William Walker Atkinson
La Legge di Attrazione del Pensiero
A cura di: Simone Bedetti
Traduzione: Alice Colombi
Immagine di copertina: © Thinkstock
Cover: Valerio Monego
Titolo originale: Thought Vibration (1906) by William Walker
Atkinson
© 2012 Area 51 s.r.l., San Lazzaro di Savena (Bologna)
Prima edizione e-book Area51 Publishing: © maggio 2012
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ISBN: 978-88-6574-075-0
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Nota introduttiva
Questo libro pubblicato nel 1906 è ancora oggi uno dei metodi
pratici più utilizzati per attivare il potere del pensiero e la Legge di
Attrazione universale. In straordinario anticipo sui tempi (la
psicoanalisi era agli albori, così come la meccanica quantistica)
Atkinson coglie tre aspetti fondamentali oggi accertati dalla
psicologia e dalle neuroscienze: che il cervello vive i pensieri come
realtà, attivando reazioni chimiche corrispondenti; che il cervello è
plastico ed è modificabile dall’ambiente, dai pensieri e
dall’esperienza; che per cambiare la mente conscia bisogna
intervenire sulla mente subconscia.
Per aprire le porte della mente subconscia questo libro utilizza
autosuggestioni e autoaffermazioni, esercizi utilissimi per ripulire lo
spazio mentale, focalizzarsi su obiettivi positivi, sintonizzarsi su
frequenze creative, trasformare e guidare le emozioni. Grazie anche
al lavoro pionieristico di Atkinson e degli altri esponenti del Nuovo
Pensiero oggi disponiamo di metodologie avanzate per accelerare il
nostro cambiamento (quella che utilizzo quotidianamente e che
reputo la più semplice, veloce ed efficace è PSYCH-K®; metodologie
affini sono l’EFT, la psicologia energetica, la psicologia
transpersonale, la PNL, il Body Talk System, il Core Health e molte
altre), ma già eseguendo gli esercizi proposti in questo libro potrete
sperimentare in prima persona quanto concreto sia il potere della
mente e quanto immediata sia la sua capacità di influenzare il corpo,
le emozioni e la realtà che ci circonda.
Il cambiamento della realtà consegue e dipende dal cambiamento
individuale: ecco un altro punto chiave del libro. La mente può
essere occupata da un solo pensiero per volta. Se si afferma il
pensiero positivo, quello negativo scompare, se si afferma il pensiero
negativo, a scomparire è quello positivo. Come le neuroscienze
dimostrano, il pensiero modifica la struttura neuronale del cervello,
che a sua volta innesca reazioni biochimiche che modificano il
È
sistema nervoso centrale e l’intero organismo. È così che noi creiamo
e viviamo la realtà, è così che il nostro stato mentale la condiziona e
la trasforma.
Ecco perché gli esercizi proposti in questo libro non sono rivolti
soltanto a risolvere le condizioni passate (errori, delusioni,
fallimenti, traumi) ma si concentrano sul futuro. Ciò che chiamiamo
“io” è un processo in continuo divenire e il cambiamento è sempre
possibile. Ogni condizionamento che ci inchioda alle nostre credenze
autosabotanti si dissolve come nebbia al sole quando maturiamo la
consapevolezza di non essere condannati alla staticità del passato ma
di essere individui liberi, consapevoli e capaci di poter cambiare noi
stessi in ogni istante.
Atkinson coglie un ultimo aspetto fondamentale che la scienza oggi
sta progressivamente dimostrando: che universo e cervello sono
interconnessi. Come siano interconnessi è oggetto di studio e diverse
sono le teorie al riguardo; che siano interconnessi attraverso quella
misteriosa parola che chiamiamo energia (psichica e cosmica),
fondamento di ogni realtà materiale, pare ormai fuor di dubbio.
L’interconnessione energetica tra mente e universo, il Campo
Quantico che intreccia e unifica psiche e cosmo è l’ultima frontiera
che permetterà il grande salto evolutivo della comunità umana. È
questo il vero segreto della Legge di Attrazione ed è così che
funziona, che ce ne rendiamo conto oppure no, che ci crediamo
oppure no.
L’editore
1. Il mondo del pensiero e la Legge di Attrazione
L’universo è governato dalla Legge, una sola, suprema Legge. Le
sue manifestazioni sono molteplici, ma rispetto al Fine Ultimo essa è
unica e suprema. Alcune sue forme le conosciamo, di altre siamo
pressoché all’oscuro. Tuttavia, iniziamo a comprenderle ogni giorno
di più: a poco a poco stiamo svelando la verità.
Ormai conosciamo tutti la Legge di gravitazione universale, eppure
continuiamo a ignorare un’altra straordinaria manifestazione della
Legge suprema: La Legge di Attrazione che governa il mondo del
pensiero. Conosciamo bene quella meravigliosa forza che permette
agli atomi di cui è composta la materia di attirarsi reciprocamente e
restare uniti. Riconosciamo pienamente il potere di quella legge che
attira i corpi verso la terra e mantiene i pianeti in orbita. Tuttavia, ci
ostiniamo a non vedere quell’altra portentosa forza capace di attirare
verso di noi ciò che desideriamo o di cui abbiamo paura e ciò che ci
porta fortuna o rovina.
Quando riconosceremo che il pensiero è una forza, una
manifestazione di energia attrattiva come quella dei magneti,
inizieremo a capire la ragione di molte cose che fino a oggi ci sono
sembrate oscure. Niente ci potrà ripagare del nostro tempo e
impegno quanto l’indagine di questo straordinario principio che
governa il mondo del pensiero, la Legge di Attrazione.
Quando pensiamo, attiviamo delle vibrazioni nella sostanza
sottilissima che ci circonda, né più né meno reali di quelle attraverso
cui si manifestano la luce, il calore, l’elettricità o il magnetismo. I
nostri sensi non le percepiscono, ma ciò non dimostra che non
esistano. Ci sono magneti che emettono vibrazioni talmente potenti
da riuscire ad attrarre a sé pezzi di acciaio di cinquanta chili, eppure
non siamo in grado di vederle, udirle o toccarle, né tantomeno di
sentirne il sapore o l’odore.
Neppure le vibrazioni del pensiero si possono vedere, gustare,
annusare, udire o toccare; perlomeno non abitualmente. Tuttavia,
non mancano casi documentati di persone particolarmente sensibili
dal punto di vista psichico in grado di percepire le potenti onde del
pensiero; e almeno una volta molti di noi hanno percepito
chiaramente le vibrazioni del pensiero altrui, sia in loro presenza sia
in loro assenza. La telepatia e fenomeni affini sono tutt’altro che
fantasticherie.
In realtà, le vibrazioni attraverso cui si manifestano la luce e il
calore sono molto meno potenti rispetto a quelle del pensiero; è
soltanto la frequenza a costituire la differenza.
La scienza ha cose interessanti da dirci a riguardo. Spiega l’illustre
professor Elisha Grey nel suo breve saggio I Miracoli della Natura:
Vi è ampio margine di speculazione in materia; basti pensare che
esistono onde sonore e cromatiche che nessun essere umano può
udire né vedere. Considerando la vasta e insondabile distanza che
separa le quarantamila e i quattrocentomila miliardi di vibrazioni al
secondo e l’infinito spazio che si apre al di là dei settecentomila
miliardi di vibrazioni al secondo, che è il limite oltre il quale la luce
cessa di esistere nell’universo in movimento, abbiamo ottime ragioni
per dilettarci in congetture di ogni tipo.
M. M. Williams, nella sua opera dal titolo Brevi capitoli di scienza,
afferma invece:
Non vi è alcun valore intermedio tra la velocità massima delle
vibrazioni che percepiamo come suono e il valore minimo di quelle
che percepiamo come calore. Eppure tra di esse vi è una distanza
enorme, vasta abbastanza da racchiudere in sé un terzo mondo in
movimento tra quelli che per noi sono il mondo del suono e il mondo
del calore e della luce. E non vi è ragione alcuna per supporre che la
materia non possa produrre attività intermedia, o che tale attività
non possa a sua volta generare sensazioni intermedie, sempre che vi
siano organi adatti a rilevarne il movimento e a trasformarlo in
percezione.
Se ho menzionato le suddette autorità è solo per farvi riflettere sulle
vibrazioni del pensiero, non per dimostrarne l’esistenza. Che esse
esistano, infatti, è stato pienamente riconosciuto da numerosi
studiosi dell’argomento e vi basterà una breve argomentazione per
trovarne riscontro nella vostra esperienza quotidiana.
Nonostante si senta dire spesso che i pensieri sono cose, questo
assioma delle Scienza della Mente è pronunciato senza che se ne
comprenda appieno il significato. Se comprendessimo a fondo il vero
senso di queste parole e tutto ciò che ne consegue, capiremmo tante
cose che ci sembrano oscure e saremmo finalmente in grado di usare
la straordinaria forza del pensiero esattamente come utilizziamo
qualsiasi altra forma di energia.
Come ho già spiegato, quando noi pensiamo emettiamo delle
vibrazioni che sono acutissime e non meno reali di quelle che
caratterizzano la luce, il calore, il suono o l’elettricità. E quando
comprenderemo le leggi che ne governano l’emissione e la
trasmissione, saremo finalmente in grado di sfruttarne la forza nella
vita di tutti i giorni, così come già facciamo con le altre forme di
energia che conosciamo. Il fatto che le vibrazioni del pensiero non si
possano vedere, udire, pesare o misurare non dimostra affatto che
non esistano. Vi sono onde sonore che l’orecchio umano non è in
grado di percepire, ma che alcuni insetti sentono e che sofisticate
tecnologie riescono a rilevare. Lo stesso si può dire per le onde
luminose: ve ne sono alcune che non riusciamo a vedere, ma che
possiamo registrare con appositi apparecchi, e ve ne sono altre per
cui non abbiamo ancora inventato gli strumenti adatti, ma che la
scienza sta iniziando a comprendere.
È ben vero che ogni nuova invenzione riesce a registrare nuovi
livelli e tipi di vibrazioni; questi però erano altrettanto reali anche
prima che noi li scoprissimo. Supponiamo per un attimo che non vi
fossero strumenti per registrare la straordinaria forza che è il
magnetismo: in tal caso, potremmo negarne l’esistenza in base al
fatto di non riuscire a sentirne il sapore o l’odore, di non poterla
vedere o toccare, né pesare o misurare; ma continuerebbero
ugualmente a esistere corpi magnetici capaci di attrarre a sé
cinquanta chili di acciaio.
Ogni forma di vibrazione richiede uno strumento di rilevazione
adatto. Al momento pare che il cervello umano sia l’unico strumento
in grado di registrare le onde del pensiero, sebbene alcuni studiosi
sostengano che già in questo secolo riusciremo a inventare strumenti
sufficientemente sofisticati da cogliere e registrare anche queste
impressioni e, stando ai progressi della scienza, non manca molto al
raggiungimento di questo traguardo. Tuttavia, per coloro che hanno
praticato esperimenti nel campo della telepatia bastano i risultati
ottenuti, senza dover ricorrere ad altre prove.
Noi emettiamo costantemente pensieri di maggiore o minore
intensità e ne raccogliamo il risultato. Le onde che azioniamo con il
pensiero hanno effetto non solo su noi stessi, ma anche sul nostro
ambiente: tramite il potere di attrazione, infatti, richiamiamo non
solo pensieri altrui, ma anche cose, situazioni, persone o fortuna in
sintonia con la natura del nostro pensiero predominante. Pensieri
d’amore, per esempio, attrarranno non solo l’amore altrui, ma anche
circostanze e situazioni corrispondenti e persone che la pensano
come noi. Al contrario, pensieri di rabbia, odio, invidia, malizia e
gelosia non ci porteranno altro che i frutti inquinanti di pensieri
analoghi generati da menti altrui, così come circostanze che ci
obbligheranno a manifestare questi pensieri vili e a subirli dagli altri,
e così via.
Se pensiamo a qualcosa intensamente o per lungo tempo,
diventiamo il polo di attrazione di onde analoghe prodotte dal
pensiero altrui. Nel mondo del pensiero l’attrazione agisce per
affinità: ciò che semini raccogli.
La persona colma di amore vedrà amore ovunque e attrarrà l’amore
altrui. Al contrario, la persona con il cuore pieno d’odio riceverà
tanto odio quanto ne può sopportare, e l’uomo con pensieri di guerra
s’imbatterà in tutta la guerra di cui ha bisogno. E così via. Ognuno
riceve esattamente ciò di cui ha bisogno e che attiva con il pensiero.
L’uomo che non fa in tempo a scendere dal letto e già si sente di
cattivo umore riuscirà a mettere tutta la famiglia di cattivo umore
prima che sia finita la colazione. Ugualmente, la donna invadente e
fastidiosa troverà il modo di subire la sua propensione all’invadenza
nell’arco della giornata.
La questione dell’attrazione del pensiero è della massima
importanza. Se vi fermate a riflettere, capirete che siete voi a
determinare ciò che vi circonda, sebbene spesso diate la colpa agli
altri. Ho conosciuto persone che avevano compreso appieno la legge
del pensiero positivo e che, di conseguenza, non erano minimamente
toccate dalla disarmonia che le circondava: rimanevano calme e
sicure nel bel mezzo della tempesta. Una volta appresa la verità di
questa legge fondamentale, nemmeno voi sarete più alla mercé delle
capricciose tempeste del pensiero.
Dopo il passaggio dall’era della forza fisica all’era della supremazia
della ragione, stiamo ora entrando in un territorio nuovo e quasi
sconosciuto: quello del potere della mente. Questo territorio è
governato da leggi precise e dovremo imparare a conoscerle e
riconoscerle. In queste pagine cercherò di chiarire i principi che
governano questo campo di energia che la scienza sta finalmente
scoprendo, affinché anche voi possiate esercitarne l’enorme potere a
fini legittimi e meritevoli, nello stesso modo in cui oggi beneficiate
del vapore, dell’elettricità e delle altre forme di energia.
2. Le onde del pensiero: cosa sono e come si
riproducono
Come un sasso gettato in acqua, ogni nostro pensiero genera
increspature che si propagano nel grande oceano del pensiero.
Tuttavia, vi è un’importante differenza: in qualsiasi direzione
vadano, le onde del mare si spostano in sequenza; le vibrazioni del
pensiero, invece, s’irradiano in ogni direzione da un centro comune,
come raggi di sole. Sul pianeta in cui viviamo, siamo circondati non
solo da un grande oceano d’aria, ma anche dal grande oceano della
mente. Le onde del pensiero viaggiano attraverso questo vasto etere
mentale, irradiandosi in ogni direzione da ognuno di noi. E, man
mano che si estendono, perdono d’intensità, a causa dell’attrito
generato dalla connessione con l’immensa materia della Mente che
ovunque ci circonda.
Vi è un’altra differenza fondamentale tra le onde del pensiero e le
onde dell’acqua: le onde che generiamo mentalmente hanno a loro
volta la capacità di riprodursi. In questo senso, si comportano più
come le onde sonore: come la nota di violino che fa “suonare” il
bicchiere di cristallo, il pensiero intenso tende a innescare vibrazioni
analoghe in altre menti pronte a coglierlo. Molti di quelli che
chiamiamo “pensieri casuali” non sono altro che riflessi, o per meglio
dire vibrazioni emesse in risposta a un pensiero intenso che proviene
da qualcun altro. Tuttavia, se non si è mentalmente disposti a
riceverlo, il pensiero altrui solitamente non sortisce alcun effetto.
Quando creiamo pensieri di natura elevata o grandiosa, la nostra
mente si sintonizza sulla frequenza principale corrispondente e, se
riusciamo a mantenerla su quella frequenza, siamo in grado di
cogliere le vibrazioni di altre menti accordate con lo stesso tipo di
pensiero. Se invece, al contrario, ci abituiamo ad avere pensieri
infimi, ci sintonizzeremo sulle frequenze delle migliaia di menti di
persone che pensano nello stesso modo.
Noi siamo in gran parte il prodotto di ciò che pensiamo ed è il
nostro atteggiamento mentale predominante che determina sia il
tipo di onde-pensiero che riceviamo dagli altri, sia la natura dei
pensieri che pensiamo. In sostanza, riceviamo solo pensieri in
armonia con il nostro stato mentale, mentre pensieri di natura
discordante non risvegliano alcuna risposta e dunque hanno poco
effetto su di noi.
