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Spiritus Et Angeli Sunt A Deo Submissi

L'articolo presenta il frammento del 'Magisterium eumantice artis sive scientiae magicalis', un testo cristiano anonimo sulla magia, conservato in un manoscritto fiorentino del tardo Quattrocento. L'autrice, Damaris Gehr, analizza il titolo, il contenuto e attribuisce il testo a Berengario Ganello, noto per la sua opera 'Summa sacre magice'. Inoltre, il documento discute la necromanzia medievale e fornisce un'edizione del frammento.

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Spiritus Et Angeli Sunt A Deo Submissi

L'articolo presenta il frammento del 'Magisterium eumantice artis sive scientiae magicalis', un testo cristiano anonimo sulla magia, conservato in un manoscritto fiorentino del tardo Quattrocento. L'autrice, Damaris Gehr, analizza il titolo, il contenuto e attribuisce il testo a Berengario Ganello, noto per la sua opera 'Summa sacre magice'. Inoltre, il documento discute la necromanzia medievale e fornisce un'edizione del frammento.

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ARIES

ARIES . () – www.brill.nl/arie

‘Spiritus et angeli sunt a Deo submissi


sapienti et puro’: il frammento del Magisterium
eumantice artis sive scientiae magicalis.
Edizione e attribuzione a Berengario Ganello

Damaris Gehr
University of Basel

Abstract
With this article I aim to introduce the only known fragment of the Magisterium eumantice
artis sive scientiae magicalis, an anonymous Christian text on magic preserved in a Florentine
manuscript of the late fifteenth century. Five sections are included: an analysis of the work’s
title and my suggestion for its emendation; an analysis of the fragment’s contents, related to
my attribution of the text to Berengarius Ganellus, a Spanish author known to have written
the Summa sacre magice in Perpignan in ; the dating of the work; some observations
on the historiographical interpretation of medieval necromancy; an appendix with the first
edition of the fragment of the Magisterium.

Keywords
Christian magic; late Middle Ages; intellectual history; history of scholarship; edition

Il manoscritto miscellaneo di contenuto astrologico, alchemico e magico Plut.


 Sup.  della Biblioteca Medicea Laurenziana (d’ora in poi F) contiene ai
ff. r–r le prime pagine di un testo anonimo, per ora non rintracciato
altrove, intitolato ‘Magostorium eumatice artis sive scientiae magicalis’. La
sezione del manoscritto che lo contiene1 è datata puntualmente ‘Explicit Rome
. januarii , die Saturni, hora meridiei pulsante’2 e si distingue per i
contenuti esclusivamente magici. Il copista italiano, alla cui mano risale anche

1)
Ms. F, ff. r–v.
2)
Ms. F, f. r.
© Koninklijke Brill NV, Leiden,  DOI: 10.1163/156798911X581243
 Damaris Gehr / ARIES . () –

la sezione iniziale del volume, mostra un mirato interesse per l’arte necro-
mantica perlopiù interna alla tradizione pseudo-salomonica nonché per una
serie di experimenta, per la scienza dei talismani e per l’impiego magico dei
salmi.3
Oltre al Catalogus Codicum Latinorum Bibliothecae Mediceae Laurentianae,
che propone la lezione riveduta « magisterium » da me adottata in ragione della
mancanza di altre testimonianze della lettura « magostorium » e dell’inesistenza
del termine,4 la storiografia segnala il testo appena quattro volte, limitandosi
ad osservare che esso cita alcuni scritti sulla magia.5

3)
Ms. F, ff. r–v Liber de quatuor anulis* (i testi con l’asterisco presentano in calce
la scritta ‘Jesus’ o ‘Ihesus’: il compilatore è un cristiano convinto della compatibilità della
magia con la propria fede); (la numerazione salta dal f.  al f. ) ff. r–v Capitu-
lum quod fecit Theyzelius philosophus super Razielem*; ff. r–v !Liber" experimentorum
de caelestibus angelis primi temporis totius anni; ff. r–r Magisterium eumantice artis*;
ff. r–v Quattuor coniurationes quae debent dici seu precipere ad tabulam spirituum vel ad
mandal, quod unum et idem est*; ff. r Unguentum optimum et mirabile; f. r–v Nomina
angellorum [sic] planetarum et signorum*; ff. r–r Operationes ymaginum secundum pla-
netatas [sic] extracte de quodam libello habominabilem facientem [sic]*; ff. v–v Expe-
rimenta extracta a quodam libro antichissimo [sic]*; ff. v–r Experimentum Michaelis
Scoti nigromantici; f. v Ad amorem; f. r Ad amorem; (la numerazione salta dal f. 
al f. ) ff. r–r testo acefalo che descrive alcuni spiriti, le loro funzioni e le pratiche
della loro invocazione*, identificabile a mio avviso con il Liber officiorum di Toz Greco, cf.
infra, pp. –; ff. r–v Virtus et utilitas centum quinquaginta psalmorum David*.
La sezione iniziale del manoscritto contiene i seguenti scritti: ff. r–v Tractatus de ymagi-
nibus; ff. v–v Tractatus eximii philosophi Thebit de proprietatibus quarumdam stellarum;
ff. r–r Imagines Ptholomei; ff. r–r De generationibus, proportionibus et compositio-
nibus caeli ad faciendum ymagines* ; ff. r–r testo acefalo di contenuto astromagico. (La
numerazione salta dal f.  al f. .) A una grafia leggermente diversa, che risale forse ancora
al copista romano, risale ai ff. r–r un trattato sul libro magico in cui sono incluse una
sezione acefala ai ff. r–v e le sezioni De libro consecrando e Lo modo de fare lo libro,
rintracciabili rispettivamente ai ff. r–r e v–r.
4)
Bandini, Catalogus Codicum Latinorum, vol. V, col. .
5)
Thorndike, ‘Traditional Medieval Tracts’, , ci informa che il ‘Magisterium eumati-
cae artis’ accompagna il salomonico De quatuor annulis nel manoscritto F e cita il Liber
officiorum di Toz Greco. Mathiesen, ‘A Thirteenth-Century Ritual’, , ignora il carattere
frammentario del testo e segnala che lo ‘short treatise’ menziona il Liber iuratus di Onorio.
Mathiesen pensa di individuare nel Magisterium una testimonianza del fatto che il Liber
iuratus ‘continued to be read and copied for many centuries’ e non considera la possibilità
che F contenga una copia di un testo più datato. Boudet, ‘Magie théurgique’, , riprende
le considerazioni di Mathiesen. Page, ‘Magic and the Pursuit of Wisdom’, –, n.  fa
cenno alle note a margine citate dal Capitulum quod fecit Theysolius.
Damaris Gehr / ARIES . () – 

In questo studio intendo fornire una prima classificazione del Magisterium


nel paesaggio della letteratura magica medievale. In particolare mi concentro
su alcune coordinate centrali per la sua lettura e attribuzione. A partire dalla
parte seconda si vedrà che le anonime pagine contengono numerosi elementi
che suggeriscono la paternità di Berengario Ganello, oggi noto soprattutto per
aver composto la Summa sacre magice (d’ora in poi Summa) a Perpignan nel
.6 Nella parte terza fisso il terminus ante quem dello scritto riallaccian-
domi all’attribuzione dello stesso. Nella parte quarta rivisito una ricorrente
interpretazione della necromanzia medievale alla luce della caratterizzazione
della magia incontrata nel Magisterium.

. Il titolo
Prima di addentrarmi nell’analisi del testo, ritengo utile chiarire il significato
del titolo dello scritto. La formula ‘Incipit Magisterium’ con cui si avvia il fram-
mento mostra che F tramanda dello scritto le pagine iniziali7 e che disponiamo
del suo titolo. Ma in che senso il termine ‘ars eumatica’ va inteso come sino-
nimo di ‘scientia magicalis’?
L’aggettivo eumaticus non è registrato neanche nel vocabolario latino o
neolatino più ricercato né rientra nella terminologia tecnica della letteratura
magica. Nel contesto della letteratura tardomedievale occorre però il termine

6)
In attesa dell’imminente pubblicazione dell’edizione critica della Summa da me curata,
in cui verrà presentata una introduzione alla figura e al pensiero di Ganello, rimando il
lettore a Gentile e Gilly, Marsilio Ficino, – e a Gilly e van Heertum, Magia, Alchimia,
Scienza, vol. I, –. Ganello è menzionato inoltre negli atti di un processo, come ha
segnalato anzitutto Falgairolle, Un envoûtement, – (su tali atti torno fra breve nella
parte prima); Jean Thenaud, attivo in Francia durante la prima metà del XVI secolo, lo
annovera tra i maghi condannati all’inferno, cf. il suo Le triumphe des vertuz, vol. III,
.
7)
Il testo si chiude invece alla fine del lato recto di una pagina, nel mezzo di una parola, alle
prime battute di un elenco. La facciata successiva è stata lasciata in bianco (f. v). È quindi
chiaro che non sia andata perduta una parte del manoscritto F, ma che lo scriba romano abbia
interrotto la copiatura di un testo di cui possedeva una versione più completa. L’interruzione
brusca suggerisce la sua intenzione di portare a termine il lavoro o, più probabilmente, il
suo improvviso accorgersi che la sezione di suo interesse è finita col periodo precedente:
la nota a margine del f. r, ancora della sua mano, incornicia infatti il testo quasi a
volerlo concludere, una caratteristica che la distingue da tutte le altre (ff. v, r e v).
Lunghezza e struttura dello scritto rimangono oscure: l’autore si limita a chiamarlo ‘liber’
(f. v).
 Damaris Gehr / ARIES . () –

simile heumantia, un termine che, a dispetto dell’apparenza, non trova un


corrispondente nei vocabolari greci. Il primo documento in cui l’ho rintrac-
ciato è lo Scriptus Thaddei super Theorica planetarum Gerardi di Taddeo di
Parma ().8 Il trattatello appartenente all’averroismo bolognese analizza le
branche lecite della matematica—cui appartengono l’astronomia e le diverse
forme dell’astrologia—ma include anche un quadro sintetico della matema-
tica ‘improprie dicta sive prohibita’. Questo genere di matematica presenta
numerose sottosezioni che Taddeo solitamente nomina senza illustrarne i con-
tenuti; tra le poche categorie fornite di una nota esplicativa rientra proprio
la heumantia. Il passo per noi rilevante è collocato nel contesto della branca
teurgica, precisamente in quello della theurgica maior, un’arte che si divide
a sua volta nei rami della cachedemonica, agathomantia e cacomantia. Ora, la
seconda ‘dividitur in duas partes: in heumantiam et nigromantiam’, e Tad-
deo spiega che ‘heumantia est de angelorum adiuratione, cuius inventor fuit
Arphasach’.9
È degno di nota che la collocazione della heumantia tra le arti proibite
operata da Taddeo contrasta con la connotazione del termine (il prefisso greco
!υ- indica notoriamente un che di positivo). Ciò segnala che il termine è stato
coniato in seno alla tradizione magica piuttosto che da una tradizione critica
come quella rappresentata dall’autore parmense.10 Con questa osservazione
veniamo alla seconda testimonianza che ho potuto rintracciare.
La heumantia compare anche negli atti di un processo per stregoneria svol-
tosi a Mende (Rossiglione) nel . L’imputato Stefano Pipino è un mago
venuto in contatto con Ganello a Perpignan tra la fine del  e l’estate
del .11 Una parte dell’interrogatorio scrupolosamente registrato dai notai
concerne il Liber iuratus di Onorio. Stando a Pipino, il mago Pradello riferi-

