18 Scardozzi
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1. INTRODUZIONE
Tra le attività di ricerca svolte dall’Istituto per i Beni Archeologici e
Monumentali (CNR-IBAM) a Hierapolis di Frigia (Turchia sud-occidentale)
nelle campagne 2004-2007, rientranti nell’ambito del Progetto FIRB 2001
“Il Mediterraneo antico e medievale come luogo di incontro tra Oriente e
Occidente, Nord e Sud”, vanno annoverate alcune applicazioni informatiche
alle ricognizioni archeologiche ed un ampio utilizzo, nell’ambito delle stesse
indagini, di immagini satellitari ad alta risoluzione1.
Le indagini sistematiche di superficie sono state dapprima orientate allo
studio dell’impianto urbano e delle necropoli, mentre successivamente sono
state estese al territorio della città, arrivando a coprire una vasta area (circa
700 km2) che anticamente doveva essere in gran parte sotto il controllo di
Hierapolis (D’ANDRIA 2003; ARTHUR 2006; D’ANDRIA, CAGGIA 2007). Si tratta
innanzitutto della parte orientale dell’ampia e fertile valle del fiume Çürük-
su, l’antico Lykos, che alla fine del suo corso, orientato in direzione SE-NO,
confluisce nel Meandro (Fig. 1; Tav. XIa); a diretto controllo della valle, su un
terrazzo di travertino posto 50-70 m più in alto della pianura sottostante, sorge
la città (Tav. XIb). Oltre a questo territorio pianeggiante, le ricerche hanno
interessato anche parte dell’ampio altopiano alle cui pendici sud-occidentali
venne edificata Hierapolis, esteso ad una quota compresa tra 1150-1250 m
nella parte meridionale e 850-950 m in quella settentrionale, delimitato a N
dal Meandro ed a SE dal massiccio montuoso caratterizzato dalle due vette
del Küçükçökelz (1734 m) e del Büyükçökelz (1841 m). L’area è stata indagata
in modo sistematico nella parte più vicina alla città ed a maglie più larghe nei
territori maggiormente distanti, dove comunque sono state effettuate esplora-
zioni sistematiche in corrispondenza e nelle vicinanze di particolari evidenze
archeologiche o di aree significative (per le ricognizioni archeologiche nel
territorio di Hierapolis cfr. D’ANDRIA c.s.a-b; SCARDOZZI 2007c, c.s.).
1
Le ricerche sono state svolte nell’ambito delle attività della Missione Archeologica
Italiana a Hierapolis di Frigia (Vilayet di Denizli, circa 200 km ad E di Izmir), diretta dal Prof.
Francesco D’Andria, che ringrazio per il costante sostegno ed il profondo interesse con cui segue
le indagini. Alle ricognizioni archeologiche hanno collaborato la Dott.ssa Laura Castrianni ed il
Dott. Giacomo Di Giacomo, ai quali sono grato per il costante impegno e per la passione con
cui hanno svolto sia il lavoro sul terreno che l’elaborazione dei dati; il Dott. G. Di Giacomo è
anche autore delle elaborazioni utilizzate nelle Figg. 1, 3, 16 e nelle Tavv. 21 e 23.
331
G. Scardozzi
Fig. 1 – DEM della valle del Meandro, della valle del Lykos e dell’altopiano (A) a N di Hierapolis,
basato sui dati della Shuttle Radar Topography Mission (SRTM); sono visibili anche il Küçükçökelz
(B) ed il Büyükçökelz (C).
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Hierapolis di Frigia. Applicazioni informatiche alle ricognizioni archeologiche
2. METODI E STRUMENTI
Durante le ultime due campagne di ricognizione nel territorio di Hie-
rapolis è stato messo a punto in via sperimentale un sistema finalizzato a
velocizzare il lavoro sul campo di posizionamento e di documentazione dei
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G. Scardozzi
Fig. 2 – Documentazione delle presenze archeologiche mediante GPS e palmare con software
Ulixes; a destra, quattro schermate esemplificative del software nella versione prototipica: dall’alto,
visualizzazione dell’immagine satellitare come sfondo su cui è posizionata l’evidenza archeologica,
registrazione del tipo di oggetto, dei materiali costituenti e della visibilità di superficie.