È improbabile che chi crede fermamente in se stesso e mantiene un
solido atteggiamento positivo, caratterizzato da fiducia e
determinazione, possa essere condizionato da pensieri avversi e
negativi di sconforto e fallimento provenienti dalle menti di coloro in
cui, invece, prevalgono proprio questi atteggiamenti mentali. Per
contro, i pensieri negativi altrui non possono che peggiorare lo stato
mentale della persona abituata a sintonizzare il proprio pensiero su
una frequenza bassa: è come versare benzina sul fuoco che già la
consuma o, se si preferisce, è come spegnere il suo focolare di
energia vitale e attiva.
Noi tendiamo ad attirare pensieri della stessa frequenza di quelli
che emaniamo. Le persone che pensano al successo sono predisposte
a entrare in sintonia con altre menti che sono sulla stessa lunghezza
d’onda e costoro si aiuteranno a vicenda. Al contrario, chi si crogiola
in pensieri di fallimento entra in contatto con altre menti-fallimento
e insieme non faranno che tirarsi giù a vicenda. La persona che pensa
che tutto sia male è portata a vedere il male ovunque ed entrerà in
sintonia con altre persone che sembreranno dare conferma alla sua
teoria. Invece, la persona che cerca il bene in ogni cosa e in ogni
persona, attrarrà a sé cose e persone che corrispondono al suo
pensiero. Troviamo solo ciò che stiamo cercando.
Sarà più facile capire questo concetto se si pensa all’invenzione di
Marconi, il telegrafo senza fili, che riceve vibrazioni solo dalle
informazioni trasmesse da emittenti sintonizzate sulla stessa linea
d’onda, ignorando le informazioni che viaggiano su altre frequenze.
La stessa legge vige per il pensiero: riceviamo solamente messaggi
che corrispondono alla nostra sintonia mentale. Se siamo in preda
allo sconforto, significa che stiamo subendo l’influenza non solo dei
nostri stessi pensieri, ma anche dei pensieri deprimenti emessi dalle
menti di altri che ignorano la Legge di attrazione del mondo del
pensiero. Quando invece ci capita di raggiungere le vette
dell’entusiasmo e dell’energia, siamo subito raggiunti da pensieri
coraggiosi, audaci, energici e positivi che irradiano da quegli uomini
e quelle donne sintonizzati sulla nostra stessa frequenza. Per
renderci conto di questa legge basta pensare a tutte le volte che
entriamo in contatto con altre persone e ne percepiamo le vibrazioni
mentali ed energetiche, deprimenti o rinvigorenti che siano.
La mente ha molte tonalità: spaziano dalla più alta nota positiva alla
più bassa nota negativa, con in mezzo tutte le altre, il cui timbro
varia in corrispondenza della sua distanza dai due estremi.
Quando la nostra mente segue linee positive, ci sentiamo forti,
vivaci, brillanti, allegri, felici, sicuri e coraggiosi e siamo perciò in
condizione di fare un buon lavoro, di perseguire i nostri propositi e di
progredire nel cammino del successo. Inoltre, emaniamo un forte
pensiero positivo che influenza gli altri, inducendoli a cooperare con
noi e a seguire il nostro esempio, secondo le loro note mentali
predominanti.
Quando suoniamo sul lato più basso della nostra tastiera mentale,
invece, ci sentiamo depressi, deboli, passivi, spenti, impauriti e
codardi; non riusciamo a fare progressi né ad avere successo e
l’effetto che abbiamo sugli altri è pari a zero. Finiamo così per
lasciarci guidare, invece che fare da guida; e veniamo trattati come
zerbini umani o palloni da calcio da persone più positive di noi.
In certe persone prevale l’elemento positivo e in altre quello
negativo. Ovviamente, ci sono vari gradi di positività e di negatività e
può essere che B risulti negativo per A ma positivo per C.
Generalmente, quando due persone si conoscono per la prima volta,
scatta un silenzioso scambio mentale durante il quale le menti di
entrambi mettono alla prova il proprio livello di positività e
stabiliscono la loro frequenza reciproca. Per quanto inconsciamente,
questo processo avviene sempre.
Ci si pone in modo positivo o negativo nei confronti di ogni persona
con cui ci si relaziona. Ci si può porre in modo positivo verso i propri
bambini e verso i propri impiegati e dipendenti e, al contempo, avere
una disposizione negativa verso altre persone. Ovviamente, può
sempre accadere qualcosa che ci rende improvvisamente più positivi
rispetto alla persona nei confronti della quale prima avevamo un
atteggiamento negativo. Accadono spesso casi di questo tipo; e man
mano che la conoscenza di queste leggi mentali si diffonderà
aumenteranno le persone in grado di cambiare e fare buon uso del
loro nuovo potere.
Non dobbiamo soprattutto dimenticare che abbiamo sempre il
potere di portare il nostro atteggiamento mentale su una nota
positiva, se solo facciamo uno sforzo di volontà. Per contro, essere
indifferenti o passivi ci può indurre a cadere su note basse e negative.
Oggi sono molte di più le persone che abitano il piano negativo del
pensiero rispetto a quelle che abitano il piano positivo. Di
conseguenza, sono di più le onde-pensiero negative che agiscono sul
nostro ambiente. Fortunatamente, tutto ciò è controbilanciato dal
fatto che un pensiero positivo è infinitamente più potente di un
pensiero negativo. Perciò se riusciremo a elevarci su un tono mentale
più alto, con la forza di volontà, allora potremo chiudere la porta in
faccia ai pensieri deprimenti e accogliere solo quelle vibrazioni che
corrispondono al nostro nuovo stato mentale. Questo è uno dei
segreti delle autoaffermazioni e delle autosuggestioni impiegate dalle
varie discipline della Scienza Mentale e dalle diverse correnti del
Nuovo Pensiero. Le autoaffermazioni di per sé non hanno alcun
merito, ma servono a un duplice scopo:
1. Tendono a produrre in noi nuovi atteggiamenti mentali positivi e
favoriscono meravigliosamente quello che si chiama sviluppo
caratteriale, ovvero la scienza dell’autotrasformazione.
2. Portano il nostro atteggiamento mentale predominante su note
elevate, consentendoci così di trarre beneficio dalle onde positive
emesse da altre persone sullo stesso piano di pensiero.
Che ci crediamo o no, pratichiamo l’autoaffermazione di continuo.
L’uomo che afferma che può fare e farà qualcosa e lo sostiene con
piena intenzione, sviluppa qualità che lo aiuteranno a fare quella
cosa e a farla bene e, al contempo, sintonizza la sua mente per
ricevere tutte le onde-pensiero che lo possono aiutare nella sua
impresa. Al contrario, colui che dice e sente che fallirà, non farà altro
che soffocare i pensieri positivi che dalla sua mente subconscia
arrivano in sua difesa e, al contempo, si sintonizzerà su tutto il
pensiero di fallimento del mondo. E ve n’è in abbondanza, lo
sappiamo bene!
Non lasciatevi condizionare dai pensieri avversi e negativi di chi vi
circonda. Salite ai piani superiori della vostra casa mentale e
sintonizzatevi sulle frequenze più alte, lontano dalle vibrazioni dei
livelli inferiori del pensiero. Se ci riuscirete, diventerete non solo
immuni alle note basse, ma resterete in contatto con il vasto e
intenso corpo del pensiero positivo emesso da chi è sul vostro stesso
piano evolutivo. Il mio scopo sarà dirigervi e istruirvi all’uso corretto
del pensiero e della volontà, affinché abbiate il pieno controllo di voi
stessi e siate in grado di far risuonare una nota positiva in qualsiasi
momento lo riteniate utile. Non è necessario suonare la nota più alta
in ogni circostanza. La cosa migliore è mantenersi su una frequenza
che vi mette a vostro agio, che non richiede troppi sforzi, e avere a
disposizione i mezzi necessari per “alzare la frequenza” quando
richiesto dalle circostanze. Armati di tale conoscenza, non sarete più
alla mercé dei meccanismi automatici della mente; ne avrete invece il
pieno controllo.
Lo sviluppo della volontà non è diverso da quello dei muscoli: è una
questione di allenamento e rafforzamento graduale. All’inizio è
stancante, ma ogni volta che ci si applica ci si rafforza, finché si
raggiunge un livello permanente e oggettivo di forza superiore. Molti
di noi si sono trovati ad adottare un approccio positivo in situazioni
improvvise o in momenti di emergenza. Siamo abituati a “farci forza”
quando le circostanze lo impongono. Tuttavia, attraverso la la
ginnastica mentale, diventeremo così forti che il nostro stato abituale
corrisponderà a quello che adesso è il nostro “farci forza” e, quando
ne avremo bisogno, saremo in grado di raggiungere un livello che ora
non possiamo neppure immaginare.
Non fraintendetemi, non sto perorando la causa di uno stato
costante di “alta tensione”; ciò non è affatto desiderabile, non solo
perché potrebbe richiedere uno sforzo eccessivo, ma anche perché a
volte è appropriato e anzi necessario allentare la tensione e
permettere alla mente di ricevere e assorbire impressioni esterne.
Riuscire a rilassarsi fa bene, se si è in grado di tornare a uno stato più
elevato quando e come si vuole. Chi si mantiene sempre su frequenze
intensamente elevate, perde in divertimento e in piacere. Se si è
positivi, si esprimono emozioni; se si è ricettivi, si raccolgono
impressioni. Se si è positivi, si è maestri; se ricettivi, allievi. Non è
buona cosa essere solo bravi maestri, altrettanto importante è saper
ascoltare.
3. Alcune considerazioni sulla mente umana
L’essere umano possiede diverse facoltà mentali e ciascuna di esse
è capace di agire lungo due linee di azione, ovvero di avere due
funzioni, attiva o passiva. Esse non sono separate da precise linee di
demarcazione, ma sfumano l’una nell’altra come fanno i colori nello
spettro cromatico.
Quando una facoltà mentale viene applicata e trasmette un impulso,
ciò che ne risulta è uno sforzo attivo. Lo sforzo di una qualsiasi
facoltà mentale risulta invece passivo in uno dei seguenti casi: 1. Se
prosegue uno sforzo attivo della medesima o di un’altra facoltà
mentale che sta agendo sulla sua stessa frequenza; 2. Come
conseguenza delle vibrazioni del pensiero prodotte dalla mente di
qualcun altro; 3. Come effetto di vibrazioni di pensiero provenienti
da un antenato e tramandate secondo le leggi dell’ereditarietà. (Tali
leggi includono la trasmissione di impulsi mentali di generazione in
generazione, sin dal tempo dell’originario impulso vibrante emesso
dalla Causa Prima. Questi impulsi si dispiegano nel tempo, fino a
schiudersi del tutto quando si raggiunge il giusto stadio di sviluppo
evolutivo.)
Lo sforzo attivo è fresco e nuovo, quello passivo è spesso il risultato
di impulsi vibranti emessi in tempi remoti. Non solo, lo sforzo attivo
crea la propria strada, spostando gli ostacoli invadenti e dando calci
alle pietre che si frappongono al suo cammino. Lo sforzo passivo,
invece, cammina su sentieri conosciuti.
Ogni sforzo attivo delle nostre facoltà mentali genera un impulso di
pensiero, ovvero un impulso di movimento. Quando uno sforzo
attivo è ripetuto, o reiterato per abitudine, l’impulso emesso acquista
l’effetto cumulativo di un moto crescente e si assesta così su
frequenze passive, finché un nuovo sforzo attivo non lo ferma o lo
costringe a cambiare direzione.
Gli impulsi di pensiero, cioè il movimento del pensiero, che
viaggiano lungo linee passive possono dunque essere cambiati da
uno sforzo attivo. La funzione mentale attiva ha il potere di creare,
cambiare o distruggere. La funzione mentale passiva, invece,
prosegue il lavoro che riceve dalla funzione mentale attiva e
obbedisce agli ordini e alle suggestioni che riceve.
Il pensiero attivo produce un movimento che diventa abitudine e col
tempo si trasforma in pensiero passivo. Il pensiero attivo ha altresì il
potere di emettere vibrazioni che neutralizzano il moto crescente del
pensiero passivo. È inoltre in grado di innescare un movimento di
pensiero del tutto nuovo, caratterizzato da vibrazioni più intense e
quindi in grado di sopraffare e assorbire il precedente movimento di
pensiero e di prenderne il posto.
Per riassumere, tutti gli impulsi di pensiero (cioè di movimento),
una volta attivati, continuano a vibrare lungo linee consolidate,
“passive”, finché non vengono cambiati o dissolti da successivi
impulsi trasmessi da un altro pensiero attivo. Tramite la reiterazione
dello stesso pensiero, l’impulso originario acquista moto crescente e
diventa sempre più forte; pertanto diventa più difficile correggerlo o
eliminarlo. Questo spiega ciò che normalmente chiamiamo “la forza
dell’abitudine”, e tutti sappiamo quanto in fretta si prendano le
abitudini (soprattutto le cattive abitudini), e quanta fatica si faccia a
perderle.
Capita spesso che più facoltà mentali agiscano insieme per produrre
una sola manifestazione. Può accadere che l’esecuzione di un
compito richieda di esercitare diverse facoltà simultaneamente, con
alcune che si manifestano attivamente e altre passivamente.
Inoltre, se la mente si trova ad affrontare nuove situazioni o
problemi inaspettati, le richiediamo un pensiero attivo; gestiamo
invece facilmente un problema abituale o un compito già affrontato
tramite un pensiero passivo, senza far intervenire il “fratello” più
esuberante.
In natura gli organismi viventi hanno la tendenza istintiva a
eseguire certe azioni. In altre parole, qualsiasi entità organica tende a
cercare ciò che soddisfa i bisogni del suo sistema vitale. Tale
tendenza è in realtà la ricezione passiva di un impulso che ha origine
nel pensiero iniziale emesso dalla Causa Prima e trasmesso lungo le
linee dello sviluppo evolutivo, che con il tempo ha acquisito forza e
potere. L’originario impulso della Causa Prima è poi coadiuvato dalla
potente attrazione esercitata dall’Assoluto.
Nella vita vegetale questa tendenza è facile da decifrare: è ciò che
normalmente chiamiamo la “forza vitale” delle piante. Tuttavia, tale
tendenza non è altro che una manifestazione rudimentale di attività
mentale passiva. Alcune forme di vita vegetale più complesse
presentano perfino segni di “azione vitale” autonoma, una pallida
indicazione di scelte attive, di atti di volontà. Gli studi del mondo
vegetale riportano numerosi casi straordinari di questo fenomeno,
che è senza dubbio una elementare manifestazione di azione mentale
attiva.
Il regno animale inferiore presenta un alto tasso di azione mentale
passiva, ma dispone anche, a seconda delle diverse famiglie e specie,
di una quantità considerevole di azione attiva. Gli animali di ordine
inferiore sono sicuramente in possesso di facoltà mentali, come noi
esseri umani, solo in quantità minore; l’attività mentale volitiva che
mostrano gli animali intelligenti, infatti, non è così lontana da quella
mostrata da esseri umani di età adulta con facoltà mentali poco
sviluppate o dai bambini piccoli.
Il corpo di un bambino riassume in sé, ancora prima di nascere,
tutti gli stadi dell’evoluzione fisica dell’essere umano e, allo stesso
modo, la sua mente, sia prima che dopo la nascita e fino alla maturità
passa per i vari stadi della nostra intera evoluzione mentale.
L’essere umano, la più alta forma di vita finora espressa, almeno su
questo pianeta, mostra le più complesse forme di attività mentale
passiva, così come uno sviluppo maggiore di attività mentale attiva
rispetto agli animali. Eppure, questo potere varia in modo
considerevole anche tra gli esseri umani. Il grado di funzione attiva
raggiunto, infatti, non ha nulla a che fare con la “cultura”, la
posizione sociale o le opportunità d’istruzione del singolo individuo.
Cultura e sviluppo mentale sono due cose ben diverse.
Basta guardarsi intorno per riconoscere che la funzione attiva si
presenta anche nell’uomo a livelli diversi. I ragionamenti di molte
persone vanno poco più in là di un’attività passiva e sono
caratterizzati solo da minime tracce di pensiero volontario. Sono
coloro i quali preferiscono che siano altri a pensare al loro posto.
Esercitare la mente in modo attivo li stanca e trovano il processo
mentale istintivo, automatico e passivo più facile da seguire. Le loro
menti agiscono lungo linee di minore resistenza possibile. Queste
persone sono poco più che pecore.
Negli ordini inferiori del regno animale e negli esseri umani meno
evoluti, la funzione attiva è perlopiù applicata alle facoltà più
grossolane, al piano più materiale, per così dire; mentre le facoltà
mentali più alte agiscono sul piano istintivo e automatico, quello
passivo.
Nel corso del processo evolutivo le forme minori di vita hanno man
mano sviluppato nuove facoltà che prima erano latenti: esse si erano
sempre manifestate sotto forma di rudimentali funzioni passive, ma
col tempo si sono evolute in forme più elevate di azione passiva,
finché non sono entrate in gioco le funzioni propriamente attive.
