Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
18 visualizzazioni29 pagine

Carnet Campo Della Gloriosa Legione

Il documento è un carnet di riflessione spirituale che invita a vivere secondo i principi cristiani e le virtù cardinali. Esplora temi come la preparazione, l'importanza della comunità e il riconoscimento del proprio ruolo, oltre a fornire spunti di riflessione su come applicare le virtù nella vita quotidiana. Include anche passaggi biblici e insegnamenti sulla carità e l'uso dei carismi per servire gli altri.
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato DOCX, PDF, TXT o leggi online su Scribd
Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
18 visualizzazioni29 pagine

Carnet Campo Della Gloriosa Legione

Il documento è un carnet di riflessione spirituale che invita a vivere secondo i principi cristiani e le virtù cardinali. Esplora temi come la preparazione, l'importanza della comunità e il riconoscimento del proprio ruolo, oltre a fornire spunti di riflessione su come applicare le virtù nella vita quotidiana. Include anche passaggi biblici e insegnamenti sulla carità e l'uso dei carismi per servire gli altri.
Copyright
© © All Rights Reserved
Per noi i diritti sui contenuti sono una cosa seria. Se sospetti che questo contenuto sia tuo, rivendicalo qui.
Formati disponibili
Scarica in formato DOCX, PDF, TXT o leggi online su Scribd
Sei sulla pagina 1/ 29

CAMPO DELLA

GLORIOSA LEGIONE

VALLI DEL PASUBIO


XXXi-XIII A. MMXXIII
CARNET DI _________________________
LUNEDÌ 31 (I giorno)
SEMPRE PRONTO
Signore Gesù, che hai dato l’avvertimento “Siate pronti” e che a me facesti la
grazia di sceglierlo per divisa, accordami di esserti fedele. Che tutte le
circostanze della vita mi trovino al dovere, amando ciò che è vero, operando
ciò che è bene; devoto alla Chiesa, leale all’autorità ed alla Patria; sempre
pronto a perdonare, sempre pronto a soccorrere; sorridente nel soffrire; puro di
cuore e casto di corpo. Ecco, o Signore, le tracce dei tuoi passi! Io voglio
seguirle attraverso a tutto, imperterrito ed irreprensibile, senza paura e senza
macchia, con l’anima virile e con la fronte alta. È la mia promessa di Cristiano
e di Esploratore. Sul mio onore manterrò la parola, non verrò meno,
confidando, Signore Gesù, nel tuo amore e nella tua grazia. Amen.
MARTEDI 1 (II giorno)
PRIMA LETTERA AI CORINZI; 12, 4-27
4
Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5 vi sono diversità di
ministeri, ma uno solo è il Signore; 6 vi sono diversità di operazioni, ma uno
solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7 E a ciascuno è data una manifestazione
particolare dello Spirito per l'utilità comune: 8 a uno viene concesso dallo
Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso
Spirito, il linguaggio di scienza; 9 a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito;
a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; 10 a uno il
potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di
distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine
l'interpretazione delle lingue. 11 Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo
Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole.
12
Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra,
pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. 13 E in realtà noi tutti
siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o
Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. 14 Ora il
corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. 15 Se il piede
dicesse: «Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo
non farebbe più parte del corpo. 16 E se l'orecchio dicesse: «Poiché io non sono
occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del
corpo. 17 Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto
udito, dove l'odorato? 18 Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo
distinto nel corpo, come egli ha voluto. 19 Se poi tutto fosse un membro solo,
dove sarebbe il corpo? 20 Invece molte sono le membra, ma uno solo è il
corpo. 21 Non può l'occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né la testa
ai piedi: «Non ho bisogno di voi». 22 Anzi quelle membra del corpo che
sembrano più deboli sono più necessarie; 23 e quelle parti del corpo che
riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle
indecorose sono trattate con maggior decenza, 24 mentre quelle decenti non ne
hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò
che ne mancava, 25 perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie
membra avessero cura le une delle altre. 26 Quindi se un membro soffre, tutte le
membra soffrono insieme, e, se un membro è onorato, tutte le membra
gioiscono con lui. 27 Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per
la sua parte.
LA TESTUGGINE ROMANA
«Descriverò ora la formazione a testuggine e come si forma. I bagagli, la
fanteria leggera ed i cavalieri sono collocati al centro dello schieramento. Una
parte della fanteria pesante, armata con gli scudi concavi semicircolari, si
dispone a forma di quadrato (agmen quadratum) ai margini dello
schieramento, con gli scudi rivolti verso l'esterno a protezione della massa.
Gli altri che hanno gli scudi piatti, si raccolgono nel mezzo e stringendosi
alzano gli scudi in aria a difesa di tutti. Per questo motivo, in tutto lo
schieramento si vedono solo gli scudi e tutti sono al riparo dalle frecce
nemiche, grazie alla compattezza della formazione.
I Romani ricorrono a questa formazione in due casi: quando si avvicinano ad
una fortezza per conquistarla o quando, circondati da ogni parte da arcieri
nemici, si mettono in ginocchio in contemporanea, compresi i cavalli che sono
addestrati a mettersi sulle ginocchia o a sdraiarsi a terra. così fanno credere al
nemico di essere sfiniti e quando i nemici si avvicinano, si alzano
all'improvviso e li annientano.»
(Cassio Dione Cocceiano, Storico Romano)
SPUNTI PER RIFLETTERE
- So riconoscere qual è il mio ruolo all’interno della squadriglia?
- So rispettare quello degli altri, o voglio sempre essere
protagonista?
- Riconosco nella squadriglia un ambiente dove posso crescere e
aiutare gli altri a farlo o mi preoccupo solo di me stesso?

