La Centralita Della Liturgia Nel Cataris
La Centralita Della Liturgia Nel Cataris
Quodlibet
Prima edizione: novembre 2005 Indice
© 2005 Quodlibet
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ISBN 88-7462-100-0
17 Lorenzo Paolini
La chiesa di Desenzano: un secolo di storia nel panorama del
catarismo padano
41 Enrico Riparelli
La centralità della liturgia nel catarismo
59 Francesco Zambon
L’interpretazione delle parabole evangeliche nella dottrina catara
Enrico Riparelli
Zambon, Milano, Adelphi 1997, p. 304. “Non desunt qui dicant locum materialem non
esse Ecclesiam, sed conventum fidelium tantum, quia, ut aiunt, locus ad orationem non
pertinet: sicut enim ubique est Deus, sic ubique adorari vel orari potest” Alanus de Insu-
lis, De fide catholica, PL 210, col. 371.
4 “Irrident pulsationes campanarum quas facimus” Eckbertus Schonaugiensis, Ser-
come se queste fossero state “trombe del demonio”5. Una vera ostilità si state inventate dai preti; le orazioni per i defunti o rivolte ai santi12, le
mostrava poi nei confronti delle immagini sacre6, ma soprattutto dei cro- indulgenze13 e i digiuni in occasione delle festività cattoliche erano tutte
cifissi e del segno della croce, avversione spiegata con un ragionamento devozioni annoverate tra gli atti assolutamente superflui: “Nullus catha-
tanto semplice quanto efficace: “Se tuo padre o tuo figlio fossero appesi, rus ieiunat vigiliam alicuius sancti, neque apostolorum, neque beate Vir-
tu ameresti forse l’albero o il patibolo sul quale sono stati appesi?”7. ginis, sed dicit quod meretrix ecclesia romana constituit vigilias, et hoc
Tra i sacramenti cattolici soprattutto l’Eucaristia era fatta segno di propter lucrum; neque festum alicuius sancti celebrant, neque domini-
aspre e ripetute critiche8. Ad esempio un certo “frater Bonfandinus” ce diei, neque vacant nisi forte propter scandalum”14.
ricordava di avere sentito dire dal ferrarese Armanno Pungilupo “quod È facile concludere a questo punto che il culto cataro, nel ripudia-
si corpus domini nostri Iesu Christi esset ita magnum sicut mons modo re tali tradizioni consolidate nel cattolicesimo coevo, optava per una
esset comestum”9, immagine utilizzata frequentemente dai detrattori riduzione all’essenziale delle manifestazioni religiose. Se in un primo
della transustanziazione eucaristica, come riporta anche l’inquisitore momento potrebbe sembrare espressa in tal modo quella esigenza di
domenicano Moneta da Cremona: “Obijcit etiam haereticus dicens: ‘Si riforma della Chiesa che qualche secolo più tardi contribuirà a scate-
Corpus Christi esset tantae quantitatis, quantae est mons unus, jam nare la polemica tra protestanti e cattolici, approfondendone le moti-
dudum consumptum esset, ex quo caepit in omnibus mundi partibus vazioni si può immediatamente comprendere che in realtà le spiegazio-
manducari’”10. Da parte loro i catari sostenevano una interpretazione ni con cui tale semplicità rituale veniva fondata dai catari, poco o nulla
spirituale della Cena eucaristica, come spiega ad esempio il Rituale cata- avevano a che fare con ciò che l’agostiniano Martin Lutero e gli altri
ro di Firenze: “Di questo pane, come crediamo, sta scritto nel Vangelo riformatori sosterranno nella controversia con la Chiesa romana.
del beato Matteo: ‘Mentre mangiavano, Gesù prese del pane’ – cioè i Se infatti si tenta di porre in luce il centro dinamico da cui riceveva
precetti spirituali della Legge e dei Profeti – ‘e lo benedisse’ – cioè li significato la liturgia catara, è decisivo il fatto che esso non si trovasse in
lodò e li confermò, – ‘poi lo spezzò’ – cioè ne diede un’interpretazione primo luogo in un appello alla memoria di Cristo, dei suoi discepoli e
spirituale – ‘e lo diede ai suoi discepoli’ – cioè comandò loro di osser- delle loro gesta, nel tentativo di riformare la Chiesa e ricondurla alla
varli spiritualmente”11; ma anche a riguardo delle preghiere tradizio- più genuina sequela Christi, ma piuttosto in un richiamo ad avvenimenti
nali come l’Ave Maria potevano polemicamente dichiarare che erano che precedevano il momento storico dell’incarnazione di Cristo. Tale
5 Cfr. Pierre des Vaux-de-Cernay, Histoire albigeoise, a cura di P. Guébin, H. Mai-
punto dinamico veniva collocato in un tempo mitico che precedeva
sonneuve, Paris 1951, p. 8.
addirittura quello della creazione del mondo e dell’umanità, trattando-
6 “Quare ergo vos Ecclesie romane habetis cruces et ymagines in ecclesiis vestris et ibi si dell’epoca in cui si realizzò la drammatica caduta degli spiriti celesti
magnas reverentias et adoraciones facitis?” Liber supra Stella, in Eresie medievali. Scritti in seguito alla invasione del paradiso da parte del Dio straniero o,
minori, a cura di Ilarino da Milano, Rimini, Maggioli 1983, p. 333. secondo un’altra versione, a causa di una subdola tentazione perpetra-
7 Cfr. Liber supra Stella, cit., p. 352. Cfr. inoltre Le Registre d’inquisition de Jacques
Fournier, III, a cura di J. Duvernoy, Paris-La Haye-New York, Mouton - De Gruyter 1978,
p. 776 ; Bernard Gui, Manuale dell’inquisitore, a cura di N. Pinotti, Milano, Gallone 1998, 12 “Superfluum et vanum esse orare pro mortuis” Eckbertus, Sermones contra catha-
p. 25. “Crucem dicunt caractere esse bestie quod in Apocalipsi esse legitur: ‘Et abhomi- ros, cit., col. 15; “Nunquam etiam implorant auxilium vel patrocinium angelorum, seu
nacionem desolacionis stantem in loco sancto’” Manifestatio heresis catharorum, in R. beate Virginis, vel sanctorum” Raniero Sacconi, Summa de Catharis et Leonistis seu Pau-
Manselli, Per la storia dell’eresia nel secolo XII. Studi minori, in “Bullettino dell’Istituto peribus de Lugduno, in F. Šanjek, Raynerius Sacconi O.P. Summa de Catharis, in “Archi-
Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano”, 67 (1955), p. 209. vum Fratrum Praedicatorum”, 44 (1974), p. 45; “Dicunt etiam haeretici quidam orationes
8 “Missas quae in ecclesiis celebrantur omnino spernunt et pro nihilo ducunt” Eck- sanctorum non prodesse vivis, nec vivorum orationes mortuis” Alanus, De fide catholica,
bertus, Sermones contra catharos, cit., col. 15. cit., col. 373.