8)
Federici Vescovini, ‘La classification des mathématiques’, –.
9)
Il nome Arphasach è legato possibilmente a Esd , .
10)
Taddeo si ispira di fatto nella sua disquisizione a testi di entrambi i versanti; da un lato
riprende il capitolo XI dello Speculum Astronomiae (cf. Zambelli, The Speculum Astronomiae,
–), dall’altro include dati lì assenti, tra cui la menzione della stessa heumantia.
11)
Gli atti del processo sono conservati nel ms. Mende, Archives départementales de la
Lozére, ms. G  ; dell’incontro tra Pipino e Ganello trattano i ff. v–r (foliazione mia,
il documento non è foliato). Degli atti ha già curato un’edizione Edmond Falgairolle,
uno storico attivo alla fine dell’Ottocento che fa diversi errori paleografici e trascrive ‘her-
mantia’; cf. il suo Un envoutement,  Boudet & Véronèse, ‘Le secret,’ , n. , legge
“nigromancia”.
Damaris Gehr / ARIES . () – 

sce nel prologo di quello scritto che nei quattro maggiori centri della magia,
cioè ad Atene, Tebe, Napoli e Toledo, veniva insegnata un’arte chiamata ‘heu-
mancia’.12 Pradello intende genericamente l’arte dell’invocazione degli angeli e
degli spiriti maligni, quella rintracciabile, appunto, nel Liber iuratus.
La testimonianza di Pipino trova una corrispondenza nella Summa del
suo conoscente Ganello. Lì leggiamo che la dottrina di Salomone, in cui
l’autore riconosce il nocciolo duro dell’arte magica, veniva insegnata ad Atene,
Tebe, Toledo e Napoli, e che proprio a quella collocazione internazionale va
ricondotto il ricorso simultaneo all’alfabeto latino, greco, arabo ed ebraico che
la contraddistingue.13 Ganello non impiega il termine heumantia, ma è chiaro
che intende la medesima arte menzionata da Pipino.
Sulla base delle occorrenze ora elencate (e anche dell’attribuzione del Magi-
sterium a Ganello che ora mi accingo a dimostrare) ritengo opportuno inter-
pretare il termine ‘eumatice’ contenuto nel titolo dell’anonimo scritto come
la forma corrotta di eumantice, magari reso nella precedente tradizione mano-
scritta mediante l’abbreviatura eumātice. Propongo quindi che il titolo venga
« restaurato » a Magisterium eumantice artis sive scientiae magicalis.

. Attribuzione a Berengario Ganello


La paternità ganelliana del frammento si lascia indovinare sia a livello stili-
stico e lessicale che a livello di contenuti e orientamento teorico. Di fatto
la lettura parallela alla Summa che propongo nelle prossime pagine mostra
che, salvo per un’eccezione (di cui tratto nella parte terza), ogni concetto

12)
Il ms. M, f. v recita: ‘[Stephanus Pipini] dixit: Quidam nominatus magister Pradel-
lus reffert in quodam prologo suo quod dudum in quatuor studiis generalibus videlicet
Athenis, a Thebis, Neapolim et in Tholeto publice legebatur heumancia.’ Il Liber iuratus
oggi tramandato menziona Napoli, Atene e Toledo, mentre Tebe figura soltanto come città
natale di Onorio; il termine heumantia invece manca. Cf. Onorio di Tebe, Liber iuratus, I,
.
13)
Ganello, Summa, ms. B, f. v. La Summa è ricostruibile grazie a tre manoscritti indicati
in questo articolo con le sigle: K per il codice Kassel, Murhardsche- und Landesbibliothek, ms.
Astron. o ; H per il manoscritto Halle, Universitäts- und Landesbibliothek, ms.  B 
(alla sigla H ricorro per indicare anche altri scritti contenuti nel miscellaneo manoscritto
di Halle); B per il manoscritto Berlino, Staatsbibliothek, Preussischer Kulturbesitz, ms. Germ.
Fol. . La numerazione dei capitoli segue quella da me adottata nell’imminente edizione
della Summa. Il merito della scoperta dei tre manoscritti summenzionati va a Carlos Gilly,
cf. il suo Spanien und der Basler Buchdruck, , come anche Gentile e Gilly, Marsilio Ficino,
– e –, e Gilly e van Heertum, Magia, Alchimia, Scienza, vol. I, – e
–.
 Damaris Gehr / ARIES . () –

esposto nel Magisterium trova in quel trattato un corrispondente. Per questa


ragione includo nell’apparato dell’edizione del Magisterium non soltanto i dati
strettamente editoriali e le fonti del frammento, ma anche una documentazione
dettagliata dei paralleli con la Summa.14

.. Alcuni aspetti formali


Le pagine iniziali del Magisterium presentano un carattere densamente teorico,
relato senza dubbio alla loro funzione introduttiva. Il testo è costituito princi-
palmente da citazioni (almeno ventitré) tratte da scritti di teorici della magia
e autorità della tradizione giudaico-cristiana, intervallate da brevi osservazioni
che non sono citate in modo esplicito e risalgono probabilmente all’autore.
Fonti appartenenti alla tradizione magica sono la Magica di Salomone,15 il
Liber iuratus di Onorio di Tebe e il Liber officiorum di Toz Greco, il principale
discepolo di Salomone; fonti giudaico-cristiane sono il Pentateuco, i Salmi, i
Proverbi, i Vangeli, le Lettere di Paolo e Giacomo e San Bernardo di Chia-
ravalle; ancora tra le fonti magiche rientra invece il ‘beatus Augustinus’, un
autore da identificarsi probabilmente come Pseudo-Agostino. Come mostra
l’apparato dell’edizione, le fonti del Magisterium coincidono di sovente, e in
modo puntuale, con quelle della Summa.
Ad accomunare i due scritti è anche il modo in cui le fonti giudaico-cristiane
vengono impiegate. Entrambi arrangiano successioni di loro passi e sentenze
incentrati su concetti ricorrenti anche nel discorso magico al fine di mostrare
che i capisaldi teorici della magia non contraddicono la legge religiosa, ma
sono, anzi, già impliciti nel messaggio scritturale.16
Nel riferire fonti della letteratura magica, il Magisterium indica alcune volte,
oltre al titolo, anche il capitolo di provenienza. Precisamente questo modus
citandi, altrimenti insolito nell’edificio della letteratura magica tardomedievale,
è frequente nella Summa.

14)
In quanto il lettore trova quella documentazione nell’apparato, ma anche per non
appesantire il discorso, tratto in questo studio introduttivo all’edizione una selezione di
temi precipui.
15)
Il monumentale scritto, che costituisce—non soltanto da un punto di vista quantita-
tivo—la fonte principale della Summa, è ancora ignoto alla ricerca. Nell’edizione della
Summa definirò il ruolo svolto da questo scritto nell’edificio della letteratura magica medie-
vale e fornirò un quadro dei suoi contenuti e della sua struttura.
16)
A questo riguardo cf. ad esempio il proemio della Summa, ms. K, f. r.
Damaris Gehr / ARIES . () – 

Nel contesto del lavoro con le fonti, l’anonimo autore del Magisterium opera
alcune scelte rivelative anche a livello lessicale. Come si è detto, un importante
testo di riferimento del Magisterium è la ‘Magica’ di Salomone.17 Ganello è
l’unico autore che io conosca a citare la Magica di Salomone chiamandola
con questo titolo. Esiste in realtà più di un autore che cita quel centralissimo
scritto: mi limito qui a fare l’esempio del Tractatus discipulorum Salomonis,
che lo chiama però Liber Salomonis.18 La seconda principale fonte magica
su cui il Magisterium fa perno è il Liber iuratus del ‘sanctus Honorius filius
Euclidis’. A mia conoscenza, Ganello è l’unico autore a considerare Onorio un
santo. Nella Summa usa chiamarlo a più riprese con gli appellativi ‘sanctus’ e
‘beatus’, proprio come nel Magisterium.19 Simili appellativi mancano nel Liber
iuratus (anche nel contributo a tratti apologetico aggiunto allo scritto dal mago
Pradello), e a maggior ragione nell’intera tradizione storiografica, interessata a
tutto fuorché a fare di un mago un santo.
Sempre nel contesto dell’analisi formale, ma a prescindere dal parallelo con
l’opera ganelliana, vorrei infine osservare che la morfologia del Magisterium
esclude che si tratti di uno scritto del tardo Quattrocento, come invece è stato
ritenuto: lo mostra per esempio l’impiego, pur sporadico, della c in luogo della
t (‘noticiam’, ‘perdicionis’, ‘pecieritis’).

.. Contenuti e orientamento teorico


Come annunciato sopra, la paternità del frammento del Magisterium si lascia
indovinare anche a livello di contenuti e orientamento teorico. Mi accingo
quindi ad illustrare i principali nuclei tematici del testo continuando al con-
tempo ad argomentare l’attribuzione a Ganello.
Le pagine pervenuteci rispondono a una serie di questioni fondamentali
della teoria magica:
. qual’è il principio primo della magia;
. quali sono le condizioni per l’acquisizione e il mantenimento del potere
magico da parte dell’uomo;
. quali sono i fini della magia.

17)
Le citazioni esplicite sono rintracciabili nella sezione I del frammento.
18)
Cf. ms. A, ad esempio alla p. .
19)
Cf. Ganello, Summa, ms. K, ff. v, r, v e v; ms. B, f. r.
 Damaris Gehr / ARIES . () –

... Il principio primo della magia è Dio


Il Magisterium ci informa anzitutto che la magia è un’arte che implica la
sottomissione di angeli e spiriti da parte dell’uomo, e che suo primo motore è
Dio. Ad annunciare la tesi è Salomone (sezione I):20

Spiritus et angeli sunt a Deo submissi sapienti et puro.

