DOMANDE GEOGRAFIA
1. La definizione di spazio, le eventuali specifiche e distinzioni e la differenza dal
concetto di territorio.
Lo spazio geografico è l’insieme delle relazioni (orizzontali e verticali) tra
oggetti e soggetti localizzati sulla superficie terrestre, ed è importante laddove
ricordiamo che la geografia si interessa non solo e non tanto del dove stanno
le cose ma delle relazioni tra insediamenti, strutture produttive, luoghi,
regioni.
Il territorio, invece, è l’insieme degli oggetti e dei soggetti tenuti insieme dalle
relazioni orizzontali e verticali (spazio geografico) che li tengono insieme e
li legano al suolo.
Il territorio inteso in senso comune può avere due definizioni:
Territorio come ambito geografico di un dominio politico o politico
militare (il territorio su cui lo stato esercita la propria sovranità)
Territorio come ambito di dominio in senso animale: il livello biologico
locale ed il senso di antagonismo e di dominio. Il territorio delle società
umane è un sistema socio-spaziale fondato su comportamenti opposti a
quelli di tipo animale: la comunicazione, la cooperazione, lo scambio;
Esistono delle differenze fondamentali tra spazio e territorio, perché il primo è
considerato come un contenitore, un operatore logico, qualcosa che si assume abbia
la stessa natura e forma in ogni punto, qualcosa di continuo ed omogeneo; il
secondo è invece definito come lo spazio marcato dall’uomo, qualificato da
un’azione che produce artefatti e relazioni. Il territorio è discontinuo, disomogeneo,
è lo spazio costruito, appropriato, organizzato, strutturato. E’ il prodotto dei processi
organizzativi con cui l’uomo interagisce con le proprie risorse. Il territorio incorpora
valori, proprietà, attributi, ed è il prodotto del lavoro dell’uomo. Il territorio è
complesso e non può essere scomposto, ridotto, semplificato per essere spiegato.
2. Quante tipologie di regioni esistono, quali sono? Scegline un tipo in particolare
e danne la definizione.
La regione geografica è una porzione della superficie terrestre caratterizzata
da un insieme di luoghi contigui (la prossimità è fondamentale) e
dall’omogeneità dei caratteri di questi luoghi, o delle relazioni tra essi, che
rendono questo insieme diverso dai luoghi circostanti.
Possono essere elementari (se caratterizzate da un solo fenomeno) e
complesse (quando si fa riferimento a più fenomeni connessi)
Esistono 4 tipologie di regioni: regione economica, naturale, omogenea e
funzionale.
Analizzando, ad esempio, la regione omogenea, possiamo affermare che
indentifica un territorio plasmato da un determinato genere di vita che si
esprime in uno o più paesaggi interconnessi. Questa definizione fa riferimento
alla teoria del possibilismo, la quale sostiene, infatti, che la natura offre
possibilità e vincoli e che ciascuna comunità sceglie tra le possibilità sulla base
della cultura, del livello tecnologico raggiunto e delle circostanze storiche.
Il genere di vita non è altro che l’incontro tra cultura e territorio.
FINIRE ESEMPIO
3. Spiega come si sviluppa il sistema locale attraverso le relazioni verticali e
orizzontali.
Il sistema locale si sviluppa in relazioni verticali e orizzontali:
le relazioni verticali (o ecologiche) sono quelle che legano i soggetti
economici e le loro localizzazioni con le caratteristiche dei luoghi, sia
naturali (clima, suolo, risorse naturali) che sociali (popolazione, storia,
cultura). Le relazioni orizzontali sono quelle di scambio e circolazione tra
soggetti e luoghi nei quali sono localizzati, e riguardano merci, informazioni,
servizi, moneta. Hanno spiccato carattere economico.
4. In cosa consiste il concetto di Milieu? Dai la definizione e fai un esempio di un
eventuale riscontro pratico negli argomenti che abbiamo studiato.
