t attendi bene divino do-
no , che rilegando così la mente da se continuo tutte le cofe illecite , ad-
diviene fpefle volte , che la mepte piu c piu s’ accolla a quel fommo rag-
gio della fua fpccuiazione , e allora quafi che fa ilare fermo lo fpirito r che
pafiava . Ma non pertanto fi manifclla Dio pienamente in tal perfezione,
perocché la fua grandezza palla lenza fine ogni nofira virtù, quantunque
perfetta. Per la qual cofa apprefib ben foggiunfc : Stette dinanzi da me uno ,
la cui faccia io non conofieva . Quello modo di parlare , e di dire uno , ovveio
alcuno , niente s’ ofierva , fe non quando noi non vogliamo , ovvero non
polliamo efprimerc la perfona , della quale noi parliamo . Ma nel prefente
redo ben fi può comprendere , per che cagion dilfe . uno , per quello che fe-
gue : fa ad faccia io non conofieva : quafi dicefic , che manifellarc non pote-
va chi quello filile.
L’ anima umana eflendo per li peccati de’ primi parenti cacciata da
ue’ fonami gaudj del pa rad ilo , perdè la luce di quelle cofe invifibili , c
3 ettefi tutta all’ amore delle cole vifibili : e tanto fu accecata da quella lu-
ce dentro , quanto ella viziofamente fi llefe a quelle cofe di fuori . Per la
qual cofa addiviene , eh’ elsa niente può conofcere . fe non quanto elsa , per
un modo di dire , quafi palpando conofce con gli occhi corporali : perche
veramente fu quella fentenza di divina giulìizia , che quella natura , la qua-
le fcrvando il comandamento d’iddio, eziandio cfscndo in carne, doveva
efsere fpirituale ; poi peccando , eziandìo nella mente diventale carnale di
:

che niente puote penlare , fe non quanto ad efsa è rapprefentato per quelle
immagini delle cofe corporali . Io chiamo corpo ciclo , terra , acqua, ani-
mali , c tutte altre cofe vifibili , le quali noi polliamo comprendere per que-
lli nollri fentimcnti corporali . Ora quando in quelle cofe la mente del tut-

to fi getta , allora diventa grofsa alt intendimento delle cofe dentro , cioè
ipirituafi . É talora non potcndofi efsa rilevare a quelle cofe fomme , fi gia-
ce in quelle cofe bafse e piene di mireria . Ma pure apprcfso sforzandoli ella
con tutte fue virtù di rilevarli , alcuna volta levando da se ogni fpezie di
cole corporali , perviene a conofcimento di se medefima , e per tal cono-
fcimcnto fa efsa medefima una via a contemplare quella fortuna eternità. E
per tal maniera fa di se una fcala , perocché dalle cole di fuori ritorna a se
medefima ; e apprcfso da se viene in conofcimento del fuo autore . Che
quando la mente abbandona quelle cofe corporali , allora' ritornando in se
medefima , comincia a lalire al conofcimento ai quelle cole iucorruttibili , ov-
V 2 vero

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.

ijd LIBRO V. DÉ
1
MORALI
vero eterne Ma ben voglio , che tu vegga , come 1’ anima imftra se me*
.

delima d’ efsere obbligata a quella mil'eria della carne Ben vedi , che mol-
.

te volte 1’ anima perde la memoria di quello , che già prima aveva taputo.
Alcuna volta conofce quello, che prima ^non conolccva Alcuna volta li ri- .

corda di quello , che già aveva dimenticato Rallegrali dopo la milizia


.

Turbali dopo la letizia e cosi per quelle fue tante diverfitadi ben dimoi Ira
:

quanto ella fìa di lungi dalla fultanza di auella incommutabilità eterna, la


quale tempre Ila in un medefimo efsere : la quale è tempre una medefima
c prefente ad ogni luogo vilìbile , in ogni luogo tutta , in ogni parte in-
comprenlìbile E odi cofa piu mirabile , che la mente divota , ed elevata
.

la vede fenza vederla , odcla lenza dubbio alcuno , ricevcla in se mcdelima


lenza movimento, toccala fenza corpo , c dentro da se 'la contiene fenza
luogo , e contemplandola , rimuove da se ogni altro diletto di cofe tempo-
rali , c così pofponendo ogni altra cofa a quella , già in alcun modo la ve-
de . lì Ijenche in auella vita non pofsa conlìderare quello eh* ella ita , al-
meno conofce quello eh’ ella non e . E pertanto clic la mente fi lieva a
uelle cofe diluiate , volendo conlìderare quella divina cfsenza ; pero ben
Qifsc : dinanzi da me uno , In cui faccia io non conofccva . E ben difse :
flette
flette . Tu debbi fapcrc , che di nulla creatura fi può dire che Aia , ma
piuttollo che difeorra perocché ogni creatura è fatta di niente , e per se
:

mcdelima diviene a corruzione e mancamento di se mcdelima Ma


la crea-
.

tura razionale pertanto che è creata alla immagine del fuo Creatore , è (labilità
c fermata , che non divenga a niente, come l’ altre Ma la creatura irrazionale
.

non ha fermezza, nè (labilità alcuna: onde comeche’l cielo c la terra debbano


in perpetuo rimanere dopo al fine univerfàlc di tutti, nientedimeno al prefente
per loro medefimi divengono a niente, ma ancora duranoa ufo di quelle cofe,
a’ cui fervigi elle fono diputate. Adunque llar fermo non fi conviene, fenon al
fommo Creatore , il quale llando fermo comanda , che tutte le cole pallino,
e vengano al loro fine; e nel quale ancora alcune cofe fono ritenute lìabiii,
e perpetue lenza fine . Ma primache piu innanzi procediamo , è da conlide-
rare la incllimabilc carità del noltro Redentore , che cenciofulleche la fua di-
vinità non fi potette comprender da mente umana , la volle dimollrare qua-
li come perfoua , che pattattc , prima venendo a noi in carne , volendo di
Creatore crtere creatura : appretto rtalccndo ed efsendo morto c fcpellito , ri-
:

Minth.g. fufeitando c appretto ritornando alla delira del fuo padre . Quello non fu
:

27.& 20. altro, fenon un pattare dinanzi da noi per fare se medefimo a noi manifello.
Alare. 8. La aual cofa ben dimollra il Vangelo dove dice: che Gesù illumini) il cieco
zi. llando fermo, e andando gli rendè l’udire . Per la fua carità dcU' diete uma-
Luc. 18. nato s’ intende il pattare ; e per la potenza della divinità , per la quale egli
ìj-jo. è prefente a ogni parte , s’ intende lo Ilare . E allora polfiam dire , che Id-
Jo.9.1. dio pattando efaudilcc la voce della notlra cecità , quando etto prendendo car-
ne umana ebbe compattìone alla nottra mil'eria . E allora polliamo dire , che
llando oi renda il vedere , quando egli per la virtù della divinità fua difcac-
cia da noi le tenebre della nollra corruzione Così adunque , tornando al no-
.

llro retto , ben ditte prima f affando dinanzi da me lo /ferito ; poi foggiugne:
:

Dinanzi mi flette uno , la cui faccia io non conofccva . Quali come apertamen-
te diccttc colui , cui io conobbi , perche pattava , io m’ avvidi , che pattattc.
:

Adunque vedi , che quel che patta , quello è colui , che Ila fermo E certo .

ben fi può dir che patti , perocché noi polliamo tenere con nottro conofci-
menfo ; e ancora polliamo dire , che llia fermo : che per quel tanto , che
moi il conofciamo , comprendiamo , come etto fia incommutabile ; ovvero an-
cora portiamo dire , che 'l fuo Ilare non è altro , fenon non_ avere in se alcuna
Exod. ;. mutazione , Gccome ben leggiamo , che a Moisè per lui fu’dctto. Io fono ami
che

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. ,

DI S. GREGORIO. i »7
thè fono E 1’ Apertolo Jacopo ancor dice : appreffo il quale non è mutazione , 14.
.

ni ombra alcuna di mutazione . Ma perocché qualunque è quello , che com- Jac. 1.17.
prenda alcuna parte della contemplazione , niente la conolcc , lenon per la
eterna lìmilitudine d’ elfa ; pertanto appretto ben foggiugne S^uafi come una
:

immagine dintmzi agli occhi miei


La immagine del padre è il figliuolo , fìccome dell’uomo creato dice Gena. 27.
Moisè : Iddio crei f uomo , feccia alia immagine di Dio ; e come abbiam detto
in altra parte , dove dice il Savio di quello figliuolo egli è fplendore della Sap. 7.2 6.
:

luce eterna Odi in altra parte l'Apollolo il quale comiofi.fco/acoc Jia fplendo- POr.i.j.
. :

re di gloria , e figura della /ujlanza jua Adunque a propolìto , quando noi


.

conofcumo quella fontina eternità , quanto è polfibile alla infermiti noflra }


allora ci vieti dinanzi agli occhi della mente la immagine fua , c niente pof-
fiamo di lui comprendere , fenon quanto noi ne conofciamo per la fua im-
maginazione della qual cofa ci tetlimonia il Vangelo dove dice
: neffun può Jo.iuJh
:

venir al padre , fenon per me . Ma


ben foggiugne apprettò : e udj la voce , co-
me d un leggier vento Che diremo noi , che s’ intende per la voce del leg-
.

gier vento , fenon il conofcimento dello Spirito Santo , il quale procedendo dal
Padre, e dal Figliuolo, viene leggiermente nel conofcimento della infermità
«olirà . E nientedimenrq odi divertirà di Scrittura , che quando queflo fpirito
venne fopra gli Apolidi , fu chiamato vento forte ; onde dice, che fu fatto Afl.i.z,
fubito da cielo un Jucno , come et un vento forte , che vcnijfc . E pero attendi
che quando il fanto Spirito entra dentro al noltro conofcimento , è nomato
aura , ovvero vento leggiere , e vento forte , perocché ’l fuo avvenimento è
forte , ed è leggiere . E
leggiere t perocché pure fi Jalcia comprendere in al-
cun modo da quelli noiiri deboli intendimenti : e così potemo dire , che el-
fo temperi se medefimo . E dall’ altra («ine è forte , perocché , comeche ef-
fe cosi fi temperi , pure per la grandezza del fuo fplendore turba la cecità
della infermità noifra .Adunque fi può dire, che la voce di Dio è da noi
udita , come d’ un vento leggiere perocché quella fortuna divinità niente lì
:

manifella eziandio a’ Cuoi contemplatori ut quella vita : ma pure in alcuna


parte mollra lo fplendor fuo, licche porta in alcun modo effer comprefo dal- Fxcd.24.
la debilità del nollro vedere La qual cofa ben fu figurata nel ricever della 1#
.

legge, dove dice, che Moisè làlì in fui monte, e Iddio difeefe'. Il monte 2 <S.
non è altro , fenon f altezza della contemplazione , alla quale noi fatiamo
per effer elevati a veder quelle cofe , le quali fono fopra alla infirmila nolira}
e a quella no! Ira contemplazione Iddio difeende , quando s| inchina a edere
in alcuna parte da noi conofciuto . Ma
vedi quello che noi abbiamo detto ,
che quello , che fempre è ftabile , fempre è un medefimo , e in se non ha par-
te alcuna , diciamo , che in alcuna parte difeende nèll’ anime de’ fedeli ,
comeche in quella fuftanza incommutabile neffuna parte fia . Ma
quello •

è pertanto , perocché noi non portiamo col nollro parlare perfettamente efpri-
mere quella divina fuftanza ; e pero a modo di fantini quali come balbet-
tando , alcuna cofa , fecondo la debilità del nollro ingegno , ne ragioniamo .
E che alcuna volta gli uomini elevati in contemplazione pervengano ad
alcuna fottilità di conofcimento di Dio , per la iloria nella fanta Scrittura fi
dimolìra . Che volendo Iddio moflrarc al nobile Elia come etto verrebbe in
conofcimento della eternità fua, gli promeffe , che pafferebbe dinanzi a lui ;
onde diffe : ecco che 7 Signore Palla , fpirito grande e forte , che atterra i monti , _
t
e rompe le pietre dinanzi a lui r. apprettò foggiunfe non è Iddio in vento
. :

i dopo il vento la tempefta : non è in tem; efa , è < loro quella fuoco : non è Id-
^
dio fuoco , è dopo il fuoco fpirito di pierei vento . Che vuole altro dire , che lo
fpirito , cioè il vento dinanzi da Dio atterri i monti , e rompa le pietre ì cer-
to non altro , fenonche l’avvenimento fuo genera in noi uno ttuporc , e una
pau-
,

i 58 libro v. dimorali
paura , la quale atterra f altezza del .nollro cuore , e rompe la durezza fua .
Ma vedi , che dice , che Dio non è ìn ifpirito di temprila , nè di fuoco ; ma
non niega , che elfo ila nello fpirito d’ un piccol vento : perocché quando la
mente è levata in contemplazione , quei che rifa può perfettamente com-

prendere , non è Iddio . Ma quando piu fottilmente comprende , aliar fi può
* dite , che oda alcuna cofa di quella incomprenlibil fu danza b certo allora
.

pofiiamo dire , che quali noi udiamo lo lpirito , cioè il foffiar dell'aura , ov-
ver d’ un piccol vento , quando con elevata contemplazione noi cominciamo
a gufiate alcun fapore di quella verità incircofcritta . £ allora è vero quello,
che noi corniciamo di Dio , quando in noi medefimi Tentiamo di non poter*
lo conofcere perfettamente : per la qual colà nella cominciata fioria d’ Elia
ben foggiunfe la Scrittura.
£ avendo fueflo udito Elia , coperfe il volto fua. col mantello , e flette ritto in
falla entrata furia fpelonca . Attendi il mifierio della Scrittura , che dopo il fog-
liare dell’ aura , dice che ’l Profeta fi cuopre il volto col mantello ; perocché co-
nofee di quanta ignoranza l’uomo è coperto a voler contemplare quella verità
fomma . Coprire il volto col mantello non è altro , feiion dinanzi alla mente
nofira porre un velo di conofcimento della propria infirmità noltra , acciocché
non profuma in quello mortai ^afelio d’invriligare piu oltre , che fi convenga:
e cosi non vogUa ilendere il vedere a quello , che è fopra natura ; anzi piutto-
Ilo quello che rifa non può comprendere , con riverenza il cuopra . E quan-
do quello faceva il Profeta . dice , che dava in fulla entrata della fpelonca .
E che i la fpelonca . fenon l’abitazione della corruzione notlra , cioè di quello
corpo mortale , nella quale noi fiamo ancora prigioni per lo anrico peccato
de’ noftri padri ? Ma guarda bel mifierio che quando noi cominciamo a Ten-
!

tile alcuna cofa di conofcimento di auella divinità eterna , allora pofiiamo


dire , che noi fiiamo quali come in full’ entrata della fpelonca perocché non
:

potendoci noi diftendete al perfetto conofcimento di quella fomma verità , e


nientedimeno avendo a quella ogni nollro intendimento , c ogni affetto , al-
lora cominciamo a fentire almeno alcuna particella di quella aura della liber-
tà eterna . Che vuole «dunque dire flore in full' entrata della porta ? Certo
:

non altro , fenon rimuovere da noi , quanto è polli bile , l’ oi tacolo , ovvero
f impaccio della nofira corruzione , e un poco cominciare a ufeire diori al co-
ExxxLr 5. noia mento di quella fomma verirade . Per la aual colà ben leggiamo noi
5. che venendo la nuvola nel tabernacolo , e quello dilunge guardando il popolo <k
Ifrael , tutti ilavano a guardare in fiili’ .entrata de’ loro padiglioni . Ciucilo
non è altro , fenon che coloro , i quali in qualunque modo conofcono i divi-
ni mifterj , li può dire , che deano quali fuori dell’abitazione di quella carne.
Ora ritornando al nollro fello , pertantoche la mente umana con ogni perfe-
zione di fua virtìt appena può vedere alcuna piccola clarità di quello eterno
lume ;. pertanto ben dice i! nofiio fello : e udì una voce, come al aura leggie-
re . Ma perche con quello fanto conofcimento , che la divina pietà di se me-
defima et concede , rifa ci ammaeftra perfettamente dell’ ignoranza dell’ infir-
miti nofira ; pertanto attendiamo un poco quel che quello , che ha udito la
voce dell' aura leggieri , abbia imparato di tale udire . Odi appretto , come
foggiugne : or potrà l uomo efler gtafltflcato per rìfpetto di Dio ? ovvero farà
.1 .uomo piu puro del firn fattore ? La giufiizk umana per rìfpetto della divina
giufiizia veramente fi può nominare ingiufiizìa , ficcsome vegliamo la lucer-
na tra le tenebre rifplcndcre , e al razo del fole è tenebrala . Adunque il
nollro Efifaz elevato in contemplazione , che conobbe altro in quella , fenon
che l’uomo non fi può giullificare in comparazione di Dio ? Sai tu perche noi
giudichiamo quelle noflre operazioni di fuori giufie e diritte ? Certo non fp
non perche noi non concitiamo le cole dentro . Ma
quando noi vegliamo in
qua-

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.

DI S. GREGORIO. Ij?
qualunque modo ad alcun conofcimento di quelle , allor giudichiamo poco giu-
rie quelle di fuori perocché tanto piu rottamente giudica cufchcauno del-
:

le tenebre, quanto piu fentc della luce. Onde quello, che ha veduta la
luce , fa che giudicio fi può aver delle tenebre . Quello che non cono-
fce lo fplcndor della luce , appruova le cofe ofeurc per luminofc . Ma an-
cora ben foggiugne ovvero potrà t uomo ejfer piu puro , che ’l fuo fatto-
:

re ? Qualunque è quello , che mormora di Dio , quando ei percuote , o


da alcuna afflizione , quello accula la giulfizia di colui , che percuote . A-
dunque allora fi crede 1’ ubmo efier piu puro , che ì fuo fattore , quan-
do lì lamenta contro a flagelli di Dio . E certo fi vuole antiponere a
lui , quando di tal percuflione riprende il giudicio di Dio . E pero acciocché
r uomo non abbia ardimento di riprendere il giudicio della fua colpa , con-
tideri . co; lui elfer }’ autore della natura : che certamente quello , che di nien-
te creo 1’ uomo , dipoiche l’ha creato , non lo affliggerebbe iniquamente . E
quello imparò Eli fa/, quando dice, che udì la voce dell’aura leggieri ; peroc-
ché qucljo , che gulla le cofe divine , folliene pazientemente le condizioni
temporali ; perocché quello cotale confiderà dentro da se , quanto fiano da
filmare l’ operazioni fatte difuori da se . Onde male fi può tener diritto quel-
lo , il quale non conofce la regola della /omma dirittura. E fpefle volte fi
penfa f uomo , che il legno fia diritto , innanzi che ’l pruovi colla dirittura
del regolo . Allor fi conofce in quanta parte era la fua tortura e così la di-
-,

rittura corregge quello , che 1’ occhio approva prima fenza difetto . Adunque,
tornando al poltro tefio , Elifaz elevato in contemplazione dimoftra a noi lo
flretto giudicio di quelle cofe mondane : e benché egli non riprenda giufla-
mentc il nollro Giobbe , nientedimeno per rilpetto del Creatore , dirittamen-
te deferive il modo della creatura , dicendo : ecco , che quelli che pii fervono ,
non fino Jlabili : e negli Angeli Cuoi ha trovato retati? : quanto maggiormente co-
loro , che abitano nelle cafe di loto , e non hanno fondamento tarmo , faranno
tonfiumati come figliuola ?
La natura Angelica, comcche fia in ifiato immutabile per efierc conti- *7-
nuo congiunta alla contemplazione del fuo autore ; nientedimeno pertanto-
che è creatura , fi può dire , che abbia in se mutazione , E mutarli non i
altro , fenon pafl'arc da una cofa a un altra , e in se medefimo non cflere
fiabile . E poniamo dire . die ogni cofa con tanti palfi vada in altra quan-
,
te fono le mutazioni , alle quali efla è fughetta . Sola la natura' divina in-
comprenfibile niente fi parte dallo fiato fuo , perocché fempre è una cofa
xnedefima , e mai non fi muta : onde fe la natura Angelica non furie fiata
mutabile , già non farebbe caduta dall’ altezza della fua beatitudine tra que-
gli <£ùriti maligni . Ma bene attendi , che non fenza grandifiimo mifterio
creò Iddio la natura Angelica buona , ma mutabile , acciocché quegli , che
in quella tal natura buona non volefflno Ilare , fi cadeflino e quelli che in
:

tal condizione llèffino collanti , fuffino reputati tanto piu degni , in quanto a

C iò gfi induriti libertà di loro arbitrio ; e pertanto ancora piu crefeeriino i


meriti dinanzi a «Dio , perocché avevano fermata la mutabilità loro con
la fermezza della loro libera volontà . Adunque pcrranrochc la natura Ange-
lica è mutabile in se medefima , e tale mutabilità fu da cria vinta , peroc-
ché s’ accollò col legame d' amore a colui , che è fempre immutabile ; per-
tanto ben dice ; Ecco che quegli , che gli fervono , non fono Jltbili E appena
.

ancori rnoftra la mutabilità predetta , quando degli fpiriti apoflati , e mali-


gni foggiugne E trm !i retatile , ovvero malizia negli Angeli fini E per lo ca»
:

dimento di colforo chiaramente dimollra la fragilità umana , quando appref-


fo dice : quinto rnaggiormcnte coloro
,
che abitano nelle cafe di loto , e che han-
no fondamento di terra , faranno confiamoti , come tignitela . '

Cer-
. ,

tóo LI B li O r. DE’ M'O R A LI


[ Certamente noi portiamo dire , che noi abitiamo in cafa di loto , men-
trecche noi viviamo in quello corpo terreno la qual cofa conliderjndo l'A-
.

2.f>r.4. 7. pofto!o Paolo diceva : Noi abbiamo quefio tefauro in vaftlla di Urrà : e aJtro-
z.Cor. 5.1. ve dice : Noi [affiamo
,
che fe la cafa nofira di terra di aurfia abitazione farà
ditfatta , noi abbiamo un altro edificio da Dio , che fard una caja non fat-
ta per manod uomo . Il nollro fondamento terreno non è altro , fenon que-
lla nofira natura corporale, la qual ben conobbe in se mcdelimo il Salmilla,
Pfal. 1 ; 8. quando diceva : La mìa faccia non h nafiofa dinanzi da re. Li quale tu facefii
*?• occultamente: e la fujlanza mia ? nel baffo della tfrra .
Ma
pertantoche dice , che faranno confumati come tignuola , è da fape-
re , che la tignuola nafee del veliimento , e quel medefimo veliimento con-
fuma , del quale ella nafee . A
propofito . la carne nolira è quali come un
veliimento deH’anima , e tal veliimento ha la fua tignuola , peroethe da que-
lla carne procede la tentazione , dalla quale ella è approdo lacerata , e con-
fumata Adunque ben fi può dire , che
. uomo fia confumato , come la ti-
I’

gnuola , quando da lui medefimo precede la tentazione , la quale lo confu-


ma quali come apertamente dicelte il.noilro tello Sip quegli fpiriti , i quali
:
:

Don fentono alcuna gravezza carnale . non pollbno edere fenza alcuna mutazio-
ne- ; con che prolunzionc , con che llultizia li pcufano gli uomini di potere avere
in se incdefimi (labilità alcuna , ovvero fermezza i quali fono tanto aggra-
:

vati per la infirmiti della carne , quanto dall’ altra [urte etti fieno elevati
:8- per la condizione dello fpirito } Polliamo ancora per gli angeli intendere i
filai. 2.7. fanti Dottori
,
ficcoinc per lo Profeta fu detto : Le labbra del Sacerdote guar-
dano la feienza , e ricercano la legge della bocca fua : perocché egli ì Angelo del
Signore degli cfercìti Appurilo polliamo dire, che coloro abitino le cafe del
loto , i quali fi dilettano delle immondizie di quella carne . Quella tal cafa
Philip. 5. di loto difprcgiava d’ abitare f Apollolo Paolo , quando diceva : La nojhet
zo. eonverfazione l in cielo . Adunque ben dice il nollro tello : Ecco che quegli che
gli fervono , non fino fi abili : e negli Angeli fuoi ha trovato rctade : quanto
jnaggicrmente coloro , che abitano le cafe del loto , e che hanno fondamento ter-
re>ìo\ faranno confumati , come tignuola ? Quali come dica apcrtillìmamcntc :
fc coloro , i quali annunziano le cofe eterne , e che fono acconci a combat-
tere contro alle battaglie temporali , non podono partire le vie di quella vi-
ta fenza alcuna macula : ora quanto pericoli maggiori foftengono coloro , i
quali fi rallegrano d’ edere tra’ diletti di quella abitazione carnale? Per la
qual cofa ben dice , che coloro che gli fervono , non fono (labili , perocché
sforzandofi la mente di venire ad altezza di contemplazione , fpeffe volte è
iviata dalla corruzione della carne fua ; intantoche ertendo dia intenta folo
alle cofe celeftiali , fpefle volte per un fubito amore carnale cade dallo (lato
* fuo : e «diviene che quello che fi penfava d’ aver vinto ogni mobilia car-
,
nale , (beffe volte da una lubita fenta è atterrato Adunque portiamo dire .

che negli Angeli fuoi fi truovi malizia allora , ovvero corruzione di vita ,
quando quella nolira vita'fallace grava eziandio coloro , quali fono porti in i

efempio ad annunziare la verità. Adunque eziandio, *fe quelli fono percorti


dalla iniquità di quello mondo . » quali per la diritta intenzione fono del tut-
to contro a quello ; or di quali ferite diremo noi , che Piano partati coloro ,
i quali pel mifero diletto della inferma carne prima fono alterati ,
che pcr-
coUi ? de’ quali ben dice il tcrto nollro , che fino confumati come tignuola .
Quella è la natura della tignuola , die rode fenza fare alcuno fuono . cosi h
}’ anima del peccatore non confiderando il danno fuo
,
perde la integrità , ov-
vero la perfezione fua c noi conofce . E vedi grand iflimo danno , che di
,
quello erto perde la innocenza del cuore , la verità della bocca , la continen-
za delia carne Quelle cofe non fi avvede il peccatore , che egli perda , pe*
.

roc-

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i

D I S. GREGORIO. i£t
rocche è del tutto occupato in quelli defiderj temporali . Adunque vedi quan-
do propriamente fi può dire , che il peccatore tìa ennfurnato . come figliuola:

perocché lenza lentire il tuono della colpa , egli di eiTa è mjrfo Per la .,

qual cofa apprettò bene foggiugne : E dalla mattina infido ella fera faranno ta-
llititi Dir polliamo . che dalla mattina infino afta, fera il peccatore fia taglia-
.

to , quando è pernottò di colpa d’iniquitade dal principio della vita infino al-
la fine ^ perocché in ogni tempo multiplicano i peccatori percolTe fcontro a se,
per le quali etti lono tagliati alla fine, c fatti cadere in profondo de’ quali :

odi quanto bene dure il Saimilla gli uomini di /angue , e fieni cf inganni non Pfal.
:

amezzcrranno ì dì loro Intendi bene quello che vuole dire , amezxarc i dì . z$.
.

Quello ame/za i dì fuoi , il quale avendo menato male il tempo ne’ diletti
di quella vita , apprettò il divide con lamenti di penitenza , e con tale diviso-
ne ripara la vita lua a miglior ufo . Ma i peccatori non amezzano in quello
modo i dì loro : perocché eziandio alla fine non mutano la pervertiti della
mente loro E contro a quello bene ci ammoniva l'Apollolo Paolo, quando
.

dopò piu altri ammaettramenti diceva Ricomperanelo il tempo , perocché i gita- Eph. j.i 6
:

vi fono rei . Allora ricoveriamo noi il tempo , quando la vita , che noi ab-
biamo perduta in lafcioic , noi la ripariamo con lamenti , c penitenze An- .

cora di quello odi , come foggiugne e perocché nullo ha intendimento , fi pe-


:

riranno tn eterno Intendi che dice nuli» , cioè di coloro , che dalla ‘matti-
.

na infino alla fera faranno tagliati , nullo ha intendimento di coloro , che


peniamo , ovvero di coloro , che feguono i maligni lor collurai Per la .

qual cofa altrove ben dice la Scrittura il ginfio ferifce


,
e nullo ì , che que- If.^q.i.
:

fio penfi nel cucr fuo : e


gli uomini della miferta fono ricolti . perocché non

ì chi abbia intendimento . Gli nomini iniqui , pertanto che dclìderano fo-
lo le cofe temporali , c non curano di fapcrc quelli beni, i quali cternal-
mcnte fono apparecchiati a’ fanti eletti c vedendo ancora 1 giulli edere af- :

flitti , non confiderano il premio di tale afflizione ; certamente mettono il


piè in profondo , perocché volontariamente chiudono gli occhi dalla luce
del vero intendimento . E vedi , che adiviene agli uomini [folti r che non
amando loro , fenon quello , che etti fi veggono prefente , quali come pcr-
fonc polle fuori d’ intendimento non fi avveggono dove fi minano eternal-
mente . Puolfi ancora intendere per la. mattina la profpcritii
,
c per lo re-
la fera 1’ avverfità di quello mondo. E pero dice, che dalla
ovvero
fi ro ,
manina infino alla fera faranno tagliati i peccatori ; perocché nelle profferi-
ta etti periicono per lafdvie , e nelle avvertiti perifeono per impazienza . L
qual cola non adì verrebbe loro , fe etti confiderattino r che quelle profpcritii
tono cofe vane , c le avvcrfitadi fono a correzione delle loro colpe per- . Ma
tanto che la umana generazione non è sì del tutto abbandonata , che Iddio
voglia per mette re che del tutto perifea ; pero un poco piu ftelò vegli , ci*
,

ancora ragioniamo della varicti di molti „ .

Tu debbi fapere , che fono molti , i quali del tutto difi regiano ogni di-
letto di quella vita ed eziandio quando hanno ^rofpciitadi , fi confiderano
:

quanto elle fiano rranfitorie , e vane e per amore di quella vira eterna tut-
:

te fc le pongono lòtto*! piedi . E t enendo a quello primo grado di tal giu-


ditio, apprettò fono levati a piu atro grado di virtù perocché d Spregiano :

quelle cofe temprali , non lòlamcnte perche ette debbono lotto man-
care , ma eglino non le curano . eziandio s’ die poteflìno edere eterne : c
del tutto levano l'amor loro dalla bellezza di quelle cofe create , e riducon-
fi nell’amore del loro autore . E 'fono ancora alquanti,, che amano i be-
ni di quella vita, e niente gli pollbno avere: i quali tutti intendono a
i ddidcrj di quelle cofe temporali , e addomandano la gloria del mondo , la
quale non poflòno acquillarc . Di quclti cotali per un modo di parlare fi
X può

Digit )Ogl
. . . ;,

l6t LIBRO V. DE' M O A A L t

può , che
dire il cuor loro gli fofpinga al mondo
,
e che il mondo gli rifbfpi ri-
ga alcuore : perocché fpefle volte adivicne , che cflendo loro tocchi d’ av-
verfitade , ritornano a loro medefimi , e confidcrano quanto vana cola era
quella , la quale etti addomandavano E cosi per quelli defiderj ilolti fi ridu-
.

cono a lagrime di penitenza : e tanto piu fermamente defiderano le cofe


eterne , quanto piu Moltamente fi conofcono c fiere affaticati nelle cofe tem-
porali . Per la qual cofa avendo prima il nottro teflo deferitto i malvagi ,

odi degli altri come ben foggiugne ma quegli , che rimarranno , ovvero che
:

faranno la fi iati flore , eie} fchifati , faranno tratti rii loro Quali altri faranno .

quegli , che rimarranno, fenon quegli , che fono difpetti al mondo? i quali
vedendo il mondo , che nettuna fua gloria , neflimo ilio diletto gli tocca , gli,
lafcia Ilare , come minimi c indegni
,
Ma dice , che Iddio prende per se i rimanenti del mondo , ovveramen-
te quelli , che fono fchifati da quello
,
c difpetti a quello fecoto . Odi l'Apo-
t.Crtn. i.fiolo: molto favi fecondo la carne non molto potenti , non molto nobili
,
ma gli fldti fono flati ilaDio eletti per confondere i favi • E il Signo-

re eletti per se pf infermi


, oweramente i deboli di queflo mondo per eonfnn-
t. Reg.ro. dere
fini. La qual cofa in figura ben fu fignificata nel libro de Re nella
i

infirmitadc di quel giovane, chiamato Egizio, fervo di decita, il quale Am


cllcndo infermo , fu abbandonato da Amalecita Trovollo David , e confor- .

milo coi cibo , e appretto Io fece guida della via fu» . Per lo giovane Egi-
zio fervo di Amalecita , infermo , e latto , certo non altro fi debbe inten-
dere , fenon che 1' uomo pieno di peccati , amatore di quello fecolo , fpef-
le volte è dal mondo medefimo lafciato come infermo , e difpctto j in-
tantochc tale uomo non può andare con lui . E quello è quando 1 uo-
mo ettendo tocco di forte avvediti , diviene in tedio d’ amore del mondo .
E trovato quello cotale da David
, perocché
il nottro Redentore , i! qual s in-

tende per David , che è interpretato uomo forte di mono , riduce alcuna vol-
ta nel fuo amore coloro , i quali etto vede difpetti dalla gloria di quello mon-
do’, c pafcegli di cibo, perocché gli conforta colla parola della fua faenza :
e appretto gli fa guida della fua vita , perocché in quello mondo gli fa funi
predicatori. E perocché quello cotale non può feguire Amalecita, fu fatto
guida di David : perocché queflo cotale uomo , cui il mondo ha lalciato , co-
me difpetto ,_ ettendo convertito a Dio , fpefle volte non (blamente riceve
in se la grazia fua , ma appretto per la virtù della predicazione la fa venire
ne’ cuori altrui . Adunque pertantoche alcuna volta coloro , quali fono dal i

mondo difpregiati , fon da Dio eletti ; perì) ben ditte il nottro tétto : quegli
che faranno rimanenti faranno tratti di loro . Segue appretto morranno , e non :
,
in fapienza Che vuol dire , che di fopra fece menzione della morte de’ rei,
dicendo che pertantoche nettano di loro aveva intendimento , perirebbono in
eterno e degli eletti appretto foggiunfe
: I rimanenti faranno tratti di loro ;
:

E appretto pare ora , ch^oggiunza i! contrario di quello , che è detto ? Odi


che dice morranno , e non in fapienza . Se noi abbiamo parlato degli eletti ,
:

e che etti fono tratti , c levati del numero de’ maligni ; come ora dice , che
morranno , e non in fapienza ? Attendi bene la fartta Scrittura clic alcu- :

na volta ferva quello ordine , che quando efla narra alcuna cofa , fi inter-
pone qualche fentenza d’altra maniera è apprettò ritorna alle .cofe di mima
:

cominciate . Onde vedi , che prima ditte : T pertantoche neffuno i che abbia in-
tendimento , efi periranno in eterno E apprettò foggiunfe la compa°nia degli
, dicendo : Ma quegli , che faranno Infoiati , faranno tratti di loro . E poi
elcrti
da capo ritornando alla morte de’ peccatori , dc‘ quali prima aveva detto
come ritornando al fuo proiofito , di prcfcntc foggiunfe r morranno , e non :

in fapienza ; quaG come fe dicefle : colloro ,


de’ quali io ho detto di forra ,
che
,

DI 5. G RIGO
che pertnntoche non hanno intendimento , periranno in eterno , quelli tali
H 10 - jtfi-j

certamente non morranno in fapienza E che quello cotal modo di parlare


.

alcuna volta fia ul'ato dalla Scrittura , fari piu chiaro , fc Io inoltreremo in
alcuno elempio . Ora attendi il parlare dell' Apollolo Paolo : che volendo
egli ammonire il diletto fuo difccpolo Timoteo degli uffici detta Chicli , co-
me eglinon dovette promuovere alcuno difordinaramentc a gli ordini facri ,
odi come ditte: Sopra ne [uno fonai tofto le mani e non comunicherai co i.Tim. j.
,
peccati altrui : e fervale medefimo eaflo E appretto rivolte il fuo parlare am- tz.
.

munendolo fopra all’ infirmiti del corpo fuo; onde feguc Ancora non bere Ibid.zp. :

acqua ,
ma temperatamente bei del vino per lo. ftcmaco , e per le continue tue
inf.rmitadi . E
di prefente ritornando al principale ragionamento , foggiunfc :
e fono alquanti , i peccati de' quali fono manifcfi , e che vanno dinanzi al giudi- lbid. 2-v
ciò : alquanti Jcno , i quali i peccati
eguano
f : cioè f
a dire , che in alquanti i
peccati fono manifefti , in alquanti fono occulti . E che ordine è quello di
parlare? che hanno a fare infit me ammonire finfermo , che non bea acqua:
e appretto foggiugne , che in alquanti peccati fono manifefti , ed in alquan-
i

ti fono occulti ? Quello non è altro , fenon che nel parlar fuo f Apollolo vuo-
le intendere la fentenza della infirmiti di Timoteo c appretto ritornò al
:

fuo principio : onde ditte Jopra nejjuno porrai tofto le mani : c non comuniche-
:

rai , etcì non arai parte con gli altrui peccati E volendo poi moftrare con
.

quanta follecitudine i peccati fuflino da inveftigare , ponendo prima una am-


menizionc alla infirmiti del difccpolo , apprettò continuando il parlare di que-
lli peccati , ditte , che in alquanti erano occulti , dicendo in alquanti uomi- :

ni i peccati fono manifefti , e che vanno dinanzi al giudicio : e alquanti , che


vrngon di dricto Ora a noilro propofito : liccorne f Apollolo in quella
.

fentenza interrompe il fuo fermone , c apprettò ritorna alla principale mate-


ria ; così nel noilro tetto Che Elifaz avendo detto degli eletti , c quegli
.

thè rimarranno , ovvero che Jaranno fchifati , faranno tratti di loro : e an-
cora fqggiugncndo quando ditte ; poi morranno , e non in fapienza ; appref-
fq, ritorna a continuare quello , che in prima aveva incominciato de' pec-
catori t pertanto che ne£uno di loro ha intendi mento , cfti periranno in c-
:

tcrno .

Sapere dobbiamo ancora , che i fanti eletti fono difpregiati da’ peccatori ; 30.
i quali fanti per quella morte corporale pervengono a quella vita invifibilc
ed eterna : e pero di quelli peccatori ben ditte il noilro tetto : morranno , e
non in fapienza ; come le diccfle apertamente: Quelli fuggono inficine la mor-
te e la lapicnza ; ma quello ne adivianc. che etti abbandonano la fapienza,
c pertanto non ilcampano de’ lacciuoli della morte . E così quegli pure , che
dovendo morire . poteano per quella morte corporale aver vita , perdono in-
Jicmc la vita e la fapienza , avendo paura di quella morte , la quale pure
convien che venga . Ma
per lo contrario i giufli muojono in Capienza : pe-
rocché eflendo loro propollo di morire per la verità , non curano d’ indugia-
re quella morte, la amie etti, fecondo natura , non poflono del tutto fchi-
farc e follcncndola loro pazientemente, allora mutano in atto di virtù la
:

pena , alla quale noi fiamo tutti per natura obbligati , e cominciano quindi
ad aver vera vita , dove fi finil'cc la vita corporale per Io merito della prima
-colpa. Ma
bene attendi, che pcrtantoche Elifàz ha tanto parlato contro agli
uomini iniqui , credendoli , che Giobbe futtc uomo degno di riprenfionc, in
audio veramente meflra , se cttcre pieno di fpirito di fupèrbia Onde aven- .

do prima detto parole di grande ammaettramento , odi come apprettò log;


unfc parole di grande fcherno; onde ditte Chiama adunque , e hip ri , s'egli
:

r di 11 ri pernia . Quella è bene fpeflo ufanza dell’ onpipotenre Iddio , che


f
ipcttc volte non efjudilcc al tempo dell’ avverfità colui, il quale al totnpo
X * della
. .

L 1 B R O V. DE' MORALI
della profperiti non curò i fuoi comandamenti . Per la qual cofa fu ferino
Proli .18. per Salamene : Chi rivolgerà'gli arrechi funi per non udire la legge , veri amente
9- F orazione fua non farà efaudita Ora tornando al fello , il noilro chiamare non
è altro, fe non umilmente pregare Iddio: e’I rifponderc d’iddio non è altro,
fe non efaudirc per effetto a' nollri prieghi Dice adunque Elitaz : Chiama ,
.

e {appi
, s'
egli è chi ti risponda ; come fe dicclTe apertamente : cqmeche tu
prieghi Iddio con tutto affetto tuo , nientedimeno egli non ti riì'ponderà ,
I

perocché egli non ode colui al tempo delle avverfiradi , il quale al tempo fe-
lice non curò i comandamenti fuoi ; quali per quello voldìe dire , che al
tempo della profperiti' Giobbe non fime llato fervo d’ Iddio. Onde ancor odi,
come foggiugne per modo di fchcrno : e ricorri ad alcuno de' fanti quafi per
modo di dil'pregio dicefle : certamente tu non potrai trovare i fanti per tuoi
difènfori nelle avvenni rac , da poiché al tempo dell’ allegrezza non gli vo-
levi curare . E
ancora continuando tali parole fchcrncvoli , odi come foggiu-
gne apprcfl'o L'ira uccide /’ uomo flolto : c r invidia uccide il piccolo.
:

Vera farebbe quella Temenza, fe non fufle Hata detta contro alia pazien-
za di tale uomo . Ma
conliderianla noi nientedimeno , tomcche la virtìa di
colui, che l’ode, cioè di Giobbe, fa faccia cllcr falfa ; perocché Elifaz la dil-
fc per lui , e certo per lui ella non i vera . Ma
confiderianla noi , come fe
ella non fulTe Hata detta all’ uomo giuflo e così inoltreremo effer vera que-
:

lla temenza , fe ingiullanjcnrc non biffe Hata detta contro al giullo Giobbe.
Sap. li. Ben Tappiamo noi, _ch’ egli è fcritto : Ma
tu Iddio giudichi con tranquillità* E
* 8. però dobbiamo noi ben faperc , che quante volte noi rifreniamo nell’ anima
nollra la turbazionc dell’ ira, allora noi ci sforziamo di ritornare alla fimili-
tudinc del noltro Creatore : perocché quando il peccato dell’ ira percuote la
mente quieta c tranquilla , allora la turba , e fviala da ogni fuo buono lla-
to, intantochc la mente eziandio feco non può aver pace , e pertanto perde
quella eccellenza della fìmilitudine di Dio E però dobbiamo noi ben con-
.

Uderarc quanta^ Ila la colpa dell’ ira , per la qu^Ie’ prima fi perde la manfuc-
tudinc dell’ anima , c appi-elfo fi guaita la fìmilitudine della immagine d’
Iddio . Per l’ ira fi perde la fapienza , intanto che avendo 1’ uomo in fe me-
defimo tal confufione , in ncliuna cola può prendere ordine di buena opera-
Eìcl:7. io. zione, ficcome altrove è fcritto f ira fi ripefa nel grembo dello flotto : e cer-
••

to quello è vero, perocché la confufione dell’ira leva dalla mente ogni fplcn-
dore di feienza . Per 1’ ira 'ancora perde l’uomo la vita , comcche paja , che
frw.15.1. alcuna volta l’uomo fia favio, ficcome è fcritto : L' ira uccide eziandio i favj :
perocché l’animo confufo di quello vizio non può recare a perfezione ezian-
dio quello , che egli intende . Per 1’ ira ancora 1’ uomo abbandona la virtò
Jac.i. 10. della giuiìizia , ficcome è fcritto : l’ ira dell' uomo rum può adoperare la giustizia
di Dìo: perocché quando la mente è turbata, perde il giudicio della ragione:
c allora fi penfa , che fia cofa diritta e gialla ogni cofa , alla quale il furore
dell'ira la commuove .Per 1’ ira perde ancorar uomo la grazia della compa-
Prov. a. gnia , ovvero dell’ amiftade ficcome è fcritto non volere ufare colf uomo :
,
34. iracondo , e 'non volere imprendere le vie fuc
,
ni ricevere frondaio alt anima
tua : perocché colui , il quale non tempra fe medefimo fecondo ragione , é
di bifogno , che viva fola, come beltia . Per 1’
ira ancora fi rompe la con-
cordia , ficcome è fcritto : f uomo , che i pieno et ira , ordina brighe
j e C uomo
Prati. 1 %.
18. iracondo femina peccati Ed è così vero , che 1’ uomo iracondo fcmjna pecca-
ti : perocché provocando a difeordia eziandio i rei sì gli fa piggiori Apprcl- .
,
fo per 1’ ira fi perde il lume della verità ficcome è fcritto : guardatevi
, ,
Eph ap-i6, chea fole non fi carichi fopra t ira voflra : perocché quando il peccato deli’ ira
genera nell’ animo le tenebre della confufione , allóra Iddio fopra di lei na-
feofide il raggio del fuo conofumcnro . Per la qual cofa fecondo la traslazi o»
ac
.

D l S. GREGORIO.
n<f antica è fcritto : fojra a rui fi rijofa lo fvènto mio , fe non fiotti F umile t.Is.66.
cheto , e che teme i comandamenti miei ? Vedi , che avendo detto l'opra t temile^
foggi ugne appreffo , e cheto . Adunque fe l' ira leva la mente della fua quie-
te , veramente lì può dire T ch’ella chiuda allo Spirito Santo la fua abitazio-
ne : e così rimane i' d’ ogni lume di conofcimcnto
animo voto per la qua! -,

cofa convien che elfo caggia in tenebre d’ ignoranza


di neccfiita ,
Quello .

veggiamo-noi ben chiaramente , che l’uomo adirato


non conolce se medefi-
mo ,
tutto li e di fuori , il cuore accefo d’ ira tutto fi com-
muta dentro
muove , il cor,» tricma , la lingua è impacciata , che non può efplicarc gl’
impeti conccputi dentro dell’ anima , la faccia diventa affocata , gli occhi' di-
ventino infiammati e torbidi, c non riconofcc l’uomo eziandio i fuoi cono-
feenti ben grida colla bocca , ma efi'o medefimo non intende quello che
:

parla . E appreffo non fapendo l’uomo temperare il fuo furore, fi lafcia di-
feorrere in ira inlìno all’ opera e ouanto piu s’ allunga da lui la ragione ,
:

tanto piu s’accende in furore : e cosi non può l’animo reggere fe medefimo,
eirendo lui polio in fignoria altrui Bene è alcuna volta , che l'uomo in tale
.

fua confulione non fi lafcia pero difcorrerc all’ opera di fuori Ma bene al- .

larga la lingua in parole di maledizioni , perocché addomanderà con preghi


la morte del proilimo fuo , e pregherà Iddio , che nel proflimo adoperi quel-
lo , di che egli ha vergogna o temenza di fare. E cosi non fi avvede il mi-
fcro , come egli col ( piego e colla voce cade nel peccato dell’ omicidio , co-
medie elfo a quello non ponga le mani . Atfvifcne appreffo alcuna volta,
che offendo l’ animo turbato ,. nientedimeno fi pone Glcnzio di non riboccare
.

di fuori in parole , c così tiene filenzio al proflimo fuo ; ma nondimeno


quanto piu ai fuori fi raffrena , tanto piu dentro da se fi accende e ardc_ tut-
to , Ceche non. parlando al proflimo, nientedimeno folo per quello gli dimo
{fra quanto egli gli fia nemico E in verità molte volte tal filenzio adivicnc
.

per aifpenfazionc fii lìngolar dottrina , fe 1’ uomo follecitamente fi sforza di


conferva*' dentro da fe fórma , ovvero regola di dilcre/ione , fenza dire , che
tal filenzio non procede da odio , ma da diferezione Ma alcuna volta adi-
.

vienc , che rifrenandofi l'animo adirato dal parlare difuori , per tanto a poco
poco li dilunga dall' amore del' proflimo , e così nell’ occhio dell’ adirato può
divenire la felfuca in trave , quando fi muta l’ira in odio Alcuna volta adi-
.

viene , che non motlrandofi Y ira di fuori , allora dentro alla mente £ piu ar-
dente i e così tacendo f uomo forma dentro da fc grandiflìmc voci , e quafi
a modo , che forte in un giudicio , in se medefimo piu aspramente contradi-
ce e rifponde . Odi , come quefio in brievc fentenza intere Salamonc , dove
diffe : V
afeettare , cio£ il tacere de nalvagi ? un furore. E così ad i viene , Petto, l
che l’animo turbato, quando tiene filenzio , alcuna volta dentro da fe ritiene aj.
maggior fiamma d’ira ; onde ben diffe un favió : Innanzi et noi i tenficridelF
uomo adirato fino come vifere , le quali divorano la mente della madre Uro
Ma per dire ancora un poco della divertirà degli uomini adirati , £ da 31-
fapere , che fono alquanti . i quali come folio s’ accendono ad ira , cosi follo
ritornano nella prima quiete E foro alquanti, che come di rado fi turbano ,
.

cosi f ira fortemente gli tiene. Sono primi (imiglianti alle canne fecche, le
i

quali fubitamente fanno una gran fiamma , c follo fi confumano ; e così


ucdi con parole e con atti mitrano fubitamente gran turbazionc , la quale
3 prefcntc fi fpegne Gl» altri fono fimiglianti alle fegne dure , le quali tar-
i .

di s'accendono, ma dipoichè fono acccfc non fi fpengono leggiermente.


,
E così colloro tardi s’adirano , ma dipoichè foho adirati , lungo tempo derv
tro da se confervano il fuc'o del loro furore . Ma bene fono alquanti iniqui
piu che quelli . che torto s‘ accendono ad ira , c appreffo rardi la lafciano .

E per lo contrario fono alquanti , che tardi s’ adirano , e torto ritornano E .

in
.

r
f
f
té 6 L I B R 0 V. D£ M 0 R AL ì
in quelli quattro modi ben puoi cono'lere , che l’ultimo t’apppreffa al bene
della quiete piu , elic i primo j eì terzo le ne dilunga piu che’l fecondo .
,
Ma pcrtantoche poco varrebbe quanto abbiamo detto , come i’ ira tiene la
mente legata ,
le noi non mollraliimo , come dia può edere liberata da tal
legame ; pero apprelfo è da vedere in che maniera quello furor deli’ ira fi.
debba raffrenare .

Saper dobbiamo , che in due modi fi può l’anima nofira guardar dal
peccato del! ira . Il primo modo fi è , che l’anima innanzi ad ogni iua ope-
ra fi ponga dinanzi , cioè a dire , che fi immagini in le medefima tutte le
villanie , e tutte le turbazioni , che a ella pollono etter fatte ; acciocché ap-
pretto eonfiderando ella le villanie , e le ingiurie del fuo Creatore , ttia per-
tanto piu apparecchiata contra ogni turbatone : e per quello ne diviene la
mente tanto piu forte contro a ogni ingiuria , quanto etta è meglio armata
di prefcicim , cioè d’ antivedere quanto contra dia può adivenire : perocché
tolto può il nimico uccidere colui , il quale edo trova dormire lenza guardia
alcuna . Ma
quello , che antivede f avvertita , che podono intervenire , qudlo
pofliamo noi dire , che ttia come uomo , che vegghi contro a gli allatti del
nimico ; e così fempre ila apparecchiato con tutta valenza ad aver vittoria
di tal guerra , dove il nimico fe lo credeva trovare incauto . ovvero (prov-
veduto Con ogni lollecitudine adunque debbe l’uomo antivedere ogni avver-
.

titi , la qua! potette feguire ; acciocché fempre così antiveggendo , lia lem-
prc armato d’ armadura di pazienza , e per quello vinca tutto quanto gl’ in-
terviene u avverfiiade Se alcuna ha antiveduti , la qual poi non interven-
.

ga , fi penfi averla di guadagno


Il fecondo modo di fervare manfuctudinc ,
ovvero di fchifare il peccato
dell’ira , fi è , che volendo noi confiderà»; i falli altrui ,
prima conluleria-
mo in noi medefimi quanto noi in limili cofc ,
ovvero in altre maggiormen-
te abbiamo peccato . Quello pertanto dico
perocché eonfiderando noi la pro- :

pria infirmiti nofira , aremo per ifeufati peccati altrui Che certamente «in i .

pazienza debbe foilenere I ingiuria a lui fatta quello , il quale pietoi'amente


fi ricorda aver commetto alcuna cofa , per la quale egli debba effer pazien-
temente da altrui follenuto . Ed è quali quella un acqua, che fpegne il fuo-
co ,
Quando levandoli nell’. animo il furore dell’ ira , 1
*
uomo j’ atterra con la
infiaerazione della propria colpa imperocché fi vergogna di non perdonare
f
:

difetti altrui quello , cne conofce fe aver commette cofe , delle quali è di
bifogno ricever perdono . . _
te .

9J. Ma ben voglio, che tra’ noflri ragionamenti qudlo non pattiamo: che
altra ira è quella , la quale procede da impazienza i altra è quella , che pro-
cede da zelo d’ amore perocché quella, fi genera di viziò , e quella di virtù.
:

Che fe alcuna ira non procedette da virtù , Finees non arebbe col coltello
pacificato I impeto dell’ ira d’ Iddia E perche Eli non ebbe quella ira , pe-
.

ro commette con tanta feverità confra di se la vendetta d’ Iddio : perocché


quanto etto fu tiepido in punire vizj de’ fuoi fudditii tanto contro a lui fi
j
commolte la vendetta dell eterno Rettore . Onde di tal ira odi , come ben dtf-
Pfal.45. fe il Salmilla : /latratevi . e pertanto non peccate : la qual fentenza male in-
tendono coloro , che vogliono , che noi ci polliamo adirare folo contro a noi
medefimi quando pecchiamo , e non pontro al prottìmo quando pecca . Ora
fe noi fiamo tenuti d’ amare i notlri proffimi , ficcome noi medefimi , perche
non ci dobbiamo noi adirare contro a’ioro errori , come contro a’ nomi ì Di
Pcil.y^. quello odi , come ditte Salamone meglio è F tra , che il ri/o , perocché per Li
:

triftizia della faccia fi etrreppe F animo di colui che pecca . Odi in altra parte
PfaU.S. il Salmilla : V occhio mio per ira s è turbato . Saper debbi , che I ira , che
procede da vizio , acceca 1’ occliio delia mente ; ma l’ ira , che procede da a-
mo-

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...

D I S. G R E G O R I Ó. 167
more ,
E pero ditte il Salmifta : P occhia mi» è turbato :'e non ditte
fi turba .

accecato perocché ettendo la parte dentro da se commotta, per f amor della


:

dirittura,
allora fi può dire , che un poco fi turbi la Comma contemplazione
dell’anima , la quale niente fi può avere , fenon con animo pacifico c tranquil-
lo . E per tale turbazione f anima , che a tempo era impedita alla luce di
quel fommo Cplendore , apprettò è piu elevata alla fua contemplazione pe- :

rocché quello amore della dirittura dopo poco di turbazione apre dentro dall’a-
nima largamente la tranquillità Cua , la quale per tal commozione prima era
chiuCa E adivienc dopo tale turbazione , che la mente ne diventa molto
.

piu chiara , che prima ; ficcome incontra dell’ occhio inCermo , che niente
può vedere , quando alcuna polvere v’ è metta dentro , e poco apprettò ne
diviene tutto chiaro e netto . Ma ben tanto è vero , che mai inficine non
iftanno tale turbazione , e la vera contemplazione ; nè già può la mente tur-
bata pervenire a quello
,
a che appena può aggiungere la mente tranquilla
Pero vedere non fi può il raggio del Cole quando i nuvoli cuoprono la faccia
del cielo , nè ancora la Conte turbata può rendere chiaramente la immagine,
la quale ett'a rende quando è tranquilla Ma ben debbe ciaCcuno in quello.

efler cauto , che quando I’ anima è così commofl’a di zelo d’ amore , che tal
tuttiazione , la quale è preCa per illrumcnto di virtù , non prenda fignoria
nella mente nofira , e non fia nell’anima, come donna, ma piuttolìo come
fervi Cemprc Cegua il comandamento della ragione perocché allora piu ar-:

ditamente fi leva tale ira contro a’ noltri vizj , quando è Cottopofta alla re-
gola della ragione Perocché Comeche 1’ ira fi levi nella mente per zelo di
.

dirittura , e di giuftizia ; nientedimeno s’ ella è Cenza temperanza , non può


efler Cuggetta alla regola della ragione, e tanto piu lloltamentc s’allarga,
quanto fi penCa , che 1 vizio della impazienza fia virtude .
E
pertanto a quello debbe efler ciafcuno attento, che 1’ ira noflra non
fia mai fuori della “gnorri della mente, cioè, che Tempre fia Cuggetta alla
regola d®la ragione e che a voler correggere il peccato altrui , confidcrt il
:

tempo , e ’l modo , e così rittringa in se medefimo la turbazione del!' ira , e


riCrcni in se medefimo il modo del correggere animofamenre j e ogni dilòr-
dinaro movimento di quello Curore diCponga con vera giutli/ia ed equità , ac-
ciocché l’uomo tanto piu giuflamente porta correggere altrui , in quanto pri-
ma ha vittoria di se medefimo , temperando in se ogni sCrtnato movimento.
Ma perocché, ficcome già abbiamo detto, quell’ ira , che procede da virtù,
in a'cun modo turba l’occhio della mente
J pertanto ben ditte il noljro te-
tto :P era uccide /’ urmo flotto ; come Ce apertamente dicette : quella ira , la
qìftalc è per zelo d’ amore
,
turba i Cavj ; ma quella , che procede da vizio ,
uccide gli llolti : perocché la prima è regolata dall’ ordine della ragione ; e
[Ueila lenza ragione prende fignoria della nofira mente Appretto ancora ben .

?oggiugne E la invidia uccide il piccolo. Noi non portiamo avere invidia ,


:

fenon a coloro , che noi crediamo , che in alcuna cola fiano migliori di noi
Adunque ben dice , che il piccolo è quello, che è uccifo dalla invidia : pe-
rocché l’uomo , che ha in se invidia , mofira per quello chiaramente , come
egli fia minore di colui per Jo quale etto dentro da se è tormentato d’ in-
,
vidia . F._ quella fu la ragione
, per
la quale I’ attuto noltro nimico ingannò
per invidia i primi nottri Parenti {-checche avendo hii perduta la beatitudi-
:

ne fua , conofceva , che per la nofira immortalità etto era molto minore
Pertanto ancora fi motte Caino ad uccidere il fuo fratello Abe! perocché Ccn.^. :

vedendoli efler difpregiato cU Dio , c che il fuo facrificio- non gli era accerto,
e come Abel in ogni cola gli era antipolio e accetrittmo cominciò dentro
,
da se a conturbarli d' invidia :• e dolendoti che il luo fratel fulfc reputato mi-
,
gliore di lui , diliberò di levarlo di fopra alla terra
,
acciocché piu non vi-
ve!’-

»68 LIBRO V. DB' MORALI


fratello Giacojr
Coi 25.36
. vcffe Pertanto ancora ecco Efau , che fi*turbb contro al Tuo
primogeniti , la quale 6110
perocché avendo lui perduta la benedizione de’
medefimo prima aveva venduta per una fcodclla di lenti , non
potè Joitcner
faceva andare innanzi. Ur-
d’eller minore di colui, al quale la natura lui
di Giofet il venderono a quegli mer-
Gt «.57.27 tante ancora leggiamo, che i fratelli
milleno.di quella reve. azio-
catanti d’Ifmaelt perocché avendo loro imefo il
migliore di tutti , dtliberarp-
ne , come Giofcf doveva effcrc il maggiore, c
quello ancora Saul pene;
no di contraporfi a tutti i funi accYefci menti . Per
guitava David perocché temeva d’ elferc avanzato ea colui , il qua c egU
11 . ,
bene è piccolo colui , 1
vedeva gontiiHiameute crefcere in virtù . Adunque
uctifo dalla invidia perocché fe egli non fufle minore , già niente
quale è :

fi dorrebbe del bene


altrui . '

voglio
, . .

che tu tappi , che co-


_
quello trattato
54- Ma dapoiohe noi liamo in ,

ro e che il nimico ci avveleni E anima


per ogni peccato , che noi commettia-
invidia pone tutte le fuc forze . £1
mo : nientedimeno in quello vizio dell’
nel gi-
per t invidia del diavolo la morte 1 entrata
Sap. 2.24, che ben dilfe la 'Scrittura :
dalla fornir *
ro Matura: perocché quando il cuor noi Irò è vinto e corrotto
mollra la corruzione che luo-
dell’invidia , eziandio per li fognali di fuori fi ,

ne l. uomo mvidiofo npta


mo ha dentro da se . Onde noi veggiamo , che turbidi.
li

la mente s «cttule,
ITcolore, e diviene la faccia pallida, gli occhi
crcfcegli la rabbia nel Pcnficro , lo
c di fuor! il corro fi raffredda ,
dal fegrcto del cuore V odio del prolTimo *
nc' denti : e cosi crcfcendo dentro
*

di tale peccato . Niente lì rallegra


allora la cofcienza è ferita dalla percoffa
per la
1’ nomo invidiofo nel proprio bene , perocché la pena , che elio riceve
proibenti altnii * gli fa/ia la Tua mente corrotta
E quanto pm crcfcc
.
editi

affondo il fondamento della mcnte


ciò del proliimo, tanto vicn piu
quella ftjffipK manca. Qp n-
fa; ficchc dove altri crcfce in illato c in virtù ,
nollra , allor coniti ma^entro daiioi
ogni,
do la invidia corrompe la mente
odi . some a queite
buona opera , che noi abbiamo per la qual cofa :

Salamene la fanttà del more ? vita della carne ma la invidia Tnrruzjcne


Prtn-,i 4.
dell' o/7 a
:

E che dovano noi intendere


.
per la
,
carne ,
fenon alcune noilre 0
jo.
intenderemo , fenon le fora , e gran-
pcre deboli e tenere ? E per f offa che
«diviene alcutw volta , che faranno al-
di operazioni d’ alquanti 7 Or dunque
operazioni paiono deboli , ov-
quanti puri c innocenti ,« quali in alcune loro paono
vero infermi E fono alquanti, che di&nzi agli occhi degli uomini invi
.

di grandi c alte opere , nu dentro


da lor fono corrotti di corruzione d
evi*
dia' veri» 1* altrui bene E perb ben dice Salamoile La Jamtà del cuore
.
:

ta della carne perocché fe


: uomo ha dentro da $« guarda della innoccttta
I’

fui , allor fe alcune fuc opere paiono,


inferme , quanto che ha .faranno for-
tificate .E pero aprreffo ben foggiugne La imidia e : .vPf'
dagli occhi di Dio eziandio le
rocche pel vm> della invidia penfeono dinanzi puzza
grandi , c forti opere delle virtù c quello vuol dire che la invidia è
, :
noi
che giova tanto aver detto della invidia
le
I corruzione delE olsa . Ma ,

non dimolìriamo , come f. può fuggire ? Affai malagevol cola è , rie


effa
per
r uomo non abbia altrui invidia di quello .che egff de hdera avere
Ben lappimi noi, che quelle cole temporali non
rutti e reto la felicita dell uno è
mancamento della feliciti dell altro., e in
mondo, tanto* Cufcut»
quanti pH^vidon le ricchezze ,.c potenze del
o
ne tocca minor pane : e pero 1 animo dell
uomo cupido per tanto è pali
dcfidcra , o del tutto g ì toghe un
nato d’ invidia , perocché quello , che effo quale de
alcuna parte glielo frema . Adunque
m colui il
,
altro , o almeno
della invidia , abbia 1 amore . e la
fiderà d’ effer mondo da quella pcllilcnza
in t enz ione tutta a quella lemmi eredita
de, la quale mente icona perjonu-

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DI S. GREGORIO. 1 60
mero degli credi 5 la quale è una in tutti , c in ciafcheduno tutta , la quale
-

tanto piu largamente li dillende , quanto piu trefee il numero di que’ beati ,
che quella ricevono Adunque l’ affetto, cl:e l’uomo ha della dolcezza dentro,
.

è quella cofa , che piu diminuifce quello vizio dell’ invidia ; e l’avere l’amo-
re a quelle cofe eterne , è quello che al tutto uccide tal peccato : perocché
quando la mente noilra fi ritrae dal dcfidcrìo di quelle cofe , che fono dimi-
nuite , quando fi dividono in molti , allora vedi come ceffa la invidia : che
tanto maggiormente ama il fuo prolfimo , quanto per lo fuo accrefcimento
efTa teme niente i danni fuoi . E fe tal mente fi leva perfettamente in amo-
re di quella patria celelliale,
allora 4 veramente folidata nell’ amore del prof-
fimo perocché non dcfidcrando efsa alcuna cofa terrena , nefsuna cagione ri-
:

mane in lei , che fia contraria alla perfetta cariti di lui . E che cofa è allora
quella carità , fenon un’ occhio , ovvero un lume della mente ? E fe quello
occhio 4 tocco da polvere d’ amor terreno , allora è impedita la luce dentro.
Ma pertantoche chi ama le cofe terrene , può efler chiamato piccolo , c chi
ama le cofe eterne , può eifer detto grande % polliamo in altro modo inten-
dere la fentenza di Salamone , quando dilfe : il ficcclo è ucciji dall' invidia ;

perocché da tal vizio non è morto , fenon colui , il quale fi lafcia infermare
f\d defiderj di quelle cofe terrene .


J1N£ DEL LIBRO QUINTO DE' MORALI
DI SAN GÌIECORJO .

Y il'

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.

170

B R O SESTO
DE MORALI
SAN GREGORIO
DI PAPA*
Ervata avemo infino a qui la venti della dona del noftro
fello Oramai vogliamo fpiritualmente
. efarainare , ovve-
ro fporre i detti del nolfro Giobbe , e de’ fuoi amici
Affai è manifcllo a chiunque ha lume di venti , che la
fanta Scrittura in tutte le lue pruove fi sforza di inoltra-
re , come il nollro Redentore ci ftiffe promeffo : e così
per li membri di quello capo , cioè per li fantilfimi eletti
vuol provare 4’ avvenimento fuo . Detto abbiamo nel
principio , che Giobbe è interpretato perfona , che fi duo-
le : onde per quello nome fi poffono intendere veramente le piaghe , e pag-

V5J-4- lioni del noflro Redentore , del quale ben diffe il Profèta : veramente quefìo
è quello } che ha fòflenute le infermità nofhre , e ha portati i nojhri dolori . E fic-
come dice . che ’l nimico uccife a Giobbe i fervi , e i figliuoli , avendo-
gli prima diffipate tutte le fue ricchezze ; così veggiamo nel_ nollro Re-
dentore , che non folo il nimico gli percoffe il popolo de’ Giudei , quale fer-
viva per paura ; ma effo percalle al tempo della palliane gli Allodoli , i
quali erano rigenerali nel fuo amore Fu il corpo del beato Giobbe forato
.

di molte piaghe ; e così il nollro Signore pazientemente folienne efèffer pia-


gato , e confitto in fui legno della Croce Dice ancora, che ì nollro Giob-
.

be fu pieno di ferite , ovvero di Jpiaghe dalla pianta de’ piè infino al capo ;
e cosi il crudel tentatore perfeguita la fanta Chiefa , la quale è corpo del
nollro Redentore 5 e non foto la perfeguita nelle membra deboli , ma ezian-
dio nelje forti , cioè ne’ perfetti eletti . Odi adunque , come diceva 1’ Apo-
Coloff. i. ftolo : io compio nella carri* mia quello , che mancava della paflione di Crijìo .
*4* Appreffo , ficcarne la moglie di Giobbe' lo induceva a maladire Iddio;
cosi tutti gli uomini carnali podi in quella fanta Chiefa , fono come aiuta-
tori di quel nimico ingannatore perocché , ficcome noi di fopra abbiamo det-
:

to , gli uomini viziofi , i quali fono veramente dentro a quella Chiefa , quan-
to fono di preffo a’ buoni per fede , tanto per la loro vita iniqua fono a mag-
gior gravezza . Appreffo , gli amici di Giobbe , i quali mollrano di venire a
confutarlo , e riefeono in parole di grandi , e afpre villanie , lignificano gli
eretici ., i quali fi sforzano di'difendere fommamente Iddio contro a’ fuoi elet-
ti , e in quello gravemente fi -offendono Quello tanto , che abbiamo diile-
.

famente di fopra cfpollo , ho voluto al prefente piu dillefamente toccare ; ac-


ciocché per quello ripetere de’ miei detti il fommo lettore s’ avvegga , che
in quella opera io inrendo alcuna volta , quando è di bifogno , all’intendi-
mento fpirituale e ancora quando fa medierò fommamente mi sforzo di
:

fporre la veridl della nodra lloria fecondo il Vero intendimento lirterafe .


Detto abbiamo veramente di fopra , che per gli amici del nodro Giobbe
s’intendono gli uomini eretici Ma nota pertanto fe hai letto bene , puoi
. :

veramente avere intefo , che ne’ loro detti non fono in tutto da riprendere .
Ben puoi tu lapere , che quando tra due cole fi fa comparazione , che come
fiuna.

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1

- 7 D 5. G R F G 0 R 1 0. 'X?r
l’una fia molto miglior dell'altra; nientedimeno la men buona non s’ in-
tende ,
che del tutto fia difpetta , e da nulla Come fe per efempio di- .

celli ,
che io non fu Hi favio , come tu ; non è veramente da credere ,
che io intendefii . Or vedi , come è limile il parlare del
del tutto niente
nollro fommo Iddio
contro a quelli amici di Giobbe Odi , come ben .

dille niente avete parlato dinanzi a me dirittamente , cerne il mio fervo Gioii- Job.
:

be ; c per tal modo di parlare ben vedi , che la cofa men buona non è
del tutto annullata per nfpetto della migliore . Bene è vero , che quelli
tali amici riprendendo il noltro Giobbe , difiòno molte cole contro a lui
poco faviamente . Ma
pertanto che erano amici di si fitto uomo , dob-
biamo ben credere , che eglino da lui le imprendettìno che fono di fpiritua- :

le , e veramente d alto intendimento . Onde , ficco me noi dillefamente di


(òpra abbiamo detto , 1’
Apollolo Paolo alcuna volta a prova de’ tuoi fanti
detti ufa tal modo di parlare ; ma non pertanto neflima fentenza doveva per
quelli amici elfcr detta contro al fanto di Dio . Volendo adunque fporre lpi-
ntualmente i detti dell’ uno amico di Giobbe , odi come dille Elifaz : lo vi- Job.^.p.
di lo Jìolto ,
il quale aveva ferma radice , e di preferite io maladiffi la fua forn-
irla Per lo fiotto s’ intende il popolo de’ Giudei
altezza . il quale difpre-
,
giò incarnazione di quella eterna Sapienza , la quale elio fi vedeva pre-
la
fente avere . E quello popolo parve che crefcelTe , come fe lui avef-
fe radice ferma , quando uccideva temporalmente gli eletti di Dio . Ap-
pretto,
veramente dice , che Elifaz maladiceva tale uomo flolto . Quc-
ilo non è altro , fenon che gli uomini eretici , i quali noi dicemmo , che
.erano lignificati per gli amici del nollro Giobbe , gloriandoli nel no-
me del nollro Signore Iddio , riprendono per l’autorità loro la dura olìi-
nazionc e crudeltà de’ Giudei
,
Apprellò , di quello llolto odi
. come an- x
cor loggiugne : / figliuoli fimi faranno fatti dilungi dalla fatate . I figliuoli di
«elio fon tutti coloro , che per dottrina, ovver predicazione del popol Giu-
3 eo fon generati nella perfìdia , e oilinazìone . E certo quelli tali fon lonta-
ni dalla lalute : che benché abbian la tuta temporale , nientedimeno faranno
pcrcqlfi d’ eternai vendetta . Odi come di tali dice Dio nel Vangelo : guai Mattai,
a voi , o Scribi , Tarijei , e ipocriti , i quali cercate il mare . e la terra per far - j.
vi un difeepolo : e quando C avete fatto , lo fate figliuolo de ir inferno tanto piu ,
che voi non fìtte Appretto odi come leguc
. e faranno atterrati in Julia :

porta , e nejfuno farà , che gli /campi Chi dobbiamo noi intendere per lo
.

nome della porta , (enon colui , il quale è mezzano di Dio , e degli uomini?
il quale di se medefimo ben dice lo fono pota chi per me entrerà , farà Jàl-Jo. 10 . .
:
9
vo . Adunque i figliuoli di quello fiotto , fuor della gran porta fono forti ,
ma in falla porta dice , che fono atterrati . Quello non è altro fenon chè’l ,
popolo de’ Giudei innanzi avvenimento del nollro fommo Mediatore , fio-
I’

riva : ma
vedendo appretto la fua fornirla prefenza , dice, che caddono ; e
quello adivenne , quando la verità del nollro fommo Redentore col lume della
tua fomma divinità gli levava da quella perfidia ovvero ofiinazionc della
,
mente loro E ben dice appretto che non farà rufìuno , che gli /campi : pe-
. :

rocché uccidendo il popolo Giudeo il fuo fommo Creatore allora lui mede-
,
fimo tolfe ogni fua buona via di fuo fcarapo /àncora di quello popolo ap- .

pretto ben foggiugne La cui biada fi mungerà f affamato , e lui piglierà f ar-
:

mato La biada di quefio fiotto poniamo noi dire che filile il parlare della
.
,
fomma e fanta legge Onde
, . le parole de’ fonimi Profeti fi pofiòno nomi-
nare , come granella di fpighe : c quelle granella bene ebbe lo fiotto cioè
,
ilpopolo Giudaico , ma non le mangiò perocché quello popolo ottervò la :

fama legge fola lecondo la lettera , ma etto fu digiuno dal vero intendi-
mento di quella . Appretto veramente dice , che 1’ affamato fi mangiò
. . ,

rjz LIBRO VI. DIMORALI


la biada
di quello (lolto . Quello fu veramente il popolo pagano . « il am-
le prendendo l’ intendimento della l'anta legge , li può dire , che ia fi
mangiaf&e : e ’l popolo de' Giudei non avendo il vero intendimento di quel-
ia , veramente s affaticò in vano Quelli tali affamati della lanta fede , odi.
.

