ANNALI DI STORIA BRESCIANA
Brescia nella storiografia
Cultura musicale bresciana
deglie ultimi
Reperti quarant’anni
testimonianze di una civiltà
a cura di Maria aTeresa
cura diRosa
Sergio
Barezzani
Onger e Mariella Sala
ANNALI DI STORIA BRESCIANA
a cura di
Pietro Gibellini, Sergio Onger e Valerio Terraroli
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ANNALI DI STORIA BRESCIANA 5
Cultura musicale bresciana
Reperti e testimonianze di una civiltà
a cura di Maria Teresa Rosa Barezzani e Mariella Sala
Ateneo di Brescia
Accademia di Scienze Lettere ed Arti
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© 2017 Editrice Morcelliana
Via Gabriele Rosa 71 - 25121 Brescia
Prima edizione: dicembre 2017
Redazione a cura di Enrico Valseriati
Indice dei nomi a cura di Marcello Mazzetti e Livio Ticli
Crediti fotografici:
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Brescia, Biblioteca Civica Queriniana
Brescia, Musei Civici di Arte e Storia
Brescia, Museo Diocesano
Brescia, Pinacoteca Tosio-Martinengo
Cremona, Biblioteca del Seminario Vescovile
Londra, British Library
Londra, British Museum
Oxford, Bodleian Library
Tolosa, Musée Paul-Dupuy
Tunisi, Museo del Bardo
Gli Annali di storia bresciana, promossi dall’Ateneo di Brescia,
sono realizzati con il contributo della
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Stefania Vitale
Uno scriptorium femminile nel Settecento a Brescia
al servizio del canto gregoriano della Cattedrale?*
Qualche anno fa nell’ambito delle ricerche svolte per il mio dottora-
to presso il Museo Diocesano di Brescia ho avuto modo di catalogare un
gruppo di manoscritti non ancora studiati1, per lo più recenziori, fra cui il
ms. Inventario 1233 olim U2. Si tratta di una miscellanea di uffici della metà
del xviii secolo, una sorta di work in progress redatto da più di dieci mani.
Dal contenuto si ricavano tre termini post quem corrispondenti alla
canonizzazione di tre santi: il 1729 per san Giovanni Nepomuceno, il
1746 per san Camillo de Lellis, il 1767 per i santi Giuseppe Calasanzio e
Girolamo Emiliani. In tutti e tre i casi mani diverse provvedono a vergare
i relativi formulari, rispettivamente individuate come mano A2 (ufficio
comprensivo della messa), mano A5 (messa), mano D (messe).
Non senza qualche difficoltà3 è stato possibile individuare origine e pro-
venienza di questo manoscritto cartaceo: la chiesa dei Santi Giacomo e Fi-
lippo retta in Brescia dalle Agostiniane dei Santi Pietro e Marcellino e così
anche un primo termine ante quem, il 1797, anno della soppressione dell’or-
dine – un primo termine ante quem perché, come vedremo, la vita del ma-
noscritto non si esaurisce con la redazione e l’uso presso questo monastero.
La destinazione ad un’istituzione femminile emerge chiaramente da
una rubrica della mano A3 in cui si cita la figura dell’ebdomadaria, quale
punto di riferimento per il coro (cfr. p. 101). La scelta della comunità
religiosa delle Agostiniane è proposta invece su basi storiche alla luce
della presenza di due formulari per i santi Marcellino e Pietro, entrambi
vergati dalla mano principale (mano A) ed entrambi introdotti da rubriche
che fanno riferimento ai padri cappuccini: «apud Capuccinos Missa extra
Tempus Pascale», p. 40; «Tempus Paschali apud pp. Capuccinos», p. 45.
*
N.d.A. [25 settembre 2017] Si segnala che a breve i corali del Duomo Vecchio, finora
conservati presso la Pinacoteca Tosio Martinengo, saranno trasferiti in modo permanente pres-
so il Museo Diocesano di Brescia.
1
Cfr. Stefania Vitale, I manoscritti liturgico-musicali del Museo Diocesano di Brescia,
Tesi di dottorato in Discipline Artistiche Musicali e dello Spettacolo, indirizzo in Storia e criti-
ca delle Culture e dei Beni Musicali, xxiv ciclo, tutor Maria Luisa Zanoncelli, Università degli
Studi di Torino 2012-2013.
2
Cfr. Appendice 1 per la descrizione codicologica, aggiornata rispetto a quella preceden-
temente offerta in ibi, pp. 152-164.
3
Sono riconoscente alla prof.ssa Nora Ferrari Guerreschi per le informazioni che mi hanno
consentito questa attribuzione.
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160 Stefania Vitale
A Brescia esisteva già in epoca medievale una chiesa dedicata a questi
santi; è qui che Leonella Martinengo aveva istituito nel Cinquecento un
monastero di canonichesse Agostiniane. Il loro trasferimento presso la
casa dei Santi Giacomo e Filippo venne decretato dal cardinal Carlo Bor-
romeo nel 1580 a seguito di una sua visita a Brescia, in quanto «non trovò
conveniente che quelle suore rimanessero in quel sito sorvegliato dalle
circostanti case e dal soprastante spalto»; il riferimento qui è a spalto
San Marco, alle mura del tempo. Lo spostamento auspicato dal cardinal
Borromeo ebbe luogo effettivamente nel 1585; poco tempo dopo il com-
plesso dei Santi Marcellino e Pietro fu assegnato ai Cappuccini4.
I due formulari citati e le rispettive rubriche non solo permettono di
attribuire con certezza il manoscritto alle Agostiniane, ma consentono an-
che di osservare come resti viva per lungo tempo la memoria dell’antica
intitolazione così come il legame con la comunità religiosa subentrata
nella sede originaria. Al momento riteniamo più probabile che il comple-
mento di luogo «apud Capuccinos» indichi una condivisione in spirito
da parte delle Agostiniane della liturgia cantata presso la chiesa dei Santi
Marcellino e Pietro in occasione della festa dei santi titolari, il 2 giugno,
ma non si può escludere che in questa ricorrenza fosse consentito alle mo-
nache di unirsi alla comunità cappuccina per la celebrazione della messa.
Sono tre le considerazioni che portano invece a ritenere il manoscritto
un manufatto redatto dalle Agostiniane stesse: lo status di miscellanea work
in progress, la peculiarità della scrittura (testo e notazione) ma anche del-
la decorazione proposte dalla mano principale (mano A), la pluralità delle
mani che presentano tratti comuni con la mano A (mani A2, A3, A4 e A5)5.
1. Lo status di miscellanea work in progress - la pluralità delle mani che
presentano tratti comuni
Il volume è stato concepito come una miscellanea aperta, ossia de-
stinata a ricevere in loco e progressivamente gli uffici che mano a mano
si rendevano necessari, in particolare quelli di nuova introduzione nella
liturgia. I corali in uso presso le Agostiniane erano già indubbiamente
numerosi, visto che il manoscritto in oggetto aveva quale segnatura ori-
ginaria la lettera U6.
4
Cfr. Luigi Francesco Fè d’Ostiani, Storia, tradizione e arte nelle vie di Brescia, Figli di
Maria Immacolata, Brescia 19272, p. 406 ma anche pp. 162-163 (si noti la lieve discrepanza
rispetto alla data del subentro dei cappuccini: 1587 a p. 163, 1590 a p. 406); Le quadre di
Sant’Alessandro, a cura di Marina Braga - Roberta Simonetto, Sant’Eustacchio, Brescia 2004
(Brescia Città Museo, 3), pp. 129-130.
5
Proprio per sottolineare questo aspetto si è scelto di utilizzare la stessa lettera dell’al-
fabeto accompagnata da numeri arabi secondo l’ordine di successione delle rispettive sezioni
all’interno del manoscritto: A, A2, A3, A4 e A5.
6
Dai rinvii presenti in due rubriche si desume la corrispondenza della segnatura F con un
graduale contenente il comune dei santi.
