Luigi Pirandello (1867-1936)
1867) Nasce a Caos, località nei pressi di Girgenti (Agrigento) prima che il regime
fascista la chiamasse Agrigento 60 anni dopo, da una famiglia borghese di
proprietari di zolfare animata da grandi i spiriti patriottici e garibaldini.
Ha un’infanzia serena ma caratterizzata da una difficoltà a relazionarsi con gli
adulti, in particolare con il padre Stefano: questo stimolò i suoi studi sul
comportamento altrui, in modo tale da sapersi relazionare con chiunque al
meglio. Studiò prima a Palermo e poi a Roma, dove si stabilì dal 1887.
1891) Si laureò studi a Bonn in Filologia romanza, la seconda internazionale dichiara il
primo maggio festa dei lavoratori, in Europa avanzano i movimenti di massa
1892) Tornato a Roma dove si stabilisce e scriverà
1903) A causa di difficoltà economiche dovute ad un allagamento di una zolfara,
Antonietta cadde in una depressione che con il tempo divenne pazzia (da qui la
tematica nevrotica di Pirandello).
1904) Glielmo macroni fa i suoi primi esperimenti sui segnali radio ed Esce
, con notevole successo. Inizia poi la pubblicazione delle che nel
1922 saranno riunite in
1908)Scrive , dichiarazione poetica dove evidenzia il ruolo della comicità e
dell’umorismo.
1915) Allo scoppio della Guerra, figlio Stefano è fatto prigioniero in guerra la follia della
moglie sia aggrava Pirandello si dedica stabilmente al teatro firmando commedia
come così è se vi pare e il gioco delle parti
Antonietta verrà poi ricoverata in una clinica psichiatrica (Pirandello
approfondisce così gli studi psicologici di Freud).
1921 ) al teatro Valle di Roma va in scena , con , e le
reazioni del pubblico sono negative ma le prossime messe in scena ribalteranno il
giudizio incoronando Pirandello come maestro di teatro contemporaneo
1925) Pirandello inizia a collaborare alle sceneggiature e all’adattamento
cinematografo di alcune sue opere.
1926) Esce Uno, nessuno e centomila, ultimo romanzo.
1930) inizia la stesura dei giganti della montagna che sarà destinata a rimanere
incompiuta
1934) Pirandello ottenne il premio Nobel per la Letteratura.
1936)Morì in seguito a diversi attacchi di cuore e polmonite a 69 anni.
La Poetica di Pirandello: Il Relativismo
La poetica di Pirandello nasce dalla crisi che caratterizza il Decadentismo:
Crisi del Positivismo e della fiducia nella Ragione Umana → la ragione si dimostra
irrazionale.
Crisi della società borghese → crisi della realtà stessa.
Si ispira a due correnti filosofiche
Henri Bergson: concezione soggettiva del tempo come impulso creativo. Per
Pirandello, però, è una condanna.
Arthur Schopenhauer: il “Velo di Maya” impedisce di vedere la realtà per quella che è,
rendendo vita, tempo e spazio illusioni soggettive.
Nel saggio L’Umorismo (1908), Pirandello sostiene che il mondo e noi stessi siamo
costruzioni illusorie in continua trasformazione.
Distingue tra:
Forma: ciò che convenzionalmente ci appare e percepiamo
Vita: la realtà autentica, inafferrabile perché in continuo cambiamento.
Per Pirandello, non esistono verità assolute, solo illusioni personali (Così è, se vi pare).
La Crisi dell’Io
Dentro di noi esiste un contrasto tra:
L’immagine che mostriamo agli altri e a noi stessi (convenzionale e fissa).
La nostra vera natura, in continuo mutamento.
L’individuo indossa una Maschera, cioè un’identità imposta dalla società. A teatro, il
personaggio si accorge di recitare un ruolo e cerca, senza successo, di uscirne (Il treno
ha fischiato, Il fu Mattia Pascal).
L’unico modo per sfuggire a questa crisi è:
La follia (Enrico IV, Il berretto a sonagli).
Rinunciare all’identità fissa (Uno, nessuno e centomila).
