Ministero della Giustizia
DIPARTIMENTO PER GLI AFFARI DI GIUSTIZIA
IL CAPO DEL DIPARTIMENTO
Roma, 20 ottobre 2022
Al sig. Primo Presidente della Suprema Corte di cassazione
Al sig. Procuratore generale presso la Suprema Corte di cassazione
ai sigg. Presidenti delle Corti di appello
ai sigg. Procuratori della Repubblica presso le Corti di appello
ai sigg. Presidenti dei Tribunali
ai sigg. Procuratori della Repubblica presso i Tribunali
ai sigg. Presidenti dei Tribunali per i Minorenni
ai sigg. Procuratori della Repubblica presso i Tribunali per i Minorenni
e, p.c., al sig. Capo di Gabinetto
e, p.c., al sig. Capo dell’Ispettorato generale
e, p.c., al sig. Capo dell’Ufficio legislativo
Oggetto: Decreto legislativo n. 150 del 10 ottobre del 2022 recante attuazione della
legge 27 settembre 2021 n. 134 di delega al Governo per l'efficienza del processo penale
nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei
procedimenti giudiziari
L’UDIENZA DI COMPARIZIONE PREDIBATTIMENTALE A SEGUITO DI
CITAZIONE DIRETTA
PREMESSA
1.0 Fondamento ed obiettivi della riforma
In data 17 ottobre 2022 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, serie generale, n. 243 il
decreto legislativo n. 150 del 10 ottobre 2022. L’entrata in vigore delle sue previsioni,
superato l’ordinario periodo di vacatio legis è fissata alla data del 1° novembre 2022
I. Com’è noto, la riforma introdotta consta di 99 articoli che intervengono, con portata
innovatrice calibrata sulle singole discipline, sul sistema penale sostanziale, su quello
processuale e sul corredo delle disposizioni di attuazione, di coordinamento e
transitorie del codice di procedura penale. Un titolo autonomo del decreto (il titolo
IV) è dedicato alla disciplina organica della giustizia riparativa ed, infine, gli ultimi titoli
sono dedicati, rispettivamente, agli interventi realizzati sul tessuto della legislazione
speciale (titolo V) -principalmente sulla disciplina dell’estinzione delle contravvenzioni,
delle pene sostitutive delle pene detentive brevi e delle pene pecuniarie (capo III)- e alla
disciplina transitoria, finale e di adeguamento (titolo VI).
II. L’intenzione che ha mosso questo significativo intervento di sistema è stata, per un
versante principale, quella del raggiungimento degli obiettivi del P.N.R.R., che per il
processo penale vede la sua milestone finale collocarsi nel 2026 con la riduzione del 25%
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della durata media del processo penale nei tre gradi di giudizio. A questa finalità,
connessa -come detto- all’ottenimento e mantenimento delle risorse collegate al piano
nazionale di ripresa e resilienza, si è aggiunta, tuttavia, anche la volontà di segnare un
ulteriore passo verso il conseguimento di un più elevato livello di garanzie di “giusto
processo” iscritte nella carta costituzionale e nelle convenzioni sovranazionali, da
realizzare in sintonia con l’avvio di un piano di rafforzata informatizzazione
infrastrutturale e di digitalizzazione degli atti. In altri termini, si è inteso poggiare “il tempo
del processo” sui pilastri dell’organizzazione e delle garanzie.
III. In tal senso, il termine “organizzazione” intende descrivere un metodo concreto di
declinazione del concetto di efficienza, che altrimenti rischia di rimanere accezione priva
di sostanza se non, ancor peggio, evocativa di una visione della giurisdizione come
amministrazione burocratica ed atelica della domanda di giustizia.
IV. In assoluta sintonia si pone il pilastro delle garanzie, rafforzate attraverso una scansione
più definita dei tempi della determinazione all’esercizio dell’azione penale, un
accrescimento delle occasioni di controllo giurisdizionale sul procedere dell’autorità
inquirente nella fase delle indagini ed in quella più propriamente processuale, ed un
ragionevole aggiornamento -facilitato anche dagli strumenti della modernità accelerata
dall’esperienza pandemica- delle forme e modalità di intervento negli snodi della “vicenda-
processo”, che rendano effettiva la possibilità di “partecipare e difendersi provando”,
senza che l’uno o l’altro scopo restino un sepolcro vuoto o, all’opposto, si trasformino in
strumento d’abuso, con ciò per altra via contraddicendo la funzione di tutela del diritto
che l’ordinamento assegna alla regola di protezione.
V. Dunque, la visione racchiusa in questa riforma (e negli adeguamenti che il suo
esperimento dovesse dimostrare necessari) sta nella valorizzazione del rapporto
coessenziale, di reciproca alimentazione, tra tempo del processo, organizzazione
quale strumento di gestione ordinata e dinamica della sua ragionevole durata e
sistema di garanzie quale regola di indirizzo delle scelte di organizzazione.
VI. A tale scopo si è inteso accompagnare gli uffici giudiziari nella fase, sicuramente molto
impegnativa, di avvio dell’attuazione concreta della riforma predisponendo un corredo
di circolari tematiche che– con uno stile espositivo volutamente sintetico e graficamente
orientato sui punti fondamentali- possano costituire (unitamente alla relazione illustrativa
e ad altre fonti di approfondimento) una sorta di “manuale d’uso” delle novità della
riforma ed un primo orientamento rispetto alle discendenti problematiche di gestione.
Nel prosieguo quest’attività proseguirà con la segnalazione di percorsi operativi che
emergeranno dall’interlocuzione con gli stessi uffici giudiziari che li hanno sperimentati e
che sarà opportuno condividere quali best practices. Per questo, il contributo informativo
“di ritorno” che potrà essere offerto dall’esperienza e dall’elaborazione di strategie sul
campo costituirà un preziosissimo contributo che il Ministero sarà ben lieto di accogliere
e sistematizzare.
2.0 La struttura della circolare
La presente circolare e le altre analoghe che verranno diramate sono organizzate in tre sezioni:
Una sezione prima (“Le norme e le disposizioni collegate”) che riporta il testo della
riforma, per la parte contenutisticamente d’interesse, con evidenziazione in grassetto delle parti
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o degli articoli novellati o di nuova introduzione. Si è ritenuto in tal caso che questa formula
grafica potesse essere di maggiore e più rapida fruizione rispetto al cd. “testo a fronte”.
Una sezione seconda (“Scheda di sintesi sulla novella normativa”) in cui si offre una
fotografia essenziale della novella processuale, con a margine l’indicazione per rinvio agli
approfondimenti rintracciabili nel testo della relazione illustrativa del decreto.