2
Lo sviluppo e la sperimentazione del software sono frutto di una collaborazione tra
il CNR-IBAM, la SIRTER s.r.l. di Taranto (Dott. Giacomo Di Giacomo e Geom. Gianpaolo
Di Giacomo) e la Cattedra di Aerotopografia Archeologica dell’Università del Salento (Prof.
Giuseppe Ceraudo), che lo ha applicato nel 2006 durante le ricognizioni archeologiche lungo
la via Traiana nel territorio di Troia (FG).
334
Hierapolis di Frigia. Applicazioni informatiche alle ricognizioni archeologiche
3
Tutti i prodotti utilizzati come base per la navigazione sono stati georeferenziati con
sistema di proiezione UTM (fuso 35N; datum ed ellissoide WGS84).
4
Nel vocabolario relativo alla registrazione delle condizioni di visibilità del terreno
riscontrate al momento delle ricognizioni sono state inserite le stesse voci utilizzate in TARTARA
1999, nei recenti volumi della collana Carta Archeologica d’Italia – Contributi e nel Sistema
Informativo Territoriale sviluppato ed implementato presso il Laboratorio di Topografia Antica
dell’Università del Salento (GUAITOLI 2001, 2003).
335
G. Scardozzi
5
Il sistema quindi, in base al calcolo della posizione, è capace di restituire solo una
porzione dell’immagine satellitare o della cartografia e di cambiarla in tempo reale, nel mo-
mento in cui si passa da una “tessera” del mosaico di partenza ad un’altra; è evidente come
la precisione del calcolo della posizione sia sempre strettamente legata all’accuratezza della
georeferenziazione delle immagini o delle cartografie.
6
Questi apparati, oltre ad avere prestazioni superiori ai palmari in termini di memoria
RAM e di frequenza del processore, supportano il sistema operativo Windows XP, che consente
di utilizzare un numero di funzioni maggiore rispetto al più compatto Windows Mobile; il
collegamento con l’antenna GPS è sempre garantito dalla porta bluetooth.
336
Hierapolis di Frigia. Applicazioni informatiche alle ricognizioni archeologiche
337
G. Scardozzi
(tra 35° e 52,5°), ampiamente utilizzate per l’irrigazione dei campi ma non
potabili perché contengono alte concentrazioni di sali disciolti (ÖZKUL, KUMSAR,
GÖKGÖZ 2000, 335-339; le sorgenti di Pamukkale rientrano nella categoria di
acqua calda e minerale di calcio, magnesio, bicarbonato e solfato). Per trovare
le prime sorgenti di acqua potabile bisogna salire fino a quota 800 m, ma la
maggiore concentrazione si trova tra le quote 925 e 1100 m, subito al di sotto
del ciglio dell’altopiano, in aree caratterizzate dalla presenza di molti toponimi
in cui compare il termine turco “pınar” (= sorgente).
Le ricerche archeologiche di superficie degli anni 2005-2007 hanno per-
messo di individuare, documentare e posizionare i tracciati di più acquedotti,
acquisendo moltissimi dati sulle modalità con cui Hierapolis era rifornita di
acqua almeno in età romana imperiale e proto-bizantina; in precedenza era
stato studiato il sistema di distribuzione delle acque all’interno della città,
ma degli acquedotti si aveva solo una conoscenza molto parziale, limitata ad
alcuni resti situati in prossimità della città o del Castellum aquae7, un grande
serbatoio di raccolta e decantazione, datato al II sec. d.C. e posto subito ad
E dell’area urbana, in posizione dominante, su una collina a quota 443 m
s.l.m. (Fig. 3)8.