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Come già anticipato si distinguono più di dieci mani oltre a quella
principale; l’ordine di successione non è cronologico, per lo più si tratta
di aggiunte seriori su carte con rigo musicale già predisposto, ma, almeno
in due casi, è chiaro l’inserimento al momento del primo confezionamen-
to di fascicoli preesistenti, mani A2 e A3.
Sono giunta a questa conclusione confrontando l’indice originario,
proposto dalla mano A7 sul recto della prima carta non numerata (cfr. fig.
1), con i dati codicologici, in particolare le corrispondenze fra la fascico-
lazione, la struttura della pagina, le mani individuate e i relativi contenuti
(cfr. tav. 1).
Fig. 1 – Ms. Brescia, Museo Diocesano, Inventario 1233 olim U, recto non numerato
della i carta
7
L’attribuzione di questo indice alla mano principale si fonda sull’analisi della decorazio-
ne di alcune lettere che trova riscontro solo nelle pagine redatte dalla mano A (cfr. ad esempio
la lettera «M» dell’indice con quelle vergate alle pp. 6-7), lo stesso dicasi per il ductus di alcune
lettere (in particolare «i», «u», «r») rispetto alle stesse pur similari ma non identiche riscontra-
bili nelle mani A2 e A3.
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162 Stefania Vitale
Come si può osservare sia il formulario per san Giovanni Nepomu-
ceno vergato dalla mano A2 sia le «Commemorationes ante Processio-
nes Rogationum» vergate dalla mano A38 si trovano indicati nell’indice
redatto dalla mano A e la loro collocazione nel manoscritto ne rispetta
l’ordinamento. Non si tratta perciò di aggiunte seriori: questi libelli sono
stati accolti nel volume al momento del primo confezionamento. Non stu-
pisce dunque che il primo termine post quem, il 1729, sia fornito da uno
di questi due formulari, quello vergato dalla mano A2.
Diversamente invece si può concludere riguardo alle mani A4 e
A5, visto che solo alcune delle corrispondenti ricorrenze sono riportate
nell’indice e tutte da mano seriore.
Sempre dall’indice si può desumere un altro indizio circa la pianifi-
cazione della miscellanea come work in progress, con carte pronte a rice-
vere nuovi canti: si noti lo spazio bianco che la mano A lascia fra i primi
formulari e le «Commemorationes ante Processiones Rogationum».
Veniamo ora al dato paleografico: le mani A, A2, A3, A4 e A5, in-
dubbiamente diverse, presentano delle affinità sia nella scrittura sia
nella notazione (cfr. sotto, Peculiarità della scrittura, e tavv. 2 e 3).
Inizialmente avevo pensato che due di queste, la A e la A3, potessero
ricondursi ad una stessa mano che scrive in tempi diversi. Oggi lo esclu-
do, proprio sulla base della notazione: la mano A non fa uso di aste in
contesto monosonico, al contrario della mano A3. Entrambe però gra-
vitano nell’ambito del monastero: la figura dell’ebdomandaria è citata
nelle carte vergate dalla mano A3, le messe per i santi Marcellino e
Pietro sono della mano A.
Concludendo, l’esistenza di due libelli paleograficamente assimilabili
ma non identici (mani A2 e A3), entrambi antecedenti alla redazione della
parte più cospicua della miscellanea (mano A), che presenta le medesime
caratteristiche ma con ductus più accurato, una maggiore varietà di forme
neumatiche e una più ricca decorazione, così come le aggiunte posteriori
(mani A4 e A5), che ne imitano i tratti salienti, mi portano a ritenere mol-
to probabile il confezionamento del ms. Inventario 1233 olim U all’inter-
no della medesima istituzione a cui era destinato e in cui rimase in uso
fino alla soppressione dell’ordine.
In virtù delle aggiunte più recenti, mani B, G ed in particolare I ed
L, ritengo che la miscellanea sia stata utilizzata anche successivamente
alla soppressione dell’ordine delle Agostiniane. La mano L ad esempio
verga un canto per la messa di san Francesco Caracciolo, beatificato nel
1769 e canonizzato solo nel 1807: il brano in questione è un introito dalla
melodia sillabica recente, l’unico brano della miscellanea contenente un
diesis (Do#).
8
Da questo punto del manoscritto cambia anche la struttura della pagina: dieci sistemi
invece di sette.
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L’ipotesi più probabile potrebbe portare in San Giuseppe; vicina in
linea d’area alla chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, la chiesa dei France-
scani osservanti rimase attiva liturgicamente anche al tempo delle diver-
se soppressioni subìte dall’ordine ed è da questa chiesa che proviene la
maggior parte dei manoscritti conservati nel fondo del Museo Diocesano
ad essa annesso.
2. La peculiarità della scrittura
L’osservazione potrebbe sembrare semplicistica, ma non per questo
va scartata a priori: scrittura, notazione e decorazione della mano princi-
pale rispondono ad un gusto “lezioso” e semplice che facilmente rimanda
ad una mano avvezza al ricamo.
Singolari in tal senso sono a mio giudizio particolarità quali:
- alcuni tratti ricorrenti nella scrittura su particolari secondari come
il puntino della «i» o i trattini di interpunzione per andare a capo,
il tratteggio di lettere quali la «a», la «e» e la «r» (cfr. figg. 2-3)
Fig. 2 – Ms. Brescia, Museo Diocesano, Inventario 1233 olim U, p. 4
Fig. 3 – Ms. Brescia, Museo Diocesano, Inventario 1233 olim U, p. 36
- la predilezione, nella decorazione dei capilettera, per i colori pa-
stello e per motivi o disegni semplici e ingenui, talora accompa-
gnati da citazioni bibliche riportate in caratteri talmente piccoli da
risultare quasi illeggibili (cfr. figg. 4-8);
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Fig. 4 – Ms. Brescia, Museo Diocesano, Inventario 1233 olim U, p. 39
Fig. 5 – Ms. Brescia, Museo Diocesano, Inventario 1233 olim U, p. 18
Fig. 6 – Ms. Brescia, Museo Diocesano, Inventario 1233 olim U, p. 42
Fig. 7 – Ms. Brescia, Museo Diocesano, Inventario 1233 olim U, p. 46
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Fig. 8 – Ms. Brescia, Museo Diocesano, Inventario 1233 olim U, p. 47
- le forme proposte nella notazione per il punctum (cfr. tav. 2).
Come si può notare il manoscritto in oggetto non è un manufatto di
particolare valore artistico, soprattutto paragonato alla produzione di epo-
ca medievale, ma vi si può riconoscere una volontà artigianale che fa
scuola all’interno delle mura del convento. Di queste abilità le monache
dovevano essere fiere, tanto da produrre una “commessa esterna”. Come
giustificare diversamente l’esistenza di due carte, redatte indubbiamente
dalla mano A, in uno dei sontuosi corali quattrocenteschi della Cattedra-
le? Si tratta di due carte inserite nel ms. Brescia, Pinacoteca Tosio Marti-
nengo, 2D, uno dei diciotto corali del Duomo Vecchio, attribuiti al terzo
quarto del xv secolo ma in uso almeno fino alla fine dell’Ottocento9.
Colgo l’occasione per ricordare che al termine del ms. 2D (graduale,
comune dei santi dalla vigilia di un apostolo al natale delle vergini et
alia)10 si trovano, di mano originale, tutti in canto fratto ad una voce, il
Credo De Apostolis, il Credo Cardinalis e il Credo Comune; al momento
questa risulta essere la più antica testimonianza della pratica del canto
fratto nella Cattedrale di Brescia e in città. Altre attestazioni della stessa
9
Cfr. Stefania Vitale, Il canto liturgico nella Cattedrale di Brescia all’inizio del Cinque-
cento. Il Messale queriniano B ii 2 in Rinascimento musicale bresciano. Studi sulla musica e
la cultura a Brescia tra il Quattrocento e il Seicento, a cura di Maria Teresa Rosa Barezzani
- Antonio Delfino - Rodobaldo Tibaldi, Pavia University Press, Pavia 2016 = «Philomusica
on-line», xv/1 (2016), pp. 51-110 in particolare pp. 70-73 per una nuova descrizione, breve
ma aggiornata, circa il contenuto liturgico-musicale dei sei volumi contenenti il graduale (mss.
Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo, 7D, 5D, 3D, 10D, 15D, 2D); si veda anche Paola Bonfa-
dini, I libri corali del Duomo Vecchio di Brescia (Santa Maria Maggiore «de Dom»), Capitolo
della Cattedrale, Brescia 1998, in particolare p. 21 per la datazione del manoscritto.
10
Dedicazione della chiesa, messa dei defunti, gli otto toni salmodici per gli introiti, se-
quenza Victime paschali laudes, messa della Trinità, tre Credo in canto fratto ad una voce. Oltre
alle due carte qui in oggetto sono presenti altre aggiunte e correzioni di mani posteriori che
testimoniano l’uso protratto nel tempo di questo manoscritto, cfr. Appendice 3.
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prassi in Brescia ad esempio in ambito francescano, ma non solo, sono
successive11.
Tornando a noi vediamo le carte qui in oggetto: c. 1 (non numerata) e
c. 83 (paginazione seriore) (cfr. figg. 9-10).
Fig. 9 – Ms. Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo, 2D, c. 1r
11
Cfr. Marco Gozzi, Due codici francescani del tardo Quattrocento in Biblioteca Queri-
niana in Musica e liturgie nel medioevo bresciano (secoli xi-xv). Atti dell’incontro nazionale di
studio (Brescia, 3-4 aprile 2008), a cura di Maria Teresa Rosa Barezzani - Rodobaldo Tibaldi,
Fondazione Civiltà Bresciana, Brescia 2009 (Storia, Cultura e Società, 2), pp. 541-567 e S.
Vitale, Il canto liturgico nella Cattedrale di Brescia all’inizio del Cinquecento, p. 71 n. 93.
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Fig. 10 – Ms. Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo, 2D, c. 83r
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168 Stefania Vitale
La prima va a sanare la caduta della prima carta di mano originale,
contenente l’incipit dell’introito Ego autem sicut oliva per la vigilia di un
apostolo, presumibilmente impreziosito da una ricco apparato decorativo,
come si può osservare negli unici due volumi della serie che conservano
la prima carta: i mss. 7D (cfr. fig. 11) e 5D.
Fig. 11 – Ms. Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo, 7D, c. ir
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La mano che sana la lacuna inserisce a precedere, sul recto, anche
un altro canto, il communio per la messa di san Giuseppe; una rubrica
specifica «Communio Missae Sancti Ioseph dum transfertur officium:
reliqua ut in Missali Romano». L’ulteriore aggiunta è possibile grazie
alla diversa struttura della pagina rispetto a quella delle carte di mano
originale (sette sistemi per carta in luogo di cinque) e all’assenza di un
ampio capolettera.
In effetti nel volume della serie dei corali del Duomo Vecchio conte-
nente il proprio dei santi, il ms. 10D, il formulario per san Giuseppe (19
marzo) non è presente, si passa da quello per san Gregorio papa (12 mar-
zo)12 a quello per san Benedetto abate (21 marzo)13. Celebrata in epoca
medievale dai Benedettini, dai Servi di Maria e dai Francescani, la festa
divenne obbligatoria nel 1621 sotto papa Gregorio xv, ma solo nel 1714
Clemente xi concesse Messa e Ufficio propri14.
La c. 83 è stata aggiunta tra le cc. lxxxii e lxxxiii di mano originale,
all’interno del formulario per il natale di più martiri tra Pasqua e Penteco-
ste. Contiene l’alleluia Vos estis qui permansistis corredato di una melo-
dia in i modo assai semplice (stile semiornato). Questo alleluia non è più
presente nelle edizioni postconciliari, manca anche nel Graduale Romano
edito a Venezia nel 175215.
Si trova invece:
- in fonti italiane dell’xi secolo, per lo più inserito nel comune degli
apostoli, con una melodia di vii modo16;
- nel Graduale Romano del 1908 per l’ottava dei santi apostoli
Pietro e Paolo, con lo stesso testo ma con una melodia assegnata
all’viii modo17.
Se si considera che un alleluia con lo stesso incipit, pur con alcune
varianti testuali nella parte conclusiva del versetto e con una melodia più
12
Cfr. cc. ‹cxviii›r-cxxiir.
13
Cfr. cc. cxxiir-cxxiiiv.
14
Cfr. Tarcisio Stramare, voce Giuseppe, sposo di Maria, in Bibliotheca sanctorum, 6,
Istituto Giovanni xxiii della Pontificia Università Lateranense, Roma 1965, pp. 1251-1287, in
particolare pp. 1274-1276.
15
Cfr. Graduale Romanum de Tempore, et de Sanctis. Ad normam Missalis ex decreto
Sacrosancti Concilii Tridentini restituti, S. Pii v. Pontificis Maximi jussu editi, Clementis viii.
ac Urbani viii. auctoritate recogniti, omnia exhibens ad Ecclesiasticum cantum [...], Apud
Nicolaum Pezzana, Venetiis 1752.
16
Cfr. Cantus Database, http://cantus.uwaterloo.ca/id/602532 (ultima visita 20 marzo
2017).
17
Cfr. Graduale Sacrosanctae Romanae Ecclesiae de Tempore et de Sanctis SS. D. N. Pii
x. Pontificis Maximi jussu restitutum et editum ad exemplar Editionis typicae concinnatum
et rhythmicis signis a Solesmensibus Monachis diligenter ornatum, Desclée, Romae-Tornaci
1908, pp. 527-528.
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170 Stefania Vitale
ricca ma raffrontabile a quella riportata nel Graduale Romano del 1908,
è già presente nel ms. 2D (notato da mano originale nel formulario per un
apostolo alle cc. xxiiv-xxiiiiv), si può concludere che l’aggiunta di mano
posteriore avesse soprattutto lo scopo di proporre una melodia diversa e
semplificata secondo usi coevi.
I dati codicologici, in particolare la struttura della pagina (sette ri-
ghi per carta, rigatura orizzontale e verticale a secco, le dimensioni dello
specchio), ma anche la filigrana visibile a c. 83 (un disegno simmetrico
sovrastato da ampia corona), confermano ciò che risulta evidente, già
ad un primo sguardo, dalla decorazione e dal ductus di scrittura e nota-
zione: l’identità del copista con la mano A del ms. Inventario 1233 olim
U (cfr. tav. 3).
Al momento non sono a conoscenza di altri manoscritti o di altre ag-
giunte di questa stessa mano, dalla grafia tanto caratterizzata, ma non
escludo che se ne possano trovare, grazie anche al presente lavoro che
può consentire più facilmente un raffronto18.
Attraverso una serie di piccoli indizi sono giunta a ritenere, spero
non a torto, che questa mano sia da attribuire ad una donna, vissuta nel
Settecento a Brescia presso le Agostiniane dei Santi Giacomo e Filippo
e dedita alla scrittura e notazione del canto gregoriano per gli usi del suo
monastero ma non solo. Nel tempo deve aver perfezionato una scrittu-
ra assai caratterizzata e già utilizzata, da lei stessa o più probabilmente
da altre consorelle in alcuni libelli, divenendo punto di riferimento negli
anni seguenti.
Si aprono dunque nuovi interrogativi: un’attività sporadica, circo-
stanziata ad alcune occasioni, o qualcosa di più, come lasciano intuire
le aggiunte al graduale ms. 2D in uso presso il Duomo Vecchio? Uno
scriptorium vero e proprio o una modesta attività artigianale, o ancora
una legatoria adibita anche ad attività di restauro?