MERCOLEDÌ (2 III giorno)


LE VIRTÙ CARDINALI

La prudenza è la virtù che dispone la ragione pratica a discernere in ogni


circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati a compierlo.
L'uomo «accorto controlla i suoi passi». «Siate moderati e sobri per dedicarvi
alla preghiera». La prudenza è la «retta norma dell'azione», scrive san
Tommaso sulla scia di Aristotele. Essa non si confonde con la timidezza o la
paura, né con la doppiezza o la dissimulazione. È detta «auriga virtutum –
cocchiere delle virtù»: essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura.
È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza. L'uomo
prudente decide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio. Grazie
alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza
sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare.

La giustizia è la virtù morale che consiste nella costante e ferma volontà di


dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto. La giustizia verso Dio è
chiamata «virtù di religione». La giustizia verso gli uomini dispone a rispettare
i diritti di ciascuno e a stabilire nelle relazioni umane l'armonia che promuove
l'equità nei confronti delle persone e del bene comune. L'uomo giusto, di cui
spesso si fa parola nei Libri Sacri, si distingue per l'abituale dirittura dei propri
pensieri e per la rettitudine della propria condotta verso il prossimo. «Non
tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente, ma
giudicherai il tuo prossimo con giustizia». «Voi, padroni, date ai vostri servi
ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone in cielo».

La fortezza è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la


costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle
tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza
rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e
le persecuzioni. Dà il coraggio di giungere fino alla rinuncia e al sacrificio
della propria vita per difendere una giusta causa. «Mia forza e mio canto è il
Signore». «Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto
il mondo».

La temperanza è la virtù morale che modera l'attrattiva dei piaceri e rende


capaci di equilibrio nell'uso dei beni creati. Essa assicura il dominio della
volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti dell'onestà. La persona
temperante orienta al bene i propri appetiti sensibili, conserva una sana
discrezione, e non segue il proprio istinto e la propria forza assecondando i
desideri del proprio cuore.83 La temperanza è spesso lodata nell'Antico
Testamento: «Non seguire le passioni; poni un freno ai tuoi desideri». Nel
Nuovo Testamento è chiamata «moderazione» o «sobrietà». Noi dobbiamo
«vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo».

SPUNTI PER RIFLETTERE


- Quale virtù mi rispecchia maggiormente?
- Su quale invece devo lavorare di più?
- Nella mia quotidianità come posso avvicinarmi di più a queste virtù?