Le Convenzioni Sociali
A livello sociale, il relativismo di Pirandello si traduce in conflitto tra:
Natura umana (vita), libera e mutevole.
Regole sociali (forma), che imprigionano l’individuo come una marionetta.
L’Umorismo
L’umorismo è lo strumento artistico con cui Pirandello svela la realtà:
Mostra il contrasto tra ciò che appare (forma) e ciò che si nasconde dietro (vita).
Si esprime in uno stile spezzato, fatto di digressioni e contraddizioni.
L’arte non è uno specchio della vita, ma uno specchio per la vita, cioè ci aiuta a capire
le sue contraddizioni.
Differenza tra Umorismo e Comico (L’Umorismo, 1908)
Pirandello usa l’esempio di una vecchia signora vestita e truccata da giovane:
Il Comico è il semplice "avvertimento del contrario" (la donna appare ridicola).
L’Umorismo nasce quando riflettiamo sul perché si vesta così (magari per piacere al
marito più giovane). Il riso lascia spazio alla comprensione e alla malinconia
(sentimento del contrario).
Superamento del Verismo e del Realismo
Pirandello rompe con il realismo tradizionale attraverso:
Moltiplicazione dei punti di vista:
Il narratore interviene e i personaggi modificano la storia.
Si riflette sullo sviluppo degli eventi e i personaggi cercano di ribellarsi al loro destino.
Rottura della narrazione lineare:
Il caso sostituisce la logica razionale.
I fatti non sono sempre spiegati chiaramente.
Monologhi e dialoghi teatrali rendono il racconto più dinamico.
Non esiste più una verità oggettiva.
Temi principali
I testi di Pirandello esplorano il senso di alienazione e incomunicabilità dell’essere
umano, la lotta contro le convenzioni sociali e la ricerca di un’identità che sembra
impossibile da trovare. I protagonisti spesso si sentono esclusi e sospesi nel vuoto, con
conseguenze drammatiche come solitudine, pazzia o persino il suicidio.
L'Esclusa (1893)
Questo romanzo mostra il paradosso dell'esistenza umana evidenzia come le persone
cambino atteggiamento in base alle circostanze e come l'identità personale sia
instabile e contraddittoria.
Una donna viene accusata ingiustamente di tradimento e cacciata dal marito. In
seguito, quando respinge il suo presunto amante, il marito improvvisamente la rivuole
con sé.
Il Fu Mattia Pascal (1904)
. Mattia Pascal, dopo una vita difficile e un matrimonio infelice, scopre per caso di
essere stato dichiarato morto. Decide allora di approfittare della situazione,
cambiando nome e iniziando una nuova vita come Adriano Meis. Tuttavia, senza
documenti ufficiali, si rende conto di essere escluso dalla società: non può nemmeno
sposarsi. Alla fine, finge un suicidio e torna alla sua vecchia identità, ma scopre che la
moglie si è risposata. Rimane così bloccato in una condizione senza via d’uscita, un
estraneo alla sua stessa vita.
Tecniche narrative
Il protagonista racconta la storia in prima persona, ripensando al passato.
Il narratore si sdoppia tra Mattia Pascal e Adriano Meis.
Il romanzo mostra il flusso dei pensieri del protagonista, con un linguaggio
Il caso domina la vicenda, ribaltando la tradizionale idea della Provvidenza di Manzoni.
Il tema dell’inettitudine
In Pirandello, l’inetto (cioè colui che non riesce ad adattarsi alla vita) non è solo un
perdente, ma diventa un simbolo di critica alla società e alle sue regole. Mentre altri
autori trattano questo tema con ironia o ambiguità, Pirandello mostra come il tentativo
di fuggire da una vita imposta possa rivelarsi una trappola ancora peggiore. Questo
accade sia a Mattia Pascal sia a Vitangelo Moscarda in Uno, nessuno e centomila.
