PROPOSTA DI SOLUZIONE PER LA SECONDA PROVA DI MATURITÀ 2025
TRACCIA: Latino
ARGOMENTO: Cicerone, La vera natura dell’amicizia
Testo:
L’amore, infatti, da cui l’amicizia ha tratto il nome, dà il primo impulso ai rapporti di benevolenza.
Senza dubbio si ottengono spesso vantaggi anche da coloro che, con una simulazione
dell'amicizia, vengono onorati e rispettati per compiacenza. Ma nell'amicizia non c'è nulla di finto,
nulla di simulato, tutto ciò che c'è è vero e spontaneo. Perciò mi sembra che l'amicizia sia sorta
dalla natura piuttosto che dal bisogno, per un'inclinazione dell'animo unita a un certo sentimento
d'amore più che per il calcolo di quanta utilità avrebbe avuto. Di quale natura sia questa tendenza
si può senz’altro osservare anche in alcuni animali, i quali, fino a un certo momento, amano così
tanto la loro prole e ne sono amati così tanto, che il loro sentimento è facilmente visibile. Ma
questo è molto più evidente nell'uomo, in primo luogo, da quell’affetto che c’è tra figli e genitori,
che non può essere distrutto se non da un crimine esecrabile, in secondo luogo, quando sorge
un simile sentimento d'amore, se incontriamo qualcuno con le cui abitudini e con il cui carattere
concordiamo, poiché in lui ci sembra di scorgere, per così dire, una sorta di luce di rettitudine e
virtù. Non c'è infatti nulla di più amabile della virtù, nulla che induca di più ad amare, poiché a
causa della loro virtù e rettitudine in certo modo amiamo persino coloro che non abbiamo mai
visto.
1) Comprensione/intepretazione
Nel testo proposto, Cicerone, per bocca di Lelio, offre argomenti per contrastare
un’interpretazione utilitaristica dell’amicizia: si ripercorra il ragionamento, evidenziando,
con motivato giudizio, le tappe che si ritengono più significative per il suo sviluppo.
Cicerone non nega il fatto che un vincolo di amicizia comporti dei vantaggi per chi lo possiede,
ma confuta il principio che esso sia la causa per cui tale sentimento è nato. Dice infatti che è
l’amore, da cui deriva il nome stesso di amicizia, ciò che porta a stabilire la benevolenza tra gli
esseri umani. Si possono senza dubbio trarre vantaggi anche da un’amicizia simulata, che però, in
quanto tale, non è vera amicizia, poiché essa non solo è aliena da ogni finzione ma è anche
Soluzione a cura di
Natalia Manzano
Insegnante di Latino su Ripetizioni.it
interamente vera e spontanea. Pertanto, secondo l’Arpinate, sebbene arrechi innegabili vantaggi,
l’amicizia non nasce dal bisogno e dal calcolo, ma scaturisce naturalmente dall’animo umano. A
riprova di tale affermazione si presenta l’esempio degli animali che amano la loro prole e da essa
sono amati in modo del tutto manifesto. Si tratta di un’osservazione fondamentale poiché gli
animali non conoscono di certo il calcolo e non possono agire per interesse. Tuttavia, nell’essere
umano ciò è ancora più evidente perché, se anche tra gli uomini esiste il sacro vincolo tra genitori
e figli, che può essere reciso solo in casi gravissimi, essi costruiscono legami anche con coloro
nei quali scorgono una chiara affinità, quando vi vedono un esempio di rettitudine e di virtù. È
appunto la virtù il vero principio dell’amicizia, poiché nulla più di essa è amabile e spinge ad
amare, a tal punto che possiamo provare affetto anche per coloro che mai abbiamo visto, purché
in essi sia possibile riconoscere la rettitudine e la virtù. Poiché da coloro che non conosciamo non
possiamo trarre alcun vantaggio, è questo l’argomento ultimo che dimostra come l’amicizia sorga
da una comunione di intenti virtuosi e non dal mero interesse.