Una sezione terza (“Segnalazioni organizzative”) le cui finalità sono quelle di evidenziare
gli opportuni passaggi organizzativi per l’attuazione della riforma, anche attraverso una lettura
sistematica delle disposizioni coinvolte, e di sottoporre alle valutazioni dei capi degli uffici
eventuali strategie d’intervento.
Restando a disposizione per qualsiasi chiarimento o collaborazione, l’occasione è gradita per inviare i migliori
saluti.
L’UDIENZA DI COMPARIZIONE PREDIBATTIMENTALE A SEGUITO DI
CITAZIONE DIRETTA
SEZIONE PRIMA: LE NORME E LE DISPOSIZIONI COLLEGATE
Art. 79 c.p.p. - Termine per la costituzione di parte civile
1. La costituzione di parte civile può avvenire per l’udienza preliminare e, successivamente, prima
che siano ultimati gli accertamenti relativi alla costituzione delle parti, o, quando manca
l’udienza preliminare, fino a che non siano compiuti gli adempimenti previsti dall’articolo 484 o
dall’articolo 554-bis, comma 2.
2. Il termine previsto dal comma 1 è stabilito I termini previsti dal comma 1 sono stabiliti a
pena di decadenza.
3. Quando la costituzione di parte civile è consentita fino a che non siano compiuti gli
adempimenti previsti dall’articolo 484, sSe la costituzione la stessa avviene dopo la scadenza
del termine previsto dall’articolo 468 comma 1, la parte civile non può avvalersi della facoltà di
presentare le liste dei testimoni, periti o consulenti tecnici.
Art. 550 c.p.p. – Casi di citazione diretta a giudizio
1. Il pubblico ministero esercita l’azione penale con la citazione diretta a giudizio quando si tratta
di contravvenzioni ovvero di delitti puniti con la pena della reclusione non superiore nel massimo
a quattro anni o con la multa, sola o congiunta alla predetta pena detentiva. Si applicano, in quanto
compatibili, le disposizioni di cui all’articolo 415 bis. Per la determinazione della pena si osservano
le disposizioni dell’articolo 4.
2. Le disposizioni del comma 1 si applicano anche quando si procede per i reati previsti
dagli articoli 336, 337, 337-bis, primo e secondo comma, 340, terzo comma, 343, secondo
comma, 348, terzo comma, 349, secondo comma, 351, 372, 374-bis, 377, terzo comma, 377-
bis, 385, secondo comma, con esclusione delle ipotesi in cui la violenza o la minaccia siano state
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commesse con armi o da più persone riunite, 390, 414, 415, 454, 460, 461, 467, 468, 493-ter, 495,
495-ter, 496, 497-bis, 497-ter, 527, secondo comma, 556, 588, secondo comma, con esclusione
delle ipotesi in cui nella rissa taluno sia rimasto ucciso o abbia riportato lesioni gravi o gravissime,
590-bis, 611, 614, quarto comma, 615, primo comma, 619, secondo comma, 625, 635, terzo
comma, 640, secondo comma, 642, primo e secondo comma, 646 e 648 del codice penale,
nonché quando si procede per i reati previsti:
a) dall’articolo 291-bis del testo unico delle disposizioni legislative in materia doganale, di
cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43;
b) dagli articoli 4, quarto comma, 10, terzo comma, e 12, quinto comma, della legge 18
aprile 1975, n. 110;
c) dagli articoli 82, comma 1, del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli
stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di
tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309;
d) dagli articoli 75, comma 2, 75-bis e 76, commi 1, 5, 7 e 8, del codice delle leggi antimafia
e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159;
e) dall’articolo 55-quinquies, comma 1, del decreto legislativo del 30 marzo 2001, n. 165;
f) dagli articoli 5, comma 8-bis, 10, comma 2-quater, 13, comma 13-bis, e 26-bis, comma 9,
del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla
condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286;
g) dagli articoli 5, commi 1 e 1-bis, del decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74.
(Omissis)
Art. 552 c.p.p. - Decreto di citazione a giudizio
1. Il decreto di citazione a giudizio contiene:
(Omissis)
d) l’indicazione del giudice competente per il giudizio per l’udienza di comparizione
predibattimentale nonché del luogo, del giorno e dell’ora della comparizione, con l’avvertimento
all’imputato che non comparendo sarà giudicato in contumacia in assenza;
(Omissis)
f) l’avviso che, qualora ne ricorrano i presupposti, l’imputato, prima della dichiarazione di apertura
del dibattimento di primo grado, entro il termine di cui all’articolo 554-ter, comma 2, può
presentare le richieste previste dagli articoli 438 e, 444 e 464-bis ovvero presentare domanda di
oblazione;
g) l'avviso che il fascicolo relativo alle indagini preliminari è depositato nella segreteria del pubblico
ministero cancelleria del giudice e che le parti e i loro difensori hanno facoltà di prenderne
visione e di estrarne copia;
(Omissis)
3. Il decreto di citazione è notificato, a pena di nullità, all’imputato, al suo difensore e alla parte
offesa almeno sessanta giorni prima della data fissata per l’udienza di comparizione
predibattimentale. Nei casi di urgenza, di cui deve essere data motivazione, il termine è ridotto a
quarantacinque giorni.
4. Il decreto di citazione è depositato dal pubblico ministero nella segreteria unitamente al fascicolo
contenente la documentazione, gli atti e le cose indicati nell’articolo 416, comma 2.
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Art. 553 c.p.p. -Trasmissione degli atti al giudice dell’udienza di comparizione in dibattimento predibattimentale
1. Il pubblico ministero forma il fascicolo per il dibattimento e lo trasmette al giudice con il
unitamente al fascicolo del pubblico ministero e al decreto di citazione immediatamente
dopo la notificazione.
Art. 554-bis - Udienza di comparizione predibattimentale a seguito di citazione diretta
1. L’udienza di comparizione predibattimentale si svolge in camera di consiglio con la
partecipazione necessaria del pubblico ministero e del difensore dell’imputato.
2. Il giudice procede agli accertamenti relativi alla costituzione delle parti, ordinando la
rinnovazione degli avvisi, delle citazioni, delle comunicazioni e della notificazione di cui
dichiara la nullità. Se l’imputato non è presente si applicano le disposizioni di cui agli
articoli 420, 420-bis, 420-ter, 420-quater, 420-quinquies e 420-sexies.