Uno, nessuno e centomila (1925)
Il protagonista, Vitangelo Moscarda, ha una crisi esistenziale quando sua moglie gli fa
notare che ha il naso storto. Questo piccolo dettaglio lo porta a un pensiero più
grande: noi crediamo di essere in un modo, ma ogni persona ci vede in modo diverso.
Quindi, non siamo uno, ma centomila (quante sono le persone che ci giudicano) e, allo
stesso tempo, nessuno, perché non abbiamo una vera identità.
Disperato, cerca di liberarsi da tutte le “forme” che la società gli ha imposto: regala la
sua casa, si distacca da tutto, fino a essere considerato pazzo e finire in un ospizio. Ma
qui trova una nuova serenità: accetta di non essere più nessuno, di vivere senza un’
identità fissa, in armonia con la natura e il continuo cambiamento della vita.
Messaggio finale
Pirandello rifiuta l’idea di un’identità stabile e imposta. Se all’inizio questa
consapevolezza porta angoscia e solitudine, alla fine diventa una liberazione. L’identità
non è più un peso, ma un fluire continuo, senza maschere e senza imposizioni.
Novelle per un anno
Pirandello racconta la fragilità della mente umana, la ribellione contro le convenzioni
sociali e momenti di rivelazione improvvisa.
La carriola: Un avvocato, oppresso dal suo ruolo, trova un momento di libertà facendo
ogni giorno una piccola follia in segreto: gioca con il suo cane fingendo di essere una
carriola.
L’eresia catara: Un professore dedica la sua vita a un episodio storico dimenticato,
rendendolo l’unico senso della sua esistenza.
Ciaulà scopre la luna: Un minatore, terrorizzato dal buio, prova per la prima volta
meraviglia e pace vedendo la luna.
Pensaci, Giacomino!: La storia di un insegnante che riesce a ingannare le istituzioni
con intelligenza.
Nel teatro, il tema della follia diventa centrale:
Enrico IV: Un uomo, dopo una caduta, si convince di essere il vero Enrico IV e continua
a vivere in questo ruolo, rifiutando la realtà. Quando cerca di ribellarsi, l’unica via d’
uscita è rimanere nella
Teatro
é il titolo complessivo dato dall’autore alle sue opere drammaturgiche.
Inizialmente si presenta come un’ESPLOSIONE DALL’INTERNO DEL DRAMMA
BORGHESE.
1. TEATRO SICILIANO
L’esordio si ha con alcuni atti unici di matrice verista degli anni 1910-13 come
, , .
La sua produzione, negli anni della guerra (1915-16) si avvale dell’aiuto di un autore
dialettale siciliano, Angelo Musco, per cui realizza le opere Pensaci Giacomino! (dall’
omonima novella), (Il berretto a sonagli) e ancora
tradotte poi in italiano.
2. TEATRO UMORISTICO-GROTTESCO
Con Così é (se vi pare) (1917), tratto dalla novella
, lo scrittore dà corpo alla sua poetica: Relatività e Inconoscibilità del Vero.
L’opera é ancora Siciliana per l’ambientazione ma il tema é nuovo: Pirandello ha del
tutto abbandonato i princìpi veristi e mira ad opere fortemente
umoristico-grottesche.
In Sicilia la signora Frola e il signor Ponza sostengono con argomenti convincenti uno la
follia dell’altro. Il signor Ponza dice infatti che la moglie, figlia della signora Frola, é
morta da diversi anni e che la madre é impazzita per il dolore convincendosi che sia
rediviva e segregata in casa: la nuova moglie quindi si presterebbe ad una
commediola pietosa parlando a distanza con la madre per non turbarla
sentimentalmente.
La signora Frola sostiene che la sposa del signor Ponza sia sua figlia ma che lui la
segrega in casa per una forma di gelosia folle, e lei si presta al gioco per quieto vivere
e perché il genero é un marito esemplare.
La vicenda vede poi la società paesana che, in un salotto, si immischia nella vicenda
volendo a tutti i costi sapere quale sia la verità.