Quando si parla di Milieu, si fa riferimento ad una componente del sistema
locale. Un sistema locale ha una struttura basata s tre componenti (soggetti,
Milieu e ecosistema) e sulle relazioni tra loro. Quello che ne fa qualcosa di più
di una semplice struttura è un progetto di sviluppo condiviso, una visione
comune di come mettere a valore le potenzialità e le risorse di quel dato
territorio.
Il Milieu locale è l’insieme delle condizioni di un determinato territorio, intese
come complesso dei caratteri che, sedimentati in un certo luogo nel corso del
tempo, definiscono le proprietà specifiche del luogo stesso. Le componenti
del milieu sono:
AMBIENTE NATURALE (clima, vegetazione, geomorfologia,
caratteristiche dei suoli, posizione geografica)
CAPITALE FISSO ACCUMULATO o capitale materiale (patrimoni
insediativi, infrastrutturali, impianti tecnologici)
PATRIMONIO/RISORSE STORICO-CULTURALI di natura materiale
(monumenti, paesaggi, ecc.) e di natura immateriale (lingue, saperi
tecnici e tecnologici, scientifici, conoscenze tacite, know-how)
CAPITALE UMANO (qualità delle risorse umane e comportamenti
demografico-culturali)
BENI RELAZIONALI incorporati nel capitale umano locale (capitale
cognitivo, capitale sociale, varietà culturale, capitale istituzionale, ecc.)
5. Che rapporto intercorre tra i soggetti all’interno di un rapporto Gerarchico?
Vedi tipologie sociali slide 7
6. Qual è il periodo storico in cui si comincia a sviluppare uno stretto rapporto tra
città e industria, e in che modo?
Dal 1800 al 1850 si gettano le basi del forte legame tra città e industria. Le
migrazioni verso i bacini carboniferi ed i porti avvengono anche nella fase
precedente, ma è nella prima metà dell’Ottocento, grazie al miglioramento
dell’infrastruttura stradale e all’invenzione della locomotiva nel 1825 che si
comincia a vedere un’espansione straordinaria delle città. Il fenomeno si
definisce inurbamento, proprio a sottolineare la conversione alla vita urbana
per popolazioni prima impiegate in agricoltura e abitanti in aree rurali.
Durante tutto l’Ottocento le città crescono in quantità di abitanti e di
costruzioni, con gravi problemi di igiene e sanità, sicurezza e giustizia.
7. Secondo la teoria delle località centrali qual è la logica di distribuzione dei
centri urbani nello spazio?
La teoria delle località centrali che stiamo per descrivere è un modo
attraverso il quale i geografi e gli economisti hanno descritto le relazioni
funzionali tra città. La teoria delle località centrali si deve principalmente a
Walter Christaller, Geografo Tedesco. L’approccio scelto da Christaller
rappresenta per la geografia il passaggio verso una geografia funzionalista, in
una fase storica in cui è molto diffuso l’approccio del possibilismo. Stabilisce
una serie di assunti e fa un’ipotesi, ovvero che tutto dipenda dalla distanza
(leggi dello spazio) e dalle leggi economiche (dotazione funzionale delle città)
Christaller introduce il concetto di “Centralità” della città, non connesso alla
sua posizione geografica ma al suo ruolo funzionale Una città è centrale nel
senso che offre beni e servizi ad un intorno che ne è sprovvisto. Nella teoria di
Christaller’ la dotazione di funzioni basic è una chiave di lettura fondamentale
per capire che livello di importanza (centralità) ha la città. Infatti, il secondo
importante concetto è quello di “Gerarchia” urbana, ovvero l’idea che le città
siano ordinabili gerarchicamente in base al numero di funzioni diverse che
offrono al di fuori del loro territorio.
La posizione gerarchica di una città dipende dunque dal numero di servizi
diversi che è in grado di offrire, ma ovviamente anche dalla loro qualità. La
qualità dei servizi dipende dalla loro rarità nello spazio, e la rarità è correlata
con il livello di investimenti necessario (soglia) e con la frequenza di acquisto
(che regola la vastità della portata).
