Fonetica: scienza che studia e classifica i suoni del linguaggio
Foni: qualsiasi suono previsto dall’inventario di una certa lingua Fonemi: foni che si possono presentare in un dato contesto
fonico determinandone il significato in opposizione ad altri.
1. Aria polmonare espiratoria Coppia minima: coppia di parole che si distingue per un
2. Trachea e laringe singolo fonema; può cambiare il rendimento funzionale
3. Cartilagine tiroidea: corde vocali (2 pliche) + glottide (spazio compreso) (numero parole diverse per due fonemi)
4. Bocca
5. Naso (eventuale)
Vocali: fonemi in cui domina fatto Consonanti: rumori privi di cassa di
acustico di suono ed è presente risonanza per chiusura o
cassa risonanza (cavità orale) restringimento di canale espiratorio
Palatali anteriori: /Ɛ/;/e/;/i/ Centrale: /a/ Labiali posteriori: /Ɔ/;/o/;/u/ Modo di Tratti Luoghi di
articolazione accessori articolazione
Occlusive Labiale
Fricative Sorde Sonore Velare
7 vocali + 1 consonante sempre tenue + 5 consonanti Affricate Dentale
sempre intense + 15 consonanti tenui/intense (30 tot) Vibrante Palatale
+ 2 semivocali= 45 fonemi italiani Laterali
Nasali Alveolare
Approssimanti Labiodentale
Latino
Classico: latino scritto da prosatori e rimatori del periodo aureo della Volgare (detto anche tardo, popolare, quotidiano o colloquiale): latino
letteratura latina, tra la fine della Repubblica e il principato augusteo parlato nell’usoquotidiano, da cui derivano tutte le lingue romanze,
nella conformazione dell’età della decadenza, uniforme
morfologicamente, ma variabile in tempo, spazio e stile (spec lessico)
Iscrizioni Testimonianze Testimonianze di Testimonianze di Ricostruzione
Iscrizioni di Pompei: private di grammatici autori letterari scriventi popolari
“Quisquis ama valia, peria qui nosci ama[re]/ bis
[t]anti peria, quisiquis amare vota” Peregrinatio Dal confronto delle
(invece di “Quisquis amat valeat, pereat qui nescit Aetheriae + lingue romanze si può
amare / bis tanti pereat quisquis amare vetat”) lettere su papiro ricostruire la forma
di un soldato latina plausibile
Iscrizioni antiche partendo dal
preuspposto che
vengono privilegiate
1. Appendix Probi: trascrizione di un le forme regolari (la
maestro in calce ad un’opera di Probo prima coniugazione
risalente a Roma nel III d.C.= lista di coppie sarà quella più a lungo
di parole secondo lo schema “SPECULUM produttiva); i criteri
non SPECLUM” sono la giustificazione
2. Svetonio: anche Vespasiano tendeva a delle fome romanze
monottongare AU in O superstiti, la
3. Velio Longo: Cicerone pronunciava motivazione
hortesia invece di hortensia semantica e la
4. Varrone: AE si monottonga molto presto motivazione
confluendo in E lunga di timbro aperto. morfologica.
Latino volgare: fenomeni più notevoli di continuità ed evoluzione
Caduta della -M: fenomeno di continuità Perdita della quantità vocalica in favore di Tendenza alla monottongazione:
risalente all’età repubblicana e qualità e timbro: il latino distingueva -AU monottonga in Ō, poi in età
trstimoniato dalle norme prosodiche: se vocali brevi e lunghe (10 voc: altomedievale si afferma la o aperta
la -M è finale di parola ed è preceduta e ĀĂĒĔĪĬŌŎŪŬ); nel latino parlato le lunghe -EU evolve in Ē
seguita da vocale, avviene la sinalefe. venivano pronunciate chiuse, le brevi -AE evolve in E lunga e aperta.
aperte; dato che il sistema risultaava
sovrabbondante, per energia dei parlanti
dominò la classificazione in base alla
qualità (ita a 7 voc: a, e, Ɛ, i, o, Ɔ, u).
