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1 Coordinate Storiche

Il documento analizza la storia e la frammentazione linguistica dell'Europa, evidenziando la divisione tra alfabeto latino e cirillico e le teorie sull'indoeuropeizzazione. Viene descritta la distribuzione delle lingue indoeuropee in otto gruppi principali e il ruolo cruciale delle lingue latina e greca nella formazione culturale europea. Infine, si discute l'evoluzione del latino e del greco medievale, sottolineando il loro impatto duraturo sulle lingue e culture europee.

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Il documento analizza la storia e la frammentazione linguistica dell'Europa, evidenziando la divisione tra alfabeto latino e cirillico e le teorie sull'indoeuropeizzazione. Viene descritta la distribuzione delle lingue indoeuropee in otto gruppi principali e il ruolo cruciale delle lingue latina e greca nella formazione culturale europea. Infine, si discute l'evoluzione del latino e del greco medievale, sottolineando il loro impatto duraturo sulle lingue e culture europee.

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COORDINATE STORICHE

Confini dell’Europa
L’Europa coincide con la parte più occidentale dello spazio geografico dell’Eurasia; il
territorio considerato è quello che si estende dall’Atlantico agli Urali e non quello
UE.
L’attuale territorio linguistico europeo è fratturato in due:
- Alfabeto latino
- Alfabeto cirillico
L’assunzione della divisione tra l’Occidente e l’Oriente europeo corrisponde ad una
opposizione storica in uno spazio ereditato dalla divisione dell’impero romano tra
due insiemi prima politici e poi religiosi: lo spazio imperiale occidentale
contrapposto a quello orientale con Mosca che rappresentava la III Roma, dopo di
Costantinopoli e Roma stessa.

Parametri fondanti
L’analisi denota tre parametri fondamentali:
1. Frammentazione linguistica: 60 Lingue statuarie ed altre non ufficiali dal numero
non definito
2. Notevole omogeneità: la maggior parte delle lingue appartiene alla stessa
famiglia
3. Il quadro linguistico europeo, nella distribuzione geografica, risultava ben definito
già alla fine del I millennio d.C..

Indoeuropeizzazione dell’Europa
I secoli XIX e XX hanno conosciuto una straordinaria ricerca con metodi sofisticati e
facendo ricorso a dati linguistici, filologici, archeologici, demologici e culturali;
studiosi di linguistica storica come Graziadio Isaia Ascoli e Giacomo Devoto hanno
cercato di fare luce sui rapporti intercorrenti tra i diversi gruppi linguistici la famiglia
delle lingue indoeuropee. Queste ricerche hanno avuto come punto di riferimento
nel progetto internazionale Eurotyp.
Allo stato attuale della ricerca si possono individuare tre principali teorie illustranti il
processo di formazione del quadro linguistico indoeuropeo:
1. Teoria tradizionale
Colloca il primo processo di indeuropeizzazione dell’area europea all’altezza del
V-IV millennio a.C., quando popolazioni formate da guerrieri pastori provenienti
dalle Steppe Centro-Asiatiche e condividenti elementi linguistico-culturali comuni
sarebbero migrate dall’Asia Centrale verso occidente e si sarebbero stanziate in
Europa. La più recente sostiene lo stanziamento della tribù Kurgan (genti proto
indo-europee) dalle Steppe ucraine avrebbero invaso l’Europa; i loro discendenti
avrebbero poi diffuso lingua e cultura. La diffusione è in tre punti:
a. 4500-4000 a.C.: espansione dal Volga al Danubio ed all’area balcanica
b. 3500-3000 a.C.: da Caucaso ed Ucraina verso Europa nord-occidentale, Europa
settentrionale e Penisola italica. Formazione celtico, germanico, italico, baltico
e slavo
c. ≈ 3000 a.C.: verso Europa centro-settentrionale e orientale ed area scandinava
Marija Gimbutas ed altri
2. Teoria della Dispersione neolitica indoeuropea
Mette in discussione la precedente mostrando una continuità degli stanziamenti
in cui i Kurgan sarebbero solo episodi invasivi all’interno di un contesto nel quale
Genti indo-europee si erano già stanziate; a conquistare l’Europa sarebbero stati
gruppi di genti medio-orientali, detentrici di tecniche agricole e della
conseguente superiorità culturale ad imporsi sul continente europeo.
European Science Foundation
3. Teoria della Continuità uralica
Delle Genti uraliche e samoiede avrebbero occupato nel paleolitico l’Europa
medio orientale e spostate durante il mesolitico verso le loro attuali sedi storiche.
Linguisti di area ugro finnica e samoieda

