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Curiosita Aneddoti Avvenimenti Massonici

Il documento esplora aneddoti e fatti storici legati alla Massoneria in Italia, evidenziando il suo impatto sulla politica e sulla società dal XVIII al XX secolo. L'autore, Antonio Gualano, analizza le ideologie massoniche, i conflitti con la Chiesa Cattolica e il ruolo della Massoneria nel Risorgimento e nei periodi successivi, inclusi il fascismo e le guerre mondiali. Il lavoro si propone di fornire una comprensione più profonda delle dinamiche storiche e culturali attraverso la lente della Massoneria.

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Curiosita Aneddoti Avvenimenti Massonici

Il documento esplora aneddoti e fatti storici legati alla Massoneria in Italia, evidenziando il suo impatto sulla politica e sulla società dal XVIII al XX secolo. L'autore, Antonio Gualano, analizza le ideologie massoniche, i conflitti con la Chiesa Cattolica e il ruolo della Massoneria nel Risorgimento e nei periodi successivi, inclusi il fascismo e le guerre mondiali. Il lavoro si propone di fornire una comprensione più profonda delle dinamiche storiche e culturali attraverso la lente della Massoneria.

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Antonio Gualano

Curiosità, aneddoti,
avvenimenti massonici

Collana Cenni di Storia Massonica


Impaginazione: QUICK SERVICE Trapani
Foto e immagini: archivio A. Gualano
Foto di Nunzio Nasi: archivio prof. S. Costanza

Stampato nel mese di aprile 2014 dalla Litotipografia Abate in Paceco


Introduzione

Vi sono aneddoti o fatti della vita pubblica e privata che meglio mettono in
risalto la personalità di un individuo, d’un politico, di un massone.
Questo lavoro non ha la pretesa di aggiungere elementi nuovi, fondamenta-
li, alla numerosa letteratura con i personaggi individuati, perché gli stessi sono
stati messi in risalto e conosciuti, sin dalla nostra prima età scolare, né ha l’in-
tento di contribuire, con un saggio, ad ulteriore valutazione specifica del perio-
do politico pre Unitario interessato come risaputo, dagli attriti tra la Chiesa
Cattolica e lo Stato italiano.
Come negli altri libri editi, esporrò, sugli argomenti trattati, le idee di stu-
diosi, di organi di stampa, riportando le loro intuizioni, i loro giudizi, succin-
tamente, cercando, quanto più possibile, di estraniarmi per lasciare le valuta-
zioni del caso al lettore.
Per fare questo ed inquadrare aspetti inaspettati ed atteggiamenti, a volte
curiosi, dei politici, massoni, ho riportato aneddoti che sorprenderanno il let-
tore e possono dare ai singoli, contributi aggiuntivi di conoscenza degli eventi
storici dei secoli XVIII, XIX, XX.
Ritengo sia, altresì, importante per tali contributi, soffermarsi sull’apporto
ideologico delle scelte politiche nei predetti secoli ed, in qualche modo, il con-
trollo della Massoneria internazionale sul Grande Oriente d’Italia.
Basterà, pertanto, attenzionare alcuni contatti epistolari, decreti, pressioni
diplomatiche sugli Stati interessati ai capovolgimenti politici, per collegarli alla
nostra cultura storica e nello stesso tempo evidenziare le contraddizioni spes-
so tra le azioni e le ideologie professate.
Si potrà così conoscere l’impegno politico di alcuni uomini di Governo ed il
loro accanimento per la realizzazione di un’Italia diversa.
Un’attenzione particolare è stata da me dedicata alle ideologie massoniche,
i loro significati ed il confronto con i principi espressi dal Concilio Vaticano II.
I fugaci riferimenti a periodi cruciali dell’Ordine massonico all’interno della
Nazione italiana, mettono, in risalto come non sempre un’associazione esote-
rica possa inserirsi, senza correre rischi, nelle Istituzioni dello Stato e come,

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peraltro, la presenza massonica negli alti vertici delle Istituzioni statali abbia
potuto contribuire a realizzare la democrazia e l’intento di fare considerare
l’Uomo al centro delle valutazioni politiche e sociali.
Anche in questo libro ho attinto molto da L’Osservatore Romano, l’organo
di stampa d’oltre Tevere, convinto che lo stesso sia stato uno dei maggiori
divulgatori di notizie massoniche e dei suoi uomini più rappresentativi e da
molte pubblicazioni.
Gli articoli, spesso, anche di altri scrittori, sono stati riportati nella loro inte-
rezza, per cercare di fare comprendere che solo con la conoscenza delle idee
contrapposte e la loro debita valutazione, ci si può avvicinare alla Verità. Gli
stessi evidenzieranno l’acredine delle parti in lotta con un quadro non certo
idilliaco di un periodo in cui la democrazia stentava a mettere radici nel giova-
ne Stato unitario. Spero che questo ulteriore contributo, nel compimento del
mio ottantesimo anno, abbia incrementato, positivamente, la Collana di sto-
ria massonica da me iniziata diversi anni or sono.

L’Autore

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Imporre la propria forza ad altri è la dimostrazione di forza ordinaria.
Imporsi a sé è la testimonianza della possanza verace.
LaoTseu (Une voie pour l’Occident, pag. 213)

La Massoneria

“La Massoneria per me è l’arcano arcanorum caro agli alchimisti, il quar-


to pilastro del monoteismo e la colonna invisibile che riunisce giudeismo, cri-
stianesimo e islam, rinnovando le loro aspirazioni comuni”. (Bruno Etienne,
Une Voie pour l’Occidente, pag. 15)
Per Max Weber la Massoneria è un raggruppamento di volontari che hanno
scelto qualche volta, dopo certe esperienze, di aggregarsi ad altri adepti aven-
do medesime esperienze.
Carlo Francovich sostiene che la Massoneria è la figlia primogenita dell’in-
tellettualismo settecentesco.
Contrariamente a quanto molti massoni credono, il motto Libertà, Legalità,
Fraternità non è stato in origine il motto della Massoneria. Doveva passare ben
più di un secolo e mezzo perché si affermasse nei Grandi Orienti. (Une Voie
pour l’Occident)

La parola perduta
“È il tema più affascinante della mitologia massonica. Certo essa si riferisce
ancora alla Bibbia e ai Compagnons.
Ma oggi è possibile fare un’indagine etno-linguistica e ci si rende conto del
genio incosciente dei fondatori. La parola perduta rinvia ad una idea di una lin-
gua primordiale universale e quindi alla possibilità di ritornare prima dell’epo-
ca della Torre di Babele come utopia”. (Une Voie pour l’Occident)
Alcuni autori hanno definito la Frammassoneria “La società del pensiero”,
altri sostengono che lavora per mezzo del simbolismo che è “la voce del silen-
zio”. (Esquema filosofico de la Masoneria, Francisco La Fuente)

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“La Frammassoneria non avrà mai nulla di comune con nessuna specie di
congiure segrete”. Così l’art.3 dello Statuto Massonico Italiano. (La Civiltà
Cattolica,18. 8.1864)

Non esiste una massoneria deviata, espressione molto in uso nei nostri
tempi, sbrigativa, onnicomprensiva, e che comunque denota una incapacità
concettuale; non esiste una Chiesa cattolica deviata; esisterà un’ulteriore
Chiesa scismatica, un’associazione spuria. Chi non è libero e di buoni costumi
e attenta alle istituzioni dello Stato, non è massone. (Antonio Gualano, Tesi ed
antitesi)

Nathan nel giornale romano Tribuna sostenne che la Massoneria non è


un’associazione politica. “È un’associazione patriottica ed educativa, scende
nella politica quando le supreme esigenze della difesa della patria, lo richiedo-
no, contro chi vorrebbe attentarvi, militi di qua o di là”.

Fasi storiche della Massoneria

- Il periodo della Massoneria operativa medioevale


La Massoneria in questo periodo è essenzialmente religiosa. Protettori delle
Logge erano I Quattro Coronati (Claudio, Castoro, Sinfosio, Nicostato). Spesso
il capo della Loggia era un sacerdote. La lettura della Bibbia risultò essenziale
per la costruzione delle Cattedrali.
I Liberi Muratori, o franchi muratori, erano così chiamati per le loro capa-
cità operative, che consentivano le disposizioni dei Potenti per l’esenzione dai
tributi e la libera circolazione nei territori.

- Il periodo dell’accettazione
Artisti, uomini di pensiero erano attratti dai privilegi acquisiti dai Liberi
muratori.
Mutò di fatto la Massoneria; non esercitando i sopravvenuti il mestiere e

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portando gli ideali umanitari, le loro conoscenze, i loro rituali, la stessa si tra-
sformò, via via, da operativa a speculativa, creando una distanza ideale dalla
realtà cristiana, religiosa, della fase pregressa.
Non poco influì il pensiero protestante fatto proprio da Valentin Andraea
attraverso i suoi scritti Rosacrociani. La magia Caldea, l’esoterismo arabo ed
egiziano,contribuirono alla formazione della nuova classe massonica, i cui
riflessi vengono ancor oggi evidenziati dai Rituali dell’Ordine e dei Riti.
Sostiene Rosario Esposito che il mondo dell’accettazione massonica si ispi-
rava a molti filoni filosofici e misti soprattutto quelli che attraverso l’utopia
“impostavano le istanze delle riforme e del progresso umano globale. Con ogni
probabilità essi mutuarono da Tommaso Moro (secolo XV) il quadro sociale in
cui tutti avrebbero avuto il diritto di coltivarsi nella libertà; a lui si attribuisco-
no la dottrina e lo stesso termine di tolleranza”.

- La laicizzazione della Massoneria


La polemica anticattolica determinata dal pensiero luterano, dalle guerre di
religione susseguitesi alla Pace di Augusta del 25 settembre 1555, lo scontro
anticattolico determinato dalle questioni dinastiche inglesi (decadenza degli
Stuart, cattolici, ed affermazione degli Hannover, protestanti), determinò, sen-
za dubbio, il flusso di idee che cercarono di trovare un nuovo riconoscimento
dei diritti dell’Umanità, affermando i principi di fraternità e di giustizia ridi-
mensionando i rapporti con gli Stati teocratici e le confessioni religiose.
“Non più elevazione di templi di pietra, ma, attraverso la levigazione dell’in-
dividuo, costruire un tempio per l’umanità fondato sulla giustizia e tolleran-
za”.
Dare a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare divenne un prin-
cipio comune a tutti i pensatori che attraverso l’Illuminismo si diffuse con la
consapevolezza della centralità dell’uomo e dell’affermazione dei principi di
uguaglianza, fratellanza, di libertà sostenuti e propugnati dalla Rivoluzione
francese che accentuò il distacco tra il religioso ed il civile, tra il potere statale
e religioso. Si affermò la laicizzazione della società e della Massoneria.

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- La Massoneria Risorgimentale
La Massoneria italiana del secolo XIX diventa salottiera e cerca la solidarie-
tà delle associazioni, dei partiti, dei nobili, dei politici per vincere la battaglia
intrapresa contro il Potere temporale della Chiesa e dei suoi privilegi.
È l’arma del patriottismo, della propaganda, della ricerca del consenso degli
intellettuali che viene dibattuta nelle segrete. Sembra che in questo periodo,
nonostante gli avvertimenti delle Consorelle estere, la lotta politica e non l’eso-
terismo trionfi nelle Logge, lotta proiettata poi all’esterno attraverso la stampa
e le associazioni combattentistiche.
Molto influì l’appoggio della Massoneria internazionale che si associava all’i-
taliana per pretendere l’Unità d’Italia. Le sanzioni papali valsero a creare un
fronte anticlericale trasversale e la lotta tra gli schieramenti fu senza tregua. Si
parlò allora di congiure massoniche, protestanti e di complotti ebraici-massoni.
Dopo la presa di Porta Pia, la Massoneria cercò di inserire propri affiliati
nelle Istituzioni portando al culmine delle stesse e nei Governi sabaudi uomi-
ni come Zanardelli, Crispi, Vittorio Emanuele Orlando e diversi Ministri.
Il programma allora della Massoneria attraverso i suoi associati fu di creare
una forza politica e sociale che potesse attuare riforme laiche quali l’annulla-
mento dei privilegi ecclesiali, la cremazione, il matrimonio civile, il divorzio,
l’incameramento dei beni ecclesiali.
Fu anche l’inizio dello sfaldamento del fronte laico attraverso l’assunzione
della autonomia ideale ed operativa dei partiti di sinistra. Alla fine del periodo
risorgimentale la Massoneria “depose il fucile alla ricerca anche della perfezio-
ne individuale dell’affiliato”.

- La Massoneria nella storia recente


Durante il periodo fascista in cui per decreto di Mussolini, “l’uomo della
Provvidenza”, venne sciolta la Massoneria; la stessa ritornò nelle segrete e mol-
ti Fratelli o languirono nelle prigioni o presero la via dell’esilio.
Mutò il rapporto Stato-Vaticano ed il Concordato dell’11 febbraio 1929 modi-
ficò la legge delle Guarantigie già condivisa anche dai Massoni. Lo schieramento
laico balbettò ed il ritiro sull’Aventino, rinforzò le mire totalitarie di Mussolini.

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La Conciliazione, che pure era stata auspicata da Crispi, vanificò ogni ulte-
riore possibile lotta democratica ed il governo fascista ottenne quanto non ave-
vano ottenuto le sanzioni papali. “Non pago, L’Osservatore Romano, organo del
Vaticano, il 13 aprile 1926, invitava il governo fascista a vigilare eliminando un
oscuro dominio di dominazione massonica, all’ombra di un pallido liberali-
smo settario. Fu così che in tutta Italia la Massoneria si acchetò”. (Antonio
Gualano, La presenza massonica nel territorio trapanese dal 72, pag. 69)
Dopo le due guerre mondiali, in cui cattolici e laici-massoni trovarono un
silenzioso abbraccio patriottico, la Massoneria, stanca dell’anticlericalismo,
cercò, e cerca, di ritornare nei ranghi esoterici nelle Logge e di intraprendere
confronti con le confessioni religiose, proponendo, con avveduto sincretismo,
alle stesse, un fronte comune per valorizzare, in favore dell’Umanità, i princi-
pi convergenti, evitando estenuanti ed improduttive lotte per preconcetti.
Percorrere questa strada non è semplice in una società multietnica in cui le
problematiche reali vedono impegnati spesso laici e rappresentanti delle reli-
gioni ad un tavolo comune per una visione globale dei bisogni materiali, etici,
morali e spirituali dell’Uomo.

Germania: convento di Kohlo


“Di particolare importanza fu il convento di Kohlo (1772) nel quale i Cava-
lieri Templari si fusero con un nuovo sistema massonico, il cosiddetto Cleri-
cato, inventato da un altro fanatico Johann August von Starck, capo predicato-
re di Corte e sovrintendente generale, convertito al cristianesimo. I Clerici
erano un sedicente ramo spirituale dei Cavalieri Templari, avevano un rituale
molto ben elaborato, riproducente un ordine spirituale, pretendevano di pos-
sedere gli ultimi segreti della magia e dell’alchimia e di perseguire per neces-
sità spirituali i propositi cattolici”. (Il Libero Muratore, pag. 89)

Giuramento massonico nel secolo XVIII


“…in una parola prometto di non essere direttamente o indirettamente di
divolgamento di alcuno dei misteri della Società che mi saranno rivelati al pre-

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sente o in avvenire. E a questi mi obbligo sotto la pena a cui mi soggetto nel
caso che mancassi di parola, la qual si è che mi siano abbruciate le labbra con
un ferro rovente, tagliata la mano e strappata la lingua. Che poi in qualche
Loggia dei Fratelli Liberi Muratori durante tutta la cerimonia di ricevimento dei
Fratelli Serventi resti appeso il mio corpo ad eterna vergogna della mia perfi-
dia e a terrore degli altri.
Alla fine poi dell’Adunanza che sia arso e le ceneri spedite alle principali
Logge, acciocché gli altri Confratelli veggano e ne siano atterriti, dopo di che
vengano sparse al vento e disperse, e in tal guisa si conservi fra tutti i Fratelli
una memoria terribile del mio tradimento. Iddio aiutami e questi tuoi Santi
Vangeli”. (Tratto da: Istituzioni Riti e Cerimonie dell’Ordine de’ Francs
Maçons, pagg. 33-35)

Riconoscimento della Gran Loggia d’Inghilterra


London 7 maggio 1862
Molto Rispettabile Gran Maestro.
Il molto Venerabile Gran Maestro della Gran L:. d’Inghilterra, il conte di Zetland,
mi ordina di accusarvi ricevuta della comunicazione che voi siete stato compiacen-
te di indirizzargli sotto la data del 12 maggio ultimo, annunziandogli l’istituzione
di un Grande Oriente d’Italia a Torino, e la vostra elezione a Gran:. M:. dell’Ordine.
Il Gr:. Maestro dell’Inghilterra desidera che io vi offra le sue congratulazioni per
questo prospero avvenimento, essendo egli pienamente convinto che la diffusione
della Frammassoneria in Italia sarà di grande beneficio a tutte le classi dell’uma-
nità, e che una società come la nostra fuori di ogni politico movimento ed avente
per solo scopo il perfezionamento delle qualità intellettuali e morali di tutti quelli
che abbracciano le massime, sarà ben vista ed apprezzata.
Il Gran:. Maestro dell’Inghilterra sarebbe felice di ricevere maggiori informazioni
di quelle che si contengono nella vostra lettera, sul modo con cui il Grande O:. fu
costituito. Egli sarebbe inoltre molto lieto di conoscere il numero delle Logge ora
poste sotto la vostra autorità, dove quelle siano situate, i requisiti che da quelle si
esigono, e finalmente, copia delle leggi colle quali si governano e nota dei partico-
lari gradi che nella vostra Frammassoneria sono contenuti e sanzionati. Con sem-

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pre cordiale augurio di successo, e prosperità dell’Ordine. Onore a te, molto rispet-
tabile Signore.
Vostro ubbidiente servo e Fratello - Firmato M. Gray Clarke - G. S.
In tale occasione il Gran Maestro Lino Salvini scrisse:
Balaustra n° 17/Is del 20 Settembre 1972.

Carissimi Fratelli,
il 13 settembre 1972 è una data che resterà nella storia della Massoneria Italiana.
L’aspirazione del popolo massonico italiano alla universalità è stata realizzata con
il riconoscimento della regolarità del Grande Oriente d’Italia da parte della Gran
Loggia Unita d’Inghilterra.
“that this United Grand Lodge of England accords recognition to the Grand
Orient of Italy”.
Con questa frase, la terza sessione trimestrale della Gran Loggia d’Inghilterra ha
sancito l’inizio dei rapporti ufficiali fra i due popoli massonici e così potrà avveni-
re lo scambio dei Grandi rappresentanti fra il Gran Maestro della Loggia Unita
d’Inghilterra, il Duca di Kent, ed il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.
Sebbene non fosse mai stato messo in dubbio la nostra legittimità di origine ed il
nostro diritto alla sovranità territoriale in questo paese, mai la Gran loggia Unita
d’Inghilterra aveva riconosciuto un corpo massonico italiano.
Il 7 maggio 1862 al Gran Maestro Costantino Nigra, che aveva richiesto il ricono-
scimento, il Gran Segretario Gray Clarke a nome del Gran Maestro, Conte de
Zetland, chiedeva chiarimenti onde conoscere se i principi delle nostre leggi corri-
spondevano a quelle delle altre Grandi Logge riconosciute dalla Gran Loggia Madre.
Da allora questa indagine non è mai cessata e soltanto oggi il Board of General
Purposes ha potuto proporre il riconoscimento accordatoci.
In questo momento storico il nostro pensiero va a quelle Grandi Logge che non
hanno esitato a confortarci sinora della loro amicizia e della loro considerazione.
La nostra missione storica è oggi riconosciuta perfetta: la lunga marcia attraverso
il deserto si è conclusa. I Liberi Muratori italiani entrano nella terra promessa della
certezza del diritto ed ora non debbono più limitarsi a credere, perché finalmente
vedono, di essere la Massoneria Italiana che nessuna fazione potrà scomporre o
devastare.

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Giorno di gioia, Fratelli, oggi che possiamo considerare presenti nella nostra cate-
na oltre i fratelli inglesi anche quelli delle Grandi Logge che attendevano questo
evento per intraprendere i rapporti con noi. Il pensiero va al 30 giugno 1969, quan-
do parlando di realtà e prospettive della Massoneria Italiana, dicemmo fra l’altro:
“Certo è motivo di amarezza rilevare che ancora non esistono rapporti diretti con
alcune Grandi Logge ed in particolare con quelle di molti paesi europei.
L’universalità della Massoneria, il legame fraterno fra tutti i Fratelli del mondo deb-
bono acquisire una realtà più concreta.
Sono trascorsi d’allora tre anni, l’aspirazione è realtà!
Operiamo tutti insieme, Fratelli, affinché questo grande nostro patrimonio intan-
gibile non possa mai essere intaccato”.
Col triplice fraterno saluto
Il Gran Maestro Lino Salvini
(Atti del Grande Oriente d’Italia n°71-1972 Balaustra n°17/LS).
Il riconoscimento al Grande Oriente d’Italia venne revocato a seguito dei fatti col-
legati alla P2. Sono, in atto, contatti per il ripristino dello stesso.

Occorre il riconoscimento per essere Massoni?


Quanto sopra indicato fa sorgere spontanea questa domanda.
La Massoneria del Grande Oriente d’Italia è nata per l’elevazione morale e
spirituale dell’uomo.
Il Massone per essere considerato tale deve accettare i principi della
Costituzione dei Liberi Muratori, promulgata il 17 gennaio 1723 e ristampata,
con variazioni, nel 1738, ispirata agli Antichi Doveri.
Ecco i principi fondamentali che il neofita massone deve considerare pro-
pri:

• obbedire alla legge morale essere uomini buoni e sinceri, liberi e di buoni
costumi,
• non essere ateo e credere nel Dio secondo la propria scelta religiosa,
• essere un pacifico suddito dei poteri civili, osservare la Costituzione della
Repubblica e le relative leggi,

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• essere di sesso maschile senza distinzione di razza, di ceto, o di religione,
• credere ed affermare i principi di libertà, fratellanza, di uguaglianza, e di
tolleranza,
• difendere chiunque dalle ingiustizie,
• dedicarsi alla ricerca esoterica e alla proiezione muratoria nel mondo
profano,
• essere iniziati.
L’accettazione di tali principi massonici, determinata da una scelta esoteri-
ca dell’iniziando, è frutto di un atto di volontà e di autolimitazione di libertà
individuale.
Con il giuramento iniziatico la persona diventa, ipso facto, massone.
Non esistono Grandi Logge privilegiate nella ricerca della verità, piuttosto
alcune tutrici di tradizioni.
È prevalsa, peraltro, in molte massonerie nazionali la volontà di considera-
re la Gran Loggia d’Inghilterra, per le sue lontane origini ed i suoi insegnamen-
ti, come madre degli Ordini massonici nazionali, richiedendo, peraltro, la stes-
sa, per la sua determinazione della regolarità massonica da attribuire alle
singole Gran Logge richiedenti:
Regolarità di origine: cioè che ciascuna Gran Loggia sia stata legittimamen-
te fondata da una Gran Loggia debitamente riconosciuta, o da tre o più Logge
regolarmente costituite.
Che una credenza nel G.A.D.U. e nella sua volontà rivelata sia una qualifica
essenziale per l’appartenenza.
Che tutti gli iniziati assumano i loro impegni sul, o in piena vista del Libro
della Legge Sacra, per il quale si intende la rivelazione dall’alto che sia vinco-
lante per la coscienza del particolare individuo che si stia iniziando.
Che la composizione della Gran Loggia o delle singole Logge sia esclusiva-
mente di uomini; e che ciascuna Gran Loggia non abbia relazioni di alcun
genere con Logge miste o con corpi che ammettono donne fra i propri mem-
bri.
Che la Gran Loggia abbia giurisdizione sovrana sulle Logge sotto il proprio
controllo; cioè che sia un’organizzazione responsabile, indipendente ed auto-
governantesi, con autorità unica e incontestata sui gradi della Corporazione o

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Simbolici (Apprendista Accettato o Registrato, Compagno di mestiere o d’Arte
e Maestro Muratore) nella propria giurisdizione; e non sia in alcun modo sog-
getta a tale autorità con un Supremo Consiglio o altra Potenza che rivendichi
un qualunque controllo o supervisione su quei gradi.
Che le tre Grandi Luci della Libera Muratoria (vale a dire, il Libro della Legge
Sacra, la Squadra e il Compasso) siano sempre esposte quando la Gran Loggia
o le sue Logge subordinate siano al loro lavoro, essendo il Libro della Legge
Sacra il più importante tra questi.
Che la discussione (in materia) di religione e di politica all’interno della
Loggia sia rigorosamente proibita.
Che i principi degli antichi Landmarks, costumi ed usanze delle corporazio-
ni, siano rigorosamente osservati.

Concretamente non è il provvedimento di regolarità che influisca sulla


legittimità massonica del profano che bussi alla porta della Massoneria a meno
che non siano stati violati alcuni principi esoterici citati dalla Gran Loggia
Inglese.
In verità il riconoscimento di regolarità esterna diventa un atto formale per
annodare rapporti più stretti tra i rappresentanti delle Gran Logge, tenuto
anche conto che la richiesta della singola Gran Loggia deve essere avvalorata
prima da altre Gran Logge, il cui giudizio non può non tenere conto dei com-
portamenti iniziatici delle singole Logge facenti capo alla richiedente.

Fonti dei principi massonici della massoneria italiana


Antichi Doveri
Costituzione
Decreto 79/AC del 13.10.1988.
Decreti 29/ e 30 del 30.4.1994.

L’Ordine dei “Fratelli d’Italia”


Fondatori i Sigg. Silvio Galli, il dottor Ottorino Ceccarelli e Umberto Fabri.

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I tre fondatori scrivevano che: “la istituzione ha per oggetto non già di for-
mare spiritualmente l’uomo in base ad una concezione filosofica-religiosa ma
soltanto di educare il cittadino… la sfera della concreta attività è di sua natu-
ra strettamente laica”.
L’Osservatore Romano, del 5.10.1922, sosteneva: “L’affinità massonica che
si riscontra dagli ordinamenti interni dell’Ordine, a base gerarchica, sarebbe
evidenziata dai Fondatori: dalla necessità di assicurare una cauta selezione
degli elementi diretti.” La stessa ragione che adducono i massoni per spiegare
e giustificare i loro Ordinamenti. Riguardo, poi, al segreto massonico imposto
ai fratelli giurati, i tre fondatori dicono: “non vi è ragione di dare troppo rilie-
vo al vincolo del segreto, data la estrema delicatezza di certe funzioni”.
“E però, concludeva L’Osservatore Romano, i Fratelli d’Italia lasciamoli nelle
tombe dell’inno di Mameli”.

Il C.L.I.P.S.A.S.
Non tutte le Obbedienze massoniche hanno ottenuto tale riconoscimento,
creando malcontenti nelle Massonerie non accettate e stimolando, perciò, le
stesse a costituire, nel 1961, il C.L.I.P.S.A.S., raggruppamento internazionale di
“Obbedienze liberali” contrapposte a quelle “dogmatiche” che riconoscevano,
come capofila, la Gran Loggia Unita d’Inghilterra.

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GIORDANO BRUNO
(1548-1600)

“Il 9 giugno a Roma era stato inaugurato il monumento a Giordano Bruno,


oratore Giovanni Bovio. L’avvenimento ebbe grande risonanza in Italia e la
Massoneria aveva avuto una parte di massima importanza avendo voluto signi-
ficare con quel monumento un secolo di lotta e di sterminio dell’autorità spi-
rituale del papato. Il pensiero filosofico di Giordano Bruno fu infatti subordi-
nato dalla Massoneria ad una interpretazione per così dire mitica della vicen-
da del filosofo: arrestato dolosamente, interrogato dal Tribunale inquisitorio
del Santo Uffizio, condannato a morte per eresia e arso vivo in Campo dei Fiori.
La sua vicenda dunque era vista come una battaglia dello spirito scientifico
di ricerca contro le imposizioni dogmatiche del “mostro clericale”. Giordano
Bruno era infatti l’uomo che contro il rogo e la rinuncia alle sue convinzioni
più intime, aveva scelto il martirio: “onorando quindi non l’ateismo o il rifiu-
to del cristianesimo (come fu poi asserito da certo malinteso positivismo) ma
la libertà di pensiero, e quindi, la libertà di religione”. (Mola)
Il Senato, il Governo, ed altri qualificati Capi di Stato, però, negarono la loro
partecipazione, perciò i discorsi ufficiali pronunciati in occasione dell’inaugu-
razione in Campo dei Fiori rimasero, sostanzialmente, espressione del Grande
Oriente d’Italia, senza assurgere a espressione del Governo del Paese.
(tratto da “Un’Amicizia Massonica” – Carteggio Lemmi-Carducci a cura
di Cristina Pipino, Ed. Bastoggi)

“In occasione del monumento a Giordano Bruno, il Papa era vestito tutto il dì in
abiti pontificali: nella sua cappella esposto il Santissimo, come se il popolaccio
dovesse invadere da un momento all’altro il Vaticano per assassinarlo. Attorno a lui
riunita una parte del corpo diplomatico, l’ambasciatore di Francia, fra gli altri,
quasi a sua difesa. Il Papa indirizzò poi una nota alle potenze. La Baviera rispose
che si trattava di quistione interna né essa poteva mescolarsene.”
(tratto da Domenico Farini, Diario di fine secolo, 4 settembre 1891, pag. 39)

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Lettera ad Adriano Lemmi
Caro Adriano,
Col vostro Marsala abbiamo bevuto alla vostra salute.
L’Italia in Roma il 9 giugno fu grande. È una manifestazione solenne, pura, piena
d’avvenire. Voi dovete esserne contento più di tutti…
Addio, caro ed onorato amico.
Lendinara 13 giugno 1889
vostro
Giosuè Carducci
(tratto da “Un’Amicizia massonica”)

No al Congresso Eucaristico
Leggiamo sui giornali, sotto il titolo: “Un ordine del giorno della Giordano
Bruno sul Congresso Eucaristico” quanto segue:
“L’altra sera seguì l’assemblea dell’Associazione Giordano Bruno.
Dopo aver commemorato Guido Podrecca e discusso vari argomenti, fu approvato
a pieni voti un ordine del giorno con il quale: “confermano la data stabilita dalla
propria Direzione cioè di tenere in Udine il Convegno di tutte le proprie sezioni
provinciali, con l’intervento di Silvio Stringari di Venezia all’uopo invitato, conside-
rato che in tale data si terrà a Udine il congresso eucaristico deliberano, di nomi-
nare una Commissione la quale si rechi dall’ill.mo signor Prefetto della provincia
per fare presente che qualora il congresso Eucaristico dovesse assumere per volon-
tà degli organizzatori carattere politico e di manifestazione di protesta per i giusti
fatti svoltisi in questi giorni, subordinando ad essi il carattere religioso della mani-
festazione, decidono che la Giordano Bruno si opporrà con tutte le forze a tali ma-
nifestazioni declinando sin d’ora ogni responsabilità su quanto potrà accadere”.
(L’Osservatore Romano,12.8.1923)

Giordano Bruno e l’infinito


“Poiché dunque l’infinito è tutto quello che può essere, è l’immobile; poi-
ché in lui tutto indifferente, è uno; e perché ha tutta la grandezza e perfezione

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che si possa oltre ed oltre avere, è massimo ed ottimo, immenso”. (De la
Causa, Principio e Uno – a cura di V. Spampinato – tratto da Le vie della Luce
pag. 160)

Mussolini e la rimozione della statua


“…Alla base del monumento si legge un’iscrizione del filosofo Giovanni
Bovio: “A Bruno, il secolo da lui divinato qui dove il rogo arse”.
…All’epoca dei Patti Lateranensi, siglati tra Mussolini e Pio IX l’11 febbraio
1929, i cattolici chiesero la rimozione della statua e l’erezione, al suo posto, di
una cappella di espiazione al Cuore santissimo di Gesù. Mussolini, probabilmen-
te memore dei disordini accaduti non molti anni prima e anche perché G.
Gentile, il filosofo del fascismo, era un estimatore del Nolano non accettò questa
condizione, limitandosi a garantire che non si sarebbero più tenute manifesta-
zioni per commemorare Giordano Bruno. A tale riguardo si fa seguire un passo
del discorso che Mussolini tenne alla Camera dei Deputati il 13 Maggio 1929:
“…non v’è dubbio che, dopo il Concordato del Laterano, non tutte le voci
che si sono levate nel campo cattolico erano intonate.
Taluni hanno incominciato a fare il processo al Risorgimento; altri hanno
trovato che la statua di Giordano Bruno a Roma è quasi offensiva. Bisogna che
io dichiari che la statua di Giordano Bruno malinconica come il destino di que-
sto frate, resterà dove è.
È vero che quando fu collocata in Campo dei Fiori, ci furono delle proteste
violentissime; persino Ruggero Bonghi era contrario e fu fischiato dagli studen-
ti di Roma; ma ormai ho l’impressione che parrebbe di incrudelire contro
questo filosofo, che se errò e persisté nell’errore, pagò…”. ( Enrico Meloni)

Lettera di Ernesto Nathan


Non manca l’opportunità alla stampa cattolica di mettere in risalto che
Ernesto Nathan quando aderisce alla sbandierata che l’Associazione bruniana
si apparecchia a fare per il 17 febbraio, arrogandosi il diritto di aderire in nome
e con il nome della rappresentanza municipale, che, a parte la fede di ciascu-

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no di coloro che la compongono, non ha altro compito, nel regime costituzio-
nale, da quello infuori di curare la pubblica amministrazione…
Dal lato poi della realtà, il Campidoglio è dei Romani ed i Romani nella mag-
gioranza reale non hanno eletto i bloccardi a rappresentarli…
Ecco la lettera (di adesione) del Sindaco nel suo testo integrale:

“Egregio signore,
L’affermazione di assoluta libertà di coscienza, che tutte le fedi religiose rispetta,
anziché l’una o l’altra imporre, il libero pensiero è cardine del programma del-
l’amministrazione comunale; alla manifestazione di Giordano Bruno, simbolo, nel
martirio del filosofo nolano, di quel canone di civile governo, essa nel limite del
manifesto emanato dall’Associazione dalla S.V. rappresentata, non può che asso-
ciarsi. Associarsi a nome di Roma liberale convenuta qui in Campidoglio nelle sue
più varie fazioni, le quali, ascritte a diverse fedi politiche e religiose, ravvisano nella
laicità amministrativa, nella morale civile, nel libero pensiero, le più salde guaren-
tigie di progresso cittadino, nazionale, umano.
Mi creda, egregio signore, con i sensi della maggiore considerazione.
Ernesto Nathan”.
(L’Osservatore Romano, 1 febbraio1910)

Il Campo dei Fiori


“…Sin dal 1456 e sotto il pontificato di Eugenio IV cominciò a chiamarsi
Campo dei Fiori.
Appare dunque manifesto come, nel monumento al Bruno, non si è voluto
onorare né la scienza né il suo Governo; lotta non pure contro la religione cat-
tolica e contro l’autorità spirituale del Papa, ma contro il Cristianesimo tutto
intero, anzi contro ogni simbolo religioso.
Per ciò l’avv. Basso, presidente del comitato pel monumento a Giordano
Bruno, nel consegnare la statua al sindaco Guiccioli, gli raccomandò di custo-
dirla gelosamente, perché essa è “la prima pietra miliare che segna il cammi-
no della nuova Roma”. Uguale pensiero espresse Bovio, sebbene con diverse
parole, quando disse che “il XX Settembre fu una conclusione, il 9 giugno è un

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principio: allora l’Italia entrò in Roma, termine del suo cammino; oggi Roma
inaugura la religione del pensiero, principio di un’altra età”.
…Questa follia, infatti, voluta dalla Massoneria e favorita dal Governo, è di
una enormità così grande, che il Bovio ha avuto ragione di dire che al Papato
“recò meno dolore l’invasione di Roma il 20 settembre 1870, che la sacrilega
profanazione della sede del Cattolicesimo il 9 giugno 1889”.
…Non è sede né gloriosa né indipendente sulle sponde del Tevere quella
che Francesco Crispi conserva al Romano pontefice, obbligandolo ad udire
dalla sua reggia urla infernali degli anticlericali di Borgo, ed a rimanere trepi-
dante per lunghe ore. Chè ben poteva accadere che le legioni dei dimostranti,
convocate dai quattro venti d’Italia dalla Massoneria al sacrilego spettacolo,
avessero, deludendo alle precauzioni di un Governo, se non complice, per lo
meno compiacente, a traboccare, come torrente che ha rotto il riparo, nel
sacro suolo del Vaticano, e convertirlo in campo di battaglia.
…L’ufficioso Fracassa del 9 giugno diceva: “È la gran giornata di lutto pel
Vaticano, oggi un lutto più cruccioso e più profondo che non quello che si rin-
nova dal ‘70 a questa parte, ogni anno il XX settembre”.
(La Civiltà Cattolica, 6.7.1889, quad. 937)

Discorso del Ministro Barzilai a Napoli


Apprendiamo dai giornali – Tribuna ed altri – che la “Giordano Bruno” ha
inviato al Ministro Barzilai il seguente telegramma:
“L’Associazione Nazionale “Giordano Bruno” si associa entusiasticamente alla
grandiosa manifestazione d’italianità che si svolgerà in codesta illustre metropoli,
auspice il suo beneamato consocio Salvatore Barzilai.”
(L’Osservatore Romano, 26.9.1915)

Sbandieramenti dell’ottocento liberalesco


…Il Prof. Vanni, dell’Ateneo romano, concludeva un suo discorso a Perugia,
mettendo in luce il significato del movimento e proclamava: “A noi spetta di
compiere una terza Roma da sostituire alla Roma dei Papi”.

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Il Prof. Cogliolo a Modena salutava il Bruno come “simbolo di lotta e ideale
di progresso”, precursore di una “nuova civiltà.” Il Prof. Morselli, a Torino,
additava nel Nolano “un genio a contorni italiani, una personalità superiore,
una sublime figura di pensatore al quale non si può accostarsi, sentirsene con-
quisi senza riconoscere, al confronto, la piccolezza degli altri uomini così del
suo tempo come del nostro”.

Sdegno di Carducci
“In tutte le principali città d’Italia opuscoli e discorsi orientavano gli animi
e fomentavano gli odi anticlericali.
A Milano, fra l’altro, capitò un incidente gustoso, a proposito di Giosué Car-
ducci.
Narra quest’ultimo nelle sue Prose: il sig. Gelmi, direttore dell’Italia Arti-
stica:
Un bel giorno, proprio il giorno della Befana, mi telegrafò così: “Massimo onore
alle mie rappresentazioni sarebbe una conferenza di Lei sul Calendario di Giorda-
no Bruno che spero mettere in scena il 19 a Milano e certo il 30 a Venezia. Com-
penserei cinquecento lire. Prego risposta subito.-Il signor Gelmi è da vero pieno
zeppo delle migliori intenzioni per ciò che oggi chiamasi, con enfatica indetermi-
nazione l’ Arte. Ma io che dell’Arte mi interesso sino ad un certo segno dovrei durar
fatica di metter in lotta su un piccolo foglio da lettere la mia educazione con la mia
natura, chè la prima mi ammoniva di rispondere gentilmente, la seconda mi
comandava di dire: Ma caro signore, quand’ella vuole certi servizi d’elaborazione
di ingredienti a tal prezzo, per la tal ora, oh faccia un po’ il favorito piacere di rivol-
gersi alla sua fioraia e alla sua cuciniera. Il signor Gelmi era tanto sicuro del fatto
suo, anzi del fatto mio, che non aspettò né anche la mia risposta. E i cartelloni del
teatro Carcano di Milano annunciarono per più giorni (almeno così lessi nel
Secolo), una mia conferenza dal palcoscenico su il Candelaio di Giordano Bru-
no… Ma che le idee di Giordano Bruno risplendano fatali come le stelle del polo
sulla via storica del pensiero italiano: ma che Giordano Bruno sia scrittore grande
e commediografo almeno tollerabile, no, no e poi no”.
Cosa strana! Forse a riparazione del suo sfogo sincero lo stesso Carducci in segui-

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to aderì all’iniziativa del monumento romano perché diceva, in una lettera citata
dal Balan ed apparsa su l’Unione di Bologna del 28 febbraio 1888: “senza questa
statua Roma e in Castelfidardo, in Mentana, a Porta Pia, il sangue italiano fu spar-
so non si sa perché e per chi”.
Frattanto Ettore Ferrari preparava la statua del Bruno, di circa dieci metri d’altez-
za. Tre bassorilievi di bronzo decoravano le facce laterali e la faccia posteriore del
basamento e rappresentavano alcune scene della vita. Otto medaglioni ritraevano
otto martiri della libertà di pensiero. Giovanni Bovio dettava l’epigrafe: “A Bruno -
il secolo da lui divinato – qui dove il rogo – arse”
(L’Osservatore Romano, 19.9.1948)

“Un nuovo sacrilego attentato contro la religione nostra santissima sta per
consumarsi in Roma dall’infame setta che vi spadroneggia. Fin dal giorno in
cui venne innalzato in Campo dei Fiori l’infame monumento a Giordano
Bruno raccogliemmo per primi la voce, corsa sulla piazza, d’una proposta fatta
dai massoni di erigere in Roma un monumento a Cristo Uomo.
Ora il Courier di Bruxelles annunzia la sottoscrizione, incominciata da un
foglio anticlericale, per innalzare appunto a Roma una statua “al grande ribel-
le di Nazareth”.
È un’infamia nuova. La massoneria vuole esporre in pubblica piazza nostro
Signore Gesù Cristo…
I bestemmiatori che attentano di spogliarlo della sua divinità, gli getteranno,
passando, il saluto di Giuda dopo avere scritto sulla fronte divina: Ecco l’Uomo.
(La Civiltà Cattolica - Cronaca contemporanea, quad. 946 del 1889)

Giordano Bruno nelle scuole


“Non è vero che gli anticlericali siano afflitti per il ripristino dell’insegnamento reli-
gioso nelle scuole.
Ecco per esempio il corrispondente romano della fierissima erede di Dario Papa,
l’Italia del Popolo, il quale si dà una buona fregatina di mani, pensando a quella
prodigiosa fucina di piccoli anticlericali che sarà fra poco la scuola con il crocifis-
so e col catechismo. Insomma, conclude beato, grazie a Gentile, Giordano Bruno

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diventerà popolarissimo in Italia”.
… Quanto a Giordano Bruno, è giusto che egli sia un po’ più popolare in Italia,
perché s’egli non creò il mondo né in sei giorni né in sei epoche, fece però con
poca fatica un mondo di pappagalli.”
(L’Osservatore Romano, 18.10.1923)

Statuto di fondazione dell’Ordine “Giordano Bruno”


Art.1 È costituito, in seno alla Comunione massonica italiana l’Ordine “Gior-
dano Bruno”, per il conferimento di diplomi e medaglie di benemerenza a
quei fratelli che si sono distinti per spiccato attaccamento e costante dedizione
ai principi della Massoneria, praticandone e diffondendone le ragioni ideali
nella consapevole libertà del pensiero e della conoscenza.
Art. 2 Scopo dell’istituzione è anche quello di tenere viva e feconda in seno
ai fratelli dell’Ordine, ed anche nel mondo profano, la tradizione ed il culto del
Martire nolano e della religione del Libero Pensiero, agevolandone la diffusio-
ne mediante studi, conferenze, pubblicazioni. (Circ.122/GB, Roma 26.2.1965)
La onorificenza viene tuttora attribuita ai Fratelli che hanno dimostrato perso-
nalità, cultura, attaccamento all’Ordine. (Gran Loggia Nazionale dei Liberi
Muratori d’Italia, Palazzo Giustiniani).

Contro il monumento a Giordano Bruno


“Santisimo Padre,
Dòciles y sumisos siempre estos feligreses de mi cargo à las ordenaciones de Dios,
han escuchado con profunda reverencia an todos tiempos la tan autorizada voz de
Vuestra Beatitud; y si en los plàcamemes del Pastor universal de la Santa Yglesia
han sentido complacencia, en los infortunios y adversidades de Su Santidad, su
corazon emocionado por tanta pena desea mitigar con indecible ansia los dolores
y amarguras de su Padre perseguido.
Son vuestros hijos… Santisimo Padre; los mismos que agrupados un dia llegaron
à formar en el reino de Valencia, la villa y Parroquia de Torrente: y obedecieron à
los Prelados y complieron sus preceptos.

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I al ver que tantos desnaturalizados tenian senalado el dia nuevo de Junio para ren-
dir culto á la apostasia llenando de improprerios à la Santa Iglesia é hiriendo en la
megilla à su Pastor; todos de consuno levantan su grito de protesta contra los pro-
fanadores del Lugar Santo, exclamando y diciendo: Viva el reinado social de Jesu-
cristo, Viva el Papa-Rey Leon XIII. Descendan de lo alto del Cielo los anatemaz y
con la fortaleza del rayo, troncheu las atrevidas astas de los negros pendones de la
impiedad! Quede reducido à liviano polvo el monumento levantado en mala hora
al rebelde Giordano Bruno! Confundanse sus secuacez y pidan perdon al Dioz
misercordioso!
Parroquia de Torrente, dia de su Titular Maria Santisima en su gloriosa Asuncion
á los Cielos, á quince de agosto del ano el Senor mil ochocientos ochenta y nueve.
seguono le firme”
(L’Osservatore Romano, 19. 9. 1889)

I parroci del decanato di Uckeraie


“Uckeraie, 31 luglio 1889
I parroci del decanato di Uckeraie, che ieri si sono riuniti qui nella parrocchia in
assemblea del decanato, mi hanno incaricato di esprimere a V.E, tanto in nome
proprio che delle parrocchie loro affidate, il più vivo e profondo rammarico che
hanno provato per la scandalosa ed empia festa celebrata in Roma a sfregio del
Sommo Pontefice e di tutta la Chiesa cattolica all’apostata ed immorale Giordano
Bruno, con l’umile preghiera di presentare al S. Padre questi nostri sensi, implo-
rando la Sua santità per noi ed il nostro popolo l’apostolica benedizione.
Mentre adempio a questo incarico, prendo tale circostanza per presentare a V.E. gli
ossequi i più rispettosi.
Di V.E. Reverendissima,
Dev.mo Grothe Ken, parroco-decano”.

Parliamo di Giordano Bruno


Giordano Bruno da alcuni è considerato il prototipo delle aspirazioni, da
altri invece pur disapprovando la pena di morte, lo considerano un piccolo ere-

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tico da non imitare; ll venticinque aprile è una data di gioia, per alcuni, altri la
considerano un lutto.
(L’Osservatore Romano, 2 febbraio 2004 (tratto da: Antonio Gualano, Essere
laici, il divenire, pag.100)
È noto che l’avvenimento della esecuzione capitale, per mezzo del fuoco,
abbia attirato l’attenzione delle associazioni laiche che assieme alla Massoneria
hanno fatto a gara per fare risaltare il sacrificio di un pensatore che, dopo anni
di carcere, di processi da parte del Santo Uffizio, divenne il simbolo del Libero
pensiero ed il martire del dogmatismo e dell’intransigenza religiosa.
Il caso Giordano Bruno va, è vero, inquadrato in un periodo in cui l’esplosio-
ne dello scisma luterano aveva facilitato la possibilità di esaltazioni filosofiche e
teologiche nel nord Europa e lo scontro dottrinario con la Chiesa cattolica.
È vero, non si può morire per le proprie idee.
Si innesca, però, spesso, in coloro che mettono in risalto le contrapposizio-
ni ideologiche, religiose di Giordano Bruno e la filosofia platonica, aristotelica,
di Tommaso e da parte degli oratori e studiosi laici ed anticlericali, il tentativo
di ridicolizzare, sic et sempliciter, le credenze ed i principi del cristianesimo.
Non sempre le idee innovative, pur apportando alla cultura lo stimolo della
ricerca, dell’approfondimento, della Trascendenza, del nostro modo d’essere e
divenire, possono dire l’ultima parola. La Filosofia non dà certezze. Ognuno ha
il diritto di avvicinarsi alle idee nelle quali crede con sacro fervore, ma io direi,
in punta dei piedi, cercando di non suscitare la sensibilità altrui.
Per noi laici, massoni, liberi pensatori, Giordano Bruno deve essere l’emble-
ma di quanti a qualsiasi scuola di pensiero, filosofica, politica, teologica appar-
tengano, abbiano patito o patiscano per il trionfo del pensiero.
Di tutti costoro, filosofi, politici missionari, protestanti, cattolici, ebrei, mas-
soni che sono perseguitati per i propri principi e per le idee professate, Gior-
dano Bruno, diventa il simbolo, l’emblema; altrimenti le commemorazioni
sarebbero riduttive e non esalterebbero un’Umanità veramente libera.
Giuseppe Mazzini diceva ove una persona soffre per i propri diritti e le pro-
prie idee, accorri, ivi é un Fratello.
Agli esoterici un aiuto potrebbe venire dall’approfondimento De gli eroici
furori (1585) del martire.

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GIOSUÈ CARDUCCI

La conversione di Carducci
Verso la fine del 1899, una paralisi immobilizzò il braccio e la mano destra
di Giosuè Carducci . Era vicina la notte di Natale, in cui Leone XIII, che com-
piva 90 anni, avrebbe aperto la Porta santa della basilica di San Pietro per dare
inizio all’anno Santo. Giovanni Pascoli che allora era docente di letteratura lati-
na a Messina, scriveva una poesia, La Porta santa, nella quale si rivolgeva al
Pontefice: “Vecchio papa, mite schiavo di Dio, apri quella Porta santa!”.
Giosuè Carducci, a Bologna non scriveva più versi. Con la paralisi alla mano
destra era terminata la sua stagione poetica. Ma era iniziata, invece, la stagio-
ne del suo ripensamento spirituale. Il cantore dell’Inno a Satana, il massone,
l‘anticlericale già nel 1897 si era intenerito a vedere andare in rovina una chie-
setta di campagna nel Forlivese: aveva scritto l’ode La Chiesa di Polenta e l’a-
veva fatta stampare in un fascicolo separato da vendersi a beneficio dei restau-
ri. Insomma, in un’epoca ancora lontana dall’8 per mille, il Carducci dava la
sua sovvenzione al clero per il piacere interiore di udire che “il campanil
risorto / canti di clivo in clivo alla campagna/ l’Ave Maria”.
C’è una testimonianza di Don Orione che parla di una confessione sacra-
mentale fatta dal Carducci, a Courmayeur, al sacerdote che era cappellano al
rifugio del piccolo San Bernardo. Il poeta si era incontrato tre volte a Courma-
yeur, l’ultima nel 1895. Ma ci sono testimonianze più dirette, rese note recen-
temente dalla Rivista Messaggi di Don Orione, come quella di Luigia Trincani,
fondatrice delle Missionarie della Scuola, figlia del latinista Carlo Trincani,
allievo e poi collega di insegnamento di Carducci.
La Trincani racconta: “Mi ricordo che andavamo a Messa, intorno al 1896,
e passavamo davanti all’Editrice Zanardelli; Carducci era già toccato al braccio
e non aveva più la parola sciolta. Stava lì seduto e molti gli facevano circolo.
Chiesero a mio padre: “Dove sei stato? ”Rispose:“a messa”, lo irrisero. Carduc-
ci si inquietò: “allora, gli dissero, bisogna credere a Cristo Dio? Allora bisogna
credere nell’anima immortale e all’esistenza di Dio?”. E Carducci: “Disgraziato
é chi ti dice che non esista Dio e che l’anima non sia immortale?”. E tutto sde-

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gnato, se ne andò prendendo il braccio di mio padre. Per tutta la strada tacque.
Pensava. Ed è ancora la Trincani a svelare: “ Carducci in morte volle i sacra-
menti, e malgrado la guardia feroce che gli montavano i massoni, li ebbe da
un sacerdote vestito da barbiere e venuto con la scusa di fargli la barba”.
(Domenico Del Rio)
(Famiglia Cristiana, n°4, 31 dicembre 1998)

Giosuè Carducci e Dio


Carducci affermò nella sua orazione tenuta per la libertà perpetua di San
Marino: “Iddio, dissi, o cittadini, perroché in repubblica buona, è ancora leci-
to di non vergognarsi di Dio, anzi da lui ottimo, massimo ci conviene prende-
re i cominciamenti e gli auspici”.
Rispondendo al patriota Paolo Tedeschi: “Caro Signore, grazie a Dio voglio
credere sempre di più. Al cattolicesimo sento impossibile avvicinarmi con
intelletto d’amore, ma rispetto i cattolici buoni”.
È evidente che la fede e la religiosità venivano distinte dal Vate. La ragione
aveva il sopravvento sulla passione e su i fatti umani, sui pregiudizi, sugli egoi-
smi terreni.
Il Gran Maestro Ettori Ferrari in relazione ad alcune dicerie circa il suo avvi-
cinamento alla Chiesa cattolica nei momenti estremi, inviò al Fratello un tele-
gramma: “Sia lungi la grande ora e veglino i Geni della patria sul Vate nostro
immutato fugando ogni ombra maligna sulla fronte radiosa. Questo il popolo
massonico nella fede comune invoca”.

Il pensiero religioso e la fede di Carducci


“Facendo alcune osservazioni intorno ad un articolo su “L’origine dell’uomo”,
apparso ne L’Osservatore Romano, un egregio lettore lamenta che non sempre le
pubblicazioni e le opere cattoliche siano immuni da inesattezze e da incertezze che
giovano ai nemici della Chiesa, ai miscredenti e ai fatui per attaccare decidere e
mettere in dubbio le verità supreme, o avvenimenti che con la Chiesa hanno qual-
che ragione di attinenza.

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Tra le citazioni dei vari appunti che il lettore rileva in qualche opera, specialmen-
te si sofferma sopra una affermazione che in un libro di apologia per gli studenti
Contravveleno si legge al riguardo della morte di Giosuè Carducci e dei suoi sen-
timenti religiosi.
Il lettore lamenta che il P. Gallerani, autore del libro in questione, parlando di
Carducci abbia profetato ch’egli si sarebbe convertito sul letto di morte; e contro il
Gallerani, afferma che morì pagano dichiarato.
Perché, dunque, si chiede il lettore lasciare stampare ancora il libro con ancora la
stessa “corbelleria”?
Su questo argomento molto delicato dei sentimenti religiosi del Carducci, sarà
bene dire qualche parola definitiva: e dico definitiva perché chi scrive ebbe l’avven-
tura di avvicinare il Poeta e di goderne la benevolenza. Giosuè Carducci era intel-
lettualmente e spiritualmente già morto prima del giorno supremo della morte
fisica: da quando, cioè, lo colse d’improvviso quel malore che in breve lo ridusse
inerte nelle membra e nel pensiero.
Il conferimento del famoso premio Nobel lo trovò in penose e pietose condizioni,
di quasi incomprensione dell’atto di omaggio che attorno a lui, e in suo onore, si
compieva.
Quanti ebbero qualche familiarità col Maestro anche sanno l’origine e la verità
delle famose parole, in periodo non dubbio- periodo del novembre 1905 - con le
quali avvertiva che non avrebbe voluto “né preci di Cardinali, né comizi di popolo”
e che aspettava “immutato e imperturbato” la grande ora.
Ma Carducci nella pienezza potente dell’alto intelletto, non era sì meschino come
da ragione di parte e di attriti locali lo faceva…
Noto è qual giudizio egli stesso dette del suo Inno a Satana famoso cavallo di bat-
taglia dei letterati carducciani e anticarducciani.
Chi scrive ricorda di averlo sentito…evocare con parole piene di commosso senti-
mento la grandiosità dell’inno cristiano Veni Creator Spiritus del quale magnifica-
va l’impeto grandioso della invocazione, quasi impietosa.
E con quello suo canto sommesso e sconnesso, che era più borbottamento che
accenno musicale, cercava di evocare le note dell’inno magnifico.
Non ricordo io, forse, di avere veduto brillare, in quei suoi occhi, pur sì brillanti di
interiore luce, lacrime vive di commozione al richiamo della mistica dolcezza dello

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Stabat Mater!
E anche qui faceva del suo meglio - chè l’orecchio musicale non gli era propizio -
per ripetere le note piagnevoli dell’inno cristiano: quelle note che forse aveva sen-
tito e seguito, fanciulletto, nella chiesa del natio borgo toscano. Chi può dimenti-
care le parole della ciceroniana orazione “per la libertà perpetua di San Marino”?
E lamentava che le genti latine, fossero diseducate dalla idea divina, “Dio la più alta
visione a cui si levino i popoli nella forza di lor gioventù”.
La poesia in estrema si spegne e muore sulle labbra del Poeta, con l’ultimo canto
e l’ultima luce:

roseo il tramonto ne ’l azzurro sfuma,


mormoran gli alti vertici ondeggianti
Ave Maria!

Ancora ricordo altri atti e altri atteggiamenti, tutt’altro che pagani, tutt’altro che
anticristiani di Carducci vigoroso e sano o del Carducci già debole e infermo.
Insofferente e ribelle, come sempre era stato, quando giacque, quasi, inerte sul letto,
s’addolcì in un sommesso amore verso la moglie, non desiderando e non volendo
che lei vicino; lei così buona d’ogni più buona cura. E come un giorno nel chinarsi
essa su di lui, per sollevarlo alquanto sui cuscini lasciò pendere libera una meda-
glietta della Madonna che aveva al collo legata ad una catenella d’oro, io so che il
Carducci arrestò quella medaglietta con la mano già tremula, alle labbra e la baciò.
Quel bacio era stato per la pia consorte del Poeta come una suprema confessione
di fede del suo Giosuè. E quella medaglia, lui morto, ella gli pose al collo e dai
famigliari si fece promettere che con quella, tra le violette fragranti, sarebbe stato
rinchiuso nella cassa e seppellito.
Io vorrei che queste notizie e questi ricordi che agitano nella mia anima tanto…
di letizia e di tristezze lontane, ponessi in una giusta e vera luce il pensiero e il
nome del grande Poeta.
Per questo solo scopo: “per l’affetto verso il Maestro, mi sono indotto a scrivere e
a raccontare”.
F.Z.
(L’Osservatore Romano,17.7.1925)

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Iniziazione del Vate
Giosuè Carducci fu iniziato massone. Nel 1866 fondò, con altri, la Loggia
“Felsinea” pure a Bologna e di questa antica officina si conservano ancora le
tavole firmate da Giosuè Carducci, segretario di Loggia e Cavaliere Rosa Croce.
Sciolta la “Felsinea”, rimase in sonno sino a che, riorganizzato l’Ordine da
Adriano Lemmi, fu affiliato il 20 aprile 1886, alla Loggia Propaganda masso-
nica di Roma. Il 29 dicembre 1905 inviò a Lemmi il seguente telegramma che
può dirsi la sua ultima manifestazione massonica:
“Colpirò con il mio maglietto, finché le mie forze dureranno, preti, moderati e
transigenti. Vorrei avere la tua energia e io auguro che essa duri”.
(Tratto da: Vittorio Gnocchini “L’Italia dei Liberi Muratori”)

Molto discussa è la data dell’iniziazione di Carducci nella Massoneria.


Numerose sono state proposte e, fra queste, riportiamo le principali. La prima
risale al periodo subito successivo alla morte di Carducci, quando, cioè, il 15
febbraio 1907, la “R.M.I.” affermò che il Poeta era stato iniziato nella Loggia
Galvani di Bologna. Tale teoria fu ripresa e ripetuta di lì a poco, il 10 marzo
1907, dal Grande Oratore Giovanni Albano nella solenne commemorazione
tenuta a Palazzo Giustiniani dal Grande Oriente di Roma. La seconda fu formu-
lata nel 1921 da Romeo Monari il quale affermò che l’affiliazione di Carducci
ebbe luogo non molto dopo il 1860, e che prova ne sarebbe l’ode Dopo Aspro-
monte, scritta nel 1862, che per i suoi accenni massonici, fu probabilmente
letta nell’agape rituale successiva alla sua iniziazione. Quest’ultima, poi, sareb-
be avvenuta in una delle Logge bolognesi di quel periodo: Concordia Umani-
taria e La Severa, dalla fusione delle quali sarebbe nata la Galvani.
Ma le considerazioni più convincenti rimangono quelle pubblicate da Ugo
Lenzi su Acacia massonica nel 1948. Nella sua tesi affermò che Carducci non
figurò mai in nessuna delle Logge sorte e demolite in Bologna tra il 1860 e il
1864, né nella Concordia Umanitaria né nella Severa, né infine nella
“Galvani”. Scaturita dalla fusione delle sunnominate. Carducci, al contrario,
comparve nel 1866 tra i fratelli fondatori della Felsinea: il matematico Luigi
Cremona, il colonnello Augusto Matteo Mauro, l’avvocato Fausto Malaguti; tutti

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senza precedenti nelle Logge bolognesi…”.
(Tratto da: Un’Amicizia massonica, Carteggio Lemmi – Carducci, a cura
di Cristina Pipino, Ed. Bastoggi, 2006)

Lettera di Lemmi
Mio Carissimo Amico e fratello.
Ebbi il vostro Libro delle Nuove Rime: grazie del dono inestimabile: come l’ho
letto, e quanto piacere e quanto bene mi ha fatto! Beata la Patria, beatissimi gli
amici di un Uomo siccome Voi!
Ma più cresce, mio caro Carducci, l’ammirazione e l’orgoglio dell’Italia pel vostro
genio, più le appartenete e più crescono e più alte diventano e più sacri i vostri
doveri di Poeta e di Cittadino. Voi sapete quanto io vi abbia in onore e vi ami: non
vi sia dunque molesta la mia voce: è la voce di un vecchio amico e sincero che non
può resistere all’impulso dell’anima e che, pur fra le tempeste che, certo, in que-
sti giorni vi affaticano e vi tormentano, vi grida: vincete ogni incertezza, rompete gli
indugi e venite; venite a Roma, dove il genio vostro e il plauso degli Italiani vi chia-
mano; dove l’anima fiera del Vate ghibellino attende da voi la sua più elevata e più
completa rivelazione.
Chi potrebbe parlare all’Italia ed al mondo, da Roma, e di Dante prima e meglio di
voi? Vedete tutto crolla sotto i colpi dello scetticismo; e qualche volta, davvero, pare
anche a me che l’Italia nostra sia vile! Forse l’idea Dantesca bandita da questa città
fatale darà vita, fra le rime del vecchio, ad un nuovo mondo morale, ad una reli-
gione di civiltà, che abbia per suo Dio il vero e il Bello eterni; venite e siatene voi
apostolo e Sacerdote. In nome di migliaia e migliaia di Liberi Muratori ve ne prego:
accettate il glorioso Ministero: a voi solo non farà tremare le vene e i polsi l’imma-
gine del Poeta Altissimo rivelato in tutta la sua luce all’Italia. Il Poema cui pose
mano e cielo e terra insegnerà, per Voi, nuova via di civiltà e di grandezza alla
Patria: la Cattedra sulla quale voi siederete Commentatore di un’opera veramente
divina rovescerà quella bugiarda e parlata da cui, per tanti secoli, sgridò al mondo
santa la guerra al pensiero umano assetato di verità. Dante vale assai più del Van-
gelo: Cittadino, Massone e Poeta, voi, interprete di quel sommo intelletto, vi erge-
rete qui, in Roma, in faccia al Papato giudice e flagellatore delle sue usurpazioni e

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delle sue oscene ribalderie: compirete l’opera di redenzione del Popolo Italiano:
bandirete l’idea che Mazzini vagheggiò irradiarsi dalla terza Roma sull’Italia e sul
mondo civile: e avrete la vostra corona; una corona che nessun Poeta Italico osò
mai nemmeno augurarsi e lancerete lo strale d’oro su per le vie del Sole e le genti
vi leggeranno la nuova gloria di Dante e la vostra!…
Mi accorgo, mio caro Carducci, che anch’io divento poeta; parlare di Dante e di Voi!
Accettate: legate il vostro nome ad un’opera davvero altamente civile e sapiente-
mente Italiana.
Affettuosamente vostro
Adriano Lemmi
Roma,11 Luglio 1887
(Tratto da: “Un’Amicizia massonica - carteggio Lemmi – Carducci” a cura
di Cristina Pipino, Bastogi ed. 2006)

A Giosuè Carducci
Carissimo Carducci
Non sarete sorpreso se io vi dico che non comprendo come non abbiate ancora
risposto alla mia lettera del dì 11 Luglio decorso.
Io ritengo, e meco ritengono tutti i fratelli e tutti i Liberali d’Italia, che nessuno
meglio di voi e nemmeno come voi, possa interpretare in Roma Dante e la sua
anima e le sue divine bellezze. Mi preme dunque conoscere che cosa farete.
La Mario mi fece sapere che voi mi avete risposto ed avreste mandato a Lei la vostra
lettera per me, ma non vedo ancora nulla. Badate che io non sono disposto a
lasciare passare in dimenticanza simili promesse. Attendo dunque la vostra lette-
ra e mi auguro sia quale è desiderata da tutti coloro che vi vogliono bene davvero
e per voi e per la vostra gloria.
Vostro aff. Lemmi
Roma 2 settembre 1887. (Tratto da “Un’Amicizia Massonica”)

La Cattedra Dantesca e Giosuè Carducci


A seguito della proposta dell’on. Bovio, la Camera decretò l’erezione di una

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Cattedra Dantesca nell’Università di Roma, e, poi, il Ministro della pubblica
istruzione, la offerse a Giosuè Carducci.
Il Carducci rifiuta la Cattedra, ed ad Adriano Lemmi, che aveva insistito per-
chè egli accettasse, spiega i motivi del suo rifiuto con la lettera seguente:

Bologna, 25 settembre 1887.