Gli acquedotti erano costituiti da tubi in terracotta di dimensioni variabi-
li, con diametri compresi tra 20 e 40 cm e lunghezze di 52-62 cm circa; legati
tra loro con poca malta, in alcuni casi erano semplicemente interrati, in altri
alloggiati in incassi scavati nella roccia o in casse litiche, oppure inglobati in
nuclei di cementizio allettati nel terreno ed a volte coperti da grandi mattoni
o tegole; alcuni frammenti di tubo presentano sottili incrostazioni calcaree
distribuite uniformemente su tutta la superficie interna, a dimostrazione che
in questi casi l’acqua viaggiava a pressione. Mancano tratti su arcate: solo in
corrispondenza dell’attraversamento di stretti e profondi canaloni naturali
sono stati costruiti semplici archi o veri e propri piccoli ponti realizzati in
blocchi di travertino ed in gran parte oggi crollati. In situazioni particolari,
invece, per garantire l’attraversamento di zone molto impervie, mantenendo
7
VERZONE 1978, 423-426; DE BERNARDI FERRERO 1987, 64-65; BAYSAL 2000, fig. 6;
SILVESTRELLI 2000, 409; D’ANDRIA 2003, 36, 183-184; D’ANDRIA, CAMPAGNA 2006; SCARDOZZI
2007b, 90, 106. Dati interessanti sono contenuti in uno studio del 2000 della Facoltà di Inge-
gneria dell’Università di Pamukkale (Denizli) dal titolo Hierapolis tarihsel su iletimi (realizzato
da E. AKINAL, M. BASMACI, A. KURBAN, N.B. VARDAR), che, sebbene sia prevalentemente interessato
all’idraulica degli antichi acquedotti di Hierapolis, è comunque il risultato dell’esame diretto di
alcuni dei resti conservati; ringrazio il Dott. Haşim Yıldiz, archeologo del Museo di Denizli e
Commissario del Ministero delle Antichità e Musei di Turchia presso la Missione Archeologica
Italiana durante la campagna del 2007, che mi ha segnalato e procurato lo studio in oggetto.
8
Il Castellum aquae, oggetto di limitati interventi di scavo nel 1976-1977 e nel 2005, ha
una pianta quadrata (m 14 x 14) ed è costituito da una grande cisterna con muri a grandi blocchi
di travertino, rivestiti internamente di intonaco idraulico; dal lato occidentale della struttura,
partivano le condutture in terracotta che distribuivano l’acqua nell’area urbana di Hierapolis,
spesso correndo lungo i margini degli stenopoi che scendevano in direzione NE-SO.
338
Hierapolis di Frigia. Applicazioni informatiche alle ricognizioni archeologiche
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G. Scardozzi
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Hierapolis di Frigia. Applicazioni informatiche alle ricognizioni archeologiche
Fig. 5 – Taglio per l’alloggiamento della conduttura in terracotta nelle montagne a NO di Hierapolis;
nel riquadro, particolare del tubo.
9
È evidente come ciò sia particolarmente importante per l’individuazione dei differenti
tracciati e per riconoscere fasi diverse lungo lo stesso percorso, considerate anche tutte le difficoltà
connesse con lo studio di questo tipo di acquedotti attraverso la sola documentazione di superficie,
soggetta per sue stesse caratteristiche a componenti di casualità nell’individuazione dei reperti.
341
G. Scardozzi
rinvenuti frammenti di tubi con diametro di circa 35 cm, forse riferibili ad una
diramazione oppure ad una conduttura precedente a quella trovata in posto.
Dalla sorgente, l’acquedotto raggiungeva la città con un percorso di
quasi 7,5 km, aggirando ad O il massiccio del Marmar Tepe (909 m); nel
tratto posto alle pendici occidentali e meridionali del Kızılkaya Tepe, subito a
SE del villaggio di Karahayıt, circa 1,5 km a N dell’area urbana di Hierapolis
(Fig. 4, A), si conservano ampi tratti dell’alloggiamento scavato nella roccia
(all’incirca largo 45-50 cm e profondo 20-30 cm), in cui era collocata la con-
duttura in terracotta, che in alcuni punti è ancora conservata in posto (Fig. 5);
in questa zona, caratterizzata dalla presenza di cave di travertino e di breccia
rosata, si conserva anche un arco che permetteva alla tubatura di superare
uno stretto canalone naturale (Fig. 6): realizzato con cunei di travertino larghi
115 cm e con una luce di 5,15 m, poggia su due piedritti alti 1,80 m ed in-
cassati nel banco roccioso. Nei due blocchi più alti dei piedritti si conservano
le sporgenze su cui poggiava la centina utilizzata per la costruzione dell’arco.
Da qui, l’acquedotto raggiungeva la parte settentrionale della città, passando
342
Hierapolis di Frigia. Applicazioni informatiche alle ricognizioni archeologiche
poco a monte della Necropoli Nord, in direzione della quale partivano alcune
diramazioni10. I tubi rinvenuti lungo questo tracciato sono caratterizzati da
un deposito di calcare spesso alcuni centimetri, dovuto all’alta percentuale di
minerale di calcio presente nell’acqua: la riduzione della pressione fa infatti
perdere il biossido di carbonio depositando il carbonato di calcio11.
