Ottiche, tempi e diaframmi
Nella lezione del 6.12.2024 abbiamo parlato delle ottiche e degli obiettivi, della loro applicazione e
realizzazione, dei tempi di esposizione e varie aperture del diaframma.
ottiche e obiettivi
L’obiettivo fotografico è un dispositivo ottico formato da lenti, che fa da tramite tra il mondo esterno e il
sensore.
L’obiettivo può essere controllato attraverso l’apertura del diaframma che viene indicata con la lettera f.
la realizzazione di un obiettivo ottico
Nella realizzazione di obiettivi ottici si utilizzano vari tipi di vetro ottico, a seconda delle loro proprietà di
rifrazione e di dispersione.
La proprietà di rifrazione si riferisce alla particolare capacità di una lente di cambiare direzione della luce che
la colpisce.
La proprietà di dispersione, invece, consiste nella capacità di separare un’onda del visibile in componenti con
diverse lunghezze d’onda. (esempio il prisma triangolare che viene colpito da un raggio di luce)
Un obiettivo è composto da una serie di lenti, costituite da lenti negative e lenti positive, unite in vari gruppi
per poter garantire un’assenza di distorsione e massimo controllo sulla messa a fuoco.
L'obiettivo è costituito da 5 o 8 elementi ed un numero elevato di essi causa delle problematiche, come, ad
esempio, il fenomeno della diffusione interna, che crea un’immagine poco contrastata e con frange colorate
sulla superficie. Solitamente questo effetto si manifesta quasi sempre se si fotografa un soggetto con forti
sorgenti di luce.
Le lenti ad oggi sono trattate antiriflesso, mentre una volta era importante stare
attenti al riflesso e al fenomeno del flare, ossia un difetto ottico che si può verificare
in determinate condizioni di luce durante lo scatto di una fotografia.
la lunghezza focale
L’obiettivo fotografico è strettamente legato alla lunghezza focale e, in alcuni casi, può alterarla.
La lunghezza focale è la distanza che separa la lente dell’obiettivo e il
piano focale che, nel caso della fotografia digitale, è la superficie del
sensore. (nella fotografia analogica è la superficie della pellicola).
Alla lunghezza focale è connesso l’angolo di campo, ossia lo spazio che
l’obiettivo riesce ad inquadrare.
Dunque, angolo di campo e lunghezza focale risultano come due coni
posti orizzontalmente con i vertici che si toccano (come in figura)
Alle lunghezze focali più corte corrispondono angoli di campo più ampi,
mentre alle lunghezze focali più lunghe corrispondono angoli di campo più stretti.
Lunghezza focale e angolo di campo sono dunque inversamente proporzionali.
cambiare lunghezza focale
Le macchine fotografiche hanno diverse lunghezze focali, a seconda della grandezza del proprio sensore, ma
in alcuni casi le lunghezze focali possono essere cambiate tramite l’inserimento di particolari obiettivi ( solo
nelle fotocamere con obiettivi intercambiabili) Esistono obiettivi a focale fissa e ottiche zoom.
Solitamente, il cambiamento degli obiettivi viene fatto per modificare
l’angolo di ripresa e ottenere particolari effetti come il fish eye, oppure
per agire sulla prospettiva della nostra fotografia e alterare la distanza
che ci separa dal soggetto.
Gli obiettivi di corta focale sono detti grandangolari, poiché riescono a
gestire inquadrature più ampie. (fotografia a sinistra)
le ottiche zoom
Le ottiche zoom sono ottiche a focale variabile, che, a differenza di quelle a focale fissa, possono essere
regolate a seconda di ciò che ci serve durante lo scatto. Se stiamo fotografando un soggetto e ci accorgiamo
che non lo inquadriamo completamente, possiamo modificare l’angolo di campo, e la lunghezza focale, con la
consapevolezza però che il soggetto stesso verrà modificato e deformato da questo cambiamento.