Caro amico,
ad una vostra del luglio faccio risposta tarda, perché la cosa di che mi scrivevate
non voleva precipitazione di risoluzioni, lunga, perché a voi posso, per l’amicizia
per la quale mi tenete degno, e voglio, per la stima che fo dell’animo vostro, aprir-
mi intero; che non sarebbe lecito, secondo l’uso, in risposte più o meno officiose.
La insistenza dell’amico Bovio a volere me sulla cattedra dantesca istituita
nell’Università romana mi onora e mi dà insieme dispiacere. Mi dà dispiacere per-
ché da un uomo come lui mi aspettavo dovere essere creduto quando risposi una
prima volta non sentirmi né disposto nè atto a quell’officio.
Allora che Giovanni Bovio promosse nella Camera dei Deputati una legge per isti-
tuzione di cattedre all’officio particolare di esporre la Divina Commedia, io diedi il
nome e l’assenso a una nota con la quale alcuni professori dichiaravano non tene-
re opportuna quella istituzione. Confesso che l’insegnamento dantesco, quale fu
assegnato a sola Università di Roma con la legge del 3 luglio 1887, riuscì tutt’altro
da quella che era o ci parve in quella proposta: confesso che potrei per più ragio-
ni tenerlo buono. Ma salire io su quella cattedra, no: non voglio parer mutare opi-
nione quando o perché mi torna conto.
Ancora. Gli intendimenti coi quali e pei quali fu dettata la legge appaiono dai
discorsi che la proposero e la sostennero; e sono tali che a qual sia, per accettare
l’insegnamento dantesco in Roma, richiedono intorno alle opinioni e alle dottrine
politiche e religiose di Dante una persuasione che io non ho. Per me la grandezza
di Dante non esce dal cerchio del medioevo e dello stretto cattolicismo. La riforma
che Ugo Foscolo immaginò tendesse egli a fare o volere nella Chiesa, non toccava
se mai, i dogmi; mirava ad un cattolicesimo più rigido, più ascetico, più prepoten-
te. Nessuno più dell’Alighieri idealmente vagheggiò, nessuno più dell’Alighieri
avrebbe politicamente approvato, una conciliazione tra il papa e l’imperatore.
La conciliazione, del resto, è una vecchia utopia italiana, di cui non bisogna aver

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paura. Ma non scivoliamo in politica. Io dico che in questi concetti delle dottrine
dei sentimenti di Dante posso errare, anzi errerò di certo; e mi lascerei volentieri
convincere del contrario.
Ma intanto vanno attorno in certo mio libro stampato da più anni: mutarli sulla
cattedra romana non sarebbe degno: portarveli, non mi par conveniente.
Tali ragioni devono scusarmi abbastanza nell’opinione dei buoni.
Che, se anche l’insegnamento dantesco su la cattedra romana potesse, che io non
credo, mutarsi in un trattenimento estetico, io non potrei per altre ragioni accetta-
re l’officio: poiché, cioè, io non credo che lo Stato debba fare spese voluttuarie per
mantenere trattenimenti estetici a uso di un pubblico mobile perché io in fine, per
difetto totale d’ogni facoltà d’eloquenza accademica ecc., e per indocilità di tempe-
ramento, sarei il meno adatto a dare tali trattenimenti. E poi la gratitudine che
debbo alle manifestazioni di benevolenza largitemi dalla città di Bologna, e l’affe-
zione che ho a questa città, dove per ventisette anni vissi la vita vera, mi sconsiglia-
no dal provare altra dimora. Se ho da fare ancora il professore, sento di non poter-
lo fare utilmente che a patto di potere salutare, ogni volta che vado alla scuola o ne
esco, la torre degli Asinelli.
Pare un motto, ma è vero. E con ciò, ringraziandovi cordialmente della vostra cara
lettera, la quale è già un premio troppo superiore a tutto quello che io nel benigno
vostro giudizio posso aver fatto, vi saluto.
Giosué Carducci
(L’Osservatore Romano, 1.10.1887)

La rivolta degli studenti di Bologna


“L’Università di Bologna è stata nei giorni trascorsi teatro di scene scandalose. La
studentesca di quel ateneo più avida di far la politica che di attendere agli studi, si
è levata a rumore perché Giosuè Carducci, cantore di Satana, l’antico… della
democrazia giacobina ed oggi senatore del regno e poeta cesareo, aveva accettato
di far da padrino alla nuova bandiera del Circolo monarchico-liberale dell’Uni-
versità bolognese. Da qui gli sdegni di molti tra gli allievi del bardo di Pietrasanta
e gli applausi di altri studenti; quelli perché disapprovavano l’incoerenza del loro
maestro; questi perché si sentivano onorati di avere in un circolo monarchico un

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repubblicano convertito. Prima ci furon parole e grida; poi, come suole accadere
botte da orbo, fischi, un vero pandemonio.
“Per protestare contro i loro compagni radicali, così scrive l’egregia Unità Cattolica,
che al Carducci non hanno risparmiato insulti d’ogni genere, gli studenti monar-
chici ier l’altro, vollero fare una dimostrazione in suo onore: adunaronsi in piazza
Vittorio Emanuele, e percorsero le vie principali, gridando: Evviva Carducci! Ma
parecchie centinaia di studenti radicali non tardarono a schernirli, fischiandoli
sonoramente, fino a che si giunse alla casa di Carducci.
Là il tumulto prese gravi proporzioni, gli evviva e gli abbasso salirono alle stelle, e
finalmente i fratelli studenti vennero alle mani, proprio davanti alla magione del
professore. Si gettarono in mezzo gli agenti di P.S. e poco dopo giunse uno squa-
drone di cavalleria; ma arrivò troppo tardi, giacchè già gli studenti radicali eransi
dileguati, e gli altri portavano mestamente al Circolo monarchico la bandiera tri-
colore, che nella colluttazione era stata spezzata!”.
Intanto però il Carducci prudentemente aveva lasciato Bologna partendo, sembra,
per Genova. Probabilmente ne avea avuto abbastanza del giorno prima, quando
duecento studenti, penetrati nell’aula dove stava facendo lezione, con un baccano
indiavolato che durò oltre un’ora, lo costrinsero a smettere. Uscendo dall’aula il
Carducci venne fischiato. Intervennero gli agenti e lo circondarono, mentre egli
saliva in legno per andare a casa sua. Ma molti studenti gli stavano ai panni, ed uno
di essi cercò di colpirlo con una chiave in viso, invece lo colpì alla mano. Costui è
un certo Solaroli di Cesena. Fu arrestato, come pure un altro, certo Monti, di
Ravenna, che aveva tentato di liberarlo”.
(La Civiltà Cattolica, quaderno 974,1891)

Carducci e l’agente delle tasse


“Il sommo vate, il cantore di Satana, della Regina e della Bicocca, vale a dire Giosuè
Carducci, ha scritto non già una nuova Ode barbara, ma una lettera contro il bar-
baro Agente delle tasse.
Questa lettera merita di essere riprodotta per fare vedere che l’italico fisco va a
disturbare colle sue imposte più che prosaiche, perfino la quiete olimpica dei più
grandi poeti, e per dimostrare eziandio che quando si tratta di imposte, e di tasse,

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anche i poeti lasciano il giocondo Olimpo, o il fosco stige, per salvare la borsa, ordi-
nariamente poco ben fornita di danaro, dagli artigli di quel Cerbero, che è l’esatto-
re, e il quale ha davvero più fame dopo il pasto che pria.
Ecco la lettera:
“Or fa due anni al signor agente delle tasse, che mandò interrogandomi de’ miei
redditi di scrittore risposi denunziando circa lire duemila annue; per allora: la ric-
chezza, aggiungevo, veramente mobile, e che negli anni a venire poteva esser meno
e anche nulla.
Allora il signor agente riconobbe la giustezza delle riserve. Oggi esce a tassarmi per
lire ottomila all’anno.
L’uscita è peregrina: Io son dunque, a sentenza del signor agente, mentitore e fro-
datore allo Stato.
Il signor agente mi pare ignorar molte cose: anzi tutto la coscienza, che si deve
recare informata e scrupolosamente equa nell’applicazione della legge: poi il
rispetto, che si deve alla gente onesta che non ha mai mentito: in fine la produzio-
ne mia letteraria e l’economia libraria.
Se conoscesse me, il signor agente saprebbe che io non faccio il mestiere: io scri-
vo come e quando mi pare. E in questi ultimi tre anni, se avesse, come doveva, cer-
cato, di mio non avrebbe trovato niente nelle Riviste credute paganti. Non son col-
laboratore di nessun giornale. Qualcuno che accettò certe mie comunicazioni mi
fece grazioso favore non esigendo il prezzo dell’inserzione.
Cerchi il signor agente contratti che mi garantiscano una rendita annuale per mia
proprietà letteraria. Troverà che, se mi venga a mancar la pazienza e ai signori
Zanichelli la voglia di raccogliere e stampare da un anno all’altro un volume di
cose già note, le lire duemila vanno esse pigliando il volo verso più facili e felici
scriventi,
Ecco tutto. Né spenderò più carta o tempo per avanzar richiami contro il signor
agente, che mi ha, ripeto, ingiuriato.
Il richiamo io lo faccio, qui, pubblico.
Accuso perciò al Governo e all’opinione il signor agente, di oltraggio, d’ignoranza,
d’arbitrio a rendere iniqua e odiosa la legge.
E non pago. Avanti! Giosuè Carducci.
(L’Osservatore Romano, 26.9.1893)

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La grande ora
“Se Giosuè Carducci non avesse taciuto, non prestandosi a pubblicità psichiche,
intorno alle quali qualunque uomo dotto o indotto è mistero a se stesso, forse la
sua canizie ci avrebbe guadagnato almeno quel tanto che si guadagna sempre da
ognuno, il quale intorno ad un avvenimento personale non trincia sentenze, e
impedisce, quando può, che si trincino.
Non sarebbe venuto fuori così il telegramma festoso, roboante della Massoneria, la
quale non può nascondere mai l’istinto di certi uccelli sinistri, anche quando s’in-
gegna di propiziare.
Il vate e la Massoneria, scrivendo, per quanto laconicamente, hanno dato esempio
di grandissimo orgoglio. E l’orgoglio non concilia né la benevolenza né la stima di
alcuno.
La grand’ora si aspetta in silenzio e si augura silenziosa, fuori di ogni mondana ressa,
anche da quella del popolo massonico, da non confondersi col popolo autentico.
Ecco il telegramma indirizzato da Ettore Ferrari, Gran Maestro della massoneria, a
Giosuè Carducci:
Sia lungi la grand’ora e veglino i geni della Patria sul vate nostro immutato, fugan-
do ogni ombra maligna sulla fronte radiosa.
Questo il popolo massonico nella fede comune reverente augura, invoca.
Giosuè Carducci si era creduto in dovere di telegrafare al Secolo di Milano, in
poche parole, che quanto si era stampato in questi ultimi giorni di pratiche fatte
intorno a lui, vecchio per lunga età, affine di convertirlo a pensieri religiosi cattoli-
camente, se anche fosse stato vero, lo reputava ingiurioso e proclamava di aspet-
tare la grand’ora, immutato.
(L’Osservatore Romano, 5.12.1905)

Turlupinatura massonica
“Un manifesto del circolo Carducci, portante la commendatizia di alcuni enti non
anticlericali, almeno apparentemente, annunziava che ieri a sera sarebbesi com-
memorato al teatro G. Carducci, essendo oratore il professor Luigi Valli.
La curiosità di sentire parlare del poeta, e la cortesia verso il concittadino confe-

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renziere, richiamarono al teatro molti signori ed anche signore le quali del resto
rimasero vittime di una solenne turlupinatura massonica, imperocché più che la
commemorazione di un artista si fece quella di Giordano Bruno preceduta da un
notturno corteo di massoni, socialisti, repubblicani autentici, organizzato anch’es-
so nelle tenebre dell’ora avanzata, e alla perfetta insaputa degli estranei all’ibrido
blocco anticlericale narnese.
Ci meravigliamo della soverchia credulità di certe persone, e specialmente di colo-
ro che prestarono con ingenuità ridicola il nome per la turlupinatura massonica e
per rafforzare quei partiti ieri sì aspramente combattuti.”
(L’Osservatore Romano, 20.2.1908)

Un Museo Carducciano
Il corrispondente bolognese del Corriere d’Italia manda in data di ieri al suo gior-
nale qualche notizia intorno alla consegna della casa e della biblioteca di G.
Carducci al Comune di Bologna. Dopo alcune altre notizie sulle operazioni relati-
ve a tale consegna, il corrispondente così prosegue:
“Alla presenza del prof. Albini, del rappresentante del Comune prof. Sorbelli, del
notaio del Comune e di tutta la famiglia Carducci sono stati levati i sigilli alle stan-
ze del Poeta, e un raggio del pallido sole autunnale ha baciato dopo tante ore di
abbandono, quei ricordi cari al lavoro di lunghi anni e alla gloria del Poeta…”.
La commozione profonda ci ha assaliti alla descrizione di questa scena, poco è
mancato che ci facesse cadere dalle mani il giornale. Siamo però riusciti a domi-
narla e così abbiamo potuto leggere quest’altro brano di chiusa:
“Ancora non è stato deciso sul definitivo assetto da darsi alla casa di Carducci e del-
l’uso delle sue stanze e della biblioteca. I pareri sono vari, e le proposte diverse,
ma certamente prevarrà, a quanto pare, l’idea di lasciarle e conservarle come ora
si trovano trasformandole così in una specie di Museo Carducciano, al quale si
potrà accedere in dati giorni. È vivo il desiderio di molti, che furono affezionati sco-
lari del Poeta, di potere all’anniversario della morte del Maestro, visitare le stanze
ove ha lavorato e di dove sono uscite tante mirabili poesie. Si spera che l’on.
Sindaco marchese Tanari accoglierà il voto dei discepoli del Poeta”.
(L’Osservatore Romano, 17.11.1907)

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“Il Carducci non è infallibile”
Un giorno, durante le vivaci polemiche tra carducciani e deamicisiani, su una car-
rozza ferroviaria, sulla linea di Modena, alcuni ufficiali, discorrendo degli scritti del
De Amicis, ne dicevano male.
Un signore che stava in un angolo leggendo, entrò nella conversazione e prese le
difese dell’autore del “Cuore”. Gli ufficiali insistevano nelle loro critiche, citando il
giudizio del Carducci; al che l’ignoto borghese ribatte: “ Il Carducci non è poi infal-
libile!”
La discussione si prolungò vivacemente e animatissima. Alla stazione di Modena,
gli ufficiali, prima di scendere, offrirono il loro biglietto da visita al viaggiatore che
aveva preso le difese del De Amicis e quegli fece altrettanto. Con grande sorpresa,
i giovani ufficiali lessero, sul cartoncino: “Prof. Giosuè Carducci”.
(L’Osservatore Romano, 31.7.1932)

Un epigrafe di Carducci a Guglielmo Oberdan:


“morto santamente, per la patria - terrore - ammonimento - rimprovero ai tiran-
ni di fuori ai vigliacchi di dentro”.
(F.M. Enigma, La Setta Verde in Italia, pag. 79)

L’Inno a Satana
“Non può essere considerata una contraddizione l’iniziativa di pubblicare l’Inno a
Satana, scritto da Carducci nel 1863, stampato nel 1865, con lo pseudonimo Eno-
trio Romano e pubblicato per la prima volta sul Bollettino del Grande Oriente della
Massoneria Italiana, nel gennaio 1868.
I Redattori della Rivista compresero immediatamente che per il giovane Carducci,
all’epoca della pubblicazione Maestro massone nella Loggia bolognese “Felsinea”,
il Satana evocato non era la bestia protagonista del mito religioso della tentazione
ma un animale politico e vollero proporlo come un inno al progresso… Satana,
per Carducci, era il dio della sensualità, della ribellione, della ricerca individuale e
financo del progresso tecnologico.

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Non a caso nel Bollettino i suoi versi furono preceduti dai titoli: Progresso e Lo spi-
rito moderno”.
(Marco Novarino, I Bollettini del Grande Oriente d’Italia, decennio post-
unitario (1862-1869), pag. 26)

Il travagliato conferimento del Nobel


Il conferimento del Premio Nobel per la letteratura a Carducci avvenne nella
sua tarda età (71 anni) quando egli era già in precario stato di salute. Il per-
corso per tale decisione fu influenzato senza dubbio dal suo pregresso atteggia-
mento anticlericale. La decisione dell’Accademia di Svezia fu adottata il
24.9.1906 ed il conferimento del Premio avvenne il 10 dicembre 1906. Ecco la
motivazione della decisione: “Non solo in riconoscimento dei suoi profondi
insegnamenti e le ricerche critiche ma su tutto un tributo all’energia creativa,
alla purezza dello stile e alla forza lirica che caratterizza il suo stile”.

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L’aquila a due teste, simbolo del Rito Scozzese Antico ed Accettato

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Rapporti del Grande Oriente d’Italia ed i Riti

I rapporti tra il Rito Scozzese e l’Ordine massonico spesso hanno evidenzia-


to contrasti non indifferenti determinati dal convincimento che spettasse anche
al Rito vigilare sullo svolgimento corretto dell’attività massonica. Da parte
dell’Ordine, come si evince dalla circolare inviata dal Gran Segretario del Gran
Maestro Corona, in data 7 marzo 1983, si respinge ogni pretesa di vigilanza da
parte di terzi sia pure appartenenti ai Riti massonici, basandosi sull’autonomia
dello stesso e ciò anche in base di un accordo intervenuto nel 1929.
Tali contrasti, in particolare, si accentuarono quando scoppiò lo scandalo
della P2.
Probabilmente il Rito Scozzese rivendicava il diritto di vigilanza tenuto anche
conto dell’anzianità della sua costituzione risalente alle origini della
Massoneria.
La seconda metà del XX secolo costituì il banco di prova per i Liberi Muratori
italiani attaccati da un fuoco concentrico degli avversari ai quali non parve vero
approfittare dell’occasione ghiotta offerta dagli avvenimenti scandalistici della
P2. Gli attacchi veementi dei partiti politici, coinvolsero singoli massoni e
l’Istituzione.

Controversie in occasione degli eventi della P2


Supremo Consiglio
“Dei Sovrani grandi Ispettori generali del 33° ed ultimo grado
del Rito Scozzese antico ed Accettato della Libera Muratoria
per la giurisdizione massonica d’Italia
Prot. N° 0347, Zenit di Roma, 29 giugno 1979.

Carissimo Fratello,
il Grande Oriente d’Italia, per volontà dei suoi Vertici, con l’assistenza della Forza
Pubblica, ha sfrattato dalla sua Storica Sede di via Giustiniani n°1, il Rito Scozzese
Antico ed Accettato per la Giurisdizione d’Italia.

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È con profondo rammarico che diamo questa notizia a tutti i Fratelli Scozzesi, ai
quali, nel contempo, assicuriamo il nostro immutato impegno a continuare la
nostra opera”.
In un momento così triste per la nostra Famiglia chiediamo a tutti gli Scozzesi
d’Italia di fare quadrato intorno al Campo massonico, con la speranza che in un
prossimo futuro il buon senso prevalga.
Con il triplice fraterno saluto rituale nella fede dei NN:. SS:.NN:. a. n.s.n.

II Sovrano Gran Commendatore


Fausto Bruni 33:.

A:.U:.T:.O:.S:.A:.G:.

Noi Fausto Bruni del R.S.A.A. per la Giurisdizione d’Italia


per le prerogative ed i poteri conferitici dalla Constitution Générale de
l’Ordre Maçonique en Italie dell’anno 1805, dal “Corpus Juris” e dal regola-
mento generale di questo Supremo Consiglio;
allo scopo di difendere e salvaguardare l’identità, l’onore e l’integrità non
solo del Rito ma di tutta la Massoneria nel nostro paese

ABBIAMO DECRETATO E DECRETIAMO


Di revocare legittimità e regolarità al Grande Oriente d’Italia che ha Sede in
Roma, Via Giustiniani 5, nella valle del Tevere, per avere:
-costituito e mantenuto in essere una Loggia segreta, denominata “P.2”, per-
seguente fini che hanno di fatto violato le norme dei Landmarks e quelle tra-
dizionali, trascinando con ciò indirettamente, indiscriminatamente nel discre-
dito e biasimo pubblici l’immagine e la reputazione della Libera Muratoria
Italiana;
- accordato tendenzioso riconoscimento ad un sedicente “Supremo Con-
siglio” di R.S.A.A. dolosamente formatosi in dispregio ai provvedimenti adotta-
ti con incontrovertibile legittimità dal Nostro compianto predecessore Pot.mo
Fr:. Colao 33°;

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- lasciato emanare a firma incostituzionale del proprio Gran Segretario la
circolare n.170, la quale interdice indebitamente ai Fratelli Scozzesi obbedien-
ti ad esso GOI la partecipazione ai lavori del Nostro Rito.
In conseguenza di tali motivi, Noi, inoltre, veniamo nella determinazione di
rigenerare e ripristinare, e, con questo medesimo Decreto.

RIGENERIAMO E RIPRISTINIAMO
Il “Grande Oriente d’Italia di Rito Scozzese Antico ed Accettato”, costituito
dal Conte Auguste de Grasse -Tilly 33°, il 16 marzo 1805. Ne assumiamo, pro
tempore, la Grande Maestranza al solo ed unico scopo di renderlo successiva-
mente funzionale ed autonomo secondo le norme internazionali massoniche;
con denominazione da assumere secondo gli accordi con i Fratelli a ciò prepo-
sti; sarà questo l’unico ordine legittimo e regolare a tutti gli effetti.
FAUSTO BRUNI 33:.
S.G.G. del R.S. A.A. per la giurisdizione d’Italia, 16.2.1983”

La risposta del Grande Oriente d’Italia non tardò:


Circolare n. 27/AD - 7 marzo 1983, E.V.

Carissimi Fratelli,
d’ordine del Ven.mo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Fr:. Armando
Corona vi comunico che con un documento datato 16 febbraio 1983, e firma-
to da Fausto Bruni, Angelo Barchiesi e Luigi Caliò, si pretende di revocare la
legittimità e la regolarità del Grande Oriente d’Italia e di costituire un nuovo
sedicente Grande Oriente d’ Italia di Rito Scozzese Antico ed Accettato.
La pretesa è manifestamente assurda. Il Grande Oriente d’Italia è, a termi-
ni delle vigenti Costituzioni, un potere indipendente e sovrano, che si regola
secondo le proprie leggi, e che, conformemente ai principi generali sanciti nel
1929, non è soggetto a controlli e a riconoscimenti estranei.
Il documento in questione costituisce un atto di alto tradimento nei con-
fronti della Comunione Massonica Italiana, legittimamente rappresentata dal
Grande Oriente d’Italia, e contiene giudizi gratuiti, infondati e lesivi dell’onora-
bilità della Massoneria italiana.

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I firmatari sono stati deferiti alla Giustizia Massonica per i provvedimenti
conseguenti e, nelle more del giudizio, sono sospesi da ogni attività massonica
ai sensi dell’art.180 del Regolamento.
La stessa sorte sarà riservata a chiunque dovesse comunque associarsi alla
sedizione.
Siamo sicuri che la insensata iniziativa del Professore Bruni sarà accolta
come merita da parte di tutti i Fratelli, consapevoli che la dignità ed il prestigio
della Libera Muratoria Italiana si assicura con la lealtà verso il Grande Oriente
d’Italia e i suoi Organi costituzionali e non con pittoresche invenzioni.
Con il triplice fraterno saluto
IL GRAN SEGRETARIO Antonio De Stefano

Confederazione mondiale
Il trattato di Losanna venne tenuto nel 1875 allo scopo di costituire un’al-
leanza e confederazione mondiale di tutte le potenze massoniche di rito scoz-
zese e per rivedere le antiche Costituzioni e i Rituali in armonia con le esigen-
ze legittime della Civiltà moderna. Tentativo infelice sulla cui portata pratica,
oggi si nutrono dubbi più fondati. (Riv. Massonica 1970, pagg. 193-209)

Difesa della Massoneria (P.2)


L’uragano della P.2 (1982) che investì la Massoneria Italiana scatenò attacchi,
quasi tutti infondati, che fecero confondere la pubblica opinione e travolsero
spesso anche l’onorabilità di cittadini e Fratelli, con confusione di ruoli . Si sca-
tenò la manzoniana caccia all’untore.
Querela al quotidiano “Il Giornale d’Italia”
Roma, 7 marzo 1983
Ill.mo Signor Procuratore della Repubblica
Tribunale Penale di Roma
Corona dott. Armando nato a Villaputzu il 3.4.1921, residente in Cagliari, Via
dei Punici 22, espone quanto segue:
“Sul quotidiano “Il Giornale d’Italia” del 26.2.1983 è apparso un articolo

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dal sopratitolo “nuovi episodi emersi dall’interrogatorio di Pellicani”, dal titolo
“L’affare della porcilaia in Sardegna: una valigia di milioni da Carboni a Coro-
na”, e dal sottotitolo “Anche la posizione di Darida, di Rojch, di Pisanu e di
Cazora diventa sempre più delicata e fragile. Mezzo miliardo finora, per l’attua-
le Gran Maestro della Massoneria”, a firma di Ruggero Bardi.
In tale articolo, con riferimento all’interrogatorio di Emilio Pellicani, davan-
ti alla Commissione d’inchiesta sulla P2, si afferma tra l’altro:
“Sono inoltre emersi episodi gravissimi, come quello relativo alla famigera-
ta porcilaia da far sorgere in Sardegna (e in stridente contrasto con lo svilup-
po turistico dell’isola) per la quale Flavio Carboni, tramite sue società aveva
ottenuto grossi finanziamenti dalla Regione. A quell’epoca era Presidente del
Consiglio Regionale, il repubblicano Armando Corona, molto vicino a Spadolini
e a La Malfa, e dallo scorso anno Gran Maestro della Massoneria”. Secondo le
rivelazioni di Emilio Pellicani, a Corona sarebbe andata una valigia carica di
milioni: 280 per l’esattezza. Se a questa cifra si aggiungono i 210 milioni in
assegni, versata a Corona in epoca più recente a firma della Sofint S.p.A. (la
finanziaria di Carboni) si arriva subito a mezzo miliardo. Pare tuttavia che il
giro del denaro affluito verso il nido di Corona non si fermi a questa cifra.
Tutte le affermazioni contenute in tale articolo sono prive di fondamento.
Infatti durante l’epoca in cui l’esponente è stato Presidente del Consiglio
Regionale della Sardegna nessun finanziamento è stato concesso a Flavio Car-
boni per “la famigerata porcilaia” (peraltro mai realizzata) né per altro moti-
vata. Del pari è completamente non corrispondente a verità che ad esso Corona
sarebbe andata una valigia carica di milioni: 280 per l’esattezza, né qualsiasi
altra somma.
Per quanto concerne i 210 milioni a firma della Sofint S.p.A., che si voglio-
no fare apparire come serrati ed incassati dall’esponente, si precisa che venne
emesso un assegno di duecento milioni (e non di 210 milioni) a firma della
Sofint per il progettato acquisto della Società Cagliari Calcio, da parte di un
gruppo di imprenditori e sportivi sardi coordinati da esso Corona: operazione
che non andò in porto in quanto un altro gruppo ebbe a rilevare la maggioran-
za delle azioni. Peraltro il predetto assegno di 200 milioni non è stato mai paga-
to alla Banca di emissione né dall’emittente né da alcun altro.

49
Ancora più offensiva è poi la successiva, maliziosa insinuazione, priva di
ogni riscontro nella realtà, che il “giro di denaro” finito nelle mani dell’espo-
nente non si fermi alla cifra di mezzo miliardo, ma sia maggiore ed ignota.
Il carattere offensivo dell’articolo è reso ancora più grave ed evidente dalla
titolazione dell’articolo che colpisce chi legge: “una valigia di milioni da
Carbone a Corona”, e dal sottotitolo: “mezzo miliardo finora, per l’attuale Gran
Maestro della Massoneria”.
Pertanto, Corona Dott. Armando come sopra residente sporge ampia e forma-
le querela contro il Sig. Ruggero Bardi, quale estensore dell’anzi menzionato arti-
colo, e il Sig. Luigi D’Amato quale Direttore Responsabile de Il Giornale d’Italia,
Via Parigi 11, Roma, per il reato di diffamazione aggravata a mezzo stampa (art.
595, II e III comma C.P. L.8.2.1948 n. 47), nonché per ogni altro reato maggio-
re o minore, che si crederà opportuno ravvisare nei fatti denunciati.
Con espressa riserva di costituirsi parte civile.
Si allega:
1) una copia de Il Giornale d’ Italia del 26.2.1983.
Roma, lì marzo 1983”

Il Direttivo militare
Al proposito di Rito Scozzese, nelle vicende giudiziarie relative promosse dal
giudice del Tribunale di Palmi, nei confronti della Massoneria perché conside-
rata società segreta, venne rilevato come nel Rito Scozzese nei gradi più eleva-
ti si parlasse con terminologia militare con la predisposizione dello stesso Rito
ad azioni contro le Istituzioni. Tutta l’impalcatura accusatoria, poi fu demolita
dalla Procura di Roma che richiese, al Giudice delle indagini preliminari del
Tribunale di Roma, cui erano stati inviati gli atti per competenza, l’archiviazio-
ne del processo aperto anche nei confronti di altri soggetti massoni. Il Giudice
per le indagini preliminari del Tribunale dei Roma, in data 3 luglio 2000,
dichiarava di non doversi promuovere l’azione penale.
La terminologia militare, peraltro non è espressione di un “Direttivo milita-
re” del Rito scozzese, ma viene utilizzata, non certo per la tendenza degli addet-
ti a misteriose e combattive ingerenze e ad imposizione delle proprie volontà

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per ricavarne vantaggi, ma semplicemente per un riferimento storico e rituali-
stico ai Templari, alla leggenda di Hiram e al sentimento di giustizia che deve
guidare chi deve discernere il Vero. (Antonio Gualan, oTesi ed Antitesi)

Il Rito Scozzese ed il calendario ebraico


I Massoni del Rito Scozzese Antico ed Accettato usano, nei loro documenti,
i mesi ebraici dell’anno civile. I mesi ebraici cominciano con la luna piena, e
poiché l’anno civile comincia all’incirca in coincidenza dell’equinozio autun-
nale, il primo mese ebraico deve avere inizio con la luna nuova di settembre,
che è assunta anche dai Liberi Muratori del Rito Scozzese Antico ed Accettato,
come inizio del loro anno.
Segue un prospetto dei mesi ebraici e della loro corrispondenza con i mesi
del calendario comune:
Tishri settembre - ottobre Cheshvan ottobre - novembre
Kislev novembre - dicembre Teveth dicembre - gennaio
Schevat gennaio - febbraio Adar febbraio - marzo
Nissan marzo - aprile Ijar aprile - maggio
Sivan maggio - giugno Tamuz giugno - luglio
Av luglio - agosto Elul agosto - settembre

(dalla Enciclopedia of Free Masoniy, Robert Clegg, traduzione di Gaetano


Fiorentino; Riv. Mass. Luglio 1979, pag. 212, e Calendario Ispettorato Rito Scoz-
zese Regione Piemonte-Valle d’Aosta)

I.N.R.I.
Probabilmente è sfuggito all’attenzione degli avversari della Massoneria che
la stessa, attraverso i Riti è riuscita a concentrare l’interesse, la ricerca e l’ap-
profondimento del personaggio che già i Rosa-Croce avevano messo in risalto:
Gesù di Nazareth. Ed è il Rito scozzese, diffuso in tutto il mondo, che si sof-
ferma sul “nobilissimo figlio di Israele, l’uomo che volle elevare l’Umanità
dopo tanti secoli di servitù”. È un invito del Rito all’approfondimento cultura-

51
le della vita di un uomo che ha scelto la morte per il trionfo delle proprie idee,
senza alcuna preferenza confessionale. Coerentemente ai propri principi, Gesù
è stato visto e descritto come Colui che amava l’uguaglianza e che aveva dato
una svolta alla “verità morale”.
L’iscrizione che i Vangeli ricordano essere stata posta sulla croce è: I.N.R.I.
Jesus Nazarenus Rex Judeorum (Gesù Nazareno, Re dei Giudei).
Diverse interpretazioni di carattere mistico ed ermetico, furono date dai
Massoni del Rito Scozzese a tale iscrizione:

“In nobis regnat Jesus”. (In noi regna Gesù).


“Jesus Nascente Renovatur Jehova”, (Con la nascita di Gesù è risorto Jehova).
“Jesus Nascente Ram Innovatur”, (Con la nascita di Gesù si rinnovò Ram).
“Ignis Natura Renovatur Integra”, (Tutta la natura è rinnovata dal fuoco).
“Igne Nitrum Roris inventur”, (Per mezzo del fuoco si trova il Nitro).
“Insignia Natura Ratio Illustrat”, (La ragione spiega le cose più insigni della
natura).
“In nobis regnat Jehova”, (In noi regna Jehova, cioè il Grande Architetto
dell’Universo).

ll Rito Simbolico
“Agli inizi degli anni Sessanta, nel 1800, Buscalioni intuì che la rinascita
della Massoneria, di cui fu uno degli ispiratori politici, poteva accelerare il pro-
getto monarchico di costruire un’Italia unita che si avviasse sulla strada delle
riforme, del progresso scientifico ed industriale senza scosse rivoluzionarie e
rischi istituzionali. Questa convinzione chiarisce anche la sua netta difesa, in
campo rituale massonico, dell’adozione del Rito Simbolico, più vicino alla
massoneria inglese, leale nei confronti della Corona e in sintonia con le scelte
governative, piuttosto che quello Scozzese, verticista ed imbevuto di suggestio-
ni rivoluzionarie e di nostalgie settarie”.
(Bollettino Ufficiale del Grande Oriente Italiano; Marco Novarino, I Bollet-
tini del Grande Oriente d’Italia nel primo decennio post-unitario 1862-
1869, pag. 7)

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Circolari del Guardasigilli Vittorio
Emanuele Orlando

L’attenzione del Ministero di Grazia e Giustizia si era concentrata sull’at-


tuazione della normativa relativa ai matrimoni religiosi. Il richiamo all’applica-
zione della Legge era già stato fatto con circolari del 10 aprile 1874, del 10 luglio
1874 e del 9 gennaio 1877. Risultavano invero ancora molti matrimoni religio-
si non preceduti dal matrimonio civile. Insediatosi il Ministro on. Orlando,
inviò ai Procuratori Generali presso le Corti d’Appello una circolare richiaman-
do la loro attenzione su tale problematica. Rimaneva forse il dubbio a lui, mas-
sone, che la mancata celebrazione civile avvenisse da parte dei nubendi e del
celebrante il rito, per l’ignoranza della legge, per motivi economici, “o per il
mal talento di frodare la legge e la mala fede di uno dei due coniugi”.
Così il Ministro: “Ora appunto per accertare il vero stato di fatto ch’io debbo
fare appello alla solerzia delle SS. Il.me. Consta, è vero, che in non poche regio-
ni d‘Italia per saggezza dei diocesani o per illuminata coscienza dei Curati, é
stato impartito l’ordine o è presenza la prova dell’eseguita celebrazione di
quello civile salvo casi eccezionali… Debbo per tanto pregare le SS. Il.me di
avviare le più accurate e coscienziose indagini per accertare:
-se, in quali diocesi o parrocchie, situate nel territorio della giurisdizione di
codesta Corte, vigga l’obbligo, e da chi imposto, della precedenza del matrimo-
nio civile sul religioso;
- in quali termini sia formulata la disposizione e quali eccezioni consenta;
- quanti matrimoni religiosi si siano celebrati nell’ultimo quinquennio,
senza che siano stati preceduti dal matrimonio civile;
- quali principalmente le cause che indussero i coniugi a non celebrare il
matrimonio civile prima o dopo di quello religioso;
- quali ordinari diocesani o parroci abbiano con istruzioni pastorali, o altri atti,
indotti i fedeli a contrarre il matrimonio civile prima o dopo di quello religioso.
Attendo le notizie richieste non più tardi del primo novembre p.v.”
Per amore della verità, L’Osservatore Romano del 10 settembre 1909 affer-
mava che la Chiesa condivideva tale iniziativa.

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54
Curiosità

Consiglio dei Ministri ed il XX Settembre 1870


“Per celebrare la ricorrenza del XX Settembre il Consiglio dei Ministri, su
proposta del Presidente, di concerto con il Ministro delle finanze, ha approva-
to la costruzione, a spese dello Stato, di un nuovo ponte sul Tevere situato tra
il ponte del Risorgimento e il ponte Margherita, che agevolerà lo sviluppo edi-
lizio di Roma.
Inoltre, sempre su proposta del Presidente del Consiglio di concerto, con il
Ministro dei Beni demaniali costituenti la cinta fortificata di Monte Mario, ha
approvato che vengano concessi al Comune di Roma per essere destinati a giar-
dino pubblico”.
(L’Osservatore Romano 21.9.1924)

I figli naturali
“Un Decreto regio dell’11 corrente, inserito nella Gazzetta ufficiale di Madrid
del 13, ordina di inscrivere sul registro civile, sotto la denominazione di figli
naturali, quelli che sono nati da un matrimonio solamente cattolico”.
(L’Osservatore Romano, gennaio 1872)

La Massoneria assimilata alla tubercolosi


Il periodico trapanese La Fiaccola del 5.9.1909, certamente non favorevole
alla Massoneria, pubblicò il seguente articolo con il titolo: Le due grandi
malattie moderne. Eccone il contenuto: “Due flagelli terribili l’uno più dell’al-
tro, percuotono l’umanità, la tubercolosi e la massoneria. Fa più strage la mas-
soneria da sola che tutte le sette quante sono. …Dappertutto trovi massone-
ria. Non ci si salva. Gli sforzi che si fanno da tutta la gente perbene per annien-
tare queste due lebbre sono inauditi. Sarà quindi opera nostra svelare gli inten-

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dimenti punto onesti che essa adopera per gabbare la buona fede del pubbli-
co che nulla sa e conosce delle raffinate macchinazioni, fatte all’ombra e alla
chetichella, nel segreto delle Logge”.

Solo funerali civili


In una grande assemblea massonica di Parigi venne deliberato l’obbligo
assoluto dei Fratelli di non avere che funerali civili. Sentito questo, molti di
quei Fratelli, seduta stante, diedero le loro dimissioni, e si ritirarono dalla
Loggia e dalla Massoneria.
(L’Osservatore Romano 20.9.1892)

Un banchetto di Venerdì Santo - superstizione


“Secondo quando riferisce l’Ere Nouvelle, la sera dell’ultimo Venerdì Santo
è stato tenuto a Parigi un gran banchetto definito dal giornale in parola copio-
so ed accuratissimo. Al festino presero parte parecchi amici del Grande
Oriente, alcuni della Lega dei Diritti dell’uomo, delegati della gioventù laica e
repubblicana e persino un rappresentante del libero pensiero italiano. Pare
che essendo mancato all’ultima ora un pezzo grosso, gli invitati ridotti a tredi-
ci, per non rimanere sotto l’influenza del numero… fatale, abbiano indotto ad
assidersi con loro un cameriere del ristorante”.
(L’Osservatore Romano, 30.4 1930)

Il galateo nelle Logge


“Anche in questo il Poema Regius del 1390 offre conferma, giacchè contie-
ne un vero e proprio galateo su come comportarsi nel “vestibolo del loggiato”
e “a tavola” fra Confratelli e Signori e Signore.
Per Lessing (in Colloqui per massoni), massoneria deriverebbe dalle mas-
sony, cioè mense, cenacoli (come la tavola rotonda di Re Artù). Senza seguir-
ne la tesi, si può comprendere l’importanza che ebbero i cenacoli o le agapi
libero-muratorie come fatto culturale, associativo, rituale, simbologico il cui

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richiamo è pervenuto sino a noi nei rituali massonici”.
(Rivista massonica, pag.319- La Massoneria nel storia, attualità dell’isti-
tuzione massonica.- Eugenio Bonvicini).

Anche i Massoni contro le persecuzioni religiose


Il Vaterland diede la notizia che si era tenuta a Ginevra, nel giugno 1930,
l’assemblea nazionale massonica elvetica.
La Grande Loggia Alpina diramò un comunicato ufficiale nel quale veniva
precisato che l‘assemblea aveva votato un ordine del giorno in cui si dichiara-
va che “la massoneria elvetica” esprimeva “la sua compartecipazione alla sorte
delle vittime dell’intolleranza e manifestava esplicitamente la sua detestazione
di fronte alle persecuzioni in Russia”.
(L’Osservatore Romano, 7.6.1930)

Processione civile-religiosa
L’Agenzia telegrafica svizzera ha diramato una notizia che fu ripresa dai gior-
nali della massoneria internazionale: “Durante la tradizionale processione
della sepoltura di Cristo i musicisti della processione, d’accordo col Sindaco,
hanno eseguito della musica profana come ad esempio il noto valzer Ramona.
Il curato della località ha protestato, ma il Sindaco si è rifiutato di ordinare ai
musicanti di eseguire solo pezzi di musica sacra. Continuando a protestare, il
curato è stato scacciato dalla processione. La sepoltura di Cristo è terminata
con una processione civile”.
(L’Osservatore Romano, 5.6.1930)

Anche i Massoni in Paradiso


Giovanni Maria Gallot, (1747-1794) vice parroco della Trinità e Cappellano
delle Benedettine di Laval (Francia), ghigliottinato il 21 gennaio 1794, è stato
Beatificato, il 19 giugno 1955, perché martire della fede essendosi rifiutato di
prestare il giuramento costituzionale.

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Egli risultava iscritto nella Loggia Union di Le Mans già nel 1786.
Diffusasi la notizia dell’appartenenza massonica, fu precisato dalla Congre-
gazione per le cause dei Santi: “Prima della Rivoluzione, come è noto, molte
Logge erano sorte a scopo corporativo ed operativo, né avevano quel carattere
che la Massoneria ha avuto a partire dal secolo XIX, ma anche se la Loggia di
Laval fosse stata massonica nel senso condannato dalla Chiesa, e il Gallot vi
avesse dato la sua adesione, con il suo martirio egli avrebbe lavato questa,
come eventuali altre colpe, anche in ipotesi gravi del suo passato, per diventa-
re un eroe della Fede professata sino all’effusione del sangue”.
(tratto da: Rosario Esposito, Chiesa e Massoneria, un DNA comune,
pag.152)

Astronauti
L’Austronauta (e dal 1974 Senatore degli Stati Uniti) John Herschel Glenn fu
membro della Loggia Concord n°688 di New Concord.
Il 19 agosto 1978 il Gran Maestro della Gran Loggia dell’Ohio, Fr. Jerry C.
Rasor, lo ha creato Massone a vista.
(Riv Mass.1979, pag.126)

Massoni nello spazio


“L’astronauta Armstrong depositò sulla superficie lunare una placca che
dice: “VENIAMO IN PACE ED IN NOME DI TUTTA L’UMANITA”. Neil Armstrong
era massone.
Erano pure Massoni gli astronauti:.
Edwin Aldrin Jr, L. Gordon Cooper, Donn F. Eisele, Walter M. Schirra, Tho-
mas P. Stafford, Edgar D. Mitchell, Paul J. Weitz, Grissom che morì nell’incen-
dio del Virgil I, il 22 gennaio 1967.
Gordon Cooper nel viaggio spaziale del Gemini V, nell‘agosto del 1965, portò
con sé il gioiello rituale del grado 33°, nonché la bandiera del Rito Scozzese.
Gordon Cooper, nel suo viaggio del 1963, disse semplicemente ed eloquen-
temente: “Debbo prendere il tempo per una piccola preghiera, per tutto il

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mondo compreso me. Dacci la tua guida ed il tuo alito… te lo chiediamo in
nome tuo, Amen”.
Anche durante la circumnavigazione della luna, il giorno di Natale 1968, il
mondo udì l’astronauta Frank Borman leggere la Bibbia.
(Riv. Mass,1972, pag.175 - Kenneth S. Kleinknecht, La Massoneria dell’era
spaziale)

Onorificenze
La Medaglia Gourgas è un premio conferito annualmente “per servigi note-
volmente distinti alla causa della Massoneria, dell’Umanità e della Patria”, dal
Supremo Consiglio del Nord degli Stati Uniti e reca il nome di John Joseph
Gourgas, uno dei fondatori di questo.
Tra i premiati i Presidenti Truman e Ford, Gustavo V, re di Svezia.
(Riv. Mass. 1979, pag. 126)

Il Trafiere
Collel, (al Congresso antimassonico di Trento) riuscì ad inorridire mostran-
do un Crocifisso che doveva servire da guaina ad un pugnale utilizzato dalla
sacrilega massoneria. Tale Crocifisso con inserito il pugnale era molto cono-
sciuto nel Medioevo ed era chiamato l’Arma della misericordia o Trafiere e ser-
viva ad infilzare i feriti più gravi, alla fine della battaglia: “Prelati ed addirittu-
ra Vescovi decidevano sul campo quali erano in grado di sopravvivere e questi
li finivano”.
(Atti del Congresso, 250-254 - Enciclopedia Wikipedia - Antonio Gualano,
Congresso Internaz. antimassonico di Trento, pag. 152)

La Statua della Libertà


Sulla lapide apposta sul piedistallo della Statua della Libertà posta all’imboc-
catura del porto di New York vi è la seguente iscrizione:
“in questo luogo fu ritualmente posta la pietra angolare del piedistallo della

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Statua della Libertà che illumina il mondo, da parte di William R. Brody, Gran
Maestro dei Liberi Muratori degli Stati Uniti d’America, il 5.8.1884. Erano pre-
senti Membri della Gran Loggia Usa, rappresentanti dei Governi Statunitense e
Francese, Ufficiali dell’Esercito e della Marina americani, Membri di delegazio-
ni estere ed Autorità. Questa Lapide è dedicata dai Liberi Muratori di New York
a ricordo del centesimo anniversario di quello storico evento.
5.8.1984 Calvin G. Bond, Gran Maestro dei Liberi Muratori U.S.A.
Robert C. Singer, Gran Maestro Aggiunto U.S.A.
Arthur Markewich, Presidente delle manifestazioni massoniche del centena-
rio.
(Hiram, pag. 39, Febbraio 1986; Gustavo Ottolengh, iLa Statua della Liber-
tà che illumina il mondo)

La Loggia sulla nave


Per molto tempo si lavorò (massonicamente) sulle navi che si ancoravano
nei porti del Portogallo.
Particolarmente famosa fu una nave-stazione inglese, la fregata Poenìx il cui
l’equipaggio era composto quasi esclusivamente da massoni. Nell’anno 1797
in questa Officina galleggiante, ogni venerdì sera, c’era riunione di Loggia. Ai
lavori partecipavano capitani di navi inglesi e portoghesi, realisti fuggiti dalla
Francia.
(Eugen Lennhoff, Il Libero Muratore, ed. Bastogi, Foggia 1981, pag.163)

La Fratellanza in aiuto
Narra Giordano Gamberini, nel suo libro Mille volti di Massoni, pag. 109,
che Antonio Lopez di Santa Anna, che diverrà Presidente del Messico, salvò la
propria vita facendo un segno massonico a James A. Sylvester, uno dei suoi cat-
turatori, a coloro che lo interrogarono ed ad un gruppo di soldati Texani che si
adoperarono per salvarlo.

Nel 1375 incontriamo per la prima volta l’espressione Libera Muratoria.

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In una annotazione circa una riunione di rappresentanti di corporazioni cit-
tadine a Londra, si parla di freemasson.

La Loggia Marys Chapel di Edimburgo – Scozia – conserva, quale suo pre-


zioso tesoro, il più vecchio libro di verbali massonici esistente, le cui registra-
zioni arrivano fino all’anno 1598. (Il Libero Muratore, pag.41)

La Massoneria ed i misteri
Anche la Massoneria è un’associazione dei misteri (non misteriosa)¸
secondo Augusto Horneffer, la sola genuina che sia viva nel mondo presente.
E tale la rendono il suo culto iniziatico, il cammino simbolico-grado per gra-
do-del ricercatore, (nel Flauto Magico, l’opera massonica di Mozart, questi
viaggi sono magnificamente illustrati), l’idea di fratellanza, la ricerca della
luce, la credenza della morte come in un’altra più alta forma di vita, il rico-
noscimento confortante di una resurrezione spirituale nel senso delle parole
di Goethe:

E finchè tu non possederai


questo morire e questo divenire,
sarai solo un brutto ospite
sulla buia terra”.
(Eugene Lennhoff, Il Libero Muratore, pag. 26)

Mons. Lefebvre
Con la sua pubblicazione Le coup de maitre de Satan (Ed. Saint Gabriel-
1920-Suisse) Mons. Lefebvre mise in risalto le presunte strategie che Satana,
attraverso la Massoneria, avrebbe attuato.
La stessa Chiesa si sarebbe prestata in qualche modo assecondando l’azio-
ne massonica demoniaca, riconoscendo implicitamente i principi fondamen-
tali dell’Ordine dei Liberi Muratori di Libertà, Fratellanza ed Uguaglianza.
L’attacco al Papa Paolo VI, in occasione della sua visita all’ONU, è emblema-

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tico giacchè Lefebvre considerava l’Organismo internazionale “autentico tem-
pio massonico”
(Riv. Mass, gennaio 1978 - Giuseppe Gabrieli, Il paIlino di Mons. Lefebvre,
pag 17)

Landmarks (principi fondamentali massonici)


Furono compilati nel 1720 dal G. M. George Payne e furono stampati nel
primo Book of Constitutions nel 1723. Quando Anderson fece la seconda edi-
zione, nel 1738, apportò variazioni tali che finì per stampare entrambi le edi-
zioni, chiamando New la versione emendata e l’originale Old Regulation.
(Riv. Mass.1971, pag.137- Landmarks, Giordano Gamberini)

Tribunale straordinario per i massoni


A. Pontedera, a pag.135 del suo libro Cattolicesimo e Massoneria, scriveva:
“Un fatto sintomatico del grado di interferenza della Massoneria nella vita poli-
tica, l’abbiamo in un comunicato del Gran Maestro dell’Ordine italiano ripro-
dotto a suo tempo da tutti i giornali, il quale annunciava che era stato costitui-
to un tribunale straordinario per giudicare i massoni che avevano accettato di
fare parte del terzo ministero Nitti”.

Il profano
Chi è il profano per il Massone? Il profano è colui che non può partecipare
ai rituali nel Tempio o nel luogo in cui si insegnano l’esoterismo massonico e,
quindi, i segreti massonici.
Il termine ha origine latina: profanus-pro “davanti o fuori” - fanum, “bosco
sacro o tempio”. (Wikipedia).
Il profano è colui che resta fuori dal luogo sacro.
In tal senso la Massoneria ha fatto proprio il termine.
Il profano, è, pertanto, il non affiliato all’Ordine dei Liberi Muratori. Gli
Statuti della Società dei Liberi Muratori di Rito Scozzese Antico ed Accettato,

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pubblicati a Napoli nel 1820, stabilivano anche che: “i Liberi Muratori dei
diversi Paesi e di qualsiasi Rito, vengono considerati Fratelli” e precisavano,
altresì, che fosse “da considerarsi anche profano il Libero Muratore irregola-
re, fuorchè in tempi o in luoghi in cui la regolarizzazione gli sia impossibile”.

I lupi mannari
Nel Compagnonaggio esistevano gli operai chiamati lupi mannari. “Tale
denominazione potette venire dalla libera concorrenza alle corporazioni privi-
legiate”. Da qui il detto conservato dalla Carboneria: “liberare la foresta dai
lupi”.
“Secondo un’altra opinione la denominazione di lupi deriva dalle antiche
iniziazioni in cui il candidato recava maschera di lupo o di sciacallo”.
(Oreste Dito, Massoneria e Carboneria, Casa editrice nazionale 1905, pag. 11)

Divieti anche ai tavernieri in Francia


“Un regolamento (francese) del 1723 inibisce qualsiasi comunità, confra-
ternita, assemblea, cubala o borsa comune dei compagnoni. Un decreto del
Parlamento (1778) rinnova le proibizioni e impone ai tavernieri, sotto gravis-
sime comminatorie, di non ricevere presso di sé oltre di quattro compagnoni
e di non favoreggiare in nessuna guisa le pratiche di preteso dovere. Le corpo-
razioni furono del tutto abolite colla rivoluzione francese.
(Tratto da Oreste Dito, Massoneria e Carboneria, pag 13)

Il concetto di dovere
“Potrebbe contenere un filosofico senso assunto dalle varie società di com-
pagnoni. Come l’ordine si collega ad un concetto di giustizia, così il dovere fa
appello alla pratica della virtù, al rispetto del diritto”.
(Vedi Massoneria e Carboneria, pag.3)

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Il primo massone americano
ll primo massone americano che diede la vita per il proprio paese fu il Fr:.
Joseph Warren del Massachusetts, Gran Maestro provinciale per l’America sotto
costituzione della Gran Loggia di Scozia. Laureato in medicina. La sua nomina
a Maggior Generale è datata tre giorni prima della battaglia di Bunker Hill. Non
volle assumere il comando ma combattere come volontario agli ordini del vete-
rano colonnello Prescott e fu ucciso in battaglia mentre difendeva Breed’s Hill.
(Rivista Mass.1971, pag.107; James D. Carter, L’eredità degli Americani)

Testimonianza massonica in un processo di canonizzazione


Suor Agostina Pietrantoni, trentenne, fu pugnalata da un ex ricoverato del-
l’ospedale di S. Spirito, il 13 novembre 1894, di cui era direttore il Prof. Achille
Ballori. L’assassino che durante la propria degenza in ospedale aveva molesta-
to la suora con profferte amorose e poi con ingiurie e minacce, era stato
dimesso dal direttore. Prima il Ballori lo aveva severamente ammonito e alla
suora aveva, senza esito, offerto il trasferimento in altro reparto. Di conseguen-
za le dichiarazioni del Ballori hanno avuto un peso rilevante nel riconoscimen-
to del “grado eroico” della virtù della suora. (da Rivista massonica-,1973
pag.13) Achille Ballori fu iniziato il 30 dicembre 1872 nella Loggia Umanità e
Pregresso di Pisa. Nel 1893 fu eletto Gran Maestro Aggiunto e fu il candidato
unico alla Gran Maestranza prima della morte.
(Giordano Gamberini, Mille Volti di Massoni)

Vittorio Emanuele Orlando e la benedizione del Papa


Vittorio Emanuele Orlando fu Ministro della Giustizia e dei Culti d’Italia dal
1907 al 1910. Personaggio con un raro equilibrio politico specialmente nel perio-
do in cui i rapporti tra Santa Sede e lo Stato italiano erano pregni di difficoltà.
Vittorio Emanuele Orlando era massone.
Quando giunse al Papa la notizia delle dimissioni del Governo italiano,
Orlando riferisce che “venne il solito Monsignore attraverso il quale per più di tre

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anni si era mantenuta quella perfetta comunione di propositi, d’intenti e di lavo-
ro. Egli mi disse che il Papa lo aveva fatto chiamare e lo aveva incaricato di recar-
si immediatamente da me, in nome di Lui per farmi il seguente messaggio: che
Sua Santità era rimasta assai addolorata nel sentire che io lasciavo l’ufficio; che
assai si lodava dei rapporti avuti meco; che mi esprimeva perciò i suoi ringrazia-
menti. Aggiungeva finalmente che mi inviava la sua apostolica benedizione”.
(Vittorio E. Orlando, Miei rapporti di Governo con la S. Sede, pag.25)

Pio X ed il potere temporale


“Riferisce Crispoldi nel suo libro Da Pio IX a Pio X (Milano, Garzanti, 1939,
pag.112-113), le seguenti parole che avrebbe pronunziato Papa Pio X: “Se il Re
mi mandasse a dire di riprendere possesso di Roma perché egli se ne parte e
me la lascia, io gli farei rispondere: Resti al Quirinale e se ne parlerà un’altra
volta. Ci mancherebbe altro per la Santa Sede!”.

Pio X e le associazioni culturali


Con Legge dell’11 dicembre 1905, il Governo Francese denunziava il Con-
cordato ed istituiva le associazioni curando, di fatto, il potere sulle cose di culto,
sulle Chiese nelle mani dei laici, con il controllo del Prefetto. A chi chiedeva a
Pio X “come mai l’arcivescovo di Parigi avrebbe potuto esercitare il suo ministe-
ro, senza casa, senza assegni, senza Chiesa, Egli rispose che in ogni caso si
sarebbe potuto chiamare a quell’ufficio un Francescano, obbligato dalla sua
regola a vivere in elemosina, in assoluta povertà”. (Tratto da: Vittorio Emanuele
Orlando, Miei rapporti di Governo con la S. Sede, Garzanti, 1944, pag.13)

Dopo l’Enciclica di Clemente XII - In Eminenti - vi furono oltre tremila scrit-


ti sanzionatori della massoneria. (Il Libero Muratore, pag. 67)

Fichte
Disse: “Il cosmopolismo è il mio pensiero, l’amor di patria è la mia opera”.

65
Victor Hugo
ha scritto che nel Medioevo il genere umano non ha pensato nulla di impor-
tante, se non scrivendolo sulla pietra.
(Rosario Esposito, Chiesa e Massoneria un DNA comune, pag. 33)

Achille Ballori (1850-1917)


Il Gran Maestro aggiunto Achille Ballori, un noto medico che fu in seguito
Presidente degli Ospedali riuniti di Roma e candidato unico alla Gran Mae-
stranza, fu assassinato nel suo ufficio da un maniaco, certo Ambrosio. Non si
è mai potuto fare luce completa su questo fatto di cronaca nera. Mentre gli
scrittori massonici attribuiscono l’assassinio ad ispirazione anarchica o addi-
rittura clericale, dalla parte opposta si risponde che si trattò di un incidente di
famiglia. Il dato di fatto più notevole è quello che l’uccisore del dignitario mas-
sonico, anche dopo essere stato individuato non fu processato ed, in definiti-
va, restò impunito. L’on. Eriberto Martire, presentò a proposito due interroga-
zioni alla Camera ma non ottenne mai risposta.
(R. Esposito, La Massoneria e l’Italia dal 1800 sino ai nostri giorni, pag.132)

L’astensione
Diceva Voltaire nel suo Dizionario filosofico: “Si legge nel Sadder, che è il
compendio delle Leggi di Zoroastro, questa massima: Quando non è cosa certa
se un’azione che ti viene proposta di fare sia giusta o ingiusta, astieniti.”

Ku Klux Klan
La maggioranza delle Grandi Logge americane si è schierata contro l’asso-
ciazione segreta e tanto brutale del “ Ku-Klux- Klan”.
“Ogni comunità che cerca di farsi giustizia con le proprie mani, è costituita
da canaglie. Un massone che vi aderisse, contro le basi dell’istituzione, è puni-
bile con l’immediata espulsione dalla Massoneria”.
(Il Libero Muratore, pag.182)

66
Prima medaglia massonica italiana
La prima medaglia massonica del secolo XVIII fu coniata nel 1733 dalla
prima loggia italiana. La prima pubblica menzione della Loggia di Firenze com-
parve nel 1736 su un settimanale tedesco di Norimberga.
(Rivista Massonica 1975, pag. 298, Pericle Maruzzi)

I bianchi guanti massonici di Goethe


La Loggia Amalia di Weimar, iniziando Goethe il 2 giugno 1780, gli donò le
rituali paia di guanti, che egli regalò alla signora von Stein con la seguente frase:
“Un regalo da poco a giudicare all’apparenza l’aspetta al suo ritorno. La cosa
più straordinaria che ha è che non lo posso regalare che a una donna, ed una
volta sola”.
(Rivista Mass, 1974, pag. 242)

I ricreatori massonici
I ricreatori laici domenicali sono stati, forse in contrapposizione agli Oratori
già esistenti, una finalità dell’azione massonica.
(La Setta Verde in Italia, F. M. Enigma, Roma, Deposito presso Desclèe)
La Rivista massonica del 1879, pag.224, sottolineava che tra i Massoni cre-
scesse la volontà di aprire Ricreatori, come a Milano, “ove unitamente allo svi-
luppo delle forze del corpo i giovani acquistino una sana educazione del cuore
e della mente”.
A tale proposito doveva essere cantato da giovani un inno patriottico intito-
lato “Il Ricreatorio”, scritto dal prof. Giuseppe De Leonardis e musicato dal
prof. G. Varisco:

Noi che siam d’Italia figli,


Solo Italia abbiam in cor,
E nell’ora de’ perigli
Darem prova di valor.