9 G. Zanella, Itinerari ereticali: patari e catari tra Rimini e Verona, Istituto Storico Ita- 13 Le anime dei defunti, infatti, “vel transeunt ad aeternam beatitudinem, vel ad aeter-
liano per il Medio Evo, Roma 1986, p. 55. nam damnationem. Non enim recipiunt quod credit universalis Ecclesia, videlicet esse
10 Moneta Cremonensis, Adversus Catharos et Valdenses libri quinque, a cura di Th. A. quasdam purgatorias poenas” Eckbertus, Sermones contra catharos, cit., col. 15.
Ricchini, Roma 1743 [rist. anast. Ridgewood, New Jersey 1964], p. 300. 14 A. Dondaine, La hiérarchie cathare en Italie, II: Le ‘Tractatus de hereticis’ d’Ansel-
11 Rituale latino, in F. Zambon, La cena segreta, cit., p. 319. me d’Alexandrie, in “Archivum Fratrum Praedicatorum”, 20 (1950), p. 313.
44 ENRICO RIPANELLI LA CENTRALITÀ DELLA LITURGIA NEL CATARISMO 45
ta dall’angelo Satana15. Secondo i catari l’atto liturgico sarebbe stato in rificavano il Padre dicendo: – Padre nostro che sei nei cieli – . E così
grado di ripristinare gli antichi spiriti celesti, cioè gli stessi “buoni cri- tutti i loro cantici salivano davanti alla sede del Padre. Ma da quando
stiani”, nella condizione paradisiaca precedente la discesa in questo sono caduti non possono più glorificare il Padre con questa preghie-
mondo infernale e la conseguente prigionia nel corpo demoniaco. È ra’”19. Far ricordare questo “cantico” agli angeli decaduti sarebbe stato
esattamente alla luce di questa vicenda celeste che deve essere compre- uno dei principali compiti dell’angelo Cristo disceso sulla terra20.
so il significato più profondo della liturgia catara, e in particolare gli L’atto del proclamare le petizioni rivolte al Padre era considerato
atti di culto più importanti, cioè il battesimo spirituale, chiamato anche talmente impegnativo da essere concesso solo ai catari “consolati”, cioè
consolamentum16, e la recitazione del Padre Nostro, che, come vedremo a coloro che avevano ricevuto il dono dello spirito mediante il rito del
più compiutamente, erano rispettivamente l’unico vero rito e l’unica consolamentum21. La versione catara di questa preghiera si distingueva
vera preghiera delle chiese catare. da quella cattolica in quanto la lezione panem quotidianum veniva sosti-
Che la liturgia fosse elemento centrale in tali comunità, è dimostra- tuita con quella matteana panem supersubstantialem, e alla fine dell’o-
to dal fatto che la vita quotidiana di un perfetto cataro era segnata razione veniva aggiunta la dossologia: quoniam tuum est regnum, et vir-
costantemente da momenti di preghiera che giorno e notte si sussegui- tus, et gloria. Così un cataro che nel 1273 si trovava a Sirmione presso
vano per almeno quindici volte17, con la recitazione di particolari for- il vescovo di Tolosa, raccontò che “mi insegnarono il Pater noster, e la
mule rituali. Si trattava dell’Adoremus (“Adoriamo il Padre, il Figlio e preghiera che fanno, e il Vangelo di san Giovanni In principio erat ver-
lo Spirito Santo”), della Gratia (“La grazia del Signore nostro Gesù Cri- bum, e la confessione che essi chiamano servitium. Io dissi tutto ciò
sto sia con tutti noi”) e della Parcia (“Benediteci, abbiate pietà di noi”), come mi insegnarono, dicendo la preghiera del Pater noster: panem
orazioni accompagnate da continue veniae, cioè prosternazioni. Se qual- nostrum supersubstantialem” 22. Tale orazione doveva essere recitata in
che raro esempio di particolari preghiere recitate da perfetti e creden- tutte le situazioni pericolose ma in particolar modo prima dei pasti,
ti catari è giunto sino a noi, come quella insegnata dall’ultimo “perfet- sette volte il giorno e sette la notte, come spiega il Rituale occitanico:
to” cataro, Guglielmo Belibasta, in cui si invoca: “Che il Signore Dio, “Vi trasmettiamo questa Preghiera, perché la riceviate da Dio, da noi e
che guidò i re Melchiorre, Baldassarre e Gaspare quando vennero ad dalla Chiesa, perché abbiate potere di dirla per tutta la durata della
adorarlo in Oriente, mi guidi come li ha guidati”18, è necessario sotto- vostra vita, di giorno e di notte, solo e in compagnia, e perché non man-
lineare però che solo con la recitazione del Padre Nostro si esprimeva giate né beviate mai prima di recitare questa Preghiera. E se mancate in
l’autentico atto di preghiera, in quanto inteso come la proclamazione ciò, dovreste farne penitenza”23.
dell’antico cantico celeste con il quale le schiere angeliche inneggiava- Se si può con sicurezza affermare che nel catarismo una sola era la
no a Dio Padre in paradiso, come è bene espresso dalla Interrogatio vera preghiera24, allo stesso modo si può aggiungere che unico era il rito.
Iohannis: “Disse il Signore mio: ‘Prima della caduta del diavolo con
tutte le sue milizie dalla gloria del Padre, nelle loro preghiere essi glo- 19 La cena segreta o domande di Giovanni, in F. Zambon, La cena segreta, cit., p. 112.
20 “Questa è la Preghiera che Gesù Cristo ha portato in questo mondo e ha insegna-
15 Ancora alla fine del ‘200 il cataro Bonigrino da Verona poteva testimoniare la cre- to ai buoni Uomini” Rituale occitanico, cit. p. 313.
denza secondo cui “oves Christi que dicebantur oves Israel que perierant, erant illi spiri- 21 “Dixit autem quod per totum numerum intelligitur numerus salvandorum, praeter
tus qui ceciderunt de celo, qui spiritus omnes tandem salvari debebant. Interrogatus quos nemo poterat dicere canticum novum, idest dominicam orationem” Moneta, Adversus
utrum anima sua silicet ipsius Bonigrini esset et fuisset de spiritibus illis qui ceciderunt Catharos et Valdenses, cit., p. 328. Cfr. anche Le Registre d’inquisition..., III, cit., p. 927.
de celo, respondit quod sic et erat de spiritibus illis qui ceciderunt de celo et de ovibus que 22 Cfr. J. Duvernoy, La Religion des cathares, Toulouse, Privat 1976, pp. 186-187.
salvari debebant” L. Paolini, L’eresia a Bologna fra XIII e XIV secolo. I. L’eresia catara alla 23 Rituale occitanico, cit., p. 307. “Abbiate il potere di dire questa Preghiera prima di
fine del duecento, Roma, Istituto storico italiano per il medioevo 1975, p. 105. mangiare e di bere, di giorno e di notte, da solo e in compagnia, come è costume della
16 “Manus impositio vocatur ab eis consolamentum, et spirituale baptismum, sive Chiesa di Gesù Cristo; non dovete mangiare né bere senza aver detto questa Preghiera. E
baptismum spiritus sancti” Raniero Sacconi, Summa de Catharis, cit., p. 43. se mancate in ciò, lo farete sapere il più presto possibile all’ordinato della Chiesa e sop-
17 “Et isto modo orant XV vicibus inter diem et noctem” Anselmo di Alessandria, porterete la penitenza che egli vorrà imporvi” Rituale latino, cit., p. 322.