L’acquedotto orientale captava invece l’acqua da una sorgente situata in
località Müştek, quasi 5 km ad E-NE della città, dove ha inizio anche l’acquedotto
moderno che serve il villaggio di Pamukkale, sorto alle pendici del terrazzo su
cui si trova Hierapolis; da questo punto, a quota 1065, subito al di sotto del
ciglio dell’altopiano, raggiungeva il Castellum aquae della città con un tracciato
di circa 6,3 km. Si rinvengono due tubature affiancate, alloggiate direttamente
nel terreno o inglobate in un conglomerato piuttosto grossolano (Fig. 7a): i tubi,
di cui non è stato rinvenuto alcun esemplare intero, hanno diametri di 32-33 e
28 cm, con pareti spesse circa 2 cm. Prima di incunearsi tra il Beyinli Tepe ed il
Kayraklık Tepe, le due montagne poste subito ad E di Hierapolis, una sezione
prodotta da uno sbancamento per la realizzazione di una strada moderna, circa
1,7 km a NE della città (Fig. 4, P), alle pendici settentrionali del secondo rilievo,
documenta che le due tubature furono affiancate e forse anche sostituite da un
10
Per questa informazione ringrazio la Dott.ssa Donatella Ronchetta che da molti anni
studia le necropoli di Hierapolis e che mi ha fornito preziose indicazioni e segnalazioni frutto
della sua quarantennale presenza nella Missione Archeologica Italiana.
11
Molte delle sorgenti presenti sulle montagne ad E ed a NE di Hierapolis sono carat-
terizzate da acque con un elevato contenuto di sali di calcio che, a causa dell’ossigenazione,
si sono spesso depositati sulle pareti e sul fondo delle tubazioni in terracotta e dei canali in
muratura. Queste incrostazioni, il cui spessore è strettamente collegato con la pendenza delle
condutture, con la velocità di scorrimento dell’acqua e con la sua aerazione, sono arrivate in
alcuni casi ad impedire il passaggio della stessa acqua e devono aver quindi richiesto periodici
interventi di pulizia; a volte si notano inoltre stratificazioni, come se durante il funzionamento
degli acquedotti vi fossero stati periodi di interruzione del flusso idrico.
343
G. Scardozzi
terzo tubo (Fig. 7b), lungo 59-60 cm e con un diametro di 28 cm (pareti spesse
2 cm circa); nel conglomerato che lo contiene sono inseriti numerosi frammenti
di altri tubi, evidentemente rimossi o sostituiti (i primi due?). Questo terzo tubo
presenta un impasto rossastro che ricorda molto da vicino quello delle tubazioni
proto-bizantine rinvenute in più punti della città, come nel Santuario di Apollo
(SEMERARO 2007, 178), e ha un deposito di calcare superiore rispetto a quello
degli altri due tubi, che invece è molto limitato: questo potrebbe indicare che la
conduttura proveniva da una diversa sorgente, forse dalla vicina località Çaltılı,
situata appena 2 km più a NE e caratterizzata da acque con molto minerale di
calcio in soluzione. Nell’ultimo tratto le condutture scendevano attraversando
l’area occupata dal moderno villaggio di Ören, costruito subito a monte di
Hierapolis, dove negli anni passati, durante scassi e limitati saggi archeologici,
sono stati rinvenuti vari frammenti di tubi, in particolare nei terreni subito a N
della strada asfaltata che attraversa il piccolo centro abitato.
Molto più complessa, invece, la situazione che si è riscontrata lungo il terzo
tracciato, il più lungo e verosimilmente il più importante tra quelli che porta-
vano acqua potabile a Hierapolis; si sono infatti riscontrate varie condutture in
terracotta, più fasi e tracciati minori che confluivano nel principale. La sorgente
più importante da cui veniva captata l’acqua è sicuramente quella situata ben
8,5 km a NE della città, in località Can Pınar, in una stretta valle che si incunea
nell’altopiano, 2 km a S del villaggio di Uzunpınar (= sorgente lunga, abbon-
dante); da questo punto, a quota 1085 m, per raggiungere il Castellum aquae le
tubazioni compivano un percorso di circa 13,5 km. Il motivo della scelta di una
sorgente così lontana va ricercato nell’ottima qualità dell’acqua; ancora oggi gli
abitanti del luogo la indicano come una delle migliori di tutto il comprensorio;
l’acqua, infatti, è caratterizzata da una bassissima presenza di minerale di calcio
in soluzione, come si può verificare anche dai frammenti di tubi rinvenuti nella
parte del tracciato più vicina alla sorgente, praticamente privi di depositi di
calcare. Per portarla a Hierapolis furono necessari notevoli interventi affinché
le condutture mantenessero il più possibile una pendenza costante o comunque
sufficiente a consentire il flusso fino alla città; a causa del terreno molto acci-
dentato e dell’orografia movimentata, soprattutto nella parte alta del tracciato,
furono necessarie delle gallerie (Fig. 4, C e D), in prossimità delle strette e
profonde valli percorse da due modesti corsi d’acqua, il Koca Dere ed il Zillik
Dere, in località Kocapınar (Fig. 8), tagli nel banco roccioso per l’alloggiamento
dei tubi e la costruzione di grandi ponti realizzati con blocchi parallelepipedi di
travertino, di cui in alcuni casi, come in località Akçaoluk (Fig. 4, F) e lungo il
corso del Gök Dere (Fig. 4, M), si conservano i resti delle spalle (Fig. 9).
