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Il dilemma irrisolto della Via Claudia Augusta
Le presenti note sono intese a stabilire alcuni punti fermi di carattere
archeologico e topografico sulla presunta via Claudia Augusta, delimitando
l'ambito delle conoscenze attuali e delle acquisizioni provvisorie, con l'elenco
delle pietre miliari scoperte lungo il probabile tracciato dell'antica via
imperiale e delle sue successive modifiche e varianti. Va sottolineato che gli
unici resti attendibili di una massicciata stradale forse riconducibile alla
Claudia Augusta provengono esclusivamente dal territorio a nord delle Alpi.
Gli antichi itinerari offrono poche ma preziose informazioni sul percorso di
una via che collegava l'Italia alle regioni danubiane, benché presentino alcuni
problemi interpretativi. L'antica via imperiale non viene menzionata
esplicitamente in questi documenti (già questo è un primo ostacolo
ermeneutico), che non riportano per intero il suo sviluppo, ma ne scandiscono
le tappe unicamente per il segmento che iniziava da Hostilia, attraversava
Verona e superava le Alpi mediante il valico del Brennero. L'esame degli
Itineraria non facilita l'identificazione del del ramo viario che transitava per il
Passo di Resia, probabilmente già abbandonato durante l'epoca di
compilazione di queste fonti documentarie. Tuttavia, sia l'Itinerarium Antonini
che la Tabula Peutingeriana permettono di ricostruire il percorso della strada
che collegava Augusta Vindelicorum con Hostilia.
Itinerarium Antonini Tabula Peutingeriana Località attuali
Augusta Vindelicorum 0 Augusta Vindelicorum 0 Augsburg
Ad Novas n.d. Igling
Abuzaco 36 Avodiaco n.d. Epfach
Coveliacas n.d. P. di Echelsbacher
Parthano 30 Tarteno 20 Partenkirchen
Scarbia 11 Klais
Veldidena 30 Vetonina 19 Innsbruck-Wilten
Matreio 18 Matrei/Brenner
Vipiteno 36 Vepiteno 20 Vipiteno-Sterzing
Sublavione 32 Sublabione 35 Chiusa-Klausen
Ponte Drusi 13 Bolzano, Egna
Tridento 24 Tredente 40 Trento
Samis 20 Serravalle d'Adige
Ad Palatium 24 Ala
Vennum 24 Volargne
Verona 36 Verona 18 Verona
Hostilia 30 Hostilia 33 Ostiglia
Dall'Itinerarium Antonini si ricava la distanza complessiva tra Augusta e
Ostiglia in 302 miglia romane, mentre la Tabula Peutingeriana non consente
di ottenere il computo miliario totale, poiché non fornisce le distanze tra
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Augusta e Coveliacas. Sostituendo le misure indicate dalla Tabula per il tratto
Augusta-Tarteno con la misura di 66 miglia fornita dall'Itinerarium Antonini
per il medesimo segmento, si ottiene una distanza complessiva pari a 317
miglia, che differisce di 15 miglia da quella di 302 miglia indicata
dall'Itinerarium Antonini.
Una possibile ricostruzione del percorso da Augusta Vindelicorum ad Altinum
può essere elaborata sostituendo l'ultimo segmento, Verona-Ostiglia, con il
tracciato Verona-Vicenza-Padova-Altino. Con l'intesa dianzi stabilita di fissare
la distanza Augusta-Tarteno (Partenkirchen) a 66 miglia, nelle due fonti
itinerarie la distanza complessiva Augusta-Altino ammonta rispettivamente a
365 e 361 miglia romane e la differenza reciproca è di sole quattro miglia. Le
distanze calcolate in questo modo risultano praticamente identiche, ma sono
significativamente superiori alla distanza di 350 miglia indicata dalla pietra
miliare di Cesiomaggiore.
Gli Annales Stadenses confermano che l'itinerario della valle del Brenta
costituiva un'alternativa più breve rispetto alla valle dell'Adige. Tuttavia, le
differenze sistematiche tra le distanze complessive ricavabili dalle fonti
itinerarie e la distanza segnalata dal cippo di Cesiomaggiore suggeriscono
che il ramo altinate della Strada Claudia Augusta dovesse seguire un
percorso diverso e più diretto rispetto a quello che passava per Verona,
Vicenza e Padova, e anche rispetto a quello che attraversava la Valsugana, il
Canale del Brenta, Bassano e Padova.
Lo Stadiense, compilato tra il 1240 e il 1256, è un documento che descrive
diversi itinerari per viaggiare dall'Italia alla Germania. Uno dei tragitti proposti
dal suo autore attraversa Trento (Tarentum) e prosegue per Novum Forum
(Neumarkt-Egna), Francole (Branzoll-Bronzolo), Boz (Bozen-Bolzano), Clusam
(Klausen-Chiusa), Brixiam (Brixen-Bressanone), Stercinge (Sterzing-Vipiteno),
Materel (Matrei am Brenner), Enspruc (Innsbruck), Cirle (Zirl), Medewald
(Mittenwald), Bardenkerke (Partenkirchen), Amergo (Ammergau,
Unterammergau-Oberammergau), Schange (Schongau), Ingelinge (Igling),
Augusta (Augsburg).
Ecco le tappe dettagliate dell'itinerario:
Stazioni Leugen Meilen Località attuali
Vorthen 5 25 Donauwörth (Nordheim)
Augusta 5 25 Augsburg
Ingelinge 4 20 Igling (Landsberg)
Schange 5 25 Schongau
Amergò 5 25 Oberammergau
Bardenkerke 2 10 Partenkirchen
Medewald 3 15 Mittenwald
Cirle 4 20 Zirl
Enspruc 2 10 Innsbruck-Wilten
Materel 3 15 Matrei am Brenner
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Stercinge 4 20 Vipiteno-Sterzing (BZ)
Brixam 4 20 Bressanone-Brixen (BZ)
Clusam 2 10 Chiusa-Klausen (BZ)
Langesten 2 10 Longostagno-Langenstein (BZ)
Boz 2 10 Bolzano-Bozen
Francole 10 15 Bronzolo-Branzoll (BZ)
Novum Forum 5 7,5 Egna-Neumarkt (BZ)
Tarentum 25 37,5 Trento
Pergine 5 7,5 Pergine Valsugana (TN)
Levin 5 7,5 Levico (TN)
Ausuge 5 7,5 Borgo Valsugana (TN)
Grind 10 15 Grigno (TN)
Covalle 8 12 Kofel-Covolo di Butistone (VI)
Sysmo 2 3 Cismon del Grappa (VI)
Solanie 12 18 Solagna (VI)
Passanum 3 4,5 Bassano del Grappa (VI)
Curterole 8 12 Curtarolo (PD)
Paduam 8 12 Padova
La conversione di leghe (leugen) e miglia (meilen) teutoniche in miglia
romane è: 1 miglio teutonico (meile) = 5 miglia romane; 1 lega teutonica
(leuge) = 1,5 miglia romane. Il fatto che gli Annales utilizzino esclusivamente
numeri interi comporta un calcolo largamente approssimativo della distanza
totale Danubio-Padova, che risulta pari a 394 miglia. Aggiungendo il tratto
Padova-Altinum (30 mp secondo la Tabula Peutingeriana, 33 miglia secondo
l'Itinerarium Antonini) si arriva ad una percorrenza totale compresa tra 424 e
427 miglia romane, superando di 74-77 miglia la distanza di 350 miglia
riportata nel cippo di Cesiomaggiore.
Ad ulteriore conferma delle indicazioni fornite dalle fonti itinerarie è utile
calcolare la lunghezza del percorso Padova-Danubio basandosi sulla struttura
della rete stradale contemporanea. Ponendo il punto di arrivo a Nordheim,
quartiere di Donauwörth, dove probabilmente sorgeva il castrum fortificato
romano sulla riva destra del Danubio, poco a monte della confluenza del Lech,
e rispettando il percorso proposto dagli Annales Stadenses, si ottiene una
distanza complessiva di circa 511 chilometri, corrispondenti pressappoco a
349 miglia romane. Aggiungendo la distanza Padova-Altino (30-33 miglia) si
perviene a una distanza complessiva di 375-378 miglia, ancora superiore alle
350 miglia indicate dal cippo di Cesiomaggiore, ma con una differenza che si
riduce a sole 25-28 miglia.
In conclusione, gli Annales Stadenses lasciano intendere che l'itinerario della
valle del Brenta costituiva un'alternativa più breve rispetto a quello della Valle
dell'Adige. Tuttavia, le sistematiche e significative differenze esistenti tra le
distanze complessive ricavabili dalle fonti itinerarie e la distanza indicata dal
cippo di Cesiomaggiore suggeriscono che il ramo altinate della Claudia
Augusta dovesse seguire un percorso diverso e più diretto rispetto a quello
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che attraversava Verona, Vicenza e Padova, e anche rispetto a quello che
passava per la Valsugana, il Canale del Brenta, Bassano e Padova.
