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Esperienza Pedagogica Dell'arte

Il documento esplora il rapporto tra arte ed educazione, evidenziando l'importanza della pedagogia artistica nella formazione dei giovani. Gli autori, Marco Dallari e Cristina Francucci, condividono esperienze e laboratori didattici che mirano a coinvolgere i bambini nell'arte attraverso approcci creativi e interattivi. Viene sottolineata la necessità di una scuola che si apra a collaborazioni esterne per arricchire l'esperienza educativa.
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Esperienza Pedagogica Dell'arte

Il documento esplora il rapporto tra arte ed educazione, evidenziando l'importanza della pedagogia artistica nella formazione dei giovani. Gli autori, Marco Dallari e Cristina Francucci, condividono esperienze e laboratori didattici che mirano a coinvolgere i bambini nell'arte attraverso approcci creativi e interattivi. Viene sottolineata la necessità di una scuola che si apra a collaborazioni esterne per arricchire l'esperienza educativa.
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ne LA NUOVA ITALIA MARCO DALLARI, CRISTINA FRANCUCCI LESPERIENZA PEDAGOGICA DELU ARTE Progetto grafico € copertina Marco Capaccioli (CD&V) Firenze novembre 1998 Redazione: superiore a un| Paola Campinoti _—_decimo del presen- © 2000 RCS. te volume. Libri SpA. Fococomposizione Milano’ Lino, Cie Castello (Perugia) Dallari, Marco ‘Leesperienza pedagogica dell'arte. — (Didattca viva = ISBN 88-221-3103.7 I Ti II, Francucci, 1. Educazione antstca 7007 214, Enciclopaideia) INDICE, Premessa Parte I ARGOMENTAZIONI JP tctrodusione | 1 Le ragioni dell’estetica a | Le ragioni dell’arte f m Le ragioni della pedagogia v | Lespetto didattico: Pidea di laboratorio v Lidea della creativita » Parte I ESPERIENZE/LABORATORI __Tntroduzione 37 31 65 B 89 di Marco Dallari 1. Come fare, p. 97. 2, Cosa far vedere, p. 100. vt Spazio di Cristina Francucci 1, Una finestra sul mondo, p. 112. 2. Le superfici si com- plicano, p. 114. 3. Il quadro diventa una stanza, un per- corso, p. 115. vu Impronte di Cristina Francueci 1, «ArteRagad p. 129. 2. Impronte d’artista, p. 129. 3, Impronte 4 noi, p. 130. 4. Cerchiamo impronte, p. BL. . x Materiali di Cristina Francucci Bologna, p. 141. rant'anni, Materiali anomali, p. 142. 3. ‘mostra, p. 145. 4, Esperienze «estetichen, p. 147.5. 1 ‘material parlano, p. 149. 3 a 127 9 PREMESSA. Larricercae il lavoro connessi al rapporto fra arte ed educazione coinvolge gli autori di questo volume gia da molti anni, almeno da (quando furono istituite, nelle Accademie di Belle Arti, le prime cat- fedre di pedagogia e didattica delle materie artstiche, alla fine degli anni Setanta. ‘Allora Marco Dallari vinse il concorso che lo ports a essere do- cente di questa materia all’ Accademia di Bologna. In questa ctta e at- torno a questa Accademia inizid cosi un’ ricerca e di speri- mentazione riferite ai modi in cui «iniziare» i bambini e i giovanis- ‘imi allart, all'uso dei suoi linguaggi, al coinvolgimento nel gioco ‘dei suoi apparati simbolici e delle sue connessioni concettual. Cristina Francucci, dapprima in qualita di studentessa, poi come assistente di Anatomia, comincid a interessarsi e coinvolgersi a sua volta in questa direzione. ‘Andava cosi formandosi attorno all argomento un gruppo di ‘persone (soprattutto studenti ed ex studenti) che continciarono a pra- ticare, teoreticamente e sperimentalmente, le attivita «laboratorialin riferite alla didattica dell'arte e, pur nella loro estemporaneita, fu- rono compiute alcune iniziative significative sia dal punto di vista della pratica dell'animazione (corsi di formazione per insegnanti, append laboratoro per bartinergazi in gli date b- blioteche) ed esperienze editoriali: ricordiamo fra tutte il libro per bambini Impertinenti’, che trasforma in gioco-laboratorio le sugge- stioni degli artisti dada. Queste iniziative, relatioamente nuove peril mondo dell arte, 'M. Dallari,C, Francucci, R. Noval, Imper Firenze, Fatatrac, 1988 vu contribuirono peraltro a suscitare V'interesse e l'attenzione di my docentie operatori dell’ Accademia, nonché dell’ Accademia stesug particolare quella di Bologna) come istituzione, appurato che in gy" sto luogo sono state istituite ben due cattedre di Pedagogia che: ‘quando Marco Dallarié passato al'insegnamento universitaro, st “occupate rispettivamente da Cristina Francucci e da un'altro amien conipagno di percorso e di giochi con Uarte: Antonio Cioffi G Ed 8 per contro perlomteno curioso notare come linteresep, questa chiave d'approccio ai problemi dell arte sia invece del sn, estranea ai DAMS, nei quali non @ mai stata attivata una cattedra d; Pedagogia. ‘La svolta significativa al lavoro di questo gruppo viene comun. que data dall’incontro con Art’é (allora Sanzanobi) nel 1997. ‘Ant’ una societa conosciuta soprattutto per la produtionee diffcone di opredartec mulipl dave, ba