Mattb. j. come bene antivedeva Crillo quando diceva nell’Evangelio: Beati quegli
,
6. thè hanno fete e fame di giufttzta , perorch' eglino faranno fatanti . Di quelli co-
l.Rcg. t .y si affamati , odi come bene ancora profetò Anna quando difsc : Gli affamati
,

furono palanti , e fommamente fatanti di Jane . Ma vedi , che prima dice


,
che quello flotto perdi la biada fua , c poi apprefso ben foggiugne , come
egli veramente fu disfatto ; onde veramente difsc : e C armato lo piglierà E
.

certo cosi fu vero , perocché I’ antico nollro nimico noi polliamo dire che
,
armato pigliafsc il popolo de' Giudei : perocché co' fuoi mducime'nti a mal
fare , fpenfe in loro la vita della vera fede Sicché dove tal popolo li crede-
.

va efser congiunto col fommo Iddio , lui era contro a Dio , e agli ordinamen-
ti fuoi . Della qual cofa bene ammoniva Crillo i fuoi buoni difcepoli dicen-
Jo.i6.i. do : Egli è venuto il tempo , che chi ucciderà , fi penfi fonrmamentc tf aure
ì- fatto gran piacere a Dio Apprefso odi , come fegue e gli affettati beranno le
. :

loro ricchezze Ben li può dire , che gli afserati beeflìno le ricchezze di que-
llo (lolto , quando il popolo de' pagani fu imbagnaro di quel grandilfirno fiu-
me della Scrittura del fommo Iddio , la quale in prima con fuperbia era pof-
feduta dal popol de’ Giudei Odi come pertanto a quelli tali ben dice il Pira-
.

ta :Tutti voi , che fiele affetati , venite all acqua e affrettatevi o voi , che
:

non avete argento Per 1’ argento s’ intende il parlar di Dio , ficcome dice il
Pfal.ii/j. Salmi. ’ta : il parlar di Dio e parlar cafio e argento provato nel fuoco Vedi «
.
,

che chiama all’ acqua chi non ha argento : quello non i altro , fenonche ’l
popolo de’ pagani , il quale non aveva i gran comandamenti della Scrittura ,
fu ripieno "della acqua della fomma e Tanta Scrittura, e tanto la bevve con
maggior defiderio quanto per lungo tempo era flato di quella piu afseraro.
Ma bene attendi ,, che una medelima cofa , cioè il parlare del nollro Signore
Iddio , è chiamato biada , e apprefso ricchezza E quello non fenza alcuna ra-
.

gione perocché è nominato biada , pertanto che dà fortezza alla mente di-
:

giuna , ovveramente , che la pafee di cibo fpirituale E' nominato ricchezza


.

perocché ci fa abbondanti de’ buoni coltami onelli E cosi vedi ancora , che
.

una medelima cofa dice , che fi mangia , c ancor fi bec . Allora fi può dire,
che la nollra fanta Scrittura fia mangiata , quando in cfsa fono alcune cofe ,
le quali lenza molta fpofizione , e profondo intendimento comprendere non
fi pofsono . Ma quando noi abbiamo intendimento delle cofe agevoli , e quel-
le intendiamo si litteralmcnte , come noi le troviamo ; allora fi può dire
che quello fia un bere, che agevolmente fi prende Oucllo tanto noi abbia-
.

mo voluto brevemente trafcorrcre per non lafciare indrieto alcuna parte del-
la nollra fomma opera ; ma perocché quelli non potrebbono veramente efser
detti amici di Giobbe , fenon avellìno in loro alcuno fplcndore d' oncllà
oramai fegue di cercare alcuna loro virtù con la nollra fpofizione morale ;
acciocché cfaminando la fenrenzia del parlar loro , pertanto meglio conofcia-
mo la gran loro dottrina c pero da capo ripetendo 11 nollro tefio, reggia-
:

mo , come difse : Io vidi lo flotto , il qual aveva ferma radice : e di prefente io


maladifft la fomma fua altezza .

Noi polliamo dire che. 1’ uomo flotto fia fitto in ferra con fua ferma
radice , quando con tanti fuoi defiderj egli fi ferma folo nell’ amore di quelle
cofe terrene .Per la qual cofa noi leggiamo , che Cain fu il primo uomo , che
facefse Città in quello mondo, per dimoflrare apertamente , che quello ave-
va pollo fondamento in rena , il quale era fuori di quella patria celelliale .
.Apprefso , allora pare , che quali come da una radice ferma I’ uomo (lolto fi
lie-

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.

DI S.GREC0R10. 175
lievi in atto , ovvero fommamente eroica , quando ne! prefente fecolo esli £
ripieno di quelle profperità temporali fecondo la fua fonimi volenti . F, co-

me diremo noi , che l’uomo llojto non gii paja fommimente crefcere , quan-
do non fi vede foftenere ayverlìtà alcuna : vedefi potente l'opra molti : ve-
defi contraltare per 1’ autoriti tua contra i virtuofi : vedefi femprc profferire
nelle fue opere inique? Quello veggendo colombi quali ancora fono deboli,
perche non hanno ancora vera perfezione di virtù , cominciano per tanto a
fpaurire , e fortemente li turbano dentro da loro , vedendo i peccatori conti-
nuamente avere profperità di bene in meglio , quanto piu iniquamente ado-
perano contro a’ giulti . Odi in perfona di coftoro , come ben diceva il Sal-
milta: Po -a meno che i miei ficai non fi mofiono , e f re fioche io non trapafiai Pfal.pi.i.
ne' fafii miei , rerocchc io incominciai (irte mente ad amare i peccatori , vedendo
la pace loro ( Ma
chi è perfettamente virtuofo , niente pertanto fi muta ver-
gendo la gloria loro , ma di prefente confiderà la pena , la quale fegue prefio
a tal gloria c confidcrando fottilmente dentro da loro , veramente efii cono-
:

feono quanto è fommamente da difpregiarc quello, di che gli uomini fuperbi


nel colpetto delle genti vanamente curano tf efsere fommamente efaltati . Ben
dice adunque io vidi lo fiotto colla fina radice ferma , e di prefente maladifii la
:

fomma fica altezza Maladir la fomma altezza dello ftqlto , certo non è altro,
.

fenon giudicare la viltà grande della fua infinita gloria , confederando la fua
dannazione , la quale apprelso a quella debbe feguire Ben confiderà 1’ uomo
.

perfettinimo , che quanto piu 1’ uomo fuperbo vuole efsere cfaltato nelle fuc
ìniquiradi , tanto piu duramente farà lorterrato in quegli orribili tormenti ;
perche efso ben sa , che la fua punizione farà eterna , e quello , di che fi
prende la fiupenda e orribile fuperbia , è una cofa tranfitoria , e molto va-
na. E ben sa egli , che colui, il quale fommamente è onorato nella via,
farà al fuo termine dannato . Per la qual cofa ben fi può dire , che quali
come per un grandifflmo prato fiorito vada alla orrenda prigione quello , il
quale per le profperità di quella prefente vita perviene al termine della mor-
te eternale . Ma
vedi , clic non fenza gran cagione difse : che maladifie la
fua firnma altezza di prefente . Ufanza è degli uomini meno perfetti , che
fpeflc volte dii murano il giudìcìo fecondo la variazione delle cofe tempora-
li ; onde molrilfimi fono quegli
, i quali vedendo la fomma gloria d’ alquan-
ti , e dilettandoli di vedere le loro gran pompe fi penfano che quelle co-
, ,
fc temporali fieno cofc grandi c ferme : e per quella cagione defiaerano di
meritare d’ efler con quelli cotali nel numero degl’ infelici . Ma quando efii
guardano bene , alquanti di quelli uomini cosi elevati cficre fubitamcntc dal
noitro Signore Iddio atterrati, ovvero ancora eflcre affiditi dalla morte tem-
porale ; allora finitamente , e predo fi lamentano del loro falfo giudicio , e
di prefente giudicano
,
che quella prefente gloria umana è del tutto vana c
fenza nefiiin frutto ; c così efii fono collrctti di dire con la fomma c fanta
Scrittura : Eeco, che t uomo è niente Quello medefimo direbbono efii molto
piu dirutamente , fe eziandio F uomo fufle nella fua gloria e fe ancora elfi
,
confiderafiìno il fuo fine , c allora veramente giudicafiino quella potenza
,
del mondo cficre fommamente vana .

Allora fi vuole ben penfare quanto ì da nulla quella gloria temporale,


,
quando ella è colle profptritadi elevata fopra tutti gli altri Allora fi vuole
.

molto ben confiderare , come follo venga meno la felicità di quello mifero
mondo , quando dinanzi agli occhi nofiri mofira di dar ferma. Perocché an-
cora gir uomini deboli di virtù pofiono conofcere molto bene la vanità di
quella gloria , quando ella vicn meno ; e allora poco è d’apprezzare tale co-
nofcimcnrp perocché allor veramente la maledicono eziandio coloro i quali
:

1 amano infino alla morte Adunque ben dice : Io vidi lo fiotto con firma
.

radi-

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174 L, ./ URO n. DE' M0 R A L 1

radice ,
e futi di p rejcnte
mal.tdijjt f altezza Come fc dicette apertamente ,
.

io non m’indugiai maladizione contro alla altezza dell’uomo {tolto:


di dare
perocché comeche nientedimeno infieme con quel-
io vedetti la (uà altezza
,
la io confiderai la rena ,
che fegiliva : che già non 1' arei così pretto mala-
detta , fé di tal gloria io ne avelli avuto alcun diletto; ma di prefente len-
za tardare la mattinili : perocché confiderando io i tormenti , che doveano
feguire, allora niente dubitando, maladitti la vanità di tal potenza. Ma
perocché molte volte cosi adiviene , che quanto piu crcfcono in quello
mifero mondo i peccatori , tanto piu figliuoli d’ iniquira iì traggono dirieto
alla morte eterna; pero appretti) nel noflro tetto, odi come degnamente
fieguc i figliuoli fuoi faranno fatti lontani dalla ftlutc
: I figliuoli dello {lolto
.

fono coloro , che feguitano gli uomini ambinoli di quello mondo c per :

quella cagione fi pollòno chiamare fuoi figliuoli , i quali fenza alcun dubbio
fono piu lontani dalla fatate , quanto meno alcuna loro infermità gl’ induce
“alla iniquità loro.; de’ quali odi , come foggiugne appretto E faranno atterra- :

lo.
1'
'ti in Julia rcrta , e non vi farà chi gli /campi Tu debbi Uperc , che lìcco^
.

me la porta è f entrata della Citta ; così il dì del giudizio farti porta dell’
eterno reame, perocché per quel dì entreranno gli eletti alla ^gloria della
patria loro Quello dì confiderando il Savio Saiamonc , come s’approttìma-
.

va per render degni premi a quella fomma e militante Chiefa , odi come
Pr’v. 5 1 . ben lui diceva nobil farà. lo ffofo fuo in fulla trionfante porta , quatto lui fe-
:

derà co' fonatori della terra . Lo Ipofo della l'anta Chiefa certo non é altro , fe
non il nollro fommo Redentore, del quale dice : che fi mojlrirà nobile in Julia
porta Quello non è altro, fcnonche il nollro lòmmo Redentore , il quale
.

prima fu difpettato eoo molte villanie e ingiurie da’ fuoi crudi nimici ; quan-
do nclfultimo giudicio fi mollrerà a rutti prendere la fignoria del fuo regno,
allora nella entrata apparirà grande Dice appretto , che lederà co’ limatori
.

della terra perocché infieme il nollro Signore co’fantittìmi predicatori della


:

(anta Chiefa darà la fentenza di quell’ ultimo e gran giudicio , ficcomc aper-
Mattb.ip. tamente di loro ditte nell'evangelio : voi , che ni avete Jeguitato , nella rege-
28. iterazione del mondo quando federa il Figliuolo de ir uomo nella fedia della macjìà
fedirete meco fopra le dodici fedii a giudicare le dodici fchiatte d lfdrael .
£ 1
,
qual cola molto dinanzi profetando il Profeta Ifaia , odi come degna-
mente ditte il fommo Iddio verrà a giudicare co' fonatori del fuo popolo ilmon-
.•

lfai. ?.i4.
Erov.\i. rie •Di quelle Porte ancora dice Salamene dategli del frutto delle fue mani ,
:

e IcJinlo in fulle perle le fue fantifftme opere . Allora prende la fanta madre
10
Chiefa del frutto delle fue fantiflime mani , quando il premio delle fue fa-
tiche la fa esaltare a quel fupremo e ccleftiale regno c allora quegli lodano :

in fulle pone le fue fantiflìme opere, quando a quegli, che fono membri
Af,, n/,.25, di Dio ,
ia fulla entrata di quello fanto regno farà detto : lo ebbi gran fa-
me , e voi mi dcjle mangiare . Ebbi fete e deferti: bere .'lo era fvreflicro e pere-
35
grino , e voi volentieri mi riceve Ile Fra nudo , e voi mi rruejhfle
. Adunque .

ben polliamo noi dire , che i figliuoli di quello (lotto innanzi alla porta fo-
no fupctbi , ma in fulla porta faranno atterrati E quello non vuole altro
.

dire , fcnonche gli amatori di quello mifero fecole, quando fono in quella
vita , fono fuperbi ; ma appretto all’ entrata, di quello regno faranno da Dio
pcrcolfi di fentenza eternale E pero foggiunfe : e goti farà chi gli feampi :
.

perocché quelli fono da Dio (campati , quali fono corretti di quelle loro
|
profperitadi temporali con alcuna difciplina E pero quello , che in quella
.

vita non vuol (ottenere alcuna gravezza , quello non farà (campato nell’ al-
tra perocché così è cofa giufta , che al tempo della fentenza eternale i
:

peccatori non fi trovino dilenditore colui , il quale in quello mondo etti


non vollono per correzione avere in radrc .

Se-

**
V Digitieed
,.

r> i s. gregortO- tyf


Segue appretto : Locuibì/tAa fi monterà F affamato. Ben puoi tu conofcere ,
che lo (tolto ha in fé alcuna biada : che quando tu vedi Tuopao iniquo ave-
re intendimento della fama Scrittura , ed dTere in quella perfettamente am-
maeltrato , vedilo parlare e ammonire di cofe virtuofe fecondo f ammaeflra-
mento di quella , e appreflo niente il vedi operare fecondo che egli ammae-
„ Ara . Predica , e (pone la parola di Dio y e appreflo non 1’ ama ; ed efaltala
con molte laude , e appretto per la fua mala vita fe la mette (òtto i piedi.
Adu nque quando tu vedi uno (tolto così fatto , che abbia l’ intendimento
della Scrittura chiaro , c la fua predicazione vera , c vedi , che pero cflò non
ama quello, che egli tanto cfalta con parole ; quello fi può dire veramente,
che at>bia biada affai , e nientedimeno fia digiuno . E quella biada è dipoi
mangiata dUI’ affamato ; imperocché l’uomo diritto , il quale con tutto il
defiderio fuoin tende foto di piacere a Dio , ode con amore, e imprende laparola
di Dio . e apprclfo mette in opera quanto ha imparato . E quando quello co- t
tale tu’! vedi ripieno di virtù per la predicazione dell’ iniquo Dottore , certo*
ben fi può dire , che allora queflo fi fia pafeiuto della biada dello llolto
A^rmrvgure quclta biada dello (folto bene ammonifee i Cuoi fervi affamati
Criilo nell' evangelio, quando parlando al popolo de’ Farifei diceva : Fate quel-
lo , che effi vi Aiecno , ma noti fecotulo t opere loro . Quali come fc lui aperta-
mente diceflè : quelli corali col_ fuo fantiflimo parlare coltivano il campo
della vera vita ; ma vivendo poi iniquamente certo non Bollono quelli per-
,
venire ai frutto della biada . Adunque pafeetevi voi di quella biada , la quale
v’ è ferbata per la Aoltizia di colloro . Appretto fegtte : e lui piglierà F arma-
to. Noi polliamo dire , che ’l nolfro antico nimico alcuna volta viene con-
tro a noi difarmato , e alcuna volta viene armato . Allora, vien difarmato
quando apertamente ci tenta di alcun peccato , e vuole a un’ora difcacciare
da noi tutte le virtuofe opere , che noi pel partito avcflimo fatte . Ma
al-
lora viene armato forte , quando lafcia in noi alcuna buona opera , della qua-
le 'mollra di non e alcuna altra ne gualla
curarfi ,
.

Per meglio dichiarare la intenzione nollra , debbi fapcre , che molti fo-
no , a’ quali il nollro nimico lafcia prendere contemplazione , e chiaro inten-
dimento della fama Scrittura , Acche lui non gli tenta nella intenzione , ma
con tutta la fua forza proccura d’atterrare la vita loro nell’opera .E vedi , che
maligna parte di tentazione è quella che fentendoli alquanti lodare della
:

virtù della loro feienza , non curano de’ danni delle loro male operazioni .
E così dilettandofi l’animo folo in quello vento della laude umana , non cu-
ran di porre rimedio alle ferite della vita fua. Queflo tale fi può dir, che
fia vinto dal nimico armato , quando (otto tale inganno cali è vinto da lui
ncll’una parte, non mollrando egli di venire con altro all’ altra. Segue ap-
pTtlfo : Loro acetati btrarmo le ricchezze fine . Siccome di Copra aVemo detto
della biada dello llolto , la quale era mangiata dall’ affamato } così per lo fi-
mile potemo dire del bere Spelfe volte noi portiamo dire , che lo dolco ab-
-

bia dentro da se un fonte di dolcilfimo licore


; e nientedimeno , come flot-
to , non ne bec : e queflo è quando egli ha in se l’ingegno deli’ inrendere la
Scrittura , e non cerca di conofcere la verità della fentenza di quella E ben.

sa quello tale quel che egli (Indiando potrebbe intendere ; e nientedimeno ,


come fe 1’ averte in faftidio , fi fogge da ogni Audio di dottrina . Le ricchez-
ze della mente non fono altro , che le parole della fama Scrittura o quelle
:

ricchezze ben le vede l’occhio dello ftolto , ma niente cura d’averle: peroc-
ché udendo le parole della legge , ben giudica , che le fieri cofe grandi e
alte ; ma pero rfon pone alcuno Audio d’ amore ad avere 1’ intendimento di
quelle . E per lo contrario fono altri , i quali bene hanno fetc , ma non
nanuo l’ ingegno , col quale eglino fi poflan torre tal fetc . Ben gli tira l*
amore
y<5 LIBRO Vi. DÌ MORALI
amore a contemplare le colè divine , ma la groffezza dell’ ingegno a quello
contradice . Ma
bene adiviene alcuna volta , che quelli tali per io ammae;
llramento della' legge di Dio , (Indiando , intendono quello , che gli uomini
ingegnoli per negligenza non intendono Polliamo adunque dire , che gli af-
.

letati beon le ricchezze di quello llolto , quando gli uomini (empiici e graffi
d'ingegno per lo grande amore loro acquetano; quello, a che non poffonoag- .

giugnerc gli uomini lottili c ingegnofi E vedi grazia lingulare , che tra que-
.

tenebre della groffezza riceve lume l’occhio dell' amore


lle perocché la lete :

dell’amore, a coloro che fono tardi d’ingegno , fa manifeflo quello . che lo


fdegno fa effer nafcollo agli uomini lottili . E pertanto vuole Iddio , che
quelli tali graffi pervengono ad intendimento dell’ alte cofe : pcrooche li
sforzano di mettere in opera eziandio ogni cofa piccola , la quale fia da loro
intefa . e cosi colle mani dell’ opera ajutano la tarditade dell’ ingegno Per .

la qual cola non indegnamente ifono elevati fopra all' altezza degli uomini

Previo, ingegnofi Di che ben fu detto per Saiamone Lo Jìilhne s aiuta colle tremi:
. :

a y. e abita nelle alfe eie Re Spelli- volte noi veggiamo , che gli uccelli , i quali
.

hanuo penne ,
colle quali effi li pollano levare in alto , lì Danno tra le llc-
pi . Ma lo Dilione , che non ha penne da volare , dice , che s’ ajuta «colle
mani , e abita nelle cale de’ Re . Cosi è dirittamente al noDro propofito :
che molte volte coloro , i quali hanno l’ ingegno nobile ed elevato , per ne-
gligenza fi rimangono tra quelle miferie del mondo . E gli uomini Semplici,
i quali non hanno penne da volare , fono elevati all’ altezza di queTl’ eterno
reame colla virtù dell’ operare . E quello vuol dire , che lo fiilione s’ ajuta
colle mani , e abita nelle cale de’ Re ; cioè che molte volte 1’ uomo iti gè-
gnofo e lottile non può aggiugnere a quella fommitade , alia quale perviene
l'uomo fempliee per l’intenzione della diritta opera . Ma di quello nafee un
dubbio non piccolo : perocché aliai pare da dubitare , perche Iddio dà all’
uomo negligente il dono dell’ intendimento , e 1’ uomo che è defidcrofo d’
intendere , impcdifce colla grollczza dell’ ingegno ? A quella quillionc ben fi
può rifponderc per lo tefto , che legue Odi come dice appreffo . Nejfima eo-
.

Ja adiviene in terra fenza cagione .

Per tanto c data alcuna volta all’ uomo pigro la fottilità dell’ ingegno ,
acciocché fia punito più giufiamentc della negligenza fua , perocché è privo
di fapere quelchc egli poteva intendere fenza fatica . E cosi dall’ altra parte,
per tanto è data ali uomo folleciro la tardità dell’ ingegno , acciocché quan-
to piu egli s’affatica , tanto apprelTo riceva maggior premio Bene adunque .

dice :Nulla cofa adiviene in terra fenza cagione : perocché all’ uomo follecito
è data la grollczza dell’ingegno per aver maggior premio , e al pigro è data
l' alterezza dell’ingegno ad accrefcimcnto di piu giufio tormento. Ora ad
avere f invendimento diritto, alcuna volta ci ammaellra la follecirudine
della litica , alcuna volta le tabulazioni , delle quali damo pcrcoffi da
Dio ; cioè a dire , che molte volte abbiamo vero intendimento delle co-
fe per la continua nollra follccitudinc , c alcuna volta per le tabulazio-
ni , delle quali fiamo percoffi . Per la qual cofa avendo prima lui detto , che
«. neffuna cola adiviene in terra fenza cagione ; odi come chiaramente foggiu-
1
p ne apprelTo : il dolore non ufcnh della terra Pare allor che ’l dolore efea dal-
.

la terra , quandi l’uomo , che è creato alla immagine di Dio , è flagellato


per quelle cofe infenfibili . Ma
concioficcofache quelli cotali flagelli , e que-
lle pene procedono alcuna volta fidamente dalle noflre colpe ; pero non fi
debbe dire , che’l dolore cita della terra Affai è ofeuro tal modo di parla-
.

re , c pero è di bifogno ragionare in quello piu apertamente . Or vedi quel-


lo che voglio dire . Io t’ ho detto , che alcuna volta noi fiamo flagellati per
quelle cofe infenfibili E quello ben dei tu làpcrc : perocché fpeflè volte a
.

no-.

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. ,,

DI S.GRtGORlO. *77
nofln correzione vcggiamo la terra diventare Cecca, quando abbiamo bifogno di

piova, c cosi alcuna volta pel contrario. Veggiamo continuamente Curger con-
tra noi pericoli infiniti di mare .. e di terra , fame , morte , infermitadi , e al-
tri peritoli lenza numero Nelle Oliali tutte cofe affai fi manifclla quello,
.

che Hi detto dal Savio parlando di Dio e per lui , dove dice e colui combàt- Sap- zu :

terà il fiero della terra contro a quelli , che non hanno jentimento Allora com- .

batte il giro della terra contro agli uomini , die non hanno fentimento
quando gli alimenti , e quelle cofe naturali fi levano contro a’ peccatori a
punizione delle iniquità loro Ma pertanto non elee il dolore della terra ,
.

perche alcuna cola infenfibile fia commoila in nofira afflizione per lo merito
delle nofire colpe . Il dolore ancora pero non efee della terra : perocché non
è da dire , che la pena proceda e nana di quella creatura , che ci percuote ,
ma piuttosto di quella , la quale per lo peccato merita tal punizione . Ma
ben è da proccurare con tutte noure forze , che quando noi fiamo percoffi
da quelle cofe di- fuori , noi leviamo allora tutta la nollra fperanza alle cofe
di l'opra , lìcchc la mente tanto fi lievi per contemplazione piu alta , quan-
to la pena di, fuori piu la galtiga . Per la qual cola ben foggiugne aperta-
ménte L'uomo na/ce a f\^ca , e l uccello a volare Certamente 1’ uomo na-
:

fee a fatica perocché non ell'cndo egli fenza ragione , confiderà quanto fia
:

malagevol pallarc i tempi di quello pcrtgrinaggio fenza molti fuoi affanni e


lamenti . Per la qual cola ricontando
1'
Apoilolo Paolo a i difcepoli le Aie 1 hT
beffi, j.
tribuiazioni , diceva Ben facete voi , che per qurjìo noi fiamo qui pofìi
: Ma J- .

per quelli flagelli della carne ri adiviene , thè la mente fi lieva fopra fe me-
defima a dimandare cole piu alte; quello ancora bene affermando l’ Apoilolo
Paolo dove dice : E benché qticflo nojlro uomo di fuori fia corrotto ; nondimeno * Cor. i 4 .

tjiu lf che è dentro da noi , eli di , e di notte continuamente fi rinovcUk . 16.


unno ,

Adunque ben nafee f uomo a fatica , e f uccello a volare : perocché per quel-
lo è la nollra mente levata in alto , onde la carne in quelle cofe inferma
piu duramente s'affatica. Puolfi ancora per Io nome dell uomo intendere la
vita de’ carnali . Odi f Apoilolo Paolo , quando dice : Conciofìacojache tra voi i.Cer.j. j,
fia brifa e contenzione or noi fide voi carnali ? E appreffo a quq’ medefimi
,
foggiunfe non fide voi bene umani ?
; or
Dunque diciamo
, che l’uomo nafee in quella vita a fatica: perocché
ceni uomo
carnale defidcrando solo quelle cofe tranfitone , riceve afflizione
dalla gravezza de’ defiderj fuoi Certamente così è che gravillìma fatica è
. :

all’ uomo cercare a se medefìmo gloria della prefente vita : c avendola ben
ccrcara , poterla alcuna volta avere e avutala , potcrla con dovuta provvi-
:

denza guardare Ancora graviffitna fatica d con tanto affanno acquillare quel
.

clic effo medeiimo , che l’ha acquillàto , sa certamente , che non può lungo
>
tempo durare Ma i fanti uomini , pcroche non amano queflccofe tranfitone,
.

non fellamente non lbllcngono alcuna g cavezza di quelli defiderj temporali ;


ma eziandio le fono nel mezzo delle fatiche , niente da quelle ricevono af-
fanno alcuno Affai ti pare duro a crtdere quello ; ma odi un poco
. Oual .

cola è nella vita dell’uomo piu dura , che efler battuto c flagellato 9 e nien-
tedimeno odi degli Apoltoli flagellati , come è fcritto EjJi nudavano allegri :
AB. J.41.
nel cofpetto del concilio ; perocché erano avuti per degni a ricevere villania e ver-
ofcnn per lo nome di deste . Adunque thè fatica dì mente , dirò io , che ab-
fiano cofloro , a' quali non era fatica la pena delle battifure l Ben dice an-

cora il nollro teflo , che f uomo nafee a làtica perocché quello fcntc vera-
:

mente le fatiche di quello mondo , il quale con tutto il fuo dcfidcrio cerca
i beni di quello . Ma
quello , la cui mente è elevata a quelle cofe di fopra
tiene fotto di se tutto quanto il di fuori di lui . E pero ben foggiunfe e t :
6 .
mallo a volare ; perocché è tanto T animo libero da ogni afflizione tempora-
Z le.
,,
.

178 LIBRO VI. DE MORALI


le
,
quanto per virtù di fpcranza fi lieva piu in alto . Or non era ben nato,
come uccello a volare , rApollolo Paolo , quando foftenendo tante avvediti
Philip, j. diceva : Ut noflra converfazione è in cielo . E ancora dice , che la noJWa cafa , fe
io. ella i rii terra , di quefla abitazione farà disfatta j che noi abbiamo uno edificio ila Dio,
I.COT.J. I . ciò farà una cala non fatta permana et un'uomo, ma eterna in cielo . Quello certo
poteva ben’ cfl'ere detto uccello , che volarte in alto , il quale ancora dimo-
rando in terra , era elevato alle cole celeftiali colle penne di si ferma fpcranza.
Ma perocché nelfuno per fua virtù fi può levare a quelle altezze , perche ma-
lagevol cofa è , che difendo lui uomo afflitto nelle cofe vifibili , elfo porta le-
varli alle cofe invifibili ; pertanto odi , come appreflfo ben foggiugne Per la
:

Uteri cofa io pregherò il 1 tenere , e a lui porrò il parlar mio . Quali dicefle aper-
tamente dipoiche quella virtù non potrebbe venire da me , adunque io pre-
:

gherò quel Signore , per Io quale io conofco , che tal grazia fi può avere ;
onde fe credeifc aver quello da se , eia non arebbe meltiere di pregare Iddio.
Segue appreflò: il quale fa cofe prandi , c da non poterle inve Rigare , fenza no-
vero , e maravigliofe . Certo ben dice : perocché chi lari quello , che porta in-
veltigarc le cole mirabili dell’ onnipotente Iddio , il quale tutte le cofe creò
di niente ? il qual colla maravigliola potenza della virtù fua difpofe quella
fabbrica del mondo ? il quale levò il cielo fopra all’aria, e la terra- fopra 1’
abilio 1 il quale fece l’uomo , quafi per un modo di parlare, raccogliendo in
breve fpazio un’altro mondo , cioè un mondo razionale , il quale fu compo-
llo d’ anima c di carne ? E cosi quello invertigare , che un medefimo fug-
getto lui compofc di Ipirito c di loto, quelle cofe non curiamo noi di confi-
derarc perocché quelle cofe
: le quali per loro medelime fon9 incomprcnfi-
,
bili e maravigliofe , forr per lo continuo ufo divenute vili agli occhi umani
Or’ ecco nollra fciocchezza !Se rifufeita un uomo morto , tutti con grande
allegrezza ci maravigliamo ; c continuamente vegliamo nafccrc 1’ uomo ,
che prima non era , c nertiino fi maraviglia . conciofiacofache ben fappia cia-
fcheduno f che maggior cofa è creare Quello che non era , che riparare ,
ovvero rifare quello , che prima era . Maraviglianfi tutti udendo , che la
verga d’ Aron fecca fiorirte . E continuamente di se la terra arida pro-
duce gli arbori verdi , c la natura della polvere fi tramuta in legno , c nef-
fun di quello
fi marayiglia . O
nollra uultizia Dunque ci fa I ufanza del-
!

le. cofe meno


maravigliare del loro autore Perche di cinque pani furono fa-
.

ziati cinque mila uomini , tutti fi maravigliarono , penfando , come poteva


elfcre ,
i denti de’ mangiatori crefceflc il cibo . E noi veggiamo con-
che tra
tinuamente le granella del Cerne fparte fopra la terra multiplicar d’abbon-
danza di piene fpighc , e nertiino di quello fi maraviglia . Fu una volra
I* acqua mutata in vino , e tutti fi maravigliarono che quello videro . E
continuamente 1’ acqua della terra tratta dalla radice della vite dentro nell’
uva , diventa vino ; e di quello ancora nertiino fi maraviglia . Ora tu , che
ti maravigli de’ miracoli , perche non ti maravigli di colui , che fece la na-
tura , la quale produce quelle cofe? Certo fe noi vogliamo confidcrare, mol-
to fono da conliderare con grande ammirazione quelle cofe , delle quali gli
uomini non fi maravigliano niente per la continua ufanza di quelle . Ma
vedi , che avendo prima detto : il quale fa ccf( grandi ; foggiunfe di prefen-
tc : e da non coterie invejìigare ; perocché di minor loda era fare gran cófc
fe tutte fi /urtino potute comprendere pienamente . Ancora ben (òggiun/e :
e maravigliofe fenza numero ; perocché farebbe flato mancamento di l'uà gran-
de grandezza , fe quelle cofe , le quali erto avea fatte mirabili , e da non
potere invellutarle , flirtino Ilare poche .
Ma perocché noi fiamo venuti in quello ragionamento , è da fipere de’ mi-
racoli di Dio , che ficcomc Tempre fi debbono confiderare per ùludio , cosi mai
non
DI S. GREGORIO. 179
non fi debbon difaminarc per intendimento . Perocché fpefle volte adivicne,
che volendo l’ intendimento umano cercare ragione d’ alcuna cofa , c non la
trova ; allora è attufato , quaG come in un pelago di dubitazioni Onde fo- .

no molti , che conlidcrano i corpi de’ moni pafluti , i quali fono tornati in
polvere ; e dipoi non potendo per ragione comprendere la virtù della refur-
rezione , pertanto fi difperano , che que’ corpi pollati ritornare allo flato di
prima . Adunque ben attendi , che quelle cole maravigliofe , le quali fi deo-
no credere per Fede , non fi deono cercare per ragione che già se per ragio-
:

ne fi potdfino comprendere , non farebbono maravigliofe . Ma


quando per av-
ventura di tali cole l’animo dubita , allora è di bilògno , che efib fi riduca a
memoria quelle colie , le quali elfo conofce per continuo ufo , c nientedime-
no non le può conofccre per ragione c per file argomento dee fortificare la
:

virtù della Fede in le medefimo , la quale effo fi conofce , che* manca in lui
per volere troppo invclligare . Onde confiderata la polvere della carne uma-
m
na , allora la mente di molti tutta co molla fi difpera , dicendo in se mede-
lima quando potrà mai la polvere tornare in carne ? e quando ritornerà il
:

corpo vivo nell’ordine de’ membri fuoi ? Quando la terra arida tornerà in mem-
bra vive colla diitinzione delle forme loro ?
Apertamente tutto quanto di fopra abbiamo detto , niente fi può com-
prendere per ragione ; ma per efempio materiale è afTai agevole a credere . Or
chi potrebbe credere , che da un piccolo granello di Teme procedere l’altezza
d’ un albero , fe per certa fperienza quello non fi vedeffe ? perocché in sì piccolo
granello per niuna fimilitudine fi può vedere in qual parte d‘ efTo fia nafeofa
quella durezza del legno , dove ilia la tenera midolla, dove j’afpra corteccia,
dove la durezza della radice , dove il fapore de’ frutti , dove la fua vita degli .0-
dori ,
dove la diverfità de' colori , dove la mollezza delle foglie j e nientedimeno,
perocché tutto quello veggiamo per ifpcrienza , già non dubitiamo , che tutte
quefte cofe procedano da un granello di Cerne. Deh perche adunque ò malagevo-
le a credere , che la polvere ritorni in carne e in offa , dapoiche per la poten-
za del Creatore noi veggiamo continuo , che d’ un granello nafee un legno,
-

e apprelfo ( che non è meno maravigliolo ) d un legno nafee il frutto ? Ora-


mai ritorniamo al nollro teflo , e diciamo , come di fopra il quale fa cofe
:

granili , e da non patere invefligarle , e maravigliofe fenza numero : perocché la


eccellenza dell’ opere di Dio , fecondo la loro qualità non fi può comprende-
re , nò ancora fecondo la quantità annoverare .Di che ancora odi , come Con-
giugne il qual dà piova fopra la faccia della terra , c bagna il acqua tutte le
:

eofe : il quale pone gli umili in altezza , e gC infermi . ovvero quegli , che pian-
gono y riheva con fanitade . E’ da credere , che per la compagnia del beato 7,
Giobbe quelli Cuoi amici fieno aliai ammacllrati : e pertanto fpiritualmente
fi vogliono un poco confiderare quelle parole <f Elifazo . Allora noi polliamo
ben dire, che l’onnipotente Iddio mandi piova Copra la terra, quando elfo
bagna della grazia della fua parola i cuori lecchi degli uomini infedeli ; c al-
lora bagna rutre le cole d’ acqua , quando colla plenitudine dello Spirito San-
to riduce a far frutto di virtù i uomo perduro , c llcrile per infedeltà , ficco-
me nel Vangelo per se medefimo la verità dice : quel che berrà deW acqua , /0.4.13.
che io gli darò , non arà Jete in eterno . E non ò da maravigliare , fe per lo
nome di tutte le cofe noi intendiamo 1’ uotaio , perocché in elfo è la natura
di tutte le cofe . Che oeni cofa del mondo o pure e, e non vive ; ovvero ò, c vi-
ve ; ovvero che ò, e vive e fenre, ma
non ha intendimento, nò difcrczionc jov-
ver che vive , fente , e infende La pietra ha clTcnza , che pure è , ma {non
.

vive Gli alberi fono c vivono , ma non fentono , onde tale vita d’alberi , e
. ,• •

d’erbe fi può chiamare piu propriamente verdezza Gli animali bruti fono,
.

vivono , e fentono , ma non hanno intendimento Apprelfo gli Angeli fono,


.

Z z vi-
»So LIBRO PI. fll 1
MORALI
vivono , c fcntono x c hanno intendimento , e difcrc7Ìone Adunque !’ tramo, .

che partecipa nell’ cflere colle pietre , nel vivere con gli alberi , nel fentire
con gli animali , nel difcernerc con gli Angeli , dirittamente può efTer detta
ogni colà , perocché da ogni cofa ha alcuna parte . Onde nell’Evangelio ben
Mira. ld. dirti la verità a gli A portoli andare per tutto il mondo , e predicate loro a reni
:

i S- creatura il l'angelo : c per quello nome già non volle , che s intenderti: , lc-
non 1' uomo , nel quale egli ha creato alcuna cola comune a tutte 1’ altre .
Benché ancora il nome di tutte le cole ft può intendere in altra maniera T
licconte vedremo appretto .

I.a grazia dello Spirito Santo trae a se i ricchi , e non difcaccia da se i


deboli raccoglie a se i nobili , e nientedimeno così riceve quegli , che non
:

fono nobili riceve i favj , e non difcaccia gli ftolti Adunque ben dice ,
: .

che Iddio coll’ acqua fu3 bagna tutte le cofe , perocché , come vedi , per lo
dono dello Spirito Santo chiama a conofcimento di se ogni maniera d’ uomi-
ni . Ancora per quello nome di tutte le cofe fi porrebbe intendere^ la divcr-
fttà de’ collumi desìi uomini che altri è elevato in fuperbia , altri inclinato
:

per lo pefo di paura , altri arde di lurtiiria , altri s’ angolcia d’ avarizia , al-
tri è tardo e lento , altri è caldo c iracondo ; e a tutti quelli vale la medi-
cina della parola di Dio perocché per quella il lurtrbo diventa umile , il
:

paurofo confidente, il luffunofo è mondato dalla fua immondizia col benefi-


cio della calliti , I’ avaro è temperato dalla fua ambizione , il pierò è ele-
vato ad amori di virtudi , f iracondo è raffrenato dal movimento dell’ ira .

Dunque Iddio bagna ogni cofa d' acqua , perocché fecondo la divediti
de' cortumi , a tuffi (fende la virtù della fua parola ; fitche in quella tiafehe-
duno trova il principio, ovvero la informazione della virtù a lui neceffaria .
Onde dolcezza della manna di quegli antichi padri nel diferto , odi
di quella
Sap.l6.io come un favio : Egli dette tiro un pane apparecchiato di Ciclo fenza fati-
dille
ca ,
quale aveva in se ogni dilato , e fufianza cf orni Papere . Cucila man-
il

na ,
quale aveva in se ogni diletto , c ogni foaviti di fapore , cioè che
la
nella bocca degli uomini perfetti rendeva ogni fapore fecondo la volontà di
chi la mangiava , pon lignifica altro , fenon la parola di Dio, la quale in se
znedefima è tempre indivifa , e diftribinfccfi a nini fecondo le qualità di
chi la riceve . E quando ciafcuno degli uomini perfetti riceve di quella l’ in-
rendimento , che a lui è mdtiero ;
allora polliamo dire , che erto, converte
la manna in quel fapore , che erto vuole . Ma ben’attcndi ,
che conciofiache
dopo fatica del ben’ adoperare fegue fempre la gloria del premio ; pertanto
la
dopo imbagnar dell’ acqua , dirittamente fogpiugne il qual font gli umili
1’ •

8. in altezza , e gf infermi , ovvero quegli , che piangono , Uva in fqnitaae .

Allora fono polli gli uomini in altezza , perocché ouelli , i quali ora
per l’amore di Dio fono avuti in difprcrio , nel final giudicio joi inficme con
Dio medefimo verranno a giudicare , ficcome ben promette loro la fomma
Mntth.ì.6 Verità nell’Evangelio dove dice Voi che ni avete feguit.no, nella ri gnu razione
:

ad. del mondo , quando fiderà il figliuolo deli uomo nella fedia ridia ntufade fui,
fedirete ancora z’oi foyn dodici fedir a giudicare le dodici / chiatte il' Ifdracl .
Allora rilieva Iddio con fanità coloro , i quali piangono , quando coloro
che fono acccfi ne’ defiderj fuoi , friggono le profpcrità di quello mondo , ri-
cevono f avvertiti , e foitcneono i tormenti de’ pertico tori ; e cosi per quelli
lamenti c dolori di quella vira gallicano loro medefimi
,
Ma allora in quel- .

la patria eterna tanto riceveranno erti piu perfetta farmacie , quanto elfi fono
piu morti alle ccnfolazioni di quella vita. Di che fu detto per Salamene :
Treno. 14. 1' u mo frano non farà mefcolato tra P allegrezza di colui il cui cuore arà co-
,
lo: no feruta t amorini ime dilP anima fua Allora conofce la mente umana l' ama-
.

. ritudine deli’- anima fua , quando per lo grande ardore di quella eterna patria
erta

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DI S. GREGORIO. 181 „

cfsa con punto conofce la pena della fna peregrinazione . Ma 1’ uomo Arano
non farà mcfcolato nell’ allegrezza di queito cotale |>erotchc quello , che in :

quella vita è fenza lamento di compunzione , certamente in quella allegrez-


za non fari partefice di coniazione Odi a queito Crillo nell' Evangelio :.

hi verità vi duo , che voi vi lamenterete e piangerete , e 7 invailo fi rallegrerà t Jo.l 6.20.
e voi vi contrijìercte . Ma
la tnjiizja voftra rit rarrà in allegrezza . E ancora
dice : Certo voi arete era trijìizia , ma io vi vederb ancora da capo , e 7 cuere
v ‘[ho fi rall tfrà , e la vofira allegrezza >ic[luno terrà da voi . Adunque ben
dice , che Iddio rilieva con foniti quegli , che piangono perocché a quegli, :

i quali per lo fuo amore fono in quella vita afflitti temporalmente , egli di
appretto coniazione d' eternale falure . E ancora piu fottiimcntc conlidcran-
do , tutto quello C può intendere degli uomini eziandio in quella vita . Cer-
tamente nel predente fccoio fi può dire , che gli uomini fieno levati in altez-
za : perocché abbafsandoli loro per umiltà , e quelle cofe temporali non cu-
rando , allora per 1’ altezza di tal giudicio trapalano ogni cola mondana ; c
penfondofi loro colla diritta efaminazione efsere indegni in tutte le cofe , per
quello trapafsano tutto , mettendoli ito i piedi la gloria di quello mondo .
Vegliamo un poco l’umile Paolo: odi, qomc diceva .a’ dil’cepoli fuoi Noi 2. Cor. 4.6. :

non vi predichiamo noi medefimi , ma Cietù Crifìo nojiro Signore , e noi vojìri
fervi . Veggiamo apprcfso quello umile elevato in altezza . Odi , come difsc:
or non Capete voi , che noi giudicheremo gli Angeli ? E ancora altrove dice : 1 .Cor.p.6.
Egli. ci ha rifufeitati infienu con e fio , e in'umc con lui ci ha patti federe in eie- Efb.ì.6.
lo . Forl'c che era queito allora legato , ovvero palfionato nel corpo di fuori ;
ma dentro da se la mente era elevata in aito , perocché già per la certezza
della fperanza fua ledeva in ciclo .

Dunque , ficcome veduto abbiamo , i fanti uomini fono difpregiati in


quello mondo , e come indegni (ottengono ogui cofa ; ma pure avendo con-
fidanza d'cfscre degni d abitare in quelle fedie eterne, con, certezza affetta-
no la gloria di quella eternità infinita . E cosi quando di fuori di loro lù'.len-
gono paffioni , allora ritornano dentro da se alla rocca della mente ; e da quel-
la guardano tutte le cote po.ic fotto di loro, per la quale elfi pafsano corpo-
ralmente eziandio se medefimi , perocché li bevano in alto Copra di loro Di .

cl:e n’ adiviene , che non temono minacce , perocché per la loro pazienza
hanno in difpregio eziandio i tormenti Odi , come a quello ben diceva Sa- _ „ _
.

larnonc il g'tuflo , qunfi come Leone confidente farà Jcnza paura . In altre parti
:

' r ,VAZ
odi , come diceva : il f.iuflo non fi potrà contrajìare per quanto gli ailivenga :
'
-

perocché levandoli i giuili Copra la cima della loro intenzione , c morendo 21 ‘


non fentendo la morte ; pofliam dire («.T quello , che contra di loro vengo-
no foctte,.e niente gli toccano. Adunque ben fono gli uomini polii in al-
tezza , perocché difprc n iindo loro medefimi in tutte le cofe , per quello han-
no ficurth contro a ogni cola Di che ben fu detto alla mente iniqua fotto
.

Inezie di Pabillonia •
ditemeli fiedi nella polvere 0 v rgiae f.ojiucla di Sion ?•
, , ,
r>
eie' Caldei non ha /càia
-
finii in terra : la Ubimela Per la figliuo'a di Sibilio- . (/ - 4 7 -

ni* s’ mente dell’ uomo la quale , credo , f,he lìa chiamata vergi-
intende la ;

ne , noi qcrrmtoche cfsa non li a Corrotta , mi pcrrantoche non fa frutto e ,

non moltiplica in b ione operazioni e cosi quando in cfsa non ha alcuno


:

orline di vira , allora Babillonii , cioè la corifufione , può efser detti /uà ma-
dre Ma fc non volefse , che elfo fnfse appellata vergine, perche (ohe fenza
.

frutto , ma vergine , cioè non corrotta ; allora polliamo dire che [er ifchcr- ,

no , e per fua con'itfione efsi fia appellata vergine , dipoiche ha Perduto Io


fiato della fui fallite Onde odi , come per modo di ri prefittone fé detto da
.

Dw l'tr la bocca del Profeta dtfeendi La mente inuma allora (la in alto,
: .

quando tutta ila in alto di que’ prenaj di l’opra Ma allora dileende a quello .

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18 * LIBRO VI. DIMORALI
flato , cuando fi lafcia vincere , e fotromettere a quelli vani defiderj monda-
ni .Onoe ben dice : nella polvere : perocché difendendo 1’ anima noflra da
quella altezza , fi ih nella polvere , quando abbandona le cole cclclliali , e
avvilifcc se medefima in quelle cole terrene . Dove ancora ripetendo tal mo-
do di parlare , odi che foggiunfe : Siedi in tara ; come le apertamente per
modo di rimprovero diccfse : poiché tu non volefli 1’ ufanza del cielo , ora
le’ atterrata , c aumiliata tra le condizioni della terra , Onde ancor quali di
conclude: La figliuola de Caldei non ha /odia.
necetVit'a
I Caldei fono interpretati fetori , E certo ben fono feroci e crude-
lia loro medefimi coloro , i quali feguendo le mifere loro volontà , non fan-
no ordinare i loro coltomi Ben fono feroci i defiderj terreni , i quali ren-
.

dono la mente dura e iofenfibile non folo contro al comandamento del no-
llro Creatore , ma
eziandio contro alle fue correzioni . Adunque la figliuola
di quelli feroci non ha
fedi* perocché la mente , la qual pafeefi dell’ amor
:

del mondo , e de’ pervertì defiderj di quello , e in elfi indura , veramente


quanto fi fottomette alle concupiicenze tcrcene , tanto perde la tedia del fuo
giudicio ; e co»! non ha fedia in se medefima , perocché fi truova lenza la
virtù della diferezione : ed è cacciata dalla tedia del luo giudicio , in quanto
diventa vagabonda per quelle vili concupiicenze di fuori Ed è quello affai
.

manifello , che quella mente , la qua! dentro da se perde la fedia del confi-
glio , di fuori da se s’ allarghi in defiderj lenza numero . E perocché effa
lafcia drifarc quello, che ella intende , è in tal maniera accecata , che non
intende ancora quello , che effa adopera . E fpeffe volte per giullo e fingu-
?
lare giudicio di Dio tal mente £ lafctata nella fua propria volontà , e le è
dato larghezza di far quello , che effa con tanta fatica adomanda . Per la
qual cola nella fopradetta autorità ben foggiugne apprefiò il Profeta : di poi-
ché per innanzi tu non farai piu nomala dihcata e tenera , pertanto prendi la
macine , e macina, farina Noi veggiamo quello per ifperienza , che i padri,
.

e le madri non lafciano affaticare le tenere toro figliuole nell’ opere affanno-
fe , c fervili. Ora veramente 1’ anima di ciafcuno uomo virtuofo può ef-
fcr detta figliuola tenera, e diletta del nollro Creatore , la qual da quello
onnipotente padre è rivocata dall’ opere mondane , acciocché forte impaccian-
doli effa negli cfcrcizj di fuori , non fulfe impedita dentro da se dall’ opere
virtuofe . Ma
la figliuola de' Caldei non è chiamata dilicata , e tenera : pe-
rocché la mente , la quale è data a quelli defiderj terreni , è lafciata ftar ne-
gli affanni di quello fccolo , nel quale effa pone tutto il luo amore ; accioc-
ché ferva , come ancilla al mondo , dipoiche dentro da se non vuole amaro
Iddio , tome figliuola Onde vedi , che l’è comandato , che effa tolga la maci-
.

ne , e macini farina . La macine fi volge in tondo , ed cfccne farina . Vera-


mente ogni operazione mondana effer può detta macine , la aual colle molte
follecitudini fa la mente noflra voltar come in giro , e manda fuori di se la
farina Quello non è altro , fenonche quelle cofe mondane Tempre ingannano
.

il cuore dell’uomo, continuo in effo generando diverte vanità ,e infiniti penficri.


ti. Ma
ben è quello da pcnfarc , che molti fono, i quali clfendo inquiete,
fono riputati, che fieno d' alcun merito ;c dipoiche fono polii in alcuno cfercizio,
fi dimoflra la loro poca virtù E pero odi , come appreffo dice il Profeta :
.

Scuotai la firzzura tua , fcuopri f omero , J'cuojri le gambe , /affa t fiumi . Nel-
f elcrcizio d’ alcuna opera fpeffevolte fi fcuopre la fozzura della noflra men-
te , come fia vile , e di piccola virtù , quando è polla alla mollra d’ alcuna
amminiftrazione di fuori ; la quale in prima effendo in quiete , era riputata
di grande efempio di vita Allora fcuopre la mente noflra l’omero , quando
.

moltra di quanto peto fia f operazione fua , la quale prima non era cono-
feiuta Allora fcuopre le gambe , quando chiaro molila con che parti di cor-
.

rot-

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. - 4

DI S. GREGORIO. i8j

e que-
rotti dcfiderj effa corra all’ avarizia del mondo. PalTa ancora i fiumi
llo adiviene ,
quandodefidera onori , cd efercizj mondani , i quali continua-
mente corrono al loro fine . Quello tanto abbiamo voluto dire per dimollra-
re , come è la mente noltra efaltata , quando fi lieva fopra a se mede fi ma
a contemplazione di quelle cole eterne , lafciando d’ amare quelle cofe tem-
porali . E pero conchiudendo ben dille il noilro fello : il qual pone gli umili
in altezza . E poi foggiugne -E
quegli che piangano , rilieva con fanità .
Speffe volte ancora quegli , che fono allegri in quello mondo , fono le-
vati in alto , quando fi bevano in fuperbia della gloria della profperita loro.
Ma Iddio rilieva con fanità quegli , che piangono , perocché lieva i fuoi af-
flitti alla gloria della fua allegrezza . Ma
dice con fanità , intendi di mente .
Non gli lieva in pazzia : perocché ben fono alquanti , ficcome abbiamo det-
to , i quali commettono la iniquità , c dipoi fe ne rallegrano ; de’ quali fu det-
to jkt Salamoile , che fino lieti quando hanno fatto male e rallegran/i nelle co- Prou.2.1
,
fe peffimr . E ancora : fono alquanti uomini iniqui , / quali coi) fanno fiacri nel- Eccl. 8.1
le laro iniquità , come fe avc/jino operazioni de' giufli . Quelli non fono levati in
fanità, ma in pazzia : perocché infuperbifcon quando dovrebbono cfTcr puniti.
Quelli fono fimi.glianti a’ frenetici , i quali fi penfano , che la loro pazzia fia
fortezza : perocché non s’ avveggono , che tale loro fopcrchia fortezza pro-
cede da infermità, la quale continuo gli mena a fine ai loro vita . E per-
tantochc fon fuori di loro ragione , piangonne , e ridonne , c tanto piu fi
rallegrano , quanto effi come infcnfibili non conofcono la infermità , che elfi
foltcngono . Adunque ben dice , che Iddio rilieva coloro, che piangono , in
fanità ; perocché le menti degli eletti non fi rallegrano della floltizia di que-
lla prefente vita , ma piuttollo della certezza di quella falute eterna . Per la
qual cofa appreffo di tal ditlruzion de’ rei ben foggiugne : il quale disfà i pcn
fieri de' maligni , acciocché le loro mani non pojfano adempier c quello , che effe
avevano cominciato .
La mente de’ rei Tempre invecchia ne’ perverfi ponderi , a’ quali la divi-
na difpenfazione fpeife volte contraila . E comcchc elfi ancora per l’avverfi-
tà non fi correggano de’ loro pclfimi configli ; nientedimeno fpetle volte Id-
dio gli raffrena , acciocché non abbiano fortezza h'pra i buoni . Contro a’ qua-
li , (e ben guardi , fi procede con mirabile giudicio che prima non poflono
:

venire ad effetto della malvagia operazione ; e nientedimeno la fentenza del


giullo giudice gli tiene per colpevoli . E in quanto elfi penfano di mal fare
,
pertanto fi dimoilra la iniquità loro e pertantoche non polfono adoperare t
:

pender loro , fi dimoilra la difefa de’ buoni Onde ancora ben foggiugne : il
.

quale comprende i favj nell ajluzia loro , e disfà il con figlio de' rei Sono mol-
ti , i quali }>cr luperbia di fanienza umana volendo co’ loro penfieri con tri-
llare a giudici di Dio ,
procedono in tal,
che elfi medefimi fono
maniera
efecutori della volontà fua , alla quale elfi fi sforzano di contraltare E cosi
.

volendo elfi fare contro al configlio di Dio , sì I’ ubbidifeono . Onde dice ,


che Iddio comprende i favj nella loro ajluzia E quello adiviene , quando
.

1’
ooerazioni degli uomini allora feguono i configli fltoi , quando effi gli con;
traflanno . Cucilo polliamo noi mollrare piu chiaramente, ponendo alquanti iz.
efempli . Giofef aveva veduto in fogno, che a un fuo covone di grano s'in-
chinavano i covoni de’fuqi fratelli : la qual cofa dicendo effo loro puramente, Gtn.pp.7.
di prefente firrono pereolfi d’ invidia , e di paura della fua fignoria ; e veg-
gendolo venire a loro , turbati , e pieni di malizia contro a effo , dii fono :
ecco che viene il fognature
, vrrt/Vr , e u cid ionio ; e allora vedrà , che utile fa-
ranno i fogni funi . E temendo di venir Totto la fua fignoria , ecco che pon;
gono il fognatore nel pozzo . Apprelfo lo vendono ad alquanti mercatanti
d’ lfinael , il quale menarono poi in Egitto . Fatto fervo fu accufato e con-
,
dan-
/
,

184 LIBRO VI. DIMORALI


dannato per difonefià; ma aiutato dal merito della cafiità fua , e levato in gran-
dezza per lo fpiriro della profezia , alla fine fu antipolio a tutto i’ Egitto .
Appretto per la divina previdenza raccolte il grano per prevedere ai pericolo
della fame , che doveva venire E apprello venendo nel mondo la dura fa-
.

me, Giacob mandò i fuoi figliuoli in Egitto, i quali trovarono il loro fra-
tei Giofcf , fignore a difpenlare la biada , e prevedere a tanta gravezza di
fame , e non lo conobbono ^ e per meritare d’ aver da lui di che vivere , li
gittarono in terra ,.c tutti adorarono Or pentiamo un poco l’ordine di
1 .

quella cofa confideriamq come la divina virtù . comprende i favj nella loro
: -
aliuzia . Vedi cofa mirabile Colloro avevan venduto Giofcf per non adorar-
!

lo ; c dipoi f adorarono, perche era fiato verdure Onde con tutta la lor
.

aliuzia fi sforzarono di mutare il configli? di Lio ; ma per lufingar fuo giu-


dicio , volendogli contraltare , feguirono il fuo volere E così volendo f uo- .

mo contraltare al divino configlio , li lo adempie e la Capienza del mondo


:

volendo efier contra Dio, fi è comprefa. Temevano fratelli di Giofef, i

che non avelie fignoria fopra di loro , e volendo fuggire la difpofizion di


Dio . s’ adoperarono , che quello non adivenifi'e . Così adunque polliamo dire,
che la Capienza umana ila comprefa , quando volendo contraltare , legue il
*?. voler di Dio Così ancora Vcdenda Saul , che David crcfceva , e prolpcrava
.

continuamente in virtudi , gli premile di dargli la fua figliuola per moglie


per farlo morire , ponendolo nelle mani de’ tuoi nimici : li gli adomandò per
quello cento perpuzj de’Fiiiltini , dicendo , che non aveva bifogno d’altre cote
alle nozze , lenon di cento perpuzj de’ Filitlini , inoltrando per quello di vo-
ler far vendetta de’ nimici tuoi Ma dentro da se non intendeva fcnon di
. ,

porre David nelle mani •de’Fililtini Ma David avendo il favore di Dio , pre-
.

mile al Re di donargliene cento e appretto ne riportò dugento


: Per la qual .

cola mancando a Saul l’ avvilo fuo, ben vedi , che da Dio fu comprefo nel-
la aftuzia del fuo configlio
}
e dove elfo fi credeva far morire il cavalicr fuo,
eflo il fece diventare maggiormente gloriofo . Ma pertantoche ancora gli uo-
mini eletti da Dio alcuna volta fi sforzano di fapcre alcuna cofa con loro
aliuzia ; pertanto piaccmi di parlare per eicmpio ancora d’ un altro uomo
favio , per dimollrare in che maniera e comprefa afiuzia degli uomini dal
1

fm.i.i.j. configlio di Dio Volle Giona con moita prudenza ufare fua aftuzn , quan-
.

do fii mandato a predicar penitenza a queeji di Ninive e temendo , che Giu- :

dea non filile abbandonata di buone genti, non volle adempiere l’ufficio del-
la predicazione , e così entrò nella nave per fuggire in Tarila ; c levandoli
una gran rempefia , fu mefi'a la forte fopra tutti , fi conofcdle per
acciocché
cui colpa tal pericolo fullè louravvcnnro Di che fu comprefa la colpa di
.

Giona , e dipoi fu gitfato nel profondo del mare : poi fu tranghiottito dal
pefee ceto , e da elfo fu portato colà , dove elfo intendeva di fuggire . Ecco
che come vedi , che quello uomo che fuggiva , fu comprefo dalla 'impella,
apprello condennato per forte , gittato in mare , tranghiottito dal pefee , e al-
ia fine , perche elfo s’ era sforzato di contraltare alla parola di Dio , fu por-
tato da auel luogo , dove da Dio gli era comandato . Voleva 1 uomo con- ’

trafiare alla profezia , la quale da Dio gli era cominella ; c poi per lua vo-
lontà fu prefo, e gittato dal pefee . E eoa polliamo dire , che Iddio com-
prende i favj nell’ aliuzia loro , quando per quello fa feguire la volontà fua
onde T-umana volontà gli contradice . Cerchiamo ancqra la fapienza degli
Ebrei per vedere quello , che con loro previdenza elfi fi penfavano fchifarc :
e appreflò quello , che n’ a divenne - Tutto il popolo correva a vedere i mi-
racoli del nofiro Redentore . Di che i Sacerdoti tutti accefi d’ invidia gridava-
Jo. 12. ip. no ," e dolevanfi , che ’l mondo eli andava dricto , dicendo : Va vedete , che
ntffun profitto /acaanio : ecco thè tutu il wunjo fc&uc copiti : t per volere le-
vare

dbvC
.

vtre di
DI S. GRECO RI O.
grande concorfo di popolo , fi sforzarono d’ atterrare con mor-
lui sì
-«*5

te la potenza dicendo, che ai hijogno era , che uno tneriffe pel pel do , J0.11.5e.
lira ,
acciocché tutta la gente non perifl'e . Ma di poi la morte dei Salvatore fu a
torre?" , e congiunzione di tutto il corpo iuo , cioè della fama Chicfa , c
non a tua d irruzione . Per la qual cofa era comandato nella legge in figura Levit. 1.
dei vero nollro facrificio , che alla tortola , ovvero alla colomba Ti fegaffe lati-
gola , e non fi tagliai le al tutto , ficche eziandio morta avelie il capo con-
giunto al corpo Quello lignifica , che quello , che è mezzano tra Dio , e gli i.Ton.i.j
.

nomini , ciò fu il nolìto Redentore , è capo di tutti noi , e veramente facrifv


<io di no lira mondizia ; il quaj ficcome fu per noi morto , così piu fortemen-
te s’ accollò a noi Dunque dipoiche era fegato alla tortore la gola , fi era
.

il capo congiunto col .corpo . E così Criflo nollro Redentore eflendo mor-
,
rò , niente pertanto era divifo dalla Chicfa fua . Ben vedi , che que' ma-
ligni pctfecuton menarono a effetto' quello , che cfii piu intendevano di
/chi lare .

Dicrono morte al nollro Redentore per levare da lui la morte de’ fedeli
Ma la fede , onde fi penfava di fpegnere la crudeltà degl’ in-
quindi crebbe
fedeli . E
volendo fpegnere la fama dc’fuoi miracoli con pertèguitarlo , furo-
no corretti contro a loro fapere di Renderla maggiormente Adunque Id- .

dio comprende i favj neil’ afìuzia loro_, quando torna in fervigto della pie-
,ià fua quello , in che la crudeltà degli uomini fi sforzano d’ eflere contradj
Il giutlo
e miitricordiofo Iddio , il qual difpone tutte le nollrc opera-
,

zioni , alquante cole ci promette per benignità, alquante con ira; e quel-
le, le quali efib promette , le converte in ufo aclla volontà fua . Ed è ben ta-
ccia maravigliofa quella, che qudlo che noi facciamo fenza volontà di Dio, non
è contrario alla volontà fua: perocché ritornando fpclfc volte le nollrc male
operazioni in ufo di bene , polliamo dire , che al configlio fuo fervono quelle
cole , le quali a quello fono contrarie . Per la qual colà odi a quello il^ Sal-
ircela Grandi fono t opere di Dio , le quali fi dimofìrano in tutte le Volontà lue: Efai. ilo.
:

cioè a dire nelle quali fi ricercano tutte le volontà lue Ben vedi come fono ?•
.

grandi 1’ opere di Dio , che in tutte le nolìre operazioni fi truova la volontà


fua : che fpefle volte per quello feguiamo noi la fua volontà , che noi ci pcufia-
jno , che efso fufse contrario In altra parte ancor dice : fatto ha Iddio quanto Pfal. 124.
.

ha voluto in rido , e in terra.. E ancora Salamone a quello dice Kcs ? fapienza , 6.


:

non è prudenza , non è cenfiejia contro a Dio Adunque ben polliamo dire .che in Erov.it.
.

quello che noi adoperiamo , noi andiamo inveli igando la volontà di Dio . E 30.
pertanto, quando noi Io nomarci conofceie, gji dovano con la nollra operazione
clfcr devotamente ubbidienti , acciocché forfè laf'ciando noi per fuperbia di vo-
lerlo feguitare , noi non lo fcgiìiifimo a forza . Certamente noi non polliamo
.in nulla maniera fuggire il configlio divino ; nu con gran virtù 1’ olà tem-
perare quello , che contrattando a se mede-lìmo, umilmente il fegue ; peroc-
ché affai s’ alk-gia il pefo di chi volentieri con l’omero del cuore a -qudlo fi
/ottoniate. Ma pertantoche noi di fopra abbiamo fatto menzione de’ perfe-
•cutori , vcggiamo ancora ,'come in altre cofe fi dimollra la cecità loro Odi .

apr. remi , come fegue il giorno andranno in tenebre , e ut! meriggio andranno
:

palpando , come di notte Ben vanno per le tenebre il giorno quegli , che
.

avendo la villa prefente , per li molti loro errori fono accecati Il giorno .

noi veggiamo chiaramente , e la notte fono i noftri occhi /curati E così i .

pcrfecutori del nollro Redentore vedendo dinanzi da se i miracoli della virtù


divina, nientedimeno dubitavano della divinità fua. Per la qual cofa, ben
polliamo dire , che ’l giorno elfi follino in tenebre perocché eflendo nella
:

luce , perderon’il vedete Di che odi , come quella vera Luce gfi ammoniva,
.

dicendo Andate , mi nere eh' avete la luce , acciocché le tenebre della morte non Jo. 1 2. j 5.
:

Aa vi

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. . ,.

i8* LIBRO VI. D É“ MORALI


Jerem. ij. w comprendano qua! cofa ancora odi , come di Giuda fii detto
Per la corr :

<f. eo/fi a Giuda il fole ancora di giorno


,
rj{fendo E in altra parte il Profeta in
.

If.\6. io. perfona di coloro, che fi pentono, diceva Noi fiamo incappati nel mriggio ,
:


If. 21. ii. come di notte : c nelP ofetcro , come morti E in altra parte odi ancora , come
dille Guardiano , perche di notte ? Il Guardiano rifpofe : venuta è la mattina ,
:

e la notte Veramente il noilro guardiano venne di notte perocché venen-


.
:

do elfo al mondo in carne umana , niente lo conobbe la durizia de’ Giudei


Ma vedi , che ben rifpofe il guardiano , dicendo : Venuta è la mattina ,
e la notte : perocché per la fua prefenza fu data al mondo nuova luce , e
nientedimeno ne’ cuori degl'infedeli rimafe la cecità antica guarda , che . Ma
ben dille il noilro tedo , che nel meriggio andranno palpando , come di not;
te . Quella cofa adomandiamo noi palpando , la quale noi non vedemo con gli
occhi Ora i Giudei già avevano veduto i miracoli aperti , e nientedimeno
.

lo. io. 24. ancora palpando 1’ andavano cercando , quando dicevano : in fino a quando ci
togli tu ? anima ? fe tu fè Crifio diccelo apertamente . Ecco che dinanzi agli
,
occhi loro avevan la luce de’ miracoli , e nienredimeno ne’ cuori loro andavan
palpando . E vedi quello , che adivenne , che quella cecità gl’ indulTe a cru-
deltà , c la crudeltà infino a perfeguitarlo apertamente Ma quello noilro .

Redentore poco tempo potè cller tenuto nelle mani de’ fuoi perfecutori per :

la qual cofa approdo ben foggiunfe Ma in variti eoli /camperà il bifognofo


:

del coltello della bocca loro , e il povero della mano dello sforzature Quello po- .

2.Cw.8.p. vero è Crillo medefimo , del quale odi , come dice !’ Apodolo Per voi diventi :

ejfo povero , ejjendo ricco E perocché i Giudei furono quegli , che l' accularo-
.

no c tradironlo , e i Gentili , ovvero i pagani I’ uccifono 5 ben polfiam pel


coltello della bocca intender la lingua de’ Giudei . de’ quali diceva il Salmi-
Pfal.^ó.j. Ila : / denti de' figliuoli degli uomini fono arme , e /nette , e la lingua loro ferro
acuto Ora non fu ben la lingua loro ferro acuto, quando elfi gridavano dicendo:
.

Lue. 2$. Crucifiggi , erucifiggi ? Ma per la mano dello sforzatore s’intende il popolo de’
21. pagani , il quale il crocifilfe ; il quale adempiè per opera quello che i Giudei ad-
dimandavano con parole. Adunque l’onnipotente Iddio liberò quello povero del
coltello della bocca , c della mano dello sforzatore E quedo adivenne , quan- .

do il noilro Redentore per l’umanità , che aveva in se , follennc la forza de*


pagani , e le lingue de’ Giudei Ma poi per la potenza. della divinità fua fo-
.

p radette a tutto ; perocché la fua refurrezione non fu alrro , fenon fortificare


la infermità nodra alla fperanza della vita che dee venire . Per la qual co-
j
fa approdo ben foggiunfe : il bifognofo arà fperanza .- Dipoiche fu morto il po-
vero , riebbe la fperanza fua il bifognofo E quello adivenne quando I’ timi!.

popolo de’ fedeli , effondo morto il nodro Redentore , fu atterrato di paura ;


ma approdo , rifurgendo lui , fu confermato in ifperanza . Or non leggiamo noi,
che que’ primi poveri , ed eletti predicatori , ciò furon gli Apodoli , furono
tutti atterrati per la morte del vero rmcllro , e dipoi riparati per la manife-
da fua refurrezione? Adunque ben dice, che elfendo (alvato il povero , il
hi'ògnofo riceve fperanza perocché rifulgendo' il Signore in carne -, tutti i
:

fedeli furono fortificati in ifperanza di quella vira eterna Ma ecco che .

manifedata s’ è al mondo la fonimi Verità , fodenuta ha la morte della car-


ne , ha onorata la refurrezione colla gloria della fua Tanta afcenfionc : e nien-
tedimeno non fi rimane la lingua de’ Giudei di perfeguirarla con continue
villanie : i quali ancora fono da efsa pazientemente fodenuti , acciocché fo-
Ilenendogli , gli converta ; ovvero alla fine piu afpramcnte punifea quegli
che faranno odinati nella loro durezza .
Che certamente allora diverrà muta la lingua degl’ infedeli , quando ve-
dranno venire quel giullo giudice , il quale elfi avevano ingiudamente giu-
dicato . Per la qual cofa ben fegue apprdso : E la iniquità J arerà la bocca ,
In

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, . ,.

DI S. GREGORIO. 167
In quella vita apre ancor la iniquità la bocca fua , perocché ancora non fi
rimane la lingua degl’ infedeli di dir villania del luo Redentore , ma allora
làrà a loro ferrata la bocca, quando quello che tifa non vuol fare per virtù,
Je farà fatto fare per tormento I'uolfi quello ancora bene intendere de’ per-
.

ieguitarori i quali fono convertiti alla vera fede : che vedendo lor falvato il
povero , e l biiognolò tornare in Speranza , e apprdl'o confidi rando la cariti
della (anta refurrezione ; allora la iniquità chiude la bocca fua , c diventa mu-
ra e quella bocca , la quale ella aveva aperta in Scherno , già temendo
-,

la rifrena . Ma
mi piace di lafciare Ilare la lignificazione de’ Giudei , e (por-
re moralmente quello poco cello per dimollrare , come tutto quanto abbia-
mo detto , fi fa dj^rei uomini
Le menti degli uomini iiuqui vedendo alcune cofc virtuofamcnte fatte 16.
da’ loro profiimi , fpelse volte fono percofse di Saette d’ invidia ; e per quello
follengon gran pena della malizia loro , quando per invidia fi confumano del-
la virtù altrui . È pero ben difse il noilro (elio : il giorno andranno in te-

nebre La mente di quelli tali efsendo afflitta della virtù altrui , non fi pu«
o-
dire , che dello fplcndor della luce diventi ofcura ? perocché vedendo loro l’
pere di fuori de’ fuoi predimi elsere virtuofe , vanno invclligando , fe alcun
vizio fi nafcondefse dentro da elfi, il qual’ eglino potedino riprendere. Vcg-
gon tutte le membra fané di fuori , e avendo china gli occhi del cuore , van-
no palpando per trovare dentro alcuna ferita . Per la qual cofa apprefso ben
fot! gl tiene :e mi meriggio andranno falcando , come di notte . Le buone opere
di fuori de’ predimi nol’tri fono come giorno , che riluce . Ma 1 uomo invi-

diofo , quando va cercando di trovare alcuna cofa da riprendere nel fuo prolfi-
mo , e non la duo trovare , fi può dir , che vada , come cicco La qual co-
.

fa ben fu lignificata per quegli di Soddoma , che efsendo gli Angeli io-caia
di Lor , volevano entrar dentro , e non trovavano 1 ufeio . Onde è fermo

che quegli di Soddoma facevano forza a Lot , e già nano per rotnpcrt f ufeio , Gi!Mp.p
e quegli angeli il tra (fon dentro , e thiufono t ufeio : e tutti quegli , che eran di io.
fuori , perco gon di cecità dal minimo injino al maggiore , furbe non potevano
trovare /’ ufeio . E che vuol dir , che Lot è tratto dentro , e difefo da quegli
che f all'alivano , fenon che ogni giudo uomo , quando fodienc ingiuria da’ rei,
ritorna dentro alla mente fua, e così Ita ficuro ? E che vuol dire, che que-
gli di Soddoma non potevano trovar l’ ulicio della cafa di Lot , Icnon che gli
uomini invidiofi , e corrottoli delle menti non trovavano alcuna entrata da
potere accufar la vita del giudo ì E apprefso efsendo percofli quegli di Sqd-
doma di cecitade , andavano errando intorno alla cafa . E così gli uomini in-
vidiod vanno invedigando l’ opere , e le parole de’ giudi , c non trovando in
loro cofa da riprendere , polliamo dire , che per quello loro errore vadano
palpando le pareti Adunque ben dille
. : e come di notte , così andranno jalr
pando nel meriggio : perocché non potendo codoro acculare il bene , che veg-
gono , vanno cercando d’ acculare il male , che non veggono . Per la qual
cola approdò ben foggiugne : ma in verità egli Jcampa il bifognofo dal coltello
della boera loro , e'J povero dalia mano dello sforzatore . Qualunque uomo non
infuperbifee dentro da se ,, podismo moi dire , che fia povero ; onde nell’ E-
vangelio leggiamo : Beati i pt/vtri di fptrito : perocché loro è il regno del ciclo. Mattb.t 9.
Saper dobbiamo , che in due maniere fi lafcia l’uom cadere in colpa di pec-
cato : che o lafciafi menare per alcun diletto , o lafciafi vincere per paura
E qiidti due modi fi toccano nel noilro tello : che per lo coltello della boc-
ca s intende ogni inducimento di diletto ; e per la mano dello sforzatore s’in-
tende la potenza de’ maggiori . Or veramente quel eh’ è vero umile, e cui
noi appelliamo povero , Siccome non defidcra le prosperità di quello mondo,
così non teme le lue avverfità . E pero ben dice , che Scampa il biiognolò
Aa a dal

Di i by Googlc
5 .

i88 LIBRÒ 11. DJ? MORALt


dii coltei della bocca loro . e ’l povero dalla mano dello sforwtore co* ;

me fc dkefle apertamente f onnipotente Iddio in tal maniera forànea le


:

menti degli uomini umili , che ne lulisghe di diletti, nè paura , o dolore


di tormenti gl' induce a commettere iniquità alcuna la fperanza di quella :

patria eterna leva loro l’ animo in alto , e pertanto nulla pena fentono , 1*
quale eglino foitengono di fuori Onde bene appreffo foggiunfe il btfcgncfa
. i

errà fperanza . E quando il povero di cui abbiamo detto . viene al frutto di


,
tale Iperanza , allora ogni luperbia ammutolifce E però ben lèguì appreffo: .