Questo processo di sviluppo è in atto ancora oggi, in progressione
verso il fine ultimo di un’elevatissima vita mentale attiva. Infatti, ad
alimentare questo progresso evolutivo è l’originario stimolo vibrante
trasmesso dalla Causa Prima, con l’aiuto della suprema attrazione
dell’Assoluto.
La Legge dell’evoluzione è ancora in corso d’opera e l’uomo sta
iniziando adesso a sviluppare certi poteri della mente che
ovviamente stanno dando i primi risultati sul piano passivo. Vi sono
però uomini che hanno già sviluppato queste nuove facoltà a livelli
considerevoli e può darsi che tra non molto l’intero genere umano
riesca a esercitarle come regolari funzioni attive. Vi è chi ha già
raggiunto questo potere: è il segreto degli occultisti orientali e di
alcuni dei loro confratelli occidentali.
Ad ogni modo, un allenamento appropriato consente di aumentare
il controllo che la volontà esercita sulla mente. “Rafforzare la
volontà”, come si usa dire, non significa altro che addestrare la
mente a riconoscere e assorbire il Potere Interiore. La volontà è già
di per sé forte abbastanza, non ha alcun bisogno di essere rafforzata.
È la mente che deve essere addestrata a ricevere le suggestioni della
volontà e ad agire di conseguenza. La volontà è semplicemente la
manifestazione esteriore dell’Io Sono. La corrente della volontà
viaggia a piena forza lungo i fili spirituali; ma dobbiamo prima
imparare ad attivarla se vogliamo che il nostro treno si muova.
L’attrazione dell’Assoluto sta trainando l’uomo verso l’alto e la forza
vibrante dell’Impulso Originario non si è ancora esaurita. È giunto il
momento evolutivo in cui l’uomo può aiutarsi da solo. Colui che
comprende la Legge potrà raggiungere mete meravigliose grazie allo
sviluppo dei suoi poteri mentali; mentre chi decide di voltare le
spalle alla verità e rimanere ignorante della Legge ne soffrirà.
Colui che comprende le leggi del suo essere mentale riesce a
sviluppare i suoi poteri latenti e ad usarli in modo intelligente. Egli
non disdegna le sue funzioni mentali passive; anzi, ne fa buon uso,
affida loro incarichi per i quali sono idonee e riesce così a ottenere
risultati meravigliosi dal loro lavoro, essendone padrone e avendole
addestrate a eseguire gli ordini impartititi dal suo sé più elevato.
Quando però non eseguono i loro incarichi in modo appropriato, egli
le disciplina dall’alto e, con saggezza, evita di seguirle e rischiare così
di farsi del male. Costui sviluppa appieno le sue facoltà e i suoi poteri
latenti, facendo sì che si manifestino sia sulle linee attive dell’azione
mentale sia su quelle passive. Egli sa che è lui il padrone e che le
funzioni attive e passive non sono altro che i suoi strumenti. Costui
ha bandito la paura dal suo regno e si gode la libertà. Ha trovato se
stesso. Ha appreso il segreto dell’Io Sono.
4. Sviluppare la mente
L’uomo è in grado di sviluppare la propria mente e trasformarla
secondo la propria volontà. A dire il vero, passiamo ogni minuto
della vita a sviluppare la nostra mente, consciamente o meno. La
maggior parte di noi lo fa inconsciamente; ma chi sa scorgere
qualcosa oltre il velo superficiale delle cose riesce a governare le
redini di questo processo e diventare comandante della propria
mente. Egli cessa di essere condizionato dalle suggestioni e influenze
altrui e diventa padrone di se stesso, affermando con forza il proprio
Io e obbligando le facoltà mentali subordinate a obbedirgli. L’Io è il
sovrano della mente e ciò che chiamiamo volontà è il suo scettro.
Ovviamente, l’Io è sorretto da qualcos’altro; la nostra volontà
individuale, infatti, è su un piano inferiore rispetto alla Volontà
Universale, seppure non così distante come si pensa. Ecco perché
quando riusciamo a conquistare i livelli più profondi del nostro
essere tramite l’affermazione dell’Io, entriamo in connessione con la
Volontà Universale e siamo partecipi del suo straordinario potere.
Ricapitolando, quando affermiamo il nostro Io e “troviamo noi
stessi”, stabiliamo un’intima connessione tra la nostra volontà
individuale e la Volontà Universale. Ma per esercitare questo grande
potere che è a nostra disposizione, dobbiamo prima prendere il
controllo di noi stessi.
È assurdo che l’uomo pretenda di manifestare poteri quando è
ancora schiavo dei bassifondi del suo pensiero e non li ha ancora
dominati. Come si può pensare che chi è schiavo dei suoi umori, delle
sue passioni, dei suoi appetiti e delle sue facoltà minori, rivendichi al
contempo i benefici della Volontà Universale? Non sto certo
predicando l’ascetismo, che anzi mi sembra un’ammissione di
debolezza. Sto parlando dell’autocontrollo, l’imposizione dell’Io sulle
facoltà subordinate del nostro essere. In realtà, ragionando a un
livello più sofisticato, questo Io altro non è che il vero centro
esistenziale di ogni uomo; tutto il resto è il suo non-io. Questo punto
meriterebbe però una discussione a parte, perciò nelle pagine che
abbiamo a disposizione le locuzioni “sé” e “se stesso” indicheranno la
totalità dell’essere umano.
Dicevamo che per affermare il nostro Io dobbiamo prima
raggiungere il completo controllo delle parti inferiori di noi stessi.
Quando impareremo a controllarle tutto andrà bene, mentre se sono
quelle parti inferiori a controllarci niente andrà bene. Finché
permetteremo ai nostri bassifondi di impartirci ordini, non saremo
altro che schiavi. Solo quando l’Io salirà sul trono e alzerà lo scettro,
l’ordine sarà stabilito e le cose entreranno nella giusta relazione.
Non stiamo giudicando coloro che si lasciano attirare dalle parti
basse del proprio essere: non ne hanno colpa, si trovano a uno stadio
evolutivo inferiore e col tempo anche loro cresceranno. Vorremmo
però far notare a quelli di voi che sono pronti che il sovrano deve
imporre la propria volontà e i sudditi devono obbedire. Gli ordini
vanno dati e vanno eseguiti. Ogni ribellione va soffocata e la legittima
autorità ribadita. E il momento di farlo è ora!
Voi state permettendo che i sudditi riottosi impediscano al re di
salire al trono. State permettendo che il regno mentale sia mal
governato da facoltà irresponsabili. Siete stati schiavi di appetiti, di
pensieri indegni, della passione e della negatività. In voi la volontà è
stata accantonata e il vile desiderio ha usurpato il potere. È arrivato il
momento di ristabilire l’ordine nel regno mentale. Voi siete in grado
di imporre il controllo su qualsiasi emozione, appetito, passione o
classe di pensiero; basta che imponiate la vostra volontà. Potete
comandare alla paura di retrocedere, alla gelosia di congedarsi,
all’odio di non farsi più vedere, alla collera di nascondersi, alla
preoccupazione di smetterla di turbarvi, all’appetito sfrenato e alla
passione di chinare il capo e diventare umili servi, invece di
comportarsi da padroni; tutto ciò tramite l’affermazione dell’Io.
Potete altresì godere della gloriosa compagnia del coraggio,
dell’amore e dell’autocontrollo, sempre affermando il vostro Io.
Potete insomma soffocare la ribellione e garantire pace e ordine nel
vostro regno mentale; basta che pronunciate il mandato e insistiate
che sia eseguito.
Prima di marciare verso la gloria dovete quindi stabilire le giuste
condizioni interne: dovete dimostrare che siete capaci di governare il
vostro regno. La prima battaglia è la vittoria del vostro Vero Io sul
vostro io minore.
AFFERMAZIONE
IO sto affermando il controllo sul Vero Me
Stesso
Ripetete queste parole in modo sincero e positivo nell’arco della
giornata, almeno una volta ogni ora e soprattutto quando vi trovate
di fronte a situazioni che possano indurvi ad agire sul piano dell’io
minore invece che seguire la via dettata dal vostro Vero Io.
Pronunciate queste parole con serietà nei momenti di dubbio ed
esitazione e vedrete illuminarsi il cammino. Ripetetele più volte
anche quando vi coricate per dormire. Soprattutto, queste parole
devono essere animate dal pensiero, non semplicemente ripetute a
pappagallo. Immaginatevi il Vero Io che impone il suo controllo sui
livelli inferiori della vostra mente, sforzatevi di vedere il re sul suo
trono. Se lo farete, diventerete consapevoli del fluire del pensiero
attivo e ciò che prima vi sembrava difficile all’improvviso vi sembrerà
molto più facile. Sentirete di avere un buon controllo su voi stessi e vi
renderete conto che voi siete i padroni e non gli schiavi. Il pensiero
che state trattenendo si manifesterà poi in azione e così man mano
diventerete ciò che volete essere.
ESERCIZIO
Tenete il pensiero ben fisso sulla dimensione più elevata dell’Essere
e traetene ispirazione quando state per assecondare le sollecitazioni
della sfera bassa della vostra natura. Siete tentati di esplodere per la
collera? Affermate il vostro Io e vi troverete ad abbassare la voce. La
collera non è degna del nostro Essere Evoluto. Vi sentite turbati e di
cattivo umore? Ricordatevi ciò che siete e andate oltre. Quando
provate paura, ricordatevi che il vostro Vero Essere non teme nulla e
affermate il coraggio. Vi sentite istigati dalla gelosia? Pensate che vi è
in voi una natura più elevata e fatevi una risata. E così via facendo,
affermando il Vero Io che è in voi e impedendo alle forze inferiori
dell’attività mentale di turbarvi. Esse non sono degne di voi e devono
imparare a restare al proprio posto. Non consentite loro di
dominarvi: devono essere al vostro servizio, non al vostro comando.
Dovete prendere le distanze da questo stato e l’unico modo per farlo
è tagliare il filo del pensiero inferiore. All’inizio potreste far fatica,
ma se tenete duro proverete una soddisfazione enorme. Siete già stati
schiavi troppo a lungo. È arrivato il momento di diventare liberi. Se
farete questi esercizi con zelo, tra un anno sarete donne e uomini
diversi e guarderete indietro a ciò che eravate con un sorriso di
compassione. Tutto ciò richiede solo lavoro. Non è un gioco da
ragazzi, è un compito per donne e uomini determinati. Voi siete
disposti a fare questo sforzo?
5. Il segreto della volontà
Sebbene vi siano diverse teorie psicologiche sulla natura della
volontà, tutte concordano nel sostenere che essa esista e sia potente.
Chi non riconosce dove può arrivare una volontà di ferro, quanto
possa aiutare a superare anche i più imponenti ostacoli? Eppure solo
pochi si sono resi conto che la volontà può essere sviluppata e
rafforzata tramite una disciplina intelligente. Tutti gli altri sentono,
sì, che potrebbero fare miracoli se avessero una volontà salda, ma
invece di provare a svilupparla si limitano a rammaricarsi
inutilmente della loro debolezza. Sospirano, ma non fanno nulla per
cambiare.
Coloro che hanno esplorato la questione a fondo sanno, invece, che
la forza di volontà, con tutte le sue potenzialità latenti e i suoi
immani poteri, può essere sviluppata, disciplinata, controllata e
diretta, esattamente come qualsiasi altra forza della natura. A
prescindere dalla teoria che si ha sulla natura della volontà, sono
questi i risultati che si ottengono se ci si allena in modo intelligente.
Ognuno di noi ha una volontà potenzialmente forte e basta allenare
la mente per renderla attiva. Le regioni elevate della mente di
qualsiasi essere umano conservano una scorta di forza di volontà che
attende solo di essere usata: la corrente della volontà viaggia sui fili
conduttori della psiche e basta sintonizzarsi con essa per intercettare
la sua energia e farne uso. E la scorta a disposizione è illimitata, dato
che la nostra piccola dinamo è connessa alla grande centrale
energetica della Volontà Universale, la cui potenza è inesauribile.
Non è la volontà che dobbiamo addestrare, dunque, ma la mente. La
mente è il nostro strumento e più è sofisticata più forza di volontà
riesce a manifestare.
Chi ha sviluppato la sua mente a tal punto da renderla capace di
accogliere la manifestazione della forza di volontà, si è aperto un
mondo di possibilità meravigliose. Non solo ha scoperto di avere a
sua disposizione un enorme potere, ma è diventato capace di mettere
in gioco e far fruttare facoltà, talenti, abilità che non sognava
nemmeno di avere. Questo è il segreto della volontà ed è la chiave
magica che apre tutte le porte.
Come scrisse anni fa Donald G. Mitchell:
È la risolutezza che rivela la natura di un uomo: non la decisione del
momento, ma la pura determinazione; non i propositi erranti, ma
quella volontà forte e infaticabile che spiana le difficoltà e il pericolo
con la stessa energia con cui un ragazzino corre su per la montagna
innevata in pieno inverno, con occhio e mente accesi da un fuoco
fiero che pulsa verso l’irraggiungibile. La volontà rende gli uomini
dei giganti.
Siamo in molti a intuire che basterebbe esprimere la nostra volontà
per fare cose meravigliose. Ma pare che, per qualche ragione, non
vogliamo sforzarci, o comunque non arriviamo mai al punto di volere
veramente. Rimandiamo di volta in volta e parliamo vagamente del
fatto che “un giorno…”, ma quel giorno non arriva mai.
Percepiamo istintivamente il potere della volontà, ma non abbiamo
abbastanza energia per esercitarla e così ci lasciamo trasportare dalle
onde; a meno che non insorga una difficoltà amica, o sul nostro
cammino non appaia un ostacolo utile, o qualche generosa sofferenza
non ci scuota: allora sì che ci sentiamo costretti ad affermare la
nostra volontà e finalmente iniziamo a combinare qualcosa.
Il problema è che non desideriamo mai qualcosa abbastanza da
sentirci obbligati a esercitare la nostra forza di volontà. Vogliamo,
ma mai abbastanza. Siamo mentalmente pigri e con desideri deboli.
Se non vi piace la parola desiderio, chiamatela aspirazione. (Certe
persone chiamano desideri i loro impulsi minori e aspirazioni quelli
più elevati; a voi la scelta della parola che preferite.)
Lasciate che un uomo rischi di perdere la vita o che una donna
rischi di perdere il suo grande amore, allora sì che vedrete
un’incredibile dimostrazione di forza di volontà sgorgare da una
fonte inaspettata. Poniamo che una donna veda suo figlio in pericolo:
in quel frangente manifesterà così tanto coraggio e volontà da
spazzare via tutto ciò che le sta innanzi. Eppure la stessa donna si
farà piccola davanti a un marito prepotente e le mancherà la volontà
di compiere anche il gesto più semplice. Un ragazzo è capace di
qualsiasi fatica se la considera un gioco, ma si sforza a malapena se
gli si chiede di farla per lavoro. La volontà forte è dunque la
conseguenza di un desiderio forte. Quando davvero vogliamo
qualcosa, riusciamo a generare abbastanza forza di volontà da
ottenerla.
Il problema è che non avete mai veramente voluto fare le cose che
dite di voler fare, e se non riuscite a farle date la colpa alla vostra
volontà. Dite di volerle fare davvero, ma se vi fermate a pensare vi
renderete conto che in realtà desiderate di più fare qualcos’altro.
Raggiungere uno scopo costa e voi non siete disposti a pagarne il
prezzo. Fermatevi un attimo ad analizzare questa frase e applicatela
alla vostra esperienza.
Siete mentalmente pigri, questo è il problema. Non venite a dirmi
che la vostra volontà non è abbastanza forte. Avete un enorme
bastimento carico di volontà a vostra disposizione, ma siete troppo
pigri per farne uso.
Se invece vi state interrogando con sincerità su come fare, prima di
tutto dovete mettervi al lavoro per scoprire cos’è che vorreste
veramente e in un secondo momento mettetevi sotto e fatelo. Non
preoccupatevi della forza di volontà, ne troverete una scorta
illimitata ogni volta che ne avrete bisogno. Ciò che spetta a voi è
arrivare al punto della risolutezza. È questa la vera prova del nove:
decidersi a fare. Riflettete un attimo e decidete se desiderate volere
abbastanza da darvi da fare.