Delle lunghezze focali molto basse risultano in un’illusione ottica che ci fa percepire il soggetto come più
vicino.
i vantaggi delle ottiche zoom
Nonostante le ottiche focali fisse siano migliori qualitativamente parlando, gli obiettivi zoom hanno dei vantaggi
per quanto riguarda la praticità.
● libera variazione delle dimensioni delle immagini, rispettando sempre i limiti della focale massima e minima
consentita dall’obiettivo. Superiore a più di due o tre obiettivi di focale fissa.
● in Fotografie di azione o sportive si può cambiare l’inquadratura velocemente.
● Possibilità di variare la focale durante l’esposizione e ottenere certi tipi di effetti
gli svantaggi
● più ingombranti
● hanno apertura massima minore
● provocano distorsioni più marcate.
In generale, l’utilizzo degli zoom ci distrae dalla ricerca prospettica che si fa con gli obiettivi a focale fissa,
dunque, per rendere una fotografia più autentica e pensata è opportuno utilizzare ottiche focali fisse.
Le ottiche nella prospettiva
La prospettiva è determinata dal rapporto tra le dimensioni degli oggetti presenti nella scena e dalle linee che
nella realtà sono parallele ma che nell’immagine appaiono convergenti in un punto ben preciso chiamato
punto di fuga. La prospettiva è fondamentale per dare tridimensionalità alle immagini.
La prospettiva cambia a seconda della distanza tra il soggetto e il punto di ripresa e può essere modificata
cambiando la distanza focale.
Rimanendo nell’ambito della prospettiva, possiamo ottenere vari effetti a seconda delle ottiche che utilizziamo:
una prospettiva accentuata con lunghezze focali basse e una prospettiva schiacciata con lunghezze focali alte.
prospettiva accentuata
Se vogliamo avere una prospettiva accentuata o inverosimile, dovremo impostare una lunghezza focale
ridotta, e dunque un angolo focale ampio, e adottare un punto di vista vicino.
Allo stesso modo possiamo applicare questa tecnica nella fotografia dell’architettura, per, ad esempio,
esasperare l’altezza di un edificio. Questo tipo di prospettiva viene chiamata prospettiva dinamica.
prospettiva schiacciata
Utilizzando una focale lunga e un punto di ripresa lontano, si può ottenere una prospettiva che risulta
schiacciata, quasi claustrofobica. Viene spesso utilizzata per fotografare zone con poche persone per renderle
più affollate, come nel caso di piazze o fiere.
Per quanto riguarda i ritratti, questa tecnica fa sì che il viso risulti più uniforme e proporzionato.
prospettiva accentuata prospettiva schiacciata
fish eye
Si tratta di un’ottica che andava molto negli anni 70’ e che viene utilizzata per creare effetti chiamati “a occhio
di pesce”, la sua particolarità è quella di provocare una distorsione estrema della realtà e di avere un bordo
nero intorno all’immagine. (gli estremi dell obiettivo)
cambiare un’ottica
Nelle reflex abbiamo una vasta scelta di obiettivi intercambiabili, anche se originariamente la varietà era molto
limitata a causa della difficoltà di posizionare i grandangolari molto vicini a piano focale e per l'eccessiva
lunghezza dei teleobiettivi.
Ogni obiettivo è progettato per coprire un particolare formato, altrimenti si rischia di avere una vignettatura.
Eventualmente si può inserire un obiettivo su una macchina fotografica a formato più piccolo ma mai su uno a
formato più grande.
Gli attacchi dell’obiettivo non dipendono solamente dalla grandezza, ma anche dalle case produttrici (es.
Canon, Nikon, ecc…) Nonostante ciò esistono anche delle ottiche universali che coprono più macchine
fotografiche. Esistono inoltre degli anelli adattatori per le diverse ottiche.
esempi di ottiche
La focale più utilizzata è il 28mm per il FULL FRAME, che dà un angolo di ripresa dai 70° agli 80°
Se invece si vuole avere un angolo più ampio, superiore agli 80°, si può utilizzare un 24mm (sempre per un
FULL FRAME), tenendo però a mente che questo tipo di ottica inizia a distorcere la prospettiva soprattutto nei
bordi dell’immagine.