Tractatus de hereticis, cit., p. 316. 24 “Dicunt quod non est orandum nec cantandum preter Dominicam orationem” Bre-
18 Le Registre d’inquisition..., III, cit., p. 765. vis summula, cit., p. 128.
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In verità, se seguiamo la testimonianza del domenicano Pietro da Verona il quale nessuno può salvarsi”31, recita il Rituale di Firenze, e che rias-
che verso il 1235 scrisse una Summa contro i catari, da lui ben conosciu- sumeva in sé il significato dei sacramenti cattolici del battesimo, della
ti nella sua attività di inquisitore di Lombardia ma anche in quanto alle- confermazione, della penitenza, dell’ordine, dell’estrema unzione, non-
vato in una famiglia legata al catarismo, i sacramenti riconosciuti dai cata- ché, in un senso allegorico/spirituale, del matrimonio, poiché, precisa-
ri sarebbero stati due: “dicunt enim non esse nisi duo sacramenta fidei, va l’inquisitore domenicano Bernard Gui, “in luogo del sacramento del
scilicet manus impositionem, quam confirmationem appellamus et manus matrimonio carnale tra uomo e donna, immaginano un matrimonio spi-
impositionem que fit in sacrorum ordinum datione”25. Secondo le dichia- rituale tra l’anima e Dio, precisamente quando essi, eretici perfetti ovve-
razioni del suo discepolo Raniero Sacconi, divenuto anch’egli inquisito- ro ‘consolati’, accolgono qualcuno nella loro setta e nel loro ordine”32.
re di Lombardia dopo avere abbandonato la Chiesa catara a cui era stato Il consolamentum veniva conferito a giovani giunti all’età tra i dodi-
legato per diciassette anni, i sacramenti catari sarebbero invece stati quat- ci e i diciotto anni33, a conclusione di almeno un anno di preparazione
tro: l’imposizione delle mani, la benedizione del pane, la penitenza e l’or- catechetica. Quando possibile ci si ritrovava “in domo catharorum”,
dine26. In realtà sia i due sacramenti indicati da Pietro da Verona, che tre cioè in una casa privata tenuta a disposizione della comunità (come si
dei quattro a cui si riferiva Sacconi, corrispondevano all’unico sacramento testimonia ad esempio per il consolamentum amministrato a Verona nel
cataro dell’imposizione delle mani, cioè al consolamentum27, tanto che 1266 al ferrarese Armanno Pungilupo34), oppure, in caso di impossibi-
Pietro da Verona dopo avere indicato che i catari hanno due sacramenti, lità di movimento per il neofita, il conferimento del battesimo dello spi-
si affretta ad aggiungere: “Et sunt quidam ex eis qui non nisi unum sacra- rito avveniva nella sua stessa abitazione. Si procedeva all’imposizione
mentum ipsam vocant habentem officia duo” 28. Per quanto riguarda poi delle mani da parte di almeno due catari o catare35, e presidenti della
la benedizione del pane, a cui accennava il secondo inquisitore, essa era liturgia potevano essere un vescovo, un anziano, ma anche semplici con-
considerata certamente un atto liturgico29, ma piuttosto secondario solati e consolate.
rispetto al precedente, tanto da essere messo in dubbio dall’importante La cerimonia aveva inizio con una richiesta di perdono per i pecca-
comunità degli Albanenses, i quali asserivano che il pane non poteva esse- ti commessi in precedenza: “Siamo venuti davanti a Dio, davanti a voi
re benedetto, trattandosi, come ogni altro elemento materiale, di una e davanti all’ordine della santa Chiesa per ricevere ‘servizio’, perdono e
creazione del demonio: “Albanenses dicunt quod panis ille non benedi- penitenza di tutti i nostri peccati, che abbiamo commesso o detto o pen-
citur corporalis nec potest accipere aliquam benedictionem, cum ipse sato o operato dalla nostra nascita fino a oggi; e chiediamo misericordia
panis sit creatura dyaboli secundum eos, et in hoc differunt a ceteris a Dio e a voi, perché preghiate per noi il Padre santo di misericordia
omnibus, qui dicunt quod ille panis vere benedicitur”30. che ci perdoni”36; seguiva la traditio del Vangelo e della “santa Orazio-
Infatti solamente il rito del consolamentum era giudicato dai catari ne”, e quindi il presidente proclamava davanti all’assemblea un sermo-
assolutamente necessario, in quanto rituale di inizio e della fine “senza
31 Rituale latino, cit., p. 330.
32 Bernard Gui, Manuale dell’inquisitore, cit., p. 13. “Istud autem intelligunt ii hae-
25Th. Käppeli, Une Somme contre les hérétiques de S. Pierre Martyr (?), in “Archi- retici de matrimonio spirituali: Uxorem appellant Ecclesiam” Moneta, Adversus Catharos
vum Fratrum Praedicatorum”, 17 (1947), p. 329. et Valdenses, cit., p. 337.
26 Cfr. Raniero Sacconi, Summa de Catharis, cit., p. 43. 33 Cfr. Le Registre d’inquisition..., III, cit., p. 925. Infatti “baptismum nihil prodesse
27 Cfr. R. Bertuzzi, Ecclesiarum forma. Tematiche di ecclesiologia catara e valdese, dicunt parvulis qui baptizantur” Eckbertus, Sermones contra catharos, cit., col. 15.
Roma, Centro Studi Baruffaldi 1998, pp. 132-144. 34 “Et tunc ipse Punzilupus recepit manuum impositionem in Verona in domo catharo-
28 Th. Käppeli, Une Somme contre les hérétiques, cit., p. 329. rum, quam tenet dominus Bergongius pro hereticis” G. Zanella, Itinerari ereticali, cit., p. 51.