3. Le questioni indicate nell’articolo 491, commi 1 e 2, o quelle che la legge prevede siano
proposte entro i termini di cui all’articolo 491, comma 1, sono precluse se non sono proposte
subito dopo compiuto per la prima volta l’accertamento della costituzione delle parti e sono
decise immediatamente. Esse non possono essere riproposte nell’udienza dibattimentale.
Si applicano i commi 3, 4 e 5 dell’articolo 491.
4. Il giudice, quando il reato è perseguibile a querela, verifica se il querelante, ove presente,
è disposto a rimettere la querela e il querelato ad accettare la remissione.
5. In caso di violazione della disposizione di cui all’articolo 552, comma 1, lettera c), il
giudice, anche d’ufficio, sentite le parti, invita il pubblico ministero a riformulare
l’imputazione e, ove lo stesso non vi provveda, dichiara, con ordinanza, la nullità
dell’imputazione e dispone la restituzione degli atti al pubblico ministero.
6. Al fine di consentire che il fatto, la definizione giuridica, le circostanze aggravanti e
quelle che possono comportare l’applicazione di misure di sicurezza, siano indicati in
termini corrispondenti a quanto emerge dagli atti, il giudice, anche d’ufficio, sentite le
parti, invita il pubblico ministero ad apportare le necessarie modifiche e, ove lo stesso non
vi provveda, dispone, con ordinanza, la restituzione degli atti al pubblico ministero.
Quando il pubblico ministero modifica l'imputazione, procede alla relativa contestazione
e la modifica dell’imputazione è inserita nel verbale di udienza. Quando l’imputato non è
presente in aula, neppure mediante collegamento a distanza, il giudice sospende il
processo, rinvia a una nuova udienza e dispone che il verbale sia notificato all’imputato
entro un termine non inferiore a dieci giorni dalla data della nuova udienza.
7. Se, a seguito della modifica dell’imputazione, il reato risulta attribuito alla cognizione
del tribunale in composizione collegiale anziché monocratica, l'inosservanza delle
disposizioni sulla composizione del giudice è rilevata o eccepita, a pena di decadenza,
immediatamente dopo la nuova contestazione ovvero, nel caso indicato nell’ultimo periodo
del comma 6, prima del compimento di ogni altro atto nella nuova udienza fissata a norma
del medesimo comma. Se, a seguito della modifica, risulta un reato per il quale è prevista
l’udienza preliminare e questa non si è tenuta, la relativa eccezione è proposta, a pena di
decadenza, entro gli stessi termini indicati nel periodo che precede.
8. Il verbale dell’udienza predibattimentale è redatto in forma riassuntiva a norma
dell’articolo 140, comma 2.
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Art. 554-ter - Provvedimenti del giudice
1. Se, sulla base degli atti trasmessi ai sensi dell’articolo 553, sussiste una causa che
estingue il reato o per la quale l'azione penale non doveva essere iniziata o non deve essere
proseguita, se risulta che il fatto non è previsto dalla legge come reato ovvero che il fatto
non sussiste o che l'imputato non lo ha commesso o che il fatto non costituisce reato o che
l’imputato non è punibile per qualsiasi causa, il giudice pronuncia sentenza di non luogo
procedere. Il giudice pronuncia sentenza di non luogo a procedere anche quando gli
elementi acquisiti non consentono una ragionevole previsione di condanna. Si applicano,
in quanto compatibili, le disposizioni di cui agli articoli 425, comma 2, 426 e 427. Il giudice
non può pronunciare sentenza di non luogo a procedere se ritiene che dal proscioglimento
dovrebbe conseguire l’applicazione di una misura di sicurezza diversa dalla confisca.
2. L’istanza di giudizio abbreviato, di applicazione della pena a norma dell'articolo 444, di
sospensione del processo con messa alla prova, nonché la domanda di oblazione sono
proposte, a pena di decadenza, prima della pronuncia della sentenza di cui al comma 1.
Entro lo stesso termine, quando l’imputato e il pubblico ministero concordano
l'applicazione di una pena sostitutiva di cui all'articolo 53 della legge 24 novembre 1981, n.
689, il giudice, se non è possibile decidere immediatamente, sospende il processo e fissa
una apposita udienza non oltre sessanta giorni, dandone contestuale avviso alle parti e
all'ufficio di esecuzione penale esterna competente. Si applica, in quanto compatibile,
l'articolo 545-bis, comma 2.
3. Se non sussistono le condizioni per pronunciare sentenza di non luogo a procedere e in
assenza di definizioni alternative di cui al comma 2, il giudice fissa per la prosecuzione del
giudizio la data dell’udienza dibattimentale davanti ad un giudice diverso e dispone la
restituzione del fascicolo del pubblico ministero.
Tra la data del provvedimento di cui al comma 3 e la data fissata per l’udienza
dibattimentale deve intercorrere un termine non inferiore a venti giorni.
Art. 554-quater - Impugnazione della sentenza di non luogo a procedere
1. Contro la sentenza di non luogo a procedere possono proporre appello:
a) il procuratore della Repubblica e il procuratore generale nei casi di cui all’articolo 593-
bis, comma 2;
b) l’imputato, salvo che con la sentenza sia stato dichiarato che il fatto non sussiste o che
l’imputato non lo ha commesso.
2. La persona offesa può proporre appello nei soli casi di nullità previsti dall’articolo 552,
comma 3.
3. Sull’impugnazione la corte di appello decide in camera di consiglio con le forme previste
dall’articolo 127. In caso di appello del pubblico ministero, la corte, se non conferma la
sentenza, fissa la data per l’udienza dibattimentale davanti ad un giudice diverso da quello
che ha pronunciato la sentenza o pronuncia sentenza di non luogo a procedere con formula
meno favorevole all’imputato. In caso di appello dell’imputato, la corte, se non conferma
la sentenza, pronuncia sentenza di non luogo a procedere con formula più favorevole
all’imputato.
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4. Contro la sentenza di non luogo a procedere pronunciata in grado di appello possono
ricorrere per cassazione l’imputato e il procuratore generale solo per i motivi di cui alle
lettere a), b) e c) del comma 1 dell’articolo 606.
5. Sull’impugnazione la Corte di cassazione decide in camera di consiglio con le forme
previste dall’articolo 611.
6. Sono inappellabili le sentenze di non luogo a procedere relative a reati puniti con la sola
pena pecuniaria o con pena alternativa.
Art. 554-quinquies - Revoca della sentenza di non luogo a procedere
1. Se dopo la pronuncia della sentenza di non luogo a procedere sopravvengono o si
scoprono nuove fonti di prova che, da sole o unitamente a quelle già acquisite, possono
determinare l’utile svolgimento del giudizio, il giudice su richiesta del pubblico ministero
dispone la revoca della sentenza.