€ la iniquità [arerà la bocca jua .


In quella vita i rei biafimano i buoni ; e quel che effi per se non vo-
glion fare , li sforzano con continua detrazion gualcare in altrui . allora Ma
la iniquità ferra la bocca loro , quando erti veggono quanta giuria è rcnduta
a’ buoni per premio . Che certamente allora effi non poiiòn parlare contro
a’ buoni , perocché quegli eterni tormenti i quali fono loto degnamente da-
,
ti , allora ferrano la lingua loro . Per la qual cofa profetando Anna ben di-
lJler.2.9. ceva : Egli ferverà i piedi de' finti uomini , e i malvagi nelle terxbn fierrarm*
cheti Ma. veramente chi vuole effere degli detti , e vuole fcamparc di que’
tormenti , ed effere di quelli poveri che montino a quella perpetuai gloria ,
conviene che prima fu qui tritato , e corretto con molti flagelli , acciocché
poi nel gi'.kficio polla efler trovato purgato
,
e veramente mondo .
Per lo grave pefo della infermiti noftra noi lìam continuamente tirati a
terra , fe già mirabilmente la mano del fornirlo artefice per continui flagelli
non ci rilieva . Per la qaal cofa ritornando noi al principale fello y odi come
sy. foggiugne appreffo Beato quello uomo , che i corretto da Dio . La prima virtù
:

che in noi dee edere , fi è che noi non commettiamo alcun peccato la fe- :

conda li è , clic dipoichc pur femo ciduti inerti , almcn gli corrcgghiimo . Ma
oimè ' che fpeffe volte non [blamente noi non fuggiamo le colpe de’ peccati,
ma ancor quando 1’ abbiamo eommeffe , non le conolciamo E adivien che .

tanto piu tenebrala rimane la mente del peccatore , quanto meno sonolce il
danno delia cecità fua Per la qual cofa fpeffe volte la grandiflima pietà del
.

fonine padre manda flagelli dopo la colpa per aprir gli occhi di colui , che
ha peccato , il quale nel mezzo de vizi per la lìcurtà gli aveva accecati Ecco .

1’ animo
pigro addormentato ne’ peccati è percoffo di flagelli , acciocché
fi deli: Ed è quella pietà di fommo padre : che avendo 1’ uomo perduto lo
.

fUto della fua dirittura, e ciò non tcmiìderando ; lo percuote e affligge , ac-
ciocché fi ritenta , e conofca in che mifero luogo egli è caduto E così la .

fperanza di tal correzione è principio di lume Per la qual cofa ben diceva
.

Jèph. -IJ. 1’ A portolo ogni eofii che fi può nf rendere , fi corwfct da effo lume
: Adunque .

argumcnto vero di falutc è la fortezza del dolore Odi a quello Salarnone : .

Peci. 10.4. la medicina farà cejfarc i peccati granì: fimi E altrove dice: cui Idilio ama ,
.

Ebr. iì.6. lui li corregge c fafiga ; e flagella ogni fuo figliuolo Pertanto nejl' Evangelio .

Apoc.}. ìp. parlando il notlro Signore a Giovanni diceva coloro, i quali io amo, io gli riprendo
:

Ebr. 11.11. e gaftigo . E in altro luogo f Aportolo : Nefiuna drfeiplina in qaejìo mondo fa-
re che fia et allegrezza ma
di triflizia e di pena
,
dipoi 2 quegli , che . Ma
in erta fono cfercitati , rende frutto dolciffimo di giullizia Adunque come- .

che niente fi convengano inficine dolore, e beatitudine; nientedimeno ben


«liffe : Beato quelt uomo , che è corretto da Dio : perocché effondo il peccatore

percoffo dal dolore della correzione, alcuna volta ne riceve ammacltrcmento


di pervenire a quella beatitudine
,
la quale è del tutto lenza parte d’ alcun
dolore Segue appreffo adunque non rifrevare la nrrtzionc di Dio . Cucilo
. :

che fi vede effer percoffo per la fua colpa', e per tal percultìone fi turba , e
ducdfi contro al fuo autore , quello portiamo noi dire , che ripruovi la corre-
zione dì Dio ; perocché quello non è altro , fenon accularlo , die tale pcr-
ciu-

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queito e- li rinrovaffe f àr are * C0S1 l'beramente penfava , che per
?^ t nte°n
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,

2oi !fi &»>a Dl duello Ellfaz ben dicemmo


I
pera dirutamente
che fu cofa tòrta
d& C ^ * tempre dentro
1.*
duali tutto quanto s'ado-
a! giadiuo loro pare
Ma nmanr/r u
z*one , ma n^ c^fider^™ bu °« a

18.
mjnl « re ‘««ree l'onntpotentc Iddio
i quali "egli vuol
fàmr^-'rZ !iì!
dentro la durea^elPammi
rq vita dentro Onde
J "• «'•*
5S
^
pcrcuote.il corpo per romper

•\ dl fllori P er djr
coloro',

ri ma ben dilVe .
X'n^i
P F ?jj°k CCa di
a- „'
Monti lo ucciderò, e da- Prov.}u
i io percoli rò e io la» ri n
Uca j t Idd, ° r dar Vlta
:

faniO : pertiche penantVTr?; Ì P? . Percuote per dar 39- .

cl
fente de' peccati f > acciocché (ani dentro da noi le
Alcuni vnh* a .

fuc fu ° n non veg8.°"


pcrculliom , nientedimeno 1'
/Vrrhr^T^
fi *<?

quando percuote la duri/ii rUiu u


cf c ^cc ^cn ro
ri a n °i A
^ c quello adiviene
<* :
' .

amore d, mcnte dJ, Un a ®*° » cÌOi d’un fingularc


Ì
more , iJ quale ci
riduce -/tu? a^j- 1
0
mcC C ta,e arno re «
n ^ .
fa dare in fi-
lare . il noitru cuore PU ° hUr0 ' ‘ 11 V0 l10 ancor P ar*
fi può
collb d amore di Dio ‘‘
m<y ’ tL chiamare infermo
r -

quando non
n„ , è per-
an
nione quando mverfo’ m!feTla ,a dt quella fua (kregrina-
là .
i

(fucilo tale Iddio


la ÌT'F ro,rimo n n <>
-

s melma ad alcuna pie-


il feri'hr n r f
fenl rl °
more T anime Pcrocche percuote di faette d’ a-
'
cheno*
ST’n &
«olire £ f
ie là venire fenfiblli ardor dcl,a «riti 1

nojmta
.’Ódi a ouH^ Li f nel1 Cantlca > che dice: Io fo- Cant.p.S.
dt carità ; perocché
P u mcn f 'J ?
inferma è attcìTata in quello noftro^c.pc.
dillo per le tenebre ddh!T r i
-*“"*
.

dl *
«edefima ; nè vede Iddio, nè
cerca di vedtfta/M. *5
allora dentro da «e ? dalle facrte della carità fua,
arde d' amori-
K>re 6 dl
maravigtioiamenre è vivifir?f ’ deferto
dt contcmpla7Ìonc : e così
li può dia-t
itruggel, tutta per
cXivT™ q
tìl
f
ftm <pie " a anima
ì >
>a «pale prima
an,mi ,n aJto ' ardc d’amore,
eft *

cosi vedi - che feer mi


n ° di
dtlideno d* VeH^'^
v dcrc colui i
cui prima la nnfera fuggiva
,
; e

mente
«*JS^ «K 2SJ.T52E.
allora e mra tale
£m5‘
9nC

nTl7ì nc
è ndo " a a fta r° di falutc .
vera-

tSV,»i2£ «8d-!-
Ma

Ito Incoio eofa la quale prima in qi.e-


m peccato
le pareva di èffivAif ^ ?
qUC "° ’ ch '
,

amava > cfiendoell*


la vede lomau
, ciò ora da? «SrJ 'C con tn 3 ^ c!,a
crudelmente .quando
alla ’via diriro-^ -
?
viene , che allora
C
?.
i’'

‘“I? 0 c,cvato *" ««««KjÒii con-

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xjw LIBRO VI. DIMORALI
pertanto odi apprefTo, come ben
ino , noi liimo liberati da dolore perpetuo ;
lòpsiugne : aitile fei tabulazioni cì)o mi libererà .
emlla jet! ima mente mi toc-
Clic dobbiamo noi dire , che li dimotln perlo
numero del
cherà il male .

operazioni , e
difcorrimcnto di
dopo al qual l'cgue il fette , fenon f
1
fei
Quella vita ? Il giorno fello volendo Iddio dar
compimento all opere lue , li
la not-
fece l’uomo , e
’1
giorno fettimo li riposò , al qual lettuno non fegui
noi alpettiamo dopo quella vita ,
te , perocché quella vera quiete , la quale
racchiuda da termine alcuno . Adunque avendo Iddio
compierà
mai min fari
le virtù,
oe ni fua operazione ,
feguì apprelfo il giorno di ripofo ; e cosi dopo
quie-
le quali noi abbiamo operate in quella vita , fi nrruova il premio della
uomo nelle
te eterna Ora tornando al nof.ro tello , dice , che Dia libera r
.

rei tabulazioni, aceioec/e nella Jettlma


mente lo toeihi il trulle Quello non i .

altro , fenonche la pietà di quello fornaio


padre rutila prefcntc vita , la quale
è ficnificata per fei , ci aminaeltra
con pene c diverti flagelli , ma nell av-
ogni pena: e quanto
venimento di quell’ ultimo piuditio libererà 1 punti da
flagellati , tanto maggior ircmto
piu duramente in quella vita faremo Itati
nc renderà in quella falute eterna . Appreflb volendo contare le pene di que-
come lbggiugne nella jamt
lla vita , e la difenfione del fommo
Padre odi . .

elfo ti /ramperà nella mute, e nella


battaglia della mano del coltello .
Siccome la non è altro fenonche A ajutorio del ci-
fame della carne ,
non fenon quan- è altro
bo è fottratto al corpo ; cosi la fame dell’anima ,

di ini tace la paròla di Dio . Per la qual colà


/opra la terra
ben fu detto per lo
non fame di pane , ni Jete d ett-
Amct. 8 Profeta lo manderò fame
: ,

perocché quando 1 >mmano(tra


.

II. ila ; ma fame et udire la parola d, Dio . E


allora crefce contro a efTa la ten tenone
è abbandonata dalla parola di Dio ,
nella buttatila della man del catello .
della carne ; pertanto ben foggtugne : e
quando noi
Certamente non è piccola battaglia quella ,
difsc il Salmi
jTcAm®
alle dure , c
impctuofe tentazioni della carne ; della qual ben
Adunque P crt ^'°
hai capato il capo mio nel rumo della
battaglia .

rfa! 16 Ila: Tu
muojon di fame della parola, di Dio e ancora fono
1

8. 'Se gli uomini oilinati


che i fuoi eletti elfo (campa
uccia del coltel di quella battaglia , ben dille ,
difende dal tolte io paocchp for-
nella fame da morte , e nella battaglia gli
:

fua parola , fi gli rende farti con-


tificando effo le menti loro del cibo delia
ben fono alquanti, Ma
i quali per 11 parola di
tri le tentazioni del corpo .

anima, e rcr la virtù della con-


Dio prendono vigore contro alla fame dell’
nientedimeno non
tinenza fono forti contra le tentazioni
della carne . Ma
elfi non temano le tentazioni ,
ovvero le infàmie della
fono si perfetti, che
die temendo quei, i tali le laette della
lin-
lingua /e adivlcnc fpclfe volte ,
qual cofa aperta-
gua , fi laici a no llrangolare dal laccio del peccato . Per la

della lingua non è al-


!» flagello della lingua . Il flagello
«fella villania , che ci è detta .E certo .1 re. uomini
», , re non il vituperio
percuotono i buoni col flagello della lingua, quando gh
alcuna volta negli uomini meno per-
re ftherne dell’ opere loro . E adivtenc
fetti , che per paura di tal vituperio
fi ritraggono dall’ opere
virtuo.e, per k
cosi rn»»
qual cofa ben fi può dir, che lia come un flagello quello che j*
rokra
Quello flagello della lingua ben cxmfiderava
?a mente paurofa .

quando diceva Egli mi libererà dal laeetuolo de


cacciatori , e dalla / arda aj ra. JJ
p fai 00
Pf ? :

allora »'Ma Ca®


fSitòri non vanno cercando altro , che carne. vincu
e dada parola afpra quando noi
{campati da’ lacciuoli de’ cacciatori , ,

loro Ichcrnc -Afprc to-


mo con difpregio l’infidie degli uomini carnali , e lequali contrallano alle no-
no , e malagevoli a follenere le parole di coloro , 1 " a
Ora lcamparc dalla parola alpra non è altro

ilrc gnifte operazioni .


[fra ^

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.

Dì S. GREGORIO* ipt
tnofirare di non curartene , e fottomettcrfi alle fchorne degli uomini detratto-
ri Bene è adunque la (anta anima liberata dal flagello della lingua
. peroc- :

ché non cercando cita in quello mondo onore d’ alcuna loda , certo per que-
llo ancora non lente le parole della fua detrazione Ma ancora fono alquan-
.

ti , i quali niente curano le parole di villanie , e te fcherne degli uomini hanno


per niente ; ma nientedimeno ancora temono le pene , e i tormenti del
corpo
Il noftro antico avvertano per ritraici dalla diritta noftra intenzione , &
ci contrapone in diverfi modi , e con divertì allatti perseguita la virtù noma ;
che ora ci aflalilce , come detto abbiamo . colla fame della parola , ora col-
la battaglia della carne , ora col flagello della lingua , or colla miferia della
pcrfocuzione . Ma perche 1’ uomo perfetto vincendo in se medefimo ogni
vizio, di prefente apparecchia la mente fua contra le ferite d’ogni padrone ;
pertanto apertamente ben foggiunfe E non temerà la miferia .
:

I fanti uomini, ficcome conoscono il noftro avvertano combattere contro


a loro , in diverfi modi s’ apparecchiano a battaglia contro a lui : perocché
contro alla fame hanno il cibo della parola di Dio : contro al coltello del-
ia carne hanno le tento della continenza contro a! flagello della lingua
:

hanno la difenfione della pazienza : contro al danno delle miterie di fuori


hanno i’adjutorio dell' amor dentro . Per la qual cofa mirabilmente, e per fin-
gulare difpenfaziqne di Dio adiviene , che con quanti più modi il nimico fi
sforza di tentargli, tanto que’favj cavalieri diventano più abbondanti di vir-
tù .E appretto , pcrtantoche quelli eletti follenendo con fortezza le battaglie
di fuori, ricevono dentro da se una fecurità del giudicio , chcdee venire ; per
tanto ben foggiugne E nel tema della ehfrazione , e della fame riderai Al- $o.
: .

lora foftemnnq i maligni uomini diflruzione e fame , quando per la danna-


zione dall’ ultimo giudizio elfi faranno privati della vilione di quel pane
eterno perocché è fcritto : Sia levato via C uomo malvagio , acciocché non ìf 2 6. 10.
:

vegga la gloria di Din E altrove per la fua bocca dille il noftro Salvatore : Ree. 70.
.

lo fono .pane vivo , il quale fono difeefa di Cielo. Adunque infieme faran- J0.66. jt.
no tormentati di diitruzionc e di fame , perocché non (blamente forniranno
le pene di fuori , ma ancora dentro periranno di peftilenza e di fame E .

cosi di fuori gli confumerà il fuoco , c dentro gli ucciderà la fame perocché :

fari loro nifcofa la faccia del noftro Redentore . E ben’ il cofa gialla quella .
che dentro e di fuori elli fieno fermentati perocché co! penderò , e colf
:

opra peccarono in quella vira per la qual cofa odi , come a quello difie .il
Salmiita : Tu gli porrai nel fuoco ardente nel tempo del volto tuo : il Signore gli PfaL~ Io.
conturberà nell ira fua : e divoreràgli il fuoco Cucila cofa , che è 'Confumata dal
.

fuoco , s’ accende dalla parte di fuori ; ma il fuoco arde dentro Onde ben .

dice , che gli uomini ingiusti faranno , come fooco , e divoreragli il fuoco :
perocché nell’ avvenimento di quello eterno giudice , effondo eglino (cacciati
dalla fua prefenza , perpcrualmente dentro loro arderà la eoteienza , e di fuo-
ri gli tormenterà il fuoco. Puoflì ancora per lo flagello della lingua in-
tender quell’ ultima fentenza del giudice , quando dirà Iddio Partitivi da Matth.ì^. :

me maìadetti , e andate nel fuoco eterno , il quale i apparecchiato al diavolo «41.


agli angeli furi .

Dir polliamo adunque


, che il giufto , ovvero teina paro dal fla-
fi a nafeofo
gello della lingua per mezo della mifcricordia , che debbefoguire ; equefto farà
quando nel tempo di quell’ ubimi fentenza udiranno da quel giufto giudice
parole di gran conforto, quando dirà loro: lo ebbi fame , e voi mi defle man- Ibid. 5 p.
giare ; ebbi fete , e voi mi defe bere ; io era ferefiero , c voi mi ricogliefìe ; tra ?6.
ignudo , e voi mi rivefife ; fui infermo e voi mi viRtafle ; fui in prigione e
, ,
voi venife a me ; c prima dirà loro : Venite a me benedetti dal padre mio , lb.p 4.
,
riccvc-

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,,

i?i LIBRO tn. D li MORALI


rlcnete il regno , il quale vi fu apparecchiate dal principio del menda Bene .

adunque fi dice , che Vie! tempo della dillruzione e della teme il giudo ri-
derà perocché quando i peccatori faranno r creoli; di quella ultima e perpe-
:

tua! fentenza , allora i giudi prenderanno allegrezza del premio e delia glo-
ria loro E non voglio , che tu creda , che a quella sì dura l'cutcnza i gia-
.

lli abbiano compadìone a’ dannati perocché tutti faranno congiunti al vole-


:

re della giuftizia divina , e tanto in ella confermati , che per cagione d'uma-
nità nomina compatitone aranno inverfo loro . Pare quello aliai duro a cre-
dere . Ma
quelle menti, che chiaramente vedranno la dirittura di tal giudi-
ce , niente s’ inchineranno a compallione di coloro , ne’ quali elfi vedranno
edere (iervata tanta verità di giulhzia ; e pero di quello nelfuna mifericordii
fentiranno , perocché I’ altezza di quella beatitudine le fa lontane da ogni
/'/ j/.i 5.8. mifcricordia Odi a quello come ben didc il Sa Infida I giujli vedranno e te-
. .

meranno , e rìderanno J'ofra di loro , e diranno : ecco queir uomo che non pefi Id-
dio per fuo aiutatore I giudi in quella vita veggono gli uomini iniqui
.
c
,
temongli ; ma nell’ altra vita edi gli vedranno, e rideranno In quella vita .

gli temono pertanto perocché hanno paura di cadere nell’ opere loro ^ ma
:

nell’ajtra vita vedendo dii , che non pollon fare loro utile alcuno , pertanto
fono in verfo loro fenza alcuna compadionc . E per un modo di parlare,
noi polliamo dire , che in quella giullizia , nella quale edi fono beati
dii leggono , come a quegli , che fono al fupplicio eterno , non dee edere
avuta alcuna compadionc Ma noi dobbiamo ben quello fapcre , che quello
.

che in quella vita feguc i comandamenti di Dio , già in quella vita innan-
zi ch’egli abbia que’ premi eterni , comincia a sudare i premi di quella fi-
curtà , la quale egli dee nell’ altra vita perpetuai mente polfedere Vedi fi- .

curtà del lanto uomo! che in quella vita non teme 1’ amico nodro nimico,
2t . c nel termine della morte non teme i fuoi alfalti Onde fi può dire, che la
.

licurtà della nel punto della morte , fia come un principio di premio
mente
a! tanto uomo . Per la qual cola odi , come appreflò ben fopeiusne il nodro
tedo : £ non temerai la ùejìia della terra . Quello nodro maliziofo avverfarro
è degnamente nominato beitia della terra : il quale con tutta fua forza in-
tende a rapire l’ anime de’ peccatori al. punto della morte E coloro , i quali
.

egli ha nella vita lufingati , nella fine gl’ inganna . Odi


, come per lo con-

Jfre.a. trario della Chiefa de’ fanti eletti diceva il Profeta : La mala bejìia niente
J ‘r '
J'alirà a quella . Ed è quello aliai cola giuda , che coloro temano queda bc-
llia nella morte , i quali nella vita non vollono temere la potenza del Crea-
tore loro Ma i fanti uomini perfantochc in quella vita furono fuggetti alla
.

potenza di Dio , pero alla fine niente curano della potenza dell’ avverfario .
*>er a uaJ to(a ben pregava >1 Salmiila Iddio , dicendo Signore Iddio guar-
v damij dacciocché
Pfal. 57.?.
quello , ficcane Leone non rapijca l'anima mia. E in altra
:

,
artc diceva : Signore Iddio efaudifri /’ orazione mia : e dalla paura del nimi-
PJal .6 ’.i. P
co libera f anima . Temono fanti uomini in quella vita il fommo giudice,
i

acciocché morendo non lo rrovin per accufatorc . Ben dice adunque E non :

temerai la beflia della terra ; come fe diccdc apertamente : c per tantoché in


quella vita tu non farai vinto dalle lufinghc del nimico pero appreffo te-
,
merai niente la crudeltà fua .
Ma bene è quedo cautamente da guardare, che vivendo f uomo bene,
e virtuolamente , pertanto la mente fua dilpre spando tutti gli altri non fi
,
levade in fuperbia per una gloria di fua vita fingularc Per la qual cola ben
.

ci riduce a memoria le virtù de’ fanti modrare la compagnia


, volendoci
colla quale nei dobbiamo vivere ; onde dice : Ma con le pietre delle regioni
Jori ih fatto tuo Noi podiami) din; , che per molte divertirà di lingue , e di
.

coflumi le fette cliiefe , comcehc fieno fondate in una Fede, fieno ne! mon-
• do

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. . ,

DI S. GREGORIO. 191
do come diverte regioni c così per le pietre delle regioni noi non intende»
:

-remo altro, fenon fanti


i eletti, i quali fono fiati in diverte parti di quella
Chicfa : de' quali ben dille quel fummo fondatore : Poi farete edificati , ciani
pietre vive : ae quali ancora odi come prometteva Iddio alla Santa Chiefa ,
quando diceva : Ecco che io porrò per ordine le pietre tue . Adunque quello, che
vive dirittamente polliamo noi dire , che per patto fia aggiunto alle pietre
delle regioni perocché vincendo, egli i defidcrj di quello mondo , pertanto
:

lenza dubbio congiugne se medelìmo ali’ efempio della vita di que’ fanti pal-
liti. Ma bene è qui da fapcre , che quanto piu l’uomo diventa lontano dal-
le operazioni del mondo , tanto contra erto maggiormente crefcono le batta-
glie degli ipiriti maligni ; ma nientedimeno quanto 1’ uomo per quelle è
piu combattuto , tanto piu umilmente s’ accolla al Creator fuo . Per la qual
cofa apprelfo ben foggiugne E le beflte della terra ti feti armo pacifiche . E’ ben
:

qui da conlidcrarc , che non dice : le beflie della terra faranno in pace ; ma di-
ce : ti f aran.io pacifiche Quello pertanto : perocché quegli (pinti maligni nef-
funa pace hanno in loro , ma ben , come vedrai , fanno pace in altrui ; onde
Tempre s’ ingegnano d' ingannare ma per quelle tentazioni tanto maggior-
:

mente fofpingono l’anima a quella patria eterna , quanto ella in quello clìlio
vive con piu fatica . E tanto piu veramente s’ umilia 1’ anima a ricever la
grazia del Ito aiutatore , quanto ella vede contra di se piu afprc le infidie
3e’ «ùnici
Dir portiamo adunque , che le belìie della terra divengono pacifiche a'
dcrvi di Dio . E quello adiviene , quando queg'i fpiriti maligni contraftano a’
danti eletti ; e proponendo contra loro diverfc battaglie , pertanto contro »
loro volere gli fofpingono all’ amor del loro Creatore . E quanto la battaglia
è piu dura , tanto la pace , che elfi prendono con Dio , è piu ferma Pof- .

liamo ancora chiaramente per le belfie della terra intendere i movimenti


«Idia carne , i quali percotendo continuo Ja mente nollra con appetiti difor-
dinati , fempre -in diverfi modi muovono battaglie e guerre contra di
noi. Ma quando noi fottoponiamo il nolìro cuore alla legge di' Dio, allora
fono vinti in noi gl’ incendi della carne in tal maniera , che cotticene erta
mormori contro di noi con fue tentazioni , nientedimeno non ci conduce in-
fino al velenofo morfo dell’ effetto dell’ opera .E dii è quello , il quale of-
fendo ancora in quella carne corruttibile, porta pienamente domare quelle be-
ilie della terra , delle quali abbiamo detto di (òpra ? Conciortìache quell’ cc-
cellentilfimo predicatore , rapito intino ai terzo cielo , di se medelìmo dica :
Io veggo uri altra legge nelle membra mie , la quale contrafa alla legge della Rotn.’J,
mente mia , e che mi mena come prigione rulla legge del peccato . la quale c a J,
nelle membra mie . Certamente pertanto non è da difpcrarfi della vittoria 4
perocché altra cofa è fentire la crudeltà di quelle bellic nel campo dell’ ope-
ra , altro è tenerle, così furiofe dentro alla prigione del cuore ; imperocché
eflendo effe imprigionate dentro alla prigione della continenza , comcche per
tentazione continuamente rugghino , nientedimeno , ficcomp abbiamo detto,
non conducono infino al morfo della illecita operazione
ci .

In quellomodo adunque (ponendo il nolìro tellp , portiamo dire , che


le beltie della terra , cioè 1
movimenti della carne , ci fieno pacifiche , quan-
do comcche per diverfi defidcrj ci combattono , nientedimeno non ci potlono
conducete infino alla coni umazione dell’ opera Comcche ancora quello crter
.

pacifico ben portiamo intendere in quella maniera, che di (opra dicemmo


degli fpiriti maligni. Onde portiamo dire, die i movimenti della carne ci
facciano avere pace con Dio , quando per diverfe tentazioni fi sforzano d’ in-
duccrcl a quelle cofe , le quali a erto fono contrarie . Or’ attendi . La mente
del giutlo uomo volendoli levare a contemplazione di quelle cofe di l'opra
b£ fea-
,.

i 9x LIBRO VI. D f MORALI


lènte in se medefima per quello corpo corruttibile diverfe battaglie ; e co-
me adiviene fpcfle volte , per ogni minimo diletto temporale fi vede tarda «
e lenta a'delideri delle cole celcltiali . Ma
per tal battaglia , ovvero tentazione,
la mente è fofpmta ad amare con tutto il cuore colui , nel quale ella non
traeva alcuna contrai! iziorrc E in quello modo fi riduce a memoria la quie-
.

te dentro , fogge i diletti della carne propria , c a quella fola con pertetto
amore Ih intenta Onde per la rcbcllione della carne i t uomo quali come
.

corretto di conlìderare , di che luogo elfo fia caduto _, e che dipoiche la-
fciò la pace di Dio, continuamente ha fentito in se di se battaglie coatta
se%nedelìrm . E allor piu veramente vede l’uomo quello che del fi curo amo-
re di Dio elio ha perduto , quando romando da se , elfo fi fente contrario a se
medefimo . E in quello modo , tornando a propolito , le bellie della terra ci
danno pace: perocché quelli movimenti della carne, quando con diverfe ten-
tazioni ci percuotono , allora c’ inducono ad amore della quiete dentro . Ap-
jj. predò ben foggiugne : e faprai , che 7 tabernacolo tuo ha pace . Nella fanta
Scrittura fi fa menzione della pace in divedi modi che una pace è , che
:

fi chiama pace piena e perfetta Altra , che fi chiama pace cominciata


.

La pace cominciata dava il noilro Salvatore agli Apoltoli , quando diceva :


Jo. 14.29. Io vi dò la pace mia , e la pace mia vi lafcio La pace piena , c perfetta ave-
.

Luc.i. 29. va deliderata quel lanto Simeone , quando diceva : Signore Iddio ora lafci tu il
fervo tuo , fecondo la parola tua , in tace. Onde la nottra pace fi comincia per
10 desiderio , ovvero per I’ amor del noilro Creatore , c appiedo riceve per-
fezione , quando lo veggiamo manifedamcntc . Quella pace perfetta allora a re-
mo noi , quando la nollra mente non fari accecata d’ ignoranza. , nè ancora
fari combattuta dalle battaglie della carne fua • Ma
in quella vita comincia-
mo noi a fcntire il principio di Quella pace , quando noi fogguigmamo la
mente nodra a Dio , e la carne alla mente . jSfc
t
Ora ritornando al , che
’l taberna-
noilro fello , allora polliamo noi dire
colo dell’ uomo
giullo abbia pace , quando elfo rifrena 1’ abitazione della fua
mente ,
corpo fuo da’ perverfi movimenti de’delidcr; mondani, e fotro-
cioè il

ponelo alla legge della giudizia . Ma che prò fa , che f uomo rifreni la car-
ne fua per continenza , fe per compa/fionc la mente nollra non fi llende nel-
f amore del prodimo fuo l Certamente poco vale la talliti della carne . fe*
non è accompagnata dalla carità della mente . E pertanto poiché ebbe detto
della pace del tabernacolo , odi come ben foggiunfe appiedo : E vifitamlo^ la
fpnie tua, non peccherai . L’un’ uomo è fpczie , ovvero fimilitudinc l’un ded’al-
• tro ; c certo non lenza, cagione fi può chiamare il prodimo nodra fimiliru-
dine , perocché in elfo noi veggiamo quello , che noi medefimi damo.
Ora noi polliamo vifitare in^ due maniere il prodimo noilro che alcu- :

na volta il vediamo co’ pad! del corpo , alcuna volta Io vediamo .ffiri-
tualmente co’ palli dell’ amore Adunque quello vifira 1 » fpczie fua , il qua-
.

le , liccomc detto abbiamo , vifita co* palli delf amore colui , cui elfo vede
Limile a se per natura: Picche confiderando l’uomo in altrui la condizione
fua , può comprendere di se medefimo , come elfo condifccnda alla infermità
altrui Quello vilìta la fpezic fua , il quale per «infoiare il prodimo fuo
.

confiderà se medefimo in lui. Odi a quello, come diceva la Verità, per la


ij'cn.i.li. bocca di Moisè , volendo deferivere 1 opere di Dio e la terra produjfe erba

:

verde , e che faceffe ferme fecondo la gencrazion fua; e’I legno che facfjj'e frutto,
e ciafcheduna di ouefle cofe ravajfe Jeme fecondo la fpezic fua . Allor produllc
11 legno fenrte fecondo la fpczie Tua , quando la mente noltra confiderando se
medefima , comprende ancora se in altrui : e in quello modo partorito: di se
medefima il feme di (anta operazione . Per la qual cofa ben diceva un favjp: ^
T0Ì.4. 16. quello che tu non yuoi che fia fatto a te
,
non fare altrui . E ancora pertanto *
y
dicc-

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DI S. GRECO R^J O. W
«liceva nel fanto Vanadio il nofiro Salvatore : Quello che voi volete , che gli Match. 4.
m uù fai e tana a voi , jote voi in altrui : oliali come le apertamente dicclle 12. :

vilitate in altrui la natura voftra , e conofccte in voi mcdcfiini quello , che


vi convien tare altrui . Odi a quello , come ben diceva J’ Apollolo lo Jone j .Cerine,b.
divenuto a Giudei Jiceome Giudeo per guadagnare i Giudei : e a quegli che fino 9.20.
popi Jottc la legge , io Jon fatto come ì io J'uJJi fitto la legge , ccniicjiccofiche fat-
to la legge , io non fin : e auefio ho fatto per guadagnare coloro , i quali erano fit-
to la legge . E a quegli che fono Jenza legge , io fono divelluto come i io fujji fen-
ica legge , coneiofiecoj'aehc già io non Jta Jenza legge di Dio , ma ben J'uggctto
alla legge di Grifi) : e poco appretto foggiunt'e : lo fin fatto a ogni uomo ogni
cofa hr fare ogni uomo Jalvo .

E perche noi iiamo venuti in quello modo del parlare dell' Apollolo , io
non voglio , che tu intenda , che quel nobili ttimo predicatore dicendo : tt
Jon divenuto d Giudei , come Giudeo , pertanto voleflc dire , che etto furti: ca-
duto nella crudeltà loro ne ancor che erto fi* in tal maniera Cotto la leg-
:

ge , che pertanto Ita ritornato al facrifìcio degli animali : nc dicendo appref-


fo , che egli era fatto a ogni uomo ogni cofa , voglio pero , che tu intenda,
eh’ egli mutaffe la purità della mente tua in varietà d’ errore . Ma
è da in-
tendere , che quel veriflimo predicatore s’ approdava agli uomini infedeli con-
difccndendo loro , non pero cadendo ; in quello modo che ricevendo egli in
se medefimo ogni uomo , e trasfigurandoli in ciafcheduno , avendo a tutti
compaffione , volle potere in se mede-fimo conofcere , fe egli fufle , come
coloro , che ajuto egli volerti: ricevere da altrui c per quello tanto piu ve-
:

r.i mente poteva l'occorrere a chi errava , quanto egli confiderando la con-
dizione fua . conofccva meglio il modo della falutc altrui Adunque ben ditte
.

il nollro tetto e vifitando la fpezie , ovvero fimiltt odine tua , non peccherai :
:

perocché allora perfèttamente fi vince il peccato , quando per la fimiglianza


di se medefimo 1’ uomo può conofcere in che maniera egli fi debba aprire
nell’amore del prodi mo . Madipoiche la notlra carne i riìlretta da’ vii) , ed
elercitata in virtù , allora iella , che 1’ uomo per dottrina predichi quella vi-
ta , la quale erto prova per opera : perocché folo quello può afpettare di 24.
ricogliere frutti abbondanti della fua predicazione , il quale prima manda in-
nanzi il feme della buona operazione . Per la 'qual cola dopo la pace del ta-
bernacolo , e dopo la iìmilitudine detta nortra vifitazionc . appretto -ben fog-
giunfe : e allora Saprai , che 7 feme tuo multiplichcrà , e la (chiatta tua farà
fi come r erba della terra . Vedi , che dopo la pace del tabernacolo , dopo la
vifitazionc della fpczic , ovvero della Iìmilitudine nortra , moltiplica il feme
del giuiìo : perocché dopo la macerazione della carne , e dopo la perfezione

antivenuta dalla fant ita dell’ opera. ...


dell’ opera tanto è piu abbondante la notlra predicazione , quanto ella è piu

^
Quello fi può dire , che veramente abbia facondia di ben parlare , il qual
dentro da se ha pieno il feno del cuore d’operazione di fanta vita che nien-
:

te impedisce la eolcienza colui che parla , quando la l'anta vita va innanzi


atta lingua F. pertanto leggiamo noi , che quegli d’ Egitto cflèndo fuggetti
.

atta difpcnfazione di Giofcf, quando veramente s’ aumiliavano a lui, ripor- Gru. 47.
favino da elio grano non fidamente per loro -cibo , ma eziandio per feme . 20.
Ora così è a! nottro prò polito. Nili polliamo dire , che innanzi che noi fu-
mo perfetti , noi riceviamo biada fidamente per nollro palio : e quello adivie-
ne , quando noi fiamo pafeiuti della parola di Dio , e nientedimeno ancorava-
mo intenti ad alcune cofe , le quali noi in quello mondo defideriamo tra no-
llri diletti.Ma quando noi fiamo fatti veramente fervi di Dio , allora ri-
porti imo noi da etto grano eziandio per feminarc . E qucflo non è altro , lè-
npnchc chi ha prima in se la vita fama , riceve appretto il dono della predi-
li b 2 ca-
,,

196 libro vi. dimorali


cazionc , la qual fi può veramente chiamare Teme imperocché iti tal fé me
:

nafte gran moltitudine di fedeli . Pertanto vedi , che dopo la multiplicaziqn


del feme foggiunfe E la fchiatta tua farà finirne erta della terra . Vedi ,
:

che affimiglta la ('chiatta del giallo all’ erba della terra : perocché quello
che nafee in virtù per la dottrina del fanto uomo , ficcome abbandona que-
lla gloria vana e arida della prclenre vira, così per ifpericnza diventa ver-
de alle cole eterne Ovvero ancora polliamo dire , che la (chiatta de! ftiulìo
.

nafee , come erba : perocché mollando lui (ter efempio di vita quc|lo eh*
egli rutto non dice predicando , per quello ne nafee inenarrabile moltitudine
di fedeli. Mi qualunque è Quello , che difpregia quelli defiderj terreni , qua-
lunque è quello , il quale li ftcnde nell' opere di fuori della vita attiva ; vera-
mente non gli balla fare di fuori da se gran cofe , fe ancora per contempla-
zione non fi sforza di partire alle cofe dentro .Per la qual cola appretto ben
foggiugne Tu entrerai nel fepolcro con abbondanza , ficcome quando v è mefio
.

dentro il mmte del grano nel tempo firn Che altro voleroo intendere per lo
.

nome del fepolcro , fenon la vita contemplativa , la quale ci fepellifce quali


come morti a quello mando , levando da noi 1 defiden terreni , c nalcon-
dendoci alle cofe dentro , ovvero fecrete > Bene erano morti , e repelliti da
Colo fi. quella viti di fuori coloro , de’ quali diceva i’Apollolo : Voi fiete morti , e la
3- vita voftra t nafeofit con Oro .
*S-
-
La vita attiva fi può bene ancora chiamire fepolcro , perocché ci nife on-
de dalle perverte operazioni , ficcome noi ftiffimo morti . Ma
la vita con-
templativa ci fepellifce piu perfettamente , perocché del tutto ci difende da
tutte f operazioni mondane . Quello adunque , il quale in se ha già domate
le tentazioni della carne , ancor reità che egli eferciti la mente fua negli Ihr-
dj della (anta operazione . E quello che flendc la mente fua nelle virtuofe
operazioni, reità che oltre a quello Itenda gii lludj fuoi infino al fccreto del-
la fomma contemplazione Che certamente non è perfetto predicatore quel-
.

lo che per amore della contemplazione abbandona quelle cole , che fono da
fare , ovvero per amore delle cofe che etto ha ad operare , pofpone I’ altez-
za della contemplazione . E pertanto ben leggiamo noi . che Abram fcpclll
Cen. xj. la moglie fua in un fepolcrrt , che aveva due entrate .Quello non è altro
19. fenonche ’1 perfetto prima ha fepellita I’ anima fua , come morta a’ defiderj
di quello mondo per buone operazioni della fua vira arriva , c appretto per
la vita contemplativa ficche per
:
1’
una vita , e per I’ altra (1 può dire , che
1’ anima
fia nalcofa , e fepellita dalle concupifcenze carnali : la inule pertan-
roche prima le fentiva r fi può dire , che viveffe mortalmente . Pertanto an-
cora leggiam noi, che il Salvator nortro faceva il giorno miracoli nelle cir-
rati i
,
e la notte occupava all’ orazioni in fui monte, per dimollrare a’ perfetti
predicatori , che per 1’ amore delia contemplazione non debbono pero abban-
donare la vira attiva , né ancora per le fante occupazioni pertanto difpregino
T allegrezza della contemplazione ; ma piuttollo fi sforzino d’ acquillarc nella
quiete della contemplazione quello , di cne cttendo loro approdo occupati nel-
la pratica dell’ opere eziandio virtuofe , eglino potton valere a’ prortimi loro .
Num. 1 9. Per la conremplazionc l'uomo fi lieva in amore di Dio , ma per la predica-
J- zione ritorna 1’ uomo alla utilità del proffimo Per la qual cofa comanda
.

Moisé , che quando s’ ammazzalfe la vacca per fare facrificio , fi dovcfl'c of-
ferire con un panno rotto , chiamato coreo éipòrto , cioè due volte timo , t
con una erba chiamata lfopo , e con legno di cedro Allora amm.izzi.imq
.

noi la vacca , quando noi fpegnamo la carne nollri dalla lafcivia. de’ diletta
fuoi : e allora offeriamo noi quella vacci coll’ lfopo e cql legno del cedro e
col cocco , quando colla macerazion della carne noi offeriamo a Dio facrificio
di Fede , ai Speranza , c di Carità . L’ lfopo è una erba , la quale ha a mon-

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,

b 1 S. G A £ 6 O A r o. 197
dare le nofirc intcriore ; c quello fignifica la Fede . Odi 1’ A
popolo Pietro
come diceva Per la fede fono mondati i euri loro . ApprelTo , il legno del ce-
: Ad. 15. y.
dro mai non (1 corrompe; per lo quale è lignificata la fperanza , la quale afpet-

ra quelle cole , che mai non lentiranno corruzione. Odi l'Apoltoio Pietro , i.Petr. 1.
come diceva Egli ci ha rigenerato in ifferanza viva per la nfurrezione di
:
j.
Città Crìjìo dalla morte in eredità incorruttibile e incontaminata , e che mai non
verrà meno Appretto il cocco è il panno tinto di colore rotto ; per lo quale
.

s’intende la virtù della cariti, la quale ha a infiammare l'anima dell' uo-


mo .Per la qual cola ben diceva la Verità nel Vangelo : lo fon venuto a Lue. 19,
mettere fuoco in terra . Ma
dice , che fi doveva offerire cocco bittinto , cioè 49.
due volte tinto. Quello non è altro , fenonche la cariti nottra dee ef-
fere infiammata dell’ amore di Dio , e del prottimo ; ficche per la quiete
della contemplazione ,
e dell’ amor di Dio la nottra- mente non lalcialfe
pertanto la cariti del proffimo : e apprelfo , che non voleffc tanto occu-
parli ne’ Icrvigi del prottimo , che pertanto etti la lafciatte in fe medefima
Spegnere la fiamma di quett’ eterno amore. Quello adunque che vuole far
lacrificio a Dio di se medefimo, è di bifogno che intenda non folo all’ope-
,

rc virtuofe di fuori , mi eziandio all'altezza della contemplazione . Mabene 16.


è in quella parte da intendere diligentemente , che tra le menti degli uo-
mini ha gran differenze ; imperocché molti fono , i quali fono tanto dati alla
quiete della mente , che fe fuffino occupati in alcuno efcrcizio di fuori
eziandio nel principio dell] opera verrebbon meno . E alquanti fono tanto-
inquieti , ovvero sì poco difpotti a cleva/ion di mente, che partendoli dagli
efcrcizj corporali , c volendofi dare ali’ altezza della contemplazione Mento-
,
no in quella molto maggior fatica , che nell’ opere di fuori : e tanto dentro da
se fentono maggiori battaglie , quanto da quelle occupazioni piu fi dipartono.
Per la qual cola fi debbo faviamenre provedere cialcheduno di colloro in que-
llo m ido . Che la mente , la quale (ente in se dolcezza e pace della fua
contemplazione , non fi voglia troppo Pendere negli efcrcizj di fuori . E quel-
la , la quale con piu animo imprende quelle occupazioni non fi voglia trop-
,

po affaticare negli ttudj della contemplazione Perocché filetto è adivenuro,


.

e continuo adiviene , che coloro , i quali fi potevano (tare nella pace dcl-
.la fua contemplazione , apprettò per l’occupazione di fuori fon caduti E cosi
.

per lo contrario molti altri che con buona pace di mente fi potevano occu-
pare negli efcrcizj umani , fon morti del coltello della fua quiete ; cioè , vo-
lendoli levare a quelli efcrcizj , fono caduti in diverfi errori . Tu dei fa-
pere , che molti (pirii fono piurtotto difpotti a fatica , che a contemplazio-
i

ne ; e quelli corali volendofi pur levare in altezza di mente , e volendo in-


veftigare piu che etti non poflbno comprendere , fpettevolte riefeono in pa-
role di perverta e fella dorrrina ; e cosi non volendo quelli cotali umilmente
cfler dilcepoli di verità , diventano maellri d' errori . Odi , come a quello
diceva la fomma Verità : Se r occhio tuo diritto ti fcandaletuut , tratelo , e cac- Mattb.%.
ciato via da te : perocché meglio t' è con un'occhio entrare in vita eterna che aven- 29.
,
done due , effer me (lo nel tormento del fuoco . I due occhi nella faccia lignifica-
no nell’ anima le predette due vite perocché per 1’ occhio diritto s’intende
:

la vita contemplativa
,
per lo manco s’ intende la vita attiva . Ora fono
molti , ficcomc abbiam detto , i quali non poffono avere I’ intelletto di
quelle cofc fpirituali , e nientedimeno vanno pure cercando 1' altezza del-
la contemplazione e de’ fecreti millerj di Dio : e quelli cotali per lo loro
fel ro intelletto caggiono nella fotti di molti errori. E quello adiviene, per-
che vogliono inmrendere la eccellenza della vita contemplativa oltre alle
forze loro :• i quali la vita attiva arebbe umilmente confervati nel loro flato
della perfetta dirittura E pertanto a quelli tali dice la Verità fe f orchio
. :

diritto

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i p8 LIBRO PI. D £’ MORALI
diritto ti fcandalcz.va Crc. ; quali dica : fe tu non ti fonti (ufficien-
, frittelo

te a tenere vita ,
voglio , che per effer piu ficuro , tu lafd
contemplativa
quella , e tenga la vita attiva * e quando ti vedi mancare di quello , che tu
eleggevi per cofa eccellente , or fia contento a queffo , che tu penfavi , che
Culle cofa piccola i Cicche se non puoi vedere la verità per la vita contem-
plativa , almeno così male alluminato polli entrar nel reame del cielo per la
Matth. 1 8. vita attiva . E
pertanto ancora nell’ evangelio diceva J{Qualunque Jiandalez-
:

b. xerà uno di qucftt miei minimi . i quali credono in me , dtìijigno farà , die eli
fict fofio al collo la
macina eh' e volta dall tifino , e fia fittalo nel [rifondo del
mare . Che intenderemo noi per lo mare , fenon quello Creolo ì che per la
macina volta dall’ alino , fenon l’operazione del mondo ? la quale per divertì
nolìri lludj continuamente ci affatica , e continuo Clamo da ella menati ìa
giro a modo della macina , che è volta dalla bcitia . Ora a proposto , fono
alquanti, i quali per amore di venire a vita contemplativa lafciano l'umiltà
degli efcrcizj corporali : e quelli cotali perche non tono contenti di tenere lo
Itato umile , (ì vogliono levare in alto oltre alle lòrze dell’ intendimento lo-
ro : c per quello lpetfe volte mettono in errore non folo lor medelimi , ma
eziandio alquanti , che hanno la mente inferma , rifviano dalla via della ve-
rità . Adunque ben dice , che qualunque fcandalezza un de' minimi ,
meglio
gli farebbe con una macina a collo effere gittato in mare ; cioè vuol dire *
che a molte menti perverte farebbe piu utile d’ elfcr occupate negli efercizj
del mondo che per fuperbia di vira contemplativa cfl'cr cagione a molti di
,

morte ,
che hanno l’ anima debole e inferma . Ma
non pertanto , fe Dio non
vcdefl'e che molti hanno l’anima piu dilpolìa a vita contemplativa . che at-
tiva già per lo Salmilla non direbbe Intendete a me , e vedete , che io fo-
:
Tfcd. 4 $. ,

Ji. no il Signore . Ma
ancora , perche nói Clamo venuti in quello lcrmone , è da
2 7* Capere , che f amore ha a detiare le menti pigre , e la paura ha a ritrcnire
le menti inquiete^ onde il pelò della paura fi può chiamare l'ancora del
cuore E fpelfo adivicne , che noi liarpo fcrollati da diverti penficri , ma lia-
.

mo fermati per li forti legami della feienza . Nè giammai la tcmpefla della


mente inquieta può conducere a pericolo colui , il quale la carità perfetta hi
fermato in fulla riva dell’amore di Dio. Per la qual cofa qualunque intende
di pervenire a tìudio di contemplazione , prima domandi fottilmcntc se mc-
defimo quanto egli ama : perocché l’edificio della mente è la iòrza dell'amo-
]' uomo da ogni defiderio di quetto mondo e levalo
re , il quale rimuove ,

all’altezza del defiderio dell' altra vita. Efamini adunque prima la mente se
medefima , fe ella va inveli igando con amore quelle cofe di (opra : fe coll’
amore infieme .effa tema : fe ella ha in fe quella fetenza , o di comprendere
con amor quello che ella non sa ; ovvero quelle cofe , che effa non può
comprendere , con paura averle in riverenza Perocché in queito (lato della
.

contemplazione , fe l’amore non delta la mente di prefenre , per pigrizia di-


viene ofeura . Appreflo, fe la paura non la grava , di nrefcntc dal falfo inten-
dimento è elevata alla nuvola dello errore ; c non eli cndole aperta f entrata
delle cofe fecrcte , apprelfo per la fua d irruzione è difcacciata da lume da
quella , perocché per forza vuole entrare a quello che effa non può trovare ;
c così per la fuperbia lì» , riportando ella etTorc per verità , quanto piu muo-
ve il palio verlò tale entrata , unto niu ne và di fuori . E pertanto ben
leggiamo noi , che volendo Iddio dar la legge , dileefe in ifpezie di fuoco e
di fumo } perocché allumina gli umili della chiarità fua , c oteura gli occhi
de’fuperhi per la tenebra dell’ errore. Primieramente adunque fi vuol nettare
la .mente da ogni appetito di gloria temporale , c da ogni diletto di carnale
concupifcenza e pòi fi pilo levare all’ altezza della contemplazione . Onde
:

quando fu data la legge tu comandato al popolo , die non fallire in fui


,
mon-

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. . . c

monte
DI S. GREGORIO.
ciò voleva dire . che l’ gnima debole , ovvero inferma non dee pre-
:
1 99

fumere 1 altezza de’ millerj di Dio . Per la qual cofa appretto Fxod.19.
di confiderar '

tenue nella Scrittura : fe la beftia toccherà il monte , farà lapidata . Allora 12.
tocca la b^llia il monte , quando la mente è fuggetta a quelli deliderj mon-
dani , e che fenza Cagione fi vuol levare all’altezza della contemplazione . E
quella analmente è percofia di pietre : perocché non potendo ella follenere
1 altezza delle cote grandi
,
convien cne muoja (otto le percofle di quel
grave peto . Adunque quegli , che vogliono pervenire all’ altezza della con-
templazione , primamente pruovino loro medefimi nel campo dell’ opere pec
continuo efercizio ; e in quello follccitamcntc attendano, fe eglino fono ve-
ramente folleciti inverfo il prolfimo : s’ eglino ncffìin male fi sforzan di far-
gli fe quello da lui non fulfe loro ben fatto , eglino il portano paziente-
:

mente : le per li temporali beni la mente loro non li difordina per allegrez-
za c fe per avverfitadi troppo non fi turbi
:

E
appreflo confiderino ancora, fe volendoli loro levare dentro da se a
quelle cole (pirituali, eglino non portano feco l’ombra delle cofe temporali
E fe pure vi fu (lino venute
, li
le cacciano di .fuori Se per vedere quel lu-
:

me incircofcritto , loro medefimi fi levano da fe ogni falfa immagine di lo-


ro prudenza ; e in quello modo volendo addomandare , ovvero pervenire a
quello che è Copra loro , vincono quello che elfi medefimi fono . Per la qual 28.
cofa apprettò ben foggiunfe il nollro fello : Tu entrerai nel fipolcro con aboem-
danzii Certamente il perfetto uomo con abbondanza entra • nel fepolcro :
perocché primamente raccoglie le fante operazioni della vita attiva , e ap-
preso nafeonde la fenfualitk della carne , ficcome veramente morta per la
virtù della contemplazione . Onde apprelfo fegue Siccome quando v è mcffo
:

dentro il monte del grano nel tempo Juo . Tu


appreflo dei Capere , che prima
è il tempo dell’opera , e apprelfo quello della contemplazione . Onde chi vo-
Jelfc elfer perfetto , è dibifogno, che prima eferciti la mente fua in virtù
, c
poi cosi piena la luoghi nel granaio della quiete , cioè della (anta contem- Lue.
8.jj.
plazione . E
pertanto nell’ Evangelio leggiamo noi , che quel ch’era fiato libe-
rato da quella legione de’ demonj per lo comandamento del nollro Salvatore,
fi flava a’ piedi Cuoi e udiva la fua dottrina : e infieme con quello che a
,
aveva Canato, defidcrava Hi parrirfi della contrada fua: Ma
odi che configlio
, che 1 aveva diliberalo : odi come dille
gli dette quella Verità ’
Ritorna pri- :

ma nella caja tua , e narra a' tuoi , come gran cofe Iddio ti ha fatte Quello .

non è altro , fenonche come noi (enfiamo ogni piccda particella del cono-
fcimento di Dio, già non vogliamo ritornar piu agli efercizj umani , c di
prefcntc fuggiamo il pefo di fovvenire alle necclfitù de’ proflìmi uollri : folo
ìnvcllighiamo i ripofi della contemplazione , c ncttuna altra cofa vogliamo
amare , fenori quella . Ma
la Comma Verità ci rimanda cosi Canati a cafa ,
e comandaci , che noi diciamo quel che ci è fiato fatto La qual cofa non.

vuol altro dire fenonche- prima s’ affatichi la mente nell’ opera , e poi ad-
,
domandi ripofo per la contemplazione Ora non leggiamo ancora , che Gia-
.

cob fervi cotanto tempo per aver Rachel per fua fpofa , e nientedimeno ri-
cevè Lia } e fugli detto ; Nm
è ufi-atra mila terra noflra di fpofar / rima le Cen.
29.
minori figliuole , che le maggiori . Rachel é inrerprctata. principio, che fi vede Lia _
t '
e interpretata perfona
,
che t affatica E che altro intenderemo noi per Ra-
.

chel , fe non la vita contemplativa f Che diremo , che s’ intenda per Lia
,
fenon la vita attiva ? Nella vira contemplativa noi addomandiamo quel ve-
ro e primo principio Nella vita attiva continuamente lì affati-
, cioè Iddio .
ca nelle necettìtà corporali Onde noi leggiamo , che Rachel fu bella ma fu
.
,

, ma fu feconda . Deh attendi , quello non vuol altro dire,


Iterile . Lia fu brutta
4
fenonche quella mente , la quale è data alla quiete della contemplazione ,
la
430 l 1 B R 0 VI. D E* MORALI
ha conofcimento fuo piu alto ; ed è quella vita piu bella e piu eccellen-
il

te, certamente non partorifee a Dio tanti figliuoli


ma Ma quando condì- .

feende ad affaticarli per utilità dd proflimo , cioè ad ammacllrarlo, ammonirlo;


certamente allora vede meno, ma partorifce a Dio piu figliuoli Adunque .

ben dice , che poiché Giacob ebbe menata Lia , fi ebbe fcachel perocché"! :

perfetto uomo prima dee avere la vita attiva per utilità del profilino, e poi
Scuramente può pretendere la quiete della contemplativa E che la vita con- .

templativa fia minore di tempo , che 1’ attiva , cioè dopo quella , e maggior
di merito ; ben lo dimollra il Canto Evangelio. , quando pone la diverfìtà del-
i’ opere di quelle due lirocchie , Marta e Maria Maria flava a’ piedi del Sal- .

vatore , e udiva le parole fuc . Marta era follecita intorno a i miflcrj corpo-
rali; e
dolendoli ella al fommo de’ ripofi di Maria , odi come ad
Maeflro
Lue. io. ella gli fu rifpollo : f
Marta , Marta , follecita fe\ e e'occupata intorno a piu cofe.
4i* Ma certo quella una cofa non fa di btfogno . Marta ha eletta fot lima parte . la qua-
mai non le farà tolta . Che dobbiamo noi intendere per Maria , che llava
le
a udir le parole del Salvatore , fe non la vita contemplativa ? E per Marta,
la quale tra occupata a divertì fervigi , che intenderemo noi , fenon la vita
attiva ? Ma vedi bella rifpolla dell’ ottimo Macftro , che non riprefe la con-
dizione di Marta ; ma quella di Maria non (blamente non la riprefe , ma
eziandio la lodò dicendo Maria h a eletto l'ottima parte , e ceteTa . Quello
:

pertanto : perocché ben fono grandi i meriti della vita attiva ; ma molto
maggiori quegli della contemplativa Onde vedi , che dice , che quella par-
.

te di Maria mai non le farà tolta . E quello non difl'e di Marta perocché f :

opere della vita attiva padano inficine con ciucila vita corporale ; ma f alle-
grezze della contemplativa nella fine di quella vita crelcono molto maggior-
mente. La qual cola odi quanto bene e perfettamente dicefTe Ezechiel profe-
quattro animali , che volavano . ditte : la fitnilìtudint
Esach * io ta , che guardando que’
,,

della mano dell uomo era fono le penne loro E che vogliamo noi , che s’ ih-
.

*
tenda per le penne degli animali, fc non l’alce contemplazioni de’ fanti uo-
mini , per le quali elfi volano alle cofe celeftuli, e foprailanno a quelle cofe
terrene a guifa d’ uccello ì Che intenderemo noi per lo mani , fenon le no-
llre operazioni corporali , nelle quali la vita attiva a utilità del prolfimo è
continuamente occupata Ma dice , che le mani erano folto le penne : pe-
.

rocché la virtù della contemplazione cuopre , cioè a dire , avanza qualun-


que operazione corporale , eziandio virtuofa .
PuolTi ancora per lo fcpolcro non folamentc intendere la vita contem-
plativa in quello mondo , ma ancora la quiete di quella eterna retribuzione;
nella quale tanto piu perfettamente ci ripoferemo , quanto piu perfettamente
uccideremo in noi la vita di quella corruzione . Quello adunque entrerà nel
Sepolcro con abbondanza, il quale avendo ricolta moltitudine di virtudi in que-
lla vita , effondo morto a quella vita, effondo morto a quelle cofe corruttibili,
appretto farà ripollo nel fccreto di quel vero eterno lume Per la qual cofa .

odi il Salmilla , come diceva : Tu pii nafetnderai nel fccreto del volto tuo dal-
. t i* • •
t? ti* 1 c. I* 1 .....

eziandio in quella vita lente lo fplcndore di quel vero lume. Il grano fenre
il frutto della piova ; e così
1’
anima umana fruttifica e divicn piena per la
verità della parola di Dio Il grano è fcrollato dal vento ; e così 1’ anima
.

tinlìra è cfercitata per le tentazioni . Il grano nafceinficme colla paglia ; e così


l’ anima del buono uomo conviene , clic foltenga la vita iniqua de’ pecca-
tori
Il grano è battuto nell’ aja per purgarlo dalla paglia : c così la mento
no>
Dì f. GREGORIO. aot

roftra ,
la quale è fughetta alla difciplina di Dio , quando riceve i flagelli
della fu» correzione , allora è mondata dalla compagnia degli uomini carna-
li . Il grano così purgato è
poi mellò nel granajo , perocché 1’ anima Tanta
tosi purgata è riporta ne’ gaudj di quella felice ed eterna mandane e i Pec- :

catori riprovati rimangono di fuori . Ben dice adunque^ il nolìro rcltp :


Tu entrerai nel ferola o con abbondanza , Jìccome piando v' t me fio dentro il
monte ilei grano nel tempo fuo i perocché quando dopo quelle afflizioni mon-
dane i giulii trovano i premj di quella Patria celcftiale , allora dopo tali gra-
vezze è portato il grano al granajo . fc. attendi bene quello . che dice : nel
tempo fuo perocché i fanti uomini fentono le pcrfccuzioni nel temi» altrui ;
:

ma. appretto nel tempo fuo fono liberati da tali pcrfccuzioni , e da quelle
fempre li ripofano A’ fanti eletti veramente quella vira non è tempo loro:
.

onde a quegli infedeli ben diceva la fomma Vcritade nell’ Evangelio il tempo :

mio ncn è ancora ventito : ma il tempo voftro è fempre apparecchiato : c in altra


parte ancora diceva Quefta ì T era vojìra , e la potefla delle tenebre . E pero
:

dice bene il nollro tetto nel tempo fio ficcarne monte di grano : perocché quello
:

va a vera vita , il quale per cttcr libero dalla paglia , che poi è arfa , prima
vuol fentire le gravezze della difciplina di Dio. Ma ben voglio , che quello
cotanto tu confideri , che in quefto ordine di parlare di Elifàz , facendo etto
menzione del tabernacolo ,
delle pietre ,
delle beftie , del feme ,
dell’erba,
del fepolcro , non è d’avere l’ intendimento littcrale . quello ben dimoflra E
egli nel tetto, che fegue: Ecco , che come noi quefto mveflighiamo, così è. Per
quefto modo di parlare fi dimoflra veramente, che quanto egli ha detto di-
nanzi , non fi dee intendere fecondo la lettera. Vedi che dice: Ecco che come
nei quefto rnveftighiamo , &c. Quello che noi andiamo invefligando , non è di-
nanzi alla faccia nollra . Adunque per quefto vocabolo volle lignificare , che
lotto quello, che etto diceva lit feralmente, egli voleva intendere altre cofe.
Ma vedi, che avendo Elifaz così detto, alla fine viene in parole di fupcr-
bia. Odi, come all’ultimo ditte; ha qual eofa, che tu hai udita , efamina be-
tte nellamente tua.
Comeche la mente noflra Ga rivendente di dottrina, troppo grave flui-
tila è volere ammaeltraere chi è migliore di noi . Onde quelle cole, Je qua-
li da noftri amici fono ben dette , dentro da noi non fono dirittamente giu-

dicate ; perocché intanto perdono la virtù della loro dirittura , in quanto non
fi confanno all’uditore: perocché ncrtùna virtù adopera la medicina, quando

è polla fopra le membra fané . E pero in ogni noftro parlare è di bifogno di


confiderare la cagione , e’1 tempo , e la perfona , cioè a dire , fe le parole
nollre fono fortificate di vcritù ; fe allora il tempo le domanda : e apprettò
fe la condizione della perfona a quefto non ò contraria . Onde quello portia-
mo noi dire , che utilmente faetta , il quale prima guarda il nemico , che
egli factti : e certo mal piega l’arco fuo quello, il quale incautamente filet-
tando ,
credendo ferire il nimico ,
percuote il cittadino fuo.

FINE DEL LIBRO SESTO DE' MORALI


DI S. GREGORIO PAPA .

Ce LI-

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,

no*

» LIBRO SETTIMO
DE MORALI
SAN GREGORIO
DI PAPA*
01 vcggiamo ,
che fono alquanti uomini , che piu grave-
mente portano i flagelli corporali , che le villanie delle
parole . E alquanti fono , che piu fi gravano delle parole,
che delle battiture : onde fpefle volte ci pare effere piu
gravati dalle parole villane , che fe ci tutte data alcuna
pena corporale e fpefle volte volendoci noi mettere a
:

difenfionc . ci fono cagione di maggior’ impazienza . E


pertanto il noftro beatiflìmo Giobbe , acciocché non gli
potefle mancare alcun modo di tentazione , non (blamente
fu percoflb di flagelli corporali ,ma ancora fu afflitto delle parole degli amici
-molto piu gravemente , che da quegli ; acciocché f anima di quel ùnto uo-
mo effendo tocca da ogni parte , piuttofto fi moveflè ad alcuna turbazione ,
c cosi per alcuna parte di funerbia corrompefle ogni mondizia di fua vita .
Ma egli effendo percoflb , vedi , che rendeva grazie a Dio : effendo ingiu-
riato di parole , rifpondeva dirittamente . E certo per tali pervuflioni chiara-
mente aimoftrava quanto effo apprezzava poco la fan iti della carne e per :

lo fuo parlare dimoftrava il fenno , eh’ era in lui , quando taceva . Bene i
vero , che in quelli fuoi ragionamenti fono mcfcolate alquante cofe le qua-
•,

li
,
fecondo il giudicio umano , pare che pallino i termini della pazienza :
le quali tutte noi dirittamente intenderemo , fc vorremo confiderare la fen-
tenza di quel fommo giudice nella loro efaminazione . Veduto abbiamo di
fopra , come Iddio pofe i! beato Giobbe contro al noftro avvertano , quan-
Job.lo. d 0 ditte ; Hai veduto il mio fervo Giobbe , cerne neffurn è Rmile a lui fopra la
terra , uomo /empiite , e che teme Iddio , e partefi dal male ? E appreffo dopo
Jeb^i.j. i a provazione , ch’egli ha fatta di lui , dice : Niente avete parlato drrumzi da
me dirittamente , ficcome il fervo mio Giobbe . Adunque quando noi vegliamo
un poco trafzndare le parole di quello Santo , convieni] di confiderare la fen-
tenza di quello fecondo la verità del principio , e della fine del noftro tetto;
perocché aa quel giudice eterno non potrebbe cfler lodato uomo , che dovet-
te cadere: e appretto . uomo che tutte caduto , non potrebbe da lui effcre an-
tipolio agli altri . Adunque le effendo noi caduti nella tempefta della dubita-
zione , noi confideremmo il principio , e la fine delia iftoria di quello Santo;
certamente allora colla fune della vera confiderazione farà fermata da prua ,
C da poppa la nave del noftro cuore, acciocché non incappi nel fallo dell’er-
rore :c così non faremo attutati dalla tempefta della ignoranza , fe noi ter-
remo la tranquilla riva della temenza di Dio Ecco che fegue appreffo nel
.

noftro tetto colà da dubitare affai .Ma chi dirà , che non fia giallamente
detto quello , che negli orecchi di Dio tuona dirittamente ? odi che dice ora :

fujfno erpte/i alla foriera i peccati miei , per li quali io ho meritato f ira di Dia
infieme colla miferia , la quale io fofengo : che certo ella è piu grave , che que-
gli , come la rena del mare .
Chi intenderemo poi per io some delia ftadera , fenon quei mezzano di
Dio

#
,

DI S. GREGORIO. *oj
Dio , e degli uomini , il quale venne nel mondo a pefare il merito della vi-
ta noltra , e recò (eco inlìeme giuilizia e mifcricordia , e difcacciò da noi le
nofìre colpe ? Onde egli li pofe nelle mani del padre a guifa di ftadera , e
dall' una parte pofe in se medefimo tutta la miferia noftra , e dall’ altra tut-
ti i noftri peccati : apprelTo morendo molìrò la miferia di quel gran pefo e
,
•appretto dimollrò come leggiere era quel peccato per rifpetto della infinita
mifericordia Cua . Adunque per la virtù della vera penitenza agevolmente fo-
no perdonati i peccati , quantunque gravi , per la milericordia di Dio . E per
quello ben dimollrò elfo , che appretto la milericordia fua è affai leggiere quel
peccato- che li può perdonare ; il quale primamente ci diede quella grazia ,
cioè , che noi conoicclfimo la colpa noilra Vedi quello che voglio di-
. •

re . L’ uomo eh’ era creato per conofcere il fuo Creatore , appretto per fua
colpa fu Ricacciato e sbandito di que’ veri , e perpetui gaudj , e così venne
in miferia di corruzione : per la qual cofa (otteneva pena di tale fua colpa ,
e niente la conofceva e intanto in quello era accecato , che ’l luogo del
fuo sbandimento gli pareva fua patria ; e fotto il pefo della fua corruzione
così fi rallegrava , come fe fulfe nella falute della libertà fua . Ma quello
cui f uomo aveva abbandonato dentro da se , volle venire e prendere carne,
e apparer fuori di noi manifclìamente Iddio: c per quello riduffe P uomo
dentro, da se al vero e virtuofo fuollato , che gli fece conofcere i danni fuoi,
e piagnere la pena della cecità fua . Così adunque , ritornando al nollro fe-
llo , allora li morirò , che tutte grave la miferia dell’uomo , appefa nella Ma-
dera , quando la pena che etto fofteneva , niente la conobbe, fenon nella
prefenza del nollro Redentore. Certo egli prima non conofceva la luce , c
così non conlidcrava le tenebre della fua dannazione : involgeva!! rie’ dilet-
ti , e non conofceva la cecità fua . Ma poiché etto vide quello che etto do-
veva amare , allora conobbe quello , di che etto fi poteva dolere : e allora
cominciò a vedere , come era grave pefo quello che egli folìeneva , quando
.egli fentì la dolcezza di quello , che egli aveva prima perduto . Adunque noi
poflìamo dire , che '1 nollro beato Giobbe effendo commotto a parlare per le
parole dell’amico , e ripieno di Spirito Santo , dica di se medefimo in perfo-
na di tutta la generazione umana Ora fuflirti) aprefi i peccati miei &c. quali
:

dica apertamente : noi crediamo , che’l male della noftra dannazione fia leg-
giere- : perocché noi conofcendo , non lo periamo con la dirittura del nollro
Redentore : ma pure, che egli venga
torio , e ponga in furia bilancia della
milericordia fua tanta miferia di nomo sbandimento , e appretto ci dimoltri
quello , che dipoi noi non dovemo addimandare : che fe noi conofceremo
quello , che noi abbiamo perduto , certamente fenza dubbio noi conofceremo
quanto era grave pefo quello che noi fottenevamo Ancor tal noltra miferia
. *•
bene è aflìmigliata alla rena del mare . La rena del mare è gittata di fuori
per la tempefta dell’ onde ; c così 1’ uomo perche fu vinto dalle percotte del-
le tentazioni , pertanto fu difcacciato fuori di se medelimo . La rena del ma-
re è grave ; ma molto piu grave dice , che è la miferia dell’ uomo ; peroc-
ché allor veramente li conolce quanto furie grave pena , quando noi cono-
feiamo la colpa , che c’ è dimetta per la mifericordia di quel fommo Giudice.
E perocché qualunque è quello , che conofce la grazia del notti» Redentore,
ovvero che deriderà di ritornare a quella eterna patria, quello così arnmac-
ftrato fotto ’l pefo dj sì duro pcregnnaggio piagne e lamentali della mileria
fua i Pertanto dopo il domandare della ftadera , odi come «pretto ben fog-
giugne : Per la qual ccfa le parete mie fino piene di dolore . Quello che ha a-
more a quella noftra peregrinazione , come a noftra vera patria , certamen-
te non sa aver dolore tra’ dolori . Ma
le Parole del giuiìo iotic piene di do-
lore , perche foftenendo le miltrie di quella vita , fempre ha 1’ amore tue al-
Cc a le

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f

104 LIBRO mi. De MORALI


le code di fopra : e cosi vede , c conofce in quanta miferia erto è divenuto
per lo peccato : e acciocché elio polla ritornare allo llato della Tua beatitudi-
ne , foDecitamente confiderà i giudici della afflizione . Per la qual cofa ben
dice : perocché le faette di Dio fono in me .
Per lo nome delle faette alcuna volta s’intendono nella (anta Scrittura
le parole della Tanta predicazione v alcuna volta la punizione , la quale Iddio
dii all’ uomo . E certo le parole della Tanta predicazione poflbno veramente
effer dette faette , perocché percuotono i vizj , e così pattano i cuori de’ pec-
P/t/.44.<S.carori. Di quelle Tacite, venendo il noi irò Salvatore, diceva la Scrittura le
:

1J. 66. 15. Jactte tue fimo patene ifjxme , i popoli cadranno fotta te ne' acori loro. E Ilaia : Io
manderò ai coloro , che faranno falvati , alle genti nel mare in Africa , in Libia:
i quali terranno faette tn Italia , e in Grecia . Ancora , che per le Taette alcuna
volta fi lignifichi la pcrcotta , che Dio dì all’uomo ; odi come •» Joas Re
cpRcg. 1 5. fu detto per Elifeo :Getta la faceta in terra ; e pittandola lui , diceva : Tu per-
17. colerai Siria infitto a tanto , che tu la confumerai . Dica adunque quello
Santo , il quale confiderà la mireria della Tua peregrinazione , il quale lì la-
menta lotto le pcrootte della perculfione di Dio : per la qual cofa le mie pa-
role fono piene di dolore , perocché le faette di Dio fono in me : quali di-
cette apertamente : Io niente mi rallegro nella dmnazion di quello efilio,
ma ettendo pollo Tatto il giudicio , sì mi dolgo , perocché conolco la tèrza
di tale perculfione . Ma veramente Tono alquanti , i quali ben Tono appena^
ti da quelli tormenti , ma pertanto non Tono emenditi . Per la quii cola ben
3. foggiugne appretto : La indignazione delle quali ha bruto lo fpir.to mio . Che
vuol fflre lo Tpirito dell'uomo , Te non lo Tpirito^della Tuperbia ? Allora le Taette
di Dio bcono lo Tpirito dell'uomo, quando ìli se traggono colui , che del
tutto era intento atte coTe di fuori . Ben’ era beino lo Tpirito di David , quan-
Pfal. 1 4.4. do etto diceva : Quando mine ava in me lo franto mio , tu conofce fit le vie
Pftl.qò^. mie . e in altra parte diceva: lo negai , che l'anima mia aveffe confolazione:
ebbi in me memoria dì Dio , e in efio mi dilettai ed efercitai , e coi/ mancò lo
fpiaito mio .
Dunque vedi , che la indignazione dette faette bee lo Tpirito del giu.lo:
e quello adiviene quando la Temenza di Dio percotendo i Tuoi eletti , quan-
do gli rruova in alcun peccato, fi gli muta in tal maniera, che la mente
così pernotta del tutto abbandona la durizia Tua E di quella ferita così fa-
.