29 Ad esempio si testimonia che l’eretico Pungilupo “portabat dicto patruo suo panem 35 “Fit autem huiusmodi manus impositio a duobus ad minus, et non solum a prela-
benedictum catharorum” G. Zanella, Itinerari ereticali, cit., p. 68. tis eorum, sed etiam a subditis, et in necessitate a Catharabus” Raniero Sacconi, Summa
30 Raniero Sacconi, Summa de Catharis, cit., p. 44. Della secondarietà della fractio de Catharis, cit., p. 44; “Notandum quod semper fit a pluribus, sed in necessitate magna
panis rispetto al consolamentum era consapevole anche Salvo Burci: “Sed in fragmento bene fit ab uno solo, et etiam ab una sola cathara” Anselmo di Alessandria, Tractatus de
panis non multum vim facitis, et specialiter vos Albanenses, quia panis materialis quem hereticis, cit., p. 313.
frangitis propter hoc non fit melior vel deterior” Liber supra Stella, cit., p. 361. 36 Rituale occitanico, cit., p. 302.
48 ENRICO RIPANELLI LA CENTRALITÀ DELLA LITURGIA NEL CATARISMO 49
ne costituito da esortazioni morali e profondi insegnamenti a commen- omicidio, adulterio o furto né in pubblico né in privato e di non giurare
to del Pater. Finalmente seguiva l’imposizione delle mani che assicura- volontariamente in alcuna occasione né sulla vita né sulla morte”42. Pro-
va al neofita la ricezione dello spirito paraclito, ma anche in questo caso prio a causa della particolare severità della vita del consolato era usuale
gli Albanenses si distinguevano dalle altre chiese in quanto, reputando tra i semplici credenti il rito della convenenza, cioè l’impegno ufficiale a
le mani un’opera diabolica, giudicavano efficace solo la recita del Pater: farsi consolare in punto di morte. Da parte cattolica si poteva invece o
“Albanenses enim dicunt quod manus ibi non operatur, cum a dyabo- sospettare che i catari non fossero in realtà così austeri come facevano
lo sit ipsa creata secundum eos, ut infra dicetur, sed sola ‘dominica ora- mostra43, oppure dichiarare che i consolati arrivavano a rimpiangere di
tio’ quam ipsi tunc dicunt qui manum imponunt”37. Tutti i catari erano non essersi abbandonati ai piaceri nei tempi che avevano preceduto la
comunque convinti che a questo punto l’anima del consolato si riunis- cerimonia del consolamentum44, ma non mancava tra i cattolici anche chi
se con il suo spirito paredro da cui si era separata al tempo della rovi- invece confessava apertamente una profonda ammirazione per la vita di
na celeste, realizzandosi in tal modo un vero e proprio matrimonio cele- rinunce dei perfetti catari, che superava in asprezze quella degli ordini
ste: “et in illa manuum impositione dicunt illam animam suum pro- religiosi: “Scimus enim quoniam se bona opera credunt et multa quae
prium spiritum ad sui regimen et custodiam recipere, quem in celo sunt de genere bonorum faciunt in ieiuniis, in crebis orationibus, in vigi-
dereliquit cum diabolo consensit et ab eo decepta fuit”38. lis, in parcitate victus et vestitus, et ut vera fatear, fere omnes alios reli-
Il credente cataro era finalmente divenuto un vero “cristiano”39, anche giosos per austeritatem abstinentiae excedunt”45.
se tale condizione non era affatto automaticamente garantita in quanto, se Tale rito salvifico era quindi la sintesi di tutta la liturgia catara, da
l’ordinato che aveva amministrato il consolamentum fosse caduto in stato cui traeva forma e senso ogni atto quotidiano del perfetto cataro. È inte-
di peccato, si sarebbe spezzata la catena anche retroattivamente40, con la ressante osservare, inoltre, come esso non fosse affatto legato al giorno
conseguente necessità di un nuovo battesimo dello spirito, come infatti
domenicale né a un altro particolare giorno della settimana, poiché non
capitò al primo vescovo italiano, Marco di Concorezzo, il quale dopo esse-
ci si riuniva per celebrare la Risurrezione del Signore, peraltro messa in
re stato consacrato da un certo pope Niceta di Costantinopoli, alla noti-
dubbio da quelle chiese catare che sostenevano una cristologia doceti-
zia che questi “male finierat vitam suam” dovette intraprendere un lungo
ca46, ma piuttosto, come già visto, per la realizzazione del tanto ago-
viaggio per tentare di assicurarsi un nuovo consolamentum41.
gnato riscatto angelico.
Abbiamo visto che durante la cerimonia il presidente dell’assemblea
esprimeva alcune ingiunzioni morali. Più precisamente si negava la liceità
42 Rituale latino, cit., pp. 331-332.
di atti quali il giuramento, i rapporti sessuali, l’omicidio, il furto, nonché
43 “In conciliabulis suis immundissima agunt. Hi dicuntur Cathari, id est diffluentes
si imponevano stretti esercizi di astinenza e digiuno: “È anche necessario
per vitia, a catha, quod est fluxus; vel cathari, quasi casti, quia se castos et justos faciunt.
che facciate questo voto e questa promessa a Dio: di non commettere mai Vel Cathari dicuntur a cato, quia, ut dicitur, osculantur posteriora catti, in cujus specie, ut
dicunt, apparet eis Lucifer” Alanus, De fide catholica, cit. col. 366; “Cum femina semper
37 Raniero Sacconi, Summa de Catharis, cit., p. 43. esse, et non cognoscere feminam, nonne plus est quam mortuum suscitare?” insinuava
38 Brevis summula, cit., p. 119. san Bernardo in un sermone sul Cantico dei cantici dedicato alla confutazione dei catari
39 Cfr. J. Duvernoy, La Religion des cathares, cit., pp. 297-298. (Sermones in Cantica. Sermo LXV, PL 183, col. 1091).
40 Cfr. Pierre des Vaux-de-Cernay, Histoire albigeoise, cit., p. 8. 44 “Sepe dolent dum recolunt quod non adimpleverunt sepius libidinem suam tem-
41 Cfr. Anselmo di Alessandria, Tractatus de hereticis, cit., p. 309. “Item dicunt quod pore quo nondum fuerant professi heresim Catharorum” Raniero Sacconi, Summa de
episcopus congregationis ad quem congregatio facit obedienciam et reverenciam et recipit Catharis, cit. p. 45.
conscilium eius et doctrinam suam, si episcopus non habet Spiritum Sanctum, scilicet quod 45 L’eresia catara. Appendice. Disputationes nonnullae adversus haereticos. Codice inedito
sit in peccato privato, sicut est de fornicatione, aut falsis cogitationibus aut ypocresis aut Malatestiniano del sec. XIII, a cura di D. Bazzocchi, Bologna, Licinio Cappelli 1920, p. 139.
vane glorie, et cetera, quod illa congregatio, que est posita sub eo, est in casu mortis, scilicet 46 “Item quod dei filius non assumpsit naturam humanam in veritate, sed eius similem
quod non est posita sub Spiritu Sancto, imo sub spiritu maligno, qui est in illo episcopo” ex beata Virgine, quam dicunt fuisse angelum, nec vere comedit, nec vere bibit, nec vere
Liber supra Stella, cit., p. 337; “Est etiam communis opinio omnium Catharorum quod per passus est, nec vere mortuus et sepultus, nec eius resurrectio fuit vera, sed fuerunt hec omnia
illam impositionem manus non fit aliqua remissio peccatorum, si illi, qui manum imponunt, putative, sicut de eo legitur in Lucha: ‘Ut putabatur, filius Ioseph’. Similiter dicunt de omni-
sunt tunc in aliquo peccato mortali” Raniero Sacconi, Summa de Catharis, cit., p. 43. bus miraculis que ipse Christus fecit” Raniero Sacconi, Summa de Catharis, cit. p. 51.