Lungo il tracciato che è stato ricostruito si rinvengono numerosi frammenti
di tubi sparsi sul terreno o in posto, che presentano misure e caratteristiche diverse
tra loro; in alcuni tratti, inoltre, le condutture sono inserite in alloggiamenti rea-
lizzati con spallette in muratura e copertura a lastre di pietra. Non lontano dalla
344
Hierapolis di Frigia. Applicazioni informatiche alle ricognizioni archeologiche
Fig. 8 – Sbocco di una galleria in località Kocapınar; al di sotto, si notano i tagli nella parete rocciosa per
l’alloggiamento della conduttura. Nel riquadro è visibile un tratto della galleria con volta in muratura.
345
G. Scardozzi
Fig. 9 – Due vedute della spalla meridionale del ponte a blocchi lungo il Gök Dere.
Fig. 10 – Due sezioni artificiali che hanno messo in luce i tubi dell’acquedotto a NE di Hierapolis.
346
Hierapolis di Frigia. Applicazioni informatiche alle ricognizioni archeologiche
Fig. 11 – Tratto di conduttura messo in luce in seguito all’apertura di una strada moderna.
Fig. 12 – Due tubi affiancati (A, B) che ne obliterano un terzo (C), messi in luce da uno sbancamento.
In alto (D) ed a destra (E) si notano i resti di due canali completamente riempiti da incrostazioni di
calcare: il secondo, in particolare, presenta spallette in muratura (in blocchetti e pietrame legato da
malta), rivestite di intonaco idraulico, ed il fondo costituito da grandi tegole di terracotta.
347
G. Scardozzi
mentano come l’acqua fosse captata da una o più sorgenti diverse da quella in
località Can Pınar, probabilmente situate sulle alture più a monte; tra esse, va
probabilmente considerata quella esistente in località Çaltılı a quota 990 m,
presso la quale sono presenti sporadici frammenti di tubi con diametro di circa 36
cm (Fig. 4, G). Lungo il percorso delle due tubazioni affiancate, che presentano
impasti simili a quelli delle condutture di epoca proto-bizantina messe in luce
nell’area urbana, si rinvengono, rimossi dalla loro sede originaria, vari frammenti
di un tubo con diametro di 40 cm e privi di concrezioni calcaree, molto simili a
quelli esistenti presso la sorgente in località Can Pınar; questi due tubi, inoltre,
sembrano obliterare con il loro tracciato quello della conduttura isolata (Fig.
12, C), che risulta completamente ostruita dalle incrostazioni.
Procedendo in direzione di Hierapolis, si rinvengono numerosi tratti del
canale che affiancava i tubi, con l’acqua che si è “solidificata” in formazioni di
348
Hierapolis di Frigia. Applicazioni informatiche alle ricognizioni archeologiche
4. CONCLUSIONI
Per il raggiungimento di questi risultati archeologici, nella fase di ricerca
sul terreno è stato molto importante, come accennato, l’esame delle immagini
satellitari dell’area indagata, che ha preceduto ed accompagnato la ricognizione
diretta, al fine di individuare tracce ed anomalie riferibili ad evidenze antiche. Par-
ticolarmente utile per l’oggetto principale della ricerca (in cui l’obiettivo primario
era l’individuazione dei resti degli antichi acquedotti, senza comunque trascurare
le altre presenze archeologiche) è risultata la video-esplorazione del territorio su
modelli tridimensionali vestiti con le immagini satellitari: per apprezzare meglio
la morfologia dell’area in oggetto prima dell’esame diretto del terreno sono state
utilizzate sia le immagini pan-sharpened di QuickBird 2 visibili in Google Earth in
349
G. Scardozzi
Fig. 15 – Tratto di canale pieno di concrezioni calcaree. Nel riquadro in alto, è visibile un particolare
della struttura, che era delimitata da spallette in muratura e di cui è ancora conservato il fondo a
grandi tegole; la freccia indica uno dei tubi in terracotta a fianco del canale. Nel riquadro in basso,
invece, compare la traccia dei resti del canale nell’immagine satellitare.