Evoluzione vocali toniche:
1. Ī= /i/ A) Evoluzione delle vocali= parole di
2. Ĭ+Ē= /e/ tradizione popolare
3. Ĕ= /Ɛ/ B) Cultisimi/latinismi= parole assunte
4. Ā+Ă= /a/ dai libri a partire dal Medioevo e
5. Ŏ= /Ɔ/ adattate semplicemente a sistema
6. Ō+Ŭ= /o/ grammaticale italiano
7. Ū= /u/ C) Allotropi= da una stessa base latina
Evoluzione vocali atone: derivano due parole italiane, una per
1. Ī= /i/ via popolare (significato concreto,
2. Ĭ+Ē+Ĕ= /e/ quindi più soggetta a cadere in disuso) e
3. Ā+Ă= /a/ l’altra per via dotta (significato generale,
4. Ŏ+Ō+Ŭ= /o/ quindi resistente nel tempo)
5. Ū= /u/
Latino volgare: fenomeni più notevoli di continuità ed evoluzione
Collasso delle declinazioni e del sistema dei casi: Evoluzione del sistema verbale:
1. Delle cinque declinazioni, la quarta e la quinta (più deboli) 1. Delle quattro coniugazioni del latino classico rimangono
confluiscono nella prima e nella seconda. attive la prima (più regolare) e la quarta (confluire dei
2. Viene meno il sistema delle desinenze, con conseguenze germanismi), in parte la seconda.
topologiche: dall’ordine di parole libero nel latino classico, si passa 2. Scomprsa dei deponenti.
a una struttura cristallizzata dove è la posizione del sostantivo Scomparsa delle forme organiche, sostituite da quelle
rispetto al predicato a distinguere le funzioni soggetto e oggetto. perifrastiche (es. da AMOR a AMATUS SUM).
3. Perdita del neutro, già in latino confuso con il maschile; tracce Nascita del condizionale, condoppio esito:
del neutro in italiano rimangono in plur come ossa, braccia Toscano= CANTAR(E)+(H)EBUI(T)= canterebbe
Siciliano= CANTAR(E)+*EA= cantaria
A) Per la formazione del singolare, la maggioranza delle parole
romanze nasce dal caso accusativo (anche se in età tarda nom e
acc si confondevano a causa della caduta della consonante finale)
B) Per la formazione del plurale:
- maschili in -o continuano il nom plur II decl in -i
- dalla III decl si passa ad -i dalla desinenza -es/-as/-is per ragioni
fonetiche (palatalizzazione)
- femminili in -AE evolvono per monottongazione in -e
- femminili in -as evolvono per analogia in -e
C) Un certo numero di sostantivi continuano il nominativo, come
uomo da HOMO o re da REX.
D) I pronomi personali di I, II e III persona mantengono la
distinzione tra casi diretti e indiretti (tu-te, io-mi, egli-lui), anche
se per varianti dialettali o per livellamento tendono a scomparire
le forme egli/ella e a confondersi tu/te.
Dittongamento toscano: fenomeno più tipico della toscanità dell’italiano letterario per cui si presenta
il dittongamento di E o di O brevetonica latina in sillaba aperta e in posizione indeterminata:
Ĕ= /jƐ/
Ŏ= /wƆ/
Eccezioni:
1. No dittongamento nei latinismi= DECIMUM › decimo
2. Dittongamento non sistematico nei proparossitoni= TĔPIDUM › tiepido vs PĔCORA › pecora.
3. Regola del dittongo mobile= i dittonghi /jƐ/ e /wƆ/ si dicono mobili perché tendono a monottongarsi fuori accento alla sola vocale; iera e
ierano si pronunciano normalmente in stretta relazione con la parola successiva recante accento, dunque, benchè presenti nel fiorentino
duecentesco, scompaiono.
4. No dittongamento in tre parossitoni= BĔNE›bene per meccanismo di dittongo mobile a interno frase; NŎVEM›nove per influsso del latino;
da (IL)LĔI›lei per motivo dubbio.