Nell'ultimo atto viene condotta a casa di Agazzi la moglie del signor Ponza, l'unica in
grado di risolvere la questione mettendo a conoscenza di tutti la verità. Quest'ultima,
con il viso coperto da un velo nero, afferma di essere al contempo sia la figlia della
signora Frola che la seconda moglie del signor Ponza, mentre di sé afferma di non
essere nessuna: " ". La verità é inafferabile perché
poliedrica.
Sulla stessa tematica sono incentrate , ,
,
3. METATEATRO (La vita é teatro, il teatro é vita; é una riflessione sulla
finzione della realtà sensibile). Sei personaggi in cerca d’autore (1921)
rompe del tutto le regole del teatro naturalistico.
Sul palcoscenico del teatro, dove si sta rappresentando un altro dramma pirandelliano
(Il giuoco delle parti) irrompono 6 personaggi che, rifiutati dall’autore che li ha
concepiti, cercano qualcuno che li rappresenti sulla scena e li renda “consistenti”.
Fra lo sbigottimento degli attori, in un susseguirsi di interruzioni e riprese caotiche,
quattro di loro (Padre, Madre, Figlio e Figliastra) raccontano il torbido dramma delle
loro vicende familiari che culmina con una doppia tragedia, legata ai due personaggi
muti: la Bambina annega in una vasca e il Giovinetto si spara.
Tuttavia questi fatti potevano essere ma non sono avvenuti in quanto ciascun
personaggio vive allo stato fluido: l’autore ha rifiutato di dargli una forma perché la
forma non rispecchia la vera vita.
E’ qui che si vede il dramma del rapporto vita-forma: gli attori e il pubblico infatti non
distinguono più realtà e finzione e, calato il sipario, ci si accorge che l’autore ha
sostituito al dramma l’impossibilità della rappresentazione (il teatro riflette su se
stesso).
Innovazioni
- il lettore non si trova davanti a una commedia o a un dramma già compiuti, ma il
tentativo di mettere in scena una commedia da fare, ancora da elaborare e dunque
aperta e inconclusa;
- la commedia non ha atti né scene: vi si daranno solo interruzioni casuali, dovute a
quanto sta accadendo sul palcoscenico e allo sbaglio del macchinista, che a un certo
momento, per un equivoco, calerà il sipario. - i personaggi entrano dal pubblico
- il sipario é già aperto
- rottura della quarta parete
- palcoscenico spoglio di scenari ed un macchinista impegnato a fissare chiodi a forza
di rumorosi colpi di martello. - vicenda assurda e surreale
Temi
- tentativo di svelare il meccanismo e la magia della creazione artistica e il passaggio
dalla persona al personaggio, dall'avere forma all'essere forma.
- creazione di scene traumatiche (volontà di vivere una vita autentica da parte dei Sei
personaggi, in cui per si ripete l'angoscia delle colpe).
- scomposizione delle strutture drammatiche (teatro nel teatro).
- comunicazione fondata sulla trasmissione di messaggi inautentici, non rispondenti al
nostro essere, perché impossibili da racchiudere nella convenzione del parlato, il che
porta a rapporti compromessi sul nascere e quindi ad una solitudine senza rimedio.
Il metateatro si troverà anche con Ciascuno a suo modo e Questa sera si recita a
soggetto, in cui risulta scardinata ogni convenzione scenica e messo in discussione lo
stesso genere teatrale: il dialogo e l’azione.
Il dialogo non ha senso, é astratto in quanto le parole sono convenzioni che ognuno
intende a modo suo.
L’azione non serve in quanto tutti i gesti possono essere rappresentati in diversi modi.
La trama inoltre coinvolgeva direttamente il pubblico in un rapporto dialettico con
autore e attori: si rompe la quarta parete.
Un Altro dramma é l’Enrico IV (1922), in cui si vede la difficoltà dell'individuo di
collocarsi nella società e nella vita, la solitudine e l'incomunicabilità, la ricerca di una
fuga dalla realtà in un mondo irreale o nella pazzia.
4. TEATRO DEI MITI
Altre idee sono rappresentate in I Giganti della Montagna (incompiuto), Lazzaro e La
nuova colonia (su di una Prostituta) definiti “miti”. In queste opere Pirandello recupera
il teatro tradizionale raccontando per vicende surreali e allegoriche, e approdando
ad una visione della vita più serena o forse consolatoria.