67
Noi che siam la speranza
Di più splendido avvenir,
A civile fratellanza
Ci educhiamo nel gioir.

Qui la mente si ricrea


In un’estasi d’amor,
Tutti stretti in un’idea:
Forza al braccio, slancio al cor.

Sola idea che ci consiglia,


È la patria carità;
Qui formiamo una famiglia,
e viviamo in amistà

Svelti come un cavrioletto,


Educhiamo mente e cor:
Non amiamo altro diletto
Che di questo sia maggior.

Esultiamo: il tempo vola,


Nè di riedere ha virtù:
È ginnastica la scuola
Della nuova gioventù.

Qui la musica ci allieta


Come il riso del mattin;
Ed il canto del poeta
Ci è guida nel cammin.
O compagni, avanti, avanti
Nel sentiero dell’onor;
Per la patria più che santi
Soni i moti d’ogni cor.
(Riv. Mass.1879, pag. 324)

68
La morte di Luigi XVI
“Ai fini di una serena riflessione sulla parte avuta dalla Massoneria (sulla
morte di Luigi XVI) Pierre Lemarque fornisce utili informazioni. I massoni
eletti a far parte della Convenzione Nazionale erano 100. Altri 60 avrebbero poi
bussato alla porta dei Templi.
Dei 100 deputati iniziati alla Libera Muratoria, solo 83 fecero effettivamen-
te parte alla votazione del 16 gennaio 1793. Cinquanta di essi si pronunciaro-
no per l’esecuzione capitale, ma due, tra i quali Dubois, proposero il rinvio del-
l’esecuzione. “Quindici convenzionali massoni si schierarono a favore della
detenzione, altri 14 per la reclusione… Nell’insieme i massoni favorevoli a
ghigliottinare il Re furono, quindi, il 60,3%”. (Hiram 1987/88, pag. 44, Feb-
braio 1987; A. A. Mola, Ma l’acacia non coprì il terrore)

Responsabilità per la morte di Luigi Napoleone


Lettera di Mazzini al Daily News,
“Londra, 14 gennaio
Signore, dappoiché quattro italiani furono carcerati in Parigi, incolpati di avere
voluto uccidere Luigi Napoleone, accuse d’ogni maniera furono scagliate contro di
me dai giornali del Governo francese, e fuori, furono ripetute anche dagli inglesi.
Fu sempre mia usanza di non rispondere ad accuse che muovevano dai miei aper-
ti nemici, e tanto più se le accuse venivano da un uomo, il quale per quanto sta in
lui, con la sola sua forza brutale priva la mia patria di quella unità, a cui aspira, e
fa che Roma sia la sede di quel brigantaggio che tormenta l’Italia meridionale.
Ma ora cedendo alle preghiere di cari amici dichiaro:
Che io non istigai mai alcuno a uccidere Luigi Napoleone.
Che a niuno diedi mai bombe, archibugi, pistole giranti, pugnali per quel fine.
Che non conosco punto Trabucco, Imperatori e Saglio.
Che perciò l’adunanza in Lugano, il grado di luogotenente dato a Imperatori in una
compagnia di quattro persone, e l’aver dato loro le mie fotografie, sono tutte cose
falsissime.
Che le mie fotografie sotto il mio autografo son vendute per “il fondo dell’emanci-
pazione di Venezia” nell’ufficio dell’Unità Italiana di Milano ed altrove. Che niuna

69
era, con danaro o senza, fu da me mandata a Greco in Parigi.
Conosco Greco, centinaia o piuttosto migliaia di giovani del nostro partito naziona-
le di azione sono da me conosciuti. Greco è un ardentissimo patriota, che parteci-
pò all’impresa del 1860 e del 1861 nel mezzodì d’Italia, ed è perciò nella mia cono-
scenza. Ma qualunque mio scritto che si fosse trovato appresso a lui, deve essere
di nove o dieci mesi fa.
E questo basti per rispondere alle accuse fondate solamente sopra relazioni della
polizia francese. Giuseppe Mazzini.

Nell’anno 2500, il trionfo del laicismo


“Nella Lumière, organo del Grande Architetto dell’Universo, massonico-
francese, un tal Bayet professore di Università, ha stampato questa lapidaria
profezia: “Per mio conto credo che, nell’anno 2500, la scienza avrà compiuto
la sua opera, e sui dogmi defunti sarà risorta la grande fede umana sola capa-
ce di unire tutti gli uomini nel duplice culto del vero e del bene”.
(L’Osservatore Romano, 25.4.1930)

Divulgazione dati massonici - querela


“Il figlio del celebre darwinista Carlo Vost, il quale si è fatto una specialità di
combattere la Massoneria svizzera, doveva pubblicare e vendere il catalogo dei
massoni, divulgando l’edizione stampata della Massoneria, riservata ai suoi
membri. Su querela del Gran Maestro, il Tribunale fece sequestrare opuscoli e
forme tipografiche in omaggio ai diritti della proprietà letteraria.
La Massoneria processa Vost e questi presenta querela per danni contro la
Massoneria. È il fatto del giorno a Ginevra.”
(Gazzetta del Popolo, tratto da L’Osservatore Romano, 2.4.1902).

Il generale Boulanger
“Quando si trattò di liberare la Francia intera dalle manovre del corrotto gene-
rale Boulanger, tarato dall’odio tedesco e dall’ostilità contro la Repubblica, quando

70
la tremenda ingiustizia dell’affare Dreyfus scosse le coscienze, i massoni furono al
loro posto. Il coraggioso colonnello Picquart, per esempio, che con irremovibile
senso di giustizia, assunse su di sé le conseguenze, l’espulsione dall’esercito e la
prigione per dimostrare l’innocenza del capitano Dreyfus, era un massone”.
(Il Libero Muratore, pag. 1899)

Il caso Dreyfus
Alfred Dreyfus, ufficiale di artiglieria della Repubblica Francese, fu accusato
nel 1894 di alto tradimento, per spionaggio in favore della Nazione tedesca.
Il giornale Nouvelliste de Lyon riportava: “Due mesi prima che (il Dreyfus)
fosse condannato dal Consiglio di guerra, il Grande Oriente, convinto della sua
reità, per togliersi ogni responsabilità, scrisse una circolare alle logge dichia-
rando il Dreyfus radiato. Il Dreyfus allorchè fu condannato fece il segno mas-
sonico di estremo pericolo come lo fece il Brisson in pubblica Camera quan-
do il suo ministero era per precipitare”. (L’Osservatore Romano, 29.9.1898)
Lo stesso giornale precisò che Dreyfus rivestiva un alto grado nella Massoneria.
Il processo fece scalpore perché l’inquisito, era anche ebreo. Si mobilitaro-
no a favore dell’inquisito, ebrei, massoni, uomini di cultura. Tale evento deter-
minò due fronti di lotta, uno convinto dell’innocenza dello stesso, l’altro che
ne chiedeva la condanna determinando, peraltro, schieramenti in sostegno
anche degli ebrei, chiamati come i massoni quasi correi del Dreyfus e procac-
ciatori di ogni malessere della società. In questa lotta per l’affermazione dei
propri ideali, La Civiltà cattolica arrivò a richiedere uno status non di cittadini,
ma di ospiti per gli israeliti.
La condanna di Dreyfus fu espressa nel 1894 e, dopo un ulteriore processo,
riconfermata.
Emile Zola inviò al Presidente della Repubblica dal titolo “Je accuse!…” Il
Nouwelliste sostenne che il Grande Oriente, su istanza di Brisson, “scrisse una
lettera a tutte le Logge dando loro ordine di usare ogni mezzo, per cercare di
liberare il loro fratello in pericolo”
Nel settembre 1899, Dreyfus venne graziato dal Presidente della Repubblica
Emile Loubet, massone, e fu riabilitato nel 1906.

71
Ribadì Giovanni Spadolini che il caso “Dreyfus mise in luce il fondo antise-
mita di un largo settore dell’intransigentismo cattolico…Era nota, del resto, la
tesi generale dei redattori.
Ebraismo, Massoneria e liberalismo erano legati, ai loro occhi, da un vinco-
lo indissolubile”.
(Giovanni Spadolini, L’opposizione cattolica da Porta Pia al ’98, pag. 468)

Rivendite di brodo
Nella Loggia La Ragione di Milano, nel gennaio 1877, è stata discussa la isti-
tuzione “di alcune vendite di brodo ai fianchi delle macellerie, secondo l’uso
di Parigi, per sopperire ai bisogni delle classi medie ed operaie e per soddisfa-
re alle esigenze dell’economia domestica”. (Riv. mass.1877, pag. 62)

La doppia scomunica di Giordano Bruno


In Svizzera si voleva ad ogni costo iniziare Giordano Bruno al calvinismo:
Giordano Bruno rifiutò e “per non essersi piegato alla dottrina luterana fu sco-
municato così che da una parte e dall’altra incorse nell’odio sacerdotale”.
(Riv. Mass.1888, pag. 137)

Bruno sulla catasta funebre


“A proposito di Giordano Bruno dicono che coloro che erano vicini alla cata-
sta lo sentissero pronunciare queste parole: Oh Eterno, in questo momento
faccio uno sforzo supremo per attirare a me quanto c’è di divino”.
(Riv. Mass.1888, pag. 138)

Promotori del monumento


Il monumento a Giordano Bruno fu promosso per iniziativa degli studenti
dell’Ateneo di Roma con il concorso della massoneria e di altre autorità civili.
(Riv. Massonica, 1889, pag. 131)

72
Logge della Sicilia all’inaugurazione del monumento a
Giordano Bruno
Loggia: Centrale - Palermo
Ercta - Palermo
Mazzini - Garibaldi - Messina
Virtù e Lavoro - Campobello di Licata
(Riv. Mass.1889, pag. 135)

Assalto alla salma di Pio IX


“La Massoneria, in occasione dell’assalto anticlericale alla salma di Pio IX,
fece coniare per i giovani fautori di tale assalto, incriminati e giudicati per
tumulto, la seguente iscrizione dettata da Luigi Castellazzo, massone: ”immor-
tale odium, et nunquam sanabile vulnus”. Depretis, in risposta alle interro-
gazioni alla Camera e ai chiarimenti richiesti dai rappresentanti degli Stati, non
mancò di sottolineare la posizione del Governo in merito, addebitando l’acca-
duto ai movimenti clericali”.

L’alfabeto e la grammatica in Turchia


Deputati e varie persone della stampa e del mondo letterario si sono riuni-
ti sotto la presidenza di Mustafà Kemal Pascià per esaminare il rapporto della
Commissione per la lingua sull’adozione dei caratteri latini. È stato votato un
ordine del giorno con il quale è stato proclamato alfabeto turco definitivo quel-
lo elaborato dalla Commissione sulla base dei caratteri latini ed è stato dichia-
rato il progetto della grammatica proposto dalla stessa Commissione come il
più pratico per servire di base ad una eventuale evoluzione della lingua”.
(L’Osservatore Romano, 1.9.1928)
Mustafà Kemal Pascià Ataturk (1881-1935), Padre della Turchia moderna,
fu membro della Loggia Machedonia Resorta et Veritas nel 1938.
(Giordano Gamberini, Mille volti di massoni)

73
La questione cimiteriale
“L’anticlericalismo si preoccupò sempre del regime dei cimiteri. Esempio
tipico dell’intransigenza anticlericale in materia si ebbe nell’opposizione delle
Logge massoniche milanesi, nel 1878, all’erezione di un altare cattolico nel
cimitero monumentale”. (Giovanni Spadolini, L’opposizione cattolica da
Porta Pia al 98). A Torino sorse il più grande forno crematorio dell’Italia. La
Massoneria aveva combattute diverse battaglie per la costruzione degli stessi
come simboli di cimiteri laici. La Chiesa si espresse tramite il Santo Uffizio che,
nel 1886, vietò ai fratelli la pratica del “detestabile abuso”.
Ai nostri giorni la pratica della cremazione non è più vietata dalla Chiesa
Cattolica.

Il Concilio ecumenico Vaticano e l’Anticoncilio di Napoli del 1869


I Liberi pensatori sensibilizzati da Giuseppe Ricciardi indissero l’Anticoncilio in
contrapposizione al Concilio Eucumenico, convocato da Pio IX, per l’8.12.1869 a
Roma con le Costituzioni dogmatiche Dei Filius e Pastor aeternus, pensarono di
riunirsi a Napoli il 9.12.1869 con l’intento “di opporre alla cieca fede, su cui si
fonda il cattolicesimo, il gran principio del libero esame e della propaganda.”
L’annuncio fu pubblicato nel Popolo d’Italia il 24 gennaio 1869.
L’Anticoncilio, cui la Massoneria non diede un’adesione ufficiale, fu interrot-
to, a seguito del grido da parte di alcuni partecipanti di Viva la Francia!, Viva
l’Italia!, Viva la Francia repubblicana!
“A quel grido l’ispettore Lupi, che si era introdotto nella sala in modo affatto
illegale, ricintosi della sciarpa dai tre colori, leggeva le seguenti parole: Essendosi
dal campo filosofico entrato in quello delle quistioni socialistiche, facendo voti
per la distruzione del presente ordine di cose, in nome della legge dichiaro sciol-
ta l’assemblea”. (L’Anticoncilio di Napoli del 1869, Giuseppe Ricciardi).
Anche il Concilio Ecumenico fu sospeso da Pio IX con la seguente motiva-
zione: “…In questa luttuosa condizione, essendo a Noi in molti modi impedi-
to il libero e spedito esercizio dell’autorità suprema da Dio a Noi conferita, e
ben conoscendo che gli stessi padri del Concilio Vaticano in quest’alma città,

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durando il predetto stato di cose, non potrebbero avere la necessaria libertà,
sicurezza e tranquillità per trattare degnamente con Noi le cose della chiesa:
né consentendo oltre a ciò le necessità dei fedeli che in mezzo a tante e notis-
sime calamità e moti d’Europa, tanti pastori siano lontani dalle loro chiese,
vedendo con grande dolore dell’animo Nostro Noi quindi giunte le cose a tal
punto da non potere in alcun modo il Vaticano Concilio continuare in siffatto
tempo il suo corso; dopo matura deliberazione, di moto proprio, con l’autori-
tà apostolica sospendiamo e annunziamo essere sospesa la celebrazione dello
stesso Concilio ecumenico Vaticano fino ad altro tempo più opportuno”.
(Lettera apostolica Postquam Dei munere, 20.10.1870)

Organi ufficiali di stampa della Massoneria italiana


Bollettino officiale del Grande Oriente d’Italia
Il Bollettino del Grande Oriente della Massoneria in Italia
Il Bollettino Ufficiale del Grande Oriente d’Italia
La Rivista della Massoneria italiana
Rivista massonica
Massoneria Oggi
Hiram
Erasmo
(P. Maruzzi - Opere per un biblioteca massonica).
Numerose altre testate vennero alla luce: Acacia, Lumen Vitae, L’Almanacco
del Libero Muratore, Rivista Ipotenusa, La Fenice, Lux, Voce Fraterna.

Adriano Lemmi ed alcuni finanziamenti


A. Lemmi, Gran Maestro,“finanziò la spedizione di Sapri con una somma
aggirantesi tra le 10.000 e le 30.000 lire, versò a Garibaldi £. 33.700 acquistan-
do anche i diritti d’autore, delle Memorie del Generale”.
Il manoscritto poi passò a Nathan, il quale lo offrì al Ministero della Pubblica
Istruzione, e per esso al costituendo Museo del Risorgimento. (Tratto da: La
Massoneria e l’Italia dal 1800 ai nostri giorni, pag. 109)

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Alcune sedi del Grande Oriente d’Italia
1859 Torino, Loggia Ausonia
Firenze, Loggia Concordia, Via Vigna Nuova 19
Firenze, Palazzo dei Pazzi, Via del Proconsole
1871 Roma, Via del Governo Vecchio
1873 Roma, Via Papale, oggi corso Vittorio
1875 Roma, Via Campo Marzio
1887 Roma, Palazzo Poli
1893 Roma, Primo piano del Palazzo Borghese
1899 Roma, Palazzo Giustiniani, poi acquistato nel 1910 per la somma di £.
1.200.000. Nel 1926 Mussolini acquisì l’edificio al demanio pubblico.
Roma, Villa del Vascello, attuale sede.
(R. Esposito, La Massoneria e l’Italia dal 1800 ai nostri giorni, pag. 158)

Il verbale che inizia la storia dell’Ausonia e della nostra Massoneria Nazio-


nale è così concepito:
«Atto primitivo del G. O. Italiano costituitosi nella Valle di Torino
«A L:. G:. D:. G:. A:. D:. U:.
«Sette Fr. dispersi, essendosi trovati in questa città di Torino, convennero di
gettare la prima pietra di un tempio, per ivi proseguire nei loro lavori.
«Trovato un luogo aperto agli sguardi dei profani, alla mezzanotte dell’otto
corrente ottobre 1859 si apri la Loggia nel G. di M.; si passò alla nomina del
Venerabile di età e ad unanimità fu eletto il Fr. D.[elpino], quindi a quelle dei
vice Sorveglianti che i riuscì ai Fr. Z [ambeccari] e P. [eroglio].
«Dopo vari discorsi sull’utilità dei L. M. a vantaggio dell’umanità, si venne a
trattare del come riunirsi alla gran famiglia M.(assonica) onde regolarmente
essere costituiti e riconosciuti da tutti i Fr. dell’U.(niverso)
«Un Fr. disse di credere che in Genova esistesse una Loggia sotto il titolo di
“Unione dei Cuori” e trovarsi nella discesa che costeggia il Palazzo Ducale par-
tendo da piazza Carlo Felice per scendere alla via delle prigioni.
«Dicesi che il V. sia un medico che abita sulla piazza del Palazzo Ducale,
sopra l’antico Caffè dei Militari, accanto alla discesa dei pollaroli.
«Si stabilì di spedirvi un Fr. Ed a preferenza il Fr. M.[irano] e frattanto ogni

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F:. si incaricò di fare nuove e più diligenti ricerche di altri Fr. organizzati e del-
l’esistenza di un G. O. I.
«Torino, lì 8 ottobre 1859.
«Zambeccari»

Il battito delle mani


I Massoni hanno una maniera particolare di applaudire battendo tre volte le
mani ciò risponde ad un rituale molto diffuso in Oriente e nelle Dojos: batte-
re per scacciare il cattivo (Kami) Quei battiti simbolizzano l’unità (Musubi).
Il primo invia una vibrazione, il secondo è il ricevimento dell’eco del primo
ed essi sono interpretati secondo le nostre credenze spirituali ed attitudini.
Altre culture utilizzano raganelle di legno e nello stesso Islam popolare si
può cacciare i Jnun-s battendo le mani.
(Bruno Etienne - Une Voie pour l’Occident, pag. 9)

Gli utensili dell’Agape hanno dei nomi particolari:


la tavola si chiama la piattaforma
la tovaglia il velo
la salvietta la bandiera
il piatto il vassoio
la scodella la regola
il cucchiaio la cazzuola
la forchetta la zappa
il coltello la spada
la bottiglia, la caraffa il barile
il bicchiere il cannone
le lampade le stelle
le sedie gli stalli
le vivande i materiali
il pane la pietra grezza
il vino rosso la polvere rossa

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il vino bianco la polvere bianca
l’acqua la polvere debole
la birra la polvere gialla
i liquori la polvere fulminante
il sale la sabbia
il pepe nero il cemento
mangiare masticare
bere tirare una cannonata
tagliare sgrossare
brindare sparare
Al brindisi si risponde con FUOCO!
(Hiram 1987/88, 1 marzo 1987- Le Agapi massoniche e i brindisi rituali
- Fra. Se.)

Faldoni degli archivi massonici


Nel processo contro la Massoneria (P2) perché considerata associazione
segreta, furono raccolti ben 800 faldoni; fu sottolineata dal Tribunale di Roma
la sproporzione della documentazione acquisita e gli elementi di reato rilevati.

Censimento degli atei


L’Osservatore Romano del 6.12.1910 in un articolo dal titolo “A proposito
di censimenti”, si chiedeva a che cosa potesse servire il censimento delle per-
sone atee.
La proposta innovativa rispetto ai precedenti Censimenti era stata fatta dai
Liberi Pensatori e dai Socialisti: “L’idea era stata lanciata nell’ultimo Congresso
dei Libero Pensiero e sarebbe, come tutte le altre, caduta nel dimenticatoio se
le Logge massoniche e le Leghe socialiste (curiosa coincidenza) non l’avesse-
ro fatta loro lanciando apposite circolari ed incitando tutti gli adepti ad unifor-
marsi”.
L’organo di stampa del Vaticano stentava a trovare la motivazione di tale ini-
ziativa massonica.

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Nei censimenti precedenti, infatti, occorreva solo indicare a quale religione
si appartenesse.
Pensavano forse i proponenti che negli appositi registri risultassero iscritte
persone come cattoliche, per mire incognite, anche se non lo erano, o magari
gli stessi ritenevano di mettere in risalto che le lotte anticlericali avessero for-
giato molti agnostici e atei?
Il dubbio rimane.

I macellai
Quando laici e massoni iniziarono la loro battaglia per la cremazione dei
defunti, battaglia che ottenne dopo molto tempo l’assenso della Chiesa cattoli-
ca, gli stessi vennero chiamati dalla stampa avversa con diversi appellativi, tra
i quali: ”Macellai che arrostiscono la carne”.

Il parroco di Pianosinatico
Scrive Aldo A. Mola che Nathan, il Gran Maestro della Massoneria, nel libro
Vita Italiana “aveva elevato ad emblema dell’Italia nuova non un venerabile di
Loggia bensì il parroco di Pianosinatico, un villaggio appenninico della provincia
di Pistoia, che la domenica costruiva con i suoi fedeli la scuoletta accanto, ma
ben separata dalla Chiesa, quale palestra di libero confronto fra tutti gli abitanti,
credenti o meno essi fossero”. (Giolitti, lo statista della terza Italia, pag. 305)

Infiltrazione massonica in Vaticano


La smentita fu puntuale quando si insinuò che la politica in primo tempo libe-
rale di Pio IX sarebbe stata determinata dalla sua iscrizione alla Massoneria che
avrebbe coinvolto anche diversi dignitari ecclesiastici. L’iniziazione, come asseri-
sce, Rosario Esposito, venne indicata in luoghi ed in date diverse e ciò in contra-
sto con i regolamenti massonici che stabiliscono che di iniziazione “non può
essercene che una sola, come accade per l’iniziazione cristiana del battesimo”.
Pier Carpi nel 1976 in una sua pubblicazione (Le profezie di Papa Giovan-

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ni) affermò che Papa Roncalli, Giovanni XXIII, era stato elevato al XVIII grado
della massoneria moderna in una Loggia di Instanbul nel 1935.
Immediatamente Mons. Capovilla smentì la notizia su L’Osservatore Roma-
no del 15 - 16 novembre 1976 e del 23 dicembre 1976 citando un episodio
avvenuto il 6 dicembre 1961 allorché Papa Giovanni, tra i messaggi di augurio
per il superamento della crisi fisica, rinvenne anche quello di una Loggia mas-
sonica. Il Papa segnalò di sua mano alla Segreteria di Stato: “Complimenti cor-
tesi, si ringrazino. Ma niente compromissioni con Massoneria e simili”.
(Rosario Esposito, Chiesa e Massoneria, un DNA comune, pag. 115)

Lapide al Tempio di Roma


“Due anni dopo il 1873, il Gran Maestro Mazzoni, trovò di meglio affittando
tutto il primo piano dello stabile III di via Papale, oggi corso Vittorio, sul lato
prospiciente via Sora.
Lì sorse il primo Tempio massonico vero e proprio, e fu inaugurato il 5
marzo1875; sul portale d’ingresso fu murata la seguente lapide:
Templum hoc - Romae servitute redemptae - Liberi Structores Italici- Iustitiae et
veritati sacrarunt, [questo Tempio a Roma redenta dalla servitù, i Liberi Muratori
Italici - alla Giustizia e alla Verità consacrarono].
(tratto da: R. Esposito, La Massoneria e l’Italia dal 1800 ad oggi, pag. 158)

La canzone Torna a Surriento e Giuseppe Zanardelli


La canzone fu ascoltata dal pubblico nel 1902, in occasione della visita a
Sorrento del massone, Presidente del Consiglio, Giuseppe Zanardelli.
Egli, alloggiò all’Hotel di proprietà del Sindaco della città, Guglielmo Tra-
montano, il quale annunciò che il brano musicale sarebbe stato suonato per
ricordare a Zanardelli di mantenere “la promessa di far realizzare una serie di
opere pubbliche necessarie a Sorrento tra le quali la più importante era la rete
fognaria allora inesistente”.
Pare, peraltro, che il brano musicale fosse stato composto nel 1894 e reso
pubblico successivamente. (Wikipedia)

80
GIUSEPPE GARIBALDI
(1807-1872)

“Garibaldi non era certo l’uomo facilmente assolvibile dalla Chiesa.


Il suo proponimento di arrivare con le armi a Roma scatenava costantemen-
te la stampa filocattolica.
A ROMA!, A ROMA!, A ROMA, A ROMA! Questa parola gridavano in Napoli il
7 Settembre per la festa ad onore di Garibaldi, e leggevasi scritta sulle bandie-
re e sui cartelli affissi ai muri. E a Roma!, a Roma! hanno gridato altresì nel
medesimo giorno in quelle città di Lombardia, nelle quali si è festeggiato il
primo anniversario dell’ingresso di Garibaldi a Napoli.
È proprio l’antico grido dei barbari che, rovesciato l’impero romano, inon-
darono l’Italia empiendola di stragi e di rovine: ed è altresì il grido che alzaro-
no i turchi dopocchè si impossessarono di Costantinopoli, nonché i predicato-
ri della riforma quando ebbero guadagnata Ginevra, e i sansculottes dell’ottan-
tanove allorchè valicarono le Alpi”. (L’Osservatore Romano 18.9.1861)
Così scriveva ancora L’Osservatore Romano del 1.7.1862:
“…Ben altrimenti giudicammo del ministero piemontese, il quale in fatto
di bassezze e di viltà non la cede a nessuno, del ministero piemontese a cui
s’affanno a pennello le apostrofi che oggi gli dirige il Contemporaneo di
Firenze a proposito delle sue recenti leggi contro le esorbitanze del clero, men-
tre nulla ha da opporre contro le esorbitanze di Garibaldi.
Vili impostori, esclama quel coraggioso scrittore, impudenti mercatanti del
plauso e disprezzo della plebe, Sadducei d’Italia e scribi subalpini, noi non
discutiamo ora se Garibaldi che vi ha fatto la elemosina d’un regno abbia o no
diritto a privilegi ed eccezioni. Noi diciamo solo che voi mentite per la gola,
allorchè tacitamente asserite colle vostre note diplomatiche che anche
Garibaldi è soggetto alla legge, e questo appunto dimostra la forza del Governo
italiano.
Menzogne, menzogne sono queste, e Garibaldi è il primo che vi smentisce a
Palermo, a Corleone, a Cefalù, a Calatafimi, a Trapani, a Marsala. Voi siete forti?
Voi sareste capaci di punire Garibaldi se contravvenisse alle leggi? Vile, vilissi-
ma e corrotta gente. Come! Voi confessate con i sequestri dei giornali, colle

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risposte dei ministri, colle circolari dei Prefetti che Garibaldi insulta i vostri
alleati, che Garibaldi cospira, che Garibaldi compromette l’ordine pubblico, e
consentite intanto che egli s’incammini alla volta di Roma? Stenterelli ed arlec-
chini, ve lo diciamo ancora una volta, ritiratevi pure se non siete buoni a soste-
nere il peso che vi opprime e vi schiaccia…”.

Frate Pantaleo Giovanni


…La Politica del popolo parla di Pantaleo, il cappellano di Garibaldi in
occasione degli ultimi avvenimenti di Palermo:

“Un fatto, dice, che fa della tunica del religioso, un abito grottesco, da Dulcamara,
tuonò dal pergamo giuramenti, che il Generale ed il popolo ripeterono furibondi;
e se domani i preti ci buttassero in faccia le accuse più violente pel il rispetto che
noi vantiamo di voler conservato alla libertà della Chiesa, ne avrebbe tutto il dirit-
to. Noi non sappiamo se le condizioni di quel paese, dopo che Garibaldi lo va per-
correndo, siano ridotte a tale stato che l’autorità governativa non possa più eserci-
tare il suo ufficio. Ciò che sappiamo si è che un sindaco appose la sua firma al
discorso di Garibaldi e che il telegrafo non ce ne annunzia ancora la destituzione.
Ciò che sappiamo si è che il frate Pantaleo fa della religione una prostituta delle
passioni della plebe, e che il frate Pantaleo non è ancora posto in condizione di non
ripetere le sue furibonde pazzie”.
(tratto da: L’Osservatore Romano del 1.7.1862)

“Salimmo le scale del palazzo del marchese di Torrealta ed i servi mi indicarono


l’appartamento del Generale (Garibaldi). Appena entrato con il mio compagno
(Fra Pantaleo) nell’anticamera, Gusmaroli cominciò a soffiare come un gatto e
facendomici vicino disse: - Che cosa vuole codesto frate?- Egli è un buon frate,
risposi, che vuol parlare con il Generale e chiedergli il permesso d’essere dei
nostri. A queste mie parole, i quattro che erano nell’anticamera si dettero ad alzar
le pugna, a digrignar i denti e a stralunar gli occhi, non altrimenti che avessi con-
dotto in mezzo a loro Radetzky o Metternicche.
Il Padre spaventato si dette a gridare, io volevo difenderlo, ma il gran ridere me lo

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impediva… Quand’ecco si apre un uscio in fondo all’anticamera e Garibaldi
domanda: “Cos’è questo chiasso?”… “Veda, ho condotto qui un buon frate che
vuole essere de’ nostri e costoro me lo baciano con i denti…”- Eh diavolo! Fate
entrare il frate”.
…“Ecco, signor Generale, un frate che vuole essere una seconda edizione di Ugo
Bassi. “Ugo Bassi!”.., esclamò il Generale, …ma lo sapete voi, (rivolto al frate) chi
fosse Ugo Bassi?
E il frate rispose: “era un uomo che seppe seguirti nelle battaglie e seppe morire
da forte…”
Ma tornando al racconto, dico che il nostro frate quando uscì dalle stanze di
Garibaldi mostrava tutto lieto una lettera di lui, che gli dava incarico di correre le
vicine terre per levar gente in suo nome.”
(Giuseppe Bandi, I Mille, pag. 142, Pagliai Editore, 2010)

Rendita annua governativa


Il Governo Minghetti, rendendosi interprete dei sentimenti di affettuosa grati-
tudine della stragrande maggioranza della popolazione nei confronti di uno dei
principali artefici dell’unità nazionale, propose, in data 19 novembre 1874, a
favore di Garibaldi, una rendita annua di 50mila lire. Il Generale rifiutò. Ma il 19
aprile 1876 scrisse a Depretis dichiarando di accettare, affermando che avrebbe
utilizzato la cifra per concorrere a finanziare i lavori di risanamento del Tevere.
(Hiram. - Sett. 1982, pag, 57, Angelo Lo Cascio, Maestro di patriottismo e
difensore dei diritti umani)

La flotta piemontese
“Il noto Achille Fazzari scrive una lettera alla Tribuna nella quale con ammi-
rabile ingenuità narra che lo sbarco dei famosi Mille fu operato felicemente a
Marsala, per la presenza provvidenziale degli inglesi in quelle acque. Questa
presenza non fu certo causale, poichè si sa da tutti quanto e come l’Inghilterra
aveva promesso favore ed appoggio a Garibaldi e ai suoi. E poiché Fazzari scri-
ve per la storia dovrebbe ricordare un’altra presenza provvidenziale di altre

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navi, all’infuori delle inglesi. Il conte Camillo di Cavour scrisse all’ammiraglio
Persano, comandante la flotta piemontese, questo laconico biglietto:
“Signor Ammiraglio, guardi di navigare fra Garibaldi e la squadra napoleta-
na: non so se mi comprenda”.
E l’Ammiraglio Persano rispose: “Signor Conte, credo di averla compreso; in
caso mi manderà a Fenestrelle”. Così la leggendaria spedizione dei Mille toccò
Marsala fra la doppia presenza provvidenziale delle navi inglesi e dei vascelli
piemontesi”.
(L’Osservatore Romano, 14.7.1898)

Anniversario della morte di Garibaldi


“Oggi dunque ricorre l’anniversario ventesimo della morte di Garibaldi.
Scimmiottando i nostri pellegrinaggi cattolici, le logge massoniche hanno
voluto organizzare un pellegrinaggio garibaldino al fine di riscaldare un poco
questa figura che andava illanguidendo terribilmente, in faccia alla parte gio-
vane delle nostre moltitudini.
Naturale che mediante il concorso del Governo, delle autorità locali, dell’e-
sercito e della squadra, il comitato organizzatore sia riuscito a mettere assie-
me qualche centinaio di concorrenti a prezzo ridotto. Ciò peraltro non varrà a
ridare forma e vita ad un ideale che di fronte alle brutte realtà della vita quoti-
diana, in questa Italia impoverita, ha perduto ogni e qualsiasi spontaneità.
Ed a suscitare di nuovo veri entusiasmi popolari non varranno neppure le
epiche prose che i giornali liberali sono andati a rievocare in tale occasione nei
vecchi musei del frasario liberalesco di 30 anni addietro.
Eccone pertanto un saggio tolto di peso dalla Tribuna di ieri sera:
“Quest’uomo è per noi l’uomo per eccellenza, la sintesi delle perfezioni
naturali e dei progressi civili, l’espressione dell’equilibrio di tutte le forzi socia-
li, la forma superiore di tutte le attività morali della vita. E per questo noi l’a-
doriamo, e per questo noi comprendiamo la leggenda che si è fatta e continua
a farsi ogni giorno più intensa attorno a lui. Coloro che vanno alla ricerca del
superuomo non conoscono l’uomo e dimenticano Garibaldi!”.
(L’Osservatore Romano, 3.6.902)

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Espulsione dei Gesuiti
“La domenica del 23 ottobre, mezz’ora dopo mezzogiorno, due membri
della commissione comunale della città di Dole, accompagnati da un distacca-
mento di guardie nazionali armate, si presentarono alla casa dei Gesuiti, e loro
comunicarono un decreto di espulsione immediata dei Gesuiti da Dole, con
ordine di esportazione a venti leghe dal quartiere generale.
Questo decreto, firmato Borbone, colonnello di Stato Maggiore, era a nome
di Garibaldi con queste parole:” Pel generale e per suo ordine”. Non si era
preso la pena di motivarlo”.
(L’Osservatore Romano, 10.11.1870)

Garibaldi ed il battesimo civile


“Sapevamo che tra le leggi progressiste onde gode l’Italia vi è il matrimonio
civile, ma ignoravamo vi fosse pur quella del battesimo civile.
Egli è vero che Garibaldi, è già buon tempo, arrogandosi le prerogative del
pastore delle anime, inventò un battesimo a suo modo e lo mise in pratica, ma
a Garibaldi tutto essendo permesso, credevamo che la faccenda non avesse
varcata la cerchia di quella eccentrica individualità. Peraltro abbiamo doloro-
samente dovuto persuaderci del contrario, menandosi oggidì scalpore dai fogli
dell’empietà per un fatto dolorosissimo avvenuto nel nostro Trastevere, ove
una bambina si pretese fosse battezzata con tutta pompa, ma senza l’interven-
to dell’autorità ecclesiastica”.
(L’Osservatore Romano, 18.11.1870)

Garibaldi in Francia
“A Tolosa si fa una requisizione di cavalli per l’armata. Dall’Echo de la Pro-
vince rileviamo che Gambetta ha munito di poteri regolari Garibaldi, in forza
dei quali esso e i suoi seguaci esercitano un diritto di requisizione con prefe-
renza anche sopra quello dello Stato per la priorità della scelta da un lato e dal-
l’altro pel sequestro immediato”.
(L’Osservatore Romano, 21.12.1870)

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Garibaldi e la sua cremazione
“Caprera 16 settembre 1877
Mio carissimo Prandina,
Voi gentilmente v’incaricate della cremazione del mio cadavere e ve ne sono som-
mamente grato. Sulla strada che da questa casa conduce verso tramontana, alla
marina, alla distanza di circa 300 passi, a sinistra, vi è una depressione del terre-
no limitata da un muro.
In quel canto si formerà una catasta di legna di due metri con legna di acacia, len-
tisco, mirto ed altra legna aromatica. Sulla catasta si poserà un lettino di ferro e su
questo la bara scoperta con dentro gli avanzi adorni della camicia rossa. Un pugno
di ceneri saranno conservati in un’urna qualunque e posta nel Sepolcreto che con-
serva le ceneri delle mie bambine Rosa ed Anita.
Vostro sempre, Giuseppe Garibaldi”.
(Riv. Massonica 1968, pag. 91)

Dimissioni di Garibaldi
“Garibaldi si è dimesso dal suo mandato di rappresentante ed ha inviato a
Nicotera la seguente copia delle dimissioni che sotto forma di indirizzo ai suoi
Elettori, ha mandato al Presidente della Camera:

Caprera, 24 dicembre 1865


Ai miei elettori di Napoli
Quando vidi 229 Deputati del Parlamento Italiano suggellare con il loro voto il mer-
cato d’una terra italiana, presagii a me stesso che non avrei durato lungamente nel
consesso di quegli uomini che ciecamente mutilavano della Patria le membra che
eran chiamati a ricomporre. Però, consiglio d’amici, speranza di avvenimenti ripa-
ratori e un sentimento incancellabile di devozione verso i miei elettori, mi tenne-
ro al posto.
Ma oggi in cui alla vendita di Nizza vedo succedere il vituperio della Sicilia, che io
sarei orgoglioso di chiamare la mia seconda terra di adozione, io mi sento costret-
to, o Elettori, a rassegnarvi il mandato che incatena inutilmente la mia coscienza

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e mi rende complice indiretto di colpe non mie.
A quest’atto non mi consiglia solo l’affetto dovuto alla Sicilia, come l’ardimentosa
iniziatrice di tante rivoluzioni, ma il pensiero che in essa furono offesi il Diritto e
l’Onore, compromessa la salute di tutta l’Italia.
Non per tanto voi mi troverete sempre col popolo in armi sulla via di Roma e
Venezia.
Vostro Giuseppe Garibaldi”.
(L’Osservatore Romano, 30.12.1863)

Il giuramento degli alti gradi della Massoneria


Nel giornale La Croix si legge quanto segue, col titolo: La frammassoneria
e la Francia:

“Allorchè l’Anghera da Palermo trasmetteva a Garibaldi il supremo grado in fram-


massoneria, lo faceva con le seguenti gravi parole che sarebbe bene non dimenti-
care: “Codesta sociale missione che il nostro capo ci affidò, noi stiamo per com-
pierla. Perchè il nostro Dio non è né sostanza, né corpo, né anima, nè Creatore, né
Padre, nè Verbo, né Amore, né Paracleto, né Redentore, nulla insomma.
Noi facemmo la Chiesa serva del potere laico, e rovesciammo il potere temporale
del Papato, in attesa di rovesciare lo spirituale. Edificatori del nuovo tempio alla
felicità dell’uman genere, per innalzarlo ci è d’uopo prima demolire, e per demo-
lire l’attuale stato sociale, sopprimemmo l’insegnamento religioso, sopprimemmo
il diritto delle genti. Rovesciato il potere temporale del Papa, nemico nostro acer-
rimo ed infame, a mezzo dell’Italia e di Francia, ora dobbiamo fiaccare la Francia,
sede dello spirituale potere e ciò con l’aiuto della potenza nostra e di quella di
Germania (Ciò era prima della guerra franco-germanica).
Fratello, eccoti il termine del tuo ammaestramento come capo della frammasso-
neria. Pronuncia ora con noi il supremo tuo giuramento:
“Giuro di non riconoscere altra patria se non la patria universale, giuro di combat-
tere ad oltranza, sempre e per ogni dove, i limiti o confini di ogni nazione, d’ogni
campo, d’ogni casa, d’ogni industria, non meno che d’ogni famiglia…
Giuro di dare la mia vita all’indefinito trionfo del progresso o della universale unità,

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e dichiaro di professare la negazione di Dio e la negazione dell’anima.
Ed ora, fratello, che per te la nazione, la religione e la famiglia disparvero per sem-
pre nell’immensità dell’opera della frammassoneria, vieni fra le nostre braccia,
illustre, potentissimo e carissimo fratello, e con noi abbi tu parte dell’autorità illi-
mitata alla potenza sconfinata che noi abbiamo sopra l’umanità”.
(L’Osservatore Romano, 23.9.1893)

L’eroe irredentista
“Avendo il prof. Ippolito Perdezolli messo il generale Garibaldi al corrente
della situazione del Trentino, ne ebbe in risposta la seguente lettera:
Mio caro Perdezolli,
Caprera, 18 settembre (1880).
“Le Monarchie quando giungono ad affibbiare la livrea ad un uomo, lo trasforma-
no fosse anche il Padre eterno.
I Trentini hanno il diritto di insorgere, e i fratelli tutti quello sacrosanto di aiutar-
li. Presto o tardi la redenzione è sicura.
La realizzazione però dipende particolarmente dalla bravura degli schiavi.
Ditelo ai nostri fratelli, e dite pure che bramo non finire la vita senza vedere
risplendere l’aurora della libertà a Trento e a Trieste.
Vostro per la vita
G. Garibaldi”
(L’Osservatore Romano, 26.9.1880)

L’eroe dei due mondi in Francia


Fu detto da alcuni giornali che Monsignor Arcivescovo di Tours fosse anda-
to ad incontrare il Solitario di Caprera. Quanto siavi di vero, lo mostra lo stes-
so Prelato con una lettera del 9 corrente diretta all’Union. Basta riportarne il
seguente brano:
“Apprendo il prossimo arrivo di Garibaldi a Tours, io dissi al sig. Cremieux, in pre-
senza dei suoi segretari: “Io credo che la divina Provvidenza avesse ricolma la
misura delle umiliazioni che essa imponeva al nostro paese; io mi ero ingannato:

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ci era riservato di subire una suprema umiliazione, quella di vedere qui arrivare
Garibaldi, che si da nel mondo la missione di salvare la Francia. Io pregai in pari
tempo il sig. Cremieux di impedire che Garibaldi, il nemico pubblico del Papa e
della Chiesa, venisse nella mia residenza, fosse pure per una semplice visita; e mi
affretto a riconoscere che il guardasigilli prese le sue precauzioni, acciò l’usurpa-
tore del sacerdozio cattolico non comparisse presso di me”.
(L’Osservatore Romano, 27.10.1870)

Rinuncia alla Legion d’Onore


…I giornali riportano la seguente lettera inviata dalla famiglia Garibaldi a
Doumergue, Presidente della Repubblica:

“Al signor Presidente della Repubblica francese.


Durante la triste prova che noi continuiamo a subire, in nome di tutta la famiglia
Garibaldi ci siamo permessi di deporre nelle vostre mani le insegne dell’Ordine
Nazionale francese della Legion d’Onore che l’eroismo dei nostri soldati, il giusto
apprezzamento dei nostri capi relativo a tutto il nostro coraggio e alla nostra lealtà ave-
vano voluto, con la vostra benevolenza, farci accordare in nome del popolo francese.
Vogliate gradire, signor Presidente della Repubblica, l’assicurazione della nostra
inalterabile devozione alla Nazione francese, i nostri omaggi più rispettosi e devoti.
Giuseppe, Sante, Menotti, Garibaldi ”
(L’Osservatore Romano, 26.1.1897)

Garibaldi in Chiesa
Durante l’impresa di Sicilia e di Napoli, la sua grande impresa, (Garibaldi)
andò in chiesa s’inchinò ad immagini e fece offerte ad altari, secondo le forme
di devozione popolare pur avversate dalle coscienze religiose elevate e additate
dell’anticlericalismo come scandalose superstizioni ed attrasse a sé alcuni frati
e sacerdoti indisciplinati, ma almeno allora, di stretta credenza religiosa.
(Rosario Esposito, La Massoneria e l’Italia dal 1800 ad oggi, Ed. Paoline,
1956, nota pag.94)

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Ai preti buoni – contributo del clero siciliano alla rivoluzione
“All’undici o al massimo al 14 maggio va datato il famoso proclama (di Garibaldi)
“Ai preti buoni”: Comunque sia, comunque vadano le cose d’Italia, il clero che fa
oggi causa comune coi nostri nemici, che compra soldati stranieri per combattere
gli Italiani, sarà maledetto da tutte le generazioni. Ciò che consola, però, è che pro-
mette non perduta la vera religione di Cristo, si è di vedere in Sicilia i preti marcia-
re alla testa del popolo per combattere gli oppressori. Gli Ugo Bassi, i Verità, i
Gusmaroli, i Bianchi non sono tutti morti; e il dì che sia seguìto l’esempio di que-
sti martiri, di questi campioni della causa nazionale, lo straniero, avrà cessato di
calpestare la nostra terra, avrà cessato di essere padrone dei nostri figli, delle
nostre donne, del nostro patrimonio, di noi!”
(R. Esposito: La Massoneria in Italia dal 1880 ai nostri giorni, pag. 80)
La testimonianza di La Farina rende ancor più credibile le affermazioni del
contributo del clero ai moti siciliani: “il clero di tutta la Sicilia può dirsi alla
testa del movimento insurrezionale; fra gli armati vedonsi molti preti, e frati
col trombone ad armacollo, e col Crocifisso in mano, che predicano la crocia-
ta contro i Borboni in nome di Dio e della Patria, e deificano Vittorio Ema-
nuele”. (ibidem, pag. 79)

Una Pastorale del Card. Wiseman


“Sua Eminenza Rev.ma il Card. Wiseman ha indirizzato, il giorno della SS.Trinità,
al Clero e ai fedeli della sua diocesi, una pastorale che produsse in Inghilterra una
grande sensazione.
…Rispetto a Garibaldi, Sua Eminenza Rev.ma ha messo in mostra quanto vi ha di
vergognoso per l’Inghilterra nel ricevimento fatto a questo Eroe, di vergognoso pei
ministri e vescovi anglicani nell’accoglienza fatta ad un uomo che il 28 settembre
1862 indirizzava alla Nazione inglese, to the Anglish nation la seguente lettera:
“L’iniziativa che oggi vi spetta, non potrebbe più appartenervi domani. Voglia Dio
allontanare questa sventura! Chi è che prese più coraggiosamente della Francia l’i-
niziativa nell’89?
È la Francia che in quello istante solenne diede al mondo la Dea ragione, la quale
rovesciò la tirannia nella polvere e consacrò la libera fraternità fra le nazioni. E

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dopo quasi un secolo essa è ridotta a combattere la libertà delle Nazioni, a proteg-
gere la tirannia ed a fare tutti i suoi sforzi per consolidare, sulle rovine del tempio
della Ragione, questa orribile ed immorale mostruosità che si chiama Papato”.
(L’Osservatore Romano, 22.6.1864)

Interesse per la lingua italiana


“…Il Giornale d’Italia pubblicò iersera un articolo intitolato Garibaldi
nell’Accademia della Crusca, una lettera inedita dell’Eroe”.
L’interrogativo è dell’autore dell’articolo, un ottimo medico il prof.Giacomo Emilio
Curatolo che ha ricche collezioni garibaldine e fa di esse la sua specialità, è la let-
tera del generale indirizzata a Giorgio Pallavicino. La lettera è questa:
Caprera 16 febbraio 1873
Giorgio carissimo,
L’Italia dovrebbe profittare del genio unico del nostro Guerrazzi, sino alla fine, ed
ecco come.
L’Italia, (ha) la più bella delle lingue, io la credo poverissima, e mentre vediamo
arricchirsi di migliaia di vocaboli le lingue dei nostri vicini, a noi tocca rimanere
con un palmo di naso, ogni volta che si apre il vocabolario per cercarvi termini,
che non siano pane e polenta.
Tu conosci le mie propensioni dittatoriali e quindi il mio aborrimento per comita-
ti, commissioni e simili istituzioni bizantine e quindi proporrei con l’assentimen-
to dei più incaricare il patriarca della lingua patria, di comporre un vocabolario
suppletivo, che arricchisse il bellissimo nostro idioma con gli innumerevoli voca-
boli che ci mancano. Ti par di proporlo?
Un carissimo saluto ad Anita dal sempre tuo G. Garibaldi”.
(L’Osservatore Romano, 23.1.1911)

Il censimento
Garibaldi invitato dal municipio di Sassari a riempire la scheda del censimen-
to, alla colonna che indica la professione scrisse semplicemente agricoltore .
(L’Osservatore Romano 21.7.1872)

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L’addio di Garibaldi al popolo inglese
“Io sono penetrato di riconoscenza per l’accoglienza ch’io ho ricevuto, in questa
terra della libertà, dal popolo e dal governo inglese.
Mio principale scopo nel venire qui fu di ringraziarli della simpatia che essi non
hanno cessato di mostrare a me ed al mio paese, questo mio principale oggetto è
compiuto. Io avevo desiderato di mettermi alla disposizione di tutti i miei amici
inglesi, e andare in ogni luogo dove avevo promesso di recarmi, ma non posso
adempiere a tutti l’impegni ch’io aveva preso.
Sono stato cagione d’imbarazzo e ho deluso le aspettative di alcuni miei amici, io
loro ne dimando perdono, ma non potevo fare una scelta fra le città ch’io aveva
intenzione di visitare. Ricevano qui il mio addio, e i miei ringraziamenti.
Tuttavia spero fra poco di ritornare a godere in Inghilterra della vita domestica. Io
potrò allora vedere tutti i miei amici e adempiere agli impegni assunti verso delle
generose popolazioni inglesi, impegni che con mio dolore ora non mi è dato di
compiere.
G. Garibaldi
Londra 22 aprile”
(L’Osservatore Romano, 28.4.1864)

Circolari garibaldine massoniche


È interessante appurare come il Gran Maestro Garibaldi anche nell’intestazione
delle circolari inviate ai Fratelli Massoni siciliani non si dimenticasse dell’Italia e
dei suoi Governanti:

Ad Universi Terrarum orbis Architecti gloriam


Ordo ab Chao
Italia e Vittorio Emanuele
Supr. Cons. G.O. d’Italia Rito Sc. ant. ed acc.
Sedente all’Oriente di Palermo
(Acacia 1982-n.11)

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La fanfara di Garibaldi
“Avvicinandosi il 3 novembre, centenario della battaglia di Mentana, il mio
pensiero va ai musicanti della banda del mio paese natìo i quali corsero com-
patti al seguito di Garibaldi, lasciando sul campo due dei loro: Luigi Leonardi
e Gaetano Tiburzi. “Musici venuti da Poggio Mirteto uniti ad altri volontari for-
marono la nostra fanfara.”
Esiste anche un inno cantato dalla fanfara che seguì Garibaldi, su parole
dello stesso Garibaldi, adattato ad una pagina della Lucia di Lammermoor di
Donizetti”.
A Poggio Mirteto fu posta nella Scuola di Musica la seguente lapide:

AL FORTE DRAPPELLO CHE DIPARTITOSI DALLE FILE DI


QUESTO CONCERTO SEGUI’ GARIBALDI NELLA SPEDIZIONE
DEL MDCCCLXVII AL GRIDO SUBLIME DI “ROMA O MORTE “

(Lucio Jucci, Pietro Del Vecchio, Rivista Massonica, 1967, pag. 248)

Rifiuto dei repubblicani


In occasione dell’inaugurazione del monumento a Garibaldi, vivamente
voluto dalla Massoneria, i repubblicani non vollero partecipare, “vollero fare a
sé, per non lordarsi al contatto con i monarchici”.
(Domenico Farini, Diario di fine secolo, pag. 795)

Gli avvenimenti di Bronte, agosto 1860


Molto si è scritto su gli interventi militari nei confronti della popolazione
siciliana, ed il pugno forte usato da Garibaldi e dai garibaldini nel territorio
conquistato e liberato dai Borboni. Lo spargimento del sangue umano è sem-
pre esecrabile quando avviene in un contesto politico post unitario, non facile,
precario, dovuto anche al risveglio delle masse contadine che pensavano che
dopo l’Unità d’Italia non avrebbero dovuto subire un ulteriore sfruttamento.
Alfonso Scirocco, nel suo libro Giuseppe Garibaldi, sottolinea che “In tutte

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le provincie (siciliane) i contrasti locali e rivolte contadine sfociavano in fatti di
sangue. La rivoluzione per l’unità, quale era intesa dai garibaldini, diventava
lotta di classe”.
In Bronte, poi, gli inglesi avevano diverse proprietà (eredi di Nelson) ed era
evidente che, anche per un debito di riconoscenza bellica, non si sarebbero
potuti consentire danni alle stesse ed ai proprietari. Oltre all’incendio del
Teatro e dell’archivio comunale vi era stata una vera caccia all’uomo con la
morte di 16 persone tra le quali il barone del paese, nobili e cittadini.
Il richiamo di Garibaldi al Governatore di Catania e l’invito di sedare i
tumulti, si concretizzò con la presenza sul territorio delle milizie capitanate dal
Colonnello Giuseppe Poulet che non soddisfò del tutto il Generale il quale inviò
Nino Bixio per dare esecuzione alle sentenze di condanna. Evidentemente gli
eventi di Bronte non furono il fiore all’occhiello del Conquistatore. La ragion
di Stato, il timore che il propagarsi dei tumulti potesse rinforzare i tentativi
degli autonomisti, la convinzione che, in qualche modo, si potesse vanificare
quanto fatto per conseguire l’annessione della Sicilia e la paura che i moti
potessero pregiudicare la conquista del restante territorio, ancora sotto il
dominio dei Borboni, contribuirono non poco sulle determinazioni adottate.
Come detto, lo spargimento del sangue è sempre detestabile a qualunque ceto
appartenga, ma una sia pure sintesi del contesto in cui si sono svolti i fatti, li
fanno comprendere meglio.
Dobbiamo aggiungere che i moti popolari e le agitazioni politiche promosse
dai movimenti ispirati al socialismo, non furono, anche successivamente agli
avvenimenti di Bronte, graditi al Governo piemontese se il Ministro Depretis,
massone, nel 1897, assimilò gli stessi alle agitazioni “sovversive” del partito
ecclesiastico, chiedendo, perciò, ai Prefetti, una stretta sorveglianza.
Invero la Massoneria del XIX secolo trovò grosse difficoltà a comprendere l’a-
nima popolare nel problema dell’insegnamento religioso, nelle scelte reaziona-
rie del Governo e dei suoi Ministri nei confronti dei movimenti operai e dell’a-
gricoltura che cercavano l’inserimento dignitoso nella vita sociale. La pretesa
del Gran Maestro della Massoneria Nathan dell’approvazione da parte del Par-
lamento Unitario dell’apposita legge sull’insegnamento religioso, se pur in linea
con la tradizione laica dell’Ordine, non tenne in debito conto che gli stessi mas-

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soni non erano ancora maturi per tale passo, come dimostrò lo scisma che
avvenne all’interno dell’Ordine. La repressione, con mano pesante da parte di
Crispi, massone, dei moti popolari dimostrò, come sostiene Salvatore Costanza
nel suo libro Fasci dei Lavoratori, la incomprensione delle finalità dei Fasci dei
lavoratori e dei blocchi popolari di costituire una forza che realizzasse, almeno
in Sicilia, “le istanze di libertà e di giustizia che essi pensavano dovessero inscri-
versi nelle migliori tradizioni di lotta” (io direi massoniche). Il momento diffi-
cile della classe operaia era avvertito e fatto proprio dal radicale Napoleone Cola-
janni, che in una lettera del 24.7.1893 ai compagni di lotta Giacomo Montalto
e Curatolo Vincenzo si diceva consapevole ed interprete delle difficoltà in cui
andavano incontro e asseriva che Nasi doveva essere “abbattuto”, forse anche
per la difesa che aveva fatto di Crispi. (Vedi Fasci dei lavoratori, pag.118)

Decreti garibaldini
È interessante leggere alcuni decreti del Generale, Prodittatore della Sicilia,
dai quali emerge come lo stesso si interessasse dei costumi siciliani e delle loro
necessità più impellenti (ad esempio le Ferrovie) e del perseguimento di fina-
lità politiche, laiche come l’espulsione di alcuni ordini religiosi:

- Decreto n.74 - 13 giugno 1860 - Abolizione del Titolo di Eccellenza e di


baciamano
Art.1. È abolito il titolo di Eccellenza per chicchessia.
Art 2. Non si ammette il baciamano tra un uomo ed un altro uomo.

Firmato Giuseppe Garibaldi e Francesco Crispi (Segretario di Stato dello


Interno)

- Decreto n.123 - 25 giugno 1860: Sulla costruzione di una ferrovia da


Palermo a Messina.
Art.1. Sarà costruita una ferrovia da Palermo a Messina passando per Calta-
nissetta e Catania.

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Art 2. Il Segretario di Stato dei lavori Pubblici e dei mezzi di comunicazione
è autorizzato a trattare con capitalisti nazionali per la costruzione della suddet-
ta ferrovia.

Firmato Giuseppe Garibaldi e Giovanni Raffaele (Segretario di Stato dei


Lavori Pubblici e dei mezzi di comunicazione)

- Decreto n.97-17 giugno 1860. Discioglimento delle Corporazioni dei


Regolari sotto il nome di compagnia e case di Gesù e del SS. Redentore.
Art.1. Le Corporazioni de’ Regolari, esistenti in Sicilia, sono sciolte. Gli indi-
vidui che le componevano sotto il vario nome di Compagnie o Case di Gesù o
del SS. Redentore sono espulsi dal territorio dell’isola. I loro beni sono aggre-
gati al Demanio dello Stato.
Art.2. Il Segretario di Stato dell’Interno e della Sicurezza pubblica è incari-
cato dell’esecuzione del presente decreto.
Firmato Giuseppe Garibaldi e Francesco Crispi (Segr.di Stato dello Interno e
della Sicurezza pubblica).
(tratto da: Avv. Nicolò Porcelli, Collezione delle leggi, decreti e disposizioni
governative, Stabilimento Tipografico, Carini 1860)

96
Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini

Mazzini sosteneva che l’individuo deve essere l’uomo del suo tempo e che
alla fine della sua vita non doveva avere il rimorso di avere conosciuto la veri-
tà, di avere potuto contribuire al suo trionfo e di non averlo fatto.
Riportiamo il seguente proclama di Garibaldi, pubblicato dal Diritto, che fu
sequestrato e deferito ai tribunali, come annunziò un dispaccio di martedì
scorso:

“Agli Italiani
Caprera, gennaio 1864.
Gli eventi sovrastano. Se il sessantatre è finito lasciando dietro a sé le tracce
vergognose dell’egoismo e delle discordie, il nuovo anno si inaugura con altre
promesse.
Nell’agitazione dei popoli oppressi, nelle paure del dispotismo che finge
inchinarsi al diritto nelle lotte titaniche della Polonia, non doma e non stanca,
nello scompiglio stesso della diplomazia, dappertutto insomma sorgono presa-
gi di prossimi avvenimenti.
Io sono convinto che essi decideranno della salute d’Italia, e saranno occa-
sione da tempo desiderata al compimento dei suoi voti, se l’elemento liberale
non si accontenterà di invocare il domani nell’inerte aspettativa del meglio .
La democrazia italiana, che nelle sue gradazioni comprende tutto quanto il
patriottismo militante per la contrastata unità, deve persuadersi che non basta
essere numerosa, giovane, fidente, ma che importa soprattutto ad essa essere
ordinata e disciplinata.
Io non ho creduto meglio provvedere a questi bisogni che scegliendo un
nucleo eletto di amici in Italia e miei, coi quali ho costituito un Comitato
Centrale Unitario. Il nome ne definisce lo scopo: raccogliere mezzi pecuniari,
principalmente colla colletta da me iniziata, preparare gli animi alla concordia
del sacrificio e del dovere, tutto ciò alla santa meta del riscatto nazionale, e del
fraterno aiuto alle provincie schiave nel giorno invocato delle battaglie questo,
e non altro, è il suo mandato.

97
Se la reazione, quanto tenace altrettanto astuta nei suoi disegni, cospira con-
tro l’unità della patria, se questa è minacciata dagli errori della politica gover-
nativa, contro la quale protestai perché mi parve dimentica degli interessi e
della volontà nazionale, più urgente, più sacro si impone ai liberali il dovere
dell’abnegazione.
Quindi ben lungi dallo sciupare nelle vane e forse pericolose agitazioni l’in-
domata energia del loro patriottismo, la riserbino intatta per quei giorni in cui
sarà unico mezzo di salute la cooperazione di tutti i buoni, negli aiuti ai fratel-
li oppressi dallo straniero.
Invito pertanto gli amici e le società esistenti, e quanti Italiani sdegnano
rimanersi spettatori passivi nel gran dramma che decide della loro esistenza e
del diritto a riordinarsi intorno a quell’unico centro, a riconoscere la sua auto-
rità, ed a ritenere le mie istruzioni che da esso comitato o dai suoi delegati
saranno impartite.
Invito pure la stampa liberale a prestare agli atti del comitato il concorso
della sua pubblicità. In nome di tutto il comitato e mio firmerà gli atti il bene-
merito cittadino Benedetto Cairoli.
Gli è, ancora una volta, il fascio romano che io chiedo agli Italiani: possa il
loro cuore intendere la santità delle mie intenzioni.
Giuseppe Garibaldi”
(L’Osservatore Romano, 21.1.1864)

Brindisi di Mazzini e di Garibaldi


L’Osservatore Romano, in data 26.4.1864. pubblicava una corrispondenza
dell’Unità d’Italia relativa ai brindisi di Mazzini e di Garibaldi nella riunione
di Teddington.
Mazzini disse:
“Il mio brindisi abbraccierà tutto quello che noi amiamo, tutto quello per cui com-
battiamo.
Alla libertà dei popoli!
All’Associazione dei popoli!
All’uomo che oggi incarna nell’Azione questo grande pensiero, a Giuseppe Garibaldi!