2. Con la richiesta di revoca il pubblico ministero trasmette alla cancelleria del giudice gli
atti relativi alle nuove fonti di prova.
3. Il giudice, se non dichiara inammissibile la richiesta, designa un difensore all'imputato
che ne sia privo, fissa la data dell'udienza in camera di consiglio e ne fa dare avviso al
pubblico ministero, all'imputato, al difensore, alla persona offesa e alle altre parti
costituite. Il procedimento si svolge nelle forme previste dall'articolo 127.
4. Sulla richiesta il giudice provvede con ordinanza e quando revoca la sentenza di non
luogo a procedere fissa la data dell’udienza per la prosecuzione del giudizio ai sensi
dell’articolo 554-ter, commi 3 e 4. In questo caso, le istanze di cui all’articolo 554-ter,
comma 2, possono essere proposte, a pena di decadenza, prima dell’apertura del
dibattimento.
5. Si applica l’articolo 437.
Art. 555 - Udienza di comparizione dibattimentale a seguito di citazione diretta
1. Almeno sette giorni prima della data fissata per l'udienza di comparizione dibattimentale, le
parti devono, a pena di inammissibilità, depositare in cancelleria le liste dei testimoni, periti o
consulenti tecnici nonché delle persone indicate nell'articolo 210 di cui intendono chiedere l'esame.
2.Prima della dichiarazione di apertura del dibattimento, l'imputato o il pubblico ministero può
presentare la richiesta prevista dall'articolo 444, comma 1; l'imputato, inoltre, può richiedere il
giudizio abbreviato o presentare domanda di oblazione.
3.Il giudice, quando il reato è perseguibile a querela, verifica se il querelante è disposto a rimettere
la querela e il querelato ad accettare la remissione.
4. Se deve procedersi al giudizio lLe parti, dopo la dichiarazione di apertura del dibattimento,
indicano i fatti che intendono provare e chiedono l'ammissione delle prove, illustrandone
esclusivamente l’ammissibilità ai sensi degli articoli 189 e 190, comma 1; inoltre, le parti
possono concordare l'acquisizione al fascicolo per il dibattimento di atti contenuti nel fascicolo del
pubblico ministero, nonché della documentazione relativa all'attività di investigazione difensiva.
5. Per tutto ciò che non è espressamente previsto si osservano le disposizioni contenute nel libro
settimo, in quanto compatibili.
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Art. 558-bis - Giudizio immediato
1. Per il giudizio immediato si osservano le disposizioni del titolo IV del libro sesto, in
quanto compatibili.
2. Nel caso di emissione del decreto di giudizio immediato non si procede all’udienza
predibattimentale prevista dall’articolo 554-bis.
RIFERIMENTI NELLA RELAZIONE ILLUSTRATIVA: pag 312 -321
SEZIONE SECONDA: SCHEDA DI SINTESI SULLA NOVELLA NORMATIVA
1.0 L’ESTENSIONE DEI CASI DI CITAZIONE A GIUDIZIO
Viene esteso il catalogo dei reati per i quali l’esercizio dell’azione penale può realizzarsi nelle forme
del decreto di citazione diretta a giudizio, includendovi molteplici fattispecie criminose il cui
trattamento sanzionatorio si colloca in una forbice tra i quattro ed i sei anni di reclusione.
Si segnalano, tra questi, l’evasione aggravata da violenza o minaccia (art. 385 comma 2 prima parte
c.p.), le contraffazioni di pubblici sigilli (artt. 467 e 468 c.p.), l’indebito utilizzo, la falsificazione,
la detenzione o la cessione di carte credito (art. 493-ter c.p.), la truffa aggravata (art. 640 cpv. c.p.),
la frode in assicurazione (art. 642 c.p.), l’appropriazione indebita (art. 646 c.p.) e il contrabbando
di tabacchi lavorati esteri (art. 291-bis del D.P.R. n. 43 del 23/1/1973).
2.0 LA NUOVA UDIENZA PREDIBATTIMENTALE
Accanto a questo intervento, la seconda e ben più significativa novità risiede nell’introduzione di
un’udienza predibattimentale, la cui trattazione è affidata ad un giudice monocratico del settore
penale differente da quello cui è assegnato il giudizio dibattimentale, nella quale –sulla scorta
dell’esame degli atti contenuti nel fascicolo del pubblico ministero- verrà valutata, oltre alla
ricorrenza delle situazioni che impongono una immediata pronuncia di proscioglimento,
l’idoneità prognostica del compendio d’accusa a condurre ad una decisione di condanna.
Laddove, anche attraverso il contributo argomentativo del contraddittorio, questa previsione non
appaia ragionevolmente sostenuta, il giudice dell’udienza predibattimentale dovrà pronunciare
sentenza di non luogo a procedere.
Questa udienza, che sembrerebbe evocare per similitudine l’udienza preliminare e contraddire
apparentemente la scelta acceleratoria perseguita attraverso l’ampliamento dello spatium operandi
della citazione diretta a giudizio, in realtà è stata immaginata con lo spirito di liberare la fase di
cognizione istruttoria da tutte le cause di rallentamento e di stasi che ostacolano spesso la rapida
definizione dell’accertamento dibattimentale. È, quindi, un’udienza destinata a fare ordine,
selezione e filtro su ciò che richiede effettivamente una verifica dibattimentale mediante il ricorso
alla cross examination nella formazione della prova. Resta ferma e preliminare ad assicurare la
funzionalità della nuova disciplina la cura che il pubblico ministero saprà comunque
assicurare nell’operare la sua selezione tra le scelte di azione e quelle di archiviazione.
3.0 IL DECRETO DI CITAZIONE ED IL CONTENUTO DEL FASCICOLO
Il decreto di citazione, conseguentemente, conterrà sia la vocatio per l’udienza di comparizione
predibattimentale, primo sintagma della fase processuale in senso stretto, sia gli avvisi previsti
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dall’art. 552 c.p.p. (nuova versione) in ragione dei nuovi termini per la costituzione di parte civile
(art. 79 c.p.p.) e per la definizione con rito alternativo.
Dopo la notificazione del decreto di citazione, il pubblico ministero formerà il fascicolo per lo
svolgimento dell’udienza predibattimentale che sarà costituito dal fascicolo del dibattimento
unitamente al fascicolo del pubblico ministero. Questo compendio sarà messo a disposizione
delle parti presso la cancelleria del giudice della comparizione predibattimentale.