/• lutevole portiamo dire , che efea fangue di confcflìone ; perocché per quello
erta confiderà, donde e in che parte erta fia caduta : confiderà da quanta
beatitudine a quanta Tua milcria fia divenuta . E non Tolamcnte in quelli
tormenti fi dolgono i gialli della loro miferia ma ancora temone» quello, di
:

che quel giuda giudice gli minaccia delle pene dell’inferno Per. la qual co-
.

fa apDretto ben foggiugne : E i terrori di Dio vengono contro a r


mLa men-
.

te del giullo uomo non Tolamcnte confiderà quello , che erta Toitienc al pre-
fente , ma ancora teme quello che retta a venire Onde l'ottenendo in que-
.

lla vita alcuna gravezza , comeche dopo quella non fallenti cofe aliai pili
gravi ; piange la mente , perocché da quelle allegrezze dei Paradifo , fi vede
caduta nell’ efilio di quella cieca , c mt'cra vita c teme , che appretto d»
:

quello efilio ancora non fegua la morte eterna Onde fi può dire , che
.

già ella lente parte di quella Temenza per la pena della paura, ch’ella To-
luene : dinoichc per la Tua colpa teme in quella vita le minacele di quel
Pfal. 87. giutto giudice, che debbe Venire Per la qual cofa ben diceva il Salmitta Pafi
. :

17. fate fono in me f irr tue , e le paure tue mi anno conturbato Poiché pattate fono
.

l’ ire di quel giudice eterno , nientedimeno ancora i dolori jci conturbano :


perocehe alcuna cofa fottegnamo di quella dannazione , e altra cofa ancora
temi- «o di quella vendetta eterna . Per la qual cofa vtggendo quello limo
uo-

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. a

DI S. 6REC0R10. so?
uomo le pene , che effo folle ne va , diceva Le fatte di Dio fitto in me , La:

tndegnazione delle quali ha acuto lo fpirito mio . E appretto temendo an-


cora d’- avere pene pili gravi perpetuamente , i'oggianfe : F le patire di Dio
vendono contro a me ; come fe dicelfe apertamente ben mi dolgo delle per- :

coflc le quali io foilengo al prcfente ; ma quello ancora piu mi grava, che


,

ettendo io in quella pena, temo di venire alle pene eterne. Ma dipoicheì


noilra Giob ha defiderato tl giudicio della ftadera ha confiderate le miferie, :

" ettendo lui


con che ar-
. ,- a —- - ,
-
r . avvenimen-
to del nottro Redentore tore . Onde fegue : or raghierà l' aj'tno falvatico , quando
:

ara l' erba : ramerò il bue , quando farà davanti alla mangiatoia pur, '

Che s’ inrende peret l’anno falvatico,, fe non il ,popolo gentile ? L’ afino


i. - i . : , r
i . i
falvatico (la fuori della dalla ; c così il popolo pagano , ovvero gentile è fuo-
ri dei luogo della vera difciplitu e di fuori da quella fi va vagando per lo
:

campo de’dilctti fuoi E che s’intende per lo bue , fe non il popolo de Giu-
.

dei , il quale mife il vomere della legge per que’ cuori , i quali etto poteva
recare a se con la fpcranza del Redentore , che doveva venire r Ma ben pollia-
mo noi in quello luogo comnrcndtre per la vita di Girò , che molti de’ pagani
allettavano l’ avvenimento del noitro Redentore E ancora nella natività fua .

aliai fi manimetti» con quanto defiderio il ponol d’Ifrael affettava la incarna-


zione liia, fe ben guardiamo con quanta dolcezza li fpirito lui ricevette
nel tempio quel guitto Simeone Per la qual cola elfo nell Evangelio diceva
.

a’ Discepoli : io vi diro , che molti gufi e profeti defiltrarono di veder quello Lue. io.
, ,
thè vii vedete , e noi vidono Adunque l’erba dell’ alino falvatico , e ’1 fieno 24.
(tal bde non i altro , fe non la incarnazione del nottro Mediatore la quale 4. :

infitme di fazieti al po|>ol pagano , e al Giudaico are a te quello forfè "nuo- . l

vo mollo di parlare Ór non ditti il Profeta ogni rame è peno > Adunque
. :

il Creatore del mindo quando volle prender carne della noilra fuftanza , cer-
tamente volle diventare fieno , acciocché la carne noilra non fufle fieno per-
petuamente E così allora I alino falvatico fi può dir che trovaffe l’erba
.

per fua pai tura , quando il popolo gentile ricevette in se la grazia e’1 frutto
della ìi.earnazione del figlino di Dio 1
Allora ebbe il bue la mangatoja pie-
.

na , quando il popol de’ Giudei vide la incarnazione di colui , che tanto in-
nanzi era fiato loro profetato. E a quello lignificare, che altro volle dire, . .«

che ettendo nato il nottro Redentore fu pollo nella mangiatoia , fenonthe


,

i fanti animali , i quali infino allora erano fiati digiuni , fuflcro palanti del
fieno della l'anta incarnazione fua ? Ora non empiè etto bene la mangiatoia per
la incarnazione fua , quando a tutti i fedeli offerte se medefimo in cibo
, dicen-
<k> : Lg urlio che mangia la carne mia , e tire il /angue mio , fla in me , e io in
J0.6. 57.
lui ? Adunque profetando Giob de’ milleri di Dio , e volendo mottrare la ca-
mion dell’ afflizione del popolo eternile , e de’ Giudei r ben diceva tra raghicrh :

f alino falvatico tire. Quali dicctte allora apertamente: pertanto fi lamenta il


popolo de’ Gentili , perche non fente ancora ia coniazione della grazia del fuo
Redentore E pertanto ancora mugghia tl popolo dc’Giudci , perche bene
.

ha la legge , ma non vede l’atjwré di quella per la qual cofa dando da- :

vanti a la mangiatoia , ancora è digiuno E quello certo così era allora : pe-
.

rocché dinanzi l’avvenimento dei nottro Redentore non li fervava la legge


fpsritu.'.lmente , mi come folo giaceva littcralmcnte . Otti pertanto apprelfo
come ben foggiugne : Ovvero potrà ? turno mangiare quella cofa , che non ha
fapore ; e che non è condita di file ? Il fitte della legge non è altro
, fe non
il vero intendimento di duella , il quale era in ella na rcofo . E pertanto
quello , che intende folo iK opere corporali
, e non cura d’intendere la Scrit-
tura

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t . «
,.

jod L 1 B RO nt. DIMORALI


tura fpiritualmentc , quello fi può dire , che mangi il cibo fenza fapore . In
quello cibo poneva la fornirla Verità del fale , quando moilrava , che nell’
JM* 4<S- antica legge era naftolo il lapore del vero intendimento: onde diceva: Se
voi credefe a Afone , forfè credcrefle a me : perocché egli fcrijjc di me : e in al-
Marti p. tra parte diceva : Abbiate Jale in voi e abbiate pace tra voi Ma pertanto*
, .

• 4P.
che innanzi l’avvenimento del noijro Redentore il popol de’ Giudei offerva-
va la legge carnalmente , cioè a dire fecondo la lettera , però il popolo gen-
tile non volle effer fuggetto ad ella . Per la qual cofa noi polliamo dire,
che egli non volle mangiare il cibo fenza fapore ; perocché era tanta l’afprez-
za della lettera , che temeva di poterla fervare innanziche potclTc ricevere
il condimento dello fpirito . Era quella paura con ragione affai : perocché
neffuno farebbe , a cui non pareffe grave uccidere il proprio fuo figliuolo per
riverenza di 'Dio, e alcuna volta con morte punire la colpa delle parole.
Per la qual cola apprettò ben foggiugne Ovvero potrà alcuno gufare ciucilo
:

che gufato reta J'eco la morte ? La legge antica , la quale era dal popolo Giu-
deo alleggiata carnalmente , cioè a dire fecondo la lettera , fi può dire , che
recalfe allora morte , perocché con dure afprezzc puniva l’ opere de’ peccatori
Puolfi dire , che recalfe morte , perocché per li luoi comandamenti ben ino-
ltrava al popolo di Dio la colpa fua , ma apprettò in cita non era la grazia
F.br.p. p. con la quale tal colpa fulfe mondata Odi 1 Apoltolo NeJJuno ci ha recata
. :

Rom.y.i ,.la legge a naflra perfezione : e in altra parte ancora


: : La legge ì [anta , e'I
comandamento di Dio , Jdnto , giujlo , e buono . E poco apprello poi : il pecca-
to acciocché fi mojhri che fta peccato , per lo bene , cioè per la legge , ha in me
adoperato morte. Ma dipoiche’l popolo pagano fi converti alla vera religione,
allora inrefe effo il fuono del noftro Redentore per le parole della legge : e
cominciò tra quelli comandamenti laterali a inveltigarc colui , cui effo tan-
to ardentemente amava . Onde in perfona della fama Cbiefa parlando Giob,
appreffo in ifpirito di profezia odi come foggiunfc :Ducile cofe
,
le auali
prima l' anima mia non voleva toccare , ora per t angofciajòno miei cibi . Affai
erra qualunque fi penfa , che le parole del beato Giob fieno da intendere
folo fecondo la lettera .Onde fe noi voldfimo intendere quello tello iltorial-
mente , che jjran cofa farebbe a dire, ovvero che verità d’uomo tanto ap-
provato , che'l cibo fenza fapore non fi poteffe mangiare? ancora, ch’egli
aveva offerto cibo mortale , quando diceva , ovvero potrà alcuno gufare quello
eoe gufato reca [eco morte ? Cosi ora , fe noi intenderemo quello tetto del par-
lare degli amici fuoi , quando dice :quelle cofc , le quali l anima mia &c.
già tale intendimento non farebbe vero che certamente non è da credere,
:

che quello Santo avelie in tal maniera alcuna volta difpregiato il parlare de’
fuoi amici , del quale aremo appreffo , che fu fervo umile . Adunque è da
tenere per certo , che le parole fue non fono fenza milterio , dipoiche , co-
me nella fine del libro aremo , fono tanto laudare dal giudice eterno che :

già non farebbe quello libro tanto divulgato infino alla ellrcmità del mondo,
fenon avelie in se plenitudine di molti mittcrj . Così adunque , tornando a
propolito , il nollro Giob è membro della fama Chiefa , c pertanto in fua
perfona diceva quelle cofc , &c. Il popol gentile commoffq dal caldo del di-
vino amore , c convertito a elfo , defiderava di mangiare il cibo della Scrit-
tura antica , la quale per adricto era fiata da etto difpregiata Polliamo an-
.

cora quelle parole adattare al popolo de’ Giudei , fe un poco piu altamente
intenderemo. Noi polliamo dir che’l popolo de’ Giudei effendo ammaelìrato
nella legge , e avendo il conolcimento d un folo e vero Iddio , aveffe il ci-
bo col l'ale: e per quello effo difpregiava il popolo gentile, come animali
bruti . Onde perche effo difpregiava la compagnia del popolo de’ pagani
fecondo il comandamento delia legge fua , pertanto fi può dire , che non
vole-

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DI S. G R T G O R 1 0. 407
voleva mangiare il cibo fenza falc Onde nella legge era comandato , che il Frod.ij.
.

popolo d’Ifdrael non doverti: far patto , ovvero compagnia con gli Urani , per- J 1 -
che non corromperti: la vita della fua fanta religione Per la qual cofa ben
.

(òggiugneva di fopra : ovvero potrà alcuno gujìare quello che gufiate reca fece
morte? Ma pertanto che poi quello popolo de’ Giudei in parte fi converti
alla fede del nollro Redentore ; volevano gli eletti di quel popolo , che per
li Santi Apolloli fi prcdicafie agl’infedeli Giudei quella vera luce . la quale
a elfi era manifella la qual cofa del tutto vietava la fuperbia degli altri
:

Giudei . Per la qual cofa ì Santi Apolloli convertirono al popolo pagano il


frutto della lor predicazione, ficcome elfi dicevano Prima fi conveniva di^" A l'
:

(redicare la parola di Dio a voi ; ma di Poiché voi la diffregiate , e giudicatevi 4^*


indegni di vita eterna , ecco che noi ci rivoltiamo alle genti , cioè a dire al po-
polo de’ pagani Di che apertamente ben foggiunfc : quelle cofe , le quali pri-
.

ma f amnu mia non voleva toccare , ora per t angofeia fono miei dii . La gen-
te Ebrea fi sdegnava della convcrfazione de’ gentili , e pertanto fi può dir,
che non gli volerti: toccare . Ma poi quella parte , che li convertì alla gra-
zia del nollro Redentore , cflendo cacciata dagl’infedeli del popolo_ fuo , fi
dirtefe per li Santi Apolloli a predicare alle genti c così fi può dire , che
:

averte fame di prendere quel cibo , il quale prima ella aveva tanto in ifde-
gno : e così per l’ angofeia che erta aveva di vederli d Spregiare da quel popo-
lo , che principalmente era di Dio , mangiò quel cibo , che prima ella ave-
va difpregiato perocché difpreggiando erta il popolo de’ Giudei infedeli , fi
:

convertì tutta col frutto della fua parola al popolo gentile .


Abbiamo il nollro telìo infino a qui efpollo , fpiritualmcnte . Reda og-
gimai d’ inveiligarlo per nolìru utilità moralmente, Quanto potremo Dcfidc- .

ra quello Tanto uomo, ficcome abbiamo di fopra veduto, l’ avvenimento del


nollro Redentore fotto nome di lladera : e per quello luo modo di parlare
dà a noi ammaertramento di nolìra vita e dicendo erto le cofe lue , dimo-
:

lìra in noi l’ operazioni polire Dopo l’avvenimento del nollro mediatore pop-
.

filmo noi dire , che noi viviamo in quello mondo per fede ; ma nientedi-
meno in quella vita per difcacciare i noilri vizj , noi follegnamo dure pcr-
colfe di correzioni dentro da noi Onde approdo che ha detto della lladera ,
.

fi foggiugne perocché le faette di Dio fono in me , la indegnazione delle qua-


:

li habeuto lo fpirito mio . Maecco , ficcome detto abbiamo di fopra , noi


follegnamo in quella vita correzione de’ peccati noilri , e nientedimeno con-
tinuo Tentiamo un piu grave pefo : che fernpre abbiamo paura della Temenza,
eterna di quel giudice , che noi afpcttiamo Per la qual cofa ancora foggiugne:
.

JT le paure vengono cantra di me . A (fai è da temere quel futuro giudicio : ma


nientedimeno 1’ animo nollro dee difcacciare da se tal paura , e piuttollo ele-
varli all’ amore di quella patria eterna . Che allora inoltriamo noi chiara-
mente la nobiltà della noltra rigenerazione , quando noi amiamo come pa-
dre , colui , il quale noi ora temiamo , avendo la mente fervile Di che ben
.

diceva l' Apollolo voi non avete ricevuto uno fpirito di feryitute in paura , cioè Rom.8.
:

a dire : voi non dovete temere come fervi , ma avete ricevuto fpirito d'ado- 1 5-
zione di figliuoli , cioè che liete adottati in figliuoli ; acciocché in tale fpirito
noi gridiamo dicendo O padre noftro ! Adunque dee il fanto uomo pero po-
:

fporre in se medefimo il pefo della paura , e piuttollo eferci tarli' nella virtù
dell’ amore . Dee defiderare di vederfi torto rinovcllarc nella dignità fua , la
quaje per lo nollro Redentore ci è promelfa : dee dcfidcrare di vedere quella
clarità fomma del Creatore fuo la quale non può vedere crtendo in quella
,
vita : e di tal cibo di contemplazione fi dee pafccre . Per la qual cofa apprerto
fbggiunfc :ora rttghierà F alino falvatico , quando arà F erba , ovvero mugghierà
il bue
,
quando Jlarà dinanzi alla mangiatoia piena ? A
nollro ammacltramen-
to .

i
*o8 LIBRO PII. DIMORALI
to .Quali fi deono intendere per lo nome dell’ afino falvatico fenon coloro,
,
che in quello campo della fede non fono obligari ad alcuno ufficio ì Quali in-
tenderemo noi l'otto ’l nome del bue , fenon coloro , i quali dentro a quitta
fanta Chiefa per lo giogo dell’ ordine loro hanno ufficio della predicazione
della parola di Dio 1 fc che è l’erba dell’ afino falvatico, e il palio del bue, fenon
la finta refezione dell’ anime del popolo fedele ? Dirò piu chiaro . Sono al-
quanti , i quali dentro alta fanta Chiefa fono a modo del bue podi fdtto il
giogo d alcuno ufficio . E fono alquanti altri , che a modo dell’almo falvatico
non fanno che fi fu la dalla , ovvero la chiufura del fanto ordine e codi :

fenza legame d’ alcuno ufficio . fi vanno per lo campo della loro propria vo-
lontà Ora quando è alcuno di queda vita fecolare , il quale fi beva dentro
.

da se all’ amore di quella beata vilione


e dentro da se defidera alcuna par-
,

ticella di tal refezione , confidcrando , se edere digiuno nella cecità di que-


da peregrinazione , e con pianto d’ amore delìdera di quell’ eterno cibo : que-
llo lì può dire , che raghi , come 1’ afino falvatico quando non truova l'er-
,
ba . Sono altri , ficcome abbiamo detto , che fodengono il giogo dell’ ordine,
e a utilità de’ prodi mi s’ affaticano nell’ufficio della fanta predicazione ^ e
quedi cotali ancora contemplando quelle cole eterne , deliderano fommamen-
te d’ elfer’ alla pallura di quel vero cibo. Ma
pertanto che eflendo loro in
quella carne mortale , niente polfc.T.o edere dinanzi alla beatitudine di quel
loro Redentore ; polliamo dire , che quelti cotali mugghino a guifa del bue
legato , che non ha padura . Che veramente , perocché noi damo lontani
da quella fontina Capienza , e non polliamo vedere la verzura della eredità
eterna ; noi polliamo dire , edere appellati , come animali digiuni dal palio
della delìderata erba . Di quella erba parlava il nollro Redentore quando di-
Jo,lo, 9. ce va Chi entrerà per me , fi Jàlverà , e entrerà , e ufc'trà , e ci troverà paflora.
:

fe' “ad iuicne alcuna volta a’ veri amanti cofa affai grave , che 1* ini-
qua vita de’ rei contrada a’ loro lludj , e quando la mente loro fi lieva al
defidcrio di quelle cofe celediali , alcuna volta è ripercoda la buona loro inten-
zione per le parole c per li collumi degli llolti ; intantoche molte volte convie-
ne , che quella anima , la quale per contemplazione era elevata a quelle cofe
difopra , li rivolti al baffo per confondere , e vincere la dultizia de’ rei .Per
la qual cofa foggiugne approdò Ovvero potrà i’ uomo mangiar quella cofa , che
:

no» ha faporc , e che non i condita di file ? Le parole e codumi de’ peccato-
i

ri alcuna volta ci fono podi dinanzi , acciocché dentro da noi padìno , come
cibo dentro dal ventre . Ma
gli uomini eletti non vogliono mangiare tal ci-
bo , che non ha ragione : c avendo diritto giudicio delle cofe de' peccatori ,
niente il lafciano pattare per la bocca loro . Tal cibo fenza condimento vieta-
Colojf^.6 fava l’ Apollolo , quando dicevi il noflro parlare
:
,
in grazia , femore fa con*
dito di file Ben parevano ancora fenza fapore le parole de’ peccatori al Sal-
.

Pf.11 8.84 mida, quando diceva Signore Iddio , gli uomini iniqui mi di fono favole , e non
:

mi parlarono , ficcome parla la legge tua .


Spelte volte adiviene , che le parole degli uomini carnali , quando fono
udite dagli orecchi de’ fanti uomini , generano dentro diedi battaglie di gran
tentazioni E benché la ragione giudichi , che tali parole fieno da riprende-
.

re i nientedimeno è aitai malagevole vincere dentro da se quello , che di fuo-


ri pare , che fia detto con alcuna autorità Per la qual colà affai è piu fi-
.

curo , che 1’ uomo non oda quello , di che elfo dentro da se approdo fente
tal battaglia E pertanto i fanti uomini , i quali del tutto fono elevati a’ de-.,
.

fiderj di quella eternità beata , fuggono le parole di quedi cotali : perocché


pare loro cofa troppo grave udire di fuori quello che elfi non fentono den-
tro da loro : c pare lor cofa da non potere follenere tutto quanto egli odo-
7. no di fuori , che fuoni altro che quello , eh’ eglino fentono dentro . Ma
bene

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DI S. GREGORIO. iop
Vene diviene fpellc volte , che fono molti , che hanno 1’ anima elevata al-
le cofe celelliali,, e fono del tutto ri molli dagli ltolti ragionamenti degli uomi-
ni terreni ; e nientedimeno
ancora non fono apparecchiati a ricevere in quell»
petente vita i tormenti della carne per amore di quella verità fomma . E
bene deliderano quelli tali le cofe eterne , c difpregiauo le cofe terrene ; ma
1’
ancora non $’ acconciano a foltcncre 'avvertitaci i temporali . Per la qual co-
fa il nolìro Giob ben foggi un (e : evvero fuo alcuno giifiore quello t che gufila!
reca ficco la morte ? Certamente^ dura colà è , che 1’ uomo defideri quella eo-
fa , che dà tormento , e che 1'
uomo legua quello , che da cflo dii cacci 1»
vita .

.•T tanta altezza di virtù fi lieva alcuna volta la mente d’ alquanti giu*
fli . Che comeche dentro da loro tempre ltieno come in una rocca di ragio-
ne ; nientedimeno condifcendono di fuori da eflì a convertire con loro patlio-
»e ^ dolrizia d’ alquanti . Perocché di bifogno è , che noi foilegnamo la in-
fermità di coloro , ì quali noi vogliamo riducere alle gran cofe : che già nef-
funo può elevare colui , che giace in tena , fenon quello che per compaflio-
ne un poco lì piega la dirittura dello Dato fuo , E adì viene di quello , che
quando noi abbiamo compalfione alla infermità altrui , noi ritorniamo piu
forti a noi medefimi
;
intantoche per amore di quelle cofe future la mente
«olirà s’apparecchia a follenere quelle avv-erfitadi prefenti , e afpetta que’ tor-
menti del corpo , i quali ella prima tanto temeva e confidcrando ella la
:

dolcezza di quella patria eterna , per aver quella , defidera di follenere tutte
1’ amaritudini
di quelta vita . Per la qual cofa avendo prima polio il nodro
Giob . come cofa abominevole , il cibo lenza condimento , e avendo appref-
fo pollo per imponìbile di girflarc quella cofa, la quale reca feco morte;
vedi , come appreflb foggaunfc : Quelle cofie , le quali f rima l' anima ima non
voleva toccare , era ter i angofeia Joho mici ctbt .
La mente dell uomo giuilo , la quale fempre debbe edere in accrefci-
mento di yirtudi , quando confiderà foto se medclima , non cura alcuna vol-
ta le condizioni del prodi rao ; c così non avendo compadionc alle miferie
altrui , non può divenir forte contra l’avverfitadi . Ma quando s’inclina a fode-
nerc la infermità del prolfimo fuo , allora crefce in fortezza a vincere ogni
avvertiti temporale . E così per amore della verità tanto piu fortemente de-
fidera poi to/mtnti della vita prefente , quanto prima dia gli fuggiva . Onde
i

per taf fuo inchinamenro , che eda fa inverfo il prodimo , polliamo dire ,
che ella lì lievi piu in alto , e per un modo di parlare , per tale accollarli
inverfo i! proliìmo , molro piu fi dilìende , e per tale compadionc ne diven-
ta molto piu forte ; e 'quando così fi didende nell’ amor del prodimo , allora
comprende con quanta fortezza Iddio abiti in lei Quella è i’ufanza del no-
.

liro Dio - che quanto piu egli ci fa divenire umili per la virtù delta compaf-
fione , tanto piu ci lieva alla fommki della contemplazione . E così creden-
do 1’ anima nc’ maggiori defiderj , già defidera di venire a quella fpiriruale
vita , eziandio per tormenti corporali . Per la qual cofa , come vedi , polfia-
«io dire , che quello che eda prima non voleva toccare, ella appredò mangi con
•more : pero non potendo ella appena follenere tanto fuo amore , è quafi
codretta per amore di quella celelliai patria a defiderar quelle pene , le quali
eda prima temeva tanto . Deh non ti maravigliare di tal modo di parlare :
che certamente quando la mente del giudo fi dirizza con fervor a amore
inverfo di Dio , allora ella li penfa , che fia gran dolcezza ogni amaritudi-
ne , clic le adiviene in queda vita . Ogni cofa che dà afflizione , fi penla che
da filo ripolo . Edefidera di fodencr morte per potere meglio c piu piena-
mente acquidare f eterna vita. Defidera d’edere all'ondata in quelle cofe
badò per poter piu veramente falire ad’ alte . Dir potrefii , che io fudi men-
- • Dd tito-

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. ,

’iro LIBRO UT. Dt MORALI


titorc di quanto abbiamo- detto dett'anima del giudo , e della mente de! bea*
to Giob e io certo noi potrei negare , s’cgli medefimo appretto non foggiu-
:

guelfe Chi aincederà , che la mia dimanda venga , r che'l Signore mi dia ^u:Uo
:

che io domando ? quello che ha cominciato , fi mi disfaccia e /doglia In n ano


,
fica , e taglimi : e qticfia .fia la mia confclazione che cfio m affligga con dolo* ,

re , e rum mi perdoni Certo non è da credere che quelle cofe elio addoman- ,

di ,
come adirato ; e che defiderando lui d' etter morto in quello , egli vo-
glia pertanto acculare Iddio d’ ingiuAizia Odi , come appretto ben cimi olirà .

con che animo etto dcfidcri quelli tormenti ; onde dice L io contradirò alle :

parole elei Santo 3 Per quello modo di parlare puoi tu comprendere chiaramen-
te , eh' egli non mormora della ingiullizia di Dio , di;x>iche chiama Santo
' t?
colui che percuote .
, ’l

Saper dobbiamo , che in quella vita alcuna volta ci tormenta il no*


Aro avverfario .alcuna volta. Iddio. Ma in queAo è la differenza, che per
li tormenti dell’ avvertano manchiamo
in virtù ; e per la correzio-
noi
ne di Dio noi manchiamo
, e Piamo fortificati in virtudi . Tal
di vizj
Pfal.t.y. modo di Profeta , quando diceva
punizione ben vedeva Signore Iddio,
il :

tu gli reggerai in verga di faro à


gli romperai , come voltili di terra
: e Reg- .

gevi il Signore, e «Tei attrita , quando per fua fmgularilfima difpenfazione


dentro da noi ci dirizza , e di fuori ci affligge perocché quanto egli piu :

umilia la fuperbia della carne , tanto piu efalta la virtù dello fpirito . Per la
qual cola bene è atttmigliata tal correzione al vafello della terra , liccome di-
B.Cor. 4.7. ceva 1 ’ Apotlolo Paolo noi abbiamo quefio rwfiro tiferò in vafella di tara . E
:

»é. volendo etto ancora dimoArare la .pena difuori , e ’i reggimento dentro, di-
ceva Comscbc fi corrompa quèfio noflro uomo di fuori , nientedimeno queir uomo,
:

6. che è dentro da noi , continuamente di giamo in giorno fi rhmovella . Il no Aro


Santo adunque defiderando d’ apprettarli a Dio per quelli flagelli , per ifpirit»
d’ umiltà ben diceva : Quello ine ha cominciato , fi attriti , ovvero mi disfac- m
cia Spetti- volte adivicnc , che Iddio con divette correzioni comincia a bif-
.

fare in noi i vizj ; e la mente dell’ uomo in tal principio fentendofi nella
via delle virtù , fi lieva in foperbia E_ allora fi può dire , che etta apre .

I’ ufeio della coldenza ai crudele avverfario Aio dentro a! fc-


, il quale patta
grcto di quella cotale anima , e rompe e guaAa ogni principio di buono Au-
dio , il quale egli truova in ella . E tanto piu fortemente fi mette a gualca-
re ogni ina buona intenzione , quanto piu gli duole , che etta già comincia»
Mattati, va a prol'pcrare nella buona via . Per la qual cofa nell' Evangelio abbiamo,
45. che quando P uomo non itti bene intento a guardare la cafa della colcienza
fila , dipoi quello fpirito . clic n’ era udito foto , fi ritorna con fette . E per-
tanto temendo il noflro Santo , che dopo il buon principio della correzione
di Dio , il noflro nimico non ne venga a guadare quello , che egli avette
cominciato di bene , con umiltà pregava Iddio dicendo : Quello che ha comi»*
ciato , fi mi disfaccia ; co me fe dicette apertamente : Quello che ha cominciato
con fuc percuflioni a dirizzarmi , non manchi , acciocché non mi lafci percuo-
tere all’ avverfario . Onde ancora appretto vedi , che diceva : Sciolga la man »
fua , e taglimi . E’ fono alquanti , i quali per fidanza di lunga prosperità fi lic-
vano in fuperbia e quando Iddio non corregge quefii cotaii , allora lì può dire,
:

che tenga la mano legata Or non aveva ben legata la mano dell'amore in-
.

lf-U-9- verfo il popolo peccatore 1 quando diceva : Già io non adirerò contro a te : m
e f amor mìo s ì partito da te . Adunque fi può dire , che allora Iddio fciolga'
inverfo noi la mano , quando elfo ufa inverfo di noi 1 ’ amor fuo Ancora^ .
1

Lvech.i 6 .ben diceva i taglimi perocché quando noi diamo lìcuri , forno levati iti
: .

41, fuperbia fidandoci di nolìrc virtudi . Ma


fe fubitamente viene contra di noi il
flagello di Dio ; allora la mente noilra cade dall' altezza della fuperbia fua.
e co-;;

h
r

JOgk
. .

DI S. GRECO RIO. iti


e comincia a non fidarli di se medefima ; e vedendo così percofsa la infer-
mità Tua , allora- con umiltà addomanda la mano diliverante .

Quella è la ragione , che i fanti uomini elfendo fofpctti della loro oc-
culta difpojizione , temono le
prot'pcritadi di quello mondo , dcfiderando d’ef-
fcre tentati ; c amano d' edere flagellati in quella vita , acciocché la mente
loro incauta , elfendo tra dolori e paure , riceva in quello ammaellramento ;
acciocché in quella via delia noilra peregrinazione iiandofi ella ficura , non
filile atterrata dalle inlidie del demonio . Per la qual cofa ben diceva il Sal-
inità Signore Iddio , prtwvami , e tentami E in altra parte dice : Io fono ap - Pfd. 2,^.1.
:

parccchtato a flagelli Confiderano i fanti uomini , che le ferite della loro


.

corruzione non poi fono etere lenza puzza ; e pertanto lì fottomettono alla Pfa.pj.iH
mano di quel vero medico , acciocché ragli tal ferita , ed in quello modo n’elica
fuori il velen del peccato , il quale prima non inoltrandoli dentro dall’ ani-
ma x
fegretamente generava morte . Per la qual cofa ancora apprelfo ben
fogginone E quella Jìa la mia confolazione , che effo
: m
affligga con dolori , e
non mi perdoni . Quando gli uomini eletti li veggono aver commelfa alcuna
cofa illecita , e non fi veggono pertanto ricevere avvertiti alcuna ; temono
forte , c tutti fi disfanno di paura , temendo , che per quello Iddio non ri-
dervi loro il fupplicio eterno . poiché per li loro difetti non fi veggono gafti-
garc d’ alcuna pena temporale Onde temono , che la vendetta che in loro
.

s indugia , non fia rifervata alla fine molto piu grave. E


pero dcliderano
tf elfere corretti dal fommo padre , e ben penlano veramente che ’1 dolore
,
delle percofle loro fia medicina dt loro falure Ben dice adunque : Quefia fia
.

la mia confolazione ; come fc apertamente diedre Quel che pertanto al-


:

cuna volta perdona ad alquanti in quella vita , acciocché pcrpctuaimcnte poi


gli tormenti ; voglio io e ddidcro , che in quella mi percuota acciocché in
,
qudto mondo non perdonandomi, egli eternalmente mi perdoni .E
per tal
afflizione io ricevo la conlòlazion mia : perocché conofccndo io la mia cor-
ruzione , e apprelfo fentendo in me f operazione del medico , mi rendo cer-
to della mia falutc . Apprelfo , perocché tale fua domanda il nollro Giob fa-
ceva non con fuperbia , ma con animo umile , e fuggetto ; pertanto ben di-
ce poi : lo rr n contradirò al parlar del Santo Non intendere per lo parlare di
Dio fempre il Tuono delle parole , ma alcuna volta 1’ effetto delle operazioni
fue . Onde quando cITo fegretamente adopera in noi alcuna cofa , allora lì
può dire , che elfo ci parli . Ora al propolito , fe il nollro Giob mormorane
contra le percoli , allora fi potrebbe dire , che egli contradicdfe al parlare
fuo , perocché per lo parlare , come detto abbiamo alcuna volta s’ intende
,
la fua operazione Ancora in tal modo di parlare dimollra il nollro Giob
.

qual giuaicio elio abbia di quello percufibre , ficcome di fopra dicemmo .


Onde vedi , che ’l chiama Santo Segue appretto : Perocché qual forza ì in
.

me da fijlcnere ? owtro quale mio fine da pazientemente adoperare ?


Saper dobbiamo , che altra fortezza è quella de’ giudi , altra è quella 9.
de peccatori La fortezza de’ giudi è vincere la carne , contrada-.c a’ dilet-
.

ti Cuoi , e in se Tncdclìmo del rutto fpegnere il diletto della prelcntc vi-


ta , amare f afprezza di quello mondo per amore di que’ premi eterni di-
,
fpregiarc le lufinghe delle profpcrità , con pazienza vincere le paure delle
avverfitadi , c altre cofe adoperare limili a quelle . La fortezza de’ peccatori
è d’ amare fenza mancamento quelle cofe mondane e molitorie , fempre
contradare alle correzioni di Dio , eziandio per averfiradi non partirli dall’a-
more di quelle cofe temporali , feguirc la vana gloria di qucito mondo ezian-

dio con pericolo corporale , Tempre cercare di crefcere in malizia contrada-
,
re alla vita de’ buoni non folo con parole c con codumi ma ancora con la
,
fandcltà dell’ opera , porre fperanza in loro medefimi fempre commetter
,
Dd 2 male.

V
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.

aia LIBRO ni. DIMORALI


naie, e giammai da tal defidcrio non mancare. Per la qual cofa a' fanti
Pfal. jo. eletti ben diceva il Sa limita : Adoperale virilmente , e confortili il vofiro cuore ,
a?- voi che fpcratc nel Signore . E agli uomini iniqui diceva il Profeta : Guai a
,
lf J. 22. voi che fiele potenti a bere vino , e furti a pone voi in ebbrezza . In altra
,
parte ancora per i buoni dice Salamoile , che i fanti uomini contemplano
fenza mancamento d’amore quella requie dentro, c vera vita dell’ anima; on-
Cant. j. 7. de dice: Ecco , che 'l letto eh Sali mone ì attorniato da [e anta de' fortifimi et
f
Ifrael Da altra parte contra i malvagi in perfona del noftro Redentore di-
ceva il Salmilla : Ecco che i forti hanno ociu’ata , cioì prefa , t anima mia , e
forvi venuti contro di me . Odi come ancora ben co ino refe j’ una e 1’ altra di
Pfal. 58. 4. quelle fortezze il profeta Ilaia quando diceva : Coloro , i quali fi confidano
in Dio , muteranno fortezza . Già non dille J renderanno , ma muteranno firtcz-
lfor 3. za , acciocché per tal modo di parlare moltrafle apertamente , che altra for-
tezza era quella , che dii lardavano, altra quella , che ella prendevano . Deh
diciamo di quella fortezza . Ora non diremo noi bene , che fieno, forti i
malvagi e i peccatori , i quali con infiniti affanni fi danno alle concupifccn-
ze di que.la vita , e con grande ardire fi contrapongono a tante fatiche , fu-
dori , e mortali pericoli , c con gran potenza , anzi con allegrezza follengo-
no le villanie e oltraggi mondani per li guadagni , c onori temporali ? Forti
fono contra i difordinati appetiti di lulfuria , duri contra le pcrcofie della
fortuna , pazienti e collanti per lo mondo a foftenerc le pene del mondo ; e
per un modo di dire polfo parlare , che quelli colali cercando f allegrezze
del mondo , fi le perdano : c pertanto che efii così le perdono , niente pare,
che Tentano fatica . Per la qual cofa in perfona di tutta la generazione- uma-
Threni j. na ben diceva Geremia : Effo tu' ha inebbriato d
affenzio ; 1 ebbro non conofcc
15. il difetto Juo . E così noi polliamo dire che colili , il qual per amore di
quello lecolo abbandona la via della ragione , fu ebbro d’ affenzio, quando
per amore di quella vanità mondana penfa , che fia leggier cofa ogni gra-
vezza che elfo folliene , e non conofcc 1’ amaritudine di tante fatiche .Que- .

llo certo vedemo noi chiaramente , che quelli cotali follengono con diletto
ogni loro fatica mondana. Ma
per lo contrario l'uomo giulto fi sforza d’ef-
fer debole a fofiencre per amor del mondo quelli pericoli : guarda il fuo
fine : confiderà quanto fia tranfitoria cofa quella vita prefente ; e pertanto
vincendo cllb dentro da se i diletti del mondo , non vuol di fuori follcnere
le fatiche di quello . Conlidcrando adunque il.nollro Giob di quante fatiche
elfo era aggravato in quelli vita , ben può dire in perfona fua e di tutti i
io. giulli uomini : Qual fortezza è in me da Jofìenrre , &c. ? Quali dicclTe
apertamente : Io non polfo per amor del mondo lollener le pene fue : pe-
rocché da me io non mi Tento forte nell’ amore di quello : perocché confi;
dcrando io il fine della prefente vita , perche debbo (ottenere la gravezza di
colui , il cui amore io rri ho pollo a’ piedi f E perocché gli uomini inriulli
tanto piu ardentemente follengono gli affanni C pericoli di quello mondo ,
quanto elfi fono piu ardenti ndl’ amore di quello ; odi appretto ancora , co-
me di quella fortezza ben dice : Li fortezza mia non è fortezza di pietra , ni
la carne mia i di metallo. Che s’intende in quello luogo per lo metallo, e
per la pietra , fenon i cuori degli uomini infallibili , i quali fpclTe volte ri-
cevono le pcrcolfe di Dio , c per tanto nulla durezza di correzione gli puJ>
ammollire f Odi per lo contrario , come in perfona d’ Iddio prometteva il
Profeta a’ giulli : lo vi to irò il cuore di pietra e dannivi il cuore eli carne . E
,, j
t- Cor 13
l' Apollolo Paolo diceva : Se parlerò di lingue d
uomini , e d
Angeli , r non ari
'
2- carità
j , io farò come metallo che fiumi , e come cembalo riPanante Ben .veg- .

liamo noi , che la pietra, quando è percoli», non rende il fuono Tuo chiaro ;
cl metallo quando i percolo, rende il fuono qhiarilTiaip ; nientedimeno la
pietra,

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. .

D 1 S. G R E G 0 R .1 O.' aij
pietra , e’1 metallo non hanno in fe vita , nè fentimento . Vedi quello , eh*
io voglio dire: Sono alquanti veramente fimigliahti alle pietre , i quali fo-
no come pietra duri ad ogni comandamento d' Iddio in tantoché alcuna
volta quando fon tocchi dalla fua correzione , niente pertanto rendono fuono
di confellione . Alquanti altri fono limili al metallo , i quali quando fentcno
le percolfe di Dio , rendono di loro medefimi fuono di confellione ; ma pe-
rocché tali loro voci non vengono da vera umiltade , l'erta nto fi può dire
che a modo di metallo non fentono quel che elfi tuonano per la voce loro. .

Io non voglio altro dire , fcnonche fono alquanti , i quali non confertàndofi
a Dio di loro difetti , ed eflcndo da lui tocchi , fi polTono chiamare pietre
fenza fuono alcuno : c altri fono , che fentendo la correzione di Dio , fi con-
fettano di fuori , ma dentro da loro non fentono la virtù della contrizione .
E quelli fono artimigiianti al metallo , il quale , ficcome detto abbiamo .
niente lente quello , che etto tuona . I primi non hanno nè fentimento , nè
fuono . 1 fecondi hanno fuono fenza fentimento , imperocché la vita loro
niente rifponde alle parole .

Volendo adunque il noilro Santo moli rare , come tra le battiture di


Dio etto non aveva la durizia de’ peccatori , diceva La fortezza mia non i
:

fortezza ili pietra , nè la carne rnrt è dì metallo ; come se dicefsc apertamen-


te Io non voglio l'otto le batti :ure di Dio avere la fortezza de’ peccatori
:

Onde non voglio cfscr duro , come pietra , che efsendo percofso , io non
renda fuono di confellione : e non voglio efser, come metallo , eh’ io non
abbia dentro da me fentimento di quello , eh’ io tuono di fuori . Ma per;
tantoché alle percolfe di Dio i peccatori fono debilmcnte forti , e i giudi
fortemente deboli ; per lo nollro Giob appretto fi inoltrerà , che tale fua for-
tezza non fia per iltoltizia , ma piuttollo per vero conofcimcnto della falute
fua. E pero intenderemo da etto , da cui etto dirà . che abbia ricevuta tale
fortezza, acciocché forfè appropriando egli a fe quella codanza , -già aperta- It>
mente non corrette per la via della morte Imperocché noi dobbiamo fape-
.

re , che fpefle volte la virtù uccide I’ uomo molto piu crudelmente , che fe
elfo non t averte : perocché fpefse volte leva l’uomo in confidenza di se me-
de-fimo , e cosi percuote l’anima di coltello di fuperbia . E adivicnc , che fic-
come per tal virtude pare , che la mente riceva vita , così levandola in fu-
perbia , le dà morte Per la qual cofa fuggire , vedi , che ’I nollro Giob ef-
.

fendo fortificato ci tanta virtù, quanta di fopra abbiamo detto, già per que-
llo non prende in se fidanza di se medefimo ; ma piuttollo fi reputa infer-
mo : onde dice : Ecco che da me non è in me ajuto alcuno Senza molta cfpo-
fizione già puoi tu vedere in cui abbia polla la (ùa fperanza quello afflitto ,
dicendo che etto da se non ha ajuto alciino E per maggior fegno ancora di
.

fua fortezza , mollra non folamcnte la debilità fua in se medefimo, ma an-


cora , come efso è abbandonato da’ prolflrni fuoi ; onde dice 1 mici paren-
:

ti ancora mi homo abbandonato . Ma dipoiche cfso è cosi abbandonato da’


fuoi di fuori di se , ora attenderai , come èfso dentro da se fi riducevi nella
fedia del diritto giudicio nella fentenza, che fegue Quello che lieva la mi-
:

fericordia . cioè F amor dalt amico J'uo , abbandona il timere di Dio . Ter lo
nome dell’ amico in quella parte portiamo noi intendere ogni nollro profu-
mo , dal quale dopo le nollrc buone operazioni noi prendiamo ajuto ad aver
quella vita eterna Ora come noi lappiamo , ben due fono i comandamenti
.

della cariti , cioè 1’ amor di Dio , e nel profiimo Per 1’ amor di Dio fi ge;
.

nera in noi l'amor del prottimo, c per 1 amor del prottimo fi nutrica in noi
l’ a mor di Dio : perocché chi non ama Iddio , veramente non sa amare ij
prottimo: e allora crefciamo noi nell’ .amore di Dio , quando nel grembo di
ta le amore noi turno prima lattati dall’ amore del prottimo . E che f amore

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. .

«14 LIBRO ni DI MORALI


di Dio abbia in noi a generare 1

amore del proffimo , affai chiaro Io dimtv
lira la Onde volendoci Dio dare comandamento dell' amore dell’
Scrittura :

Detit.6. 5. proffimo , prima comandò C amore di Dio : acciocché nel campo della mente
Matti). yj. noftra prima ficcaffe in noi le fuc radici l’amore di Dio , e appreffo amo- l’

re del proffimo E così ancora , che 1 amore di Dio in noi fi rifcaldi per

37. .

l’amore del proffimo , bene lo dimoltrà l’Apoiìolo Giovanni , quando diceva:


1 .Jo. 4. zo. Duello , che non ama il fratello fuo , il quale egli vede , come può amare Iddio ,
cui effo non vede ? Quello cotale amore in noi nafee in prima per timore ,
c appreffo crcfcendo li muta tutto in amore . Ora adiviene , che fpeffe volte
Iddio per mollrar quanto 1 uomo fia dilungi dall’ amore di Dio , e del prof-

fimo , ovvero quanto continuamente crefca in effo , alcuni n’ afnige con fla-
gelli , altri innalza con profpcrità . E così alcuni abbandona temporalmente
per moilrare piu chiaramente
1’ errore
. che era nalcofo dentro da loro . Im-

perocché fpeffe volte adivicnc , che coloro x i quali prima ci onoravano , ef-
fondo noi in profpcrità ; appreffo ci perfeguitano , effendo noi in avvertiti .
Onde quando alcuno è pollo in profpcrità non fi può fapcrc , fe la prolperi-
ti , o f uomo è amato . E così il perdimento di quelle fclicitadi è argomcn-
Bccl.^i.S. tò di vero amore . Per la qual cofa ben diceva un Savio : f amico non fi può
conojrerc nelle profferiti e il
: nimico non fi può nafeondere nelle awerfitadt . Sicché
la profpcrità non ci può dimoilrare chi è vero amico : nè l’ avverati può
celare
chi ci è nimico perocché 1’ amico fpeffe volte ci è nafeofo per la reverenza
:

della profperitadc,cl nimico ci è manifeftato per la verità deU avvcrfiti. Pertanto


quello noi Irò Santo offendo pollo in tanti Hagelli, bcndicca: Duello , che lieva la
jnifericcrilia , cioè Carnute dalramico Perocché fenza dubbio quello, che difpregia il
proffimo fuo al tempo dcll’avverlità, chiaramente dimoilra , che nella profperiti
elio non loamava.Econciofiacofachc’l noilroSignorc percuota alquanti per dar
loro ammaellramento di verità, c alquanti altri ne percuote per dar loro cagione
di bene adoperare ; pertanto colui , che difpregia l’afflitto , toglie a se mede-
fimo la cagione della virtude c tanto piu malvagiamente fi leva contro
:

al fuo fattore , quanto effo non conofce la Ina pietà , la quale égli ufa
ìn-
verfo di lui non pcrcotendolo nella fua giullizia , la quale elio ufa percotcn-
,

do altrui .ben dobbiamo noi fapcrc , come piu volte abbiamo detto di
Ma
fopra , che ’l beato Giob parlando di se medetimo fignifica la vita degli altri
giuffi . Onde pcrtantochc effo è un membro del popolo eletto , pero
dicendo
le fuc paliioni ,
dimoilra per quello ancora le pallioni di tutti gli altri , ove
i miei fratelli m hanno trapaffato , cioè a dire , abbandonato , ficcome fa
il
dice :

torrente cioè il fiume , il quale {affa per la valle Sono alquanti uomini ini-
.

qui ,
de quali veramente li può dire, che tanto fono dilungi da quella eredi-
eterna , ouanto nella predente vita fono denti da ogni avverfitade : i qua-
rii

li vedendo i giulìi in quella vita effere afflittati , gli hanno in difprcgio ,


non
confiderando che tale feveritade viene in loro per fingulare difpenfazionc , e
mifericordia d’ Iddio. E adiviene, che quelli cotali vivono in quella fede ,
che noi medefimi viviamo , e con quella fede ricevono i Sacramenti della
noi
Chiefa ; ma non hanno dentro da se la carità del proffimo , per la quale
fiamo piu ardenti inverfo Iddio . Per la qual cofa fi polfono degnamente
quelli cotali nominare frati traraff.ucri Frati, perocché con noi inficine fo-
no in un medefimo grembo di fede , e con noi ìnficme hanno una medelima
madre , cioè la fanta Chiefa ; ma non fono con noi inficmc legati d’ un me-
delimo lludio d’ amore inverfo Iddio , c inverfo il proffimo : di che bene fo-
no quelli cotali affimigliati al torrente , cioè al fiume , che palla con rapina
giu per le valli . E '1 torrente corre giu per li monti alle valli , c nel tem-
po del verno per la abbondanza dell acqua è graffo e rapinofo ma al tem- :

al
po della fiate mancando ia piova , di prefente fi Cecca . Così veramente è

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.

O 1 *J7 GREGORIO. ai l

noflro nropofito : quelli che amano le cofe terrene , e abbandonano le cqfe


celelliali , fi può veramente dire , che difeendano da' rhonti alle valli , c in
quello verno della prefente vita multipiicano , e fono ripieni di molte abbon-
danze temporali . Ma
al tempo dell’ ardore di quello eterno giudicio fi tro-
veranno lecchi perocché rifcaldandofi l'opra di loro il
: Sole della divina fen-
tenza , certamente ogni letizia , ogni profperità de' peccatori diverrà lecca.
E certo , che ’l torrente partì con rapina alle valli , non } altro , fcnonche
1

le menti de rei uomini lenza ncrtimo ritegno , e lenza nertuno oftacolo di


cofcienza tralcorrono al bartb di quelle cole mondane . Il falire fi fa con fa- ti,
tica ; lo feendere lenza fatica . Il falire irt su fi fa per forza , e alcuna volta
per apprenderli ad alcuna cola il difendere: fi fi folo per lardarli andare .
Portare un fallo al monte è gran fatica ; ma il mandarlo in giu non è fa-
tica .E cosi torto fi cade da quelle cofe celelliali alle temporali ; ma con
molta nortra anlierade ci convien falire dalle cofe temporali alle celelliali.
Noi veggiamo imnifellamcntc , che con molto noftro Audio la biada
viene a fua perfezione . Arali la terra , gettali il feme , confiderai! il tem-
po , il feme gittato in terra riceve nutrimentp dall acqua , e dal fole : e ap-
preffochc è venuto al fuo fine , ei fecca una piccola favilla di fuoco Iarde tut-
:

to . Grandi edifìci crefcono a poco a poco : e per un piccolo fcrollo fubita-


mente caggiono a terra Gli alti c robulli alberi non fono tanto elevati ver;
.

fo il cielo lenza grande fpazio di tempo , crelcendo a poco a poco e dipoi :

quello , che per lungo tempo a poco a poco era venuto a si grande altez-
za , per pochi colpi a un ora cade . Adunque pertanto che ’l falire fi fa con
litica , lo feendere con diletto ; bene dille il noftro tefto : i miei fratelli mi
hatmo trapalato , ficeomc fa il torrente . Portiamo ancora in altra maniera inten-
dere quello fello che noi portiamo dire , che per
: k
valli s’ intendono que’
luoghi terribili della pena eterna E in quella forma intendendo , veramen-
.

te portiamo dire , che i peccatori , ficcome torrente , pallino alle valli : peroc-
ché quella vita a modo di torrente follo parta , nella quale erti pongono tut-
ta la loro fperanza , non confidcrando quanto è brieve il tempo della loro
abitazione ; non confidcrando , che ogni giorno , anzi ogni ora , anzi ogni
punto è un^ grado , per lo quale noi feendiamo inverfo il fine . Defidera il
peccatore d’ avere fpazio di tempo aflùi , ma non confiderà , che quanto piu
tempo erto vive , tanto piu ne perde della vita fua Ben corrono dunque ve;
.

loccmente , come torrente alla valle , coloro , i quali correndo per diletti di
quella vita , Subitamente pervengono alle tenebre di quella dannazione eter-
na Allora s’ avvedranno i miferi confiderando , che la loro pena, è fenza fi-
.

ne , quanto fu brieve quel diletto , il quale elfi perderono , quafi non avendo-
lo ancora erti provato . Per la qual colà , fe £ uomo vtverà molti anni , e in
tutti averti avuto allegrezza , sì fi debbe ricordare del tempo tenebrofo e come i
,
molti giorni alla fine fon vani. Conofccranno le ftoltc menti in quella pena Eccl. t t.S,
eterna , quanta vanità fu avere fperanza o diletto in quelle cofe che cosi to-
}
rto dovevano partire . Ma
certamente ben fono alquanti , i quali hanno buon
proponimento , ma nientedimeno la loro infermitade non sa vincere le va-
nità di quella prefente vita : e cosi bene hanno paura di quella pena eter-
na , ma nientedimeno offendono contro alla dirittura del giudicio divino
Per la qual cola bene foggiunge /opra coloro , che temono la brinata , cadérli
:

la neve La brinata gela in terra , ma la neve cade gelata dal cielo E cosi
. .

(pelle volte adiviene, che fono alquanti., i quali temendo l’ avvertiti di que-
llo mondo , caggiono nella fentenza di quel giudicio eterno de’ quali odi ,
:

come ben diceva il Salmifla Quivi temerono ejfi di paura , dove neffuna pau-Pft^.^.
:

ra era .

Defiderano quelli cotali di difendere la vcritadc liberamente ; ma nicnte-


di-

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.

ii « L 1 S * 0 VtL D t M0 X A Lì
dimeno temono la indignazion degli uomini potenti ; c cosi facendo fpelTi
volte contro la verità per paura degli uomini , degnamente incorrono nell'
ira d’effa verità mcdefima . Voglio» piu apertamente dire : Sono alquanti , i
anali bene hanno conofctnza de" peccati loro , e pertanto fi difpongano di
donare a’ poveri le loro ricchezze ; ma temono , che avendo date le loro fu-
llanze , etti non avcHi.no bifogno ddl’ altrui c per auefia paura fi vogliono
:

riicrvarc i fuflidj del corpo, e cosi volendo pafecre la carne , e temendo la


povertà di quello mondo , laiciano perkc le loro anime di fame di quel ver®
palio della milericordia di Dio . Per la qual cola ben dice il tetto Jipra co- :

lui , che teme la brinata , catterà la neve : perocché chi teme quelle cofe mon-
dane e batte , e per la paura d’ ette abbandona la via diritta , fentirà la fen-
tenza , la quale dal cielo cadrà lopra lui E adiverrà loro , che pcrtantoche
.

per etti non vollono (ottenere quello , che eglino potevano (ottenere affai leg-
giermente , di fopra verrà loro quel giudicio , il quale etti non potranno fo-
ttcncre . Ma di quello non s’avveggono le genti del mondo , le quali fol de-
lidtrano quelle glorie temporali . Ma
che rit'ponderranno effe , quando faranno
chiamate 1 quando converrà loro con dolore lafciare quelle cole , le quali ef-
fe in quella vita fcrvavano con paura l Odi come pertanto ben foggi ungne t
Fffi periranno nel tempo ^~lhc ejji faranno diffidati Quegli che pare , che fieno
.

ordinati , quando hanno abbondanza di quelle cofe temporali , fono diffipati


uando le pordono : e «.Ilota fi inoltra , che etti fono morti per quelle cofe
Q i fuori , coneioftiffcchc dentro da loro etti erano moni eziandio quando
* 3- erano nel fiore della profpcrilade . De’ quali ancora ben toggkigne : e come fa-
ranno rifcaldati , faramio levati del luogo loro Noi polliamo dire , che il lec-
.

catore quando farà rifcaldato , farà levato del luogo luo E quello allora .

adiviene , quando G lente apprettare a quella giuria e dura lentenza ; peroc-


ché allora tutto fi commuove dentro da se , e allora è levato dal luogo fuo,
cioè dal diletto della propria carne , alla quale etto tanto contentiva Per la .

lfi$u9- qual cofa ben diceva il Profeta Sola la trìbulmione darà intendimento all' udi-
:

re : perocché gli oftinati peccatori non hanno intendimento di quelle cofe


eterne , fe non quando etti fi veggon per quelle cole temporali punire fenza
fine . Allora fi rifcaldano le menti loro , e tòno infiammate di fuoco di peni-
tenza fenza frutto Abbiamo udite le pene degli uomini iniaui , dipoiche
.

fi partono di quella vita ora attendiamo ancora quanti fono gr impedimen-


:

ti , che gli impedifeono , eziandio in quello fpazio della libertà loro Odi co- .

14- me fegue Inviluppate fono le vie de pajf loro La cofa inviluppata fi ripiega
: .

in se meddima Óra fono alquanti , i eguali fi diliberano quali con tutta Jor
.

intenzione di contrattare agl' inganni de' vizi , ma poi quando fopravicne il


punto delia tentazione , niente fono collanti nd propolito della loro dilibera-
zione
Quello veggiamq noi in molti (leccatori apertamente Sono alquanti , i .

quali fono gonfiati di vento di fuperbia : c aucfti alcuna volta confiderano


quanti fono i premi della virtù della umiitade per la qual cofa fi turbano
:

contro a loro medefimi , e dentro da loro fi difpongono di lafciare ogni fu-


perbia di loro vita prqpogonfi d’ effcrc umili centra ogni villania , di rice-
:

vere pazientemente ogni oltraggio Ma dipoi , fe dubitamene faranno tocdii


.

d’ una piccola parola ingiuriofa , di prefenre fi tornano alla fuperbia di prima,


e cosi fi turbano , come fe mai non averiino avuto dentro da loro alcun buon
configlio; e niente pare, clic fi ricordino del bene della umiitade , la quale
etti prima avevano aelìderata Sono alquanti altri intenti ad avarizia , defi-
.

derofi folo d’ accrescere ricchezze e quelli cotali alcuna volta confiderando


:

come torio pattano via quelle cofe mondane , conofcono la vanità loro , e *
loro vani derider) : c dentro da etti ditcrmiruno di por freno a tale appetito
* e piu
.-
,

bis. GREGORIO. 217


©di piu non
defiderare e di regolare le fuftanzie acquiftatc con gran difcrezio-
•,

ne . Ma dipoi fe vengono loro dinanzi dagli occhi cole , che piacciano loro
allora ritornano nella ufata ambizione : e tutti fi commuovono dentro da se
per defiderio d' avere quanto efiì hanno veduto : e lenza verun freno inten-
dono lolo a quello , che loro piace . come fe mai tra loro mcdcfimi non
avclfino avuta alcuna deliberazione di continenza , c così dentro da loro fo-
no fenza alcun ripofo di mente . Altri fono , i quali fono corrotti dalla brut- •

tura della luiìuria , e per la lunga ufanza fono quali legati a quello peccato:
c quelli cotali alcuna volta conliderano quanto è la mondizia della cailità ; c
quanto Ila cola vile edere vinto dalla viltà della nollra carne . Per la qual co-
la fi dilibcrano di riilringerc le concupifcenzc carnali , c del tutto lafciare que-
lli diletti del corpo , e apparecchiarli di contraliare a tutte lor forze alla pelli

ma ufanza del vizio loro . Ma


fe finitamente dinanzi agli occhi loro è offerta
alcuna cofa bella , ovvero che fila a loro ridotta a memoria ; già non fi ricor-
dano del propolito , il quale eglino avevano fatto contra tal tentazione , c
contra la faetta del diletto niente vogliono ufare lo lludio della loro buona
deliberazione ; c così vince quello vizio la debolezza loro , come fc mai con-
tro a elfo non avcfiìno apparecchiato arme alcuna . Sono altri acccfi d’ ira ,
c in quello peccato fi sfrenano infino a ogni villania fare contra i loro profiimi.
Ala quando non fi lcntono alcuna cagione di turbarfi dentro dall’animo loro ,
allora confiderano quanta Ila la virtù della manfucrudinc , quanta fia la eccel-
lenza della pazienza e così fi diliberan d’ edere temperati , c pazienti con-
-,

tra ogqi oltraggio , che loro tulle fatto . Ma


fc dopo quello nafte una picco-
la cagione di turnazione , fubitamente con tutte forze fi raccende in loro la
fiamma di tal vizio inrantoche non fidamente non hanno memoria della
:

promella pazienza ,
ma
ancora tanto fi sfrenano nell’ira , che non conofcono
>1 loro parlare difordinato : e dipoichc hanno pienamente fatisfatto al loro fu-

rore , pare , che ritornino in tranquillitade , quali a modo di coloro , i quali


dopo alcuno efercizio prendono ripofo : c allora fi richiuggqno dentro a’chio-
llrt del fiknzio
,
quando hanno pollo freno alla lingua loro , non per virtù
di pazienza , ma perche hanno pienamente fatisfatto alla volontà loro E cò- .

si alla fine dopo la molta loro turbazionc c pena fi rifrenano ; anzi adiviene
a quelli cotali , ficcomc al cavallo flariofo , il quale pon fine al correre non
per virtù del foprafedente , ma porche piu innanzi non fi lìendc il campo del
corfo lito . Ben dice adunque di quelli cotali il nolìro tcfto : Inviluppate fo-
no le vie de' faffi loro : perocché ben dirizzano i loro defidcrj alle cole fan-
te ; ma nientedimeno fempre fi ripiegano , e inviluppano ne’ viz; ufati , e
quafi come fe prima fi fufltno fieli fuori di loro , fi tornano a guifa di cer-
chio alle ufatc loro operazioni . Defidcrano coftoro fempre di far bene , e
giammai non fi partano dal male .

Vorrebbono molti edere umili , ma non vorrebbono ricevere alcun dis-


petto Sarebbono contenti alle loro poche follarne , ma non vorrebbono patire
.

neeelfitade Vorrebbono edere gafligati , ma fenza macerare il corpo loro


.

Amcrcbbono d’edere pazienti , ma non vorrebbono udire villanie In quedo .

modo cercano d’acquifiarc virtudi , ma non vorrebbono foftcncre le fatiche, con


le quali le virtù s’ acquillano Quelli fanno come coloro , i quali non fono
.

dati nel campo della battaglia , c bramano di rientrare alla città con trionfo.
Ben polliamo pertanto ancora fporrc in altra maniera il nodro teflo quando
,
dice , che le loro vie fono irrvilunate Sono alquanti , i quali virilmente
. 1
hanno in loro medefimi vittoria d’ alcun vizio , e alcuno altro non curano
di domare Per la qual cofa non contradando edi a tutti , adivicne , che
.

alcuna volta fi lieva contra edi eziandio quello che prima eglino arcano do-
,
mato . Onde per piu apertamente dire ,
farà alcuno ,
il quale arà vinto in se
Ee me-
. ,,

'
n8 ll'tUO PII. D? MORALI
medelimo il vizio della carne , e fari mondo d’ ogni lulTUria , ma non ari
ancora in se infrehato il vizio dell’ avarizia . E quello corale fi rimane nef
mondo per erercirarfi nell’ opere della avarizia , c niente fi parte dagli atti
terreni Per la qual cofa Subitamente Sopravvenendogli un punto opportuno
.

ricade in vizio della lufluria , il quale a eflò- pareva tanto perfettamente avere
domato . Sari un altro , che ari vinto in se mcdelitno la lète delf avarizia ma
non ari Soggiogato il vizio della lufluria , E di collui adiviene ,- che volendo
ciro Soddisfare al Suo disordinato appetito , conviene che in diverti modi ordini
d'avere diverfi doni: perocché per potere faziare la l'uà lufluria, fa melliero molta
pecunia Per la qual cofa non s’avvcddc lo llolro , che per forza gli convie-
.
1

ne fottomettere il collo al vizio dell avarizia , il quale a eflò pareva prima


avere perfettamente domato Altri farli , che ari atterrato il vizio della im-
.

pazienza ; ma ancora non ari vinto in se il vizio- della vanagloria. E per


quello fi mcrteri a acquiflare gli onori del mondo , ImpacceralG , per avere di
quella vanirade, nelle gran cofe , e forti ad ordinarle . Per la qual cofa mol-
te volte converrà , che caggia nel vizio della impazienza c da quello alla
:

fine fia vinto, il quale elio aveva principi! menre foggiogato .

Sari un altro . il quale fi fari pollo fotto i piedi il peccato della vana-
gloria ma non ari ancora vinto in se il peccato della impazienza . E que-
:

lito per tale fui impazienza minacceri qualunque gli fari contrario ne’ luoi
avvili . Per la qual cofa vergognandoli eflò , che non vada ad esecuzione
quello eh’ egli ari configliato , vedi come Sottilmente è da capo fottomcliò
al giogo della vanagloria c cosi è vinto da quel vizio , il qual egli piu fi
:

rallegrava d’ avere atterrato


Così adunque concludendo portiamo vedere , Che tutti i vizi fono in
-

quella forma , cioè che in vincerli e f uno ajuta 1’ altro , e ciafchcduno


,
li sforza d’ inducer’ alla fua compagnia quel vizio , il quale prima era (lato
discacciato , acciocché poi eflendo discacciato lui , lo rruovi appreflb in fuo
fevore Per la qual cofa polliamo dire , che a modo di parenti I’ uno vendi-
.

ca ’ altro . E cosi portiamo dire , -che a’ peccatori Siano- avviluppate le vie


1

de’ parti loro perocché benché erti vincano in loro un vizio , nientedimeno
:

per quello, che è in loro rimafo-, fi ritornano nel primo , e in quello fono
involti , dal quale piu fi penfavano e libre liberi In altra maniera ancora af-
.

fai piggiore polliamo dire , che fieno inviluppate le vie de’ peccatori e que- :

llo è quando f uomo iniauo non (piamente non vince in se alcun vizio , ma
commette !’ uno per f altro . Perocché al vizio del furto aggiugnerà il pec-
cato dell’ inganno , c al peccato dell’ inganno aggiugnerà la micmità delio
lo Spergiuro r e cosi nella mente oflinafa P un vizio s' accoderà all’ altro , e.
con Svergognata prefunzionc s’ accozzerà P uno fopra l’altro . E (opra querti
peccati fc n aggiugnc uno , il quale è piggiore di tutti . E querto adiviene
_quando l’ iniquo peccatore prende Superbia de’ peccati commefli Certo ben .

è male commettere alcun peccato ; ma (òpra ogni iniquità è insuperbire del


peccato commeflò , e così pregiarli , come fc l’uomo averte latto- alcuna gran
cofa virtuofa Suole in noi alcuna volta per alcuna operazione virtuosa ve-
.

nire il peccato della fuperbia Ma fono molti (lolti , c del tutto cicchi , che
.

* prendono fuperbia d’avere operato ancora iniquamente. Ne’ primi s’ageiugnc


colpa fopra merito ; ma ne’ fecondi s’ aggiugnc colpa fopra colpa . Per la
qual cofa è i[ peccato molto piu grave Certamente le vie di quelli cotali
.

fi portòno chiamare inviluppate , e annodate con duri legami Odi contra.


.

coltoro , come diceva il Profeta Ifaia fotto lìmilitudine de! popolo de’ Giu-
1/. 34. aj.dci : Fjifo farà cm.-xcctr,lo de’ dragoni , e pajhtra de ih fìr uzzoli , e verranno i de-
moni contro agli omeentauri , e T un pilofo chiamerà f altro . Che s’intende per
gli ilruzzoli , fenon il peccato della ipocrifia ì Lo flruzzolo ha finoilitudmc
d’uc-
-

v i ?St G R E G O R J O. U9
al uccello , e pare «concio a volare, e giammai non vola r E così l’ ipocri-
ta inoltra di fuori a rutti forma di ianritade , ma dentro non sa che cofa li
ita tenere vita lama. Adunque u può dire, che nella perverta mente giace
il dragone, e loitru zzalo li pafee » Perocché dentro fi nalcondc il fuo vizio
con molta malizia : e quello s' intende per lo dragone^. E dinanzi agli oc-
chi altrui moiira di fuori fegni di Iantitade : e quello s’ intende per Io lhjiz-
-xolo . .
_ à a
Per lo nome dell’ onocentauro , che intenderemo noi , ftnon jgli uomi-
ni Imitinoli, c luperbi ! Quello vocabolo è comporto di due parti onos in :

Greco tanto è a dire , -quanto afino per lo alino s’ intende il peccato della
:

luifuria Odi il Profeta la carne loro 2 carne c? afmo Per lo nome del tau- Ezecb.
. : .

to , cioè del toro , s'intende il peccato della fuperbia. Odi il Salmilta iuao.
perdona di Dio , come dice della fuperbia de’ Giudei I tori grajji tu’ hanno PJ'al.i
:

aderbato Quegli fi partono chiamare adunque onocenfauri , 1 quali eflendoij.


.

fottopotH al vizio della lufluria , prendono quindi fuperbia , onde elfi fi do-
veano alluminare Gente iniqua , gente perverfa , gente ollinata , alla quale
.

non batta fervire a’ diletti della carne, c d’avere diacciata da se ogni ver-
gogna d’ elfere urtata dalia via diritta ; ma ancor fi rallegra , c predica l’o-
pere della fua confulìone A quelli onocentauri , dite , -cne vengono incon-
.

tro le demonia . Così è veramente che quegli miriti maligni fono Tempre
:

apparecchiati a fervire quelli cotali fecondo la voionti loro , quali .elfi veg-
i

gono rallcgrarfi di quello , di che elfi dovetebbono dolerli . Onde ben dice , che
1’
uno ftlòjo dnamtiì 1' altro . Il pilofo è uno animale , il quale dalla parte
.

di tòpra ha for.na umana , e nelle ilremitf fi iìnifee in forma di bertia . Per


quello animale fi può intendere la narura del peccato . Ogni peccato nel fuo
principio ha alcuna fimilitudine di ragione , e dipoi fi termina in movimen-
to lenza ragione a guila di quello animale , che comincia da uomo , e fini-
fcc in beiìia perocché ogni colpa in noi fi comincia con alcuna fimilitudi-
:

ne di ragione , e appreflo finifee in effetto fenza ragione Quello polliamo .

noi intendere chiaramente per efempio in alcun peccato . Spefle volte il di-
letto del cibo ferve alla gola , e moiira di foddistarc alla ncccffitìi della na-
tura e per lo riempimento del ventre fegue appreflo 1’ appetito delia luflii-
:

ria . E allora l’ain piloto chiama l'altro , quando da un peccato noi filmo pro-
vocati all’altro j e quafi come per vicenda di parentado , la colpa già corri
snella c’ invita a commettere T altra t e quello è il chiamare di peccati Di- .

ce la gola fe tu non fortifichi il corpo con buon nutrimento , tu non po-


:

trai foftenere le litiche riverenti a Dio , e utili al proifirao É dipoiche la.

gola ci ha accefi agli appetiti dèlia -carne , così ancora la lufluria ci dimo-
ftra la fuavagione . Onde dice : deh credi tu_, che fe Dio non voleife , che
1’ uomo e la femmina fi congiugnclfino in.icme , che elfo avelie ordinari
,

i membri difpolH a ufo di. tale congiunzione ? E così ingannandoci fiotto co-

lore di ragione , ci fi sfrena la mente agli appetiti disordinati .


Dunque ben vedi , che 1’ un pilofo chiurli f altro , quando folto /pe-
zze d’ alcuna ragione la colpa feguente filaccia la mente noiira per cagione
della pallata e dirrciche i duri , e afpri peccati 1’ hanno così aggravata , al-
:

lora i piloli tutti di concordia convocati inficine prendono libera fignoria di


cfla . Per ja qual cofa adiviene , che le vie di quelli totali tempre fono in-
viluppate in peggio , quando la meqte del peccarore così è legata da colpa
dopo colpa . Ma
bene è in quello una cofa da falere , che alcuna volta pri- 1 6.
ma è accecato !’ occhio dell’ intendimento , c poi I* animo del peccatore è
prefo per li defidtrj di quelli piaceri di fuori , acciocché la mente non co-
notea la dove lì vada , e così con diletto fi fottoponga alle fozzure della
earne . Alcuna volta è , che prima fi riscaldano in noi i defiderj della carne,
i Ee a cau-

Digitiz
*19 LIBRO ni. DIMORALI
e aufand ici affai nell’ opere illecite , fi ci chiuggon I' occhio del cuore On* .

de ben conofce la mente alcuna volta quello che è giullo , e nientedimeno


non fi lieva arditamente contra le cofe pcrverfe : e volendo ella pure fn al-
cun modo contraltare , alla fine è vinta dal diletto della carne Tua . Io non
voglio altro dire , fenonchc alcuna volta noi fiamo prima accecati , che noi
feltriamo in noi i movimenti difordinati alcuna volta fumo accecati , di-
:

poiche per lungo tempo gli abbiamo tifati . E che quello fia vero cioè che
,
alcuna volta noi perdiamo prima l'occhio del conofcimento , e dipoi l' aniino
nollro fia vinto da’ defiderj della carne nortra , ben lo dirai lira la Scrittura
,
quando dice , che Sanfonc fu prefo dagli Aliofili e poiché ebbe perduti gli
:

occhi , fu dinutato a volgere la macine . Quello non è altro , lenonche que-


gli maligni (piriti , dipoiche con diverfe tentazioni hanno fpento dentro da
noi il lume della contemplazione , ovvero de' conofcimcnto ; allora ci met-
tono nel cerchio di quelle fatiche di fuori . Che in noi alcuna volta fieno
fpente le buone operazioni , e nientedimeno ancora dentro da noi regni il
lume della ragione ; ben lo dimollra il Profeta Geremia , il quale volendo
narrare la prigionia di Sedcchia , dimollra a noi I’ ordine della prigionia
Jerem. dell' anima Odi come dice : E uccije il Re di Bab'dlor.ta i figliuoli di Sede-
.

6. chia nella terra di R etilati dinanzi agli occhi fuoi : e urcife ancora tutti i rubili
di Giuela , e traffe gli occhi a Sedcchia Il Re di Babilonia non è altro , fenon
.

l’antico nimico nollro , il quale i fignore della confufione dell'anima nollra.


Il quale , dice , che prima nceife i figliuoli dinanzi agli occhi di colui , che vede-
va Quello non è altro , fenonchc quello nollro nimico alcuna volta uccide
.

in noi le virtuofe operazioni in tal maniera , che colui , che è così prefo da
lui , conofce veramente con fuo dolore il danno fuo Onde fpeftc volte
.

piange f anima del peccatore , e nientedimeno fi lafcia vincere a’ dilet-


ti della carne fua e cosi piange que’ beni , i quali elfo amando per-
:

de : c ben conofce i danni fuoi , ma pertanto non leva il braccio fuo con-
tra quello Re di Babilonia Ma
ecco che di quello cotale adiviene , che ef-
.

fendo effo cosi percoffo dalla iniqua operazione , viene in ufo di peccato .
Per la qual cofa alla fine conviene, che elfo perda quel lume della ragione,
che gli era ancora rimafo E pero ben vedi , che dice , come quel Re di Ba-
.

bilonia prima uccifc i figliuoli di Sedechia , e apprettò a lui tratte gli occhi :
perocché quel maligno ìpirito prima fi sforza di levare da noi ogni buona
operazione , e dipoi alla fine ci toglie il lume dell’intendimento Dice poi, .

che quello fu fatto a Sedechia nella terra di Reblata . Reblata i intcr|>etrato


moltitudine ; perocché chi per lungo ufo s’.efcrcita nella moltitudine de’ pcc-
17 . cari, alla fine perde il lume della ragione". Sempre portiamo noi dire, che
le vie de’ peccatori fieno involte : che ettendo etti del tutto dati alle concu-
pifeenze di quello mondo , non amano d’ aver’ alcuna virtude : ovvero che
avendo loro l’amore, debolmente hanne^ liberi i palli loro ; E cosi o non co-
minciano ad operare virtuofamcntc , ovvero fe cominciano, caggiono nella
via lenza feguirc f opere fante con perfezione Per la qual cola adiviene
.

fperte volte , che ettendo etti già latti nel principio dell’ opera , ritornano al-
1 amore di loro medefimi c cosi dalla buona intenzione fi iafeiano cadere
:

ne’ diletti della carne , e hanno il loto intendimento folo a quelle cofe , che
torto pattino , e di quelle , che durerebbono con loro in eterno , niente cura-
ro . Di che odi apprettò come fegue il nollro tetto Aiuteranno in vano , t
:
*

n 'armo . Coloro vanno in vano


,
i quali non portano feco alcun frutto del-
fica loro. Gli uomini di quello mondo fono occupati in diverfe fatiche.
Che alcuno s’ affatica d’ acquifere ricchezze , altri d’ avere onore : e tutte
quelle al tempo della morte fi portòno chiamare fatiche vane , perocché per
ette neffun frutto fi porta innanzi a quel giudice eterno . Odi pertanto , co-
me

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DI*. GREGORIO. zzi
rft; eri comandato nella legge antica : Kon apparirai veto nel eofpetto eli Dio- Exod. ij.
Creilo viene voto dinanzi a Dio , il quale non fi procaccia in quella vira i %.
d' acquiilar meriti dibuone operazioni . E pero diceva degli uomini giudi il
Salmista Elfi verranno con allegrezza pollando t manipoli laro
: Quegli portano Pftl. 125.
.

i manipoli loro dinanzi al noilro giudice i quali inoltrano in loro medefimi 6.