Il tragitto più diretto, considerata anche la collocazione del cippo di
Cesiomaggiore, è l'itinerario che da Trento imbocca la Valsugana, raggiunge
Feltre e prosegue lungo la valle del Piave fino allo sbocco in pianura,
continuando poi verso Altino. Mentre esistono pochi dubbi riguardo al
percorso del ramo padano, il tracciato del ramo altinate rimane tuttora
oggetto di dibattito tra gli studiosi che, nell'ultimo secolo, hanno formulato
numerose ipotesi radicalmente diverse tra loro. Personalmente, ritengo di
non esagerare se giudico senza soluzione il problema di individuare sul suolo
il ramo altinate della Claudia Augusta, ammesso che sia mai esistito.
A documentare la presenza di una strada stesa tra Italia e Germania
contribuiscono sostanzialmente le iscrizioni presenti su tre cippi miliari che
rivestono particolare importanza anche per individuarne il presumibile
percorso:
1) Cippo di Rablà
Scoperto nel 1570 a Rablà-Rabland di Parcines-Partschins e attualmente
custodito presso il Museo Civico di Bolzano.
2) Cippo di Cesiomaggiore
Rinvenuto nel 1786 nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Cesiomaggiore
(BL), dove era riutilizzato come base d'altare, e attualmente conservato a
Pullir di Cesiomaggiore presso Villa Tauro alle Centenere.
3) Cippo di Vipiteno
Scoperto nel 1979 a Vipiteno in Schwalbengasse (Vicolo delle Rondini) e
custodito oggi presso il municipio della città.
Il cippo di Rablà-Rabland testimonia l'esistenza di un ramo alpino transitante
per il Passo di Resia, nonché del ramo padano della via che raggiungeva il Po
ad Ostiglia. Il cippo di Cesiomaggiore reca un'iscrizione databile al 47 d.C. e
documenta il passaggio del ramo altinate per Feltria. Il cippo di Vipiteno,
nonostante l'iscrizione sia molto deteriorata, è stato ricostruito dagli studiosi
e datato al 201 d.C. e dovrebbe attestatare il passaggio per Vipiteno di un
tratto della via.
Il presunto ramo altinate della via Claudia è desumibile dal cippo di
Cesiomaggiore e, indirettamente, da altri due cippi scoperti lungo il percorso,
rispettivamente nei territori di Tenna (TN) e di Alano di Piave (BL). Il cippo di
Tenna era incorporato nelle strutture murarie della vecchia pieve di San
Clemente a Tenna (TN) e reca inciso solo il numero XXXVI, ossia la distanza
di Tenna da Feltría. Il cippo di Alano di Piave si trova a Fener e reca inciso
solo il numero XI, indicando la distanza in miglia romane da Feltre lungo
l'antico percorso della Via Feltrina.
Il tracciato del ramo padano di una strada da Hostilia a Pons Drusi è
documentato da un considerevole numero di cippi miliari rinvenuti
principalmente lungo la valle dell'Adige fra Trento e Verona e in alcuni casi
nella pianura, tra Verona e Ostiglia. Procedendo da sud verso nord, i cippi
attribuibili a questo tratto viario possono essere elencati come segue:
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Miliario Rinvenuto a Distanze indicate
EDR085025 Isola della Scala (VR), loc. Bovaria Falceri -
PB2 Castel d'Azzano (VR), fraz. Scuderlando 26 mp da Ostiglia
PB25 Poco a nord di Verona 3 mp da Verona
EDR085061 Negrar (VR), fraz. Arbizzano 5 mp da Verona,
36 mp dal Po
EDR113163 S. Pietro in Cariano (VR), fraz. Castelrotto 7 mp da Verona
EDR113832
EDR085069 S. Pietro in Cariano (VR), fraz. Castelrotto -
EDR113096 S. Pietro in Cariano (VR), pieve 9 mp da Verona,
40 mp dal Po
EDR113165 S. Pietro in Cariano (VR), loc. Caneselle -
EDR113097 Dolcé (VR), fraz. Volargne -
EDR113299 Avio (TN), chiesa di S. Maria Assunta -
EDR113300 Avio (TN), pieve 29 mp da Verona
EDR113297 Ala (TN), chiesa di S. Pietro in Bosco 24 mp da Verona
PB33 Ala (TN), località non precisata 28 mp da Verona
Il passaggio di un'arteria stradale per il Passo di Resia è attestato dal miliario
di Rablà e da altri due miliari rinvenuti a Nauders e a Holzleiten:
Miliario Rinvenuto a Distanze indicate
HD039394 Rablà-Rabland, Parcines-Partschins CC...
HD039396 Nauders XL...
Gietl 2004 Holzleiten -
Il transito per il Passo del Brennero è comprovato da tre cippi rinvenuti in
territorio italiano e da una quindicina in territorio tirolese e bavarese.
Procedendo ancora da sud a nord, i cippi pertinenti a questo ramo della via
possono essere elencati come segue:
Miliario Rinvenuto a Distanze indicate
HD071768 Stufles-Stufels, Bressanone (BZ) -
HD039398 Campo di Trens-Freienfeld, Vipiteno (BZ) -
HD039400 Vipiteno (BZ) 135 mp da Augusta
HD039401 Lueg, frazione di Gries am Brenner 130 mp da Augusta
HD039403 Navis, chiesa di Santa Caterina -
HD039448 Tra Innsbruck e Matrei am Brenner 116 mp da Augusta
HD039446 Bergl, Schönberg im Stubaital (Innsbruck) 112 mp da Augusta
HD039445 Bergl, Schönberg im Stubaital (Innsbruck) -
HD039449 Sonnenburg, Natters (Innsbruck) 90 mp da Augusta
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HD039457 Pradl, Innsbruck, Wiesengasse 109 mp da Augusta
HD039455 Wilten, Innsbruck 110 mp da Augusta
HD039452 Wilten, Innsbruck -
HD039459 Zirl -
HD039460 Reith, Seefeld 98 mp da Augusta
CIL17.04.24 Tra Scharnitz e Seefeld -
HD039462 Mittenwald 82-84 mp da Augusta
HD039463 Mittenwald 85 mp da Augusta
HD039465 Partenkirchen -
Le iscrizioni presenti sui cippi di Rablà e di Cesiomaggiore testimoniano che
la Claudia Augusta era conosciuta con questo nome fin dall'epoca della sua
costruzione. Riguardo al suo tracciato, alcune indicazioni fondamentali
derivano dalle fonti itinerarie nonché dalle iscrizioni e dalla posizione di alcuni
dei cippi attribuibili alla via. Le iscrizioni presenti sui cippi miliari di Rablà-
Rabland e Cesiomaggiore collocano il caput viae da un lato sul Po e dall'altro
ad Altinum. Ciò ha indotto gli studiosi a ritenere che la via fosse costituita da
due diversi rami:
- Il primo, chiamato convenzionalmente Claudia Augusta Padana, partiva da
Hostilia, raggiungeva Verona e da qui risaliva la valle dell'Adige passando per
Tridentum.
- Il secondo, chiamato convenzionalmente Claudia Augusta Altinate, partiva
da Altinum e raggiungeva Tridentum passando per Feltria (cippo di
Cesiomaggiore), la valle del Brenta e la Valsugana.
A Tridentum i due rami si univano e la via proseguiva con tracciato unico fino
a Pons Drusi, nella piana di Bolzano. Qui i miliari documentano una nuova
biforcazione della via. In particolare:
- La posizione dei cippi rinvenuti a Rablà-Rabland e a Naudern indica che la
via doveva avere un ramo transitante per il Passo di Resia.
- La posizione del cippo di Vipiteno indica l'esistenza di un ramo che doveva
transitare per il Passo del Brennero.
La strada partiva da Hostilia in direzione nord-nordovest e raggiungeva
Verona passando probabilmente per gli attuali centri di Nogara e Isola della
Scala. A Verona la via attraversava l'Adige e proseguiva seguendo la sponda
sinistra del fiume, transitando per Vennum (Volargne), Ad Palatium (Ala),
Sarnis (Serravalle all'Adige), Tridentum (Trento) e giungendo a Pons Drusi
presso Bolzano.
Il caput viae di Hostilia (Ostiglia era collocato sulla riva destra del Po in
corrispondenza del confine tra il territorio dei Veneti e quello dei Celti.
Secondo alcuni autori, l'Hostilia romana sorse nel luogo in cui esisteva un
centro abitato dei Galli Cenomani denominato Calubria. In realtà non
sappiamo quando Hostilia fu raggiunta dai Romani (nelle cronache è citata a
partire dal 30 a.C.) ma divenne presto importante grazie alla presenza di uno
scalo portuale sulla riva destra del Po per il commercio con l'Alto Adriatico.