Sono stati scritti articoli e saggi eccellenti sull’argomento e mentre
sono tutti d’accordo sulla forza di volontà e ne parlano con grande
entusiasmo, pochi spiegano a chi non la possiede, o non ne ha
abbastanza, come fare per ottenerla. Alcuni offrono esercizi pensati
appositamente per “rafforzare” la volontà, che in realtà sono esercizi
di rafforzamento della mente che permettono di attingere alla fonte
delle sue forze. Ma in generale tutti gli scritti in materia trascurano
questo fatto: è l’autosuggestione la chiave per sviluppare la mente a
tal punto da renderla uno strumento efficiente della volontà.
AUTOSUGGESTIONE
IO sto usando la mia forza di volontà
Ripetete questa frase più volte, in modo sincero e positivo, appena
avrete finito di leggere questo capitolo. Poi ripetetela ogni giorno,
almeno una volta all’ora, o se v’imbattete in qualcosa che richiede
forza di volontà. Ripetetela più volte anche prima di addormentarvi.
Badate bene, però: le parole in sé non possono nulla, se non date
peso a ciò che significano. Sta tutto nel pensiero, le parole non sono
altro che chiodi su cui appenderlo alla vostra parete. Prestate quindi
attenzione a ciò che state dicendo e desiderate davvero ciò che state
pensando. All’inizio ciò richiederà fede: dovrete usare le parole
aspettandovi con certezza che porteranno i loro frutti. Se vi tenete
ben saldi al pensiero che state attingendo alla vostra fonte di forza,
non ci vorrà molto perché il pensiero si trasformi in azione e sia così
fatta la vostra volontà. Ogni volta che ripetete queste parole vi
sentirete rafforzati. Vi troverete a superare difficoltà e cattive
abitudini e vi sorprenderete di quanto tutto sia diventato facile.
ESERCIZIO
Svolgete almeno un compito sgradito ogni giorno. Se c’è qualcosa
che vi dà particolarmente fastidio e che preferireste evitare, fate
proprio quella. Lo scopo di questo esercizio non è imparare a
sacrificarsi ma allenare la volontà. Siamo tutti capaci di fare ciò che
ci piace fare, ma ci vuole volontà per fare allegramente ciò che
troviamo sgradevole; è così che si cresce. È un allenamento di cui
fare tesoro, vedrete. Provatelo per un mese e vi renderete conto di
quanto funzioni. Se però provate rifiuto alla sola idea, è meglio che vi
fermiate subito e ammettiate che in fin dei conti non volete avere
alcuna forza di volontà e preferite restare esattamente dove siete.
6. Come diventare immuni all’attrazione
negativa
La prima cosa da fare è eliminare la paura e la preoccupazione.
Farle fuori. Il pensiero-paura è una delle grandi cause di infelicità e
fallimento. Questo vi è stato detto più e più volte, ma vale la pena
ripeterlo. La paura è un’abitudine mentale che deriva dal pensiero
negativo dell’essere umano in quanto specie, ma possiamo
liberarcene a livello individuale con i nostri sforzi e la nostra
perseveranza.
La forza delle aspettative è come un potente magnete. Chi desidera
con forza e determinazione attrae a sé ciò che più può aiutarlo:
persone, cose, circostanze, situazioni; purché le desideri in modo
speranzoso, fiducioso, determinato e calmo. Ed è altrettanto vero che
chi ha paura di qualcosa tende a mettere in moto forze che gli
arrecheranno proprio quella cosa. L’uomo che ha paura in realtà si
sta aspettando ciò che teme e quindi, agli occhi della Legge, è
esattamente come se lo stesse desiderando e chiedendo. La Legge
funziona in entrambi i sensi, il principio è lo stesso.
Il modo migliore per superare l’abitudine alla paura è assumere
l’atteggiamento mentale del coraggio, così come il modo migliore per
liberarsi del buio è far entrare la luce. Si spreca solo tempo se si
pensa di combattere un’abitudine di pensiero negativa
riconoscendone la forza e cercando di negarne l’esistenza in ogni
modo. Il metodo migliore, più sicuro, facile e veloce è invece quello
di sostituire il pensiero negativo con il pensiero positivo che si
desidera e, contemplandolo costantemente, portarlo a manifestarsi
sotto forma di realtà oggettiva.
Perciò, invece di ripetere “Io non ho paura”, affermate con audacia
“Io sono pieno di coraggio”, “Io sono coraggioso”. Dovete affermare
“Non c’è nulla di cui avere paura”: sebbene sia nell’ordine della
negazione, è un modo per negare semplicemente la realtà
dell’oggetto che causa paura, invece che ammettere la paura per poi
negarla.
Per superare la paura, dobbiamo aggrapparci saldamente al
coraggio come atteggiamento mentale. Dobbiamo pensare
“coraggio”, dire “coraggio” e mettere in atto “coraggio”. Dobbiamo
tenere l’immagine del coraggio bene in mente, finché non diventa il
nostro normale atteggiamento mentale. Se si tiene bene in mente
l’ideale, si arriva pian piano a raggiungerlo concretamente; ovvero,
l’ideale diventerà manifesto.
Lasciate che la parola “coraggio” si radichi nelle profondità della
vostra mente e trattenetela lì finché la mente non l’avrà fatta propria.
Pensate a voi stessi come a persone coraggiose, immaginatevi di
agire in modo coraggioso in situazioni difficili. Rendetevi conto che
non c’è nulla di cui avere paura, che la preoccupazione e la paura non
hanno mai aiutato nessuno e mai lo faranno. Rendetevi conto che la
paura paralizza ogni sforzo e che il coraggio, invece, promuove
l’azione.
L’uomo sicuro di sé, senza paura e colmo di aspettative, il cui
atteggiamento è “Io Posso Fare e Io Farò” è come un potente
magnete. Egli attrae a sé esattamente ciò che gli serve per avere
successo. Le cose sembrano andargli incontro e la gente dice che è
“fortunato”. Sciocchezze: la cosiddetta fortuna non c’entra nulla! Sta
tutto nell’atteggiamento mentale. Quindi, anche l’atteggiamento “Io
Non posso” e “Io ho Paura” determinano la misura del vostro
successo. Non è un mistero. Basta che vi guardiate attorno per
constatare la verità di quanto sto dicendo. Avete mai conosciuto un
uomo di successo che non avesse ben saldo il pensiero “Io Posso Fare
e Io Farò”? Uno così farà le scarpe a chiunque pensi “Non Posso”,
persino a uno più capace di lui. Infatti, mentre l’atteggiamento del
primo porta alla superficie qualità latenti e attrae aiuto dall’esterno,
quello dell’altro non solo attrae altre persone e cose convinte del
“Non Posso”, ma impedisce anche ai poteri che ha di manifestarsi. Vi
ho dunque dimostrato che questi concetti sono corretti, così come
hanno già fatto tanti altri prima di me, e ogni giorno cresce il numero
di persone che ne sono consapevoli.
Non sprecate la forza del pensiero, usatela a vostro vantaggio.
Smettetela di attrarre a voi fallimenti, infelicità, disarmonia,
dispiaceri. Cominciate da adesso a emettere una corrente di pensiero
luminosa, positiva, felice. Lasciate che il vostro pensiero
predominante sia “Io Posso Fare e Io Farò”, pensate “Io Posso Fare e
Io Farò”, sognate “Io Posso Fare e Io Farò” e mettete in atto
l’affermazione “Io Posso Fare e Io Farò”. Iniziate a vivere sul piano
dell’“Io Posso Fare e Io Farò” e, quasi senza accorgerverne, sentirete
il manifestarsi di queste nuove vibrazioni in azioni, le vedrete
fruttare, prenderete coscienza del vostro nuovo punto di vista, vi
accorgerete che ciò che immettete nel mondo ritorna a voi. Vi
sentirete meglio, agirete meglio, vedrete meglio, sarete migliori sotto
ogni aspetto, una volta arruolati nell’esercito dell’“Io Posso Fare e Io
Farò”.
Ricordatevi, la paura è madre della preoccupazione, dell’odio, della
gelosia, della malizia, della collera, del malcontento, del fallimento e
di tutto il resto. L’uomo che si è sbarazzato della paura scopre che
con essa è scomparsa tutta la sua pessima prole. L’unico modo per
essere liberi è sbarazzarsi della paura, estirparla alle radici. Ritengo
che sconfiggere la paura sia il primo passo importante per chiunque
voglia governare il potere del pensiero. Finché vi lascerete dominare
dalla paura, non riuscirete a fare alcun progresso nel mondo del
pensiero; pertanto, devo insistere affinché vi mettiate subito al
lavoro per sbarazzarvi di questo ostacolo. Potete farcela, purché vi
applichiate seriamente. Liberarvi dalla paura vi cambierà
completamente l’esistenza: vi sentirete felici, liberi, forti, positivi e
avrete maggior successo in qualsiasi impresa della vita.
Iniziate oggi, mettetevi in testa che l’intruso deve andarsene; non
scendete a patti, insistete che si arrenda in tutto e per tutto. All’inizio
vi sembrerà difficile, ma ogni volta che insisterete, il nemico
s’indebolirà e voi vi rafforzerete. Staccate la sua fonte di nutrimento,
fatelo morire di fame: non può sopravvivere in un’atmosfera mentale
di assenza di paura. Perciò iniziate a riempirvi la mente di pensieri
positivi, fortificanti, liberi dalla paura. Tenetevi occupati col pensiero
dell’assenza di paura e la paura morirà spontaneamente. L’assenza di
paura è positiva, la paura è negativa. E state certi che prevale sempre
ciò che è positivo.
Finché la paura vi gira intorno con i suoi “ma”, “se solo”, “metti
che”, “temo che”, “non posso”, “e se”, “non vorrei poi che”, e tutti i
suoi altri suggerimenti mortificanti, non sarete in grado di
ottimizzare la forza del vostro pensiero. Una volta che ve la togliete di
torno, invece, filerete lisci e ogni centimetro della vela del pensiero si
gonfierà di vento. La paura è come Giona: gettatela a mare! (Le mie
condoglianze alla balena che se la inghiotte.)
Vi consiglio di iniziare a fare alcune delle cose che vorreste fare, ma
che evitate solo per paura di mettervi alla prova. Iniziate a spendervi
per farle accadere, affermando il coraggio strada facendo, e vi
sorprenderà vedere che gli ostacoli spariscono davanti al vostro
nuovo atteggiamento mentale e che tutto è più facile di quanto vi
aspettavate. Con esercizi di questo tipo svilupperete le vostre facoltà
in modo meraviglioso e proverete immensa soddisfazione già dopo i
primi risultati.
Ci sono tanti traguardi che attendono di essere raggiunti e voi ne
sarete padroni se vi strappate di dosso il giogo della paura e vi
rifiutate di accettare le suggestioni ereditate della specie,
sostituendole con l’affermazione dell’Io e del suo potere. E il miglior
modo di sconfiggere la paura è smettere di pensarci e di affermare il
coraggio. Se seguirete questo metodo allenerete la mente a seguire
nuove abitudini di pensiero, estirpando così i vecchi pensieri negativi
che vi hanno trattenuto o trascinato verso il basso. Portatevi dietro
“coraggio” come parola d’ordine e mettetela in azione.
Ricordate, l’unica cosa di cui aver paura è la paura stessa; ma non
abbiate paura nemmeno di questa, perché è solo una bestiaccia
codarda che se la darà a gambe non appena le farete vedere chi siete.
7. La trasformazione del pensiero negativo
La preoccupazione è figlia della paura: se annientate la paura,
anche la preoccupazione morirà per mancanza di nutrimento. Questa
è una verità antica, ma vale la pena ripeterla perché ne abbiamo
davvero bisogno. C’è chi crede che senza paura e preoccupazione non
si riesca a combinare nulla. Ho letto editoriali su illustri periodici che
sostenevano che la preoccupazione è l’anima del commercio e del
lavoro e quindi necessaria per portare a termine qualsiasi grande
impresa della vita. Queste sono sciocchezze, a prescindere da chi le
dica. La preoccupazione non ha mai aiutato nessuno a combinare
nulla; al contrario, è un ostacolo alla realizzazione e al
raggiungimento dei nostri propositi.
Le vere molle del nostro agire e del nostro “fare le cose” sono il
desiderio e l’interesse. Se si desidera seriamente qualcosa, è naturale
che si diventi molto interessati a ottenerla e che si faccia tutto il
possibile per ottenerla. Non solo, cosa ancora più importante, la
mente inizia a lavorare sul subconscio per portare alla coscienza
molte idee preziose e importanti. Il desiderio e l’interesse sono le
cause motrici di processi che producono il successo come risultato.
La preoccupazione non è la stessa cosa del desiderio. È vero che se ci
troviamo in situazioni e ambienti insopportabili, la disperazione ci
spinge a darci da fare per uscirne e trovare condizioni più
desiderabili. Ma questa è, appunto, una forma di desiderio: se
desideriamo qualcosa di diverso da ciò che abbiamo e se questo
desiderio diventa forte abbastanza allora riusciamo a concentrare
tutti i nostri interessi per farlo accadere, il che a sua volta ci consente
di compiere grandi sforzi e così ottenere il cambiamento desiderato.
Vedete, non è la preoccupazione che anima i nostri sforzi. Anzi, la
preoccupazione sarebbe ben contenta di torcersi le mani dalla
disperazione piagnucolando “Povera me” e si logorerebbe fino
all’esaurimento nervoso senza concludere nulla. Il desiderio si
comporta diversamente. Diventa più forte con il peggiorare della
nostra condizione di vita e quando stiamo così male da non farcela
più e ci diciamo “Io non accetto più questa situazione, cambierò le
cose”, allora ecco che il desiderio balza in azione. Quando “vogliamo”
il cambiamento e concentriamo tutto il nostro interesse e la nostra
attenzione affinché il cambiamento avvenga, iniziamo a cambiare le
cose. La preoccupazione, invece, non conclude mai nulla. La
preoccupazione è negativa e porta alla morte. Il desiderio e
l’aspirazione sono positivi e producono vita. Possiamo anche morire
di preoccupazione e lo stesso non concludere nulla, ma se
trasformiamo le nostre preoccupazioni e infelicità in desiderio e
interesse e crediamo davvero di poter cambiare (è questo il concetto
dell’“Io Posso Fare e Io Farò”), allora sì che le cose succedono.
Ebbene sì, la paura e la preoccupazione devono andarsene se
vogliamo darci da fare. Dobbiamo bandire questi intrusi negativi e
rimpiazzarli con la fiducia e la speranza. Trasformare la
preoccupazione in desiderio ardente. Allora scopriremo che si è
risvegliato in noi l’interesse e inizieremo a concentrarci su ciò che
troviamo interessante. Riusciremo poi a mobilitare schiere di
pensieri dalla nostra grande scorta di riserva mentale e inizieremo a
manifestarle in azioni. E così facendo entreremo in sintonia con
pensieri simili e richiameremo la grande quantità di onde-pensiero
che riempiono il mondo (ricordatevi: si attirano sempre onde di
pensiero corrispondenti alla natura del nostro pensiero più potente,
ovvero al nostro atteggiamento mentale predominante). Di
conseguenza, metteremo in moto la grande Legge di Attrazione,
attirando a noi persone che possono aiutarci e venendo a nostra volta
attratti da loro. La Legge di Attrazione non è uno scherzo, né
un’assurdità metafisica; è il grande principio attivo della Natura,
come si può appurare tramite la sperimentazione e l’osservazione.
Per riuscire in qualsiasi cosa la si deve volere davvero: il desiderio
deve uscire alla luce per attrarre. Chi ha desideri deboli attrae ben
poco a sé. Più forte è il desiderio, maggiore è la forza che attiviamo.
Bisogna volere qualcosa intensamente, se la si vuole ottenere.
Bisogna volerla più delle cose che ci circondano e bisogna essere
pronti a pagarne il prezzo. E il prezzo è dover gettare a mare altri
desideri minori che ostacolano il raggiungimento di quello maggiore.
La comodità, l’agio, il tempo libero, il divertimento e tante altre cose
devono spesso andarsene (ma non sempre, dipende da cosa si vuole).
Di norma, più grande è ciò che si desidera e maggiore sarà il prezzo
da pagare per averlo. La Natura crede nel giusto compenso. Ma
quando davvero si vuole qualcosa, si paga senza fare storie, perché il
desiderio è tale da rendere tutto il resto insignificante.
Dite di volere qualcosa davvero tanto e che state facendo tutto il
possibile per averla? Ma per favore! State solo fingendo di avere
desiderio. Volete questa cosa con la stessa intensità con cui il
prigioniero vuole la libertà o un uomo in punto di morte vuole
continuare a vivere? Pensate alle imprese meravigliose di prigionieri
disposti a tutto per la libertà: vedete come si sono aperti un varco
attraverso pareti d’acciaio e muri di pietra usando solo un piccolo
sasso? Il vostro desiderio è davvero così forte? Veramente vi state
dando da fare per ciò che desiderate come se fosse una questione di
vita o di morte? Sciocchezze! Non sapete nemmeno cosa sia il
desiderio. Vi assicuro, quando si desidera qualcosa come un
prigioniero desidera la libertà o un uomo energico arde per la vita, si
riesce a fare piazza pulita di qualsiasi ostacolo, anche il più
insormontabile. Desiderio, fiducia, volontà: ecco la chiave per il
raggiungimento dei nostri propositi, la chiave che apre le porte.