GIOVEDI 3 IV giorno
ATTI DEGLI APOSTOLI 9, 1-18
In quei giorni. Saulo, spirando
ancora minacce e stragi contro i
discepoli del Signore, si
presentò al sommo sacerdote e
gli chiese lettere per le
sinagoghe di Damasco, al fine di
essere autorizzato a condurre in
catene a Gerusalemme tutti
quelli che avesse trovato, uomini
e donne, appartenenti a questa
Via. E avvenne che, mentre era
in viaggio e stava per avvicinarsi
a Damasco, all’improvviso lo
avvolse una luce dal cielo e,
cadendo a terra, udì una voce
che gli diceva: «Saulo, Saulo,
perché mi perséguiti?». Rispose:
«Chi sei, o Signore?». Ed egli:
«Io sono Gesù, che tu
perseguiti! Ma tu àlzati ed entra
nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il
cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non
vedendo nessuno. Saulo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva
nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni
rimase cieco e non prese né cibo né bevanda. C’era a Damasco un discepolo di
nome Anania. Il Signore in una visione gli disse: «Anania!». Rispose:
«Eccomi, Signore!». E il Signore a lui: «Su, va’ nella strada chiamata Diritta e
cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta
pregando e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire a imporgli le
mani perché recuperasse la vista». Rispose Anania: «Signore, riguardo a
quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a
Gerusalemme. Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti di
arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». Ma il Signore gli disse: «Va’,
perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome
dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà
soffrire per il mio nome». Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le
mani e disse: «Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è
apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di
Spirito Santo». E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò
la vista. Si alzò e venne battezzato.

SPUNTI PER RIFLETTERE


- Come vivi il tuo rapporto con Gesù?
- Ti ricordi di lui solo nel momento del bisogno o lo riconosci in altri
momenti della tua vita?
- Come San Paolo, quando commetti un errore te ne rendi conto e hai il
coraggio di chiedere perdono o fai finta di nulla?

VENERDI 4 (V giorno)
PRIMA LETTERA DI PIETRO; 4,8-11
8
Soprattutto conservate tra voi una carità fervente, perché la carità copre
una moltitudine di peccati. 9Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri,
senza mormorare. 10Ciascuno, secondo il dono ricevuto, lo metta a servizio
degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio. 11Chi
parla, lo faccia con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con
l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto sia glorificato Dio per mezzo di
Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei
secoli. Amen!

“Ciascuno viva secondo il carisma ricevuto, mettendolo a servizio degli


altri”. Il Carisma è un “dono di grazia”, un talento che, impastato di Spirito
Santo, ha il potere si avvicinare l’uomo a Dio. Non è, per esempio, l’essere
intonati e bravi a cantare, ma è aprire il cuore di chi ascolta attraverso il
canto, liberarlo dall’angoscia ed elevarlo verso alte vette. Il carismatico è
colui che si mette a servizio degli altri per il piacere di farlo, senza
aspettare ringraziamenti o ricompense che non siano lo stesso servizio,
ma esponendosi alle persecuzioni del mondo che, non sempre, lo
accoglierà. Il carismatico non è colui che dice di esserlo e si attribuisce
questo o quel carisma, ma è colui che viene riconosciuto dagli altri che
vedono in lui l’opera dello Spirito, l’umiltà del lasciarsi usare e assaporano
i frutti di vita che il suo carisma porta (Gal. 5, 22: amore, gioia, pace,
pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé) Essere
Carismatico, non vuol dire essere Santo. La Santità, infatti. non si
raggiunge con il mero esercizio del Carisma, ma seguendo la “via migliore
di tutte”, che è quella dell’Amore. Se la via dell’Amore non viene
perlomeno intrapresa, potremo fare anche i miracoli, ma saremo come
“un cembalo che tintinna e uno strumento che suona a vuoto “. Aspirate ai
carismi più grandi”, (Sapienza, Scienza, Fede, Guarigione, dei Miracoli,
della Profezia Discernimento degli Spiriti, e interpretazione delle lingue) e
rendono la Comunità veramente carismatica! Oltre a questi, ce ne sono
infiniti, tutti importanti e tutti utili a rendere splendido il corpo mistico in
cui siamo inseriti il cui cuore pulsante Gesù.