Questa citazione può considerarsi una sintesi dell’intero discorso svolto nel
frammento del Magisterium, un discorso che, si è detto, introduce a sua volta
all’intero trattato. La citazione proviene dalla Magica, lo scritto prediletto da
Ganello, e richiama alla mente la definizione con cui si apre la Summa: ‘Magica
est scientia artandi spiritus malignos et benignos per nomen Dei’.21
La dinamica di relazioni esposta da Salomone viene meglio chiarita medi-
ante alcuni schemi che illustrano la gerarchia in cui i protagonisti del meccani-
smo della magia, ovvero Dio, angeli, spiriti, uomo, venti, stelle e demoni, sono
ordinati.22 Gli schemi citati da Salomone e Onorio discordano leggermente
sulla posizione dell’uomo, che in un caso assume il ruolo di vicario di Dio
sovraordinato su tutte le restanti creature, e in un altro è subordinato, oltre che
a Dio, agli angeli. Due punti restano invece indiscussi: l’assoluta supremazia
divina su tutte le creature, incluso l’uomo (‘Deus est super angelos et stellas et
super omnes homines et super demones et super omnia creata’), e l’egemonia
del mago sulle forze malvagie, quindi su spiriti e venti (‘homo super demones
et ventos’). Questi capisaldi distinguono in modo pregnante anche la Summa,
nelle cui pagine tornano i medesimi schemi della gerarchia cosmica, Dio viene
proclamato principio primo della magia, e gli spiriti maligni vengono esplici-
tamente e strenuamente sottomessi dal mago.23

20)
I temi che mi accingo ad illustrare non vengono trattati sempre nella successione lineare
che qui propongo e in modo nettamente separato l’uno dall’altro. Al fine di agevolare
l’orientamento al lettore, suddivido il testo dell’edizione in sezioni tematiche.
21)
Ganello, Summa, ms. K, fol. r. Qui non sono intesi i nomi del linguaggio comune,
ma quelli che secondo la tradizione magica Dio ha assegnato alle creature a seconda delle
diverse situazioni astrologiche e ha rivelato all’uomo affinché potesse utilizzarle come stru-
menti magici. Un importante testo di riferimento per questa dottrina è il Liber Razielis,
specialmente il suo libro IV intitolato Liber temporum, cf. ad esempio ms. H, ff. r–v.
22)
I venti, come le stelle, sono concepiti come sostanze spirituali la cui natura viene
considerata affine o identica a quella degli spiriti, cf. ad esempio Ganello, Summa, capitolo
.
23)
Ganello, Summa, ms. B, f. v e capitolo .
Damaris Gehr / ARIES . () – 

Tornando al Magisterium, vediamo che il discorso sulla gerarchia cosmica


torna, da una prospettiva più propriamente operativa, nella sezione VII. L’apice
dello schema è occupato stavolta dai due termini ‘fides’ e ‘verbum’:

Sed supponatur quod tam in fide quam in verbo est summa virtus et potestas operandi
et mira agendi magis quam in aliqua re de sub olimpo. Ymmo scias quod verbum et
fides presunt stellis et angelis, elementis et caelis, demonibus et ventis, hominibus et
bestiis et universi!s" creaturis de sub empireo caelo existentibus.

Che fede e parola siano principi chiave di potere anche in scritti antecedenti la
diffusione della magia dotta nell’occidente cristiano, è risaputo. Precisamente
nell’accezione di fiducia nell’efficacia della magia, la fede svolge per esempio un
ruolo fondamentale nel De radiis stellarum di Al-Kindi.24 Ora, nel Magisterium
quella fiducia appare sempre in coppia con la fides religiosa. Il vero mago è di
fatto ‘fidem suam credens et artem istam’, e la fede in Dio viene considerata il
fulcro di prodigi per antonomasia.25 Quanto alla parola, sappiamo che nume-
rosi scritti della magia dotta individuano nel nome di Dio, nei suoi ulteriori
nomi e nei nomi che Dio ha assegnato alle creature il supremo strumento di
potere, si pensi solo al Liber semiphoras o al Liber Razielis. Ma nel Magisterium
viene in aggiunta sottolineato che la parola della magia è il prolungamento del
Verbo creatore.26
È quindi evidente che la supremazia divina sottolineata nello schema gerar-
chico della sezione I del Magisterium si impone nella dottrina magica anche a
livello operativo: il potere magico è in ultima istanza divino. E se queste teo-
rie accomunano Magisterium e Summa, pure i termini in cui vengono espresse
sono analoghi: anche la Summa individua nell’inscindibile binomio costituito
da ‘fides’ e ‘verbum’ l’invincibile fulcro del potere magico.27

24)
D’Alverny, ‘Al-Kindi: De radiis’, : ‘Fides quoque de effectu futuro est accidens quod
cum premissis est necessarium. Qui enim de effectu desperat voto frustratur, licet et alia
fuerit sapienter executus. Est enim fides sive spes firma super eventu desiderato robur et
fulcimen desiderii, iuvans ipsum desiderium ad effectum sicut aptatio scamonee iuvat eam
ut laxet cum est danda ad medicinam.’
25)
Magisterium, sezione II; circa il potere della fede, lo scritto si rifa agli eloquenti passi Mt
,  e Mc , .
26)
Sul ruolo della parola nella magia cf. anche le sezioni III e VIII del Magisterium.
27)
Ganello, Summa, ms. K, f. r: ‘Magica ergo est de verbis miris ex fide pullulativis aut ex
firma credulitate processivis, ita ut credat Deo vero et arti et magistro suo ac legi cui habet
devotionem.’
 Damaris Gehr / ARIES . () –

... Per essere maghi bisogna essere (buoni) cristiani


Intimamente connesso al punto ora visto, è il discorso sulle condizioni per
l’acquisizione e il mantenimento del potere magico da parte dell’uomo. Questo
discorso può considerarsi il motivo centrale dell’intero frammento.
Già Salomone annuncia in apertura del Magisterium che la gerarchia cos-
mica ora vista non va presa per scontata e che l’uomo vicario di Dio, vertigi-
nosamente prossimo nel suo potere a Dio, non coincide con l’uomo comune.
La prassi magica non viene percepita come una possibilità immediata e incon-
dizionata, ma come una risposta che viene dall’alto (sezione I):

Omnis ergo sapiens et intelligens et in se purus existens est aptus et dignus in hac arte
ac a Deo auctorizatus et dignificatus in ea […].

Ancora più esplicita è la sezione II, dove apprendiamo che solo chi vive nella
perfetta osservanza della propria legge religiosa può essere mago:

Et semper nos cum auctenticus loquimur de homine intelligenti et virtuoso, perfecte


tenenti legem suam ac fidem suam credenti et artem istam, et non exitanti in ali-
quo.28

Questo discorso trova il suo proseguimento nella sezione IV. Se in linea di prin-
cipio, scrive l’autore, qualsiasi uomo può farsi puro e sapiente, quindi degno
dell’autorizzazione divina, è anche vero che ‘in presenti’ (nell’era cristiana con-
trapposta all’era ebraica e pagana che il cristiano considera storicamente supe-
rate, nonché al musulmanesimo che reputa falso) ‘nulla perfecta puritas aut
perfecta sapiencia est nisi in christiana fide’. Assunte queste premesse, la magia
si riduce necessariamente a esclusiva prerogativa del cristiano.
Come si spiega questa manovra argomentativa? Il frammento del Magi-
sterium non ci permette di determinare in modo puntuale i contenuti dello
scritto, ma le citazioni dalla Magica di Salomone, dal Liber officiorum di Toz
Greco e dal Liber iuratus di Onorio (che, pur risalendo a un autore che si pro-
fessa cristiano, è indebitato vistosamente a tradizioni non cristiane) presagi-
scono che le pagine mancanti trattassero della magia pseudo-salomonica e di
alcuni suoi sviluppi.

28)
Il predicato autenticus è inseparabile dal concetto di autorizzazione divina, cf. ad esempio
Ganello, Summa, ms. K, f. v: ‘Et ideo patet quod quando quis in arte non est dignificatus,
quod in ea non est autenticus neque licenciatus’.
Damaris Gehr / ARIES . () – 

La provenienza delle dottrine magiche da contesti dottrinali esterni al cri-


stianesimo costituisce per i cristiani interessati nella magia un problema per più
ragioni tra loro vicendevolmente intrecciate. Da un lato, per rendere possibile
l’impiego dell’arte magica nel proprio contesto dottrinale, il cristiano deve assi-
curarsi che le dottrine ereditate dagli « infedeli » abbiano perduto—soprattutto
da un punto di vista religioso—ogni legame con i loro originari depositari. Al
contempo la teoria magica dev’essere in grado di fronteggiare le critiche mosse
dalla Chiesa.
Sebbene gli scritti di magia latina medievale pervenutici, e in particolar
modo quelli pseudo-salomonici, rechino segni più o meno appariscenti di
processi di cristianizzazione, probabilmente il Liber iuratus può considerarsi fra
tutti l’unico ad essersi cimentato in modo esplicito con questo problema prima
della Summa. Onorio presenta i maghi appartenenti ad altre fedi nei termini
di alleati del demonio votati alla perdizione.29 E se il Magisterium riprende e
sviluppa oltre quel discorso (sezione V), il topos della trasmissione del potere
magico da una religione all’altra e l’approccio « storico » alla magia distinguono
anche la Summa.30 Lì Ganello prende ugualmente spunto da Onorio ed elabora
una vera e propria genealogia del potere magico volta a dimostrare la superiorità
del mago cristiano rispetto a quello ebreo, pagano e musulmano.31

. I fini della magia e il terminus ante quem del Magisterium


Il frammento del Magisterium si chiude su alcune considerazioni sul fine e
sugli obiettivi della magia (sezione IX). Qui leggiamo che il fine dell’arte è
duplice: ‘habere famulum qui tota vita sua sinat’ e ‘habere librum consecratum
consecratione finali’.32 Chi dispone di questa duplice risorsa, spiega l’autore, è

29)
Onorio di Tebe, Liber iuratus, III, –. La tradizione musulmana viene ignorata nel
Liber iuratus oggi pervenuto, e non è chiaro se sia stata menzionata nella versione conosciuta
da Ganello. Nella Summa, cf. in particolare ms. K, f. v.
30)
Evidentemente non si tratta di un approccio autenticamente storico, almeno nel senso
attuale del termine: l’autore si muove entro lo schema pseudepigrafico e conformemente ad
esso ignora la circostanza che la magia di cui tratta è stata sviluppata ben dopo l’avvento di
Cristo e si è diffusa in occidente in epoca relativamente recente.
31)
Cf. in particolare Ganello, Summa, ms. K, f. v e ms. H, f. r (questo secondo passo
è citato infra alla n. ).
32)
Il ‘famulus’ è probabilmente lo spirito cui il Capitulum quod fecit Theysolius dedica un
importante paragrafo intitolato Ad habendum spiritum familiarem, incentrato sulla tecnica
attraverso cui ingraziarsi un determinato spirito, cf. ms. H, ff. v–v; il pittoresco
paragrafo è stato edito e analizzato in Page, ‘Magic and the Pursuit of Wisdom’, –.
 Damaris Gehr / ARIES . () –