sable nel sud sata di impegnarsi nella promozione della cultura delWarte, e in quest ogt-mison be incluso una sexione didattca destinata a fai. Nasce cosi la rivista «ArteRagazzi» di cui Marco Dallari é di- rettore e Cristina Francucci redattrice. La rivista, oltre a diventare tina sorta di manifesto pedagogico e metodologico rispetto al mado di intendere il possibile e ausptcabile rapporto fra i fenomeni el cerche dell arte contemporanea e il mondo infantile, ba permesioo- tretutto la costruzione la coesione di un gruppo di lavoro che ba consolidato affetioamente escientificamente il suo rapporto con que. sto argomento. TL gruppo dei sbolognesi» ba potuto cost allargare i suoi ors zonti di collaborazione e di sperimentazione con il laboratori dattico del Museo Pecci di Prato (in particolare con Riccardo Fari- nelli), con il gruppo che fa riferimento un po' al gruppo CEMEA della Toscana e un po’ ai laboratori didattici di Posgibonsi e Certaldo (Gianfranco Stacciolie Donatella Bagnoli) e moti altri. Non va dimenticato, ricordando questi eventi, come Utalia {fosse (esi tutora) in clamorosoritardo rispetto al resto dell Europa ‘is por cb che rquardeleittusion’e labortor permanent did dattca dellarte (soprattutto in meuseée galerie) sia nel settoree toriale dedicato all’argomento. Da not infatti i pochi, coraggiosi pio- nieri che hanno voluto tentare la via del «libro sull'arte» per bambi (rieordiamo fra tute la storica collana diretta da Pinin Carpi perl ditore Vallardi e la bellissima serie di «incontri» fra bambint e art sti narratieillustrati per la Giannino Stoppani Edizioni) hanno, ticato e faticano ancora parecchio ad avere Vattenzione del pubblico e delle istituzioni, sia educative che museali. vat ita ha cercato di rappresentare, anche da questo punto di sp rsimbolico giro di boae, forse, ba iutatoqualce genitoe ¢ vise, Segnante ad accorgers dell esisteza di un'editora capace paler raga adi a Scoprre con piacere estypore rte mo der la vivita ai carta» ha cessato di esistere, trasformandosi in Internet pensato soprattutto per le scuole che si doteranno in aur informatica. Con il supporto grafico e information di deat Clyne del gruppo OWERG, dalle pagine eletionice dela aur Caine diffondian inftielaboraon virtua, cerca rit gare soprattutto il massimo lvello,teenicamente consentito YA meaeo, di interattvita e dunque di claboralti». te TAT? stato comunaue possibile incrementare e di- atari intuative connesse al animazione e ala didatica del iar ficordiamo qui soprattutt il laboratorio didatico organtzzato fart sper la GAM (Galleria d’ Arte Moderna di Bologna) eben in- bo it Poca dl direttore della galleria, Danilo Eccher, cheba cre ‘non solo a parole, all'mportanza dell inzitiva. Di duto da subito, ‘fuesto aboratorio permanente, pralio, questo volume rparlerd dif fusamente. ‘Gli autori vogliono qui, dunque, ricordare e ringraziare alcune persone che, lavorando ormai da anni insieme a loro nella stessa di- Iezione pedagogica ein comune condivise attivita e intziative, sono da considerarsi di fatto co-autrici di questo libro: Marcela Barros, Ines Bertolini, Adele Cappelli, Alessandra Francucci, Simona Pinelli, Maura Pozzati, Silvana Sola Silvia Spadoni. x Parte I ARGOMENTAZIONI INTRODUZIONE 103 diviod svtegietese a farileizare{ bambiol di ogg con Tare Gel loro tempo. Quali destinatari naturali del nostro progetto pen- ‘Samo dunque soprattutto a scuole scolaresche, anche se, come i nostri lettori vedranno, le idee e gli esempi ch feribili anche a momenti di tempo libero infantile, Liidea del aboratorio, centrale nella nostra concezione di ani- mazione e di didattica, nonché nellesperienza che conduciamo or- mai da anni, vede infatti come luoghi privilegi educative a cui facciamo riferimento soprattut spazio educativo pensato ¢ realizzato nella logica del cosiddetto «sistema for smo della quale la scuola - senza rinunciare alla specificita ¢ all’autonomia (quindi alla responsabiliti) che le compete - pud cogliere tutte le proposte e tutte le occasi dilatare anche all'esterno delle proptie mura i luoghi e ‘enti dell’educazione e della formazione. Una scuola, dunque, ca pace di essere non solo protagonista ma anche e soprattutto regista del progetto educativo. Come regista, dunque, scopre addirittura dov uoghi e occasioni esterni ‘universo mass-mediolo stituiscono i nuovi libri di testo da sfruttare e utilizzare. Occotre perd che, a fronte di uno sforzo di apertura e di di- degli operat zzino ed evidenzino il loro potenziale ed ro, mettendo a di- 3 i e virtuali predisposti per l’accoglienza contro con i soggetti in formazione. Manon é solo nell’ipotesi di un rapporto diretto con ah studenti che questo progetto a. Ess0 deve necessar lunnie e ple ei coe ce si sions si i s -onoscono ¢ si scambiano anche fuori dal i ducatori gid att lee rondo; ncle conversion, laboreno eproducone simbolecon- jove opportuniti che il nostro mondo in costante« zzano saperi