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Natale Romano - Saturnalia, Sol Indiges e Sol Invictus, Le Origini Del Culto Del Sole

Il documento esplora le origini e le celebrazioni del Natale romano, evidenziando il culto di divinità solari come Mithra e Sol, in relazione al solstizio invernale. Le festività, come i Saturnalia, erano caratterizzate da riti sacri, banchetti e scambi di doni, riflettendo un sincretismo culturale tra tradizioni italiche e orientali. Il culto del Sole si evolve nel tempo, culminando con l'istituzione del culto del Sol Invictus durante l'impero romano.

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Natale Romano - Saturnalia, Sol Indiges e Sol Invictus, Le Origini Del Culto Del Sole

Il documento esplora le origini e le celebrazioni del Natale romano, evidenziando il culto di divinità solari come Mithra e Sol, in relazione al solstizio invernale. Le festività, come i Saturnalia, erano caratterizzate da riti sacri, banchetti e scambi di doni, riflettendo un sincretismo culturale tra tradizioni italiche e orientali. Il culto del Sole si evolve nel tempo, culminando con l'istituzione del culto del Sol Invictus durante l'impero romano.

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PRIMA DI MITHRA.. C’ERA SEMPRE IL..

SOL

Aspetti e festività religiose tra “dies natalis” e sincretismo


imperiale..

Massimiliano Visalberghi Wieselberger

denario d'argento di L. Mussidius Longus, coniato a Roma nel 42 a.C

La Festivita´del Natale, per i Romani, era ovviamente diversa da come noi la


conosciamo.

Si sente spesso parlare del “giorno di natale” come una sovrapposizione cristiana sul
culto della piu’ antica divinità romana, assorbita dalla tradizione culturale del Vicino
Oriente.
Un culto che aveva come emblema quel Mithra, ben conosciuto per i luoghi iniziatici,
e per la relazione con l’astro celeste per antonomasia: il sole.
Ed ovviamente, la celebrazione avveniva in concomitanza con un momento
stagionale molto importante, segnato dal solstizio invernale.

Un culto, quello solare, che si allacciava alla suddivisione temporale in fasi


stagionali.
Quando ovvero il tempo era percepito come un ciclo in cui perennemente si
alternano le stagioni
Periodi importanti per le antiche culture, che vedevano nell’agricoltura, e
nell’allevamento, i principali metodi di sussistenza; ed ovviamente, di implicite merci
per la produzione ed il commercio.

Ma prima del forestiero Mithra, vi era un’altra entità, a cui questi popoli si
appellavano.

Ausil*: come la chiamavano i Sabini; o Usil*, per gli Etruschi.


Placca in bronzo raffigurante il dio etrusco del sole Usil, 500-475 a.C. Getty Museum

E parte del natale latino e romano era dedicato proprio a questo nume tutelare.

Ma scopriamo come si svolgeva questo “dies natalis” antico.

Innanzitutto, si articolava in due fasi, legate al culto di divinita´importanti di


provenienza italica:

- Saturno, signore e padre degli dei, che ben presto venne detronizzato da Giove,
- Sol: personificazione di quell’astro solare, cosi’ importante per la vita agreste.

Possiamo sintetizzare le celebrazioni in due punti; di cui il secondo, suddiviso in due


fasi temporali:

1) Saturnalia

Erano le feste legate alla figura del dio Saturno, tra il 17 ed il 23-24 di Dicembre,
dove riti sacri, banchetti, e culti agresti si mescolavano, giungendo a volte fino a
diventare orgiastici.
Danze, invocazioni, offerte alle divinita´ctonie (del sottosuolo od infere), che si
credeva fossero libere di vagare sulla terra, e creando cosi´l´inverno arido.
Per placarle, si offrivano doni, si facevano libagioni, si cantava e danzava, in modo
quasi sfrenato, per inneggiare alla forza della vitalita´. Chiaro esempio di culti e
credenze di tipo contadino, e pastorali, agresti, che vedono nella stagione invernale
un momento di buia transizione, una fase temporale e climatica, nella ciclicita´della
vita.
Durante i Saturnalia, gli schiavi ed i servi erano liberi, Dunque l’ordine sociale veniva
sospeso per la durata del periodo festivo.
I lacci di lana, simbolo dell’asserrvimento, i cosiddetti “compedes” erano sciolti.
Ci si scambiava doni augurali, che potevano essere monete come oggetti o alimenti,
definiti "strenae", parola di probabile origine sabina, che M. Terenzio Varrone
correlava alla figura del re sabino Tito tazio, ed alla sua offerta alla dea Strenia,
rappresentazione del nuovo anno, della salute e del benessere
naturale(M.T.Varrone, De lingua latina 5.47), il cui "sacellum" (tempietto sacro) e
bosco sacro ("lucus") erano posti sulla Via Sacra di Roma (Sesto Pompeo Festo,
290).

Rappresentazione su rilievo di Saturno, con il falcetto, simbolo del suo legame con il mondo
agreste.

2a) Sol Indiges

A Saturno, seguiva il culto ad una figura, patrona della vita, Sol, con riferimento al
chiaro momento in cui il solstizio si manifesta in modo piu´evidente.

Veniva appellato "Indiges" del cui vero significato, ritenuto dagli studiosi forse di
origine sabellica, non si ha ancora certezza.

Le citta´latine appellavano Juppiter (Giove) con il titolo di Indiges; allo stesso modo
i Latini ed i Romani facevano con Enea, a cui legavano la loro discendenza
.
E´certa pero´l´affinita´ al culto del Usil etrusco, corrispondente al Ausil sabino;
ovvero il latino Sol , che puo’ essere confrontato con l’omonimo nume dei popoli
Germani: mostrando quindi una matrice comune di origine indoeuropea.
specchio con Usil (centro) Nethuns e Thesan, Vulci, Museo Villa Giulia IV a.C

Varrone menziona Sol Indiges come una delle 12 principali divinità agricole
(M.T.Varrone, De re rustica I, I, 5)

A Roma, Sol aveva un tempio sul Quirinale, vicino al tempio dedicato a Quirino.
Divinità eponima del popolo romano. Quintiliano lo descrive come un pulvinar
(Quintiliano, Institutiones, I.7.12. ): ovvero, un luogo, dove una divinità è intrattenuta
mediante un banchetto (ad lectisternium). (cnfr. Anche Paulo, 23; Varrone, Ling.
Latine, 5.52).
S.Agostino metteva in relazione la comparsa del suo culto con la figura di Tito Tazio;
Testimoniando dunque un’avvenuto sincretismo tra elementi culturali sabini ed il neo-
nato popolo latino-romano (Agost., de Civ. Dei, iv. 23).
Gia’ Varrone infatti descriveva:

" I Sabini si stanziarono sul colle Quirinale, e li´ Tito Tazio pose tra gli altari sacri, l
´ara dedicata a Sol" (Varro, Ling. Latine 5.74.).

A Sol era dedicato un bosco sacro a Lavinio, forse la sua sede originale. C'erano
anche santuari locali dedicati a Sol Indiges nelle zone rurali di Sabinium, nel Sannio
come anche in Etruria.
Gia´prima della Repubblica, il culto di Sol Indiges dimostra di avere un forte legame
con una gens romana: attraverso il gentilicum sacro legato alla gens Aurelia; famiglia
originariamente Sabina. Risulta evidente l’origine del nome Auselii dal sabino Ausil, il
cui significato era “dorato, lucente”. La gens Auselia, sosteneva la propria
discendenza dal dio Sol. e sovrintendeva al suo culto (S. Pompeio Festo, Lib. I;
M.T.Varrone, De lingua latina I).

Come veniva adorato Sol, cosi´era la sua controparte femminile, Lunia, la Luna.
Anticamente, Sol sembra essere stato il dio a cui si legava l'anno da un punto di
vista agricolo. Ai tempi della Repubblica, il suo culto si “sposò” con quello di
Luna/Lunia.
Formando un connubio attraverso l’identificazione dei due maggiori astri celesti.
I sacerdoti erano usualmente chiamati “Solis et Luniae”.
Simile coppia si ritrova in diverse mitologie indoeuropee.

