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Storia Del Blues

Il Blues, nato negli anni '90 del 1800 come forma di musica folk, si sviluppò dalle work songs degli schiavi afroamericani e divenne un'espressione di sofferenza e libertà. Con l'emergere del Blues classico e l'industria discografica, artisti come Gertrude Pridgett e Bessie Smith contribuirono alla sua popolarità, mentre il Country Blues rimase legato alle tradizioni orali. La transizione verso il Blues urbano negli anni '40, con figure come Muddy Waters, portò a una nuova era musicale, influenzando anche la musica rock in Europa.

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Il Blues, nato negli anni '90 del 1800 come forma di musica folk, si sviluppò dalle work songs degli schiavi afroamericani e divenne un'espressione di sofferenza e libertà. Con l'emergere del Blues classico e l'industria discografica, artisti come Gertrude Pridgett e Bessie Smith contribuirono alla sua popolarità, mentre il Country Blues rimase legato alle tradizioni orali. La transizione verso il Blues urbano negli anni '40, con figure come Muddy Waters, portò a una nuova era musicale, influenzando anche la musica rock in Europa.

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I primi esempi di Blues risalgono al 1890, anche se certamente il nome non esisteva

ancora. Contemporaneo del Ragtime e precursore del Jazz, si diffonderà nei primi anni del
nuovo secolo. A tutti gli effetti può essere considerato musica folk tramandata oralmente e
successivamente registrata. La prima forma di espressione Blues, seppur con moltissime
differenze, è il work song, ossia il canto di lavoro il cui testo raccontava la condizione di
schiavitù a cui i neri erano sottoposti. La popolazione nera in quel periodo non possedeva
diritti civili ed era costretta a lavorare nelle piantagioni di cotone o nei campi di granturco.
Questi canti quindi rappresentavano sia uno sfogo che un modo di scandire i ritmi
lavorativi ed avevano radici nella cultura africana (afro occidentale) che era priva delle
regole musicali del contesto europeo. Di solito venivano eseguiti con un sistema di Call
and response nel quale il coro ripeteva le parole del solista e l’improvvisazione dei cantanti
guidava l’esecuzione. Il ruolo delle Work Song finì con il tredicesimo emendamento alla
costituzione che sancì la fine della schiavitù. In quello stesso anno (1865) terminò la
guerra civile e Lincoln venne assassinato. La divisione fra neri e bianchi tuttavia rimaneva
una questione reale e sopratutto razziale. In questo contesto però la popolazione nera
potè spostarsi, molti rimasero al sud, altri andarono verso il nord e l’ovest. Cominciò una
vera e propria presa di coscienza che portò, seppur con le stesse condizioni materiali,
l’ormai ex schiavo a considerarsi a tutti gli effetti un individuo non più al pari di un oggetto.
In questo stesso periodo le espressioni “to be blue” “to have the blues” cambiarono il loro
significato e cominciarono ad indicare uno stato di sofferenza tristezza e malinconia.
Persero quindi ogni riferimento alla parola “ubriaco” di cui “Blue” era l’espressione gergale.
Quindi il “Blues Feeling” divenne la vera essenza della musica, in quanto queste
espressioni cominciarono appunto ad essere associate ad essa. Il classic Blues
rappresentava dunque i nuovi bisogni della popolazione nera, nati dalla condizione di
libertà che ora possedeva. Non ostante questo non si pensi che bianchi e neri
frequentassero gli stessi luoghi in quanto il colore della pelle era una discriminante per
l’accesso. In questo senso i Black Minstrels ebbero un ruolo fondamentale nella diffusione
della musica afroamericana presso il pubblico bianco. Nacquero circa negli anni 30
dell’ottocento e divennero uno spettacolo a se stante intorno al 1840, presentavano sketch
comici con danze e musiche in cui attori bianchi si dipingevano il viso di nero e
rappresentavano il popolo di colore in maniera stereotipata ed offensiva, facendone anche
caricature musicali. Queste ultime erano contenute solitamente nel terzo atto dello
spettacolo sotto forma di Musical. In questi spettacoli debuttarono alcuni dei primi interpreti
del Blues come William Christopher Handy e Gertrude Pridgett. Possiamo distinguere a