baratal pidissimo cambiamento offre al campo dell’educa: “ cslone dl exiere A presente ed anti spesso fruibili in modo autonomo da; oppo spesso, il sapere sco significherebbe chiedere a essi una sorta pedica compe. i fuso, trasmes tenza rispetto a fenomeni ¢ contenuti spesso del tutto estrane.o tretutto, alla loro formazione precedente. : I maestri elementari di oggi dovrebbero dunque essere espert diinformatica, competenti ¢ appassionati di avanguardie artistiche icali, raffinati mass-mediologi, buoni conoscitori di antropo. diritrovare e riconoscere segni, sim logia culturale e geopolitica, cost da poter seguire le ragioni ele sapere scolastico nella quotidianita e nelle relazio namiche dei continui cambiamenti dei confini e degli de ce weed esse atori e rappresentazioni ident tr questo sapere e, laddove non si convincano eu i che vale la pena di stare al gioco della scuola per assecondar dultio per il piacere dell’autoaffermazione ¢ del «successor, que- di qualche lingua extracuropea ed essere in gra i suto di etranit edi mancanaa di senso provoca spss, in famosi e a volte imbarazzanti «perché?» ini i in formazione con l'stitu- on . di allontanamento dai religioni comparate, bioetica, fisica nucleate, ecolo nd genera abban- ito, disinteresse, rinuncia a pensare e considerare i sa- peri scolastici come ingredicnti della costruzione delle ident sonalie chiave d’accesso al mondo, imposti dalla programmazione, sul tent modello di cultura e di questo spesso incap: lare agli alunni |'impressione che cid che viene presentato come cultura e agito come sapere dentro il tempo elo spazio s cortisponda a cid che, fuori dalla scuola, serve rappresentare, interpretare il presente ¢ che abbiamo alunni maggiorenni, insegnando entrambi postsecondarie (Accademia di Belle Arti e Univer- apita a volte che qualche alunno dica con stupore ¢ soddi- ne: «Ehi, Prof! L’autore del libro di cui ci ha parlato levisione. Parlava proprio delle cose di % abbiamo parlato insieme», oppure: «Sull'argomento della lezione =gano i loro interes della settimana scorsa c’era un articolo sul giornal la componente pit bassa e superficiale T ragazzi, soprattutto le «matricole», sono quasi stupiti che ro avviso, anche perché i parli di cose che riguardano anche la vita extrasco- the essi ticevono rispetto lastica, ed & motivo di grande soddisfazione, per chi insegna, es- a questi fenomeni @ soprattutto lalto livello della loro condivisibi- sere identificato dai discenti come portatori di un pezzetto di sa- lita e spendibilita socioculturale. pere che é parte si ativa di quel «tutto» che é la vita auten- T divi del cinema ¢ della musica sul piano internazionale, i fica, ele soubret dell, i valor e gli Dialtra parte questa esperienza e questo stupore dovrebbero 5 essere possibili anche per alunni pid giovani, a partire dalla se, dell'intanzia. ola Perché cid possa accadere, tuttavia, occorre che gli insegnan, pur senza dimenticare e sottovalutare lesigenza deontolopiea 4 vivere, conoscere e trasmettere le chiavi d’accesso all’esistete con. temporaneo, non siano soli rispetto a questa responsabilita, né ch. Gemandino allimprobabile onnipotenza del «libro di testos'y Compito di comprimario culturale rispetto a questa funzione. ‘Occorre invece che i luoghi della vita e del sapere extrasco, lastico si attrezzino sempre di pitt per divenire laboratorio didat, tico capace di parlare ¢ far parlare (attivamente) di se stesso, diventando al contempo /uoghi e occasion della formazione degh insegnanti Un’azienda che voglia mettere a disposizione degli alunni un percorso didattico per capire i modi e le ragioni del suo funziona. mento, un museo che voglia apritsi alle scolaresche, una libreria intenzionata a diventare laboratorio della lettura e dell’animazione del libro, devono preoccuparsi non solamente dell'accoglienza de ali alunni. In questo caso, infatt, il rischio che si corre é che «!'u- Scita» sia vissuta come esperienza straordinaria, tragicamente ass milabile alla tradizione delle famigerate «gite scolastiche» in cu si esce, sifa un po’ di cagnara, si sta fuori dalla scuola, si fa qualche esperienza di trasgressione (il che va benissimo), ma ai soggetti im plicati sfugge spesso il senso del rapporto che quell’evento ha con il resto del progetto formativo. La formazione, 0 almeno la preparazione degli insegnanti i spetto allo specifio cui il laboratorio si riferisce, consente invece di arrivare all'appuntamento costituito dall’uscita gia preparati e poter utilizzare anche a lungo il feedback della visita ¢ dell'avve- nimento. Se, dungue, il laboratorio decentrato é, almeno in parte, il nuovo libro di testo della scuola dell’ oggi e del domani, 0 almeno un suo fondamentale allegato, occorre che di esso abbia tutte le ca- ratteristiche positive, prima fra le quali la consapevolezza di essere tale e la capacita di indicare i modi corretti della sua utilizzazione, non solo da parte degli