SPUNTI PER RIFLETTERE


- Riesci a riconoscere quali sono i tuoi doni (carismi)?
- Come li utilizzi all’interno della squadriglia?
- Pensando all’uscita di oggi e alla missione da svolgere, in quale fase
pensi che i tuoi carismi siano stati più sfruttati?

SABATO 5 (VI giorno)

I bambini romani sentivano continuamente in famiglia parlare delle gesta del


padre, degli zii o dei nonni, se non degli avi, e i giochi preferenziali con gli
altri bambini erano di finti combattimenti, finchè iniziavano ad andare in
palestra all'età di 12 anni, tassativa per tutti. Qui facevano ginnastica
soprattutto correndo e maneggiando armi di legno. Al contrario dei Greci che
vedevano nella palestra una cura del corpo per trarne armonia e bellezza, corpo
che veniva esibito nudo in palestra, i Romani vi vedevano solo la preparazione
alla guerra.
Bisognava allenarsi per sopportare il peso dell'armatura e delle armi, per
correre velocemente e rinforzare le varie parti del corpo. In genere era il padre
ad accompagnare il figlio in palestra, qui c'erano schiavi che si occupavano
dell'addestramento del bambino, ma il primo ad avviarlo e ad assisterlo era il
padre, e in mancanza di questo uno zio o un parente. Le palestre più antiche
furono i campus, dove giovani e ragazzini andavano ad allenarsi, che restarono
comunque palestre anche quando sorsero quelle delle terme, belle e
attrezzatissime.
In palestra avveniva già la prolusio, termine tipico della gladiatura per indicare
una competizione incruenta, cioè un combattimento reale che adottava armi
hebetes, ossia senza filo e senza punta. in genere di legno, con apparati
difensori per la testa, per gli stinchi e persino per le braccia, alla maniera
gladiatoria.

SPUNTI PER RIFLETTERE


- Quando ti si è presentata una sfida che ritieni ardua hai avuto il
coraggio di metterti in gioco per migliorare e superarla?
- Se sì, quali sensazioni hai provato? Se no, cosa ti ha frenato?
- Nella vita di tutti i giorni ti mantieni in allenamento (corpo e mente) o
sei pigro? Se sì perché, se no perché?

DOMENICA 6 (VII giorno)

Santa messa
- CANTO D’INIZIO: Camminerò n°32

PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Danièle
Dn 7,9-10.13-14
Io continuavo a guardare, quand'ecco furono collocati troni e un vegliardo si
assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano
candidi come la lana; il suo trono era come vampe di fuoco con le ruote come
fuoco ardente. Un fiume di fuoco scorreva e usciva dinanzi a lui, mille
migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i
libri furono aperti. Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le
nubi del cielo
uno simile a un figlio d'uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli
furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai
distrutto.

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE
DAL SAL 96 (97)
R. Il Signore regna, il Dio di tutta la terra.

Il Signore regna: esulti la terra,


gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono. R.

I monti fondono come cera davanti al Signore,


davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria. R.

Perché tu, Signore,


sei l'Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi. R.

SECONDA LETTURA
Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo
2Pt 1,16-19

Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro


Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente
inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza.
Egli, infatti, ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa
voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l'amato, nel quale ho posto
il mio compiacimento». Questa voce noi l'abbiamo udita discendere dal cielo
mentre eravamo con lui sul santo monte.
E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a
volgere l'attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non
spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino. Parola di Dio.

- ALLELUIA: Alleluia, alleluia, alleluia,


alleluia, alleluia!
Alleluia, alleluia, alleluia,
alleluia, alleluia!

Canto per Cristo che mi libererà


quando verrà nella gloria,
quando la vita con Lui rinascerà.
Alleluia, alleluia

VANGELO
Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 17,1-9

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li
condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo
volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco
apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui!
Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli
stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra.
Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui
ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande
timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete».
Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di
questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».
Parola del Signore.