Sostiene che non bisogna più ragionare e che le cose che ci stanno attorno parlano:
respiriamo aria favolosa e gli angeli sono tra noi.
L’aspetto surreale é quello onirico-fantasioso-favoloso: sono infatti leggende, visioni,
attraverso cui si vuole proporre un messaggio positivo e costruttivo in contrasto con le
analisi corrosive delle opere precedenti.
I Giganti della Montagna narra la vicenda di un gruppo di disadattati che trovano
rifugio in una villa chiamata e incontrano una compagnia di attori in
procinto di mettere in piedi la rappresentazione di un pezzo teatrale,
dello stesso Pirandello. Viene quindi richiamato il principio di metateatro.
Trama di Sei Personaggi in Cerca d’Autore
Su un palcoscenico una compagnia di attori prova la commedia Il giuoco delle parti.
Irrompono sei individui, un Padre, una Madre, il Figlio, la Figliastra, il Giovinetto e la
Bambina, personaggi rifiutati dallo scrittore che li ha concepiti. Essi chiedono al
Capocomico di dare loro vita artistica e di mettere in scena il loro dramma. Dopo molte
resistenze la compagnia acconsente alla richiesta e i personaggi raccontano agli attori
la loro storia perché possano rappresentarla. Il Padre si è separato dalla Madre, dopo
aver avuto da lei un Figlio. La Madre, sollecitata dal Padre, si ricostruisce una famiglia
con il segretario che lavorava in casa loro e ha da lui tre figli: la Figliastra, la Bambina e
il Giovinetto. Morto il segretario la famiglia cade in miseria, tanto che la Figliastra è
costretta a prostituirsi nell'atelier di Madama Pace, dove la Madre lavora come sarta.
Qui si reca abitualmente il Padre. Padre e Figliastra non si riconoscono e l'incontro
viene evitato appena in tempo dall'intervento della Madre. Tormentato dalla vergogna
e dai rimorsi, il Padre accoglie in casa la Madre e i tre figli. Ci provoca il risentimento
del Figlio e la convivenza diventa insostenibile. Tra gli attori e i Personaggi si apre ben
presto un contrasto insanabile. Gli attori, nonostante gli sforzi, non riescono a
rappresentare il dramma reale dei Personaggi, i loro sentimenti fondamentali, il vero
essere di ciascuno: il dolore della Madre, il rimorso del Padre, la vendetta della
Figliastra, lo sdegno del Figlio. Sulla scena tutto appare falso. Questa incomunicabilità,
che rende la vita autentica irrappresentabile, culmina nella scena finale in cui la storia
finisce in tragedia, senza avere la possibilità di comprendere se essa sia reale o no: la
Bambina annega nella vasca del giardino e il Giovinetto si spara
Stile
Le prime opere sono criticate per le scelte linguistiche e stilistiche disarmoniche,
ricche di termini inconsueti (raumiliato, disaiutato...) e di espressioni brutte,
cacofoniche, lontane dal bello scrivere romantico/dannunziano.
Queste scelte sono relative alla tradizione verista che aveva inserito nella lingua
letteraria anche espressioni dialettali, del parlato, fino ai limiti della scorrettezza
grammaticale-sintattica (es. “che” polivalente di Verga).
Pirandello vuole rispondere all’esigenza di legare lo stile ai modi della
rappresentazione, espressionistica, che proponeva al lettore una realtà deformata sia
nelle cose sia nei personaggi.
La critica parla di Invasione dei Brutti (es. descrizione del giudice D’Andrea in
).
La disarmonia non era quindi segno di scarsa consapevolezza ma anzi, al contrario di
alcuni momenti di Svevo, Pirandello era perfettamente cosciente di “scrivere male”.
L’espressionismo é volto ad evidenziare la dimensione tragica-grottesca che affiora
sotto la maschera dei personaggi.