alunni ma anche dei loro educatori. _Per cid che ci riguarda, questa consapevolezza é un credo pri mario ¢ irrinunciabile. Sia quando siamo stati chiamati a organiz~ zare laboratori decentrati ¢ legati a istituzioni extrascolastiche, sia quando ci é capitato di essere invitati ad agire dentro la scuola, non abbiamo mai dimenticato di porre come condizione che il nostro 6 intervento fosse consapevolmente collocato all'interno della pro- fframmazione o quanto meno di un Bropetto ‘educativo capace di Brewedere un prima e un dopo tispettoallesperienza ‘Quando poi ci @ capitato di essere invitati a organizzare la- boratori legati al tempo libero o a occasioni del tutto estempora- pee, Io abbiamo ovviamente fatto preoccupandoci, anche € S- prattutto, di divertirci a nostra volta, poiché il fatto che 'educa- pie o l'animatore si divertano & necessaria, anche se non suffi- Gente, garanzia del divertimento ¢ del gradimento di bambini e ra- xgazzi. Un'esperienza estemporanea che consenta al bambino di at- Maversarc occasioni culturali «alte», come quelle del lavoro di un tfsta o di una mostra d’arte, favorisce l'appropriazione di me- morie e vissuti educativamente interessanti. Patliamo in questo caso di episodi di animazione o, pid allegramente, di feste. Ma quando parliamo di didattica o di laboratorio didattico le condi- oni citate prima ci sembrano davvero indispensabili. Il Laboratorio didattico della Galleria d’arte moderna di Bo- Jogna, nellattivazione del quale siamo entrambi impegnati e di cui riparleremo ancora, cerca di rispondere a questa caratteristica ¢ @ {questa esigenza, Non solo, infatti,& predisposto per accogliere sco- hresche in orario scolastico, ma organizza corsi di formazione sul- Vanimazione e la didattica delParte per insegnanti Inoltre, e que sto ci pare particolarmente significativo, ¢ luogo spendibile per il tirocinio didattico destinato agli studenti della Facolt universita- tia di Scienze della Formazione e per coloro che si preparano a so- stenere l'esame di Pedagogia e Didattica dell’ Arte all’ Accademia di Belle Arti. Tl tentativo, da questo punto di vista, 2 dunque duplice: da uti lato si cerca di costruire un luogo di esperienza per i bambini, dall’altro di far si che la cultura dell’arte, ¢ in particolare dell’arte contemporanea, entri a far parte del patrimonio di conoscenze € dello strumentatio didattico degli insegnanti di oggi e di domani. _ Questo laboratorio, inteso anche come luogo fisico, ¢ dunque in questo momento il principale riferimento del discorso che stiamo facendo. Non va, tuttavia, dimenticato che I'idea del labo- ratorio riguarda, ancor prima che un luogo, una scelta metodolo- gica e uno stile educativo. Laboratorio la concezione attiva del conoscere e risponde soprattutto alla convinzione che il bambino debba essere dentro, e non fuori, alla grande girandola ermeneu- tica che produce il sapere, i suoi simboli, i suoi valori, le sue rap- presentazioni. Nel nostro saggio e nel nostro lavoro questa con- Vinzione & sperimentata ¢ attuata in riferimento all'arte e in parti- 7 colare all'arte moderna ¢ contemporanea, Va tuttavia precisa SSme tale convinzione e le proposte metodologiche da noi clabe. fare siano trasferbil, senza esigenze di troppi cambiamenti, in ogy; altro ambito del sapere. yresentiamo questa proposta di labor animazione dell’arte moderna non sono amente storiche, contin, ‘ono ragioni teoretiche profonde, individuabili ‘gamente interdisciplinare. Ci limiteremo, direzioni epistemiche di senso capaci di cost come elementi fondanti del nostro discorso; direzioni di senso che riguardano le ragioni dell'arte, della pedagogia, Cercheremo poi di descrivere caratteristiche e funzioni di un laboratorio sia n edi paradigma di uno stile peda. gogico, sia come Iuogo reale (e come vedremo anche virtuale) del rapporto con i saperi dell’arte. Cercheremo, ovviamente, di con direi nostri discorsi pit generali con esempi di laboratori edi pro. oratorio, capaci, speriamo, di invogliare ciascuno dei a partire, magari, dalle nostre esperienze per andate i contemporane, escolast ‘uno spettro| nostei oltre. 1 LE RAGIONI DELLESTETICA ica contempora- nea, ma anche la prima estetica, quella che ha dato nome e ident ase stessa, hanno ben chiari i termini del problema. Lien 1e univoca tra estetica e bello & stata idealista. E peraltro estranea alla nasci ll'estetica come disci- plina, al momento cioé in cui il filosofo A.G. Baumgarten scrisse nel 1735 Meditazioni filosofiche su argomenti concernenti la poe introducendo in questo testo il termine «Aesth é nea (o comunque molto marginale) alla temporanea, soprattutto a quella di impostazione fenomenologica, nella quale ci riconosciamo e con la quale teoreticamente e prag. maticamente cerchiamo di dialogare. Malgrado qu ficazione dei termini estetica-bello fa parte della scuola c della sua cultura, i indo questo spazio mentale e culturale in qual- cosa che spesso si contrappone all'utile, al necessario, al «vero» che, in quanto tali, non sono né belli né brutti. Le ragioni dell’estetica a cui facciamo riferimento non sono, dunque, quelle del bello, perché anzi - come vedremo ~ il giu form n testo e legato all’idea di bello & spesso ! della degenerazione 0 comunque dell'interruzione della dinamica connessa al processo estetico ¢ alla ricerca art Ma ripartiamo da Baumgarten il quale conia il termine «Ae- sthetica» dalla radice greca aisth e dal verbo aisthanomai che vuol dire «rapportarsi a qualcosa attraverso i sensi». 