‘potens super omnes huius seculi sub firmamento, in nubibus et abyssis’, e viene
così ad occupare il secondo gradino della gerarchia cosmica sopra menzionata
(§ ..). Una volta raggiunto quel fine, l’uomo potrà operare mirabili prodigi
quali la visione di Dio, la conoscenza del potere di Dio, l’assoluzione dei peccati
… Questa su cui il testo si interrompe, è la lista di benefici che vengono
promessi nel libro I del Liber iuratus.33 Ne desumo che il Magisterium si prefigga
lo stesso ordine di obiettivi rintracciabile nel trattato di Onorio.
Dall’ultima sezione del frammento è ricavabile anche un secondo dato: sulla
questione dei fini (e solo su questa) il nostro frammento si differenzia dalla
Summa. Ganello scrive nel capitolo  della Summa che la causa finalis della
magia è la venerazione di Dio e che questa si esplica in concreto attraverso tre
attività: il libero servizio di Dio, il soccorso degli indigenti e la lotta contro
gli infedeli. Il fine secondario è invece costituito dalle fasi della prassi magica
attraverso le quali i prodigi possono essere realizzati.34 Nel capitolo  Ganello
torna da una diversa prospettiva sul medesimo ordine di questioni e ammonisce

Questo trattato che individua nella parola il fulcro vitale della magia (cf. ad esempio ms.
H, f. r–v) non viene citato nel Magisterium; un glossatore che ha individuato alcune
affinità tematiche tra i due scritti ha però annotato diversi suoi estratti a margine del nostro
frammento. Forse non è un caso che F contenga (ai ff. r–v, e assieme al ms. H,
ff. r–r) anche una delle due uniche testimonianze del Capitulum finora rintracciate.
F ne conserva tuttavia soltanto una parte: il testo si ferma alla fine del paragrafo Ad
inveniendum secretum huius libri, e mancano quindi i due paragrafi finali Ad habendum
spiritum familiarem (il cui titolo è annotato a margine) e Ad retinendum spiritum ut faciat
tuam voluntatem. Quanto al libro menzionato nel Magisterium, si tratta di uno strumento
che i maghi medievali utilizzano per far apparire spiriti servizievoli. Le sue due consacrazioni
sono trattate nella Magica di Salomone e nel Liber iuratus di Onorio, come ci informa
Ganello nel capitolo  della Summa.
33)
Onorio di Tebe, Liber iuratus, CII, .
34)
Ganello, Summa, ms. B, f. r–v: ‘Die final Causa der Magicae ist auch zwofeltig. Das
Ende von innen herauß, welchs ein Ende ist wordurch ein Ding. Eusserlich, welches ist ein
Ende des, ist entweders innerlich magisch die Ehr Gottes, welche diese drei einhalt: das man
Gott freiwillig diene, denen [i.e., den Armen] helfen, die Gotthlosen verfolgen. Das End
wodurch ist die magische Wirckung. Die ist auch zwofeltig, materialisch und formalisch.
Die materialisch ist die Beschwerung, welche ein Ordnung auf drei gibtt: erstlich das sie
khummen und erscheinen, zum andern das sie reden und ein Gestalt ahn nehmen, zum
dritten das sie sich in den Willen des Menschen ergeben und sein Befehl außrichten. Die
formalische ist die Heiligung, ein zuerst, die ander zuletst. Die erste heiligt die Coniuration,
das sie in den Circkel khummen und gehorsam sein. !Die" finalisch heiligtt die Bucher
oder sonsten was zur Kunst gehort, das sie khummen und gehorsamen ohn Schaden und
Nachtheil.’
Damaris Gehr / ARIES . () – 

il mago, specialmente la prima volta che pratica l’arte, a non perseguire il


fine di arricchirsi, di impoverire o arrecare danno al prossimo, ma di votarsi
esclusivamente alla venerazione di Dio: una volta perseguito tale fine, otterrà
infatti grandi onori e ricchezze e tutti i suoi desideri verranno esauditi (fatta
ancora eccezione per gli atti peccaminosi, che non rientrano tra i fini perse-
guibili dalla magia, e il Paradiso, che non può essere conquistato nemmeno
attraverso un’impeccabile condotta del mago, ma dipende esclusivamente dalla
grazia divina).35 Ridimensionati dal fine assoluto, i fini particolari (che sono
poi gli obiettivi che persegue la magia dotta tradizionale) assumono quindi
nello scritto del  lo statuto mediato della ricompensa. La magia diviene
strumento supremo della promozione del regno di Dio, forma più alta della
realizzazione spirituale e dovere ultimo del cristiano.
A ben vedere, il distinguo esposto nella Summa non è del tutto originale.
Già una sezione del Liber Razielis considera la magia una scienza spirituale,
individua ‘sursum in celis et in stellis’ il suo fine ultimo e indica nella prassi
magica il suo fine secondario.36 Al di là di questa distinzione, tuttavia, il fine
generale della magia (‘finis omnium’) resta la fabbricazione di talismani efficaci
fondata sulla conoscenza della realtà sublunare (‘opus cum probatione’). Nel
passo del Liber Razielis l’accento cade cioè in ultima istanza sulla prassi magica,
mentre la gerarchia dei fini delineata nelle prime battute rimane (purtroppo)
non meglio specificata.

35)
Ganello, Summa, ms. H, f. r: ‘Et quando operaris de hac arte, presertim prima vice
non opereris causa ditandi et pompas faciendi nec alios opprimendi, quia male obtinueres
et damnum inde haberes, sed fac intencionem assequendi fines artis, qui sunt ad Deo
libere serviendum, pauperibus succurrendum, sectas infidelium destruendum. Et habita
ista principali intencione sequentur omnes alie accidentales ut divicie summe, honores, et
omnia que cor hominis desiderat citra paradisum et sine peccato. Et sic intencio hominis
recta et bona deducet hominem ad bonum et sanctum finem; mala vero ad contrarium
scilicet malum, a quo nos eripiat Alpha et Ω, cui laus et latria per secula interminabilia.
Labora ergo in hoc libro cui est sectas pravas destruere ut Machometi aut infidelium
maledictorum. Lex enim vera habet corrigere falsam legem ut vera lex Christi sectam
hereticorum apostatarum et ydolatrantium, quod nobis concedat Deus qui est, vivit et
regnat. Amen.’
36)
Liber Razielis, ms. H, f. r–v: ‘De diffinitione magice secundum Salomonem. Magica est
scientia subtilis et spiritualis formata in celis et in homine, et descendit quotidie sua potestas
desuper, et ymaginatur diversas figuras deorsum in isto mundo, et primitus finis eius est
sursum in celis et in stellis, et secundus finis est homine quod sit aptus ad operandum, et
finis omnium est opus cum probatione, et hoc cum intellectu et noticia rerum inferiorum,
et propter hoc precipit tibi facere ymaginem pro omnibus rebus quas facere volueris.’
 Damaris Gehr / ARIES . () –

Non è possibile sapere se Ganello tenga presente questo passo quando svi-
luppa la propria teoria sui fini. Se il Liber Razielis o la fonte cui il Liber Razielis
attinge seguono un’impostazione affine alla gerarchia introdotta da Ganello, il
discorso ganelliano fa tuttavia un passo avanti rispetto allo schema contenuto
in quelle fonti, anzitutto perché la specificazione del principio tripartito della
magia conduce il discorso incontrato nel Liber Razielis in un contesto esplici-
tamente cristiano.
Da questo punto di vista la Summa si spinge oltre anche rispetto al Magi-
sterium. Abbiamo visto che i due scritti operano entrambi il distinguo tra fini
primari e secondari della magia (i benefici che il Magisterium cita dal Liber iura-
tus possono considerarsi fini secondari). La fisionomia assunta dai fini primari
muta però abbastanza radicalmente dall’uno all’altra: lì svetta la sottomissione
di spiriti e angeli, qui domina la venerazione di Dio.37
Abbiamo qui a che fare con una differenza che va però considerata con
cautela. Infatti già il discorso, centralissimo nel Magisterium, circa le condizioni
per l’acquisizione e il mantenimento del potere magico (cf. supra, § ..) può
considerarsi una parafrasi di quanto la Summa pone a primo fine della magia:
la venerazione di Dio. Ciò mostra che la dottrina della Summa è implicita,
anche su questo punto, nel Magisterium. A distinguere i due scritti circa il
nodo teorico ora considerato è quindi soprattutto uno scarto argomentativo.
Il Magisterium rappresenta chiaramente una fase intermedia, suscettibile di
ulteriore coerentizzazione, della manovra di cementazione delle teorie magiche
con la dottrina cristiana che distingue l’ opus di Ganello. L’evoluzione teorica tra
i due scritti spezza quindi una lancia a favore della tesi che il Magisterium non
citi la Summa, ma risalga a un periodo antecedente alla stesura della stessa. Nel
Magisterium abbiamo così trovato l’archetipo della Summa, e il suo terminus
ante quem può venire fissato al .
Stabilendo la successione cronologica dei due scritti abbiamo scoperto che
la Summa è il risultato di un lavoro preparatorio. Al momento della stesura
del Magisterium, Ganello dispone già degli scritti che giocheranno un ruolo

37)
E cosa succede nella Summa dei fini indicati nel Magisterium? Il ‘famulus’ e il libro
consacrato fanno la loro comparsa, ma perdono la loro preminenza: il primo viene relegato
in un passo marginale, e il secondo decade da fine primario a strumento. Cf. Ganello,
Summa, ms. H, f. v: ‘Octava [legio demonum] est terribilis et stat in ortu versus meridiem
declinans. Ipsa est que facit omne artificium laboris, et potes deligere unum de ipsis ad
sempiternum officium tuum, et faciunt omnia opera ad tuum velle.’ Del libro tratta invece
principalmente il capitolo . Per un inquadramento del ruolo svolto nella Summa da questo
genere di fini si veda il passo citato supra alla n. .
Damaris Gehr / ARIES . () – 

fondamentale nella stesura del suo capolavoro; anche il metodo che distinguerà
la Summa è già presente. La scelta di cimentarsi con un nuovo scritto dalla
tematica affine potrebbe spiegarsi con l’intenzione di formulare la propria
teoria in modo più sistematico (lo mostra la scelta del genere letterario della
summa) e più rigoroso da un punto di vista dottrinale (lo testimonia proprio il
caso della teoria dei fini).
Il manoscritto laurenziano rappresenta anche la prima testimonianza della
fortuna italiana dell’opera ganelliana. La ragione di questa fortuna può indovi-
narsi facilmente. Quelle di Ganello sono senza dubbio le pagine più cristiane
della compilazione romana, e viene da pensare che il pio compilatore, avvezzo
a scrivere ‘Jesus’ o ‘Ihesus’ in calce agli scritti raccolti, le abbia copiate pro-
prio in ragione dell’appiglio teorico che forniscono ai maghi attivi in contesto
cristiano.38 Qualche anno dopo, la Summa e una selezione di suoi capitoli,
integrata a cavallo tra Quattro e Cinquecento nell’appendice del Liber Razielis,
vengono nominate nell’ Antipalus maleficiorum di Tritemio;39 lo stesso esem-
plare della Summa posseduto da Tritemio viene tradotto in tedesco durante
l’ultimo quarto del Cinquecento.40 Più opere ganelliane rispondono quindi
alle esigenze dei maghi europei in pieno Rinascimento.41