- CANTO OFFERTORIO:
Nebbia e freddo,
Giorni lunghi e amari
Mentre il seme muore
Poi il prodigio
Antico e sempre nuovo
Del primo filo d'erba
E nel vento dell'estate
Ondeggiano le spighe
Avremo ancora pane!

Benedici, o Signore
Quest'offerta che portiamo a te
Facci uno come il Pane
Che anche oggi hai dato a noi

Nei filari
Dopo il lungo inverno
Fremono le viti
La rugiada avvolge nel silenzio
I primi tralci verdi
Poi i colori dell'autunno
Coi grappoli maturi
Avremo ancora vino

Benedici, o Signore
Quest'offerta che portiamo a te
Facci uno come il Vino
Che anche oggi hai dato a noi

Benedici, o Signore
Quest'offerta che portiamo a te
Facci uno come il Vino
Che anche oggi hai dato a noi

- SANTO:
Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo
I cieli e la terra sono pieni della tua gloria
Osanna, osanna, osanna nell'alto dei cieli
Osanna, osanna, osanna nell'alto dei cieli
Benedetto colui che viene nel nome del Signore
Osanna, osanna, osanna nell'alto dei cieli
Osanna, osanna, osanna nell'alto dei cieli

- CANTO COMUNIONE:
Acqua siamo noi
dall'antica sorgente veniamo,
fiumi siamo noi
se i ruscelli si mettono insieme,
mari siamo noi
se i torrenti si danno la mano,
vita nuova c'è
se Gesù è in mezzo a noi.

E allora diamoci la mano


e tutti insieme camminiamo
ed un oceano di pace nascerà.
E l'egoismo cancelliamo,
un cuore limpido sentiamo
è Dio che bagna del suo amor
l'umanità.

Su nel cielo c'è


Dio Padre che vive per l'uomo,
crea tutti noi
e ci ama di amore infinito,
figli siamo noi
e fratelli di Cristo Signore,
vita nuova c'è
quando lui è in mezzo a noi.

E allora diamoci la mano...


Nuova umanità
oggi nasce da chi crede in lui,
nuovi siamo noi
se l'amore è la legge di vita,
figli siamo noi
se non siamo divisi da niente,
vita eterna c'è
quando lui è dentro a noi.

E allora diamoci la mano... (2x)

SERVO PER AMORE

Una notte di sudore


Sulla barca in mezzo al mare
E mentre il cielo si imbianca già
Tu guardi le tue reti vuote
Ma la voce che ti chiama
Un altro mare ti mostrerà
E sulle rive di ogni cuore
Le tue reti getterai

Offri la vita tua come Maria


Ai piedi della croce
E sarai servo di ogni uomo
Servo per amore
Sacerdote dell'umanità

Avanzavi nel silenzio


Fra le lacrime e speravi
Che il seme sparso davanti a Te
Cadesse sulla buona terra
Ora il cuore tuo è in festa
Perché il grano biondeggia ormai
è maturato sotto il sole
Puoi riporlo nei granai

Offri la vita tua come Maria


Ai piedi della croce
E sarai servo di ogni uomo
Servo per amore
Sacerdote dell'umanità
SAN DAMIANO

Ogni uomo semplice porta in cuore un sogno


con amore ed umiltà potrà costruirlo.
Se davvero tu saprai vivere umilmente
più felice tu sarai anche senza niente.

Se vorrai ogni giorno con il tuo sudore


una pietra dopo l’altra alto arriverai.

