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ARIE D’OPERA

DI GIUSEPPE SARTI
Mirco Asprella
Giuseppe Sarti, battezzato a Faenza il 1° dicembre 1729, eminente
operista formatosi prima a Faenza presso il Duomo con Don Francesco
(Maestro di Cappella) e Paolo Tommaso Alberghi (primo violino), e
successivamente a Bologna presso Padre Giovanni Battista Martini e
Francesco Antonio Vallotti a Padova.
Direttore del Teatro di Faenza dal 1752 al 1753, fra i primi successi Il
Re Pastore, nel 1753 si aggrega alla compagnia di Pietro Mingotti,
impresario teatrale veneziano con contratto decennale con la corte di
Danimarca, diretti a Copenaghen.
Qui il 21 dicembre del 1754 andò in scena la prima opera che raggiunse
fama a livello europeo il Ciro riconosciuto; con Prudenza Sani
(soprano, Mandane), Giuseppe Ricciarelli (contralto castrato, detto Il
Romanino, Arpago), M. Filiberti (soprano Arpalice), Sig., Donnini
(soprano castrato, Ciro), Domenico Scogli (soprano castrato,
Mitridate), Giovanni Croce (tenore, Astiage), Marianna Galeotti
(soprano, detta La Volterrana, Cambise).
Le arie presenti nel cd sono tutte di Arpago e prese dal Atto I, scena 3,
aria amorosa; Atto II, scena 7, aria virtuosistica in cui Arpago avverte
Ciro che nonostante l’obiettivo sia a portata, di non esporsi troppo; Atto
III, scena 7, in cui Arpago dice a Cambise di affrettarsi a raggiungere il
Tiranno Astiage (padre di Mandane, moglie di Cambise e madre di
Ciro, sotto mentite spoglie) invece di chiedergli conferme sulla vera
identità di Ciro. Nel 1755, dopo il successo del Ciro, Federico V di
Danimarca, gli concesse il titolo di Hofkapelmaister e direttore del
teatro di Corte.
Pietro Mingotti muore alcuni anni dopo a Copenaghen, nel 1759, in
povertà, dopo che il Re non gli concesse la rescissione del contratto che
lo legava fino al 1763 al teatro Reale.
Quello stesso anno, durante il Carnevale, va in scena la prima del
Vologeso con un cast quasi del tutto analogo di cui fanno parte la prima
donna Prudenza Sani, Ricciarelli, Croce e la Galeotti; libretto che verrà
successivamente ripreso nel 1765.
Sarti resta a Copenaghen fino al 1765 per poi rientrare in Italia in cerca
di nuovi cantanti; ma la morte del Re il 13 gennaio 1766 mise fine alla
prima permanenza in terra danese del compositore.
A Venezia, nel Carnevale del 1765, Sarti manda in scena, dopo 11 anni,
una seconda versione del suo Vologeso, al teatro di S. Benedetto con
Carlo Carlani (tenore, Lucio Vero), Camilla Mattei (soprano, Berenice),
Filippo Elisi (soprano castrato, Vologeso), Francesca Buini (soprano,
Lucilla), Angelo Monanni (contralto castrato, detto Manzuolino,
Aniceto), Ferdinando Pasini (tenore, Flavio).
Presente nel CD l’intera scena settima del Atto II con un recitativo
accompagnato e uno struggente duetto fra Vologeso e Berenice, con
due timbri che ben si sposano anche a causa del calo della voce
dell’Elisi ormai ultraquarantenne e a fine carriera, assieme alla prima
donna Camilla Mattei.
Sarti rimase in Italia fino al 1768, anno in cui comincia ad avvicinarsi
anche all’opera buffa con la rappresentazione del suo primo intermezzo
comico La Giardiniera brillante; in questo periodo lavora prettamente a
Venezia, presso il Conservatorio della Pietà, per poi tornare
nuovamente a Copenaghen dove ottenne il titolo di Maestro di
Cappella.
Nel marzo del 1775 rientra a Venezia con la moglie, la cantante
bolognese Camilla Pasi, e le due figlie Maria e Giuliana; di questo
periodo è la rappresentazione a Roma dell’Ifigenia, il 28 dicembre
dell’anno 1776, preso il Teatro a Torre Argentina, con Valentin
Adamberger (tenore, Agamennone), Michele Neri (soprano castrato,
detto il Monzuolino, Ifigenia), Francesco Roncaglia (soprano, Achille),
Ferdinando Rastrelli (soprano castrato, Elisena), Pietro Caldara
(Ulisse), Lorenzo Caleffi (Arcade). Nel CD troviamo il rondò “Nel
lasciarti o mio tesoro” dall’Atto II, scena 5, in uno struggente canto di
Achille, cantato da un compaesano di Sarti. Nel 1778 Sarti rientra a
Bologna, dove prende come allievo Luigi Cherubini, che lo seguirà
anche due anni dopo a Milano.
Il 26 dicembre del 1779, invece, al Teatro Regio di Torino va in scena,
la prima del Siroe, con Vincenzo Lamperani (Cosroe), Giovanni Maria
Rubinelli (contralto castrato, Siroe), Pietro Muschietti (soprano
castrato, Medarse), Maria Balducci (soprano, Emira), Isabella Rajneri
(Laodice), Giuseppa Sanviti (Arasse).
Nel Atto I, scena 11 Siroe con l’aria “La sorte mia tiranna” accusa
Laodice e Medarse, di tentare di metterlo in cattiva luce col padre
Cosroe, Re di Persia, per fargli perdere il diritto di successione al trono
in favore del fratello, e prediletto del padre, Medarse.
Grazie anche a questi successi Sarti prese servizio come Mastro di
Cappella della Metropolitana di Milano nel 1780, e grazie ai successi
soprattutto del “Giulio Sabino”, prima, e de “Fra i due litiganti il terzo
gode” poi, ricevette invito a prendere il posto di Giovanni Paisiello
come compositore di corte a San Pietroburgo, presso la Zarina di tutte
le Russie Caterina II, ove rimase a servizio fino al 1801, quando per
problemi di salute, venne affrancato dal servizio, con una pensione e un
titolo nobiliare.
Sulla via del ritorno verso l’Italia, fece sosta a Berlino presso la casa
della figlia Giuliana, dove ivi morì nel 1802.

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