38)
Cf. supra, n. .
39)
Tritemio, Antipalus maleficiorum, –: ‘Item est volumen magnum in multos divi-
sum libros atque tractatus compositus a quodam Bugario (mg. Ungario) Ganello, qui prae-
nominavit ipsum Summam magicae, et incipit sic: Magica est scientia arctandi spiritus mali-
gnos et benignos (mg. bonos) per nomen Dei. Bone Deus, quam stulta, frivola et supersti-
tiosa auctor ille ex omnibus aliis comportavit in unum, quo se militem daemonum osten-
deret, non Dei. Item circumferunt homines isti perniciosi complures libros et tractatus dia-
bolicos cuiusdam Tosigei, quem alii nominant Toez Graecus, de quibus pene omnes suas
confirmant superstitiones.’
40)
Si tratta del voluminoso manoscritto in folio B, cf. Gilly e van Heertum, Magia,
Alchimia, Scienza, vol. I, .
41)
Resta invece da stabilire se davvero tra gli scritti di Ganello sia da annoverarsi il non
pervenuto capitolo De diffinicione virorum et mulierum attribuito a un certo « Burgarius »
nella Recommendatio astronomiae, un breve trattato datato al XV secolo in Lucentini e
Sannino, ‘Recommendatio astronomiae’, –. La figura di Ganello ben si inserisce
nel contesto di questa anonima apologia cristiana dell’ermetismo magico, ma l’asserzione
della Sannino che il De diffinicione sia una sezione della Summa ganelliana è nondimeno
infondata. In quello scritto non è contenuto né menzionato tale capitolo, non viene fornita
una definizione di questo genere né trattato un simile tema. L’ incipit ‘Capitulum Burgarii
ad diffinicionem’ suggerisce soltanto che abbiamo a che fare con un capitolo di un’opera più
vasta.
 Damaris Gehr / ARIES . () –

. Osservazioni su una questione storiografica


L’analisi del Magisterium ha illuminato il vero significato che la magia assume
nel discorso di Ganello. La magia è un’arte sacra che implica il ricorso ai servigi
di spiriti maligni e angeli. Essa riconosce in Dio il principio insuperabile del
potere magico. Di quel potere viene fatto partecipe il cristiano sapiente e pio;
i cristiani che vivono al di fuori del tracciato della legge religiosa42 e i fedeli di
altre religioni ne sono invece necessariamente esclusi.
Nel contesto della letteratura magica latina degli ultimi secoli del medioevo
a noi pervenuta, Ganello tratta indubbiamente questo aspetto della teoria
magica in modo più mirato e speculativo di altri autori. Ma ciò non equivale
a dire che il Magisterium e la Summa rappresentino nel paesaggio di quella
letteratura un caso isolato. A ben vedere i suoi principali trattati—anzitutto
quelli pseudo-salomonici—proclamano all’unisono e con risolutezza due dati:
l’assoluta supremazia di Dio sulle creature (incluso l’uomo, che costantemente
la riconosce) e la supremazia dell’uomo (sapiente e pio) sulle sostanze spirituali
maligne. In testimonianza di tale generalizzato orientamento teorico basti qui
il rimando ad alcuni estratti del Liber semiphoras, del Liber Razielis, della
Clavicula Salomonis e del Tractatus discipulorum Salomonis.43

42)
Il Magisterium identifica nella sezione VI gli ostacoli al successo del mago con i peccati
che minacciano la vita pia; al medesimo riguardo la Summa esclude gli atti peccaminosi dai
fini perseguibili dalla magia (cf. supra, parte ).
43)
Nel Liber semiphoras sono eloquenti ad esempio la preghiera di Salomone, cf. ms. H,
f. v: ‘reddo gratias illi altissimo creatori […] qui quando ei placuit cuncta cum solo verbo
creavit, et non est aliquis nobilior nec potentior ipso, et absque ipso non est aliqua virtus
nec ulla potestas, qui dat sapientiam sapientibus, quoniam ipse est primus omnium, […]
et ipse est factor omnium verum et non est factus ab aliquo, cuius regnum est perpetuum
sine principio et sine fine, et omnia opera eius sunt bona, cuius voluntas est constans in
omni loco, cum non sit aliquis qui ei valeat resistere’, e la definizione di semiphoras, cf. ivi,
f. r: ‘Et semiphoras est nomen quod timent angeli et demones, venti et omnes homines
ita bene mortui sicut vivi et omnis spiritus sicut corpora hominum timent ignem et terrentur
ab eo.’ Nel Liber Razielis la prima castigatio Salomonis si ispira al primo comandamento e
ribadisce la gerarchia cosmica, cf. ms. H, f. r: ‘Non credas multos deos esse, sed unum
solum super omnia qui non habet parem, et illum dilige et time et honora cum tota fiducia
et bona voluntate et firma potentia et mundo corde.’ Il timor Dei permea il discorso della
Clavicula Salomonis, cf. ms. A, p. : ‘Clavis nostre inicium est timere Deum et honorare
ipsum cum contricione cordis, summa devocione adorare, et ipsum invocare in omnibus
que volumus facere vel operari, et ita nos Deus recto tramite gubernabit’; Dio è presentato
nei termini di tutore dell’uomo nei confronti delle forze maligne, cf. ivi, p. : ‘Domine
Deus meus esto mihi turris fortitudinis a facie inimicorum spirituum malignorum’. Anche
nel Tractatus discipulorum Salomonis il mago viene ripetutamente detto operare sotto la
Damaris Gehr / ARIES . () – 

Ora, se cerchiamo la definizione di necromanzia medievale nella storiografia


e nella letteratura specialistica anche più recente, ci imbattiamo in un quadro
che contrasta vistosamente con i dati appena raccolti. La necromanzia viene
presentata perlopiù nei termini di un culto del diavolo praticato da uomini
che hanno rinnegato la propria fede.44
Questa interpretazione affianca la magia dotta sin dagli albori della sua dif-
fusione nell’occidente latino. Sebbene esistano testi medievali esterni alla lette-
ratura magica che sottolineano che la magia operi ‘Domino permittente’, già
nel medioevo simili osservazioni sono rare e occorrono solitamente entro il
discorso sulla necromanzia classica, ossia sulla divinazione attraverso i morti;
i testi che trattano della necromanzia nell’accezione medievale di invo-
cazione degli spiriti la presentano, invece, nei termini di arte illecita.45 Tale

protezione divina; sui termini della relazione tra mago e spiriti maligni levano ogni dubbio
la determinazione nei termini di ‘ydea dominatrix omnium malorum spirituum’ del sigillo
impiegato nell’invocazione (cf. ms. F, f. r) e l’iconografia del libro da impiegarsi nella
medesima: ‘Et in capite vel in fine istius libri debent dimiti [sic] viiii vel vii cartule non
scripte ut possunt spiritus in eius [sic] scribere […], et in penultima illarum cartularum […]
designentur quatuor reges absque coronis catenis ligati. In illa pagina designetur magister
cum corona seu mitra in capite, et in sinistra manu teneat virgam, in dextera vero predictam
catenam cum qua spiritus videntur ligati, et scribatur nomen presentis magistri super
eiusdem figure [sic]’ (cf. ivi, f. r).
44)
In questa sede mi limito a indicare il caso forse più eclatante di questa interpretazione,
quello del citatissimo studio Magic in the Middle Ages di Richard Kieckhefer. Riporto un
passo dalle pp. –: ‘In reading the necromancers’ formulas one may find oneself
growing sympathetic toward the inquisitors who condemned all these works and pomps.
The blasphemous use of ritual, the invocation of spirits for amoral or straightforwardly
destructive purposes, and the sheer megalomania of the necromancers can appear repulsive
to modern as well as medieval eyes. These writings do, however, reveal certain things about
the society that spawned them. The necromancers and the inquisitors alike believed in the
awesome power of ritual. More specifically, they believed that by fulfilling certain outward
and objective standards ritual could have automatic power. Inward disposition of the heart
was not decisive; what counted most was the correct observance of outward forms. The host
was effectively consecrated at mass, even if the priest was personally irreverent. So too, the
necromancers believed, God could be effectively mocked and his power used for evil ends
if the rituals of necromancy were correctly performed. Necromancy thus parodied the basic
late medieval understanding of ritual.’
45)
Nel primo gruppo di scritti rientrano un passo del Decreto di Graziano (XII sec.) e un
passo del Policraticus di Giovanni di Salisburgo (c. ) citati in Boudet, Entre science
et nigromance, –; Boudet scrive che l’accento posto dal Policraticus sulla permissione
divina è da ricondursi all’apprezzamento personale della magia da parte di Giovanni di Sali-
sburgo; più radicalmente ritengo che vada sottolineato come tale accento, rintracciabile non
a caso anche nel Decreto, evidentemente deriva in primo luogo dal fatto che la permissione
 Damaris Gehr / ARIES . () –

atteggiamento va ricondotto in ultima analisi all’iniziativa antimagica pro-


mossa dalla Chiesa, un’iniziativa che si acuisce, non a caso, proprio in parallelo
alla crescente cristianizzazione attraverso cui la magia si introduce minaccio-
samente, e dall’interno, nell’edificio della cristianità.46 E se già la letteratura
medievale si mostra disinteressata a riconoscere quali siano le colonne portanti
della magia cristiana, le stesse hanno continuato ad essere ignorate anche dopo
il medioevo, tanto che la loro adeguata valorizzazione resta tuttora un deside-
ratum. Fino ad oggi l’immagine consolidata della magia medievale ha attratto
su di sé attenzioni ben maggiori di quanto non abbiano fatto gli scritti dei
suoi maghi: lo mostra la sproporzione tra gli studi sulla letteratura giudiziaria
e inquisitoriale e gli studi su questi ultimi scritti che, se sopravvissuti, sono
tuttora per larga parte inediti e poco conosciuti.
La nostra comprensione della magia dotta cristiana deve fondarsi, per ovvie
ragioni, anzitutto sui documenti che i suoi teorici ci hanno lasciato. Non
soltanto si tratta del metodo atto a produrre i dati più oggettivi e critici; si
tratta di un metodo imposto proprio dalla circostanza che la letteratura esterna
a quella magica e la storiografia hanno di sovente fornito una interpretazione
che contrasta con i contenuti delle fonti primarie. Non è mio obiettivo intessere
un’apologia della magia o valutare se sia il caso di ‘riprenderci la magia’.47
Ritengo nondimeno che i nostri tentativi di comprendere cosa sia stata la
magia dotta del medioevo saranno vani fin quando non avremo imparato a
riconoscere i filtri interpretativi che la storiografia ha frapposto tra noi e gli
scritti dei suoi teorici.