50 ENRICO RIPANELLI LA CENTRALITÀ DELLA LITURGIA NEL CATARISMO 51
Se il rito del consolamentum offriva una identità specifica alle chie- sia la confessione pubblica dei peccati veniali tra perfetti51, o del melio-
se catare, non può essere trascurato il fatto che queste si trovavano inse- ramentum52, venerazione nei confronti del perfetto in quanto inabitato
rite in un ambiente già da tempo largamente cristianizzato secondo la dallo spirito, tutto supponeva il rito del consolamentum, poiché pro-
forma cattolica. Ne consegue che un frequente interrogativo per i cata- prio questo conferiva al consolato uno status speciale, oltre che impor-
ri non poteva che riguardare l’efficacia del battesimo amministrato dalla gli degli obblighi particolarmente severi. Si notava, inoltre, come in
Chiesa cattolica, a proposito della quale le fonti offrono diverse grada- seguito alla ricezione dello spirito paraclito il perfetto cataro avesse l’ob-
zioni di risposte. C’era chi affermava che quel sacramento semplice- bligo di osservare strette regole dietetiche: infatti anche il rapporto con
mente non aveva alcun valore47 o addirittura doveva essere rinnegato48, il cibo era considerato un vero e proprio atto religioso, per cui era asso-
ma anche chi insegnava che il battesimo d’acqua amministrato dalla lutamente vietata la contaminazione con cibi come uova, latte, formag-
Chiesa romana non doveva essere disprezzato, ma solo considerato gio, carne, grassi53 e il perfetto si sottoponeva a frequenti digiuni54, cioè
superato dal battesimo dello spirito, come dichiara esplicitamente il a quella che nel dibattito storico sul catarismo sarà la tanto discussa, se
Rituale latino: “Non pensiate inoltre di dover disprezzare, per questo non addirittura famigerata, endura. Nell’immaginario collettivo è pro-
battesimo che intendete ricevere, l’altro battesimo, la vostra condizione prio questo rigoroso costume dei perfetti catari che ha colpito mag-
cristiana e qualunque bene abbiate fatto o detto fino a oggi; al contra- giormente, basti leggere come esempio le pagine di un recente roman-
rio, dovete comprendere che vi è necessario ricevere questa santa ordi- zo in cui si narra che dopo avere fatto la macabra scoperta dei cadave-
nazione di Cristo come supplemento di quella che era insufficiente alla ri di alcuni catari suicidi, l’inquisitore Eymerich spiega che l’endura “è
vostra salvezza”49. una delle più barbare tradizioni dei catari. Giunti in fin di vita, o desi-
Abbiamo già notato che rispetto al rito del consolamentum, gli altri
51 “Confessio eorum fit hoc modo: ‘Ego sum hic coram deo et vobis ad faciendam
atti di culto delle comunità catare erano considerati secondari. Che si
confessionem, et ad ponendum me in culpam de omnibus peccatis meis que sunt in me
trattasse della benedizione del pane50, dell’apparelhamentum, ovvero- usque modo, et ad recipiendum de omnibus veniam a deo et a vobis’” Raniero Sacconi,
Summa de Catharis, cit. p. 45.
47 “Omnes dicunt baptismum aque nullo tempore contulisse salutem, etiam bapti- 52 “Quando aliquis catharus cuiusque secte vel credens intrat domum ignotam ali-
smum quod dederunt apostoli in aqua” A. Dondaine, La hiérarchie cathare en Italie, I: Le quorum catharorum, et maxime cum nesciat qui sint cathari de illis quos invenit ibi, ait:
‘De heresi Catharorum in Lombardia’ in “Archivum Fratrum Praedicatorum”, 19 (1949), ‘Bessea trona! Possumus facere de nostro melioramento?’ [...]. Tunc ille qui venit inclinat
p. 312; “baptismus aque nichil est et nullius efficacie” Brevis summula, cit. p. 126; “sacra- se et facit veniam profunde. Et dicit: ‘Benedicite’. Secundo inclinat se et dicit: ‘Benedici-
mentum baptismi aque materialis et cetera sacramenta nichil prosunt ad salutem” Ranie- te, parcite nobis’, si est catharus professus; sed si est credens tantum, dicit: ‘Benedicite,
ro Sacconi, Summa de Catharis, cit. p. 42. parcite nobis, boni christiani, precemini deum ut perducat me ad bonum finem et liberet
48 Cfr. Pierre des Vaux-de-Cernay, Histoire albigeoise, cit. p. 9. Ma circa la credibilità me a mala morte’ [...]. Et tunc surgit et facit sibi caron, idest quamdam amplexcionem,
di questa notizia che non trova ulteriori riscontri, gli storici si dichiarano piuttosto dub- ponendo caput semel ad dexteram et semel ad sinistram. Et hoc appellant caron” Ansel-
biosi, tanto da arrivare a considerarla una semplice calunnia (cfr. J. Duvernoy, La Religion mo di Alessandria, Tractatus de hereticis, cit. pp. 316-317.
des cathares, cit. pp. 157-158). 53 “Item credunt quod comedere carnes et ova vel caseum, etiam in urgenti necessi-
49 Rituale latino, cit. p. 333. Considerando tale compatibilità tra battesimo cattolico e tate sit mortale peccatum, et hoc ideo quia nascuntur ex coitu” Raniero Sacconi, Summa
consolamentum cataro, la storica Anne Brenon può così concludere: “On ne peut considé- de Catharis, cit. p. 43; “Credimus quod hec sit potissima ratio quare non comedimus car-
rer les populations cathares des villages occitans du XIIIe siècle que comme un ‘peuple chré- nes bestiarum et volucrum, quia in huiusmodi corporibus potuerunt habitare spiritus sal-
tien’ très ordinaire, des hommes et des femmes ayant reçu en leur enfance le baptême d’eau vandorum, quos dicimus intrare diversa corpora animalium habentium sanguinem, et ideo
sur les fonts des mains de leur curé, avant de s’ouvrir, un peu plus tard, au catharisme comedimus pisces, quia non intrant in eos, cum careant sanguine” Th. Käppeli, Une
comme à un modèle de perfectionnement chrétien, et de voir dans le consolament le moyen Somme contre les hérétiques, cit. p. 331.