Solitamente obiettivi a focale lunga sono ottimi per fare i ritratti, poiché non distorcono la prospettiva, mentre
quelli a focale corta, dato che hanno un angolo di campo maggiore, sono indicati per le foto di paesaggi o
sportive, dove non ci si può avvicinare al soggetto,
Questi tipi di obiettivi sono adatti anche per lavori in studio di Still Life.
Stabilizzazione dell’immagine
Si tratta di un sistema di sensori che rileva il movimento e lo
compensa, facendo sì che l’immagine rimanga sempre centrata.
Inoltre, riduce gli effetti del movimento e permette di diminuire la
velocità di scatto di due stop.
Quando si è sul treppiede si deve disattivare lo stabilizzatore.
obiettivi macro
Sono utilizzati nella macrofotografia, ovvero in quella fotografia che lavora con soggetti molto ravvicinati,
dove le riprese vanno oltre il rapporto 1:1.
Le lunghezze focali tipiche di questi obiettivi sono 50 e 100mm per i sensori FULL FRAME (35mm)
zoom
Alcuni obiettivi zoom hanno la posizione ‘macro’ per le riprese ravvicinate ma, soprattutto gli obiettivi di bassa
qualità, tendono ad abbassare la qualità della fotografia, in particolare ai bordi dell’immagine.
Le lunghezze focali sono solitamente da 70 a 170 mm, con soggetti distanti 1,5 m
lenti addizionali
Esistono anche delle lenti addizionali che, applicate davanti all’obiettivo, consentono di variare la lunghezza
focale. Questo tipo di lenti viene indicato con delle diottrie, più elevate sono e più forte è l’ingrandimento.
tempi di esposizione
L’otturatore gestisce l’intervallo di tempo in cui la quantità di luce, passata attraverso il diaframma, colpisce il
sensore
il tempo di esposizione
Il tempo di esposizione è appunto l’intervallo di tempo in cui la luce colpisce il nostro sensore. Esso ci
permetterà di gestire la nostra fotografia per quanto riguarda il movimento. Ad
esempio, se i tempi di esposizione (l’intervallo di tempo in cui la luce colpirà il
sensore) sono veloci, l’immagine risulterà nitida anche quando il soggetto oppure
la macchina fotografica stessa sono in movimento.
Invece, al contrario, se i tempi di esposizione sono lenti, l’immagine risulterà più
mossa. (Esistono dei filtri (ND) che aumentano il tempo di posa, togliendo fino a 10 stop.)
Questi tempi di esposizione (tempi di chiusura e apertura dell’otturatore) vengono
misurati in secondi. Si parte da 1/8000 (dove 1 si riferisce allo scatto e 8000 alla
frazione di secondo per cui sta aperto il nostro otturatore) fino ad arrivare ad un
intervallo di tempo di 30 secondi. Solitamente l’ultimo o, in generale, velocità di scatto
molto basse vengono utilizzate per fotografie particolari, ad esempio con scie di luce.
(light trails)
L’otturatore
Come già detto prima, il tempo di esposizione è determinato dall’otturatore che può essere centrale o a
tendina.
centrale (ottiche di grande o medio formato)
L’otturatore centrale è formato da una serie di lamelle mobili che si aprono solamente al
momento dello scatto per permettere alla luce di colpire il sensore, il tutto per un tempo
prestabilito. Trovandosi di fronte al centro del sensore, offre un’esposizione alla luce
armonica e uniforme.
a tendina
Nel otturatore a tendina, invece, abbiamo due tende posizionate di fronte al sensore.
Durante lo scatto, queste tende formano una fessura che scorrerà sul sensore,
esponendolo alla luce. Dunque, la prima tendina inizia l’esposizione e la seconda la
interrompe. Dopo ogni scatto le due tendine ritornano alla posizione originale e sono
pronte per un nuovo scatto. (Scattando con il flash rischiamo di avere problemi)
il movimento creativo
In particolare, con un lento tempo di esposizione si può raggiungere un effetto molto ricercato dai fotografi
nell’ambito della fotografia creativa: il movimento creativo.