L’ipotesi avanzata nel titolo può suonare azzardata se si pensa al ruolo
e alla produzione di uno scriptorium in epoca medievale; si tratta in effetti
di una provocazione volta a sottolineare i limiti, in ambito liturgico-mu-
sicale, della fiorente produzione a stampa settecentesca. Uno stimolo a
riconsiderare il valore attribuito alle fonti recenziori del canto gregoriano,
in particolare quelle manoscritte. Troppo spesso bollate come “deterio-
ri”, esse consentono di ricostruire in particolare gli usi locali e lo stato
della tradizione su cui si innestano le nuove composizioni delle cappelle
musicali. Dove potremo trovare, se non in questo patrimonio, strofe per
l’alternatim, incipit e cantus firmi non notati nelle partiture polifoniche di
musica sacra, o ancora indizi sulla prassi esecutiva del canto gregoriano
in età moderna?
18
Senz’altro non ve ne sono nei restanti cinque volumi del Duomo Vecchio contenenti il
graduale: i mss. Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo, 7D, 5D, 3D, 10D, 15D.
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Vediamo due esempi concreti. Il primo, di incerta interpretazione,
caratterizza gli alleluia vergati dalle mani A (anche nel ms. 2D), A2 e D;
essi sono indicati in rubrica come graduali, definizione propria del canto
responsoriale che accompagna la i lettura della messa. Di per sé questo
dettaglio potrebbe anche non stupire visto che nel tempo pasquale il gra-
duale è rimpiazzato da un alleluia, ma il formulario festivo prevederebbe
a seguire un altro alleluia, quale acclamazione al vangelo (introito, due
alleluia, offertorio, communio), mentre nel nostro caso questo risulta es-
sere in tutte le occorrenze l’unico canto interlezionale. Salvo due ecce-
zioni, inoltre, solo il versetto è notato, mentre l’acclamazione alleluiatica
iniziale o manca del tutto (mano A2) o non è notata, lo è invece quella
che chiude il versetto. I due casi che si discostano riguardano la mes-
sa per sant’Agostino, padre fondatore dell’ordine, ove l’acclamazione
alleluiatica iniziale è notata (mano A), e la messa per il Preziosissimo
Sangue (sempre mano A), in cui l’alleluia è proposto, in alternativa ad
un tractus, nella forma consueta (acclamazione iniziale notata introdotta
dalla rubrica «V.»).
Il secondo esempio ci porta a riflettere sulla tradizione melodica del
repertorio. Mettendo a confronto le versioni dell’introito Clamaverunt iu-
sti per la messa dei santi Marcellino e Pietro offerte l’una dalla mano A
nel ms. Inventario 1233 olim U (pp. 40-41), l’altra dal Graduale Roma-
num edito a Venezia nel 175219, possiamo constatare come le differenze
siano importanti sebbene l’andamento strutturale della melodia sia comu-
ne (cfr. tav. 4). Se esaminiamo la versione offerta dai corali quattrocente-
schi del Duomo Vecchio, ms. 10D (cc. clxviv-clxviiiv), scopriamo che
quella in uso nel Settecento presso le Agostiniane è pressoché identica.
Possiamo inoltre notare che sopravvivono nella mano A grafie che rinvia-
no alla ripercussione di uno stesso suono nel medesimo contesto: si veda
«clamave-runt». Ritengo opportuno precisare che sia nel ms. 10D, sia nel
Graduale Romanum edito a Venezia nel 1752 è data una sola messa per
i santi Marcellino e Pietro e il formulario corrisponde al primo dei due
offerti nel ms. Inventario 1233 olim U, quello per la celebrazione fuori
dal tempo pasquale.
Concludendo, le edizioni a stampa del canto gregoriano sono senz’al-
tro una fonte importante per l’età moderna, ma non l’unica: dobbiamo
prendere atto che sono molte le istituzioni in cui la tradizione locale è
ancora supportata da fonti manoscritte, che possono essere tarde, di re-
cente produzione, come il ms. Inventario 1233 olim U in uso presso le
Agostiniane, o anche relativamente antiche, con le dovute correzioni e
aggiunte, come la serie dei corali quattrocenteschi in uso presso la Catte-
drale di Brescia.
19
Il formulario di questa festa è riportato a p. 315, ma per l’introito si offre solo l’incipit
corredato di rinvio; esso è notato alle pp. 300-301.
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Tavola 1
172
Ms. Brescia, Museo Diocesano, Inventario 1233 olim U
Fasc. Paginaz. Mani Contenuto
seriore settecentesca i carta di guardia verso: Indice alfabetico dei canti
I6 recto n.n. e 1-11 A recto n.n.: Indice dei formulari
p. 1: Preziosissimo Sangue i vespri (con inno in canto fratto), ii vespri, terza, messa
II4 12-19 segue messa, sesta, nona
III6 20-31 p. 20: Cinque Piaghe ‹i vespri›, terza, sesta, nona, ii vespri, messa
IV4-1 32-37 segue messa
p. 34: B.V.M. del Monte Carmelo ‹messa›
V2 38-41 segue ‹messa›, ii vespri
p. 40: ss. Marcellino e Pietro, 2 messe, la i «apud Capuccinos Missa extra Tempus Pascale»
VI4 42-49 segue i messa, ii messa «Tempus Paschali apud pp. Capuccinos»
p. 49: s. Agostino vescovo e dott. ‹messa›
VII4 50-57 50-52 A segue
53-54 B recente p. 53: antifone (‹B.V.M., ss. Pietro e Paolo, ss. Faustino e Giovita, pro Pace›)
55-57 bianche
VIII6-1 58-67 A2 p. 58: s. Giovanni Nepomuceno20 m. ‹i vespri› (con inno in canto fratto), terza, sesta, nona, ii
vespri (con inno in canto fratto), messa
IX2 68-71 68 A2 segue messa
69 C recente p. 69: Elezione del papa introito
70 bianca
71 D p. 71: s. Giuseppe Calasanzio21 messa
6
X 72-83 72-78 D segue messa
p. 74: s. Girolamo Emiliani22 messa
79-83 E p. 79: s. Corona di spine i vespri, ii vespri, messa (introito)
20
Canonizzazione 1729.
21
Canonizzazione 1767.
22
Stefania Vitale
Canonizzazione 1767.
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Fasc. Paginaz. Mani Contenuto
XI1+2 (+4-4) +5 1 = 84-85 84-85 F p. 84: segue, ma di mano F, s. Corona di spine messa (tratto, offertorio, communio)
+2 = 86-89 86 bianca
87-89 G recente p. 87: antifone (‹Trasfigurazione, s. Giovanni ev.›)
+5 = 98-107 98-101 A3 p. 98: «Commemorationes ante Processiones Rogationum»23
102-107 A4 p. 102: Sette santi Fondatori (Servi di Maria) i vespri, ii vespri, messa
XII2+3+1+1 2 = 108-111 108-111 A4 p. 108: Sacro Cuore di Gesù ‹i› vespri (l’annotazione «cantilena» di mano seriore a fianco
+3 = 112-117 112-113 A4 dell’incipit non notato dell’inno lasciano presumere che fosse in canto fratto), terza, ii vespri,
messa
114-115 A5 p. 114: s. Giuliano ‹di Brioude› m. i vespri, ii vespri
p. 115: s. Camillo ‹de Lellis›25 messa26
116 H p. 116: Tempore pestis messa (introito)
117 I recente p. 117: ‹s. Andrea Vigilia› messa (introito, melodia sillabica recente)
+1 = 118-119 118 L recente p. 118: ‹s. Francesco Caracciolo›27 messa (introito melodia sillabica recente)
119 bianca
+1 = 120-n.n. bianche (nel verso n.n.
manca anche il rigo)
Uno scriptorium femminile nel Settecento a Brescia
23
In una rubrica si precisa: «a cantoribus partis hebdomadariae Chori».