d’entrer au rang des meilleurs chrétiens” A. Brenon, Les fonctions sacramentelles du conso- 54 “Communis abstinencia est in eis quia quilibet catharus cuiuslibet secte ieiunat tres
lament, in “Heresis”, 20 (1993), p. 41. Sulla questione del rapporto tra eresia e ortodossia cfr. dies in ebdomada, scilicet die lune, et mercurii et veneris. Et dicunt hominibus quod ieiu-
E. Riparelli, La Glossa catara del ms. 269 di Dublino: “originalità” e “normalità” dell’eresia, in nant in pane et aqua, sed non est verum, quia abstinent tantum a vino et ab oleo et a pisci-
“Bollettino della Società di Studi Valdesi”, 194 (2004), pp. 59-72. bus et a cancris, et omnia alia commedunt que aliis diebus commedere consueverunt. Item
50 “Panis benedictio Catharorum est quedam fractio panis quam ipsi cotidie faciunt, communiter faciunt omnes cathari tres quadragenas” Anselmo di Alessandria, Tractatus de
tam in prandio quam in cena” Raniero Sacconi, Summa de Catharis, cit. p. 44. hereticis, cit. p. 315.
52 ENRICO RIPANELLI LA CENTRALITÀ DELLA LITURGIA NEL CATARISMO 53
derando togliersela, mangiano alimenti frammisti a pezzi di vetro o si ni da essi ottenute, ma anche da alcuni testi liturgici catari fortunosa-
soffocano infilandosi in gola un pezzo di stoffa. Credono così di poter mente giunti sino a noi60: il Rituale occitanico di Lione, testo della secon-
evitare i tormenti dell’altro mondo”55. da metà del XIII sec.; il Rituale latino di Firenze, considerato dei primi
Abbandonate immediatamente le truci fantasie romanzesche, è bene decenni del XIII sec.; un frammento di rituale conservato a Dublino che
precisare che per i catari della storia il problema si poneva in quanto, riporta un prezioso esempio di omelia occasionata dalla traditio oratio-
come già indicato, il consolato non poteva ingerire cibo senza avere nis, probabilmente concepita nell’epoca a cavallo tra XII e XIII sec.
prima recitato il Pater56. In un verbale di inquisizione si riporta il caso Già da tempo gli storici hanno mostrato come il rituale del consola-
di una donna che rivela all’inquisitore che la padrona era stata consolata mentum riportato in questi testi trovi il suo corrispettivo quasi identico
in punto di morte, e aggiunge: “dopo essere stata consolata, visse circa nella antica liturgia cristiana, per cui chi più si è interessato a tale ricer-
quindici giorni senza mangiare né bere nulla, che non fosse acqua, e ca, come lo storico Jean Guiraud, poteva così concludere: “Si nous com-
gliela servii continuamente fino alla morte, sapendo che era stata con- parons le Consolamentum à l’initiation chrétienne, à la réconciliation des
solata”. Alla domanda dell’inquisitore del perché del digiuno, la donna pénitents et à l’ordination, telles que l’Église chrétienne les pratiquait
così risponde: “perché non sapeva l’Orazione alla maniera dei perfetti dès les premiers siècles, la ressemblance devient de plus en plus frap-
e non c’era nessuno che gliela insegnasse”57. pante; les rites correspondants se rapprochent tellement les uns des
Ora, se una fonte come quella dell’Anonimo di Passau (1260 circa) autres qu’ils finissent souvent par se confondre en une parfaite iden-
documenta che al cataro morente veniva richiesto se avesse voluto fini- tité”61. Infatti anche nel cristianesimo primitivo in occasione del rito bat-
re la vita da martire o da confessore, cioè soffocato con un panno o tesimale si richiedeva un periodo di preparazione (catecumenato), quin-
lasciato morire per inedia58, nella Summa contra haereticos attribuita di veniva trasmessa la preghiera del Pater, recitata esclusivamente da chi
erroneamente al francescano Giacomo de Capellis si negano recisamen- aveva ricevuto il sacramento dell’iniziazione, e tale atto era accompa-
te le presunte circostanze dell’omicidio-suicidio dei catari, tanto che l’au- gnato dalla spiegazione del significato profondo della “preghiera del
tore arriva a squalificarle come dicerie popolari nonché vere e proprie Signore”. Si procedeva quindi al battesimo con l’acqua, rifiutato però
falsità, oltretutto fondando tale giudizio sulla diretta esperienza59. dai catari perché considerato il battesimo di Giovanni e non di Cristo, e
Dopo avere messo in luce il rilievo assoluto che veniva ad avere il infine si impartiva la confermazione mediante l’imposizione delle mani,
rito del consolamentum nel culto cataro e nella vita dei perfetti, non si gesto liturgico per eccellenza in quanto impiegato anche per l’eucaristia,
può ritenere una semplice curiosità la domanda sulla sua origine. Per la penitenza, l’estrema unzione, in qualche caso per la benedizione
rispondere è opportuno, innanzitutto, considerare che le fonti che ci tra- nuziale, ma soprattutto per l’ordinazione62. Proprio per queste evidenti
smettono il consolamentum cataro sono costituite non solo dalle molte- affinità il Rituale di Lione poteva sostenere con ragione che “questo
plici testimonianze di inquisitori e dalle ancor più numerose confessio- santo battesimo mediante il quale viene trasmesso lo Spirito Santo è stato
custodito dalla Chiesa di Dio a partire dagli Apostoli fino a oggi ed è
55 V. Evangelisti, Le catene di Eymerich, Milano 2001, p. 246.
stato trasmesso da buoni Uomini a buoni Uomini fino a questo momen-
56 Cfr. J. Duvernoy, La Religion des cathares, cit. pp. 164-170. to, e lo sarà fino alla fine del mondo”63; d’altra parte per lo stesso moti-
57 J. Duvernoy, La Religion des cathares, cit. p. 167.
58 Cfr. R. Manselli, Per la storia dell’eresia, cit. pp. 230-231. 60 Per la traduzione italiana dei testi cfr. F. Zambon, La cena segreta..., op. cit.
59 “Hanc utique impositionem manuum credentibus suae sectae egrotantibus secun- 61 J. Guiraud, Le consolamentum ou initiation cathare, in Questions d’Histoire et d’Ar-
dum predictam formam faciunt, de quibus vulgaris fama inolevit quoniam eos sugillando chéologie chrétienne, a cura di J. Guiraud, Paris 1906, pp. 146-147. Anche la storica Ch.
sufocant, ut martires vel confessores efficiantur, quod per experientiam falsum esse didicimus Thouzellier poteva concludere che “la présomption des cathares à tenir leur baptême (con-
et ne aliquid illos tantum flagitium perpetrare credat suademus” Disputationes nonnullae solamentum) des origines du christianisme se trouve justifiée par les documents liturgiques
adversus haereticos, cit. pp. 138-139. “Siquidem ex eis multi in suis infirmitatibus dixerunt ali- primitifs” Rituel cathare, a cura di Ch. Thouzellier, SC 236, Paris, Éd. du Cerf 1977, p. 99.
quando eis, qui ministrabant eis, quod ipsi non ponerent aliquid cibi vel potus in os eorum, 62 Cfr. J. Blanc, Le geste chrétien: l’imposition des mains dans l’Eglise primitive, in
si illi infirmi non possent dicere ‘pater noster’ ad minus, unde verisimile est quod multi ex eis “Heresis”, 21 (1993), pp. 5-14.
occiderunt seipsos hoc modo” Raniero Sacconi, Summa de Catharis, cit. p. 47. 63 Rituale occitanico, cit. p. 308.