Le relazioni tra diversi livelli gerarchici delle città è riconducibile a tre principi
ipotetici: – principio di mercato, per cui ogni centro si localizza sui vertici
dell’esagono della città principale, e per ogni città di livello elevato ce ne sono
tre di livello immediatamente inferiore (k=3) – principio del trasporto, per cui
ogni centro si localizza al centro del lato dell’esagono per minimizzare la
distanza da due località di ordine superior, e per ogni città di livello elevato ce
ne sono quattro di livello immediatamente inferiore (k=4) – principio
amministrativo, per cui ogni centro si localizza all’interno dell’esagono per
minimizzare la distanza da due località di ordine superior, e per ogni città di
livello elevato ce ne sono sette di livello immediatamente inferiore (k=7).
8. Come si deforma il modello di Von Thunen alla presenza di un corso d’acqua?
Von Thünen ricerca, la legge secondo la quale le attività agricole si
distribuiscono sul territorio. Stabilite alcune condizioni semplificatrici (una
città circondata da una pianura perfettamente isolata dal resto del mondo,
caratterizzata da una identica fertilità e con uguali possibilità di trasporto per
tutte le direzioni), l’autore individua nel costo di trasporto l’elemento
localizzatore, per cui le colture si disporranno attorno alla città in cerchi
concentrici. Von Thünen ottiene una prova dell’attendibilità del modello con
l’introduzione di un elemento perturbatore, un corso d’acqua, che modifica le
condizioni di partenza facilitando le comunicazioni lungo il percorso.
9. Quali sono i principi su cui è sviluppato il sistema Fordista-Taylorista e quali
sono stati i grandi cambiamenti che ha apportato il postfordismo.
Il Taylorismo è stata una teoria economica dell'organizzazione scientifica del
lavoro, elaborata all'inizio del Novecento dall'ingegnere statunitense
Frederick W. Taylor.
Essa si fondava sul principio che la migliore produzione si determina quando a
ogni lavoratore è affidato un compito specifico da svolgere in un determinato
tempo e in un determinato modo. Qualsiasi operazione del ciclo produttivo
industriale può dunque essere scomposta e studiata nei minimi particolari: è
questo, secondo Taylor, il compito dei manager, che sulla base delle verifiche
empiriche devono stabilire qual è il compito specifico di ogni lavoratore, in
quanto tempo lo deve svolgere e in che modo lo deve svolgere.
Ciò che dovrebbe, secondo Taylor, spingere gli operai ad adattarsi alle nuove
condizioni di lavoro è l'incentivo economico reso possibile dalla maggiore
produttività: ogni qual volta l'operaio riesce a completare il proprio compito in
modo esatto ed entro il tempo prestabilito, egli percepisce una maggiorazione
variante dal 30 al 100 per cento rispetto alla propria paga base.
L’applicazione pratica del Taylorismo ci fu con il Fordismo. La differenza tra
Fordismo e Taylorismo risiede nel fatto che, principalmente, il Fordismo
ricorse maggiormente, anche per ragioni storiche, alla tecnologia e quindi alla
trasformazione delle operazioni di montaggio, che trova nella catena di
montaggio lo strumento della sua realizzazione. Si ha quindi una visione di
questo nuovo ideale come più concreto più applicabile e maggiormente
competitivo rispetto a quello che, invece, poteva sembrare soltanto un
metodo scientifico.
Se la razionalizzazione, ovvero il controllo del processo produttivo, come della
società, era il cuore del progetto dell’impresa fordista, l’adattamento lo è
dell’impresa postfordista. Una rinuncia alla governabilità della complessità
che lascia libero spazio alla riorganizzazione continua. Tra i molti concetti,
“flessibilità” è forse la parola chiave più caratterizzante. Alle innumerevoli
rigidità del fordismo (nei compiti, nel processo di produzione, nella quantità e
nel tipologia dei prodotti, nelle relazioni aziendali, etc.) il postfordismo
sostituisce altrettante flessibilità, come per esempio nella manodopera, nel
prodotto e nelle quantità prodotte.