24
Canonizzazione 1746.
25
Contiene il rinvio «in libro F Com(mu)ni».
26
173
Beatificazione 1769, canonizzazione 1807.
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174 Stefania Vitale
Tavola 2
Ms. Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo, 2D
Ms. Brescia, Museo Diocesano, Inventario 1233 olim U, mani A, A2, A3
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Uno scriptorium femminile nel Settecento a Brescia 175
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Tavola 3
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Uno scriptorium femminile nel Settecento a Brescia 179
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Uno scriptorium femminile nel Settecento a Brescia 181
Tavola 4
Ms, Brescia, Museo Diocesano, Ms, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo,
Inventario 1233 olim U, mano A 10D
Graduale Romanum, Venezia 1752
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182 Stefania Vitale
Appendice 1
Descrizione codicologica del ms. Brescia, Museo Diocesano,
Inventario 1233 olim U
Miscellanea di Uffici
Brescia, Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo retta dalle Agostiniane dei Santi
Pietro e Marcellino, metà del xviii secolo (termini post quem: 1729 mano A2,
1746 mano A4, 1767 mano D).
Composito organizzato dalla mano A, copista principale, che integra nel volu-
me due libelli preesistenti: pp. 58-68 (mano A2) e pp. 98-101 (mano A3). Altre
mani scrivono successivamente su carte lasciate in bianco con rigo musicale già
predisposto.
Cartaceo, cc. i, 57, i; paginazione in numeri arabi di mano seriore, collocata negli
angoli superiori esterni, 1-120, a cominciare dal verso della prima carta (conclu-
sione sul recto dell’ultima carta, salto di numerazione o caduta di carte tra p. 89 e
p. 98) e qui assunta a riferimento, in quanto la cartulazione originaria, depennata
e collocata sul verso nell’angolo superiore esterno, in alcune carte non è visibile
a causa della rifilatura delle stesse27.
Dimensioni: mm 525 x 375/380.
Filigrane: numerose, alcune di non chiara decifrazione. 1) La più diffusa è costi-
tuita da un disegno simmetrico sovrastato da ampia corona, ben visibile a p.
99, ma presente in numerose carte, pp. 13, 21, 26, 28, 32, 33, 37, 41, 45, 49, 51,
53, 59, 61, 71, 105. 2) Tre mezzelune di grandezza progressiva allineate «C c c»,
p. 19; in altre carte (cfr. pp. 35 e 55, ma anche pp. 22, 30) questa filigrana, inse-
rita in ordine inverso sul lato destro del foglio, si accompagna con altri elementi
(nell’angolo destro gruppo di lettere, «A #? S», con al di sotto in corrispondenza
del segno centrale altra lettera «A»; sul lato sinistro filigrana con corona, cfr.
sopra). 3) Stemma con in apice una mezzaluna coricata sul dorso, mentre almeno
altre due sono collocate all’interno, carte di guardia i ante e, parzialmente, i post
(la carta è mutila). 4) Lettere «AS» sovrastate da lettera «F» (?), pp. 5, 9, 17. 5)
Lettera «R» (?), p. 15. 6) Lettera «B», pp. 80 e 83. 7) Lettere «EGA» sovrastate
da un’aquila stilizzata, p. 84. 8) «OLANDA», pp. 107, 109, 116. 9) Lettere «AS»
con ductus diverso dal precedente, pp. 111, 113. 10) Lettera «S» sovrastata da un
disegno geometrico, una sorta di giglio, p. 118. 11) «G3» o forse «63», p. 120.
Fascicoli28: i6, ii4, iii6, iv4-1 (senza che ciò comporti una lacuna), v2, vi-vii4, viii6-1 (senza lacune), ix2,
x6, xi1 (carta aggiunta) +2 (+4-4?) +5, xii2+3+1+1. Bianche: pp. 55-5729 (conclusione del fasc.
27
È riconoscibile nella prima parte del manoscritto: cc. 1-40 corrispondenti alle pp. 1-79;
a seguire di altra mano cc. 54-58 corrispondenti alle pp. 109-117.
28
Le ultime carte, staccatesi dalla legatura, sono state variamente assicurate a quelle adia-
centi con rinforzi cartacei che coprono anche la nervatura, di conseguenza non solo è difficile
esprimersi sull’originaria composizione dei fascicoli qui indicati come xi e xii, ma è incerta
anche la definizione dell’attuale composizione.
29
Alle pp. 55-56 in lapis di mano recente intestazione di un registro (dare e avere), prove
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Uno scriptorium femminile nel Settecento a Brescia 183
vii e della sezione redatta dalla
mano principale), 70 (nel fasc. ix), 86 (nel fasc.
xi), 119-120 e la seguente non numerata (conclusione fasc. xii), tutte con rigo
predisposto ad eccezione dell’ultima. L’ultima carta, paginata solo sul recto (p.
120), è di grammatura inferiore rispetto alle carte precedenti.
Stato di conservazione discreto, risulta consunto il dorso (nervi scoperti).
Nel manoscritto, concepito come miscellanea aperta ad accogliere nuovi for-
mulari, si distinguono in un ordine di successione per lo più non cronologico
14 mani, di cui 4 (A2, A3, A4 e A5) presentano tratti affini a quella principale
(scrittura e notazione): A. mano principale, recto non numerato della prima carta
e pp. 1-52; B. mano recente, pp. 53-54; A2. anteriore alla mano principale, pp.
58-68; C. mano recente, p. 69; D. pp. 71-78; E. pp. 79-83; F. pp. 84-85; G. mano
recente, pp. 87-89; A3. anteriore alla mano principale, pp. 98-101; A4. posteriore
sia ad A3 sia ad A, pp. 102-113; A5. posteriore ad A4, pp. 114-115; H. p. 116; I.
mano recente, p. 117; L. mano recente, p. 118.
Sul verso della i carta di guardia indice alfabetico dei canti di mano seriore, in
umanistica corsiva settecentesca, presumibilmente la stessa a cui si deve la pa-
ginazione assunta a riferimento (cfr. sopra); l’indice presenta aggiunte di diverse
mani seriori.
Struttura della pagina: A. e A2. 7 sistemi per carta, rigatura verticale e orizzon-
tale a secco, specchio mm 460 x 290 (larghezza non costante: mm 280/300),
tetragramma mm 25/29; B. utilizza il rigo già predisposto dalla mano A; quello
predisposto dalla mano A2 è utilizzato, aggiungendo una rigatura orizzontale a
mina di piombo per il testo, dalle mani C, D ed E; F. 7 sistemi, rigatura orizzon-
tale a mina di piombo solo per il testo, foratura ai lati in corrispondenza di tutte
le linee, specchio mm 458 x 295, tetragramma mm 30 circa; G. 7 sistemi, rigatura
orizzontale a mina di piombo solo per il testo, foratura ai lati non sempre corri-
spondente alle linee tracciate30, misure dello specchio non costanti p. 87 mm 455
x 280/290, tetragramma mm 30 (talora mm 28/27); A3. 10 sistemi per carta, ri-
gatura orizzontale a secco, specchio mm 450 circa x 280 circa, tetragramma mm
22/25; A4. 10 sistemi, rigatura orizzontale e verticale a secco (in alcune pagine
è visibile anche una rigatura verticale a mina di piombo), specchio non regolare
p. 102 mm 450 x 275, tetragramma mm 23/25, p. 107 mm 460 x 280/290, tetra-
gramma oscillante tra mm 15 e mm 20, p. 110 mm 490 x 290, tetragramma mm
25; le mani A5, H, I ed L sembrano utilizzare il rigo già predisposto dalla mano
A4, che ha presumibilmente preparato anche il rigo delle pp. 116-120 rimasto in
bianco (rigatura verticale a mina di piombo, larghezza di mm 280, tetragramma
di mm 25); H. inserisce una nuova rigatura orizzontale a mina di piombo per il
testo previa foratura ai lati (l’altezza dello specchio di p. 116 che comprende
anche due righi vergati dalla mano A5 è di mm 455/460 x 280).
di scrittura e cancellature, che dimostrano le traversie del manoscritto; si tratta infatti di in-
sulti, poi cancellati, presumibilmente un gioco fra ragazzi di cui è fatto oggetto tal Tarquinio
Caprettini.