9 Lesstetica come vocabolo ¢ come disciplina nasce du 1735 ed é la scienza della cognizione sensitiva noscere con la sensazione ¢ attraverso i sensi. Baumgarten distingueva nell’ uomo due modi di conoscere: da un lato quello estetico, concepito appunto come «Scientia co gnitionis sensitive», dall altro lapproccio logico e intellettuale alle cose, la conoscenza razionale. Conoscenza razionale che sara pit tardi chiamata scientifica, pretendendo cosi implicitamente di to. sliere alla Scientia (cio, conoscenza) la possibilita di «funzionatey € di determinarsi anche attraverso la via delle emozioni e delle. tuizioni — la via, per l'appunto, estetica. Limpostazione di Baumgarten influenza profondamente non pochi aspetti della gnoseologia di Immanuel Kant e dopo essere stata emarginata per tuto il Romanticismo venne tipresae rival, tata da Benedetto Croce. Croce, tuttavia, costrinse Baumgarten a dire cose che in realti egli non aveva mai detto. La Scientia cognitiones sensit infatti, fu presentata da Croce come il punto di partenza dellin. tuizione idealistica, come cioé una’facolti dello spirito. Una pit attenta e corretta interpretazione delle affermazioni del fondatore settecentesco dell'estetica rimandano invece piuttosto a una con. cezione fisica, riferita ai sensi e alla percezione, un’accezione che oggi noi definiremmo semmai piti empirica che idealista; ma non & questa la sede di una riflessione filologica sui conflitti che hanno animato gli studiosi della scienza estetica. Quello che ci interessa approfondire @ soprattutto il contributo che I’estetica pud dare opgi alle ragioni teoretiche e alla realizzazione pratica del nostro progetto educativo, Esamineremo, dunque, i pareri di autorevoli estetologi capaci di costituirsi come contributi e motivi di riferimento rispetto a que- sto progetto. Considereremo, quindi, soprattutto i contributi di quegli studiosi i quali, facendo riferimento alla concezione feno- menologica di Edmund Husserl, inquadrano il problema estetico in una dimensione di divenzire all'interno della quale, da un lato, si sottolinea lesigenza della funzione attiva di ogni soggetto impe- sgnato a vario titolo nel «farsi» del processo culturale riferito ai lin- ‘guaggi dell'arte; dall'altro lato si evidenzia come i paradigmi, i va- lori, isimboli, le istittzioni dell'arte e della poesia non discendano da qualche improbabile empireo ma siano faccende storiche, con- tingenti, contestuali ¢ traggano le ragioni ¢ la forza del loro essere da una storia di cui tutti siamo, a titolo differente e con intensiti di- verse, co-protagonisti. Queste concezioni dell’estetica ci aiutano cosi a chiarire come sia necessario recuperare non tanto le ragioni lungue ng modo, cog dics. 10 ‘ei metodi di un «imparare» arte ¢ la sua storia ma piuttosto tun arla a nostra volta, partecipando il piit possibile con consape- vole fativita al continuo consolidarsi, distruggersi ridefinirsi di tutti i paradigmi attraverso i quali il sentire diviene cultura. La fine della seconda guerra mondiale vede ancora salda- mente in gioco lestetica crociana, la quale ha sempre ribadito il carattere conoscitivo ma non pratico dellarte. Per Croce infat dea dell'arte era legata all'idea del conoscere, ma questa conce- zione teneva intenzionalmente emarginata una dimensione di arte ‘come fare. Contro questo eccesso teoretico della concezione cro- ciana si schierano alcuni dei pitt importanti filosofi-estetologi del dopoguerta italiano, fra i quali ricordiamo Luigi Pareyson, Luciano ‘Anceschi, Dino Formaggio, Gillo Dorfles ¢ altri Ci ricorda a que- sto proposito Paolo D'Angelo: Se per Croce lestetca aspira tendenzialmente a tutto lo spazio del discorso sll'ate (anche la critica & filosofia), ora si uol dare peso a quei {ipidi rilessione sull'arte che non giungono alla rarefazione teoretica, ma specchiano il coinvolgimento ditetto nella pratica artistica. Di qui la no- tevole attenzione per le poetiche, intese non come insiemi di regole nor- native ma come rflessione dell'artista sul proprio lavoro! Mentre, quindi, la tradizionale concezione idealistica ein par- lare quella di Croce non erano tanto preoccupate del punto di vista delf artista quanto piuttosto di quello del fruitore e per le quali dungue il «sentire> di Baumgarten diventava l'intuizione neoplatonicamente intesa dello spettatore colto, «iniziato» e pas- sivo