Probabilmente ad Ostiglia esisteva anche un punto di attraversamento del Po
Silvano Salvador
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posto lungo la via che collegava Bononia a Verona. Sempre ad Ostiglia un
tratto della massicciata della Claudia Augusta Padana è riemerso nel 1985 in
località Pedemonta. Altri due tratti della massicciata sono ricomparsi poco
più a nord, nel territorio di Gazzo Veronese, in località Ronchetrin, in un punto
della campagna dove, dopo ogni aratura, continuavano a spuntare quelli che
apparivano come resti di un manto stradale glareato e dove la fotografia
aerea aveva evidenziato una traccia stradale.
A Verona la via intersecava la Postumia e attraversava l'Adige, ma non
sappiamo di preciso in quali punti ciò avvenisse. È possibile che la via
entrasse in città attraverso Porta Leoni e percorresse il cardo massimo
cittadino (Corso Santa Anastasia), attraversasse il Foro, incrociando la
Postumia (Corso Cavour), e proseguisse oltre, svoltando poi su uno dei
decumani cittadini fino al Ponte Pietra. Qui, attraversato l'Adige, la via usciva
dalla cinta muraria e proseguiva verso nordovest alla volta di Vennum.
A nordovest di Verona un tratto della massicciata della via è emerso nel 2015
a San Pietro in Cariano, in località Colombare, nella tenuta Pule, durante i
lavori di posa di una condotta del consorzio di bonifica.
Di Vennum (localizzata a Volargne o a Brentino Belluno), Palatium (Ala) e
Sarnis (Serravalle all'Adige, frazione di Ala) non abbiamo notizie aggiuntive
rispetto alle citazioni degli itinerari: doveva trattarsi di semplici mansiones o
mutationes poste lungo il percorso della via, che in quel tratto si inoltrava
nella stretta gola dell'Adige. Sappiamp che Vennum si trovava nel territorio
della popolazione di origine etrusco-retica degli Arusnates, sulla riva orientale
del lago di Garda, regione che i Romani chiamarono Pagus Arusnatium e che
si ritiene corrispondesse grosso modo alla Valpolicella.
Tridentum (Trento) si sviluppò probabilmente a partire dal I secolo a.C. come
castrum romano nei pressi di un preesistente insediamento retico, sulla
sponda sinistra dell'Adige. Fu chiamato Tridentum ("tre denti") per la
presenza dei tre colli oggi chiamati Doss Trent, Doss di Sant'Agata e Doss di
San Rocco. La città si sviluppò a partire dalla tipica pianta quadrangolare del
castrum sulla sponda sinistra dell'Adige, con torri quadrangolari e porte di
accesso. La porta principale, chiamata Porta Veronensis, era gemina, con due
torri circolari ai lati. Tridentum divenne municipium tra il 50 e il 40 a.C.
Pons Drusi sorse forse nel luogo in cui Druso, impegnato con il fratello
Tiberio nelle campagne che tra il 14 e il 16 a.C. portarono
all'assoggettamento delle popolazioni retiche e vindeliche, fece realizzare un
ponte per scavalcare un corso d'acqua che attraversava il cammino verso il
Passo di Resia e quindi un castrum fortificato che aveva lo scopo di difendere
il ponte e che da esso prese il nome di Pons Drusi.
I resti di Pons Drusi non sono stati ancora individuati con certezza, ma gli
studiosi ritengono che il castrum sia sorto nella piana di Bolzano, percorsa da
tre corsi d'acqua: l'Adige, l'Isarco e il Talvera. Il ponte serviva probabilmente
ad attraversare l'Isarco per consentire alle legioni di proseguire lungo la Val
Venosta restando sulla sponda sinistra dell'Adige.
A Pons Drusi la strada si biforcava: un ramo della via superava le Alpi
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attraverso il Passo di Resia, l'altro attraverso il passo del Brennero. Valicate le
Alpi, la via proseguiva con percorsi separati probabilmente fino a Schongau,
poco prima di Avodiacum (Epfach).
Il passaggio di un ramo per il Passo di Resia è documentato dal cippo di
Rablà e da altri due cippi rinvenuti a Nauders e a Holzleiten. Dopo Pons Drusi,
il tracciato della via è segnato dal cippo di Rablà-Rabland, che dimostra il
percorso della via dal Po al Danubio e il suo passaggio per la Val Venosta e il
Passo di Resia.
Oltrepassato il Passo di Resia, la via raggiungeva Inutrium, mansio localizzata
dagli studiosi a Nauders, comune austriaco che sorge su una sella tra l'alta
Val Venosta e l'alta valle dell'Inn, in prossimità dell'odierno triplice confine tra
Italia, Svizzera e Austria.
Si raggiungeva quindi Maia, dove era presente una mansio collocata in una
stazione doganale (la statio maiensis) ubicata nell'area in cui si trova oggi la
città di Merano e il cui nome si conserva tuttora in quello della frazione di
Maia-Mais. L'esistenza della statio maiensis (attuale Merano) ci è nota grazie
al ritrovamento a Parcines-Partschins di un'iscrizione, incisa su una base di
statua oggi conservata presso il Museum Ferdinandeum di Innsbruck.
Le testimonianze materiali del transito della strada imperiale emergono a
Lagundo-Algund (provincia di Bolzano), nelle vicinanze di Merano, dove
durante i lavori del 1776 per la costruzione di un argine fluviale lungo l'Adige,
venne scoperta la testata di un ponte di epoca imperiale, preservatasi grazie
all'accumulo progressivo dei sedimenti alluvionali del corso d'acqua. La
costruzione, formata da blocchi lapidei accuratamente tagliati e assemblati,
mostra modifiche nella sezione superiore dovute a restauri medievali eseguiti
con tecniche murarie rudimentali. Contrariamente alle credenze passate, il
ponte chiamato Steinerner Steg che attraversa il torrente Passirio-Passer nel
quartiere di Maia Alta a Merano non risale all'epoca romana, ma fu edificato
nel XVII secolo per sostituire una precedente struttura lignea.
Superato il valico di Resia, la strada attraversava Inutrium, stazione di posta
che gli esperti collocano a Nauders, municipio austriaco situato su un
altopiano tra l'alta Val Venosta e l'alta valle dell'Inn, in prossimità dell'attuale
confine tripartito tra Italia, Svizzera e Austria. Il passaggio della via in questa
località è attestato dal miliario di Nauders. Probabilmente Inutrium
corrisponde alla Inutrion indicata come limite meridionale della Vindelicia
nelle mappe di Claudio Tolomeo del II secolo d.C.
Dopo Inutrium, la strada discendeva lungo la valle dell'Inn raggiungendo
Landeck e successivamente Umista, l'attuale Imst, il cui toponimo moderno
deriva chiaramente dall'antica denominazione della stazione di posta.
Oltrepassata Umista, il percorso si inoltrava nella valle seguendo la strada
che saliva al Fernpass (che anticamente seguiva un itinerario differente
rispetto alla viabilità contemporanea) per poi scendere verso Foetes,
denominata anche Foetibus, identificabile con l'odierna Füssen.
Tra Landeck e Füssen, il tracciato stradale rimane chiaramente visibile in
numerose sezioni, come ad esempio presso Zams, subito dopo Landeck, e
Silvano Salvador
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nelle vicinanze di Reutte, tra il convento di Ehrenberg e il Katzenmühle
(Mulino dei Gatti) di Breitenwang. A questo segmento appartiene
verosimilmente il miliario privo di iscrizioni scoperto nel 1915 a Holzleiten,
presso Nassereith.
Subito dopo il Fernpass, la pavimentazione stradale della strada è stata
riportata alla luce durante ricerche archeologiche condotte dall'Università di
Innsbruck nel periodo 1992-1995 tra Biberwier e Lermoos, nel distretto
tirolese di Reutte. Le indagini hanno evidenziato una struttura di fondazione
costituita da tronchi lignei che richiama i "pontes longi" descritti da Tacito
negli Annales. I tronchi di ogni strato erano posizionati parallelamente tra loro,
mentre i diversi livelli erano disposti con orientamento alternato dei tronchi,
longitudinale e trasversale rispetto all'asse della strada.
La datazione al radiocarbonio dei legni recuperati dimostra che furono
abbattuti nell'inverno tra il 46 e il 47 d.C., cronologia che coincide
perfettamente con il periodo di sistemazione definitiva della Via Claudia
Augusta deducibile dalle iscrizioni dei miliari di Rablà e Cesiomaggiore.
Proseguendo verso settentrione, immediatamente dopo Füssen (Foetes), una
sezione della pavimentazione stradale della Claudia Augusta è letteralmente
riemersa nel 2018 dalle acque del lago Forggensee. Il bacino si trova al
confine tra il Tirolo austriaco e la regione bavarese dell'Allgäu.