,
le fante operazioni , per le quali elfi mentano vita eterna Odi in altra par- .

te d'ogni eletto dice il Salmo: Il quale non ha ricevuta in vano l' ani- fal.ij+
come
, }
ma fua Quello ha ricevuta l’anima in vano , il quale pone tutto il luo pen-
.

derò foto in quelle cofe prefenti , e non attende a quelle che appretto deono
feguire perpetualmente . Quello prende in vano l’anima fua, il quale niente
cura la vita di quella , anteponendo a etta la follecitudine della carne . Ma
i giudi niente prendono in vano I’ anima loro perocché per continua lor
:

buona intenzione riducono in utilità di quella tutto quanto elfi adoperano


in queda vita corporalmente; deche poi ettcndo pattata l’operazione corpo-
rale , già pertanto non patti il merito , il quale dopo quella vita ha apparec-
chiata la vita perpetua Quello niente confiderano gli lloiri peccatori ; e pe-
.

ro ben fi può dire , che vadano in vano , i quali per leguire quella vita
,
perdon quella . Quelli cotali niente feguiteremo noi nelle loro operazioni , fe
noi confideremmo i danni , ne’ quali elfi incorrono dopo quella vita . Odi
bene , come fegue : Con fiderai e le vie di Teman , e gli andamenti di Saba , e
affiatate un pochette . Teman
interpretrato aufiro , e Saba rete : il vento
è
aulito nel tempo del caldo ha forza di diifolvere i corpi umani ; Per lo qual ben
> diamo intendere la dittoluzione della nollra vita : c per la rete 1 diverfi
E cci delle nollre operazioni , da’ quali . noi fiamo legati . Perocché quegli
, i
quali con loro mente dittoluta deiìderàn folamentc le cofe terrene , già non
hanno il patto libero da potere pervenire a Dio ; ma piuttollo fi può dire ,
che elfi legano loro medefimi , c che per le loro dittolute operazioni elfi
pongano il piede , perche rimanga nella rete . Noi dicemmo di fopra , che
erano alquanti , i quali ritornarono alle colpe già foggiogate , per la forza di
quelle che erano rimafe in loro manifcllamentc . E così fono altri , i quali
ritornano a’ peccati di prima , perche fi lafciano ingannare fotto nome d’ ai-
cuna oneflade , ovvero fotto velame d’onore d’ alcuna laude.
Voglioti moflrure quello apertamente . Sono alquanti . i quali non defi-
dcrano le cofe altrui , e avendo già cominciato ad amare la loro quiete, fo-
no divifi , quanto a loro medefimi , dagli elerciz; di quello mondo : delidc-
rano d’ cttcrc ammaellrati di fanta dottrina , e d’ intendere folo all’ altezza
della conremolazione : ma non hanno ancor pertanto con perfetta libertà
d animo la follecitudine delle cofe familiari , alia quale comeche fi fervano
alcuna volta nelle cofe lecite , 'nientedimeno alcuna volta per amore di
quella fi lafciano feorrere nelle illecite ; e per volere col loro lludio difendere
le cofe terrene , per quello abbandonano la quiete della mente , la quale
elfi defideravano in prima . Quelli , ficcome dice il Salvatore, lafciano atto- Matth.x -,
gare tra le Dine il feme eh’ era eia nato, quando la follecitudine delle cofe Man . .
4
terrene difcaccia dalla loro memoria la parola di Dio . Quelli non avendo i Lue. 'è.
patti loro fermi , entrano nella rete : perocché non abbandonano quello mon-
to Perfettamente ; e così nell' andar loro impacciano loro medefimi , che non
pottbno andare .
E fono alquanti , i quali non folamentc non defiderano le cofe altrui ,
ma ancor' ìbbaulonano tutto quanto etti potteggono in quello mondo : e per
amore di Dio di 'prepi ino loro medefimi non addomandano alcuna gloria
:

della preferire vita • del tutto fi partono dalle operazioni del mondo e pon-
,
gorfi fotto i piedi ogni allegrezza di quelle prolperiradi temporali Ma an-
;
cur fon legati dall’ amor di loro parenti
, a’ quali
etti li sforzano di fervire

fen-

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. . .

MS LIBRO HI. Df MORALI


ferrai alcuni difcrezione E coltor vedi quanto fottilmcnte fono ingannati i
.

che per l’ affetto del parentado ritornano a que’vizj, i quali erti accano fog-
giogati per foro medelimi . Onde noi vegliamo quanto alla preferite materia
alcuni , i quali non hanno amore in quella prefentc vita , e già per prornef-
fa di fanti profelfione , e per opera hanno abbandonato il mondo p e niente*
dimeno per lo difordmito amore de' parenti gli veggiamo ufarc le corti , di-
fender le caufe , e intendere agli amili mondani Per la qual cola conviene,
.

che perdano la liberta della quiete dell’ anima loro per voler riparare in loro
mcdefimi gli lludj del monJo , i quali elfi aveno già perduti . E dove dire-

% mo noi, che
vadano colloro , feoon nella rete , i quali per lo dif'ordinato a-
more de’ parenti fi Jaftùmo legare agl' impacci del iecolo , d’onde la perfe-
zione della vita già cominciata gli avea liberati ì
Quello che con perfetto^ ludio , e non con parti fviati vuole feguire quel-
1’ eterno premio, il quale n’ è prometto , conviene , che ficcome per I' amo-
re di Dio erto difprcgia se medelimo , cosi difpregi ogni cola fuori da se ,
per la quale elfo li vede crtere impedito E comcchc erto conofca , che per
.

amor di Dio egli fu tenuto di fervirc a tutti , quando fa medierò ; niente-


dimeno niega i fervigi privati eziandio a’ parenti tuoi . E quello è quello ,
Matth.S. di che ci ammaellrava il Salvatore quando nfpofe a colui , che diceva la- :

zi- fidami frimai andare a fepellire il padre mio ; e la Venti rifpofe : Inficia fepelli-
re a' mirti t mirti loro : e tu vi , e annunzia il regno di Dio Vedi , che vie- .

tava il Signore a quel dilccpolo la fepultura del padre . E quello non voleva
altro dire, lenonche erto ci ammoniva , che per amore di parentado noi non
faceifimo a’ noitri congiunti quello , che per lo amore di Dio noi liimo te-
nuti di fare eziandio agli tirarvi . Or non hai tu letto quando in altra parte
Deut. jj.p la Verità ancora diceva > Chi viene a me , e non ha m
odio il padre fino , e la
moglie e i figliuoli , e i fratelli e le firocihic , e ancora £ anima fua , non fuo efi-
fere mio difccpolo Per quello ammaedramento , che ne di il Salvatore d’ a-
vcrc in odio i notlri congiunti , e apprettò foggiugne ancora 1’ odio dell’ a-
nima nollra , diraoltrò erto chiaramente , che così dobbiamo noi avere in
odio j notiti congiunti , come noi medelimi ; in tal maniera .che loro c noi
noi amiamo a vita eterna: e dove il loro amore ci partilfe dall’ amor di
Dio, gli lappiamo polporrc all’ amor fuo E così ncll’ordinare , e nell’ ama-
.

re Tappiamo fervarc la temperata arte della diferezione , cioè a dire , che noi
gli amiamo con temperanza ; e ancora a loro falutc c a nodra gli abbiamo
tn odio
Io voglio , che di tale amore nafta in tal maniera 1’ odio , che in que-
llo odio fi polla dire , che noi piu veramente gli amiamo Per la qual cola.

i.Reg.6. odi , come a quello ben diceva Moisé Quello che diffe al padre , r alla ma-
:

io. dre Jua : io mn fio chi vi fiate ; e ai fratelli fuoi : io non vi conofio ; e che
non coijoÒIk i figliuoli fuoi ; Quello ha guardato il comandamento tuo , il patio
tuo , e offervati i giudici luci Quello ha veramente deliderio di conoftere Id-
dio , il quale dentiera di non conofcere coloro , i quali erto conofceva prima
carnalmente Dcbbe adunque l’uomo Ilare di fuori de’ fuoi parenti, fe vuole
.

edere congiunto a quel vero parente di tutti , acciocché coloro , i quali l’a-
mico di Dio per fua utilità difprcgia tanto , fieno da erto piu perfettamente
amati , quanto efso meno gli ama carnalmente Non pertanto ben voglio , .

che tu finamente intenda di quello amore . Nullo dubbio è , che noi dobbia-
mo piu giovare a coloro , a’ quali noi fumo piu congiunti , che agli altri :
perocché il fuoco ben rifeaida quella cofa , che gli è polla appretto i ma pri-
ma ri (calda rutto quello che gli è porto appretto , e poi rifeaida quella cofa ,
che gli è polla vicina Ben dobbiamo noi conofcere i nortri congiunti.;
. ma
quando impcdirtbno lo flato della mente nollra , dobbiamo inoltrare di non
co-
Dì 5. GREGORIO.
«onofcergli . E
in quello modo quell’ animo , che è accefo dell’amore di Dio,
non debbe difpregiaré coloro , che in quello mondo gli fono congiunti ; eap-
prdlb per f amore di quelle cofe di fopra , alle quali erto è dirittamente or-
dinato , tutti gli debbe foprallare •• Debbcfi bene adunque l’uomo provvedere
di non impacciare in se ìticdefimo 1’ amore di Dio , c di non recare al baffo
per 1’ amore terreno la mente , la quale è levata per 1’ amore divino Per .

la qual cofa ben puoi tu comprendere , che I’ uomo debbe aver compartìone
alla ncceffità de’ Tuoi parenti , ma in maniera che pertanto non fi laici fv Li-
re dalla fua quiete .Che già non debbi tu penfare , che i fanti uomini non
foccorrono a’ parenti nelle cofe neceffaric ; ma per amore delle cofe fpirituali
vincono in loro raedefimi 1’ amore -del parentado temporale ficchc con la
:

virtù della diferezione lo fanno si temprare , che eziandio in piqcolo difetto


non fi lafciano cadere La qual cofa ben fu lignificata per quelle vacche ,
.

che portarono 1’ arca di Dio al monte , ficcome è fcritto , che quegli anti-
chi tolfono due vacche le quali lattavano i loro vitelli , e Icgaronlc in/te-
,
me al carro : i vitelli rmchiufono in cafa , e pofono F arca di Dio fofra il
carro : e poi fegue appreffo le vacche andavano diritte per la via , che mena_
:

a Betfamis , e andavano in /teme per una via medefinta mugghiando : e niente fi


voltava F una dalF altra , ni dalla parte diritta , »? dalla manca . Or' ecco , che
effendo rinchiufi i vitelli , le vacche che erano congiunte a portare l’arca di Dio,
andavano , e lamentavanfi che dice che mugghiavano , c nientedimeno an-
:

davano diritte per la via Mugghiavano , per amore e per compatitone , che
.

fornivano de* loro figliuoli ; ma per tanto dice , che non li volgeano Così è .

di bifogno , che vadano coloro, ! quali fono fottopolli al giogo della antica
legge , e, che vogliono portare 1’ arca di Dio per la feienza , che è dentro a
loro . Che ben debbono avere amore a’ parenti , c dolerli e avere compartio-
nc alle necdlitadi de’ prò filmi loro : ma in tal maniera , che per quello non
fi torcano dalla via diritta
,
la quale elfi hanno prefa . Bctiàmis è interpreta-
to cafa di fole . E certo non è altro a dire , che 1’ arca di Dio polla in fui
carro andava in Betfamis , fenon approdarli con la feienza delle cofe di fo-
pra all’abitazione di quella éterna luce. E allora polliamo dir veramente,
che noi andiamo a Betfamis diritti fenza piegare da alcuno de’ lati , quando
per affetto de’ noftri congiunti noi non incliniamo ad alcuno errore Or veg-
.
l 9-

giamo con quanta regola di direzione portava quella arca della divina feien-
za il noilro Giob , del quale ben polliamo dire , che veramente averte fot-
topollo il collo al giogo del timore di Dio . Certo noi portiamo dire , che ef-
fo fi lamentava , come le vacche che mugghiavano avendo perduti loro i

vitelli , quando gli fu nunziara la morte de' figliuoli , cd egli pcrcotcndofi il


capo fi gittù in ferra :E cosi mugghiando , cioè dolendoli , portiamo dire ,
che a guifa di quelle vacche , nientedimeno andarti; diritto per la via , quan-
do nel mezzo del fuo pianto erto aperte la becca fua nelle laude di Dio , di-
cendo Il figmxc ri ha dato , il figmre ri ha tolto , ficcome a Dio ? {taciuto ,
:

così ? fatto , fa benedetto il nome fuo . Quella regola del vivere non confidera-
no le menti , che fono fenza difcrezionc perocché quanto piu fi fviano dal-
la via di Dio , tanto piu entrano nella via del mordo . Pene adunque quel
fanto uomo dopo le vie di Terr.an fa menzione delle vie di Saba perocché
:

coloro , i quali fono disfarti dal maligno caldo dell’ aulirò , fenza dubbio cag-
giono nella rete degl’ impacci di quello mondo . E non fenza cagione ci am-
monilce il noilro Giob , che noi confideriamo i fatti de’ rei uomini : peroc-
ché fpefle volte quello che ci pare co‘a leggieri riguardandola in noi , ci pare
cofa grave riguardandola in altrui Per la qual cofa adivienc , che pertanto
.

la mente non ritorna a se medefima e alla fine ha vergogna di vedere ii»


,
se medelinu quello che erta vede , ovvero riprende in alimi . Onde quando
f ani-
f*
«
anima
LIBRO ni. DIMORALI
nofira confiderà in altrui quello che eli» debbe fuggire in se mede»
finn , portiamo noi dire , che quafi come in uno fpccchio dia vegga
allora
la fua foiaura . E pero dice il noli ro fello : eonfiderate le vie ili Ternari t rii
Saba ,
e affettate tot poco ; come fe diedre apertamente : attendete a i difetti
altrui ,
c allora prenderete piu fermamente Speranza delle co fe eterne . Ben
vuole pero tale conlidcrazione die re colf occhio diritto , cioè che Ila fatta
con diritto cuore in quello modo , che a noi dilpiaccia in noi medefimi quel che
vedere in altrui Ben dice: affettate un foco . Spcfl'e volte adiviene,
ci difpiace di .

io, che quando 1’ uomo ama la brevità di quella vita prefente , come cofa che deb-
ba lungamente durare ,_fi diparte dalla Ipcrarrza della vita eterna: e dilettandoli
l’ animo fuo folamentc in quelle cofe prefenti , fi è pcrcodb dalla ofeurità della
difperazipnc : c penfandoli elfo che ’l rimanente della vita fua fi» molto lun-
go , fubitamente Io perde , e dipoi viene a quella vita perpetua , nella qua-
le truova quello che egli non può fchifarc Per la qual cola ben diceva un
.

£«7.2. 16. Savio guai a <juelli che perdettero la fuflanza . Quelli perdettero la fullanza
:

loro , i quali fi penfano vivere lungo tempo in quelle cofe vifibili , e larda-
no la fperanza delle invilìbili ed e Bendo così fermata la mente loro nell’
:

amore di quelle cofe prefenti , ecco che fenza guardarli , la vita viene me-
no , e vilibiimente vengono a quelli tormenti , i quali non erano fiati da
loro preveduti , e a i quali elfi con loro prenfunzione tardi , o non giammai
JlfnfrA.25.fi cre dcano pervenire . E pertanto ben diceva la Verità nell’Evangelio : Veg-
1 ghiaie, peri thè voi non fapete il di , nè fora . E in altra parte è fcritto il :

l.TheJf. j.rwrno di Dio verrà di notte, tome ladro Pertanto è affimigliato il giorno di
.

j. Dio al ladro, che va di notte : perocché l’anima fioltanon fi avvede quan-


do s’apprelfa ; ma tanto fi debbe piu temer quello giorno , come fempre vernile,
|uanto 1 uomo meno lo può antivedere

Onde bene llanno apparecchiati 1
.

?anti uomini , i quali confiderando continuamente la brevità di quella vita ,


così vivono , come fe tèmpre morilfono ; c tanto piu fedamente s’ apparec-
chiano a quelle cofe fiabili , quanto meno apprezzano quelle cofe tranfitorie
per lo fine loro, che torto ficgue E pertanto il Profeta ccnfidtrar.do cerne ve-
.

Pfal. jé. iocemente fugge la vita del peccatore , diceva : Uh foco ancora, e già fin non fa-
ip. rà il Peccatore : c in altra parte dice : L' uomo è come fieno , e 1 luot dì come
,

Pfal. im.fiore èli campo . Odi la generale fentenza d’ llaia : Ogni carne è fieno , e la glo-
1 j.
ria fua ficcarne fiore di fieno Odi 1 Apoflolo Tacopo , come ben corregge le
.

jt. 40. 6 . menti di coloro , i quali fi profumono di vivere lungo tempo Che è la :

Jac. 4.15. vita vofra ? un vapore , che fi mojjra Ben dice adunque il nofiro fello:
.

Affettate un pochctto perocché aliai è quell» vita , che fegue fenza fine ; e
:

poco è ogni cofa , che ha fine . Certamente non ci debbe parere lunga cofa
quella , che per se medefima corre al non efière la quale per ogni piccolo
:

punto è fofpinta al fuo fine e quello , che pare , die fia I’ elfere tuo , è
:

cagione del fuo non elfere . Ma


vedi bell’ordine del nollro <jiob : che dipoi-
che ha dimollrata la brevità della vita prclèntc , apprelfo , come levandoli
contro a gli uomini iniqui in pedona de’ fanti eletti , odi come feggiu-
gne : EJfi fono ccnfufi : perocché io ebbi fi trama .
Quando i rei fanno ingiuria a' buoni , e veggongli mancare della fperan-
za dentro dell’ anima, allora molto piu fi rallegrano perocché erti penfano ,
:

che fia loro di gran guadagno d'avere compagnia al loro errore . Onde allo-
ra fi rallegrano, quando fi fentono avere compagni alfai all' eterna dannazio-
ne . Ma
quando fa fperanza de’ buoni fia ferma , c non fi piega per alcun
finifiro mondano , allora la niente de’ rei è con fu fa : perocché fi vergognano
efsere fiati crudeli in vano, dipoiche colle loro afflizioni non pofsono pafsare
infino dentro Dica adunque quello Santo in perfena di se medefimo , dica
.

in perfena di tutta la Chiefa , volendo lignificare 1 afflizione e la cofianza '

de’
,

DI S. GREGORIO. ai*
de Santi , i quali nel metto ddle avverfitadi fenza alcun diletto di men-
te defidcrano c ai'pcttano il gaudio di quel premio di fopra , dica, come ab-
biamo detto di fopra : EJJi faranno con) ufi , perocché io Mi
fperanza ; come
le dicefse apertamente :
perocché i rei uomini con le loro perfecuzioni non
pofsono ammollare la mia fortezza dentro da me , pertanto con vergogna fi
perdono elli la fatica della crudeltà loro . Per la qual colà apprefso fe-
gue , come Giob confiderà va quell' eterno premio , che debbe venire , co-
me fe già fufse prelente , inoltrando ancora la rena, la quale pofsono atten-
dere i rei al giudicio di quel giudice eterno Onde dice Ancora vermono a
. :

me cjfi , e furono coperti di vergogna . AI tempo del giudizio verranno i pec-


catori mfino alla prefenza della fanta Chiefa perocché faranno menati a
:

vedere la gloria fua . E quello farà loro accreicimento di maggior pena


«onciofiachc allora conofccxanno chiaramente quello che egli aranno perdu-
to ; e allora faranno i malvagi coperti di vergogna , quando la cofcienza
loro medefima farà teliimone cantra effi dinanzi a quel vero e giuilo giu-
dice E farà certo quella cofa d’ infinito fpavento : perocché allora fi vedrà il
.

peccatore apertamente nella prefenza del fentenziatore , e dentro da se fi fen-


tirà la propria cofcienza per accufatorc . Allora gli farà presentala dinanzi
agli occhi ogni fua colpa e farà quello alle menti de’ miferi non minore
:

tormento che quel fuoco , al quale dii fi vedranno andare De’quali diceva il .

Profeta : Signore Iddio leva in alto la mano tua , acciocché ejfi non veggano , c jr 2
C, i r,
faranno con) ufi . In quella vita hanno i miferi peccatori l’intendimento loro
ofeuraro alle operazioni delle virtudi ; ma allora il conofcimcnto delle proprie
colpe darà loro lume . In quella vita npa vogliono efti conofcere quello che
dee feguire ; ma allora conosceranno chiaramente quello che elli aranno per-
duto .In quella vita non curano i miferi d’ intendere quelle cofe eterne , e
fe pure n’ hanno alcun intendimento , fi hanno in difpregio di Seguirle
)
ma
allora le intenderanno chiaramente , conofcerannolc , e aranno defideno d’
averle , quando in nulla maniera le potranno acquillarc Ben polliamo anco-
.
Jr _
ra dire , che così adivenifle fingularmente a quelli amici di Giob , i quali
con dure parole fi sforzavano di far piegare F animo di quel Santo uomo .
Onde dice : Efi fono confafi , perocché io cibi fperanza : come fe dicelTe aper-
tamente la loro lloltizia gli ha confali , perocché con le loro llolte riprcn-
:

fioni non m’hanno potuto piegare in dii pernione ; ma vennono ancora a


me , e furono coperti di vergogna. Quali dicefie , che gli amici fuoi ben ve-
dcano le piaghe del corpo Aio , ma niente conoscano la collanza della fua
mente , e riprendevamo di ingiuiiizia E pertanto polliamo dire , che an-
.

cora non erano venuti infino a lui Ma


dipoicche 1’ ebbono pcrcollb di tan-
.

te riprenfioni , e videro l’animo fuq in quelle avverfità tanto collante , allo-


ra fi può dire , che venilfino a lui . Onde quello venire non fu altro , fe-
nonche elfi conobbon la virtù fua e allora furon coperti di vergogna , quan-
:

do vidono che per nulla avverfità di fuori fi poteva rompere la fua fortezza.
Ma fono alquanti , i quali non fanno temere Dio , fenon quando fono fpau-
riti o per avverfità loro propria , ovvero per avverlità alcuna la quale elfi
,
veggono in altrui . Per le profperità fi levano in fuperbia; perle avverfità fi tur-
bano E del numero di quelli tali erano veramente gli amici di Giob e per-
. :

tanto odi , come apprefso ben gli riprende ora fete venuti , e era veggendq le
:

piaghe mie , avete paura Come dicefse apertamente infino allora temeva io
. :

Iddio , quando io era nell’abbondanza delle mie profperità ; ma voi pcrranto-


-che non temete Iddio per amore , avete di lui paura folo per la percofsa
delle battiture. Segue apprefso Ora diflivi io mai : recatemi alcuna cofa , e
.

donatemi della fulìanza vofira : o liberatemi della mano dei nimico , e ftamta-
temi dalla mano eie rcbujìt ? Se quelle parole fi rifcrilfino alla perfona deila fa ti-
fi f ta

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. ;
,
.

*1 6 LIBRO Pii. DIMORALI


ta madre Chiefa, conciofiache noi abbiamo detto di Copra, che sii amici del
noi Irò Giob fignifican gli eretici ; ben dice che non ha medierò della fu-
llair/a loro Per la fuitanza degli eretici s’ intende la Capienza mondana :
.

perocché volendoli dii moflrare lavj , pervcrCamente fi moùrano d' cCscr ric-
chi nelle loro parole . Tale Capienza non domanda la Canta Chiefa r perocché
J’avanza col fuo intendimento Cpiriruaie Ma Cpelse volte adiviene , che gli
.

eretici affermano alcune .cofe contra la verità della Canta Fede e nientedime- :

no alcuna volta parlano Cottilmcnte della tentazione della nodra carne contra
l’antico nimico nollro ,
d’avere in loro medefimi le membra
e così modrano
delle loro operazioni Cane , avendo nella verità della Fede il capo ferito dal
morto del ferpcntc . E da quelli cotali non vuole la Chiefa udire quelle co-
fe Cottili c vere perocché Cotto tale verità femprc fi sforzano di far cade-
:

re l’uomo nell’ errore della fede Per la qual cofa ben dice or diffivi io mii.
. :
1
&c. Per la mino del nimico s'intende la forza di Satana* ; per la mano de
robudi , ovvero forti, s’ intendono le forze di quegli fpiriti maligni , i quali
fi polfono veramente chiamare robudi perocché quanto piu fono liberi dal-
:

la infermità della nodra carne , tanto meno la polirà debolezza può contra-
ftarc alle forze loro . Segue poi Ammaefiratemi , e io taceri , e informatemi
:

di <ìttello che forfè non faceva Dubitare fi può a qual parte di Copra s’ordiui
.

quello fedo perocché potrebbe edere una fen tenia congiunta c continua a
:

quel che dilTe di fopra : Or diffivi io mai , &e. E quedo così feguirebbe a
quello per modo di domanda ; e allora continuandoli vorrebbe dire : e diffivi
10 mai : ammefiratemi , e io taceri : e informatemi di quello che forfè noi fa-
peva > Potrebbe quella ancora edere una fenrenza per fc didima dall'alrre ; e
allor fi debbe leggere per modo di riprenfione , e dire : Ammaefiratemi , e io
taceri . E certo i’uno c altro di quelli intendimenti fi conviene al tcfto : pe-
rocché nè l’uno , nè l’altro fi difcolìa dalla via della vera lèntenza .
Abbiamo quedo fello così trafeorfo fecondo f intendimento allegorico ,
cioè fpirituale Oramai un poco invedighiamo le parole di .quella lìoria mo-
.

»*• Talmente a utilità nollra . Aveva il noltro Giob ricevuto il danno delle cofe
fue , ed era dato alle percolfe degli Ipiriti maligni , e ben fenriva i dolori
delle fue percolfe . Ma
tra tutte quelle cofe femore amava la favia lloltizia
di Dio , c con la fua mente difprcgiava la llolta fapienza del mondo . E per-
tanto abbiamo veduto, che quedo povero contra i ricchi , aggravato contra
i potenti , dodo contra i favj , rifpondendo agli amici fuoi , diflc tre cofe La .

prima , che elfo cosi povero non domandava loro ricchezza . La feconda è
che egli cosi aggravato non addomandava loro ajatqrio contra i robudi . La
terza , che cosi dodo non addomandava dottrina di loro carnale fapienza
11 fanto uomo pertantoche nella fua mente fi leva fopra fe medefimo , per-
tanto non è angofeiato por povertà : ed efi’endo aggravato , niente folìicne
palfionc : ed efsendo volontariamente dodo , niente ammira la fapienza mon-
ti ma ovvero carnale . E pertanto in altra parte diceva un’ alito aggravato
,
a.Cof.4.8. di povertà : noi Jiamn piagati ma non fiamo annullati ; fio [lepaterno perfirmione
, ,
me n»n fiamo abbandonati : fiamo atterrati , ma non periamo E volendo ap-
ì.Cor. 1. predo dimodrare la fapienza della fanta lloltizia , fi diceva le cofe finite del
:

*7 mondo ha elette Iddio per confondere i favj : e fe alcieno pare J'avio tra voi in
l.Gor.J. quefìi mondo divenga finito acciocché fta fendo Approdo ancora volendo
.
, ,
molhrare la gloria della nodra oppredionc 1 e le ricchezze della povertà defi-
a.Ccr.i.iy dcrata
,
odi come dice : SJu.tft eome perfine che mojamo , ed creo che viviamo
fìcccme gafiigati , e non mortificati ; ficcarne trifii , e Jemrre allegri ; ficcarne bi-
fognofi , e molti ne facciamo abbondanti : come perfine che niente hanno , e tut-
to poffeggem Poiché fiamo venuti a quello fcrmone , voglio un poco innal-
.

zare gii occhi delia mente , e vedere quanta arte hanno dentro da se i fanti
eletti,
i

D 1 5. GREGORIO. «7
cosi aggravati . Hanno per niente i fanti
i aulii fuori da se fono
cofe , le quali motìrano di fuori
eletti con 1 loro fegrcti riguardi tutte quelle
lóro medefimi , e fermano
«•fiere „ rln J, c a te [levanlì dentro da loro fopra
fn quella vita , «tardai,
Smmo b alto e tutto quel che fortengono
di loro e per un modo di dire., sfor-
ìlrana e molto piu baffi :

colf altezza della mente loro , quali cffi


zandofi e Ili di (lar fuori della carne
fortengono . Onde dinanzi agli oc-
medefimi non conofeono quello che elfi
la quale temporahnen e
Si lom Sofà è apprezzata d' alcuna altezza ,
nuS terra , e polli >n
mortra d’effer grande perocché come veramente elevati da
:
preferiti ,
fulla lommità del monte, del
tutto difpregtano la viltà delle cole
con una altezza di fpirito, conofeono den-
e levandoli l'opra di loro medefimi
tro Sa loro , chi ogni cofa
mondana , la quale di fuor, pare gloriola c alta,
f‘ 4 potenti per
prendono i giudi ficurtà centra i
E 'per querta" confiderazione
difendono della verità e per l’autorità:

mollrano d cllerc elewti lopra tue


coloro, i quali di fuon per loro fuperbia parlare contra il Re
tanta liberta di
ri Onde ni fervore di tale fpirito prefe

cucila iìcurtà di parlare affaliva il Profeta


Natan quel Re . che aveva pcc
imputare la colpa dei giudico , che
tato Onde volendogli il Profeta fanto *•*«•**•
venuta foprail
era°venuta
era o[ a popolo, fi diceva Tu fei ,rlt : V
c iren do mandato quell uomo di Dio
l
’ i
a dlitrug- 7.

ìdollrrii ^df Samara? c


il Scando Re^emboam
d’ incenfo fopra

"?ligrUA
attento per paura d, morte
querto non temendo il Re , e niente
,
fartare

i£r!s2
Pertanto ancora quel fuperbo Acab
il
,
degl, cccclfi .

tr? U e ET» a> £°t"‘ P**‘ tuo ’ f **


!“*** ,ua,' cht
a Co-
>4-
io fio che feto ncn arxffi reverenza
per lobi dagli ricreiti , nella cu, prljtnv,
K u, Aie iufser io « nè guardato . In
altra parte ancora lepgia
<* . t'arn atte Co
ìiùjì
lufNaaman con cavalli cd cfercito
mo che V lif«f nìcdcfimo, venendo a ^.Rrg.^.f.
venire con talenti c redimenta affai, 10 . xl .
de llava dentro alla cafa : e vedendolo
gl, aperte luco, ma per un
niente gfi fi fecc° incontro , e non
ji/-. r i,,, f. iivafTe fette volte nel fiume Oiordano
. rer laquai g
srt-£ZtU£ ÌSS Tte» ,

Per quelfa libertà di ferito


-,
ancora «^ndo minaccia-
fuora , e vrr.iffc a me .
.che non parlane
ro Pietro ccon flagelli
S vietato da Principi , c Sacerdoti
nel nomc’di Giesù , con grande
cora ndeofpeuo di Dio ,
autorità nfpofe loro , dicendo : Se
piuttojio voi , che iddio, giratelo: fine
u&
egli è giufta
che noi non
^ I?.

piamo Z
parlare Niello ,
‘che mi abbia™ udito ,
e veduto . qucftow- Pa
.

**8 libro rii. dimorali.


Ad. il- contraflando I’ A portolo Paolo a quel Principe de’ Sacerdoti , vedendolo
2. co ra
3. contraltare alla vcritade ; un fuo minimo lo pcrcoflfe d’ una guanciata . Ecci-
to per quello non rifpofe niente il Tanto Aportolo con turbazione di animo :
ma ripieno di Spirito Santo , odi come profetò liberamente . dicendo ; Lìdia
percolerà te , o parete imbiancato . E tu , che ficài , mi giudichi Jcamdo la leg-
ge . £ tu comandi , che io fia periròfio contro alla legge ? Pertanto ancora il
Ad. 7. ji. Tanto primo martire Stefano , odi con quanta autontade parlava contro alla
pertinacia di quegli , che ’lperfegu ita vano , niente temendo di morire . Onde
diceva : O nomini duri , e inarconcifi ne vojhri cuori e ne' voflri orecchi , fcmfTe
avete contrattato al Santo Spirito , ficcarne 1 padri voftn E che quelle parole
aj. cosi alte i (ami uomini diceflino per zelo di verità , c non per vizio di fu-
perbia , erti medefimi lo dimoftrano chiaramente : perocché in altri loro det-
ti e fatti mantfertanq con quanta umiltà , e quanto fervore di carità erti fie-
no legati con loro , i quali erti cosi duramente riprendeano . Certo la fupcr-
bia genera odio , la umiltà genera amore : e pero quelle parole afpre , le
quali l’amore fa dire , veramente procedono da fonte di umiltà vera . E co-
me dobbiamo noi credere , che Stefano dicefle per fuperbia quelle parole , il
quale vedendo , che coloro , i quali elfo aveva riprefi , ne divenivano peg-
giori , e apprettò il lapidavano , ingmocchiandofi pregava Iddio per loro di-
AS.p.ey. ccndo : Signore Iddio non imputare laro quefio a peccato ? E come portiamo noi
dire , che TApoflolo Paolo dicefle per fuperbia quelle parole contra quello ,
che era Principe e Sacerdote della gente Tua , conciolìache in altra parte elfo
fi faceva fervo dc'difccpoli , ficcome noi leggiamo, che tifo diceva: 1Wnon
predichiamo noi medefimi , ma predichiamo Gesù Crrfio noftro Signore ; ma ben
predichiamo noi c fiere voflri fervi per Crifio ? Come diremo , che 1 ’ Aportolo
Pietro per fuperbia contrartafle a que’ Principi , dove appretto noi leggiamo ,
che per compaflìone , che elfo aveva al loro errore , guati leufava il peccato
yfS^.17. loro dicendo io fo , che facefte quefio per ignoranza , ficccme i Principi vepri?
:

ig. MaIddio , il quale aveva annunziato per bocca di tutti i Profeti , che il fuo
Crillo forte-nette morte , volle, che cosi folte adempiuto : e apprcrto con
molta mifcricordia gli riduce alla via dicendo Pentitevi adunque , e converti-
:

tevi , acciocché fieno perdonati i peccati vefin . Or come crederemo noi , che
2 •Kfg.-V Elifeo per fuperbia non voleflc vedere Naaman , il quale non fi lafciù non
*7. folamente vedere , ma tenere da una femmina , della quale è fcritto , che ve-
nendo ella all" uomo di Dio , fi gittò a' piedi fuci , e prefili : e vedendola Ge-
zi fervo del Profeta , verme per levarla via E diceva f uomo di Dio : la/aala an-
.

dare . pcfocche t anima fua # in amaritudine ? Còme Elia arebbe detto per
fupetcna parole di riprenfione a quel Re , conciolìache erto con tanta umiltà
vcnifse innanzi al carro fuo , ficcome è fcritto e avendoli Elia cinti i lom-
:

bi , teneva dinanzi al carro fuo J E come portiamo noi dire , che quell'uomo
di Dio difpertafse la prefenza di Geroboam Re , conciofiache per grandiflima
pietà efso gli rendcfsc fanirà nella fua mano delira , la quale per fua colpa
_ _ era diventata arida , ficcome è fcritto : che avendo Geroboam Re udito il par-
***** lare uomo di Dio , e come effo aveva gridato alt altare di Dio in Pelei,
di queir
diflefe lamano fua dall altare , e difie : trenaetclo : e di f refente fi peccò la ma-
_ _ no . E
apprefso fegue , che quello »cono di Dio fece orazhne dinanzi al Signore,
?• Keg.ia.
f pa mnl0 fai j^ e ritorci jana ? t divenne libera , cerne prima . Ben fappia-
mo noi , che la fuperbia non genera virtù e pero per gli fegni , che fegui-
:

vano apprefso . fi aimottra chiaramente» che tali parole di riprcnfione proce-


dcano da perfettirtìma umiltade Come diremo noi ancora , che il Profeta
.

3. Reg. 1. l'Iatan riprendefse con fuperbia David Re, conciolìache apprefso efsendo egli
*1* mondo della colpa , dice , che fi gittò in terra dinanzi alla faccia fua , fic-
come è fcritto : Fu detto al Re , che veniva a lui Natan Prefitta , ed entrando
egli
,,
.

DI S. GREGORIO. ttf
Re , di Preferite t adorò } gittandofi in terra ? Exod.18.7
egli dentri dinanzi al cofretto del
E come diremo noi , che Moisè per difpetto pariafse in quella forma , che
abbiamo detto , al Re d' Egitto il quale parlava con Dio tanto fami Ilar-
:

mente , e nientedimeno con tanta umiltà adori) il cognato fuo , che’l fegui-
va , e con tanta ubbdienza udiva il configlio fuo , che dopo i legreti ragio-
namenti d' Iddio non apprezzava poco d’udire configlio dalla bocca dell’uomo?
Cosi adunque concludendo , per molte altre operazioni de’ fanti , che feguiva-
no in loro polliamo noi ben comprendere con che intenzione erti diceano le
,

parole di prima . 24.


Onde noi portiamo dire , che i fanti uomini non fono liberi per fuperbia,
e non fono vili per paura ; ma la dirittura della cofcienza loro gli fa innal-
zare a parlare cosi liberamente , e apprerto la confiderazione della propria
infirmiti gli conferva nella umiltà loro Onde comeche erti con tanta loro
.

fìcurtà riprendano afpramente le colpe de' peccatori , nientedimeno giudican-


do se medefimi dentro da loro , troppo piu Tortilmente difpregiano se ftefli :
e quanto piu duramente riprendono gli -errori altrui , tanto fono piu crudeli
a nfrenare i loro . E cosi ancora quanto elfi fi veggono meglio adoperare , e
nientedimeno non perdonano a’ loro difetti ; tanto fono piu intenti a ripren-
dere gli altrui . E che deono curare della potenza degli uomini coloro , i qua-
, eziandio quando fi Temono dentro alla rocca dcl-
li difpregiano se medefimi

1 altezza loro ? Pertanto adunque fi poffono cortoro di fuori inoltrare ardiri


perocché dentro da elfi non fi Temono alcuna gravezza di fuperbia Per la qual
.

coli parlando gli amici di Giob cosi duramente contra lui , vedi , che egli ri-
fiuta fa loro prudenza mondana , le loro forze , le loro ricchezze ; onde dille or :

diffiyi io mai : recatemi alcuna cola , e donatemi della Juftama vofira , 0 libera-
temi delle mani del nimico , e /campatemi della mano de' robujìi ? E diffivi io
nuli : ammaccatemi , e io tacerò : e informatemi di quello , che forfè io non fa-
ceva ? E avendo lui cosi parlato quafi fdegnolàmente , nientedimeno odi
come poco apprerto egli ci dimoltra apertamente che giudicio erto aveva di
se medefimo , dicendo , Voi vi gittate fopra il pupillo . Chiaramente vedi
come elfo conofceva l’infermità fua , dipoiche fi chiama pupillo Segue ap- .

pretto :Perche avete detratto a'fermimi della verità , conciofioche nullo fia tra ivi,
che mi goffa ri r rendere ?
Prima debbe edere in se medefimo mondo da ogni vizio quello , che in-
tende a correggere gli altri ; cioè , che non ami quelle cofe terrene , e che
non fia fiiggetto a'defiderj di quefle cofe vili
,
acciocché tanto piu chiaramen-
te porta vedere i difetti altrui , quanto in se medefimo per ifeienza e fama
vit* maggiormente gli ha vinti Che certamente non potrà vedere la macu-
.

la in altrui quell'occhio ,
il quale in se medefimo è notato dalla polvere nè :

ancora le mani fozze pottòno mondare le fozzure altrui La qual cofa volen- i.Rcg. 7.
.

do Dio lignificare , ben lo dimoltra a David fecondo 1 antica traslazione , il


quale era occupato alle guerre di fuòri ; onde diffe : Non mi edificare tempio
tu , perocché tu fri uomo di fangue Quello edifica tempio a Dio , il quale
.

attende a correggere , e ammaeftrarc la mente del fuo prortìmo Noi portia- .

mo veramente effer detti tempi di Dio , quando etto abita in noi . Odi FA- t.Cw'.j.
portolo : il tempio di Dio è finto, il quale fiete voi Quello tempio non può 17.
.

edificare a Dio uomo di fangue perocché effendo lui ancora occupato negli
:

atti carnali , non può ammaertrare fpiritualmente le menti de’ predimi fuoi.
E pero ben dice : perche avete detratto a' fermimi della verità , ccnciofiache nef-
fum di voi mi tuo rirrendrre ? come fe dìceffe apertamente : con qual vo-
fira ftoltizia mi riprendete voi i quali non fapendo la cagione delle mie av-
,
verfità , inverfo me mandate parole di riprenfioni ? Segue ancora appretto :
Voi non parlate J'cnon per riprendere il parlare altrui mandate le parole al
, , e
vento . Due

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1 .

»?» LIBRO ni. DB' MORALI


'
*. Due maligne generazioni fono di mali parlatori , c che fptrziafmente nuo-
eono agli uomini i’ una , che Tempre lodano le cofe perverte : 1’ altra che
:

fcmpre fi sforzano di riprendere le cofe diritte . La prima fi può dire , che


fcgua il corlò del fiume . La feconda fi sforza di chiudere il diritto corfo del-
ia verità La prima è aggravata, di paura ; la feconda è elevata di fuperbia
.

La prima va investigando il favore degli uomini ; I’ altra fa fufeitare ira per


aver gloria contra la verità La prima fegue il male ; la feconda contralta
.

al bene . E di quelli cotali vuol riprendere il noltro Giob , che fieno fiati gli
amici fuoi , quando dice prima : voi non parlate , fenon per riprendere il par-
lare altrui : e poi apprtlib foggiugne : e manciate le parole al vento . Mandare
le parole al vento non è altro , fenon dire parole oziole : perocché fpefie vol-
te quando la mente non li sa rifrenare dalle parole oziofe , fi
lafcia alla mat-
ta di dire parole villane . Tu debbi fapcrc , che 1’
anima oziofa non cade
tutta a un ora , ma
diyerfi gradi fi lafcia cadere nella folla ; perocché
per
quando noi non di guardarci dalle parole oziofe, noi vegnamo a
curi imo
poco a poco nocevoli Sicché prima alcuna volta ci piace di par-
alle parole .

lare delle condizioni altrui


,
e poi a poco a poco la lingua (corre a mordere
con detrazione la vita di coloro , de quali noi ragioniamo , e alcuna volta in-
fitto a dire apertamente di loro villania . E per queito modo fi feminano tra
gli uomini fcandali , nafeono le brighe , acccndonfi le facci li ne degli odj , e
Ipegneli del tutto la pace de’ cuori . Per la qua! colà ben diceva Stiamone :
Preti1.17. Quello che lafcia andare t acqua è capo di brighe Lafciare andare 1’ acqua .
,
l 4* non è altro , fenon lafciare (correre la lingua in parlare diiordinatamcnte . E
Prov. 18.4 a a it ro luogo per lo contrario dice in buona parte : acqua trofonda fono le
i

parole . che efeono della bocca dell’uomo. Adunque quello che lafcia andare Lac-
erna , c capo di brighe : perocché quello
,
che non rifrena la lingua fua , gua-
Prov.16. ifa ogni concordia. Onde per lo contrario leggiamo noi in altra parte: ifitel-
lo che pone /ìlenzjo allo flotto , mitiga I tre E che f uomo , che molto parla,.

non pofia fervare dirittura di giullizia , odi il Profeta, come il dice: L'uomo
alita guato non farà diritto forra la terra E Stiamone diceva : nel molto parla-
.

re non mancherà peccato . E ’l Profeta Ifaia , odi come dicea Cultivamcnto di :

giuflizia i il filenzio : e per quello dimoitrava , che la giudizi» della mente


manca dove l’ uomo non fi tempera del parlare difordinato . Di che ancora
;
Jae.l.tó. dicea 1 Apofiolo Jacopo : Se alcuno fi penfa e flore religiojo non rifrtnando la
lingua fua , ma piatto(lo ingannando il cu /r fuo , certo v ana è la religione di co-
lb.tó.
fluì . E in altra parte dice : Sia ogni irmi toflo a udire , e tardo a parlare : c
/ar.j.8. m altra parte ancora foggiugne La lingua i un male ferrea ripofo , piena di
:

mortai veleno . Pertanto ancora la Verità per se medefima ci ammoniva dicen-


Matth. 1 do : ri ogni parola oziofa , che gli uomini aranno , fi ne renderanno ragione al
$6. di del giudiao . Ogni parola i oziofa , la quale non è detta o per ragione di
giutla nccelfità , o con intenzione di pietofa utilità . Ora adunque fc noi do-
veifimo render ragione dogni parola oziofa , che pena debbe leguire al mol-
to parlare , dove l'uomo forre fpefie volte eziandio in parole di fuperbia l Que-
llo pertanto dobbiamo noi bene confidcrarc , che qualunque è quello , che li
lafcia fcorrcre in parole ingiuriofe , fi cade da ogni fiato di dirittura . La men-
te umana £ come l’acqua , che quando è nnchiufa da ogni parte, fi leva in
alto . E con fulcri colui , dal quale cflà è di'cefa , che quando le è aperta la
via , fi va fpargendo a quelle cole vili e difutili . Onde quante fiate l'anima
fi rompe dalia dirittura del filenzio , allora quafi come per altrettanti rivi efee

ella di se medefima . Per la qual cofa poi non può ritornare dentro a cono-
fcerc se lidia : perocché efiendo ella per lo molto parlare partita da se , del
tutto perde la virtù della confiderazione fua . Onde per un modo di parlare
fi può dire , che quella anima , la quale non fi chiude intorno con buona
guar-

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. .

DI S. GREGORIO. **t
ziurdia ,
del tutto fi fcuopre alle infidie del nimico. Per la qual cofa ben
leggiamo noi :ficcome ritti apert .» , e Jenza cerchio di mura , così ì quell' uo-^ r0 - x J-**
me d quale non può in parlare
, frenar lo fprrito fuo : perocché chi non ha in-
tomo a se muro del Silenzio
il
,
conviene che abbia la cittì della mente Sua
aperta alle facttc.del nimico : la quale tapto piu agevolmente è vinta da lui,
quanto ella per lo fuo troppo parlare combatte contra se mcdefimi . i
Ma non pertanto dobbiamo noi fapcre , che fono alquanti , i quali per
paura , che hanno di sfrenarli in troppo parlare , alcuna volta fi chiudono
dentro alle mura del filenzio molto piu , che non è di bifogno . E volendo
coiloro fuggire il vizio delia lingua , occultamente caggiono in un'altro
; pe-
rocché infrenandoli loro dal parlare di fuori , fervano dentro da se un piu gra-
ve parlare . Perocché quanto piu fi sforzano di Servare di fuori la difcrczione
del lilenzio , tanto dentro da loro multiplicano peggiori penfieri Per la qual .

cofa ne diviene la mente fuperba , c ha per niente coloro , i quali ella ode
troppo parlare di fuori e cosi quando ella chiude la bocca corporale
: non
,
conofce la mifera , quanto ella fia aperta dentro di fuperbia Perocché elTa .

rifrena la lingua , ma sfrena il penficro e così non avendo e/Ta cura di con-
:

fidcrare se medelima dentro da se , tutti gli altri tanto piu liberamente ac-
cula , quanto erta dentro da se è piu fegreta . E alcuni altri fono di quelli cosi
taciti , quali quando fi veggono foilcnere alcuna cofa ingiù lì a , tanto piu den-
i

tro da loro _fi ribaldano d ira e di dolore , tjuanto meno palefano di fuori
:

quel che effi fo tengono Onde fe noi parlammo pacificamente le ingiurie,


.

che noi riceviamo , la nollra Icicnza farebbe piu liberata dal dolore Le fe- .

rite chiule danno maggior dolore : e così quando n’ è cacciata fuori la puz-
za , la quale dentro era nalcofa « allora s’apre la via della Sanità . Sono altri
ancora , i quali ben veggono i difetti altrui , e per voler rifrenare la lingua
con filenzio , fi può dire , che Sottraggono la medicina dalle ferite altrui e :

per quello certamente fono cagione della morte del prolfimo , perocché non
vogliono cacciare da elfo con il loro parlare il veleno , che erti poffono levar
via . Onde fe il disordinato filenzio non fuffe da riprendere , già non direbbe
il Profeta C uni a nte , che io lattiti Che è adunque di fare ? certo non altro, V-d-5-
: .

fenonchc noi dobbiamo con bella temperanza rifrcnarc la lingua , non legarla,
ficcome mai non li (doglia ; acciocché per rifrenarla noi non cadefiimo in
vizio c per troppo lìringcrla non diventammo pigri alla utilità del pro(lu-
:

mo . E pertanto ben diceva un Savio: Il Javio unno tacerà infmo a tempo ;Eea.to.’j.
c Salamone diceva temto è da tarlare : tempo è da tacere E pertanto con Eal.jjj.
,
discrezione fono da confidcrarc i tempi ; ficche quando dobbiamo reitringere
la lingua, non la sfreniamo a parlare fenza utilità: ovvero quando noi po fi-
liamo parlare utilmente , per pigrizia non la rifreniamo La qual cofa in brie- .

ve domanda ben comprendeva il Salmiita, quando diceva : Stanare Iddio r poni P/140. j.
guardia alla bocca mia Già non dille . Signore Iddio , ferra la borra mia
: nè ,

poni tale ojìnylo , che io ncn lo po/Ja avrirc ; ma poni guardia -, cioè I’ ufeio
,
che la guardi . L’ ufeio s’ apre , e chiude ; e pertanto vuole il Salmilìa , che
dove_ non è ncceffità , noi lappiamo rifrenare la lingua : e dove la utilità del
rollimo lo richiede , si la lappi im 1 Sciogliere . Ciò vuol dire, che quando
E» richiede il tempo , noi la Sappiamo chiudere , e quando arrire La qua! .

cofa pcrtanfochc non feppono Servare gli amici del beato Giob , ovvero gli
eretici i nu ili , ficcome abbiamo detto, per loro fono lignificati ; pertanto
.

ben dille di fopn il noltro tello , che elfi mandavano le parole al vento .

Che certamente quelle parole, le quali nm


fono folidate dal pefo della di-
screzione , il vento della levità le porta via .

FINE DEL LI URO SFTTIMO DE' MORALI


DI S. GREGORIO
LI-
.

9
afa

LIBRO OTTAVO
DESAN MORALI
DI GREGORIO PAPA*
IA abbiamo veduto nel pa flato libro , come nel fuo par-
lale ci dimoflra noilro Giob chiaramente la virtù dell’
il

umiltà fua y quando dille voi vi gittate Jhfra il pupillo


,
e sf orzatevi a inf irmare t amico voflro Onde in quello .

ben dìmoftra la infirmiti fua , dipoli he s’ appella pupillo.


Ma pertantoche della carità , comecbe efla fu
I’ ardore
ingiuriata mai non fi parte dall’amore pero vedi ne!
, ;

adiro teflo di Giob , che gli amiti l'uoi il vogliono in-


gannare e nientedimeno appreffo fi nomina amico E
-, .

«ime quelle parole che fperiglmcnte


fieno derte per elfo ; nientedime-
no per i: pirite di profezia poffono cjfer dette univerfalmcnte in perfona del-
la latita Chiefa a tutto il popolo de’ fedeli . La fanta congrega-rione de! po-
polo Crifliano folHenc contri di se la contrarietà degl’ iniqui , e peflìmi ere-
tici , c chiamafi inferma e debole per umiltà e pertanto non fi diparte
:

dalla grandezza dell’amore . Onde quello popolo Crifliano , pertanto ch è fi-


gliuolo di quel Padre , che fu morto , lì può veramente nominare pupillo.
La cui vita effe feguita per fede , i! quale riiufeitò da morte a vita ; ma in
quello mondo non lo può conofcer chiaramente Allora fi gittano gli ere-
.

tici l'opra il pupillo x quando con loro falle allegazioni effi affliggono
l’umiltà del popolo , il quale elfi fi sforzano di disfare. Im pertanto è lo-
ro amico quello , eh’ efti fi Hudiano di disfare : perocché mai non fi
parte dall’ amore di coloro , che ’l periigguitano , sforza odofi Tempre di ri-
durli alla via della veritade Per la qual cofa ben fòggiugne : Nientedimeno
.

compite quello, che avete cominciato ; porgete t orecchie , e vedete , fe io mento


Pei tantoché quello non teme di foflenere avverfìtadt , vedi , che dice nien- :

tedimeno compite quello che avete cominciato Approdo , pertantoche a quelli Tuoi
.

•perfecutori éflò non fottrae la predicazione della venta , vedi , che aggiugne:
Porgete le crecchie , e vedile fe io mento come fe diceffe apertamente Io
,• :

non temo fe voftre ingiurie , e appretto non nafcondo agli uditori ingrati
i’ajutorio della correzione ; perocché per le vollre ingiurie io fono < fera tato,
e nel mezzo di tali perfecutori fempre crefco in virtudi .

Tra le molte battaglie di tentazione la mente de’ fanti ucanini è fem-


pre coverta di feudo di pazienza , c cinta di coltello d’amore; in quello mo-
do che a foflenere 1’ avverfità , dfa prende la virtù della fortezza , e ap-
prodò inverfo il prodi mo lìendc il coltello dell' amore , inoltra rido benigni-
tà , e carità inverfo di lui E in quello modo con ccrilanza d’animo rice-
.

ve i colpi degli odj de’fuoi contrari e nientedimeno rimanda inverfo dì lo-


:

ro faette di amore F.d è quello aliai ragionevole . Che già non diremo , che
.

fia armato a difenderli con tra le pcrcoflè del nimico quello die prende folo
Io feudo , e non ufa contra elfo la fpada « ’l coltello Nè ancora diremo , .

che fia armato , ovvero apparecchiato a battaglia quello , che folo intende di
ferire coi coltello lenza coprirli collo feudo . Far la qual cofa debbe il cava-
liere

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.

D 1 S. G R E G O R 1 0. i??
lierc di Dio , quando fi trova nella battaglia dell’ avvertirà , avere a fuo ri-
guardo feco lo feudo della pazienza , acciocché eflb non perifea : c apprclfo
debbe cfler pronto ad ammonire il profilino , c così inverfo lui , per averne
vittoria , pittar faette d’amore Quello modo di armatura in brievc ci dimo-
.

ftra quel favio combattitore 1' Apoitolo Ijpolo , quando dice : La carità è la- 1 .G8 M 3.4
niente , la carità è benigna. E quando 1 una di quelle due cofe mancafle,
già non è cariti e ciò farebbe , fc noi follenelfimo con pazienza i rei , e
:

inverfo loro non avelfimò cariti alcuna ; ovvero quando per i' amor che noi
avdlimo inverfo loro , non fapelfhno avere centra dii feudo di pazienza .
Adunque chi vuol fervane cariti perfetta , conviene che abbia in se medefi-
mo benigniti, e pazienza, ficche 1’ una di guelfe non fia fenza 1’ altra E .

in quello modo volendo noi in noi medelìmi fabbricare edificio di virtù ,


convien fare fondamento di pazienza , e ornamento di caritade . Ben dice
adunque il nollro Giob per motlrare la fua pazienza Nientedimeno comi ite
:

quello che avete nmmeiato . E apprclfo per voler dimollrare la benigniti fua
foggiugne : Porgete f orecchie , e vedete , fe 10 mento .

La l'anta Chic-fa , quando ammaellra gli eretici col magificrio della fua
umilti , volendogli riducere alla diritta via ; già non comanda loro , come
per autoriti quello , di che elfa gli ammaellra , ma confortagli a credere ra-
gionevolmente quello che erta dice . Per la qual cola ben dirte il nollro te-
uo : E vedete , Je io mento j come fe dicefle apertemente quelle cofe , clje :

io vi affermo , non me le credete per autoriti che in me fia ; ma elimi-


?
nate dentro da voi col giudicio della ragione , s elle fono vere , o no . E così
con ragione conforta gli animi perverti . Che fe alcuna volta erta dice alcuna
cofa , la quale non fi porta comprendere con ragione ; la ragione umana per-
tanto non fi debbe dolere degli occulti mifieri di Dio fila bene adiviene
.

fpefle volte . che cominciando gli eretici alcun ragionamento, fi sfrenano a


dire parole di villania . Per la guai cofa ben foggiugne appreflb i| nofiro fe-
llo : Rifondete , prtegovene , e Jenna contenzione . Quella è la maligna condi-
zione degli uomini eretici , che per loro difputare elfi non intendono di tro-
vare la verità della cofa dubbiofa ; ma piurtoflo vogliono apparire vincitori
E così defiderando erti di mollrarfi di fuori favj , fono dentro da loto per la
loro floltizia legati di legami di fuperbia . E pertanto erti l'empre vanno inve-
fligando modi di contendere , e battaglie di contenzioni , e niente vogliono
apprendere di ragionar con pace della eccellenza di Dio , il quale è nofira
pace: e così nella materia pacifica divengono trovatori di brighe Contra i .

quali ben diceva 1’ Apofiolo : Se alcun pare , che fia pieno di contenzioni , tale i.Ccr. il,
ufanza non abbiamo noi nella Chiefa di Dio Segue È parlando giudicate quello 16.
. :

che fia gì “fio . Quello che parla , afpetta d'udire della fua dimanda la lentcnza
di colui , che l’ode : e così (ottometrefi al giudicio di colui , da cui eflb è udito.
Quello che teme d’ erter riprovato* ne’ detti fuoi , debbe prima dentro da
se efaminare quello che egli dite ; ficche tra il cuore , e la lingua fiia un •

giudice diritto , il quale abbia ad efaminare fottilmente , fe’J cuore porge alla
lingua dirittamente quelle cofe , le quali appreflb debbono pervenire al giudicio
degli uditori. Volendo adunque il nollro Giob nella perfona fua ammonire i fuoi
amici, e in perfona della Tanta Chiefa i duri eretici, riprende il loro fubito parla-
re , ammacltrandogli , che prima che dii parlino , riducano Je parole loro alla
«laminazione della ragione . Onde dice E parlando giudicate quello che Jia giu.
:

fio ; come fe dicdlc apertamente le voi non volete cfler riprefi di quanto
:

voi pariate dinanzi a me , ora abbiate dentro da voi Ja bilancia della giufìi-
zia , acciocché tanto fia accetto il parlar vollro di fuori per la verità che fi
troverà in eflb , quanto egli farà denaro pefato con bilancia di diferezione . E
pertantoche quegli fanno rendere diruto giudicio dei parlare altrui , i quali
Gg pri-

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*74 LIBRO Vili. D £* MORALI
ptinia lo fanno giudicare in loro medefimi ; pero vedi , che dipoich* ebbe pri-
ma detto : E forlando /•indicate ‘/urlio che jia giufio ; appreflò ben foggiunfe :
E noti tremerete iniquità nella lingua mìa , e le mie foci non renderanno /nono di
floltrziai quali diceffc apertamente loro : fc voi eliminerete fottilmentc voi
medefimi , allora potrete voi megli? confiderarc altrui e fc ’l volito parlare :

cominccrà ad effer diritto, allora conofcerete voi , come fari cofa giuda quel-
lo , che voi direte : c così in verità la lingua mia niente renderi fuono di
fioltizia , fe già non procederi dalla cofcienu voilra .

In quella miniera fi sforza la fanta Chiefa di modrare prima la falliti


delle opinioni de’ funi contrari , e appreffo fi apre in elfi la predicazione
della venti Perocché quando eglino fi penfano d'avere diritta opinione, fi
.

fono piu collanti ad impugnare la dirittura di quello , che eglino odono . E


pertanto è di bifogno , che quelli eretici prima conofcano 1’ errore loro , ac-
ciocché poi udendo la verità , non le contradicano; perocché fc il buon la-
voratore prima non difvcglie le fpine del campo , certamente la terra non
bótri render frutto del teme , che la riceve . E fe il medico ancora non apre
la ferita , e non ne caccia fuori la puzza
, giammai in quel luogo della car-
ne corrotta non potrà riunire la carne fana* . Per la qual cofa volendo il no-
llro Giob primi levar via la falfa opinione, fi dille : £ parlando giudicate
quello che fio giuflo . E aporeffo volendo dimollrare la dirittura
, fi aggiunfe :
e non troverete miruità nella lingua mia e le mie foci non renderanno fuono di
,
ftoltizia Suole edere ufanza degli uomini eretici di parlare alcune cofe aper-
.

tamente , alcune tenerle fegrcte dentro da loro c pero nel nollro fello s' in-:

tende per la lingua il parlare aperto, e per le foci la intenzione occulta.


Ma la Tanta Chiefa non ha iniquità in lingua , e non rende fuono di llol-
tizia nelle fue foci perche quello , ch'ella predica di fuori palefemente , li f of-
:

ferirà dentro da se ancora per fede , e non altro ammaelìra in palcfe


, e altro fi
ritiene in fegreto. Ma palcfa di fuori quello, che ella fcntc dentro da se;
e quello eh’ ella infegna , fi Io appruova colla fua vita . E tutto ciò , che
per la lingua della fanta predicazione procede da quel convito della fanta fa-
pienza , fi è da cita guilaro colle foci della fanta efpcttazione cioè che tutto
;
quello che ella gode palefamcnte predicare , già l’affaggia per ifpericnza Ma .

pure innanzi facciamo , che ’l nollro Giob , il quale è un membro della uni-
versi Chiefa-, e che parlando di se medefimo ci da ammaeltramento de’ cuori
degli uomini eletti , dimoflri palefemente quello che elfo dentro da se fente
in fegreto , ficche la tellimonianza del parlare faccia manifella la drittura del-
la mente fua . Ori attendi , come fegue una cavalleria è la vita dclt uomo
:

/òpra la terra Nella traslazione antica non è nominata in quello luogo la


.

vita dell’ uomo cavalleria , ma tentazione . Ma fc noi attenderemo bene la


fentenza di ciafcuno di quelli nomi , comeche elfi fieno diverlì quinto al fuo-
no , chiaramente conofceremo , eh’ egli hanno un medefimo intendimento .
E che fi può intendere per lo nome della tentazione , fenon la battaglia conti-
nua contri gli fpiriti maligni ? E che s’ intende per lo nome della cavalleria ,
fenon il continuo efercizio contra i nollri nemici ? Adunque ben fi può chiara-
mente la tentazione nominare cavalleria ; perocché quell’ uomo , il quale Ila
Tempre vcgghiantc contra 1’ infidie de’ maligni fpiriti , fenza dubbio fi può
dire , che fia in continua battaglia . E qui è bene da confiderarc una cofa ,
che non dice , che la vita dell’ uomo aobia tentazione ; ma dice eh’ ella e
tentazione . Quella in verità è cofa affai ragionevole . Perocché effendo la
natura umana per fua propria volontà caduta dallo (lato di tanta eccellente
fua condizione , e fottopoita pertanto alla fozzura della corruzione fua ; di-
poiche effa da se medefima ha generate contra di se le fue molellic , vcra-
ramente fi può dire , che effa fia divenuta a effcrc quello , eh’ olla fofticne .

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,,

DI S. GRIGO RIO. i>5


Perocché abbandonando erta lo flato della mente ,
convenne che trovalTe in
se medelìma flato di molta varietadc ; e pertanto fe ora ella fi voleflc eleva-
re al defiderio di quelle fomme cole , fi è per la mutabili»!» fua rifofpinta a
cadere in se medelìma . Vuole alcuna volta (tare ferma nella fua contempla-
zione , ma niente può Vuol fermare i palli de' Tuoi penfieri , ma la debilità
.

della lui infirmiti la fa cadere. Tali gravezze della mutazione fua certamente
conviene (offrire : che poiché per fua volontà propria ella le addomandò
ora contra fua volontà le lòllcnga . Poteva 1’ uomo in pace polfi:dere la car-
ne fua , fe egli 1’ aveffe voluta confervare , come efla gli fu data dal buo-
no autore . Ma
volendoli egli levare contro al fuo autore , di prefente len-
ti contro di se la rebellione della propria carne . Ma
perocché di tal princi-
pio infìcme colia colpa è leguita la pena ; pertanto in quella vita noi nafeia-
mo con un legame naturale d’infìrmitade , e per un modo di dire , noi me-
niamo con noi il nimico , il quale apprefifo ci convien vincere con molta fa-
tica nollra .

Adunque ben polliamo dire, che la vita dell’ uomo fia una tentazione,
dipoiche da se meaefuna procede quello , che gli dà morte Vedi grande , e
.

continua nollra guerra Che comeche l’ uomo continuamente per le fue vir-
!

tù tagli quella infìrmità , che della carne fua fi genera ; nientedimeno di ta-
le inlìrmità Tempre fi genera quello , che per virtù eflo abbia a tagliare .
Bene è adunque la vita umana tentazione in quello mondo : che comeche
f uomo fi rimanga dalla operazione del peccato i nientedimeno nelle lue
buone operazioni è ofeurato , o per memoria de’ peccati palliti , o per ofeuri-
rità d' inganno , o perche alcuna volta gli fia interrotta alcuna fua intenzio-
ne . Onde farà alcuno , il quale bene arà rifrenata la carne fua dal peccato
della lufl’uria . Ma
nientedimeno fpefle volte gli verranno innanzi le imma-
ginazioni di tale peccato , perocché contro a fuo volere gli viene a memoria
quello che per adrietq egli aveva volontariamente commclfo e in quello
:

jnodo fofiiene pena di quello che prima egli penfava , che fulfe diletto E .

quello cotale temendo di ricadere nella colpa di prima , comincia a riilnn-


gere il ventre fuo coll’ a (prezza dell’ aflincnza . Per Ja qual cofa ne diventa
la faccia pallida e pertanto già apparendo di fuori i fegni dell’ aflincnza
:

allora è quello corale guardato con riverenza , ed è lodata la vita fua : ed ecco
che per quello di prefente nell’ animo di collui con quelle lode fottentra il
peccato della vanagloria . Allora vedendoli la mente così percolfa , e per fua
debilità non rapendo vincere tal vento di vanitade , fi sforza di (cacciare da
se quel pallidore , per Io quale a clfa è fatto tanto onore E così elfendo ef-
.

fa legata da nodi della inhrmità fua , dall’ una parte teme , che volendo c fi-
fa fuggire la vanagloria dell’ attinenza , e riprendendo i cibi corporali , da ca-
po non fia fottomelfaal peccato della luffuna ; e dall' altra parte teme , che
volendo eflà vincere 1’ impeto della lulTuria per la virtù dell aflincnza , ella
non caggù» per li fegni rii fuori in peccato di vanagloria . Sarà un altro , il
quale vincerà in se medefìmo il vizio della fuperbia , e con tutto fuo defi-
oerio prenderà lo flato della umiltade . Ma vedendo alcuna volta i fuperbi
per loro altezza fcorrcre a gravare gl’ innocenti , allora s’ accende di zelo
«f amore : e tutto infiammato per l’ ingiuflizia di coftoro , è quali «diretto
di lafciare Ilare , ovvero di pofponere quello, che dentro da se egli s’aveva
propollo e così lafcia la via diritta volendo contradire a quelli cotali non
:

con manfuctudine , ma piuttollo con autorità , e con altezza Per la qual .

cofa l’una delle due cofe in coflui conviene , che adivenga , o che per f amo-
re dell’umiltà egli lafci di difendere la dirittura , ovvero per zelo di dirittura
egli flurbi in se medefimo lo Audio dell’umiltà , il quale egli prima teneva,
b vedi nuova maniera d inganno ; che perocché malagevole cofa £ fcrva-
Cg a re

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LIBRO FUI. D £* MORALI
re infieme l’ autorità del telo , e ’I proponimento dell’ umiltadc , pertanto rutt-
ino diviene feonofeiuto a se ineden mo ; intanto che dubita torte di non ave-
re I’ animo si ingannato , che l'otto titolo d’ amore gli ila (offerto il peccato
della fuperbia , ovvero che lotto fpezie di uniiltade egli non caggia in vhio
di viltade , di miferia , o di pigrizia . Sarà un’altro , il quale conolcerà quan-
ta colpa lia 1’ ingannare il proflìmo : c pertanto s’ afforzerà nella rocca
della vcritade , ficche di fua bocca non proceda parlare di falfitade alcuna :
e del tutto li propone di levare da se ogni macula di bugia Ma
fpetfe vol-
.

te avviene , che per dire il vero ne fegue danno alla vita del proflìmo Per .

la qual cola temendo quello cotale di fare danno altrui, allora lotto ombra
di pietade li ritorna al vizio della bugia , il quale effo avea prima vinto in
se medefimo . E per quello adiviene , che comcche la mentenondi collii^
lia maliziofa , cioè , che quello non faccia per malizia ; nientedimeno per l’om-
bra della bugia è oicurato in ella il razo della verità . E perocché l'peflò ef-
fondo l’ uomo domandato , non può tacere . c che non rifponda ; conviene , o
che dicendo elio il fatto , inganni l’anima fua ; o dicendo il vero , faccia dan-
nageio alla vita del proflìmo .Sarà un’ altro , il quale effendo percoflò
dall' amore del fuo Creatore , fi sforzerà d’ innalzare la mente , e di levarla
con continue orazioni da quelli pcnficri terreni , c d’ allogar!» nella fegreta
lìcurtà delia quiete dentro . Ma che adivicne ? che sforzandoli egli di levarli
da quelle cole balle coll’ altezza dell’ orazione , i ripercoffo dalla vanità di
quelle : c pero comeche 1’ occhio della mente fi llenda a guardare quella
lemma luce; nientedimeno levandoli in ella le immaginazioni terrene per la
continua ufanza dei corpo , fi è pertanto ofeurata Per la qual_ colà adivie-
.

ne , che f animo di coltui così affaticato per la propria infirmiti fua , o ab-
bandona lo flato dell’ orazione , e così diventa pigro ; ovvero le pur vuole
continuare 1’ orazione , continuamente dinanzi agli occhi li fente crefccrc la
ofeurità delle immagini di quelle cofe terrene Adunque ben ditte di fopra :
.