Si deformano così i tratti dei personaggi, imbruttiti grottescamente, soffermandosi su
aspetti repellenti e disgustosi, ma si utilizzano anche parole colorate, vive, ricche,
tratte dal dialetto o inventate ex noto. E’ antimusicale come Euripide.
Mimica e Gesticolazione
Nelle opere teatrali o in opere come e Pirandello
attribuisce ai personaggi un Carattere Gesticolatorio: vuole richiamare l’attenzione
del lettore, dell’interlocutore o del pubblico con dei modi di esprimersi.
Ad esempio, il padre di si rivolge al Capocomico
spiegando chi sono i sei personaggi e qual é la loro situazione utilizzando parole
gesticolatorie come “vede”, “signore”.
Vitangelo Moscarda instaura invece un vero e proprio dialogo con il lettore ad
esempio quando parla di sé stesso e della figura delle moglie.
I personaggi sono quindi impegnati in un costante dialogo con altri personaggi, con il
pubblico e con il lettore: la gesticolazione é sia affanno con cui ciascuno cerca di
imporsi e “spiegarsi”, sia rappresentazione stilistica della dissoluzione dell’io.
Ambientazione
Prime opere)
Siciliana, spesso rurale, propone figure di lavoratori semplici come contadini e
minatori, più raramente la classe media di insegnanti, impiegati e piccoli usurai.
Le tematiche esistenziali sono quindi legate ad una tradizione verista.
Fase centrale)
L’ambientazione si sposta nelle zone urbane di Roma o della Sicilia.
I personaggi sono di classi sociali medie, in particolare impiegati come in Svevo.
Dagli anni Venti)
Ambientazioni e personaggi nuovi, per esempio alcune novelle sono ambientate negli
States (dove and in viaggio). Altre hanno un carattere più astratto e si svolgono (es.
) in località indefinite con personaggi privi di
professioni precise.
invece é ambientato ad Agrigento con un protagonista
chiaramente caratterizzato sul piano sociologico (vive di rendita grazie al padre).
Società Siciliana
Pirandello rappresenta la società siciliana con i suoi atteggiamenti tipici e la sua
mentalità.
Si insiste in particolare sulla piccola e media borghesia forse perché proprio in questo
ambiente la gente era tradizionalmente più mortificata dall’ “ossessione delle forme”.
L’isola era inoltre al teatro della risorgimentale “rivoluzione mancata”, su cui
Pirandello costruì il suo unico romanzo storico, che ha al centro l’
esperienza dei Fasci siciliani (uno dei primi tentavi di organizzazione sindacale agraria,
stroncati nel sangue nel 1893).
Riassunto e analisi del racconto
Il treno ha fischiato
Novelle per un anno
Luigi Pirandello
Novella pubblicata per la prima volta sul Corriere della sera nel 1914 e
successivamente nella
raccolta Novelle per un anno, nel volume IV, dal titolo L’uomo solo.
RIASSUNTO
Il protagonista della novella si chiama Belluca ed è un impiegato modello, un uomo
schivo,
modesto e sottomesso, che svolge con dedizione e scrupolosità l’arida mansione di
contabile.
Proprio per quel suo carattere docile e mite, Belluca è bersagliato con battute, scherzi
crudeli,
angherie da parte dei colleghi e dello stesso capo ufficio, ed egli subisce tutto con
mansuetudine e
rassegnazione, ma un giorno Belluca si ribella, dà in escandescenze, inveisce e
farnetica,
discutendo furiosamente con il capo ufficio.
Quella mattina Belluca aveva già dato segni di stranezza, lui sempre estremamente
puntuale era
arrivato in ritardo, aveva un’aria sognante e frastornata, uno strano sorriso sulle labbra,
non aveva
dimostrato la solita dedizione al lavoro perdendo tempo e non combinando nulla per
tutta la
giornata. Ripreso dal capo ufficio aveva iniziato a raccontare di un treno e di viaggi in
paesi lontani,
con un sorriso serafico sul volto che aveva sempre più irritato il capo ufficio. La
discussione era
degenerata ed i colleghi richiamati dalle urla pensano che Belluca sia impazzito, lui
sempre così
irreprensibile e scrupoloso sul lavoro, mansueto e sottomesso con tutti, sembra un’
altra persona,
inveisce e continua a gridare quella stramberia del treno che aveva fischiato.