Nella vita semplice troverai la strada


che la calma donerà al tuo cuore puro
E le gioie semplici sono le più belle
sono quelle che alla fine sono le più grandi

Dai e dai ogni giorno con il tuo sudore


una pietra dopo l’altra in alto arriverai

- CANTO FINALE
Mio Dio, Signore, nulla è pari a te
Ora e per sempre, voglio lodare
Il tuo grande amor per me
Mia roccia tu sei, pace e conforto mi dai
Con tutto il cuore e le mie forze
Sempre io ti adorerò

Popoli tutti acclamate al Signore


Gloria e potenza cantiamo al re
Mari e monti si prostrino a te
Al tuo nome, o Signore

Canto di gioia per quello che fai


Per sempre Signore con te resterò
Non c'è promessa, non c'è fedeltà che in te

Mio Dio, Signore, nulla è pari a te


Ora e per sempre, voglio lodare
Il tuo grande amor per me

Mia roccia tu sei, pace e conforto mi dai


Con tutto il cuore e le mie forze
Sempre io ti adorerò
Popoli tutti acclamate al Signore
Gloria e potenza cantiamo al re
Mari e monti si prostrino a te
Al tuo nome, o Signore

Canto di gioia per quello che fai


Per sempre Signore con te resterò
Non c'è promessa, non c'è fedeltà che in te

Popoli tutti acclamate al Signore


Gloria e potenza cantiamo al re
Mari e monti si prostrino a te
Al tuo nome, o Signore

Canto di gioia per quello che fai


Per sempre Signore con te resterò
Non c'è promessa, non c'è fedeltà che in te (3x)
LUNEDI 7 (VIII giorno)
La vita dei Romani, seppure arretrata rispetto a tante conquiste di oggi, era
molto avanzata civilmente rispetto alle popolazioni del resto del mondo.

«Del tuo mondo


bellissima regina, o
Roma, ascolta;
...Desti una patria ai
popoli
dispersi in cento luoghi:
furon ventura ai barbari
le tue vittorie e i gioghi;
ché del tuo diritto ai
sudditi mentre il
consorzio appresti,
di tutto il mondo una
città facesti.»
(Rutilio Namaziano)

Questa civiltà si formò


per il contatto tra popoli diversi che stemperarono tra di loro molti eccessi
scambiandosi aspetti diversi di diverse culture.

Dalla filosofia di Orazio (poeta e scrittore):


“nessuno nasce senza difetti, il migliore è colui che ne ha di meno... ed è
giusto che chi chiede indulgenza per i propri difetti, la conceda a sua volta
anche agli altri."

SPUNTI PER RIFLETTERE


- sono capace di accettare o chiedere l’aiuto degli altri quando mi viene
offerto o ne ho bisogno, oppure sono orgoglioso?
- So riconoscere i miei difetti e lavorare su di essi?
- Riesco ad accettare chi è diverso e/o la pensa differentemente da me?
MARTEDI 8 (IX giorno)
IL SILENZIO PRIMA DELLA BATTAGLIA