5. Tentatone ì la vita dell' uomo fopra la terra ; dipoiche tu vedi , che in quel»
la parte , dove P uomo fi penfava falire in accrefcimento di virtù , ivi (1
truova la tentazione del cadere ; e quindi .fi fente la mente confuta , don-
de erta penfava rilevarti da ogni confufione ficche cosi ribattuta , per
:

quello fi fente ricadere in se medefima , donde ella fi penfava paflàre se


fletta. Or vedi varietà di tentazioni Sarà uno , il quale farà ftranicro dalla
!

dottrina della legge divina : c quello farà tanto aggravato da tale ignoranza,
che non faprà che operazioni ei poflà fare a fua fallite . L’ altro farà ripieno
della fetenza della legge di Dio : e quello rallegrandoli d’avere l’ intendimen-
to chiaro oltra gli altri , pertantoche prende allegrezza di quello , come di
fua virtù propria ; guada in se medefimo il dono dell’intendimento , che egli
aveva da Dio ricevuto : e nel colpetto di quel chiaro giudice apparifee coflui
iggiorc .che gli altri , per quella cofa , per la quale egli moftrava a tempo
S edere chiaro fopra tutti . L’ altro fi vedrà non avere il dono delle grandi,
1

1’ altezza dell’ intendimento


e alte virtù , e non fentirà dentro da se , e per-

tanto non vorrà entrare nella via diritta con vita di femplieità ; ma pcu-
feradi edere fuori d’ ogni dono di Dio , e per quello tanto piu Acutamente,
adopererà male, quanto effo fi vedrà piu ftranato da’ doni di fopra . L’ altro
farà ripieno di fpirito di profezia , c per effo farà elevato a antivedere le co-
fe future , come fe a- lui fuflòno prefenti ; e quello cotale volendo ben ve-
dere le cofe che debbono venire , fpeffe volte fi leverii in altezza , e
in confidenza di se medefimo , penfandofi d’ aver tempre appretto di lui lo
fpirito della profezia , il oualc non fi può fempre avere . Per la qual co-
fa credendoli lui , che ogni fuo intendimento Pia profezia i allora pcrtanto-
che etto s’ attribuifee tale fpirito , quando non
1’ ha
,
fi lo perde ezian-

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:

DI' X. GREGORIO. * ?7
ora a pia fatiche . Per la qua! cofa in perfona di quelli cotali ben dice il Sai-
dio per quel tempo , che elfo il poteva avere . E così conviene , clic collui
con milizia quindi ritorni pofpollo a’ meriti altrui , donde elfo con allegrezza
avanzava la ilimazione di tutti . Bene è adunque tentazione la vita degli nomi-
ni fopra la terra la quale, o pertantoche è lenza virtù , non può perveni-
re a quel premio celelliale ; ovvero clfendo ripiena di doni Ipirituali , al-
cuna volta per cagione di fue virtù fi cade piu gravofamcntc . Ma
perche'
noi abbiamo appellato tentazione , quello ebe prima nel nolìro tello noi dicia-
mo cavalleria ; per tanto non voglio , che fenza diligentemente confiderare
palli quello fello , che per lo nome della cavalleria li da ad intendere alcuna
cofa piu avanti, che per lo nome della tentazione. Per 4 cavali, ria continua-
mente viene f uomo al fine di quella, ficcomc alla vittoria della pace ; e
quanto maggiormente crefce , tanto piu manca Per la qual cofa ben pollia-
.

mo dire ; che fia cavalleria la vita dell' uomo Jb/va la terra Che ficcomc noi
.

abbiamo detto di fopra , ogni fpazio di tempo ci conduce al fine della nollra
vita, e quanto piu viviamo , tanto piu manchiamo di vivere. Alpetta l’ uo-
mo ,_che vengano molti filai dì ; e quanto piu ne vengono, tanti ne fono
i

levati del corto della fua vita , a modo del viandante , che quanto piu avan-
ti procede nel cammino , tanto piu nunca della via , che egli ha a fare . Bene
è adunque cavalleria la vita nollra , che quanto piu fi llende , tanto piu man-
ca . Cavalleria è ancora la vita nollra fopra la terra , che quanto piu defidera
di prolungarli per ilpazio di tempo , tanto maggiormente trapalfa Onde vo-
.

lendo il nqllro Giob piu apertamente dimolìrare il corfo di tal cavalleria ap-
,
preso foggi unfe E i giorni /uoi fono , come del mrrcenajo . Il mcrcenajo de-
:

lidera , che i fuoi giorni pallino follo per poter follo pervenire al premio del-
la fatica fua . E certo ben fi pofiono afiimigliare i giorni del fanto uomo ai
giorni del merccnajo perocché ben confiderà egli , che quella via non è no-
:

ma patria , c la cavalleria non è vittoria . Confiderà ancora , che egli è tan-


to piu lontano dal fuo premio , quanto piu tardi giugnerà al fine . E’ ancora
in quello da confiderare , che ’1 mercenaio s’ affatica nell’ opere
, che non fo-
no tue ; ma nientedimeno il premio è proprio fuo E certo così è del fanto
.

uomo . Odi la parola del nolìro Redentore : Il regno mio non è di queflo mondo. Jo. ìS. jd.
Dir polliamo , che tutti noi , quali viviamo in ifpetanza delle coli ce-
i

lelìiaii.c che filmo affaticati negli efercizj di quella prefente vita, lavoria-
mo nell’ altrui : perocché fpclfe volte ci conviene lervirc gli uomini peccato-
ri , e liimo colìrctti di rendere al mondo quel che è del mondo E’ adunque
.

così vero, che noi ci affatichiamo nell’opera altrui ; ma nicntcdimeuo i pre-


mi fono pur nolìri e pertantoche noi abbiamo puramente mollrato le cole
:

altrui , pero pervegnamo noi alle cofe proprie Per la qual cofa ben dicea
.

la Verità ad alquanti nell’ Evangelio : Se voi non liete flati fedeli nell' altrui
, Lne.16.12
chi vi darà quel che ì voflro ? E’ bene qui da confiderare che ’l mciycnaio è
,
Tempre intento , che nelfun di palfi lenza il fuo efercizio niente vuole Ilare
:
7.
oziofo , acciocché alla fine non fi truovi vano del premio , che elfo debbe
appettare per la fua fatica Onde ne’ fuoi affanni della fua opera fempre ha
.

l’ intenzione fua al tempo , che fegue del guiderdone : perocché quando la


fatica crefce , allora con ella infieme crefce la fperanza del premio . E per-
tanto il fanto uomo confideranno, che la vita fua è come i ai del merccna-
jo , con tanto maggiore fidanza afpetta il premio quanto piu fi vede Aggra-
,
vare di fatica . Confiderà effo , come brievemente corre il prefente tempo , e
annovera i giorni colle opere c guarda fi , che nelfon punto di tempo fia
:

fenza la fua parte della fatica. Rallegrali delle avverimi , confolafi delle paf-
fioni , e della trilli zia prende conforto perocché nell’ altra vita fi vede piu
:

largamente apparecchiati i premi , quanto egli per amore di quella fi mette


ora

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..

ljS LIBRO vili. D? MORALI


Pf+t. i». milla : per te mi mojamo tutto giorno . A
E 1’ portolo Paolo dicea : frati miti
ì.Ccr. 15. io muojo continuamente per la gloria ve lira : e in altra parte diceva : Per qual
' 1
. canone foflengo io quefte cofe , e non fono confufo ? perocché so bene a cui io ho
i.Tirn. l. creduto : e fon certo , che egli è potente di fervorini il depofto mio in quel dì .
la. E pero concludendo , noi portiamo dire , che i fanti uomini dentro dal fogreto
della fperanza loro già hanno tanti pegni de’ loro premi , quante fono in que-
lla vita le fatiche , alle quali erti fi fottomcttono Vero i , che in quella
.

vita fi lente piu la fatica dell'opera, acciocché nell'altra maggiormente fi


riceva il refrigerio di quella eterna quiete . Per la qual cola foggiunfe appref-
fo : Siccome il fervo defilerà f ombra , Jiccome il mercena/o afpetta la fine dei-
opera , così ebbi io i mefi voti , e anrwveraimi le notte faticofe . Che ’l fervo
li'

desideri l’ombra , non è altro , fc non defiderarc dopo le fatiche di quella vita
il refrigerio della eterna quiete . E quello era quello che defidcraya
quel fer-
vo David , quando diceva L’ anima mia ha avuta fete a Dio vivo : quando
:

Pfal^l.g. verri/ io, e apparirò dinanzi alla faccia fua ? e in altra parte diceva Oim'c, :

prolungata ! E in altra parte ancora volendo erto di-


Pf. 1 19. 5. che la mia abitazione è
moflrare , come egli andava invtiligando dopo quelle fatiche il ripofo di quel
refrigerio eterno , sì diceva : lo entrerò nel luogo del tabernacolo tnfino nella
Pfai.s,i. caja di Dio . Quell’ ombra di tale refrigerio defiderava di trovare 1 Apoftolo
Paolo , quando diceva : io defilerò d
efere fctolto , ed edere con Crifio . que- A
Pfal. i.i}. Il' ombra fi può dire , che per la perfezione del lor defidcrio
già erano per-
venuti quelli che diceano : Noi , / quali abbiamo portato il refo del giorno , e
,

Matth. z. del caldo certo ben può effere appellato fervo qualunque defidcra quell’ om-
. E
12. bra ; perocché ogni fanto uomo , 1 landò in quella carcere corruttibile , tem-
pre Ila l'otto la lignoria , e folto il giogo della noftra corruzione ; ma dipoi-
che fa A
fpogliato di tal corruzione , allora erto conofcerà piu liberamente se
mede-limo . Di che ancora ben diceva l’ Apertolo Paolo : e fa creatura farà h-
Rom.S.il berata dalla fervuti della corruzione in libertà della gloria de figliuoli di Dio . I
fanti eletti fono ora aggravati della pena della corruzione loro ; ma allora fa-
ranno efaltati dalla gloria della incorruzione . E ficcome per quella gravezza
corporale nella prefente vita niente fi può vedere la libertà de’ figliuoli di
Dio ; così allora in quelli benedetti fervi non rimarrà alcuna gravezza di fer-
viti! Adunque ben portiamo noi dire , che la creatura effondo fpogliata della
.

fcrvitù di quella corruzione , c avendo ricevuta la dignità di quella libertà eter-


na fi farà polla nella gloria de’ figliuoli di Dio ; perocché effondo erta unita a
,

Dio per ifpirito , dimollra , eh’ ella ha in se medefima vinto , e trapaHato


l'elfore dicreatura . Ma
pertantoche ancora effondo effa in quella vita , ella de-
fidera l’ombra , ficcome abbiamo detto ; pero fi può dire , che ella fia ficco-
me fervo perocché mentre che erta lente in se il caldo , ovvero la bat-
il :

taglia delle tentazioni , fempre porta foco il giogo della fua mifera condizio-
ne . E pero ben fcgue appprerto E ficcome il mcrcenajo afpetta il fine delf ope-
:

ra fua Quella è la natura del merccnajo , che quando confiderà il pefo e la


.

lungczza dall’opera fi manca delle fuc forze , e quali vien meno .


,
quan- Ma
do riduce fua a confiderare il premio di tal fatica , allora riprende
la mente
forze , e tutto fi riforma ad imprendere virilmente l'opera fua : e così quel-
lo , che per lo efercizio gli pare che fia cola molto grave ,
appretto gli pa-
re che fia cofa molto leggieri per lo premio grande , che cito ne afpetta
,
Onde 1 avvertirà di quello mondo , c veg-
uomini quando fortengono ’
i fanti
gonfi infamare virtù loro , perdono le loro fultanzc , e (ottengono i tor-
la
menti del corp-o certo ben pare lor grave tale efercizio .
;
Ma
quando coll’oc-
chio della mente fi levano alla confiderazione di quella patria eterna , allora
truovano , che per rifpctto del premio aliai cofa leggieri è tutto quello che
erti fortengono i c così quello , che per lo dolore pareva , che fuffe cofa
molto
im-

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, .

S. DI GREGORIO. i;9
importabile , appretto per la confidcrazionc del premio diviene leggieri Per .

la qual cola ciò confidcrando l’ Apoitolo Paolo , Tempre fi trovava piu forte di se
medcfimo contra l’ avverfità perocché veramente afpcttava , come il merce- 2. Cor.
: 11
najo , la fine dell’ opera Tua . Ben penfava , che fuiTe grave quello che egli zj.
(otteneva ; ma confiderando il premio penfava che fulfe cofa molto leggieri.
,
Ben dimofirava elfo la gravezza di quello , che erto folteneva , il quale di se
medcfimo dice , come piu volte egli era fiato in prigione , in piaghe oltra
modo , in morte . Il quale ancora di se medcfimo dice , come elfo aveva
da’ Giudei ricevuto cinque volte quaranta percolTe meno uiu , tre volte era
fiato pcrcolfo di verghe , una volta lapidato , tre volte rottp in mare , e un dì
e una notte dice, che era fiato nel fondo del mare . Dice ancora , ch'era
fiato in molti pencoli di fiumi, pericoli di ladroni , pericoli di Tua gente,
pericoli di ftranieri , in città , in lolitudine , in mare , in tallì fratelli . Il qua-
le ancora s' era affaticato in fatiche affai
,
in mifcrie , in molti digiuni , in
fame c fete , in freddo , in nudità . Il quale ancora combattendo di fuori
dice , che dentro da se (otteneva tante paure Il quale di se medcfimo anco-
.

ra affermi , se edere aggravato oltre alle fue forze , dove dice Sopra modo :

fiamo flati aggravati , e fopra noflra virtù , intantoche c era tedio eziandio il vive- 2 .Cor. 1.8.
re Apprcflo di tante fue fatiche volendo elfo dimoftrare , come col fudario
.

della remunerazione elfo nettava dalla Tua faccia ogni fudore di tanti affanni,
odi come dice Non fono condegne le paffwni di guefu, tempo alla futura gloria,
:

la guale farà rivelata in noi. Così adunque concludendo ben poffiam dire , Rom. 8. 8.
che quello afpetti , come mercenajo , la fine dell’ onera , il quale confideran-
do la eccellenza del premio , ha per niente quella fatica , fotto la quale effo
fecondo il corpo quali viene meno . Ma ben foggiunfe apprefTo il noftro te-
tto : Cosi ebbi io 1 mefi veti ,
e annoveraimi le noeti faticofe I fanti eletti fer-
.

vono al Creatore di tutte le cofe , e


nientedimeno fpeffe volte foftengono
povertà delle cofe del mondo ; congiungonfi a Dio per amore , e nientedi-
meno pure hanno bifogno
ajuto della prefente vita .
dell’
Quelli che nelle loro operazioni non addomandano le cofe di quello mon-
do , fi può dire , che abbiano i mefi voti e quelli hanno le notti faticofe ,:

perocché foftengono le tenebre delle avverfità non folo infino ad efirema po-
vertà , ma fpeffo infino a’ tormenti del corpo . Già a i fanti uomini non è
troppo faticofo foftener difpetti e povertà ; ma quando 1’ avverfità parti infino
alla afflizione della carne , allora per lo dolore fi lente maggiormente la fa-
tica Puolfi ancora in altra maniera intendere , che il fanto uomo abbia i
.

mefi voti , come il mercenajo . Il fanto uomo in qiiefta vita foflienc le fa-
tiche del mondo , ma ancora non fi vede ricevere il premio . Quelle fofliene 2.
egli
}
ma quello afpetta Annovera le notti faticofe , perocché cfercitandofi lui
.

in virtù , vede moltiplicare fopra di se 1’ avverfità di quella vita ; onde fe


non defideraffe egli di crefcere in virtù dentro da se , certo eziandio le pic-
cole gravezze di quello mondo fentirebbe effo gravnfamentc . Portiamo anco-
ra quella Temenza intendere piu fottilmente , fe noi la riduceremo in perfona
dalla fama Chiefa . Certamente noi portiamo dire che la fanta Chiefa ab-
,
bia meG voti , perocché ne’ fuoi membri erta fofliene le fatiche del mondo
i

fenza premio alcuno di loro vita : e così fi può dire , che effa annoveri le not-
ti faticofe , la quale ne’ fuoi membri porta tante tribulazioni Tu debbi fa- .

pere , che in quella vita fono alcune cofe faticofe : alcune altre vote :
ed altre vote , e faticofe ipficme . Dichiarati quello . Che l’uomo per
l’ amor del fuo Creatore fia esercitato nelle tribulazioni della prefente
vita , certo fi può ben dire , che fia cofa faticofa ; ma non è vota Lo .

sfrenarfi del tutto a’ diletti per lo amore del prefente fecolo , fi può ve-
ramente dire , che fia cofa vota , ma non faticofa. per amore del mon- Ma

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do
44o LIBRO m
, c avverfità , certo
fortenere fatiche
D I* MORALI
quella è cofa inficine faricofa e vo-
ta : perocché per quello I’ uomo follicnc pena lenza allettare la plenitudine
del premio . In coloro adunque fi può dire . che la Tanta Chiefa abbia i me-
li voti
,
i quali comcche per fede fieno porti dentro a quella ; nientedimeno
fi (alcuno Icorrere ne’ diletti del corpo , e pertanto non pollono afpettarc di
ricevere frutto d’ alcuna buona opera .In colloro fi può atre , che ella abbia
i meli voti ? perocché in loro ella fpcndc i tempi della ordente vita lenza
dono di ritribuzionc alcuna . Ma in coloro , quali per li defiderj eterni pa-
i

zientemente foilengono I' avverlirh di quello mondo , fi può dire , che la Tan-
ta Chiefa annoveri le notti faticolc : perocché in quelli cotali porta ella le
tenebre delle tribulazioni , quali come in una leuriti dclja prelentc vita . Ap-
pronti , in coloro , i quali amano quello mondo , e nondimeno fono contralla-
ti da elfo , polliamo noi dire , che la Tanta Chiefa abbia in se i meli voti e
le notti faticofe : perocché la vita di quelli tali non afpctra alla fine alcuna
remunerazione ; e in quello mondo fono faticati di tribulazioni E vedi , che
.

in quelli tali , non dice , che ella abbia i giorni voti , ma i meli . Per lo nome
de’ meli s’ intende la fomma de’ giorni Onde per lo giorno fi può intendere
.

ogni noftra particulare operazione : e per li meli fi può intendere la fine di


tutte f operazioni noftre . E Ipeflc volte adivienc , clic adoperando noi alcu-
na cofa in quello mondo , noi fumo tanto intenti all’ allegrezza di quella ,
che niente penfiamo , che fia cola vota quel che noi facciamo , Ma dipoiche
noi faremo pervenuti al termine delle noltrc operazioni , non vedendoci ave-
re premio alcuno , allora ben ci avvedremo nói , come noi ci faremo affati-
cati invano. Adunque ben polliamo dire, che noi abbiamo non folamente
i giorni , ma i meli voti , quando in quelle opere terrene noi conoGciamo ,
come ci fumo affaticati fenza frutto : e tale conofdmento abbiamo non per
lo principio delle notlre operazioni , ma per lo fine . Certo ben faranno voti
i nortri meli , quando dopò le fatiche del mondo feguiranno i lupplicj eternit

c allora , finite le nollre opere , li conofcerà quanto noi ci affaticavamo vana-


mente Intcndcfi ancora per la notte alcuna volta nella Tanta Scrittura l’igno-
.

ranza degli uomini , ficcome diceva 1’ Apolloln volendo moilrarc a' fuoi di-
fcepoli favj la vita , che dee venire : Tutti voi ficte figliuoli di luce , e tutu fia-
J. nto figliuoli di giorno , non di notte o di tenebre : e ancora avea detto : Ma voi
frati , non /irte nelle tenebre , che quel giorno vi debbia comprendere , come ladro.
E pertanto rcr la perforu di colloro in quello luogo fi può intendere la voce
della fanta Chiefa, i quali dopo la Icari tà della loro ignoranza ritornano al-
1’ amore della dirittura ertendo alluminati de’ ra/.i della verità,, li disfan-
; cd

no con pianto i loro errori Quello che di ranto fplcndore è illuminato , con-
.

fiderà quanto fulle cola fozza quello , in che elfo per lo amore della prefen-
te vita fi farà affaticato . In coloro adunque , ne’ quali la (anta Chiefa ritorna
alla vera viti , ben fi può allimigliare la fatica fua al fervo , che s’ affatica ,
e al mcrcenajo , che defilerà il fuo fine Siccome il fino defederà f ombra ,
.

e ficcome il mcrcenajo aff etta la fine delf opera fua ; così cbV io i me(ì voti , t
annoveraimi } ovvero cmtaimi le netti fatto fc . Vedi , che in quella fimilitudine
dille dinanzi due cole ; c così apprettò foggiunfe due cole , volendo fprimcrc
le lue fatiche Per quel che prima ayca detto che ’l fervo affannato defide-
.

rava l’ ombra , fi foggiunfe apprettò i meli voti : perocché quanto piu mag-
giormente f uomo addomanda quel refrigerio eterno , tanto piu chiaramente
vede come egli s’affatica per quella vita E a quello, che priiju aveva det-
.

to del mercenajo , che afpetta la fine dell opera fua , foggiunfe apprettò •«
notti faticofe ; perocché quanto noi piu coniidcriamo per la fine dell ope-
ra il premio nollro , tanto piu ci lamentiamo, che tanto tempo liim<>
fiati ignoranti di quello , che noi affettiamo . Onde per lo annoverare del-
le

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.

DI f. GREGORIO. 141
<e notti faticone , certo ben fi dimoi ira la follccit udine del ftofiro pentimen-
to j. perocché quanto piu veramente noi ritorniamo a Dio , tanto piu fot-
tiimente con noitro dolore confideriamo noi le diverte fatiche , le qua-
li noi per ignoranza abbiamo (ollenute in quello mondo . Quello è co-
,*t certamente : che quanto 1’ uomo lente la dolcezza di quelle cote e-
teme , tanto piu grave gli par quello , che egli folleneva per amo-
re di quelle cote prclènti . Ma
te noi vogliamo intendere il feguente fe-
llo (blamente fecondoil’ Moria , certamente ben fi dimollra l'anima di colui,
che lì duole ; conciofuche i diverfi movimenti del fuo dcliderio fiano in lui
variati fecondo la divertiti della milizia , che’l muove . Onde dice : Se n
dormiri , dirò : quando mi leverò io ? e appreso effondo io levato , alpetterò il
vefpro , dei la fera . La notte domanda l'uomo il giorno : e quando il gior-
no è venuto , domanda la fera . Quello non è altro , fenonche quando noi
tentiamo il dolore delle avvertiti di quello mondo , certo allora defideriamo,
che quelle, come cote difpiacenri p rollo vengano meno y perocché per lo
dolore che tentiamo , niente ci pollòno piacere . Maquando tal dolore fa in
noi efperimento di virtù , allora la mente con defiderio di gran confolazio-
iic fi ilende ad afpettarc altre fatiche dopo quelle. Ma
pertantoche la nollra
mente così afflitta , avendo tale buono appetito, già pertanto non lì fente
venire al fine de’fuoi dolori ; pero ben fi loggiugnc :E farò ripieno di dolori in-
fitto alle tenebre Apprello volendo dimollrarc la cagione di tal dolore , fog-
.

gitene : defitta i la carne mia di piaga e di bruttura di polvere : la mia co-


tenna i diventata arida e contratta . Quello fello fporremo noi molto piu ac-
conciamente , c piu fottilmente , fe noi ritorneremo all’ordine della fpofizio-
ne di prima Per lo fonno s' intende la pigrizia dell' ozio ; per lo levare s’
.

intende l’eferciziq dell’ opera ; per lo nome del vefpro , cioè della fera , pe-
rocché è tempo difpotlo a fonno , s’intende ancora l'amore dell’ozio . Ora in-
fino a tanto , che la Tanta Chicli Ila in quella vita corruttibile , giammai
non manca di piangere i danni della tua mutazione . Pertanto e» (lato crea-
to l’ uomo , acciocché colla fua ferma mente elio fi levaffe nell’ altezza dell*
contemplazione , e nulla corruzione lo fvialle dall’ amore del Creator fuo
Ma pertantoche '1 milcro fi lalciò cadere da quella perfezione' alla colpa della
trafgreffione ; pero dell’ amore del fuo Creatore convenne che cadc-fle di
predente in se medefimo . Ma
dipoi ancora avendo elio abbandonato l'amore
ai Dio , il qual doveva effere la forrezza della fublimith fua , ecco nc Icgui-
tò quello : che 1’ uomo non potè Ilare termo in se medefimo : perocché per
la iniligazione della fua corruttibile carne cadendo fotto da se , convenne
che fcco medefimo fi difeordafle . E pertanto è feguita la varietà del fuo de-
fiderio , che effendo egli in ripofo , defidcra da operare alcuna cofa: e quan-
do è occupato in alcuna operazione , defidera di trovarfi in ozio , ovvero iq
ripote .
Pertantoche la mente nollra non volle fbtr ferma , quando effa poteva ,
cero ora non può elfa llar ferma eziandio quando ella vuole . Perocché ab-
bandoni effa la contemplazione del fuo Creatore , e del tutto perdè la fermez-
za della làlure fua , e dove che ella lìa colla , tempre come inferma doman-
da luogo nuovo Tale verità adunque delia mente umana volendo fprimcre
.

jl nollro Giob , ben diceva Se io dormirò , dirò : quando mi leverò io ? E da


:

capo effendo io levato , affretterò il vefpro , dei la fera Come te dicefle aper-
.

tamente : nulla cofa può elfer fi) (Sciente a quietare Ja nollra mente peroc-:

ch’clla teppe perdere colui , che farebbe (lato pienamente fua quiete Qnde
.

quando io dormo , delìdero levarmi, e quando fono levato , afpetto il vefpro,


cioè la fera ; perocché quando io fono ip quiete , defidero da operare , e
quando fono in alcun’ efercizio , defidero di trovare la pace del ripete . Puof-
? .

14, L I B X O mi. ‘DE' MORALI


fi quello nientedimeno ancora intendere in altro modo . Dormire non è al-
tro ,
l'enon giacere nella miferìa de’ peccati . Onde fe per lo Tonno non fnlTe
figntfìcata la colpa del peccato , già non direbbe I' Apottolo Paolo a’ difee-
i.Cir. 1 5. Poi* Tuoi : Svegliatevi , giufiìi ,
e non vogliate peccare E in altra parte diceva:
.

,4. levati su tu , che dormi , e allevati dalla morte , e Crifio ti darà lume . E in
Eph.c. 14. altra parte ancora : ora è già di levarci dal forno . E Sitiamone riprendendo il
/torri. li. peccatore di pigrizia , diceva :
infino quando dermi pigro Ora gli uomini elet-
,i. ti quando fi veggono aggravare dal Tonno del peccato, fi sforzano di fvc-
Pròv. 6 . p.gliarfi e di rilevarfi in giullizia ; ma TpelTe volte effondo loro così rilevati,
' y ,

fi Tentono levare in fuperbia per la eccellenza della virtù loro Per la qual
.

cofa dclidcrano elfi d' ellere dopo tali virtù tentati d’ avvediti detta prefente
vita , acciocché forfè per la confidenza delle virtù non cadclfqno in peggio .
Certo Te l' uomo non fuTse meglio confervato per le tentazioni , già non di-
rebbe il Salmilta : Signore Iddio provami , e tentami Ben diceva adunque il
.

Pfal. at.z.nolìro fello : S' io dormirò , dirò io : quando mi leverò ? e apjrejfo efendo io
J ’ 5;
levato affetterò il vefpro , cicì la fiera : perocché nel Tonno del peccato addo-
nund.i f uomo eletto il lume della giultizia : e apprcfso vedendoli profpera-
. re in virtù , e !a mente fua levare in fuperbia , allora deriderà la tentazione
dell avvediti per Tuo ajuto , ricche quando l'animo per allegrezza di Tue vir-
tù fi vede alzare piu che efso non ciebbe , allora per lo contrario della pre-
fente vita, cioè per l’afprezza delle avverlitadi , ria folidato nelle virtù Tue .
E pero vedi , che non ailse il notro fedo : to temerò il vej'pro ; mi di Tee :
afsett rò il veftro . Le cofe profpere s afpettano , ma le avverte fi temono
Afpetta 1 uomo il vefpro : perocché quando vede , che a lui da di bifogno
'

d' efserc cfercitato per tribulazioni , allora tale avvediti a efso diviene pro-
fperiti . Puoifi ancora per lo nome del vefpro lignificare la tentazione del
peccato : la quale alcuna volta tanto piu afpramcnte ci combatte , quanto lo
lpirito ci leva piu in alto a contemplazione di quelle cofe di fopra Che cer-
.

tamente l'uomo per efercitarfi in giudi/ia , ovvero in atti virtuofi , non può
e (Ter sì libero dal peccato , che in tal giultizia egli pofsa Ilare fenza molta
mutazione ; perocché comiche dall’ abitazione del nottro cuore fia difcacciata
ogni colpa , nientedimeno tal colpa così difcacciata Tempre Ila davanti allani-
mi no, tra , e Tempre bufsa alla porrà, perche alla fine le fia aperto. La
qual cola intendendo fpirirualrrienre, ben ci dimorira Moisè quando deferi ve
Gen.i.e.i il tempo dell’ operazioni di Dio . Onde diceva :
Fatta i la mattina : e ap-
prefso fogghigneva : fatto è il vefpro , cioè la fera . Certo in quello quel Crea-
tore di tutti antivedeva la colpa degli uomini ; e pero dilse allora nel tem-
po quello che ora avviene nella noitra mente .
Do’,x> la mattina feguira la fera , ovvero il vefpro ; perocché dopo la
luce della dirittura fegue la tenebra della tentazione Pertanto vedi , che
.

non dilse la Scrittura , che fufse fatta la notte , ma il vefpro . Quello non è
altro , fenonchc fpefse volte la tentazione ben nafeonde nel cuor degli uo-
mini giudi il lume detta virtù ; ma pertanto del tutto noi può fpegnere
Dcfidcrano adunque gli uomini eletti dopo il Tonno di levarli , c dipoichc
fono levati , afpettano il vefpro : perocché del peccato fi levano allo fplen-
dore della giultizia , e appresso che fono in tale fplcndore, fentono contra di
se apparecchiare battaglie di tentazioni . E tali tentazioni certo noi non Go-
verno dire . che elfi le temano , ma piutroilo che f afnettino ; perocché ben
fanno oueifi eletti , eh' elle fono ad accrefgmento della loro dirittura . Ma
come i fanti uomini con tutta loro virtù contendano e fieno pretti a com-
battere contra la loro corruzione ; nientedimeno non pofsono aver falute per-
fetta infino a tanto che efsi compiano i giorni della prefente vita Per la
.

qual coi» apprefso ben foggiugne il noilro tetto : E farò ripieno di dolori

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. -

DI S. C RE GOniO. *4 %
infitto alle tenebre In quella mifera vita noi fiamo in continuo movimento:
.

che ora ci fopravvengono^ 1’ avverfità , ora le profferita maluiofamente ci


moilrano allegrezza , ora fi levano contro di noi le battaglie della carne ,
ora quando 1 abbiamo vinte, ci Tentiamo levare in fuperbia . E pertanto
polliamo noi ben dire , che la vita de’ fanti uomini è ripiena di dolori infìno
alle tenebre ; perocché mentre che ella è in quello tempo della fua comizio*
ne , tempre è combattuta d’aftlizioni dentro e di fuori , e niente duo trova-
re ficurtà di fua falute , fenon quando del tutto laici» il giorno della Àia ten-
tazione E pertanto vedi come fegue il nollro fello le cagioni di tali do-
.

lori Onde difsc : la carne mia i veflita di puzza , e di bruttura di polvere ;


.

Noi abbiamo detto di Capra , che pcrtanroche 1’ uomo per fua volontà lafciò
quella fermezza ingenita , pertanto cfso medefimo s’ at tuffò nello abbili» del-
la corruzione . E pertanto poi è divenuto , che conviene che per lue male
opere caggia a terra , o per illeciti penGeri efto fia imbrattato .Onde per
un modo di parlare noi polliamo dire , che la natura n olirà pertantochc è
obbligata alla pena della lua colpa , fi fia polla fuori di fua natura, c fofpin-
ta indino all’ opere perverte. Per lo compimento adunque della illecita ope-
razione fi può dire , che la fozzura guaiti la carne . Per la leviti de’ Tuoi
penimi illeciti fi può dire , che la polvere fi levi quafi dinanzi agli occhi ; e
apprcùo confenteudo a’ viz; , polliamo dire , che per la noftra putredine noi
fiamo atterrati
Dir polliamo ancora ,
che quando noi fofiegnamo dentro da'noflri cuori
le immagini de’ vizj , noi fumo imbrattati di bruttura di polvere Peto di-
.

ce : la carne mia ì veflita di puzza e di J'nxura di polvere quali diceffe aper-


,•

tamente quella mia vita carnale é imbrattata di bruttura di mala operazio-


:

ne ovvero raccordandoli de’ Tuoi vizj , è gravata d’ofcuritì di mifero penile


",

fo .Se quelto fello vogliamo noi intendere in perfona della fanta Chicfa ,
certo ancora portiamo dire , che ella fia aggravata alcuna volta delta puzza
della carne , alcuna volta di fozzura di polvere . Perocché dentro da quella
fono molti , i quali fervono al puzzo della carne , e cosi fi danno alla foz-
zura della luÀiiria . E fono altri , i quali s’ aflcngon da’ diletti carnali ; ma
nientedimeno con tutta loro intenzione pongono la mente loro foto a quelle
operazioni terrene Dica adunque la Tanta Chicfa in perfona de' membri Tue»,
.

dica quel che ella fofiiene in quelli tali : La carne mia i veflita di puzza e
di fozzura di polvere ; come fe diceffe apertamente Ben fono alquanti , i
:

quali per fede fono miei membri ; ma certo tali membri non fono (ani , ni
mondi nelle loro operazioni perocché o fono vinti della bruttura de’ defide-
:

rj mondani , e per quello ('corrono nella puzza della loro corruzione ; ovve-
ro fi danno del tutto a quelle operazioni terrene : e così fi può dire , che
fono coperti di polvere In quegli adunque , i quali io veggo così decorrere,
.

io piango la puzza della carne mia . Ma in quelli altri , i quali io veggo


addomandare foto quelle cole terrene , pollo io dire , che io fia fozzura di
polvere . E per tanto vedi , come di quetji due membri ben foggiugne il
noffrn fedo, quando dice : La cotenna mia ì diventata arida , ed è contratta .

Nel corpo fpirituale della fanta Chiefa coloro, i quali fi danno foto a quella
occupazioni di fuori, polTono degnamente e fiere appellati cotenna , la quale
diventa arida e fecca. E quello pertanto fi può dire , perocché le menti de-
gli uomini carnali amano foto quelle cofej>refcnti , le quali fon polle loro
dinanzi agli occhi , c pertanto non fi pofiono difendere per longanimità a
quelle cote , che deono venire . Per la qual cola adiviene , che elfi lafciando
la giallezza della fperanza , dentro da loro diventano aridi . Che certamente
fe i cuori di quelli tali non follino lecchi per la loro difpcrazione , già il cal-
do della pufillammttà non gli farebbe divenire contratti di quello .tal modo
Hh i «felle-
^5*4 LIBRO Vili. D 1* MORALI
d’ effere Odi come temeva forte il Saliruila quando dicea : Sto-
ratvappati .

PJal.62.6. come i.f urti l' anima


graffa vivanda ì rifiuta mia Allora è ripiena f ani-
.

ma di gradi vivanda , quando contra il caldo dell' amore di quelle cole pre-
fenti ella è ripiena dell’abbondante fperanza delle cofeceleltiali . Allora diviene
la cotenna arida e contratta quando i nollri cuori elfendo dati folo a Quelle co-
,
fc di fuori , e fecchi per la diffrazione , non fi (fendono nell’amore de! loro au-
tore ; ma piuttollo , per un modo di dire , fi piegano in le medefimi , c in-
crefpanfi ne’ loro difutili penficri . E’ bene pero qui da confiderarc, clic le
menti carnali pertanto amano quelle cofe prefenti , perocché non conliderano
quanto è fuggitiva la vita della carne : che certamcnre fe elfi guardali! no con
quanta velocità quella vita palli via , niente curcrebbono d’amare quelle pro-
sperità mondane , le quali fono tanto brevi . Ma
la fanta Gliela continua-
mente confiderà con la mente de’ Tuoi eletti , come veloce è il corfo di que-
lle cofe mondane : e così lafciando l’amore delle cofe di fuori, pertanto fer-
ma il piè della follecita fua intenzione nelle cofe dentro . -Per la qual cola
appreffo ben foggiunle : / giorni miei fono marnati /'tuttofo che non t tagliata
la tela da colui che teffe . Deh vedi quanto bene è affomigliato il tempo del-
la carne al tempo della tela! che liccome la tela è compolla di fila, così
quella vita mortale è comporta di giorni . La tela quanto piu crefce , piu
s appretti al tagliare. E così avemo noi detto di fopra , che quanto piu pal-
liamo della nollra vita , tanfo meno ne rella a vivere : e di tutto lo fpazio
della vita tanto mancano i dì , clic feguono , quanto piu ne fon partati . La
tela è avvolta in due patti ; e quanto dalla parte di fotto piu s' avvolge del
leffuto , tanto piu fi fpiega di fopra di quel che è a tertere : c così quan-
to piu crefce , tanto piu manca . Così è veramente nella vita noilra :
che quanto piu fono i dì partati , tanto meno fon quelli che refiano a veni-
re . Ala vedi bel modo di dire ! che pertanto che ’1 corto della vita nollra
non fi può ancora fprimcre perfertamente per la fimilitudine della tela , con-
ciofiachc la nollra vita molto piuttollo venga al fuo fine ; pertanto ben dif-
fe : 1 d) mici fono mancati
f tuttofo che non è tagliata la tela . La tela ha al-
cuno intervallo di tempo , imperocché non è tcrtuta fenza alcun ripofo di
quella che felle . Ma
la vita nollra
,
eziandio un piccioi punto di fua dan-
za , femprc manca . Tempre vien meno , nullo attimo di tempo pafsa lenza
fuo mancamento . Noi vedemo bene , che quando la mano delia tcflìtrice
fi ripofa , la tela è dilungata del fuo fine . Ma
nella vita nollra pertanto-
che Tempre il tempo manca fenza mancamento , pero continuamente fenza
alcun ripofo fi confuma e così dandoci noi eziandio nella nollra quiete cor-
:

porale, continuamente ci fproniamo inverfo la fine del nollro corfo, cd ezian-


dio dormendo corriamo al termine nollro. E pertanto i fanti uomini , vedendo
così correre quella vita prefente niente vogliono fermare i defiderj del loro
,
cuore nella illabi! via di tanta mutazione . Per la qual cofa ben foggiunfc
appreffo il nollro fello E fono cmfumati fenza ftcranza alcuna Gli uomini
: .

mondani fono tanto comprefi dall’ amore di quella prefente vita , che fe far
fi potette , non vorrebbono
, che mai mancarte .
Hanno in difpregio di con-
siderare le cofe che debbono venire , e tutta la loro fperanza pongono nella
vanità di quelle cofe , che torto partano via , e in nulla altra cofa pongono
il delidcrio loro : c cosi ponendo erti il defidcrio folo in quelle cofe tranfito-

rie , non rrcndono alcuna fperanza di quelle che debbono venire . Per la qual
cofa in tal maniera è accecato Inocchio del cuor loro , che in nelfun modo
fi può aprire a contemplare quella luce eterna . Di che, come noi veggiamo
fpcrte volte, adiviene che anelli tali fi fentono la infimutà corporale , veg-
gono la morte vicina appretto di loro, tentoni! mancare fa virtù dello fpiri-
to vitale ; c nientedimeno non vogliono abbandonare l’amcr di quello moiv

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D 1 S, GREGORIO. 14 *
do Già fi veggono menare al giudicio di queHo eterno giudice c niente 1
. ;

dimeno elfi con loro illecite ordinazioni fono tanto occupati in quelle cofe
mifere e corruttibili, che non penfano altro , fenon come elTi pollano vive-
re ancora .Delle loro cofe, le quali etli debbono lafciare , cosi ne diffon-
dono , come elfi le dovelfino polfedcrc ; perocché vedendo il fine della vita

loro , ancora non perdono pertanto la fperanza del vivere . Già fono fenten-
ziati di venire al giudicio ; e nientedimeno hanno ancora la loro intenzione
a quelle cofe. E certamente adivienc alla mente dura e olii nata , che eziandio
Temendo ella la morte , fi penfa che ella fia da lunge : c così fi parte dal corpo,
Tempre avendo 1’ amore difordinato a quella vita : ed è la milera sì acceca-
ta , che ellcndo menata alla dannazione eterna , e(Ta medefima non sa dove
ella s’è menata . Per la qual cofa ri adivienc cola molto giulla , che conve-
nendole abbandonare quelle cofe che ella non volle amare con dovuto fine,
fubitamente li trova lenza fine in quelle cofo , le quali ella niente feppe
prevedere . Mai fanti «omini -per lo contrario menano la loro vita ; peroc-
ché tempre hanno la loro intenzione a quelle cofe eterne, eziandio felicemente
vivendo in quello mondo Servonli elfi bene alcuna volta della lana collitu-
.

zione del loro corpo ; ma la lor mente non ponendo in quella niuna fidanza,
non è ritardata -dalla conlidcrazionc di quel che debbe feguire . E febbenc il
punto della morte non lì dia loro a di: copri re ancora, nientedimeno elfi fcl
confiderano fempre come preferire. Clic vedendo elfi come continuamente que-
Ita vita difeorre , pertanto del tutto perdono la fperanza del vivere .Per la qual
cofa ben polliamo dire de noiìn dì , come dille di l'opra il nollro tefto £ fono
:

con fumati finta fperanza alcuna ; come fe dicerie apertamente : Io non poli
giammai fperanza nella prefer.te vita ; pero io m’ ho fottopolìo ogni cofa , la
lii
quale palla via E pertanto ancora ben loggiugnc apprefso : Ricordati , che la
.

vita mia ì vento Quegli amano la vita temporale , come cofa ferma , i qua-
.

li non confiderano quanta fia 1’ eterniti! della vita feguente ; perocché non
attendendo loro la fermezza dell’ eterniti! , pertanto come ciechi fi penfa-
no , clic ’l nollro efilio fia nollra patria : penfanfi , che il lume fia tenebre,
e’1 corto fia fermezza ; e così non avendo elfi coaofcimento delle cofe mag-
giori , niente pofsono giudicare delle minori .
Quello che vuole avere diritto giudicio , convicn che foprafiia a quella
cofa , ia quale elio vuole bene efaminare ; perocché fe la mente non trapaf-
la col fuo intendimento quello che ella vuol giudicare , veramente non può
vedere il certo di quelle cole , delle quali clfa è vinta E pertanto non può
.

ia mente dei peccatore giudicare dirittamente del corlo di quella vita prelcn-
te , perocché ella fi fottomette all’ amore di quella , e guardala con grande
ammirazione . Ma fanti uomini pertantoche levano le loro menti a quelle
i

«ofe eterne , fi confiderano quanto è piccola cofa , c come poco da pregiare


quella che continuamente affetta il fuo fine ; c pertanto diventa loro piu vile
ogni cofa , che viene meno , quanto elfi hanno piu chiaro intendimento di
quel premio , il quale elfi affettano fenza paura di perderlo giammai Cosi .

guardando elfi a quelle-cofe infinite , già niente apprezzano quelle , che fono
s
comprefe da loro fine E adivicne della mente dc fanti eletti , che eziandio
.

elfendo loro in auelìa prigione della carne , ella trapaffa colla lana contempla-
zione ogni lunghezza di tempo , e tanto piu difpregia quelle cofe , che deono
aver fine , quanto eria conofee piu veramente la miferia loro . E certo tale
confiderà? ione della brevità della vita nollra fi può dire , che fia una offtrta
di grandinimi vini! al nollro Creatore Per la qual cofa vedi , che ’l nollro
.

Ciob priega Iridio , che riceva tale facrificio di virtù , che da dlò gli è ot-
«crto j onde dille Ricordati , (he la vita nrflra t vento ; come fe dicerie aper-
:

tamente : Signore Iddio ragguarda colla tua benignità colui clic sì tallo pat-
ii via:

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.

146 LIBRO mi D t MORALI


fa vii : perocché tinto piu mifericordiofamente debbo io cfl'er guardato da te,
quanto io ho gli occhi miei piu attenti a confidcrare la brevità della vita
mia Ma vedi appretto , che pertantoche dopo la fine di quella vita niente
.

li può poi ritornare a fare alcuna operazione , che meriti perdonane del-
le nollre colpe , pero ben foggiugne E non ritornerà P Qcibto mio a vede-
:

re alcun bene L’occhio di colui , che è morto , certamente non può ritorna-
.

re a vedere alcun bene perocché c (Vendo 1 uomo fpogiiito di quella carne .


:

giammai non può ritornare a far’ opera di merito nelluno E pertanto quel ,

ricco che era nell’ Inferno , conlidcrindo , come in lui non lì poteva rivocare
,
tale lentenza , lì sforzava almeno di fare (campare da tale tormento i fratelli
LuC.l6.i6 fuoi Padre Abraam io ti priego , che tu mandi La zero nella cafa del
, dicendo;
padre mio , dove io ho cinque fratelli , acciocché egli fia loro teflimonio di guardarfio
che ejji non vengano in aueflo luogo di tormenti Noi veggiimo , che eomeche
.

l'uomo Ha pollo in ifpennza falla , fi prende puf elio nella mileria fua alcuna
confolazionc Ma i miferi dannati , acciocché piu grayofa fia loro la pena
.

eterna , del tutto hanno perduta ogni fpcranza di mifericordia , così vera 4
come falla ; ficchc ben fono c(Iì certilììmi di non lentirc giammai fine de'
tormenti loro E pero vedi , che non domandò grazia per se d’ufcire di quel
.

luogo , ma fupplico per li fratelli , che non vi veniffono che ben fapeva :

erto , che da quei tormenti non doveva mai eflere libero , copciofiache alia
pena fcnfibile di que’ dannati fia aggiunta ancora la pena della difpcrazionc .
feci.?. >0, Per i a qual cofa ben diceva Salamone : Senza nullo ripofo fa, che la mano
tua adoperi quanto può : perocché ni opera , ni ragione , ni Jàpienza farà nei!' In-
ferno , dove tu corri Adunque ben polliamo dire , che l'occhio non ritorna
.

a rivedere il bene: perocché trovando l’anima nolìra nell’ altra vita il pre-
mio delle operazioni fue ,
così buone , come ree , già piu non farà rivocata
ad ufo d’ . E
operazione alcuna pertanto conlidcrando il noftro Gjob . che
, le quali noi veggiamo predenti ,
quelle cole fono fuggitive , e lenza alcuna
fermezza e quelle che feguono , debbono fempre ìlare ; Pero vedi , come
;

in un verfo comprefe 1’ una , e 1 altra fentenza , quando dille : Ricordati ,


che la vita mia i vento : e appreflo foggiunfe : e non tenterà P occhio mio a
vedtrc alcun bene Onde conhaerando elio il corfo della vita prefente , diceva:
.

Ricordati , che la vita mia i vento . E appretto conlidcrando la eternità di


quelle cole , che debbono venire , foggiunfe E non ritornerà P occhio mio a
;

vedere alcun bene Di che ancora volendo cflò dimoflrare , come nell’ altra
vita la generazione umana è abbandonata del dono deila nolìra redenzione ;
IJ. pertanto in perfona di tutti appreflo dice : E non mi guarderà il veder delP
uomo . Il veder dell’ uomo non è altro , Icnon la mifericordia del noftro Re-
dentore , la quale in quella vita guardando fopra di noi , li rammolla la du-
Luc.i6.6i rizia nolìra Onde dice nell’Evangelio, che desi Criflc ragguardb Pietro ,
.

e ricordando/! Pietro della parola , che gli aveva ditta C tciù , tcjcì di fuori , t
pianfe amaramente .
Noi polliamo dire , che quando l’ anima nolìra è fpogliata di quella car-
ne , già dipoi non i guardata dal vedere dell’ uomo E quello non è altro. « .

fertonche -colui , il quale non i riformato- a ricevere perdonanza della grazia


di Dio innanzi la morte , giammai non può cflcre dipoi da quella liberato.
2. Cor.6.i. E pertanto ben diceva 1’ Apoftolo Paolo : Ecco ora il tempo accettc.bilc , ecco

Pfal.117, ora i dì della falute Ed in altra- parte diceva il Salmilla


, Nel fecola farà la
:

1. mifericordia fua Quello è veramente da tenere , che colui , che nel prefento
.

fecolo non è liberato dalla mifericordia di Dio , farà nell’ altro fecoio obbli-
Eccl. n.-j.gato fola mente a giuftizia . Per la qual cofa diceva Salamone ; In qualunque
porte cadrà il legno , ovvero dall' auflro , ovvero dalP aquilone , così farà fempre
forza alcun mutamento . E
cosi alla fine della nolìra vita partendoli 1 anima

dal

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,.

L,
GREGORIO.
'
'
,

DI 1

S. *47
dal corpo , fi ftarà fempre ferita alcun mutamento , come ella fi farà partita
o buona ,
o rea Sicché eflfendo ella efaltata a’ premj eterni , giammai non
.

potrà cadere agli eterni tormenti . E per lo contrario eflfendo ella condanna-
ta a’ tormenti eterni , giammai non potrà allettare rimedio d’ alcuno fcampo.

Il nollro Tanto Giob adunque confiderando a’ danni della umana generazione,


come ella dopo que la vita è fuori d’ogni fperanza del Tuo Redentore , ben
diceva E non mi guarderà il veder delf uomo
:
Perocché fenza dubbio quello
.

che in quello mondo non è riguardato dalla grazia del Tuo Redentore , e non
è da lui corretto ; veramente nell’altra vita non può clTerc riguardato da lui,
cioè a dire , che già dipoi non Tari da eflfo liberato dalla morte eterna . Tu
debbi Tacere , che quando quell’ eterno giudice verri a giudicare , effo non
confidereri nel peccatore Tenon la colpa per poterlo punire , e niente lo giudi-
cheri con mi encordia di perdonanza . Eliminerà falò le colpe de’ peccatori ,
e della loro vita non curerà niente . Per la qual cofa confiderando il noitro
Santo , come elfo dopo la prefente vita non doveva elTcre piu ragguardato
dal vedere dell'uomo, appretti» ben foggiugnea : C/i occhi tuoi fi volteranno
in me , ed io non ijìarò fermo Come fc dicelfe apertamente Tu Tei quel giudice
. :

diritto , che venendo a giudicare il mondo , arai gli occhi chiufi a vedere cofaj
la quale polTa dar Talute a’ rei : e volendogli punire , ani gli occhi aperti É .

ueito non è altro, Tcnonche quello che nella prefentc vita non è da te raggir-
2ato con occhio di miTericorJia , poi nell’altra non Tarà mirato fe non per elTere
atterrato per diritta giu tizia nella pena eterna . In quella vita il peccatore be-
itemmia Iddio , fa contra i luoi comandamenti , e nientedimeno fempre gli
pare crefcere in profperirà . E quello non è per altro , Tenonche Iddio non
vuole raeguadare in quclta vita colf occhio della correzione colui , il quale elfo
afpctta di punire etemalmente . E pero di quello ben diceva la Scrittura : Il Saf. 11.24
tjiialc moftra di non vedere i peccati degli uomini per dar poi fentenza . Ma
quando il peccatore è da Dio ragguardato , allora dice , che non può tlar fer-
mo . E quello non è altro , fenonche quel giuitilfimo giudice quando verrà a
efaminare fottilmente le noilre colpe , allora i peccatori non faranno fuflkien-
ti a follcncre quei tormenti eterni . Polliamo ancora quello tetto fporre in
perfona de’ giulti . La mente de’ giudi uomini fempre e follecita , e fempre
intenta all’efaminazioni di quel giudice , che debbe venire . Onde in ogni lo-
ro operazione non fono elfi lenza paura , perocché bene confiderano elfi quan-
ta è la miella di quel giudice , al quale elfi debbono llar dinanzi confide- :

rano quanta è la eccellenza e la potenza Tua , e ben conofcono dentro da


elfi quanta fia la colna della infirmità loro . Raccontano dentro da loro me-
defimi le colpe delle loro operazioni , e dall’altra parte le grazie del lor Crea-
tore . Confiderano ancora quanto egli debbe ìlrcttamente giudicare le no-
ftre colpe , e come fottilmente elfo debbe pelare le noilre buone operazioni
Per la qual cofa fempre fono in paura i giulli uomini , perocché fe Dio non
gli giudica colla Tua pietà , veramente fi veggono dover perire ; conciofiache
quello , che a noi pare cofa siulta , davanti da lui (pel Te volte è colà ingioila,
le già la nollra vira non è fcu'àra dalla mifericordia lua . E pertanto , come
vedrai , in quello libro ancora è fcritro le ftelle non faranno m nde nel cofrrt-Job.iy^.
:

to fuo ; perocché innanzi a quel giallo giudice coloro , i quali in quella vira
rifptendono per mondizia di fanrità , conofceranno d’ avere in loro medefimi
macule di peccati . E nero ben dille il nollro tello : Gli occhi tuoi fi volteran-
no in me , e io non ifttrr\ fermo ; come fe dicelfe apertamene in perfona di
ciafeuno uomo eiulto : Signore Iddio , fe farli da te fottilmente efaminato
io non potrò foltcnere il tuo giudicio : perocché I4 vita mia non farà (uffi-
ciente atta pena , fe tu vorrai rendere degni meriti alla operazione mia Apr .

prelfo volendo il noitro Giob brievemente conlìderare la colpa , e la pena


della

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148 LtSRO mi. DE' MORALI
*4* della umana , ben foggiugne : Siccome fi confuma la nuvola , e
generazione
patta via che difenderà alt inferno , non falirà in allo . La nuvo-
s così fucilo ,
la alcuna volta lì lieva in alto , alcuna volta ini: rolla , cd è fofpinra dal ven-
to , alcuna volta è disfatta dal caldo del Sole Così veramente fi può dire di
.

molti uomini , i quali lì levano in alto per la nobiltà della ragione , e ap-
pretto ettcndo loro pcrcollì dal vento dello Ipirito maligno, fono fofpinti quà
c colà da' loro difordinati delidcri; e dipoi ettendo efaminati da quel giuflilfi-
mo
giudice, li può dire, che fieno, come distarti dal caldo del Sole ; Onde
dipoiche fono condannati al luogo delle pene eterne , già piu non ritornano
ad ufo d’ alcuna operazione . Conlìderando adunque il nofiro Giob f altezza,
C ’I corfo , e ’l difetto dell’ umana generazione , ben diceva Siccome fi con- :

fuma la nuvola , t fatta via , così fucilo che difenderà all' inferno , non fi le-
verà in alto i come quafi li diccffe apertamente Quello cade correndo in al-
:

to , il quale per Tua luperbia li lafcia cadere in luogo di morte ; E quello ta-
le , fé pure una fiata per fua colpa è tirato alla pena eterna , giammai per
milericordia non può cttere rilevato ad alcuna perdonanza Per la qual cola .

appretto ben foggiugne E non ritornerà piu nella cafa fua Saper dobbiamo ,
: .

che liccome la cala materiale è abitazione del corpo ; così quella cafa , alla
quale la mente s’ accolla per dcfidcrio , li può chiamare fua abitazione Ora .

quel che una fiata farà condannato a quegli tormenti eterni , giammai non
potrà ritornare a tifare quelle cofe , alle quali egli in quella vita del tutto fa-
rà dato Polliamo bene ancora per lo nome dell’ Inferno intendere la dilpe-
.

Pfal.6.6. razione del peccatore , della quale dicea il Salmifia NeH Inferno chi ti con-
:

Pnnj.lH.f fetterà ? E in altra parte è lcritto : Il malvapio fuanclo farà venuto nel pro-
fondo de peccati , difprewrà : cioè a dire , verrà in difptrazione . Certo qua-
lunque è quello , il quale fi fottomette alla iniquità del peccato , del tutto li
può dire, che morendo abbandoni la vita della giuliizia . quello, che Ma
dopo il peccato fi lafcia cadere , ovvero atterrare dal pefo della disperazione,
quello fi può veramente dire , che dopo la morte fia atterrato nel fuppliuo
dell’ Inferno E pertanto ben dice il nollro tefio : Siccome fi confuma la nu-
.

vola , e ptiffa via , così fucilo che difenderà all' Inferno , non falrrà in alto .
Spctte volte adivienc , che la malvagia operazione s’ accompagna con
1’ iniquo vizio della dilperazione . Per la qual cofa fi toglie ogni fperan-
za di poter ritornare alla via diritta E certo ben fono àrtimigliati alle nuvo-
.

le i cuori di coloro , che fi difpcrano . La nuvola è grotta c ottura , c cosi


1 anima di colloro è ottura di Icurità d’ errore , cd è grotta di moltitudine di

peccati E apprdlo fi può dire , che quelle nuvole fieno confumate , e disfat-
.

te E quello farà , quando i detti peccatori , c ollinati per difpcrazione , ttn-


.

tiranno fopra di se venire il lume dell’ ultimo e giullo giudicio di Dio Puof- .

fi ancora per lo nome della cafa alcuna volta intendere l'abitazione del
nollro
cuore , cioè 1’ anima nollra Per la qual cofa fu detto a colui , che era fiato
.

Marc. 5 -i. fanato l'a nella cafa tua . E certo quello non è altro, fenonchc cofa degna
:

è , che dipoiche ’l peccatore ha ricevuta perdonanza da Dio , egli ritorni alla


mente fua , acciocché da capo non commetta cofa , per la quale etto degna-
mente potette effere percotto . Ma quello che andrà all’ Inferno , giammai
non potrà falirc alla cafa fua perocché quello , il quale s’ è lattiato cadere
:

in dilperazione , è del tutto cacciato fuori della abitazione del fuo cuore , e
già per innanzi non può piu ritornare dentro da quella perocché ettendo
:

egli pollo così di fuori , fempre cade di male in peggio. Era f uomo fiato
creato per contemplare il fuo Creatore , e per inveliigare fempre la nuefià
fua , acciocché fempre abitarti: nell’ altezza ‘dell’ amor fuo. Ma dipoiche per
la fua difubbidienza egli fu dittaccuto di fuori , allora etto perde il luogo del-
la mente fua ; perocché ettendo egli J'pcrduto per diverte vie tenebrofe , ov-
vero
.

DI
S. GREGORIO. 249
vero ofeure , convenne , che forte dilungato dall’ abitazione de! vero lume .

Per la qual cofa appello ben foggiugne : e non lo ronofeerà piu il luogo fuo . Il *$•
luogo dell’ uomo lì può dire , che tulle il fuo Creatore . E allora fi può di-
re , che f uomo abbandonane quello luogo . quando dette udienza alle paro-
le dell’ ingannatore , -partendoli per quello dalt amore del Creatore fuo. Ma
quando 1 onnipotente Iddio volendo ricomperare 1 uomo perduto , le gli
' '

volle manifeltare eziandio corporalmente ; allora per un modo di dire fi può


dire , che egli veniffe dietro alle pedate del fuo fuggitivo , cioè dell’ uo-
mo , che s’ era fuggito, per rendere il fuo luogo a colui , il quale egli aveva
perduto .

Se ’l noilro Creatore non poterti: degnamente crter chiamato nortro luo-


go ; già il Salmitla volendo dar laude a Dio , non direbbe : 1 figliuoli de'fa- Pfal. tòt*
ut tuoi abiteranno quivi . {Sitivi non fi dice , fenon quando noi dimollriamo 2j>.
alcun luogo fegnatamente Ma fono bene alquanti , i quali comeche abbia-
.

no ricevuto I’ aiutorio della redenzione , nientedimeno non confidcrando la


fornata eccellenza di quella , fi voltano alle tenebere della difperazione . Que-
lli cotali portiamo noi dire, che tanto perifeano piu iniquamente, quanto
elfi hanno piu in difpregio i rimedi della lor falute , i quali erano loro of-
ferti. K pertanto di quell’ uomo , che era così dannato , ben dille il nortro
fello : Non lo cr.nofcera piu il luopo fuo Detto abbiamo , che il nortro luogo
.

è Iddio Ora 1! peccatore , che è caduto in tal difperazione , tanto farà da


.

quello llrctto giudice dimenticato al tempo dell’ultima fentenza , quanto egli


in quello mondo meno apprezzò eziandio i doni della falute fua. E certo
farà cosi degna cofa , che quello fia dimenticato da Dio , il quale eziandio
rr sì eccellenti doni non può erter rivocato alla grazia della fua riparazione.
Fcr la qual colà è ben quello da confiderare , che non dille il noltro- fello :
Etl egli non conofcaà piti il luogo fuo ; ma dille e già piu non lo conofarà il
:

luogo fuo Vedi , che non dà il conofcimento all’uomo , ma al luogo E per


. .

quello fi dà ad intendere chiaramente , che per lo nome del luogo fi dimo-


Itra il noilro Creatore , il quale venendo a giudicare il mondo , dirà a que-
gli , che faranno indurati nella iniquità loro io non fi donde voi fiete
: Lue. 13.. Ma
i fanti eletti quanto piu attentamente confiderano , come i peccatori debbo- 25.
no elfere da Dio riprovati , ovvero discacciati ; tanto continuamcnre piu &
sforzano di purgare con tutta loro follecirudine ogni Sozzura di lor colpa e :

vedendo elfi i peccatori raffredare dall’amore di quella vita , allora con grande
fiudio fi sforzano di ricoverare con penitenza le colpe loro . Di che appreflb
ben foggiugne Per la qual cofa ed io non perdonerò alla bocca mia Quello
. .

perdona alla bocca fua , il quale fi vergogna di confortare quel male , ch’egli
ha commeffo
Dare fatica alla bocca fua non è altro , fenon occuparla a confertàre l’ini-
quità contrarila . E certo 1 ’ nomo giutlo non perdona alla bocca fua , peroc-
ché colla propria confertione erto antiviene 1’ ira di quell’ afpro giudice , e con
le lue proprie parole diventa crudele contra di se medefimo Odi a quello il
.

Salmirta , come confortava la compagnia de’ giudi , dicendo /tntrvcgnamo la Pfal.94.2_'


:

faccia Jua nella confejfwne . E in altra parte Salamonc dicea : Duello eie nafeon- Prov. 28.
de le colpe fue , non farà diritto E in altra parte ancora è Scritto Il giufio ij.
. :

di principio è accufatotc di se medefimo . Ma veramente 1 ’ uomo non apre la Prov. 18 .


bocca fua alla confertione , fenon quando fi fente angosciare lo fpirito per 17.
paura , conlìderando quello ftretto giudicio che dee venire Per la qual cofa
.

appreflo ben foggiugne lo parlai nella tributatone dello fpirito mio


: La tri-
.

bolazione dello fpirito muove la lingua ; e quello non è altro , fenon che
quando 1’ anima poltra fi fente pugnere , allora è fofpinra a confortare le col-
pe della fua ferverla operazione Ma bene fono alquanti , i quali confortano
.

li i io-

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,,

aro LIBRO mi. DE' MORALE


i loro peccati e pertanto di quelli non hanno conrrÌ7Ìone
, cioè che per ta-
,
le confeflionc niente piangono le colpe commdTe i
. Ma
fanti eletti confef-
fano con parole le colpe loro , e appreflTo ancora con gran contrizione d’ ani-
ma fi sforzano di purgarle . E. pero vedi come ben dille il noftro Giob che :

dipoiche ebbe detto . che non perdonerebbe alla bocca fua appreflò foggiun-
,
fe la mbul.Tztonc dello finito ; come fe dicelfe apertamente la lingua mia
:

in tal maniera confetterà le fue colpe che lo fpinto non farà pqrtan'o fenza
,
parte di tri Ili? ia . Ciò volle dire : ecco eh’ io fcuopro le mie ferite con pa-
role , e apprelfo per lo dolore che io ho dentro ad domando la falute della
, ,
medicina Quello che con parole manifefta le fue colpe , e pertanto non ha
.

dolor dentro da se di quanto egli fi vede avere commeffo li pno ben dire
,
che fcuopra la ferita , ma non vi pone su la medicina E pertanto fenza .

dubbio quello è di bifogno , che come 1’ uomo colla parola confetta il fuo
peccato , così lo medichi con la contrizione dell’ anima ; acciocché forfè per-
tanto la ferita non diventaffe piu puzzolente quanto ella è piu manifella
,
e peggio curata Quello confidcrando il Salmirta volendo dimoferare , co-
. , e
me elTo non fidamente feopriva la ferita del fuo cuore , ma eziandio vi po-
Pf- S7- »? neva. su la medicina del dolore

odi , come diceva lo man'tfcflo la iniquità
:
;
mia : t pentirò per lo peccato mio Per lo manifellare della iniquità lì mollra
.

lo feoprire della ferita , cioè -della colpa commelTa c per lo penfare del peccato
:
1 6.
li, mollra il rimedio della medicina,. Ma veramente quando la mente così af-

flitta ripenfa follecitamente i danni fuoi allora alcuna fiata da per se ItelTa fi
,
levano contra lei medelima diverte battaglie ; perocché quando ella sforza se
medcfiim a lamentarli della colpa commelTa , allora con òcculta riprenfione fi
diltrugge |n se medelima Per fa qual cofa odi apprdTo , come ben foggiugne
.

a quello il, noftro fello: E ragionerommi colla amaritudine deir anima mia.
Quando noi tentiamo dentro da noi la paura di quel giudicio divino , allora
noi ci dogliamo de’ mali commetti : e per tale amaritudine fìamo piu inten-
ti ad efaminare in noi medefimi ovvero a dolerci di molte altre cofe , le
,
quali al principio noi non ci pensavamo d’ avere commette . Perocché fperte
volte adivicne , che quello
x che per nollra pigrizia ci era nafeofo , appreflò
toccandoci il dolore , ci divien manifello . E così la mente quanto piu fi len-
te afflitra , tanto piu chiaramente truova quel peccato che erta avea com-
,
meflo , c noi fapeva Per quella fua battaglia gli fi manifella chiaramente
.
,
uanto elTa prima fette contraria alla verità della pace perocché eflendo el-
:

B dentro da se commoflà per compunzione , conofce in se medelima quello,


t

che.efla in prima non conofcea , ftando nella falfa ficurtà fua . Onde quan-
do in noi crefce 1’ amaritudine della penitenza ; allora dinanzi al vergogno!»
cuore , e contra fuo volere fono polle tutte le cofe illecite , eh’ egli ha
,
commefse .

Certamente quando l’anima è così compunta di dolore ,


allora tale ama-
ritudine ledimoftra la gìuftizia di quello feretro giudice debbe venire .
, che
Ponlc dinanzi agli occhi le minacce de’ tormenti eterni percuote f animo
,
di paura , confondalo di vergogna, rifrena in efso movimenti illeciti , e
i

leva da efso la quiete, della iniqua fichrtà nella quale efso era porto . Dimo-
,
ilragli a quante grazie del fuo Creatore egli fia obbligato quanti beni egli
,
gli abbia donati : e per lo contrario racconta quante iniquità
per tante gra-
zie egli abbia fendute . Dimoftraeli come mirabilmente J’ uomo fia da Dio
,
creato , come graziofamente nutricato
, e come da efso fia (lato ripieno del
dono della ragione , e come graziofamente da lui chiamato. . Rimp ruovtra
-

ancora tale ingratitudine all’uomo, come cfsendo lui chiamato dal fuo Crea-
tore , erto non l’ ha voluto feguitare . Ricordagli ,,come la mifericordia fua
non ha voluto difprcgiare il Tordo pongli ancora innanzi a gli occhi come
:
,

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,.