Fig. 16 – A sinistra, tubo in terracotta e canale in muratura pieno di concrezioni calcaree messi in luce
da uno sbancamento; a destra, tratto di conduttura alle pendici settentrionali del Tıngırtaş Tepe.
350
Hierapolis di Frigia. Applicazioni informatiche alle ricognizioni archeologiche
Fig. 17 – Sezione dell’andamento del terreno in corrispondenza del tracciato dell’acquedotto che rag-
giunge Hierapolis da E, tra la sorgente (1065 m s.l.m.) ed il pendio meridionale del Kayraklık Tepe (643
m s.l.m.), da dove ha inizio la discesa in direzione del Castellum aquae attraverso il moderno villaggio
di Ören: su un tratto di oltre 4,6 km, le condutture in terracotta percorrono un dislivello di 422 m.
12
In Google Earth (http://earth.google.com/) l’area interessata dal tracciato degli ac-
quedotti risulta infatti coperta da immagini ad alta risoluzione di QuickBird 2, che sono state
utilizzate in tutte le fasi della ricerca; una di esse è quella commissionata appositamente per le
ricerche archeologiche a Hierapolis e nel suo territorio ed acquisita dal satellite il 25-03-2005,
visibile nel server on-line dal marzo 2006. Le riprese di QuickBird 2 inserite in Google Earth,
sebbene la compressione per la visualizzazione attraverso Internet comprometta notevolmente
la loro risoluzione spettrale, mantengono comunque un’elevata risoluzione geometrica (circa
70 cm), che consente il loro impiego nella ricerca archeologica (BECK 2006; UR 2006).
13
Il dato fornito dal server on-line è stato quindi integrato con il posizionamento dei
rinvenimenti ed i relativi metadati raccolti nella ricognizione diretta del terreno.
351
G. Scardozzi
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ABSTRACT
The paper deals with some of the results of the research activities of the IBAM-CNR
in the project «Il Mediterraneo antico e medievale come luogo di incontro tra Oriente e Occi-
dente, Nord e Sud», conducted as part of the activities of the Italian Archaeological Mission in
Hierapolis of Phrygia (Turkey). During the archaeological surveys in 2004-2007 satellite images
with high geometric, radiometric and spectral resolutions, that constituted important tools for
the research in the city and in its territory, were used because vertical aerial photos and recent
detailed maps are not available. During the surveys some computer applications were also de-
veloped, such as a system which is able to facilitate and accelerate the task of positioning and
managing the archaeological finds, using a palm-top computer or a Tablet PC integrated with a
GPS antenna and a software for archaeological navigation and management of survey records
called Ulixes, which is still in the prototype phase. The purpose of the system is to enable the
users to navigate employing maps which they have chosen, or, as in the case of Hierapolis,
using high resolution satellite images. In the event of an archaeological discovery, it is possible
to memorise its position and metadata consisting of a record in which the geographical coor-
dinates and a detailed description of the type of discovery are inserted.
Exemplificative of the applied methodologies is the study of the aqueducts which
brought water to Hierapolis. During the surveys in the territory around the ancient city three
main routes were identified, documented and positioned, from the north, north-east and east,
which were 6.3 to 13.5 km long. They consisted of terracotta pipes, in some cases simply
buried in the earth, in others laid in hollows carved out of the rock or carved stone supports,
next to which there was also, in some cases, an open channel. These aqueducts, built in the
Roman period and still in use in the proto-Byzantine age, brought drinking water from springs
located immediately below the summit of a plateau to the north of the city. For the study, the
reconstruction and the visualization of their routes, DEMs (particularly from Google Earth or
based on SRTM data) were also used, on which high resolution satellite images and imported
waypoints from the GPS receivers used in the field work were draped.
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