54 ENRICO RIPANELLI LA CENTRALITÀ DELLA LITURGIA NEL CATARISMO 55
vo l’inquisitore domenicano Sacconi poteva malevolmente dichiarare a un collegamento diretto tra la liturgia cristiana antica e quella del cata-
che i catari hanno i loro sacramenti così come le scimmie che tentano di rismo medievale. Se allora compariamo lo svolgimento del rito cataro
imitare i gesti degli uomini64, seguìto nel giudizio sprezzante, ma rivela- del consolamentum con il rituale riportato dalla Raccolta del cristiano
tore di un certo disagio, dal suo collega Bernard Gui65. Radoslav, codice bosniaco del XV sec. ma trascrizione di un testo del
Se è vero che nei rituali catari si ritrova chiaramente l’eco della litur- XIII sec. 72, è sorprendente notare le identità tra il culto dei catari e
gia proto-cristiana, è facile però notare che in essi sono presenti anche quello dei coevi “patarini” bosniaci: questi ultimi, allo stesso modo dei
elementi sicuramente estranei a questa, frammenti di dottrine non rico- “buoni cristiani” d’occidente, non solo rigettavano interamente le
noscibili come provenienti dalla “grande Chiesa”. Ad esempio nel Ritua- forme di culto cattoliche, ma soprattutto riconoscevano come unica
le di Lione, a conclusione del rito della consegna del Vangelo, si spiega preghiera il Pater noster e come unico rito il battesimo mediante l’im-
che “il popolo di Dio si separò anticamente dal suo Signore Dio. Si posizione delle mani73. Alla luce di tali evidenti affinità, la storica Chri-
separò dal consiglio e dalla volontà del suo Padre santo, in seguito all’in- stine Thouzellier poteva concludere che “il y a donc parallélisme entre
ganno degli spiriti maligni e alla sottomissione al loro dominio”66. Anche la liturgie des hérétiques de Dalmatie, Bosnie, et celle des sectes de
nel Rituale di Firenze si allude a una vicenda in cui gli spiriti maligni Lombardie et du Languedoc”74.
avrebbero invaso il paradiso67 ed esiliato gli spiriti buoni in una terra Questa identità liturgica è una conferma dei collegamenti tra il
straniera, per cui si supplica: “Fa’ uscire, Signore, il tuo popolo dalla mondo cataro occidentale e quello balcanico, attestati tra gli altri già
terra del nemico”68. Ma soprattutto nella lunga glossa al Pater conserva- dal canonico tedesco Evervino verso il 1143 (“Illi vero qui combusti
ta a Dublino, nata molto probabilmente in funzione dell’amministrazio- sunt, dixerunt nobis in defensione sua, hanc haeresim usque ad haec
ne del consolamentum, le particolari dottrine espresse sono dimostrazio- tempora occultatam fuisse a temporibus martyrum, et permansisse in
ne di quanto i teologi catari, pur conoscendo profondamente le posizio- Graecia, et quibusdam aliis terris”)75 e dal famoso concilio cataro di
ni cattoliche, tendevano verso una sorprendente originalità di espressio- Saint Félix del 1167, allorché pope Niceta di Costantinopoli ristrutturò
ne. Possiamo ad esempio trovare accenni alla fede nell’esistenza di alme- le chiese catare occidentali76, ma documentati ancora alla fine del XIV
no due Mosè69 e alla credenza che neppure Cristo fosse stato immune sec. quando i catari piemontesi andavano a ricevere il consolamentum
da peccato70, dottrine diffuse sia tra i catari languedociani che tra quelli proprio in Bosnia77. Tale parallelismo è inoltre indice di un fatto altret-
italiani71, nonché la costante presenza di una gerarchia di sette sostanze tanto significativo, cioè di come proprio nella recitazione del Pater
denominate carità, visitazioni, spiriti, vite, anime, cuori, corpi.
72 Cfr. Rituel cathare, cit. pp. 63-70.
Tali credenze difficilmente compatibili con il credo della “grande 73 Cfr. F. Šanjek, Les chrétiens bosniaques et le mouvement cathare au Moyen Age, in
Chiesa”, stanno chiaramente a indicare come non sia possibile pensare
“Revue de l’Histoire des Religions”, 182 (1972), pp. 131-181.
74 Rituel cathare, cit. p. 184. Cfr. anche F. Šanjek, L’initiation cathare dans l’occident
64 Cfr. Raniero Sacconi, Summa de Catharis, cit. p. 43. médiéval, in “Heresis”, 5 (1985), pp. 19-27. Tralascio in questa sede la pur importante
65 “E come scimmie se ne inventano al loro posto degli altri, che paiono quasi identi- questione dei rapporti tra consolamentum cataro e battesimo dei bogomili, studiata
ci” Bernard Gui, Manuale dell’inquisitore, cit. p. 13. approfonditamente in Y. Hagman, Le rite d’initiation chrétienne chez les cathares et les
66 Rituale occitanico, cit. p. 306. bogomiles, in “Heresis”, 20 (1993), pp. 13-31, ma risolta diversamente da Pilar Jiménez
67 “Così il popolo di Dio è stato contaminato dal contatto con gli spiriti maligni” Sanchez: “Je propose pour conclure de voir les antécédents de la tradition cathare du
Rituale latino, cit. p. 325. baptême de l’esprit dans la liturgie apostolique plutôt que dans une importation de la
68 Rituale latino, cit. p. 316. liturgie bogomile” Y. Hagman, Variations dans les rites sacramentaires des cathares: l’exem-
69 Cfr. E. Riparelli, Origine e dottrina della glossa catara al Pater (ms. 269 di Dublino), ple de l’initiation chrétienne (XIIe-XIIIe siècles), in “Bollettino della Società di Studi Val-
in “Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti”, 160 (2001-2002), pp. 286-287. desi”, 194 (2004), p. 57.