Museo Archeologico di Milano. Dettaglio dalla patera di Parabiago: la dea Diana come Luna,
preceduta dal Tramonto.

Sol e Luna condividevano il Templum Solis et Lunae, un santuario (aedes) situato


nel Circo Massimo. La coppia di dei era patrona delle corse equestri; le placche
provenienti da bighe, di cui una coppia da Vulci, ora al Museo di Villa Giulia, un’altra
dalla Vuia Appia antica, e di recente, una acquistata dal Paul Getty Museum di Los
Angeles, ben evidenziano il legame tra la divinità e il simbolo della corsa. Le lamine
denotano una fattura e stile artistico di evidente matrice etrusca.
Questa relazione tra culto solare e corsa equestre si puo’ ben confrontare con il mito
della coppia divina da tradizione germanica: ovvero di Sol e Mani, i quali, riconcorsi
dai 2 lupi, si alternano, dividendo il giorno dalla notte, in un ciclo continuo.
Merita anche ricordare che Ottaviano Augusto fece porre un importante
monumento solare sulla spina del Circo Massimo: l'obelisco di Ramses II, portato da
Eliopoli. Plausibilmente si trovava in corrispondenza dell'asse del templum (Plinio il
Vecchio, Hist.Nauralis, 36.71; Ammiano Marcellino, 17.4.12.).
Foto del cosiddetto “Obelisco Flaminio" (piazza del Popolo) opra di Ramesse II; portato a
Roma nel 10 d.C da Augusto e collocato sulla spina del Circo Massimo

Il culto del Sole quindi era ben sentito a Roma.


Un epigramma citato da Cicerone testimonia di come che il sole venisse salutato
ogni mattina all’alba:

“Constiterum exorientem Auroram forte salutans cum subito a laeva Roscius


exoritur . . . “
(Epigramma di Q. Lutatius Catulus, citato da Cicerone, in: De natura Deorum, I, 28,
79).
La preghiera doveva essere pronunciata, mentre si pregava, posti di fronte ad est,
come gia’ ricordato da Servio:.
" Ortus, ad orientum .."
(Servio, Ad Aen. XII, 172)

La figura di Sol venne spesso associata, sin dagli albori, a quella di Giano, (Janus
da cui --> Januarius--> ovvero: Gennaio) altra divinita´ italica, ed alla sua controparte
femminile Giana (Janua), spesso sovrapposti a sole e luna, in coppia; almeno
questo quanto asserito da alcuni autori (Macrobio Saturnalia I. 9; Cicerone, De
Natura Deorum II. 27).

Per un certo periodo, plausibilmente per influenza ellenistica, la figura del Sole
venne associata idealisticamente all´immagine del greco Apollo, simbolo della
luminosita´e della salute, come delle arti. Allos tesso modo in cui la sorella Diana
venne associata a Lunia.

2b) Sol Invictus

Verso gli inizi dell´impero, la figura dell´imperatore venne idealmente associata a


quella dello splendente Sol, e dunque cosi´avvenne per virtu´titolari dell´imperatore
(Pius, Felix, Invictus)

Il culto dell’Imperator trova origine gia’ dalla propaganda politica promossa da


Augusto, durante il suo “principato”.
Forse su esempio egizio, un tentativo venne fatto da Caligola (37-41 d.C), come
monete fatte da lui coniare dimostrano: dove l´imperatore viene ritratto con la testa
adornata di corona radiata.
Sebbene un recente ritrovamento monetale abbia ben evidenziato coe la “corona
radiata” sia testimoniata su di un dupondio emesso da Nerone.
Nerone (54-68), Dupondio, Roma, c. 64 d.C

Ma si dovra´attendere l´imperatore Eliogabalo (218-222 d.C), discendente, da parte


di madre (Julia Soemia), delle imperiali sacerdotesse di Emesa, legate al culto del
Sole, per un secondo tentativo di rimaneggiamento e sincretismo, a cui appunto si
aggiungono aspetti di chiara tradizione orientale.