Distribuzione
Lo spazio linguistico indeuropeo viene normalmente suddiviso in 8 gruppi principali:
1. Lingue anatoliche
2. Lingue tocarie
3. Lingue celtiche
4. Lingue italiche
5. Lingue germaniche
6. Lingue baltiche
7. Lingue slave
8. Lingue indo-iraniche
A tali gruppi vanno aggiunte le lingue isolate (non hanno generato discendenze);
sono: il neogreco, l’albanese e l’armeno.

Gruppi estinti
Anatoliche: erano diffuse nell’attuale territorio della Turchia asiatica. La lingua più
importante di questo gruppo era l’ittito ed è attestata fino al XV sec a.C.; altre
lingue minori furono il licio, lidio e luvio. Furono tutte sopraffatte dalla cultura e
lingua greca a partire dal V sec a.C..
Tocarie: proprie di una popolazione stanziata nei territori del Turkestan cinese; le
uniche testimonianze sono documenti del VII secolo d.C.: testi religiosi e di
medicina tradotti in parte dal sanscrito. Tramite di esse entrarono numerosi prestiti
indoeuropei nel cinese ma vennero sopraffatte da esso e dalle lingue turche.

Gruppi vitali
Celtiche: all’altezza del I millennio a.C., erano parlate in un territorio molto vasto:
dalla penisola iberica all’Anatolia centrale e dall’Europa centrale fino all’Italia
centrale.
Si dividono in due gruppi:
a. Continentale: attestato nelle lingue del continente europeo e nelle aree
occidentali di quello asiatico
b. Insulare: diffuso nelle isole britanniche. Si suddivide sua volta in:
- Gaelico: Irlandese, Scozzese, Mannese
- Britannico: Gallese, Bretone, Cornico
Germaniche; si suddividono in:
1. Orientale: ne facevano parte il Gotico, il Vandalo ed il Burgundo
2. Settentrionale: comprende il Danese, lo Svedese, il Norvegese ed il Fringio
3. Occidentale: sono il Lussemburghese, il Tedesco e l’Inglese
Italiche: l’insieme delle lingue parlate nell’Italia antica: il Latino, l’Osco-Umbro, il
Venetico, il Retico ed il Messapico. Solo il latino ha generato nuove lingue grazie alla
fusione con altre locali durante il periodo imperiale, alcune sono statuarie altre no.
- Romanze statuarie: portoghese, gallego, spagnolo, castellano e catalano
- Romanze non statuarie:
- Galloromanze: occitano o provenzale, oggi parlato nel sud della Francia da
bilingui (francese-occitano)
- Italoromanze: còrso, sardo, friulano, romancio (Svizzera) ed il ladino-dolmitico
Baltiche: Sono il lituano ed il lettone. Dipendenti da un sistema linguistico definito
proto-baltico, condividente tratti comuni con il proto-slavo; sono piuttosto recenti.
Slave: si basano sul proto-slavo ed antico bulgaro. Vengono divise geograficamente
in tre aree:
- Occidentale: polacco, ceco (la più antica) e slovacco
- Orientale: russo, bielorusso e ucraino; formano una realtà coesa
- Meridionale: sloveno (transizione tra l’oriente e il meridione slavo), serbo, croato,
bulgaro e macedone
Indo-Iraniche:
- India centro-settentrionale: discese dal sanscrito
- Iran: il persiano, il pashto, il curdo ed il tagico
- Pakistan occidentale: nuristano
Insulari:
- Neogreco: esito ultimo della evoluzione del greco della koinè ellenistico-romana
- Albanese: distinto in due varietà dialettali: il tosco (meridionale) che costituisce lo
standard ed il ghergo (settentrionale)