98
Alla povera, santa eroica Polonia, che da più di un anno combatte in silenzio e
muore per la libertà!
Alla Russia novella, che sotto la divisa Terra e libertà, stenderà in un giorno non
lontano, una mano sorella alla Polonia per la difesa della libertà e dell’indipenden-
za, e cancellerà la memoria della Russia degli Zar.
Ai Russi che, il nostro amico Herzen pel primo, hanno più lavorato affinchè sorga
questa Russia novella!
Alla religione del Dovere, che ci farà lottare sino alla morte, affinchè tutte queste
cose si compiano!”.
Il Generale Garibaldi, alzandosi, rispose commosso, nei termini seguenti:
“Voglio fare oggi una dichiarazione, che avrei dovuto fare da lungo tempo.
V’é qui un uomo, che ha reso i più grandi servigi al mio paese ed alla causa della
libertà. Quand’io ero giovane, e non avevo che delle vaghe aspirazioni verso il bene,
ho cercato un uomo che potesse consigliarmi e guidare i miei giovani anni, l’ho
cercato come l’assetato cerca l’acqua. Quest’uomo l’ho trovato. Ei solo ha conser-
vato il fuoco sacro, Ei solo ha vegliato quando tutti dormivano. Egli è sempre rima-
sto mio amico, pieno d’amore per il suo paese, pieno di devozione per la causa
della libertà. Quest’uomo è il mio amico, il mio maestro, Giuseppe Mazzini!
Mazzini ha portato alla sventurata Polonia un brindisi, al quale mi associo dal
fondo del mio cuore, ora alla Russia novella, che soffre come noi soffriamo, che
lotta come noi lottiamo, che trionferà come noi trionferemo, e che avrà la sua
parte importante nei destini dell’Europa”.

Giudizio di Garibaldi su Mazzini emesso nel 1859


Il giornale The Queen si domanda come Garibaldi può spiegare il suo cam-
biamento di opinione a riguardo del Mazzini, giacché, nel 1859, scriveva al sig.
Isaac Crolher di Newcastle: “Se Mazzini avesse mostrato abbastanza coraggio
per guidare i suoi amici nel pericolo, se Mazzini avesse mostrato quel nobile
sentimento che mette la causa della sua oppressa patria al di sopra di ogni con-
siderazione egoistica, Mazzini avrebbe potuto essere un grand’uomo. Ma
Mazzini non avendo posseduto queste due qualità, cadde necessariamente
sotto lo sprezzo di ogni uomo di cuore, e dappoi non ha fatto che commettere

99
colpe. Mazzini, colla sua ostinazione ed il suo inesplicabile amor proprio ha
reso la democrazia impossibile nella nostra patria, e ci ha obbligato di avere
ricorso alla monarchia per trovare ciò che abbiamo, il più grande bisogno in
Italia, la nostra indipendenza”.
(L’Osservatore Romano, 25.5.1864)

Parla Mazzini
“Tra due anni, o l’Italia sarà tranquilla, immemore, non curante e lo stra-
niero dirà: “voi potete durar come siete: a voi non importa, visibilmente di
Roma, né quindi se io vi rimango”, o l’Italia sarà torbida, irrequieta, agitata
dalle fazioni e lo straniero dirà: “promisi lo sgombro a parte che l’Italia non
minacciasse rompere le condizioni passate: io consentiva a cedere Roma al
Papa e ai Romani, oggi la cederei alla rivoluzione irrompente, e rimango”.
(L’Osservatore Romano, 10.10.1864)

Il protocollo segreto
Lettera al Direttore del Popolo d’Italia:
“Amico,
L’istinto popolare ha rivelato alle provincie piemontesi d’Italia un pericolo. Questo
pericolo è fondato.
Esiste negli uffici del ministero degli esteri un rotolo, di otto pagine, in cartoncino
inglese, avvolto in raso…
Questo contiene un protocollo segreto aggiunto alla Convenzione del 15 settembre
1864.
E il protocollo dichiara:
“Che il governo italiano si assume di astenersi da ogni impresa sul Veneto e impe-
dire ciò che volesse tentarsi dal partito d’azione o da altri, che se avvenimenti
imprevedibili e più potenti degli obblighi assunti concedessero sia Roma, sia
Venezia all’Italia, avrà luogo una rettifica di frontiere tra la Francia e l’Italia, che la
discussione sulla rettificazione esordirà dal fiume Sesia considerato come frontie-
ra dalla Francia”.

100
Il protocollo ha la firma del ministro Visconti Venosta, e d’altra persona.
Nessuno vorrà, suppongo, pretendere che io riveli la sorgente della mia certezza:
ma io ricordo agli Italiani che rivelai, un anno prima del fatto, la cessione statuita
a Plombieres di Nizza e Savoia, e che io trasmisi all’Unità Italiana la sostanza
della Convenzione del 15 settembre prima assai che l’Italia ne sospettasse.
A protocollo siffatto non lacerato dal ministero presente, una nazione educata,
come l’Inghilterra alla libertà, opporrebbe l’accusa di alto tradimento e il patibolo
per gli uomini che lo firmarono. Io, avverso alla pena di morte, non vedo che una
risposta degna dell’Italia, e segnatamente del piccolo paese appiè delle Alpi, con
fatti, all’imperatore straniero.
SIRE, VOI ERRATE: AVREMO VENEZIA E NON AVRETE IL PIEMONTE.
Vostro, Giuseppe Mazzini “
13 Marzo
(L’Osservatore Romano, 23.3.1865)

Come Mazzini giudicasse Garibaldi nel 1867


Londra 5.8.1867
(lettera indirizzata alla Signora Philippson)
“Vi mando poche righe della nostra amica Jesele Mario; noi siamo legati nell’amo-
re e nell’odio. Io amo Roma, non siccome parte dell’Italia, ma come l’anima,
come la parola d’Italia, e odio Rattazzi come un Mefistofele… Spero che Garibaldi
non riuscirà a determinare un movimento: un tale moto, per ora, o sarebbe
represso con un secondo Aspromonte da Rattazzi, o sarebbe, se riuscisse, mono-
polizzato da lui, e Roma sarebbe governata da una politica piccina, immorale, da
avvocato intrigante, corrotta e corruttrice.
Roma deve essere o una grande ruina profetica, ovvero il Tempio della Nazione ita-
liana. Un anno di più o di meno di schiavitù è nulla. Ciò che importa è che il ves-
sillo della Repubblica italiana sventoli dal Campidoglio e la bandiera della religio-
ne del progresso, dal Vaticano.
È questo un sogno?”
(L’Osservatore Romano, 29.12.1906)

101
Il Papato e la Monarchia
L’Armonia del 5 aprile racconta che Giuseppe Mazzini richiesto di un suo
autografo, ne rilasciava uno che diceva così:
“Nel 1831 io dissi che l’Italia sarebbe nazione. Nazione una e repubblicana.
La prima parte del vaticinio è compita…Come si è adempita la prima, così si
adempirà, in un tempo non remoto, per virtù di fati e di popolo, la seconda.
L’Italia nazione è un fatto europeo, l’iniziativa di un’epoca, che segna la
morte del Papato e della Monarchia, uscita dallo stesso principio”.
(L’Osservatore Romano, 8.4.1865)

La Massoneria ed il cinquantesimo mazziniano


Leggiamo nei Giornali:
“L’Avv. Domizio Torrigiani, Gran Maestro della Massoneria italiana, offrirà
nella ricorrenza delle onoranze a Giuseppe Mazzini, due medaglie d’oro com-
memorative ai Sindaci di Genova e di Roma.
Le medaglie saranno consegnate al sindaco di Genova dal Gran Maestro avv.
Torrigiani ed al Sindaco di Roma dal presidente del Consiglio dei 33, Ettore
Ferrari, che ha coniato la nuova medaglia massonica.
Apprendiamo dai giornali che la commemorazione di Mazzini sarà tenuta in
Campidoglio dal pro-sindaco Bandini.
Il Bandini, per chi non lo sapesse, è Vice Gran Maestro della Massoneria.
Presidente del comitato per il monumento a Mazzini, è il sen. Luigi Rava,
noto massone, esecutore del monumento è Ettore Ferrari.
Torrigiani, Bandini, Rava, Ferrari: tutti nomi di una sola famiglia”.
(L’Osservatore Romano, 11.3.1922)

Intervento di Mazzini in favore dei preti


In una lettera inedita di Mazzini, scritta nel 1849, messa all’asta a Torino, vi
è questo passaggio caratteristico:
“Fatemi il piacere di rimettere in libertà quei preti francesi, Luquer e due suoi

102
compagni, che sono alla Pilotta. Sto mallevadore per essi. Curavano ieri i feriti e
faranno lo stesso oggi”.
(L’Osservatore Romano, 19.3.1902)

Morte di Mazzini
Dal Movimento:
“Alla notizia della morte di Giuseppe Mazzini, a Genova, e, ci si assicura, per
tutte le grandi città italiane, per ordine superiore furono consegnate tutte le
truppe. È inesplicabile il panico dell’autorità pubblica per questa grande sven-
tura!
Il Governo con ciò ha fatto opera degna di se”.
(L’Osservatore Romano,16.3.1872)

L’interdizione
“Con molto dolore dell’animo nostro, dobbiamo annunziare ai cattolici palermita-
ni, che il nostro Mons. Arcivescovo è stato costretto a fulminar l’interdetto nella
Chiesa di San Domenico, perché il giorno 24 sarà profanata con la commemora-
zione civile di Giuseppe Mazzini. Ecco la lettera che Mons. Arcivescovo ha diretto al
rev. Rettore di S. Domenico, nella quale gli annunzia che quella Chiesa è già colpi-
ta d’interdetto:

Palermo, 20 marzo 1872


Rev.do Signore,
Non essendomi riuscito di ottenere che codesta Chiesa di S. Domenico non fosse
pubblicamente profanata con le onoranze funebri che voglionsi rendere, a
Giuseppe Mazzini, io sono, per dovere del mio ministero e per il libero esercizio
della mia spirituale potestà, obbligato a interdire la detta chiesa, come infatti l’in-
terdico per la presente disposizione, che renderò di pubblica ragione. Sappiano
dunque i fedeli che d’ora innanzi nessun atto di culto potrà lecitamente esercitar-
visi riservandomi a procedere con misure canoniche contro i violatori del presen-
te interdetto.

103
La benedico nel Signore. D. Michelangelo Celesia Arc.
Al Rev.do Signore
Sac. Serafino Pellegrino
Ret. della Ch. di S.Domenico
(L’Osservatore Romano, 27.3.1872)

Lutto generale
Il deputato Giuseppe Mazzoni, Grande Oriente della Massoneria italiana, ha
diramato una circolare a tutti i Muratori… per ordinare un lutto di alcune set-
timane in tutte le Officine, ove essi si raccolgono per le loro muratorie adunan-
ze. Questo lutto è per dimostrare il profondo dolore per la morte di Mazzini.
(L’Osservatore Romano, 31.3.1872)

Difesa di Mazzini
L’ex Gran Maestro della Massoneria, Ettore Ferrari, risponde in Echi e Com-
menti ad Obserrer:
“…reputo che Mazzini non è anello di congiunzione né motivo di scissione; chi
non ne conosce il pensiero e l’insegnamento sa che non fu eclettico e conciliativo
ma fiero e personalistico nelle dottrine da lui bandite all’Italia e ai popoli, che la
propaganda degli apostoli o e dei precursori o la si comprende e viene assimilata,
o cade nel vuoto come seme su sterile terreno.
Che tutti lo riconoscano grande Patriota e grande Profeta è incontestabile, chè il
Maestro sacrificò tutto se stesso alla Patria ed ebbe occhio di lince da prevedere
quanto avvenne nella vita delle nazioni, massime dell’Austria, della Polonia, degli
Slavi, del mezzogiorno e lo preconizzò in tempi in cui ai più sembravano follie.
Certo quel gruppo politico che potesse dimostrare che Mazzini ne fu il volgarizza-
tore ed esponente ideale avrebbe diritto di continuarne gli insegnamenti.
E da ciò nasce che partiti e gruppi lo veggano come una propria divinità, dacchè il
Grande Italiano seppe insegnare tutto: politica, religione, economia, filosofia, arte,
tutto e che se fu fiero e personalistico, fu anche equo e tollerante. Ma altro è desi-
derare, e altro è l’essere.

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Perché Mazzini possa essere adottato come simbolo del proprio spirito è d’uopo
sentire come Lui: l’amore come profumo, la donna come un riflesso della provvi-
denza, l’arte - sacerdozio, la musica - fede, la poesia - filosofia; tutti gli uomini libe-
ri uguali, fratelli; il popolo base della piramide sociale: il motto Dio e popolo che
significa legge, religione umana che abbraccia tutte le confessioni senza chiese e
sacerdoti, avente per interprete l’umanità; famiglia, patria e umanità emanazioni
concomitanti di un solo identico principio di dovere e di amore; diffusione della
proprietà, abolizione della domesticità, degl intermediari; unione del capitale e del
lavoro.
Nonostante le manchevolezze, gli errori e talvolta le incomprensioni, solo il vecchio
partito mazziniano ha seguìto, almeno in teoria, i principi del Maestro. Varie orga-
nizzazioni repubblicane, li travisarono, clericali e popolari li combatterono al pari
dei monarchici, dai socialisti furono incompresi e schermiti: il Partito Nazionalista
fascista fa perfettamente il contrario di ciò che Mazzini disse, ammonì e praticò.
Ma vogliono tutti appellarsi al Maestro? È naturale: in tempi di trasformismo e arri-
vismo fa comodo un alibi tanto eminente”.
(L’Osservatore Romano, 9.4.1924)

Ai funerali di Mazzini
“Il 17 Marzo 1872, Roma vide per la prima volta nelle sue strade le insegne
massoniche. In solenne corteo funebre, i membri del Grande Oriente d’Italia,
si mossero da Piazza del Popolo fino al cimitero”.
(Eugene Lennhoff, Il Libero Muratore, pag.147)

Ottave di Giuseppe Mazzini, quanto mai attuali


VA’
Va’! ma sempre, dovunque si stampi
L’orma tua sulle vie del delitto;
Del rimorso negli orridi campi,
Presso al Dio che consola l’afflitto,
Su pei greppi, all’aperta pianura,

105
Sulla terra, sotterra, sul mar,
Vegli teco l’eterna sciagura
Che il mio labbro ti seppe imprecar!
E fin quant’io nell’ultimo istante
Della vita il mortale si atterra,
Quanto tace nell’anima errante
Sul confin di due mondi ogni guerra;
Ti si affacci nel varco infinito,
Ti fiammeggi nel buio sentier,
La bestemmia del giovin tradito,
L’anatema dell’uom prigionier!
Giuseppe Mazzini (Hiram, Dicembre 1981, pag.168)

Mazzini e l’Umanità
Mazzini affermò: “quando sarai al cospetto di Dio, egli non ti chiederà che
cosa hai fatto per l’anima tua, ma ti chiederà che cosa hai fatto per i tuoi simi-
li”. È il concetto di religione universale che si estende ai tuoi simili in una con-
cezione armonica dell’Umanità, è imperniata l’etica dei Doveri: fare non a se
ma agli altri.
Una visione, quindi, in cui Trascendenza, coscienza individuale, l’Umanità
diventano un tutt’uno, una concezione che subordina molte altre idee perché
l’Umanità è “lo strumento di Dio”.
“Il concetto di Libertà, di Eguaglianza e di Umanità si riflette in Atto della
Fratellanza della Giovane Europa ed è il perno per lo sviluppo della società
unita negli interessi e programmi.
Nessun popolo può essere autonomo nelle scelte di vita, non può vivere solo
con il suo lavoro e quindi deve tendere al miglioramento globale della popola-
zione, al di là delle singole nazioni o Patrie.
Questi suoi principi lo indussero ad affermare che “in qualunque terra voi
siate, dovunque un uomo combatte per il diritto, il giusto, pel vero, vi è un
vostro fratello; dovunque un uomo soffra, tormentato dall’errore, dall’ingiusti-
zia e dalla tirannide, vi è un vostro fratello”.

106
La Massoneria Internazionale

I Principi Tedeschi e la presenza massonica


“Il Deutsche Adelsblatt in occasione dei noti rimproveri presentati dal pro-
tettore della Loggia Provinciale tedesca, il principe Leopoldo, all’Imperatore,
pubblica un lungo articolo contenente la storia del contegno conservato da
molti Re di Prussia di fronte alla Massoneria.
In questo lavoro è dimostrato che i Re e Principi della Casa di Hohenzollern
servirono in ogni epoca come pièce de resistence alla malaugurata setta. Vi si
dimostra come a un fatto provato dalla storia, che tutti i Principi di Casa
Hohenzollern alla fine ebbero a fare cattiva prova colla Massoneria e furono
raffreddati nei loro sentimenti benevoli verso quella Associazione.
Nell’articolo si parla di Federico il Grande, di Federico II, di Federico Gugliel-
mo III, di Federico Guglielmo IV, dell’Imperatore Guglielmo I, che più volte
ebbe a rimproverare le Logge sopra qualche provvedimento di cui lo stesso
Imperatore ignorava lo scopo, di Federico III, che si dimise per non aver potu-
to fare riscaturire la storia della Loggia provinciale tedesca, perché i superiori
lo impedirono, e di Guglielmo II che per le esperienze fatte dal padre non ha
voluto saperne e non è stato iniziato ai misteri del massonismo, come dice il
Bollettin maçonique de la Grande Loge symbolique, Paris, n°102, settembre
1888, pag.132”.
(L’Osservatore Romano, 25.9.1896)

La Massoneria negli Stati Uniti d’America


“L’egregio corrispondente della Rivista Massonica da New York ci manda una
nota intitolata “più dei due terzi dei legislatori Americani sono Massoni”.
Egli dimostra la sua affermazione comunicando la lista completa dei
Senatori e dei Deputati al Parlamento Nazionale.
Omettiamo la pubblicazione dei nomi, ma riassumiamo le cifre dateci dal

107
nostro corrispondente le quali provano quale enorme importanza civile e poli-
tica abbia la Massoneria negli Stati Uniti d’America e quanto valore abbia la
ripercussione in questa vasta Famiglia di Liberi Muratori, dell’aspra guerra che
si è mossa in questi ultimi tempi in Italia contro la Istituzione massonica e
quanto conforto a noi venga dai sentimenti di solidarietà che in questa ora dif-
ficile giungano a noi dai Fratelli di quei liberi paesi. Il nostro corrispondente
l’egregio e caro Fratello F. G. Bellini, scrive dunque da New York nei seguenti
termini:
“Probabilmente in nessuna parte del mondo le notizie di ingiustificate per-
secuzioni contro la Massoneria italiana producono più penosa impressione
che negli Stati Uniti d’America. Le violente e ripetute aggressioni contro i mem-
bri dell’Ordine, le invasioni delle logge nei diversi Orienti, e l’asportazione e
distruzione di arredi colla conseguente impunità dei perpetratori, producono
un risentimento naturale nella più grande e potente nazione del mondo dove
la Massoneria è tenuta nella più alta ed indiscussa considerazione, dove tra i
membri che ammontano a circa tre milioni, si onorano di militare gli uomini
più preminenti nella politica, nell’industria e nel commercio: insomma i cit-
tadini più eletti, il fiore della Nazione.
E la colossale popolarità della Massoneria in America è giustificata dal fatto
storicamente provato che la stessa origine, gli stessi sviluppi della meraviglio-
sa Repubblica sono dovuti in così gran parte da uomini immortali che nella
Massoneria trovarono ispirazione e concorso, dal generale George Washington,
il primo Presidente e Padre della Patria, a quasi tutti i suoi più insigni succes-
sori come Jefferson, Monroe, Adams, Jackson, Polk, Filmore, Harrison, Bucha-
nan, Johnson, Garfield, Mc Kinley, Madison,Taylor, Pierce, Taft, Roosevelt, e
Harding; da quasi tutti i 56 firmatari dell’Indipendenza Americana a tutti gli
altri più chiari patrioti come Franklin (che strappò i fulmini al cielo e lo scet-
tro ai tiranni), Lafayette, Fulton-Montgomery, Steuben Stark, Livingstone, De
Kalb, Warren, Paul Jones, Witherspoon, Revere, Hancock, ed altri moltissimi”.
(tratto dalla Rivista Massonica).

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Messico
La lotta tra gli organi di stampa filo cattolici e laici-massoni per gli avveni-
menti politici nel Messico assunse una veemenza difficilmente riscontrabile
per fatti politici di altri Paesi.
L’azione laica di impossessamento delle Istituzioni pubbliche e del migliora-
mento dell’assetto sociale si evidenziano particolarmente con la Presidenza di
Calles, elevato, peraltro, ai massimi gradi della Massoneria.
“È noto che i movimenti indipendentisti del continente latino - americano
furono originati ed alimentati nelle logge e nelle altre associazioni patriottiche,
che i “proceres”, generalmente erano massoni militanti oppure gravitanti
attorno ai grandi leaders iscritti alla Massoneria, ai Lautari ed ad altre società
patriottiche, costrette dalla violenza delle leggi a mantenersi nel segreto; fra
essi è appena il caso di ricordare Simon Bolivar, Belgrano, O’Higgins, Juarez ed
i numerosi vescovi e prelati americani che si affiancarono alla lotta di libera-
zione delle popolazioni”. (Vedi Ecclesiam a Jesu Cristo - Etsi longissimo, 30
gennaio1816, Pio VII; Rosario Esposito: Pio VII e le società segrete, pag. 786)

I preziosi alleati nella lotta


“Sulla sovietizzazione del Messico, basti dire che si è tentato e si continua a
lavorare per seguire fedelmente le orme della Russia e magari sorpassarle.
Ma indubbiamente i più preziosi ed efficaci alleati dei persecutori furono la
Massoneria e il Protestantesimo, i quali erano già di per sé moralmente i mag-
giori responsabili della furibonda lotta religiosa.
La Massoneria internazionale ha potuto svolgere al completo il suo pro-
gramma nel Messico. Un alto diplomatico assicura che nel 1924, il Consiglio
Supremo della Massoneria, riunito a Ginevra, decretò appunto la “sromaniz-
zazione” dell’America latina cominciando dal Messico: il tentato scisma del
1925 fu il primo attacco.
E il Governo messicano fu così fedele servitore dei decreti massonici da
meritare a Calles, come è noto, la medaglia al merito massonico, consegnata-
gli da Manuel Rojas, presidente dell’organizzazione massonica, il quale, impo-
nendogli solennemente le insegne, poté dirgli: “Il grande Ordine che ho l’ono-

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re di presiedere, mai fino ad ora, ha concesso questa altissima distinzione ono-
rifica: però lo straordinario merito che voi avete dimostrato come presidente
della Repubblica, è evidente agi occhi di tutti…”.
La Massoneria degli Stati Uniti ebbe anche grande parte in tutto questo. Fu
essa che riorganizzò e rafforzò di nuovi elementi accuratamente scelti la lan-
guente Massoneria messicana. Nell’ottobre 1925 si leggeva nel “El Pais” che
un forte gruppo di massoni del Nord America sarebbero venuti per riorganiz-
zare le logge massoniche messicane. Ed infatti vennero oltre 300 massoni e
furono ricevuti con tutti gli onori.
La società segreta del Ku-Klux-Klan, a sua volta, si riuniva a Congresso il 15
settembre a Washington e decideva di appoggiare il Governo messicano nei
suoi sforzi “per liberare il popolo dalle influenze politiche e religiose dell’Eu-
ropa (s’intende Roma) influenze che, se non in tutto, almeno per la maggior
parte sono responsabili dell’ignoranza e miseria in cui vive e continua a vivere
il popolo messicano”.
Né mancò l’intervento degli ebrei, ai quali Calles, passando da New York,
aveva offerto la più ampia ospitalità nel suo paese.
Tuttavia il secondo grande alleato della politica antireligiosa e della persecu-
zione è il protestantesimo e in particolare una delle sette più combattive del
protestantesimo americano.
La propaganda nel Messico era affidata agli infami e balordi ribelli, nei quali,
per dare un esempio, si indica il Sommo Pontefice a capo della tratta delle
bianche, si dipingono i sacerdoti come mostri di iniquità denigrando le Case
religiose come case di malaffare.
È inutile dire che tutto ciò avveniva sotto l’alta protezione del Governo”.
(L’Osservatore Romano)

Testimonianza
“È quella che fa bella mostra di sé sulla prima colonna della Tribuna del 27
corr. Veramente in parentesi si apre bene, deplorando il silenzio che si fa dalla
stampa internazionale su gli orrori del Messico, benché la stessa Tribuna
potrebbe forse dirci perché anche la stampa italiana sia stata finora solidale in

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quel silenzio e perché a certi nostri giornali cattolici sia stato impedito, ricor-
rendo anche al sequestro, di scrivere sulle gesta di Calles.
Ma quello che più ci preme di rilevare è la chiusa della “parentesi”, che
spiega lo strano ed insolito zelo della vecchia Tribuna: “C’è, essa dice, soltan-
to da domandarsi come sia conciliabile con questa dura evidente verità, riba-
dita oggi dagli avvenimenti del Messico, quella politica di sottomesso accomo-
damento verso la Massoneria, di cui la Chiesa dà qua e là pubbliche testimo-
nianze”.
C’è proprio da sbalordire a sentir certe prediche da certi pulpiti. E doman-
diamo se sia serio parlare di sottomesso accomodamento della Chiesa quando
essa da sola combatte e combatte senza piegare né transigere, con tutta la forza
dei suoi martiri, con tutta la prudenza dei suoi Pastori, avendo solo di mira il
bene delle anime e la salvezza di quella infelice nazione che la politica inter-
nazionale lascia senza alcuna protesta tra gli artigli dei suoi persecutori”.
(L’Osservatore Romano, 30.11.1927)

Non luogo a procedere


“La congiura del silenzio stabilita intorno alle efferatezze messicane si va
diramando, mentre il cerchio dell’oblio e dell’indifferenza si spezza. Persino
nei Parlamenti si sono elevate proteste e il Belgio e l’Ungheria ne hanno dato
l’esempio.
I giornali ci riferiscono che anche la Lega dei Diritti dell’Uomo si è finalmen-
te commossa. Buon ultima, mentre a rigor di termini, avrebbe dovuto essere
la prima.
C’è voluta la sveglia squillante della stampa libera, la quale ha ricordato alla
Lega il suo programma. Non ha essa, infatti, sempre proclamato di insorgere
a protestare di fronte alle violazioni del diritto delle genti?…La tragica vicenda
messicana è stata dunque trattata in una recente adunanza del Comitato
Centrale della Lega. Le premesse ideali erano queste: “La Lega, coscienza delle
Democrazia universale, interviene ovunque il Diritto è violato. Non importa se
si tratti di affare di ordine interno di un paese. Noi siamo i giudici del mondo
intiero e perciò abbiamo il dovere di non sottrarci”…

111
L’ordine del giorno di protesta venne bocciato con 7 voti contro 6.
In seduta la discussione è stata ampia e vivace: i più bei nomi di “mangia-
tori di preti” sono comparsi alla ribalta.
Del resto, commenta il giornale di Hervè, la vera ragione di tale atteggiamen-
to del Comitato Centrale sta nel fatto che il presidente Calles è massone e la
Lega è nelle mani della massoneria.
È per ordine dei grandi pontefici delle Logge internazionali, delle quali è
servo fedelissimo, che il presidente Calles eseguisce un piano elaborato nel
1925 dai trecento fratelli della massoneria nord-americana che hanno fonda-
to a tale scopo la “Lega anticlericale”.
(L’Osservatore Romano 11.3.1928)

La persecuzione messicana
“…Le vere ragioni stanno nel lavorio delle sette e negli ordini della masso-
neria, che nel presidente Calles hanno trovato un fanatico esecutore. Il suo
governo è favorito dagli interessi della plutocrazia americana nelle miniere
messicane.
L’onoranza massima conferita a Calles dalla Loggia suprema della massone-
ria scozzese e le felicitazioni di 85 Logge nazionali massoniche parlano chiaro.
Il bolscevismo internazionale realizza nel Messico una parte del suo program-
ma di rivoluzione universale.
Intanto la Lega delle Nazioni, che in primo luogo dovrebbe farsi interprete
della Giustizia internazionale, tace in tutte le lingue delle Nazioni che ne fanno
parte. Anche i Parlamenti delle Nazioni maggiori tacciono come le tombe”.
(L’Osservatore Romano,17.3.1928)

Clémanceau, il partito repubblicano francese e la Chiesa


Da L’Osservatore Romano del 17.01.1907:
“Questo è lo scopo che il Clémanceau assegnava ai frammassoni nel suo
discorso al Gr:.Oriente, il 2 aprile 1882. Il Times, in data 7 corrente, ne pub-
blica quel brano, in cui il settario lancia il grido di guerra. Eccolo: “Insomma,

112
se ad onta di questi provvedimenti (soppressione delle Congregazioni religiose
e disdetta del Concordato) dall’un canto, e dall’altro ad onta del laicizzamento
generale delle scuole e di tutti gli istituti pubblici, il clericalismo conservasse
ancora qualche radice nel paese, la si potrebbe, in nome del diritto comune,
estirpare per sempre, col rendere impossibile l’esercizio della religione mercè
l’applicazione di alcuni articoli del Codice penale. Di tal guisa, dichiarando che
la Confessione corrompe la gioventù, sarà impedito agli ultimi preti di compie-
re i più rilevanti uffici del loro sacerdozio (art. 334); parimenti verrebbero pri-
vati di tutte le rendite, col proibire ad essi di ricevere dai fedeli qualsiasi
somma per Messe, Battesimi, ed altre cerimonie, giacché basterebbe assimila-
re destramente questi fatti ai delitti d’inganno e di scrocco (artt. 405 e 407).
Là onde il partito repubblicano, pur richiedendo semplicemente la separazio-
ne della Chiesa e dello Stato, formula ottima nel senso che sarà facilmente
accettata, deve in realtà procacciare il conseguimento del fine ultimo più effi-
cace: la soppressione della Chiesa nello Stato”.

Plauso massonico all’attività del Partito liberale spagnolo


“Roma, 20 febbraio 1901.
Alla Massoneria Spagnola,
Il Grande Oriente d’Italia,
Illustre e potentissimo Gran Maestro:

Illustre e caro fratello;


Sono felice di potervi comunicare la deliberazione seguente, presa dal Grande
Oriente d’Italia nella sua seduta del 17 febbraio 1901: In nome della Massoneria
Italiana, il Grande Oriente d’Italia applaude all’attitudine presa dal Partito liberale
spagnolo, in quale, rifiutandosi di associare la sorte dei suoi rappresentanti a quel-
la Dinastia patrocinante, il ritorno alla schiavitù dei popoli e della coscienza, e non
permettendo che il gioco della setta gesuitica riesca a piegare lo spirito nazionale
sotto le prescrizioni dei dogmi, che in mezzo agli interessi di casta hanno perduto
ogni religiosità, si alza virilmente a difendere la causa della libertà e del progresso.
Ricevete molto illustre e potentissimo Gran Maestro, illustre e caro fratello, i miei fra-

113
terni e affettuosi saluti. Il Gran Maestro della Massoneria Italiana. Ernesto Nathan”
(L’Osservatore Romano 17.8.1901)

Rooselvet e le Massonerie italiane


In un momento di contrasto fra le maggiori Istituzioni massoniche Italiane,
Grande Oriente d’Italia e la Massoneria di Piazza del Gesù avendo Roosevelt,
l’ex presidente degli Stati Uniti, espresso al Sindaco Nathan, fino dal giorno in
cui giunse a Roma, il desiderio di conoscere personalmente i capi della
Massoneria italiana, ha ricevuto ieri, alle 12,30, il prof. Achille Ballori, Sovrano
Gran Commendatore del Consiglio dei 33, e il prof. Ettore Ferrari, Gran Mae-
stro del Grande Oriente d’Italia.
La persona che venne subito, appena i due visitatori si presentarono all’al-
bergo, per introdurli presso Roosevelt, tenne a dichiarare, evidentemente di ciò
incaricata, che Rooselvet era del tutto estraneo al comunicato relativo alla visi-
ta del Signor Fera, apparso sui giornali.
Rooselvet ha accolto i professori Ballori e Ferrari con grande cortesia¸ si è
intrattenuto molto affabilmente con essi, chiedendo informazioni sulle condizio-
ni della Massoneria, e sulle cause che determinarono il distacco da essa di pochi
Fratelli e più specialmente sulla persona che venne appositamente da Firenze
per presentarsi a lui. Gradì assai le spiegazioni e le notizie dategli e le felicitazio-
ni espressegli dai due visitatori in nome della Massoneria Italiana, e ripetuta-
mente pregò di rendersi interpreti, presso tutti i massoni italiani, dei suoi senti-
menti grati e fraterni. Manifestò la sua compiacenza che fosse sindaco di Roma
uno dei più illustri massoni, aggiungendo che di ciò poteva compiacersi anche la
Massoneria Universale. Dichiarò in ultimo lietissimo di potersi trovare, dopo
poche ore, insieme ai due visitatori, al pranzo offertogli dal Comune, in Campi-
doglio. I professori Ballori e Ferrara ringraziarono Rooselvet dell’affettuosa acco-
glienza e lo pregarono di portare alle Grandi Famiglie massoniche degli Stati Uniti
il saluto della Massoneria italiana. Rooselvet si dichiarò felicissimo di questo fra-
terno incarico, che disse avrebbe compiuto con sentita soddisfazione”.
(L’Osservatore Romano)

114
Scontro tra la Massoneria francese e l’italiana
“L’Epoque di Parigi riferisce dell’ultima riunione che tenne l’assemblea
generale del Grande Oriente massonico di Francia in cui venne chiuso un inci-
dente sollevato dal Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Adriano Lemmi
nel suo discorso del 19 febbraio 1893. Pare che in quel discorso il Lemmi
abbia formulato il desiderio e la speranza che “bentosto la bandiera italiana
abbia a sventolare sul Varo e sul capo Corso”. Ebbene, se è vero che queste
parole furono dette, la risposta del Grande Oriente di Francia fu questa:
“Semmai la guerra scoppiasse fra Francia e l’Italia, contestando la legittimità
dei diritti francesi su Nizza e sulla Corsica i frammassoni saranno nella prima
fila dei combattenti.
E se i sentimenti espressi da Lemmi fossero condivisi dalla masse massoni-
che italiane, il Grande Oriente di Francia avrebbe il coraggio patriottico, scrive
anche la Lanterne, di rompere le sue relazioni col Grande Oriente d’Italia
come le ruppe con la frammassoneria tedesca”.
(L’Osservatore Romano, 21.9.1893)

Dissidio con la Gran Loggia di New York


William S. Farmer di New York, il 17 gennaio 1920, indirizzò al Gran Maestro
Torrigiani una lettera in cui si esplicitava che non poteva accettare “un invito
di partecipazione rivoltogli per il preciso scopo di celebrare la caduta del pote-
re temporale dei Papi in quanto negli Stati Uniti la Fratellanza massonica
coopera con ogni gruppo che cerca l’elevamento, il miglioramento delle sue
condizioni; non ha nessuna questione con qualsiasi organizzazione” (La
Massoneria e l’Italia dal 1800 ai nostri giorni, pag.183)
La Gran Loggia di New York troncò ogni rapporto con la Massoneria Europea
a causa dell’attitudine ed insegnamenti religiosi di quest’ultima.
I Massoni di New York dichiararono “che quelli de’ Europa avevano elimi-
nato dalle loro cerimonie qualsiasi riferimento a Dio ed al supremo Architetto
dell’Universo”.
(Catholic News, tratto da: L’Osservatore Romano, 18.12.1924)

115
Ai nostri giorni tali dissensi risultano superati.
Goethe asserisce: “L’uomo non è nato per risolver i problemi del mondo,
ma per cercare dove il problema comincia”.

Simboli massonici

116
Il Grande Architetto dell’Universo

Paolo di Tarso invita “a cercare le cose di lassù”. La ricerca del Trascendente


o di Colui che nella Bibbia è indicato “Colui che è” ha sempre costituito il pro-
blema principe non solo dei pensatori, filosofi o teologi, ma di tutti gli esseri
umani. Le etichettature più varie, le definizioni ed i simboli più diversi, hanno
cercato di avvicinare l’Onnipotente al nostro modo d’essere.
Il timore delle vendette della Divinità e la ricerca forse di una protezione sti-
molò, nel tempo, la scelta di divinità intermedie, tra l’uomo e l’Essere supre-
mo, che possedevano pregi e difetti come gli umani (gli Dei greci e romani).
L’interrogativo “dove andremo dopo la vita terrena” produsse una vera e
propria letteratura di ricerca.
Le religioni, le associazione laiche ed esoteriche spesso hanno creduto di
appropriarsi del primato di ricerca di Dio.
Si sviluppò così, nel tempo, anche il concetto del Creatore dell’Universo
come corollario dall’immensità del Creato e dall’armonia che lo regge.
Nella prassi quotidiana i Liberi Muratori chiamano l’Essere Supremo,
Grande Architetto dell’Universo o Logos (dal Prologo al Vangelo di Giovanni
Evangelista), Verbo, Luce, Verità.
Anche Gandhi affermava: “Questo Dio che cerchiamo di realizzare è la Verità
o per dirla in altro modo, la Verità è Dio. Questa Verità non è solamente la
Verità che dovremmo rispettare nelle parole, ma è ciò che solo è, che costitui-
sce la materia di cui tutte le cose sono fatte, che sussiste in virtù della sua stes-
sa forza, che non è sostenuto da niente altrui, ma sostiene tutto ciò che esiste.
La Verità solo è eterna, ogni altra cosa è passeggera”. (Gandhi, Yogesh Chada,
pag, 67)
Nell’inaugurazione del Grande Oriente a Palazzo Giustiniani, Ernesto
Nathan, Gran Maestro, disse: “Se voi guardare un nostro diploma massonico,
un foglio di carta intestata, se entrate in una loggia massonica voi vedrete
sovraneggiare queste lettere: AGDGADU che significano a Gloria del Grande
Architetto dell’Universo. È Zeus, Giove, Johwé, Dio?. È, com’e’, qual’è, l’infini-
to Creatore; noi non intendiamo affermarlo, non interpretarlo. Lo riveli la fede

117
di ogni individuale coscienza; a noi collettivamente suffraga il pensiero del
Creatore nella manifestazione complessiva del creato. Per noi ogni fede, since-
ramente professata e seguita, che guida e mantiene onesto l’uomo, attraverso
la vita, è degna di rispetto”. (“La Massoneria, sua azione, suoi fini, Roma,
Civelli 1901, pag. 12)
Un Dio della Massoneria non esiste come indicazione dottrinaria, in quanto
la stessa giammai si è proclamata confessione religiosa.
L’espressione Il Grande Architetto dell’Universo non è che un’aggettivazio-
ne dell’Onnipotente.
La Massoneria crede nella esigenza universale della ricerca della divinità e
lascia ai singoli, ai responsabili delle confessioni religiose, il giudizio sull’orto-
dossia delle scelte individuali. (A. Gualano, Le vie della Luce, pp.172-173).
Su tale argomento, le battaglie antimassoniche alla fine del secolo XIX
assunsero toni assurdi che nulla avevano a che fare con la difesa legittima delle
proprie idee e della propria confessione religiosa. Nel suo opuscolo Pubblica
diffida, il Rev. V. Longo Malizia, il 9.6.1869, disquisendo sul Dio dei massoni e
sull’Ordine, asserì addirittura che “La massoneria è il culto, l’adorazione o
religione del Fallo-Cteis, dell’Atto della Generazione, cioè, umana, sensibile e
materiale… Che tutti i simboli, allegorie e cerimonie, riti dottrine, ecc. dei
Frammassoni non significano quindi che Fornicazione, Adulterio, Incesto e
Sodomia”.
Ogni commento appare superfluo!
Aristotele affermava che se non esistesse nulla di eterno neppure il divenire
sarebbe possibile. (Metafisica III,4)
Il Creato non può lasciarci indifferente. Cicerone scrisse: “Deum non vides,
tamen Deum agnoscis ex operibus suis” - non vedi Dio, tuttavia lo conosci
dalla sue opere - (Tusc.disp. 1,28) convinto che il Trascendente “fosse una
nozione innata e per così dire scolpita nella mente di tutti”. (De natura Deum)
Lucano Phars era convinto che “la dimora di Dio (fosse) la terra. Perchè
ancora altrove cercare gli Dei? Giove è tutto ciò che vedi, tutto ciò che si
muove”.
È il mistero che ci attornia, il dolore per gli eventi estremi della vita, come
la morte, che ci induce alla ricerca di Qualcuno nell’al di là?

118
Vito Mancuso sostiene che “in ogni caso o come strumento del mistero o
come sentimento del mistero che affascina, è comunque l’eccedenza della vita
a generare nell’uomo il sentimento di essere inserito (immerso e talora som-
merso) in una dimensione più grande da cui egli dipende”. (Io e Dio, una
guida per i perplessi, pag.57, Garzanti, Sett. 2011)
Lo stesso Wittgenstein sostiene che “la concezione di Dio è determinata
dalla percezione della misteriosità della vita, dalla speranza che tale mistero si
orienti verso un polo positivo, dalla certezza che tale soluzione è necessaria-
mente oltre lo spazio-tempo”.
La realtà della fine della vita, il bisogno di rivolgersi a qualcuno che ci aiuti,
l’impotenza e la limitatezza, a volte, dell’umano agire ha convinto gli estenso-
ri del Rituale Rosa Croce pubblicato a Napoli nel 1883 a formulare le seguen-
ti considerazioni: “Forse voi avete veduto morire qualche persona a voi cara ed
avete assistito all’agonia ed alla rigidità che si impadronì di quelle braccia, di
quella bocca, di quella bocca che amavate.
Voi avete veduto la vita entrare nel nulla. Voi avete pianto davanti ad un cada-
vere senza intelligenza e senza amore. Quale fu allora la vostra speranza?
Voi avete certo pensato, a titolo di supremo conforto, che qualche cosa deve
restare di quell’uomo che sta per diventare polvere; voi avete sperato in una
spirituale sopravvivenza in una vita eterna ove tutti possono incontrarsi attor-
no al Grande Architetto”.

L’Armonia
“Un’ armonia nell’universo, una razionalità intrinseca”.
L’armonia, cioè un sistema razionale ove ogni parte vive per il tutto e non ha
senso che rispetto a tutto, è la legge eterna che regola l’universo nella sua tota-
lità.
Se un essere rimane nel posto che a lui spetta nell’ordinamento dell’univer-
so, è un bene; si deprava invece solo quando, per sua libera iniziativa, turba
quest’ordine.
La pace sta nell’ordine e nell’armonia. L’ordine universale è un ordine
razionale.

119
Niente è inutile e niente è contrario all’ordine. La causalità universale è
razionalità.
Itaque vidi et manifestum est mihi quia omnia bona tu fecisti et prorsus
nullae substantiae quas tu non fecisti. Et quoniam non aequalia omnia
fecisti, ideo sunt omnia, quia singula non sunt et simul omnia valde bona.”
(Confessioni, lib. VII, cap.XII, pag 18 tratto da “Aspetti della filosofia giuridi-
ca, politica, sociale di S. Agostino”, Giovanni Garilli, A. Giuffrè editore, 1957)
“La mente umana ha visto sin dall’antichità la presenza di una legge orga-
nizzativa del mondo che informa il mondo e che per questo suo potere forma-
tivo è stata chiamata da Aristotele causa formale. Questo Logos intrinseco al
processo evolutivo ha dato vita ad un disegno che non so sia lecito chiamare
intelligente”. (Vito Mancuso)

La Legge naturale
“L’uomo intuisce la legge eterna, la porta scolpita nel cuore venendo al
mondo perciò non ha che da ritornare in se stesso, ascoltarsi, scrutarsi inte-
riormente, per trovare se stesso, per scoprire la “voluntas et ratio Dei”.
È indubbio che S. Agostino ammetta una legge naturale infusa nell’uomo da
Dio che si costituisce come tendenza e guida razionale dell’operare umano.
La vera libertà dell’uomo non sta nell’autonomia e nell’arbitrio, ma nell’ac-
cettazione della necessità cioè della legge naturale.
Il rispetto dell’ordine sociale è imposto dalla legge di natura: rispettare que-
st’ordine significa vivere in pace con tutti.
La legge naturale è come un atto di illuminazione inerente all’origine divi-
na e soprannaturale dell’uomo. Quod omnes homines possunt si velint,quia
illud lumen hominem illuminat venientem in hunc mundum. (De Genesi
cont. Manichaeos, lib.I, cap.III,6 )
La legge naturale è legge razionale, perciò universale, necessaria, eterna.
La legge naturale è legge morale. La moralità dell’uomo consiste nell’accor-
do del suo pensiero e della sua azione con la legge eterna e naturale.
L’ordine naturale ha un valore ontologico.
La legge naturale nella creatura razionale non è altro che la coscienza del

120
bene e del male.
La legge naturale è immanente”.
(Giovanni Garilli, Aspetti della filosofia giuridica politica, sociale di S.
Agostino. A. Giuffre editore, 1957)

Baudelaire Charles
La Costituzione di Anderson si ritrova, a proposito della religione naturale
alla quale ogni uomo aderisce, nell’intuizione di Charles Baudelaire:

La natura è un tempio ove delle viventi colonne,


Lasciano talvolta esprimere delle confuse parole
L’uomo passa attraverso delle foreste di simboli
Che l’osservano con sguardo familiare. (Une voie pour l’Occident, pag. 18)

Legge della natura


«Vale più scoprire una legge della Natura che conquistare un Impero».
(Riv. Mass. 1890, pag. 102)

«cuius regio eius et religio»


Negli Antichi Doveri dei Liberi Muratori, si sancisce la libera scelta della con-
fessione religiosa da parte del singolo affiliato: “ma sebbene nei temi antichi i
Muratori fossero obbligati in ogni Paese ad appartenere alla Religione di tale
Paese o Nazione, quale essa fosse, oggi peraltro si reputa più conveniente obbli-
gare soltanto a quella Religione nella quale tutti gli uomini convengono,
lasciando loro le particolari opinioni”. Il riferimento storico è ben preciso. Il 25
settembre 1555 fu sottoscritta la Pace di Augusta che tentò di mettere fine alle
lotte per il potere temporale tra il Papato, Paolo II, Paolo III,Giulio II, ed i prin-
cipi tedeschi, francesi e spagnoli, riconoscendo di fatto,pari dignità alla dottri-
na luterana e sancendo il principio del cuius regio eius et religio che stabiliva
la possibilità, per ogni Principe, di imporre la propria religione ai sudditi.

121
Le fasi temporali dell’evoluzione del concetto di Dio e dei
rapporti della Massoneria con la Chiesa cattolica, secondo
Rosario Francesco Esposito.
- Prima fase: (dagli inizi alla fine della Rivoluzione Francese): La scelta
Deista.
Padre Rosario Esposito sottolinea come con la Massoneria simbolica sia ser-
peggiata la tentazione deistica, quasi una “ religione delle Logge” con un Dio
personale, un Dio, secondo il Teismo, creatore dell’universo, senza un suo
possibile intervento miracoloso che avrebbe in qualche modo messo in discus-
sione la sua perfezione .
A suo parere, la Massoneria delle corporazioni ben ancorata alle tradizioni
cristiane non può essere inclusa nelle scelte deistiche che incominciarono a
diffondersi, peraltro, con l’accettazione nell’Ordine di affiliati provenienti da
varie estrazioni culturali.

- Seconda fase: (La prima metà del secolo XIX): La svolta filo cattolica
“I gravi sconvolgimenti dello scorcio finale del Settecento avevano diffuso il
desiderio di tornare alla normalità, di rimettere le cose a posto. La Massoneria
tenuta in conto di organizzazione potente e capace di influire della Gran Loggia
dell’Antica Prussia compiva il gesto molto indicativo di invitare nel suo mes-
saggio pasquale i Fratelli “ad unirsi nella lotta, allo scopo di salvare la grande
ricchezza del nostro popolo, il Cristianesimo”, messo in pericolo dal movimen-
to ateistico propugnato dal comunismo.
Il Supremo Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato,
Cowles “gli faceva eco”.
Sir Richard Domingo, Gran Maestro della Massoneria Irlandese, rivendicava
alla Massoneria la difesa dei diritti dei cattolici oppressi in Londra.
Nel 1933 Fulop Miller auspicava un riavvicinamento tra Gesuiti e Masso-
neria.
La Gran Loggia Nazionale Francese precisò che non poteva esistere Masso-
neria regolare senza:
credenza in Dio, persona divina, Grande Architetto dell’Universo,

122
credenza nella sua volontà, rivelata ed espressa dalla Bibbia,
credenza dell’immortalità dell’anima”. (Riv. Massonica 1970, pag,1).

- Terza fase: (1860-917) La tentazione ateistica


Nel 1869, a Firenze, nell’Assemblea Costituente della Massoneria italiana fu
messa in discussione la formula del GRANDE ARCHITETTO DELL’UNIVERSO.
(Riv Mass. 1889 pag.184)
La giovane massoneria del Messico l’abolì.
Nel 1874 il Fr:. Conrad domandava la sua abolizione, senza esito, anche in
Italia.
“Il 1877 si presenta battagliero. Una grave ed importantissima questione
agita la Massoneria mondiale.
Il Congresso di Losanna prima, poi il Supremo Consiglio di Charleston, in
seguito i Grandi Orienti di Francia e di Belgio e poi la Gran Loggia di Inghilterra
disputeranno intorno alla conservazione ed abolizione della formula del
Grande Architetto dell’Universo, non solo ma si domanderanno qual principio
filosofico esso contenga…” (Bacci Ulisse)

- Quarta fase: (dal 1917 ad oggi) Il dialogo cristiano massonico.


“Il Gran Maestro della Loggia dell’Antica Prussia compiva il gesto molto indi-
cativo di invitare nel suo messaggio pasquale i Fratelli “ad unirsi nella lotta,
allo scopo di salvare la grande ricchezza del nostro popolo, il Cristianesimo”,
messo in pericolo dal movimento ateistico propugnato dal comunismo. Il
Supremo Gran Commendatore del Rito Scozzese Cowles gli “faceva eco”. Sir
Richard Domogmo, Gran Maestro della massoneria irlandese, rivendicava alla
Massoneria la difesa dei diritti dei cattolici oppressi in Londra. Nel 1933 Fulop
Miller auspicava un riavvicinamento tra Gesuiti e Massoneria”.
La Gran Loggia Nazionale Francese precisò che non poteva esistere Masso-
neria regolare senza credenza in Dio, persona divina, Grande Architetto
dell’Universo,credenza nella sua volontà, rivelata ed espressa dalla Bibbia, cre-
denza nell’immortalità dell’anima. Il dialogo continua. (Riv. massonica 1970,
pag. 1; vedi anche Rosario Esposito, Chiesa e Massoneria, pag. 29)

123
Il civis religiosus e la persona sono un tutt’uno e non possono contrappor-
si. Il civis porta con sé il riflesso di una civiltà millenaria influenzata, senza
dubbio, dalla forte presenza delle confessioni in Europa. Il suo modo di agire
è in sintonia, inconscia o meno, con il suo modo di pensare, col suo essere.

A seguito della revisione del concetto di Dio, la Gran Loggia d’Inghilterra,


nel 1989, stabilì che la credenza massonica al riguardo deve basarsi su un
essere supremo ed ammette la presenza sull’altare (del Tempio) del libro
considerato sacro dall’uomo che lo ritiene tale. (Une voie pour l’Occident,
pag. 33)

Aristotele affermava: “Se Dio si trova perennemente, è meraviglioso; se si


trova in una condizione superiore, è ancora più meraviglioso”. (Metafisica,
vol. II)

124
Rosacrocianesimo

La nascita del Rosacrocianesimo, indicata nella pubblicazione di tre opusco-


li di Andraea (1586-1657), sarebbe avvenuta a Kassel negli anni 1614-1615.
L’associazione viene considerata come emanazione protestantica, illuministica.
L’Ordine acquisì la Fama Fraternitatis e ben presto si diffuse in tutta l’Europa.
Al centro di un complesso di predicazione era il personaggio Christian
Rosenkreutz che veniva presentato come vissuto fino all’età di 106 anni, dal
1378 al 1485. Questi aveva compiuto viaggi mistici per tutto l’Oriente e l’Africa
Maghrebina allo scopo di apprendere i segreti degli antichi, tradizioni, che fusi
in una corrente nuova avrebbero dovuto salvare l’umanità. Egli studiò la magia
dei Caldei, l’esoterismo degli Arabi, l’iniziazione misterica dell’Egitto, la Cabala
del Marocco, e ancora i segreti dell’Alchimia, della trasformazione dei metalli,
della saggezza metafisica. Il tutto descritto in un opera che egli volle sepolta
con sé, fino a quando i suoi discepoli scoprirono la sua tomba in Marocco.
Gli opuscoli di Andraea narravano appunto questi segreti. (Rosario Esposito,
Chiesa e Massoneria un DNA comune, pag. 38)
Alcuni studiosi pensano che i simboli del Rosacrocianesmo, la Croce e la
Rosa, potevano rappresentare rispettivamente l’elemento maschile, l’energia
fecondatrice e l’elemento femminile dal quale avrebbe avuto inizio l’universo
e l’esistenza dell’uomo.
Scrive Amleto Pezzati che il Rosacrocianesimo è “il condensato di tutte le
correnti segrete dell’Occidente”. L’origine dei Rosa+Croce verrebbe, da alcuni
studiosi, fatta risalire anche ai Terapeuti ed ai Nisseni. (Materia e spirito nella
evoluzione massonica, pag. 47)
G. Mackenzie scriveva nella Enciclopedia: “Vi è una Fraternità che si è pro-
pagata sino ai nostri giorni, la cui origine risale ad un’epoca assai remota. Essa
ha i suoi ufficiali, i suoi segreti, le sue parole di ordine, il suo metodo partico-
lare nell’insegnamento della scienza, della filosofia, della religione… Se si
ascoltano i suoi maestri attuali, la pietra filosofale, l’elisir di vita, l’arte di ren-
dersi invisibili, il potere di comunicare direttamente con l’altro mondo, sareb-
bero una parte dell’eredità della loro società”.

125
La Massoneria si impadronì di molti simboli di questa associazione.(vedi
Enciclopedia Internazionale).

Il Segreto
Si erge la croce tutta avvolta da rose.
Chi ha unito alla croce le rose?
E la corona si gonfia, per accompagnare d’ogni parte,
con tenerezza, il duro legno.
E leggere nuvole d’argento si librano
per elevarsi in volo con croce e rose,
e dal centro scaturisce una vita divina
di tre raggi, che escono da un sol punto.
che porti senso e chiarezza al segreto.
Goethe (Il Libero Muratore, pag. 47)

126
Scalpellini, Corporazioni - data di
fondazione della Libera Muratoria

Nell’anno 1459 in un congresso di scalpellini a Ratisbona cui presero parte


19 maestri della Svezia, Franconia, Baviera, Alto Reno, Svizzera ed Austria,
ebbe luogo una più stretta unione delle corporazioni tedesche, le più impor-
tanti delle quali, le “Corporazioni principali”, erano quelle di Strasburgo, Vien-
na, Colonia, Berna, e più tardi, Zurigo. La confraternita dei scalpellini, allora
sorta, si diede “un ordine”, elesse i giudici supremi, nominò quale arbitro fina-
le il maestro del cantiere principale del Duomo di Strasburgo, a quell’epoca
Dotzinger di Worms. Fu stabilito che “…ogni singolo scalpellino doveva asso-
ciarsi a questa corporazione, altrimenti non avrebbe potuto adoperare che gli
utensili (da pietra)”.
Ci sono studiosi della Massoneria che vogliono considerare la riunione di
Ratisbona, rispettivamente, e il congresso delle Corporazioni di 5 anni dopo a
Spira, in un certo modo, come data di fondazione della Libera Muratoria. (Il
Libero muratore, pag. 36)
In Inghilterra le corporazioni hanno una storia più antica. I documenti che
si riferiscono all’epoca remota, non sono molto numerosi. Intorno al 1400 fu
redatto il più vecchio manoscritto sinora noto (rintracciato nel 1830 nel museo
Britannico, pubblicato nel 1840 da James O.Halliwell), il manoscritto Regius,
un poema completo di 784 versi in forma di rima, scritto in un inglese arcai-
co, dove, dopo un’introduzione,vi sono otto capitoli, il primo ha il significativo
titolo latino Hinc incipiun Costitutiones artis gemetriae secundum Eucli-
dum, e nonostante la sua importanza per la Massoneria, comparve solo tanto
tardi, perché prima si credeva di vedervi qualche dissertazione di matematica.
Circa 30-40 anni dopo, il manoscritto Regius che contiene già la espressione
lodge (Loggia) dovrebbe essere nato il secondo più importante manoscritto
quello di Cooke “Book of our charges”, dovrebbe essere addirittura più antico
del Poema Regius, e precisamente del 1388 che fu pubblicato per la prima
volta nel 1861.

127
Inoltre il manoscritto Regius contiene un appello ai Santi protettori della
corporazione degli scalpellini, i Quattro Coronati. (Il Libero Muratore, pag. 39)
La storia dei Quattro Incoronati trova riscontro nel Breviarum Romanorum
della Chiesa Cattolica nel quale viene indicato succintamente la morte “di
quattro grandi scultori”.
“I Fratelli Severus, Severianus, Carpophorus e Victorinus, avendo franca-
mente rifiutato il culto agli dei, durante la persecuzione diocleziana, furono
messi in ceppi di piombo e spirarono sotto i colpi nel nome di Cristo.
I loro corpi furono gettati ai cani, ed essendo rimasti intatti a lungo, vennero
nascosti e sepolti da alcuni cristiani in una cava di sabbia lungo la via Labicana,
presso la tomba dei santi Martiri Claudius, Nicostratus, Symphorianus, e
Simplicius che avevano sofferto sotto lo stesso Imperatore.
La festa dei Quattro Incoronati venne stabilita dalla Chiesa Cattolica l’8
Novembre.
Il più antico documento del loro culto come santi patroni degli scalpellini
venne rintracciato nel Brist Museum, in Londra: una pergamena manoscritta,
scritta tra il 1350 ed il 1400 che contiene i primi regolamenti della corporazio-
ne degli scalpellini”. (tratto da: Gruppo di ricerca massonica- anno 1982,
pagg. 72-78)

Confraternite e Liberi Muratori


“Le confraternite e le gilde medievali non si limitavano ad essere semplici
associazioni di mutuo soccorso e di difesa professionale (il che le qualifiche-
rebbe come antenati del sindacalismo contemporaneo), esse conservavano
gelosamente tutta la serie dei segreti del mestiere, comprese approfondite
conoscenze in tema di matematica applicata (molto prima di Minge), i taglia-
tori di pietre fecero uso della geometria descrittiva, che chiamavano “tratto”.
Segreti mediante i quali l’architettura poteva realizzare la sacralizzazione del-
l’arte di costruire: si è potuto dimostrare che le cattedrali gotiche non furono
costruite con il solo fine che fossero belle e costituissero una testimonianza di
fervore (citiamo le ricerche di André Fischer sulla cattedrale di Strasburgo)
nella loro pianta, nella sapiente distribuzione delle loro proporzioni numeri-

128
che, si possono trovare gli stessi segreti di “geometria sacra“, uno dei signifi-
cati della lettera G collocata nel centro della stella fiammeggiante dei frammas-
soni, conosciuti nell’antichità, e che i pitagorici, come è noto, avevano codifi-
cato.
L’importante opera di Matila C. Ghya, del resto, ha fatto piena luce su que-
sto punto”.
(Serge Hutin, La Frammasoneria, pag. 161)

I Frammassoni
“Ma torniamo ai massoni del Medioevo. Perché si chiamavano “frammasso-
ni”? (ossia franchi massoni). La loro corporazione faceva parte di quelle dota-
te di speciali franchigie: i loro membri erano esenti da ogni obbligo, imposizio-
ne e angaria, (le coorvèe, per esempio) sia di carattere locale che regio e gode-
vano della piena libertà di circolazione. Si propone, peraltro anche una diver-
sa etimologia: quella che chiama in causa l’espressione inglese freestone
masons, “massoni dalla pietra franca (libera)”, con la quale in Inghilterra si
indicava la pietra di qualità superiore che questi operai lavoravano.
“ll Muratori rende noto che sin dall’epoca romana non pochi fabbri e mura-
tori emigrarono dalle zone dei laghi di Como e Maggiore. Como ed il suo terri-
torio forniscono infatti un alto numero di questi artefici. La definizione coma-
cini accenna anche all’Isola Comacina pertinente al Lario, nella quale per
molti anni coabitarono comacini e romani stretti da vincoli di amicizia e nel-
l’esercizio delle arti muratorie.
…Molti di questi maestri hanno dato nome alla congregazione di franchi
muratori verso la fine del sec.XIV. Raimondo Lullo nella seconda metà del
secolo XIII avrebbe fondato le prime scuole muratorie, diffuse per l’Italia. A tali
associazioni appartenevano le corti d’onore che opponevano la fraternità e l’u-
nione alla divisione e alla discordia”. (Francesco Loreti, I Maestri comacini e
le congregazioni massoniche, pagg. 8 e 10)
Nello logge operative gli apprendisti venivano affidati al Maestro per 7 anni.
Erano inclusi in un Registro degli Apprendisti in cui venivano annotati i dati
anagrafici e professionali.

129
Nel Municipio di Edimburgo il Registro degli Apprendisti è stato compilato
ed accuratamente conservato fin dal 1583. (Morals and Dogma, Vol. I, pag.70,
Albert Pike)

“Il Libro di Capitoli dell’Arte de’ Muratori aggregata colli


Maestri Scalpellini” in Trapani
Nella città di Trapani nei secoli XVI e XVII la presenza delle corporazioni era
una costante della vita cittadina, legate alla tradizioni religiose.
Tuttora, il Venerdì Santo, si celebra, con solennità e partecipazione dei ceti
e dei rappresentanti delle categorie lavorative, la processione dei Misteri per
ricordare la passione di Cristo.
La presenza dei Muratori e degli Scarpellini nel territorio trapanese è atte-
stata da Ignazio de Nobili, Sindaco e Procuratore dell’invictissima e Fidelis-
sima città di Trapani, il quale afferma l’esistenza presso l’Archivio del Senato
della città di un Libro risalente agli anni 1645 - 1646 regolante l’ Arte dei
Muratori i quali avevano avvertito la necessità di darsi “regole e Statuti” per l’e-
sercizio della professione come gli Ateniesi e Lacedemoni per non “aberrare
dalla rettitudine”.
Tale necessità era poi stata avvertita anche dagli Scarpellini con l’adesione
concretizzatasi in una integrazione allo Statuto iniziale avvenuta nel Febbraio
1756.
Il Libro è costituito da un Proemio e da Capitoli (vedi Appendice 1).
Nel Proemio, dopo il riconoscimento delle opere meravigliose dell’Onnipo-
tente Dio, “unico fabbricatore del mondo” nella cui creazione aveva eretto “la
più ammirabile Fabbrica”, i Muratori per continuare l’opera degli Imperatori
e di re Salomone, “per la nobiltà dell’Arte”, decisero di nominare come Protet-
tori i Quattro Incoronati.
Il riferimento al Tempio di Salomone ed ai Santi Quattro Incoronati fu
anche dei Frammassoni i quali, successivamente, dedicarono alcune Logge a
tali Santi (vedi Appendice 1).
La celebrazione della festa dedicata ai Santi Protettori determinava l’asten-
sione dalle opere civili, dentro e fuori del territorio.