30
A p. 86 i righi predisposti non notati sono obliqui rispetto alla foratura di riferimento,
utilizzata correttamente invece sull’altro lato della carta (larghezza di mm 275 o 280).
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184 Stefania Vitale
Scritture: umanistica libraria (mani A, A2, A3, A4, A5), umanistica libraria ad
imitazione del carattere a stampa tondo (mani D, F), umanistica libraria ad imi-
tazione del carattere a stampa tondo dal ductus poco curato (mani C, E, G,
H), umanistica libraria destrutturata (mani B, L), umanistica corsiva (mano I).
Foratura presente solo alle pp. 84-89 e 116 corrispondentemente alle mani F (ai
lati in corrispondenza di tutte le linee di testo e notazione), G e H. Inchiostri:
marrone per la scrittura e rosso per le rubriche (mani A, A2, A3), nero per la
scrittura e rosso per le rubriche (mani C, D, E, F, H), solo inchiostro nero (mani
B, G, A4, A5, I, L).
Notazione musicale: quadrata tutte le mani; ritmico-proporzionale di canto
fratto mani A e A2. Caratteristiche della notazione quadrata: A. caratterizzata
graficamente e curata, quadrato regolare, assenza della virga, varietà di forme
grafiche per il punctum con finalità non solo ornamentali, losanga isolata su
sillaba per lo più atona in contesto proparossitono, predilezione per la disgre-
gazione dei neumi plurisonici in gruppi costituiti da punti e losanghe accostati,
sopravvivenza delle forme legate di pes e torculus, presenza di strophici. A2. si
differenzia da A solo per una minore varietà di grafie. A3. si differenzia da A per
la presenza di numerose aste (sia discendenti in contesto acuto, sia ascendenti
in contesto grave) e per la minore varietà di grafie. A4. e A5. più differenziate
rispetto ad A per l’ulteriore diminuzione della varietà delle grafie, ormai ridotte
a due sole forme, quadrato e losanga, i neumi plurisonici risultano o disgregati
o costituiti da punti accostati. B. testa delle note per lo più rettangolare tracciata
con mano incerta e poco curata, assenza di aste, divisione sillabica imprecisa.
C. testa delle note rettangolare definita ai lati da tratti verticali, assenza di aste,
losanga isolata su sillaba in contesto proparossitono (una sola occorrenza), data
la brevità dell’aggiunta di questa mano sono rappresentate solo alcune forme
neumatiche (mancano casi di torculus, porrectus e climacus). D. quadrato rego-
lare, assenza di aste, notazione a punti accostati, grafie non differenziate salvo
per il punctum che si presenta anche in forma di losanga su sillaba atona in
contesto proparossitono. E. neumi disgregati in punti di forma quadrata non
regolare, assenza di aste e legamenti, divisione sillabica talora incerta. F. qua-
drato non regolare talora allungato orizzontalmente, assenza di aste, notazione a
punti accostati, losanga isolata su sillaba non solo in contesto proparossitono. G.
analoga a mano E, alcuni neumi risultano riconoscibili sebbene privi di aste per
la disposizione in verticale (pes e scandicus), un caso isolato di porrectus dalla
forma tradizionale sebbene priva di asta. H. ductus incerto e poco curato, irre-
golarità del punctum, assenza di aste, data l’esiguità dell’aggiunta sono presenti
solo punctum, pes, clivis, scandicus. I. ed L. analoghe a mano E, in L losanga
isolata su sillaba non solo in contesto proparossitono.
Chiavi: F (= Fa) e C (= Do) mani A, B, A2, D, E, F, A3, A4; F (= Fa) mani C, G,
A5, H, I, L. Uso costante del custos: tutte le mani. Alterazioni: bemolle (anche
in chiave) mani A, A2, A3, A4, F; bemolle mani A5, C, D, H, L; bequadro mani
D, A4, A5; bemolle di mano seriore mani A, A2, E (?); bequadro di mano serio-
re mani A2, A3, A4; diesis L (Do#). Stanghette: mano A doppie di fine brano,
rare quelle semplici di mano seriore; mano A2 doppie di fine sezione; mano A3
doppie di fine brano, rare quelle semplici; mani B, C, D (in inchiostro rosso), F
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Uno scriptorium femminile nel Settecento a Brescia 185
semplici di inciso e doppie di fine brano; mani H, I, L semplici di inciso, doppie
di fine brano/sezione; mano E stanghette di mani diverse (semplici e doppie in
inchiostro rosso, semplici in inchiostro nero tutte a indicare sezioni e non sem-
plici incisi); mano G semplici (delimitano l’intonazione iniziale, l’inciso alle-
luiatico conclusivo); assenti nella mano A5 e, salvo alcune eccezioni (di mano
seriore?), nella mano A4. Inchiostri: marrone su tetragramma in inchiostro rosa
antico (mani A, A2, A3, G), nero su tetragramma rosa antico (mani A4 e A5),
nero su tetragramma già predisposto (mani B, C, D, E, H, I, L); nero su tetra-
gramma rosso (mano F). Annotazioni: in lapis alcune legature (nella mano E) e
l’indicazione del tono di appartenenza di alcuni canti.
Decorazione. Mano A: pagina ornata con cornice nello stesso stile delle iniziali
ornate (delicati motivi fitomorfi)31; numerose iniziali ornate di medie dimensioni
(comprendenti in altezza un intero sistema) a più colori con delicati motivi fito-
morfi e/o geometrici fungono da capolettera di ogni canto notato; alcune illustra-
no i temi del formulario o si legano al testo del canto con semplici disegni interni
alla lettera32, talora accompagnati da citazioni bibliche33; iniziali semplici a due
o tre colori di piccole dimensioni impreziosiscono alcune rubriche o l’inizio di
alcune sezioni dei canti; iniziali in capitale maiuscola di piccole dimensioni in
rosso o in azzurro o in verde per i capilettera delle rubriche e dei brani non notati
non altrimenti decorati.
Mani A2 e A3: iniziali semplici in inchiostro rosso di media dimensione (altezza
leggermente inferiore ad un intero sistema) per i capilettera dei canti notati e di
piccole dimensioni per i capilettera delle rubriche e dei brani non notati, raramen-
te arricchiti da elementi di altro colore (cfr. pp. 58, 98-101). Mani D, F e H: iniziali
che imitano i caratteri a stampa in capitale di medie e piccole dimensioni in colore
rosso, nella mano D in rosso o in azzurro (a p. 71 a tre colori). Mano E: iniziali
semplici di medio-piccola dimensione con motivi vegetali di esecuzione incerta,
capolettera di ogni canto notato. Mani A4 e A5: iniziali abbozzate, il disegno in
lapis imita lo stile di quelle ornate con motivi vegetali e/o geometrici della mano
A, ma con dimensioni inferiori sebbene in altezza occupino un intero sistema.
Note storiche: per l’attribuzione alle Agostiniane della Chiesa dei Santi Giacomo
e Filippo in Brescia, per i termini post quem indicati nella datazione e per noti-
zie circa l’uso liturgico del manoscritto protrattosi anche dopo la soppressione
dell’ordine (1797), si veda quanto esposto nel contributo.
Antiche segnature: lettera «U» collocata al centro di entrambi i piatti (etichet-
ta cartacea) e sul contropiatto anteriore. Da due rinvii presenti nel manoscritto
31
Prima pagina non numerata contenente l’indice originario; l’attribuzione alla mano A
è basata sul ductus della scrittura, ma soprattutto sui motivi ornamentali che caratterizzano
alcune lettere, ad esempio la «M» e la «A» (cfr. il titolo «Missae») e che trovano riscontri solo
nelle rubriche e capilettera della stessa mano (cfr. pp. 7, 29).