Si dice però che prima della battaglia i romani stessero in assoluto silenzio,
battendo ritmicamente le spade sugli scudi, il che era abbastanza terrorizzante,
perché riuscivano a battere ritmicamente in precisione assoluta, come un sol
uomo.
Nel tardo impero, cioè dal IV secolo, si usava anche il barrito dell'elefante, che
i romani avevano appreso dai germani. Vero è che nel IV secolo le legioni
erano formate perlopiù da germani, una delle cause della caduta dell’Impero
Romano.
Dunque, i romani avanzavano senza un grido, ma col fragore ritmico delle
spade sugli scudi (modalità copiata oggi dalle squadre di polizia
antisommossa) mentre i nemici si dimenavano urlando e saltando ognuno per
suo conto come era usanza tra i barbari occidentali (in oriente i costumi
variavano da paese a paese).
Si dice che non gridassero per udire meglio gli ordini in battaglia, ma non è
così perché gli ordini in quel frangente erano uditivi e visivi, uditivi per i suoni
delle varie trombe, con suoni diversi a seconda del comando di avanzare, di
ritirare, di compattarsi, di coprirsi ecc., visivi perché per maggior sicurezza
venivano sventolati dei vessilli che segnalavano gli ordini di cui sopra, per
essere certi che i legionari avessero compreso.
In alcune epoche e zone venivano usati anche i fischietti. Un primo fischio per
lanciare i giavellotti, un secondo fischio per coprirsi con gli scudi e sguainare
il gladio, e così via per lasciare il posto alle fila posteriori per un ricambio
delle forze che erano così sempre fresche. Naturalmente poi c'erano i
centurioni a ribadire gli ordini per essere certi che tutti avessero compreso.
Dunque, il fragore delle armi sugli scudi o dei barriti che venivano eseguiti
dietro gli scudi in modo che questi agissero come cassa di risonanza non erano
da meno delle urla. Il tacere aveva un significato diverso. Anzitutto
dimostravano al nemico che le loro minacce non li intimorivano per cui non
rispondevano alle provocazioni. In effetti, per i barbari, abituati alle battaglie
fra tribù dove tutti urlavano e si dimenavano, il comportamento minaccioso ma
ordinatissimo delle fila romane era un po' destabilizzante.
Peraltro, l'urlo di guerra stabilito dal comandante rafforzava l'unione degli
intenti, la fedeltà al generale e la disciplina nella coesione perfetta: un urlo
poderosissimo sì, ma voluto dal generale e gridato come fossero un sol uomo.
Dunque, dopo essere arrivati a distanza di tiro di un pilum nel più assoluto
silenzio, ma battendo le spade sullo scudo, veniva lanciato il pilum, si
avanzava ancora di qualche metro e poi si caricava. Per evitare di perdere
compattezza la carica doveva essere fatta il più tardi possibile, ed è a questo
punto, che si lanciava il fatidico urlo di battaglia, che era lo stesso per tutti,
scelto ogni volta dal proprio comandante per quel giorno e per quella battaglia.

CANTICO DELLE CREATURE


«Altissimo, Onnipotente Buon
Signore, tue sono le lodi, la gloria,
l'onore e ogni benedizione.
A te solo, o Altissimo, si addicono e
nessun uomo è degno di menzionarti.
Lodato sii, mio Signore, insieme a
tutte le creature, specialmente per il
signor fratello sole, il quale è la luce
del giorno, e tu tramite lui ci dai la
luce. E lui è bello e raggiante con
grande splendore: te, o Altissimo,
simboleggia.
Lodato sii, o mio Signore, per sorella
luna e le stelle: in cielo le hai create,
chiare preziose e belle.
Lodato sii, mio Signore, per fratello vento, e per l'aria e per il cielo; per quello
nuvoloso e per quello sereno, per ogni stagione tramite la quale alle creature
dai vita.
Lodato sii, mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile,
preziosa e pura.
Lodato sii, mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte.
Egli è bello, giocondo, robusto e forte.
Lodato sii, mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci dà
nutrimento e ci mantiene: produce diversi frutti, con fiori variopinti ed erba.
Lodato sii, mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore, e
sopportano malattie e sofferenze.
Beati quelli che le sopporteranno serenamente, perché dall'Altissimo saranno
premiati.
Lodato sii, mio Signore, per la nostra sorella morte corporale, dalla quale
nessun essere umano può scappare; guai a quelli che moriranno mentre sono in
peccato mortale.
Beati quelli che troveranno la morte mentre stanno rispettando le tue volontà.
In questo caso la morte spirituale non procurerà loro alcun male.
Lodate e benedite il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umiltà.»

SPUNTI PER RIFLETTERE


- So apprezzare i momenti di silenzio che la vita mi offre?
- Riesco a capire i momenti in cui stare in silenzio e capire i silenzi
degli altri?
- In questo momento di silenzio “forzato” riesco ad apprezzarlo e
ascoltare i suoni che il creato produce? Come mi fa sentire?
MERCOLEDI 9 (X giorno)
Il