130
Mario Serraino, storico trapanese, nella sua pubblicazione Trapani invittis-
sima e fedelissima sostiene che la corporazione dei Muratori e degli Scar-
pellini già esisteva nel 1572.
L’associazione corporativa venne regolamentata con la descrizione partico-
lareggiata, nei Capitoli, della nomina delle Maestranze, dei Consoli e dei Con-
siglieri, dei loro compiti e della loro vigilanza per la formazione professionale,
lo stesso scrittore affermava che “fine primario delle Corporazioni era regola-
mentare e fare prosperare la propria arte; fine secondario assicurare la mutua
assistenza ai propri iscritti” (vedi Appendice 1).
I simboli principali della corporazione dei Muratori e degli Scalpellini, quali
Squadra e Compasso, la lettera G, si ritrovano anche nella Massoneria già nel
secolo XVII fino ad oggi.
La Squadra assumeva il significato di rettitudine, morale e determinazioni
d’intenti, il Compasso, la spiritualità, la volontà e la capacità operativa; entram-
bi concepiti come determinanti della virtù, della conoscenza che inducono alla
perfezione dello spirito.
La lettera G, collocata con i precedenti simboli, veniva considerata come ini-
ziale del Grande Architetto dell’Universo. Un riscontro, nella città di Trapani, si
ha nel Campanile della Basilica della Madonna dell’Annunziata (Appendice 2).
Per comprendere appieno qualche scultura satirica e beffeggiante del Cam-
panile occorre sapere che i Liberi Muratori dell’epoca erano cattolici, ma non
conformisti.
A tale proposito Oswald Wirth scriveva: “essi pretendevano di dipendere solo
dal Papa, e su questa base ostentavano la contestazione più flagrante nei con-
fronti della gerarchia ecclesiastica. La loro audacia si è manifestata parecchie
volte nelle caricature, che essi non temevano di scolpire anche nella pietra
delle Cattedrali… Certe sculture sono state certamente ispirate dalla rivalità
che in alcune epoche hanno opposto gli ordini monastici al clero secolare; ma
altre traducono manifestamente il pensiero intimo di una artista singolarmen-
te emancipato per quell’epoca”. (Oswald Wirth, Le Livre de l’Apprenti; Rosario
Esposito, Chiesa e Massoneria un Dna comune, pag. 37)

131
Disegno di copertina del libro “Il governo fascista giudicato fuori d’Italia” di Luigi
Vicentini

132
Il Fascismo

Il tema Partito Fascista e Massoneria, fu discusso dal Gran Consiglio del


Fascismo nella seduta del 13 febbraio 1923, presieduta da Mussolini. Dopo
lungo dibattito, fu approvata la seguente risoluzione:
“Il Gran Consiglio del Fascismo ha deciso:
Considerato che gli ultimi avvenimenti politici, il comportamento e certe
decisioni della Massoneria danno un fondato convincimento a considerare che
la Massoneria persegue programmi ed impiega metodi che sono in opposizio-
ne a quelli che ispirano l’attività del Fascismo, il Consiglio del Fascismo intima
ai Massoni di scegliere fra l’appartenenza al Partito Nazionale Fascista o alla
Massoneria.
Perché per i Fascisti esiste una sola disciplina, quella del Fascismo, ed una
sola obbedienza, la obbedienza assoluta, umile e costante al Duce ed agli altri
gerarchi del Fascismo”. (Il Libero Muratore, pag. 239)

Farinacci massone
Si può immaginare lo stupore che colpì l’Italia quando 48 ore dopo l’azione
punitiva contro Di Francia (Funzionario della Camera, massone) improvvisa-
mente, su uno dei coraggiosi giornali dell’opposizione, ancora esistenti, com-
parve la notizia: “Farinacci, il grande idealista è il caratteristico politicante del
momento; neanche la sua lotta contro la Massoneria deriva da motivi idealisti-
ci; lui stesso era massone”! Farinacci, in primo tempo, negò decisamente ed
affermò esattamente il contrario; egli aveva sempre combattuto la Massoneria
ed era fiero di avere dato ripetutamente l’ordine di spogliare le Logge masso-
niche e bruciarle. Ma i “calunniatori” ed i “bugiardi” sostennero la propria
opinione e la Voce Repubblicana pubblicò documenti originali che dimostra-
rono inequivocabilmente, come Farinacci fosse entrato nel 1915 a Cremona
nella Loggia Quarto Curzio. In questa Officina, dopo il suo ritorno dalla guer-
ra, aveva prestato servizio nelle ferrovie, non lo si stimava più molto e gli si era
fatto capire che, data la sua fama di “ribelle”, non era un elemento desidera-

133
bile. Perciò egli, fiutando l’aria della congiuntura fascista, aveva volto le spalle
alla Loggia ed era diventato uno dei più accesi nemici della Massoneria. (Il
Libero muratore, pag. 249)
La presenza di massoni nelle file del fascismo costituì un problema non solo
per il Duce, ma anche per il vertice dell’Ordine massonico. Il 19.X.1922 il Gran
Maestro Domizio Torrigiani emanava una circolare in cui il fascismo era giu-
dicato una “rivolta necessaria” e la liberazione dalla confusione in cui versava
il paese”. (Aldo Mola -Storia della Massoneria italiana dall’Unità alla
Repubblica; Antonio Gualano, Massoneria Tesi ed Antitesi, pag.1 36).
Domizio Torrigiani, Gran Maestro della Massoneria, (Palazzo Giustiniani):
“…sì io mi professo, come tutti i Massoni, fedele alla libertà. Io sono tra colo-
ro che hanno sperato e sperano che l’On. Mussolini concepirà sempre il rin-
novamento nazionale, sulle linee che sono segnate dalla storia della Rivo-
luzione italiana”. (Umberto Cipollone, Riv. Massonica, gennaio 1923, pag. 55).
Torrigiani dovette in seguito rivedere il suo giudizio su Mussolini subendo le
conseguenti persecuzioni.
Al Congresso di Ancona Benito Mussolini faceva seguito agli interventi di
Lerda e di Orazio Raimondo, massoni, sostenendo, con sarcasmo, che per la
guerra al prete non occorreva al socialismo l’aiuto della Massoneria. (L’Os-
servatore Romano 30.4.1914; Vedi: Antonio Gualano, XX Settembre 1870)

Discorso di Mussolini alla Camera 16 maggio 1925


“Abbiamo sentito la nausea e il disgusto… di questa Italia dominata da
uomini mediocri che diventavano imponenti semplicemente perché apparte-
nevano alla Massoneria; l’Italia di ieri, dove si poteva stabilire un ridicolo raf-
fronto tra il Sindaco della Capitale e l’uomo che sta in Vaticano”.
(Rosario Esposito,La Massoneria e l’Italia dal 1800 ad oggi, pag.191)

Referendum circa la Massoneria


“I redattori dell’Idea Nazionale per iniziativa di Luigi Federzoni (Giulio De
Frenzi), nel numero del 24 luglio 1913, lanciarono un referendum alle perso-

134
nalità più eminenti del tempo fossero esse simpatizzanti o meno della Masso-
neria. Gli invitati dovevano rispondere a tre domande:
Crede Ella che la sopravvivenza di un’Associazione segreta quale la Massoneria
sia compatibile con le condizioni della vita pubblica moderna?
Crede Ella che il razionalismo materialistico e l’ideologia umanitaria ed inter-
nazionalistica a cui la Massoneria nelle sue manifestazioni si ispira, corrispon-
dano alle più vive tendenze del pensiero contemporaneo?
Crede Ella che l’azione palese ed occulta della Massoneria nella vita italiana e
particolarmente negli Istituti militari, nella Magistratura e nella Scuola, nelle
pubbliche amministrazioni, si risolva in un beneficio o in danno del Paese?”
(Rosario Esposito, La Massoneria e l’Italia dal 1800 ai nostri giorni,
pag.175)

Mussolini, Hitler e la Massoneria


Giuseppe Leti scrisse, ancora vivente e sofferente il Gran Maestro Torrigiani:
“Il sig. Mussolini cercò di conquistarla (la Massoneria) qualche mese prima
della così detta marcia su Roma. Provocò ed ottenne dal G.M. Domizio Torri-
giani, a Roma, in terreno neutro, un abboccamento segreto. Non essendo
riuscito a piegarla ai suoi fini, quando ebbe in mano il potere, prima la perse-
guitò poi cercò di distruggerla”
Il 22 luglio 1924 Mussolini, pronunciando a Palazzo Venezia il suo discorso
“Indietro non si torna”, disse “…A tutti questi partiti e gruppi bisogna
aggiungere la Massoneria giustinianea, che ha dichiarato ufficialmente la guer-
ra al regime fascista”.(Riv. Mass.- Il Gran Maestro martire, pag. 69)
Il Duce riteneva che la democrazia moderna, di origine illuministica, non
fosse altro che una subdola “dittatura massonica”, riconoscendo, in tal
modo, anche l’importante ruolo svolto dai Liberi Muratori. (Massoneria - Wiki-
pedia).
Non diverso il pensiero di Hitler nei confronti della Massoneria. Egli dal suo
quartiere generale, in data 1 marzo 1942, diede ordini precisi per la persecu-
zione contro i massoni: ”responsabili dell’attuale guerra contro il Reich. Sono
gli ebrei, i massoni e gli avversari di fondo del nazismo che con essi sono col-

135
legati. La lotta pianificata e ideologica contro queste forze è un compito esigito
dallo stato di guerra” (tratto da: Rosario Esposito, Chiesa e Massoneria un
DNA comune)

136
La donna

La sublimazione della donna nella poesia e nella letteratura, se da una parte


ha idealizzato la figura femminile, dall’altra ha avuto il torto di non approfon-
dire la sua possibile presenza attiva e il suo modo d’essere nella società in cui
è destinata a vivere.
La donna per molti secoli è stato il simbolo della Bellezza, del Bene ma
anche del Male (le streghe).
Le confessioni religiose, la politica, la filosofia, le Istituzioni, di fatto, si sono
convinte della necessità che sia “tutelata” dall’uomo per la sua presunta debo-
lezza.
Mazzini sosteneva che è la morale conditio sine qua non per l’emancipazio-
ne del meno abbiente e della donna.
Anderson seguiva solo la massima dell’antica Massoneria operativa, che
manteneva strettamente chiusa la corporazione a tutte le persone di sesso fem-
minile.
Solo una persona di sesso femminile fu resa partecipe delle onoranze della
corporazione: la regina di Saba. Il fatto che la sua effige esista nella serie delle
statue delle cattedrali tedesche, tanto più che ciò avviene accanto a quella di re
Salomone, non è sicuramente un fatto fortuito. La corporazione la onorava
come una figura appartenente al gruppo di leggende relative alla costruzione
del Tempio. Anche alla regina Elisabetta di Inghilterra, Anderson non potè fare
a meno di inserire la frase seguente nel quadro storico premesso agli Antichi
Doveri: “Elisabetta, tanto colta e magnanima che favoriva tutte le arti, non era
favorevole alla Massoneria solo perché essendo donna non poteva diventare
massone”. Charles Iohnson, nel 1723, scriveva che la curiosità (di Elisabetta)
fu perciò ferita e forse questa fu la sola volta nel suo lungo regno, che la donna
riportò la vittoria sulla regina.
“La prima donna massone sembra sia stata Mrs Elizabeth Aldworth che,
quale figlia del Visconte Doneraile, il quale nella sua residenza Irlandese gui-
dava delle Logge, fu una volta testimone di un lavoro e fu iniziata allo scopo di
conservare il segreto. È certo che durante il Consolato francese la moglie del

137
generale Xaintrailles, fu nominata capitana di cavalleria da Napoleone e fu aiu-
tante di suo marito; comparve ad una riunione di lavoro della Officina “Les
Artistes du Paris”. Nel 1877, la contessa Elena Madik Barkoizy fu iniziata in
una Loggia ungherese”.
(Dr. Oscar Poster, Il Libero Muratore, pag. 312)

Si formò partendo dalla Francia la cosidetta Massoneria di Adozione.


Era un’associazione per uomini e donne con proprio rituale, non simile a
quello massonico, che, accostandosi alla storia della Creazione, trasferiva l’at-
tività della massoneria mista, nel giardino dell’Eden.
“Il mondo intero vi partecipava”, scriveva il 26 gennaio 1781 Maria Anto-
nietta.

Il Gran Maestro Nathan, nei suoi discordi e nelle circolari ai Fratelli spesso
indicava il ruolo della donna:
“È invano sperare nell’assoluta efficacia dell’opera nostra, per quanto inten-
sa, quando non si sappia unirvi l’azione di colei che, per natura ed attitudini,
è per eccellenza educatrice: della donna, della compagna delle nostre gioie e
dei nostri dolori, di quella che, dalla culla alla tomba, presiede alla famiglia, la
governa, l’indirizza, la volge a suo talento al bene ed al male. Ad essa, assai
spesso acciecata dalla superstizione stretta negli angusti confini entro in cui il
malvezzo di supposto dominio maschile ha circoscritto le brevi cognizioni,
dobbiamo fare appello, dirle il vero intorno all’essere nostro, agli obiettivi
nostri e sperdere nella sua mente le paurose illusioni di cui, con maligni inten-
dimenti settari, i governatori della sua coscienza ci circondano. Far capo ad
essa perché fra le sue compagne inizi e prosegua, su linee parallele, il lavoro
educativo e patriottico intrapreso dalle Officine, accettarla com’è, creata da
natura per diverse funzioni, affinchè nell’Ordine nostro, come in tutta la con-
vivenza sociale, l’uomo e la donna siano le due note che formano l’accordo
umano, le due ali su cui l’essere si solleva sempre più alto per legge di eterno
progresso nell’etere dell’infinito. È compito massonico (Giuseppe Schiavone,
Scritti massonici di Ernesto Nathan, - il compito massonico, pag. 74).
E nel suo discorso Massoneria, sua Azione, suoi fini lo stesso Nathan riba-

138
diva i concetti già espressi, rafforzandoli, dissertando sulla presenza della
donna nelle Logge: “In ultimo si è domandato: devoti a così lodevoli fini, a pro-
paganda così sana e civile, dove l’opera della donna potrebbe dare spesso
causa vinta, come mai la si esclude dalle nostre Logge? La si ha forse in poco
pregio? Al contrario. La questione fu spesso discussa, e si addusse l’esempio
degli Stati Uniti, dove sotto l’emblema della Stella d’Oriente, le donne sono
arruolate nella Massoneria. Sappiamo e riconosciamo tutto il pregio dell’ope-
ra femminile, sappiamo come la donna sia migliore di noi, più forte nel dolo-
re, più tenace nel sacrificio, più duratura negli affetti, educatrice e consolatri-
ce, e cerchiamo, all’infuori delle rituali prescrizioni, di associarla alle nostre
imprese. Ma è praticamente il rispetto per lei, il pensiero per la sua immagine
tersa, rispecchiata nei nostri cari, che ci ha trattenuto. Vorremmo forse assog-
gettarla alla malignità che la buaggine umana accettata come moneta corren-
te? No. La sua cooperazione sarebbe acquisita a troppo caro prezzo: la chiede-
remo e l’otterremo quando la bonifica della pubblica opinione avrà decimato
gli anofeli della calunnia”.

Presenza femminile a Firenze


Il Conservatore di Firenze in un suo articolo riportato da L’Osservatore
Romano del 15.4.1871 testimoniò la presenza di una Loggia femminile a
Firenze: “Centoventisei donne si trovavano assise sopra a vari stalli, le quali
parlavano fra di loro a bassa voce. Era uno spettacolo misterioso e da fare gran-
dissima impressione. La sala ricoperta di stoffa cremisi, ed in terra un ricco
tappeto, ai quattro bordi del quale erano trapunte le quattro nomenclature, a
grandi caratteri: Europa, Africa, America, Asia.
Nell’Asia un baldacchino rosso, ornato di frange d’oro, sorretto da colonne
ritorte proteggeva un trono, davanti a questo un altare che sosteneva quattro
figure in alabastro scolpite, designate alla base con questi nomi: Amana,o
Verità, Hur, o Libertà, Cana, o Fede, Eubukus, o Zelo…” Dai loro discorsi mi
accorsi che io assistevo ad una adunanza della Loggia massonica delle donne.
In verità già nelle Logge sin dal 1877 si era discusso del ruolo delle donne
nella massoneria con diverso criterio di giudizio, auspicando alcuni fratelli una

139
partecipazione attiva, formale nell’Ordine, mentre altri ritenevano l’azione
della donna più ausiliaria nei rapporti con l’esterno.
Nel gennaio 1877, infatti, nella Loggia La Ragione di Milano si discusse
della donna e della “prostituzione disciplinata e clandestina” (Riv. massonica
187, pag. 62)
In seguito alle proposte accolte nella penultima Costituente ed al voto della
Conferenza massonica di Torino, il Governo dell’Ordine studiò la questione
relativa alla partecipazione della donna ai lavori massonici. Fu poi presentata
alla Giunta uno studio di un fratello competentissimo ed il Primo Gran sorve-
gliante ebbe l’incarico di esaminarlo e di riferirne in una prossima riunione.
(La Setta verde in Italia - Enigma, pag. 56)
Al Congresso Massonico di Milano del 1882 il problema della donna fu
messo tra le più urgenti riforme della Massoneria, per la costituzione delle
Logge Femminili di Adozione.
In tale circostanza il Fratello Bacci, della Loggia La Concordia, mise in risal-
to che la Loggia appoggiava ”caldamente l’istituzione delle logge femminili d’a-
dozione che non erano state approvate dal 1872 al 1879” benchè richeste
“dalle circostanze civili ed intellettuali della nazione”.
È interessante soffermarsi, in parte, sul discorso del Gran Maestro riportato
nella Riv. Massonica del 1882, pag. 131:
Finchè la facoltà di legiferare sarà un privilegio del solo sesso maschile, si
avranno leggi di prepotenza, di spogliazione, non leggi di amore, di equità e
d’uguaglianza sociale… Finchè le arti, le lettere e le scienze costituiscono il
privilegio del sesso forte, e solo per qualche eccezionale fortuna se ne apra il
vietato adito alla donna, le arti, le lettere e le scienze mancheranno della metà
della loro forza d’intuizione, d’esperienza e di quella finitezza di sentimento
che solamente una donna può dare.
La Massoneria non ha potuto e non può ignorare tutti codesti veti e, quello
che è peggio, sacrificarli a dei vecchi e ridicoli pregiudizi. In molte parti
dell’Europa e del mondo civile, essa ha aperto infatti le braccia del suo sodali-
zio a quelle che essa chiama col titolo così dolce di sorelle…
Anche la nostra famiglia italiana ha più volte agitata questa questione nel
seno delle sue auguste Assemblee, e se non ha mai deliberato la costituzione

140
delle logge femminili, non ne ha però mai combattuto recisamente il princi-
pio, chè non l’avrebbe potuto fare senza cadere in grave peccato di logica, e
solo è stata riguardosa nella opportunità dell’applicazione, perchè le parve che
la donna in Italia non fosse ancora alla portata di questo grande innovamento
riformatore.
La Costituente dell’anno 1879, nell’art.9 delle sue leggi, promulgava: “La Mas-
soneria italiana non ammette logge femminili, ma si propone il miglioramento
morale, intellettuale ed economico della donna e dirigerne l’opera a determinati
scopi di beneficenza, di educazione, di diffusione dei principi massonici”.
Era già un gran passo, ma ben altro se ne faceva pochi mesi or sono nel
Congresso Massonico di Milano con un ordine del giorno così concepito: “Il
Congresso fa voti che la futura assemblea costituente determini le garanzie
sotto le quali le logge femminili possono costituirsi”. L’ordine del giorno venne
approvato a grande maggioranza.
Non si tenne conto evidentemente nei vari Congressi dell’importanza della
donna nelle sette segrete e nei moti risorgimentali, che ebbero il valente aiuto
di ”questa forza onnipotente per i destini dell’umanità” circostanza ben sotto-
lineata dall’organo di stampa della massoneria nel 1882.
Il giornale massonico La Estrella Flamiyera di Caracas, nel 1885, sottoli-
neava le notevoli affermazioni delle donne affiliate a Logge femminili, accen-
nando alla Loggia di Madrid Figlie del Sole, alla Stella d’Oriente negli Stati
Uniti.
Il giornale la Rivista massonica del Perù (Lima) nello stesso anno, pubbli-
cava:
“Noi abbiamo le stesse opinioni perché crediamo che istruire conveniente-
mente la donna, darle buona educazione morale e religiosa, senza fanatismo,
iniziarla in quei principi che possano sollevare il suo spirito all’altezza della
sua delicata missione, debba essere l’incessante sollecitudine di coloro che
veggono con dolore la sfavorevole condizione della donna dell’America del Sud:
essa è infatti mantenuta nell’ignoranza perchè serva d’istrumento incosciente
al conseguimento dei fini proditori vagheggiati da quella tenebrosa associazio-
ne che si copre con il manto di una falsa pietà.
Diamo luce alla mente di questo essere debole, e poniamolo al coperto di

141
quelli che la raggirano, dandole una solida istruzione, ed inculchiamo nella
sua anima quelle sane dottrine che facciano della donna il vero angelo del con-
forto e della carità” (Rivista Massonica 1885, pag. 84)
“Il colonnello Carlo Pegler nel relazionare della notizia riportata in un gior-
nale massonico inglese dell’iniziazione nella Loggia Alpha del Principe Alberto
Vittorio di Galles, futuro Re d’Inghilterra, assicura che sono state ammesse alla
Massoneria quattro donne, e (che un’altra fu iniziata) a Kanf in Scozia, una
delle numerose Logge. Questa Signora lasciò alla Loggia di S. Andrea 10.000
sterline (250.000 lire) a suo vantaggio per sempre”. (Rivista massonica, 1885,
pag. 89)
La presa d’atto delle notizie riportate dalla stampa massonica e gli interven-
ti singoli ed assembleari sulla valenza della donna portò, senza dubbio,
l’Assemblea costituente massonica del 1893 ad esaminare il ruolo della stessa
non come semplice collaboratrice, ma come membro effettivo con la sua par-
tecipazione ai lavori di Loggia. Ecco il testo del documento approvato:
“L’Assemblea costituente, raccogliendo in un voto supremo e comune le
disparate opinioni sulla convenienza ed opportunità e sulle modalità di una
riforma organica in massima rispondente agli intendimenti di libertà civile e
di progresso indefinito, ai quali aspira l’Istituto, invita il Serenissimo Grande
Oriente a studiare la questione della partecipazione della donna ai lavori
massonici, per presentare sull’argomento proposte concrete alla prossima
costituente”. (Rivista mass.,1893, pag. 123)
Nel 1898, con le circolare n°51 e n°54, tra gli argomenti approvati da sotto-
porre alla Conferenza massonica che si sarebbe tenuta il 20 settembre a
Torino, veniva indicato “la partecipazione della donna nell’opera massonica” e
non la partecipazione ai lavori di Loggia. (Riv. Mass. 1898, pag. 106)
La Conferenza, peraltro, farà voti “affinchè il Governo dell’Ordine, nei limi-
ti concessi dagli statuti e dalle costituzioni massoniche, organizzi una larga
cooperazione della donna nell’opera umanitaria della Massoneria, isti-
tuendo all’uopo sezioni femminili profane dipendenti dalla Massoneria, e
maturi, per la prossima Costituente Massonica, proposte pratiche per l’affilia-
zione dei Comitati femminili alle Logge”.
(Riv. Mass.,1898, pag. 249)

142
In tale varietà di giudizi sulle donne non poteva mancare L’Osservatore
Romano del 15.4.1871: “Si diceva che le forze della Frammassoneria delle
donne era al completo. Mogli di giornalisti che temperano le penne ai loro
mariti, tagliando così le loro idee, le prime qualche volta a suggerirle. Came-
riere pronte a spiare i colloqui dei propri padroni, e serve che fingendo di spaz-
zolare la mobilia ed il libri scrutano i segreti più sacrosanti di chi li alimenta,
ad esse si fida”. (Antonio Gualano, Congresso antimassonico internazionale
di Trento, pag. 19)
Quasi all’inizio del secolo XXI il Gran Maestro tenne un discorso ai Fratelli
di notevole spessore e di massima attenzione alla problematica massonica
della donna:
“… Acquistiamo la donna all’alta e delicata poesia della nostra umana mis-
sione: essa che da Omero a Lucrezio, da Dante a Michelangelo, dal Tasso a
Leopardi, fu sempre la musa delle più eccelse e più nobili ispirazioni, porterà
alla nostra opera il prezioso concorso del suo squisito intelletto d’amore.
In verità vi dico, o Fratelli, che se la Istituzione abbia in ogni famiglia una
donna che intenda e propugni i nostri principi, la lotta secolare sarà vinta per
noi: vedremo e presto, la Patria redenta dalla corruttela e dal fanatismo, e con
più vasta e più rapida propaganda, fatta irresistibile dal genio e dal fascino fem-
minile sarà, per la virtù nuova, affrettato il trionfo dei nostri ideali. In questo
memorabile anniversario per cui l’Italia e la vecchia Europa ricordano e festeg-
giano l’inizio di una nuova età, inneggiamo, dunque, o Fratelli, col cuore acce-
so di più liete speranze, all’avvenire della patria, per le virtù civili e per la mora-
le rigenerazione della donna italiana”. (Riv. Massonica, 1892, pag. 57)

La donna nei Doveri del Libero Muratore


Nel compendio dei principi fondamentali dei Liberi Muratori - Doveri del
Libero Muratore - pubblicato in Inghilterra, nel 1753, viene puntualizzato chi
può entrare nelle Logge e precisamente al paragrafo III: “Le persone ammes-
se come membri di una Loggia devono essere uomini buoni e sinceri, nati libe-
ri e d’età matura e discreta, non schiavi, non donne, non uomini immorali o
scandalosi, ma di buona reputazione”.

143
Qualsiasi Associazione massonica che chieda il riconoscimento della Gran
Loggia Inglese - Gran Loggia Madre - deve rispettare tali principi.
Nulla dal 1753 ad oggi è stato mutato.
Anche la Massoneria Italiana di Palazzo Giustiniani, con decreto n° 79/Ac del
13 ottobre 1987 statuì: “I Massoni hanno stima, rispetto e considerazione per
le donne. Tuttavia essendo la Massoneria, l’erede della Tradizione Muratoria
operativa non le ammette nell’Ordine”.
Tale esclusione venne ribadita con decreto n.29 del 30 aprile 1994: (La Mas-
soneria) inizia solamente uomini che siano liberi e di buoni costumi, senza
distinzione di razza, censo, opinioni politiche o religiose”.
Recentemente, nel giugno 2012, si riunirono a Caltanissetta i Fratelli sicilia-
ni per celebrare una festività massonica. L’attuale esclusione delle donne dai
lavori massonici fu oggetto di ampia discussione.
Va ricordato, che, invece, la setta dei Carbonari aveva una formazione di
donne, denominate Giardiniere, fra le figure di spicco indichiamo la Confalo-
nieri, la Belgioioso, la Bianca Milesi.
Per venire ai giorni più recenti, sembra che Giuseppe Garibaldi abbia confe-
rito gradi rituali alla Blavarsky, e che la figlia Teresita sia stata iniziata regolar-
mente in una Loggia massonica.
Riferisce la Bisogni che la Loggia francese “Le nove sorelle” (membri fra gli
altri Voltaire, Lalade, Houdon) nel 1778 fece assistere ai propri lavori due don-
ne, la Marchesa di Villet e M.me Denis (nipote di Voltaire). Maria Teresa di
Savoia Carignano, Principessa di Lamballe, nel 1786 assunse la Gran Mae-
stranza delle logge femminili di rito scozzese, succedendo alla Marchesa di
Borbone (Rivista Hiram, pag. 149 - ottobre 1984 (Pietro Schifone, La Masso-
neria e le donne).
All’Anticoncilio di Napoli, tenuto dai Liberi pensatori, aderirono 186 donne
con la Presidente del comitato Giulia Caracciolo, contessa Cigala.
(Giuseppe Ricciardi, L’Anticoncilio di Napoli 1869, pag. 97)

Parliamo un po’ della donna


L’attuale società pare che di giorno in giorno denudi la donna dai veri valo-

144
ri, dalle sue indubbie qualità intellettive ed operative, tentando di farle dimen-
ticare la bellezza della sua missione materna, riducendo la visione femminile
dantesca, del Petrarca e di tutti i Vati, ad un gioco di strana sensualità in cui
emerge una visione decadente della stessa. I principi di uguaglianza e di liber-
tà che non vanno in alcun modo disconosciuti alla stessa, in posizione parita-
ria con l’uomo, debbono trovare piena attuazione con il rispetto dei sentimen-
ti, dell’educazione individuale, della vita morale e spirituale della stessa.
Recentemente sono stato impressionato da un programma televisivo radiato
da una rete nazionale. Era uno spettacolo in cui l’esaltazione delle fattezze
maschi ed il vanto delle molteplici avventure amorose delle intervenute, indu-
cevano il telespettatore, in contrasto, a giudicare diversamente e a tributare
maggiore rispetto a quante spinte dalla necessità, hanno trovato sul marciapie-
de la loro fonte di vita. Mi è rimasto impresso l’accanimento verbale con cui era
lapidata, con discorsi vacui, una giovane che aveva l’orgoglio, e lo dimostrava sia
pure con il rossore determinato dall’argomento trattato, di dichiararsi vergine
per una scelta di vita, per offrire anche questo dono al suo futuro marito.
Una ragazza che aveva il coraggio di affrontare una platea esaltata che non
capiva che la vera protagonista della trasmissione, nonostante l’ironia genera-
le, era lei perché portatrice di un valore aggiunto. (tratto da: L’essere laico, il
divenire, Antonio Gualano). A me, da buon laico, cui l’argomento in se stesso
poteva lasciare indifferente, colpì l’irrazionalità, ed ebbi la percezione che in
una democrazia irreale, come la nostra, valesse solo la propria libertà di pen-
siero con l’onta per chi pensasse diversamente.
Ora i tempi sono cambiati, la donna ha trovato e trova spazi sempre più
ampi nella vita pubblica e sociale. Vi è, però, una malintesa uguaglianza dei
sessi che induce, ancora una volta, al tentativo, da parte di una cultura da spet-
tacolo, di oggettivare la stessa dimenticando la sacralità della sua missione.
Nella Bibbia (Genesi) è scritto che Dio si preoccupò della solitudine di
Adamo e pensò di affiancargli la donna. Adamo riprese il suo equilibrio e fu
talmente infatuato della compagna che trasgredì i precetti divini.
Oggi, forse, occorrerebbe un nuovo atto creativo da parte dell’Onnipotente
per colei che custodisce nel suo ventre il mistero della vita, giacchè anche la
donna, spesso, avverte la solitudine ed è travagliata per le scelte di una società

145
edonistica e dell’immagine.
Occorre, oggi, l’improbo compito di cercare l’armonia universale per riflet-
terla in noi e in una collettività che, all’apice del progresso scientifico, pare
smarrisca la razionalità.
Vi è stato senza dubbio, nel tempo, un condizionamento culturale legato alla
diversità antropologica della donna, alla sua sessualità ed a una visione socia-
le in cui l’uomo ritenuto il padrone dell’Eden e dell’Universo aveva il diritto di
imporsi nella vita sociale, familiare, sacrale e politica.
Il ruolo della donna fu ed è spesso considerato unicamente di “collabora-
zione attiva”, integrativa dell’uomo, come se alla stessa mancasse qualche cosa
per potersi proiettare ed affermarsi nella società.
Il Card. Ratzinger nella lettera inviata ai Vescovi della Chiesa cattolica, sotto-
lineava che proprio la personalità della donna collegata alla sua capacità, le
consente “di acquisire molto presto maturità, senso della gravità della vita, e
della responsabilità che essa implica; sviluppa in lei il senso ed il rispetto del
concreto che si oppone ad astrazioni spesso letali per l’esistenza degli indivi-
dui e della società.
Ed essa, infine, che anche nelle situazioni più disparate, possiede una capa-
cità unica di rendere la vita ancora possibile per situazioni estreme, di conser-
vare un senso tenace del futuro”.
Tali espressioni, condivise dalla maggioranza dei viventi, che non trovano
riscontro nella quotidianità, non evidenziano uno spazio abbinato alle scelte
operative delle Istituzioni, delle confessioni religiose ed anche delle associazio-
ni laiche; vi è un paravento che divide in tali decisioni l’uomo dalla donna.
La stessa Massoneria ed altre associazioni esoteriche, sostenitrici dei princi-
pi di libertà, fratellanza ed uguaglianza, hanno chiuso per molto tempo, o con-
tinuano ad impedire alle donne il loro accesso al loro sancta santorum.
È difficile, invero, ritrovare nella prassi quotidiana la logicità del sillogismo
di libertà con la costante emarginazione della donna. A ben pensare manca un
perché.
La religione anglicana solo recentemente, dopo molte discussioni, è riusci-
ta a consacrare un Vescovo donna; la luterana le ha concesso il sacerdozio, la
Massoneria Giustinianea, ed altre Massonerie (non tutte) si sono limitate a

146
riconoscere i pregi e le capacità di chi per scelta della natura è di sesso femmi-
nile: la Giustinianea afferma di “rispettarla”.
Non è facile esprimere un giudizio su questa pertinace scelta di un Ordine
che sul suo scudo, sulla sua lancia, sul suo vessillo, nel suo DNA ha impresso
il principio libertario e di uguaglianza che non può essere limitato senza un
perché.
La storia della Massoneria italiana dimostra la partecipazione attiva della
donna per la diffusione dei principi massonici. Gli stessi Gran Maestri hanno
esaltato il suo ruolo, la sua collaborazione, rinviando, peraltro, alle future
Assemblee massoniche ogni decisione sull’iniziazione della stessa.
Si dovrà, peraltro, dare risposte logiche ai numerosi Fratelli che frequente-
mente in Loggia e nelle assemblee hanno trattato tale tema, rischiando richia-
mi, con l’auspicio che la Grande Madre, la Gran Loggia d’Inghilterra, avverta il
loro malessere in un mondo che si atteggia drasticamente senza esplicitare il
perché.

L’Ordine della Stella d’Oriente


L’Ordine della Stella d’Oriente è un’organizzazione paramassonica sorta
negli Stati Uniti nella prima metà dell’800 e codificata definitivamente nella
forma attuale nel 1876.
Esso è l’unico Ordine riconosciuto dalla Massoneria regolare che inizi don-
ne legate da stretta parentela con Maestri Massoni, nonchè con Fratelli Massoni
che abbiano conseguito il grado di Maestro.
In Italia il primo Capitolo è stato costituito nel 1966.
Le finalità dell’Ordine sono quelle massoniche, realizzate con riti e simbo-
logia propri.
L’Ordine è nato da un atto d’amore, dalla sintesi di due esseri “di pari con-
sentimento”, il Fr:. Robert Morris e la Sor. Charlotte Mendenhall, senza peral-
tro sminuire l’apporto” del Fr:. Robert Macoy Morris, che fu “il poeta laurea-
to” della Massoneria dopo Robert Burns.
(Riv. Massonica, febbr.1977, pag.79, Saveria Zavataro Caliterna, giugno
1977, pag .349, Carlo Gentile)

147
Pensieri di una donna
Penso all’uomo che amo. Da sola;
quando egli lavora nella sua loggia.
Non desidero conoscere i suoi segreti
e non temo ch’egli ritardi.
So che il pensiero di lui,
per i rami di silenziosa solitudine,
giunge fino a me con dolcezza.
Grandi biblici insegnamenti
offre allo spirito la Massoneria:
difenderli è anche mio compito.
Perché nella solitudine notturna
si apre ai miei occhi di paziente compagna,
la via maestra delle più grandi cose,
e là è detto all’uomo che amo “Diventa un uomo migliore”.
(La compagna di un Libero Muratore (Rivista Massonica,1906, pag. 206)

La Massoneria delle donne


In Francia fu costituita nel 1730 e riconosciuta verso il 1774.
Nel 1743 fu costituito l’Ordine delle Felicitaires.
Nel 1745 nacque l’Ordine dei Cavalieri e delle Cavalleresse dell’Ancora
(Vedi Massoneria e Carboneria, pag. 26 )
Ecco che cosa scriveva L’Osservatore Romano del 22 .8.1931: “È certo che a
Milano risiede un centro di un Ordine speciale, delle Mopse, cioè della Rosa
Mistica, e il Sommo Pontefice Alberto Pike, in un quadro statistico vergato nel
1891, poco prima di morire, dava il nome di Sovrana Gran Maestra alla signo-
ra Bianca Poggi. È pure certo che di mopserie (logge femminili) abbonda
Napoli, la circostante Campania, la Sicilia e più che altre Regioni Il Genovesato
e la Toscana”.
L’evoluzione laica dei costumi non piacque evidentemente molto alla stam-
pa confessionale: È sintomatico come la Massoneria “generatrice di tutti i
mali” venga chiamata in causa anche in materia di moda per le donne: “… e

148
questo è il ferro di cavallo che molte signore e molti bellimbusti, per grulleria,
si portano come fermaglio, o come spilla nel nodo della cravatta. Appena è cre-
dibile la smania rabbiosa, onde la massoneria intrude per tutti i suoi simboli
e i suoi attrezzi. Noi abbiamo veduto in petto ad una piissima gentildonna una
bomba Orsini d’oro: e la poveretta non sospettava alle mille miglia di portare
un simbolo settario. Ed ora piglia furore la moda di mettere in capo ai fanciul-
li il fez turco colla stella massonica, o colla mezzaluna massonica e di Mao-
metto”.
Leggiamo nella settima parte del catechismo dell’apprendista di William
Preston: “Se desiderereste imporre a vostro figlio un nome massonico, come
lo chiamereste?”.
La risposta è “Lewis”. Secondo tale catechismo la parola significa forza e
vigore e viene presentata nelle Logge da una olivella.
(A. A. I. Campagnol, Ulivelli, Olivelle ed altre cose)

149
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Carlo Alberto Salustri detto Trilussa
“Il poeta che per tutta la vita ha creduto nel Libero Pensiero”

Che credi tu ch’a le rivoluzioni


fossero carbonari per davero,
còr sacco su le spalle e er grugno nero?
Ma che! È lo stesso de li frammassoni,
so’ muratori sì, ma mica è vero
che te vengheno a mette li mattoni!
Loro so’ muratori d’opinioni.
cianno la puzzolana ner pensiero.
tutta la mano d’opera se basa
ner demolì li preti, còr progetto
de fabbricaje sopra un’antra casa.
Pe’ questo so’ chiamati muratori
er loro Dio lo chiamano Architetto…
Ma poco più j’assiste a li lavori
E siccome er Dio loro è liberale,
ma gira gira è sempre er Padreterno,
e viè ch’er frammassone va ar governo
ce trova er prete e ce rimane eguale.
Se sa, l’ambizzioncella personale,
je strozza spesso er sentimento interno:
è un modo di pensà tutto moderno
e in questo non ce trovo ‘sto gran male.
Se er frammassone cià li tre puntini,
er prete cià er treppizzi, e m’hai da ammette,
che armeno in questo qui je s’avvicini;
vedrai che troveranno la maniera
che sarvà capra e cavoli còr mette
un puntino per pizzo e… bona sera!
(Hiram, ottobre 1986, pag. 307)

151
Un anno fa, quann’ero frammassone,
se strignevo la mano d’un fratello
me ricordavo der tinticarello,
ma lo facevo senza convinzione.
Annavo in Loggia pe’ giocà a scopone
e sett’e mezzo, a briscola, a piattello,
con uno scopo solo,ch’era quello
de poté mijorà la condizione.
Ma da quanno ce chiusero la Loggia
nun trovi più nessuno che ce crede,
nun trovi più nessuno che t’appoggia
che ci riuniva tutti in una fede
finì co’ la chiusura del locale.
(Hiram, Ottobre 1986, pag. 307).

Er Frammassone d’oggi s’è prudente.


pe’ sta tranquillo e fa’ la vita quieta
invece del giochetto de la deta
s’adatta a salutar romanamente.
Così che ce capischi? un accidente.
Finchè l’associazione era segreta
se sapeva dal’ a fino alla zeta,
nome e cognome d’ogni componente.
Invece mò, che non è più un mistero,
chi risconosce er frammassone puro?
Chi riconosce er frammassone vero?
Chi riconosce er frammasssone esperto
che, non potenno lavorà a lo scuro,
te dà le fregature a lo scoperto?
(Antonello Zucco, Trilussa e la Massoneria, - Hiram, pag. 307)

152
Alcuni poeti dissidenti della Massoneria italiana
Dalla metà del XVIII diversi poeti tra i migliori e ammirati fecero parte della
Massoneria. Basterà citare Vittorio Alfieri, Vincenzo Monti, Carlo Porta, Ugo
Foscolo, Giovanni Meli, Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Salvatore Quasi-
modo.

Alcuni di questi, per il pullulare delle sette, forse per gli estremismi ideolo-
gici dei quali l’Ordine dei Liberi Muratori si era fatto in alcuni momenti ante-
signano, per a confusione tra Massoneria e Carboneria, non mancarono di
scrivere o mettere in versi il loro disappunti ed il loro sarcasmo.
Basterà citare Vittorio Alfieri che con la Satira XV non si dimostra troppo
benevolo nei confronti dei Liberi Muratori ed i loro rituali.

“Di grado in grado quindi erger l’alocco


A lor posticcie dignità emblematiche,
Che petulante il faccian quanto sciocco;

Snudare, a chi il ginocchio, a chi le natiche;


E cazzuola e archipenzolo, e martello;
E cerimonie insipide enimmatiche;

E biascicarsi il nome di Fratello;


Ed ai cenni, ai saluti, ai paroloni
L’un l’altro riconoscersi a pennello;

E recitar le debite lezioni;


E sradicarsi le impalmate destre;
E ai non Illuminati dir minchioni;…”

Vittorio Alfieri (1749-1803), membro della Loggia Vittoria, scrisse con sar-
casmo delle costumanze massoniche nella Satira XV e nella Vita (Giordano
Gamberini, Mille volti di massoni)

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Egli, all’inizio della satira citata, riporta una frase dell’Evangelista Luca: Il
vostro tempo è ben questo: il regnar nelle tenebre ”Sed haec hora vestra et
potestas tenebrorum”, XXII, 53.
Tale citazione si riferiva alla sette segrete ed alla Massoneria, a proposito
della quale scriveva i seguenti versi:

“Negli antri o in selve o in grotte radunarsi


Di fioche lampe mistiche al barlume,
Nascondendosi assai per più mostrarsi;
Scudo e base e pretesto un qualche Nume
Sempre tenersi; e con gli oscuri carmi

Ripristinar il Sibellin costume;


Abbominar con sacro orror l’empie armi,
Pietà Giustizia ed Uguaglianza e Zelo
Caritativo ch’ogni fiel disarmi,

E tutte, insomma, sotto cupo velo,


Quasi che a Pluto trasmigrasse il Cielo
E proseliti a Mille invitar quivi
I ricchi e chiari ed ingegnosi a un fine
E altro fin gli stolti non mai vivi…”

Rosario Esposito sostiene che la posizione antisettaria di Ugo Foscolo di


“disfare le sette” per rifare l’Italia, includeva pure la Massoneria. Tale asser-
zione, peraltro, come ha scritto Oreste Dito in Massoneria, Carboneria e altra
società segrete nel la storia del Risorgimento italiano e riportata dallo stes-
so Esposito è stata in seguito modificata dal Foscolo in” il rimedio vero per il
futuro sta nel riunire in una sola opinione tutte le sette”. (vedi: La Massoneria
e l’Italia dal 1800 ai nostri giorni, pag. 24)
Per capire un poco la confusione esistente anche tra i letterati, basta riflet-
tere su quanto Silvio Pellico, amico di Ugo Foscolo e non massone, scriveva a
proposito della Massoneria, il 12 aprile 1919:

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“Le sciocchezze delle Polizie essendo infinite, si è detto, si dice qua come si
dice a Torino, che tutto ciò che è liberale in Italia è carbonaro; ma sta tranquil-
lo che non v’è neanche la più lontana relazione tra una setta oscura che si
nasconde (la carboneria) e una società schietta che professa pubblicamente e
stampa (quando può), le sue opinioni. Non v’è cosa più screditata oggidì in
Italia che qualunque specie di massoneria”. (Domenico Massé, Amò la patria
sopra ogni cosa)

155
156
Nunzio Nasi
(1850 - 1935)

La convalida della elezione


A proposito della manca solidarietà dei Deputati siciliani, il giornale L’ORA,
con un servizio da Palermo scriveva: “Per alcuni avversari antichi e palesi
dell’On. Nasi l’assenza può anche costituire titolo di generosità. Potevano vota-
re contro e si sono astenuti. Ma costoro sono tre o quattro al massimo. E gli
altri venti? Sapevamo pure che nella loro terra, per un cumulo di circostanze
di cui è inutile fare ora qui l’analisi, a questa votazione si annetteva grande
importanza. Sapevamo pure che l’unico mezzo per porre fine ad agitazioni che
non possono non arrecare altro che danno alla Sicilia era quello di convalida-
re la elezione. Perché dunque si sono resi latitanti? Non c’è scusa che tenga”.
(Antonio Gualano, Nunzio Nasi, il Ministro Massone, pag. 109)

Crollo del campanile di San Marco


Il 14 luglio 1902 avvenne il crollo del campanile di San Marco di Venezia.
Venne nominata una commissione d’inchiesta presieduta dal Ministro della
Pubblica Istruzione Nunzio Nasi.
Il 25 aprile 1903 si tenne la cerimonia della posa della prima pietra per la
ricostruzione del campanile.
In tale occasione Il Ministro pronunciò il seguente discorso:

“La gloriosa torre millenaria ritorna dunque al cospetto del mare e l’antico grido
di Viva San Marco può ancora prorompere dal cuore dei Veneziani come un inno
di vittoria.
Nei giorni dello sgomento, la voce del mondo civile si affrettò a dirvi che non era-
vate soli; ma già era con voi tutta l’anima del popolo italiano e il vostro patriotti-
smo vi aveva pur detto che i suoi voti non potevano fallire.
Poca cosa, o illustre Sindaco, è il contributo d’affetto che io pure ho avuto la fortu-
na di recarvi; troppo grande è il premio che ne ricevo partecipando, in nome del

157
Re e del Governo a questa cerimonia che segna una data così memorabile nella
storia dei vostri più cari ricordi.
Solo mi compiaccio che la mia fede non fu minore della vostra e che a me come
a voi non parvero mai passeggero fremito di anime sentimentali gli auguri ed i voti
di quei giorni.
Venezia è destinata a compiere ben altre opere di ricostruzione. Prima di risolleva-
re verso il cielo i pinnacoli della storica Torre, qualcosa di più grande si andava
innalzando nell’animo vostro; ed era lo spirito di questa città, tenace nei proposi-
ti, pronto al sacrificio, indomito nelle avventure. Esso aspira a nuove forme della
vita e della gloria e lo accompagnano nel suo cammino tutte le simpatie dei popo-
li civili.
Non è soltanto la festa di San Marco che oggi si compie; più di una solennità citta-
dina è l’apoteosi di tutte le virtù del popolo veneziano, celebrata fra lo splendore
dell’arte da quanti amano l’ideale di ogni bellezza e di ogni umana rivendicazione.
Ve lo dice la presenza e la parola del Ministro francese, venuto qui fra voi apposi-
tamente per assistere a questo lieto evento, per testimoniarvi la solidarietà del suo
paese generoso, per ricordare il canto d’amore ispirato ai suoi poeti dal fascino di
Venezia. Passano come fulgidi visioni dinanzi alla memoria tutte le voci di questa
immortale poesia della vita e della gloria.
Alcuni giorni or sono io ero con lui a ricordare sul Campidoglio il destino di Roma
eterna; oggi non può essere minore la nostra gioia, evocando i ricordi di sapienza,
di gentilezza, di pace, che fecero amare questa città dalle genti.
Quando cessò ogni forma del suo antico dominio, parve che Venezia si rassegnas-
se a morire nel triste silenzio della sua laguna. Ed essa erasi raccolta nella coscien-
za sua, ma pensosa dell’avvenire, conscia e tranquilla di una nuova missione.
Un genio affettuoso e gaio, nato sotto questo cielo con tutte le attrattive della bontà
e del sapere, Carlo Goldoni, le parlò di questo sereno ideale e la sua voce non fu
perduta. L’anima di Riccardo Selvatico la raccolse e questa tradizione non cesserà
mai.
Ecco Venezia lavorare ancora per il mondo: l’Arte che altrove è una contemplazio-
ne, qui diventa una fede operosa.
Il popolo che parve rassegnato alla morte è sempre quello nella cui anima il genio
di Ippolito Taine seppe leggere tutte le fortune della sua storia e tutte le promesse

158
del suo avvenire. Dacché la vita privata si è divisa dalla pubblica, quante forze di
coraggio, di abnegazione, d’iniziativa, di patriottismo, furono disperse!
In nessuna città il cittadino si è sentito più compreso nella vita della Patria, e meno
la grandezza dello Stato ha tolto al sentimento individuale della solidarietà; perché
nessun popolo ebbe in tutta la sua vita più necessita, più occasioni e più ragioni di
sentire quello spirito collettivo, che è il presupposto di ogni valore e di ogni suc-
cesso.
La vita di Venezia è sempre qui concentrata in questa piazza meravigliosa; e San
Marco non è per i Veneziani il solo apostolo propiziatore delle glorie celesti, ma il
patrono e difensore delle fortune terrestri. Quando Paolo V volte imporre la sua
volontà, il clero veneziano rimase patriota, ed il popolo cacciò i dissidenti col motto
memorabile:”Siamo veneziani e poi cristiani”. Tutti passarono da qui gli esempi di
queste virtù singolari: la festa odierna è la continuazione di un antico patriottico
costume.
Come sul Campidoglio giungeva il corteo dei trionfatori, recando le spoglie dei
popoli vinti, qui al cospetto della Torre di San Marco, approdavano le navi recanti
l’annunzio delle vittorie veneziane e le spoglie delle città conquistate.
Dalla Torre di S. Marco fu veduta la nave, che portava la prima notizia della resa di
Costantinopoli, quando alle armi di Venezia si univano quelle dei Crociati di Fran-
cia, che ritornando in patria con le nuove ispirazioni dell’arte fecero sorgere le cat-
tedrali del 300, la più mirabile creazione del Medio Evo. Dalla Torre di San Marco
partì il primo saluto alle galee, che combatterono e vinsero la prima grande batta-
glia del mondo cristiano. Da qui fu salutato il ritorno di un conquistatore pacifico
e non meno glorioso, di Marco Polo, Totius orbi et Indiae peregrinator prius.
Tutte aveva vedute la vecchia Torre di S. Marco le glorie e le avventure di Venezia,
tutte le solennità della religione, della politica, della vita, dell’arte, sino al sorgere
della bandiera bianca tristemente spiegata per segnare la caduta della città dopo
l’eroismo di Daniele Manin.
Mille anni di storia si svolsero ai piedi del Campanile; qual meraviglia se lo spirito
dei veneziani non poté rassegnarsi alla sua improvvisa scomparsa?
Crollata la Torre non cessava soltanto la voce che chiamò il popolo ai riti del suo
maggior tempio, ma la voce abituale ed amata di tutta la vita pubblica veneziana.
Quando le altre campane suonavano nelle ore solenni, il canto della marangona

159
ne dominava sempre le voci e vibrava più lungamente nella distesa del cielo, come
nell’animo dei cittadini.
Risorga dunque il gigante, che vide giungere le galee vittoriose, cariche di oro e di
gloria, si aderga ancora superbamente a spiare come una vedetta nello spazio lon-
tano i fati della patria.
La sua storia è pure quella d’Italia; ed a buon diritto vogliono i veneziani che il
segno antico di queste memorie riviva e parli nella originale forma e nel luogo in
cui lo videro e lo amarono sempre.
Il voto di Venezia è esaudito: la prima pietra è posta, il colosso caduto si risolleva
e con esso tutte le forze e tutte le speranze di Venezia. Ora più che mai il grido Viva
San Marco suona come un augurio di nuova gloria, come un inno alla religione
della patria”.

Nasi e gli esami di Stato


”Di propria iniziativa, senza avere riferito prima nel consiglio dei Ministri,
Nasi aveva deciso di ammettere agli esami di licenza solo gli allievi che avesse-
ro la media di sette” provocando l’ira di Giolitti che la chiamò una “vera infa-
mia”. (da: Aldo A. Mola, Giolitti lo statista della terza Italia, pag. 287)

Nasi alla Corte di Giustizia


“Sono venuto innanzi a voi invocando la severità della vostra giustizia, non
temendo questa severità, perché era la giustizia degli uomini sapienti, degli
uomini esperti della vita, i quali sanno che la giustizia non reclama vittime,
i quali hanno nella loro posizione, nel loro nome, nei loro precedenti, non solo
la nobiltà dell’ufficio ma anche l’indipendenza assoluta del carattere” (tratto
da: Salvatore Costanza, Omaggio a Nunzio Nasi)

160
XX Settembre 1870

La proclamazione della festività civile del XX Settembre, a tutti gli effetti, fu


fortemente voluta dal massone Francesco Crispi che alla Camera nel suo inter-
vento disse: “Certo, o signori, il XX Settembre è stato sempre festeggiato dal
popolo, ed una prescrizione, un ordine a festeggiarlo non sarebbero necessa-
ri. Parremmo che noi volessimo imporre quello che è nella coscienza di tutti.
Nulla di meno, una volta che la legge fu portata alla Camera il rifiuto alla mede-
sima sarebbe un’offesa alla coscienza nazionale. Vogliate, onorevoli deputati,
rientrare nelle vostre coscienze e comprendere quale triste impressione pro-
durrebbe in Italia e all’estero la notizia che voi avete respinto la Legge”. Con
l’appello nominale, cui parteciparono 278 votanti, i voti favorevoli furono 249,
i contrari 26. Con la successiva votazione a scrutinio segreto i voti favorevoli
furono 204, contrari 62. Al Senato i voti favorevoli furono 87, contrari 28.
Notevole fu il discorso del massone Giosuè Carducci al Senato: “Io non nego
che molte delle cose osservate dall’on. Negri sono osservate rettamente e pro-
fondamente… Anch’io sono nemico delle feste. Ma se una festa si ha da eli-
minare, si elimini quella della prima domenica di giugno: nobilissima comme-
morazione anche quella; ma segna il principio, la mossa pratica ed effettiva
dell’Italia verso Roma.
La prima domenica di giugno porta al XX Settembre. E questo raccoglie,
compie corona in sé quella.
L’acquisto di Roma non è una tendenza, non è un’aspirazione di questo par-
tito piuttosto che di quello, è un’idea più antica di Mazzini. Lasciamo la storia
classica, ma il popolo italiano, appena svegliato a un crepuscolo di libertà, nei
comizi cispadani del dicembre 1796, in Reggio Emilia, cantò l’andata a Roma”.

Leggi celebrative dell’Unità d’Italia e del XX Settembre 1870


- 5 maggio 1861 n.7
- 19 luglio1895 n.401
- R.D. 30 dicembre 1923 n.2859

161
- Dopo ampia discussione alla Camera dei Deputati sul disegno di legge pre-
sentato il 12 dicembre 1930, Mussolini decise di abrogare le precedenti dispo-
sizioni legislative e di considerare solennità civile l’11 febbraio 1929, data della
sottoscrizione del Trattato tra la Chiesa romana e lo Stato italiano.
Proposta di Legge n.328 del 3 maggio 2006 dell’On. Cento per il ripristino
della festività del XX Settembre.
(A. Gualano, XX Settembre 1870, solennità civile massonica, pag. 118)

Azione diplomatica della Chiesa Cattolica e campagna di


prevenzione e di repressione
All’inizio del secolo XIX, appare allo studioso evidente la ricerca da parte
della Diplomazia Vaticana del consenso delle Nazioni amiche e cattoliche per
la lotta alle sette, alla setta massonica; tale assenso avrebbe portato le Nazioni
interessate ad analoghi comportamenti e sarebbe stato il presupposto per una
successiva legittimazione delle strategie e delle repressioni future della Chiesa.
“Il Segretario di Stato di Pio VII, Card. Giuseppe Firrao aveva chiara coscien-
za dell’efficacia delle organizzazioni settarie… Lo si deduce dalla lettera che il
porporato il 14 gennaio 1818 inviò al principe Metternich. Al Ministro di Vienna
il porporato scriveva:
“Le cose non vanno affatto bene; ed io trovo che noi ci crediamo eccessivamente
dispensati dal prendere anche la più semplice precauzione. Ogni giorno qui intrat-
tengo gli ambasciatori d’Europa intorno ai futuri pericoli che le società segrete
all’ordine appena costituito, ma mi accorgo che mi si risponde con la migliore
indifferenza del mondo. Ci si immagina che la Santa Sede sia troppo pronta ad
impressionarsi, e ci si meraviglia degli avvisi suggeriti dalla prudenza. È un errore
manifesto che sarei lieto non vedere condiviso da V. Altezza. Voi avete troppo espe-
rienza per non voler mettere in pratica il consiglio che è meglio prevenire: bisogna
approfittarne, a meno che non si decida in anticipo per una repressione che fareb-
be soltanto aumentare il male. Gli elementi che compongono le società segrete,
quelle soprattutto che formano il nucleo della Carboneria, sono ancora dispersi
poco uniti e in ovo; ma noi viviamo in un’epoca proclive alla cospirazione e così
ribelle al senso del dovere, che basta la più semplice circostanza per trasformare

162
in una terribile associazione questi conciliaboli dispersi. Un giorno le monarchie
più antiche, abbandonate dai loro difensori, si troveranno alla mercé di pochi intri-
ganti di basso rango, ai quali nessuno si degna di accordare preventivamente uno
sguardo di attenzione.. Sembra che Voi pensiate che in questi timori da me mani-
festi ma sempre per ordine del S. Padre, ci sia un sistematico preconcetto che certe
idee solo a Roma possono nascere. Sono in grado di assicurare V. Altezza che, scri-
vendo ed indirizzandomi alle altre Potenze, io mi spoglio completamente da ogni
interesse personale, guardando la questione dal punto di vista più alto. Non farvi
attenzione, quando essa non è ancora, per così dire, di pubblico dominio, signifi-
ca condannarsi a tardi pentimenti”. (Pio VII e le società segrete)

Pene e sanzioni
Va osservato che il Segretario di Stato, più volte, nei Decreti, sottolinea che
il contenuto degli stessi erano determinati dalla volontà del Papa Pio VII. A
distanza di tempo dalla emanazione delle disposizioni sanzionatorie, appare
difficile non sottolineare come le stesse si contrapponessero ai princìpi cristia-
ni evidenziando, invece, un crescendo delle pene che arrivarono persino a pre-
vedere la tortura, la pena di morte e la delazione degli stessi famigliari per
essere a posto con la loro coscienza.
Con due editti il Segretario di Stato si propose di risolvere il problema dalla
radice. Il primo è datato 15 agosto 1814 (A), il secondo porta la data del 1 apri-
le 1821 (B).

A) “Le pene contro i trasgressori di quanto fin qui disposto saranno le afflitti-
ve di corpo, anche quelle gravissime, proporzionate nel loro grado alle qualità,
al dolo e alle circostanze della trasgressione…si uniranno anche quelle di tota-
le o di parziale confisca dei beni e di multe pecuniarie, delle quali saranno fatte
partecipi i ministri ed esecutori dei tribunali, a misura che avranno utilmente
ed efficacemente agito per il discernimento, procedura e punizione dei delin-
quenti a termini di giustizia. Specialmente vuole e ordina Sua Santità che gli
edifici, qualunque fossero, come palazzi, case, ville o altro luogo comunque
murato o chiuso, in cui venissero ad adunarsi le conventicole indicate, o fatta-

163
vi loggia, come si usa dire: un tal locale, subito che se ne abbiano in processo
le prove in specie, debba cadere a favore del fisco, riservando al proprietario
del fondo, qualora si trovasse ignaro e non colpevole, il diritto di essere inden-
nizzato a carico solidale del patrimonio dei complici”.

B) “Rinnovando le disposizioni delle medesime leggi riguardo alle pene spi-


rituali e corporali, proporzionate nel loro grado alla qualità, al dolo e alle cir-
costanze della trasgressione, estensivamente anche alla pena di morte espres-
samente decretata nel citato editto del 1739, la Sua Santità ordina a tutte le
autorità dei suoi domini, alle quali appartiene, di raddoppiare la loro vigilanza
contro le macchinazioni dei settari, siano sudditi pontifici, siano esteri dimo-
ranti nei suoi domini, di vigilare sulla esatta osservanza delle prescrizioni date
di sopra e di procedere con il più impegnato zelo e con la più imparziale e
severa giustizia, alla corrispondente punizione dei colpevoli”. (Pio VII e le
società segrete, pag. 78)

La Massoneria bandita
“Fin dall’anno 1735 si ha che la Società ossia Confraternita dei Francs-
Maçons è stata in Olanda rigorosamente proibita;
In Francia pure nell’anno 1737, fu con ogni severità vietata a’ Sudditi, di
aver con esso loro consorzio alcuno.
In Fiandra fu bandita dal Magistrato con ogni rigore come Setta appunto
impenetrabile, nelle stesso anno in Svezia fu promulgato un con simil Decreto.
In Polonia nell’anno 1739 è stata fulminata contro i Liberi Muratori la sco-
munica di tutte le Chiese cattoliche.
A Madrid nel 1740 si vide un Regio Editto imponente che si dovessero cer-
car in ogni luogo, i Liberi Muratori e fossero condotti nelle pubbliche prigioni.
Nel 1740 i membri di una Loggia di Madrid furono catturati nel Tempio e
gettati nelle prigioni della Inquisizione. (Il Libero Muratore, pag. 157)
A Lisbona, poi, infelicissimi, hann’eglino sperimentato i rigori dell’Inquisi-
zione.
In Malta nell’anno 1741 è stato risolutamente vietato ogni accesso a quell’i-

164
sola a qualunque individuo o Società che fosse coperta sotto il nome di Francs-
Maçons”.

Emisero altri provvedimenti:


Nel 1743, l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria
Nel 1744, le autorità di Avignone, Parigi e Ginevra
Nel 1745, il Consiglio del Cantone di Berna
Nel 1748, Il Gran Sultano di Costantinopoli
Nel 1751, Carlo VII di Napoli e Ferdinando di Spagna
Nel 1755, gli Stati Generali di Olanda
Nel 1756, il Cantone di Ginevra
Nel 1763, i Magistrati di Danzica
Nel 1770, il Governatore dell’isola di Madeira, di Berna e di Ginevra
Nel 1784, il Principe di Monaco e l’Elettore di Baviera Carlo Teodoro
Nel 1785, il Gran Duca di Baden e l’Imperatore d’Austria Giuseppe II
Nel 1794, l’Imperatore di Germania Francesco II, il re di Sardegna Vittorio
Amedeo e l’Imperatore russo Paolo I.