32
Calice (Preziosissimo Sangue) p. 1, dadi p. 15, verghe p. 16, gallo p. 18, cuore (Cinque
Piaghe) p. 20, corona di spine p. 22, tre chiodi p. 22, golgota p. 28, veste p. 30, colonna p. 32,
corona p. 38, pozzo p. 39, crocefisso p. 40.
33
Caratteri in rosso di dimensioni assai ridotte: pp. 1, 11, 15, 16, 18, 20, 22 (2 iniziali),
28, 30, 32, 36, 37, 38, 39. Spesso comprendono anche la fonte (cfr. p. 30 «S. Ioan. Cap. 28»).
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186 Stefania Vitale
si ricava l’esistenza di un Graduale contenente il Comune dei santi con segna-
tura «F».
Legatura originale, mm 530 x 385 (h mm 50 circa), unghiatura laterale esterna
ed inferiore di mm 5, pressoché inesistente quella superiore. Piatti di cartone
pesante, rivestiti in cuoio marrone scuro con impressa a secco una semplice cor-
nice rettangolare. Delle 5 piccole borchie collocate originariamente su ciascun
piatto se ne è conservata una sola su quello anteriore; 6 nervi in rilievo nel dorso,
diversi dei quali scoperti per l’usura. Tagli marmorizzati.
Bibliografia: 1. http://www.hymnos.sardegna.it/iter/iterliturgicum.htm (ultima
visita 20 marzo 2017) Iter Liturgicum Italicum. Sito personale di Giacomo Ba-
roffio, Repertori (Inv. 1233); 2. S. Vitale, I manoscritti liturgico-musicali del
Museo Diocesano di Brescia, in particolare pp. 152-64; Ead., Il canto liturgico
nella Cattedrale di Brescia all’inizio del Cinquecento, p. 73 n. 103.
Contenuto: Uffici propri diurni comprensivi di messa, talora solo la messa o
solo alcune antifone. Per il dettaglio cfr. tavola 1. Osservazioni: nelle mani A e
D gli introiti sono accompagnati da versetto salmodico interamente notato. Gli
alleluia redatti dalle mani A, A2, D sono definiti in rubrica graduali e per lo più
solo il versetto è notato, mentre l’acclamazione alleluiatica iniziale o manca
(mano A2) o non è notata, lo è invece quella che chiude il versetto; nella mano
A4 è notato solo il versetto e la rubrica che precede è «V.». Nell’indice alfabe-
tico riportato sul verso della I carta di guardia il communio è sempre indicato
come «Postcommunio».
Appendice 2
Descrizione codicologica delle cc. 1 (non numerata) ec83 inserite
nel Graduale ms. Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo, 2D
(Comune dei santi)
Addenda al Graduale
metà del xviii secolo
Brescia, Duomo Vecchio (redazione: Brescia, Agostiniane dei Santi Pietro e
Marcellino).
Due carte, entrambe cartacee, inserite rispettivamente all’inizio del manoscritto
(per sanare la caduta dell’originaria c. i), carta non numerata e da ora indicata
come c. 1, e tra le originarie cc. lxxxii ed lxxxiii, con cartulazione di mano
seriore (83), collocata in lapis sul recto nell’angolo superiore esterno.
Dimensioni: c. 1 mm 549 x 380, c. 83 mm 540/542 x 382/390.
Filigrane: a carta 83 filigrana costituita da un disegno simmetrico sovrastato
da ampia corona.
Sulla prima carta di guardia, inserita in sede di restauro della legatura (in con-
comitanza con l’inserimento dell’addenda?): tre mezzelune di grandezza pro-
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Uno scriptorium femminile nel Settecento a Brescia 187
gressiva allineate «C c c», sotto le quali si intravedono delle lettere di difficile
decifrazione.
Una sola mano, identificabile con la mano A del ms. Brescia, Museo Diocesano,
Inventario 1233 olim U.
Struttura della pagina: 7 sistemi per carta; a c. 1 rigatura orizzontale e verticale a
secco, specchio mm 460 x 296/300 circa, tetragramma mm 28/30; a c. 83 rigatura
orizzontale a secco mm 460 x 310/314 circa, tetragramma mm 28. Foratura pre-
sente solo a c. 83 e solo su un lato, in corrispondenza del tetragramma.
Scrittura: umanistica libraria; inchiostro marrone per la scrittura (a c. 83 più scu-
ro) e rosso per le rubriche.
Notazione musicale: quadrata in inchiostro marrone su tetragramma in inchiostro
rosso. Quadrato regolare, assenza della virga, varietà di forme grafiche per il
punctum con finalità non solo ornamentali, losanga isolata su sillaba per lo più
atona in contesto proparossitono, predilezione per la disgregazione dei neumi
plurisonici in gruppi costituiti da punti e losanghe accostati, presenza di strophi-
ci. Chiave F (= Fa), uso costante del custos, presenza del bemolle di mano origi-
nale, stanghette doppie di mano originale a fine brano.
Decorazione: iniziali ornate di medie dimensioni (comprendenti in altezza un
intero sistema) a più colori con delicati motivi fitomorfi fungono da capolettera
di ogni canto notato; iniziali semplici in rosso o a due colori di piccole dimen-
sioni impreziosiscono le rubriche, l’inizio di alcune sezioni dei canti, alcuni ca-
pilettera. Si riscontrano i medesimi motivi ornamentali caratterizzanti la «A»
in particolare, ma anche la «M», vergati dalla mano A nel ms. Brescia, Museo
Diocesano, Inventario 1233 olim U.
Note storiche: si veda quanto esposto nel contributo.
Bibliografia: 1. http://www.hymnos.sardegna.it/iter/iterliturgicum.htm (ultima
visita 20 marzo 2017) Iter Liturgicum Italicum, Repertori (cor. 2D); 2. S. Vitale,
Il canto liturgico nella Cattedrale di Brescia all’inizio del Cinquecento, p. 73.
Contenuto: Proprio dei santi (1r: s. Giuseppe, communio Ioseph fili David). Co-
mune dei santi (1v: Un apostolo Vigilia, parte iniziale dell’introito Ego autem
sicut oliva che prosegue di mano originale sulla carta adiacente); Natale di più
martiri tra Pasqua e Pentecoste (83 r: alleluia Vos estis qui permansistis. Come
nel ms. Brescia, Museo Diocesano, Inventario 1233 olim U, mano A, il canto
dell’alleluia è introdotto dalla rubrica «G(radua)le» e le due acclamazioni alle-
luiatiche iniziali non sono notate; il canto è dunque costituito solo dal versetto
notato concluso da un’acclamazione alleluiatica).
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188 Stefania Vitale
Appendice 3
Contenuto del ms. Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo,
2D, Graduale
Proprio dei santi. 1r di mano seriore: s. Giuseppe (communio). Comune dei santi.