La paura paralizza il desiderio, lo spaventa a morte. Dovete
sbarazzarvi della paura. Ci sono stati momenti nella mia vita in cui la
paura prendeva il sopravvento e soffocava i miei stimoli vitali e in
quei momenti perdevo ogni speranza, non provavo più interesse per
nulla, non avevo più ambizioni né desideri. Ma, grazie a Dio, sono
sempre riuscito a scrollarmi di dosso il mostro e affrontare le
difficoltà come un vero uomo; e ogni volta la strada mi sembrava di
colpo spianata: o la difficoltà si era come dissolta, oppure avevo
trovato i mezzi per superarla, aggirarla, passarle sotto o sopra. È
davvero strano come vanno le cose. Non importa quanto sia grande
la difficoltà: quando riusciamo finalmente ad affrontarla con
coraggio e fiducia in noi stessi, in qualche modo riusciamo a
superarla e poi non ci ricordiamo perché avevamo paura. Non si
tratta di una fantasticheria, ma dell’azione di una Legge potente che
non comprendiamo ancora del tutto ma di cui abbiamo
costantemente conferma.
La gente dice spesso: “È facile per voi del Nuovo Pensiero dire ‘Non
preoccupatevi’. Ma cosa dovrebbe fare una persona dopo che si è
immaginata tutte le cose brutte che potrebbero sconvolgere i suoi
piani?” Be’, quel che posso dire è che è sciocco soffermarsi sui guai
che potrebbero venire da qualche lontano futuro. Infatti, la maggior
parte delle cose di cui ci preoccupiamo non accadrà affatto e molte
altre si verificheranno in forma ben più blanda di quanto ci si
aspettava e saranno comunque accompagnate da tante altre
circostanze che ci aiuteranno ad affrontarle. Il futuro non ha in serbo
difficoltà, ma dinamiche attive per favorirne il superamento. Le cose
vanno a posto da sole. Se siamo pronti ad affrontare qualsiasi guaio,
quando sarà il momento ci troveremo in qualche modo in grado di
venirne a capo. Dio non mitiga solo il vento per l’agnello tosato, ma
tempra anche l’agnello tosato per il vento. I venti e la tosatura,
infatti, non arrivano mai insieme: solitamente, prima che ritorni il
gelo l’agnello ha tempo per acclimatarsi e per far ricrescere la lana.
È stato giustamente detto che nove su dieci delle nostre
preoccupazioni hanno a che fare con problemi che non si
verificheranno mai e che la parte restante riguarda faccende di poco
peso o del tutto insignificanti. Quindi, se le cose stanno così, a che
serve esaurire tutte le proprie energie preoccupandosi per il futuro?
Non è il caso di piangere prima di aver versato il latte. Scoprirete che
se conservate le vostre energie, poi potrete affrontare davvero
qualsiasi avversità lungo il cammino.
In fin dei conti, cos’è che consuma tutte le energie dell’uomo e della
donna? Lo sforzo di superare delle difficoltà effettive, o piuttosto la
preoccupazione per eventuali calamità? Non è sempre tutto un “E se
domani?”; ma quel domani non sarà mai esattamente come ce lo
eravamo immaginati. Il domani è ciò che è: reca cose belle, non
brutte. Che Dio mi benedica, quando mi fermo a pensare a tutto ciò
che un tempo temevo, mi viene da ridere! Che fine hanno fatto tutte
quelle cose tremende? Non saprei. Mi sembra quasi di non averle
mai temute.
La preoccupazione non va combattuta: non è questo il modo per
vincerla. Si deve semplicemente allenare la mente e imparare a
concentrarsi su ciò che si sta affrontando; vedrete come, così
facendo, il pensiero ansioso svanisce. La mente può pensare a una
sola cosa alla volta: quando la illumina un pensiero, quello
precedente sbiadisce fino a scomparire. Combattere contro i pensieri
spiacevoli non è il modo migliore per superarli. Piuttosto, se si vuole
risolvere un problema, si deve imparare a focalizzare la mente su
pensieri di natura opposta.
Quando la mente è piena di pensieri angosciosi non trova il tempo
per escogitare piani a nostro beneficio. Concentrarsi su pensieri
luminosi e utili, invece, attiva il subconscio in modo tale che, quando
il momento lo richiede, si troveranno mille modi per far fronte alle
situazioni. Se coltivate l’atteggiamento mentale giusto, tutto vi sarà
dato. Preoccuparsi non ha alcun senso: non ne è mai venuto niente,
né ne verrà. Pensieri luminosi, allegri e felici attraggono a noi cose
luminose, allegre e felici; la preoccupazione, invece, le allontana.
Perciò sviluppate il corretto atteggiamento mentale.
8. La legge del controllo mentale
I nostri pensieri possono essere servi fedeli o tiranni, dipende tutto
da noi. Sta a noi la scelta. Ci sono due possibilità: la prima è che
lavoreranno per noi sotto la ferma direzione della volontà, dando il
meglio di sé, non solo quando siamo svegli ma anche quando
dormiamo (parte del nostro lavoro mentale migliore è svolto per noi
quando la nostra mente conscia è a riposo, come dimostra il fatto che
spesso al mattino scopriamo che i problemi del giorno prima sono
stati risolti, dopo averli apparentemente congedati dalla nostra
mente); la seconda, se siamo così sciocchi da permetterlo, è che ci
calpesteranno e ci renderanno schiavi. Oltre la metà degli esseri
umani è schiava di ogni pensiero passeggero che pare adatto a
tormentarla.
La mente ci è stata data per il nostro bene e per farne uso, non per
esserne usati. Eppure sembra che pochissimi ne siano consapevoli e
comprendano l’arte di governare la mente. La chiave del mistero è la
concentrazione. Con un po’ di allenamento chiunque può sviluppare
il potere necessario per fare un uso corretto della macchina mentale.
Quando avete del lavoro mentale da fare, concentratevi solo su di
esso ed escludete tutto il resto, e vedrete che la mente si metterà
subito all’opera e ne verrà a capo in meno che non si dica. In assenza
di attrito, infatti, si evita di sprecare moto e disperdere energia.
Colui che comprende come attivare la sua macchina motrice
mentale sa che un aspetto fondamentale è saperla fermare a lavoro
completato: non continua a spalare carbone nella fornace e
mantenere alta la pressione a opera conclusa. Sa inoltre che alla fine
del turno deve far calare la fiamma fino al giorno seguente. Alcune
persone si comportano come se la macchina dovesse continuare ad
andare a tutto regime, che ci sia lavoro da fare o no, e poi si
lamentano se si logora, perde colpi e ha bisogno di riparazioni. Le
nostre macchine mentali sono delicate e hanno bisogno di cura
intelligente.
Coloro che conoscono le leggi del controllo mentale pensano che sia
assurdo rimanere svegli di notte in preda all’angoscia per i problemi
della giornata o, più spesso, del giorno dopo. Rallentare la mente è
facile quanto rallentare un motore e migliaia di persone stanno
imparando a farlo grazie al Nuovo Pensiero. Il metodo migliore è
pensare a qualcos’altro, il più lontano possibile dal pensiero che ci
sta assillando. Non serve a nulla lottare contro un pensiero
spiacevole con lo scopo di “sbatterlo a terra”; anzi, comporta un
grande spreco di energia. Più ci si dice “Mi rifiuto di pensare a questa
cosa!” più il pensiero ritorna con insistenza; ma siete voi a
trattenerlo nel tentativo di eliminarlo. Dovete lasciarlo andare, non
pensateci più e focalizzate la mente su qualcosa di completamente
diverso, facendo uno sforzo di concentrazione. Un minimo di
allenamento vi aiuterà moltissimo. L’attenzione può mettere a fuoco
una sola cosa alla volta, perciò concentratevi su un unico pensiero e
gli altri se ne andranno via. Provateci.
9. Affermare la forza vitale
Vi ho parlato dei vantaggi che si ottengono se ci si sbarazza della
paura. Adesso voglio risvegliare in voi la vita. Molti di voi sono andati
avanti senza ambizioni, energie, vitalità, interessi, senza vita. Così
proprio non va. State ristagnando. Svegliatevi e date qualche segno
di vita! Non è questo il luogo dove andarsene in giro come morti
viventi. Questo è un mondo fatto per persone sveglie, attive, vivaci e
ciò che serve è un bel risveglio generale; basterebbe uno squillo della
tromba di Gabriele per svegliare certa gente che se ne va a zonzo
pensando di essere viva ma che di fatto non prova niente nei
confronti di tutto ciò per cui vale la pena di vivere!
Dobbiamo permettere alla vita di scorrerci dentro e di esprimersi in
modo spontaneo. Se non ci lasciamo deprimere dalle piccole
preoccupazioni dell’esistenza, e nemmeno da quelle grandi,
proveremo presto una sensazione esilarante e scoppieremo di vitalità
ed energia.
Aggiungete un po’ di vita al vostro lavoro, ai vostri piaceri, a voi
stessi. Smettetela di fare le cose senza entusiasmo e iniziate a
interessarvi attivamente a tutto ciò che state facendo, dicendo e
pensando. È sbalorditivo quanto interesse possiamo provare verso le
cose più banali della vita, se solo ci diamo una svegliata. Siamo
circondati da cose interessanti, ne accadono costantemente. Ma non
ne saremo mai consapevoli se non affermiamo la nostra forza vitale e
non cominciamo a vivere davvero, invece di esistere e basta.
Nessuno, uomo o donna, ha mai combinato molto senza riversare
vita nei suoi compiti, nelle sue azioni, nei suoi pensieri. Ciò di cui ha
bisogno il mondo sono uomini e donne vivi. Basta guardare dritto
negli occhi chi si incontra per rendersi conto che sono davvero poche
le persone veramente vive. La maggior parte è priva di
quell’espressione vitale che distingue la persona vivace da quella che
si limita a esistere.
Voglio che sviluppiate questa forza cosciente affinché possiate
manifestarla nelle vostre vite e dimostrare ciò che la Scienza Mentale
ha fatto per voi. Voglio che vi mettiate al lavoro oggi e iniziate subito
a trasformarvi seguendo il metodo che vi ho spiegato. Ne siete in
grado, dovete solo volerlo.
AFFERMAZIONE ED ESERCIZIO
Fissate la mente sul pensiero che l’Io che è in voi è vivo e che voi
state manifestando appieno la vita, sia mentalmente che fisicamente.
Trattenete questo pensiero, aiutandovi con la ripetizione costante
della parola d’ordine. Non lasciatelo sfuggire, continuate a tenerlo in
mente. Visualizzatelo il più a lungo possibile. Ripetete la parola
d’ordine appena vi svegliate al mattino e quando vi coricate la notte.
Pronunciatela anche durante i pasti e in qualsiasi altro momento vi è
possibile e, comunque, almeno una volta all’ora. Immaginatevi pieni
di Vita e di Energia e cercate di assomigliare a questa immagine il più
possibile. Quando iniziate a fare qualcosa, dite “Io Sono Vivo” e
metteteci tutta la vita di cui siete capaci. Se vi sentite depressi, dite
“Io Sono Vivo” e fate respiri profondi: ogni volta che inspirate,
concentratevi sul fatto che state respirando Forza e Vita; quando
espirate, pensate invece che state buttando fuori tutti gli stati vecchi,
morti e negativi e che siete felici di liberarvene. Concludete l’esercizio
con una seria e vigorosa affermazione: “Io Sono Vivo”, dicendola con
convinzione.
Infine, permettete che i vostri pensieri prendano forma attiva. Non
accontentatevi semplicemente di dire che siete vivi, dimostratelo con
le vostre azioni. Interessatevi a ciò che fate e non andatevene in giro
“stralunati” o sognando a occhi aperti. Dovete rimboccarvi le
maniche e vivere.
10. Allenare il subconscio
William James, il fondatore della moderna psicologia, afferma in
modo assolutamente condivisibile quanto segue:
L’aspetto fondamentale di ogni processo educativo è trasformare il
nostro sistema nervoso in un alleato anziché in un nemico. A tal fine
ci si deve adoperare, il prima possibile, per rendere automatica e
abituale qualsiasi azione utile e al contempo evitare di sviluppare
abitudini che possano risultare nocive. Il processo di acquisizione di
una nuova abitudine, come quello della liberazione da una vecchia,
richiede uno slancio di iniziativa assolutamente deciso. Non si deve
ammettere eccezione alcuna, finché la nuova abitudine non sia ben
radicata. Si deve subito cogliere l’opportunità di mettere in atto ogni
risoluzione e ogni stimolo emotivo nella direzione delle abitudini che
si vogliono sviluppare.
Questo consiglio segue una linea di ragionamento che qualsiasi
studioso delle Scienze Mentali conosce bene, ma spiega la questione
in modo più chiaro di quanto fanno la maggior parte degli esperti.
Sottolinea l’importanza di consegnare al subconscio gli impulsi
giusti, affinché diventino automatici e “istintivi”. L’attività mentale
subconscia è una grande riserva di suggestioni di ogni tipo originate
da noi stessi o da altri. E dato che è la parte “abitudinaria” della
mente, dobbiamo stare attenti a inviare il materiale corretto con cui
forgiare le abitudini. Se ci abituiamo a fare qualcosa, possiamo stare
certi che la mente subconscia renderà sempre più facile ripeterla di
volta in volta; e quando ci si ritrova legati alle corde e alle catene
dell’abitudine, risulta difficile e talvolta addirittura impossibile
liberarsi da questa odiosa prigionia.
Dovremmo coltivare buone abitudini su cui poter dipendere nel
momento del bisogno. Arriverà il giorno in cui saremo chiamati a
compiere il nostro più grande sforzo e dipende da noi, oggi, se
saremo pronti a fare spontaneamente la cosa giusta, quasi senza
pensarci, o se invece cederemo sotto il peso di situazioni opposte a
quelle auspicate in quel frangente.
Dobbiamo stare continuamente all’erta per evitare che si formino
abitudini indesiderate. L’atto di compiere una determinata cosa può
non costituire alcun pericolo oggi, e magari neppure domani, ma
abituarsi a fare quella cosa potrebbe costituire un enorme rischio un
giorno. Davanti all’indecisione tra due possibilità, “Quale delle due
dovrei fare?”, la risposta migliore sarà sempre: “Farò quella che
vorrei diventasse un’abitudine.”
Formare una nuova abitudine, così come liberarsi di una tendenza
acquisita, richiede di impegnarsi con tutto l’entusiasmo di cui si è
capaci. Si dovrebbe iniziare imprimendo il più possibile la nuova
abitudine nel subconscio. Dovremmo poi imparare a tenere a bada
qualsiasi tentazione di trasgredire al nuovo proposito “solo per
questa volta”. L’idea del “solo per questa volta” è la principale causa
di annientamento dei buoni propositi. Nel momento in cui si cede al
“solo per questa volta” si permette al bordo sottile del cuneo
dell’abitudine negativa di insinuarsi e, prima o poi, di fare a pezzi le
nostre intenzioni.
È altrettanto importante notare che i nostri propositi diventano più
tenaci ogni volta che resistiamo alla tentazione di trasgredirli. Agire
secondo le decisioni prese (che equivale a manifestare il proprio
pensiero sotto forma di azione) e farlo il prima e il più spesso
possibile ci rende sempre più decisi. Il nostro obiettivo originale si
rafforza ogni volta che lo confermiamo comportandoci di
conseguenza.
La mente può essere paragonata a un foglio di carta che è stato
piegato e che tende a ripiegarsi sempre nello stesso punto, a meno
che non si crei un’altra piega. Perciò, vediamo di piegare la nostra
mente nel verso giusto.
11. Psicologia delle emozioni
Siamo soliti pensare che le emozioni siano indipendenti dalle
abitudini. Non ci è difficile concepire l’abitudine in termini di azione
e neppure di pensiero, ma consideriamo le emozioni come qualcosa
di collegato al “sentire” e quindi totalmente slegato dai nostri sforzi
mentali. Eppure, nonostante ciò, anche le emozioni sono
condizionate in gran parte dalle abitudini. Possiamo reprimere,
aumentare, sviluppare e cambiare le nostre emozioni lungo percorsi
abituali esattamente come facciamo con il pensiero e il
comportamento.