Il Forggensee è un bacino artificiale creato in seguito alla costruzione di uno
sbarramento in terra sul fiume Lech (affluente destro del Danubio) tra il 1950
e il 1954, con l'obiettivo di creare un serbatoio utile per la regolazione del
corso d'acqua, la compensazione delle piene del Lech e l'alimentazione di una
centrale idroelettrica costruita a Roßhaupten. Durante i periodi di
abbassamento del livello idrico, emerge parte della pavimentazione stradale
su cui correva la via romana, chiaramente visibile dalla riva e ancora meglio
dall'osservazione aerea. Una visione completa della massicciata si è ottenuta,
appunto, all'inizio del 2018 quando, dopo sessant'anni di funzionamento della
diga, si è proceduto al completo svuotamento del bacino per verificare le
condizioni di sicurezza dello sbarramento. In quell'occasione la
pavimentazione è riemersa integralmente ed è stata accuratamente studiata,
rivelando la struttura tipica delle strade lastricate romane.
Il transito della strada attraverso il Passo del Brennero è documentato da tre
miliari rinvenuti in territorio italiano e circa quindici scoperti in territorio
tirolese e bavarese.
La strada si separava a Pons Drusi dal ramo che proseguiva verso occidente
per il Passo di Resia. Secondo alcuni studiosi saliva sull'altopiano del Renon,
evitando così i pendii scoscesi e instabili del primo tratto della valle
dell'Isarco, mentre secondo altri si inoltra va direttamente in quest'ultima. È
verosimile che inizialmente la strada sia stata tracciata dai Romani lungo la
valle dell'Isarco, ma che successivamente, venendo meno la manutenzione
periodica, si sia resa necessaria una via alternativa attraverso l'altopiano del
Renon.
A Ponte Gardena-Waidbruck è attestata la presenza di un presidio doganale
Silvano Salvador
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grazie al ritrovamento di tre iscrizioni, attualmente conservate al Museum
Ferdinandeum di Innsbruck.
Procedendo lungo la Val d'Isarco, la strada raggiungeva Sublabione, località
che gli studiosi interpretano come "Sub Sabionae" e localizzano in
corrispondenza dello stretto passaggio tra la rupe su cui sorge il monastero
di Sabiona e il corso del fiume. In questo punto era probabilmente presente
una delle chiuse alpine citate nella Notitia Dignitatum, ricordata
esplicitamente negli Annales Stadenses come Clusam e localizzabile nel
territorio di Chiusa-Klausen, che da questa fortificazione derivò
evidentemente la denominazione.
Dopo Chiusa e Sabiona la via passava per la zona di Bressanone-Brixen, dove
a Stufles-Stufels fu rinvenuto nel 1998 un miliario la cui iscrizione ricorda un
restauro della via operato a cura di Marco Iuventio Suro Proculo. Questo
personaggio è ricordato anche in altri miliari risalenti al 201-202 d.C. rinvenuti
nel Noricum nei quali egli è qualificato come legato imperiale, propretore e
console della Legio II Italica Pia Fidelis Antoniniana.
Il passaggio della via per Vipiteno-Sterzing, città situata in riva all'Isarco e ai
piedi del Brennero, è attestato da due miliari entrambi dedicati a Settimio
Severo e ai figli Caracalla e Geta e databili al 201 d.C., rinvenuti a Vipiteno e a
Campo di Trens.
Dai 950 metri di quota di Vipiteno iniziava la salita che, seguendo la valle
dell'Isarco, conduceva al Passo del Brennero, posto a 1.372 metri di quota.
Subito dopo il valico, a Lueg, frazione di Gries am Brenner, fu rinvenuto nel
1580 un miliario databile al 236-238 d.C. indicante la distanza di 130 miglia
da Augusta. Un altro miliario, rinvenuto nel 1910 poco più a valle, a Navis,
vicino a Matrei am Brenner, presso la chiesa di S. Caterina, ricorda un
restauro delle vie e dei ponti.
Il tracciato della via che discende verso Veldidena (Innsbruck-Wilten) è
segnato dal rinvenimento di altri tre miliari, due dei quali indicano le distanze
di 116 e 112 miglia da Augusta. Nell'area urbana di Innsbruck sono stati
rinvenuti altri quattro miliari, tre dei quali indicano le distanze di 110, 109 e 90
miglia da Augusta. Veldidena era un castrum fortificato che sorgeva a Wilten,
oggi quartiere di Innsbruck, estendendosi dai piedi del Bergisel a sud, fino
all'odierno Südring a nord, il Sill a est e la Neuhauserstraße a ovest. Negli anni
1953-1955, in seguito ai lavori di ampliamento della strada e della ferrovia,
numerosi scavi hanno portato a importanti ritrovamenti.
Gli scavi archeologici effettuati a partire dalla metà del Novecento a Wilten
hanno messo in luce le fondamenta di una fortezza edificata nel II secolo d.C.
e distrutta nel V secolo d.C., i resti delle terme, di alcune case e di alcuni
sepolcreti di epoca romana. All'esterno del castrum, pressappoco nell'area
dell'attuale monastero e della basilica di Wilten, sorgevano le cosiddette
canabae, con le osterie, le botteghe dei mercanti e le abitazioni della
popolazione civile. All'esterno dell'area occupata dal castrum e dalle canabae
è stato rinvenuto un sepolcreto romano a cremazione che ha restituito urne,
monete d'argento, vasi d'argilla, utensili e monili.
Silvano Salvador
11
A Veldidena la via attraversava l'Inn e piegava verso ovest raggiungendo
Teriolis, che non è citata negli itineraria tardo-romani ma che ritroviamo negli
Annales Stadenses con il nome di Cirle: l'odierna Zirl, dove il passaggio della
via è attestato anche da un miliario rinvenuto nel 1835. A Zirl il castrum
romano di Teriolis era collocato sul colle di Martinsbühel, che emerge dal
fondovalle tra il corso dell'Inn e le pendici del Martinswand. Il tracciato della
Via Claudia Augusta correva ai piedi del castrum percorrendo la strettoia
formata dai due rilievi, facilmente controllabile dai legionari che presidiavano
il castrum.
Subito dopo Teriolis (Zirl) la strada abbandonava la valle dell'Inn e si dirigeva
verso nord salendo sulla sella di Seefeld, toccando Scharnitz e Mittenwald
(citata come Medeuvald negli Annales Stadenses) e raggiungendo Scarbia,
mansio che alcuni collocano per assonanza del nome a Scharnitz, ma che si
ritiene fosse ubicata nei pressi dell'odierna Klais, frazione di Krün. Di Scarbia
non abbiamo notizie diverse dalla citazione della Peutingeriana. Da Scarbia la
strada proseguiva giungendo a Parthanum (Partenkirchen). Questo tratto è
segnato da cinque miliari rinvenuti uno a Reith tra Scharnitz e Seefeld, due a
Mittenwald, nella valle dell'Isarco confine tra il Tirolo austriaco e la Baviera, e
uno a Partenkirchen. Parthanum (Partenkirchen) è menzionata per la prima
volta dalle cronache nel 15 d.C. ed è indicata dalle fonti antiche con diverse
varianti del nome: Parthano nell'Itinerarium Antonini, Tarteno nella Tabula
Peutingeriana, Parraduno nella Notitia Dignitatum e Bardenkerke negli
Annales Stadenses.
Da Parthanum la strada seguiva verso nord il corso del fiume Loisach fino a
Oberau, dove entrava nella valle di Ettal e percorreva la valle dell'Ammer
passando per Oberammergau e Unterammergau, chiamati collettivamente
Amergo (Ammergau) negli Annales Stadenses. Quindi attraversava l'Ammer a
Coveliacas (Ponte di Echelsbacher) e proseguiva verso nord fino a Schongau,
dove attraversava il Lech e si ricongiungeva al ramo proveniente dal Passo di
Resia per raggiungere Abodiacum (Epfach).
Il percorso dell'antica strada in terra vindelica si sviluppava su un tracciato
unificato che partiva da Schongau, attraversava Abodiacum (l'odierna Epfach),
raggiungeva Augusta Vindelicorum (Augsburg) e proseguiva verso
settentrione fino al Danubio, sulla cui riva destra sorgeva il castrum fortificato
di Submuntorium, di fronte al tratto del Danubio dove oggi si trova la città di
Donauwörth.
Augusta Vindelicorum, oggi Augsburg, capoluogo della Svevia Bavarese, era il
centro principale del territorio occupato dalla popolazione celtica dei Vindelici.
Strabone le attribuisce la denominazione originaria di Damasia. Dopo la
campagna di conquista condotta nel 15 a.C. da Tiberio e Druso, i Romani
edificarono presso Damasia una fortezza legionaria che assunse il nome di
Augusta Vindelicorum per distinguerla dalle numerose altre fortificazioni
battezzate con il nome dell'imperatore Augusto.