70 “Ora queste visitazioni dovevano innanzitutto essere santificate: giacché peccarono 75 Evervinus Steifeldensis, Epistola CDLXXII, PL 182, col. 679.
solamente in volontà. Così il Figlio di Dio, che era visitazione, ha voluto qualcosa di diver- 76 Cfr.F. Šanjek, Le rassemblement hérétique de Saint-Félix-de-Caraman (1167) et les Egli-
so dal Padre suo” Commento al Padre Nostro, in F. Zambon, La cena segreta, cit. p. 371. ses cathares au XIIe siècle, in “Revue d’Histoire Ecclésiastique”, 67 (1972), pp. 767-799.
71 Cfr. E. Riparelli, La glose du Pater du ms. 269 de Dublin. Description, histoire, édi- 77 Cfr. G. Grado Merlo, Eretici e inquisitori nella società piemontese del trecento, Tori-
noster e nel rito del consolamentum è consentito riconoscere l’unità te, qui e ora, con il matrimonio tra l’anima e il suo spirito paraclito, per
della storia del catarismo, in tutti i luoghi e in tutti i tempi. cui era nuovamente concesso di innalzare la preghiera al “Padre santo,
La molteplicità di denominazioni dei “buoni cristiani”78, di chiese Dio legittimo degli spiriti buoni, che non hai mai ingannato né menti-
anche antagoniste79, di dottrine80, e la straordinaria congerie di miti, to né errato, né esitato per paura della morte a discendere nel mondo
possono dunque essere legate a un movimento che, nonostante nella del Dio straniero”, come recita l’incipit di un’antica preghiera catara81.
storia si sia presentato come un vasto e frammentario arcipelago, è Infatti con il rito del consolamentum, e mediante solo tale rito, era
denominato legittimamente al singolare, proprio perché ogni parte garantita la salvezza: “Dicunt etiam, quod nemo magnus vel parvus, vir,
anche contrastante di tale insieme eterogeneo ha sempre fatto riferi- sive mulier, nisi illud ‘consolamentum’ ab ipsis ‘consolatis’ receperit,
mento a una sola preghiera e a un unico e identico rito, i quali per tutti, coeleste regnum et angelorum societatem aliquo opere, vel beneficio,
dualisti mitigati e radicali, catari occidentali e orientali, erano conside- vel contemplatione religionis, nec etiam martyrio, et si ab omnibus,
rati come l’unico mezzo per innalzare la comunità dei “buoni cristiani” quod est impossibile, peccatis et delictis se abstineat, consequi potest”,
alla condizione angelica. E ciò non solo perché, come già nel cattolice- testimoniava nella sua opera controversistica l’ex valdese Ermengardo
simo, si ritenesse di entrare in comunione spirituale con il divino per di Bézier82. È fondamentale quindi notare come il movimento cataro,
mezzo dell’atto liturgico, ma soprattutto perché grazie a questo si era spesso definito dalle fonti medioevali, e non solo, “manicheismo” o
certi di portare a conclusione l’antico e terribile esilio seguito alla cadu- “neo-manicheismo”, potesse dividersi sulla importante questione teo-
ta dalla condizione angelica, per cui l’anima poteva finalmente incon- logica dell’esistenza di uno o più princìpi, ma mai sull’esclusiva centra-
trare il suo spirito consolatore e riacquistare la perfezione che le con- lità salvifica della “santa Orazione” e del “battesimo dello spirito”,
veniva prima della invasione del Dio straniero e della catastrofe cosmi- senza i quali, appunto, non ci sarebbe stato catarismo, un movimento
ca da essa derivata: raggiunta questa condizione il consolato si trovava che anche per questo motivo si distingueva decisamente dalle antiche
ad appartenere a un vero e proprio ordine, quello dei “veri cristiani”, e gnosi liberatrici83.
non poteva che vivere da uomo “sacro” anche se ancora a contatto quo- A conclusione di questa riflessione sulla liturgia catara, non rimane
tidiano con i credenti. Non si trattava quindi di pregustare la comu- che confessare tutta la sorpresa che desta il considerare come un rito e
nione paradisiaca: la sua vera realizzazione era garantita già nel presen- una preghiera pressoché identici possano essere impiegati da tradizio-
ni religiose diverse, per proclamare verità dottrinarie talmente lontane
78 Cfr. J. Duvernoy, La Religion des cathares, cit. pp. 297-311. da essere valutate, dall’una e dall’altra parte, inconciliabili, così come
79 “Item omnes ecclesie catharorum recipiunt se ad invicem licet habeant diversas et incompatibile è giudicata l’eresia in relazione all’ortodossia84.
contrarias opiniones, preter Albanenses et Concorrenses, qui se dampnant ad invicem”
Raniero Sacconi, Summa de Catharis, cit. p. 59; “Contra Catharos qui appellantur Alba-
nenses et Concorricii, qui inter se valde discrepant, videlicet quia unus alterum ad mortem
condempnat; dicentes Albanenses adversus Concoricios se esse Ecclesiam Dei et dicentes
illos fuisse ex ipsis et a nobis secessi sunt: et e converso Concoritii vero dicunt illud idem”
Liber supra Stella, cit. p. 331.
80 Un esempio tra tanti di difformità dottrinali tra i diversi gruppi catari, lo cogliamo
dalla testimonianza dell’inquisitore Pietro da Verona a proposito delle loro divergenze 81 Preghiera catara, in F. Zambon, La cena segreta, cit. p. 405.
circa la natura del Cristo: “Ubi sciendum est quod communiter credunt et autumant quod 82 Ermengaudus, Contra haereticos, PL 204, col. 1262.
non habuerit nisi unam naturam. Item blasphemant quod non fuerit idem in substantia 83 Cfr. R. Manselli, L’eresia del male, Napoli, Morano 19802, p. 253.
cum patre et spiritu sancto nec illis equalis persona. Sed quid fuerit in natura sua dissen- 84 Se, infatti, il catarismo era considerato una espressione ereticale dalle autorità cat-
tiunt, quia quidam illorum autumant quod fuerit simpliciter angelus, in hoc ipso dissen- toliche, il medesimo giudizio veniva espresso nei confronti dei cattolici ad esempio dal Trat-
tientes, quia quidam eorum ipsum dicunt de minoribus angelis fuisse, quidam vero de tato cataro: “O dotti insensati, chi vi ha stregati al punto da non farvi comprendere queste
maioribus. Item alii de illis garriunt quod ipse non fuit angelus neque deus, sed dei filius. cose? O gente piena di ogni astuzia e di ogni inganno, figli del diavolo, nemici della croce
Quidam autem vocant eum deum, sed non patri equalem. Item alii asserunt eum non eter- di Cristo e di ogni giustizia, perché non smettete di opporvi alla verità? O ciechi e guide di
num esse, alii vero eternum ipsum esse fatentur, eius divinitatem tamen abnegantes” Th. ciechi, che cosa ci può essere di più chiaro nella sacre Scritture? Ma perché mi affatico
Käppeli, Une Somme contre les hérétiques, cit. p. 321. ancora a riprendere voi eretici?” Trattato cataro, in F. Zambon, La cena segreta, cit. p. 280.