“Le emozioni si rafforzano con la ripetizione”: è un assioma della
psicologia. Se si vive una certa sensazione, ci risulterà più facile
ripeterla una seconda volta, e così via, al punto che diventerà
abituale. Se un’emozione sgradita tende a voler prendere fissa
dimora dentro di voi, vi conviene mettervi subito al lavoro per
liberarvene o quantomeno per governarla. Ed è meglio farlo da
subito, perché con ogni ripetizione l’abitudine emotiva diventa
sempre più radicata e sempre più difficile da estirpare.
Siete mai stati colti dall’invidia? Se sì, ricorderete bene quanto
insidioso è stato il suo primo approccio, quanto sembrasse innocua
nel sussurrarvi consigli pieni d’odio, per poi rincarare la dose ogni
volta, fino a farvi diventare verdi in volto. (L’invidia influisce sulla
bile e la porta a inquinare il sangue, ecco perché è associata al colore
verde.) Ricorderete anche come la cosa sembrasse crescere,
impossessandosi di voi al punto che non riuscivate più a scrollarvela
di dosso. E da allora vi è stato sempre più facile provare invidia. Ogni
volta sembrava portare indizi di ogni tipo che parevano giustificare le
vostre suggestioni e sensazioni.
Lo stesso vale per qualsiasi sentimento o emozione. Se vi lasciate
prendere dalla collera, vi sarà più facile perdere le staffe di nuovo,
anche con minore provocazione. L’abitudine di sentire e agire “male”
non ci mette molto a insediarsi saldamente, se incoraggiata. La
preoccupazione tende a crescere e prosperare. Si inizia col
preoccuparsi per problemi grandi, poi si arriva ad agitarsi per
questioni minori, e si finisce per affliggersi anche per la più piccola
sciocchezza. E alla fine si arriva a immaginare che ogni sorta di
sciagura stia per colpire. In partenza per un lungo viaggio, si è certi
che ci sarà un incidente. Quando arriva un telegramma, sicuramente
porterà cattive notizie. Se il bimbo sembra troppo quieto, la madre sa
senza ombra di dubbio che è malato e che morirà. Se il marito appare
pensieroso mentre rimugina lo stato dei suoi affari, la moglie si
convince che smetterà di amarla e si abbandona a crisi di pianto. E
così via, di preoccupazione in preoccupazione, permettendo
all’abitudine di sentirsi sempre più a casa propria a ogni ripetizione.
Così facendo, il pensiero protratto si manifesta in modo oggettivo. Si
finisce non solo con una macchia di pensieri neri in mente, ma anche
con rughe profonde sulla fronte e tra le sopracciglia e con la voce
spezzata da quel tono lamentoso e gracchiante tipico di chi si
preoccupa costantemente.
La condizione mentale che indichiamo come “trovare difetti” è
un’altra emozione che più si allena, più prospera. Dapprima si trova
un difetto in questa cosa, poi in quell’altra e alla fine in tutto. Si
diventa “rompiscatole” cronici, un peso per amici e parenti e persone
da evitare per gli estranei. Anche essere dei rompiscatole, insomma,
è una questione di abitudine.
Le emozioni negative nascono come piccole cose, ma ogni volta che
si continua a coltivarle spuntano nuove radici, rami o viticci. Così si
impiantano nella mente di chi ha offerto loro terreno fertile su cui
crescere.
La gelosia, la dura indifferenza, la sete per il pettegolezzo e lo
scandalo sono tutte abitudini di questo tipo. Tutti noi ne portiamo i
semi nel cuore e basta solo terreno e acqua perché crescano in
erbacce forti e rigogliose.
Ogni volta che si dà spazio a una di queste emozioni negative, si
rende più facile la sua ricorrenza o quella di un sentimento affine.
Talvolta, incoraggiare anche una sola emozione meschina finisce per
far crescere un’intera famiglia di erbacce mentali.
Ora, questo non è il solito vecchio sermone contro il peccato dei
cattivi pensieri. È soltanto un richiamo alla vostra attenzione sulla
Legge che governa la psicologia delle emozioni. Non vi è nulla di
nuovo sotto il sole; anzi, la lezione è antica come le montagne, così
antica che alcuni di noi l’hanno completamente dimenticata.
Se desiderate manifestare queste caratteristiche inevitabilmente
sgradevoli e fastidiose e patire tutta l’infelicità che ne consegue, fate
pure. È affare vostro, certo non il mio. Non vi sto facendo la predica.
Mi basta star dietro ai miei di affari e tenere a bada le mie abitudini
indesiderabili. Vi sto semplicemente spiegando la Legge che governa
le cose, al resto pensateci voi.
Se volete però sradicare del tutto queste abitudini ci sono due
strategie per farlo. Ecco la prima.
Quando vi trovate a dare spazio a un pensiero o a un sentimento
negativo, prendetelo per il collo e ditegli con fermezza ed energia:
“Vattene!”. All’inizio non gradirà e si arroccherà, inarcando la
schiena e soffiando come un gatto offeso. Non fateci caso, ripetete
soltanto: “Pussa via!”. Vedrete che la prossima volta non sarà più così
sicuro di sé e così aggressivo. Ogni volta che reprimerete e
soffocherete una tendenza di questo tipo, la renderete più debole,
mentre voi diventerete più forti.
Come dice William James: “Rifiutatevi di esprimere una passione
ed essa morirà.” Contate fino a dieci prima di dare sfogo alla rabbia e
la situazione che l’ha causata vi sembrerà ridicola. Fischiettare per
mantenere saldo il coraggio non è solo un modo di dire. D’altro canto
se ve ne state seduti tutto il giorno con fare abbattuto, sospirando e
rispondendo sempre con tono lugubre, non farete altro che
prolungare la malinconia. Non vi è insegnamento più prezioso
dell’educazione morale all’infuori di questo, come sanno tutti coloro
che ne hanno avuto esperienza diretta: se vogliamo eliminare le
nostre tendenze emotive, dobbiamo assiduamente e con costanza
manifestare quelle inclinazioni di tipo opposto che desideriamo
coltivare.
Perciò, fronte rilassata, occhi accesi, muscoli dorsali invece che
addominali contratti, discorsi nobili e complimenti cordiali al
prossimo: avete davvero un pezzo di ghiaccio in petto, se così non vi
si scioglie a poco a poco il cuore.
12. Sviluppare nuove cellule cerebrali
Vi ho parlato di una delle strategie per liberarvi di stati emotivi
indesiderabili, ovvero scacciarli con risolutezza dalla vostra dimora
mentale. E vi ho introdotto alla seconda strategia, che è migliore
della prima e consiste nel coltivare il sentimento o l’emozione
direttamente opposta a quella che si vuole eliminare.
Siamo soliti considerarci come prodotti delle nostre emozioni e dei
nostri sentimenti e pensiamo che essi siano “noi”. Ma non vi è nulla
di più lontano dalla verità. Ora, è vero che buona parte del genere
umano è schiava delle emozioni e si lascia guidare in gran parte da
esse. La maggior parte di noi, infatti, pensa che i sentimenti siano
cose che ci controllano e da cui non possiamo affrancarci e quindi
smette di ribellarsi. Cediamo al loro dominio senza discussioni,
anche quando sappiamo che una determinata emozione o
caratteristica mentale è studiata appositamente per farci del male,
per portarci infelicità e fallimento, anziché felicità e successo. Ci
diciamo che “siamo fatti così” e lasciamo perdere.
La Nuova Psicologia sta insegnando alla gente cose migliori. Ci dice
che siamo padroni e non schiavi delle nostre emozioni. Ci dice che
possiamo sviluppare cellule cerebrali che agiranno lungo linee
desiderabili di attività e che le vecchie cellule che ci hanno portato
tanto malessere possono, invece, essere neutralizzate. Qualsiasi
persona, insegna la Nuova Psicologia, può ricostituirsi da capo a
fondo e cambiare interamente la propria natura. E tutto ciò non è
teoria speculativa, bensì un fatto oggettivo che è già stato dimostrato
da migliaia di persone e di cui l’intero genere umano si sta rendendo
sempre più conto.
A prescindere dalla teoria della mente che più ci convince,
dobbiamo ammettere che il cervello ne è l’organo e lo strumento,
almeno nel nostro attuale stato di esistenza. Dunque, quando si
discute della mente va preso in considerazione anche il cervello, che
è come un meraviglioso strumento musicale, con milioni di tasti con
cui produrre un’incalcolabile combinazione di suoni. Veniamo al
mondo con determinate tendenze, inclinazioni caratteriali e
predisposizioni. Possiamo spiegarle in termini di ereditarietà o in
base a teorie di preesistenza, ma i fatti non cambiano. Certi tasti
sembrano rispondere al nostro tocco più facilmente di altri;
determinate note sembrano suonare al solo soffiare del vento delle
circostanze sulle corde, mentre altre vibrano con più difficoltà. Ma se
facciamo uno sforzo di volontà per frenare il sussurro di alcune di
queste corde facilmente eccitabili, scopriremo che col tempo
diventano più difficili da suonare. E se presteremo attenzione agli
altri tasti che emettono suoni poco chiari, riusciremo facilmente ad
accordarli perfettamente e a far sì che le loro note riecheggino
limpide ed energiche, sovrastando i toni più sgradevoli.
Abbiamo milioni di cellule cerebrali dormienti che aspettano solo di
essere risvegliate. Infatti, usiamo una piccolissima quantità di cellule
e alcune le stiamo stressando di lavoro, mentre potremmo concedere
loro un po’ di meritato riposo se ne attivassimo altre. Per chi non ha
mai affrontato l’argomento, risulterà incredibile venire a conoscenza
di quanto il cervello possa essere allenato e addestrato, ma è così. Gli
atteggiamenti mentali possono essere acquisiti e coltivati, cambiati e
scartati a volontà. Non abbiamo più scuse per manifestare stati
mentali sgradevoli e nocivi. Il rimedio è nelle nostre mani.
Attraverso un allenamento sostenuto, si acquisiscono stati
abitudinari di pensiero, emozione e azione. La tendenza a seguire
una determinata direzione può essere una nostra caratteristica
congenita, oppure l’effetto di suggestioni esterne provenienti
dall’esempio di chi ci circonda, dalle letture che facciamo, dalle
lezioni dei nostri insegnanti. Siamo un fascio di abitudini mentali. È
per questo che ogni volta che ci concediamo un pensiero o un
comportamento indesiderabile, ci risulta poi più facile ripeterlo.
Gli esperti delle Scienze Mentali tendono a definire “positivi” i
pensieri e gli atteggiamenti mentali desiderabili e “negativi” quelli
non auspicabili. E hanno buoni motivi per farlo. La mente riconosce
istintivamente che certe cose sono un bene per l’individuo a cui
appartiene e si adopera per spianare la via ai pensieri corrispondenti,
opponendo la minor resistenza possibile. La strategia migliore per
superare pensieri e sentimenti indesiderabili o negativi è perciò
coltivare quelli positivi. La pianta del pensiero positivo è più forte
dell’erbaccia negativa e col tempo le sottrae ogni nutrimento fino a
farla morire di fame.
Certamente all’inizio il pensiero negativo si opporrà con tutte le
forze, dato che si tratta di vita o di morte: per esso “è la fine” se al
pensiero positivo è permesso di crescere e svilupparsi. Perciò farà di
tutto per renderci la vita spiacevole. Alle cellule cerebrali non piace
essere messe in archivio, come a nessun’altra forma di energia
vivente, e perciò si ribellano e lottano finché ne hanno la forza. Il
modo migliore per sradicare queste erbacce mentali è ignorarle del
tutto e dedicarci il più possibile ad annaffiare, curare e potare le
nuove bellissime piante del nostro giardino mentale.
Per esempio, se siete propensi all’odio, il modo migliore per vincere
l’abitudine a questo pensiero negativo è coltivare amore al suo posto.
Pensate amore e mettetelo in pratica il più spesso possibile. Coltivate
pensieri di gentilezza e comportatevi nel modo più gentile che potete
con chiunque incontriate. Sarà difficile all’inizio, ma giorno dopo
giorno l’amore soppianterà l’odio, che inizierà ad appassire. Se
invece siete portati a “sentirvi giù” coltivate un sorriso e una visione
allegra del mondo. Insistete per piegare le labbra in un sorriso e
sforzatevi di vedere il lato positivo delle cose. I “diavoli neri” della
depressione proveranno a lottare, certo, ma non dategli corda;
continuate semplicemente a coltivare ottimismo e allegria. Lasciate
che “Solare, Allegro e Felice” sia il vostro motto e cercate di metterlo
in pratica.
Queste ricette vi potranno sembrare ovvie, ma sono delle verità
psicologiche che dovreste usare a vostro vantaggio. Una volta
compresa la natura della questione, potrete capire e sfruttare i vari
manuali di affermazioni e autosuggestioni proposti dalle diverse
scuole del pensiero psicologico. Qualunque metodo userete,
riuscirete a diventare energici invece che fiacchi, attivi anziché pigri.
È solo una questione di esercizio e allenamento costanti.
Alcuni esponenti del Nuovo Pensiero si dilungano spesso sul
concetto di “tenere fisso il pensiero” e sicuramente farlo è necessario
se si vuole raggiungere il proprio obiettivo. Però non basta. Si deve
anche “mettere in azione” il pensiero finché esso non diventa
un’abitudine consolidata. I pensieri prendono forma come azione e a
loro volta le azioni influenzano il pensiero. Quando “mettiamo in
azione” certe linee di pensiero, le azioni hanno effetto sulla mente,
aumentando lo sviluppo della parte strettamente collegata a esse.
Ogni volta che la mente trattiene un determinato pensiero, l’azione
che ne consegue risulta più facile; e ogni volta che un atto è
compiuto, diventa più facile sostenere il pensiero corrispondente.
Come vedete, il meccanismo funziona in tutti e due i sensi: azione e
reazione. Se vi sentite allegri e contenti, ridere vi viene spontaneo.
Perciò se riderete anche solo un poco, inizierete a sentirvi solari e
allegri. Capite dove voglio arrivare? Ecco, in sintesi: se volete
coltivare una determinata azione e consolidarla in abitudine, dovete
iniziare a coltivare l’atteggiamento mentale corrispondente. E il
primo passo per cominciare a coltivarlo è proprio quello di “recitare
la parte” o eseguire gli elementi dell’azione che corrisponde a quel
pensiero.
Provate a sperimentare quanto ne siete capaci. Scegliete qualcosa
che sentite che dovreste fare davvero, ma che non avete la minima
voglia di fare. Coltivate il pensiero che conduce a farla, dicendovi “Mi
piace fare X e Y”, poi recitate la parte (allegramente, mi
raccomando!), ovvero agite seguendo l’idea che vi piace fare quella
determinata cosa. Metteteci interesse, studiando il modo migliore
per farla, e metteteci cervello, allegria, determinazione e orgoglio: vi
troverete davvero a fare quella cosa con notevole piacere e interesse.
Avrete così coltivato una nuova abitudine.
Se preferite, potete provare il metodo su una caratteristica mentale
di cui vorreste liberarvi. Iniziate a coltivare la caratteristica di natura
opposta, pensandola in azione e mettendola in pratica con tutto voi
stessi. Poi osservate il cambiamento che sta avvenendo in voi. Non
scoraggiatevi di fronte alle resistenze iniziali, piuttosto dite
gioiosamente: “Io Posso Fare e Io Farò” e mettetevi seriamente al
lavoro. L’importante è rimanere allegri e interessati. Se ci riuscirete,
il resto verrà facile.
13. Il potere dell’attrazione: la forza del desiderio
Abbiamo discusso della necessità di liberarsi dalla paura, affinché i
desideri possano lavorare a pieno regime. Supponiamo che abbiate
acquisito completa padronanza di questa parte del compito da
svolgere, o almeno che ci siate vicini; adesso vorrei richiamare la
vostra attenzione su un altro aspetto importante della materia: le
fughe mentali. Non parlo di quello che accade quando si è incapaci di
mantenere i propri segreti; ciò è altrettanto importante ma è tutta
un’altra storia. Le fughe a cui mi riferisco sono le conseguenze di una
precisa abitudine: quella di lasciarsi attrarre e distrarre da ogni
capriccio passeggero.
Per ottenere qualcosa, la mente se ne deve innamorare e deve essere
cosciente della sua esistenza, quasi dimenticandosi di tutto il resto.