posto davanti all’opera d’arte, le estetiche postcrociane degli anni Cinquanta si pongono dalla parte del produttore. Un atteg- giamento nuovo e interessante, questo, che vede per la prima volta asta e crtico, e pit in generale artista ¢ fruitori, concepiti come coinvoltiattivamente all'interno dello stesso processo, in un certo senso nello stesso lavoro, tanto da arrivare a volte a identificare ad- dirittra iloro ruoli, come accade nella conceziéne di Anceschi, il quale ha un interesse fortissimo per i crtici che praticano anche il lavoro di produzione artistica. Si identifica, dunque, una conce- zione estetica che descrive Pevento artistico ela sua «lettura» come interni a un processo dinamico: «Se quella di Croce era un’estetica dell’opera fatta, dell'opera come riuscita, ora abbiamo un deciso ‘P.D’Angelo, Lestetice italiana del Novecento, Roma - Bat, Laterza, petra’ P D’Angeto, Lesttice italiana del Novecento, Roma - Bai, Lateza, 1997, u ;emperi la distinzione frail caratter. rte € della sua natura essen: concezione profondamente so usava di frequente) del ‘idea fenomenologica dell’ Anceschi viveva come dilem: biamo sempre fare uscire le nostre teorie dal contesto real in cui Parte vive e sifa»4 2, p. 175, > L. Anceschi, Gli specchi della poesia, Torino, Einaudi, 1989, p.6. 4. Anceschi, Che cos’é la poesia, Bologna, Clueb, 1982, p. 87. 12 tutto cid che é vita e storia non individuabile se non nella sua ac- cezione di é certamente debitore ~ come egli stesso spesso Sottolinea ~ verso Banfi e verso Husset, il quale — come & noto — faceva discendere dalle categorie tie di intersopget- sivitd ogni possibile determinazione dellesistente e ogni forma di ‘conoscenza e rappresentazione, Come pedagogisti ed estensori di questo progetto siamo, poi, debitori ad Anceschi importante concetto, quello di ist iuaione. Itermine sme delle norme che tendono a co- in sistema e riguardano il fare etterario ¢ artistico. Le uzioni della poesia sono, dunque, ‘artista deve ti. Spettare perché la sua opera sia ac ilctitico ei fri tore devono conoscere per poter capire cid futtavia interessante notare come il termine s nella sua accezione semantica, ancor prima che | {eschi chiarisca bene questo concetto, definisce se stesso come isorio, dinamico, storico, contestuale. jtuzione nasce da un accordo, da un cont un periodo, un momento; il farsi in cui si caratterizail lavoro del artista e del critico insieme ha il compito, apparentemente con- traddittorio ma fenomenologicamente del tutto cocrente, di indi viduare, far rispettare e rifondare continuamente, rimettendole in discussione, queste regole. , riguarda Come la sua origine insieme giuridica ¢ retorica lascia intraved 1climinabilmente sociale dell’ relativa insegnabilita di certi suoi ta dell origine le istituzioni sono «norme rica- in vista di una buona esecuzione>,frzio- te esse sono «siozioni tecniche disposte a favorire la nascta del a nofTe didaticheo tudinal condvise da una comusit stemi_ Ite. ti avvertito che nella prospettiva fenomenologic ‘tout court con la poetica, bensi piuttosto con una regione di essa, quella in cui «il fare ende ad erigersiin regole» I concetto di istituzioni a cui fa rferimento Anceschi diviene tratto importantissimo per la rillessione pedagogica e pensare cid che Anceschi stesso ha definitolinsegabilit Lo spazio dell’«insegnabiliti» dell'arte, infati, troppo spesso 5P. D'Angelo, Lestetica italiana del Novecento, ci 1 che esistano regole in q legate alle recniche) e la teoria d it dell'arte, coincidente con la c ica — pseudoprogressista ¢ i realti intrisa dei preg mantico isciante ~ secondo le quali solamente l'assoluta spontaneiti e l’esclusivo rife propria vocazione interiore sia il luogo didattico della produzione artist Ilconcetto anceschiano di filologicamente husserliano di le» che mettiamo alla base della progettazione dei nostri laboratori, Ma torniamo ad Anceschi, laddove egli ci ricorda come : im la assolur cezione pedago. lismo neoro. roprio una razionalita critica e poco incline a miti riconosceri che~tra ‘accettazione assoluta delle regole come tali da occupare tuto il campo della riflessione e dell'arte e la condanna delle regole, come tai da non avere alcuna rilevanza nei processi generativi dell'arte - vié un rpretativo per cui le regole esistono, esauriscono, si rawivano, 1 del fare. Il compit dine, & di cercare le relazioni fra questi sistemi, la loro .] esse, in ogni caso, per se stesse, si pr definitive, volta a volta, per chi Parte fa, e per chi I'arte vive e partecipa; is ico € comprensivo della esperienza esteti perdono qu questa definitivita per risolversi a di relazioni e movimenti, di relazioni di struttura e di 1 trama ricca, sottile, mobile, policroma, che ¢ come i i sforma e continuamente si signifi la cui definizione non é una definizione statica, ma una definizione pro cessuales, Quello che, secondo Ances sovrapporsi e coincidere in gran gogia. In