4.0. LE ATTIVITÀ DELL’UDIENZA PREDIBATTIMENTALE
In particolare, nell’udienza predibattimentale si compie l’accertamento:
• sulla regolare costituzione delle parti, procedendosi altresì alla sua regolarizzazione;
• finalizzato all’eventuale dichiarazione di assenza dell’imputato;
• sull’ammissibilità della costituzione della parte civile, con l’adozione del conseguenziale
provvedimento;
• sulla possibilità di definizione anticipata per remissione della querela;
• sull’esattezza della definizione giuridica, sull’esaustività descrittiva dell’imputazione,
promuovendosene anche il necessario adeguamento o provvedendosi, in mancanza, alla
restituzione degli atti al pubblico ministero (previa dichiarazione di nullità ove il vulnus
riguardi la violazione dell’art. 552 comma 1 lett. c. del codice di rito);
• sul rispetto dei criteri di attribuzione della cognizione al giudice monocratico.
Inoltre, questa è l’udienza destinata alla:
• definizione di tutte le questioni preliminari previste dall’art. 491 c.p.p.;
• definizione anticipata del giudizio nelle forme alternative del giudizio abbreviato,
di applicazione della pena a norma dell'articolo 444, di sospensione del processo con
messa alla prova, od a seguito di oblazione (verifica, questa, che deve precedere la
discussione finalizzata a valutare “la tenuta dell’accusa”).
• all’applicazione, concordata tra imputato e pubblico ministero, di una pena sostitutiva
di cui all'articolo 53 della legge 24 novembre 1981, n. 689, quale esito sanzionatorio della
definizione del giudizio con rito alternativo.
L’udienza predibattimentale fissa, inoltre, il limite decadenziale per la costituzione di
parte civile (art. 79 comma 2 c.p.p.)1.
Laddove non si addivenga alla pronuncia di una sentenza di non luogo a procedere
ed in assenza di definizioni alternative, il giudice disporrà la prosecuzione del giudizio
dinanzi ad un diverso giudice e la restituzione del fascicolo del pubblico ministero.
1 Si rappresenta, a tal proposito, che in ragione della modifica dell’art. 79 c.p.p., la costituzione di parte civile potrà
avvenire nella fase di cui all’art. 484 c.p.p. soltanto quando il dibattimento sia introdotto da giudizio
immediato. Negli altri casi, infatti, la costituzione dovrà avvenire -a pena di decadenza- nell’udienza
preliminare o, laddove questa manchi, nell’udienza predibattimentale. La facoltà di costituzione entro il
termine di cui all’art. 484 c.p.p. rimarrà ovviamente per i giudizi dibattimentali introdotti da citazione diretta
laddove sia applicabile il regime antecedente alla modifica di cui alla riforma in commento.
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5.0 I TERMINI PER L’UDIENZA PREDIBATTIMENTALE E PER QUELLA DIBATTIMENTALE
È previsto il rispetto di due scansioni temporali dilatorie per l’inizio della fase
propriamente dedicata all’istruttoria dibattimentale:
• tra la data della notifica all’imputato, al suo difensore ed alla persona offesa del decreto
di citazione a giudizio e la data dell’udienza predibattimentale deve intercorrere, a
pena di nullità, un termine non inferiore a 60 giorni (liberi). Esso può essere
ridotto a 45 giorni nei casi di urgenza, le cui ragioni devono però essere
espressamente motivate1;
• tra la data dell’udienza predibattimentale in cui si dispone la trasmissione del fascicolo
al giudice della trattazione istruttoria e quella fissata per l’inizio del dibattimento deve
intercorrere un termine non inferiore a 20 giorni (liberi).
SEZIONE TERZA: SEGNALAZIONI ORGANIZZATIVE
L’intervento realizzato con le disposizioni sopra riportate (alcune, come visto, solo interpolate,
altre di nuova integrale introduzione) ha, come già detto, lo scopo -da un lato- di allargare la
categoria dei reati in cui l’esercizio dell’azione penale avviene nella forma della citazione diretta
a giudizio e -dall’altro- quello di introdurre un meccanismo di pre-verifica dell’attitudine
dimostrativa del materiale probatorio posto a base della scelta di azione dell’organo inquirente
ed, al tempo stesso, di ordine delle scansioni preliminari alla fase dell’apertura del dibattimento
L’introduzione, nel tessuto del codice di rito, di questa udienza determina sul piano operativo
una serie di ricadute che impongono non soltanto un ripensamento del modello organizzativo
delle udienze dibattimentali, ma ancor prima un rafforzamento dei meccanismi di
interrelazione e collaborazione tra Procura della Repubblica e Tribunale.
1.0 Questioni di diritto transitorio
Prima di passare a trattare gli aspetti di tipo organizzativo, appare però opportuno – quale
premessa di tipo metodologico- fornire delle possibili linee d’indirizzo affidate alla prudente
ed autonoma valutazione delll’inteprete e relative alla gestione del “momento
transitorio”, cioè dell’effetto che l’entrata in vigore della disciplina di riforma in commento,
produrrà sui procedimenti pendenti a quella data. Questa sorta di actio finum regondurum tra i
procedimenti che restano assoggettati al regime processuale previgente e quelli cui deve
applicarsi la nuova disciplina ha, per tutta evidenza, un’inferenza immediata sulle possibilità di
organizzare “a regime” un modello efficiente di lavoro dibattimentale che valorizzi le finalità
deflattive del nuovo sistema.
Una prima evenienza riguarda i procedimenti penali relativi a fattispecie di reato che sono
state inserite nel catalogo previsto dall’art. 550 c.p.p. e per le quali sia stata già
esercitata l’azione penale con la richiesta di rinvio a giudizio o per le quali sia stata già
fissata l’udienza preliminare.
1 Si noti che la disposizione non ha prefigurato una casistica di situazioni che legittimano la contrazione del termine.
Pertanto, sarà l’evoluzione ermeneutica e la prassi a stabilire se si possa di trattare di causali strettamente ed
esclusivamente connesse al procedimento od anche a più ampie ragioni organizzative dell’ufficio.
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L’avvenuto esercizio dell’azione penale costituisce lo “spartiacque” della fase
procedimentale e, quindi, può essere inteso come punto di riferimento per operare la
selezione degli affari soggetti alla previgente od alla nuova disciplina processuale.
Conseguentemente, tutti i procedimenti per i quali, alla data di entrata in vigore delle
disposizioni in commento, l’azione penale è stata esercitata nelle forme di cui all’art. 416 c.p.p.