divina è teorizzata dai necromanti. Boudet, ivi, –, individua nella Historia Karoli Magni
dello Pseudo-Turpino (databile al più presto al ) la prima occorrenza del termine nigro-
mantia nell’accezione medievale. Turpino scrive che la necromanzia ‘sciri […] libere potest,
sed operari nisi daemoniorum familiaritate nullatenus valet. Et iccirco ars adulterina dici-
tur’: in contrasto con il Decreto e il Policraticus, qui il concetto di autorizzazione divina,
così centrale nella necromanzia medievale (lo abbiamo visto supra al § .. sull’esempio del
Magisterium), si capovolge in condanna.
46)
Un classico esempio di questo atteggiamento ce lo fornisce lo Speculum astronomiae,
composto intorno alla metà del Duecento e rimasto fino ad oggi centrale punto di riferi-
mento per la classificazione della necromanzia medievale, cf. Zambelli, The Speculum Astro-
nomiae, –; un esempio rinascimentale tra i tanti, riguardante direttamente la magia
promossa da Ganello, si trova supra alla n. .
47)
Dall’invito a ‘riprenderci la magia’ formulato da Michele Ciliberto nel  si avvia per
esempio lo studio Magia bianca, magia nera di Paola Zambelli, la quale conclude in coperta
che ‘per chi conosce le due facce della magia, riappropriarsi della magia diventerebbe assai
più problematico e scorretto, anzi veramente sconsigliabile’.
Damaris Gehr / ARIES . () – 

Indubbiamente, lo abbiamo visto sull’esempio del Magisterium, la magia


latina medievale non può essere considerata una dottrina cristiana tout court—
essa radica in tradizioni non cristiane e include sviluppi teologico-filosofici,
rituali e pratici discordanti con la tradizione cristiana o indipendenti da essa,
a volte anche quando ritiene di mantenersi nel suo tracciato.48 Proprio quegli
sviluppi permettono di inquadrare la sua specificità nel contesto della storia
intellettuale del medioevo, e l’interesse della letteratura inquisitoriale e della
storiografia risiede appunto nel loro programma di fare luce su quella spe-
cificità. Cionondimeno è innegabile che proprio sulla gerarchia cosmica, sul
punto, cioè, che più di frequente è stato addotto dalla letteratura e dalla storio-
grafia per provare la natura blasfema e diabolica della necromanzia medievale
latina, i suoi classici si mantengono rigorosamente entro il seminato della dot-
trina cristiana.

Bibliografia

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Boudet, J.-P. e J. Véronèse, ‘Le secret dans la magie rituelle médiévale’, in: Il Segreto. The
Secret, Micrologus XIV (), –.

48)
Un trattato che combina l’assunto che spiriti e angeli servano l’uomo su mandato divino
con l’asserzione che il mago possa ‘de novo facere legem vel sectam’ e ‘intrare paradisum’, è
ad esempio il Capitulum quod fecit Theyzolius (cf. infra, p. , ll. –).
 Damaris Gehr / ARIES . () –

Carmody, J.F., The Astronomical Works of Thabit b. Qurra, Berkeley: University of California
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Gentile, S. e C. Gilly, Marsilio Ficino e il ritorno di Ermete Trismegisto, Firenze: Centro Di
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Gilly, C. e C. van Heertum, Magia, Alchimia, Scienza dal ’ al ’: L’influsso di Ermete
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Damaris Gehr / ARIES . () – 


Edizione del
Magisterium eumantice artis sive scientiae magicalis
(Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana,
ms. Plut.  Sup. , ff. r–r)

Norme editoriali
le forme neolatine e italianizzate vengono mantenute
la v vocalica diventa u e la u consonantica diventa v
la j diventa i dinanzi a consonante

Segni editoriali
| xy del. | cancellatura nel manoscritto
ms. forma di un lemma nel manoscritto
(mg. xy) nota a margine
!" integrazione editoriale
[] espunzione editoriale

I r
Incipit Magisterium euma!n"tice 49 artis sive scientiae magicalis.
I Dicit Salomon sapientissimus omni!um" scientiarum quod spiritus et angeli
sunt a Deo submissi sapienti et puro. Omnis ergo sapiens et intelligens et in se
 purus existens est aptus et dignus in hac arte ac a Deo auctorizatus et dignifica-
tus in ea ad subiciendum sibi spiritus et angelos. Qua de causa dicit Salomon

 Magisterium] Magostorium ms. cf. supra, n. .  angelos] angeli ms. – Omnis
… angelos] cf. la definizione che Ganello fornisce dei termini auctorizatio e dignificatio in
Summa, ms. K, f. v: ‘dignificatio est adquisitio autoritatis in arte a principibus artis, Deo
et angelo. Et ideo patet quod quando quis in arte non est dignificatus, quod in ea non est
autenticus neque licenciatus. Si ergo operetur in ea, operatur ut non habens autoritatem
neque licenciam operandi. Quare si optineat, hoc erit raro et a casu et per cautelam mali-
gnorum, ut circumveniant vel interficiant operatorem. Et si operetur dignificatus, operatur
ut habens auctoritatem et licenciam operandi. Quare si operetur scienter, operatur certe,
secure, infallibiliter ipsis coactis et compulsis venire, aparere, respondere et mandata ser-
vare, neque possunt sibi nocere nisi ex terrore et paviditate.’ Il percorso della auctorizatio
e della dignificatio può assumere una complessità e durata variabile; Ganello ne tratta nel
capitolo  della Summa.

49)
Per la ricostruzione del termine cf. supra, pp. –.
 Damaris Gehr / ARIES . () –

in tercio suae Magicae et sanctus Honorius filius Euclidis quod Deus est super
angellos, et angelus super hominem, et homo super demonem. Et alibi dicit
Salomon quod Deus est super angelos et stellas et super omnes homines et
super demones et super omnia creata, et homo est vicarius suus super angelos,
et angelus super stellas, et angelus et stelle super hominem, homo super eis 
et cum eis, et angelus, stella et homo super demones et ventos, et venti super
demones. Ista dicit in fine Magice,50 unde dicit alibi quod homo est perfectior
omnium creaturarum, qua de causa Deus supresit suam naturam et non alio-
rum.51 II Et semper nos cum auctenticis loquimur de homine intelligenti et
virtuoso, perfecte tenenti legem suam, ac fidem suam credenti et artem istam, 
et non exitanti in aliquo. Ita quod in scripturis sacris viciosus et ex lex pro
nihilo reputatur. III Item sicut hominibus sunt spiritus subiecti, sic multo
magis nomini[s] Dei, cum dicat Moyses in Penthateuco quod omnipotens

– Deus … demonem] tale schema è assente nel Liber iuratus oggi pervenuto, ma in una
direzione simile si muove il passo III, –, incentrato sulla gerarchia angelica. Onorio
osserva che tra tutti gli angeli, quelli celesti servono esclusivamente Dio. Ciò malgrado
il cristiano può vederli e servirsi della loro mediazione per conoscere Dio, e questo in
virtù della sua anima, che spartisce con gli angeli la medesima natura. Gli angeli aerei e
terrestri, invece, offrono all’uomo i propri favori al solo fine di condurlo più facilmente alla
dannazione; questi vengono solitamente invocati dai pagani.  angellos] sic. – Et …
demones] cf. Ganello, Summa, ms. K, f. r: ‘dicit Salomon in tercio libro quod Deus est
super omnes maiores et super angelos, et magus vicarius Dei super angelos, et angelus super
stellas, et homo super demones et ventos, et venti super demones. Et in primo dicit quod
Deus est super angelis et demonibus et hominibus, et angelus super demonem, et homo
virtuosus super angelo et demone.’ Una dettagliata esposizione della gerarchia cosmica si
trova anche nel Capitulum quod fecit Theysolius, che sottolinea come angeli, spiriti e venti
‘serviunt hominibus qui existunt super terram propter mandatum Domini qui creavit eos’,
cf. ms. H, f. v.  angelus | et del. | stella.  supresit] sic. – Et … aliquo]
cf. Ganello, Summa, ms. K, f. r (il passo è riportato supra alla n. ).  auctenticis]
sic. –. omnipotens nomen eius] Es , ; cf. Ganello, Summa, ms. K, f. v: ‘His
factis, vade ad nemus secretum et nitidum cum firma fide in Deo et suo N. omnipotenti,
de quo dixit Moyses: Omnipotens N. eius.’

50)
La Summa cita invece tale passo dalla fine del libro III della Magica, cf. ms. K, f. r;
lezione corretta è qui probabilmente ‘Ista dicit in fine tercii Magice’.
51)
Se il motivo della preminenza dell’uomo sulle altre creature e il suo ruolo di vicario di
Dio è un ingrediente tipico della tradizione magica, si pensi ad esempio al ruolo assegnato
all’uomo negli scritti ermetici, anche quello della caduta originale è un suo ingrediente
importante. Com’è noto, esso funge da movente della rivelazione dell’arte magica nella
tradizione legata all’angelo Raziel, in cui Dio mosso dalla compassione rivela ad Adamo
il sapere con cui riscattarsi dalla caduta originale. Questa soluzione al peccato originale
rappresenta una delle principali cesure tra la teoria magica e il messaggio scritturale.
Damaris Gehr / ARIES . () – 

nomen eius. Et cum dicat psalmista quod verbo Domini caeli fir|mati sunt. Et v
cum dicat beatus Augustinus quod tempore nostri magistri Salomonis fuit con-
ventum cum spiritibus quod si aliquis eorum non veniret statim ad nomen Dei
prolatum per exorcizatorem in modum salomonicum, in purissimam lepram
 converte[n]tur et mala morte moriretur prope inobedientiam ad nomen Dei.
(mg. Dicit Teyzelius super Razielem quod ille qui ad scientiam et noticiam spiri-
tuum vult pervenire, opportet quod sit bonus et mundus et bone memorie, et ei non
decet mulieres nimium frequentare, sitque ornatus bonis moribus, non prodigus nec
avarus, quia in utroque superfluo est peccatum. Et sit bonus et subtilis et acutus
 perscrutator et bene providens, et cetera.) Quicunque ergo non excecatus mente
nec exitans in anima sua debet credere quod spiritus nolint aut velint habent
obedire nomini Dei et homini sapienti et puro, quiquidem virtuosus et iustus
appellatur. IV Et licet in generali sit numerus de omni homine tali, tamen in
presenti constat esse numerum de homine christiano ab hoc quia nulla per-
 fecta puritas aut perfecta sapientia est nisi in christiana fide. Quia voluit Chri-
stus dicere in Evangelio quando dicit: Gratias ago tibi, Pater rex caeli et terrae,
qui abscondisti hec a sapientibus scilicet aliarum legum et revelasti ea parvulis
scilicet humilibus nostre legis. V Quapropter alibi dicitur quod hec scientia