questa accezione la ps attiva di critica, una il ito dell’estetica, pud I compito della peda- iene infatti una forma pid potente e pit impo proceso, fa si che critica e didattica possano marciare all volani di questo motore che permette a ciascuno, anche il pitt umi- L. Anceschi, Da Us iia D’Annunzio, Sage di a rata, Mic ee seg di arte di letteratura 4 jccolo (e giovane) soggetto coinvolto in questo proces fare quel fenomeno che Anceschi definiva «collabora- che deriva dallemozione, non € peregrino pensare come il primo vento che lega un soggetto all’opera d’arte ~ 0 a qualunque Soon possa essere guardata esteticamente, come, cio, se fosse un'o- pera d'ate, enel modo che grazie all'arte abbiamo messo a punto jore> per rapportarci allaltro da noi — non sia, stupore. St sce, che provoca mic pseillazione degli stati @animo, un’alterazione dell'equilibrio Lesperienza estetica é sempre un piccolo trauma, uno shock collegato, poco o tanto, a quelle categorie di vertigine e di rischio the accomunano tutte le significative esperienze del sentimento € Uellemozione. Vertigine e rischio che non sono speriment ‘olo quando entra in gioco direttamente il corpo in un’atti- iovimento, quale puo essere Ia scalata di una montagna, perienza della velocita e, per i pid piccini, lo stordimento della giostra, lo specchio deformante, lattraversamento della stanza buia, ecc. La vertigine ¢ il rischio sono sentiti ¢ vissuti anche quando siamo posti di fronte a una testimonianza formulata in un codice misterioso e affascinante, che un po’ ci attrae ¢ un po’ ci fa fa paura proprio perché é nuovo, singolare, straniante; pare rischioso perché @ «straniero», perché non lo avevamo mai visto prima, & perturbante come un rito magico e strano, come un innamoramento improvviso e inatteso. Stupore @ un termine che, al di la del suo significato corrente ~ quello, cio, di grande mera: viglia -@ usato anche nel linguaggio della psicopatologia per indi care uno stato di sospensione delle funzioni fisiche e psichiche seguito al quale il soggetto rimane come assente da tutto cid che lo citconda, estraniato dagli stimoli abituali e dalla percezione ras- sicurante del contesto ¢ della r Niente a che vedere, dunque, con il bello che, come categoria culturale condivisibile, presuppone proprio un rassicurante rico- hoscimento, una possibiliti di comparare Pimpressione rigevuta con un sto € gia sperimentato che permettono di formulare, automaticamente e immediatamente, un giudizio, il giudizio ap- punto di: «bello!». pet, anche il bello pud essere straniante. Anzi, Yimmers nel bello ~ quando siamo awvolti dalle note di un concerto, awit 15 dalla lettura di una poesia o totalmente catturati dal! stmosfera ma. gicaesilenziosa degli affreschi meravigliosi di una chiesa o da yn Guadro in un museo ~ @ anche un’esperienza di stupore o, quan. Shmeno, di straniamento; uno stupore non improvviso ma lento ¢ persistente; una sensazione capace comunque di portarci fuori dal fusso della percezione e sospendere la nostra adesione al «princi pio di realtin. E questa, tuttavia, una sensazione e un tipo di stupore che ri. chiede maturita e competenza; si tratta di uno stupore adulto ¢ consapevole, allenato e raffinato. Uno stupore che é impossibile, ¢ soprattutto sbagliato, «imporre» al bambino come se quella fosse Tunica chiave d'accesso dell’opera d'arte. Sarebbe come se noi, volendo insegnare al bambino la con- divisione del senso dell'umorismo della cultura a cui appartiene, ali imponessimo di ridere anche alle barzellette che non capisce. Anche evento comico, infatti suscita un’alterazione dell’equil brio fenomenico percepibile: quando in una gag cinematografica Pattore cade in maniera rovinosa, quando la frase finale della bar- zelletta scombina il rapporto abituale tra significant e significati attraverso un gioco di parole oppure crea uno spiazzamento delle situazioni, quando nel cartone animato un oggetto si trasforma in qualcos’altzo 0 una pietra cade sul personaggio della storia, trasformandolo bruscamente in una lastra che richiama solo bi- dimensionalmente la sua forma originale, siamo di fronte a qual- cosa che genera una sorpresa. E sorpresa @ sempre trauma, nel senso che turba, altera, modifica uno stato di precedente tran- quillita emotiva, provocando anche dal punto di vista fisiologico piccole ma significative alterazioni della pressione, del battito cardiaco, delle secrezioni ormonali. La scena di un film in cui a tore cade da una finestra pud avere due esiti: uno tragico, la morte, I'altro comico, perché per qualche fortunata ragione c'é un telone, sta passando un carro di fieno o sotto la finestra c’é tuna piscina: qualcosa insomma «redime> il danno della caduta. Se mentre l'attore cade noi non abbiamo motivi per prevedere cosa accadri, ecco Palterazione, ansia cresce dentro di ni Pattore si salva e la scena diviene comica. Ecco la risata rassicu- rante, liberatoria; ecco che ci