(perché per le fattispecie penali considerate, fino a quella data, era quella la regola di azione
prevista dal codice di rito), potranno continuare ad essere trattati mediante il passaggio per
l’udienza preliminare. In tal caso, vale solo la pena di evidenziarlo, dovrà però osservarsi per
l’eventuale emissione della sentenza di non luogo a procedere la nuova regola di
giudizio fissata a seguito della modifica operata sull’art. 425 c.p.p..
Del resto, come la Corte di Cassazione, anche di recente (cfr. Cassazione, II sezione, n. 9876
del 12 febbraio 2021, dep. 12 marzo 2021, rv. 280724), non ha mancato di osservare (s’intenda
il richiamo riferito alla questione generale evocata dalla regola di cui all’art. 33 sexies c.p.p. in
tema di rapporti tra udienza preliminare e citazione diretta a giudizio) «la norma del codice di
procedura penale che regola i casi in cui è necessario procedere con citazione diretta distinguendoli da quelli in
cui si procede con il la richiesta di rinvio a giudizio è di stretta procedura non versandosi in uno dei casi in cui
la norma, seppur qualificata come procedurale ha le caratteristiche della norma sostanziale…Il principio
del tempus regít actum svolge l'essenziale funzione di ordinare la successione di leggi
nel tempo in ambito procedurale garantendo l'applicazione uniforme delle regole processuali che
subirebbero confusive ed ingestibili discontinuità ove si procedesse alla importazione in ambiente processuale del
principio della lex mitíor che regola la successione delle leggi penali nel tempo in ambito sostanziale».
La Suprema Corte, nella richiamata sentenza, ha osservato che «il rinvio contenuto nell'art. 550 cod.
proc. pen, al limite di pena dei quattro anni deve (ndr.) essere inteso come "fisso", ovvero riferito alla norma
vigente nel momento in cui si esercita l'azione penale, e non come "mobile" ovvero collegato alla norma di diritto
penale sostanziale in concreto applicabile all'imputato sulla base dei criteri che regolano la successione delle leggi
penali nel tempo indicati dall'art. 2 cod. pen.»
Analogamente, deve ritenersi che operi in maniera fissa il rinvio che viene fatto, come nel caso
che ci occupa, non al tetto sanzionatorio quadriennale ma all’inclusione di una determinata
fattispecie criminale nell’elenco di cui al capoverso dell’art. 550 c.p.p.. Anche in questa ipotesi,
il principio tempus regit actum impone che il regime dispositivo sia quello della fase procedurale
già conclusa (secondo il principio della cd. perpetuatio iurisdictionis che rende definitiva ed
irrevocabile l’attribuzione al giudice dell’udienza preliminare in virtù del deposito della richiesta
di rinvio a giudizio presso la sua cancelleria), senza doversi operare immotivate regressioni che
rimettano in discussione la forma di esercizio dell’azione penale stabilita dalla legge al
momento dell’emissione del provvedimento.
Peraltro, va rilevato che nessun vulnus deriverebbe all’imputato dal mancato aggiornamento
dell’esercizio dell’azione penale nelle forme della citazione a giudizio per l’udienza di
comparizione predibattimentale. Infatti, il momento di verifica attraverso l’udienza preliminare
si risolverebbe comunque in “un accrescimento delle garanzie”, dal momento che solo
nell’udienza preliminare e non anche nell’udienza di nuovo conio introdotta dall’art. 554bis
c.p.p. il giudice potrebbe attivare quei poteri di completamento istruttorio previsti dagli artt.
421bis e 422 c.p.p., più idonei a chiarire il quadro accusatorio (rispetto alla delibazione,
immutabilmente allo stato degli atti, rimessa al giudice dell’udienza predibattimentale) ed a
favorire scelte od esiti definitori. Inoltre (come più innanzi si dirà) solo nell’udienza preliminare
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l’imputato può rendere spontanee dichiarazioni o chiedere di essere sottoposto ad
interrogatorio1.
Ad analoga conclusione può pervenirsi per quanto concerne i decreti di citazione a giudizio
che risultino già emessi secondo la previgente disciplina procedurale alla data di
entrata in vigore delle disposizioni in commento. Anche in tal caso, l’osservanza del
principio tempu regit actum determina l’applicazione della norma processuale vigente al momento
dell'esercizio dell'azione penale allorquando il pubblico ministero, sulla base delle norme di
rito all'epoca in vigore, aveva correttamente emesso decreto di citazione a giudizio
(sull’operatività del principio richiamato, seppur declinato con riguardo a differente caso
specifico, si veda Cassazione, sez. IV, n. 6970 del 07 dicembre 2000, dep. 21 febbraio 2001,
rv.218197).
Ovviamente, anche i processi già in fase dibattimentale per i quali non sia ancora
intervenuta la formale dichiarazione di apertura del dibattimento ex art. 555 comma 2
c.p.p., dovranno rimanere assoggettati alla previgente disciplina senza indebite restituzioni
degli atti all’ufficio di Procura per la riemissione del decreto di citazione a giudizio secondo la
nuova previsione dell’art. 550 c.p.p..
L’adozione delle suggerite soluzioni consentirà, da un lato, agli uffici di Procura di non dover
provvedere alla riemissione dei decreti di citazione che a quella data risultino già completi e,
ove necessario, alla loro rinotificazione alle parti private ed ai loro difensori. Dall’altro,
consentirà ai dirigenti dei tribunali di prevedere la riorganizzazione delle udienze (con
l’inserimento delle udienze di comparizione predibattimentali) a partire da un momento
temporale differito.
La nuova disciplina processuale, invece, dovrà trovare piena applicazione in tutti quei
casi in cui l’azione penale non risulti ancora esercitata.
Al fine di evitare confusioni percettive o interpretative da parte dell’utenza, si evidenzia infine
l’esigenza di provvedere da subito ad un aggiornamento della modulistica dei nuovi
decreti di citazione, evitando che vengano effettuate interpolazioni o addende ai documenti
redatti sulla scorta della pregressa previsione di contenuto dell’art. 552 c.p.p..
2.0 Questioni relative alle incompatibilità
Come premesso, l’introduzione nel codice di rito del momento della verifica predibattimentale
anche per i procedimenti a citazione diretta ex art. 550 c.p.p., richiede necessariamente
l’individuazione per lo svolgimento di queste funzioni di un giudice persona fisica differente
da quello cui sarà affidata la cognizione del giudizio di merito in senso stretto.
Questo comporta, conseguentemente, la rimodulazione del documento tabellare nella parte
relativa all’organizzazione delle udienze monocratiche mercé la previsione di criteri
predeterminati di abbinamento fisso (ed eventualmente reciproco ove le dimensioni organiche
lo impongano) tra il magistrato che è chiamato a celebrare l’udienza ex art. 554bis c.p.p. e quello
che sarà investito del compito della celebrazione del dibattimento.