Richiesto l’intervento dei medici questi lo imbragano in una camicia di forza, mentre lui
continua
ad urlare di viaggi in paesi lontani imitando il fischio del treno, e lo ricoverano in un
ospizio per
matti.
Non tutti però credono che egli sia impazzito. Il narratore della vicenda, che è stato
vicino di casa
di Belluca e quindi lo conosce bene, mette in dubbio questa tesi e ritiene che l’evento
sia una
conseguenza naturale alle condizioni di vita in cui viveva Belluca che, si scopre, è
oppresso non
solo a una squallida situazione lavorativa ma anche ad una misera situazione familiare.
Egli deve provvedere ad una numerosa famiglia composta da: moglie, suocera e
sorella della
suocera, tutte colpite da cecità, più 2 figlie rimaste vedove con i loro 7 bambini. Oltre al
lavoro di
ufficio egli aveva dovuto procurarsi un’altra mansione che svolgeva alla sera nella
propria casa fino
a tarda ora, tra le urla e le liti delle cinque donne e dei sette bambini.
Il vicino di casa quando va a trovare Belluca in manicomio ha la conferma che la sua
tesi, che non si
tratti di pazzia ma di una normale reazione ad una situazione di vita
insopportabilmente squallida
e monotona, è fondata. E’ lo stesso Belluca a riferirglielo. Egli racconta che una notte,
mentre
cercava di prendere sonno, ha sentito in lontananza fischiare un treno. Questo evento
insignificante provoca in lui uno scossone perché improvvisamente gli rivela l’esistenza
di un
mondo lontano, un mondo che sta oltre quella casa orrenda in cui vive e quell’ufficio
triste in cui
lavora, un mondo che lui con l’immaginazione poteva raggiungere quando avesse
voluto: città
sconosciute, mari, monti, oceani, foreste....
Belluca si rende conto che nel suo tormento quotidiano evadere ogni tanto in luoghi
lontani gli
avrebbe dato quella boccata d’aria necessaria per sopravvivere a quella vita misera.
Il primo giorno ammette di avere ecceduto, preso dall’euforia di quella scoperta si era
come
ubriacato, ma d’ora in poi avrebbe amministrato meglio quella sua valvola di sfogo e
tutto sarebbe
rientrato nella normalità. Dimesso dal manicomio avrebbe chiestoscusa al capo ufficio
e ripreso la
sua solita vita ma gli si doveva concedere, adesso che il treno aveva fischiato, di
evadere ogni
tanto in quel mondo lontano, con la fantasia e l’immaginazione si sarebbe estraniato
intraprendendo viaggi in posti sconosciuti.
ANALISI DEL TESTO
Il racconto procede a ritroso partendo dall’episodio in cui Belluca si ribella e viene
rinchiuso in
manicomio perché farnetica, per poi narrare le vicende che lo hanno condotto ad un
simile
comportamento:
• La follia emerge da subito come argomento alla base della novella, è l’unica
giustificazione
che i colleghi e i medici riescono ad attribuire allo strano comportamento di Belluca. Il
ritmo è concitato ed il tono è umoristico.
• Il ritmo rallenta con l’inserirsi della voce narrante nel racconto nel tentativo di
approfondire le vere cause dell’accaduto. Attraverso un’analessi (flashback) il vicino di
casa
nella sua funzione di narratore introduce la descrizione della infelice situazione
domestica
in cui vive Belluca, altrettanto opprimente di quella professionale;
• Solo alla fine della novella vi è il racconto disteso dell’accaduto che permette di
comprendere il comportamento di Belluca e la sua insubordinazione al capoufficio.
• La conclusione ha toni umoristici che vedono Belluca rientrare nei ranghi, nella
monotonia
della vita quotidiana in cambio della concessione ogni tanto di qualche piccola fuga, al
fischio del treno, in un’altra vita.