Ruolo di Latino e Greco


Comprendere il quadro linguistico europeo medievale è impossibile senza conoscere
l’influenza di queste due lingue.
Equilibrio imperiale
Il processo di romanizzazione e latinizzazione delle popolazioni sottoposte al
dominio romano fu indiscutibilmente maggiore nell’Europa occidentale e minore in
quella orientale: chi abitava nei territori grecofoni continuò a parlare la propria
lingua, così come al di fuori dell’Europa, in Persia, Siria, Egitto, le popolazioni locali
resistettero alla penetrazione del latino. Non fu solo una resistenza siccome i romani,
consci del valore insito nelle culture locali, fecero in modo di assorbirne alcuni
aspetti.
In età imperiale la convergenza culturale greco-latina, grazie al messaggio cristiano,
aveva creato una koinè imperiale.
Rottura alto medievale
L’armonia tra queste due realtà si ruppe tra il VI e VII sec., quando genti indeuropee
e non formarono una nuova unità linguistico-culturale. Nella seconda metà del IX
secolo, l’imperatore Michele VIII affidò a Cirillo ed a Metodio l’evangelizzazione del
mondo slavo. Questi, di lingua slavo-macedone ed esponenti della cultura greco-
salva di Tessalonica, non solo inventarono un alfabeto basato sul greco, ma crearono
anche una lingua che potesse valere quale forte elemento identitario per tutto
l’ambiente slavo: fondendo sullo slavo-macedone e sul greco-bizantino ecclesiastico.
Formazione dei due poli
Tra i secoli IX-X si sviluppò la bipolarizzazione all’interno del mondo europeo, fino al
Grande scisma del 1054 che rappresentò la separazione, non solo della chiesa
cattolica dall’ortodossa, ma anche dei due modelli imperiali. Le tre lingue veicolari
dell’Europa medievale furono: Latino, Greco e Paleo-Slavo.
Ruolo del latino medievale e sua eredità
A partire dalla lacerazione il ruolo del greco in Occidente andò progressivamente
diminuendo e nel VII secolo il greco in Occidente scomparve come lingua liturgica e
fu sostituito come lingua del rito sacro, dell’amministrazione e dell’insegnamento.
Nonostante la centralità culturale della Chiesa romana, il mondo non romanzo
percepì il latino come un elemento estraneo portando ad una produzione volgare
anticipata. Nelle stesse aree il latino ecclesiastico era più conservatore funzionando
da modello.
Tra la rinascenza carolingia e l’età della riforma la situazione sociolinguistica del
latino medievale può essere riassunta alla luce di tre fattori:
1. Democratizzazione dell’insegnamento della lingua scritta e creazione di scuole ed
università
2. Laicizzazione progressiva della cultura e progressivo contrasto tra uso del latino e
uso dei volgari emergenti
3. Semi-artificializzazione del latino attraverso il sistema clericale
Solo nel XX secolo si è visto il ridimensionamento del peso del latino nella vita
sociale e cultura dell’Europa occidentale. Ancora pochi decenni fa, a livello
internazionale, si pensava di poter riprendere il latino come mezzo di comunicazione
anche perché il latino, durante il medioevo e non solo, ha contribuito alla formazione
e stabilizzazione di tutto il vocabolario tecnico scientifico. Si tratta di un patrimonio
straordinariamente omogeneo, ricorrente non solo in tutte le lingue neolatine, ma di
fatti radicato in tutte le altre lingue europee.
Il ruolo del greco medievale e la sua eredità
Nell’ambiente slavo orientale e meridionale, il greco si è diffuso ed ha avuto un ruolo
analogo, ma non simile, a quello che ha ricoperto il latino nell’Europa occidentale.
Le due realtà si differenziano per diversi motivi:
Dall’incontro tra la cultura e la lingua greca e le culture e le lingue delle popolazioni
entrate nell’orbita bizantina non emersero delle situazioni paragonabili a quelle in
Occidente: il latino è riuscito ad imporsi anche a genti germaniche; mentre il greco
bizantino-medievale, pur avendo formato l’antico slavo ecclesiastico, mai si è
imposto come lingua comune e nemmeno come lingua colta.

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