questo punto, il country blues, che rimarrà per molto tempo trasmesso oralmente ed il City
Blues che evolverà in quello che ho precedentemente chiamato Blues Classico. Handy,
compositore ed editore musicale, può essere definito un apripista per gli interpreti di
questo ultimo genere, in quanto parte dei suoi brani divennero molto famosi. Per citarne
alcuni: Memphis Blues (1912), St. Louis blues (1914), Joe Turner Blues (1916), Beale
Street Blues (1917). Di fatto però non tutti posseggono la classica forma a 12 battute che
si costruirà nel tempo grazie anche all’industria discografica. Per questo motivo la prima
vera interprete e “madre del blues classico” è considerata Gertrude Pridgett che, fra l’altro,
sostiene di avere coniato il termine “Blues” ascoltando un pezzo a St.Louis cantato da una
donna che raccontava di una storia d’amore finita male. Pezzo che poi La Pridgett sistemò
e registrò nel 1924 insieme ad un giovanissimo Louis Armstrong. Stiamo parlando di See
See Rider. A seguire troviamo “l’imperatrice del Blues” Elizabeth ‘Bessie’ Smith. Bessie
comincia la propria carriera nei Rabbit Foot Minstrel compagnia fondata proprio da
Gertrude Pridgett e Will Rainey che la assumono come cantante bambina per le sue
straordinarie doti vocali. La sua carriera toccò l’apice tra il 1923 ed il 1929 a cui seguirono
un rapidissimo declino ed una morte prematura. Incise il suo primo disco, DownHearted
Blues, con la Columbia Records vendendo quasi 800.000 copie. In quegli anni le
innovazioni tecnologiche avevano permesso di stampare in serie i dischi e questo aveva
profondamente modificato l’approccio basato sull’improvvisazione che distingueva la
musica afroamericana rendendola di fatto commerciale. Le maggiori case discografiche
quali la Columbia, la Paramount, la Okeh Records a questo punto decisero di produrre
delle race series, ossia dischi di artiste nere per un pubblico di neri. Questi dischi
andavano a ruba e vendevano tantissimo, per la prima volta nell’America di quel periodo il
nero divenne un consumatore. Le regole fondamentali di pubblicazione imponevano che il
registrato non superasse i tre minuti, che avesse una forma consona ed evitasse
argomenti erotici e scabrosi. Anche per questo motivo il Blues dei dischi si “snaturava” e si
distaccava sempre di più da quello delle origini. Bessie rappresentò il momento più alto del
classic Blues, eseguiva pezzi di Handy, si esibiva con una Big Band, vendeva migliaia di
copie ed il suo cahet cresceva continuamente. La sua morte improvvisa in un incidente
d’auto, determina convenzionalmente la fine del Blues Classico ma il suo testimone
passerà oltre. Nella realtà la crisi del ‘29 collaborò affinché questo genere giungesse al
termine, l’industria discografica crollò, molti locali chiusero, tanti lavoratori rimasero
disoccupati ed il mercato della musica nera cessò di esistere e con esso le race records.
Il classic blues di fatto era la forma che possiamo definire “professionistica” del City Blues
alla quale si affiancava il Country Blues. Quest’ultimo tipico dei centri rurali rimase a lungo
a trasmissione orale. Era caratterizzato dall’uso di uno strumento, spesso la chitarra, per
imitare il coro nel sistema di Call and Response tipico dei canti nelle piantagioni che
veniva quindi sostituito da fraseggi musicali. In realtà è descrivibile come un’insieme di
espressioni e linguaggi musicali che si diffuse sopratutto nell’area del Mississippi e non
vide mai una vera e propria luce discografica ma rimase “vero” e circoscritto ad alcuni stati
del sud. Fra i principali esponenti troviamo: Blind Lemon Jefferson, Huddie Leadbetter,
Robert Johnson, Muddy Waters. Jefferson era originario del Texas, musicista itinerante di
spessore con uno stile canoro e chitarristico ben definito, assaporò il successo
discografico registrando tra il ‘26 ed il ‘29 almeno un centinaio di brani tipici del repertorio
che verranno poi ripresi da molti altri artisti. Al contrario Johnson ebbe la possibilità di
registrare probabilmente una ventina di brani in tutto che videro la luce in alcuni settantotto
giri dei quali lui probabilmente non aveva nemmeno idea dell’esistenza. Suonò un po'
ovunque, dalle feste, ai saloon, alle sale da ballo. Morì prematuramente ma rimase una