Dovete innamorarvi della cosa che volete, esattamente come se fosse
la donna o l’uomo della vostra vita. Non dico che dovreste diventare
ossessionati e perdere ogni altro interesse; questo non va bene,
perché la mente ha bisogno di svago. Voglio dire che dovete essere
così concentrati sull’oggetto desiderato che tutto il resto sembrerà
secondario. Un uomo innamorato può benissimo essere cordiale con
tutti e affrontare i doveri e i piaceri della vita di buon animo, ma fra
sé sta mormorando “Una sola donna” e ogni sua azione è volta a
conquistarla. Capite cosa voglio dire? Dovete innamorarvi di ciò che
desiderate e dovete amare sul serio, non flirtare come si usa di questi
tempi o giocare al gioco “oggi sì, domani no”. Parlo del vero amore di
altri tempi, quello che non permetteva a un ragazzo di andare a
dormire se prima non era andato a trovare la sua bella per
assicurarsi che fosse ancora con lui. Questo è l’amore vero!
L’uomo o la donna in cerca di successo devono trasformare l’oggetto
di desiderio nella loro passione dominante. Il successo è geloso.
Richiede tutto il nostro affetto, e se iniziamo a flirtare con altre
seduzioni non ci metterà molto a voltarci le spalle. Se permettiamo di
distrarci dal nostro desiderio, falliremo. Il pensiero che dedichiamo
all’oggetto desiderato deve quindi essere il migliore e il più serio.
Così come l’uomo innamorato escogita costantemente modi per
piacere alla sua bella, allo stesso modo l’uomo che ama il proprio
lavoro o la propria impresa dedica a essi i suoi pensieri migliori. Così
facendo gli affiorano alla coscienza mille strategie da seguire, incluse
quelle che risulteranno fondamentali. Ricordate, la mente viaggia
soprattutto sul binario del subconscio e quasi sempre sui binari della
passione o del desiderio predominanti. La mente predispone le cose
ed elabora piani e schemi, e nel momento in cui ne abbiamo più
bisogno li fa emergere al livello della coscienza, facendoci gridare
“urrà” come se fosse arrivato un aiuto prezioso dall’esterno.
Se invece disperdete la forza del pensiero in modo disordinato, la
mente subconscia non saprà bene come recarvi ciò che vi è più
d’aiuto. Inoltre, l’effetto potente del pensiero concentrato sarà il
fattore mancante del vostro sforzo cosciente di definire il piano nei
dettagli. Non solo: l’uomo che ha la mente affollata di decine di
pensieri e distrazioni non riesce a esercitare il potere di attrazione, al
contrario di chi è guidato da una passione intensa. Non riesce ad
attrarre a sé persone, cose ed eventi che lo aiuterebbero a portare a
compimento il suo piano, né riesce a porsi nella corrente di
attrazione che lo porterebbe a contatto con persone che sarebbero
ben liete di aiutarlo perché mosse da interessi affini.
Ho notato questa cosa personalmente, nella conduzione dei miei
affari: ogni volta che mi sono lasciato distrarre da qualcosa che era al
di fuori della mia linea di lavoro, poco dopo le ricevute scendevano in
picchiata e l’azienda dava segni di stagnazione. Ora, molti potrebbero
dire che la colpa era del fatto che non avevo fatto determinate cose
che normalmente avrei sbrigato se fossi stato concentrato sugli
affari. È vero, ma ho riscontrato lo stesso risultato anche in casi in
cui tutto era stato fatto, casi in cui il seme era già stato piantato e si
aspettava il raccolto. E ogni volta, non appena ho raddrizzato la mia
attenzione, il seme ha iniziato a germogliare. Non vi sto dicendo che
ho dovuto emettere forti onde mentali con l’idea di condizionare
altra gente, per nulla. Semplicemente mi sono reso conto della
fortuna che avevo tra le mani e di quanto la gente la volesse e sarebbe
stata lieta di riceverla, ed ecco che il mio pensiero sembrava dare
nuova vita al mio lavoro e il seme aveva preso a germogliare. Non sto
fantasticando, è una cosa che ho appurato più e più volte e
parlandone con altri ho scoperto che abbiamo avuto la stessa
identica esperienza. Perciò non lasciate che si formino queste falle
mentali. Mantenete il vostro sommo desiderio fresco e attivo e
lasciate che lavori senza interferenze. Rimanete innamorati della
meta che volete raggiungere, fantasticatene, immaginate di averla già
raggiunta, ma senza perdere interesse attivo. Tenete lo sguardo fisso
sulla grande occasione e mantenete la vostra passione dominante in
forza, salute ed energia. Non siate dei poligami mentali. L’uomo ha
bisogno di un solo amore mentale. Uno alla volta, s’intende.
Alcuni scienziati sostengono che la base di tutta la vita è qualcosa
che potremmo chiamare “amore”. Secondo questa teoria, è l’amore
che la pianta prova per l’acqua a indurla a far crescere le radici finché
non trova l’oggetto amato ed è l’amore che il fiore prova per il sole a
indurlo a crescere per ricevere la luce. Le cosiddette “affinità
chimiche” sono, in realtà, forme di amore. Anche il desiderio è una
manifestazione di questo Amore Vitale Universale. Quindi non sto
usando un modo di dire quando affermo che dovete amare ciò che
desiderate ottenere. Solo un amore intenso vi permetterà di superare
tutti gli ostacoli lungo il cammino. Più desiderate qualcosa, più la
amate; più la amate, più intensa sarà la forza di attrazione che
esercitate verso il suo raggiungimento, sia internamente che
esternamente.
Non praticate la poligamia mentale. Amate una sola cosa alla volta.
14. Le grandi forze dinamiche
Avete sicuramente notato la differenza, in qualsiasi contesto, tra gli
uomini forti e di successo e i deboli e perdenti che li circondano.
Siete consapevoli della differenza abissale tra queste due categorie,
ma non sapete bene in cosa consista tale differenza. Analizziamo la
questione.
Come disse Burton:
Più sto al mondo più sono certo che la grande differenza tra gli
uomini potenti e quelli deboli, i grandi e gli insignificanti risieda
nella loro energia e infallibile determinazione. Ecco cosa permette di
fare tutto il fattibile a questo mondo. E non c’è talento, circostanza o
opportunità che possa fare di un bipede un uomo, se non possiede
queste qualità.
Non penso vi sia modo più chiaro per esprimere il concetto. Burton
è arrivato dritto al nocciolo della questione, ha colpito nel segno.
Energia e infallibile determinazione: queste due qualità
spazzeranno via anche le barriere più poderose e supereranno i più
grandi ostacoli. Ma solo se saranno usate insieme. Senza la
determinazione, l’energia è sprecata. Ci sono tanti uomini pieni di
energia, così colmi da traboccarne, ma non sanno concentrarsi, non
sanno mirare tutta la loro energia su un obiettivo e applicare il loro
potere nel punto giusto. L’energia non è una risorsa così rara come si
pensa. Se mi guardo attorno in qualsiasi momento posso individuare
persone di mia conoscenza piene di energia; alcune ne hanno
addirittura da vendere. Eppure, per qualche motivo, non sembrano
fare progressi. Stanno costantemente sprecando le loro energie. È
tutto un dedicarsi prima a una cosa, poi a un’altra… Inseguono
costantemente qualche futile sciocchezza e ci sprecano sopra
abbastanza energia da riempire lunghe giornate di lavoro, ma alla
fine non combinano mai niente.
Altre persone piene di energia non riescono a direzionarla verso
l’oggetto desiderato perché non hanno lavorato sulla forza di volontà.
“Infallibile determinazione”: sono queste le parole chiave. Non vi
sentite esaltati dal loro potere? Se avete qualcosa da fare, mettetevi al
lavoro e fatela. Radunate le vostre energie e poi incanalatele e
direzionatele usando la volontà. Dedicatevi ai vostri propositi con
“infallibile determinazione” e li raggiungerete.
Ognuno ha in sé una volontà da gigante, ma la maggior parte di noi
è troppo pigra per usarla. Non riusciamo a caricarci al punto da dire,
con sincerità: “Lo Farò”. Ma se riuscissimo a raccogliere abbastanza
coraggio e poi fissarlo al suo posto perché non scivoli via, allora
saremmo in grado di chiamare in gioco quel meraviglioso potere che
è la volontà umana. L’essere umano, di norma, ha un vago concetto
del potere della volontà; ma gli studiosi degli insegnamenti occulti
sanno bene che è una delle grandi forze dinamiche dell’universo e
che, se raccolta e diretta nel modo appropriato, è capace di fare
miracoli.
“Energia e infallibile determinazione”: non sono parole magnifiche?
Imparatele a memoria, imprimetele nella vostra mente e vi daranno
ispirazione costante nel momento del bisogno. Se riuscite a far
vibrare queste parole nel vostro essere, sarete giganti in mezzo ai
nani. Ripetete queste parole senza sosta e vedrete come vi sentirete
pieni di nuova vita, come vi circolerà il sangue, come vi fremeranno i
nervi. Rendete queste parole parte di voi e rientrerete nella grande
battaglia della vita armati di forza e coraggio. Mettetele in pratica.
“Energia e infallibile determinazione”: fate che sia questo il vostro
motto nella vita di tutti i giorni e diventerete una di quelle rare
persone che sono capaci di “fare le cose”.
Molti desistono dal dare il meglio di sé perché si paragonano alle
persone di successo e finiscono o per sopravvalutarle o per
sottovalutare se stessi.
Una cosa curiosa notata da chi ha avuto contatti con i cosiddetti
“arrivati” è che queste persone di successo non sono poi così
straordinarie. Incontrate un grande scrittore e vi delude il fatto che
sia un uomo qualunque: non è particolarmente brillante nella
conversazione e anzi, a ben pensarci, ci sono schiere di persone nella
vita di tutti i giorni che sembrano molto più perspicaci di quest’uomo
che scrive libri affascinanti. Incontrate un grande uomo di stato e vi
sembra molto meno saggio di tanti anziani del vostro paese, che
buttano la loro saggezza al vento. Incontrate un grande capitano
d’industria e non avete l’impressione di quella scaltrezza che invece è
così lampante nell’abilissimo piccolo commerciante della vostra
cittadina. Come mai accade questo? Qual è il problema?
Il problema è questo: vi eravate immaginati che queste persone
fossero fatte di un materiale raro e siete rimasti delusi nello scoprire
che sono fatte della stessa materia di cui siete fatti voi e chi vi
circonda. Ma, vi state chiedendo, da dove viene allora la grandezza
dei loro successi? Principalmente da questo: credono in se stessi e
nel loro potere intrinseco, nella loro capacità di concentrarsi sul
compito da svolgere quando sono al lavoro e nella loro abilità di
prevenire fughe del loro potere quando sono a riposo. Credono in se
stessi e fanno sì che ogni loro sforzo conti. Il saggio del vostro
villaggio rovescia la sua saggezza a ogni angolo di strada e parla a un
mucchio di sciocchi; se davvero fosse saggio risparmierebbe la sua
saggezza per impiegarla dove darebbe frutti. Lo scrittore brillante
non spreca la sua intelligenza in ogni dove; anzi, la custodisce a
chiave in un cassetto che apre solo quando è pronto a concentrarsi e
mettersi al lavoro. Il capitano d’industria non ha alcun desiderio di
fare colpo su di voi con la sua scaltrezza e la sua “astuzia”. Non gli è
mai interessato il parere degli altri, nemmeno da giovane. Mentre i
suoi compagni chiacchieravano, vantandosi e dandosi delle arie, il
nostro futuro finanziere di successo sapeva già che “vale più un fatto
di mille parole”.
I grandi del mondo, i cosiddetti “arrivati”, non sono molto diversi
da voi, da me, o da chiunque altro: siamo tutti pressoché uguali, alla
base. Basta incontrarli per rendersi conto di quanto sono, in fin dei
conti, “ordinari”. Ma non dimentichiamo che loro sanno far fruttare
la materia di cui sono fatti, al contrario della maggior parte delle
persone che, anzi, dubitano addirittura che vi sia materia prima.
L’uomo o la donna che “ce la fanno” solitamente iniziano col rendersi
conto di non essere poi così diversi dalla gente famosa di cui sentono
tanto parlare. Ciò li rende sicuri di sé, il che li porta a rendersi conto
di essere in grado di “fare le cose”. Poi imparano a tenere la bocca
chiusa e a evitare di sprecare e disperdere le proprie energie.
L’energia la mettono da parte e la focalizzano sull’obiettivo da
raggiungere, mentre i loro compagni la gettano al vento, vantandosi e
raccontando a tutti quanto sono intelligenti. L’uomo o la donna
“arrivati” preferiscono aspettare per l’applauso a cose fatte, invece di
cercare complimenti in attesa di vedere cosa combineranno “un
giorno” o in vista di semplici manifestazioni di “astuzia” prive di
concretezza.
Uno dei motivi per cui spesso le persone che si trovano a contatto
con uomini di successo riescono a loro volta ad affermarsi è questo:
sono capaci di attenta osservazione e “capiscono il trucco” che sta
dietro alla grandezza. Comprendono che l’uomo di successo è in
fondo un uomo qualsiasi, con la differenza che egli crede
profondamente in se stesso e che, invece di sprecare energia, la mette
da parte per i compiti che ha davanti. E, facendo tesoro di questo
esempio, si rimboccano a loro volta le maniche e mettono in pratica
la lezione nelle proprie vite.
Ora, qual è la morale? Semplicemente questa: non ci si deve
sottovalutare, né si deve sopravvalutare il prossimo. Rendetevi conto
che siete fatti di pasta buona e che la vostra mente racchiude tante
belle cose; poi mettetevi al lavoro per tirarle fuori e fatele fruttare,
concentrandovi sui vostri propositi e dando il meglio di voi stessi
ogni volta, coscienti che in voi ci sono tante altre risorse che
attendono di essere utilizzate. Applicatevi al meglio al compito che vi
siete dati e non traditevi saltando col pensiero a un altro possibile
impegno futuro. La vostra riserva di energia è inesauribile. Invece di
far bella mostra delle vostre qualità alla folla di guardoni, curiosi e
criticoni che vi girano intorno per vedere cosa state combinando,
impiegatele per raggiungere il vostro fine senza avere troppa fretta di
ricevere applausi. Risparmiate i vostri pensieri migliori per la “bella
copia”, se siete scrittori; i vostri schemi più brillanti per progetti
concreti, se siete uomini d’affari; la vostra saggezza per la
congiuntura giusta, se siete uomini di stato. Non cedete mai alla
tentazione di mettervi in mostra solo per soddisfare la folla di curiosi
che cercano del “facile” divertimento.
Forse questa non è una lezione “alta”, ma è ciò di cui molti di voi
hanno bisogno. Smettetela di giocherellare e rimboccatevi le
maniche. Smettete di sprecare ottima materia prima e datevi da fare
per cavarne qualcosa di qualità.
15. Rivendicate ciò che vi spetta
Di recente ho avuto una conversazione con una signora e le ho
consigliato di farsi coraggio e darsi da fare per raggiungere un bene
che desiderava da tanti anni e che, finalmente, sembrava
all’orizzonte. Come le ho detto, pareva che i suoi desideri stessero per
avverarsi, la Legge di Attrazione li stava avvicinando a lei. Ma lei non
aveva fiducia e continuava a ripetere: “È troppo bello per essere vero,
troppo bello perché capiti a me!”. Nonostante la Terra Promessa
fosse in vista, si rifiutava di accedervi perché era “troppo bello perché
potesse capitare a lei”. Alla fine credo però di essere risuscito a
mettere abbastanza “pepe” in lei da renderla capace di rivendicare
ciò che le spettava: infatti, stando alle ultime notizie, sta finalmente
entrando in possesso del bene in questione.
Perché vi dico questo? Ciò che vorrei farvi notare è che nulla è
troppo bello perché non possa capitare a voi, a prescindere da quanto
meraviglioso esso sia o quanto poco vi sembra di meritarlo. Tutti voi
avete diritto al meglio che ci sia, ne siete i diretti eredi. Quindi, non
abbiate paura di chiedere: pretendete e prendete! Ciò che vi è di
buono a questo mondo non è patrimonio esclusivo di pochi eletti.
Appartiene a tutti, ma arriva solo a chi è saggio abbastanza per
riconoscere che gli spetta di diritto e coraggioso abbastanza da
allungare la mano e coglierlo. Tante cose buone vanno perdute solo
perché non le si chiede. Vi perdete tante cose splendide perché non vi
ritenete degni di averle. Vi perdete tante cose grandiose perché non
avete fiducia in voi stessi né il coraggio di pretenderle e prenderne
possesso.
“Ognuno ha quel che si merita”, recita il proverbio, e la regola vale
per qualsiasi impresa umana. Se continuate a dirvi che non vi
meritate il bene, che è troppo bello per capitarvi, la Legge vi
prenderà in parola e finirà per credervi. La Legge ha questa
caratteristica singolare: essa crede a ciò che dite, vi prende sul serio.