N
D 1 S. G R E C O R 1 O. ajt
efso fia fiato da lui alluminato di molti doni , e come dopo tali doni egli è
/lato per tua volontà accecato dalle lue perverte operazioni ; come nientedi-
meno egli , come padre , con diverte correzioni i abbia purgato dall’ errore
della tua cecità , e come per tali dolori di tuoi flagelli egh fia ridotto all' al-
legrezza della falute , volendo lui penfare alla mifericoidia tua . Riprcndelo
ancora ,
come egli tra tante correzioni ancora non fi rimane del peccare ,
di inoltrandogli , come la grazia d’ Iddio giammai non abbandona ij tuo pec-
catore , comeche elsa fia da lui difprcgiata. E in quello modo ci riprende la
notlra contrizione , ora ricucendoci a memoria i doni di Dio , ora rimpro-
verandoci le nollre operazioni Per la qual cofa fi può dire , che 1’ amaritu-
.

dine dell’ anima abbia una tua lingua nel cuore de' giudi , la quale tanto piu
parla fotrilmente , quanto» ella è udita piu adentro. E pero vedi , che nel
no Uro fello non dille : io parlerò ; ma io mi ragionerò coll' amaritudine delf ani-
ma mia : perocché la forza del dolore . la quale ripenfa i noilri peccati , ha
a dellarc 1 animo pigro a lamentarli delle tue colpe E in quello modo fi .

può dire , che li ragioni con lui , e che gli dica parole di compunzione . per
le quali elfo fi corregga , e ritorni piu foTlecito alla guardia di se mrdefimo
Dica adunque 1 uomo giullo in pertona di se medefimo , dica in pertona del-
la tanta Chiela , e in pertona di tutti noi : lo mi ragionerò colf amaritudine
delf amma mia ; come te diceffo apertamente : dentro da me medefimo io
parlo contra me col dolore del cuor mio , e di fuori mi nafeondo dalla bat-
titura di quell’ afpro giudice. Ma
quello ben dobbiamo noi fapcre ficco- ,
me noi proviamo continuamente -in noi medefimi , che effondo la mente
noftra così gravata di dolori di penitenza , allora ella fi riltrigne in se mede-
lima , galligafi con afprczza di corpo , e partefi da ogni diletto di carne .
Deiidera di venire a quelle cote celelliali ; e nientedimeno tempre fente con-
tro di se la corruzione della carne tua Per la qual cofa appretTo ben fog-
.

giugne : Or fono io mare , o erto , cioè pefee balena , che tu hai accerchia- m
to di prigione ? Veramente noi polliamo dire, che 1’ uomo fia accerchiato
di prigione : perocché fpe/fo volte eflo fi sforza di levarli in alto con accre-
feimento di virtù , e nientedimeno è impacciato dalla corruzione della carne.
Di quella prigione della carne ben denderava d’ clfer liberato il Salmifla
quando diceva: Signore Iddio , trai di prigione f anima mia a confejjarc il no- Pf.l^l. 8 .

me tuo . Or che intenderemo noi per lo nome del mare , fenon i cuori de’
carnali , i quali continuamente Hanno gonfiati , ovvero ondeggiati di diverli
penfieri ì Eche intenderemo noi per lo nome del ceto , fenon il noftro an-
tico nimico , il quale palla dentro alle menti degli uomini di quello fccolo
,
e così quali li può dire , che nuoti dentro da’ loro difordinati penfieri f Ma
quello ceto polliamo noi ben dire , che fia accerchiato in prigione : perocché
quello fpirito maligno in tal modo è obbligato all' inferno che mai non
,
potrà andare a quelle cote celelliali . Odi a quello 1’ Apoflolo Pietro come
,
dice : Iddio non perdonò agli Angeli , che peccarono , ma condcnnati gli mandò i.Pctr. 14.
ali' inferno
,
acciocché quivi fempre fujjino tormentati Polliamo ancora dire,.

che ii ceto fia accerchiato di prigione in altra maniera : perocché non può
tentare i buoni , quanto eflo deiidera ; e in quello modo la potenza tua fi è
imprigionata. Il mare ancora polliamo dire, che fia accerchiato di prigione,
quando i difonefli defiderj delle menti carnali fono rifrenati dalla impotenza
loro a fare que' mali , i quali elfi commctterebbono volentieri Onde vor- .

rebbono alcuna volta 1 rei uomini avere fignoria fopra i buoni ; ma la divi-
na difpenfazione per (iugulare giudicio fottomctte irei a’ buoni alcuna fiata.
Vorrebbono gli uomini fuperbi poter nuocere agli umili; ma alcuna volta
per divina previdenza conviene , che i fuperbi fi fottomettano agli umili e
,
da loro fperino d’ avere alcuna grazia . Vorrebbono gli uomini carnali per
,
I i 2 po-

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^

*5* LIBRO Vili. De MORALI


poter faziare i loro appetiti , e avere in quello mondo lunghezza di vita ; ma.
per divina fentenza quella è torto tolta via . Odi di coltoro , come diceva il
^
' 77 - 13 Sulmilla : Egli gli ha pojli come ac.jua otre m
Per /' acqua in are s’ intendo-
.

no i difordinati deliderj degli uomini mondani , i quali non Ti porto no fen-


dere agli effetti dell’ opere fecondo le volontà loro . E così ritornando ai no-
Uro fello , noi portiamo dire , che'l ceto, e il mare fieno accerchiati di pri-
gione E quello adivienc quando la potenza di Dio rifrena la maligna vo-
.

lontà di quell’ antico nimico nollro , c de’ Tuoi feguaci c dentro da loro l.t-
:

feia rivolgere le temprile di Joro mali penfieri , in tal maniera che non portano
*7* adoperare in altrui le iniquità loro . Mai fanti uomini quanto piu hanno net-
to il cuor loro a confidcrarc ilegreti di quelle cole celeiliali , tanto piu- fi
rifcaldano continuamente all’ amore di quelle ; e airi grande ardore d’ amo-
re afpettano d’ clfcrc perfettamente faziati in quel luogo , del quale erti in
quella vita per contemplazione già fentono alcuna particella di dolcezza De- .

fidcrano di poterli perfettamente fottomettere quello dimoio della carne , e

iap. p.
di non avere in se alcuno illecito penderò (>er quella carnale corruzione . Ma
i j. p C rthe fcritto è: il tarpo • ttmttUmt aggrava C anima , e f abitazione terrena
atterra t intendimento , che faifa molte coje ; pertanto i giudi ben li levano con
la loro intenzione l'opra di loro modulimi , ma pure ancora fono fottopofti a’
movimenti dell’ infirmiti loro : c così offendo loro in quella vita , fempre fono
rinchiuli nella prigione della propria corruzione. Ben dice adunque il noilro
fello ; or fori nutre , o ceto , che tu iti hai accerchiato di prigione ? Come le
diccffe apertamente : il mate , e il ceto , cioè a dire gli uomini iniqui , c ’l
Joro capo , cioè lo fpirito maligno , degnamente debbono cflerc collretti , ovve-
ro legati in carcere di [iena : perocché coftoro non deliderano altro , fenon-
chc di poterli sfrenare a commettere ogni iniquità fecondo la maligna vo-
lontà loro . Ma io , dice 1’ uomo giullo , il quale non ho altro deliderio ,
fenon di venire a quella vera libertà della eternità tua , perche ancora fono
gravato dalla carne della mia corruzione ?
Nè pertanto è da credere , che quella domanda i giudi facciano con
fuperbia \ ma pertanto cosi dicono , perocché clfcndo loro accerti dell’ a-
morc di quella fomma verità , deliderano d’ effere perfettamente liberati
da’ legami della infirmità loro . Cosi ancora dalla parte dell’ autore de’
giudi non è da credere , che erto fia ingiuilo : perocché tenehdo elio i
Tuoi eletti nella afflizione del deliderio loro , in quello purga ogni loro
macula , acciocché^ dipoi fieno meglio difpolli a ricevere perfettamente
quello che clli deliderano con tanto ardore. Ma vedi bell’ ordine del teda,
che feguc !. Mentrecchc filanti uomini fono in quella vita , fono indu-
giati di venire alla quiete dentro da loro ; e dipoichc ancora non poffono ave-
re la vera pace , erti li rillringono dentro da se medefimi , e ritornano al
cuor loro : e in quello li credono effer venuti in un luogo dilettevole , e 15-
curo dai tumulti della carne loro . Ma
nientedimeno effendo erti così rinchiu-
li , non poffono fuggire , nè alcuna volta non fentono le battaglie della car-

ne : perocché comcche erti fieno di fuori dalla carne per intenzione , non ne
fono fuori per tentazioni ; c pero dove elfi cercavano d’ aver ripofo di tut-
te loro fatiche , qui elfi fentono gravirtimi affanni . E pero il nofiro làn-
to Giob avendo prima detto della carcere della fua corruzione , e volen-
do ritornare alla quiete del cuor fuo , dimollra appreffo quello , che noi ab-
biamo detto , cioè che dentro da erto egli traeva quelle battaglie , le quali
effo partendo fuori di se , li credeva aver fuggite . E pero ben foggiuene Se :

to dirò : il l ett uccio mio mi confiderà e farò alleggerito parlando meco nello Jhrate
,
dei nel covile mio ; tu mi fomenterai per fogni , e con vi/ioni mi percaterai di
paura . Per lo letto s’ intende il fegreto del ooilro cuore , c così per lo firato
e pel

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DI S. GREGORIO.
e pel covile . Odi la fpofa t (Tendo commoffa dalle punture del Tanto amore »
come diceva nella Cantica in perlona di ciafeheduno : Io cercai j-er motte noi- Cant.j. t.
ti nel tettuccio mio di colui , cui ama f anima mia . Allora è cercato di notte
nel lcttuccio il diletto fpofo dell’ anima , quando noi ci partiamo da ogni ve-
der corporale e da quelle falle immagini di fuori , e dentro dal covile del
nollro cuore troviamo quella invifibil bellezza del nofìro Creatore E pertan-
.

to a quelli amanti ben diceva la Verità nell’Evangelio : il reame di Dio è dentro


da voi . E in altra parte diceva : Se io non mi partirò , non verrà lo fperito confola- Lt1c.17.tt
tare ; come fe dicefle apertamente : Se io non levo il corpo mio dagli occhi della Jo. 16. 7.
intenzion volita, certamente io non vi potrò menare all’ intendimento delle cofe
inviabili col mezzo dello fpirito confolatore . Onde di quelli giudi in altra parte
dicea il Salmiila I fanti uomini ejidteranno in- gloria , e fi rallegreranno ne' covili, Pfmp. j.
:

cioè ne'lettucci loro Quello non è a!tro,fenonche quando erti fi dipartono dalle
.

male condizioni di fuori , allora elfi fono ficuri dentro da loro , e così pren-
dono gloria dentro al fegreto delle loro menti . Ma allora fi potrà dire , che
la letizia de’ fanti lia perfetta , quando elfi non lenti ranno di fuori alcuna bat-
taglia di cuore .Quando la nollra carne fi lafcia cadere alle cofe illecite , al-
lora fi può dire , che’l parete della cafa noflra fi trioni , e che ii nollro co-
vile lia turbato .Di che ancora ben diceva il Salmiila : Tu hai rivolto tutto il Pfai 404.
fuo tettuccio nella infirmuà-fua ; perocché quando noi fiamo percolfi dalla ten-
tazione, del notlro cuore, allora la nollra infirmità triema , e così guada il
covile della mente noilra .Apprettò , che diremo noi , che s intenda in que-
llo luogo per li fogni , e per le vifioni, fenon le immaginazioni di queir ul-
timo e terribil giudicio , il quale fi può dire , che già noi in alcun modo Io
veggiamo per paura ,
ma certo non lo polliamo vedere , come elfo farà ve-
ramente t Adunque polliamo dire , che noi lo veggiamo per fogni , ovvero

per vifioni -

I fanti uomini , ficcome detto abbiamo , ritornano al fegreto del cuore


loro , quando in quello mondo elfi fi fentono avere profperità oltre all’appeti-
to loro , ovvero quando oltre alle loro forze fi veggono dkr percoffi d’ avver-
tì ti ; perocché allora Temendoli elfi affaticati per quelli affanni di fuori , cer-

can dentro da se lo llrato e’I lcttuccio', ovvero il covile , cioè a dire il luogo
ttì ripofo della mente loro Ma ecco che elfendo loro rifuggiti in queflo fe-
.

greto , allora fono turbati di fogni e di vifioni E queflo adiviene , quando dfi
.

dentro da’ loro cuori immaginano , ovvero confiderano quanto debbe eflcr Tor-
tilmente efaminaro , e come è tenibile quel giudicio di Dio Contemplano .

i fanti uomini di quanto fpavento farà l’avvenimento di quel fommo giudi-

ce , il quale farà manifesti tutti i noflri fegreti , c dinanzi a tutti porrà le


colpe di tutti . Confiderano , che vituperofa vergogna farà quella d’ edere con-
fidò nella prefenza di tutta f umana generazione , di tutti gli Angeli , di
tutti gli Arcandoli , e brievemente di tutti gli ordini celetliali .Pcnfano an-
cora , e quafi già veggono , che intolerabili tormenti deono feguire dopo tal
confufionc ; conciofiache le colpe commette tormenteranno P anima immor-
talmente mortale , cioè eh’ è morta fenza morre , e che mancherà fenza
mancare e così di fuori ancora il fuoco eterno confumerà la carne Adun-
: .

que quando la mente de’ giuili è percoli a di sì paurofu immaginazione , allo-


ra fi può dire , che ne! fuo lcttuccio , cioè nel fegreto della Tua cofcienza , ef-
fa fia fpaurita da fpaventofi e trilli fogni . E pero ben diffe il nollro tcilo :
Se io dirò : il mio tettuccio mi confiderà C’fc. come fe apertamente dicclfe Se io :

mi partirò della confidetazionc di fuori , e ritornerò dentro da me , penfan»


domi di trovar riixilo in quello fegreto ; ecco che innanzi m’ è polla la im-
maginazione di quella terribile c ultima fentenza , e per quello antivedere fono
ipaurito . Ma ben dice nel tetto e fatò allegerito parlando meco nello fìrato ;
:

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*54 LIBRO MI!. D 1 *
M0 R ALI
noi mi tettuccio mio ; perocché quando noi fuggiamo dentro dal filenzio del-
la mente nolira ,
allora lì può dire , che de’ nollri penficri noi ci ragioniamo
nel lettuceio noilro . Ma
tal nofìro ragionamento , come già avemo detto , ri-
torna in paura ; perocché allora molto piu aperta mente, ci li marnici la lo Ipa-
18. vento di quell’ afpro giudice , che dee venire Ma
acciocché nullo fi sforai
.

di fpqrre quello, redo fecondo la lettera , voglio che fema pafì’are piu innan-
zi noi veggiamo in quanti modi l’ anima noilra può dfere tocca da imma-
gine di fogni . Sono alquanti fogni , che vengono per foperchio , c alquanti
che procedono per mancamento di cibo , alquanti fono che vengono per il-
lufioni di Demoni ; alquanti infieme per noitro penfare , c per illufiont ; al-
quanti per revclazioni ; alquanti per noi irò pt rifare e per revelazione infieme.
De' due primi modi abbiamo certezza per la continua fperienza I quattro .

feguenti troviamo dichiarati in divede parti della Tanta Scrittura . Che fe i


fogni alcuna volta non procedeffono da ìiiuiìonc di Demonj , aia non direb-
Eccil. l. be la Scrittura Molti n hanno fatto errare i fogni e le vane illufwni , E in al-
:

34. 7- tra parte dice non farete augurj , e non arete affervanze in fogni ,
:

Lcvit. ip. Per le quali parole ben vedi . come fono maiadetri logni , i quali ci i

ad. fono vietati approdò gli auguri Apprelfo , fe alcuna volta i fogni non procc-
.

dertbno inficine per noilro penfare e per illufione di Demoni , già Salamone
Eccl. 5. j. non arebbe detto : i fogni ftgumo dopo molte follecitudini Ancora fe alcuna ,

Gen. 37.7. volta non precedeffono in noi i fogni per lo mifterio della revelazione già
Matt, a. Giofef non arebbe veduto in fogno, come efib doveva edere antiporto a’fra-
13. te Hi fuoi ; nè ancora lo ljpofo di Maria arebbe fajputo , come elfo doveva
fcampare il fanciullo , fe in fogno la fòtnma Venti non gli avede detto :
Togli il fanciullo e la mttirc , e vanne Egitto Approdò , fe alcuna volta 1 no-
.

dri fogni non procedertòno ìnfieme per rivelazione , c per nolìro penfare ,
già Daniel Profeta volendo fporre la vifione di Nabucodonofor , non arebbe
Dan. 1.19. cominciato dal fuo pendere , dicendo ; Tu Re comineiaf.i a penfare nel letto
$1. tuo quello che dopo queflo tempo devefi e feguire : ed ceco che quello che rrvrla i
miflerj , t' ha dimoflrato le ccfe che debbono venire : e appretto Teglie Tu ve- :

devi ; cd ecco ::na flotta grande, alta di flotterà, ti flava dinanzi Vedi in quello, .

che volendo Daniel moitrarc , come il fognodel Re fi doveva adempire in pri-


ma , moftra da che penfkro tal fogno procedeà . Per li qual cola è certo il
noftro detto , che alcuna volta i fogni procedono infìeme da penderò , e da
rivelazione . Per la qual cofa poiché i fogni hanno tante divertiti , tanto è
piu malagevole a dar loro fede , quanto meno fi può conofcer da qual ca-
gione effi procedano . Perocché fpede volte il demonio promette in fogni
profperiti a coloro , i quali erto ha pcrcofli di avvertiti : e cosi a coloro , i
quali effo eonofee , che temono f avvertiti , fpede volte in fogno le modi»
piti afpramente , acciocché per quello egli tenga i«r diverti modi in tormen-
to le menti loro : e cosi ora levandole in alto , ora riduccndole al bado , tem-
pre le tenga in confufione di paura . E fpede volte li sforza il demonio di
tormentare in fogno le menti de' fanti uomini , acciocché almeno a tempo
e(fi dipartano dalla intenzione de' lanti penfieri . E comechc effi del tutto
fi i

fi dall’ animo ogni lalfa illufione ; nondimeno il noilro nimico colle


levino
fuc quanto meno gli può vincere vegghiando , tanto piu fi sforza d' in-
inficile
gannargii dormendo E certo quello non è permeilo al demonio lenza iin-
.

gularilfitna difpenfazione di Dio : perocché quello egli permette , acciocché


eziandio in fogno fanti uomini non fieno fenza parte di premio coptra le
i

loro padroni e così ogni tempo così dormendo , come vegghiando , fia loro
:

cagione d’ efercizio Ben dice adunque il rroftrq Giob parlando a Dio S' 10
. :

diri : d mìo lettuceio mi cemfilirà &c. perocché in ogni cofa è mirabile la di-
fpenlizionc di Dio . E puolfi dire , che egli fia quello , che faccia tutto quarr-
. to

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. . , ,

D 1 S. G R E G O R 1 O. *55
toni maligno fpirito defidera fer contra noi mgiuftamente ; perocché quello
egli non confente , che fia faccia , fenon giallamente Ma imperocché ra vi- .

ta de’ fanti , ficcome già abbiamo veduto , è percoffa di tentazione vegghian-


do , e in fogni è affaticata d' itlufioni or che potrai f uomo fare , che egli
;

fcampi il piè del cuore da fanti lacciuoli di fcandaio vedendo in fogno ed ,

in vegghia tefe tante maniere di lacci contro di lui ) Ecco il nolìro Giob , che
ne darà configlio a tutri Noi abbiamo veduto di quanta turbazione elio fia
.

turbato d’ ogni parte Ora attendiamo che configlio egli troverà contra tali
.

fue turbazioni Odi , come fegue Per la qual cola f anima mia ha eletto d ef-
. :

fere fofpefa ì e P offa mìe hanno eletta la morte Che s’ intende per /' anima , .

fenon la intenzione della mente ? e che per P offa , fenon la fortezza della
carne ? Ogni cola , che fi fofpende , ovvero s’appicca , fi leva da baffo , e ponfi
in alto . Allora adunque elegge anima d’ efsere fofpefa , e che IP ofsa fue
1

niuojano , quando ella per defiderio fi leva a contemplazione di quelle cofe


di Copta , e in se medefima uccide ogni fortezz della vita di fuori , cioè della t

vita corporale .
Conofcono chiaramente ì fanti uomini , che in quella vit a effi non pof-
fono avere ripofo , e pertanto eleggono d’ effere fofpcfi perocché fi levano :

dall’amore di quelle cofe terrene , e levano l'animo loro in alto Apprcffo, .

effendo così elevati , danno morte alP offa loro . Quel») non è altro, fenon-
che effendo eglino collo lludio delle virtù fempre intenti all’ amor di quella
patria di Copra , perfeguitano col legame della umiltà quella fortezza monda-
na , la quale pareva loro aver’ in prima Piatemi in quello, a dichiarare la
.

noffra efoofizione , di vedere , come 1’ Apollolo Paolo avea fofpefa 1’ anima


fua , cioè a dire levata in alto Odi , come dicea : eia io non vivo, ma Criflo ny;/y
.

Vive in me . E ancora dice io ho defiderio effer disfatto , e


: d
effere con Criflo,
j
d
perocché Criflo è a me vivere
,
e'I morire mi
guadagno Il quale volendoli an- .

cora riducere a memoria 1’ operazioni della lua fortezza terrena i fi può dire,
che annovetafse 1’ ofsa fue , quando diceva : Io fono Ebreo di Ebrei . e fccem- pL-i.
do la legge , Farifeo ; ma fecondo P emulazione io fono quello , ohe perfegurtai la
Chicfa di Dio E avendo 1’ Apollolo Paolo per quelle parole , potemo noi
dire , fofpefa , cioè levata in alto 1' anima fua , apprefso dimollra chiaramen-
te, come egli dava mone all’ ofsa fue . Onde dice jQuelle rafie , che prima :
jp 7‘
m erano guadagno , or mi fenfo io per amore di Criflo , che fiano gravi don-

vi . Apprefso ancora piu chiaramente dimollra , come egli avea dei tutto
morte tali fue ofsa , quando foggiugne per lo quale io conofco ogni cofa ora jfojo
:

riarmo, e quelle oramai tengo, come flerco . Appreffo avendo lui così morte f
ofsa fue , ben dimollra , come egli pendeva in alto fenza anima , cioè lenza
amore di vita mondana , quando apprefso foggi [.ignea Acciocché io guadagni :

Criflo , e in lui fi movi di me , come io non abbia alcuna mia giujìizia , la


quale i per legge , ma quella che è di Ciesà Criflo per fede dipoicche . Ma
con tanre lue tcllimonianze abbiamo veduto , come l' Apollolo era fofpelò in
alto c morto al mondo ; or dimoltriamo , come il no/lro Giob ripieno di
quel medefimo fpirito fuggiva ogni concupifcenza di vita di faor? , cioè di
vita carnale i Ora attendi , come fegue : lo mi fon difperato e già niente vi-
,
veri piu innanzi
Sono alquanti giulli , i quali in tal maniera defiderano le cofe celellialì
che non pertanto lì lafciano rompere dalla fperaff/a delle cofe terrene I patri- .

moni , i quali da Dio fono donati loro , effi poffeggano per ajuto della ne-
ccffìtà umana . E ben ritengono gli onori , i quali fono loro dati temporal-
mente : non defiderano le cofe altrui ; le loro ufano lecitamente . E comeche
fieno nell’ abbondanza delle cofe nondimeno fono da quelle ftranieri per
,
amore perocché non fono legati per affetto , o per defiderio a tutto quan-
:

do

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, ,

. J*

^6 LIBRO mi. DE" MORALI


to è da elfi temporalmente poffeduto Altri giulli fono, i quali valwdo def
.

tutto edere l'pcditi a cobi iterar I’ altezza delle cofe dentro , ti abbandonano
le cole di fuori , Ipoglianli di quello eh’ egli hanno , e vogliono rimaner nu-
di d’ogni gloria d onor temporale ; quali per grati desideri) delle cote den-
1

tro divengono di fuori am 1 deila trini/ ta , per f ulama delle averfita no»
vogliono avere eénfolazioni delie cote di fuori E quelli fili dipoiehc colla
.

loro mente li fono del tutto dati a gaudi dell' anima , per quello uccidono
1

del tutto in loro rnedetìm. la vita d’ «ani diletto corporale Onde a c odoro .

diceva f Apoftoio :Voi fitte morti , e la vita voftra è nafeoja con Crifio in Dio .
Cdùlf
E in perfona di cofloro ben diceva il Salmilta L’ anima mia ha avuto defi-
:

pr g, ,, derio , ed è ventai* meno nelle cajc <kl Signore . Quegli defiderano , c non ven-
gono meno , i quaii_ bene hanno già il loro amore alle cole ceìeftiali ; ma
pertanto ancora non lì partono da! diletto delie cofe terrene quegli li può . Ma
dire } che abbiano defiderio , e vengano meno nelle cafe del Signore , qua- i

li per io defiderio delle eoe eterne del, tutto abbandonano l’amore di quelle

cole temporali. Quello delidera, e vien meno nelle cafe d' Iddio , il qua;
le pone il defiderio fuo alle cole eterne , e niente cura piu deli' amore di
quelle cole mondane . E per tanto ancora in altra parte ben diceva il Sal-
Pf. 118.81
imita L'anima mia venne meno nei tuo J aiutare . E la fomma Verità per le
:

Lue 14 2’ medefima diceva nell’ Evangelio ; Chi vuol venire dopo me , anneghi je medefi-
Lutil.Sz mo •E in altra patte diceva Se I uomo non rinumitrà ogni eojd , che egli
:

4‘
pollicele , non potrà e fiere mio dijcepdo Ora tornando a propofito , nel nume-
.

ro di quelli colali vuole Giob porre se medefimo , levando la mente fua


da quelli defiderj terreni , quando dice lo mi fono dtfperetto , e già niente vi-
:

veri) piu innanzi . > .-.vi ,-M •

La difperazione del giufto non è altro , fenon abbandonare ogni cofa


temporale , e addomandarc folo le cofe llabìli , e in quelle coté mondane
non avete Sdama . E quei che vive nel mondo in quella forma , può dire
che non viva a! mondo; perocché quello cotale li ptio dire, che con una
morte che dì vita’, egli uccide in le medefimo la vita d'agni affetto ccrpora;
lq. Onde non è da credere , cbe’l Canto nollro Giob per queito modo di
parlare fi difperi delia larghezza della mifcricordia di Dio , e che col paifo
del fuo cuore egli continuamente non vada dentro da se per la Canta eia .
Certamente per tale luorrsodo di parlare nullo dee palliare , che forfè per-
tanto egli fuffe partito dall’amore di Dio , c fluidi lasciato fegretamente percuo-
tere dal mortale coltello della difperazione E per molirare , che non per virtù
.

di nollro ingegno noi volefiìmo così per forza llorcere quello fello , certamente
per quekhc léguc noi jxjtremo medio comprendere quel che i palpito . Ec-
co die egli meddimo approdo ci dimoitra chiaramente con qual’ intenzione
egli aveva prima cirsi parlato Onde dice Signore Iddio perdonami , perocché
. :

niente fino t dì mici . Certo male fi convengono inficine quelli due modi
di parlare: lo mi fino di] petalo e perdonami
, perocché quello che fi difpcra,
:’

giammai non priega , che egli Ita perdonato : e quel che domanda perdono ,
certamente niente fi difpera . Adunque altro intende il nollro Giob per lo
dil’perare , e altro per lo addomandare del perdono Onde Situando lui con .

difperazione tutti i beni di quella vita , che tolto padano via , già per que-
llo nc diviene piu collante ad avere fpcranza in quelli che durano lemure .
E pertanto per tal difperazione vuole Giob moilrare , che 1 ’ uomo p.iulto è
piu difpollo ad avere i'peranza di perdono ; perocché tanto delidera elio con
maggior- certezza quelle cole che deuno venire , quanto egii piu veramente
abbandona con diiperazione quelle cole preferiti E ben certo da notare.

quello modo di parlare di Giob , che volendoci dimollrare la virtù deli’ ani-
mo fuo , dil'se una medefima fentenza in tre modi . Onde -di fopra diffe ;
L'am-

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,

<

DI S. GREGORIO. 257
*L’ ini ut mia ha eletto d effere fofpefa quello luogo replicando quella
; e in
medefima fentema , dice : Io mi fono difpenilo
Apprefso volendo dimollra-
.

re , come egli polsedendo le cofe temporali , aveva il fuo dcfiderio Allo alle
cole eterne , foggkmfe : Signore Iddio perdonami Ancora di (opra aveva det-
.

to : L'offa mie hanno eletta la morte : e or foggiugne : già non viveri) piu in-
nanzi e all’ultimo foggiunfe : perocché niente fono i d) miei. Certo ben con- io.
lidera il noftro Giob , come niente fono i dì fuoi : perocché fiecome poco di
t'opra piu fiate abbiamo già detto
,
quanto i fanti uomini conofcono piu chia-
ramente le cofe di fopra , tanto piu hanno in difpregio le cofe terrene . E
pertanto conofcono elfi , che i dì della prefente vita fon-niente perocché
:

fermano gli occhi della loro mente illuminata a coniìderare quella fomma
eternità : e quando efii dopo tale confiderazione ritornano a loro medelimi
allora conofcono veramente , come elfi fono polvere . Per la qual colà cono-
fccndo eflì l’ infirmiti» loro , temono di venire aJ giudicio di quell’ afpro giu-
dice : c confidcrando la fua infinita eccellenza . allora temono di venire a cfa-
minazione delle loro operazioni . Per la qual cola vedi , come apertamente
foggiugne : Che cofa è Tuomo , che tu lo magnifici>/ ? ovvero perche f oni invcr-
fo di lui il cor tuo ? In tre modi polliamo noi dire , che Dio magnifichi l’uo-
mo » prima dandogli abbondanza di ragione ; poi votandolo col dono della
grazia Aia ; apprello editandolo coll’onore delle virtù , le quali elio gli ha
date . E concioliache 1’ uomo per fe medefimo fia niente , nondimeno col
dono della fua benignità gli ha conceduto , che egli abbia parte del fuo co-
nofeimento . Ma dipoiche Dio ha così magnificato l’uomo, fi può dire, che
egli ponga invertì» di lui il cuor fuo ; perocché dopo tali doni lo fa venire al
giudicio , ed cfamina Tortilmente i meriti fuoi , e ogni minimo punto di fua
vita ; e tanto il punifee poi piu afpramenre , quanto egli prima gli aveva fatto
maggiori doni . Conlìdcri adunque il Tanto uomo l’altezza deHa maeilà di
Dio , e poi rivolti 1’ occhio della, confiderazione alla infirmiti fua , e confi-
deri , che quella noflra carne non è Sufficiente a comprendere quello , di che
la fomma Verità vuole informare il noftro fpirito . Confideri ancora 4 che
quello fpirito tanto efalrato non è fufficicnte a foftenere quell’ afpro giudicio,
pel quale Iddio intende di retribuire a cialcuno fecondo l’ opere Tue . E dopo
tal confiderazione dica : Che cofa ì f tomo che tu lo magnifichi ? ovvero perche
poni invrrfo di lui il cuor tuo
? come apertamente voleffe dire Signore Iddio,
:

bene è certo , che tu magnifichi 1’ uomo .-.o’tuoi doni fpirituali , ma niente-


dimeno egli è pur di carne : e dopo tali tuoi doni tu vuoi nondimeno con-
fiderarc le fue vie . Ma fe tu vorrai giudicare fenza mifcricordia , certo co-
meche lo fpirito fuo fia così da te efaltato , niente potrà con giultizia fofte-
ncrc il pefo , che gli cade adoffo della maeilà tua ; perocché comeche i tuoi
doni lo levino fopra fe medefimo , nientedimeno la fua infirmità lo fa pic-
colo , quando vien la richieda di quella fottile c àfpra cfaminazioae . Per
la qual cofa ancora apprettò fegue Tu lo vi/iti nel tonfo del diluculo , cioè
:

la mattina per tempo , e pruovilo fallitamente Diluculo non è altro a dire ,


.

Tenori il dì , che già luce . Onde il diluculo è quel tempo , che è tra la not-
te e’1 dì , cioè quando la notte già patta via , e’1 dì fegue , e così fi mutano
le tenebre in luce. Ora a propolito Allora noi fiamo gravati delle tenebre
.

della notte , quandi» noi fiamo ofeurati dalla operazione del peccato . Ma
quella notte allora ritorna in luce , quando l’ofcurità del noftro errore è illu-
minata dal conofeimento della verità Allora è mutata la notte in luce ,
.

quando lo fplendor della giuftizia illumina i cuori . i quali primamente era-


no ofeurati dalla cecità della colpa Quello tempo ben vedea l’Apollolo Pao-
.

lo , che era venuto nelle menti, de’ fuoi difcepoli , quando dieta l.n notte ì Rem. ij.
:

paffuta , t'I di i è apprefiato. Adunque ben potano dire, che in quello ìz.
Kk tempo

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. ,

i,8 LIBRO Vili. DI' MORALI


tempo della mattina noi fiamo vifitati da Dio , quando illumina le tenebre
de! noilro errore colla luce del conolcimcnto fuo . Per la qual cofa noi Ca-
ino levati in alto al don0 della contemplazione , ed efaìtati all' altezza della
virtù . ,

Ma bene in quella parte è da confidcrarc , che dipoiche ha detto il no-


li ro fello , che in tal tempo 1 uomo è da Dio vifitato , foggiugne poi

fi

che fubitamente egli è provato da lui » Quello non vuole altro dire , fenon-
che quando Dio fta con noi , allora ci fa crefccre in virtù 5 quando fi par-
:

te da noi , allori permette , che fiamo percofli di tentazioni E quello fa


.

Dio per ungulate difpcnfazione perocché quando 1 ’ animi noflra conofeeffe


:

in se alcune virtù , e dipoi non fi fendile percolila d’ alcuna tentazione , certo


in quello elfa piglierebbe gloria e confidenza d' averle avute da se , e non
da Dio . Onde il noilro Signore per dare all’ uomo doni di fermezza , e ap*
preiTo per dargli a conofcere umilmente 1 infirmiti fua , prima lo lieva in

alto, appreflàndofeli coi dono della grafia fua; e poi partendoli da lui, vuole
che 'provi quel che egli era da se med lìmo. E pertanto diire in iriou : Tu lo
Vt'iti nel tempo del dtInculo ; e appreflb foggiunle: e pruvvdù fu rumente Odi .

ì-R'g-b come di quello averno chiaro cfemifio nella tanta Scrittura , nella quale leg-
2Ó. giamo , che Salamone prima ricevè da Dio il dono della Capienza e appref- ,

fo fu percoflò di tentazione di tufliiria , e dalla battaglia delle meretrici «


Onde di prefente che egli ebbe ricevuto da Dio la grazia di tanta rivelazio-
ne , li fu combattuto dalla battaglia delle femmine difonefìe . E così adivie-
ne (pedo , che quando la nollra mente è illuminata dalla grazia di Dio , fi
è appreflb turbata di vani pcnficri . E quello fa Iddio , acciocché per tal do-
no non fi levafle in fuperoia , e apmflo acciocché per tal tentazione ella
conofca la piccola virtù fua . In quello tempo , che abbiafiio detto di l'opra
}
Z.Rtg. ip. fu vifitato da Dio il fanto Profeta Elia , il quale colla fua parola aperte 1
cieli : e fubitamente fu da lui provato , quando fuggendo lui pel difetto, eb-
i-
be paura d’una femmina . In quello modo ancora noi leggiamo , che Paolo
a.Cer.i j.i fu rapito infino al terzo cielo , e vide i fegreti del Paradilo e nientedime-
:

no tornando poi lui a se medefimo , lenti contra se venire la battaglia del-


la carne , dicendo , che egli fofleneva un' altra legge nelle membra tue , la
Row.7.21. uale contrattava alla legge della mente fua . Ben dice adunque ; che ne! tempo
3 ella Ilare Iddio vifita l'uomo , e fubitamente poi il prova dopo tale fua vifi-
tazione: perocché col dono della fua grazia eflo lieva l'uomo in alto , e ap-
preflb ritraendo un poco a se tal dono , fa conofcere 1’ uomo a se medefimo.
E
in quello modo di vivere Ilare mo
noi infino a tanfo che fiamo del tut-
to mondati da ogni fozzura di peccato , e appreflb riformati alla fullanza
di quella incorni a ione , che n’ é protnefla . E pero ben foggiugne appreflb ;
Infitto a quando non mi jerdcnerai tu ? e infino a che tempo run mi làfarai

at. tu , acoÌMch' io tranghiotttfea la fcialh'a mia ? La fcialiva difeende nella bocca


da! capo , e poi quando fi rranghiottifee , fi va dalla bocca nel ventre . Or chi
diremo noi , che fia il noilro capo, fenon Iddio, da! quale abbiamo il no-
flro principio, e fiamo fuc creature? Quello afferma 1‘ A pollo! o quando dice:
il caro dell' verno fi è Crifio , e'I capo di Cri fio ì Dio E quale è il noflro
.

i. Con ver tre , fenon la mente nollra ? Quella nollra mente, quando riceve il fuo
1 1.
cibo , cioè a dire l’ intendimento di quelle cofe di fopra , al fora dà vigore e
2-
regola a tutte le membra delle fue operazioni .Di quella difpofizione nullo
fi maravigli , che fe pel ventre non s interdefle alcuna volta la mente no-
llra , già non arebbe detto Salamoine •
la lucerna di Dio è vero Jtiraglio
Preti. 20.
dell' uomo , la quale crrm tutti i Jegrcti tir! ventre . Quello non vuole altro di-
*7 -
re , fenmrche ty^ndo Dio col ranuardo della grazia fua illumina la mente no-
flra , allora ci u asamfelle quelle cole , che prima erano fogrcte . E'pcr lo
nome

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DI S. GREGORIO.
•onte della fcialiva , che intenderemo noi altro , fenon il fapore della con-
templazione , la quale Tentiamo dentro dall’anima ? Certo quella contempla-
zione non difccndc in noi , fenon dai capo , cioè dal noltro Creatore , il qua-
le eziandio in quella vita ci rivela alcuna Hata parte della chiarità Tua . Or
non leggiamo nel Vangelio, che’l noltro Redentore mcfcolò la fcialiva col
loto, e cosi alluminine gli occhi del cieco nato? Quello non è altro , fenon Jo.f.6.
che la grazia di Dio , la quale s'intende per la fcialiva , che procede dal ca-
po , illumina il nollro conofcimento corporale per lo mclcolamento della con-
templazione fua, e cosi riduce l’uomo a vero intendimento , levandolo dal-
la naturale cecità fua . Onde perche la naturi produce 1’ uomo nell’ efilio di
quello rnpndo , il quale fu cacciato dalle allegrezze del Paradilo ; pertanto
potemo dire , che dalla fua natività l’uomo fia venuto cicco in quello mon-
do . Ma vedi che in quello tello ci dimollra il nollro Giob , come quella
fcialiva viene a tutti , ma non li può tranghiottire , tantoché venga inlino
al ventre •E quello non vuole altro dire , fenonchez cqnofcimento , che noi
abbiamo da Dio , ben ci tocca l’ anima , e pur fa rifentirc i nollri fenfi ; ma
non ci pafee la mente nollra perfettamente Perocché elfendo noi in quella
.

vita ancora ofeurati dalle tenebre della nollra corruzione , pertanto non Ca-
nto diffidenti a conofccr chiaramente quel che fempre in quella vita ci di-
xnollra fotto alcun velamento , e trafuggendo .
Quello ben potemo noi vedere nelle menti de’ fanti uomini . Ecco che
fon molti eletti di Dio , i quali li fottomcttono ogni appetito di cofe terre-
ne ; e levandofi coll’ anima fopra tutte quelle cofe , le quali elfi conofcono,
che fon tranfitorie c vane, addomandano lòlo quegli eterni beni invifibili E .

per quello fpefso fono rapiti a fentire la dolcezza della contemplazione di


Dio , e già dentro da se , come per una ofeurità , veggono ha loro medefi-
mi alcuna favilla di Iplcndore . Per la qual cola tutti fi rifcaldano d’ amore ,
e sforzanfi d’elTere tra quelli fpirituali minillcrj , ovvero efercizj degli Angeli Sap. p. rj.
3
e così G pafeono di gullare un poco quel lume incircolcritto } e Temendoli
colloro la loro mente elevata fopra di loro , fi fdegnano di ritornare a lor
medefimi Ma imperocché ancora il corpo , che li corrompe , aggrava l’ani-
.

ma ; pertanto colloro non fi polfono lungo tempo accollare a quella luce ,


che cffi veggono cosi trafiggendo . Per la qual cola conviene , che la infir-
mità della carne ritiri a se 1' anima , la quale prima fi levava fopra lei , e
così la riduce a confidcrare quelle cole vili , e a ordinare le cofe neceffarie
alla vita corporale . Adunque ben vedi per quello , che in quelli tali la
faliva feende dal capo alla bocca , ma non giugne al ventre . Perocché
ben fenrc 1’ intendimento nollro alcuna dolcezza della contemplazione di
Dio in quella vita \ ma certo elTendo noi in quella mifera carne , niente ne
può la nollra mente edere perfettamente faziata . Ben Tappiamo noi quello
per efpcrienza , che colla bocca noi gulìiamo il cibo, ma il ventre è quello
che fi fazia . E pero polfiamo noi ben dire chiaramente , che noi non pof-
fiamo tranghiottire la fcialiva ; perocché in quella vita noi non polliamo ede-
re laziati di quel vero eterno cibo , ma ben lo podiamo un poco adàggiare.
Ma perocché quella piccola particella del nollro conofcimento di quelle cofe
di fopra procede dalla pietà di colui , che perdona : c il non poter perfetta-
mente conofccrc procedo dalla pena dell’ anticha nollra dannazione Pero ben
.

dille il noltro fello : infino a quando non mi perdonerai tu ? e infino a thè tem-
po npn mi lafttrai tu , eutiottH io tranghicttìfca la fcialiva mia ? come fe aper-
to dicefie : Allora fi potrà dire r che tu perdonerai all'uomo perfettamente ,
uando tu f efalterai a poter chiaramente contemplare la maetlà tua , ficche
Q entro da fe egli vegga la tua chiarità , c di fuori non fia impacciato dalla
corruzione della propria carne . E allora lafcerai tu tranghiottire perfetta-
Kk a mente

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.

LIBRO Pili. D£ MORALI


mente la fcialiva all’uomo, quando tu i! -fallerai con abbondanza del Ctbe*
della chiariti tua, fioche mai per nullo Wogno jxjfl'a fentire fame ,
dipoi-
chc la mente tua fari fa tiara di tal cibo . Ma certo è da fa pere , che quello
che vuol poter meritare quel bene , che egli addomanda , convito , che pri-
ma conforti il male , che ha innanzi commeffo E pertanto odi , come an- .

cora foggiugne : lo ho penato ; ma che faro io a te , 0 guardiano degli uomi-


ni ? Vedi , che ben conforta il male-, ch'egli ha commeffo ; ma non truova
in se alcun bene , il quale effo gli debba offerire per ricompenfazione della
colpa fua . E certo ben dice ; perocché ogni virtù rimana , ovvtY qualunque
noitra buona operazione è inluffìcicnte a poter mondare la noflra colpa , te
giacila non è piuttofto accrefciuta dalla mifericordia del perdonatore , de
aggravata dalla giultizia di quel diritto giudicatore Per la qual cofa ben di- .

Pfi 62.40 ceva il Salmiila


,
Signor Iddio , la mifericordia tua è migliare , che ogni vita
: .

perocché quante che la vita noflra paja innocente , veramente per fuc ope-
razioni non può dfer libcrara , fe già la benigniti della mifericordia del pia-
non l’alfolve da! debito della colpa
tofo Padre fua . Ovvero ancora in altra
P/.iyi. maniera fponcndo , quando dice che farò io a : te , 0 guardiano degli uomini A
per quello ci vuole dimostrare imntfertamcnte , che quelle buone operazio-
ni , le quali ci fon comandare da Dio , fono utili folamente a noi , c non
al comandatqrc Per la qual cofa in altra parte diceva il Salmiila
. Signore , :

tu non hai bifegno de' mici beni. Dimollraft ancora in quello f’ umiltà noilra,
quando chiama Dio guardiano degli uomini ; perocché , fe noi non didimo
guardati da lui , certo ogni noilra fo'lccitudinc , e ogni noilra guardia fareb-
be come un dormire, a volcrfi difendere contra gli agguati dell occulto noflra
nimico Odi a quello la reflimonianza del Salmiila , come dice : Se Dio non
.

Pf.ttb. 1,,
guarda la cittì , invano vegghiano color che la guardano Noi liamo ben ca- .

2. duti per nollro difetto medefimo , ma noi non ci portiamo rilevare per no-
flri meriti . Noi fummo una volta atterrati pel nollro peccato , ma la pena
di tal colpa ci aggrava continuamente. E ben fi sforza continuamente l’uo-
mo di tornare alla diritta via , la quale ei perdè , ma jl pefo della colpa an-
tica fempre l’aggrava . Per la qual cofa apprelfo ben foggiugne : Perche m'

zz. bai tu pofto contrario a te ? e perche fono io fatto grave a me medefimo ? Allo-
ra ebbe Iddio I’ uomo per fuo contrario , quando per lo peccato I’ uomo fi
partì da lui E quello fu , quando e’ fi laftiò ingannare alle lufinghc del ni-
.

mico, ed ebbe in difprcgio i comandamenti del fuo Creatore Onde allora .

fi può veramente dire , che forte nimico di colui , i cui comandamenti egli
ebbe in difprcgio : allora quel giudo Creatore ebbe 1 uomo per fuo contra- ’

rio , e per la fua fuperbia il giudicò per fuo nimico E certo querta tale .

contrarietà , la quale avvenne all’uomo per fua colpa , gli fcgul poi in gravezza
di pena Sicché or conviene , che quel fia fervo della fua corruzione , il qua-
.

le prima fi poteva rallegrare della libertà delia fua incorruzione Onde vo- .

lendo l’uomo abbandonare la fua falutevolc rocca della umiltà , riconvenne,


che per fuperbia cadeffe fotto i! giogo dell’ infirmità fua E cosi volendoli .

egli inalzare , fi fotromerte il collo del cuore al giogo della pena ; perocché
non volle efler fuggetto a’ comandamenti di Dio , c cosi fi fotropofe alla ne-
ceflìtà della fua infirmità.
Duello vedremo noi piu chiaramente , fe in querta natura atterrata noi
confidi riamo in prima la gravezza della carne , e approdo quella del corpo
s
E per quello mortrarc , non voglio , che diciamo dc diverfi dolori , che no»
foilegnamo , nè delle percuflìoni delle febbri , dalle quali fia mo continuamen-
te affannati , nè delle molte e varie infirmità corporali fenza quello . Ma
portiamo dire , che ogni fanità del nollro corpo fia piuttollo infirmità Or .

vedi quello chiaramente Se noi diamo in ozio o in pigrizia , il corpo fi.


:

gua-

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,

DI S. GREGORIO. 261
guarta : diamo in efercizio , vicn meno per fatica : fpefl'e volte il corpo
fc
ha fame c allor conviene , che col cibo fia fomentato : quando è troppo ri-
,

pieno di cibo , o che è affannato, per troppo mangiare , -conviene che Ita al-
Iegerito con allinenza : fpeffe fiate li bagna , acciocché non fi guada ffc per
troppo umidore Vedcmo ancora , che tale nollra natura convicn che alcu-
.

na volta fu affaticata , acciocché non fi corromperti: per troppo ripofo : altra a


fiata conviene , che fi ripoli , acciocché non venifle meno per troppa fatica :
dopo la fatica del vegghiare , convicn che fi ripari col fonno : quando è gra-
vata di troppo dormire , s’ aiuta col vegghiare : è coperta di vedimenti , ac-
ciocché non fi guadi per lo freddo : quando fu ricevuto tròppo caldo , prende
il refrigerio del vento . E in quedo modo riceve in se medelima difetto per
quella cofa , per la quale ella lei penfava fuggire. Sicché polliamo dire, che
la natura nollra dfendo cosi male ferita , fentc Tempre nuove infirmiti per la
medicina fua Per la qual cofa ben polliamo dire , che fenza le febbri c 1 con-
.

tinui dolori ogni nollra fanità fia piuttollo da elftr chiamata infirmiti, di-
poiche mai in erta non manca il Infogno della medicina Onde ogni confo-
.

lazionc , che noi addoma udiamo per utilità di nollra vita , fi può chiamare
medicina contri alcuna infirmiti , che noi Tentiamo Sicché quanti fono i
.

diletti , ovvero i fol lazzi corporali , tante fi può dire , che fieno le noftre ift-
firmitadi c ogni medicina , la quale noi prendiamo per fuggire tali infirmi-
:

ti , ritorna infirmiti nuova ; perocché ufando noi un poco fuperchio il rime-


dio , che noi prendiamo , fi ci ritorna in infirmiti quello che noi abbiamo
predo per medicina E certo ben fu convenevole , che in quello modo fili-
.

le corretta la nollra prefunzione , e cosi abbattuta la nollra fuperbia On- .

de perche una volta avemmo lo fpirito fuperbo , ecco che continuo por-
tiamo con noi il loto , cioè la corruzione di quello corpo . Ora veggiamo
fe noi fiamo gravati d’ infirmitadi della parte dell’ anima . Certo non fono
minori le fue gravezze , che quelle del corpo . L'anima nollra dipoiche
fu fchiufa da quella ficura allegrezza de' veri beni , certo continuamente fen-
te nuove afflizioni . Che ora è ingannata per ifpcranza , ora è angofeiata per
paura , era vieti meno di dolore , ora è rilevata per falla allegrezza Con tut-
.

ta fua pertinacia ama quelle cole franinone , c quando le perde , fi è abbat-


tuta lenza .conlolazione perocché effondo erta fottopolla a quelle cole muta-
:

bili , conviene , che fi muti fecondo la mutazione di quelle Onde quando


.

ella addomanda quel che ella non ha , li lo prende alcuna fiata con Tua fati-
ca ; e quando 1’
ha ricevuto , li le inciefce d’ averlo addomandato con tanta
follccitudinc Spefie volte ama quello , che ella aveva avuto in difprcgio ; e
Ipcfl'e volte difprcgia quello , che efl'a ; mava Alcuna volta la mente con mol-
.

ta fua fatica riceve alcun conofcimenro delle cole eterne; c fubiramentc le


partano della memoria , fe ella comincia punto a voler rimanere di tale fati-
ca . Con molto affanno , e per lungo tempo va invelligando di poter fentire
alcuna particella eli quelle cole di fopra ; ma dipoi 1’ è molto piu agevole a
ricadere torto a quello eh’ ella aveva ufato di fare ; e cosi non sa nerfcVerare
eziandio per picciol tempo in quello che erta aveva trovato Defidera 1’ ani-
.

ma d'eflcre dirozzata , cioè di diventare favia , e con molto fuo affanno vin-
ce in se medefima alcuna^ volta la cecità della ignoranza ; e dipoche è diven-
tata bene ammaefìrara , fi. le conviene combattere contra la vanagloria della
lcicnza fua . Affaticali ancora 1' anima , e appena fi può fottomettcre la ini-
uà tirannia della carne fua e nientedimeno dopo quello fi lente in se rac-
:

3 efima l’ immagine della fua colpa , la quale erta aveva già vinta di fuori in-
ficme colf opera Levali la mente a contemplare l’altezza del fuo Creatore,
.

ma apprerto ella è conforta della ofeurità delle cofe corporali . Vuole ancora
la mente confidcrare .se medefima , come ella , la quale è fenza corpo , regga
il eor-

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.

»<Ji LIBRO mi. DE" MORALI


il corpo Aio , e non può . Va ricercando quello che potefle rifpondere a se
medefìma , e a
quello non è l'utficientc e così vien meno in quello , che
:

ella con molta 'prudenza addomanda . E in quello modo polliamo dire ,


ch’ella fi vede effer grande , e piccola ; larga , c Arena Perocché le ella non
.

fulfe larga , già non andrebbe cercando cole tanto malagevoli ad inve-
1
fiigarc . E dall altra parte , s’ ella non fuffe Arena , già noverebbe quel-
lo eh’ ella addomanda Ben dice adunque Tu ni hai foflo contrario a te ,
. :

e fimo fatto trave a me medefimo .E certo così è vero : perocché l’uomo cosi
difcacciato (ente in se medefimo le contrarietà della carne , e le queltioni
deliamente. E così egli medefimo è a se Ceffo grave pelo perocché da ogni:

parte è aggravato di fatiche , e da ogni pane angoiciato d’infirmitadi E cosi


.

quello , il quale partendoli da Domenedio fi credette effer baite volt' alla Aia
quiete , non trova in se medefimo alcuna cofa , Icnon continui affanni di
turbazioni Di queAi peli della infirmila no. ira ben diceva quel favio ntll'Ec-
.

Eccli.^o.i clefiallico :Grave i il giogo J'opra i figliuoli d’ Adamo dal di eh' egli efeeno del
ventre della madre laro , tnf.no al dì , che fono repelliti nella madre di tutti .Ora
il nolìro beato Giob confiderando quelle cole , e lamentandoli di qucAo or-
dine , che è Aato fatto , già pertanto non riprende la giuAizia di Dio , ma
addomanda la Aia milcricordia ,
acciocché per quella fua umile domanda egli
riceva grazia dalla pietà di Dio , che per fua milcricordia muti quella Icnten-
za Come fe dicelle apertamente
. deh Signore Iddio , perche hai tu in difprc-
:

gio 1’ uomo , come fe effo ti fuffe contrailo ; concioliache io so certamente,


che tu non vuoi , che peritai colui il quale fi crede , che tu’l difprcgi ? Per
?
la qual cofa apprettò ancor dimofira 1 umiltà della fua confcflìone foggiugnen-
,
do una libera domanda ; onde dice Perche non togli il peccato mio ? c fercke
:

non levi via la iniquità mia ? Per quelle parole dimoftra chiaramente il no-
Aro Giob il defidcrio . che egli ha del nolìro Mediatore , cui egli afpetta : del
Jo.1.19. quale diceva il Battilla Giovanni Ecco i agnello di Dio , ecco colui , che toglie
:

via i peccati del mondo Ovvero ancora fponcndo in altro modo , allora è tolto
.

via perfettamente il peccato noilro , quando la nolira corruzione è murata nella


gloria dell’incorruzione che certamente noi non polfumo effer liberati dalla
:

nolira colpa infino a tanto che noi fiamo tenuti prigioni in quello corpo della
morte . Per la qual cofa in qucAe parole il noAro Giob non domanda altro,
che la grazia di Dio , ovvero la fermezza della fanta refurrczione , dipoiche
prende Ipcranza , che del tutto gli Aa levata via l’ iniquità fua . E pertanto
appreffo volendo egli dimoArare Ja pena , che effo .ha meritata dal fuo prin-
cipio , e ancora il giuditio, che egli merita per fua propria operazione ; odi,
come bene foggiugne : Ecco che ora 10 dcrmrrò nella fclvtre , e fe tu mi cer-
cherai la mattina , io non mi fcfterrò . Al primo uomo , che peccò fu detto :
Ccn.}.lp.Tu fri polvere , e in polvere ritornerai Per Ja mattina S intende il tempo dei
giudìcio , nel quale faranno difcacciate le tenebre degli errori , e aperte le
nofirc menti a conofccre 1’ avvenimento di quel giullo giudice . Di quella
P/M' mattina ben diceva il Salmilla lo ti farò dinanzi la mattina , e vedrò . II
:

cercare di Dio non i altro , fenon la efaminazione eh’ egli farà dell’ uomo
,
e f afpro giudìcio , che egli darà dopo tale efaminazione Ora tutto queAo.

confiderando il nolìro beato Giob, vedeva che in quella vita l’uomo era in
continua miferi a ; c nel giudìcio, che dee venire, ancora temeva d’ effere
piu gravato . Onde dice . Ecco che ora dormirò nella polvere , e fe tu mi cerne-
rai la mattina , io non mi fojìerrò ; come fc diceffe apertamente : Signore Id-
dio , ecco che in quella prefentc vita io follengo la morte corporale, e nien-
tedimeno ancora temo d’aver morte piu gravofa al tempo di quella tua orribile
fentenza. Ecco che io muoio per la co! pa ; ma io temo afsai dopo quella morte,
che accollandomi al tuo giudìcio, io non lia mondato da tal colpa. E così confi-
dc-

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DI S. GRECO RIO. t<5 ?
derando il nofiro Giob quella morte di fuori , cioè la morte corporale , diceva:
Ecco che ora io (fornirò nella polvere Appretto conliderando la paura della
.

morte dentro , cioè della morte dell’ anima , fi aggiugneva E fe la mattina:

tu mi cercherai , io non mi JòJìerrò Cosi è vero


. perocché comeche fieno ec-
:

cellenti le virtù de’ giuiti , certamente non fono baltevoli a riducerli a fiato
d’ innocenza ,
quando faranno fornimenti efaminate in quello ultimo giudt-
cio. Ma cenamenre non è da prendere sfidanza : perocché in quella vita
quello è ottimo rimedio di nofiro fcampo , cioè che i’ uomo infino da qui fi
conofca umilmente non clfere fufficientc a rifpondere alla efaminazione di tal
giudicio
. E cosi fotto quella coverta della umiltà fi nafeondono i fanti dal
colteljo di sì dura efaminazione ; e quanto in quella vita erti afpettano coti
maggior .paura la fentenza di quel giulìo giudice , tanto ne diventano indino
da ora piu apparecchiati Segue apprertb E rifportdendo Baldad Suites . sì dif- Job. 8. da.
. :

fe : in fino a quando dei tu così parlare ? e in fino a quando fi dee multiplicare lo


fptrito del fermane della bocca tua ; Cioè a dire : infino a quando ballerà que-
llo molto parlare della bocca tua? .

Agli uomini ingiufii Tempre è grave il parlare de’ giufii . e quel che elfi 14.
dicono a edificazione di noflr.i vita , la iniquità di coloro cosi lo riceve , come
forte grave pefo. E quello ben dimoflra quello Baldad Suites in se medefimo,
quando dice Infine a quando debbi tu così parlare ? Per quello modo di do-
:

mandare , in fino a quando , veramente dimoftra erto , che egli non porta lo-
Ilenere d .udire le parole della fua edificazione perocché quando i rei uomi-
:

ni difpregianO d’ erter corretti , allora riprendono quelle parole , che fono ben
dette . E pertanto appreflo aggiunfe E infimo a quando fi dee multiplicare
:

10 foirito del fermane della bocca tua 7 Quando tu vedi , che egli riprende il
molto parlare , sì puoi tu comprendere , che egli non vvol porre il fuo inten-
dimento a conofcere la fentenza di tal fermone . Io voglio in quella parte
dire de' modi del parlare . La fornata forza , e virtù de’ parlatori li difiingue in
quattro modi . Sono alquanti , j quali fono abbondanti d’intendimento , c di
modo di parlare Sono alquanti , che di ciifcuna di quelle cofc fono lleri-
.

11 . Altri fono, che troppo bene hanno- la facondia, e la efficacia del dire,
ma non hanno fottieliezza d’ intendimento Sono alquanti altri , i quali fo-
.

no elevati d’intendimento, ma per povertà di parlare diventano mutoli.


Così portiamo noi dire degli uomini , come noi fperte volte veggiamo , che
adiviene nelle co fe infenfibili . Noi vedono , che molte volte quell’ acqua ,
che -viene, dal luogo profondo , forse fopra la terra , e difeorre fopra quella
con larghi rivi . Un’ altra acqua farà , la quale Tempre fiarà nafeofa dentro
al. fondo , e con molta fatica può trovare foro da poterfi un poco fìender di
fuori . Sarà un' altra acqua , che nel fuo fondo , ovvero nej foo nafeimento
farà poca j ma troverà le vie larghe da poter ufeire di fuori , e nientedime-
no per lo. lareo foro ufeirà lottile , e i fuoi canali arà larghi , ma non arà
da potergli empiere . Alcuna Volta farà un’ acqua , la quale nel fuo fondo fa-
rà abbondantitfima , ma per la (ìrettezza dell' ufeita conviene , che per for-
za furga fonile , ovvero difeorra a poco a poco . Così è dirittamente degli
uomini : che alquanti fono , che hanno il parlar largo , e abbondante a ben
proferire quello che la fonte dell' ingegno apparecchia loro . Altri fono , a’
quali nulla feienza porge intendimento , e così ancora la lingua non ifpande
alcuna abbondanza di pariarc Altri hanno la lingua fperta , è apparecchiata
.

a parlare ; ma dall’ intendimenro loro non ricevono quello che citi debbono
dire . Altri fono che dentro da loro hanno la fonte piena di vero intendi-
mento ; ina non avendo la lingua , che a quello rifponda , fi può dire , che
tale fufficienza efea per luoghi iìrctti . Tra tutti quelli quattro modi del par-
lare , folo fi può dire , che Ila viziofo , quando f uomo prefume d’ impren-
dere con parole quello che l’ ingegno non gli apparecchia Il primo dee ef-
.

fere

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f
*<54 LIBRO mi. DI* MORALI
Cere laudato ,
il quale ha la diffidenza della mente , e della lingua Al fe- .

condo li dee aver pietà , e compalfione , il quale umilmente vive lenza cia-
feuna di quelle cole Il terzo è da edere dispregiato e riprovato , quando
.

I’ uomo dolco imprende con parole quello di che egli non ha conolcimen-
,
to Qual modo di parlare è limigliantc a membri gonfj del corpo |K:rocche
.
i
:

di fuori a gli orecchi de gli ascoltatori fi fa fentire vado e magnifico, ma dentro


è voto di Sento . Il quarto lì vuole ajutarc, cioè quando l’uomo non sa perfetta-
mente Iprimere quello, di che egli ha vero intendimento. Ora tornando al noi Irò
propoi ito , vedi quanto iniquamente , e con quanta cautela quello Baldad vuol
tiimodrarc , chc 'l nodro Giob fufle colpevole di quell’ altro modo di parlare. che
45* è da riprendere . Che per quello che egli dice , che moltiplica lo Jtnrito del fre-
mirne della bocca fun , veramente in quello fi vuol dimoltrare. ine egli filile
povero d’intendimento Come fe diceflè apertamente tu ti levi in Superbia
. :

per avere avuto lo Spirito abbondante nel tuo parlare , ma tu non hai f ab-
bondanza dell’ inrendimento Ora vedi 1 ui~anza de’ rei quando elfi ripren-
.

!

dono le virtù altrui , elfi vogliono dimodrarc di non edere ignoranti di quel-
lo , che 1 uomo debbe giudamente adoperare . E pero fpelfe volte le cofe

manifede , e che elfi hanno udite d’ altrui , così le dicono ; come fe elle
non fudfono date prima fapure Di 'che odi , come pertanto quello Baldad
.

foggiugne apprelfo : Or froda Iddio il giudicio è e or guafta t onnipotente quel-


la cofa , la quale è giufla ? Già tutto quello non aveva negato il nodro Giob:
a tacendolo , pertanto non nera ignorante. Ma , ficcome nui abbiamo det-
to , gli uomini vani fi vantano di dire eziandio le cofe manifede , acciocché
per tale parlare elfi fi mollrino d’ edere favj : e hanno in dii pregio di tace-
re con temperanza , acciocché non parefle , che edì tacciano per ùllol-
tizia .

Allora’lodano la dirittura delta divina giudizia , quando fi veg-


i rei uomini
gono edere c fenza avverlità alcuna , c gli altri veggono eller
in allegrezze ,
quando vcggonli edere in profperiti , e gli altri ede-
pcrcollì di diverfi flagelli j
re affaticati d’ avvertirà E facendo edì male, e pensandoli clftr buoni , cre-
.

dono , cito quanto egli hanno delle cofe di quello mondo adivenga loro per ,

loro meriti Per la qua! cola quelli cotali fanno a se medefimi un’ argomen-
.

to , che Iddio non giudichi alcuno ingiudanaente . dipoiche veggono loro


medefimi non edere affaticati da avverlità alcuna Ma fe pure alcuna volta .

adiviene , che la loro vita fia leggiermente tocca dalla forza della correzione di
Dio , cominciano a riprendere il conliglio della Sua elimi-
allora di prefente
nazione, il quale, non eSTendo loro periodi
,
edì tanto efaltavanq in prima.
E dicono , che non è giudo quel giudicio , il quale è contrario alla loro
allor
volontà E cosi disputano della equità di Dio , e con loro parole contrada-
.

no a’giudicj Suoi Ed edendo loro corretti perche edì aveano peccato , per-
.
,
tanto ancora peccano piu gravemente Per la qual cofa odi il Salmilla , co-
.

me ben diceva contra il peccatore , il quale confeda la giudizia di Dio foto


Pf 40.19. nel tempo della profperità : Signore Iddio , egli ti confetterà , quando tu gli fa-
rai bene E certamente una confeflione , e loda da c-lTer molta difpregiata è
.

quella , la quale è formata per allegrezza di profperità .


Sola quella confedione , e fola quella /loda contiene in se peto di gran
merito , la quale non fi diparte dalla verità della dirittura , cioè che non fi
diparte dal vero giudicio per forza d’ alcun dolore : la quale clfcndo in avver-
fità , per tanfo diventa piu imita a rendere vero giudicio con parole . Per la
qual cofa niente è da maravigliare , che quello nodro Baldad lodi ri. divina giu-
dizia , perocché da tal giudizia elfo non fonte alcuna percolfa . Ma pertanto
die noi abbiamo detto di forra , che per gli amici di Giob s’ intendono gfi uo-
mini eretici ; voglio , che noi conlìderiamo , come le parole di quello Baldad
1

propriamente fi convengono agl inganni degli eretici Quelli eretici quando .

veg-

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,

D I f. GREGORIO. i6^
veggono , che la Canta Chiefa fia corretta d’ alcuna avvertita , allora e (Ti ere'
feono molto piu arditamente in fuperbia della loro perverfa predicanone ; e
lotto colore di dire , che la correzione di Dio non può clferc ingiuria , per-
tanto vogliono mo.trare , che per loro meriti elfi fono polli in profferirà , e,
la Canta Chicli è degnamente così afflitta E così con loro parole lulinghevo-
.

li cercano d’ ingannarci tra quelli dolori , e fempre s’ ingegnano di mordere

con ri[ renfioni la vita altrui , come Ce elfi fullono i giudi e veri cattolici
c pertanto non fulTtno così percoli! , perche non abbiano voluto ben credere
di Dio .E pertanto audio Baldad Suitcs , poiché ebbe dimollrato la giullizia
divina , fi aggiunfc di prefenle Eziandio fe i tuoi figliuoli peccheranno centra
:

lui , al egli gli lafccrà nella mano deir iniquità loro ; nientedimeno fe tu ti leve-
rai la mattina ftr tempo dinanzi a Dio , e pregherai ? onnipotente , fe tu andrai
nella tua vita mondo p refente egli fi Jveglierà inverfo di te
e diritto
,
di e fa-
,
rà pacifica i abitazione della g'iufiizia tua . Vedi come ben Cono diritte
quelle parole degli uomini eretici che dice : Eziandio fe i tuoi figliuoli pec-
!

cheranno lontra lui <Src. Come fe quedi predicatori degli errori dicclfonota'.fan-
tt cattolici quando fono in alcuna afflizione
: abbiate cura di provvedere alla
vita vottra ; dannazione
c per la , che lono morti dinanzi
di quegli a voi
comprendete quanto fono perverfe l’ opinioni
,
che voi tenete : perocché Cc la
voltra perfidia non difpiacede a quél vero , e onnipotente Creatore di tutti
già la crude! morte non vi fottrarrebbe tanto numero di popoli . Onde dice
eziandio • Se i tuoi figliuoli peccheranno contro di lui , ed egli gli lafcerh nella
mano della iniquità &c. quali volcfTc dire apertamente : quegli fono lafciati nella
mano della iniquità loro , i quali non hanno voluto feguirc la nollra vita di-
ritta . Poi dice : Nientedimeno fe tu ti leverai la mattina per tempo dinanzi a
Dio , e pregherai fi onnipotente . Penfanfi i malvagi eretici, che fo lo elfi fien 2 6.
quelli , che veggano la luce della verità ; e pero chiamano la fanta Chiefa ,
che venga la mattina per tempo allo fplendore della verità , qùafi come fe
ella fufle polla in ofeurità d’errore : Ceche ii levarli della mattina non fia
altro , fe non venire in conofcimento : e il pregare l’onnipotente non fia al-
tro , fenon pentirli di quanto è fatto , e cosi disfare le colpe pallate . Poi di-
ce : Se tu andrai mondo , e diritto ( mondo nel penliero , c diritto nell’ opere)
di prefinte egli fi fveglierà inverfo di te ; come le apertamente dicelTe quello :

che ora in quelle tue tributar ioni non ifcuopre inverfo di tc la virrude della
l’uà ditcnlionc , polliamo noi dire , che dorma all’ajuto di colui
, il quale
Ila
in tanto errore . Poi dice : E farà pacifica l’abitazione della, giujlizia tua ; cioè
a dire : egli leverà da tc ogni avvertirà della vita prefentc , e daratti ferma
lìcuranza di vero ripofo . Vedi errore degli uomini pervertì ! che pertanto che
cifi fi pcpfano , che ogni allegrezza temporale fia un (inguhr bene del gui-
derdone di Dio , pertanto cfli promettono altrui per gran fatto quello che elfi
tanto defiderano m
loro medelìmi Per la qual cofa fpelTc volte promettono
che quello che elfi hanno perduto in quello mondo , farà tolìo da lóro rico-
verato , ovvero che in quella vita aranno ancora molto maggiori premi • E •

quello, ben mollra ancora apertamente quello Baldad , quando foggiugne : In-
tanto che le tue cofe di prima faranno fiate piccole , e t ultime tue coj'c etcì
,
quelle che Jeguhrtnmo , faranno multiplieate troppo , eie ? cifre a mifora . Se que-
llo chiama abitazione della giullizia il configlio della mente, veramente noi
polliamo dire che quelli maclhi degli errori promettono a’ fanti cattolici , i
,
quali fono che 1’ abitazione della giuftiz.ia farii polla in pace ;
in afflizione
,
perocché polfono tirare i veri fedeli alla loro opinione, allora pongo-
fe elfi
no filtn/io a ogni loro contenzione . E quefri cotali , 1 quali li lafciano tira-
re alle perverfe opinioni , tanto maggiormente lono deputati ad aver pace
temporale , quanto elfi lono piu lontani dalia pace eterna Onde vedi , come .

LI in
.

1 66 LIBRO' PIU. Df MORALI


in quelle parole pelfimi eretici promettono a coloro , che gli feguono , ab-
i

bondanza d’ E pero dille : In tanto che le tue cofe di prima


intendimento .

faranno fiate piccole , e quelle , che fegurranno faranno multiplicate troppo cioè
, ,
altra ntfftcra . Ma
perocché a quelli tali 1’ uomo non crede molto di leggieri,
conciofiache la loro vita focile volte è da eflfer di ('pregiata pertanto elfi ri- :

corrono alle fentenze de’ Padri antichi e prendono la dirittura loro per ar-
,
gomento dell’errore loro Onde feguc Onde domanda la generazione pa[fata
. :
t
e diligentemente cerea la memoria de padri Attendi il modo del parlare : che
già non dice Vedi la generazione paffata ; ma dice , che la cerchi : perocché
:

gli uomini eretici non vogliono che in elTa 1’ uomo vegga quello , che
,
manifesto è a tutti Ma
bene adiviene alcuna volta , che quelli tali ci danno
.

ammacitramento di virtù fecondo 1’ u fan za degli uomini virtuoG , e dan-


noci via , come 1’ uomo polla aver conofcimento delle cofe prefenti per le
pallate , e come per quelle cofe
, le quali fon già pallate dagli occhi noltri , fi
dimoiti? quanto fien da nulla quelle che noi vegliamo prefenti Per la qual .
,
coja ancora foggiugne Certamente noi fìamo fbranicri . e non fappiamo , che i
:

di nofhi fono come ombra fopra la terra Vedi , che ci è propollo , che noi do-
.

mandiamo la generazione pairata , acciocché ci Ila manifello , che ’1 tempo


della prefente vita palla ficcome ombra perocché fe noi ci riduceremo a
;
memoria quelle cofe , che già furono , c ora fono paffete via , già per quello
Polliamo conofcere apertamente 4 come è cofa fuggitiva tutto quanto noi ab-
biamo al prefente . Ma
bene i quello da fapere , che fpcllc volte gli uomini
eretici lodano inficine con noi que’ Padri i quali noi abbiamo in revcren-
,
za ; ma nientedimeno col loro corrotto intendimento elfi ci contraftano per
quelle lor lodi Per la qual cola ancora foggiugne
. Eglino ti ammaefìreran-
™ cu °re loro manderanno fuori parlamenti Aveva Baldad detto di l'opra, .
:

che Ciiqb multiplicava lo fprrito del parlare della bocca Jua ; e ora gli adduce a
memoria 1 Padri antichi , e dice , che elfi manderanno fuori le parete del cuor
loro i quali come fe in quello modo i malvagi
eretici volelfino abbominare la
vita della fama Chiefa , dicendo : Tu hai nella bocca /’ abbondanza del par-
lare , ma non nel cuore E pertanto tu dei udire cantra te coloro , i quali trafo-
.

rano le parole del cuor loro


, cioè che coda loro vita diritta hanno dato ordine di
venere . Ma
adiviene fpefle volte , che i rei uomini non volendo conofcere
il vizio della loro tortura
, fono arditi a riprendere la dirittura altrui . E cosi
avendoli prefa elfi autorità di riprendere i buoni alcuna volta dicono contro
,
di loro ouc beni , i quali elfi hanno apparati per udita c non per vira : ,
ovvero alcuna volta, falbamente
incolpano altrui di quel male , il quale elfi
commettono m Ma ben voglio , che quello tu attendi , che
Joro mede-limi .

quando quelli tali dicon quel bene


, il quale elfi non vogliono fervare in lo-
ro mcdefimi ; allora la verità rifuona per la bocca de’ rei acciocché la lor
,
lingua percuota la loro vita . E cosi parlando cofe di dirittura non fi avveg-
,
gono quelli Itola , che elfi per tal parlare- fono giudici contra se medefimi,
e per la loro vita fono contra loro medefimi acculatoli . Sicché vedi, che
m c uel
j I
‘°, a v,ta SÌ*
,
accufa
. , e il .
parlare gli giudica e condanna . Onde
queito Baldad vedi , che dice molte cofe contra gli uomini ipocriti ma egli
,
percuote se medefimo collo fpunrone della parola fua
; perocché fe egli
non moitrafic falbamente d’ eller giuito già non arebbe prefunzione di da-
,
Te mat,arncnJ e ammaeftramento a quello giuito . E certo gran cofe fono
11
quelle , le quali elfo dice ; ma tali ammeflramenti egli doveva dire agli flol-
a * fav ‘ 0 a * .rei , e nonai giuito . Che certamente ben fi dimo-
. j
lrrad cllerc tuon d ogni fenno colui
, il quale dovendo inaffiare gli orti ari-
di e alterati
, vuol dare dell’acqua al fiume . Ma lafciamo per ora Ilare chi
,
c colmi , a cui quello Baldad parla in quello modo c vergiamo folamente :

quel-

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)

DI S. C * E G 0 R 1 0. z6j
quello che egli dice , e ciò confideriamo fottilmente , acciocché per quelle
parole noi prendiamo arnmaellramento , comechc elle fieno del tutto confra
rie a chi le dice
. Odi come fegue Or può verzicare il giunco fami f umore;
:

ovvero il caretto , cioè quell’ altra erba pantanofa . crefcere fenza acqua ? Quello
che egli voglia intendere per lo giunco , c per lo coretto , c a cui egli voglia
afftmigliare quelle due cole , erto medefimo lo dimollra apprelfo , quando io g-
giugne , che effondo ancora in fiore , e non effondo tocco con mano , cioè non
effendo colto , fi fecca innanzi a ogni altra aia E così verranno meno tutte le
.

vie di quegli che dimenticano Iddio , e la fperama deW ipocrito . Vedi , che
per lo nome del giunco , e del caretto vuole Baldad , che s’ intenda la vita
degli uomini ipocriti : la qual ben raollra d’avere alcuna fimilitudine di ver-
zura , ma niente rende frutto d’ alcuna utilità La vita dell’ ipocrito . la qua- 27 .
.

le quanto all’ opera fi può chiamare veramente fecca e Iterile , inoltra cTef-
ferc verde fotto un bel colore di fantità. Ma certamente nè il giunco può
vivere fenza umore , nè i| caretto lenza acqua . Cosi è certamente della vi-
ta degl’ ipocriti . Gl’ ipocriti nel vero ricevono la grazia di Dio a fare alcu-
na buona operazione ; ma che adivicnc l che in tutte le loro operazioni vir-
tuofe elfi non addomandano , fenon lode , ovvero gloria di fuori .Per la qual
cofa diventano del tutto vani da ogni frutto della grazia, che elfi hanno ri-
cevuta da Dio . Onde fpeffe volte quelli tali fanno nel mondo maravigliofe
operazioni di divedi fegni ; perocché alcuna volti liberano i corpi umani da-
gli fpiriti maligni , che fono in elfi ; alcuna volta hanno fpirito di profezia ,
per lo quale eifi antiveggono le cofe , che deono venire . Ma nondimeno per
tali operazioni elfi fono divifi nella loro intenzione dal donatore di quelli be-
ni : perocché in tutte quelle cofe niente cercano la gloria di colui , che 1 ha ’

date , ma folamente la fama loro . Per la qual cofa levandoli colloro per le
grazie ricevute in laude di loro medefimi , certamente fi può dire , che per
tali doni effi fieno contrari a colui che gli aveva donati , e per queHo diven-
tano colloro fuperbi contra quel largo donatore , per lo quale elfi dovevano
effete molto piu umili . Ma certamente che contri quelli farà data tanto piu
afpra fentenza , quanto la bontà di Dio piu s’ allarga contra gl’ ingrati in
quella vita . Sicché 1’ abbondanza di tal dono ritornerà loro in accrefcimen-
to di dannazione : perocché effendo loro imbagnati , ovvero inaffiati dalla
grazia di Dio , non rendono alcun frutto , ma lotto colore di verzura cre-
iamo in alto , e dentro fono voti Odi , come di quelli tali ben diceva la
.

fomma Verità nell’ Evangelio : Molti mi diranno in quel giorno : Signore , Si- Matti:. 6.
gnore , or non profetammo noi nel nome tuo , e nel nome tuo facemmo di molte zi.
virtù ? e cacciammo le demonio ? E io allora dirò loro : certamente io non vi co
nobbi giammai ; partitevi da me tutti voi , i quali fate operazioni ef iniquità .
E pure ritornando alla nofira fimilitudine , il giunco , ovvero il caretto non
vive fenza acqua ; e così 1 ’ uomo ipocrito non può ricevere verzura d’ alcu-
na buona operazione , fenon dalla grazia di Dio . Ma pcrtantoche quella gra-
zia elfi la prendono folo a laude umana , ben polliamo dire , che elfi Iran-
no verdi nell’ acqua , ma crefcono voti . E ben dice appreffo di quello giun-
co , che effendo ancora in fiore , e non effendo colto con mano , 'fi fecca i n-
nanzi ad ogni altra erba . 11 giunco fiorito non è altro , fenon I’ uomo ipo-
crito quando è lodato ; e ’l caretto che nafee con canti taglienti , e non è
tocco colla mano , non è altro , fenon 1 ’ uomo ipocrito , che avendo il fuo
intendimento aTpro , fi sdegna d’ effer corretto della perverfità fua Ancora .

quella tale erba efiendo ancora in fiore , taglia la mano a chi la tocca . E
certo Quello non è altro , fenonche effendo l’ uomo ipocrito laudato , fe alcu-
no dipoi prende ardire di riprenderlo, di prefentc elio colla fua afprczza ta-
glia la vita di colui , che lo corregc : perocché quello tale non defidcra d’ef-
L1 2 fer

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,.

*<8 libro in//, ne morali


fer Santo ,
mi piu ladato per Santo
d' efler onde e fluido lui corretto , al»
:

lora gli pare , che


opinione delia gloria lua fia tagliata . Per la qual tota
la
fi turba d' efler comprclo nella tua iniquità
, e
niente foltiene che parlato gli
fia da chi lo vuole riprendere del vizio tuo : e cosi polliamo dire , che elfo
li duole , come colui a cui furti- tocca alcuna piaga , la quale fulfe natcota.
,
Vuole l’uomo ipocrito efler tenuto da tutti gli uomini tale , come elfo è ri-
putato dagli occhi degli ftolti: ed è piuttollo apparecchiato ad ammonire, che ad
elfer corretto Per la qua! cofa elfendo lui riprefo , tempre ne diventa peg-
.

giore perocché li penta , che ogni parola , la quale gli è detta con purità
:

a animo a tua correzione , fu piuttollo una faetta , che T percuota E pero .

elfendo lui corretto , di ordente s’adira , e va pure inveitigando di trovare al-


cuna cofa ria nel tuo correttore , per la quale erto dia infamia alla vita tua
E per quello vuole dimollrare , che colui , che lo corregge , fia peccato-
re , acciocché elfo nelle tue operazioni dimollri , se cflerc innocente per le
colpe altrui . Per la qual cofa lpelfc volte f uomo li pente d’ averlo ri-
prefo , _c d’ aver dclto contra elfo alcuna parola di correzione . Di che
noi portiamo dire , clic liccome dalla mino di colui , che prende il carctto
cioè quella erba tagliente , elee fpefle volte fangue ; così per un modo
di dire elee. un fangue di milizia dell’animo di colui , il quale fi mette a ri-
Pnv. p.S. prendere quelli tili Per la qual cola ben dicea Silamonc Non voler ripren-
. :

dere lo fcììicnttore , acciocché ejfo non t' abbia in odio .

Vedi , che non dille aflolutamenre : non voler riprendere lo fchcmitore ; ma


foggiunfe , acciocché effo non t' abbia in odio Certamente 1 uomo giulìo non
.

debbe temere lo fchernitore , uè debbe dubitare di ricevere villanie da elfo,


quando lo corregge ; ma bensì debbe guardare , che per tal correzione egli for-
te non i’ avelfe in odio per la qual cofa elfo ne divenirti: peggiore . Ora tor-
:

nando al noltro ragionamento degli uomini ipocriti , tu dei iaperc , che l' o-
perazione -de’ fanti uomini , perocché procedono da buon cuore , fi_ durano -ia-
lino alla fine di quella vita Ma l’operazione degli uomini ipocriti , pcrtan-
.

tochc non fono veramente radicate dentro dall’ animo loro , focile volte ven-
gono meno innanzi che macelli loro la preferite vita Onde fpefle volte que-
.