Questo effetto viene, ad esempio, utilizzato nella fotografia paesaggistica quando si vuole dare un senso di
movimento alla composizione. (in particolare indicato per fonti d’acqua)
l’effetto Panning
L’effetto panning è utilizzato specialmente nella fotografia sportiva e consiste nel
seguire il soggetto con la fotocamere e nell’impostare i tempi di esposizione
abbastanza bassi per riuscire a far si che il soggetto sia nitido e fermo, ma allo stesso
tempo abbastanza alti per sfocare lo sfondo.
In alternativa si può anche utilizzare un lampo di flash per bloccare il soggetto e
sfocare lo sfondo. (ad esempio in fotografie di skateboard)
il diaframma
Il diaframma è costituito da una serie di lamelle che si aprono e si chiudono al passaggio della luce, sono
regolabili tramite una ghiera posta sul barilotto o sul corpo macchina.
Regolando il diaframma regoliamo la quantità di luce che colpirà il sensore in una determinata quantità di
tempo( tempo di esposizione).
Esiste un parametro che indica la quantità di luce che entra all’interno del diaframma e si misura in STOP:
f/1,f/1.4, f/2, f/2.8, f/4, f/5.6, f/8, f/11, f/16, f/22, f/32
Dove f/32 è l’apertura massima del diaframma e f/1 quella minima.
Ogni passaggio verso un numero f inferiore dimezza la quantità di luce che colpisce il sensore, al contrario
raddoppia.
passando da f/4 a f/5.6 la quantità di luce dimezza.
passando da f/5.6 a f/4 la quantità di luce raddoppia.
tempo di esposizione e apertura diaframma
Se teniamo un tempo di esposizione basso allora dovremo aprire
maggiormente il diaframma, viceversa, se il tempo di esposizione è alto,
ad esempio 1/2 o 1/4 dovremo chiudere il diaframma e utilizzare delle
aperture basse come f/22 o f/16.
Esistono delle tabelle che ci aiutano ad impostare la velocità di
esposizione e l’apertura del diaframma per avere un’esposizione corretta.
Ad esempio, f/8 (apertura diaframma) corrisponde a 1/60 (velocità di esposizione) per quanto riguarda
appunto l’esposizione del sensore.
Diaframma chiuso o diaframma aperto?
Solitamente, nell’ambito della fotografia paesaggistica si utilizza un diaframma più chiuso, per ottenere
maggiore nitidezza anche nei particolari.
Nell’ambito della fotografia di ritratti, invece, di solito si cerca di far risultare il soggetto sfocando
leggermente lo sfondo, dunque è consigliato utilizzare diaframmi più aperti. Volendo si può abbinare anche
una focale medio-tele.
diffrazione
Le aperture molto piccole, dunque f/16 o f/32, aumentano la profondità
di campo ma possono causare l’effetto della diffrazione, che comincia a
compromettere la qualità dell’immagine.
Questo fenomeno accade quando la luce, un’onda, attraversa un foro
troppo piccolo e, non riuscendo a passare correttamente, è costretta ad
espandersi lungo i bordi di questo foro. Ne risulta un’immagine
leggermente sfocata con una percettibile perdita di nitidezza.
profondità di campo
L’ apertura del diaframma controlla la profondità di campo apparente, più luce abbiamo all’interno della
fotocamera e meno sarà la profondità di campo, dunque più aperto sarà il diaframma e meno profondità di
campo avremo.
cos’è la profondità di campo?
Per profondità di campo si intende la distanza tra il primo e
l’ultimo punto messo a fuoco di un’immagine.
Meno profondità di campo abbiamo e più il range di punti
messi a fuoco sarà minore. Non è da confondere con il
punto focale, ovvero il punto specifico che abbiamo messo a
fuoco con la fotocamera, ma piuttosto tutte quelle zone,
leggermente sfocate, che il nostro occhio percepisce come
nitide tra il soggetto e le partis sfocate dell’immagine. Nella fotografia a destra la profondità di campo
corrisponde alle parti bianche tra la farfalla messa a fuoco e quelle non messe a fuoco.