giuramento romano era un atto solenne a cui partecipano tre soggetti: due
soggetti terreni, uno attivo, che invoca la potenza sovraumana, ed uno
passivo, ed una terza figura divina, che garantisce l’atto e viene sollecitata,
con l’exsecratio a punire l’eventuale spergiuro. Nel giuramento, dunque, si
univano un elemento umano e un elemento divino, di qui la pericolosità
dell'infrazione.
Una delle iscrizioni più antiche che ci sono pervenute, è quella incisa sul ‘vaso
di Duenos’, con la promessa giurata di un determinato comportamento che
avrebbe dovuto tenere una fanciulla. L’iscrizione è effettuata in prima persona,
come se fosse il vaso stesso a parlare e l’arcaica struttura linguistica ne rende
difficoltosa l’interpretazione letterale.
Si narra pure che nella repubblica romana fondata nel 509 da Lucio Giunio
Bruto, il console aveva fatto giurare ai Romani di non tollerare mai più la
presenza di un re.
L’antichità del giuramento è dimostrata anche da un passaggio del I libro delle
Antichità romane di Dionigi di Alicarnasso, I sec. a. c., che, dopo aver narrato
l'origine dell'usanza romana di dedicare la decima parte dei guadagni ad Ercole
come ringraziamento, riporta una formula di giuramento.
La forza del giuramento era dunque grande per gli antichi Romani,
corrispondente al valore della parola data.
Si racconta così di Attilio Regolo che torna all'accampamento nemico per tener
fede al giuramento e rassegnarsi a una morte orribile, oppure si narra del
giuramento degli Orazi di vincere o morire, ma vi aggiungerei quello tra Orazi
e Curiazi, quando combattevano i campioni di una fazione per evitare lo
spargimento di sangue di un popolo.

SPUNTI PER RIFLETTERE


- Secondo te perché abbiamo bisogno delle regole?
- Quanto ti è difficile seguire le regole? Perché?
- Per noi scout gli articoli della legge sono un po’ come delle regole da
seguire, riesci sempre ad osservarle tutte? Con quali fai più difficoltà?

GIOVEDI 10 (XI giorno)

ANGELUS
L'Angelo del Signore
portò l'annunzio a Maria

Ed ella concepì
per opera dello
Spirito Santo.

Ave Maria...

Eccomi, sono la serva del


Signore.

Si compia in me
la tua parola.

Ave Maria...
E il Verbo si fece carne.

E venne ad abitare in mezzo a noi.

Ave Maria...

Prega per noi, santa Madre di Dio.

Perché siamo resi degni delle promesse di Cristo.

Preghiamo.
Infondi nel nostro spirito la Tua grazia, o Padre; Tu, che
nell'annunzio dell'angelo ci hai rivelato l'incarnazione del Tuo Figlio,
per la Sua passione e la Sua croce guidaci alla gloria della
risurrezione. Per Cristo nostro Signore.

VENERDI 11 XII giorno


ORAZIONE DEI CAVALIERI A SAN GIORGIO
Glorioso martire San Giorgio, proteggi tutti gli scout, che ti riconoscono loro
patrono. Aiutaci a vivere l’avventura della nostra adolescenza, fedeli al dono
del Battesimo, aperti ai suggerimenti dello Spirito, forti nel superare le prove
di questi anni belli e difficili, generosi nell’aiutare chi ha bisogno di noi. Così,
imitando i tuoi esempi, ci ritroveremo un giorno con te nella Casa del Padre,
per continuare a vivere nella gioia e per sempre la grande avventura di figli di
Dio.
SABATO 12 XIII giorno

PRIMA LETTERA AI CORINZI; 9, 24-27


24
Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il
premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! 25 Però ogni atleta è
temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi
invece una incorruttibile. 26 Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta;
faccio il pugilato, ma non come chi batte l'aria, 27 anzi tratto duramente il mio
corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato
agli altri, venga io stesso squalificato.

EBREI 12:1-2
1
Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di
testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e
corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, 2 fissando lo sguardo su
Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta
dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia, e si è seduto alla destra
del trono di Dio.
SPUNTI PER RIFLETTERE
- Riesco a seguire il sentiero che Dio ha scelto per me?
- Cerco di arrivare primo o mi accontento del secondo posto? quanto
impegno sono disposto a metterci?
- In squadriglia è come se steste correndo una staffetta riesci a dare il
tuo contributo in modo da poter “vincere” la gara?

Potrebbero piacerti anche