Iti tali ipocriti fi danno con molta follecitudinc a gli flud; della tanta Scrit-

tura , c cercano d’ elferc in effa eccellenti , certamente non per acquiilare


merito alcuno , ma foto per avere alcuna gloria mondana Per la qual cola .

vedendoti coltoro avere acquetato appretto gli uomini alcuna fama , e pertan-
to elfendo polli in alcuna dignità di quelli flati tranfitorj , allora Ji danno
del rutto alle operazioni de’ focolari , e del tutto abbandonano ogni efcrcizio
di fanto Audio ; c così per opera mollrano poi quanto elfi amavano le cote
temporali , quali prima non lodavano , c non predicavano fenou 1’ eterne .
i

Onde ancora fpefle volte quelli tali innanzi che abbiano alcuno fiato , ino-
ltrano d’avere in loro medefimi maturità , decorandoli con molto tacere e con
molta longanimità di penitenza c virtìi di continenza Quando per quelli tali
.

legni di fuori efii portino montare ad alcuna altezza d' onore c di (lato , e
quando già fi veggono fare riverenza da tutti ; allora del tutto fi verfano , c
c lenza alcun ritegno fi sfrenano a quelle lafcivie mondane , c cosi cflì dan-
no tdlirnonianza di loro medefimi , come tali buone operazioni non proce-
dono dal cuore , dipoiche si tollo 1 hanno abbandonate . Alcuna volta ancora

quelli tali faranno larghi a’ poveri , c delle loro furtunze largamente fovver-
ranno à’ bifogni loro ; nientedimeno l'pelfe fiate innanzichc erti vengano alia
fine della loro vita , fono acccfi d' appetito d’ avarizia E cosi quegli che
.

prima donavano il loro , defiderano le cole altrui \ c quel che prima e (Ti
inoltravano di voler lafeiare con una pietà infinita , erti poi con gran pcrti-
18. nacia lo domandano . Per la qual cofa ben dille , che emendo ancora in fiore ,
e non

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. 6

DI S.CRIG0R10. *6?
t non effendo culto con mano
, fi ficca innanzi cui opti erba . Noi pofTiamo ben
dire, che eziandio i gialli portano edere nominati erba fecondo la. carne
,
ficcome dice il Profeta Ogni tarai è fimo Ma ii giunco , dice , che fi ficcca
: . lf. 40 .

innanzi a ogni erba . E quello non vuole altro dire , fenonclie i gialli Hanno
verdi nella loro dirittura dal principio delle loro operazioni infìno aliatine
;
ma uomo ipocrito abbandona innanzi la fua fine quelle opere virtuofe , le
I

quali egli aveva prima mollate di fuori . De’ quali fu detto per lo Salmiita:
Divengono quefli tali , coni -
il fieno degli edifici 1 '1 gitale fi Jecca innanzi che Pf. I iS. 6.
fia divelto. Quella è la natura del fieno degli edifici, che ben crcfce molto,
ma non ha in lui alcuna fermezza di radice E così è deli’ uomo ijxxrito , .

che ben mqllra di fare gran cofe , ma in effe egli non ha alcuna fermezza
di purità di cuore .E certo ben dice, che quello tal fieno fi fecca. innanzi
che fia divelto: perocché l’uomo ipocrito efsendo ancora vivo in quella vita,
e perdendo 1' (operazioni virtuole , fi può dire che perda ogni operazione di
verzura . Onde perche ogni fua buona operazione era in lui lenza diritta in-
tenzione ; pero poi abbandonando tali operazioni
, dimoila veramente , che
1 fiori ha fenza radice . Ma ecco che Baldad volendo dimollrare a chi egli afso-
migliava il giunco ovvero il careno, cioè quell’erba pantanofa foggiunfé: Cosi
, ,
Verranno meno le vie di tutti coloro , che dimenticano Iddio c la Jptranza dell' ipo-
1
crite . E quatc diremo noi

che fia la fpcranza dell’ ipocrito , fenon quello
,
di egli deriderà d'acquilìare in tutte le lue operazioni, cioè riverenza d ono-
re , e gloria di laude d eflcr temuto da’ buoni
, e chiamato fanto da tutti ì
Quella fpcranza certamente non può durare perocché quello tale non addo-
:

manda le cole eterne , e pertanto perde eziandio quello , che per tali .opera-
zioni ha ricevuto : perocché in quella gloria la lua mente non fi ferma nella
intenzione di colui , il quale è poffeduto fenza fine
; e pertanto non avendo
lui intenzione , fenon a laude umana perde eziandio tutta la fua fatica . On-
,
de ben diceva Crilìo nell Evangelo: In verità vi dico eh' egli hanno riceva- Matti). 6 .
,
ta la merci loro . Ma certamente tale fpcranza che hanno gl’ ipocriti di
ri- 2. 5.
ccver la mercè loro , può poco durare : perocché comechc elfi abbiano onore
per le loro operazioni , nondimeno la vita loro Tempre corre inverio il fine
;
e comechc le loro lode rendano gran fuono nondimeno Tempre i tempi cor-1
,
rono inverfo il termine loro ; e pertantoebe l’animo di colloro non è radica-
to nell amore della eternità , pero convien che del tutto venga meno colle
cofe , che egli ha amate clic certamente nullo può effcrc
, che ami le cofe
:

mutabili , ed cgu lia immutabile . Onde chi ama quelle cofe


, le quali paffa-
no via, di preunte conviene , che egli corra fecondo il modo delle cole, le
quaii fono da lui amate Adunque ben polliamo dire e la fpcranza deli 1po-
.
:

rr ito verrà meno ; perocché la laude umana la quale è da erti} cercata con
,
tante fatiche , convien che torto parti fecondo il corfo de’ tempi . Apprettò
ben foggiugnc e non gli piacerà la Jkltizia fitta Certamente noi polliamo
:
.

dire , che fia grande lloltizia fare operazioni di molta latita c non aver ri-
,
1 petto , fenon a gloria umana .Or' non diremo noi, che fia ben matta llol-
tizia di feguirc con tanti affanni comandamenti ccleliiali , c volere per que-
i

gli (blamente tl premio Tirreno ? Veramente


che quello, che per le fue vir-
tuofe operazioni va cercando d’ avere fittamente gloria umana
,
fi può dire
per un modo di parlare , clic egli porta a vendere per piccolo prezzo una
mercatanzia da doverne aver grandirtimo merito : condolutile lo llolto va
cercando un fumo di piccolo parlare il quale follo parta via , di quella co-
,
la , della quale effe poteva meritare
il regno del Cielo . Adunque n può di-
re , che quello venda a piccolo prezzo 1’
operazione fua , il quale dà le gran
cofe , c rieevene le piccole .
A che dunque diremo noi che fieno fimigliati gli uomini ipocriti fe-
, , ap.
non

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*7® LIBRO Vili. Dt AfO R A L I
non a quelle viti , le quali di loro natura fono abbondanti , e non fono colti-
vate ? le quali comcche per la loro virtù naturale motlrino alcun frutto
; niente-
dimeno non fono levate da terra , nè aiutate ; e così comcche elfo mettano i
gran tralci, e molìrino la gran verzura e il molto frutto, G fono nondimeno cal-
peste dalle beltie , che partano , le quali con tanto maggior defidcrio le con-
fumano , quanto piu veggono appretto di terra il frutto loro Così veramen- .

polfiamo noi dire delle operazioni degli uomini ipocriti le quali pertanto- :

che fono virtuofe , ed alte , fi può dire , che fieno abbondanti , e virtuofe ;
ma appretto dipoiche noi addomandiamo altro che gloria umana , dir
poniamo , che fieno abbandonate , c folciate a terra . E le beftie , che con-
fumano quelle cotali buone operazioni , non fono altro , fcnon i maligni fpi-
riti , i quali con tutto loro ltudio fi sforzano di riducerle tutte a perdimento.
E tanto piu fi dilettano di guadarle , quanto le conofcono eflerc migliori .
Ofce.S.’j. Per la qual cofa ben diceva il Profeta : Spiga ritta non ha in se granella , e
non fa farina : e fe la farà , gli Jìranieri la mangeranno . La fpiga , che non
fa granella , polliamo dire , che lia la vita dell’uomo , quando è fenza meriti
di virtù . Allora la Ipiga non fa ferina , quando quello che crefce in quello
mondo, non ha in se intendimento d’ alcuna fottilità , e appretto non rende
in se medefimo frutto d’ alcuna buona operazione e ancora fe pure alcuna :

volta rendette tal frutto, ecco che gli flranieri le'l mangiano. E quello non
è altro, fcnonche gli uomini ipocriti faziano gli affamati appetiti de’ maligni
fpiriti di quelle buone operazioni , le quali elfi mollrano di fuori Onde quelli .

che per tali operazioni non intendono di piacere a Dio , certamente fi può
dire,
che non pafcono il Signore del campo , ma gli flranieri . Adunque ben
vedi, che l’uomo ipocrito , il quale è attimigliato alla vite, ovvero al tral-
ce abbondante e abbandonato , niente può confervare il frutto fuo , peroc-
ché il frutto della fua buona operazione giace in terra ; e nientedimeno fi
pafee il lloltizia , perocché per tali fue operazioni egli fi
mifero di quella
vede onorato da vedeiì foprailarc agli altri . vedefi cttere elevato a luo-
tutti ,

ghi onorevoli ,
tiene fuggette le menti degli uomini , e nutricali di
e cosi
quella vanita . Ma
veramente quella tale ftoltizia gli può ben piacere in que-
lla vita , ma certo non gli piaceri niente quando verri il tempo da riaver
ciafcuno fecondo l’opere fuc perocché fornendoli egli per quelle vaniti etter
:

condannato alla pena eternale , allora gli difpiacerà elfcre fiato cosi llolto , e
allora conofccrù *1 miforo , come viveva (tortamente . Quando per un poco
di diletto di loda egli fi vedrà caduto nella condennagionc della fontenza di
Dio , allora conofccrù chiaramente , come e’ fu llolto Quando per una piccola .

gloria temporale egli fi vedrà punire di tormenti eterni , allora gli daranno que’
tormenti chiaro conoltimento , e aperta feienza perocché fonza nulla oicu- :

rità e’ conofccrà , come erano da niente apprezzare quelle cofe , le quali così
rotto potevano pattar via Per la qual cola ben feguc appretto E la fua fi-
. :

danza farà come la tela de' ragmli Deh quanto è bene alfimigliata la fidan-
.

za degl’ ipocriti alla tela de’ ragnoli perocché ogni Audio di loro gloria per
!

un piccolo vento di quella vita mortale di prefonr? vien meno E non è .

quelto fenza ragione perocché non cercando elfi le cofc eterne , conviene ,
:

che perdano le cofe temporali inficme col tempo bene è da confidera-


. Ma
re in qtietta parte , che le fila del ragqolo vanno per ordine ; e
così gli uo-

mini ipocriti quali inoltrando di operare con difcrczione , dil'pongono 1 opere


loro .Ancora i ragnoli tettòno con molto Iludio la tela loro . ma da un fubito
foffiare di vento iubitamente è disfatta E così adivienc all’ uomo ipocrito :
.

che un piccolo vento di gloria umana fe ne porta via tutta la fatica delle fue
buone operazioni . E quando per Io defidcrio di quella laude manca la buon»
operazione allora fi può dire , che tutta quella fatica nc vada al vento . Bene
,
adì-
DI S. G R E 6 O K 10. *?'

che buone operazioni degl ipocriti durano infino al ter-


adiviene fpeffe volte ,
le
mine della lor vita ',
perche in c(Te ifli non cercano laude
ma nondimeno
dell’ autore loro , pertanto non poffono giammai
portare 1 loro beni dinanzi
a gli occhi d' Iddio Onde fpeffe volte , come abbiamo detto di (opra , quciti
.

tali tono ammaeilrati di dottrina della Canta legge , -c


amimcftrano altrui , e
tutto quello ette etli intendono , pruovano col tellimonio di quella
t per tutto .

quello già non domandano effi la vita degli uditori , ma piattono i


loro propri
fenon pa-
lavori , cioè la propria laude loro perocché etti non dicono agli uditori
:

role da doverli commuovere a render loro laude , e non cofe a


muovergli a la-
grimc ovvero a dolore delle proprie colpe . E audio certamente è cofa conve-
mente, quale è occupata alle concupifcenze di quelle cofe
nevole perocché la
:
la
di fuori , niente fente il caldo dell’ amore di Dio Per la qual cofa adiviene,
.

che quc'iti tali non poffono infiammare gli uditori a quelle cole di fopra ,
quale
perocché le loro parole efeono di luogo freddo. Onde quella cola, la
non arde in se medefima giammai non può accendere altra . E così fpel-
I
,
fc volte adivienc , che le parole degli uomini ipocriti non ammacltrano
gli

uditori, e quelli che le dicono, fanno piggiori : perocché non addornandano lCor ^i.
fenon vanita di laude umana quello affermando 1 Apoffolo dove dice
:
La :

Jcicnza enjta , ma la carità edifica . Adunque quando per la carità uomo non 1

volte
è edificato , allora la feienza per la fua fuperbia guada tutto . Spelte
gl' ipocriti s' affliggono con duriffime allinenze , e attendano ogni
rigoglio del-
la loro carne \ e cosi vivendo in carne , ecco che quali del tutto uccidono in
e per tale attinenza in tanto s’approffi mano alla
loro la vita della carne :
morte»
che li può dire che quali continuamente morendo vivono .
,
Ma
in tutte quelle
tanto eccellenti operazioni effi non addornandano fe non di inoltrarli innanzi a
gli occhi degli uomini , e d’tffere guardati con ammirazione , liccome di loro
ce va la lumina Verità nell’ Evangelio : EJjì sformano le facce loro per mofìrarc
di-

^
^ t

a gli uomini , che e[]i digiunano. Imperocché in quelli tali fi vede la faccia
Uida e ’1 corpo debole , e fpeffe volte con diverfi fofpiri fi conofee , che in
E -o lia a n fietà.E in tutto quello non domandano altro , fenon d’udire paro-
tanta m
le di maraviglia della bocca di coloro , che fono loro d' appreffo : e
loro fatica nulla altro vogliono , fenonche elfi fieno riputati dagli uomini;.
Quelli tali furono chiaramente fignificati nella perfona di quel Simone , il
quale ai tempo della paffionc del noltro Salvatore fu raffretto di portar la
Effi trovarono un'uomo Cireneo ,
che
croce . Onde di quello dice l’Evangelio :

^
veniva loro incontro , chiamato Simone . Cojhii efft coflrmftno , che pirtaffe la ero- *
cioè a
ce di desk . Ora a propofito ; quello che noi facciamo per angaria , ~j "

dire che noi fumo raffretti di fare a forza ,


già noi non lo facciamo iter ìllu-

dio d’ amore . Adunque portare per angaria , cioè a forza , la croce di


Giesu,
non è altro , fenon follenere 1’ afflizione della carne per altro fine di quel
che fi conviene Or non portano bene la croce con srande anficta colo-
.

ro , i quali fervando il comandamento di Dio ,


domano la carne , e pertanto
non amano quella patria Spirituale? Noi leggiamo bene , che quello Simone
portò la croce, ma pertanto non morì : perocché ogni ipocrite
bene affligge
quella gloria
il corpo fuo per attinenza , ma nientedimeno per lo appetito di
mondana fi può dir. che effo vive al mondo . E pertanto per contrario ben

dicca l’ Apollolo Paolo de' fanti eletti Ma anelli che fono di Criflo , hanno ero-
:

3 o la come loro co vh.j


a carne
e colle tyneupifeme . Allora crocifisgiamo noi la
,

e colle concupifcenze , quando noi in tal maniera faccia-


co’vizj ,

mo le nollre allinenze , che pertanto noi non andiamo inveftigando niente


>

della gloria del mondo Onde quello, che macera la carne fua , e per quello
.

quello potemo
volta la fua intenzione fidamente agli onori di quello mondo ,
t

*7* L 1 S R O mi. D r MORALI


noi ben dire , che porti la croce col fuo corpo , mi nientedimeno egli vive mol-
to peggio ai mondo per la vanita di tali concupilccnze perocché l'pcfle vol- :

te quello tale per quella moiìra della Cantiti di Cuori è pollo indegnamente
in luogo di degniti , al quale egli per nulla (ita filici porrebbe pervenire , Ce
egli non tnoriralfe in lui alcun Ceeno di virtù Ma lenta dubbio torio palla .

nel che egli prende con tanto diletto: c quella pena thè fegbe di quel io,
3 ureri Tempre Pone lo (lolto in quella vita tardanza della Cantiti lua Colo
.

nella bocca degii uomini ; ma quando quel fcgreto giudice cfamini i lécreti
del noilro cuore , certamente egli non vuol tellimonianza di Cuori a pruova
della vita noi Ira Ben dilTe adunque il noilro teito La
. : fua fielanza jarà fic-
camela tela demandi : perocché quando verrà teiìimonio il del cuore, allora ver-
,ri meno ogni fidanza
, la quale l’uomo ara nella laude di fuori , Di che ancora

.ben fogginone tuli fi sferzerà di pare fofra la cala Jua , ed ella non tfiarà ferma.
:

Siccome la cafa , dove noi facci imo nollra converfazione , è un edificio fat-
to per abitazione del corpo; così ogni cofa , nella quale l'animo noilro abi-
ta per diletto, fi può chiamare cala di noilri penfieri : perocché in ogni co-
la , che noi amiamo , fi può dire, che noi abitiamo come in un luogo di
ripofo . Per la qual cola f A pentolo Paolo avendo fermato il cuore in quelle
cofc di Copra , comcchc egli tulle pollo in terra, avendo il cuore Cuo del
tutto elevato dalla terra ,
fi diceva : La noflra coaverj'azionc è in eielo , Ora la
Pi//.;. io. mente dell’ uomo ipocrito nulla altra cofa penfa in tutte le fuc operazioni ,
fenon la gloria della opinione ,
che è avuta di lui : c non cura niente dove

egli debbe elici menato dopo i Cuoi meriti , ma Colo che di lui dica bene,fi

mentre che egli è in quetta vita . Per la qual cola fi può dire, che I diletto
della laude fia la cafa fua , e in quelta oda egli fi ripofa perocché in ogni :

fua opera? ione non ritorna , fenon a quella quella cafa veramente non . Ma
può durare perocché quella fua loda palla infime colla vita , e ancora quella
:

laude umana nel final giudicio niente ha fufiillcnza E pertanto quelle vergini .

Borie, le quali pon s’avcano ripolto dell’olio ne’loro vafclli , che non è altro a
dire , lenonchc elle aveano gloria nelle parole altrui , e nelle cofcicnze loro,
dice r Evangelio , che effendo turbate per
1'
avvenimento dello fpolb , dicea-
, no a quell’ altre Dateci dell'olio voftro , ferocche le la fané rnfire fi j regnino.
: m
Matti). 1 . Addomandare olio dal prò (fimo , non è altro , fenon cercare gloria di buona
8. opera dalla tellimonianza dclia bocca altrui perocché la mente vota , quando
;

vede , che di tutte le fue fatiche ella non fi trova dentro da se cenere al-
cun fratto , fi va cercando il teilimonio di fuori Come fe apertamente que- .

lle lioite vergini dlcelTono a quelle altre dipoiebe voi vedere , che noi ba-
:

ino cacciate lenza alcun premio , deh almeno dite voi quello che voi avete
conosciuto dei!' operazioni noli re . Ma
in vano fi sforza f ipocrito di Ilare ir»
1*. quella cafa della laude umana ; perocché nell’ ultimo giudicio nullo ajutorio
gli darà il teilimonio degli uomini : perocché egli ha prima ricevuto per pre-
mio quella laude , la quale egli appreflò domanda per tellimonianza Ovvero .

ancora in altra maniera polliamo dire , che 1* ipocrito fi sforza di Ilare fopra
la cafa ,(mando eltendo lui ingannato da quelle vane lode , egli fi leva in
aito , quali prendendo fidanza della Canuti fua . Spelte volte gii uomini ipo-
criti commettono in fcgreto molte male operazioni , e in palefe ne fanno al-
cune buone . E quando lì veggono per le buone operazioni , le quali elfi fan-
no in palefe , ricever premio di laude , allora chiudono gli occlai della loro
confidcrazionc da auc’ peccati , i quali crii hanno commcfii in occulto e co- :

sì lì penfano d’ ellcr tali , come elfi s’ odono laudare di fuori , e non come
elfi fi conofcono dter dentro da loro . Per la qual cofa. adiviene , che quelli
tali vi ngono con una fidanza di loro nxdelimi dinanzi al giudicio di Dio ;
peroc-

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. . ,,

DI S. GRIG0R10. *7j
perocché dinanzi a quel giudice , che giudica le cofc dentro , eglino lì peri li-
no d' cller tali , come «ili erano riputati di fuori dagli uomini . Ma certa*
mar e quella cala dell’ ipocri to non può ilare ; perocché in quella paura di
quell’ orribile giudicio conviene , che caglia* a terra ogni fidanza pallata di
untiti! E quando vede il mifero , che gli mancano le tettimonianze della
.

bocca altrui , allora conviene , che egli fi rivolti a raccontare 1’ operazioni


fuc . Per la qua! cola ben foggiugnc : Afiitcralla , ed ella pertanto non fi potrà
rilevare Vuole l’ ipocrito aiutare f edificio fuo , acciocché llia fermo . E que-
llo non è altro , fenoncne quando egli conoide che in quel vero giudicio la
,
vita fua è atterrata , allora egli fi sforza d' aiutarla raccontando l’ opere , che
egli ha fatte . Or non pot'emo noi ben dire coloro aiutino r abitacolo
, che
della laude foro , i quali raccontano in quel giudicio le foro operazioni : c
ficcomc è fcritto , dicono : Signore Signore , or mn cacciammo mi le deminia Mattk.-j.
nel nome tuo ? ora non profetammo noi nel nome tuo P e hi guefio nome non fa-
12.
cemmo mi molte altre virtù ? Ma
quella cafa , comcche fia aiutata da tante al-
legazioni , niente fi può rilevare peroccche in quel tempo dirà il giudice
ficcome noi leggiamo lo non vi conobbi giammai : partitevi da me voi , che Ib.ij.
:

operate iniquità Ma pertantoche dice nel noftro tetto : F.d ella pertanto mn
fi potrà rilevare ; è da fapere , che quella cofa , la quale è rilevata , fi mon-
1
ta dal baffo in alto . Ora veramente la cafa deli ipocrito non fi può ri-
levare perocché in tutte le fue buone operazioni mai egli non sa rileva-
,
re 1’ animo
della terra Per la qual cofa è ben degno , che non fia elevato
.

al premio del fommo guiderdone colui il quale in tutte le fuc operazioni è


,
tanto abbattuto , che del tutto fi può dire che giaccia , non amando etto
fenon quello forno della gloria temporale-. Ma imperocché noi avemo già
veduto, come la vita deli ipocrito è dirittamente lignificata per lo nome del ìb
giunco , c apprettò come ella è riprovata nel giudicio di Dio ; ora attendiamo,
come ella fia riputata dagli uomini innanzi 1’ avvenimento di quel giutto
giudice . Onde fegue : Il giunco pare umido , cioè Merde , innanzi, che venga il
Sole . Spettò volre per lo nome del Soie è lignificato nella Scrittura il noiìro
Signore Dio , ficcome dicc i! Profeta A voi che temete il mine del Signo- Malacb^
:

re , najfcerà il fole della giuftizia . E nel libro della Sapienza volendo la Scrit- X
,
tura dimottràrc , come peccatori in quell’ ultimo giudicio faranno da Dio
i

rincacciati , dice , che dittano : Noi errammo dalla via tirila verità e V lume
, Sap.^.6.
della giujìtzia non dette ffendere [opra mi . e niente -ci
fi levò il Sole .
Ora a proposto , innanzi che venga il Sole , il giunco , dice che è umi-
do E cosi e dell’ ipocrito . Che innanzi che in quell' ultimo giudicio venga
.

fopra di lui quella ultima fentenza , pare che in quello "modo fia imbagna-
to di grazia di fantità E così mottra d’ ettcr verde pc roche 'è riputato giu-
.
:

lto , e tien luogo d’onore , e rifplende di gloria di fantità gli è fatto ono-
, e
re dq tutti , e vedefi crclcere in fama di virtù Per la qual cofa ben mottra,
.

che quello giunco di notte fia umido ; ma quando viene il Sole , di prefen-
te fi fccca Perocché l’uomo ipocrito effendo nelle tenebre della prefente vi-
.

ta , è riputato che fia fanto ; ma quando verrà quel fottiliffimo giudice


, al-
lora fi mollrerà chiaramente , come quello tale nella fua vita era tempre ini-
quo . Bene adunque fi può dire , che il giunco mottri , che fia umido in-
nanzi che venga il Sole perocché in quella vita 1’ uomo ipocrito dimottra
:

d’ effer verde innanzi agli occhi degli uomini ; ma quando verrà il caldo di
quel giudicio di Dio , allora fi feccherà di prefente . Segue apprettò e come :

egli è nato di prefente nafee il germoglio , cioè a dire il feme fuo . Noi ve-
,
demo dell’ altre erbe , che dipoiche fono nàte , elle fottengono il vento , e'1
caldo , e fono nutricate da! Sole c dalla piova ,. c dipoi s’ aprono multi-
, e
plicano il fetne loro . Ma
del giunco non è così : che di prefente nafee còl
Mm fuo
,

174 LIBRO Vili. D I* MORALI


fuo fiore , e di preferite che furge dalla terra , produce feco medcfimo ii Te-
ine fuo ^dunque noi poffumo dire , che per l'altro erbe s’intendono i tan-
.

ti eletti , e per lo giunco gl’ ipocriti E Quello pertanto perocché noi pot- . :

ila mo dire , che i fanti uomini -in prima nafeono nelle opere della loro tan-
ta convcrfazione , e appretto (ottengono il verno , ovvero la tcmpefia di que-
lla vita ; e dipoi tono affaticati ancora dal caldo delle, gravitarne perfccuzio-
ni , le quali continuamente conviene loro follenerc. Ma quando etti in que-
lla vita fanno le loro operazioni virtuofe , niente domandano per effe alcun
premio temporale . Ma dapoiche fono liberati dalle fatiche di quello mondo,
allora elfi fono fatti cittadini di quella patria eterpa e in auella ricevano ,

perpetuai mente quel premio , il quale elfi con tanti loro affanni avevano
continuamente affettato . ..

Ma uomo
ipotrito fa tatto il contrario ; perocché di prefente , che è
1’

nato nell’operazione virtuofa , egli lì sforza di riceverne per premio la glo-


ria del mondo . E
così lì può dire , che quali a modo del giunco egli nafea
a un'otta col Teme fuo : perocché pel cominciamento della fua buona vita,
di prefente egli va cercando , come elfo polla effere onorato da tutti Adun- .

que il Cerneche nafee infieme col giunco- , non è altro , fenon il premio , il
,
quale l’ipocnto domanda dopo il principio della fua buona operazione E .

quello ben vedemo noi chiaramente ; perocché fono alquanti . 1 quali aper-
tamente abbandonano la via del peccato . c prendono abito ai fantitk , c di
prefente che fi fentono in full’ entrata del ben vivere , non curano di ricor-
darfi delle loro colpe paffate , e già per quelle non vogliono affiggere di pe-
nitenza la carne loro ma Col vogliono effer lodati della Canta vita , la qua-
:

le elfi hanno cominciata , e defiderano di foprafìare a coloro , che fono mi-


gliori di loro E' quando quelli tali hanno delle profpcritù di quello mondo
.

fecondo il loro appetito, allora dell’abito della fantirii n’efcono molto peggio-
ri , che elfi non erano prima : perocché effendo loro occupati in molte cofc *
e in quella occupazione effendo confuti. ed accecati , allora elfi non folamen-
. te non piangono le colpe commeffe , ma ancora J’ accrcfcono Onde quelli .

che abbandonano quello mondo , certamente non debbono effere polli a que-
lli uffici mondani , fe già prima non fono ben folidari nel difpregio di que-
34 fio mondo \ perocché tolto vengono meno quelle virtù , le quali fi vogliono
1

mollrare innanzi al tempo Or non vedemo noi- per fimilitudine , che quan-
.

do l’albero piantato è piccolo, fe l’uomo lo fcrolla innanzi che abbia, fer-


mata la egli di prefente fi fecca ì ma quando ha ben
fua tadice in terra
,
fermata radice «1 fondo della rena , e halla ben folidata coll’umore di
la fua
quella , vedemo noi , che egli non cura niente d’efferc (crollato . In
allora
prima quando ’egii è. tenero , fi falcia , e guardali dal vento : ma di poiché
egli è crefeiuto nella fua fortezza , niente cura ogni foffiara di vento ; (pe-
rocché , come egli pertanto fi pieghi , gii pero non può effere divelta dalla
fua. fermezza . Così a propofito è bifogno di fare nella via della virtù : che
acciocché ella non podi effer divelta da noi , convienfi che per lungo tem-
po in prima la radice del cuore fia fitta nella profonditi del)’ umiltà . Sicché
quando alcuna volta contro lei lì levaffe un vento di detrazione , cioè d’ in-
famia , ovvero di gloria mondana ; allora come effa pertanto un poco fi pie;
ghi , almeno non poffa effer del rutto difvelta dalla fermezza fua , ma di
prefente dopo tal piega ritorni allo fiato fuo , c così Tempre fi rifcrmi , e di-
rizzi in folla fui radice .

Quii cofa ‘pare , che fia piu forte , che un muro ben groffo c ben mo-
rato ? e nondimeno percotendolo quando è frefeo ,
fenza molta fatica fi cac-
cia a terra Ma fe per ifpazio di tempo
. fi lafcia leccare , allora diventa fodò
c fermo, wtantothe eziandio i colpi de’bolcioni noi poffono atterrare . E così
... ccr-

Diqiti; agle
. ,

d i r., c n e g o n i o. tri
certamente adiviene di noi medefimi : che quando noi vogliamo innanzi
tempo dimoftrare alcune buone noli re operazioni ,
di prefentc vengono me-
no , ma quando noi per ifpazio di tempo le tegnamo occulte ,
allora elle ti

fermano in noi medelimi con una folidità , che poi non può cflfcre vinta On- .

de noi polliamo dire per un modo di parlare , che quando la mano di quelle
operazioni mondane percuote la no (Ira buona vita , quando ella é ancora te-
nera ; allora ella dicrolla il muro frefco , e fenza fatica jo caccia a terra
perocché ancora non era rafeiutto dall’umore della propria infirmiti fua Ma .

quando l’anima nollra per lungo tempo Ha nella quiete delle virtù fue , al-
lora a modo d’ un muro ben fecco diventa dura contra ogni percofla : an-
zi ritornerà adrieto , e fpezzeralfi ogni cofa , la quale percolerà quella vi-
ta cosi ferma .E pertanto leggiamo noi in figura , che Moisè non voleva ,
che la vita di coloro , che fono ancora frefehi nelle virtù , filile occupata ne-
gl’impacci del mondo , quando dicea : Non lavorerai col p-imogenito ìlei bue , Deut. i$.
e non fonderai i primogeniti delle pecore. Voler lavorare eoi primogenito del 19.
bue , non è altro , l'enon voler mettere in esercizio d’ operazione mondana i
principi delle noltre virtù; e fondere i primogeniti delle pecore , non è al-
tro , ienon voler inoltrare nudi e fenza copriménfo alcuno i principi delle
nollre buone operazioni' Adunque ben dice , che noi non doverne lavorare
.

co’ primogeniti de’ buoi , nè tondere i primogeniti delle pecore : perocché fc


noi cominciamo alcuna cofa virtuofa , veramente noi non la dovemo voler
praticare troppo follo negli efercizj di. fuori ; è quando la vita nollra comin-
cia a fare alcuna cofa di femplicità e d’ innocenza , noi la dovemo guarda-
re , che pertanto ella non voleffe tondere da se il velo del fuo fegreto ; lìc-
che ella non voglia mollrare agli occhi vani cosi finitamente la virtù fua v
come la pecora dimoltra il dolio fendo da ella tonduro il vello . E pertanto
i primogeniti erano diputati foli a’ (acritici «di Dio ; e quello non è altro , } 5.
fcnonche noi dobbiamo facrificare in full’ altare del nollro cuore , e folo a
onore di Dio ogni principio di nollra vittù . Il quale facrificio tanto piu al-
legramente è da elfo ricevuto , quanto egli Io vede- piu nafeofo dagli occhi
degli uomini , f conolcelo non effer eiaculato dal delìderio d’ alcuna laude
umana .

Ancora per altra ragione fi conviene tenere occulti i principi delle nò-
lire buone operazioni ; perocché alcuna volta quelli tali principi fono mefeo-
lati d’alcuna fozzura della nollra vita carnale E pertanto non fi dcono follo
.

manifeflare altrui , accioche fentendofi 1’ uomo lodare per lo principio d’ al-


cuna virtù , egli non poteffe conofccre in lui medefimo il vizio , cne anco-
ra Ha nafeofo . Per la qual cofa in altra parte ben diceva Moisè al popolo
fuo : Quando voi farete entrati nella terra la quale io z5 i debbo dare , e (irete Levit. I j
}
piantati in quella arbori , che facciano frutti , gitterctc via i loro prepuzi > cioè 2j.
i loro primi frutti. : e i primi pomi , t quali nafecranno di loro , abbiategli per
immondi , e di quelli non mangeeete Gli alberi 'fruttiferi non lignificano altro,
fenon le nollre operazioni abbondanti di frutti di virtù : e allora gioiamo
noi i primi frutti di quelle operazioni-, quando avendo noi fofpizionc della
infamità nollra,, noi non approviamo i principi delle nollre operazioni . E i
primi pomi di quelli arbori dice , che dcono edere avuti per nomi immondi,
e niente li debbono mangiare : perocché quando i principi nelle nollre buo-
ne operazioni fon laudati , degna cofa è , che di quelle lode 1’ animo nollro
non fi pafea , acciocché forfè prendendo noi con dolcezza la laude umana ,
noi non mangiammo il fratto della buona opera innanzi tempo Onde quel- .

lo , il quale riceve dalla bocca umana laude de’ fuoi buoni principi può
, fi
dire , che innanzi tempo egli mangia il frutto dell’ albero , eh’ egli ha pian-
tato . Per ia qual cola ben diceva Iddio per la bocca del Salmifla : Vana co- Pf.116. j.
Min a fai
-

Vj6 mi. D LIBRO ? MORALI


fa è a voi levarvi innanzi la luce : levatevi eUpceche avete fidato I.e^trfi irt-
nanzi la luce non i altro , fenon voler prendere allegrezza di noltra opera-
zione in quella vita predente innanzi che apparisca la danti di quella eterna
'
Cetribuzione .
. .
Adunque fi vuole in prima federe , acciocché noi ci poliamo ben rile-
vare;
perocché quello , il quale volontariamente non fi umilia in quella vi-
ta
,
certamente non potrà edere efaltato in quella gloria che (equità Qudio .

adunque , che nel Salmo è lignificato per lo levarli innanzi la luce , s in-
tende ancora per lo nollro fello dell' ippocrito nel giunco , che nafce infic-
ine col feme fuo ; perocché l’ippocrito , il quale non defidera altro , che lau-
de umana, ali prelente che li vede nafccre ad alcuna buona operazione,
non- procaccia d^ acquetare altro premio , fenon di gloria mondana Or non .

erano ben nati infieme col feme coloro , de’quali diceva la Verità nel Van-
I4c.io.46 gelio : Eglino amano i primi luoghi delle menfie net com/iti , e le prime ratte
RJatthaj. are nelle Sinagoghe , e i primi /aiuti nelle torti , ed effcre dagli uomini chiama
6. ti maeflri l Adunque pertantoche per alcuni loro buoni principi elfi fi sforza-
no Colo d’ acquillare onore mondano , veramente fi può dire , che a modo
del giunco elfi nafeono a un’otta col feme loro . Quelli tali quando voglio-
no fare alcuna buona operazione , in prima fcgretartiente vanno cercando ,
come elfi pollano aver teilimonj a qucHa , e fol lecitamente confiderano den-
tro da loro fe nullo è , che debba vedere tal buona operazione ; e conli-
xano fe quegli , che la vedranno , la (apranno poi ben laudare E- fe adivienc , .

tìie alcuno non debba vedere 1’ opere loro , certamente fi penlàno d’ averle
perdute , c penfanfi , che gli occhi di quell’arbitro dentro fieno molto da lun-
ge , e quali non gli polla vedere E quello pertanto ; perocché dopo quella
.

vita elfi non curano di ricevere da lui alcun premio delle loro buone opera-
zioni . Ma pertantoche. f ippocrito , ficcome noi avemo detto , nella fua
buona operazione defidera effer veduto da moiri ; pero ben foggiugne ancora
di quello giunco : Le fue radici multiphcheramto [opra il mont urlio delle pie-
tre ,
e tra le pietre flora .
t
Per lo nome delle radici noi noq intendiamo altro , fenon i fegreti no-
fil i penfieri , i quali a modo di radice vanno al fondo , e poi per la nrtani-
fcftazione dell’ opera vanno in alto , ficcome del feme del Figliuolo di Dio
ìf.yp. ji. fu detto per lo Profeta : E
quello , che fi falyerà della cafa di Giuda , e il ri-
manente , metterà le radici al baffo , e fora il frutto in alt» . Mettere le radi-
ci al baffo non è altro, fenon mulriplicare i buoni penfieri nel fegrcto ; e fa-
re frutto in alto, non è altro , fenon mollrare per opera quello , che noi ab-
biamo penfato diritramen*e . Apprellò per Io nome delle pietre nella fanta
fe. $4. | 2 . Scrittura s’ intendono gii uomini . ficcome alla fanta Chicfa fu detto per lo
Profeta Ifaia : h
Parò la pietra chiamata Jafpis per tuo battifolle , e le porte
tue farò di pietre /colpite. E appretto volendo mollrare il Profeta quello, che
lb. tj, egli intendeffe per quelle pietre , foggiunfe : Ciò faranno tutti i figlmcli tuoi
ammaeftr.rti da Dio Siccome ancora per ammacllramento diceva l’Apoftolo
.

o.J’etr.z. j, Pietro : E voi ficccme pietre vive fate di voi edificio di co/e /puntuali Ora .

pertantoche nel nollro tetto fi fa menzione delle petre lenza aggiuenere eh’
elle fieno pietre pero in quello modo fi poffono intendere così i rei ,
vive ;

36, come i buoni . Adunque tornando


a propofito , dice , che’l giunco , il quale
Ha tra le pietre , multiplìca le radici fue (opra il monticalo delle pietre r
perocché ogni ipocri to multiplìca i funi penfieri folo in trovare l’ammirazio-
ne degli uomini , tirò che gli uomini lo guarirne con una ammirazione dì
fatuità Onde pertantoche gli uomini ipocriti in tutte le loro jpperazioni
.

non cercano nel loro fegrcto altro premio thè di iaude umana ; pero fi può,

dire , che elfi mettono le radici del giunco fopra il monte delle piene . Quan-
do

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5 V

,D i r. c x e G o n i o : vn
operatone egli non penfa fenon co-
ìnnncrito debbc fare alcuna
jl , ,

i"',!rxr
tssr«sfsi£;
“•
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s^s^rpsxiJWvirt «»«* «» ®a tupa-
*k
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>!'5
è
i.

è negato dalle virtù del iuq vigore ,


1

fuc forze perocché quello, che



gli

comandato dall’ amore della laude mondana


Per .

femprc
J*
cercano d aver teltimonj ai-
abbiamo detto di fopra , quelli ipocriti allora efli mede-
manchino loro tetìimonj
opere loro e fe adivicoe , che
,
1’ :

fimi lodano 1’ operazioni , eh’ egli


hanno fatte E quando efli per quelle lo-
.

allora fpeife. volte narrando le


loro opera-
di cominciano a lcvaifi in alto ;
cola aggiungono a quello , eh egli han-
ziori con diverte menzogne , alcuna
.1 vero, fi fanno , che tali
no ùtm E quando pure dicono di loro mcdel.ro.
buone operazioni niente fono loro perocché avendo il premio dell onor mon-
:
P privati del vero preimo .il
dano i ?ualc efli vanno cercando , allora fono
loro. Perocché quando efli man licita-
|

ouale 'effi doveano afpcttarc dentro da


lo f rai le virtù loro allora li può dire , che efli d.mollrano la preda a
maligni fpiriti quali continuamente Hanno con diverfi aguati contro
Olle' , i

3 ? «ri! U vSde 7
quali ben fu- dgnifkata nella lama
la quale a tutti è manifeft*
Scrittura per quella
del «quale noi leggiamo,
:
coira del Re Ezechia
t£rJ?£ mzfone i
e
d
che
na
vedendo ’
lui eflere d» prcflo ltra
Dio uccife ottanta mila de nemici :

del cielo , e
mnnfarp dpi Sole colla fua parola lo fece ritornare all altezza
egli la fece proiungareper.^
ch^ap^reffandofl II Termine Sella vita fua ,
gli am-
E dopo quello leggiamo , come egli ricevette
vio di quindici anni .

bafeiadon del Re di Babilonia , e moflrò loro *


fedeva ; ma di prefente egli udì la voce
Er co che i iti ne valgono , e tutte
U
^J*
del Profeta per parte di Dio , il qua-
gufile cole , che ira fono nella 4- K--
^
k ali dille :

non ti farà lajctato almnaccftj e 7-


cafà tua ne faranno portati in Babilonia , e
fanno gli uomini ipouititche dipoiche
Jeflo itile Iddio. Cosi veramente
efli fono ciefciuti in grandi virtù ,
non fi curano di guardarfi da quegli fr i*
virtù, loro Allora per quedo di-
d mXn. e non vogliono tener fcgrere le
de romiti; e per tal mamfellazio-
.

moi! rare fanno efli , ebe i loro beni fono


che clli hanno adoperato cor mmto
nc efli perdono fubitamente tutto quel
i

Audio e per lungo tempo Per la .


qual cofa ben diceva A Sai dia fi ^- m . . ,

bellezze nelle mani del nimico E cer- Hai


diede in prie tema le virtù loro , e le Uro
.

to così è' che la virtù e bellezza degli


uomini arroganti è data nelle mani 6».
quale mamfefla per amor di loda , fi
del nimicò • perocché ogni bene , il fi

nofiro nume?
può dire che’fia mcllo nella fonia dell’ occulto
dire , che ehh provochi a ru
che mollra agl’inimici le ricchezze fue, fi può
bare la preda , che è loro inoltrata E non ti maravigliare di t*\
.

dalla ficunta di quel-


parlare : perocché infino a tanto che noi damo lontani
la eterna patria , noi partiamo
continuamente per la via de ladroni, da qnar
k noi damo coò.uma'mente apportati. E pertanto quello rogo teme^d eflg 4» «

che erto l^rta.fc


rubato nella da , ù di bifogno , che egli nafeonda
portiamo o nylon
vuole andare deuro e falvo Per la- qual cofa ben
> -
.

coloro , ì quali per effer laudati dal mondo ,


guadano in loro mededmi ìl frut-
agli occhi altrui , guadano 1
opc-
to delle proi>rie fatiche ; c volendoli mtdìrare

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.

T7® LIBRO Vili. DE". MORALI


n toro . A quelli tali adiviene , fitxome noi abbiamo detto di fopr» ,
che a
maligni fpiriti ,
poiché gli hanno provocati in quella fuperbia ,
fi mettono in
prigione 1’ opere loro . Per la qual cola in figura d’ una gente volendo Iddio
JirU.7. moiirare per lo Profeta la malizia degli antichi noftri nemici , sì diceva ; Egli
ha pofta la vigna mia nel diferto . egli ha fcartetctdto il fico mio , e hallo fpogha-
to , e i fUoi rami fono fatti bianchi Allora è polla la vigna di Dio nel difet-
.

to da quelli maligni (piriti , quando t’ anima noftra piena di frutti di virtude


fi lafcia guadare dal dcliderio di quella laude umana E quella gente maligna,
.

ciò fono gli antichi noflri nemici , allori» feorteccia il fico di Dio , quando
egli inganna la mente nollra a non voler' altro , che vaniti di laude Per la .

ual cola quanto ella la leva piu in fuperbia , tanto piu le toglie della virtù
3ella umiltà E dice , che quello tal fico è (pagliato Così della mente no-
. .

llra : che infino a tanto , che c(Ta Ita nafeofa dentro al fegreta fuo , tanto fi
può dire , che ella lia vedita dalla corteccia del fuo buon reggimento . Ma
quando ella defidera , che le lue operazioni fieno vedute d’ altrui , allora fi
può dire , che come fico fpogliato , ella perda la corteccia , che la copriva .
Di che ancora il Profeta ben lòggmgne E
t faci rami fono fatti bianchi
: E .

così fi può dirò , che adivenga dell’ anima nollra , quando le fue opere giu-
ilc fono divulgate , e manifestate agii occhi degli uomini bene è da con- . Ma
fiderarc , che e 'Tendo tolta via la corteccia , i rami di quello fico fi fcccano :
perocché eftendo manifedate agli occhi degli, uomini l’ operazioni di quelli ar-
roganti , allora adiviene , che efiì rimangono fecchi , dove eglino fi pena-
vano di piacere . Adunque quella mente , la quale per fuperbia fi palefa al-
trui , fi può dirittamente chiamare fico fcòrtecciato , perocché è bianca in-
quanto le fue buone operazioni fono vedute ; ed è pretto al feccarfi , peroc-
ché ha perduto la corteccia , cioè il coprimento del fuo fegreto Per la qual . .

cofa concludendo , lenza dubbio è di bifogno, che noi canferviaino dentro da


noi fegretamente le noftre operazioni , fe noi vogliamo per quelle ricevere
degno [ire mio da quello arbitro dentro E pertanto la Veri th. diceva nell’ E-
.

Mattb.6-$ vangelio : La tua mano manca non J'appia quello che fi faccia la tua mono di-
ritta , acciocché la tua eìemofina fia fegreta , e '1 tuo padre , che vede ogni fe-
Pfal 44. greto , te ne renderà merito Di che ancora ben diceva il Salmifia della fanta
.

>4- Chiefa degli uomini eletti : Le figliuole dc'Rc da entro fono tutta la gloria fua.’
i.Cer.i.ii p 1’ ApOdolo Paolo diceva in altra parte : Puefla è la gloria noftra , il tefli-
mcnio della cofcicnza noftra . La figliuola de’ Re lì può veramente dire , che fia
la fanta Chicfà , la quale nelle fue buone òpere fi può dire, che fia (lata
generata per la predicazione de’ fuoi Principi Ipirituali e per quello fi può :

dire , che abbia la gloria liia dentro da lei , perocché le fue operazioni ella non
mofira fuori da se per vaniti , E così ancora ben indirà j’ Apoitoio Paolo ,
che la gloria fua è il tcflimomo della cofcicnza fua : perocché non confide-
rando lui fama , nè laude della bocca- altrui , non voleva porre 1’ allegrezze
'
38. deli» vita fua di fuòri da se medefimo Bene adunque fi debbono nàfcondere
.

le noftre operazioni , acciocché portandole noi incautamente per lo cammi-


no di quella vita , noi non fuflìmo fopraftaliti da’ ladroni . in quella par- Ma
te cade un dubbio perocché in
: altra parte volendoci il nollro Salvatore am*
Matth. j. maellrarc , nell’ Evangelio sì dice Veggano eli u mini le buone opere voftre , e
:

16. diano gloria al padre voftro , il quale ì cielo m


Certamente non fi contradice
il Macllro della verità : perocché altro è dire , che nel inoltrare dell’opere no-

ftre I’ uomo addimandi la gloria del donatore , cioè di colui , da cui è venu-
ta tale operazione ; e altro è a dire , che di ral dono , il quale è venuto da
uomo ai
Dio., 11’ uuuivt
ivivwj n’ addimandi uuv >, cioè che Colo a etto ne fia ren-
laude
auuuuaiiui privata *a
dttfo onore Per la qual cola ancora in aliitra parte quella medefima Verità
.

Muti. 6.1 dicÈva nell’ Evangelio Guardatevi , che voi


: va non facciate la giuftizia voftra di*

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2

DI f. GREGORIO. a?»
Manzi agli uomini per rffer veduti da loro . Per la qual cofa_ polliamo noi bea
vedere , che innanzi che noi mollriamo la noflra operazione agli uomini ,
noi doveVno eliminare nel noilro cuore , e confiderare diligentemente che in-
tenzione ci muove a palefarla di fuori , e che cofa noi addoniandiamo per
quello mostrarla : perocché fe noi addomindiamo per quello iolo la gloria
del fommo donatore , certo allora noi polliamo dire , che come noi faccia-
mo manifelle le virtì» noilre , nientedimeno nel còfpetto di Dio elle fieno
da noi tenute fegretc Ma fe in quello noi cercalfimo nollra laude , allora lì
.•

può dire , che le lieno palefi al mondo , e fuori del vedere di Dio , comeche
le fieno occulte a molti . Ma Veramente quella non è opera fenon d’ uomini
perfetti di moftrar le loro fante operazioni l'olo a laude del loro autore , e
ai loro medcfimi non prendere allegrezza ncffuna Onde fellamente allora li
.

può dire , che fenza ruggine alcuna fi moftra agli occhi degli uomini la fan-
ta opera , quando difpettando la mente se medefima , ella fi mette fotto
i piedi ogni laude , eh’ ella fi fentiffe dare per le virtù lue
E perocché gli uomini deboli non fanno perfettamente vincere in loro ,
nè difpregiare quella laude ; pertanto chi non fi fentc ben perfetto , con-
viene che per piu fua ficurta egli tenga fegreta la fua buona operazione i
perocché fpeile volte nel principio che quelli tali mollrano le virtù loro , van-
no cercando la loro prima laude . E alcuna volta comeche elfi non vogliano
pajefare le loro virtù , fenon per predicare in effe la gloria dell’ autore , da
cui elle fono procedute ; nientedimeno quando fi leatono dattorno effere lau-
dati , non fono si forti a faperfi guardare-, che elfi non fieno rapiti dall'amor
di tali favori . Quelli tali perrantoche non fi vogliono esaminare denteo da
loro medefimi , pero s’allegrano di fuori , e -loro medefimt non fi avveggono
di quello che etti fanno , e non fi guardano , che quella moflra dell’ opere
loro è una battaglia contra elli a fargli montare in fuperbia , dove elfi pena-
vano di rendere gloria al fommo Donatore . Bene adunque polliamo noi di-
re , che ’l giunco llia tra le pietre : perocché quivi Ila f uomo ipocrito , dove
egli ferma l’intenzione della. mente fua Onde quando egli per la fua am-
.

bizione va cercando d’ avere alle fue operazioni il trilimonio di molti , allo-


ra fi può ben dire , -che effo llia in fui monte delle pietre E certo , ficcome
.

affai abbiamo detto di fopra , bene è fignificato 1’ uomo ipocrito per lo giun-
co , il quale mollra d’ aver grande verzura e tollo fi fecca . Or quando noi
^
vegliamo l’ ipocrito domare la carne con 1 allinenza , veg giamo per illudio
di pierà donare le fullanze fue , udiamo effere aramaellrato , e aver chiaro
intendimento della fanta legge, e dipoi ammarinare altrui colla lànta predi-
cazione ; or chi non dirà , che quello tale fia ripieno della grazia di Dfoi E
nientedimeno- la divina dilpenfazionc dona a. coltui la grazia della [anta ope-
ra , e togliegli la parte della eterna eredità; mulriplica in lui i doni dell’ ope-
re , c niente vuole conofcere la vita del operatore : perocché quando 1’ uomo
riduce a laude di.se medefimo il dono, che egli ha ricevuto da Dio, allora
-
tal dono nel colpetto di quella luce dentro diventa ofeuro Pel la qual co- >

fa ben foggiugne il noilro trito Se egli lo divellerà del luogo Jua , egli lo ne-
:

gherà , e dirà ; io' non ti conofco . Allora è divelto'!’ ipocrito del luogo (uo ,
quando egli è rimoffo dagli onori di quella vita per la morte che fopraviene,
Quello tale così divelto è negato da quello arbitro dentro., il quale dice , die
noi conofce ; perocché la fomma Verità riprovando giallamente ogni vita in-
r r » • i /- f .• i 1 1 . .. i-

quelle vergini (folte :


,
non vi concfto
la verità vi dico Anzi confide- Mattb.ìf,
eh' io .

rando lui in effe la corruzione delia mentri, condanna eziandio la ùicorruzio- 1 .

Digiti yGoog
. .

*8o LI È RO niì. D r MORALI


nc ,
cioè a dire carne Ma
ora volerti: Iddio che a quelli
la virginità -della .

ipocriti baltalle (blamente la dannav


c che i loro lhidi pervertì non
i -ine loro ,
movcflino altrui a vivere in quella vita doppi , ovvero infimi Che certo !

quello fuole edere per verità d’ogni uomo di voler congiugnere (eco gli altri
con quelle condizioni , che ha egli , c di febifaxe la divertiti della vira altrui
c dj far feguitare quello , che egli ama Onde appretto gli uomini ipocriti .

ogni fimplicità pare , che fia da riprendere . te menti aperte elfi giudicano t
Che fieno '(tolte , e la purità dell' animo chiamano mollezza . É così tutti
coloro , i quali elfi fi vogliono fare aderenti , elfi fi sforzano di (viargli dalla
via della fimplicità , c quali fi penfano d'aver difcacciata la lloltizia dell'ani-
ma , e d' aver bene ammaeftrari coloro , ne’ quali elfi hanno disfatta la roc-
ca della fapienza , cioè la purità del cuore E pertanto che l’ ipocrito è da .

Dio riprovato non lolamentc per la pervertita della vita tua , ma eziandio
per la morte di coloro , che lo feguono ; pero approdo vedi , come ben fog-
giugne Perocché quc/la i f allegrezza delta vita Jua , che da iato della terra
:

najeano degli altri ; come quali dicelfe apertamente quando verrà quel giu- :

llo , f ipocrito non farà conofciuto , ma ben faranno (opra lui multiplicati
i tormenti perocché eflfo tanto piu u rallegra nella iniquità fila , quanto egli
:

fi vede piu multiplicare la fua vita in altrui . Perocché a chi non balla in
quella vita il peccato fuo , di bifogno è , che dipoi egli Ila tormentato per
lo merito della colpa altrui . Or fi rallegrino oramai in quella vita gli uomi-
ni lìmulatori , ovvero infinti , e prendano^ quanto piace loro , gloria de’ giudi-
ci umani : fia difpregiata la fimplicità de guitti , e fia chiamata lloltizia dal-
la malizia degli uomini doppi ; perocché follo palferà via il difprcgio dc’fem-
plici , c follo mancherà la gloria de’ doppi Per fa qual cofa ben feguc Id-• :

dio noti caccierà via il femfltce , e non porgerà la m ino a' maligni^,. Così farà
veramente che quando verrà^a giudicare il mondo il fommo giudice , allo-
:

ra rileverà in gloria coloro , 1 quali làranno Itati difpregiati , e atterrerà la


gloria de’ maligni..-
Per li s’ intendono
maligni gli uomini ipocriti , i quali norr adoperano
bene , e il bene c
l’ opere virtuofe fanno lolamcnte per amore di laude
Ora per il nollro
dichiarare tello , quando noi porgiamo la mano ad alcu-
no , noi rileviamo dal baffo in alto . Adunque ben dice , che Dio non
lo
porge la mano a' maligni perocché lafcia ilare al baffo coloro , i quali non
:

defidcrano , fenon gloria terrena ; e comeche 1’ opere loro inoltrino d’ effere


diritte , nientedimeno pertanto non gli rileva alle allegrezze eterne . Ovvero
ancora pertanto fono gl’ipocriti chiamati maligni perocché inoltrano beni- :

gnità invaio i proffimi loro , e fotto quello nalcondono gli inganni della ini-
quità loro Perocché in tutto quello , che elfi adoperano , o parlano , erti
.

inoltrano di fuori fegni di. (cmplkità j ma dentro da loro lcmpre hanno in-
tenzione di duplicità e così nella fupcrfìcie dimoiìrano d’aver purità, e fot-
:

to quella ftmpre nafeondono la malizia loro . Per la qual cofa contra coitoro
ben diceva Moisè : neri ti metterai vejìimento u[)uto di lana , o di lino Per
la lana s’ intende la virtù della (impianta .e per lo lino la fottiiità , ovvero
vedono bene ., che ’t panno
la' malizia . Noi vedemò r ,
t
che è tedino di lana è di
lino , tiene nafeofo e coverto dentro il lino , e di fuori moftra la lana
Quello adunque fi verte di panno lino , il quale nelle fue operazioni , ovvero
nel fuo parlare tiene dentro nafeofa la fottiiità della malizia , c di fuori mo-
ftra la fimplicità della innocenza Onde pcrtantoche la malizia quando è co-
sì coperta di copritura di purità , niente può effere conofciuta ; pero fi può
dire , che in quelti tali il lino fonile fi nafeonda fotto la groffezza della
lana Ma vedi , come ben legue il noftro tefto che avendo polio , come
. •

quelli uomini doppi fono da Dio riprovati , approdo foggiugne , come i mu-
di
-

DI y.UKTCOKlO. itii

fìi fono da lui rimunerati ; onde dice Infine a tanto che la Locca tua farà ripiena
:

di rifo , e le labbra tue di giubilo , cioè d


allegrezza Allora lari veramente
.

ripiena di rifo la bocca de’ giudi , quando i loro cuori dopo le fatiche di
ucila peregri#u*ione faranno ripieni de’ gaudj di quella eternale allegrezza .
f)i quello rifo ben diceva la Verità fonjma nell’ Evangelio a' difcepoli : Il
mondo fi rallegrerà , e voi vi contriflerete ; ma la voftra trtfiizia ritornerà in al
le o rezza : e' poi feguita : Io vi vedrò , e rallegrerai il vofiro cuore ,e la vojìra
allegrezza nefiuno corrà da voi Di quedo rifo ancora della fanta Chiefa dice-/o. i6.;o.
.

va Salamene : Ella riderà nell ultimo dì . E


in altra parte diceva : Chi teme zi.
Iddio , all ultimo incontrerà bene . Ma
certamente quedo ridere non farà ridere Premei.
di corpo, ma farà ridere di cuore . II ridere corporale procede in quella vita zj.
da uno slrenamento di dilfoluzione ; ma il ridere del cuore procederà allora da Rov. 1$.
una allegrezza di fecurità Onde quando i tanti eletti faranno ripieni di letizia £c<7/.ij.i,
.

di quella manifeda contemplazione , cioè di vedere quella fomma eternità a fac-


cia a faccia ; allora è di bilògno , che nella faccia della mente edì fieno elevati
ad allegrezza di rifo . Ma
pertantoche dille di fopra . che le labbra fuc faranno
ripiene di giubilo , è da fapere , che’I giubilo non e altro , fenon quando noi
riceviamo nel nodro cuore tanta allegrezza , che il modo del nodro parlare non
è (ufficiente a poterla fprimcre E certo ben dice , che la bocca fua farà ri-
.

piena di rifo , e le labbra fue di giubilo : perocché quando in quella patria


eterna la mente de’ giudi è elevata in allegrezza , allora la lingua loro è
efaltata a render canto di laude . E quando così laudando effi veggono in
quella fomma Deità tanta eccellenza , quanta elfi con la lingua non polfono
Iprimere , fprimono quello , che elfi amano . Ma
io non vorrei , che ’J mo-
do del parlare della (anta Scrittura ci fàcelTe venire in errore , che dille di
(opra , che Iddio non caccercbbc via il /empiite , e non porgerebbe la ma- 40.
no a ’ maligni infino a tanto che la bocca del giufio fufi e ripiena di rijo ,
e le labbra fue di giubilo Quafi come fe pertanto alcuno volefle falfa-
.

mcnte credere , che dipoiche Iddio arà così premiato il giulto , egli porge-
rà la mano a’ maligni , e libererà coloro dalle pene , i quali egli aveva pri-
ma lafciati nella colpa , e condcnnati alle pene eterne Che certamente non.

farà così .Ma per quello volle dimodrare il nodro tello , che Iddio non li;
bcrerebbe i maligni innanzi il giudicio ; e così fece menzione fedamente di
quel tempo , del quale pareva , che fullc piu da dubitare perocché dopo la :

lentenza data non era da dubitare , che Iddio non doveva mai porgere la
mano a’ maligni . Ora non leggiamo noi il fimilc modo di parlare nel Sal-
mo quando dice
,
: Difie Signore al Signore mio : fiedi dalla mano diritta
il
mia infino a tanto che io ponga i vintiti tuoi per predella de’ piedi tuoi ? Ccr- PfaJ.109.
to per tal modo di parlare non volle pero dire il Profeta , che dipoiche bif-
fino atterrati gl’ inimici fuoi , egli pertanto non fegga alla mano diritta del
Signore; ma volle dire , che egli era Signore in quella beatitudine eterna,
eziandio in prima che egli conculcane i cuori de’ fuoi ribelli : perocché di-
poi non era dubbio , che clTendo vinti i nemici Tuoi , egli doveva regnare
fenza fine . Siccome noi abbiamo ancora fimile modo di parlare nel tanto
Evangelio dove dice : Che lo fpofo di Maria Ciòfifa non la conobbe infitto a Matth.t.
tanto eh’ ella partorì il fuo primogenito Figliuolo . Già per quello non è da in- 15.
tendere , che dapoi egli la conolcelfe j ma volle dimolìrare il Vangclilìa fan-
to , che egli non la toccò eziandio in quel tempo , che egli non fapeva ,
che fullc Madre del fuo Creatore : perocché del tempo dipoi non era dub-
bio , che egli mai non la dovelfe conofcere . quando elfo la vide edere Madre
del nollro Salvatore. E qual farà quello llolro , che non vegga chiaramente,
che Giofef non arebbe mai potuto aver movimento di carne inverfo di quel-
ladonzella , del cui ventre dio aveva veduto naleere il miilerio della nolìra
Na re-
,

ì8i t IS R O liti. D t MOR /» -, *


*.

redenzione ? £ quello modo di parlare fu gran


laude dell’ Evangelica t peroc-
r
ché non volle rendere rclìimomo ( e non era medierò , che egli lo rende(le)
fenon di quel tempo , del quale l’uomo arebbe potuto dubitare . E così vuol
dire il noltro fello ,
quando dice : Iddio non caccerii via il {empiici , e non
porgerà la mano a milioni infino a tanto che la bocca tua J'ara ripiena di rifa

'

e le labbra tue di giubilo ; quali come dicelTe apertamente ; egli non abban-
dona la vita de’ femplici innanzi che venga il tempo del giudicto , c no»
vuole , che fieno percolfe le menti de’ maligni innanzi all' avvenimento
fuo Ma e’ non è dubbio , che elfo debbe conaennare i maligni a’ tormenti
.

' lenza fine c così i fanti eletti debbe fare regnare perpetuamente . Segue ap-
:

preso Quegli , che t aranno avuto in odio , faranno vcjliti di ccnfufumc . Ve-
:

,
ramente 1 ntmici degli uomini giudi faranno all’ ultimo giudicio vediti di
confùfionc perocché quando elfi fi vedranno venire innanzi agli occhi della
:

mente le loro colpe palfate , allora fi può dire, che ellì faranno da ogni par-
te vediti dalla copritura de' peccati loro , e così la memoria de' peccati lari
data in tormento a coloro , 1 quali in queda vita peccano con allegrezza
quafi come uomini polli fuori di ragione allora vedranno i miferi quan- . Ma
to è cofa da fuggire quello che elfi tanto amavano : allora vedranno , come
è cofa da piangere quella operazione , nella quale elfi ora fi rallegrano : al-
lora f animo fari coperto del peccato fuo , e la cofcienza farà percoffa delle
faettc della memoria di tante colpe . Adunque quale potrà penfarc degnamen-
te quanta farà in quel tempo la confufione degl’iniqui, quando elfi fi ve-
dranno dentro c di fuori dinanzi al giudice ì Di fuori vedranno il lentenziato-
re , e dentro farà loro polla dinnanzi agli occhi ogni loro colpa . a quella E
fentenza pertanto verranno i miferi , perocché in quello mondo non ama-
rono ,
fenon cofe tranfitorie e vanePer la qual cofa ben foggiugne ap-
.

relfo : E il tabernacolo ,
cioè la cafade malvagi , non iflarà fama
,
Il ta- •

Eernacolo , ovvero la cafa fi fa per difendere il corpo nollro dal caldo , e dal
freddo .

E intende per lo nome del tabernacolo , fenon f edificio di


che s’
* quella felicità terrena , per la quale eli uomini peccatori multiplicano fopra di
_
loro edificio da follo cadere ? E quello fanno per poterti difendere dalle necef-
fità di quella vita , ficcome P edificio terreno ci difende dal caldo e dal fred-
do Onde defiderano quelli tali , e con tutto loro sforzo fi procacciano d’aver
.

onori per non parere difpetti nel mondo , e sforzanli di multiplicare ricchezza
per non venire meno per freddo di povertà . E così non curano niente del
tempo , che debbe venire ; ma con ogni loto intenzione fi sforzano , che
niente manchi loro in quello tempo prefente . Studianfi di (fendere il nome
loro , e che e(Tò non iltia nafeofo : e quando ogni cofa adivienc loro fecon-
do i loro defìderj , allora fi penfano d’ elfere in ogni cofa abbondanti e felici.
E per quello veramente fi può dire , che la dove quelli fanno abitazione del-
la mente loro , elfi facciano il tabernacolo Sollcngono quelli tali male l’ av- .

veri! tà di quello mondo , e nella profpcrità foprabbondano in allegrezza e :

confiderano folamentc le cofe prefenti , e per nelfun ricordo dirizzano la loro


intenzione all’ amore della patria celeltiale . Rallegranfi d’ avere in quella vi-
ta que’ beni , che elfi defiderano , e dove loro pare d’ aver ripofo della carne,
quivi elfi uccidono l’ anima perocché efiendo loro pcrcolfi dalla faetta di que-
:

lla follecitudine temporale , fempre portano dal loro penfiere dentro la molti-
tudine delle cofe temporali , le quali elfi fi sforzano di mulriplicarc di fuori.
41. Ma i giulli uomini fanno tutto il contrario
,
perocché poco apprezzano il be-
ne di quello mondo , c poco temono il male ; anzi quando elfi ufano le pro-
fperirà , fempre temono 1’ avverfità che debbon venire e quando fono nel- :
,
le avvertirà
, prendono conlolazione per le profperirà ,
che deono feguire . E
così

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V ,

D 'f S. GREGORIO» i8?


così prendono la confolazionc di quelle co fé temporali , come il viandante
prende confolazione del letto nella Italia : che fi ripofa un poco , e Tempre fi
apparecchia di partire , c col corpo fi ripofa , e colla mente Tempre intende
a iuoi bilogni . E alcuna volta elh non folamente prendono alcuna piccola parte
di quelle profperità , ma elfi defiderano d’ edere percci di d’ avverfità , e fug-
gono d’ avere alcuna profperità di quelle coTe tranfitorie . E quello fanno , ac-
ciocché forte la via non gli dilettafle tanto , che edi fudlno ritardati da quel
perfetto termine della patria eterna Onde non vorrebbono quelli Tanti fermare
»

il pado del cuore nella via di quefta loro peregrinazione Per la qual cola lì ral -M.1tth.17
.

legrano d’edere difpregiati , e niente fi dolgono edere afflitti d’ avverfità A- 4. .

dunque tornando a propofito, coloro, i quali non fi fortificano contra quelle pre- Mar.p.z,
fenti avverfità , di colloro fi può dire , che non vogliono avere alcuno edificio a
difefa del caldo, e del freddo. Per la qual cofa non lenza ragione era da riprende-
re f Apotlolo Pietro , il quale pertantoche non era ancora ben’ afforzato dal-
la perfezione della fua mente , pure avendo conofciuto il lume della verità ,
voleva far’ un tabernacolo , ovvero abitazione terrena in quella vita , quando
vide la trasfigurazione del Signore in fui monte . Ma i giufu uomini non li cu-
rano di far loro abitazione colà dove edi li veggono edere peregrini c llranieri:
perocché attendendo loro di rallegrarli di loro propj beni , non vogliono avere
le profperità di quelli bèni llranieri . Ma
gli uomini ingiulli guanto piu fono
lontani dalla eredità di quella vita , tanto piu s' ingegnano di fondare in ter-
ra f abitazione de’ loro penfieri . E pertanto leggiamo noi , che ne! principio
della generazione umana Enoc fu il fettimo , che difeefe dalla fchiatta eletta Cen. 4.17.
da Dio : e dall’ altra parte ancora Cain ebbe un figliuolo , il quale elfo chia-
mò Enoc , c da lui nominò la città della quale edo pofe le prime fonda-
menta Or vedi a propofito Enoc è interpetrato fa crifeto Ora gl’iniqui ipo-
. : .

criti molìrano di fare m


quefta vita facrificio a Dio di loro medefimi , c qui
mollrano di fondare la radice del loro cuore ; e quello fannoi per divenire fio-
rili di gloria e di nome in quedo mondo , acciocché nell’ altro elfi diven-
,
ano , ovvero
aridi fccchi e quefio -s’ intende per Enoc figliuolo di Cam
: .

fla dice,
che un altro Enoc difeefe dalla fchiatta de’ giudi , e fu. il lettimo.
E quello non è altro , fenonche ’l facrificio de’ giudi , il quale s intende per
quelloEnoc , è lor rifervato nell’altra vita : la quale , ficcome in altra partefvr.11.19
abbiamo veduto , ò nominata fettima età Per la qual cofa ben dice anco-
.

ra l’Apoltolo Paolo , che Abram abitava nelle cafette perocché elio afpetta-
:

va d’abitare in quella città , la quale ha i fondamenti fuoi forti, ed è (lata Grrc.jj.


edificata da quell’ artefice di fopra . Pertanto ancora leggiamo noi , che Già- 14.
cob andava umilmente drieto alle greggi delle pecore, ed Efaò Tuo fratello 7. Reg. ij.
con gran compagnia pieno d’ allegrezza gli venne contro . Quello non vuo- 2.
le altro dire , fenonche i fanti eletti non vogliono aver fuperbia in que-
da vita ; ma i rei con allegrezza infuperbifeono tra quede profperità monda- Deut. 17.
ne Pertanto ancora diceva Iddio al popolo fuo d’ Ifrael Se tu eleggerai un 16.
. :

del popolo della terra , e fora ilo principe {opra di te , io non voglio , che egli fi
i.Reg.lj,
faccia forte di cavalli e di cavalieri . E nientedimeno i! primo Re , che fu elet-
to del detto popolo , fubitamente che fu elevato alla fignoria reale , di prc-
fente s’elelfe tremila cavalieri ; e così perche efTo avea dentro da se f animo
fuperbo , non fi fapea ridringerc di fuori a fervare equità Or non avea ben
.

fatto un tabernacolo quel ricco, del quale noi leggiamo nel Vangclio che dicca: Lnf.12.19
Ecco animi mia , che tu hai ripofli molti beni per niolti anni avvenire or ti ripofa to.
mangiale bei, e prendi delle vivande affai ? Ma pertantoche non può dare fermo
il tabernacolo , il quale non è fondato in verità ; pero di prefente udì una
voce , che dicca 0 jìolto , quefin notte vorranno i maligni
:
/ 'piriti fi anima tua,
e quelle cofe , che tu fi hai apparecchiato , di chi faranno ? Ben dille adun-
que

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»“4 libro vm. ne morali
quc i! noftro tcfto Il takcrnaiolo Jc' malvagi non ijiarà fermo : perocché gli
minatori di quella vita fuggitiva , quando col loro Audio fi vogliono fare c di-
odo tra quelle cole prefenti , ecco che fubitamente fono tirati alla pena
eterna .

IL FINE DEL LIBRO OTTATO DE MORALI


DJ S. GREGORIO E DEL TOMO
,

PRIMO .

EMI'

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.

EMINENTISSIMO SIGNORE. . .

G
f ero
iovanni di Simone pubblico Stampatore in quefta Città fup-
plicando efpone a V. E. qualmente desidera riflampare PO-
de' Morali dì S. Gregorio Magno , per tanto lùpplica l’E.V.
degnarfi ordinare la reviiione a chi meglio le parerà , e lo rice-
verà a grazia , ut Deus &c. . .



[

Adm^dum Reverenda "Poter GerardaPde Angeli! Ord. PP„


Minìmorum revideat , & referat .

M
patum Neapoli hac die i. Septembris 1747.
' ' ’
J .•

CARMINUS CIOFFI fcp. Antinop. V. G;

/ l %

Jolim Kicolatn Epifeopus Arcadiopol. Con. Dep.

r r -r •>

• Oo EMI-

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,

EMtNENTJSS. E REVERENDISS. SIGNORE.


. • •

+ •

Attera l’atteftare, che il preferite Volgarizzamento de* Mo-


B rali di S. Gregorio Papa fia non Colo elegantiflìrno , ma in
tutto concorde col iùo latino originale ; perchè, così piacendo
a V. E. fé ne ordini la riftampa , acciocché i dptti da tal ertw
dito allettSmento invitati , rinovioo la lezione di quello gran
Dottore , che fu dato alla Chielà ,
come particolar Mae Ili o
in.
de* Criftiani Cottomi , ed acciocché coloro , che di latino
tendenti non fono , pollano anche nutrirli di tanta celefle Sa-
pienza: meritando perciò molta lode que’ letterati ,
che impie-
gano lo ftudio, e le forze loro a render la prefènte Edizione
più che l’altre antiche , miglioratale perfètta. E retto &c.
»

Di V. E.
, » ' , .

Napoli dal noftro Convento di S. Maria della Stella Udì


30. Ottobre 174;;.

Umilifs. Devotifs. ojfequiojìfs. Servo


Fr. Gherardo de Angelis Minimo

Attenta relatione P. Revijòris • imprimatur . Datum *Nea-


foli bac die 3. Novembri! 174 f
'

CARMINUS CIOFFI Ep. Antinop. V.G.


* '
«
*

Julius Nicolaus Ep, Artbadiop. Can. Depi

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.

G iovanni d Simone pubblico Stampatore in quella Città fùppli-


cando efpne alfa M. Sua , qualmente desidera riftampare *un
libro intitolato: I Morali di S. Gregario Magno ; pec tanto Suppli-
ca la M. Sua vderne commettere la revisiono a, chi meglio le pare-
rà- per ottenere fe Sòlite licenze , e lo riceverà a grazia ut Deus &e 4
+ ,

U.J. D. D. {itolaus de Martino in hoc Regia Stumorum Uni-


Primaius Projejfor revideat , é> in /cripti: referat
verjìtate

Neapli di# io. Menfis OSlobris 174 p.

C. GALIANUS ARCHIEP. THESSAt,


Capellanus Major &c.

. . V4 * *
. . . -

ILLUSTRISSIMO SIGNORE;
.k

Ap a
Venda
titolato
per ordine di V.S. Ilhiftrilfima il Libro In-
letto
: 1 Pontefice S. Gregorit Magno fio
Morali del
il Libro di Giobbe volgarizzati da Zanobi da Sfrata Pro-
tonotario Zpofiolico ; ho ritrovato il Voigafizzariento di tfc*
Opera <osì eccellente , e cotanto commendata, -daija noftra
Santa Chiefit in tono uniforme al fùo Originae jt e perciò
niente contrariotaW dritti della Maeflà d<S nodr* Sovrano. J2
poicthe per 1$ lèmma purità della lingua pdb cìlLlètvire di
módcMo #
Coloro , che ne lìmo amanti ; flfimo efler pfofitte-
‘vt>le' il riha ttrpa rii ; e rimettendo queftò- atra larere al fino
di/cernimeruo di V.S. IHufìriffima , mi dico co» ogni offèr-
vanza tv

Di VS. Illuftrifiìma;

Napoli ao. Ottobre 174**.

Devótifi. ,
edObbiigatiJ, Servidor vero
• A
Nicola di. Macino

Die 30. Meqfis Ottobrit 174 f. Né


tfrifoRegoli referipto fub die 30. currenthnenfis , & anni ,
ac approbatìone fobia per Referendum D. Nblaum de Mar-
tino de commijfione Reverendi Regii Capelloni plajoris , ordine
S. R.M.

Regali s Camera Sanffx Clara providet * decinit , atque manr-
dat , quod imprimatur cuoi in/erta formo rtjintiì fupplicis
libelli , ac apprebationu dibli reviforis , & public at io ne fer-
veiur Regia Pragmatica . Hoc f/tum &c. •
MAGGIOCCO. DANZA. CASTAGNOLA.
Jt RAGGI ANNI. ANDREASSI
Illuftris Marchio de Ipolito Praeles S. R. Cion interlhit

Mafiellonuu
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