 dicat | psla del. | psalmista. || verbo … sunt] Sal , . – tempore … Dei] il passo
non è rintracciabile negli scritti di Sant’Agostino; il medesimo tema fa tuttavia capolino
sotto forma di una direttiva pratica in Ganello, Summa, ms. K, f. r: ‘Punicio ergo fit sic.
Legas unum de vinculis, et in locis debitis sue lecture dicas: Ut tu N., vel tales N. spiritus
vel spirituum, in lepram purissimam totus incidas et mala morte moriaris, in profundum
penarum proiciaris, quia ad exorcismata mea facta modo Salomonis non venisti, vel non
aparuisti, vel non obedivisti ut conventum fuit tempore magni magistri nostri Salomonis
et ut statuit ab inicio Deus scilicet Helyoram, Yaua, Thetragramaton.’ – Dicit …
cetera] Capitulum quod fecit Theysolius, ms. H, f. r: ‘Et quando aliquis vult provenire ad
scientiam spirituum, oportet quod sit bonus et mundus et de bona memoria, et non decet
frequentare mulieres nimium, et non debet bibere multum vinum, et sit de bona solatio
hominibus et de bona societate, et sit bene morigenatus et doctus in bonis moribus, et non
sit prodigus et avarus sed secundum mensuram, et non sit sicut quidam qui plus largi quam
non oportet sunt vel plus avari quam oportet, quia in superfluo utroque peccatum est’, e
ivi: ‘Et quicunque voluerit loqui cum demonibus vel cum ventis oportet quod sit bonus et
subtilis perscrutator, acutus et bene providus.’  opportet] sic. – spiritus … Dei]
cf. Ganello, Summa, ms. K, f. r (il passo si trova citato supra alla p. ); il nome cui viene
fatto riferimento è il tetragramma (!"!#).  nomini] nomen ms. – Et … fide] su
questa tesi che colora anche il Liber iuratus, cf. ad esempio Ganello, Summa, ms. K, f. v.
– Gratias … legis] Mt , .  parvulis] parvulas ms.
 Damaris Gehr / ARIES . () –

vocatur scientia humilitatis quia sapientia nil valet sine humilitate,52 unde dici-
tur in Proverbiis Solomonis: Fili, esto humilis, et acquires sapientiam. Et sanc-
tus Jacobus ait: Superbis Deus resistit, humilibus autem dat gratiam. Item dicit
sanctus Honorius quod ab adventu Christi citra solus christianus in hac arte et
in aliis scientiis credendis sine operibus spiritualibus veraciter operatur. Quia 
iudei qui tunc veraciter habebant hanc artem, per adventum Christi amise-
 runt eam, nec ipsi iudei spiritus cogunt sed spiritus fingunt se | constringi
r

per verba legis eorum ut ad fidem veram nullatenus convertantur. (mg. Dicit
sanctus Honorius in suo Libro Jurato loquens de judeis: Cum venerit sanctus sanc-
torum cessabit unctio vestra, scilicet in virtute et potentia quas postea amisserunt. 
Hec ille, et cetera.) Unde nota quod licet sapientia nequeat fore sine humilitate,
tamen scientia potest esse sine humilitate, quod patet per apostolum dicentem:
Scientia inflat, caritas edificat. Et etiam patet quia sunt aliqui spiritus maligni
valde scientes sicut Astaroth, Beelzebub, Byleth, Asmodeus et ceteri principes,
et tamen non sunt humiles, ymmo valde superbi. (mg. Dicit Toç Grecus in 

 nil] sic.  Fili … sapientiam] cf. Ps , , e Prov , : ‘ubi fuerit superbia, ibi erit et
contumelia; ubi autem humilitas, ibi et sapientia’. – Et … Superbis] Et sanctus Jacobus
ait superbis: ms.  Deus … gratiam] Gc , . – Quia … eam] cf. Ganello, Summa,
ms. K, f. v: ‘Illa autem [secta] judeorum modo imperfecta, cum additamenta Christi
abiciant, quare veritatem artis huius et eciam salutis quam prius habebant modo amiserunt.’
– nec … convertantur] Onorio di Tebe, Liber iuratus, III, – attribuisce tuttavia
questi tratti ai maghi pagani piuttosto che a quelli ebrei: ‘Pagani sacrificant spiritibus aereis
et terreis et eos non constringunt, set fingunt spiritus se constringi per verba legis eorum,
ut ydolis fidem adhibeant et ad veram fidem nullatenus convertantur.’ – Dicit …
amisserunt] Onorio di Tebe, Liber iuratus, III, : ‘Nec per invocaciones suas veniunt ad
effectum, nisi Christo fidem adhibeant, quia dictum est eis per prophetam: Quando venit
rex regum et dominus dominancium cessabit unccio vestra. Que nuncquam cessaret, si per
hanc artem haberet efficaciam veram, et sic opera eorum nulla.’  amisserunt] sic.
 Scientia … edificat]  Cor , . – Et … superbi] cf. Ganello, Summa, ms. H,
f. v. –. Dicit … vitreo] il Liber officiorum di Toz Greco non è finora mai
stato identificato dalla ricerca. Il trattato rientra tra le fonti della Summa, e questa precisa
citazione si trova in ms. K, f. v: ‘Istum [Belyal] cum Bileth et Admoday propter eorum
arroganciam intrusit Salomon in vas vitreum in puteo Babilonie cum aliis bene ’’.’ Il
menzionato episodio fa capolino pure nella Philosophia di Virgilio di Cordoba, cf. Menéndez
Pelayo, Historia de los heterodoxos, vol. III, . A mio avviso il Liber officiorum di Toz Greco
è sopravvissuto, perlomeno in forma frammentaria, nello stesso ms. F ai ff. r–v. Tale
sezione del manoscritto ospita infatti un testo acefalo, incentrato sulla descrizione di spiriti,
che include al f. v questo medesimo passo, nonché alcuni passi che il capitolo  della
Summa cita espressamente dal Liber officiorum.

52)
La humilitas è la prima virtù che il mago deve possedere secondo il Liber semiphoras, cf.
ad esempio ms. H, f. r.
Damaris Gehr / ARIES . () – 

Libro officiorum quod Bylethque Asmoday propter eorum arrogantiam proiece-


runt Solomonem a regno suo per  miliaria et eos postea inclusit Salomon in vase
vitreo, et cetera.) Unde hic vocamus sapientiam scientiam veram rebus con-
iunctam cum perfecto modo vivendi sancte et virtuose ac etiam iuste, ut homo
 delectetur in operando quod cognoscitur per scientiam et exequatur quod cre-
dit per fidem. Nam qui credit et non operatur stultus est et nihil prodest sibi.
Unde dicit beatus Jacobus quod fides sine operibus mortua est. Similiter qui
sit et non operatur quod bonum, committendo quod malum est peccat in Spi-
ritum Sanctum, quia contra conscientiam suam agit, et ipse sibi testis erit per-
 dicionis in die iudicii, ut ait sanctus Bernardus. (mg. Dicit Teyzelius: Scias quod
multa sunt que impediunt animam hominis cognitionem et scientiam habere per-
fectam intelligentiarum separatarum, scilicet iuventus propter lasciviam et levita-
tem, et senectus propter ponderositatem, et stulticia propter inscientiam et ignoran-
tiam, et disformitas et inmunditia et inobedientia. Ista sunt que retinent spiritus
 ne accedant ad hominem et ne loqui possit cum eis nec eos videre. Haec ille, et
cetera.) VI Verumtamen in hac arte et in hac lege sunt aliqua prohibentia et
reprehendentia in ea aptitudinem hominis et facientia hominem esse irregu-
larem.53 Quarum prima est diffidentia animae,54 secunda est edificatio cordis,

 fides … est] Gc , . – Scias … videre] il passo manca nel Capitulum quod fecit
Theysolius contenuto nei mss. H ed F. – levitatem] levitas ms.

53)
Quello di irregularitas è un concetto strettamente connesso con il timor Dei, un motivo
ricorrente nei testi magici, cf. ad esempio Liber semiphoras, ms. H, f. r: ‘Et oportet nos
timere creatorem et suas creaturas, inter quas maxime timere debemus Solem’. Ganello
impiega il concetto di irregularitas per designare la propria inadeguatezza a scrivere nella
Summa il nome di Dio nella sua vera forma, cf. Summa, ms. K, f. r: ‘sed hic ordinavi
literas contrario modo quia nolo nomen sepe scribere in sua forma propter suam infini-
tam dignitatem et mei irregularitatem’. Quel nome va scritto nella sua vera forma soltanto
durante lo svolgimento dell’esperimento magico, per il quale il mago deve rendersi degno
attraverso complesse procedure preliminari di purificazione e santificazione, ma anche uti-
lizzando appositi materiali di scrittura. Questi requisiti sono esposti nel dettaglio anche nel
Liber Razielis, cf. ms. H, f. r: ‘Et quandocumque scribes nomen creatoris debes esse mun-
dus, solus et separatus in loco mundo. Prius tamen ieiunabis antequam ipsum scribas tribus
diebus, et eris balneatus in aqua munda et castus per decem dies antea. Et induas de vesti-
bus mundis. Et prepara tibi domum vel locum mundum bene scobatum, ablutum, rigatum
et suffumigatum. Et facies quod quando istud nomen scripseris teneas faciem tuam versus
orientem. Et scribe in eo a mane usque ad meridiem vel quousque comedas, et postquam
comederis vel biberis non scribas in eo.’
54)
Ganello argomenta in un apposito passo della Summa l’inconfutabile potere del nome
di Dio e l’errore dei diffidenti, una categoria in cui sono inclusi i critici della magia, cf. ms.
K, ff. v–r.
 Damaris Gehr / ARIES . () –

tercia est apostatatio, quarta periurium publicum, quinta est peccatum lingue,
sexta peccatum sodomie, septima homicidium, octava est adulterium, nona
 accidia assueta, decima superbia et vanitas, undecima excomunicatum esse, |
v

duodecima hereticus in lege sua et fide Christi quae est melior omni alia. Sed
magis irregularem faciunt prima[m], sexta et ultima quam alie, et maior peni- 
tentia est eis necessaria. Qui ergo incurrit in his, si inde penitentiam fecerit
sufficientem, aptus est et regularis55 ad hanc artem et legem nostram. Dignifi-
catio autem et expiatio peccatorum omnium quantumcumque pravorum iam
docetur in libris huius artis per legem veram et fidem rectam.56 VII Quia haec
doctrina sancta et bona, vera atque perfecta est. Quia hec ars apud omnes fun- 
datur in lege vel secta Dei sui ac fidei sue. Quia fides operatur in unoquoque
sive bona fuerit sive mala, ut beatus Honorius dicit in Libro suo iurato titulo
secundo. Et si dicas quomodo potest aliquis mala mire operari, dicas quod hoc
est quia habens mala credit et confidit habere bonum, et sic mala fides nun-
quam est sine bona re vel ratione. Et quia in fide bona hec ars fundata est ab 
initio, ideo posse agendi mirabilia habet. Unde dicitur in Evangelio: Qui habet
tantum fidei sicut granum sinapis transferet montes, et nil impossibile erit

 excomunicatum] sic. – Quia … sue] cf. Ganello, Summa, ms. K, f. v: ‘hec
sciencia in lege quam tenet exorcista fundatur, vel in secta si legem non tenet’. –
Quia … mala] Onorio di Tebe, Liber iuratus, III, . –. Qui … credenti] cf. Mt
, . –. Qui … vobis] cf. Ganello, Summa, ms. K, f. r: ‘Item [lex] dicit quod
quicquid verbo petetur fide credendo et non hezitando quod fiet, et ponit exemplum de
transmutatione moncium et de avulsione siccomori et arborum, ita quod nil erit impossibile
credenti.’ Il passo ‘Quicquid … vobis’ riprende Gv , .  nil] sic.