La struttura dell'Augusta romana è nota attraverso scavi e indagini che hanno
permesso di ricostruirla idealmente. Il castrum fortificato originario occupava
Silvano Salvador
12
un'area di 10-12 ettari nell'area dove attualmente sorge il centro storico. A
meridione e a occidente del castrum si trovavano le abitazioni civili delle
canabae. Nel 95 d.C. la sede del governatore della Raetia fu trasferita da
Cambodunum (Kempten) ad Augusta, che divenne così la capitale della
provincia. Nel 121 d.C. Adriano, durante un'ispezione nella provincia, elevò la
città al rango di municipium con la denominazione di Municipium Aelium
Augustum.
Submuntorium, probabile punto di arrivo della Via Claudia Augusta, sorse
come insediamento militare sulla riva destra del Danubio, poco a monte della
confluenza del Lech, nell'area dove oggi sorge Nordheim, quartiere di
Donauwörth. La costruzione del castrum risale probabilmente al 14 a.C.
Secondo la Notitia Dignitatum, assieme a Castro Regina (Regensburg-
Ratisbona), Cambodunum (Kempten), Foetes (Füssen) e Teriolis (Zirl), fu una
delle fortezze legionarie presidiate dalla Legio III Italica, arruolata nel 165 d.C.
in Italia dall'imperatore Marco Aurelio.
Il ramo altinate della presunta Via Claudia Augusta, ovvero della strada
menzionata dagli Itineraria, è meno documentato rispetto a quello del
Brennero. La Tabula Peutingeriana non aiuta a stabilire quale fosse il
percorso in uscita da Altino, in quanto manca ogni riferimento all'alta pianura
veneta orientale rispetto a Vicenza: non compare infatti alcuna traccia di
Acelum, Feltria e Bellunum.
Da Tridentum la via doveva raggiungere Ausugum (Borgo Valsugana)
seguendo il percorso: Trento, Pergine Valsugana, Tenna, Levico, Borgo
Valsugana. Oltre Ausugum esistono due diverse ipotesi di percorso: la prima
attraverso Strigno, Castello Tesino, Lamon e Feltre; la seconda per Strigno,
Primolano, Fastro, Arsié e Feltre.
La seconda ipotesi di tracciato, quella che attraversa Primolano, Fastro e
Arsié, appare la più convincente per diverse ragioni di carattere geografico e
logistico. Il tragitto si snoda per circa due terzi seguendo l'antica strada che
attraversava la vallata del Brenta, itinerario ampiamente documentato negli
Annales Stadenses e quindi probabilmente utilizzato già in epoche
antecedenti.
Questo percorso presenta caratteristiche peculiari:
- Sviluppo complessivo leggermente più corto rispetto al tracciato
settentrionale
- Andamento a elevazioni notevolmente inferiori, raggiungendo un picco di
circa 500 metri contro i 900 metri del primo itinerario
- Riconoscimento storico come collegamento principale tra la Valsugana e
Feltre, confermato dalla presenza del Castello della Scala.
Riguardo a quest'ultimo aspetto, lungo il percorso verso Primolano esisteva,
probabilmente già durante il dominio romano, una significativa fortificazione
frequentemente menzionata nelle fonti medievali come castello della Scala,
che controllava il passaggio tra Fastro e Primolano. L'esistenza di questa
struttura difensiva aveva chiaramente lo scopo di controllare la principale
Silvano Salvador
13
arteria di comunicazione dalla Valsugana verso il territorio feltrino. La stessa
posizione del castello conferma che la strada dalla Valsugana al Feltrino
doveva necessariamente passare per quella zona: sarebbe stato infatti
illogico costruire la fortificazione in quel punto se fosse esistita una via
alternativa agevole per raggiungere Feltre dalla Valsugana.
Per quanto concerne il tragitto da Feltre ad Altino, purtroppo né la Tabula
Peutingeriana né l'Itinerarium Antonini né gli Annales Stadenses forniscono
chiarimenti sulla possibile direzione. Questa lacuna ha spinto gli studiosi a
elaborare teorie di percorso molto differenti tra loro. Tra queste, la più logica
e quindi attendibile è quella che ipotizza il passaggio della strada per Feltre,
Quero, Fenèr, Pederobba, Montebelluna e Treviso.
Il percorso dal Danubio ad Altino attraverso Primolano, Feltre e Treviso,
calcolato basandosi sulla rete stradale contemporanea, presenta uno
sviluppo totale di circa 560 km, che si discosta di 27 miglia dalla distanza di
350 miglia riportata dal cippo miliare di Cesiomaggiore.
Teorie Storiche sui Tracciati della Claudia Augusta
L'Ipotesi del Conte Guarnieri Ottoni (1789)
La prima teoria documentata, pubblicata nel 1789, è del conte marchigiano
Aurelio Guarnieri Ottoni. Secondo la sua ricostruzione, la Via Claudia Augusta
Altinate iniziava da Altino e raggiungeva Opitergium, proseguendo poi verso
Tridentum seguendo il percorso Opitergium-Tridentum descritto
nell'Itinerarium Antonini, attraversando Ad Cerasias e Feltria per poi
continuare fino a Trento.
Riguardo alla localizzazione di Ad Cerasias, che l'Itinerario Antonino posiziona
a 28 miglia (41,3 km) sia da Opitergium che da Feltria, Guarnieri Ottoni la
situa nelle vicinanze del Lago di Santa Croce (Fadalto), ipotizzando quindi che
la Via Claudia Augusta Altinate seguisse il percorso Altino-Oderzo-Serravalle-
Fadalto-Ponte nelle Alpi-Belluno-Cesiomaggiore-Feltre. Con questo tracciato
calcolava una distanza da Altino al Danubio di 359 miglia, che riteneva
compatibile con le 350 miglia indicate sul miliario di Cesiomaggiore.
La Proposta del Conte Filiasi (1796)
La teoria di Guarnieri Ottoni fu ripresa nel 1796 dal conte Jacopo Filiasi,
storico veneziano. Secondo la sua ricostruzione, la strada partiva da Altino e
percorreva la cima del terrapieno chiamato Lagozzo (o Agozzo): una lunga
massicciata rettilinea che negli anni Trenta del secolo scorso era ancora
parzialmente visibile nei pressi di Musestre, prima di essere utilizzata come
cava per la produzione di mattoni e quindi distrutta.
Filiasi riteneva che su questa struttura corresse anticamente la strada
romana, mantenuta così sopraelevata (in aggere) sul territorio paludoso
circostante. Lasciata Altino, la via attraversava il Sile a Quarto d'Altino e
proseguiva dritta, sempre in aggere, fino a Nerbon. Qui continuava lungo
l'attuale percorso della Callalta, attraversava il Piave a Ponte di Piave e
Silvano Salvador
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raggiungeva Oderzo. Da Oderzo il tracciato proseguiva per Ceneda, Fadalto,
Ponte nelle Alpi, la Valle del Piave, il Cadore e la Val Pusteria, giungendo a
valicare le Alpi al Passo del Brennero.
L'Ipotesi di Mommsen (1863)
Nel 1863 Theodor Mommsen formulò una teoria successivamente condivisa
da Konrad Miller nel 1916 e più recentemente riaffermata da Guido Rosada.
Secondo questi studiosi, da Altino il tracciato risaliva la sponda destra del Sile
fino a Treviso. Superato il Sile a Treviso, proseguiva lungo l'attuale percorso
della strada regionale Feltrina, incrociava la via Postumia a Postioma,
passava per Montebelluna, Cornuda, Pederobba, Fenèr, Quero, risaliva lungo
la riva destra del Piave, raggiungeva Feltre e da qui Trento passando per
Lamon, Castello Tesino e Strigno.
A supporto di questa teoria stanno il miliario di Fenèr (frazione di Alano di
Piave), il miliario di Cesiomaggiore (che originariamente doveva essere
posizionato a Feltre) e il miliario di Tenna.
Le Ricerche di Alessio De Bon (1938)
Nel 1938 l'archeologo dilettante cadorino Alessio De Bon, su incarico del
Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, condusse una serie di
verifiche e rilievi sul campo. In seguito alle sue ricerche, De Bon propose un
tracciato che partiva da Altino e, con andamento rettilineo, percorreva
l'aggere del Lagozzo.
La strada attraversava il Sile a Quarto d'Altino dove, riprendendo quanto
aveva scritto nel 1796 Jacopo Filiasi, De Bon ipotizzava l'esistenza di un
ponte romano. Poi intersecava la Postumia e proseguiva per Ponte della
Priula, dove attraversava il Piave una prima volta. Nei pressi di Susegana si
univa con la strada proveniente da Opitergium e diretta a Tridentum.
Seguiva quindi il tracciato di questa via lungo la riva sinistra del Piave. In
località Mercatelli - S. Anna (a est del Montello, nei pressi di Falzè di Piave)
piegava verso ovest passando per Nervea, Moriago, Levada e Vidor.
Attraversato per la seconda volta il Piave a Vidor, il tracciato proseguiva lungo
la riva destra del Piave per Covolo (Ad Cepasias), Fenèr, Quero, la Chiusa di
San Vittore, Feltre, Cesiomaggiore e Belluno.