5. Monottongazione di un originale dittongo in italiano antico:
a) dopo consonante+r=BRĔVEM›brieve›breve
b)dopo fono palatale (/ʎʎ/; /ɲɲ/; /ʤ/; /j/)= FILIŎLUM›figliuolo›figliolo
6.in alcuni paradigmi verbali, a causa della regola del dittongo mobile, le forme rizoatone esercitano pressione sulle rizotoniche provocando
l’eliminazione del dittongo= NĔGAT› niega› nèga› néga
Cronologia:
- V secolo= ɔ˂Ŏ intatto + AU intatto
- VII secolo= /ɔ/˂/Ŏ/ si dittonga in /wɔ/ + AU intatto
- VIII secolo= dittongamento non attivo + AU si monottonga in /ɔ/
- XIII secolo= riduzione dei dittonghi dopo fono palatale
- XV secolo= riduzione di /jƐ/
- XVI secolo= riduzione di /wɔ/ Spinta dei dialetti toscani occidentali
DITTONGAMENTO TOSCANO ≠ DITTONGAMENTO METAFONETICO:
Fenomeno tipico delle aree meridionali (a sud della linea Roma-Ancona) per cui Ĕ e Ŏ si
dittongano, sia in sillaba aperta che in sillaba chiusa, solo se in finale di parola latina c’erano Ĭ o Ŭ
Anafonesi: fenomeno toscano (no zona centrale) 1. /e/+ /ʎʎ/ e /ɲɲ/ ˃ /i/ PURCHE’ provenienti da latino -LJ- e -NJ-
consistente in un innalzamento delle vocali chiuse RICORDA: se /ɲɲ/ deriva da nesso latino -GN- non si produce
toniche /e/ e /o/ davanti a determinati foni consonantici anafonesi per pronuncia del latino classico come nasale+velare
2. /e/+ -NG- o -NK- ˃ /i/ e /o/+ -NG- o -NK- ˃ u
Eccezioni:
Chiusura di vocali toniche in iato: 1. No anafonesi in latinismi, soprattutto nomi propri
/e/, /Ɛ/, /o/, /ɔ/+ altra vocale (≠i)= chiusura fino a esiti estremi /i/ e /u/ medievali risententi dell’influsso latino ecclesiastico
Es.: BŎ(V)EM˃buoi; ĔGO˃èo˃éo˃io. 2. No anafonesi in parole di religione pagana frequenti in
mondo cristiano come dea˂DEAM
Trattamento di e protonica: a Arezzo, Cortona, Eccezioni:
Orvieto e Viterbo e protonica del latino volgare tende 1. Rilatinizzazione medievale (FĒLICEM˃filice˃felice)
a chiudersi in i; a Firenze si mantiene la e a lungo. Il 2. Latinismi (negozio˂NĔGOTIUM)
fenomeno avviane sia A INTERNO DI PAROLA sia A 3. Derivati per influsso della parola base (telaio˂TĒLARIUM per influsso di tela)
INTERNO DI FRASE (protonia sintattica). 4. Livellamento tra forme verbali rizotoniche e rizoatone (VĬDET˃vede =
VĬDEBAT˃vedeva)
5. Forestierismi (regalo dallo spagnolo)
Trattamento di Ĭ postonico non finale: fenomeno Se /e/ postonica non finale del lat volg corrisponde a Ĕ del lat
pressocchè sistematico di Arezzo, Cortona, Orvieto e class, in italiano tende a mantenersi (soprattutto davanti a -r)
Viterbo per cui Ĭ (lat class)= /e/ (lat volg) ˃ /i/ Es.: DIXĔRUNT˃dissero
Es.: HOMĬNES˃uomeni˃òmeni˃uomini
Trattamento di ar ed er intertonici e postonici: Il fenomeno è sistematico con:
- Firenze= -AR- in pos intertonica e postonica passa ad /er/ - suffisso -arìa˃-erìa Fenomeno poco
- Prato, Lucca, Pistoia e Pisa= /ar/ si modifica solo in fut e cond della I coniug - suffisso -arello˃-erello produttivo, oggi in
- Siena= mantengono /ar/ e trasformano /er/ in /ar/ (no III pers plur verbi) - suffisso -areccio˃-ereccio declino. È assente in
- Arezzo e Cortona= mantengono /ar/ e trasformano sempre /er/ in /ar/. - suffisso -arozzo˃-erozzo latinismi e forestierismi
Labializzazione della vocale protonica:
Voc palatale + /p/, /b/, /m/, /f/, /v/ = /o/ e /u/
Es.: DĒBERE˃dovere
Accrescimento del corpo fonico di una parola con aggiunta di un singolo fono o di una sillaba
Prostesi: Epentesi: Epitesi:
accrescimento in pos iniziale Accrescimento in pos centrale Accrescimento in pos finale