1 A differenza di quanto espressamente previsto dall’art. 421 c.p.p. per l’udienza preliminare, all’interno dell’udienza
predibattimentale non è dato spazio all’ipotesi che l’imputato possa rendere spontanee dichiarazioni o
l’interrogatorio, dal momento che, in relazione alle prime, la previsione dell’art. 494 c.p.p. non opera per
questa fase del dibattimento (inserendosi dopo l’esposizione introduttiva) e, per il secondo, la ragione di
esclusione è collegata al fatto che, trattandosi di attività probatoria, può svolgersi solo nelle forme e nei termini
dell’esame previsto dall’art. 503 c.p.p.
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Laddove l’organico dei magistrati addetti al rito monocratico lo consenta, sarà opportuno
prevedere anche dei meccanismi che permettano una rotazione periodica negli abbinamenti.
Allo stesso modo, laddove l’ufficio giudiziario sia di dimensioni tali da prevedere più sezioni
dibattimentali, appare opportuno che l’abbinamento avvenga tra magistrati inseriti in sezioni
diverse, pur privilegiandosi, almeno negli uffici di medie o grandi dimensioni, ove operino
criteri di semi-specializzazione nella distribuzione degli affari, l’eventuale omogeneità di
materia tra i magistrati in abbinamento.
La concentrazione presso il giudice dell’udienza predibattimentale dei compiti di pre-
valutazione del compendio accusatorio (con possibilità di emissione della sentenza di non
luogo a procedere) e di definizione del giudizio con rito alternativo, evita che si creino
meccanismi d’incompatibilità conseguenti al differente esito dell’udienza predibattimentale nel
caso in cui vi siano più imputati citati a giudizio nell’ambito di un unico procedimento.
Al riguardo, soccorre per la soluzione di queste situazioni la giurisprudenza della Cassazione
formatasi con riferimento alle situazioni in cui, ad esempio, il medesimo giudice dell’udienza
preliminare disponga il rinvio a giudizio per alcuni imputati e celebri il giudizio abbreviato per
altri o, allorquando, definisca con riti alternativi differenti (ad es. patteggiamento ed
abbreviato) la posizione degli imputati o, ancora, emetta per alcuni di essi sentenza di non
luogo a procedere e definisca con rito alternativo per altri il giudizio.
In tutti questi casi, infatti, la Suprema Corte ha escluso la ricorrenza della causa
d’incompatibilità di cui all’art. 34 c.p.p. (cfr. Cassazione, sezione IV, n. 22965 del 13 marzo
2014, dep. 3 giugno 2014, rv. 259226; Cassazione, sezione III, n. 35476 del 12 aprile 2016, dep.
26 agosto 2016, rv. 268122; Cassazione, sezione IV, n. 40442 del 9 luglio 2002, dep. 29
novembre 2002, rv. 223229).
Analogamente, dunque l’incompatibilità andrà esclusa per le similari situazioni che si
dovessero verificare nell’udienza predibattimentale, in cui il giudice dovrà essere attento ad
osservare però le cautele che la Cassazione stessa, nelle richiamate pronunce, ha evidenziato
come prescrizioni volte a scongiurare l’insorgere di ragioni di incompatibilità.
L’adozione di un criterio predeterminato di abbinamento tra giudice dell’udienza
predibattimentale e quello del dibattimento vale ad impedire, infine, eventuali ragioni
d’incompatibilità nel caso in cui l’interpretazione giurisprudenziale dovesse ritenere
ammissibile la riproposizione dinanzi al secondo giudice della richiesta di patteggiamento
rigettata dal primo.
Specifiche soluzioni dovranno essere adottate per quegli Uffici in cui i magistrati addetti al
settore monocratico svolgano anche funzioni di componenti del tribunale del riesame in
relazione alle procedure di riesame cd. reale. Ovviamente, in questi casi, dovrà provvedersi
all’adozione di un modulo organizzativo (necessariamente parametrato sulle dimensioni
dell’ufficio) che scongiuri ragioni d’incompatibilità tra i componenti del collegio di questa fase
incidentale ed i magistrati del settore monocratico investiti della cognizione predibattimentale
e dibattimentale sui medesimi procedimenti. In tali evenienze, un’eventuale soluzione
potrebbe, ad esempio, rinvenirsi nel coinvolgimento, sempre secondo criteri predeterminati,
dei giudici per le indagini preliminari (non funzionalmente incompatibili) quali giudici
dell’udienza predibattimentale limitatamente alle procedure ove sia impossibile individuare a
tal fine un giudice del settore monocratico.
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3.0 Questioni relative all’eventuale mutamento dei carichi di lavoro
Come affermato nella premessa generale, il funzionamento della riforma ed, in particolare,
della disciplina qui in commento, richiede -ove del caso- un ripensamento dell’organizzazione
del lavoro del singolo magistrato addetto al settore monocratico.
Invero, perché l’udienza predibattimentale esplichi appieno la sua funzione selettiva dell’azione
penale meritevole di definizione nella sede della cognizione istruttoria, è indispensabile che il
magistrato abbia la possibilità di organizzare in maniera puntuale lo studio dell’udienza – anche
valorizzando l’apporto del personale UPP che coordinerà- in modo da assicurare
tendenzialmente che nell’arco di una sola udienza di comparizione ex art 554bis c.p.p. sia
possibile definire i procedimenti per i quali vi sia richiesta di rito alternativo che non richiedano
approfondimenti istruttori, quelli per i quali occorra emettere sentenza di non luogo a
procedere e quelli, infine, per i quali vada disposta la trasmissione del fascicolo al giudice del
dibattimento per la celebrazione del giudizio ordinario.
Laddove, invece, venga avanzata richiesta di rito abbreviato condizionato ad attività
istruttoria, il giudice ben potrà rinviare il procedimento per l’incombente e per la decisione
alla prima udienza utile (anche dibattimentale) del proprio ruolo. L’opzione a favore del rinvio
ad un’udienza dibattimentale anziché ad un’altra predibattimentale è collegata alla circostanza
che le prime saranno prevedibilmente più frequenti delle seconde ed all’esigenza di mantenere
l’udienza predibattimentale “indenne da appesantimenti istruttori”, che finirebbero per
allungare i tempi di durata dell’udienza, nella quale si concentrerà prevedibilmente un numero
significativo di discussioni finali delle parti, sia pur auspicabilmente rapide.