55)
Come già nel caso della irregularitas, i concetti di regularitas e di aptificatio sono impie-
gati nella Summa in alcune delle novantanove orationes nominum sparsorum semamphoras
composte da Ganello sulla base delle indicazioni di Toz Greco. Cf. Summa, ms. K, f. v:
‘Rabarmas, mutans sentenciam in penitente, muta mihi fortunam irregularitatis mee in
autorisabilem et regularem. Amen. […] Kyrios, pietas et vera venia petentibus, fac pietatem
in me et indulgenciam ut sim aptus videre tua mirabilia. Amen.’
56)
Rituali finalizzati alla dignificatio caratterizzano, com’è noto, tutti i testi della tradizione
salomonica, ma anche quelli della tradizione ermetica. La Summa dedica alla dignificatio i
capitoli  (De dignificatione),  (De dignificatione particulari Veneris),  (De dignificatione
per caput Veneris) e  (De dignificatione per Lunam vel per alium planetarum). In questa
sede Ganello intende anzitutto degli espedienti cristiani, come si legge anche nel paragrafo
De confessione generali peccatorum, cf. Summa, ms. H, f. r: ‘Scito quod in omnibus
operibus multum valet tibi confessio omnium peccatorum suorum et magnam efficatiam
facit in operibus, cum sit gradus virtutis contra venialia peccata et contra mortalia que
speciali confessione sunt iam abiecta quo ad culpam licet pena remanserit adhuc hic vel
alibi sufferenda.’
Damaris Gehr / ARIES . () – 

credenti. Unde etiam dicit Christus: Quicquid pecieritis Patri in nomine meo
credentes fiet vobis. Item etiam fides tua te salvum facit. Ac etiam dicit sanctus
Paulus tante de virtute fidei quod non recipientur in libro hoc. (mg. Dicit Tey-
zelius philosophus supra Razielem: Quicunque posset scire virtutem nominum
 Dei, angellorum, spirituum et ventorum, potest super alios ventos volare, de novo
facere legem vel sectam, infirmos sanare, sanos facere infirmari; posset ambulare
super aquas, invenire thesauros occultos in mari vel in terra, et posset esse profeta et
plusquam profeta. Haec ille, et cetera.) Sed supponatur quod tam in fide quam
in verbo est summa virtus et potestas operandi et mira agendi magis quam in
 aliqua re de sub olimpo. Ymmo scias quod verbum et fides presunt stellis et
angelis, elementis et caelis, demonibus et ventis, hominibus et bestiis et uni-
versi!s" creaturis de sub empireo caelo existentibus. Unde | tanti vigoris est ver- r
bum cum fide coniunctum, quod per ipsum Deus cuncta creavit, et Christus
ut se incarnaret in utero virginali generatus est, quare vocatur verbigena. (mg.
 Raymundus Lulii in sua Magica sine offensa Dei, quae alio nomine vocatur Xul
sive Lux, dicit sic loquens de virtute verbi: Sicut inmensus calor in fumo dissolvitur,
et illi calori exibetur possibilitas substantiam adnichilandi, et sicut diversa adiunc-
tio potestatem habet corpus turbandi in dissolutione magne quantitatis fumi, non
esset maior salus medendo lapidibus et herbis quam verbis in homine qui multa
 bona novit, nec aliquid revelat nec operatur. Et si ad revelationem perveniat quod
egro ei deserviat nisi verbum, ergo propter verbum nil est, quia in aliquo quod

 Patri] sic.  Item … facit] Onorio di Tebe, Liber iuratus, III, : ‘Fides tua te salvam
fecit’, che riprende Mc , . La medesima idea torna nel Liber consecracionum, cf. Kiec-
khefer, Forbidden rites, spec. . – Ac … hoc] cf. ad esempio Rm. – Quicunque
… profeta] Capitulum quod fecit Theysolius, ms. H, f. r: ‘Et scias amplius quod igitur
quicunque amplius posset scire virtutem nominum creatoris et virtutem nominum angelo-
rum, spirituum et ventorum, posset volare super alios ventos. Et omnis homo vivens posset
intrare paradisum sicut Helyas et Enoch et multi alii fecerunt, et posset de novo facere legem
vel sectam, et sanare infirmos, et sanos facere infirmari, et posset ambulare super aquas, et
posset invenire thesauros occultos in mari vel in terra. Et adhuc tibi dico amplius et scias
quod quicumque bene sciret nomina creatoris et angelorum et ventorum posset esse pro-
pheta et plusquam propheta.’  angellorum] sic. – in verbo … olimpo] cf. Ganello,
Summa, ms. K, f. r: ‘Est enim in quibusdam verbis virtus mira concreata a creatore solo
qui Deus est omnipotens et causa omnium causarum, recte ut tu vides de herbis et gemmis,
nisi quod excellenciori modo, quasi in infinitum sine comparatione.’  creaturis de]
sic.  quod … creavit] cf. Ganello, Summa, ms. K, f. r: ‘Item [lex] dicit quod cum
verbo creavit Deus celos et angelos.’ –. Raymundus … quid] il glossatore cita
probabilmente da uno scritto pseudo-lulliano. Un breve testo attribuito a un certo ‘Lux phi-
losophus’, incentrato ugualmente sull’impiego medico della magia, fa infatti capolino nel
ms. H al f. v. Come si è ora visto, la maggiore efficacia della parola rispetto ad erbe e
gemme è teorizzata anche nel proemio della Summa.  qui] quae ms.  nil] sic.
 Damaris Gehr / ARIES . () –

novit sine verbo non potest operari. Ergo ex verbo omnes compositi sumus; manda-
vit enim et creata sunt. Sunt ergo omnia per verbum. Quoniam quicquid est vel
sive est substantia vel qualitas, ergo non solummodo verbum sine substantia extat
et qualitate. Hac ratione multi defraudantur in verbo quia extimant quod verbum
nihil sit, quia a multis audivi dici: Verba illius praetermittuntur quia verba nihil 
sunt. Ergo iustum est quod verba illius intelligantur in substantia et qualitate. Ergo
potius et electius est mederi verbis quam lapidibus et herbis, quia simili modo ver-
bum est substantia et qualitas, vel ergo in principio non erat verbum nec Deus erat
verbum nec verbum erat apud Deum. Ergo omnia nomina Dei semper existunt in
substantia, unde multis hereticis non est manifestandum tale quid. Haec ille, ubi 
supra.) Et quotidie etiam transfertur panis verus in carnem Christi sanctam et
vinum merum in eius praeciosum sanguinem per verbum ipsum quod est Chri-
stus. VIII Et etiam dicit Salomon quod angeli generantur ex radio verbi Dei
loquentis sicut athomi in radio solis. Et alibi dicit quod aliquibus demonibus
est datum ab initio quod ex suo verbo generant alios spiritus demones. Unde 
dicitur de quibusdam quod habet quilibet mille bucas, et quelibet buca habet
mille linguas, et quelibet lingua dicit  verba, et quodlibet verbum est unus
spiritus. Sed dimittendo haec supponibilia badamus ad subtilia quae in arte ista
sunt infinita que quis nunquam evacuabit. Nam Salomon dicit quod illos spiri-
tus et angelos quos vidit et vocavit pos[s]uit alios obmittendo. Dogma mirum 
tabularum sub generalitate tetigit nullo modo ad particularia descendendo.
Et parum plus tibi descendit Toç Grecus discipulus suus perfectus et verus57

 sumus] suma ms.  praemittuntur] praemittitur ms.  quia | simimodo del. |


simili.  Et … sanctam] cf. Ganello, Summa, ms. K, f. r: ‘Et potest hoc perpendi apud
inexpertos per legem suam, quia lex ait quod cum beatis verbis transsubstanciatur panis in
carnem Christi.’ – Et … solis] cf. Ganello, Summa, ms. K, f. v: ‘angeli ex radio verbi
prodeuntis ab ore Dei creantur vel generantur’. – Et … demones] la tesi secondo
cui i nomi di spiriti generano altri nomi si trova teorizzata per esempio in Ganello, Summa,
capitolo . – Unde … spiritus] questa immagine ricorre anche nella Clavicula
Salomonis, cf. ms. A, p. : ‘ipse est ignis et de suo ore flamma ignis procedet et ista creatura
cherubin et seraphin vocatur, centum habet ora, et omne os centum habet lingwas [sic]’. 
bucas] sic. || buca] sic.  et | qudlibet del. | quodlibet. – Nam … vocavit] cf.
Ganello, Summa, ms. H, f. r–v: ‘Et sic habes omnes legiones spirituum malignorum quas
posuit Salomon, nec voluit plures ponere in suo libro quia non agregaverat plures ante se
visibiliter nisi istas  legiones.’ –. Et … coartavit] Ganello intende gli spiriti che
Toz Greco descrive nel Liber officiorum, lo scritto di cui fornisce alcuni estratti nel capitolo
 della Summa.

57)
Toz Greco viene considerato discepolo di Salomone nella Clavicula Salomonis, cf. ms.
A, p. .
Damaris Gehr / ARIES . () – 

qui etiam spiritus et angellos non ponit nisi eos quos vidit et coartavit. IX
Finis autem artis est duplex: unus habere famulum qui tota vita sua sinat,
secundus est habere librum consecratum consecratione finali. Et qui habet
hec duo potens est super omnes huius seculi sub firmamento, in nubibus et
 abyssis. Per istos autem finis et per opera huius artis possunt fieri omnia ista
quae nunc tibi narrabo, et ad huc plures visiones dimittam: de visione divina,
de cognitione potestatis divine, de ab!solutione peccatorum" …

 angellos] sic.  unus … sinat] un esperimento magico che persegue questo fine è
rintracciabile nel capitolo  della Summa, intitolato De docmate cuiusdam operis particularis.
 secundus … finali] sui diversi generi di consacrazione cf. Ganello, Summa, capitoli  e
.  finis] sic. – de visione … peccatorum] Onorio di Tebe, Liber iuratus, CII, .
 cognitione] cognitionis ms.

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