Es.: la scuola ma in iscuola Es.: IO(H)ANNES˃Giovanni; SPASMUM˃spasimo Es.: avversione ita antico per parole ossitone
genera forme come piùe; ossitoni aumentano
con apocope aplologica di cittade˃città
Perdita di un fono o una sillaba in un corpo fonico di parola
Aferesi: Sincope: Apocope:
Perdita in pos iniziale Perdita in pos centrale Perdita in pos finale
Es.: questo˃’sto; questa mattina˃stamattina 1) Sincope di voc postonica di 1) Apocope sillabica=
suffisso -ULUM, -ULAM Solo gran e san davanti a cons
Es.: SPEC(Ŭ)LUM˃specchio 2) Apocope vocalica=
Discrezione dell’articolo: 2) Sincope di voc intertonica a) obbligatoria= buon giorno, non buono giorno
Per effetto di stretta rel tra articolo e Es.: *AL(I)CŪNUM˃alcuno b) facoltativa= distribuzione regionale varia; si
parola i parlanti possono interpretare può verificare in 4 condizioni:
come articolo una /l/ iniziale 1. La parola non deve essere in fine frase o prima pausa
Es.: (H)ARĒNAM˃l’arena˃la rena 2. La voc deve essere atona
3. La voc deve essere preceduta da liquida o nasale
4. La voc non deve essere né /a/ né /i/ ed /e/ con valore
morfologico
Apocope≠elisione:
-Apocope dà vita a parola autonoma, elisione no;
-Elisione è perdita fonetica e grafica di voc finale atona di
parola precedente altra voc ed è indicata da apostrofo
Assimilazione consonantica:
reazione all’incontro di due cons non ammesse o non più ammesse da sist linguistico
A) Progressiva= la prima cons assimila la seconda= annà in romanesco
B) Regressiva= la seconda cons assimila la prima= FACTUM˃fatto
A INTERNO DI PAROLA
Raddoppiamento fonosintattico:
è assimilazione regressiva a interno di frase in 3 condizioni
1. Dopo monosillabo forte= è, dà, né, a, che, chi, da, do, e, fra, fu, ha, ho, ma, o, se, sa, tre, tu
2. Dopo polisillabo ossitono= virtù, partì, caffè
3. Dopo parole baritone= dove, sopra, come, qualche
È fenomeno impredicibile, diffuso a sud di linea La Spezia-Rimini, causato da confini più rigidi tra parole a interno di catena parlata,
non registrato da grafia (eccetto in fenomeni di univerbazione), determinato in consapevolezza parlanti da accento finale
Es.: qualche cosa= [kwalkek’kɔsa]
A INTERNO DI FRASE
Labiovelare:
Nesso di elemento velare (sorda /k/ o sonora /g/) + appendice labiale (/w/)
1) Labiovelare sonora:
a) indizio di germanismo (es. guerra, guardare,guarire)
b) Provenienza da America precolombiana (es. guaiàco)
c) In pos interna, anche derivata dal lat (es. sangue˂SANGUEN)
2) Labiovelare sorda:
a) In pos iniziale si conserva solo davanti ad /a/ (es. QUANTUM˃quanto)
b) Davanti ad altre voc di riduce a /k/ (es. QUIS˃chi)
Spirantizzazione della labiale sonora intervocalica:
Fin da primi sec di era volg, -B- lat diventa da occlusiva costrittiva (vd spagnolo saber); in ita questo suono èsconosciuto,
perciò -B- si trasforma in labiodentale sonora spirante /v/ (es. HABERE˃avere).
I casi di conservazione di -B- sono cultismi (es. abitare) o germanismi, entrati troppo tardi per essere spirantizzati (es. rubare)
Sonorizzazione consonantica:
Cons sorde in pos intervocalica si sonorizzano, perciò -K-˃/g/; -T-˃/d/; -P-˃/b/; -S-˃/z/
Frequente in Toscana sonorizzazione di sibilante, mentre occlusive sono alternanti: molto probabilmente tendenza
spontanea toscana era conservazione sorda in accordo con dialetti centromeridionali, ma per influsso dialetti settentrionali
alcune parole si sono sonorizzate (“moda”: dialetti degni d’imitazione).