(Istituzione, Riti e Cerimonie dell’Ordine de’ Francs - Maçons)

165
166
Napoleone Bonaparte

Nella bolla Ecclesia Christi, del 18 agosto 1801, Pio VII vede in Napoleone
un collaboratore dell’opera divina di ristabilimento della religione cattolica do-
po le devastazioni della Rivoluzione, attraverso la stipulazione del Concordato:
“Appena il carissimo figlio in Cristo Napoleone Bonaparte, primo Console
della Repubblica francese, ci notificò che avrebbe gradito stipulare un trattato
in forza del quale, con l’aiuto di Dio, si ristabilisce felicemente nella Francia il
culto della religione, rendemmo grazie a Dio, alla cui misericordia noi unica-
mente riferivamo un sì grande beneficio. Quindi per non mancare al nostro
dovere ed ai desideri del Primo Console, spedimmo con la massima celerità il
venerabile fratello Arcivescovo di Corinto perché iniziasse le trattative di questo
importante affare. Egli, essendo giunto a Parigi, dopo varie discussioni, final-
mente ci spedì alcuni articoli che gli erano stati proposti…Nell’allocuzione
Quam luctuosam del 24 maggio 1802: “Noi qui come avete ben compreso, ci
riferiamo al primo Console Napoleone Bonaparte. Egli riflettendo sapiente-
mente che la vera felicità e la tranquillità di una così grande Nazione dipende-
vano in tutto dal ripristino della religione cattolica, veniva incontro spontanea-
mente ai nostri desideri, e con le premure degne del suo talento e del suo
cuore, ci significò che desiderava trattare con Noi il ristabilimento della religio-
ne cattolica in Francia”. (Pio VII e le società segrete, pag. 83)
“È fuori dubbio che un’ala della massoneria italiana si legò alla politica
napoleonica sino a diventarne passivo strumento. Ciò determinò una crisi
interna allo schieramento profano ispirato alla massoneria. Tale crisi si espres-
se nell’incertezza dell’anno ’99 quando i liberali ed i liberi pensatori si trova-
rono scissi in due gruppi: gli uni accanto ai francesi e gli altri contro i france-
si. (Il Libero Muratore, pag.145).
Oggi nel nuovo clima di dialogo, si profila il tramonto dei due grandi miti
che, per due secoli hanno formato la delizia di generazioni di polemisti, quel-
lo delle “infiltrazioni clericali nella massoneria, attribuito, manco a dirlo, alla
Compagnia di Gesù e quello delle infiltrazioni massoniche nella Chiesa”.
(Giovanni Caprile, Massoneria e Chiesa cattolica, pag. 359)

167
Disegno tratto da “Doutrina secreta dos Rosacrucianos”

168
Il Segreto

Sosteneva il filosofo massone Fichte che “la storia segreta della cultura non
si possa convenientemente dimostrare per mezzo della profana”. Lo stesso
cemento che tiene insieme e crea armonia, la nostra cultura, i nostri principi,
sono non facilmente comprensibili.

“E chi non sa che il segreto è l’anima delle grandi e difficili imprese e che
in mille casi giova e conviene religiosamente custodirlo? E quale è quella legge
che ci obbliga a promulgare tutte le verità che si conoscono? (Non enim fas
est mysteria non initiatis prodere, ne per imperitiam ea subsannerat). Que-
sta massima, al riferire di S. Atanasio, fu stabilita dai vescovi dell’Egitto congre-
gati nel Sinodo di Alessandria, quando furono condannati da Giulio II, gli
Eusebiani, per avere essi avuto l’imprudenza di parlare troppo apertamente
dei misteri avanti i Gentili.
Quale migliore e più sacrosanta cosa de’ misteri, dei riti e dommi della
Religione Cristiana. Eppure a chi non è nota la disciplina dell’arcano che fu col
più gran calore instituita prima di Cristo e colla più grande cautela osservata
in seguito dagli Apostoli e poi dai Padri più rispettabili della Chiesa. Neque
enim omnino mysterium est, quando ad populares et vulgares aures effer-
tur – Basilio – (Essi cessano di essere numero subito che sono portati alle
orecchie del Popolo e del Volgo).
Gesù: Visionem quam vedistis (Trasfigurazione) neminem dixeritis, donec a
morte resurgam. (Matteo 17,V.19)

Gesù: Nolite sanctum dare canibus neque mittatis margheritas vestras


ante porcos ne forte conculcent eas pedibus suis, et conversi, dirupant vos
(Matteo, 7 V.6), (guardatevi bene di offrire il Santo ai Cani e di gettare le mar-
gherite ai porci, acciocchè questi non le calpestino vilmente coi piedi e rivol-
tandosi in seguito a voi non vi ricolmino di strapazzi).
L’antico autore delle Ricognizioni di Clemente I ci assicura che il Principe
degli Apostoli così un giorno parlò ai Fedeli suoi cari Fratelli: “Non vi è cosa più

169
difficile, o miei Fratelli, di quella di disputare della verità avanti la moltitudine
di un Popolo, che sia dominato da diverse opinioni.
Quel che è, non conviene che si dica a tutti come sia, e ciò a motivo di colo-
ro che ci ascoltano con malignità e colle disposizioni di insidiarci: nihil est dif-
ficilius, Frates mei, quam de veritate apud Populi multitudinem disputa-
re…quid est ommnibus, ut est, dici non licet propter eos, qui maligne et
insidiose audiunt, fallere non expedit propter eos, qui sincere audire desi-
derant veritatem.

S. Ambrogio in Commenti ad cap. 9 Lucae: “ricolma di lode la condotta


dell’Apostolo e fa sapere che colui che parla deve avere il più esatto riguardo
alla qualità e al carattere dei suoi ascoltatori, acciocchè non venga prima deri-
so che ascoltato”: quando enim Athenenses crederent, quia Verbum caro
factum est et de spiritu virgo concepit? Qui tractat debet audentium consi-
derare personas ne prius irrideatur quam audiatur.

Teodoreto in Num. Interrog.15: Oscure propter non iniziatis de mysteriis


disserimus, eis vero semotis perspicue iniziatos docemus.
Ecclesia est arcanorum mysteriorum thesaurus quae foras afferre non
licet. (S.Cirillo Gerosolimitano - Omelia, 16)

Dionigi Aeropagita - De Eccl. Hier. Cap.I Sed vide ne exsplodas Sancta


Santorum quin potius Dei arcana reverberis …inaccessa quidem propha-
nis illa et intacta reservando, (ma guardati soprattutto, o Timoteo, dal mani-
festare le santissime cose nostre. Tu devi anzi rispettare e venerare i sublimi
arcani di Dio rendendoli inaccessibili ai profani).
(Dell’Instituto dei Veri Liberi Murator i - Padre Isidoro Bianchi - camaldo-
lese- Ravenna, presso Pietro Marti Neri, 1786)

Il segreto o la riservatezza costituiscono un mezzo di legittima difesa contro


l’invadenza altrui, vallo che attornia e difende i lavori ritenuti esclusivi, e quin-
di riservati. (Antonio Gualano, Tesi ed antitesi)

170
Giacomo Casanova asseriva: “Il mistero della Massoneria è per sua natura
inviolabile: il massone lo conosce solo per intuizione, non per averlo appreso.
Lo scopre a forza di frequentare la Loggia, di osservare, di ragionare e di dedur-
re. Quando lo ha conosciuto si guarda bene dal far parte della scoperta a chic-
chessia, sia pure il migliore amico massone, perché se costui non è stato capa-
ce di penetrare il mistero non sarà nemmeno capace di profittarne se lo
apprenderà da altri. Il mistero rimarrà sempre tale”. (Eugenio Bonvicini, La
Libera Muratoria, l’esoterismo massonico)

Affermava K. Kerényi che il segreto “è qualcosa che mi appartiene del tutto


segretamente”. Segreto è dunque quella sfera dell’uomo che egli, finché è
uomo, non può e non vuole abbandonare”.
(Angela Cerinotti, Perché la Massoneria)

171
Persecuzioni

Forse non sei nei giardini della luce


ove ti chiamano le fonti più accorate.

Nei sogni di camelia,apro le conchiglie


che mi dà il mare;
ne l’incanto stellare,
pescatori di perle, non trovo che fanghiglie.

Cerco, a sera, la lucciola più viva,


quella che fa lume, nei boschi di narcisi,
e la formica tardiva;
ma vedo, solo, tremiti divisi

di smorti chiarori, su la brina.


Forse non sei nei giardini della luce.
Salvatore Quasimodo (Nei giardini della luce)

“Il XX giugno 1889, per volere di Papa Pio IX, per opera delle sue orde mer-
cenarie, Perugia, rea d’italianità, rea di aver voluto sottrarsi al governo teocra-
tico e di avere costituito un governo provvisorio nelle persone di egregi cittadi-
ni, tutti massoni, dopo avere invano opposto magnanima resistenza, rimaneva
nelle mani dei sostenitori del vicario di Cristo che vi seminavano la strage, il
saccheggio, gli incendi. Il Pontefice benediva i suoi scherani ed il vescovo di
Perugia Gioacchino Pecci, tre giorni dopo portava per le vie deserte e desolate
della città, ancora macchiate di sangue, il simbolo di Dio della pace”. (Riv.
massonica, Luglio 1979 - Ugo Bistoni, Lotte in provincia)

Le “Due Chiese”
Ci sono, secondo Umberto Bossi, “Due Chiese”: una che, a suo parere, si
oppone alla globalizzazione e l’altra definita dal leader leghista “vicina ai mas-

172
soni”, che invece sarebbe favorevole alla globalizzazione.
Nel suo comizio Bossi ha messo l’accento su quella parte della Chiesa cat-
tolica che “si oppone al disegno totalizzante” e ha richiamato l’attenzione su
Giovanni Paolo II e sui suoi interventi a favore dei popoli e dei loro diritti in
particolare su quando in un suo bel discorso puntò il dito contro il Fondo
monetario internazionale.
Critiche, invece, senza pur fare nomi, Bossi le ha rivolte verso quella parte
della Chiesa che, a suo dire: “favorisce il disegno massonico di globalizzazione
e di perdita di identità dei popoli”.
(ANSA 17 gennaio 1999)

Tommaso Crudeli
Nel 1733 comincia la storia della massoneria italiana. Già, al suo albore, si
verificarono sanguinose persecuzioni ed il processo di inquisizione contro il
poeta fiorentino Tommaso Crudeli che morì, il 27 gennaio 1745 a seguito alle
torture subite, dall’Inquisizione.
Leggendo i capi di accusa che lo portarono alla morte, si evidenzia come ben
poco abbia influito la ragione sulla condanna e molto di più i preconcetti, il
dogmatismo, e ciò pur tenendo conto del periodo in cui i fatti avvennero.
“l’Inquisitore che sedeva ad un tavolo con sopra un messale aperto, un
Gesù Crocefisso e candele accese, gli lesse la sentenza:” Tu Tommaso Crudeli
ti sei reso reo al S. Tribunale dell’Inquisizione di gravissimi delitti risultanti da
gran numero di testimoni rispettivamente contesti… Primo tu fosti denuncia-
to di avere detto che la Teologia è chimerica e vana… tu fosti denunciato di
avere letto Lucrezio… tu fosti denunciato di avere frequentato un’adunanza
dove si parlava di Filosofia e di Teologia e dove s’osservavano vari empi riti e si
insegnano molte eresie.”
La sua Raccolta di poesie, stampata nel 1746, fu posta all’Indice e brucia-
ta in Firenze”.

173
Il lupo

Un lupo tutto pien d’umanità


(se pur di tali se ne trova al mondo)
sulla sua crudeltà,
che esercitava per necessità,
fece un pensier di riflession profondo.
Son odiato dicea da chi? Da ognuno
Comun nemico è il lupo,
e cacciatori e cani
e pastori e villani
s’adunan tutti per la sua rovina:
odiano tutti a morte
la sua voracità, la sua rapina.
Per questo l’Inghilterra
di lupi è spogliata,
e per tutta la terra
questa misera testa è taglieggiata.

E tutto ciò per un asin rognoso


per un putrido castrato,
per un can magro e pulcioso,
senza i quali potea
leggermente passarla il mio palato.

E ben, non mangiamo più di queste cose,


paschiam più tosto per le piagge erbose,
rompiamoci i denti, foriamoci i labri,
forte rodendo,
spine pungenti,
e se bisogna ancor moriam di fame:
la morte è minor male
dell’odio universale”.

174
E dicendo così quattro pastori
vide al loro gregge accosto,
che tra le erbette e i fiori
si divoravan un agnello arrosto.

“Oh disse tutto allegro io mi rinfaccio


degli agnelli la carne
ecco che i loro guardiani
ne mangion essi e poi ne danno a’ cani;
ed io lupo sarò così scrupoloso
che non vorrò mangiarne?
No, per Dio, no: sarei troppo pietoso.

Passerà l’agnellino
ed io lo sgozzerò:
non solamente lui,
ma la madre ch’ei poppa,
e ‘l padre insieme che lo generò”.

Il lupo avea ragione,


perché l’uomo a lui parve un animale
di tutti il più crudele,
che le bestie più quiete ed innocenti
si fa passar fra’ denti
senza rispetto e senza compassione.
Tommaso Crudeli
(Aldo Chiable, Raccolta di poesie del Dottor Tommaso Crudeli, Napoli
MDCXLVL, Hiram, pag. 60, febbraio 1986)

Francesco Paolo Di Blasi dall’Accademia alla tortura e morte


Francesco Paolo Di Blasi nacque a Palermo nel 1753. Fu letterato e scritto-
re. Nel 1778 scrisse di “Dissertazione sopra l’uguaglianza e disuguaglianza

175
degli uomini in riguardo alla loro felicità” e nel 1787 cominciò a pubblica-
re le “Prammatiche del Regno di Sicilia”.
Protetto dal Vicerè di Sicilia Francesco d’Aquino, Principe di Caramaico, fon-
dò con Giovanni Meli, poeta ed aristocratico, l’Accademia siciliana degli Oretei
che fu di copertura alla Loggia “I figli di Bruto” nella quale venne iniziato.
A seguito della morte del Principe di Caramaico le iniziative del Di Blasi,
rivoluzionarie e repubblicane furono attenzionate dall’Arcivescovo di Palermo
Filippo Lopez. Il 16 maggio 1795 ebbe inizio il processo che sentenziò la sua
morte, preceduta dalla tortura della bruciatura delle piante dei piedi con il
lardo bollente.
Il 20 maggio 1795 avvenne l’esecuzione.
In un angolo della Piazza Indipendenza, dove avvenne il patibolo, anni dopo,
il Consiglio Comunale di Palermo deliberò la collocazione della seguente lapi-
de commemorativa:
In questa piazza
Il dì 20 maggio 1795
FRANCESCO PAOLO DI BLASI
Giureconsulto insigne
Propugnatore invitto
Dei diritti dell’uomo
Per accusa di cospirazione repubblicana
Cadeva ucciso dal carnefice.
(tratto da: Riv. Massonica, 1968, pag. 403, Giovanni De Paoli)

Giuseppe Balsamo, noto come Alessandro Conte di Cagliostro, nacque a


Palermo il 2 giugno 1743, ebbe una vita avventurosa. Il 12 aprile 1777 fu ini-
ziato alla Massoneria, assieme alla moglie Lorenza, nella Loggia L’Espérance.
Furono anche ospiti della Loggia olandese L’Indissolubile.
Credette di avere la missione di fondare la Massoneria di Rito Egiziano che
avrebbe avuto un fascino “misterioso”. Fu avvicinato da due spie del Governo
pontificio, tali Matteo Berardi e Carlo Antonini, i quali riuscirono a convincer-
lo ad essere iniziati.
La denuncia venne formulata dalla moglie Lorenza e dal suocero ed inviata

176
al Tribunale del Santo Uffizio Inquisizione. Egli fu tradotto nel Castel Sant’An-
gelo il 27.12.1789. Nello Stato Pontificio, riunioni, simboli massonici, pubbli-
cazioni erano considerati eretici: per questi reati, poteva essere comminata la
pena capitale.
Cagliostro fu imputato di espletare l’attività massonica, di magia, di pubbli-
cazioni sediziose, di rituali eretici tramite i riti della Massoneria Egizia. Tali
imputazioni nello Stato pontificio portavano alla pena di morte.
Non vi era via di scampo per il Conte Cagliostro. Conseguentemente, in data
14 dicembre 1790 egli indirizzò una lettera al Papa VI chiedendo perché “reo
di essere fondatore di una società massonica” e implorando con calde lacrime
pietà solamente per l’anima sua, supplicandola di dar rimedio allo scandalo
gravissimo da lui dato al Mondo, ancorché questo si debba fare con lo strazio
più crudele e pubblico della sua persona”.
Il 7 aprile 1791 il Sant’Uffizio per grazia speciale commuta la pena della
consegna al braccio secolare nel carcere perpetuo, in una qualche fortezza ove
dovrà essere strettamente custodito senza speranza di grazia. Cagliostro venne
trasferito nella Rocca di San Leo nell’Appennino tosco-romagnolo ove morì il
23 agosto 1895. “Cagliostro fu seppellito senza cassa e senza alcuna indicazio-
ne”, nella terra.
“Le truppe polacche, alleate dei Francesi, nel Dicembre 1797, conquistaro-
no la Rocca, liberando i prigionieri, scoprirono anche il cadavere, dandogli
forse una più i decorosa sepoltura”. (Da Wikipedia)

177
178
Noi siamo una goccia d’acqua
che si è distaccata dal mare e che
è destinata a tornare nel mare,
ad essere mare.
Raimon Panikkar

Principi massonici oggetto di lotta, di


pregiudizi e di persecuzioni

La Chiesa attraverso le sue Encicliche ha combattuto la Massoneria per i prin-


cipi per cui la stessa lottava, ritenendo gli stessi destabilizzanti della dottrina
cattolica e portatori di malanni morali e sociali; alcuni di carattere filosofico,
altri di carattere storico-filosofico, altri frutto di una visione laica che avrebbe-
ro portato inevitabilmente alla rovina dell’umanità. Per questo la Massoneria è
stata definita diabolica. L’ anticlericalismo massonico, a volte fuorviante dai
principi ideali, ha contribuito non poco alle reazioni della Chiesa cattolica; la
sottolineatura massonica, inoltre, di una ragione onnipotente che aveva, alme-
no nei primi tempi, indotto a scelte deistiche, aveva perpetuato nella Chiesa
Romana tale convinzione non tenendo conto degli interventi interpretativi
della Gran Loggia di Londra. Con decreto n.79/AC del 13.10.1987 del Grande
Oriente d’Italia veniva confermato che “La natura della Massoneria e delle sue
istituzioni è umanitaria, filosofica, morale. Essa lascia a ciascuno dei suoi
membri la scelta e la responsabilità delle proprie opinioni religiose, ma nessu-
no può essere ammesso in Massoneria se prima non abbia dichiarato esplici-
tamente di credere in un Essere Supremo. La Massoneria non è una religione
né intende sostituirne alcuna: non pratica riti religiosi, non valuta le credenze
religiose, né si occupa di nessun tema teologico, non consente ai propri mem-
bri di discutere in Loggia di religione”. Non è una scelta qualunquista, ma la
consapevolezza che spetta al singolo.”
La Ragione, per la Massoneria, non è la dea cui si immola la credenza indi-
viduale, anche se la ragione aiuta ed integra la conoscenza della verità. (Anto-
nio Gualano, Le vie della luce, pag. 21)

179
La vera sapienza non è altro che la conoscenza della verità in ogni materia.
(Hobbes).
“Io credo che l’intento di tutte le grandi religioni non è di costruire dei gran-
di Templi all’esterno, ma di creare dei templi di bontà e di compassione all’in-
teriore, nei nostri cuori”. Dalai Lama (Une Voie pour l’ Occident, pag. 238)

Etica e morale
L’etica si inserisce piuttosto in uno schema aristotelico allorché, in una pro-
spettiva kantiana, la morale è definita come conoscenza del Bene e del Male.
L’etica consiste nella scienza del giusto comportamento. L’universalità dell’una
e dell’altra rinvia dunque alla persona, o all’uomo. (Une voie pour l’Occident,
pag. 169)
La sana morale è la seconda disposizione richiesta nella nostra società. Gli
ordini religiosi furono stabiliti per rendere gli uomini cristiani perfetti. Gli ordi-
ni militari per inspirare l’amore della bella gloria; l’Ordine dei massoni fu isti-
tuito per formare gli uomini amabili, dei buoni cittadini e dei buoni soggetti,
inviolabili nelle loro promesse, fedeli adoratori di Dio, dell’amicizia, più ama-
tori della virtù che di ricompense.
(Une voie pour l’Occident, pag. 284)

John Polkinghorne afferma: «Io credo che sarebbe estremamente significa-


tivo che noi viviamo in un mondo morale, che abbiamo una conoscenza mora-
le che dice che l’amore, la verità sono meglio dell’odio e della menzogna».
Lo stesso autore, sulle orme kantiane, ribadisce che la credenza in Dio «sia
necessaria per rafforzare l’ordine morale nel mondo sino a sostenere che l’in-
tegrità della stessa esperienza personale basata, com’essa è, sul significato ed
il valore degli individui, uomini e donne, e sulla comprensibilità definitiva e
totale dell’Universo». (Credere in Dio nell’età della scienza)
Giuliano Di Bernardo sostiene che per il massone il principio regolativo è
Dio, punto di riferimennto che gli consente di sostenere il principio generale
«in base al quale l’uomo distingue il bene dal male, il giusto dall’ingiusto».
Egli, altresì, ritiene moralmente buone le azioni che «sono orientate alla

180
realizzazione dell’uomo nella sua globalità, ciò che è conforme alla realizzazio-
ne della sua natura è moralmente buono, mentre tutto quello che contrasta
con essa è moralmente cattivo». (Filosofia della Massoneria)
Esaminiamo i principali motivi di dissenso con la Chiesa cattolica:

Il deismo o razionalismo assoluto


“La ragione consente all’uomo di elaborare una religione naturale e razio-
nale completa ed esauriente capace di spiegare il mondo e l’uomo”. Elimi-
nazione dei contrasti tra le religioni con la ragione. Questa definizione del dei-
smo male si appropria alla dottrina massonica attuale e dell’epoca dei liberi
muratori operativi che poggiava sulla ispirazione e organizzazione prettamen-
te cristiana. Qualche dubbio invero, si ha nel periodo dell’accettazione 1400
quando uomini dalla diversa estrazione culturale fecero il loro ingresso nelle
associazioni massoniche.
Il termine deismo nelle sue diverse accezioni sta a indicare essenzialmente
una religione naturale basata sulla ragione (Giuliano Di Bernardo)
La Chiesa Cattolica difese veementemente i propri principi attraverso le
encicliche papali e la stampa clericale:

Qui pluribus, 9.11.1846, Pio IX


Singulari quidem, 17.3.1856, Pio IX
Quanta cura, 8.12.1864, Pio IX
Humanum genus, 30.4.1884, Leone XIII
Dei filius, 24. 4. 1870, Pio IX

La ragione è un mezzo, “un metodo” non un fine, non un dogma per i mas-
soni. Tale mezzo fu ritenuto idoneo per la conoscenza del Trascendente da
Agostino e da Tommaso, insigni filosofi e dottori della Chiesa. (vedi: Giovanni
Caprile, Massoneria e Chiesa Cattolica, pag. 354)
Nel Sillabo (Enciclica Quanta cura) Pio IX condannava quale errore il
razionalismo assoluto: “La ragione umana, senza tenere assolutamente in nes-
suna considerazione Dio, è l’unico vero arbitrio del vero e del falso, del bene e

181
del male, è legge a se stessa, e con le sue forze naturali è sufficiente a procu-
rare il bene degli uomini e dei popoli”.
Con il Sillabo veniva condannato anche il razionalismo moderato in quan-
to insegnava che “la ragione umana coltivata soltanto storicamente, in virtù,
delle sue forze naturali e suoi soli principi, può pervenire alla vera conoscen-
za di tutti i dogmi anche di quelli più reconditi, purché questi dogmi siano stati
proposti come oggetto alla sua stessa ragione”.
John Polkinghorne affermava che lo scettico razionale “non può essere scon-
fitto sul piano dell’argomentazione logica; ma non può esserlo nemmeno l’ot-
timista epistemologico che non dispera di potere raggiungere una conoscenza
verosimile”.
Della limitatezza della ragione umana se ne faceva interprete Voltaire nel
dichiarare che quando l’uomo “pretende di penetrare l’essenza delle cose e di
conoscerle in se stesse, s’accorge tosto dei limiti posti alla sua facoltà: egli
viene a trovarsi nelle condizioni del cieco cui si chiede un giudizio sull’essen-
za del colore”. (Ernst Cassirer, La Filosofia dell’Illuminismo)
Sosteneva Cicerone che la ragione è padrona e regina di tutti e di tutto.
Orazio affermava che “spesso sotto un abito sdrucito, sta la ragione”.
Vito Mancuso afferma che di fronte all’enigma l’intelligenza “raccoglie la
sfida e si lancia a risolverlo, di fronte al mistero della vita sente che deve tace-
re ed ascoltare. (Io e Dio). Albert Schweitzer sosteneva che “la massima cono-
scenza è di sapere che siamo circondati dal mistero”. (Cristianesimo e le reli-
gioni nel mondo)

L’Idealismo
“Tutto ciò che è reale è già contenuto preliminarmente nel sapere che siamo
circondati dal niente”,“l’idea, l’Io è il principio unico di ogni cosa che è rifles-
sione, l’idealismo assoluto o romantico è sede dell’Assoluto, della Libertà, del
Bello”.
Il complesso dottrinario della Massoneria si realizza, secondo, Francisco
Espinar Lafuente, dalla fusione di tre correnti di pensiero: 1) la corrente prag-
matica propria degli anglosassoni nella quale primeggia la filantropia e l’in-

182
fluenza della Chiesa Riformata, 2) la corrente esoterica proprio del Rito Scoz-
zese che riassume la tradizione misterica, 3) la corrente razionalista sviluppa-
tasi soprattutto in Francia che spinge la Massoneria verso la scienza ed il pro-
gresso attraverso distinte fasi: La spiritualità (Newton, Goethe, ecc), la razio-
nalità critica (Kant), il positivismo (Comte)
(Esquema filosofico de la Masoneria)

Il sincretismo
È la “tendenza a conciliare elementi di diverse religioni, culturali e storici”
Il sincretismo religioso viene definito da una corrente filosofica attuale come
“sostanziale unità di tutte le fedi al di là dei dogmi; i principi fondanti di ogni
credo sono identici”. Il termine sincretismo viene fatto risalire a Plutarco (De
fraterno amore) ed a Erasmo da Rotterdam (Lettera a Melantone,
22.4.1519).
Oggi si avverte la necessità di una partecipazione attiva di tutte le fedi reli-
giose per trovare un fronte unico contro l’edonismo, il materialismo, l’atei-
smo, il qualunquismo dilagante. Riunioni interconfessionali sono l’epilogo e la
manifestazione di una maturata coscienza che non è solo sufficiente la difesa
del proprio credo.

L’indifferentismo
Atteggiamento di chi non prende posizione sulla fede religiosa ritenendole
tutte uguali o tutte false o valida solo quella ritenuta più vicina alle proprie con-
vinzioni, o indifferente di professare una o l’altra. (Enciclopedia Internazio-
nale).
Il fatto che la Massoneria non abbia preso, almeno dal periodo dell’Accet-
tazione, posizione sulla valenza della religione cristiana ne determinò il giudi-
zio di associazione atea, o quanto meno bacata dall’indifferentismo. L’Ordine,
invero, lascia liberi gli associati di scegliere la confessione religiosa che riten-
gono più consona alle singole dottrine o fedi. Non si tratta di indifferentismo,
ma la difesa di libertà di scelta del singolo senza entrare nel merito delle sin-

183
gole dottrine o fedi. Ciò consente di considerare le religioni di pari dignità.
Quest’ultimo atteggiamento è stato auspicato anche dal Concilio Vaticano II.
La credenza nel Grande Architetto dell’Universo appare un elemento unifi-
catore e non discriminante. La Massoneria non è una religione e non può
quindi indicare ai propri affiliati la scelta confessionale ed i principi a questa
collegati. La Massoneria obbliga il soggetto a credere nella Trascendenza e dele-
ga allo stesso la responsabilità di credere nei principi della confessione scelta.
Non è una scelta relativista della persona, di creazione ideale di un Dio: tale
scelta si basa sul principio di libertà dell’individuo che un’associazione laica,
quindi non schierata, deve garantire.
Jean Baylot ha sostenuto nel suo libro La Massoneria tradizionale nel
nostro tempo che percorrendo la sua via ”a fianco a tutti i sistemi religiosi esi-
stenti o futuri, (è) rispettosa di essi… Essa non è pertanto opposta a tutti quel-
li che hanno la felicità di scoprire, in qualche insegnamento di una delle gran-
di religioni, la pace e la speranza”. (vedi: Giovanni Caprile, Massoneria e
Chiesa Cattolica).
Giuliano Di Bernardo sostiene che la Massoneria non è indifferente alla reli-
gione e che i suoi insegnamenti morali “possono essere accettati da tutte le
religioni”.
La Chiesa intervenne più volte con Encicliche papali, sanzionando i fratelli
massoni:
Apostolicae nostrae caritatis, 1-8-1854, Pio IX
Singulari quidem, 17.3.1856, Pio IX
Quanto conficiamur moerore, 10.8.1863, Pio IX
Quo graviora, 4.10.1833, Gregorio XVI
Humanum genus,30.4,1884, Leone XIII
Mortalium animos, 6.1.1928, Pio XI

Pio IX, con il Sillabo, condannò l’errore dell’indifferentismo secondo la


quale dottrina “ogni uomo è libero di abbracciare e professare quella religione
che, guidato dal lume della ragione, ciascuno avrà ritenuta vera… Gli uomini,
nel culto di qualsiasi religione, possono trovare la via della salvezza eterna e
conseguire l’eterna salvezza”.

184
La scelta catacombale della setta
tale scelta non avvenne, in alcuni periodi, per motivi rituali, non fu volonta-
ria ma determinata dalla necessità di tutelarsi dalle persecuzioni degli Stati teo-
cratici. Clemente XII con l’Enciclica In eminenti specula del 28.4.1738 non
tenne conto di tale circostanza e della similitudine con i cristiani costretti,
all’origine, a rifugiarsi nelle catacombe. Egli sostenne che gli aderenti alla setta
dei Liberi Muratori “se non operassero iniquamente, non odierebbero tanto
decisamente la Luce”. Tale presa di posizione si tramandò nei secoli attraver-
so i nuovi allarmi dei successori nella cattedra di San Pietro, creando precon-
cetti, pregiudizi non solo nel popolo, ma anche in alcuni ambienti politici che
incitarono al linciaggio morale dei Massoni e che, ancor oggi spesso pretendo-
no la loro dichiarazione pubblica di appartenenza all’Ordine.

Riporto alcune Encicliche papali che trattarono l’argomento con veemenza:


Diu satis videmur, 5.5.1800, Pio VII
Ecclesiam a Iesu Christo, 13.9.1821 Pio VII
Traditi humilitati, 24.5.1829, Pio VIII
Humanum genus, 30.4.1884, Leone XIII

Riguardo alle dichiarazioni pubbliche di appartenenza alla Massoneria, da


rendersi da coloro che intendono far parte di organi elettivi dello Stato italia-
no, riporto un mio intervento con uno scritto dal titolo “Io, no!”

“Recenti avvenimenti mi hanno riportato alla memoria un articolo apparso sul


Giornale di Sicilia sulla presunta gaffe di Luigi Berlinguer, euro parlamentare, il
quale aveva equiparato i Massoni agli iscritti all’Opus Dei, suscitando, all’interno
dei partiti la rivolta di alcuni parlamentari cattolici.
Personalmente ritengo che i Massoni dovrebbero respingere ogni equiparazione sia
per l’autonoma scelta di ideali e di azioni, sia per una fede laica che rispetta le scel-
te altrui, compresa quella degli aderenti all’Opus Dei e di qualunque associazione
od istituzione legale.
Il codice etico, invero, invocato allora dai parlamentari cattolici e tuttora da molti

185
che si appellano “laici”, determinerebbe una incompatibilità del Libero Muratore
e l’esercizio di funzioni pubbliche.
Ricordo la domanda rivolta non molto tempo fa all’attuale Presidente del Consiglio,
da un giornalista, sull’eventuale sua aderenza alla Massoneria.
Tali prese di posizioni derivano, senza dubbio, da una repulsa basata su secoli di
addottrinamento antimassonico che credevo fosse stato superato dopo le inutili e
assurde crociate bandite contro gli affiliati all’Ordine massonico anche dai Cattolici
con il Congresso di Trento del 1896.
A ben riflettere, spetterebbe ai “ripudiandi”, come cittadini, giudicare se i parla-
mentari citati o i politici in genere ed i laici, a loro volta, non ritengano di potere
trasgredire il codice etico individuale per la condivisione di scelte politiche e socia-
li contrari ad una cultura radicata, per fortuna ancora, in coloro che diffidano del
fragore delle dichiarazioni e agiscono coerentemente ai propri principi derivanti da
una civiltà millenaria.
Si dirà che le scelte di coscienza e di cultura appartengono ad un bagaglio indivi-
duale, “democratico”, (termine troppo abusato), e che il conflitto tra la morale e
l’etica politica possa coesistere senza cozzare con il comune modus agendi, per
motivi da addebitare allo sviluppo della società in cui viviamo.
Facciano pure!
Le idee, però, si contrappongono alle idee, con il confronto non con la ghettizza-
zione di chi le professa. Chi è senza peccato scagli la prima pietra!
Mi pare siano superati i tempi del dogmatismo anche di partito.
Eventi storici e fatti imputabili a singoli o a gruppi hanno contribuito ad infangare
confessioni religiose, istituzioni esoteriche e gli stessi partiti politici.
Sono convinto che la Massoneria come ha difeso anche recentemente uomini ed
Istituzioni di altre fedi contro attacchi indiscriminati e fantasiosi dettati da presun-
ta libertà di informazione, in nome proprio dei principi laici, interverrebbe anche
a favore di coloro che, ghettizzati, per rinate nostalgie pseudo politiche, vengono
messi alla gogna.
La differenza tra i nostalgici nuovi inquisitori ed i massoni sta proprio in questo:
c’è chi si augura di fare rimettere il pigiama a strisce con la stella di David a chi
non è gradito, auspicando la sua morte civile o il suo declassamento, c’è chi, per
fortuna della Democrazia vera, ritiene che questa non possa basarsi su pregiudizi

186
od intolleranze. Nella società legale non vi sono cittadini di diverse serie.
Mi piace, all’uopo, riportare la dichiarazione del deputato Lerner che ha afferma-
to: “Visto che continuano le demonizzazioni gratuite della Massoneria alla quale si
deve fra gli altri meriti l’Unità d’Italia, visto che come nei regimi totalitari nazioco-
munisti, ogni crisi sociale, economica e morale viene attribuita al capro espiatorio
massonico, per solidarietà, memoria storica, cultura laica e rispetto della Verità,
chiedo ufficialmente al Gran Maestro Gustavo Raffi di volere esaminare la possibi-
lità di una iscrizione al Grande Oriente d’Italia”. (Rivista Erasmo 15-5-2010)
Nonostante quanto scritto e detto anche recentemente sulle presunte alleanze ille-
gali, di riunioni segrete della Massoneria o di pratiche occulte, la stessa può van-
tarsi di decisioni di organi giurisdizionali europei a lei favorevoli, di notevoli rico-
noscimenti da parte di Autorità accademiche e di una platea attenta non più facil-
mente malleabile.
Io no!. Laico ed assertore della necessità dell’applicazione dei principi illuministi-
ci, non chiederei mai la sottoscrizione di dichiarazioni, le più assurde, di non
appartenenza alla Massoneria, proprie di uno Stato autoritario. Penso che i partiti
politici, ai nostri tempi, debbano avere problemi ben più seri per alleviare il males-
sere dei cittadini, e per trovare, in una società distratta, distaccata ed edonistica,
una via per la ricerca di una morale condivisa, di giustizia e di equità”.

L’anticlericalismo
L’anticlericalismo massonico è stato criticato non solo dalla Chiesa ma da
diverse parti politiche e da intellettuali. Romolo Murri nel suo libro Della reli-
gione, della chiesa e dello Stato afferma che l’anticlericalismo in Italia non ha
assunto un valore pregnante dopo l’occupazione di Roma: ”fu antipatia per la
Chiesa e per il clero, alimentata dai ricordi politici e dal materialismo pratico;
non seppe mai precisare né di dove prender le mosse né che cosa volere”.
Peraltro l’anticlericalismo, a detta anche dei suoi maggiori fautori, con alcune
eccezioni, non voleva intaccare il tessuto religioso del popolo. È difficile, peral-
tro, non sottolineare come lo stesso, specialmente nel secolo XIX, sia stato ali-
mentato da prevenzioni, dalla difesa di posizioni privilegiate dell’avversario, da
una mancata revisione, da parte dei promotori dello stesso, delle nuove con-

187
quiste ideali della società.
Il termine anticlericalismo entrò alla fine dell’ottocento nella lingua italiana
quando, in contrapposizione alla politica di Pio IX, sorsero i Circoli anticlerica-
li (Filippo Crispoldi).
A proposito dell’anticlericalismo di Voltaire, considerato il “patriarca antire-
ligioso”, possono apparire sorprendenti alcuni avvenimenti legati alla pubbli-
cazione della sua opera Le fanatisme, ou Mahomet le prophéte.
Un’opera letteraria che accusava Maometto di fanatismo religioso.
Il 17 agosto 1745 Voltaire, molto prima peraltro che fosse iniziato nella Mas-
soneria nella Loggia Nove Sorelle di Parigi, precisamente il 7 aprile 1778, scris-
se a Papa Benedetto XIV (Prospero Lambertini), una lettera: “Vostra Santità
vorrà per vero perdonare la libertà che si toglie uno de’ più umili, ma uno dei
più grandi ammiratori della virtù, di consacrare al Capo della vera Religione
uno scritto contro il fondatore di una (altra) religione…
Vostra Santità si degni dunque permettere che Le deponga ai piedi e il libro
e l’autore e osi demandarle la Sua protezione per l’uno e la Sua benedizione
per l’altro.
Con questi sentimenti di una profonda venerazione mi prostro e Vi bacio i
santi Piedi. Voltaire.”
Il Papa gradì l’omaggio, approvò la tragedia e mandò a Voltaire la sua bene-
dizione accompagnandola con alcune medaglie.
Voltaire lo ringraziò con la seguente lettera: onde mi ha fatto dono per una
bontà affatto particolare, di quelli della Sua mente e dell’indole sua nella lette-
ra onde si è degnata onorarmi. Io metto ai sacri Piedi i miei umilissimi e vivis-
simi ringraziamenti.
Io sono costretto di riconoscere la Sua infallibilità nelle decisioni letterarie,
come nelle cose più rispettabili. E coi sentimenti della più profonda venerazio-
ne e della più viva gratitudine bacio i vostri sacri Piedi. Voltaire (Leo Taxil, I
misteri della Frammassoneria, pag. 98)
Avrà voluto Voltaire, attirarsi le simpatie di un Papa culturalmente prepara-
to, o come asseriscono alcuni autori, trattare con ironia e fraitendimento l’ar-
gomento del fanatismo? sta di fatto che il lavoro non venne considerato con
benevolenza negli ambienti cattolici e soprattutto islamici.

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Nel 1761 Voltaire scrisse, assieme alla nipote, al Papa Clemente XIII (Carlo
Rezzonico): “la supplican umilmente di degnarsi di concedere alcune sante
reliquie per l’altare della nuova Chiesa che Francesco di Voltaire edifica nel
feudo di Fermy”.
Tale Chiesa venne allestita col proclama Deux erexit Voltaire”. (Antonio
Guarrado, Il Foglio, 18.6.2009)

Il laicismo massonico
Con questo termine si intende il principio dell’autonomia delle attività
umane, cioè l’esigenza che tali attività, anche confessionali, si svolgano con
regole proprie, che non siano esse imposte dall’esterno per fini ed interessi
diversi da quelli cui essi si ispirano. (Walter De Donato, Riv. massonica, 1973,
pag. 34).
Oggi il relativismo individuale utilizza la ragione a discapito spesso degli
stessi principi illuministici, annullando, di fatto, le sensazioni, le creatività.
Karl Mannheim asserisce che la completa sparizione dell’elemento utopico dai
pensieri e dalla prassi dell’individuo verrebbe a dare alla natura e allo svilup-
po dell’uomo un carattere radicalmente nuovo. La scomparsa dell’utopia porta
ad una condizione statica in cui l’uomo non è più che una cosa. Ci troveremo
allora dinanzi al pìù grande paradosso, al fatto cioè che l’individuo proprio per-
chè ha conseguito il massimo livello di razionalità nel controllo della realtà,
resta senza ideali e diviene una creatura impulsiva. (Tratto da: Perché credere
di Gaspare Barbiellini Amidei). La Massoneria ha paventato e paventa tale cir-
costanza affermando che la ragione perché possa raggiungere più facilmente i
suoi fini, per un iniziato all’esoterismo, deve essere subordinata all’utopia e
alla bellezza della immaginazione. Per la Massoneria, peraltro, la laicità non
respinge, a priori ogni tesi altrui, ma piuttosto ne ricerca il confronto, paven-
tando il dogma laico frutto della indisponibilità al colloquio. Con un’espressio-
ne felice Norberto Bobbio asseriva che la vera differenza non è tra chi crede e
chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa. Credo che ciò valga non solo
per le problematiche religiose.
Egli, di fede laica, in un articolo pubblicato dalla stampa sotto il titolo Ultime

189
volontà affermò: “Come uomo di ragione non di fede so di essere immerso nel
mistero che la ragione non riesce a penetrare sino in fondo e le varie religioni
interpretano in vari modi”.
Nicola Sarkosy, Presidente della Repubblica Francese, in occasione della visi-
ta di Papa Benedetto XVI, a Parigi, il 12 settembre 2008, dichiarò che occorre-
va “abbandonare la laicità negativa, per passare ad una laicità positiva all’inse-
gna del dialogo, della tolleranza e del rispetto”. (Vito Mancuso)

Il Concilio Vaticano II
È importante approfondire l’aggiornamento dottrinario della Chiesa in que-
sti ultimi tempi. Una notevole svolta è avvenuta con il Concilio Vaticano II. Il
confronto con gli ideali massonici è inevitabile; penso anche che molti Fratelli
possano condividere le seguenti asserzioni dei Padri del Concilio senza alcun
scandalo:

Ragione, libera volontà, verità


“A motivo della loro dignità, tutti gli esseri umani, dotati di ragione e di libe-
ra volontà, perciò investiti di personale responsabilità sono dalla loro stessa
natura e per obbligo morale tenuti a cercare la verità : in primo luogo quella
concernente la religione. E sono pure tenuti di adire alla verità una volta cono-
sciuta e ordinare tutta la loro vita secondo le sue esigenze”. (Dichiarazione
Dignitatis Humanae, 7.12.1965)

“La verità non si impone che con la forza della verità stessa la quale si dif-
fonde nelle menti soavemente e insieme con vigore”. (Dichiarazione Dignita-
tis Humanae, 7.12.1965)

“Il Concilio professa che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere
conosciuto con certezza con il lume naturale dell’umana ragione a partire
dalle cose create”. (Costituzione Dei Verbum,18.11.1965)

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“Nell’epoca nostra (l’uomo) ha conseguito successi notevoli particolarmen-
te nell’investigazione e nel dominio del mondo materiale. E tuttavia egli ha
sempre cercato e trovato una verità più profonda.
L’intelligenza infatti non si restringe all’ambito dei soli fenomeni, ma può
conquistare con vera certezza la realtà intelligibile.” (Costituzione Gaudium et
Spes, 7.12.1965)

“L’uomo ha ragione di ritenersi superiore a tutto l’universo delle cose, a


motivo della sua intelligenza con cui partecipa della luce della mente di Dio…
Infine la natura intelligente della persona umana può e deve raggiungere la
perfezione. Questa mediante la sapienza attrae con dolcezza la mente a cerca-
re e ad amare il vero ed il bene; l’uomo che se ne nutre è condotto attraverso
il visibile e l’invisibile”. (Costituzione Gaudium et Spes)

La libertà religiosa
“La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo (nelle) religioni.
Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precet-
ti e quelle dottrine che, quantunque, in molti punti differiscano da quanto essa
stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella
verità che illumina tutti gli uomini”. (Dichiarazione Nostra Aetate 28 ottobre
1965)
“Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha diritto alla
libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli esseri umani devono
essere immuni dalla coercizione dei singoli individui, di gruppi sociali e di
qualsivoglia potere umano, così che in materia religiosa sia forzato ad agire
contro la sua coscienza né sia impedito, entro certi limiti, di agire in conformi-
tà di essa”. (Dichiarazione Dignitatis Humanae, 7.12.1965)
“La Chiesa proibisce severamente di costringere, di indurre e di attirare
alcuno con inopportuni raggiri ad abbracciare la fede”. (Decreto Ad Gentes,
7.12.1965)

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Il Codice di Diritto Canonico
La stessa evoluzione si è avuta con la nuova formulazione ufficiale della san-
zione per l’appartenenza alla Massoneria.
Il Codice di Diritto Canonico pubblicato nel 1917 da Benedetto XV, all’art.
2335 dettava: “Coloro che danno il nome alla setta massonica o ad associa-
zioni del medesimo genere, che complottano contro la Chiesa o le legittime
potestà civili, contraggono ipso facto la scomunica riservata semplicemen-
te alla Sede Apostolica”. Il Card. Franjo Seper, Prefetto della Congregazione
per la Dottrina della Fede, in una corrispondenza del 1974 con il Card. Krol,
Presidente della Conferenza Episcopale nordamericana, esplicitava. “Si può
sicuramente insegnare ed applicare l’opinione di quelli autori i quali riten-
gono che il suddetto canone 2335 tocchi soltanto quei cattolici iscritti ad
associazioni che veramente cospirano contro la Chiesa”.
Il nuovo Codice di Diritto Canonico pubblicato il 25 gennaio 1983, canone
1374, detta: “Chi dà il nome ad una associazione che complotta contro la
Chiesa sia punito con una giusta pena; chi poi tale associazione promuove
o dirige sia punito con l’interdetto”.
Come si evince viene eliminato il termine scomunica e le pene sono com-
misurate all’effettivo impegno di lotta contro la Chiesa. Tale cambiamento
avvenne sotto il pontificato di Giovanni Paolo II.
Una sortita inaspettata del 26 novembre 1983 fu del Prefetto della Congre-
gazione della Dottrina e della Fede, Card. Ratzinger, con una interpretazione
restrittiva del nuovo canone del Diritto Canonico, pur tuttavia elimina la san-
zione della scomunica per i massoni:” …Rimane immutato il giudizio nega-
tivo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, perché i loro
principi sono sempre stati considerati inconciliabili con la dottrina della
Chiesa e perciò l’iscrizione rimane proibita. I fedeli che appartengono ad
associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono acce-
dere alla comunione”.
Da tale interpretazione si evince che i destinatari sono “i fedeli”, i cristiani
cattolici e non si ravvisa alcuna sanzione bensì un divieto di accedere alla
mensa eucaristica. (Massoneria, Laboratorio speculativo e operativo, feb-
braio 2011)

192
José Ant. Ferrer Benimeli in un articolo pubblicato da El Pais, Madrid,19
marzo 1985, tradotto nella Rivista Hiram,18 aprile 1965, scriveva: “Dinanzi al
cambiamento radicale dell’atteggiamento che portò il documento del Card.
Ratzinger, diverse conferenze episcopali domandarono chiarimenti a Roma
per sapere che avesse ragione su tutto questo problema per risolvere la que-
stione dell’ostilità della Massoneria contro la Chiesa, domande che fino ad oggi
erano rimaste senza risposte.
La vera risposta va desunta dagli atti ufficiali dell’Ordine massonico e dai
numerosi tentativi di confronto con le Gerarchie ecclesiastiche, fin poco tempo
fa impensabili”.

Il massone è un dogmatico?
È difficile trovare un massone che ammetta, anche per ipotesi di essere
anche lui un dogmatico.
Di solito quando si parla di dogma, dal latino dogma, si pensa al dogma reli-
gioso in cui la verità viene accettata dal cristiano come rivelazione divina, con
la fede.
Tommaso d’Aquino nella sua Summa Theologiae scriveva: “Se il nostro
avversario non crede alla rivelazione non vi è alcun mezzo di provare gli arti-
coli di fede col ragionamento, ma solo di rispondere alle sue obiezioni contro
la fede”. È proprio la difficoltà di accostare la ragione alla fede, alla prescrizio-
ne, all’editto, al decreto che mette in crisi il libero pensatore che ha creato un
altare interiore alla Dea ragione.
Sfugge spesso che il dogmatismo non è solo religioso, ma può essere politi-
co, filosofico, proprio di una laicità estrema e perciò più pericolosa.
Nella dittatura vengono imposti principi da molti fatti propri, da molti non
accettati con il rischio di incorrere nella pena capitale in caso di dissenso con
il dittatore divenuto il depositario della verità.
L’uomo può propagandare un dogma derivante dalle proprie convinzioni
filosofiche.
Kant affermava che tutto ciò che è superiore alla facoltà di conoscere, è dog-
matico.

193
Vi è anche un atteggiamento condivisibile di alcuni massoni cattolici che, con-
sci dei propri limiti conoscitivi, metafisici, ritengono che tali carenze possono
essere colmate con l’accettazione dei principi di fede che arricchiscono il proprio
Io. È indubbio che la Massoneria impone agli iniziati alcuni principi fondamen-
tali per la dottrina dei Liberi Muratori. Si tratta di veri imperativi quali la creden-
za in Dio, la legge morale, la lotta alle imposizioni non democratiche, chieden-
do, di fatto, alcune scelte di vita e di conoscenza auto limitative della libertà.
Non è un’eresia affermare che anche i massoni accettano scelte razionali
necessarie per l’ingresso nell’Ordine.
Il massone non è un dogmatico passivo, è anche un idealista che garantisce
a se stesso, la libertà di critica, di ricerca razionale.
Sosteneva Victor Hugo: “Libertà, uguaglianza e fraternità sono dogmi di pace
e di armonia. Perché conferire ad essi un’accezione spaventosa? ”Questi prin-
cipi fanno parte dei principi universali.
(Vedere: Dogma, Enciclopedia Internazionale, Wikipedia)
Il Gran Maestro della Massoneria L. Salvini in una conferenza stampa del 18
settembre 1973, asseriva che “La Massoneria non propugna scelte ideologiche
di alcun tipo, è un sistema, un modo di essere che determina la ricerca indi-
viduale della verità, accogliendo uomini di pensiero diverso che possono con-
vivere in uno stato di uguaglianza, fraternità e libertà per il loro spirito di vera
umiltà e tolleranza”. (Corriere della Sera, 19 settembre 1973)
Fichte, il filosofo massone, a proposito della ricerca della verità che a volte
viene impacchettata e promulgata su misura, asseriva: ”Come potrebbero mai
giungere a saperne qualcosa essi, per i quali si allestisce una verità particola-
re, non costituita in base ai principi razionali su cui si fonda la verità univer-
sale, bensì in base… alla posizione, al sistema politico del loro paese?; essi alle
cui teste sin dalla giovinezza si toglie con ogni zelo la generale forma umana e
vi si imprime quella che solo adatta ad una tal sorta di verità?”
“Oggi nel nuovo clima di dialogo, si profila il tramonto dei due grandi miti
che per due secoli hanno formato la delizia di generazioni di polemisti, quello
delle infiltrazioni clericali nella massoneria, attribuito, manco a dirlo, alla
Compagnia di Gesù e quelle delle infiltrazioni massoniche nella Chiesa”.
(Giovanni Caprile, Massoneria e Chiesa Cattolica, pag. 359)

194
Decalogo dei Massoni

Albert Pike, insigne massone americano, nel suo libro Morals and Dogma,
pag. 64, sintetizza in un Decalogo i principi e i doveri degli affiliati alla Masso-
neria:

- Dio è l’eterna onnipotente ed immutata saggezza, la suprema intelligenza e l’ine-


stinguibile amore. Tu devi adorarlo, amarlo ed onorarlo praticando la virtù.
- La tua religione consiste nel fare il bene per vocazione e per il piacere intimo che
provi nel farlo e non per mera esteriorità o per dovere. Ricorda che la tua anima è
immortale e non fare mai nulla per degradarla.
- Tu devi lottare incessantemente contro il vizio. Non fare agli altri ciò che non vor-
resti fosse fatto a te.
- Tu devi accontentarti del tuo stato e rimanere sempre viva la fiamma della sag-
gezza.
- Onora i tuoi genitori. Rispetta gli anziani. Istruisci i giovani. Proteggi e difendi l’in-
fanzia e l’innocenza.
- Conforta con amore tua moglie e i tuoi figli. Ama e difendi il tuo Paese e rispetta
le sue leggi.
- Considera il tuo amico come te stesso. Non abbandonarlo nella cattiva sorte. Fai
per la sua memoria quello che avresti fatto se fosse stato ancora vivo. Evita le cat-
tive amicizie.
- Tu devi in ogni occasione astenerti dagli eccessi. Devi avere in orrore ogni mac-
chia per la tua coscienza.
- Non devi farti dominare dalle passioni. Trai dalle passione altrui utili lezioni per
i tuoi comportamenti. Sii indulgente per chi cade in errore.
- Ascolta molto, parla poco, agisci rettamente. Dimentica le offese. Non abusare
della tua forza o della tua autorità.
- Conosci te stesso se vuoi comprendere i tuoi simili. Ricerca sempre la virtù. Sii
sempre giusto.”

Pike conclude con il precetto messianico: ”Ma il grande comandamento

195
della Massoneria è questo: Vi dò un nuovo comandamento: Amatevi l’un
l’altro. Ed afferma: “Ciò che abbiamo fatto solo per noi muore con noi, ciò
che facciamo per gli altri e per l’umanità rimane ed è immutabile”.
Attenzione! egli scriveva, pure, che l’intelletto privo della necessaria discipli-
na, può con la sua sagacia rendere oscure persino le più chiare visioni.

“Da Xue”

“Nell’antichità per far risplendere (ming) la luce della


virtù (ming de) in tutto l’universo, si iniziava con il met-
tere in ordine il proprio paese.
Desiderando (yu) riordinare il proprio paese si iniziava
con il mettere in ordine la propria casa.
Per regolare la propria casa si iniziava con il perfezionare
se stessi.
Per perfezionare se stessi si iniziava con il rendere retto il
proprio cuore, per rendere retto il proprio cuore si inizia-
va con il rendere autentica (cheng) la propria intenzione.
Per rendere autentica la propria intenzione, si iniziava
sviluppando la propria conoscenza (zhi) e si sviluppava la
propria conoscenza esaminando le cose.
Ed è esaminando le cose che la conoscenza raggiunge la sua
più grande estensione, una volta estesa la conoscenza l’in-
tenzione diventa autentica, una volta che l’intenzione è
autentica il cuore diviene retto.
È rendendo retto il cuore che si perfeziona se stessi.
È perfezionando se stessi che si regola la propria casa, è
regolando la propria casa che si regola il proprio paese ed
è quando i paesi sono in ordine che la grande pace può
compiersi nell’universo”.
Scritto tratto da “da Xue” (Grande Studio), uno dei 4 libri canoni-
ci del confucianesimo, II sec. a.C. (traduzione dal francese)

196
Il diritto alla ricerca della felicità

Gli uomini chiamano l’infelicità


quella loro, perchè è l’annichilarsi?
il mostrarsi quello che non sei, cioè
di essere re, di essere savio, ecc.
E di non essere in verità.
Tommaso Campanella (La Città del Sole)

Secondo i Latini la Dea Felicitas raffigurava e personificava la fecondità e la


ricchezza. Non diversamente la generalità degli esseri umani del nostro tempo
definirebbero gli attimi di gaudio derivanti dal benessere e dall’appagamento
dei bisogni materiali che influiscono indubbiamente sullo spirito.
La temporalità è proprio il limite del bene o del gaudio.
Ovidio asseriva, infatti, che nessuno doveva dichiararsi felice prima di esse-
re non solo morto, ma sepolto. (Metam. 3,136) Come dire che la felicità non
è di questo mondo.
Aristotele sosteneva che non vi è felicità nei beni materiali, in bonis exterio-
ribus non est felicitas. (Polit.lib. 7)
Per Seneca vi è addirittura l’infelicità “là dove le cose turpi non solo diletta-
no ma piacciono (appagamento) e non vi è rimedio quando quello che prima
fu vizio, entra a fare parte delle usanze”. (Epist.39,6)
Lo stesso filosofo, invero, afferma che “il vero piacere sta nel disprezzo del
piacere”. (De vita beata. 2.3)
La temporalità del “tempo felice” può portare all’infelicità. Così Dante:

Nessun maggior dolore


Che ricordarsi del tempo felice
Nella miseria… (Inf. 5,121)

Giacomo Leopardi riteneva che “la somma felicità possibile dell’uomo è


quando egli vive quotidianamente nel suo stato”.

197
L’accontentarsi del proprio stato può sembrare un’accettazione, comunque,
del proprio modo di vivere in contrapposizione con quanto asseriva Aristotele
quando sosteneva che “l’uomo è nato per due cose, per capire ed agire, quasi
fosse un Dio mortale”. (Proptreptico. 10C,2)
Lo stesso filosofo greco si soffermava sui piaceri quotidiani disprezzandoli:
”Solo il piacere derivante dal cibo, o dall’attività erotica, tolti gli altri piaceri,
che sono procurati dal piacere, dal vivere, da qualunque altra sensazione, nes-
suno terrebbe molto a vivere, a meno che non fosse di natura completamente
ignobile”. (Ethica Eudemia I,5, 1235 b, tratto da: Aristotele, Ediz. Rusconi).
Caterina da Siena sosteneva che “ogni animale n’esce di questo disordinato
desiderio e volontà della ricchezza”. Da qui ha inizio ogni vizio, con la super-
bia avarizia, l’ingiustizia, l’odio; le ricchezze rendono l’uomo crudele con se
stesso “ tongonli la dignità dello infinito e fannolo finito sicchè egli perde il
gusto del sapore della virtù e dell’odore della povertà, perde la Signoria di sé
facendosi servo della ricchezza”. (Libro della divina dottrina, volgarmente
detto Dialogo della Divina Provvidenza, Bari 1928, tratto da: Famiglia cri-
stiana, giugno 2002)
Non diversamente Gandhi: “solo liberandosi dalla terribile accumulazione
di oziosi esercizi delle facoltà inferiori della mente e della memoria che vengo-
no chiamati scienza, da tutte le innumerevoli suddivisioni in ogni sorte di sto-
rie, antropologie, omoletiche, batteriologiche, giurisprudenze, cosmografie,
strategie, solo liberandosi da tutta questa zavorra rovinosa ed intossicante allo-
ra quella legge dell’amore, semplice, chiara, accessibile a tutti, così connatu-
rata all’umanità, che solve tutte le domande e tutte le incertezze diventerà se
stessa evidente e vincolante”. (Gandhi, Yogesh Chadha)
Si evidenzia, nelle asserzioni di Gandhi, il superamento, anzi il rifiuto, del
“materiale” ed il benessere spirituale ritrovato nella legge dell’Amore.
Appare quindi evidente che la Felicità non è assimilabile al gaudio temporaneo,
anche se intenso, ma ha un fondamento ed una proiezione molto più ampia.
Scriveva Gellio: “molte cose cadono nel breve spazio del tempo in cui tu
rechi il calice alle labbra”.
Passiamo, quindi, a considerare assieme ad alcuni filosofi, quale possa esse-
re la base di ricerca di uno stato d’animo felice, duraturo, a volte, dagli stessi

198
assimilati alla beatitudine.
Seneca asseriva: ”nessuno può chiamarsi felice se si trova fuori dal vero”.
(De Vita beata 5,5)
Lo stesso Filosofo scriveva: “felice è da chiamarsi quell’ uomo per cui l’uni-
co bene è l’onestà, per cui l’unico male sembra la turpitudine”. (De Vita beata
4.2.3), In virtude posita est vera felicitas - nella virtù è posta la vera felicità.
Cicerone dichiarava che noi non dobbiamo considerare felice la vita “quan-
do abbiamo modo di allontanare un male, ma quando possiamo acquistare un
bene”. Anche per Agostino, come Gandhi, l’Amore è fondamentale per l’uomo:
“È beato solamente l’uomo che ama ed ha ciò che è ottimo per l’uomo”; ma
l’amore va interpretato come affectio, affetto, o come una proiezione nell’Ar-
monia dell’Universo, in cui l’amore creativo porta alla sublimazione.
Addirittura Agostino indica una via per l’uomo, che porta alla Trascendenza,
a Dio, attraverso la beatitudine; un percorso con un itinerario che prevede l’a-
nimatio, sensus, tranquillitas, ingressio, contemplatio. (Giovanni Carilli,
Aspetti della filosofia giuridica, politica e sociale di S. Agostino, editore
Giuffrè, 1957, pagg. 56-59)
Del concetto di amore universale e di armonia universale se ne fa interpre-
te Dostoevskij quando afferma: “non capisco come si possa passare davanti ad
un albero e non essere felici di vederlo; parlare con un uomo e non essere feli-
ce di amarlo”.
Ma se i beni materiali non danno la felicità, occorrerà forse valutare se le scel-
te dei singoli nella vita portino alla stessa.
Aristotele asseriva: “forse ciascuno in particolare e tutti in generale hanno
uno scopo, mirando a cui operano scelte o rifiuti, e questo è in breve la felici-
tà”. (Retorica I, 5,2,1360b)
L’impegno dello spirito e della volontà porta senza dubbio alla saggezza con
una valutazione diversa del circostante ed ad un cammino verso la verità. La
sapienza porta alla felicità. (Etica Nicomachea,VI,12)
È noto come nella Dichiarazione dell’Indipendenza (4.7.1776) e nella Costi-
tuzione degli Stati Uniti, lo Stato si impegna al riconoscimento dei diritti natu-
rali dei cittadini ed il loro diritto alla ricerca della felicità. Washington, Franklin,
Randolph impressero in tali scelte costituzionali la loro impronta ideale mas-

199
sonica. La classe politica statunitense giura di attivarsi perchè al cittadino,
attraverso i dettati legislativi, sia garantito il benessere e la felicità.
A questo punto viene spontanea la domanda in quale modo lo Stato possa
appagare con il benessere ed il riconoscimento dei diritti fondamentali dell’uo-
mo ed intervenire sulla sua armonia interna, la sua serenità derivate da scelte
individuali di vita.
Se il cittadino è infelice sarà proprio colpa dello Stato? È evidente che met-
tere il cittadino nella condizione di avere meno preoccupazioni esistenziali,
dispone più facilmente ad un maggiore e facile approccio con lo spirituale, col
sociale, con il bene.
La Massoneria indica ai propri affiliati i mezzi per la ricerca della Verità,
della saggezza: la ragione, la virtù, l’utopia, l’immaginazione, la profonda
conoscenza di se stessi, il ripudio del male.
La metamorfosi morale ed etica richiesta all’iniziato non è certosina ma si
proietta nel sociale attraverso il riconoscimento dei diritti fondamentali dell’in-
dividuo, il suo simile, e la pratica dei principi naturali. Le scorie debbono esse-
re lasciate lontane dal Tempio individuale. L’uomo massone deve essere tem-
prato a gioire ed a meravigliarsi sempre di fronte all’architettura armonica del
Creato.
Se questo accadrà egli sarà molto vicino al raggiungimento di una vita feli-
ce. Porte aperte all’aspirante novizio che “crede sinceramente che la felicità sia
nella Carità, nello studio, nell’esaltazione della virtù”. (Rituale massonico)

200
ll Massone ed il dubbio
È opinione generale dei Liberi Muratori, che il dubbio debba fare parte del
loro bagaglio intellettivo.
Essi orgogliosamente si definiscono Uomini del dubbio.
Probabilmente tale convinzione deriva dal ripudio di ogni principio imposto
e dalla non accettazione di posizioni dogmatiche o autoritarie, creando in loro
uno stato di allerta o di vigilanza su quanto influisce direttamente o indiretta-
mente sulla loro vita.
A mio parere non si può aprioristicamente dubitare della realtà che ci cir-
conda, dei principi naturali, dei dettati etico-morali che regolano la società civi-
le.
Il dubbio è una conquista dopo adeguata formazione ed approfondimento
dell’essere e dell’esistente.
Aristotele affermava: ”Ora chi prova un senso di dubbio e di meraviglia rico-
nosce di non sapere”. (Carlo Sini, I Filosofi e le opere, pag.135)
Non è quindi il dubbio radicale proprio della ricerca filosofica cartesiana
che, d’altronde, porterebbe al nichilismo.
Vi è la consapevolezza, nel massone, di avere il diritto e la capacità di met-
tere in discussione tutto ciò che lo possa allontanare dalla ricerca della Verità,
obbiettivo irrinunciabile della Massoneria.
Alla base del suo dubbio vi sarà, sempre, la razionalità e la sapienza e la
conoscenza acquisita dell’oggetto del dubbio.