figura di riferimento. Il Country Blues trovò evoluzione nel Blues urbano che sopravvisse
alla crisi del ‘29. Circa nel 1914 cominciò l’esodo verso le grandi città da parte dei
contadini del Mississippi, dell’Arkansas verso il nord che rappresentava non solo un’
occasione di occupazione seppur mal pagata ma anche un’occasione di libertà maggiori.
Nelle città americane più grandi come New York e Chicago nacquero i ghetti che però
diedero la possibilità ai bluesmen di esprimersi liberamente e di utilizzare i nuovi strumenti
elettrici che rivoluzionarono il modo di fare musica. Il fatto che questa tipologia di blues
almeno fino al 29’ rimase estranea alla discografia le permise di sopravvivere. La politica
interventista di Roosvelt rese possibile una graduale ripresa economica e da qui le case
discografiche riaprirono e si interessarono ai bluesmen che fino ad allora non avevano
inciso nulla siccome il classic Blues era di gran lunga più quotato. Gli artisti che emersero
in questo periodo erano Sonny Boy Williamson, Tampa Red, Big Bill Broonzy. Menzione
d’onore per Muddy Waters che ebbe un ruolo importantissimo. Williamson, abilissimo
armonicista perfezionò la tecnica dello strumento imparando a modulare le note con
estrema precisione. Originario del Mississippi si trasferirà a Chicago dove si inserisce
subito nell’ambiente musicale e registra vari pezzi come Sugar Mama Blues ed il più
famoso Morning Little SchoolGirl. Tornerà in studio fra il ‘38 ed il ‘40 e contribuì a creare il
cosiddetto BlueBird Sound. Collabora con Tampa Red conosciuto e ricordato come uno
dei più originali e popolari BluesMan del South Side di Chicago. Fra questi però il più
incisivo fu prorpio Muddy Waters. Nato in povertà, i genitori lavoravano nelle piantagioni,
dove lavorò anche lui, abile chitarrista suonava inizialmente nelle occasioni sociali e di
svago in quanto il blues era parte integrante della vita. Negli anni ‘40 le case discografiche
cominciarono ad interessarsi al blues rurale, ma Muddy dovette trasferirsi a Chicago ed
aspettare qualche anno per potere incidere il suo primo disco. Suonava dopo il lavoro nei
locali per guadagnare qualche soldo supplementare. Si accorse ben presto che lo
strumento acustico non bastava per poter sovrastare la confusione che si creava
soprattutto nei locali dove servivano alcolici. Acquistò quindi uno strumento solid body. Nel
‘46 prese parte alla sua prima registrazione con scarso successo che però arrivò nel ‘47
quando registrò per l’Aristocrat Records. Etichetta che nel tempo avrebbe prodotto
fenomeni come Etta james, Willie Dixon, Buddy Guy, Bo Didley ed altri. Qui Muddy
registrò Can’t be satisfied e I feel like going Home che ottennero un successo insperato
presso il pubblico di Chicago. Negli anni successivi occupava i primi posti nelle classifiche
di Rhythm and Blues e con la sua influenza permise ad un giovane chitarrista, Chuck
Barry, di emergere. Quest’ultimo reinterpretò il Blues Urbano che nel frattempo aveva
completamente catturato l’attenzione dei giovani americani. Lo reinterpretò rendendolo più
ballabile, così il Blues di Chicago divenne antiquato ma questo gli diede fama inaspettata
in Europa. Dato che in America gli ingaggi cominciavano a scarseggiare, Il blues
elettrificato venne portato in Inghilterra dove ebbe un enorme successo e fu fonte di
ispirazione per artisti del calibro di Eric Clapton e addirittura David Bowie. La forma base
del Blues nasce dalla necessità di improvvisare e cantare storie che si adattassero alle
circostanze nelle quali i BluesMan si esibivano. Lo schema tipico si compone di dodici
battute che corrispondono ad una sequenza di accordi di Tonica, Sottodominante e
Dominante che però può ovviamente essere modificata a piacimento. Fino agli anni 20’
non esisteva distinzione fra Blues Maggiore e Minore e la forma era costituita da una strofa
e da un ritornello con una durata che variava da 8 a 16 battute. Con il Blues classico invece
ci si stabilizza sulle 12 battute divise in tre frasi da quattro battute. Una possibile variante
alla struttura è costituita dall’aggiunta del IV grado sulla seconda battuta per poi tornare alla
tonica nelle battute tre e quattro. Possiamo trovare anche il IIm7 ed il V7 nelle battute nove
e dieci.

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