Nessi di cons (≠R e S) + “iod”: Eccezioni:
- PJ, BJ, VJ e MJ=semplice rafforzamento= SAPIAT˃sappia 1. Per corrente popolare di I/II sec, DJ in pos intervocalica può
- CJ, GJ= iod assorbito da cons= RĒGIAM˃reggia produrre sia affricata alveolare (/dz/ o /ts/) sia affricata palatale (/ʤ/)
- NJ, LJ= palatalizzazione in /ɲɲ/ e /ʎʎ/= FILIUM˃figlio 2. Per prestiti galloromanzi, TJ può produrre sia affricata alveolare
- DJ, TJ= assibilazione= VITIUM˃vezzo (/dz/ o /ʃ/) sia sibilante palatale sonora (/Ʒ/) sia affricata prepalatale
Fenomeno relativo quasi sicuramente a II d.C. perché presenti non alveolare (/ʧ/)
assibilazione e palatalizzazione
Nesso di R + iod: Eccezioni:
- in Toscana e zone limitrofe R+J=/j/ - Passaggio -RJ-˃/j/ solo al sing
- a Roma e Meridione R+J=/r/ - Al plur, da -ARII per via fonetica si arriva a /i/ (es. notaio; plur. notari˃notai)
- Danari; sing danaio˃danaro perché più usato il plur
Nesso di S + iod:
in Toscana ha doppio esito, o /ʃ/ (BASIUM˃bacio) o /Ʒ/ ((OC)CASIONEM˃cagione)
Sono entrambi esiti popolari
Nesso di cons + L: - SL: epentesi di velare sorda (SLAVUM˃SCLAVUM˃schiavo)
- cons+L in pos iniziale o postonica= tramite palatilazzione si produce iod -GL: in fiorentino antico ha esito regolare /gghi/; per
(CLAMAT˃chiama) ipercorrettismo viene poi trasformato in /gli/
- cons+L in pos intervocalica= intensificazione cons (OC(U)LUM˃occhio) (TEG(U)LAM˃tegghia˃teglia)
-TL: sostituzione con CL (VET(U)LUM˃vecchio)
Articolo:
Lat non ha articoli, ma già in Plauto e Cicerone si attestano usi di UNUS con valore di articolo; precoci attestazioni di uso come articolo si
riscontrano anche per ILLUM, spec in Medioevo (articoloide perché uso non ancora consapevole).
UNUS˃un;
(IL)LU(M)˃lo, ma preceduto da parola uscente in voc si riduceva a l cui è stata successivamente aggiunta i di appoggio. In antico fiorentino
(vd Dante) lo e il sembrano alternarsi con regola diversa: lo in pos iniziale e dopo parola uscente in cons e il dopo parola uscente in voc
Comparativo e superlativo: Eccezioni:
Lat= forme sintetiche; lingue romanze= soprattutto perifrasi, MAIOREM˃maggiore; MINOREM˃minore;
ma ita e spagnolo hanno superl sintetico (-issimo/a) MELIOREM˃migliore; PEIOREM˃peggiore; MINUS˃meno;
Le forme del comparativo italiano derivano dagli avverbi lat MELIUS˃meglio; PEIUS˃peggio; MAIUS˃maggio
MAGIS e PLUS, già attestati in Plauto ed Ennio
Pronome e aggettivo dimostrativo:
IS
HIC ciò˂(EC)CE HOC
IDEM però˂PER HOC
ISTE quello˂(EC)CU(M) ILLU(M)
ILLE questo˂(EC)CU(M) ISTU(M)
IPSE codesto˂(EC)CU(M) TIBI ISTU(M) - in uso solo in toscana e in linguaggio burocratico scritto
Forme particolari:
(EC)CUM HIC˃qui
(EC)CUM HAC˃qua
Occlusiva bilabiale /p/ pane p
sorda
Occlusiva bilabiale /b/ buca b
sonora
Occlusiva dentale /t/ tata t
sorda
Occlusiva dentale /d/ donna d
sonora
Occlusiva palatale /c/ chiesa chi+voc
sorda
Occlusiva palatale /Ɉ/ ghiaia ghi+voc
sonora
Occlusiva velare sorda /k/ cane c
Occlusiva velare /g/ gonna g
sonora
Nasale bilabiale /m/ mamma m
Nasale labiodentale /ɱ/ invidia n
Nasale dentale /n/ nonno n
Nasale palatale /ɲ/ gnocco gn
Nasale velare /ɳ/ panca n
Vibrante dentale /r/ rivista r
Fricativa labiodentale /f/ forte f
sorda
Fricativa labiodentale /v/ vita v
sonora
Fricativa dentale /s/ borsa s
sorda
I /i/
Fricativa dentale /z/ rosa s
sonora
E chiusa /e/
Fricativa /ʃ/ sci sc
palatoalveolare sorda
Affricata dentale /ts/ zio z E aperta /Ɛ/
sorda
Affricata dentale /dz/ zona z A /a/
sonora
Affricata /ʧ/ città c+i/e O aperta /ɔ/
palatoalveolare sorda
Affricata /ʤ/ gesto g+i/e
palatoalveolare O chiusa /o/
sonora
Laterale dentale /l/ lato l U /u/
Laterale palatale /ʎ/ figlio gli
Approssimante /j/ ieri i
palatale
Approssimante velare /w/ uomo u