Da Belluno, secondo De Bon, la via seguiva il percorso del Piave toccando
Polpet (Populetum), Faè e Fortogna, poi il pagus di Castellavazzo (Castrum
Laebactes), Ospitale e Perarolo. Da qui seguiva l'antica strada della Greola
raggiungendo Pieve, Lozzo e Gogna. Da Auronzo per il Passo di S. Antonio
arrivava a Padola e quindi al Passo di Monte Croce Comelico, discendendo a
San Candido (Littamum) nel Noricum e puntando infine verso Vipiteno e il
Brennero.
Altre Teorie del XX Secolo
Nel 1939 Plinio Fraccaro suggerì un tracciato coincidente fino a Mercatelli - S.
Anna con quello proposto da De Bon. Da qui, anziché dirigere verso Vidor, il
Silvano Salvador
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tracciato proseguiva per Soligo, costeggiava l'omonimo corso d'acqua,
toccava Valmareno, girava a destra verso Cison di Valmarino e Tovena e si
inerpicava sul Passo di San Boldo, scendendo nella Val Belluna.
Nel 1968 Filippo Giovanni Pilla, condividendo sostanzialmente il tracciato
proposto da De Bon, lo modificò a partire da Mercatelli - S. Anna facendolo
proseguire lungo la riva sinistra del Piave per Valdobbiadene e poi per Guia,
Guietta e la Val Federa, con un valico posto a 1.395 metri di quota sul gruppo
del monte Cesen, per discendere poi a Stable e a Busche.
Nel 1970 Luciano Bosio propose un tracciato che ricalcava nel primo tratto,
fino a Mercatelli - S. Anna, quello proposto da De Bon, per poi passare per
Falzè e proseguire lungo la riva sinistra del Piave verso Moriago, Mosnigo,
Vidor e Valdobbiadene.
Nel 1972 Alberto Alpago Novello propose un percorso che ripeteva fino a S.
Anna quello proposto da De Bon, per poi passare per Falzè, Soligo, Follina,
Calmaor, percorrere il Passo di Praderadego, scendere a Mel (BL),
attraversare il Piave a Nave, passare tra Cesiomaggiore e Cesiominore, salire
a Croce d'Aune ed evitare così Feltre scalando un valico posto a mille metri di
quota.
Una presunta evidenza archeologica invocata da molti studiosi è costituita
dalla massicciata rettilinea del Lagozzo (o Agozzo), un terrapieno che
esisteva ancora nella seconda metà dell'Ottocento per lunghi tratti tra Altino e
Nerbon ed era ancora visibile nei pressi di Musestre alla fine degli anni Trenta
del secolo scorso. Il rilevato del Lagozzo, documentato fin dal secolo XIII con
le denominazioni Wadocio, Zuadocium ed Aqua Auadotij, aveva sezione
trapezoidale ed era costituito da argilla e pietrisco. Secondo alcuni correva
parallelo ad un canale artificiale e in alcuni punti recava sulla sommità tracce
di un lastricato stradale.
Tuttavia, la valenza del Lagozzo come tracciato dell'antica strada romana è
oggi contestata da molti autori, che vi individuano alternativamente un'opera
di arginatura la cui sommità, in tempi successivi alla sua realizzazione
medievale, poteva essere utilizzata anche come collegamento viario o come
tratturo per la transumanza delle greggi. La struttura del Lagozzo richiama
quella del cosiddetto Arzeron della Regina, un terrapieno che anticamente si
dipartiva da Padova e risaliva con andamento rettilineo la riva destra del
Brenta. Anche questo manufatto è stato variamente interpretato come un
argine per contenere le piene del Brenta, una massicciata stradale
sopraelevata o un percorso per la transumanza.
Un altro elemento considerato determinante in molte ipotesi è il rilevato
dell'odierna Callalta, che alcuni autori presumono fosse parte della via che
collegava Tarvisium ad Opitergium. Tuttavia, i documenti medievali indicano
che la Callalta fu costruita solo intorno al 1100.
Anche gli attraversamenti fluviali proposti nelle diverse ipotesi (Sile a Quarto
d'Altino, Piave in varie località) mancano ancora di evidenze archeologiche
decisive. Molti ponticelli attribuiti all'epoca romana nelle aree attraversate dai
tracciati non sono in realtà databili con certezza a quel periodo.
Silvano Salvador
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Le ipotesi che prevedono il passaggio della Claudia Augusta Altinate
attraverso passi montani elevati (Praderadego, San Boldo, Croce d'Aune)
presentano serie difficoltà. Questi valichi sono caratterizzati da pendenze
molto elevate e problemi costruttivi che i Romani avrebbero certamente
evitato, specialmente considerando la necessità di far transitare carriaggi
pesanti e legioni.
Il Passo di San Boldo, in particolare, mantenne carattere di mulattiera fino
all'epoca moderna. La necessità di creare un percorso carrabile si impose
solo a ridosso della Prima Guerra Mondiale, quando l'esercito italiano iniziò i
lavori nel novembre 1914, interrotti nel 1916 e ripresi dall'esercito
austroungarico nel 1918.
Considerazioni analoghe possono essere espresse riguardo all'ipotesi di
Alberto Alpago Novello, secondo il quale la via avrebbe valicato il passo di
Croce d'Aune. In questo caso il valico sarebbe stato addirittura superfluo,
dovendo poi la via ridiscendere verso Lamon, raggiungibile molto più
comodamente senza abbandonare la piana di Feltre e passando per Fonzaso.
Ancor meno probabile è l'ipotesi che la via transitasse per Guia a Stabie
attraverso un valico posto a circa 1.400 m di quota, addirittura più elevato del
passo del Brennero e inferiore di soli 100 metri al passo di Resia.
L'ipotesi di tracciato proposta da Guido Rosada sulle orme del Mommsen e
Miller si avvale anche di alcune evidenze archeologiche che sono andate
emergendo nel corso degli anni. Nell'area in cui sorgeva la città di Altino è
stato individuato un tratto stradale che esce dall'area urbana in direzione nord
-nordovest lasciando a sinistra il fiume Zero e a destra il canale Sioncello (o
Siloncello) e il Sile. Questa strada si dirige in linea retta verso Treviso, con
tracciato ben distinto da quello della via che conduceva a Oderzo. In tal modo
la via poteva raggiungere Treviso senza dover attraversare il Sile, che avrebbe
scavalcato più comodamente a Treviso. Da Treviso la via proseguiva con
andamento sempre rettilineo ricalcando il tracciato dell'attuale strada
regionale Feltrina, passando per Postioma (dove la Via Claudia Augusta
incrociava la Via Postumia), Signoressa, Montebelluna e Cornuda.
A Pederobba la Claudia Augusta si immetteva nella stretta valle del Piave
tenendosi sulla riva destra del fiume. A Fenèr (frazione di Alano di Piave),
dove è tuttora visibile il miliario indicante la distanza di XI miglia da Feltría, la
via abbandonava temporaneamente il corso del Piave (così come faceva la
strada statale 348 Feltrina fino ai lavori di rettifica dei primi anni Sessanta)
entrando nella conca di Alano, salendo sul poggio di Quero e proseguendo poi
per Feltre lungo la destra Piave. Con questo tracciato si raggiungono Feltre e
Trento per la via più breve, senza percorrere passi montani e senza dover
attraversare più volte il Sile e il Piave:
Il principale motivo per cui il tracciato proposto da Mommsen, Miller e
Rosada è da considerarsi il più credibile risiede nel fatto che esso rispetta la
concezione romana dei collegamenti viari. I Romani adottavano
sistematicamente la soluzione più diretta nella costruzione dei tracciati,
seguendo percorsi pressoché rettilinei e riducendo al minimo gli
Silvano Salvador
17
attraversamenti di corsi d'acqua.
Il guado del Piave costituiva un problema tecnico particolare, dato il regime
idraulico fortemente variabile con piene impetuose e imponente trasporto
solido. Molti ponti costruiti sul Piave nel corso dei secoli hanno subito danni o
distruzioni totali a causa delle piene.
Alla luce delle risultanze disponibili, il ramo altinate della Via Claudia Augusta,
se effettivamente esistente, doveva quasi di sicuro passare per Treviso, Fener,
Feltre, Arsié, Primolano e Tenna. A testimoniarlo stanno i miliari di Fener,
Cesiomaggiore e Tenna, che ne scandiscono il tracciato.
Il miliario di Cesiomaggiore, data la sua impostazione monumentale e
celebrativa, doveva essere originariamente esposto a Feltria, centro di
maggiore importanza. Il trasporto di miliari anche pesanti per decine di
chilometri è documentato archeologicamente.