201
Presidenti del Consiglio, massoni, in Italia,
dal 1861 al 1919

Bettino Ricasoli incarico governativo: 12.6.1861/3.3.1862


incarico governativo: 20.6.1866/1867
Presente alla Costituente Mass. di Firenze

Agostino Depretis incarico governativo: 25.3.1876/24.3.1878


incarico governativo:19.12.1878/14.7.1879
incarico governativo: 29.5.1881/29.7.1887
iniziato il 24 dicembre 1864
Loggia Dante Alighieri di Torino

Francesco Crispi incarico governativo: 7.8.1887/1891

Antonio di Rudinì Starrabba incarico governativo: 6.2.1891/13.4.1892

Francesco Crispi incarico governativo: 15.12.1893/1896


affiliato alla Loggia Propaganda Massonica
di Roma intorno al 1880, Maestro Venerabile
della Loggia Centrale di Palermo

Antonio di Rudinì Starrabba incarico governativo: 10.3.1896/giugno 1898


Massone, si ignora la Loggia di appartenenza.

Giuseppe Zanardelli incarico governativo: 15.2.1901/29.1.1903


iniziato il 29 febbraio 1860, poi affiliato alla
Loggia Propaganda massonica, conseguì il 33
grado del Rito Scozzese.

Alessandro Fortis incarico governativo: 28.3.1905/ 8.2.1906


Membro della Cost. del G.O., insignito del 33

202
grado del Rito Scozzese, dal 1 dicembre 1897
membro effettivo del Supremo Consiglio.

Luigi Luzzati incarico governativo: 31.3.1910/30.3.1911


iniziato nella Loggia Cisalpina di Milano

Vittorio Emanuele Orlando incarico governativo: 29.10.1917/23.6.1919


membro della Loggia Propaganda

(i dati massonici sono stati acquisiti da: “Mille volti di Massoni” di Giordano
Gamberini)

203
‘In tale stato di cose e ricordando che ai miei tempi, qualun-
que sieno le condizioni» del Vaticano, e qualunque sieno le osti-
lità continuamente praticate contro l’unità italiana, qualunque
sia il linguaggio dei giornali cattolici, qualunque sia l’opposizio-
ne che dal Papa venga contro alle nostre istituzioni, l’onorevole
senatore Negri non troverà un atto del mio governo che abbia
risposto a queste provocazioni, ma abbiamo aspettato, come
aspettiamo, da tempo a quel trionfo a cui miriamo, cioè la pace
tra la Chiesa e lo Stato. (Approvazioni) E questa pace (è sempre
Crispi che parla) tra la Chiesa e lo Stato non può venire se non
che dalla libertà esercitata largamente, e senza alcuna difficoltà,
senza alcuna opposizione. A questo mira il Governo italiano...”
“Dopo ciò nulla ho d’aggiungere, sicuro che il Senato vorrà
votare senza obiezione questa legge che oggi a tutti si impone.”

Dal discorso di Mussolini alla Camera del 12 dicembre 1930

204
Legge delle Guarentigie del 1871 ed il
Concordato del 1929

Dopo l’Unità d’Italia con Roma Capitale, la Massoneria si pose il problema


dei rapporti con la Chiesa cattolica arroccata su una posizione offensiva contro
il nuovo Governo, non certo di proprio gradimento.
Il massone Francesco Crispi, del quale Mussolini in un intervento alla
Camera dei Deputati, (tornata del 12 dicembre 1930), affermò: “credo che
nessuno in questa Camera può dubitare del patriottismo di Francesco Crispi.
Ne’ si può pensare che avesse delle simpatie clericali perché non dico nulla di
straordinario se aggiungo che Francesco Crispi appartenne alla Massoneria”.
Egli, il 17 novembre 1864, in un discorso lungimirante alla Camera, aveva
asserito che “l’universalità della Chiesa era forza per lei ed un danno per noi”,
aveva, altresì, sottolineato come si dovesse fare fronte alla Questione Romana:
“La Chiesa romana non può diventare una Chiesa nazionale e voi non pote-
te trattarla come tutte le altre Chiese il cui Capo è suddito del Re, per la sua
indole universale bisogna che viva da se, che non si assoggetti ad alcun potere
temporale perché altrimenti le mancherebbe quella indipendenza che voglio-
no in essa quelle nazioni le quali credono in lei”.
Successivamente in un suo intervento al Senato precisò: “abbiamo aspetta-
to, come aspettiamo da tempo, a quel trionfo a cui miriamo, cioè la pace tra la
Chiesa e lo Stato. E questa pace tra la Chiesa e lo Stato non può venire se non
che dalla libertà esercitata largamente e senza alcuna difficoltà, senza alcuna
discussione. A questo mira il Governo italiano…” (tratto da: Antonio Gualano,
XX Settembre, solennità, civile massonica)
Il Ministro del Culto Vittorio Emanuele Orlando, massone, ebbe occasione
di incontrare, privatamente, mons. Kelly e Brambilla. L’Osservatore Romano
del 7 giugno 1929 riporta un documento dal quale si rileva che “l’On. Orlando
non nascose tutto il suo animo favorevole ad una composizione della Que-
stione Romana e Mons. Kelly fece presente quale ottima impressione avrebbe
ormai suscitato presso i cattolici americani e del mondo intero una felice
attuazione del comune desiderio. Giunse a precisare che non si poteva parla-

205
re di vera ed evidente libertà per la Santa Sede senza il suo naturale fondamen-
to giuridico: un territorio. Si era anche su questo d’accordo sebbene l’On.
Orlando non si nascondesse le difficoltà estrinseche che si aspettava dalle con-
dizioni politiche dell’Italia”. (Vittorio Emanuele Orlando, I miei rapporti con
la Santa Sede)
Non tutti i massoni erano propensi a “conciliare“ con il Vaticano. Tuttavia,
una normativa che sanasse il contenzioso tra lo Stato e la Chiesa cattolica,
doveva pur esserci. Giovanni Bovio, “il principe del pensiero laico italiano”,
asseriva: “O il Papa vuole fare il prete e non ha bisogno di conciliarsi con lo
Stato italiano; o vuole fare il re e non può conciliarsi con il potere civile… È
così profondo il dissidio tra l’Italia ed il Papato, che quella conciliazione… nei
provvedimenti di un governo italiano sarebbe tradimento. Per l’Italia, questio-
ne romana non c’è. Il Vaticano tenderà sempre ad aprirla, per l’Italia è chiusa.
Un Governo che la discutesse sarebbe scoperto a tutti i sospetti”. (Rivista della
Mass.,1887, pag. 181)
Tuttavia una normativa che sanasse il contenzioso Stato e Chiesa doveva pur
esserci.
La Legge delle Guarentigie, sinonimo di garanzia del 13 maggio 1871, fu
approvata con il Governo di destra di Giovanni Lanza. Il Ministro della Giustizia
e del Culto, Matteo Raeli ebbe l’incarico di predisporre il testo.
La reazione della Chiesa romana era stata immediata dopo l’occupazione di
Roma del XX Settembre 1870, con l’Enciclica Respicientes ea omnia
dell’1.11.1870, Pio IX aveva inviati i suoi dardi sanzionatori: “Potevamo Noi,
qualunque cosa stesse per accaderCi, esimerCi da difendere i diritti e possedi-
menti della santa Chiesa di Roma dal momento che per mantenerli fummo
vincolati da un sacro solenne giuramento?…Ma poiché i Nostri ammonimen-
ti, domande e proteste sono risultati vani… dichiariamo a voi, venerabili fra-
telli e per mezzo vostro a tutta la chiesa, che tutti coloro che si distinguono per
qualche dignità, anche degna di specialissima menzione, che abbiano perpe-
trato l’invasione, l’usurpazione e l’occupazione… o perpetrarono alcune di
tali cose, e così pure i loro mandanti, fautori, collaboratori, consiglieri, segua-
ci o chiunque altro che procuri con qualsiasi pretesto e in qualsiasi modo o
che compia di persona le suddette scelleratezze incorrono nella scomunica

206
maggiore…” Con questa premessa il Papa, con l’Enciclica Ubi Nos arcano del
15.5.1871, respinse ogni tentativo di un accordo tra il Vaticano ed il Governo
piemontese per una definizione della “questione romana”. Frattanto il gover-
no subalpino, mentre per un verso si affretta a fare dell’Urbe una favola del
mondo, per l’altro, allo scopo di darla ad intendere ai cattolici e di calmare le
loro ansie, ha messo insieme e sviluppato alcune inconsistenti immunità e
garanzie volgarmente dette “guarentigie”, che intende concedere a Noi in
sostituzione di quel potere temporale di cui ci ha spogliato con una lunga serie
di inganni e con armi parricide…E siccome la Chiesa romana si dà pensiero
per tutte le Chiese, come diceva sant’Anselmo, chiunque ad essa sottrae ciò
che è suo, deve essere giudicato reo di sacrilegio non solo contro di essa, ma
contro tutte le Chiese.
La legge delle Guarentigie non fu mai riconosciuta dal Vaticano perché con-
siderata atto unilaterale dello Stato italiano. Pio IX con la stessa Enciclica
Respicientes ea omnia del 1 Novembre 1870 respinse formalmente la Legge
ed il risarcimento finanziario in essa previsto.
La Legge delle Guarentigie constava di 20 articoli ed era articolata in due
parti, la prima riguardava le Prerogative del Pontefice: inviolabilità personale,
libertà di movimento, di residenza, e determinava la disciplina dei rapporti tra
la Chiesa cattolica e lo Stato, il libero esercizio del potere spirituale, la secon-
da regolamentava i rapporti tra Stato e la Chiesa per garantire ad entrambi l’in-
dipendenza. (C. De Montalembert, Libera Chiesa in libero Stato, frase più
volte ripetuta da Cavour)
I Patti Lateranensi tra la Chiesa romana e lo Stato italiano furono sottoscrit-
ti dal rappresentante del Vaticano Card. Pietro Gasparri e da Benito Mussolini
l’11 febbraio 1929 e concordati il 7.6.1929. I Patti Lateranensi si articolavano
in due parti: un Trattato che riconosceva l’indipendenza e la Sovranità della
Santa Sede ed i rapporti patrimoniali, ed il Concordato regolanti i rapporti tra
la Chiesa Cattolica e lo Stato italiano preceduti da una premessa: l’eliminazio-
ne dei dissidi pregressi, riconoscendo in modo definitivo risolta la Questione
Romana. Viene riconosciuta la indipendenza della Santa Sede con la costitu-
zione dello Stato del Vaticano.
Osserviamo le differenze più significative tra le due Leggi:

207
All’art. 1 della Convenzione finanziaria dei Patti Lateranensi lo Stato si obbli-
gava a versare alla Santa Sede la somma di lire italiane di 750.000.000.
La Legge delle Guarentigie, con l’art. 4, prevedeva la dotazione della rendita
annua di £. 3.225.000, per il il “trattamento” dei Pontefice ed i vari bisogni
ecclesiastici della S. Sede.
L’art. 5 della Legge delle Guarentigie riconosceva al Pontefice il godimento
dei Palazzi Apostolici, Vaticano e Lateranense con tutti gli edifici, attinenze e
dipendenze rimanendo però gli stessi di proprietà inalienabile dello Stato;
con la premessa al Trattato Lateranense, invece, veniva riconosciuta alla Santa
Sede la piena proprietà della Città del Vaticano, di Palazzi diversi (artt.
13,14,15,16) ed attinenze.
L’art.15 delle guarentigie prevedeva che i Vescovi fossero tenuti di prestare il
giuramento al Re, l’art.20 del Concordato prevedeva che i Vescovi prima di
prendere possesso della loro Diocesi prestassero nelle mani del Capo dello
Stato giuramento di fedeltà.
L’art. 16 delle Guarentigie prevedeva l’ abolizione del placet regio e l’exequa-
tur ed ogni altro assenso governativo per la pubblicazione e l’esecuzione degli
atti dell’autorità ecclesiastiche, l’art. 24 del Concordato prevedeva l’abolizione
dell’exequatur, del regio placet nonché ogni nomina cesarea o regia in materia
di provvista di uffici ecclesiastici in tutta Italia, salve le eccezioni stabilite dalla
Legge speciale prevista all’art. 18.

208
La Carboneria

Per la Carboneria tutto il mondo è una Foresta e liberare la Foresta dai lupi
significa liberare il mondo.
I non addetti sono i Pagani. Tutti i Buoni Cugini sparsi nel mondo formano
una grande famiglia, suddivisa in tante famiglie costituenti le Vendite.
I Buoni Cugini, con la solennità del rito, si riuniscono per carbonizzare il
materiale raccolto nella Foresta e preparato nella Vendita, nella Baracca. Ivi
trovasi il Fornello di carbonizzazione.
Vendita e Baracca sono due luoghi diversi, come loggia e tempio nel rituale
massonico”. (tratto da: Oreste Dito, Massoneria e Carboneria, pag. 141)
Il Jornal de Bruxelles e L’Osservatore Romano asserivano che Carboneria e
la Massoneria, nonostante i simboli ed i diversi emblemi, avevano “intima
identità” (7 gennaio 1863) e discutendo sul Carbonarismo italiano riportava-
no il giudizio in merito dello scrittore massonico Beghellini da Scio, con il
commento di Acerellos e di Wit. Essi confermavano l’identità della Massoneria
e della Carboneria. Negli Annali cronologici della massoneria nei Paesi Bassi
si evidenziavano “rassomiglianze in parecchi punti della massoneria soprattut-
to nel grado di Rosa Croce; gli altri Alti Gradi scozzesi offrono materia a taluni
contrassegni, quando si mettono a confronto di certe manifeste somiglianze,
quantunque lascino luogo a dubitare quali dei due, cioè la massoneria o la
Carboneria, non sono che una imitazione”. Nella Carboneria italiana vi sareb-
be stata una applicazione dei principi massonici come la Giovane Francia, la
Giovane allemagna, la Giovane Polonia.
Secondo l’organo di stampa del Vaticano, il programma della Carboneria ita-
liana sarebbe stato di ristabilire la libertà, l’uguaglianza e la fraternità primiti-
va, dopo di avere fatto tabula rasa di tutte le istituzioni che essa pretende siano
opposte ad una rigenerazione politica e sociale”.
Il generale Colletti asserì che i Carbonari, in una sola metà d’Italia, contava-
no, nel 1820, 643.000 adepti. (L’Osservatore Romano, 9 gennaio 1863)

209
San Teobaldo
San Teobaldo venerato dai Carbonari, da non confondersi con gli omonimi
santi di Vengadice, di Alba e di Marly, discende dal conte di Brie e di Champagne.
Nel 1053 abbandona la casa paterna, insieme all’amico Gautier va a Reims,
poi nella foresta di Piting, in Germania e si occupa come aiutante dei murato-
ri per i quali prepara il carbone.
Pellegrino a Campostella, a Roma e a Venezia per imbarcarsi per la Terra
Santa, dove non può andare a causa della guerra. Nel 1056 si stabilisce presso
Salanigo (Vicenza) dove viene ordinato sacerdote, supera gravi tentazioni; com-
pie miracoli e muore nel 1066. Forse fu canonizzato da Alessandro III.
(G. Bragognolo, Enrico Bettazzi: Il Risorgimento nazionale, Torino, Petrini,
1912, Tratto da: Rosario Esposito, La Massoneria in Italia dal 1800 ai nostri
giorni, pag. 20)

Mazzini carbonaro
ll prof. Luigi Matteucci pubblicò nei Misteri della Frammassoneria, pag.
864 un articolo in cui asserisce che Giuseppe Mazzini “fu presto ammesso
come apprendista in una vendita dei Carbonari” rilevando quanto affermato
dagli Scritti di colui che sarà poi fondatore della Giovane Italia:
“Io allora ero impotente a tentare cosa alcuna di mio, e mi si affacciava una
congrega di uomini i quali inferiori probabilmente al concetto, facevano ad
ogni modo una cosa sola del pensiero e dell’azione; e sfidando scomuniche e
pene di morte, persistevano, distrutta una tela, a rifarne un’altra. E bastava
perché io mi sentissi in debito di dar loro il mio nome e l’opera mia”.
Il predetto Matteucci si soffermò anche sulla capitazione mensile degli affi-
liati, venticinque lire all’entrare e cinque lire al mese (somme che gli stessi
pagavano per contribuire al fabbisogno ed attività dell’associazione) e di cui
Mazzini affermava: “Tale contribuzione era grave e a me, studente, più che ad
ogni altro. Pure mi parea buona cosa. Grave colpa è raccogliere danaro altrui
e usarne male; più grave l’esitare davanti a un sacrificio pecuniario quando le
probabilità stanno perché giovi ad una buona causa”.

210
Lotta al partito clericale ed alle
associazioni sovversive

Il Gran Maestro Lemmi, in data 17 febbraio 1886, scrisse al Presidente del


Consiglio, il massone Depretis: ”In nome de’ Liberi muratori italiani io chieg-
go al Governo che intorno ai grandi indizi di cospirazione clericale contro la
Patria, denunciati da quasi tutta la stampa, sia fatta senza indugio o piena luce
o piena giustizia. Intanto dichiaro che le Logge massoniche non cesseranno dal
mantenere viva e vigilantissima la coscienza pubblica contro le macchinazioni
del Vaticano.
Il tono della lettera fa capire quale fosse l’influenza, a fine secolo XIX, della
Massoneria sugli alti vertici politici, tenuto anche conto della massiccia presen-
za dei Liberi Muratori nelle Istituzioni dello Stato.
Ne La Civiltà Cattolica, quaderno del 7.5.1884, Novelli scriveva: “Quello che
è certo, che teste coronate e principi di sangue hanno ad onore di essere affi-
liati alla setta; ed oggimai siamo venuti al punto che, in certi paesi, general-
mente, per avere fortuna, per ascendere a posti lucrosi ed onorevoli, il passa-
porto più efficace è essere iscritto alla stessa. Tutto ad essa piega! Piegano i
municipi, piegano le repubbliche, piegano i coronati sovrani, piegano gli eser-
citi”. (vedi: Rosario Esposito, Massoneria e l’Italia dal 1800 ai nostri giorni,
pag. 233)
Quanto scritto appare forse esagerato, ma questa era l’opinione più diffusa.
I Dignitari massonici, erano convinti che per essere efficaci nelle scelte politi-
che del nuovo Stato unitario occorreva che nei posti di governo e direttivi della
pubblica amministrazione vi fossero persone fedeli ai nuovi ideali.
La lotta intrapresa dall’Azione cattolica e dall’Opera dei Congressi, associata
all’azione popolare per il riconoscimento dei propri diritti condotta dal partito
socialista e dai radicali, indusse il Governo, e per esso il massone Ministro
dell’Interno Rudinì, ad emanare rigide disposizioni di polizia contro le assem-
blee del partito clericale e i movimenti popolari:

211
Disposizioni ai Prefetti
Circolare riservata, Roma 18 settembre 1897:
Seguo da qualche tempo attentamente il continuo e progressivo risveglio del
partito clericale e non posso a meno di richiamare l’attenzione della S.V. più
che sul fatto in se stesso, sui mezzi ai quali detto partito ricorre per la pro-
paganda delle proprie idee e l’attuazione dei propri adempimenti.
Fra tali mezzi quelli usati più comunemente e con maggior successo sono
la costituzione di Associazioni e di Circoli e le conferenze. Abituato, come
sono, al rispetto per ogni principio di libertà, non permetterò mai che siano
impedite od ostacolate le manifestazioni di un partito; anche se, come il cle-
ricale, è avverso alle nostre istituzioni e ai nostri ideali, tutte le volte che tali
manifestazioni restino nel campo della legalità e non attentino direttamen-
te o indirettamente alle istituzioni e agli ordinamenti che ci reggono. Non
permetterò d’altra parte che si usi alcuna tolleranza a questo partito quan-
do gli atti suoi mirano precisamente a quest’ultimo scopo. In questo caso le
Associazioni, ed i Circoli clericali dovranno essere considerati e trattati come
Associazioni e Circoli sovversivi, e le conferenze del partito clericale, perico-
lose per l’ordine pubblico al pari di quelle dei partiti sovversivi, dovranno
pure esse avere pari trattamento. Le autorità dovranno, altresì, esercitare a
tempo opportuno un’attenta vigilanza sulle mosse del partito clericale nel
campo elettorale e specialmente sugli atti dei ministri del culto in rapporto
alla libertà e sincerità del voto.
Ogni qualvolta, quindi, venga accertato che tali atti cadono sotto le sanzioni
degli articoli 95 della legge comunale 107, della legge elettorale politica, si
avrà cura, dopo raccolti gli elementi della loro sussistenza, di denunziare i
responsabili all’autorità giudiziaria, per il conseguente provvedimento.
Confido nella S.V. per una esatta interpretazione di siffatte istruzioni e la
prego di un cenno di ricevuta.
Il Ministro: firmato Rudinì.

- Telegramma riservato, Milano 27 settembre 1897:


Da qualche tempo il partito clericale, avverso all’unità nazionale, usa tene-

212
re nelle chiese riunioni di carattere strettamente politico che possono alla
lunga diventare cagione di gravi disordini e perciò qualora fosse segnalata
nella sua provincia qualche riunione in chiesa con carattere spiccatamente
politico io La prego avvertirmi e dirmi se Ella crede opportuno permetterla
o vietarla nell’interesse dell’ordine pubblico.
Firmato Rudinì.

- Circolare riservata, Roma 30 settembre 1897:


In relazione al mio telegramma del 27 andante n° 20319, credo opportuno
richiamare l’attenzione delle SS.LL. sulle sentenze della Corte di Cassazione
di Roma in data 23 marzo e 10 luglio 1897, con le quali si è stabilita la mas-
sima che le riunioni nelle chiese, per scopi estranei al culto, sono soggette
all’obbligo del preavviso dell’autorità locale di P.S. a termini dell’art.1 della
legge 30 giugno 1889 n°6164.
Firmato Ministro Rudinì.

- Telegramma riservato, Roma 7 ottobre 1897.


In caso di riunioni politiche clericali in chiesa voglia avvertirmi con qualche
anticipo per avere tempo di esaminare se sia opportuno vietarle. Avverto
che, di massima, qualunque riunione numerosa fatta in chiesa, anche con
inviti personali, deve essere considerata come pubblica, perché tenuta in
luogo pubblico, e qualunque riunione a scopo politico fatta in chiesa, deve
essere tenuta come capace di turbare l’ordine pubblico.
Firmato Rudinì.

- Circolare riservata, Roma 8 ottobre 1897:


Non sarà certamente sfuggito alle SS. LL. che nei Congressi e nelle riunioni
del partito clericale sono più volte fatti voti contrari alle libere istituzioni che
ci governano financo per la distruzione dello Stato italiano. Questi voti col-
pevoli ed insani non possono e non devono ulteriormente tollerarsi sia per
l’offesa che recano alla legge e sia ancora per l’oltraggio che viene fatto al
sentimento nazionale. Ho il dovere, quindi, su questo argomento, di richia-
mare la particolare attenzione dei signori Prefetti i quali debbono compren-

213
dere il grave obbligo che loro incombe di salvaguardare l’integrità delle
patrie istituzioni con tutti i mezzi legali consentiti, contenendo nei limiti di
esse l’azione di tutti i partiti sovversivi.
Curando con sollecitudine le disposizioni delle recenti mie circolari, io
credo che i Signori Prefetti abbiano una norma per regolare efficacemente
l’opera loro di fronte a qualsiasi esorbitanza del partito clericale pel quale
non richiedo che l’esatta applicazione della legge comune.
In questo intento è necessaria l’azione concorde dell’autorità giudiziaria,
con la quale, i signori Prefetti, vorranno intrattenersi non solo per manife-
stare e chiarire questi intendimenti del Governo, ma ancora per assicurare
l’accordo di tutte le autorità in difesa della legge e dei supremi interessi del
Paese.
Prego segnare ricevuta della presente.
Firmato Rudinì.
(La Civiltà Cattolica 30 ottobre 1897; tratto da: Rosario Esposito, La Masso-
neria in Italia dal 1800 in poi, pagg.147-149)

“Malgrado le cinque circolari del marchese Rudinì intese a rintuzzare la tra-


cotanza clericale, nessun effetto se ne è veduto, se se ne toglie la destituzio-
ne d’un paio di sindaci di comuni rurali. Intanto nelle maggiori città Torino,
Alessandria, le autorità civili e militari, e le comunali assistono all’entrata
dei nuovi vescovi: e questo si fa in pompa magna, processionalmente per
lungo tratto della città, con corteo e codazzo di lungo stuolo di associazioni
cattoliche. È una pompa mai per lo innanzi veduta, una ostentazione, una
sfida! Le famose circolari sarebbero state uno espediente per pacificare
Zanardelli!”.
(Domenico Farini, Diario di fine secolo, Novembre 1877, pag. 1203)

Una sentenza della Suprema Corte del 17 febbraio 1890 stabilì il principio
che le circolari ministeriali, le ordinanze prefettizie potevano considerarsi
come norme direttive ma non sostitutive della legge.
Alla Chiesa cattolica non mancavano i mezzi e le volontà degli affiliati per
cercare di isolare e contrapporre all’azione laica e dei questurini diretta a non

214
permettere assemblee religiose-politiche nelle chiese e nelle assemblee (“adu-
nanze contro le Istituzioni”), iniziative che volevano porsi sullo stesso piano
della massoneria nel chiedere la libertà di riunione.
Fu così che nell’annuale Assemblea massonica del 20 Settembre si fecero
voti perché il Governo provvedesse ad emanare una legge per disciplinare l’a-
zione del Vaticano.
Tale richiesta, scrive Giovanni Spadolini ne L’opposizione cattolica da Porta
Pia al ‘98, pag. 450, ”non impedirà il Card. Ferrari, in quello stesso giorno,
che la bandiera tricolore fosse innalzata sulla guglia più alta del Duomo di
Milano, riconfermando, nella Diocesi ambrosiana, il non possumus della Sede
apostolica”.

215
216
Dal diario di Domenico Farini, Presidente del Senato, massone
Un po’ di vita della Corte Reale

8 dicembre 1889
Nello stesso giorno, egli, Biancheri, rincarava sulle paure della principessa
Pallavicini (la Pallavicini prese occasione dal malanno colto a Pianciani il dì
innanzi per parlare della massoneria. A proposito di che essa diceva che
Biancheri avrebbe dovuto fare un discorso. E lui “si diranno le solite parole di
patriota etc. Dovessi dire la verità saprei bene io cosa dire, io lo conobbi bene
sovrattutto a Torino! a cagione della massoneria. “Lemmi, diceva il Biancheri,
l’ha portata ad un grado di ingerenza e di potenza, con l’aiuto di qualche mini-
stro; certi posti non si possono tenere se non vi si appartiene”. E come la
Pallavicini continuava, io dissi: “Quello che è potente e si diffonde è il gesuiti-
smo etc.” Il Biancheri combatteva la mia affermazione insistendo sulla poten-
za della massoneria e la Pallavicini concludendo che la massoneria ci condur-
rà a cambiare forma di Governo e il Bianchieri annuendo, io perdetti la pazien-
za e dissi non essere codesti discorsi da farsi da noi; che se noi così si parlava,
arrivederci cosa avrebbero detto gli altri etc…Né il Re né la Regina mi hanno
parlato, ma solo salutato. (pag. 1534)

20 novembre 1891 (Calatafimi)


Dopo colazione, si va in deputazione dalla Regina. Accoglienza cordiale. Ci si
congeda da essa e dopo dal Re che scherza al solito. Chiedo a Lui: “Ha Ella sco-
perto qualche altra Gibilrossa?” Ed Egli: ”Sì, un’altra, Calatafimi”. Ed io ”Bravo,
ci vada. E lui: “È troppo lontano, ci vuole troppo tempo”. Ed io: “Ci vada, ci
vada, Sua Maestà. Di molte battaglie si può ridere, là si trattò del tutto o nulla:
là Garibaldi disse a Bixio, che consigliava la ritirata: ”Qui oggi si muore”.

20- 21 febbraio 1893


…“Bonacci mi dice essere stato stamani, dal giudice istruttore Capriolo,
interrogato Nicotera come testimonio nell’affare della Banca romana. Lacava
mi dice che il deputato Antonelli sta per pubblicare una lettera in cui afferme-
rà che Pietro Tanlongo gli ha detto di avere egli recato 40.000 lire a Giolitti per

217
le elezioni. Lacava mi dice che per intromissione di Lemmi, gran maestro della
massoneria, non sarà stampata la lettera dell’Antonelli. Lemmi avrebbe avvisa-
to Crispi delle gravi risultanze che contro di lui apparirebbero dalla carte del
processo. Il procuratore generale Bartoli sarebbe anche esso massone. Tra le
altre cose dai documenti risulterebbe che donna Lina Crispi ebbe una volta 6
mila lire in oro dal Tanlongo prima di recarsi a Carlsbad”. (pag 205)

8 gennaio 1895: (situazione politica della massoneria)


Adriano Lemmi, Gran Maestro della massoneria, si è dimesso. Questa asso-
ciazione per quanti elementi repubblicani contenga, dacché la sinistra, fu al
potere, divenne governativa. La combattono furiosamente parte dei monarchi-
ci d’opposizione (Gazzetta Piemontese di Torino) per combattere il Bottero.
(Gazzetta del Popolo di Torino) combattevano fino ad oggi i radicali d’opposi-
zione. Questi sperando d’averla colla nomina del nuovo Gran Maestro, nelle
mani, mutano metro. Dicono che bisogna trasformarla dandole tendenze e
propositi democratici-sociali; dicono che bisogna mantenerle riti e forme sim-
boliche e segrete, per sottrarla alle possibili violenze reazionarie. Insomma, se
il loro gioco riesce, ne faranno una società repubblicana. Bisogna stare attenti
e, nel caso, non lasciarle mettere piede. Certo il torre ai liberali quest’aiuto,
mentre la marea clericale cresce, non sarà lieve danno. E la monarchia dovrà,
in ogni caso, fare toccare con mano che essa combatte i massoni perché
repubblicani, non perché anticlericali. Guai se si potesse credere che la
monarchia simpatizza, fornica col Papato. (pag. 815)

20 Settembre 1895, Domenico Farini sottolinea il clima incandescente ed


anticlericale instaurato in occasione del XX Settembre 1895. Il 23 Settembre
Mons. Pampirio, Vescovo di Vercelli, asserisce “Essere la presente persecuzio-
ne della Chiesa peggiore di quella di re Erode, perché almeno Erode non face-
va l’illuminazione sotto il naso di Cristo!”

12 ottobre 1895, Farini narra che un affiliato dei terziari di San Francesco
d’Assisi aveva nelle mani un libretto nel quale era annotato: “I terziari sono
nella Chiesa quello che i frammassoni sono nel secolo”.

218
9 gennaio 1896, (tentativo di soppressione del XX Settembre).
A Torino ieri, discutendosi il bilancio, il clericale consigliere Scati, discen-
dendo forse dall’omonimo generale di Carlo Alberto, propose che si togliesse-
ro 500 lire dalle spese per feste e ricorrenze (3000 lire!) per sopprimere la
festa del 20 settembre. E fu la proposta vinta da 35 clericali contro 34 malgra-
do che Villa, presidente della Camera, si opponesse. Votarono coi clericali, l’ex
deputato di destra Nasi ed il barone Manno, colui che manomise gli archivi del
Regno, il padrone della consulta araldica.

31 marzo 1896, (monumento a Garibaldi).


I giornali pubblicano il resoconto delle spese fatte per il monumento a Gari-
baldi. Il comitato incassò 1.242.701,13: spese 1.221.275,09 con un avanzo di
21.426.04. Gli incassi furono di 1 milione dello Stato, 80.000 del Comune di
Roma, ridotte a 20.000 per la demolizione della vedetta appenninica, di sua
proprietà, là demolita, e per guasti alla passeggiata. Il resto fu il risultato di
pubbliche sottoscrizioni. (pag. 903).

24 giugno 1896, (monumento a Vittorio Emanuele).


Il municipio di Milano, clerico-moderato, invitando il Card. Ferrari ed il
capitolo del Duomo alla inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele,
batte la sua via. E col rifiuto del Cardinale ed i commenti dei clericali, procura
uno sfregio alla memoria del Re. (vedi Popolo Romano pag. 973)

25 giugno 1896,
Tribuna. Adesione della massoneria (Nathan) all’inaugurazione al monu-
mento a Vittorio Emanuele.
Male scelto il rappresentante E. Ferrari, che a Venezia fuggì per non trovar-
si accanto ai Sovrani all’inaugurazione dell’analogo monumento di cui era
autore. (pag. 979)
24 settembre 1896, richiesta di riduzione dei Parlamentari: lettera indirizzata
a Rudinì
… Il Senato non raggiunse mai 360 (Senatori), numero attuale. È mio avvi-
so, per stare in equa ragione col numero dei nostri deputati e con quello dei

219
Senati forestieri, che il nostro non dovrebbe superare mai i 350…Concludo che,
nominandone ora una trentina al massimo, entro due anni si discenderebbe alla
cifra indicata come la più opportuna; né penso si offenderebbero suscettività di
sorta. Ed ora indulgete al mio franco parlare, aggradite i miei ringraziamenti e
con una stretta di mano, credetemi sempre V. Aff. Domenico Farini (pag. 1037)

24 ottobre 1896, (onorificenza a Rudinì).


Nella notte del 23 al 24 al tocco, ho ricevuto il bel telegramma sull’etichet-
ta ed alle due quello del Re, sulla concessione fatta a Rudinì:
“ S.E. cav. Domenico Farini, Roma
D’ordine di Sua Maestà il Re ho l’onore di avvertire l’E.V. che alle funzioni di
domani si porterà il collare dell’ Annunziata. Rudinì”.
“S.E. il cav. Domenico Farini, cavaliere SS. Annunziata. Roma.
I servizi resi alla Patria dal marchese Antonio Starabba di Rudinì, Presidente
del Consiglio dei Ministri, e le prove di devozione da lui date a me ed alle isti-
tuzioni, mi hanno indotto ad associarlo più direttamente alla presente gioia
della famiglia col conferirgli l’ordine supremo della SS.ma Annunziata.
Mi affretto a mandare a Lei la notizia di questo mio atto, persuaso che le tor-
nerà gradito e le confermo ad un tempo la mia antica affezione. Umberto”.
(pag. 1056)

25 gennaio 1897,
Il Don Chisciotte continua a battere: l’Africa è un pericolo costante, la guer-
ra permanente. L’episcopato lombardo incolpa la massoneria della caduta del
potere temporale, della separazione della Chiesa dallo Stato, della soppressio-
ne degli ordini religiosi. Aprano gli occhi quei sedicenti liberali, che tengono
bordone al Vaticano nel gridare contro i massoni.
L’onesta Gazzetta Piemontese tarpa la pastorale dei vescovi lombardi non
riproducendone la parte con la quale si fa colpa alla massoneria di tutte le con-
quiste del liberalismo. Incredibile, ma vero. Era più onesto il Sillabo, che alme-
no chiamava pane il pane. Così questi pretesi liberali, uso Roux, venderebbero
non le opinioni, ma anche l’anima al diavolo pure di sfogare i loro livori ed
avvantaggiare la propria bottega. (pag. 1124).

220
Statistiche delle Logge e dei Massoni

Le prime Logge
“In Ispagna la prima Loggia fu fondata dagli Inglesi, a Gibilterra nel 1726.
Altra ne fu fondata a Madrid nel 1727.
A Calcutta, in India, nel 1728.(Oreste Dito, Massoneria e Carboneria, pag.22)
In Russia la Massoneria fu importata verso il 1731, nel 1740 gli inglesi
schiusero l’officina a Pietroburgo.
A Ginevra la prima Loggia fu fondata dagli inglesi nel 1737.
Nel 1738 la Massoneria penetrò in Svezia, in Olanda e in Germania.
“Il Vasari, nella vita dello scultore F. Rustici, ricorda che verso il 1512 si sta-
bilì in Firenze una compagnia detta della cazzuola, composta da dotti e lette-
rati di grido, che per i suoi simboli, quali la cazzuola, il martello, la squadra, il
livello e avendo come protettore Sant’Andrea Patrono del Rito scozzese, fu cre-
duta una vera società massonica”. (De Castro, tratto da: Massoneria e Carbo-
neria, pag. 34)
Grazie a Carlo Sackville Duca di Middlesex, le idee massoniche erano state
propagate dagli inglesi che allora frequentavano l’Accademia di Firenze. Fu ben
presto costituita una Loggia, alla cui direzione, quale primo M.V., ci fu un certo
“Monsieur Fox”. Più tardi Lord Holland, il segretario di Stato di Giorgio II e
padre dello statista Carlo Giacomo Fox, il grande rivale di Pitt. Dapprima si
associarono gli inglesi con gli italiani, soprattutto gli scienziati dell’Accademia
di Botanica. (Il Libero Muratore, pag. 142)
Il primo italiano ad essere iniziato alla Massoneria nella Loggia fiorentina fu
il Dott. Antonio Cocchi, medico della colonia inglese, come egli stesso scrive
nelle sue “Effemeridi”, una sorte di diario manoscritto in cui si legge, la data
del 4 agosto 1732. (Alessandra Fabbri, Il primo massone italiano)

“Quanto grande fosse la Massoneria, in Inghilterra lo si comprende dalle


seguenti cifre: dalla fine del 1913 all’inizio del 1927, solo a Londra furono

221
costituite 291 Logge. Nella provincia, durante lo stesso periodo, il numero delle
Officine salì da 1749 a 2600”. (Il Libero muratore pag. 15)

“Ma senza punto far caso d’idee e ritrovamenti che pajano affatto irragione-
voli, si può con tutta candidezza asserire che solo nell’anno 1648 furono in
Londra da Olivier Cromwell gettati di questa Setta o Società i primi fecondissi-
mi semi. Si sa infatti che aiutato egli da Irreton suo genero ed assistito da
Aligenon Sidney, Nexil, Martin Wildman, Haringron, da Monk e Fairfax suoi giu-
rati, pensò di stabilirvi quella misteriosissima unione a’ danni del Re Carlo
Sovrano poco temuto ed infelice dell’Inghilterra, e avendola in tre separate
classi divisa ha solo alle teste politiche palesato il gran segreto. ”(Istituzione -
Riti e Cerimonie dell’Ordine del Francs-Maçons ossian Liberi Muratori -
Venezia, MDCCLXXXV presso Leonardo Bassaglia”, pagg. 4-6)

“Venendo ora alle Classi, in cui fu divisa questa Società, (la Massoneria) si
è quella degli Ingegni penetranti, la seconda dei mobili ed inquieti e la terza
degli increduli e superstiziosi; ognuna di queste Classi ne riceve la dottrina in
modo molto diverso; ai primi si scuopre ben presto il vero senso di tutto e si
conferisce ad essi il carico di Oratori, o per meglio dire di Entusiasti della
Compagnia, carico importante e delicato, ch’è uno dei principali sostegni di
essa. La seconda Classe non vi arriva che a gradi, addentrandovisi i Soci con gli
emblemi e similitudini che loro si propongono, le quali imbarazzano la loro
immaginazione volatile, il cui allontanamento o sgarro potrebbe cagionar qual-
che disordine. Dagli ultimi finalmente altro non si ricerca, se non che seguiti-
no ciecamente quello spirito di dottrina che vien ad essi insinuato, abbraccian-
dolo con zelo, sostenendolo con forza, e che restino inviolabilmente attaccati a
que’ pretesi oracoli, che un fanatico furore ripete loro incessantemente.
Le Classi, o gradi che abbiamo accennati fanno conoscere i Francs Maçons
sotto i nomi di Fratelli Serventi, di Garzoni, di Lavoratori, di Maestri e di
Architetti o Scozzesi” (idem, pagg. 18-19)

Il giornale Polìtika di Belgrado pubblicava che la prima loggia in Iugoslavia


fu fondata nel 1769 a Glina, in Croazia; la prima loggia dell’antica Serbia fu

222
eretta nel secolo XVIII a Belgrado e nel 1848 aveva la sua sede nei pressi del
castello della città. (L’Osservatore Romano, 5.4.1925)

L’Osservatore Romano, del 28 settembre 1892, scriveva che il numero dei


massoni nel mondo era il seguente: Europa 7.966.148, Stati Uniti d’America:
5.805.320, Canada e le Repubbliche Sud- Americane: 4.581.238, Asia, compre-
so l’Egitto: 87.882, Cuba e Puerto Rico: 19.716.
Totale dei massoni esistenti: 21.861.764.

A Lipsia nel 1925 il Calendario Dalens, chiamato così dal suo fondatore,
pubblicava dati, riviste massoniche. In quell’anno la Massoneria Svizzera aveva
400 membri e 30 Logge.
Da quell’elenco si evince che, prima dell’armistizio, il numero dei fratelli
combattenti ammontava da parte delle potenze centrali a 12.000 e da parte
degli alleati a 36.000 compresi 3.157 americani e 702 marinai.
Al principio dell’anno 1925, il numero dei fratelli massoni ammontava a
3.751.112 che lavoravano in 26 mila tende di costruzione. L’aumento negli
ultimi dieci anni era stato di 1.300.000 membri; avevano dato il loro maggior
contributo, gli Stati Uniti, che nel 1915 contavano 1.580.000, e nel 1925,
2.752.000.
La Gran Bretagna, a Londra sola contava 312.000 massoni
Il blocco anglo-americano 3.100.000.
Il resto del mondo sommava 350.000 fratelli, così suddivisi:
Germania: 80.000.
Svezia: 20.000.
Francia, comprese le colonie: 50.000.
Italia, 25.000 appartengono al Grande Oriente Palazzo Giustiniani, in 502 logge (66
fuori Italia) “simboliche” e 183 logge di rito scozzese (25 all’estero).
Italia - Piazza del Gesù - 380 logge scozzesi e 91 simboliche; non risulta indicato il
numero dei fratelli.
Olanda: 8.157
Danimarca: 6.000
Norvegia: 6.000

223
Spagna: 4.700
Belgio: 4.100
Portogallo: 3.000
Turchia: 2.600
Grecia, Bulgaria: 100
(tratto da: L’Osservatore Romano 5.4.1925)

Dati statistici
Da fonte massonica sono stati pubblicati alcuni dati statistici circa la popo-
lazione massonica: i Fratelli sarebbero stati, nel 1930, così suddivisi:
Europa: 514.000
Asia: 19.000
Africa: 8.000
America del Nord e colonie: 3.550.900
America centrale: 35.000
America del Sud: 95.000
Australia: 190.000.
In tutto sarebbero esistite 28.638 logge con 4.441.000 affiliati. Particolare
attenzione è stata dedicata alla Germania:
Logge 654, 76.258 affiliati
Grande Loggia – madre, nazionale di Berlino: 21.300 affiliati
Grande Loggia paesana dei massoni di Germania di Berlino: 21.009
L’Amicizia di Berlino: 11.422
La Gran Loggia di Sassonia: 7.500
La Loggia Al sole di Bayreuth: 4.000
La Gran Loggia di Amburgo: 5.000
La Gran Loggia di Francoforte: 3.290
La Concordia di Darmstadt: 896
Catena fraterna tedesca di Lipsia: 1.935
(L’Osservatore Romano, 11.2.1930).

Il giornale massonico The Builder comunicava alcuni dati della massoneria

224
in Austria. Secondo il giornalista W. Misar, la Gran Loggia viennese è sorta, l’8
dicembre 1918, dalla fusione di 14 logge clandestine e fu riconosciuta il 25
gennaio 1919 dalla Gran Loggia d’Ungheria. Nel 1925 la Gran Loggia di Vienna
contava 1.500 affiliati con 16 Logge. (L’Osservatore Romano, 5.4.1925)

In Inghilterra la moltiplicazione delle Logge e l’entrata dei membri delle


categorie intellettuali iniziò ben presto. “Qui si fanno massoni”, si poteva leg-
gere in molte taverne.
Nel 1723 durante la Grande Maestranza del Duca di Wharton, la cui elezio-
ne, avvenuta in maniera un poco violenta, non si rivelò affatto felice, si arrivò
al tentativo di portare in Loggia, di attirare qualche Officina nell’ambiente gia-
cobita. Questi tentativi ebbero, però, poco successo.
Nel 1725 si contavano già 52 Logge.
Nel 1732 alla Gran Loggia appartenevano già 109 Officine.

Logge orangiste
“Quando re Guglielmo II Stuart, cattolico, fu detronizzato nel 1688 da suo
genero, il protestante Guglielmo III d’Orange, le Logge divennero focolai di
intrighi giacobiti (ossia in favore del ristabilimento degli Stuart sul trono della
Gran Bretagna). Ma i protestanti non restarono inattivi; contro la massoneria
giacobita fondarono Logge orangiste, le quali accordavano il loro pieno soste-
gno a Guglielmo d’Orange. La situazione non era nettamente definita poiché le
logge delle due tendenze ammettevano, di fatto, membri sia protestanti, sia
cattolici, con prevalenza del dosaggio degli uni o degli altri a secondo i casi”.
(Serge Hutin, La Frammassoneria , pag.167)

Gli onorevoli massoni negli Stati Uniti nel 1925


Gli episcopali nord americani pubblicavano una statistica dalla quale si evin-
ceva che negli Stati Uniti solo l’1 per cento dei deputati e dei senatori non
appartenevano ad alcuna comunità religiosa.
Appartenevano, invece, alla Massoneria 304 deputati e 65 senatori, su un

225
numero complessivo di 96 senatori e di 435 rappresentanti alla Camera.
(L’Osservatore Romano, 21.4.1925)

L’organizzazione universale
Da un articolo de L’Osservatore Romano del 20.9.1909 sull’organizzazione
massonica universale si evince quanto appresso:
“Lo sviluppo contemporaneo della Massoneria data indubbiamente dalla
fondazione dell’Unità d’Italia, dalla presa di Roma, e attraverso il Kulturkampf
germanico si è mano mano allargato.
ll Grande Templario Iacco Long trasportò nel 1805 la sede della Direzione
Suprema della Massoneria Universale da Edinburgo a Charleston, agli Stati
Uniti. È pure innegabile che nel 1860 la Grande Loggia britannica di rito scoz-
zese di già spossessata dalla mancanza della Massoneria Universale dovette
abbandonare la sua giurisdizione triangolare sulle nazioni latine (Francia, Spa-
gna, Francia e Levante) e le venne sostituita la Gran Loggia Mazziniana d’Italia,
eretta nel centro del triangolo latino, con sede a Genova e dopo il 1870 a Roma.
Ed allora la Grande Loggia Suprema di Charleston dovette dare la sua parte
alla Grande Loggia Suprema latino-italiana concedendole un’ingerenza nella
Direzione Generale della Massoneria mondiale.
Attualmente i tre centri massonici sono Charleston, Edimburgo e Roma”.

226
Francesco Crispi

“Più volte è stato ribadito che il suo furor massonico contro il clero, per i
suoi privilegi, non intaccava la validità della religione cattolica come di tutte le
altre confessioni.
Crispi che, peraltro, aveva dato senso di equilibrio politico quando sostenne,
in Parlamento, la necessità di un trattato con il Vaticano che riuscisse a rego-
lamentare tutte le questioni sospese dopo la presa di Porta Pia, dimostra in
occasione del matrimonio della figlia Giuseppina, come non fosse solo un
mangiapreti. Alberto Lombroso pubblicò sulla Gazzetta di Messina una lette-
ra inedita di Crispi al suo amico e conterraneo Padre Luigi Di Maggio per le
nozze celebratesi a Napoli il 12 gennaio 1895, con matrimonio religioso, tra la
figlia Giuseppina ed il Principe di Linguaglossa”.

Matrimonio cattolico
Crispi aveva allora 75 anni ed era Presidente del Consiglio, così scriveva al
suo amico il giorno dopo il matrimonio: “Mio caro Luigi, volevo scriverti ieri
dopo la funzione religiosa, ma me ne mancò il tempo.
E vorrò dirti le mie impressioni, prima di parlare di affari. La Chiesa ha sugli
uomini un predominio che non ha lo Stato. Il prete val più del Sindaco, e la
cerimonia religiosa imprime nelle menti quel rispetto che non sa imprimere
la cerimonia civile. L’altare, i cori, la musica commuovono, mentre la stanza
municipale, nella quale gli sposi proferiscono il fatale sì, lascia indifferenti.
Il contratto val molto nelle conseguenze civili, ma il sacramento esalta i
cuori”.
Commentava L’Osservatore Romano del 12.2.1930: “In un uomo come
Crispi questa testimonianza acquista un insospettato altissimo valore, che
ritorna oggi di maggiore attualità, dopo che al matrimonio religioso sono stati
attribuiti anche gli effetti civili”.

227
Abba Garima
Da chella ‘ingrata patria abbandunati
Abbandunati comm’a tanta cani
Poveri priggiunieri disperati.
Mannaggia ‘o primo ‘e marzo
Mannaggia ‘a Barattier,
Ca purtasti ‘o maciello
Un esercito intier.
Mannaggia ‘all’Abbissinia,
Stu bruttu cimitero,
Mannaggia ‘a Ciccio Crispo
Cu tutt’o Ministero.
Un soldato prigioniero di guerra

(Giovanni Tedone, I ricordi di un prigioniero di Menelik dopo il disastro


di Adua. Tratto da: Rosario Esposito, Massoneria e I’Italia dal 1880 ad oggi,
pag. 142)

228
Imperi, Reami, Repubbliche, le presenze
massoniche

ARGENTINA
Cornelio Saavedra (1759-1829), Presidente della prima Giunta autonoma
argentina.

Justo José De Urquiza (1801-1870), Presidente dell’Argentina, iniziato nella


Loggia Jorge Waschington n. 44.

Santiago Derqui (1810-1867), Presidente della Repubblica Argentina, inizia-


to nella Loggia San Juan de la Fe di Paranà.

Domingo Faustino Sarmiento (1811-1888), Gran Maestro della Massoneria


Argentina.

Bartolomé Mitre (1821-1906), Presidente dell’Argentina, membro della


Loggia Union del Plata.

Mariano Acosta (1825-1893), Governatore della provincia di Buenos Aires,


iniziato nella Loggia Consuelo del infortunio n.3 nel 1892.
Infortunio n.3 nel 1892.

Carlos Pellegrini (1846-1906), Presidente della Repubblica Argentina, inizia-


to nella Loggia Regeneratiòn, Gran Maestro del Grande Oriente del Rito
Argentino.
Maestro del Grande Oriente del Rito Argentino.

Roque Sàenz Pena (1851-1914), Presidente dell’Argentina, iniziato nella


Loggia Docente nel 1882.

229
José Figueroa Alcorta (1860-1931), Presidente della Repubblica Argentina,
iniziato nel 1892 nella Loggia Pietad y Union di Cordoba.

AUSTRALIA
Edmund Barton (1849-1920), Primo Ministro del Commonwealtk dell’Au-
stralia, membro della Loggia Harmony nel 1878.

Robert Menzies (1894), Presidente del Consiglio australiano.

BELGIO
Leopoldo I (1790-1865), Re del Belgio, iniziato nella Loggia Zur Hoffnung di
Berna nel 1813.

BOLIVIA
Antonio Josè De Sucre (1795-1830), Presidente della Bolivia.

BRASILE
Antonio Pedro De Alcantara Bourbon – Don Pedro I (1798-1834), Impe-
ratore del Brasile, iniziato nella Loggia Comércio e Arte di Rio de Janero il 13
giugno 1822.

Hermes Rodrigues Da Fonseca (1855-1923), Presidente del Brasile, inizia-


to nella Loggia Roscha Negra di Sao Gabriel.

CANADA
Robert Laird Borden (1854-1937), Primo Ministro del Canada, membro
della Loggia St. Andrews 1.

230
John G. Diefenbaker (1895), Primo Ministro del Canada, Membro del Rito
Scozzese.

CECOSLOVACCHIA
Edvard Benes (1884-1948), Presidente della Cecoslovacchia, iniziato nella
Loggia Jan Amos Komensky di Praga.

CILE
Bernard O’ Higgins W. Riquelme (1776-1842), Padre della nazione cilena,
iniziato nella Reunion ameriana.

Salvator Allende Gossens (1908-1973), Presidente della Repubblica del Cile.

DANIMARCA E NORVEGIA
Cristiano VII (1749-1808), Re di Danimarca e di Norvegia, Gran Maestro di
Danimarca.

Cristiano VIII (1786-1848), Re di Danimarca e di Norvegia, Gran Maestro di


Danimarca.

Federico VIII (1843-1912), Re di Danimarca, Gran Maestro di Danimarca.

Cristiano X (1870-1947), Re di Danimarca e Re di Islanda, Gran Maestro della


Gran Loggia di Danimarca.

EGITTO
Ismail Pascià (1830-1895), Khedivé d’Egitto, Gran Maestro della Gran Loggia
d’Egitto.

231
Ahmed Fuad Pascià -Fuad I- (1868-1936), Re di Egitto, iniziato nel 1912
nella Loggia Propaganda Massonica di Roma.

FRANCIA
Luigi XVIII (1755-1824), Re di Francia, iniziato nel 1784.

Napoleone Bonaparte (1769-1821), Imperatore, iniziato nella Loggia Army


Philadelphe.

Jules Grevy (1807-1891), Presidente della Repubblica Francese. Membro del-


la Loggia La Constante Amitié di Arras.

Jules Simon (1814-1861), Presidente del Consiglio Francese.

Emile Combes (1835-1921), Presidente del Consiglio Francese, iniziato


nel1867 nella Loggia Les Amis Réunis.

Marie-François Sadi Carnot (1837-1894), Presidente della Repubblica


Francese.

Emile Loubet (1838-1929), Presidente della Repubblica Francese.

François-Félix Faure (1841-1899), Presidente della Repubblica Francese,


membro della Loggia L’Amenité dell’Havre.

Leon Victor Bourgeois (1851-1925), Presidente della Società delle Nazioni,


Premio Nobel per la Pace nel 1920. Iniziato nella Loggia Sincérité nel 1882.

Gaston Doumergue (1863-1937), Presidente della Repubblica Francese.

Renè Adrien-Raphael-Jean Vivian (1863-1925), Presidente del Consiglio


dei Ministri francese.

232
Felix Eboue (1884-1944), Governatore dell’Africa Equatoriale Francese.

Pierre Mendes France (1907), Presidente del Consiglio di Francia.

Paul Doumer (1857-1932), Presidente della Repubblica francese, iniziato nel


1897, Loggia Union Fraternelle, Paris.

GERMANIA
Federico III (1831-1888), Imperatore di Germania, Gran Maestro della G.L.N.
di Germania.

Gustav Stresemann (1878-1929), Cancelliere di Germania, iniziato nel 1923


nella Loggia Friedich der Grosse di Berlino.

GIAPPONE
Ichiro Hatoyama (1883-1959), Primo Ministro del Giappone, Maestro mas-
sone nel 1955.

GRECIA
Giorgio I (1845-1913), Re di Grecia, iniziato in Danimarca.

Eleutherios K. Venizelos (1861-1936), Primo Ministro, iniziato nel 1898


nella Loggia Athina.

Costantino I (1868-1923), Re di Grecia.

Giorgio II (1890-1947), Re di Grecia, iniziato nel 1930 nella Loggia Wellwood


di Londra.

233
HAITI
Jan Pierre Boyer (1776-1850), Presidente della Repubblica di Haiti.

François Duvalier (1909), Capo di Stato di Haiti membro della Loggia Le


Mont Liban.

HAWAI
Kamehameha IV (1834-1863), Re delle Hawai, iniziato nel 1857 nella Loggia
Le Progrès de Oceanie.

Kamehameha V (1830-1872) Re delle Hawai, iniziato nella Loggia Havaiian


n.21.

Kalakaua David (1836-1891), Re delle Hawai, iniziato nella Loggia Le Progrès


de l’Oceanie n.124, nel 1859.

INGHILTERRA
Giorgio IV (1762-1830), Re d’Inghilterra, iniziato il 6 febbraio 1787.

Edoardo VII, (1841-1910), Re di Inghilterra, iniziato nel 1868 a Stoccolma,


Gran Maestro della Loggia Unita d’Inghilterra.

Edoardo VIII (1894-1972), Re d’Inghilterra, iniziato nel 1919 nella Loggia


Household Brigade.

Giorgio VI (1895-1952), Re d’Inghilterra, iniziato nella Nevy Lodge.

Winston Churchill (1874-1965), Capo del Governo inglese, iniziato nel 1901
nella Loggia Rosemary.

234
ISLANDA
Sweinn Bjornsson (1881-1952), Presidente d’Islanda, Gran Maestro della
Gran Loggia d’Islanda.

Asgeir Asgeirsson (1894-1972), Presidente dell’Islanda, Gran Maestro della


Gran Loggia di Islanda.

MESSICO
Anastasio Bustamante (1780-1853), Presidente della Repubblica messicana.

Antonio Lopez De Santa Anna (1795-1867), Presidente del Messico.

José De La Cruz Porfirio Diaz (1830-1915), Presidente del Messico, Gran


Maestro della Gran Loggia Messicana.

Francisco Madero (1873-1913), Presidente del Messico, membro della


Loggia Lealtad di Città del Messico.

Plutarco Elias Calles (1878-1945), Presidente del Messico, iniziato nella


Loggia di Helios di Guaymas.

Lazaro Cardenas (1895-1970), Presidente del Messico, iniziato a Guadalajara


nel 1925.

Miguel Aleman (1902-1952), Presidente del Messico, iniziato nel 1930 nella
Loggia Antiquites.

NAPOLI
Gioacchino Murat (1767-1815), Re di Napoli, Grande dignitario del Grande
Oriente di Francia.

235
Giuseppe Bonaparte (1768-1844), Re di Napoli poi di Spagna; iniziato nel
1805 alle Tuileries

OLANDA
Luigi Bonaparte (1778-1846), Re di Olanda, Maestro aggiunto dell’Oriente di
Francia.

NORVEGIA
Haakon VII (1872-1957), Re di Norvegia.

POLONIA
Stanislao II Augusto Poniatowski (1732-1798), Re di Polonia. Membro
della Loggia di Varsavia Underh three Helmets.

PRUSSIA
Federico il Grande (1712-1786), Re di Prussia, iniziato il 15 agosto 1738.

Federico Guglielmo II (1744-1797), Re di Prussia, iniziato nella Loggia Drei


Degen nel 1769.

Federico Guglielmo III (1770-1840), Re di Prussia.

Guglielmo I (1797-1888), Re di Prussia, poi Imperatore di Germania, inizia-


to a Berlino nel 1840.

REPUBBLICA DOMINICANA
Rafael Trujjllo (1891-1961), Presidente della Repubblica Dominicana.

236
REPUBBLICA ROMANA
Aurelio Saffi, Triumviro della Repubblica Romana, membro della Loggia
Dante Alighieri di Torino.

REPUBBLICA di SAN MARINO


Giuseppe Porcellini (1879-1960), Capitano Reggente della Repubblica di
San Marino, membro della Loggia Garibaldi di Pesaro.

RUSSIA
Paolo I (1754-1801), Imperatore di Russia.

Aleksander Fedorovic Kerenski (1881-1970), Capo del governo russo prov-


visorio.

SPAGNA
Manuel Azana Y Diaz (1880-1940), Presidente del Consiglio di Spagna, ini-
ziato a Madrid nel 1932.

STATI UNITI
George Washington (1732-1799), iniziato nel 1752 nella Loggia Fredericks-
burg.

John Hancoch (1737- 1793) Governatore del Massachusset, iniziato, nella


Loggia Marchant.

Thomas Jefferson (1743-1826), Presidente degli Stati Uniti.

Dewitt Clinton (1769-1828), Governatore dello Stato di New York, G.M. della

237
G.L. di New York.

James Madison (1751-1836), Presidente Stati Uniti. iniziato nel 1795, Loggia
Hiram Lodge.

James Jackson (1757-1806), Governatore della Giorgia, iniziato nella Loggia


Solomons n.1

James Monroe (1758-1831), Presidente Stati Uniti. iniziato nella Loggia Wil-
liamsburgh in Virginia.

Andrew Jachson (1767-1845), Vice presidente Stati Uniti, iniziato nel 1801.

Richard M. Johnson (1780-1850), Presidente degli Stati Uniti, membro della


Loggia Hiram. n. 24.

William Rufus King (1786-1853), vice presidente Stati Uniti, iniziato nella
Loggia Phenix.

James Buchanan (1791-1868), Presidente degli Stati Uniti, iniziato l’11


dicembre 1816.

George Mifflin Dallas (1792-1864), Vice presidente Stati Uniti, iniziato il


21.3.1918, Loggia Franklin.

Stephen Fuller Austin (1793-1836), Fondatore dello Stato del Texas, inizia-
to nella Loggia Luisiana.

Sam Houston (1793-1863), Governatore del Tennessèe del Texas, iniziato


nella Loggia Camberland.

James Knox Polk (1795-1849), Presidente degli Stati Uniti, iniziato il 5 giu-
gno1820 nella Loggia Columbia.

238
John B. Floyd (1805-1863), Governatore della Virginia, membro della Loggia
St.Johns n.36.

Andrey Johnson (1808-1875), Presidente degli Stati Uniti, iniziato nella


Loggia Greeneville n. 119.