1v-viv: Un apostolo Vigilia (di due mani seriori rispettivamente le cc. 1 v, 3 r-v).
viv-xiiv: Più apostoli Vigilia. xiiir-xxxiv: Un apostolo In natali (su inserto incol-
lato a c. xxr alleluia di mano seriore per i ss. app. Pietro e Paolo, Infra Octavam).
xxxiv-xxxxiiiiv: Un martire pontefice. Foglio cartaceo di mano seriore aggiunto
tra le cc. xxxxiv e xxxxiir: s. Blasio vescovo e martire. xxxxiiiiv-lxixr: Un
martire non pontefice In natali (una mano seriore sana la caduta di c. lvii, in-
serendo c. 57, su cui verga, oltre alla conclusione del quarto graduale mutilo, il
caput del graduale Beatus vir, già riportato da mano originale alle cc. lv-lir, in
luogo del caput dell’alleluia Beatus vir). lxixr-lxxvir: Un martire In natalitiis
da Pasqua a Pentecoste. lxxvir-lxxxiiv: Più martiri In nataliciis da Pasqua a
Pentecoste (una mano seriore inserisce c. 83 tra le cc. lxxxii e lxxxiii contenen-
te un alleluia). lxxxiiv-clxiiiv e 144r-v: <Più martiri In natalitiis> (una mano
seriore sana la caduta di c. cxxxxiiii). 144v e cxxxxvr-clxiiiiv: <Un confessore
pont. In natali>. clxiiiiv-clxxiiir: Un confessore non pontefice. 164 inserita da
mano seriore tra le cc. clxiiii e clxv: In missa doctorum introito, Martirum [sic]
post septuagesima graduale. clxxiiir-<ccxiiv>: Vergini In natalis. <ccxiiv>-
<ccxxr>: Dedicazione della Chiesa. <ccxxr>-<ccxxxxr>: In agenda defun-
ctorum (comprende la sequenza Dies ire). <ccxxxxr>-<ccxxxxvv>: gli otto
toni salmodici per gli introiti. <ccxxxxvv>-<ccxxxxixv>: In Pascha sequen-
za Victime paschali laudes (con il versetto antisemita Credendum est magis).
<ccxxxxixv>-<cclvir>: Missa de Trinitate. <cclvir>-<cclxxviiv>: 3 Credo
in canto fratto (De apostolis, Chardinalis, Commune). Carta di guardia posterio-
re: indice di mano seriore.
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Sommario
Sergio Onger, Presentazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Maria Teresa Rosa Barezzani, Premessa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
Daniela Castaldo, Musica a Brescia in età romana.. . . . . . . . . . . . . 17
Maria Teresa Rosa Barezzani, Notazioni neumatiche a Brescia
nei secoli x-xiii. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
1. Premessa, 33 - 2. Le adiastematiche, 34 - 3. Le diastematiche,
46 - 4. Conclusioni, 57 - Appendici, 60
Remo Lombardi, I manoscritti liturgico-musicali domenicani pres-
so la Biblioteca Queriniana di Brescia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63
1. Notazioni quadrate, 69 - 2. Litanie. La posizione e l’identifica-
zione di S. Caterina nelle litanie femminili, 96 - 3. Litanie maschili,
108 - 4. Conclusioni, 110 - Appendice 1, 114 - Appendice 2, 122
Paola Dessì, I codici liturgico-musicali medievali di Brescia nel-
la collezione di G. C. Trombelli, amico di Padre Martini. . . . . . . . . . . 145
1. Nota sul collezionista, 145 - 2. Trombelli e Brescia: manoscritti,
libri, medaglie, 146
Stefania Vitale, Uno scriptorium femminile nel Settecento a
Brescia al servizio del canto gregoriano della Cattedrale?. . . . . . . . 159
1. Lo status di miscellanea work in progress - la pluralità delle mani
che presentano tratti comuni, 160 - 2. La peculiarità della scrittura, 163
- Appendice 1, 182 - Appendice 2, 186 - Appendice 3, 188
Francesco Saggio, Un primo approccio analitico al Modulatio-
num liber primus (1560) di Giovanni Contino da Brescia. (Con ca-
so di filologia d’autore).. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 189
1. Premessa, 191 - 2. I testi, 192 - 3. Le musiche, 197 - Appendice, 212
Marcello Mazzetti - Livio Ticli, «Quando de quintis terzisque
calabat in unam octavam». Per una storia della prassi esecutiva
della musica sacra a Brescia nel tardo Cinquecento.. . . . . . . . . . . . . . . 223
Appendice i, 253 - Appendice ii, 256
Daniele Torelli, La produzione polifonica dei monaci cassinesi
bresciani: riflessioni fra repertorio e contesto. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 295
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590 Sommario
Augusto Mazzoni, Comporre musica a Brescia negli ultimi
cent’anni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 337
Mariella Sala, L’Opera a Brescia nelle carte dell’Archivio di
Stato. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 345
1. Musicisti e orchestra, 346 - 2. La stagione 1801-1802, 359 - 3.
Libretti d’opera bresciani nelle biblioteche del territorio, 365
Marco Bizzarini, Aspettando l’imperatrice: vita musicale a Bre-
scia nella seconda metà del Seicento. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 369
Giosuè Berbenni, I Serassi e la cultura organaria bresciana. . . . . . 381
1. Il tema, 381 - 2. I Serassi, 382 - 3. Il solido legame con gli An-
tegnati di Brescia, 385 - 4. La terra bresciana è onorata da ottimi
organari, 387 - 5. I Serassi nel territorio bresciano dal 1773 ca. al
1870, 388 - 6. I comuni della provincia, 393 - 7. La città, 394 - 8.
La situazione attuale, 397 - 9. La tradizione con l’innovazione, 409
- 10. Le novità dello strumentale: l’organo-orchestra, 410 - 11. Il
crescendo rossiniano, 411 - 12. Popolarità, modernità e nazionalità,
411 - 13. L’organo risorgimentale, 412 - 14. Il Carteggio, 414 - 15.
Conclusione, 415 - Appendici, 417 - Riferimenti di bibliografia del
Catalogo, 476
Rodolfo Baroncini, Da Brescia a Venezia: migrazioni, prassi
strumentale e patronage. Il caso di Giovanni Antonio Leoni «dal
violin». . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 481
Regesto documentario, 501
Fabio Perrone, La liuteria bresciana secondo mons. Angelo Be-
renzi (1853-1925). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 505
Donatella Restani, Tracce di olifanti nella narrazione di un
viaggiatore bresciano del Quattrocento. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 535
Ugo Orlandi, Bartolomeo Bortolazzi (1772-1846), virtuoso man-
dolinista e chitarrista bresciano. Nuove acquisizioni biografiche. . . 545
1. Il nome?, 552 - 2. Compagnie e istruzione musicale, 553 - 3. Con-
clusioni, 559 - Appendice documentaria, 560
Indice dei nomi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 565
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Annali di storia bresciana
1. Brescia nella storiografia degli ultimi quarant’anni, a cura di S. Onger
2. Moneta, credito e finanza a Brescia. Dal Medioevo all’Età contempo-
ranea, a cura di M. Pegrari
3. Dalla scripta all’italiano. Aspetti, momenti, figure di storia linguistica
bresciana, a cura di M. Piotti
4. Brescia nel secondo Cinquecento. Architettuta, arte e società, a cura di
F. Piazza e E. Valseriati, schede a cura di I. Giustina e E. Sala
5. Cultura musicale bresciana. Reperti e testimonianze di una civiltà, a
cura di M.T. Rosa Barezzani e M. Sala
6. Fortunato Martinengo: un gentiluomo del Rinascimento fra arti, lette-
re e musica, a cura di M. Bizzarini e E. Selmi [in preparazione]
7. Letteratura bresciana del Seicento e del Settecento, a cura di C. Cap-
pelletti e R. Antonioli [in preparazione]
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Annotazioni
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ANNALI DI STORIA BRESCIANA
5
Sergio Onger Brescia
Cultura nella storiografia
musicale bresciana
Maria Teresa Rosa Barezzani
Daniela Castaldo deglie ultimi
Reperti quarant’anni
testimonianze di una civiltà
Remo Lombardi
Paola Dessì a cura di Maria aTeresa
cura diRosa
Sergio
Barezzani
Onger e Mariella Sala
ANNALI DI STORIA BRESCIANA
Stefania Vitale
Francesco Saggio
Marcello Mazzetti
Livio Ticli
Daniele Torelli
Augusto Mazzoni
Mariella Sala
Marco Bizzarini
Giosuè Berbenni
Rodolfo Baroncini
Fabio Perrone
Donatella Restani
Ugo Orlandi
ISSN 2283-7736
ISBN 978-88-372-3155-2
€ 35,00
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