Il passaggio per Feltria di un'arteria importante diretta a ovest è testimoniato
indirettamente anche dai numerosi ritrovamenti di lapidi funerarie sulle
sponde del torrente Colmeda. Considerate le leggi e i costumi romani sui
sepolcreti, questa circostanza indica che l'area del Colmeda si trovava
all'esterno del pomerio di Feltria e lungo una delle vie di accesso principali
alla città. Del resto, dall'Itinerarium Antonini sappiamo che per Feltria passava
certamente la via che poneva in comunicazione Opitergium con Tridentum. A
questo punto è credibile che questa via, da Feltria in poi, coincidesse con il
tracciato della Claudia Augusta Altinate.
Bisogna comunque sottolineare che la proposta di Rosada è deliberatamente
una provocazione intellettuale, supportata da scarsi riscontri concreti. Inoltre
lo stesso Rosada ha pubblicamente dichiarato in varie occasioni il proprio
scetticismo sull'autenticità del cippo di Cesiomaggiore. È invece pressoché
certo che la direttrice per la valle del Piave in destra idrografica ricalca il
tracciato della via Opitergium-Tridentum che non toccava Altino e Treviso
(sulla base delle distanze dell'Itinerarium Antonini e soprattutto della
percorrenza di 28 miglia Feltria-Ad Cerasias e Ad Cerasias-Opitergium sono
incline a credere che la la mansio di Ad Cerasias si trovasse presso
Salvatronda di Castelfranco Veneto.
Dunque, torniamo al punto di partenza e ci rendiamo conto che quello emerso
sulla scorta dei miliari e delle sporadiche testimonianze archeologiche va
considerato piuttosto uno dei percorsi segnalati dall'Itinerarium Antonini e
dalla Tabula Peutingeriana, che forse non ha nulla da spartire con la Claudia
Augusta. Ad eccezione dei cippi di Cesiomaggiore e Rablà-Rabland, si
constata che tutti i miliari superstiti e leggibili risalgono al III-IVsecolo d.C.,
quando cioè i tracciati stradali erano multipli, con diversi capolinea e
destinazioni, e non è lecito assegnarli sic et simpliciter alla Claudia Augusta
(vedasi il caso della Opitergium-Tridentum). Nei secoli successivi, il percorso
privilegiato per raggiungere la Germania si spostò gradualmente sul Passo
del Brennero, posto a quota leggermente inferiore (1.372 m) rispetto al Passo
di Resia (1.504 m). I cippi miliari ritrovati tra Egna, Ora, Bolzano e Vipiteno
testimoniano che, tra il II e il III secolo d.C., gli imperatori Marco Aurelio,
Silvano Salvador
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Settimio Severo e Caracalla fecero sistemare la via che valicava il Brennero.
Gli itineraria tardo-romani del IV secolo d.C., e in particolare la Tabula
Peutingeriana e l'Itinerarium Antonini, mostrano che, nel tardo impero, la via
privilegiata per la Germania percorreva il ramo padano fino a Tridentum e
Pons Drusi, seguendo poi stabilmente il ramo del Brennero.
Dopo Tridentum gli itineraria menzionano le stazioni di Endidae (Egna), Pons
Drusi (nella piana di Bolzano), Sublabione (Chiusa-Klausen), Vepiteno, Matreio
(Matrei am Brenner), Scarbia (Klais), Vetonina-Veldidena (Innsbruck-Wilten),
Teriolis (Zirl), Parthanum (Partenkirchen), Coveliacas (Ponte di Echelsbacher).
A Schongau la via si immetteva nuovamente nel tracciato della Via Claudia
Augusta proveniente dal Passo di Resia e proseguiva per Avodiaco-
Abodiacum (Epfach-Denklingen), Ad Novas (Igling) e Augusta Vindelicorum
(Augsburg).
Sezioni della Tabula Peutingeriana Tridentum-Augusta Vindelicorum e Tridentum-Altinum
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Elenco dei miliari pertinenti alla presunta via Claudia Augusta e sue varianti
Isola della Scala (VR), località Bovaria Falceri 311-312 d.C. (EDR085025, PB1)
IMPERATORI CAESARI MARCO AURELIO VALERIO MAXENTIO PIO FELICI
INVICTO AUGUSTO MILIA PASSUUM ...
Castel d'Azzano (VR), località Scuderlando Data n.d. (PB2)
XXVI
Località sconosciuta 293-305 d.C. (CIL 05, 08047, PB25)
IMPERATOR CAESAR CAIUS VALERIUS DIOCLETIANUS PIO FELIX INVICTUS
AUGUSTUS ET IMPERATOR CAESAR MARCUS AURELIUS VALERIANUS
MAXIMIANUS PIO FELIX INVICTUS AUGUSTUS ET FLAVIUS VALERIUS
CONSTANTINUS ET GALERIUS VALERIUS MAXIMIANUS NOBILISSIMI
CAESARES MILIA PASSUUM IIII
Negrar (VR), frazione Arbizzano 312-337 d.C.? (EDR085061, PB26)
V A PADO XXXVI
Località sconosciuta 384-388 d.C. (CIL 05, 8033, PB27)
IMPERATORIBUS AUGUSTIS DOMINIS NOSTRIS MAGNO MAXIMO ET FLAVIO
VICTORI PERPETUIS PRINCIPIBUS MILIA PASSUUM V
S. Pietro in Cariano (VR), frazione Castelrotto 306-312 d.C. (EDR085069)
IMPERATORI CAESARI MARCO AURELIO VALERIO MAXENTIO PIO FELICI
INVICTO AUGUSTO MILIA PASSUUM V
S. Pietro in Cariano (VR), frazione Castelrotto 317-324 d.C. (EDR113163,
EDR113832, PB28)
DOMINI NOSTRI (TRES) IULIUS CRISPUS ET LICINIANUS LICINIUS IUNIUS ET
CLAUDIUS CONSTANTINUS NOBILISSIMI CAESARES MILIA PASSUUM VII
S. Pietro in Cariano (VR), frazione Castelrotto 306-312 d.C. (EDR085069)
IMPERATORI CAESARI MARCO AURELIO VALERIO MAXENTIO PIO FELICI
INVICTO AUGUSTO MILIA PASSUUM ...
S. Pietro in Cariano (VR), chiesa parrocchiale 312-337 d.C. (EDR113096, CIL
05, 08048, PB29)
DOMINO NOSTRO CONSTANTINO MAXIMO SEMPER AUGUSTO VIIII A PADO
XXXX
S. Pietro in Cariano (VR), località Caneselle 383-384 d.C. (EDR113165, CIL
05, 08048, PB30)
IMPERATORIBUS AUGUSTIS DOMINIS NOSTRIS MAGNO MAXIMO ET FLAVIO
VICTORI PERPETUIS PRINCIPIBUS
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Volargne di Dolcè (VR) 383-384 d.C. (EDR113097, CIL 05, 08049, PB31)
IMPERATORIBUS AUGUSTIS DOMINIS NOSTRIS MAGNO MAXIMO ET FLAVIO
VICTORI PERPETUIS PRINCIPIBUS
Rablà-Rabland di Parcines-Partschins (BZ) 46 d.C. (HD039394, CIL 17, 04,
00001, CIL 05, 8003, PB41)
TIBERIUS CLAUDIUS CAESAR AUGUSTUS GERMANICUS PONTIFEX
MAXIMUS TRIBUNICIA POTESTATE VI CONSUL DESIGNATUS III IMPERATOR
XI PATER PATRIE VIAM CLAUDIAM AUGUSTAM QUAM DRUSUS PATER
ALPIBUS BELLO PATEFACTIS DEREXSERAT MUNIT A FLUMINE PADO AT
FLUMEN DANUVIUM
Lasa-Lars e Orem-Eyrs (BZ) n.d. (CIL 17, 04, 00002)
Iscrizione esistente in origine ma non catalogata
Nauders Data n.d. (HD039396, CIL 17, 04, 00003)
...XL (forse CXL)
Holzleiten Nassereith, distretto di Imst, Tirolo Austriaco Data n.d. (CIL 17,
04, 00001*)
Privo di iscrizioni
Rossbach Data n.d. (CIL 17, 04, 0002*)
Anepigrafe
Prato all'Isarco-Blumau (BZ), frazione Cornedo all'Isarco 306-312 d.C. (CIL
05, 08054, PB42)
IMPERATORI CESARI MARCO AURELIO VALERIO MAXSENTIO PIO FELICI
INVICTO AUGUSTO
Sabiona (BZ), frazione Chiusa-Klausen 286-305 (CIL 05, 08055)
IMPERATORI CESARI AUGUSTO MAXIMANO PIO FELICI INVICTO
Bressanone/Brixen (BZ), frazione Stufles/Stufels 201 d.C. (HD071768, CIL
17, 04, 00174*)
... MILIARIA VETUSTATE CONLAPSA RESTITUERUNT CURANTE MARCO
IUVENTIO SURO PROCULO
Vipiteno-Sterzing (BZ), frazione Campo di Trens-Freienfeld 201 d.C.