IL PROTAGONISTA: BELLUCA
Belluca rappresenta la figura dell’impiegato metodico e modesto, alienato da un lavoro
arido e
sempre uguale. E’ un uomo rassegnato ad una esistenza che pare immutabile.
La descrizione di Pirandello utilizza la metafora per dare forza all’immagine di questa
figura,
definendolo:
- casellario ambulante, quindi alla stregua di una cosa;
- e vecchio somaro, alla stregua di un animale.
In particolare, attraverso la metafora dell’asino l’autore sottolinea l’abitudine a subire
angherie e
bastonate del protagonista. Fa inoltre una similitudine quando paragona la reazione di
Belluca per
la rivelazione di una realtà nuova e la possibilità di una esistenza diversa per effetto del
fischio del
treno, alla reazione del somaro a cui siano caduti i paraocchi che gli impedivano di
vedere la
realtà intorno a sè.
INCIPIT
Il racconto inizia narrando i fatti attraverso il dialogo dei colleghi d’ufficio di Belluca che
tornati
dall’ospedale psichiatrico in cui il protagonista era stato ricoverato attribuiscono ad un
disturbo
psichico la vicenda della ribellione.
L’incipit introduce il punto di vista dei colleghi e dei medici ed è il momento in cui la
follia emerge
come causa dei comportamenti anomali di Belluca.
CONCLUSIONE
Il finale evidenzia l’inconciliabilità tra le due esistenze:
• Quella opprimente della forma (consuetudini, lavoro, famiglia,...);
• Quella prorompente della vita.
Riprendere la vecchia esistenza per Belluca non sarà più possibile.
PUNTI DI VISTA
Emergono diversi punti di vista della vicenda che lo scrittore mette in luce per fare
emergere la
verità:
• punto di vista dei colleghi e dei medici basato sulla tesi dell’improvvisa alienazione
mentale, perché nell’ottica dell’opinione comune la ribellione all’ordine borghese,
rappresentato dalle costrizioni della vita impiegatizia, non può essere che follia;
• punto di vista della voce narrante (il vicino di casa) che compatisce Belluca e riporta
l’origine del suo comportamento ad una normale reazione, conseguenza delle sue
particolari condizioni di vita che verranno spiegate nell’ultima parte della novella. La
voce
narrante denuncia la crudeltà di un sistema che punta alla spersonalizzazione
dell’individuo, ridotto ad una serie di funzioni che soffocano la sua libertà e la sua vita,
estraniandolo da se stesso. Attraverso il narratore la follia di Belluca diventa
naturalissima
mentre ciò che è assurdo è la vita quotidiana.
• Il punto di vista dello stesso protagonista che rivela il significato del fischio del treno
come
evento che gli ha permesso di dare un diverso significato alla sua esistenza.
Lo svolgimento del racconto mostra a poco a poco la validità dei punti di vista che si
contrappongono ai giudizi conformistici e convenzionali delle opinioni correnti per le
quali la sola
spiegazione plausibile del comportamento di Belluca è la pazzia e che mostrano
motivazioni più
profonde del comportamento di Belluca che in realtà ha solo ritrovato la sua
dimensione umana.
SIGNIFICATO DEL FISCHIO DEL TRENO
Il fischio del treno ha un significato allegorico, è l’evasione dalla realtà per riconquistare
la propria
libertà. L’evento insignificante e banale del fischio del treno è il fulcro del racconto
perché
rivoluziona l’esistenza del protagonista rivelandogli di colpo la possibilità di una vita
diversa, una
vita mai vissuta, più libera e ciò lo stordisce e lo inebria. Rappresenta la possibilità di
liberarsi dal
giogo della forma (consuetudini, lavoro, famiglia,...) per riappropriarsi del senso della
vita.
TEMATICHE
Il treno ha fischiato affronta tematiche tipicamente pirandelliane:
- Apparenza e realtà: ciò che appare non rappresenta ciò che è.
- La realtà è relativa: non esiste una realtà obiettiva perché non vi è una sola verità ma
una
somma di tante verità.