2) Analisi linguistica e/o stilistica
Si individuino alcune delle soluzioni stilistiche e/o lessicali del testo che sembrano
maggiormente contribuire a rendere lo spessore morale attribuito da Lelio all’amicizia,
motivando le proprie scelte.
L’ampio e chiaro periodare tipico della prosa ciceroniana accompagna e guida il lettore nel
ragionamento di Lelio fino alla dimostrazione della natura disinteressata dell’amicizia, anche
attraverso un abbondante uso di connettivi e del nesso relativo. È senz’altro degno di nota il largo
impiego dell’antitesi e delle strutture antitetiche: simulatum si oppone a verum e voluntarium,
natura a indigentia, adplicatione cum quodam sensu amandi a cogitatione e quantum utilitatis.
Risultano poi centrali termini, in alcuni casi presenti in poliptoto, che fanno riferimento alla sfera
semantica dell’amore e dell’affetto quali amo, amor, diligo e caritas. Il ragionamento culmina
nell’affermazione che è la virtù il vero motore dell’amicizia: il termine è ripetuto tre volte in
poliptoto e la sua importanza è rimarcata dall’anafora di nihil e dalla disposizione chiastica
“probitatis et virtutis / virtutem et probitatem” che la accosta all’altro elemento costitutivo del vero
vincolo di amicizia. Si noti infine la variatio in “ex ea caritate” e “cum similis sensus exstitit, si
aliquem nacti sumus” volta a corroborare l’origine naturale dell’amore, proprio anche degli animali,
e allo stesso tempo a mettere in luce che tale sentimento ha nell’uomo una diversa dignità poiché
è inscindibile da quel “lumen aliquod probitatis et virtutis” che si scorge nell’amico.
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Natalia Manzano
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3) Approfondimento e riflessioni personali
Si individuino alcune delle soluzioni stilistiche e/o lessicali del testo che sembrano
maggiormente contribuire a rendere lo spessore morale attribuito da Lelio all’amicizia,
motivando le proprie scelte.
Tra i numerosi esempi di vincoli di amicizia offertici dalla cultura greca e romana emergono in
primo luogo Achille e Patroclo, i primi veri amici della letteratura occidentale, il cui vincolo ha lo
sfondo drammatico e cruento della guerra di Troia, così come altrettanto penoso è il contesto del
legame di Eurialo e Niso. È tale il debito di gratitudine nei confronti di Piritoo, che Teseo lo
accompagna nell’impresa, di certo non molto ben ponderata e dall’esito prevedibilmente
catastrofico, della conquista dell’amore di Persefone, regina degli Inferi. Anche Oreste e Pilade
sono un esempio, riportato peraltro dallo stesso Cicerone in un altro passo del De amicitia, di un
sentimento disinteressato e disposto al sacrificio per il bene dell’altro. La presenza di miti in una
cultura è chiaramente l’indizio della diffusione di un modus vivendi e di un modello di
comportamento insiti nel contesto stesso che li produce, come possiamo constatare, tra gli altri,
nelle riflessioni di Platone, di Aristotele e di Plutarco. Ancora Cicerone, oltre che nel dialogo
oggetto di analisi, ci testimonia attraverso il suo epistolario l’importanza che attribuisce
concretamente all’amicizia, in primo luogo nei confronti di Attico, a cui non manca mai di scrivere
e di rivolgersi per ogni genere di questioni. L’Arpinate dunque, pur non essendo estraneo alla
ricerca di relazioni fondate sull’interesse, ebbe con gli amici legami sinceri, di un tipo simile a
quello auspicabile nel mondo odierno. L’amicitia tra esseri umani e quindi tra popoli e senz’altro il
termine ultimo a cui si dovrebbe aspirare, purché tale cammino sia scevro di ottusità e di inganni e
abbia come fine sincero l’armonia tra tutti gli esseri viventi. Se siffatti pensieri erano già diffusi tra
gli antichi, basti pensare allo stoicismo, all’epicureismo e di nuovo a Plutarco, nulla impedisce a
noi moderni di ergerli ad esempio per mirare a un’ aurea aetas di pace e rispetto reciproco.
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Natalia Manzano
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