Rilievo che rappresenta Sol Invictus.

Nel mentre, importato dalle legioni di istanza in territori orientali, il culto del solare
Mithra, si mescolo´al precedente culto del Sole, divenendo pero´piu´a carattare
esoterico e privato, settario, secondo le abitudini orientali.

E infine giunge l´imperatore Aureliano (270-275 d.C), che istitui´ in modo assoluto il
culto del Sol invictus; e cosi´facendo, sembra quasi.. "chiudere il cerchio" iniziato
attraberso la gens Auselia/Aurelia, e con Aureliano, giunto a compimento..

Note:

* Usil viene anche citato da uno specchio proveniente da Vulci: ragffigurato come un
giovane stante tra Aurora e Nettuno; citato anche tra le divinita´graffite sul fegato
cerimoniale da Piacenza; raffigurato sulla cosiddetta "biga di Roma", da Roma
vecchia, su di una placca di bardatura equestre, come un giovane alato con testa
raggiata (vedi Carri da guerra e principi etruschi: catalogo della Mostra : Viterbo,
Palazzo dei Papi, 24 maggio 1997-31 gennaio 1998, Adriana Emiliozzi, pp 192-193)
Di recente, una simile lamina enea è stat acquistata dal Paul getty Museum.
Ed una coppia affine per stile e rappresentazione proviene da Vulci.

**Lavinium. Scoperta del santuario di Sol Indiges


La ripresa delle attività di scavo della missione archeologica a Lavinium (attuale
Pratica di Mare, Comune di Pomezia), diretta da M. Fenelli e coordinata sul campo
da A.M. Jaia (Facoltà di Scienze Umanistiche), ha indagato l’area del Santuario
dedicato anticamente a Sol Indiges, nella zona dell’attuale Torvaianica, ed indicato
dagli antichi come il luogo in cui avvenne lo sbarco di Enea. Durante le indagini sono
state riportate alla luce le strutture di un grande tempio in opera quadrata (m. 20x30
circa) databili al IV sec. a.C., con attestazioni di fasi edilizie a partire dalla fine del VI
sec. a.C.
Il santuario era posto a controllo dell’accesso dal mare alla laguna costiera, di fronte
a Lavinium, dove sorgeva lo scalo portuale della città. Il che fa riflettere su alcune
tematiche relative al mito di Enea nel Lazio. Il santuario, insieme all’Heroon di Enea,
costituisce il secondo luogo “troiano” riportato in luce dagli scavi condotti
dall’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” a Lavinium.

Fonti:

G. Brugnoli, 1984:῾Il Carnevale e i Saturnalia, in I frutti del Ramo


d'oro. James G. Frazer e le eredita dell'antropologia᾽;

W. Burkert, 2003: La Religione greca di epoca arcaica e classica, Milano;

A. M. Jaja, Il_santuario di Sol_Indiges e il sistema di_controllo della


costa laziale nel III secolo a.C:

A. M. Jaja, M. C. Molinari, 2011: Two deposits of “Aes grave” from the sanctuary of
Sol Indiges at Torvaianica. In: The Numismatic Chronicle, Vol. 171;

Carri da guerra e principi etruschi: catalogo della Mostra : Viterbo, Palazzo dei Papi,
24 maggio 1997-31 gennaio 1998, Adriana Emiliozzi, pp 192-193;

Gaston H. Halsberghe, 1972: The Cult of Sol Invictus;

Robert L. Porter, 1968: "The Republican Aurelii" (Princeton Univ., diss.).

M. Riemschneider, 1981: ῾Saturnalia I᾽, Conoscenza religiosa 4

M.Riemschneider 1982: ῾Saturnalia II᾽, Conoscenza religiosa 1-2

D. Sabbatucci 1988: La religione di Roma antica. Dal calendario


festivo all'ordine cosmico, Milano

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