Arrivare a questo risultato organizzativo comporta, ovviamente, una preparazione ben
anticipata dell’udienza, che parta dalla verifica immediata del fascicolo non appena esso
perviene nella cancelleria a seguito della trasmissione che ne avrà fatta l’ufficio di Procura.
Al tempo stesso, la Procura della Repubblica dovrà curare attentamente gli adempimenti
preliminari ed, in particolare, assicurare che le notifiche del decreto di citazione per l’udienza
di comparizione predibattimentale vengano effettuate con significativo anticipo rispetto alla
data dell’udienza, allo scopo di evitare di trasmettere il fascicolo alla cancelleria del
giudice prima di aver contezza della regolarità delle notificazioni compiute.
Il pervenimento all’attenzione del giudice del fascicolo già con notifiche regolari consente di
superare una prima frequente ragione di stasi e di rallentamento che altrimenti si riverbererà
inevitabilmente sui tempi di celebrazione dell’udienza di comparizione.
Un argomento, in tal senso, va tratto anche dalla lettera dell’art. 553 c.p.p. che stabilisce che il
fascicolo per il dibattimento vada formato dal pubblico ministero e da questi trasmesso,
unitamente al proprio fascicolo, ed al decreto di citazione dopo la notificazione. Con tale
ultima espressione deve ritenersi che il riferimento sia all’esecuzione dell’intero procedimento
notificatorio e non soltanto al suo avvio.
Altrettanto essenziale è che l’ufficio di Procura curi sempre in maniera particolarmente
puntuale la tenuta, affoliazione ed indice del fascicolo del pubblico ministero perché da questa
pratica di attenzione dipende molto spesso la piena e rapida percezione da parte del giudice
delle attività di indagine ed il loro esatto e compiuto apprezzamento.
Va, poi riconosciuto che, lo studio approfondito dell’udienza di comparizione richiede che i
capi degli uffici giudicanti concordino con i presidenti di sezione penale un criterio
organizzativo nuovo del lavoro dei magistrati addetti al settore monocratico che tenga conto
dell’impegno richiesto per la preparazione dell’udienza predibattimentale, senza che la
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soluzione si possa esaurire semplicemente nell’aumento del numero di udienze settimanali per
ciascun magistrato addetto al settore. Una tale soluzione, invero, eccettuati casi specifici in cui
ciò sia effettivamente sostenibile, finirebbe per aver ricadute non solo sulla funzionalità della
stessa udienza di comparizione ma anche sulle udienze di dibattimento monocratico e
collegiale in cui il medesimo magistrato resta impegnato.
Appare, dunque, opportuno predeterminare con ragionevolezza il carico esigibile per ciascuna
udienza (predibattimentale e dibattimentale), tenendo conto anche del fatto che – almeno in
una prima fase applicativa- si potrebbe assistere ad un sensibile aumento del numero di
sentenze che ogni magistrato sarà tenuto a motivare nell’arco di ciascuna settimana d’impegno
lavorativo.
Con l’entrata “a regime” della riforma, invece, il sistema di filtro realizzato grazie ad una attenta
opera di definizione in udienza predibattimentale produrrà i suoi positivi risultati in termini di
deflazione dell’attività istruttoria (riducendosi i processi destinati alla verifica dibattimentale)
e, conseguentemente, in termini di riduzione del carico di sentenze dibattimentali da motivare.
Si potrebbe. sotto questo profilo, anche pensare all’introduzione di meccanismi
“compensativi” nell’assegnazione dei processi per la fase dibattimentale che tengano in
qualche modo conto della dimostrata capacità di deflazione espressa dal magistrato nella
funzione di giudice dell’udienza di comparizione predibattimentale (ovviamente nei casi in cui
gli abbinamenti possano effettuarsi con il coinvolgimento dei soli magistrati addetti al settore
dibattimento).
Il criterio organizzativo da adottare per la riprogrammazione delle udienze dipende in
buona parte dall’entità dell’organico del personale di magistratura addetto al settore
dibattimento e, conseguentemente, dovrà parametrarsi su di esso. In linea tendenziale,
potrebbe apparire soluzione funzionale quella di prevedere un turno per la celebrazione
dell’udienza predibattimentale (analogo a quello eventualmente previsto per l’udienza con
rito direttissimo), con contestuale riduzione e/o elisione, nella stessa settimana, dell’impegno
del medesimo magistrato da una udienza monocratica dibattimentale.
3.0 Questioni relative alla sentenza di non luogo a procedere.
Uno snodo fondamentale dell’udienza predibattimentale è rappresentato dalla possibilità di
definizione anticipata nei casi in cui ricorrano ragioni immediate di proscioglimento ed in tutti
i casi in cui “gli elementi acquisiti non consentono una ragionevole previsione di condanna”.
Senza entrare funditus nello specifico esame ermeneutico della novella, che ha parallelamente
innovato anche la previsione dell’art. 425 c.p.p., è evidente che lo standard di adeguatezza
richiesto al compendio posto a sostegno dell’azione penale sia stato significativamente elevato
e che, pertanto, l’esame sull’attitudine del materiale d’indagine a sostenere una pronuncia di
condanna –seppur sempre compiuto in termini prognostici- debba essere particolarmente
penetrante. In altri termini, la scelta espressiva compiuta dal legislatore sottolinea che la
trasmissione degli atti al giudice del dibattimento (come specularmente l’emissione del decreto
che dispone il giudizio ex art. 429 c.p.p.) non si radichi più sulla semplice meritevolezza della
verifica dell’ipotesi accusatoria nel contraddittorio tra le parti, bensì su una necessità di attivare
il processo in senso stretto solo nei casi in cui il suo esito appaia ragionevolmente orientato
verso una conferma di quella ipotesi d’accusa. Dunque, viene valorizzata ulteriormente la tutela
di quello che illustre dottrina processualistica definiva “diritto al non processo”.
Appare, pertanto, ipotizzabile che il pubblico ministero e le altre parti private possano avvertire
l’esigenza di sostenere la propria tesi nell’udienza predibattimentale con discussioni che non
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siano di mero stile ma che cerchino di convincere il giudice dell’intervenuto conseguimento o
non, con le indagini compiute, della potenzialità dimostrativa richiesta dalla disposizione in
esame. E’ questo un ulteriore argomento che concorre a disegnare l’udienza di comparizione
come un momento di contributo approfondito delle parti, i cui tempi possono essere ben
governati dal giudice solo se la sua conoscenza degli incarti procedimentali sia tale da saper
indirizzare la discussione dei contraddittori verso i profili salienti della valutazione
(processuale) richiesta con massimo contenimento di ogni divagazione.
Il Capo del Dipartimento
Nicola Russo
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