(HD039398, CIL 17, 04, 00007)
IMPERATOR CAESAR LUCIUS SEPTIMIUS SEVERUS PIUS PERTINAX
AUGUSTUS ARABICUS ADIABENICUS PARTHICUS MAXIMUS TRIBUNICIA
POTESTATE VIII IMPERATOR XII CONSUL II PATER PATRIAE PROCONSUL ET
IMPERATOR CAESAR MARCUS AURELIUS ANTONINUS PIUS AUGUSTUS
TRIBUNICIA POTESTATE IIII PROCONSUL ET PUBLIUS SEPTIMIUS GETA
Silvano Salvador
21
NOBILISSIMUS CAESAR VIAS ET PONTES RESTITUERUNT AB AUGUSTA
MILIA PASSUUM...
Sonnenburg, presso Natters, Innsbruck 363 d.C. (HD039449, CIL 17, 04,
00014)
IMPERATORI CAESARI DOMINO NOSTRO FLAVIO CLAUDIO IULIANO PIO
FELICI AUGUSTO PONTIFICI MAXIMO TRIBUNICIA POTESTATE PAPERATORI
VII CONSULI IIII PATER PATRIAE PROCONSULI BONO REI PUBLICAE NATO
AB AUGUSTA MILIA PASSUUM LXXXX
Pradl, quartiere di Innsbruck 195-215 d.C. (HD039457, CIL 17, 04, 00017)
... SEVERUS PIUS PATER VIAS ET PONTES RESTITUIT AB AUGUSTA MILIA
PASSUUM C...X
Wilten, quartiere di Innsbruck 201 d.C. (HD039455, CIL 17, 04, 00016)
IMPERATOR CAESAR LUCIUS SEPTIMIUS SEVERUS PIUS PERTINAX
AUGUSTUS ARABICUS ADIABENICUS PARTHICUS MAXIMUS PONTIFEX
MAXIMUS TRIBUNICIA POTESTATE VIII IMPERATOR XII CONSUL II PATER
PATRIAE PROCONSUL ET IMPERATOR CAESAR MARCUS AURELIUS
ANTONINUS PIUS AUGUSTUS TRIBUNICIA POTESTATE IIII PRO CONSULE ET
PUBLIUS SEPTIMIUS GETA NOBILISSIMUS CAESAR VIAS ET PONTES
RESTITUERUNT AB AUGUSTA MILIA PASSUUM CX
Wilten, quartiere di Innsbruck 363 d.C. (HD039452, CIL 17, 04, 00015)
IMPERATORI CAESARI DOMINO NOSTRO FLAVIO CLAUDIO IULIANO PIO
FELICI AUGUSTO PONTIFICI MAXIMO TRIBUNICIA POTESTATE IMPERATORI
VII CONSULI IIII PATERI PATRIAE PROCONSULI BONO REI PUBLICAE NATO
AB AUGUSTA MILIA PASSUUM
Località imprecisata Data n.d. (CIL 17, 04, 00018)
Anepigrafe
Località imprecisata Data n.d. (CIL 17, 04, 00019)
Anepigrafe
Michelfeld tra Vols e Kematen Data n.d. (CIL 17, 04, 00021)
Anepigrafe
Zirl 250 d.C. (HD039459, CIL 17, 04, 00022)
IMPERATORI CAESARI CAIO MESSIO QUINTO TRAIANO DECIO PIO FELICI
INVICTO AUGUSTO PONTIFICI MAXIMO TRIBUNICIA POTESTATE II PATRI
PATRIAE ET MESSIS DECIO ET QUINTO NOBILISSIMIS CAESARIBUS
AUGUSTIBUS AB AUGUSTA MILIA PASSUUM XCIIX
Silvano Salvador
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Reith bei Seefeld, Tirolo austriaco Data n.d. (HD039460, CIL 17, 04, 00023)
IMP ... ...C...
Scharnitz e Seefeld 250 d.C. (CIL 17, 04, 00024)
IMPERATORI CAESARI CAIO MESSIO QUINTO TRAIANO DECIO PIO FELICI
INVICTO AUGUSTO PONTIFICI MAXIMO TRIBUNICIA POTESTATE II PATRI
PATRIAE ET MESSIS DECIO ET QUINTO NOBILISSIMIS CAESARIBUS
AUGUSTIS AB AUGUSTA MILIA PASSUUM LXXXIII
Mittenwald, Baviera, Germania 363 d.C. (HD039462, CIL 17, 04, 00025)
IMPERATORI CAESARI DOMINO NOSTRO FLAVIO CLAUDIO IULIANO PIO
FELICI AUGUSTO PONTIFICI MAXIMO TRIBUNICIA POTESTATE IMPERATORI
VII CONSULI IIII PATER PATRIAE PROCONSULI BONO REI PUBLICAE NATO
MILIA PASSUUM LXXXV
Mittenwald, Baviera, Germania 363 d.C. (HD039463, CIL 17, 04, 00026)
Anepigrafe
Mittenwald Data n.d. (CIL 17, 04, 00027)
IMPERATOR CAESAR LUCIUS SEPTIMIUS SEVERUS PIUS PERTINAX
AUGUSTUS ARABICUS ADIABENICUS PARTHICUS MAXIMUS PONTIFEX
MAXIMUS TRIBUNICIA POTESTATE VIIII IMPERATOR XII CONSUL II PATER
PATRIAE PROCONSUL ET IMPERATOR CAESAR MARCUS AURELIUS
ANTONINUS PIUS AUGUSTUS TRIBUNICIA POTESTATE ...
Partenkirchen, Garmisch-Partenkirchen, Baviera 201-212 d.C. (HD039465,
CIL 17, 04, 00028, CIL 03, 05978)
IMPERATOR CAESAR LUCIUS SEPTIMIUS SEVERUS PIUS PERTINAX
AUGUSTUS ARABICUS ADIABENICUS PARTHICUS MAXIMUS PONTIFEX
MAXIMUS TRIBUNICIA POTESTATE VIIII IMPERATOR XII CONSUL II PATER
PATRIAE PROCONSUL ET IMPERATOR CAESAR MARCUS AURELIUS
ANTONINUS PIUS AUGUSTUS TRIBUNICIA POTESTATE ...
Mittenwald, alveo del fiume Isar Data n.d. (CIL 17, 04, 00029)
Anepigrafe
Goldberg, presso Türnheim, Baviera 201 d.C. (HD039475, CIL 17, 04, 00044)
IMPERATOR CAESAR LUCIUS SEPTIMIUS SEVERUS PIUS PERTINAX
AUGUSTUS ARABICUS ADIABENICUS PARTHICUS MAXIMUS PONTIFEX
MAXIMUS TRIBUNICIA POTESTATE VIIII IMPERATOR XII CONSUL II PATER
PATRIAE PROCONSUL ET IMPERATOR CAESAR MARCUS AURELIUS
ANTONINUS PIUS AUGUSTUS TRIBUNICIA ...
Silvano Salvador
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Wehringen, Baviera 226-228 d.C. (HD004918, CIL 17, 04, 00046)
MILIA PASSUUM IMPERATORI CAESARI MARCO AURELIO SEVERO
ALEXANDRO PIO FELICI INVICTO AUGUSTO DIN SEVERI NEPOTI DOMINO
NOSTRO ANTONINI MAGNI FIUO PONTIFICI MAXIMO TRIBUNICIA
POTESTATE VII CONSULI II PROCONSULI PATRI PATRIAE PURTISSIMO AC
FELICISSIMO PRINCIPI DOMINO INDULGENTISSIMO AB AUGUSTA MILIA
PASSUUM VIII ...
Aindling, Baviera 195-215 d.C. (HD 039481, CIL 17, 04, 00053)
IMPERATORI CAESARI LUCIO SEPTIMIO SEVERO PIO PERTINACI AUGUSTO
ARABICO ADIABENICO PARTHICO BRITANNICO MAXIMO PONTIFICI
MAXIMO TRIBUNICIA POTESTATE III IMPERATORI VII CONSULI II PATRI
PATRIAE PROCONSULI ET IMPERATORI CAESARI MARCO AURELIO
ANTONINO PIO INVICTO AUGUSTO PARTHICO MAXIMO BRITANNICO
MAXIMO GERMANICO MAXIMO PONTIFICI MAXIMO TRIBUNICIA
POTESTATE XVIII IMPERATORI IIII CONSULI IIII ET PROCONSULI
FORTISSIMO AUGUSTO FELICISSIMO PRINCIPI DOMINO INDULGENTISSIMO
AB AUGUSTA MILIA PASSUUM XVIII
Untermeitningen, Lager Lechfeld, Gemeinde Graben Data n.d. (CIL 17, 04,
00004)
Anepigrafe
Merching e Unterbergen Data n.d. (CIL 17, 04, 00005)
Anepigrafe
Königsbrunn Data n.d. (CIL 17, 04, 00006)
Anepigrafe
Silvano Salvador