James Abram Garfield (1831-1881), Presidente degli Stati Uniti, iniziato nel
1861 nella Loggia Magnolia.

William Mckinley (1843-1901), Vice presidente Stati Uniti, iniziato nella


Loggia Hiram.

Sterling Price (1809-1867), Governatore del Missouri, membro Loggia


Warren.

Ira J. Chase (1834-1895), Governatore dell’Indiana, iniziato nella Palatine


Lodge n.314.

Nathaniel P. Banks (1816-1894), Governatore del Massachusetts, membro


della Loggia Monitor.

John Cabel Breckinridal (1821-1875), Vice presidente degli Stati Uniti,


membro della Loggia Des Moines.

William Howard Taft (1857-1930), Presidente Stati Uniti, iniziato nel 1909
nella Loggia Kilwinning.

Garret Hobart A. (1844-1899), Vice presidente Stati Uniti, iniziato nel 1867
nella Loggia Fals City.

Theodore Rooselvelt (1858-1919), Presidente degli Stati Uniti, iniziato


Loggia Matinecock nel 1901.

239
Warren Gamaliel Harding (1865-1923), Presidente Stati Uniti iniziato nel
1901 nella Loggia Marion.

Franklin Delano Roosevelt (1882-1945), Presidente Stati Uniti. iniziato


nella Loggia Holland di New York, nel 1911.

Henry Agard Wallace (1888-1965), Vice presidente Stati Uniti, Maestro mas-
sone nel 1927.

Lyndon B. Johnson (1908-1973), Presidente degli Stati Uniti, iniziato nella


Loggia Johnson City.

Hubert Humphrey H. (1911), membro della Loggia Cataract di Minnea-


polis.

Gerald Rudolf Ford jr (1913), Presidente Stati Uniti iniziato nel 1949 nella
Loggia Malta a Grand Rapids.

SVEZIA
Gustavo III (1746-1792), Re di Svezia.

Gustavo IV Adolfo (1778-1837), Re di Svezia, iniziato il 10.3.1793 a Stoccolma.

Oscar I (1799-1859), Re di Svezia e di Norvegia. Nel 1818 Gran Maestro.

Carlo XIV J. B. Jules Bernadotte (1763-1844), Re di Svezia. Gran Maestro della


Gran Loggia di Svezia.

Carlo XV (1826-1872), Re di Svezia, Gran Maestro della Svezia.

Oscar II (1829-1907), Re di Svezia e di Norvegia, Pro Gran Maestro della Gran


Loggia di Svezia.

240
Gustavo V (1858-1950), Re di Svezia, Gran Maestro Onorario della Gran Log-
gia Unita d’Inghilterra.

Gustavo VI Adolfo (1882-1973), Re di Svezia, Gran Maestro della Gran Loggia


di Svezia.

SVIZZERA
Jonas Furrer (1805-1861), Presidente della Confederazione Elvetica, iniziato
nella Loggia Akazia n. 34 di Winterthur.

TURCHIA
Mustafa Kemal Pascha Ataturk (1881-1938), Presidente della Turchia, ini-
ziato nella Loggia Machedonia Resorta et Veritas nel 1938.

VENEZUELA
Joaquin Crespo (1845-1898), Presidente del Venezuela.

WESTPHALIA
Gerolamo Bonaparte (1784-1860), Re e Gran Maestro del Grande Oriente di
Westphalia.

IMPERATORI DEL SACRO ROMANO IMPERO


Francesco I (1708-1765), reggente Gran Ducato di Toscana e poi Imperatore
del Sacro Romano Impero, iniziato nel 1731.

Giuseppe II (1741-1790), Imperatore del Sacro Romano Impero.

(Dati massonici rilevati da I Mille volti di Massoni di Giordano Gamberini).

241
242
Tendenze politiche della Massoneria

La Massoneria nei propri rituali asserisce che l’Ordine dei Liberi Muratori
non può immischiare i problemi religiosi e politici con le tematiche svolte nel
Tempio che rivestono carattere sacrale.
In tale divieto, peraltro, vi è paradossalmente l’esaltazione della religione
“quale fulcro della vita umana la cui essenzialità per il singolo è così sentita e
così diffusa, da temere che la sua manifestazione in Loggia possa provocare
risentimenti e confronti non fraterni”. (Antonio Gualano, Le vie della luce,
pag. 39). Così la formazione individuale politica, attraverso gli approfondimen-
ti dei principi universali, naturali, e per ciò ugualitari, non può che sfociare in
tendenze personali facilmente catalogabili.
Occorre, peraltro, precisare che nei secoli XVIII e XIX la Massoneria italiana
impegnata fortemente nella lotta ai poteri dispotici, teocratici e per l’Unità
d’Italia, ha vissuto un periodo non sempre esoterico, anzi, con chiari connota-
ti politici e patriottici. La presenza degli affiliati nelle Logge era caratterizzata
da elementi che formavano un ampio ventaglio d’ispirazione politica e sociale:
da monarchici, repubblicani, radicali, socialisti ed anche da rappresentanti
dell’estrema sinistra. Da ciò anche la difficoltà di scelte operative sul territorio.
Il Consiglio dell’Ordine però ritenne di intervenire sull’appoggio politico al
partito clericale:
“….considerato soprattutto che l’attività politica dei suoi aderenti si esplica
nell’efficace osservanza dello statuto della massoneria, riconosce mancare ai
suoi doveri il massone il quale non eserciti nella sfera del proprio stato socia-
le e politico una assidua funzione di contrasto contro ogni forma di reazione…
tolleri anche nella maniera meno dissimulata e soprattutto nei periodi ammi-
nistrativi e politici, e venga in aiuto alla parte in cui milita il partito clericale o
uomini che notoriamente vi aderiscano; (Il Consiglio dell’Ordine) delibera
essere dovere imprescindibile delle Logge di denunziare quei massoni che ven-
gono meno, in qualche modo, a tali norme fondamentali di coscienza masso-
nica”. (L’Osservatore Romano,14.11.1906)
La volontà dei Gran Maestri della massoneria di astenersi dall’indirizzare

243
politicamente i propri affiliati trova riscontro nei periodi meno impegnativi
nella lotta democratica. Non è difficile ammettere che specialmente nel secolo
XIX, la presenza ideale e numerica nelle Istituzioni e nel Governo abbia
influenzato le scelte politiche. Lemmi, Nathan, Ferrari, d’altronde, non
nascondevano tale impegno.
Con la caduta del Fascismo, non solo si doveva affrontare il problema della
nuova riorganizzazione dell’Ordine massonico, ma anche delle scelte elettora-
li per costituire un Governo parlamentare repubblicano.
Il Comitato della Gran Maestranza, costituito il 10 luglio 1944 da Umberto
Cipollone, Guido Laj e Gaetano Varcasia, emanò la seguente circolare in occa-
sione del referendum istituzionale del 2 giugno 1946:
“Noi non possiamo, non vogliamo ricordare ai Fratelli la necessità di tenere
fede ai principi che avemmo in retaggio da Mazzini, senza nulla imporre, nel
tempio del libero pensiero non sono ammesse coercizioni. Giudichino i
Fratelli, riandando alla storia d’Italia, particolarmente quella degli ultimi ven-
tanni, quale delle forme istituzionali sia meglio adatta ad una società moder-
na che si evolva in un processo di mondializzazione. Tale indirizzo non può
non indicare ai Fratelli, in linea di massima, la conseguente linea politica nel
mondo profano”.
L’impegno politico della Massoneria condusse, nel tempo, senza dubbio a
cercare anche un confronto con la Chiesa. (vedi la Lettre au Souverain Pontife
di Albert Lantoine; vedi Concordato di Napoleone con Pio VII, Antonio Gualano,
Le Vie della Luce, pag. 172)
A proposito dell’opera di diffusione ed applicazione dei principi laici-masso-
nici da parte degli uomini politici, l‘Assemblea del Liberi Muratori, riunitasi a
Roma nell’aprile 1908, emanò il seguente ordine del giorno: “…Mentre riaf-
ferma solennemente che la Massoneria italiana, lungi di essere fine a se stes-
sa, impone a tutti i fratelli il dovere non solo di rispettare i sommi principi di
patria e di umanità, ma di propugnare nella vita pubblica il principio democra-
tico nell’ordine politico, che sono quindi in colpa grave i deputati massoni che
mancano a questi doveri.
Rivendica al Gran Maestro, il Capo Supremo delle Logge italiane, il diritto
esclusivo di disciplinare l’indirizzo politico della massoneria…”. (L’Osserva-

244
tore Romano, 30.4.1908) Che i parlamentari avessero l’obbligo di uniformare
le loro scelte politiche ai principi massonici, si evince da una lettera che, il
25.6.1888, Adriano Lemmi, Gran Maestro, indirizzava a Francesco Crispi:
“Illustre, venerato e caro fratello. Plausi e ringraziamenti per l’energica e
sapiente opera con la quale, come capo dello Stato, trasfondete principi mas-
sonici di libertà e di giustizia nei movimenti e riordinamenti del consorzio civi-
le…”. (Benedetto Croce, Storia d’Italia dal 1871 al 1915, Laterza 1928)
Il sentimento d’amor di patria ed il cosmopolitismo nel massone, per
Fichte: “sono intimamente congiunti, anzi stanno entrambi in preciso rappor-
to: l’amor di patria è in lui l’azione, il sentimento cosmopolita è il pensiero; il
primo è il fenomeno, il secondo è l’interno spirito di questo fenomeno, l’invi-
sibile nel visibile”.

Interventismo massonico
La Massoneria italiana, tranne qualche personale eccezione, fu sempre favo-
revole ad un intervento armato contro l’ Austria. Lo spirito irredentista ed uni-
tario, di libertà, indusse i Dirigenti dell’Ordine a fare fronte colle associazioni
combattentistiche. Non mancarono, invero, dissensi sulla base del principio di
fratellanza che avrebbe dovuto cementare i Fratelli di tutto il mondo.

Cesare Battisti
“…Questa volta l’oratore fu uno dei Ministri senza portafogli, Bissolati, invi-
tato nella sua Cremona a fare la commemorazione di Cesare Battisti, trentino,
che la frammassoneria rivendicò tra i suoi adepti e i compagni socialisti van-
tarono tra i loro “apostoli”; già deputato di Trento nel Parlamento austriaco,
espatriato allo scoppio della guerra, ed arruolatosi nell’esercito italiano, cadde
prigioniero degli austriaci nei giorni dell’irruzione sull’altipiano di Asiago e da
loro, come traditore, giustiziato.
La riunione si tenne la domenica 29 ottobre, nel teatro Politeama cremone-
se. La commemorazione come ben s’intende era il pretesto ad un discorso
politico, ed il Bissolati ne prese l’occasione a ragionare intorno alla necessità

245
dell’intervento italiano nella guerra europea e lodare il Battisti che vi aveva
preso parte:
“Sì confessiamolo, noi avevamo fatto altro sogno…ci credevamo alla vigilia
del giorno in cui tutti i popoli davanti agli altari della dea ragione avrebbero
deposte le armi. Ci pareva che la solidarietà di borghesie illuminate, solidarie-
tà di interessi e sentimenti tra i proletariati avrebbero domato per sempre il
mostro della Guerra e iniziato l’era della pace sicura. Io stesso che vi parlo, io
che vi esorto a tendere i muscoli e i nervi nello sforzo supremo della guerra,
io fui fautore di intese pacifiche coll’Austria-Ungheria e per queste intese
andai, messo del partito socialista, ai convegni internazionali dove interveniva-
no anche i socialisti di Trento, i compagni di Cesare Battisti”.
(La Civiltà Cattolica, 18.11.1916, quad. 1594)

Il dissenso degli Ufficiali


Il Giornale d’Italia, il 14.6.1907, pubblicò un articolo che mise in risalto la
difficoltà dei militari iscritti nelle Logge massoniche di partecipare ad alcune
manifestazioni pubbliche:
“Ieri il Sindaco aveva convocato i rappresentanti di tutte le associazioni poli-
tiche e popolari per la costituzione del Comitato per le onoranze a Garibaldi.
Numerosi furono convenuti mentre alcune associazioni mandarono informan-
do di non aderire. Fra queste vi era una lettera della Loggia massonica Giusep-
pe Garibaldi, con la quale il venerabile signor Giovanetti, maggiore del genio
in attività di servizio, dichiarava di non aderire all’invito del Sindaco essendo
intenzione della Loggia di unirsi solamente a quel Comitato che si facesse pro-
motore di onoranze strettamente popolari. Ciò significa che il maggiore
Giovanetti e tutti gli altri ufficiali, se ve ne sono iscritti alla Loggia Giuseppe
Garibaldi, non potranno partecipare ai festeggiamenti che non abbiano signi-
ficato palese contro la monarchia e le istituzioni. Noi domandiamo se ciò può
essere permesso a chi veste la divisa del soldato”.

246
Il manoscritto di Leland e la volontà di
Locke di entrare nella Massoneria

Il Manoscritto di Leland è uno dei più antichi documenti che riguardino i


Liberi Muratori. Prende il nome da John Leland, antiquario inglese e cappella-
no di Enrico VIII che provvide a trascrivere il documento. Leland visse nel seco-
lo XVI.
Il manoscritto venne pubblicato per la prima volta nella Rivista inglese
Gentleman’s Magazine con il titolo: “Una lettera del famoso signor John
Locke, riguardante la Libera Massoneria, ritrovata nello scrittoio del Fratello
defunto”.
Il manoscritto contiene una serie di domande fatte da Enrico VI e le rispo-
ste date da Liberi Muratori.
Controversa è la vera data in cui venne alla luce il documento. È importan-
te, al riguardo, la lettera indirizzata da John Locke al conte di Pembroke:

Mio Signore,
finalmente con l’aiuto del Signor Collins, ho potuto procurarmi una copia di quel-
l’antico manoscritto nella Biblioteca Bodleiana, che eravate tanto curioso di cono-
scere e in obbedienza ai Vostri ordini, Ve lo spedisco. Molte delle note annesse le
ho fatte io stesso ieri l’altro perché potesse leggerle la mia Signora Masham, che è
così amante della Massoneria da dire che, adesso più di prima, desidera per lei, un
uomo capace di essere ammesso nella Fratellanza.
Il Manoscritto, del quale la presente è una copia, apparve circa 160 anni or sono,
ma come Vostra Eccellenza potrà constatare dal suo titolo, si tratta di una copia di
un altro documento, più antico di almeno 100 anni perché si afferma che l’origi-
nale sia stato scritto di pugno dello stesso Re Enrico VI: però come egli lo avesse
avuto rimane ancora oggi un mistero.
A me sembra che si tratti di un esame (forse tenuto di fronte allo stesso Re) a qual-
cuno della Fratellanza dei Massoni nella quale Egli stesso, a quanto si dice, sareb-
be stato accolto dopo essere uscito dalla Sua minorità ponendo, così, termine alle
persecuzioni che erano state portate verso quelli. Ma non desidero intrattenere più

247
oltre V. Ecc. su tale argomento. Io non so quale impressione farà su V. Ecc. questo
antico foglio, per me, non ve lo nascondo, ha molto acceso l’interesse, da indurmi
ad entrare nella Fratellanza: così come ho deciso di fare se sarò accolto.
Prossimamente sarò a Londra e quindi ciò sarà ben presto.
My Lord: di V.Ecc: Obb.mo et Um.mo Servitore, John Locke.

Interessante nell’interrogatorio, riportato nel documento, sottolineare la


risposta data sulle Arti insegnate dai Liberi Muratori:
Agricoltura Musica
Architettura Poesia
Astronomia Chimica
Geometria Arte del Governo
Numeri Arte della Religione
Spicca, altresì, la risposta data sulle capacità di insegnamento ed i mezzi per
attuarlo:
“Essi stessi erano esperti nel diffondere le nuove Arti: e ciò per il loro stes-
so onore e profitto. Essi velarono l’Arte di nascondere i segreti, acciocchè nes-
suno potesse mai scoprirli. Negarono l’Arte dei miracoli operativi e delle cose
profetizzanti a venire”. (Tratto da: L. Duranti, “Il Manoscritto di Leland”,
Serenissima Gran Loggia d’Italia)

248
Teatro e Massoneria

I responsabili de La Revue Lyrique et Dramatique inviarono da Parigi, in


data 16 febbraio 1912, una lettera ai Venerabili ed ai Fratelli massoni in cui
mettevano in risalto la possibilità di diffondere i principi massonici attraverso
il Teatro. Eccone sinteticamente, il testo:
“Un gruppo di artisti e di scrittori massonici e di liberi pensatori intrapren-
de l’organizzazione di questa società, il cui scopo e il cui programma è la fede
massonica ed artistica… Il Teatro è ai nostri giorni la tribuna popolare per
eccellenza; la cattedra di propaganda, la scuola del sentimento; deve anche
essere, e lo può, la trincea difesa più validamente dei soldati del progresso…
Quale mezzo pratico per fare progressivamente il teatro internazionale in que-
sto centro di lietismo internazionale che è Parigi, noi organizzeremo frequen-
temente serate di carattere artistico e familiare (teatri, concerti, balli) nonché
rappresentazioni di opere di grande successo, e di preferenza quelle che furo-
no mutilate dai regimi iniqui della tirannia.
Aggiungeremo a ciò, all’essenza di questo programma di alta moralità arti-
stica, il sublime principio massonico dell’umanitarismo positivo. La nostra
divisa: Arte ed Umanità”. (L’Osservatore Romano, 21.2.1912)

249
250
Il Patto di Roma

Il 21 Novembre 1872 si tenne, al teatro Argentina di Roma, un’Assemblea


dei rappresentanti le associazioni democratiche che, come riferisce il giornale
la Nazione, redarono un documento chiamato PATTO di Roma, che stamparo-
no, pare, clandestinamente.
A distanza di due anni appena dalla Breccia di Porta Pia si aspira ad una
repubblica sociale. Facenti parte del Comitato provvisorio delle Associazioni
appaiono personaggi che, peraltro, contribuirono attivamente all’Italia unita,
sabaudia, iscritti alla Massoneria, tra questi:
Giuseppe Garibaldi, Presidente onorario Federico Campanella, Aurelio Saffi,
Maurizio Quadrio, Ricciotti Garibaldi, Giuseppe Missori, Napoleone Barbon,
Luigi Castellazzo, Giuseppe Ceneri, Finocchiaro Aprile, Marco Alberto, Di
Lorenzo, Menotti Garibaldi, Salvatore Battaglia.
L’Assemblea deliberò ed emanò un Ordine del giorno col quale venivano
indicate le nuove fondamenta della società:
“- Sovranità popolare da manifestarsi mediante i rappresentanti della
Nazione, eletti dal voto universale riuniti in Costituente la cui autorità emani
perennemente dalla collettività.
- Essere la Repubblica sociale il governo più logico e più conforme agli inte-
ressi e alla prosperità della Nazione.
- Un Governo che non sia null’altro che il depositario del potere esecutivo,
affidatogli dal popolo legislativo e sovrano.
- Autonomia amministrativa e della sicurezza pubblica dei Comuni e delle
associazioni dei Comuni.
- Abolizione degli eserciti permanenti e organizzazione della nazione arma-
ta.
- Abolizione del giuramento politico come atto pubblico.
- Eleggibilità, revocabilità dei pubblici ufficiali e di tutti i Magistrati dell’ordi-
ne giudiziario per suffragio del popolo, e loro responsabilità personale davanti
ai tribunali comuni.
- Inviolabilità di domicilio e della persona, libertà assoluta di riunione, di

251
associazione, di stampa, meno per quest’ultima ciò che riguarda le private
offese ed i buoni costumi.
- Abolizione di ogni privilegio.
- Emancipazione completa del lavoro.
- Il lavoro sorgente unica della proprietà.
- Il sistema di vita economica del paese che fomentando la suddivisione
della possidenza, sviluppi commerci ed industrie, ed arrivi al più generale
benessere combattendo l’assorbimento in mano di pochi della ricchezza
nazionale.
- Abolizione dei giochi pubblici di borsa e del lotto, dell’usura e dei contatti
illegittimi.
- Soppressione di tutte le imposte e la creazione di un’imposta sola e pro-
gressiva sul capitale.
- Rilevare la posizione della donna e le condizioni della famiglia con leggi più
naturali sul matrimonio.
- Abolizione della pena di morte e riforma del sistema penitenziario.
- Libertà assoluta di coscienza ed abolizione di ogni culto sociale.
- Attuazione della formula: nessun diritto senza dovere, nessun dovere
senza diritto.
- Solidarietà con tutti i popoli nella via della libertà.
- Quegli altri principii che additerà il progresso democratico sociale indefi-
nito”.
(L’Osservatore Romano,1.12.1872)

Molte delle aspirazioni delle associazioni democratiche, socialiste sono tut-


tora materia di riflessioni e di compromessi politici.

252
Poesie

Ode di un Maestro Venerabile- secolo diciottesimo

Frees - Maçons, Illustre Grand Maître,


Recevez mes premiers transports,
Dans mon coeur l’ordre les fait naître ;
Heureux ! si de nobles efforts
Me font mériter votre estime,
M’élèvent à ce vrai sublime,
A la première vérité,
A l’essence pure et divine,
De l’âme céleste origine,
Source de vie et de clarté,
Nous suivons aujourd’hui des sentiers peu battus,
Nous cherchons à bâtir, et tous nos édifices
Sont ou des cachots pour les vices,
Ou des temples pour les vertus.
(Discorso del Cavaliere Ramsay)
(Une voie pour l’ Occident, pag 284)

Il Simbolo, “la poesia con cui Goethe ha rappresentato nella maniera più
commovente l’intera essenza del simbolismo massonico, il peregrinare del
Muratore attraverso i vari gradi, come la raffigurazione della più alta vita spiri-
tuale dell’uomo”.
Dei massoni il cammino
è simile alla vita
ed alle sue fatiche,
alle azioni degli uomini
assomiglia, quaggiù
nel mondo.

253
Al nostro sguardo
l’avvenire nasconde
grado a grado,
dolore e gioie.
Noi, senza timore
andiamo avanti
sulla nostra strada
sempre.

Remoto e grave incombe


come un velo su noi;
col rispetto più grande
il nostro passo
tranquillo muove,
più in alto delle stelle
e nel profondo
più delle tombe.

Voi saggi, riflettete


e annunziate così:
s’anche nel cuore
dei migliori s’alterna
la fermezza col dubbio,
noi sentiamo,

dall’al di là chiamare
le voci dello spirito,
dei Maestri il pensiero
e perciò non manchiamo
di esercitare la forza
del bene.

254
Qui in immortale serenità
si intreccian le corone
che debbono ampiamente
gli Operosi premiare.
Noi vi chiamiamo
alla Speranza.
(Il Libero Muratore, pagg. 109-110)

Nelle Logge francesi furono cantati i seguenti gentili versi (nella metà del
1700):

Nous ne faisons dans l’univers


Qu’une même famille
Qu’on aille en cent climats divers
Partout elle fourmille
Aucun païs n’est étranger
Pour la maçonnerie
Un frère n’ a qu’a voiagere
Le monde est sa patrie.
(Il Libero Muratore, pag. 68.

Altra canzonetta in voga nelle Logge alla fine 1700

Su fratelli, allegramente
Qui passiam tranquille ore
Nel felice ozio innocente
Di un’amica società.
regna ognor nel nostro core
Amicizia e fedeltà.
(Il Libero Muratore, pag. 143)

255
Versetti di una Loggia cecoslovacca:

Le mani che poco fa si son trovate


riuniamo ora in salda catena o Fratelli!
Da una oscura notte si leva
un nuovo abbagliante giorno.
Lo ieri sprofondò nel sangue,
l’indomani appartenga all’amore!
Uniamoci, da Uomo a Uomo, da Popolo a Popolo!
Non vi sia più nessuno di vicino o di lontano
cui la stretta delle nostre mani non procuri amore.
Salute a te avvenire! Chi può dire come sarai?
Noi ti auguriamo di essere il migliore dei secoli
e salutiamo col detto di Jan Kolar (poeta cecoslovacco):
“Chiami gli Slavi? Vedi, si annunzia l’Uomo”.
(Il Libero Muratore, pag. 218)

256
Appendice 1

“Libro di Capitoli dell’Arte de’ Muratori aggregata colli


Maestri Scarpellini” in Trapani

257
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289
290
291
292
APPENDICE 2

Il Campanile della Basilica della Madonna


dell’Annunziata di Trapani

Simboli dei Liberi Muratori

293
294
Squadra e compasso, strumenti di lavoro e simboli della rettitudine e della
determinazione e capacità operativa. La lettera “G” che si intravede indica l’iniziale del
Grande Architetto dell’Universo.

295
Caricatura ispirata dalla rivalità con gli antagonisti di mestiere e, a volte, anche con il clero

296
Testi consultati

Bollettino ufficiale del Grande Oriente d’Italia


Chiesa e massoneria un Dna comune, Rosario Esposito, Nardini editore, 1999.
Costituzioni e regolamenti dell’Ordine massonico
Congresso antimassonico internazionale di Trento Settembre MDCCCXCVI,
Antonio Gualano, 2010
Credere in Dio nell’età della scienza, Jon Polkighorne, Ed. Raffaello Cortina,
2000
Diario di fine secolo, Domenico Farini, Bardi editore, Roma
Dichiarazione dell’Instituto e scopo dei Liberi Muratori, stampatore France-
scantoni Marchesan, Rovereto MDCCXLIX
Esquema Filosofico de la Masoneria - Francisco Espinar Lafluente, Biblioteca
de estudios criticos
Giolitti - lo statista della nuova Italia, Aldo A. Mola, Mondadori editore, 2003
Giosuè Carducci, scrittore, politico, massone, Aldo A. Mola, Bompiani editore,
2006
Giuseppe Garibaldi, memorie, Bur, 1998
Giuseppe Garibaldi, Alfonso Scirocco, RCS Quotidiani Spa, Milano, 2003
Giuseppe Mazzini, Adelphi editore, Milano, 1972
I Cappuccini del Monte, 1902 T.E.C.A.
I documenti di Lanciano, Francesco Landolina, Catania 2010
I Fasci dei lavoratori e l’esperienza trapanese 1892-1894, Salvatore Costanza,
Cartograf, ottobre 1993
Il Libero Muratore, Eugen Lennhoff, Bastogi editore, 1981
Il Manoscritto di Leland, L. Duranti
I Maestri Comacini e le congregazioni massoniche, Francesco Loreti, 1974
I Mille volti dei Massoni, Giordano Gamberini, Edizioni Erasmo, 1975
I Misteri della Frammassoneria, Leo Taxil, Libreria di Gio-Fassicomo di Genova,
settembre 1888 Instituto dei Liberi Muratori, Padre Isidoro Bianchi, Camaldo-
lese, Ravenna presso Pietro Marti Neri, 1786
Io e Dio, Mancuso Vito, Garzanti editore, 2006
I primi cento anni di vita della libera muratoria in Sicilia, Casa Editrice Delta

297
Istituzione, Riti e Cerimonie dell’Ordine de’ Francs Maçons, ossia Liberi
Muratori, Venezia MDCCLXXXV
L’Anticoncilio di Napoli del 1864, Giuseppe Ricciardi, Bastoni editore, 1982,
Foggia.
La Città del Sole, Tommaso Campanella, Germana Ernst, Fabbri editore
La Civiltà Cattolica
La Frammassoneria, Serge Hutin
La Setta Verde in Italia, F. M. Enigma, deposito presso Desclée Lefelyre e C.
1907
Libro dei Capitoli dell’Arte de’ Muratori aggregata colli Maestri scarpellini
L’Osservatore Romano
La Massoneria e l’Italia dal 1800 ai nostri giorni, Rosario Esposito, Edizioni
Paoline, 1956
L’essere laico, il divenire, Antonio Gualano, Trapani, 2006
Le Vie della Luce, Antonio Gualano, Tipografia Gervasi-Cardella, 2001
Manoscritto di Leland, L. Duranti, Serenissima Gran Loggia d’Italia
Massoneria, Carboneria ed altre società segrete nella storia del Risorgimento,
Roux, Viarengo, 1905
Massoneria e Chiesa cattolica, Giovanni Caprile
Materia e spirito nell’evoluzione massonica, Amleto Pezzati, Palermo, 1978
Miei rapporti di Governo con la Santa Sede, V.E.Orlando, Garzanti, 1944
Pio VII e le società segrete, Rosario Esposito
Pubblica diffida, Longo Galizia, Atanòr, 1889
Raccolta di poesie del Dottor Tommaso Crudeli, Napoli MDCXLVL
Rituale Rosa-Croce, ristampa 1983
Rivista massonica Hiram
Scritti massonici di Ernesto Nathan, Giovanni Schiavone, Bastogi editore, 1998
Trapani invittissima e fedelissima, Serraino Mario, pag. 63, Corrao Editore,
Trapani 1985
Une voie pour l’Occident, Bruno Etienne, Dervy editore, Paris.

298
Autori e personaggi citati
Adams, pag. 108 Bandini (dignitario massonico), pag.
Agostino di Tebaste, pagg. 120, 121, 181, 102
199 Barbiellini Amidei Gaspare, pag. 189
Aldrin Edwin, pag. 58 Barchiesi Angelo, pag. 47
Aldworth Elizabeth, , pag. 137 Bardi Ruggero, pag. 49
Albano Giovanni pagg. 30, 33 Bartoli (Procuratore) pag. 218
Alberto Vittorio di Galles, pag. 142 Barzilai Salvatore, pag. 23
Albini (professore), pag. 42 Basilio (Santo), pag. 169
Alfieri Vittorio, pag. 153 Bassaglia Leonardo, pag. 222
Ambrogio (Santo), pag. 169 Bassi Ugo, pagg. 83, 90
Anderson James, pagg. 62, 136 Battaglia Salvatore, pag. 251
Andraea Valenti, pagg. 9, 125 Battisti Cesare, pagg. 245, 246
Antonini Carlo, pag. 176 Baudelaire Ch., pag. 121
Aristotele, pagg. 137, 197, 198, 199 Beghellini da Scio, pag. 209
Arouet François Marie (Voltaire), pagg. Bayet, (professore), pagg. 71, 110
144, 178, 188 Belgrano O’Higgins, pag. 109
Armstrong Neil, pag. 58 Bellini F.G. , pag. 108
Atanasio (Santo), pag. 169 Benedetto XIV, pag. 188
August de Grasse, pag. 47 Benedetto XV pag. 192
August Johann Von Starck, pag. 11 Benimeli Ferrer J. A., pag. 193
Berardi Matteo, pag, 176
Bacci Ulisse, pagg. 123, 140 Berlinguer Luigi, pag. 181
Baylot Jean, pag. 184 Bettazzi Enrico, pag. 210
Balan, pagg. 25, 66 Biancheri Giuseppe, pag. 217
Ballori Achille, pagg. 64, 114 Bianchi Isidoro, pagg. 90, 170
Balsamo Giuseppe Alessandro - Conte di Bissolati Leonida, pag. 245
Cagliostro, pagg. 176, 177
Bistoni Ugo, pag. 172
Bandi Giuseppe, pag. 83

299
Bixio Nino, pagg. 94, 217 Calles Elias Plutarco, pagg. 109,
Blavatsky Helena, pag. 143 110.111, 112
Bobbio Noberto, pagg, 29, 189 Camillo Benso di Cavour, pagg. 84, 207
Bolivar Simon, pag. 109 Campanella Federico, pag. 251
Bonacci Teodorico, pag. 217 Campanella Tommaso, pag. 197
Bond G. Calvin, pag. 60 Campagnol A.A., pag. 149
Bonghi Ruggero, pag, 21 Capovilla Loris, pag. 79
Bonvicini Eugenio, pagg. 57, 171 Caprile Giovanni, pagg. 167, 181, 184,
194
Borbone (Colonnello), pag. 85
Caracciolo Giulia, pag. 144
Borbone (Marchesa) pag. 144
Carboni Flavio, pag, 49
Borman Frank, pag. 59
Carducci Giosuè, pagg. 24, 30, 31, 32,
Bossi Umberto, pag. 172
33, 34, 35, 37, 38, 39, 40, 42, 43, 153,
Bottero G. B., pag. 218 160
Boulanger G. E., pag. 71 Carlo Alberto, pag. 219
Bovio Giovanni, pagg. 19, 22, 23, 25, 35, Carilli Giovanni, pag. 198
36, 206
Carlo VII di Napoli, pag. 163
Bragognolo G. pag. 210
Carpi Pier, pag. 80
Brambilla (Monsignore), pag. 205
Carpophorus (Santo), pag. 128
Brisson E., pag. 71
Carter James D. pag. 64
Brody William, pag. 60
Casanova Giacomo, pag. 171
Bruni Fausto, pagg. 46, 47
Cassirer Ernst, pag. 182
Bruno Giordano, pagg. 19, 20, 22, 24,
Castellazzo Luigi, pagg. 73, 251
25, 26, 27, 28, 41, 72, 73
Caterina da Siena, pag. 148
Burns Robert, pag. 147
Ceccarelli Ottorino, pag. 16
Buscalioni (Dignitario massonico), pag.
52 Celesia Michelangelo, pag. 104
Ceneri Giuseppe, pag. 251
Cairoli B.pag. 98 Cento, (Onorevole), pag162
Caliò Luigi, pag. 47 Cerinotti Angela, pag. 171
Chadha Yogesh, pag. 194

300
Chiable Aldo.pag. 175 Cromwell Olivier, pag. 222
Cicerone M.T., pagg. 118, 182, 198 Crudeli Tommaso, pagg. 173, 177
Cipollone Umberto, pag, 134, 244, Curatolo Giacomo Emilio, pag. 91
Ciullo Gerosolimitano (Santo), pag. 170 Curatolo Vincenzo, pag. 95
Clarke M.pag. 13
Claudius (Santo), 128 D’Amato Luigi, pag. 50
Clegg Robert, pag. 51 Dalai Lama, pag. 180
Clemente I, pag. 169 Dante, pagg. 36, 37, 143, 197
Clemente XII, pagg. 65, 185 De Amicis Edmondo, pag. 42
Clemente XIII, pag. 189 De Castro (scrittore), pag. 221
Cocchi Antonio, pag. 221 De Donato Walter, pag. 189
Cogliolo (professore), pag. 24 De Frenzi Giulio, Federzoni, pag. 119
Colajanni Napoleone, pag. 95 De Leonardis Giuseppe, pag. 67
Colao, (Dignitario Rito Scozzese), pag. Del Rio Domenico, pag. 30
46 Del Vecchio Pietro, pag. 93
Colletti (Generale), pag. 209 De Montalembert C., pag. 207
Confalonieri, pag. 144 Denis (Madame - nipote di Voltaire),
Cooper Gardon, pag. 58 pag. 144
Cooke, pag. 127 De Nobili Ignazio, pag. 254
Corona Armando, pagg. 45, 46, 47, 48, De Paoli Giovanni, pag. 173
49, 50 Depretis Agostino, pagg. 74, 84, 95, 198,
Costanza Salvatore, pagg. 95, 160 206, 211
Cowles, pagg. 22, 123 De Stefano Antonio, pag. 48
Cremona Luigi, pag. 33 Di Bernardo Giuliano, pagg. 180, 184
Crispi Francesco, pagg. 10, 11, 23, 95, Di Blasi Francesco Paolo, pagg. 175, 176
96, 161, 205, 218, 227, 245 Di Lorenzo, pag. 251
Crispoldi Filippo, pagg. 65, 188 Di Maggio Luigi, pag. 251
Croce Benedetto, pag. 245 Dionigi Aeropagita, pag. 170
Crolher Isaac de Newcastle, pagg. 122, Dito Oreste, pagg. 63, 154, 221
123

301
Doneraile(Visconte), pag. 137 Federico Guglielmo III, pag. 107
Donizetti Gaetano, pa.93 Federico Guglielmo IV, pag. 107
Donn F. Eisele, pag. 58 Federzoni Luigi, pag. 134
Dostoevskij F.M., pag. 199 Fera Saverio, pag. 117
Dotzinger di Worms, pag. 127 Ferdinando di Spagna, pag. 163
Doumergue Gaston, pag. 89 Ferrari Andrea Carlo, pagg. 210, 213
Dreyfus Alfred, pag. 71 Ferrari Ettore, pagg. 25, 30, 40, 41, 102,
Duranti, pag. 248 104, 114, 244
Fichte I., pagg. 66, 169, 194
Elisabetta d’Inghilterra, pag. 137 Filmore M., pag. 108,
Enigma F.M., pagg. 42, 43, 67, 140 Finocchiaro Aprile, pag. 251
Enrico VI, pag. 247 Fiorentino Gaetano, pag. 51
Enrico VIII, pag. 247 Firrao Giuseppe, pag. 162
Erasmo da Rotterdam, pag. 183 Fischer Andrè, pag. 128
Esposito Rosario, pagg. 9, 58, 66, 76, Ford G. R., pag. 59
79, 80, 90, 107, 122, 131, 134, 154, Fortis A., pag. 202
214, 228 Foscolo Ugo, pagg. 36, 153, 154
Espinar Lafluente Francisco, pag. 178 Fox Carlo Giacomo, pag. 221
Etienne Bruno, pagg. 7, 77 Francesco d’Aquino, pag. 176
Eugenio IV, pag. 22 Francesco d’Assisi, pag. 218
Francesco II, pag. 165
Fabri Umberto, pag. 16 Francovich Carlo, pag. 7
Fabbri Alessandra, pag. 221 Franklin B, pag. 199
Farini Domenico, pagg. 19, 93, 94, 211, Fulton Montgomery, pag. 108
214, 217
Farmer William S., pag. 115
Gabrieli Giuseppe, pag. 61
Fazzari Achille, pag. 83
Gallerani P., pag. 31
Federico il Grande, pag. 107
Galli Silvio, pag. 16
Federico II, pag. 107
Gallot Giovanni Maria, pag. 57

302
Gamberini Giordano, pagg. 60, 62, 64, Goldoni Carlo, pag. 158
74, 153 Gourgas John Joseph, pag. 59
Gambetta Léon, pag. 85 Gregorio XVI, pag. 184
Gandhi, pagg. 117, 194, 195, 198, 199 Grissom V, pag. 58
Garfield, pag. 108 Grothe Ken (Decano) pag. 27
Garibaldi Giuseppe, pagg. 76, 81, 82, Gualano Antonio, pagg. 8, 11, 21, 51,
83, 84, 85, 86, 87, 89, 90, 93, 95, 60, 119, 134, 142, 155, 160, 167,
217, 246, 251 200
Garibaldi Menotti, pagg. 89, 251. Guarado Antonio, pag. 189
Garibaldi Ricciotti, pag. 251 Guerrazzi Francesco, pag. 91
Garibaldi Sante, pag. 89 Guglielmo I, pag. 107
Garilli Giovanni, pagg. 120, 121 Guglielmo II Stuart, pag. 226
Gasparri Pietro, pag. 207 Guglielmo III d’Orange, pagg. 107, 226
Gautier, pag. 205 Gusmaroli Luigi, pagg. 82, 90
Gellio, pag. 198 Gustavo V, pag. 59
Gelmi, pag. 24
Gentile Carlo, pag. 147 Hallivell James O., pag. 127
Gentile G. , pagg. 6, 21 Hancock, pag. 108
Ghya Matila G. , pag. 129. Harding, pag. 108
Giolitti Giovanni, pagg. 160, 217 Harrison, pag. 108
Giorgio II, pag. 221 Hitler Adolf, pag. 135
Giovanetti (Maggiore del Genio), pag. Hollan (Lord), pag. 221
241
Horneffer Augusto, pag. 61
Giovanni Paolo II, pag. 192
Hugo Victor, pagg. 66, 194
Giovanni XXIII, pag. 79
Hutin Serge, pag. 129
Giulio II, pagg. 121, 169
Giuseppe II d’Austria, pag. 163
Jackson, pag. 108
Glenn John, pag. 58
Jefferson, pag. 108
Gnocchini Vittorio, pag. 33
Johnson Charles, pag. 137
Goethe J.W., pagg. 61, 67, 116, 125, 183

303
Johson J.A., pag. 108 Leone XIII, pagg. 27, 29, 181, 184, 185
Jones Paul, pag. 108 Leopardi Giacomo, pagg. 142, 197
Juarez, pag. 93 Lerda, pag. 134
Jucci Lucio, pag. 93 Leti G., pag. 135
Livingstone L., pag. 108
Kant I., pagg. 83, 193. Lo Cascio Angelo, pag. 83
Kelly (Monsignore), pag. 205 Locke John, pag. 226
Kemal Mustafà, pagg. 73, 74 Lombroso Alberto, pag. 227
Kerènyi K., pag. 171 Long Jacco, pag. 226
Kenneth S. Kleinknecht, pag. 59 Longo Malizia, pag. 118
Krol Albert (Cardinale), pag. 192 Lopez Antonio di Santa Anna, pag. 60
Lopez Filippo (Arcivescovo), pag. 176
Lacava, pag. 218 Loreti Francesco, pag. 129
Lafayette, pag. 108 Loubet Emile, pag. 72
La Farina, pagg. 7, 91 Lucrezio, pag. 143
La Fuente Francisco, pag. 7 Luigi XVI, pag. 69
Lay Guido, pag. 244 Lullo Raimondo, pag. 129
La Malfa Ugo, pag. 49 Luquer (sacerdote), pag. 102
Lantoine Albert, pag. 245 Luzzati, pag. 182
Lanza Giovanni, pag. 206
Lao Tseu, pag. 7 Mackenzie V., pag. 125
Lefelvre, (Vescovo) pagg. 61, 62 Macoy Robert, pag. 146
Leland John, pagg. 247, 248 Madik Barkoizy Elena, pag 138.
Lemarque Pierre, pagg. 69 Madison j, pag. 108
Lemmi Adriano, pagg. 19, 33, 34.35, Malaguti Fausto, pag. 33
76, 115, 211, 218, 245, Mancuso Vito, pagg. 182, 190
Lennhoff Eugen, pagg. 60, 61, 105 Manin Daniele, pag. 159
Lenzi Ugo, pag. 33 Manneim Karl, pag. 189
Leonardi Luigi, pag. 93 Manno (Barone), pag. 219

304
Maometto, pagg. 149, 188 Misar W., pag. 225
Marco Albert, pag. 251 Missori Giuseppe, pag. 251
Marco Polo, pag. 1259 Mitchell Edgard, pag. 58
Marchesa di Borbone, pag. 144 Mola A.A., pagg. 19, 69, 134, 160
Marchesa di Willet, pag. 144 Monari Romeo, pag. 33
Maria Antonietta, pag. 138 Monroe, pag. 33
Maria Teresa d’Austria, pag. 165 Montalto Giacomo, pag, 95
Maria Teresa di Savoia, pag. 144 Monti Vincenzo, pag. 153
Mario Jesele, pag. 35 Morris Rob. pag. 7
Markewich Arthur, pag. 60 Morselli (Professore), pag. 24
Marti Neri Pietro, pag. 170 Mozart Wolfang Amedeus, pag. 61
Martire Eriberto, pag. 66 Murri Romolo, pag. 187
Masham, (Signora di Locke) pag. 247 Mussolini Benito, pagg. 10, 21, 134,
Maruzzi P., pag. 67 135, 162, 205, 207
Massè Domenico, pag. 155
Matteucci Luigi, pag. 210 Napoleone Barbon, pag. 251
Mauro Augusto Matteo, pag. 33 Napoleone Bonaparte, pagg. 137, 167, 244
Mazzini Giuseppe, pagg. 28, 35, 70, 97, Napoleone Luigi, pag. 69
100, 101, 103, 104, 105, 137, 160, Nasi Nunzio, pagg. 95, 157, 160, 219
210, 244 Nathan Ernesto, pagg. 21, 22, 76, 94,
Mazzoni Giuseppe, pag. 80 114, 117
Mc Kinley William, pag. 108 Negri, (Onorevole) pag. 138, 219, 244
Meli Giovanni, pag. 176 Nexil, pag. 222
Meloni Enrico, pag. 21 Newton Isaac, pag. 183
Mendenhall Charlotte, pag. 147 Nicotera Giovanni, pag. 86
Metternich K., pagg. 82, 162 Nicostratus (Santo), pag. 128
Michelangelo Buonarotti, pag. 143 Nigra Costantino, pag. 13
Miller Fulop, pagg. 122, 123 Nitti F.S., pag. 62
Minghetti Marco, pag. 83 Novarino Marco, pagg. 43, 52

305
Oberdan Guglielmo, pag. 42 Persano Carlo, pag. 84
O’Higgins, pag. 109 Petrarca Francesco, pag. 144
Omero, pag. 143 Pezzati Amleto, pag. 125
Orione Luigi, pag. 29 Phars Lucano, pag. 118
Orlando Vittorio Emanuele, pagg. 53, Philippson (Signora), pag. 101
64, 65, 205, 206 Pianciani, pag. 217
Ottolenghi Gustavo, pag. 60 Picquart (Colonnello), pag. 71
Ovidio, pag. 197 Pierce, pag. 108
Pietrantoni Agostina, pag. 64
Payne M. Jeorge, pag. 62 Pike Albert, pagg. 130, 148, 195
Pallavicino (Principessa), pag. 217 Pio VI, pag, 174
Pallavicino Giorgio, pagg. 92, 11 Pio VII, pagg. 109, 130, 148, 162, 164,
Pampirio (Vescovo di Vercelli), pag. 212 167185, 244
Panikkar Raimon, pag. 179 Pio VIII, pag185
Pantaleo Giovanni (Fra), pagg. 82, 178 Pio IX, pagg. 73.74, 75, 79, 172, 181,
Paolo I di Russia, pag. 165 184
Paolo II, pag. 121 Pio X, pag. 65
Paolo III, pag. 121 Pipino Cristina, pagg. 129, 23, 33, 35
Paolo V, pag. 159 Pisanu, pag. 49
Paolo VI, pag. 61 Podrecca Guido, pag. 20
Paolo di Tarso, pag. 117 Poggi Bianca, pag. 148
Pascoli Giovanni, pagg. 29, 153 Polk James, pag. 108
Pecci Gioacchino (Vescovo), pag. 172 Polkinghorne John, pagg. 180, 182
Pegler Carlo, pag. 142 Pontedera A., pag. 62
Pllegrino Serafino, pag. 104 Porcelli Nicolò, pag. 96
Pellicani Emilio, pag. 49 Porta Carlo, pag. 153
Pellico Silvio, pag. 154 Poster Oskar, pag. 158
Pembroke (Conte), pag. 247 Poulet Giuseppe, pag. 94
Perdezzolli Ippolito, pag. 88 Prandina, pag. 86

306
Prescott William, pag. 64 Saffi Aurelio, pag. 221
Preston William, pag. 149 Salomone, appendice 1
Salustri Carlo Alberto (Trilussa), pag. 151
Quadrio Maurizio pag. 251 Salvini Lino, pag. 194
Quasimodo Salvatore, pag. 153, 172 Sarkosy Nicola, pag. 190
Schweitzer Albert, pag. 182
Radestzky J. (Generale), pag. 83 Schiavone Giuseppe, pag. 138
Raeli Matteo, pag. 206 Schifone Pietro, pag. 144
Raffaele Giovanni, pag. 96. Schirra Walter M. pag. 58
Raffi Gustavo, pag. 187 Scirocco Alfonso, pag. 94
Raimondo Orazio, pag. 134 Selvatico Riccardo, pag. 158
Ramsay (Cavaliere), pag. 253 Seneca, pagg. 194, 197
Randolph John, pag. 199 Seper Franjo, pag. 192
Rasor Jerry, pag. 58 Serraino Mario, pag. 131
Rattazzi Urbano, pag. 101 Severianus (Santo), pag. 128
Ratzinger J., pag. 192 Severus (Santo), pag. 128
Rava Luigi, pag. 102 Sidney Aligenon, pag. 222
Revere, pag. 108 Singer C. Robert, pag. 60
Ricciardi Giuseppe, pag. 198 Sini Carlo, pag. 200
Ricasoli B., pag. 198 Simplicius (Santo), pag. 128
Rojas Manuel, pag. 109 Sylvester James, pag. 60
Rojch, pag. 44 Symphosianus (martire), pag. 128
Rooselvelt F.D., pagg. 108, 114 Sorbelli (Professore), pag. 41
Rosenkreutz Christian, pag. 125 Spadolini Giovanni, pagg. 49, 72, 74
Rudinì Antonio Strarrabba, pagg. 211, Spampinato V. pag. 21
219, 220 Stafford P. Thomas, pag. 58
Rustici F., pag. 221 Steuben Stark, pag. 108
Stringari Silvio, pag. 20
Sackville Carlo, pag. 221

307
Taine Ippolito, pag. 158 Vittorio Amedeo, pag. 165
Taylor Pierce, pag. 108 Vittorio Emanuele, pagg. 10, 38, 92, 219
Taft, pag. 108 Vost Carlo, pag. 70
Tanari (Marchese), pag. 41
Tanlongo Pidetrp, pag. 217 Warren Joseph, pag. 108
Tasso Torquato, pag. 143 Warton (Duca), pag. 225
Taxil Leo, pag. 184 Washington George, pagg. 108, 109
Tedeschi Paolo, pag. 30 Weber Max, pag. 7
Tedone Giovanni, pag. 228 Weitz J.Paul, pag. 58
Teobaldo (Santo), pag. 210 Wildman Martin, pag. 222
Teodoreto, pag. 170 Wirth Oswald, pag. 131
Teodoro Carlo, pag. 93 Wiseman (Cardinale), pag. 90
Tiburzi Gaetano, pag. 93 Witerspoon, pag. 109
Tommaso d’Aquino, pagg. 181, 193 Wittgenstein, pag. 119
Torrigiani Domizio, pagg. 102, 115, 134,
135 Zanardelli Giuseppe, pagg. 10, 80
Tramontano Guglielmo, pag. 81 Zanichelli (Editore), pagg. 29 39
Trincani Carlo, pagg. 29, 30 Zavataro Caliterna Saveria, pag. 147
Trincani Luigia, pag. 29, 30 Zetland (Conte), pag. 12
Truman H.S., pag. 59 Zola Emile, pag. 72
Zucco Antonello, pag. 152
Valli Luigi, pag. 40
Vanni (Professore), pag. 23 Xaintrailles (Generale), pag. 138
Varisco G., pag. 67
Vasari G., pag. 221
Varcasia Gaetano, pag. 244
Vicentini Luigi, pag. 132
Victorinus (Santo), pag. 128
Visconti Venosta, pag. 101

308
Indice

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 5

La Massoneria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 7
La parola perduta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 7
Fasi storiche della Massoneria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 8
Il periodo dell’accettazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 8
La laicizzazione della Massoneria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 9
La Massoneria Risorgimentale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 10
La Massoneria nella storia recente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 10
Germania: il convento di Kohlo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 11
Giuramento massonico nel secolo XVIII . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 11
Riconoscimento della Gran Loggia d’Inghilterra . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12
Occorre il riconoscimento per essere massoni? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 14
Fonti dei principi massonici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16
L’Ordine dei Fratelli d’Italia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17
IL C.L.I.P.S.A.S. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17

Giordano Bruno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 19
Lettera ad Adriano Lemmi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20
No al Congresso Eucaristico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20
Giordano Bruno e l’infinito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20
Mussolini e la rimozione della statua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 21
Lettera di Ernesto Nathan . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 21
Il Campo dei Fiori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 22
Discorso del Ministro Barzilai a Napoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 23
Sbandieramenti dell’ottocento liberalesco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 23
Sdegno di Carducci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 24

309
Giordano Bruno nelle scuole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 25
Statuto di fondazione dell’Ordine di Giordano Bruno . . . . . . . . . . . . . » 26
Contro il monumento a Giordano Bruno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 26
I parroci del decanato di Uckeraie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 27
Parliamo di Giordano Bruno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 27

Giosuè Carducci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 29
La conversione di Carducci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 29
Giosuè Carducci e Dio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 30
Il pensiero religioso e la fede di Carducci. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 30
Iniziazione del Vate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 33
Lettera di Lemmi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 34
A Giosuè Carducci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 35
La Cattedra dantesca a Giosuè Carducci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 35
La rivolta degli studenti di Bologna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 37
Carducci e l’agente delle tasse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 38
La grande ora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 40
Turlupinatura massonica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 40
Un Museo carducciano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 41
“Carducci non è infallibile” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 42
Un epigrafe di Carducci a Guglielmo Oberdan . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 42
Inno a Satana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 42
Il travagliato conferimento del Nobel. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 43

Rapporti Grande Oriente d’Italia ed i Riti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 45


Controversie in occasione della P2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 45
Confederazione mondiale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 48
Difesa della Massoneria (P2). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 48

310
Direttivo militare. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 50
Rito Scozzese e calendario ebraico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 51
I.N.R.I. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 51
il Rito Simbolico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 52

Circolari del Guardasigilli Vittorio Emanuele Orlando . . . . . . . » 53

Curiosità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 55
Consiglio dei Ministri ed il XX Settembre 1870 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 55
I figli naturali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 55
La Massoneria assimilata alla tubercolosi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 55
Solo funerali civili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 56
Un banchetto di Venerdì Santo, superstizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 56
Il galateo nelle Logge . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 56
Anche i Massoni contro le persecuzioni religiose . . . . . . . . . . . . . . . . . » 57
Processione civile religiosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 57
Anche i Massoni in Paradiso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 57
Astronauti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 58
Massoni nello spazio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 58
Onorificenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 59
Il Trafiere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 59
Statua della Libertà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 59
La Loggia sulla nave . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 60
La Fratellanza in aiuto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 60
La Massoneria e i misteri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 61
Mons. Lefebvre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 61
Landmarks, principi fondamentali massonici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 62
Tribunale straordinario per i Massoni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 62

311
Il profano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 62
I lupi mannari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 63
Divieti anche ai tavernieri in Francia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 63
Il concetto di dovere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 63
Il primo Massone americano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 64
Testimonianza massonica in un processo di beatificazione . . . . . . . . . » 64
Vittorio Emanuele Orlando e la benedizione del Papa . . . . . . . . . . . . . » 64
Pio X ed il potere temporale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 65
Pio X e le associazioni culturali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 65
Fitche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 65
Victor Hugo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 66
Charles Boulanger . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 66
Achille Ballori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 66
L’astensione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 66
Ku Klux Klan. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 66
Prima medaglia massonica italiana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 67
I bianchi guanti massonici di Goethe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 67
I ricreatori massonici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 67
La morte di Luigi XVI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 69
Responsabilità per la morte di Luigi Napoleone . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 69
Nell’anno 2500 il trionfo del laicismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 70
Divulgazione dati massonici, querela. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 70
Il generale Boulanger . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 70
Il caso Dreyfus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 71
Rivendite di brodo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 72
La doppia scomunica di Giordano Bruno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 72
Bruno sulla catasta funebre. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 73

312
Promotori del monumento a Giordano Bruno . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 72
Logge della Sicilia all’inaugurazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 73
Assalto alla salma di Pio IX . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 73
L’alfabeto e la grammatica in Turchia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 73
La questione cimiteriale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 74
Il Concilio Ecumenico Vaticano e l’Anticoncilio di Napoli del 1869 . . . . » 74
Organi ufficiali di stampa della Massoneria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 75
Adriano Lemmi ed alcuni finanziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 75
Alcune Sedi del Grande Oriente d’Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 76
Il battito delle mani. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 77
Gli utensili dell’Agape hanno nomi particolari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 77
Faldoni degli archivi massonici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 78
Censimento degli atei . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 78
I macellai. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 79
Il Parroco di Pianosinatico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 79
Infiltrazione massonica in Vaticano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 79
Lapide al Tempio di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 80
La canzone Torna a Surriento e Giuseppe Zanardelli . . . . . . . . . . . . . . » 80

Giuseppe Garibaldi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 81
Frate Pantaleo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 82
Rendita annua governativa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 83
La flotta piemontese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 83
Anniversario della morte di Garibaldi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 84
Espulsione dei Gesuiti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 85
Garibaldi ed il battesimo civile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 85
Garibaldi in Francia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 85

313
Garibaldi e la sua cremazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 86
Dimissioni di Garibaldi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 86
Il giuramento degli alti gradi della Massoneria. . . . . . . . . . . . . . . . . . » 87
L’eroe irredentista. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 88
L’eroe dei due mondi in Francia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 88
Rinuncia alla Legion d’Onore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 89
Garibaldi in Chiesa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 89
Ai preti buoni, contributo del clero siciliano alla rivoluzione. . . . . . » 90
Una pastorale del Card. Wiseman. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 90
Interesse per la lingua italiana. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 91
Il censimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 91
L’addio di Garibaldi al popolo inglese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 92
Circolari garibaldine massoniche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 92
La fanfara di Garibaldi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 93
Il rifiuto dei repubblicani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 93
Gli avvenimenti di Bronte, agosto 1860 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 93
Decreti garibaldini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 95

Garibaldi e Giuseppe Mazzini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 97


Brindisi di Mazzini e di Garibaldi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 98
Giudizio di Garibaldi su Mazzini emesso nel 1859 . . . . . . . . . . . . . . . » 99
Parla Mazzini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 100
Il protocollo segreto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 100
Come Mazzini giudicasse Garibaldi nel 1867 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 101
Il Papato e la Monarchia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 102
La Massoneria ed il cinquantesimo mazziniano . . . . . . . . . . . . . . . . . » 102
Intervento di Mazzini in favore dei preti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 102

314
Morte di Mazzini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 103
L’interdizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 103
Lutto generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 104
Difesa di Mazzini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 104
Ai funerali di Mazzini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 105
Ottave di Giuseppe Mazzini quanto mai attuali . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 105
Mazzini e l’Umanità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 106

Massoneria Internazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 107


I principi tedeschi e la presenza massonica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 107
La Massoneria negli Stati Uniti d’America . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 107
Messico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 109
I preziosi alleati nella lotta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 109
Testimonianza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 110
Non luogo a procedere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 111
La persecuzione messicana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 112
Clémenceau, il partito repubblicano francese e la Chiesa . . . . . . . . . » 112
Plauso massonico all’attività del Partito liberale spagnolo . . . . . . . . » 113
Rooselvet e le Massonerie italiane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 114
Scontro tra la Massoneria francese e quella italiana . . . . . . . . . . . . . » 115
Dissidio con la Gran Loggia di New York . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 115

Il Grande Architetto dell’Universo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 117


L’armonia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 119
La legge naturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 120
Baudelaire G. E . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 121
Legge della natura. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 121
“Cuius regio eius et religio” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 121

315
Le fasi temporali dell’evoluzione del concetto di Dio e della
massoneria con la Chiesa cattolica secondo Rosario Esposito . . . . . pag. 122
“Il civis religiosus” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 124

Rosacrocianesimo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 125
Il Segreto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 126
Scalpellini, Corporazioni, data di fondazione della Libera Muratoria » 127
Confraternite dei Liberi Muratori. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 128
I Frammassoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 129
Il “Libro di Capitoli dell’Arte de’ Muratori” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 130
Aggregata colli Maestri Scalpellini, Trapani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 131

ll Fascismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 133
Farinacci Massone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 133
Discorso di Mussolini alla Camera, 16 maggio 1925 . . . . . . . . . . . . . . » 134
Referendum su la Massoneria. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 134
Mussolini, Hitler e la Massoneria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 135

La donna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 137
Presenza femminile a Firenze. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 139
La donna nei Doveri dei Liberi Muratori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 143
Parliamo un po’ della donna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 144
L’Ordine della Stella d’oriente. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 147
Pensieri di donna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 148
La Massoneria delle donne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 148

Carlo Alberto detto Trilussa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 151


Alcuni poeti dissidenti della Massoneria italiana . . . . . . . . . . . . . . . . » 153

316
Nunzio Nasi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 157
La convalida delle elezioni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 157
Crollo del campanile di San Marco. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 157
Nasi e gli esami di Stato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 160
Nasi alla Corte di Giustizia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 160

XX Settembre 1870 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 161


Leggi celebrative dell’Unità d’Italia e del XX Settembre 1870 . . . . . . » 161
Azione diplomatica della Chiesa Cattolica e campagna di prevenzione
e di repressione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 162
Pene e sanzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 163
La Massoneria bandita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 164

Napoleone Bonaparte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 167

Il Segreto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 169
Persecuzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 172
Le due Chiese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 172
Tommaso Crudeli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 173
Il Lupo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 174
Francesco Paolo Di Blasi-Dall’Accademia alla tortura e morte . . . . . » 175
Giuseppe Balsamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 176

Principi massonici oggetto di lotta, di pregiudizi e di persecuzioni » 179


Etica e morale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 180
L’ideismo o razionalismo assoluto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 181
L’idealismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 182
Il sincretismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 183
L’indifferentismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 183

317
La scelta catacombale della setta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 185
L’anticlericalismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 187
Il laicismo massonico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 189
Il Concilio Vaticano II . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 190
Ragione, libera volontà, verità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 190
La libertà religiosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 191

Il Codice di Diritto Canonico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 192


Il massone è dogmatico?. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 193

Decalogo dei Massoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 195

Il diritto alla ricerca della felicità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 197


Il Massone ed il dubbio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 201

Presidenti del Consiglio, massoni, dal 1861 al 1919 . . . . . . . . . . » 202

Legge delle Guarentigie del 1871 ed il Concordato del 1929 . . . » 205

La Carboneria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 209
San Teobaldo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 210
Mazzini Carbonaro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 210

Lotta al partito clericale ed alle associazioni sovversive . . . » 211


Disposizioni ai Prefetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 212

Dal Diario di Domenico Farini, Presidente del Senato, massone » 217

Statistiche delle Logge e dei Massoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 221


Dati statistici, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 224
Le prime Logge. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 225

318
Logge orangiste . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 225
Gli onorevoli massoni negli Stati Uniti nel 1925 . . . . . . . . . . . . . . . . . » 225
L’organizzazione universale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 226

Francesco Crispi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 227


Matrimonio cattolico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 227
Abba Garima . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 228

Imperi, Reami, Repubbliche: le presenze massoniche . . . . . . » 229

Tendenze politiche della Massoneria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 243


Interventismo massonico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 245
Cesare Battisti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 245
Il dissenso degli Ufficiali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 246

Il manoscritto di Leland e la volontà di Locke di entrare


nella Massoneria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 247

Teatro e Massoneria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 249


Il Patto di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 251
Poesie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 253
Appendice 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 257
Appendice 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 293
Testi consultati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 297
Autori e personaggi citati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 299

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Antonio Gualano, nato a Napoli il 30 aprile 1934, laureato in
Giurisprudenza, ex dirigente di un istituto previdenziale, ha
iniziato la sua attività di scrittore nel 2001 con la pubblica-
zione del libro Le vie della luce, seguito nel 2002 da Massoneria,
tesi ed antitesi, nel 2004 da Nunzio Nasi, il Ministro Massone, nel
2006 Essere laico, il divenire, nel 2008 XX Settembre 1870 solen-
nità civile, massonica, nel gennaio 2010 Congresso antimassonico
internazionale Trento XXVI-30 Settembre MDCCXCVI - ultima
crociata e nel marzo 2012 La presenza massonica nel territorio tra-
panese dal 1772.

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