Solitamente la sfocatura della profondità di campo è maggiore verso il fondo e minore verso il soggetto.
La profondità di campo può dipendere anche da altri fattori:
● E’ minore quando fotografiamo un soggetto vicino e aumenta man mano che il soggetto si allontana
● A parità di apertura di diaframma e distanza del soggetto, è solitamente minore con obiettivi di lunga focale
e maggiore con quelli di corta focale.
Nella macrofotografia la profondità di campo è ridotta a causa della grande vicinanza con il soggetto.
E’ importante ricordare che si aumenta la profondità di campo quando
● il diaframma è più chiuso (11,16 o 32)
● più il soggetto è lontano
● più corta è la lunghezza focale
come calcolare la profondità di campo- distanza iperfocale
E’ la distanza oltre la quale tutti i piani possono essere messi a fuoco contemporaneamente. Se mettiamo a
fuoco a questa distanza iperfocale, otterremo una profondità di campo che si estende fino all’infinito, cioè
avremo una serie di punti infiniti che il nostro occhio vedrà come nitidi.
La distanza iperfocale è legata alla dimensione del sensore e alla lunghezza focale e all’apertura del
diaframma.
Ad esempio se abbiamo un 50 mm (lunghezza focale), su Full Frame (dimensione del sensore) a f/8
(apertura del diaframma) avremo una distanza iperfocale di 10,50m, dunque avremo una profondità di
campo che si estende dalla metà della distanza iperfocale, cioè 5,25m, fino all’infinito.
messa a fuoco
La profondità di campo interviene anche sulla messa a fuoco.
Per messa a fuoco si intende l’azione di mettere a fuoco il soggetto, o parte del soggetto, in modo che l’occhio
lo veda come nitido e chiaro.
Esistono due tipi di messa a fuoco: quella manuale e quella automatica (autofocus)
manuale: La messa a fuoco manuale si serve di una serie di ghiere attraverso cui il fotografo può decidere
quanto e cosa mettere a fuoco, dunque questa modalità ti conferisce un totale controllo dello scatto.
autofocus: tramite una serie di finestrelle e un raggio infrarosso, il soggetto viene messo a fuoco
automaticamente. (si usa in situazioni in cui il fotografo deve scattare e mettere a fuoco velocemente)
La messa a fuoco varia a seconda del tipo di macchina fotografica che si acquista, solitamente quelle più
economiche hanno una messa a fuoco del soggetto a partire dai 2,5 m dalla macchina fotografica, è l’esempio
delle istantanee.
le applicazioni della messa a fuoco
Ad esempio, se si vuole mettere a fuoco solo una determinata parte della scena o
del soggetto, si può decidere di abbassare la profondità di campo, così facendo
mettiamo in risalto il particolare che più ci interessa e diamo forza espressiva alla
nostra fotografia.
E’ da prestare particolare attenzione nei casi in cui si riduce la profondità di campo
con una grande apertura del diaframma poiché la messa a fuoco diventa critica e
non lascia margine d’errore. Dunque, la messa a fuoco, ad esempio nei ritratti, deve
essere fatta accuratamente sugli occhi e sullo sguardo.
La fotografia di destra è un esempio di messa a fuoco creativa.
lo stop- down
alcune fotocamere permettono il controllo del limite della messa a fuoco tramite una leva o un tasto, che ci
fornisce l’anteprima dell’immagine che vogliamo scattare.
La profondità di campo può inoltre essere segnata da tacche stampate sul barilotto che indicano
l’impostazione corretta dell’apertura del diaframma a seconda della distanza tra noi e il soggetto, per avere
una foto messa a fuoco correttamente.
i problemi della messa a fuoco
Se viene a mancare l’allineamento parallelo tra il piano di messa a fuoco e l’obiettivo, è possibile che ci siano
delle zone della nostra fotografia che risultano meno nitide rispetto alle altre. Questo fenomeno accade
principalmente nelle fotocamere a grande formato ad obiettivo basculante.