Perciò badate a ciò che le dite, perché vi darà retta. Ditele che siete
degni del meglio che ci sia e che nulla è troppo bello per succedere e
probabilmente la Legge vi ascolterà e dirà: “Credo che abbia ragione,
gli darò ogni cosa buona se è ciò che desidera, conosce i suoi diritti e
a che serve negarglieli?”. Tuttavia, se dite “È troppo bello perché
possa capitare a me!”, con ogni probabilità la Legge penserà: “Be’,
non posso immaginare il contrario. Lo saprà bene e chi sono io per
contraddirlo?”. E così via.
Perché mai qualcosa dovrebbe essere “troppo” per voi? Vi siete mai
chiesti cosa siete esattamente? Siete una manifestazione del Tutto e
avete pieno diritto a tutto ciò che esiste. Oppure, se preferite, siete
figli dell’infinito ed eredi di ogni cosa. Comunque la mettiate, è
questa la verità. Perciò, qualsiasi cosa chiediate, state semplicemente
pretendendo ciò che vi spetta. E più lo pretendete seriamente, ovvero
più siete fiduciosi di riceverlo, maggiore sarà il vostro sforzo di
volontà per raggiungerlo, e maggiore la certezza che lo otterrete.
Desiderio ardente, aspettativa fiduciosa, coraggio attivo: ecco cosa
vi porta a ciò che vi spetta. Prima di mettere all’opera queste forze,
dovete però diventare consapevoli che state semplicemente
chiedendo ciò che è vostro. Finché vi rimarrà il benché minimo
dubbio di avere diritto a ciò che volete, opporrete resistenza all’opera
della Legge. In quel caso, potrete anche chiedere con tutta la
veemenza che volete, ma vi mancherà il coraggio di agire. Se
continuate a considerare l’oggetto del vostro desiderio come qualcosa
che appartiene a qualcun altro e non a voi, vi ponete sul piano della
paura, dell’invidia o della cupidigia. In tal caso la vostra mente si
rifiuterà di continuare a lavorare, ribellandosi istintivamente all’idea
di prendere ciò che non è vostro. Ricordatevi: la mente è onesta.
Quando invece vi renderete conto che quanto di meglio offre
l’universo vi appartiene, in quanto voi siete suo Erede Divino, e che
vi è abbondanza per tutti senza che voi rubiate niente a nessuno,
allora la vostra mente non opporrà più resistenza e la Legge potrà
procedere con la sua opera.
Io non credo alla storia di ciò che viene chiamata “umiltà”. Questo
fare “mansueto e modesto” non mi piace per nulla, non ha davvero
alcun senso. Proprio non capisco come si possa considerarla una
virtù, quando l’essere umano è l’erede dell’universo e ha diritto a
tutto ciò che possa aiutarlo a crescere, alla felicità e alla
soddisfazione. Non dico di assumere un atteggiamento mentale
tracotante e autoritario, ciò è altrettanto assurdo poiché la vera forza
non ha bisogno di mettersi in mostra. La tracotanza non è altro che
un’ammissione di debolezza, chi fa lo spaccone lo fa per nascondere
le sue insicurezze. La persona veramente forte è calma, controllata e
consapevole di essere forte, il che rende superfluo il millantare
chiassoso di forza presunta. Ma dissociatevi da questa credenza della
cosiddetta “umiltà”, da qualsiasi fare “mansueto e modesto”. Avete
presente Uriah Heep, l’orribile personaggio di Charles Dickens in
David Copperfield? State bene attenti a non diventare come lui.
Tenete la testa alta e guardate il mondo dritto negli occhi. Non vi è
nulla da temere o, se volete, il mondo ha paura di voi quanto voi del
mondo. Siate veri uomini e vere donne, non esseri che strisciano. E
questo vale sia per come vi ponete mentalmente sia per come vi
comportate. Smettetela di vivere “strisciando”. Immaginatevi in
piedi, con la schiena ben dritta, che affrontate la vita senza paura, e
pian piano diventerete questo ideale.
Non c’è nulla di “troppo bello” per voi, nulla. Anzi, anche il massimo
inizia a non essere abbastanza, poiché vi aspetta di meglio ancora. Il
miglior dono che il mondo può offrirvi non è che un giocattolo
paragonato alle grandiosità del cosmo che si schiuderanno davanti a
voi quando avrete raggiunto il giusto grado evolutivo. Quindi, non
abbiate paura di prendere i giocattoli che vi offre questa dimensione
di consapevolezza che chiamiamo vita. Tendete la mano e
prendetene una manciata, divertitevi fino a stancarvi; sono lì per
questo. Esistono espressamente per nostro uso: non come cose da
guardare, ma come giocattoli con cui giocare. Non fate complimenti,
c’è un negozio colmo di giochi da desiderare, pretendere e prendere.
Non siate timidi. Non voglio più sentir parlare di questa sciocchezza
che non vi meritate certe cose! Fatemi il favore! Vi siete comportati
come il bambino dell’imperatore che pensava che i soldatini e il
tamburello fossero doni troppo belli e perciò si rifiutava di giocarci.
Per fortuna normalmente i bambini non fanno così, perché
riconoscono istintivamente che non vi è nulla che sia troppo bello o
buono per loro. Vogliono giocare con qualsiasi cosa abbiano davanti
e sembrano pensare che tutto spetti loro di diritto. Ed è esattamente
questo stato mentale che deve coltivare chi, come noi, è alla ricerca
dell’Avventura Divina. Dobbiamo diventare come dei bimbi piccoli,
se vogliamo entrare nel Regno dei Cieli.
Le cose che ci circondano sono giocattoli divini. Non fate
complimenti, chiedeteli senza timidezza, pretendete di averne quanti
ve ne servono: sono vostri. E se non avete ancora esattamente ciò che
volete, chiedete e vi sarà dato; gli scaffali e gli armadi sono pieni.
Giocate, giocate, giocate a volontà. E chiedete di avere qualsiasi cosa
vi serva per fare un buon lavoro, senza fare complimenti: ce n’è per
tutti.
Ma non dimenticate: benché tutto sia reale, anche le cose migliori al
mondo sono solo giocattoli. Sicuramente vi serviranno per imparare
e vi faranno divertire e li desidererete proprio per questo. Divertitevi
con le cose della vita e usatele più che potete. Buttatevi con energia
nel gioco, è un Bene. Tuttavia, non perdete mai di vista il fatto che
tutte queste belle cose sono solo giocattoli che fanno parte del gioco;
e quando arriverà il momento di essere promossi, dovete essere
pienamente disposti a separarvene, invece di piangere e disperarvi
all’idea di perderli. Non concedetevi di affezionarvi troppo ai
giocattoli della vita: sono lì per vostro uso e piacere, ma non sono
parte integrante di voi, non sono essenziali per essere felici nella fase
successiva. Le cose con cui si gioca nella vita non sono da disprezzare
poiché prive di “realtà”: sono cose buone e non vi è motivo per non
trarne tutta la gioia che si può. Perciò, non fate i puristi spirituali che
se ne stanno in un angolo e si rifiutano di partecipare al gioco. Però
non dovete nemmeno affezionarvi esageratamente, perché va bene
giocare con ciò che ci dà la vita e farne buon uso, ma non a tal punto
da diventare noi stessi dei giocattoli. Non si deve permettere al gioco
di cambiare le carte in tavola.
È questa la differenza tra essere padroni delle circostanze ed
esserne schiavi. Lo schiavo considera i giocattoli cose reali perciò non
crede di meritarseli. Gioca poco e si perde gran parte del
divertimento. E poiché pensa che i giocattoli siano cose vere e non si
rende conto che l’universo ne possiede in abbondanza, si attacca alle
poche cose che gli sono arrivate e ne diventa schiavo. Ha paura che
gliele portino via, ma ha anche paura di spostarsi fino all’altro lato
della stanza per prenderne altre. Il padrone, invece, sa che le cose
sono lì per lui, basta che chieda. Ogni giorno pretende ciò di cui ha
bisogno e non si preoccupa di esagerare perché sa che l’universo ne
possiede in abbondanza e che nessuno gli può rubare niente. Gioca
bene e si diverte. Però non si affeziona ai suoi giocattoli. È disposto a
scartare quelli vecchi per prenderne di nuovi. E quando viene
chiamato, lascia cadere a terra anche i giocattoli appena usati e con
occhi scintillanti e mente fiduciosa entra baldanzoso nella stanza
accanto, nel Grande Ignoto, sorridendo. Non ha affatto paura, perché
sente la voce del Maestro e sa che lo sta aspettando… nella Grande
Stanza Accanto.
16. La Legge, non il Caso
Qualche tempo fa stavo discutendo della Legge di Attrazione del
Pensiero con un uomo. Mi disse che non credeva affatto che il
pensiero potesse attrarre alcunché e che era solo questione di
fortuna. Era convinto che la cattiva sorte lo perseguitasse e che tutto
gli andasse storto. Era sempre stato così e lo sarebbe sempre stato.
Ormai se lo aspettava. Ogni volta che doveva affrontare una cosa
nuova, sapeva già in partenza che sarebbe andata male e che non ne
sarebbe venuto niente di buono. La Legge di Attrazione del Pensiero
non spiegava proprio nulla, secondo lui, era solo una questione di
fortuna.
Quest’uomo non si rendeva conto che il suo ragionamento
confermava l’esistenza della Legge di Attrazione. Stava affermando
di aspettarsi sempre il peggio e di averne conferma ogni volta.
Quest’uomo non se ne rendeva conto ma era un perfetto testimone
della Legge di Attrazione, eppure convincerlo sembrava impossibile.
Si opponeva per partito preso e non c’era verso di fargli cambiare
idea: il punto di vista della Scienza della Mente era assurdo, non
avrebbe smesso di aspettarsi sfortuna, e ogni circostanza gli dava
ragione.
Molta gente sembra essere convinta che la Legge di Attrazione
funziona solo se si desidera qualcosa davvero tanto e con costanza.
Non sembra rendersi conto che credere intensamente e desiderare
hanno la stessa efficacia. L’uomo “vincente” crede in se stesso e nel
successo come fine ultimo e, senza preoccuparsi di possibili intoppi,
inciampi, ostacoli e passi falsi, si slancia con entusiasmo verso
l’obiettivo, sicuro di farcela. Può accadere che modifichi opinioni e
obiettivi strada facendo e può accadere che riveda i suoi piani, ma
non smette mai di credere che “ce la farà”. Non lo sta desiderando,
semplicemente sente e crede di potercela fare e di conseguenza
innesca le più potenti forze del mondo del pensiero per farcela.
Per contro, l’uomo che crede altrettanto intensamente di non
potercela fare, invariabilmente fallirà. E come potrebbe essere
diversamente? Non vi è nulla di miracoloso. Semplicemente ogni
cosa che fa, pensa e dice è intrisa del pensiero di fallimento e le
persone che lo circondano, risentendo del suo atteggiamento, non
riescono a fidarsi di lui e delle sue capacità. Inevitabilmente, egli
vedrà in questo una conferma oggettiva della sua sfortuna, invece di
rendersi conto che è la conseguenza del suo credersi un fallito e
aspettarsi di esserlo. Costui passerà la vita ad autosuggestionarsi in
merito al proprio fallimento e inevitabilmente subirà l’effetto della
sua stessa autosuggestione. Non solo, i suoi pensieri negativi
impediranno l’attivarsi di quella parte della mente da cui derivano le
idee e i progetti che portano al successo e che raggiungono solo chi le
attende e ci crede. Non potranno mai venirci idee brillanti in uno
stato di negatività. È solo quando siamo pieni di entusiasmo e
speranza che le nostre menti elaborano idee grandiose da far
fruttare.
Tendiamo a percepire istintivamente l’aria di fallimento che aleggia
intorno ad alcuni nostri amici. Allo stesso tempo, però, in ognuno di
loro riconosciamo qualcosa di attivo e positivo per cui, quando
sentiamo che hanno passato dei guai, ci viene da dire: “Sarà capace
di venirne fuori in qualche modo, non è uno che si lascia abbattere”.
Ciò che cogliamo è l’atmosfera determinata dall’atteggiamento
mentale predominante. Quindi, purificate il vostro ambiente
mentale!
Il Caso non esiste. Tutto ciò che accade è opera della Legge. Vi sfido
a trovare qualcosa che accade per caso. Provateci e vedrete che, in
ultima analisi, è il risultato dei meccanismi della Legge. È una
questione matematica: pianificazione e obiettivo, causa ed effetto.
Dalle orbite dei pianeti alla crescita del seme in pianta, tutto è un
effetto della Legge. La caduta di un masso dalla montagna non è
casuale, è il risultato di forze in atto da secoli e dietro a quelle cause
vi sono altre cause precedenti e così via, fino all’origine della Causa
Prima.
Nemmeno la vita è opera del Caso. Anche qui regna la Legge. La
Legge è sempre all’opera, che ve ne rendiate conto o no, che ci
crediate o no. Potete essere l’oggetto inconsapevole su cui agisce la
Legge e procurarvi ogni sorta di guaio per via della vostra ignoranza
o del vostro rifiuto di imparare. Oppure, potete entrare in sintonia
con la Legge, mettervi sulla stessa lunghezza d’onda; e allora la vita
vi sembrerà tutta un’altra cosa. Ad ogni modo, non potete chiamarvi
fuori dalla Legge e rifiutarvi di avere a che fare con essa. Certo siete
liberissimi di opporvi e contrastarla e creare tutto l’attrito che volete:
alla Legge non dà il minimo fastidio e prima o poi imparerete la
lezione.
La Legge di Attrazione del Pensiero di cui vi ho parlato è uno dei
tanti nomi dell’unica Legge Suprema, o più precisamente ne è una
manifestazione. Ve lo ripeto, i vostri pensieri sono cose reali. Si
estendono da voi in ogni direzione, unendosi a pensieri affini,
contrastando pensieri di natura opposta, creando combinazioni,
muovendosi verso punti di attrazione, allontanandosi dai movimenti
di pensiero contrastanti. E la vostra mente, a sua volta, attrae
pensieri emessi da altre persone, se sono in armonia con i vostri,
consciamente o inconsciamente. Nel mondo del pensiero ciò che è
simile attrae il proprio simile e gli opposti si respingono.
Se accordate la vostra mente alla nota alta del coraggio, della
fiducia, della forza e del successo, attirerete verso di voi pensieri e
persone di uguale natura ed eventi e circostanze che corrispondono
al vostro atteggiamento mentale predominante. Il vostro pensiero e
stati d’animo predominanti determinano ciò che attrarrete a voi;
sceglie, per così dire, il vostro alleato mentale. Anche in questo
preciso istante state innescando correnti di pensiero che attrarranno
a voi pensieri, persone, eventi e circostanze in sintonia con il vostro
atteggiamento mentale predominante. I vostri pensieri si
mescoleranno con quelli di persone affini per natura e atteggiamento
mentale; sarete attratti gli uni agli altri e sicuramente, prima o poi,
unirete le forze per perseguire un obiettivo comune, salvo che non
cambi il flusso di pensiero o da parte vostra o da parte loro.
Fate amicizia con i meccanismi della Legge e rendetela parte
integrante di voi stessi. Entrate nella sua corrente e mantenete
l’equilibrio. Accordate la vostra mente alle note sublimi del coraggio,
della fiducia e del successo. Entrate in contatto con tutti i pensieri di
questo tipo che sono emanati in ogni istante da centinaia di altre
menti. Cogliete ciò che di meglio vi offre il mondo del pensiero; è lì
che vi aspetta, perciò non accettate niente di meno. Diventate
compagni di ottime menti. Trovate le vibrazioni giuste. Invece di
continuare a farvi trascinare, entrate finalmente in sintonia con la
Legge di Attrazione.
Nota biografica
William Walker Atkinson (Baltimora, 1862-1932) è, insieme a
Thomas Troward, Wallace Delois Wattles, Emma Curtis Hopkins,
Charles Haanel, uno dei più noti e importanti esponenti del New
Thought (Nuovo Pensiero), movimento filosofico e spirituale nato
nella seconda metà dell’Ottocento negli Stati Uniti e attivo ancora
oggi.
Di formazione giuridica, praticò l'attività di procuratore e avvocato.
Nel 1900, dopo una crisi personale, si avvicinò al movimento del
New Thought, di cui divenne uno dei principali esponenti,
affiancando alla sua professione l’attività di scrittore e fondando la
Atkinson School of Mental Science. Lasciò il movimento nel 1920 per
dedicarsi completamente alla riorganizzazione e aggiornamento delle
proprie opere, che pubblicò con il proprio nome e con diversi
pseudonimi, tra cui Theodor Sheldon, Magus Incognitus e Yogi
Ramacharaka.
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