accorgiamo che era una finta, che stavamo scherzando. Si noti bene che questo avviene anche nella realta quando, di fronte alla caduta di qualcuno che conosciamo (per esempio quando siamo a sciare) segue alla caduta un momento di ansia spesso molto forte; poi, se la persona non sié fatta male, tutti ci meitiamo a ridere e a prenderla in giro, perché l'ansia iniziale ha 16 pisogno di un riscatto liberatorio che si realizza nellattribuzione Gi comico all’evento. ‘Ma torniamo al nostro film in cui si vede l'attore cadere, I! fruitore adulto, che probabilmente ha gia riconosciuto il «genere> 4 cui il film appartiene, sa gid cosa aspettarsie ansia o non ee, 0 2 molto lieve. ‘Questo non accade perd ai bambini, per molt dei quali quella scena® davvero ansiogena, anzi di un'ansia irisolvbi Cosi, se facciamo vedere una gag di Stanlio ¢ Olio ai bambini dell’asilo nido o del primo anno della scuola dellinfanzia, meta di bambini — che potremmo definire «i pit colt — ride, ma un‘altra meta piange o cerca, con I'ansia dipinta sul viso, il volto dell'adulto per una rassicurazione che spesso é la ricerca di un abbraccio, di {in contatto isico capace di liberare dall'idemtificazione con il per- sonaggio danneggiato, ‘La risata dunque non é lessenza del comico ma é l'esito «po- sitivo» dello stupore comico, una delle soluzioni possibili della Scena: quella in un certo senso preferibile, ma anche quella che ha bisogno di prerequisiti, conoscenze consolidate e che, soprattutto, alla fine non cambia nulla, perché riporta tuti gli ingredienti della natrazione all'interno dell’ordine precedente evento. Ci pare si possa dire piti 0 meno la stessa cosa per cid che ri- guarda la categoria del bello all’interno del discorso estetico. Se Fopera «funziona» genera un trauma, un'ansia, uno stupore, el'e- laborazione del giudizio di bellezza sta a questo stupore estetico come la risata sta allo stupore comico: risolve in positivo ¢ con- sente di andare avanti nella ricerca di altre esperienze estetiche, di altri turbamenti ¢ di altti «ischi> rispetto al rassicurante dé vu del conformismo rituale della percezione quotidiana ¢ delle regole che non vogliono cambiare. Per il bambino, perd, il bello non pud essere esperienza di- stinta dal buono, dal piacevole, dal vissuto ed esperito come posi- 1, per il bambino, il bello é i buono del laborato- it8 che il piccolo o grande trauma, lo stupore, lm- pressione di straniamento derivante dal rapporto con un'opera ca- pace di provocare questi effetti, si risolva attraverso la possibilit di impossessarsi delle categorie riconoscibili e condivisibili di essa, di Ficlaborarle, di «mangiatle», facendole proprie con il proprio fare ¢ tifare. Un rifare che non & certamente copiare (ma di questo pat- leremo dettagliatamente pid avanti), ma é ri-percorrere, ri-vivere in maniera attiva. Ecco, dunque, affrontato ¢ ~ speriamo ~ risolto un grande 7 equivoco della tradizione scolastico-didattica: l'educazione ex, tica sarebbe, secondo molti, l'educazione al bello, ma se quest fosse vero sarebbe come dire che leducazione al comico &l'eser iio della risata provocata a comando, in coro, nei bambini, nse. ¢gnando loro a modularla in modo che risulti pit risata, pit espres. siva, pid credibile. 1 problema invece ~ com’ evidente ~ non & insegnare aj bambini a «ridere bene», ma insegnare loro a capire il congegno della barzelletta e della gag e consentire loro di rivivere ¢, in parte reinventare i testi del ridere. Educazione al comico & messa in, scena dell'evento comico prendendosi, come educator, il rischig che esso possa generare anche feedback negativi, anche ansie non risolte dalla risata, come avviene per certe fiabe paurose o per certe fvelaion (tipo: , la loro fragiliti pseudo-elitaria. TI vero dandy e il vero snob, infatti, non hanno bisogno di porte chiuse e recinti escludenti gli «altri per vi timamente il senso drammatico ed esaltante della propria w Forse un libro di storia dell’arte in meno e un testo in pitt di Nietzsche e Camus, o lo studio di cid che Car! Gustav Jung intende per «individuazione», avrebbero potuto, ¢ potrebbero, Ma questa é un’altra storia che, in un certo senso, non guarda, ed comunque, in riferimento ai problemi che siamo trat- tando, decisamente futile, 10 che é possibile suscitare fra bam- iti e la categoria dell estetico. Ci inte 25 ressa, per esempio, rfletere sul piacere che i pid piccoli provan, per cig che noi aduti cot chiamamo kitsch, Basta vedere come’ Comporta un bambino a Venezia e come egli dedichi, a volte, ap. pena uno sguardo al Ponte di Rialto, e si dimostri invece al li Fellestasi davanti alla vettina stracolma di gondole di plastica luc ‘icante argento e oro, con lucine colorate all'interno ¢ ballerine munite di improbabili tutd di organza che danzano sulla prua al Suono di un carillon, per capire come l'approccio estetico infant sia molto diffcilmente legato alla categoria dell'armonia, del r- gore, del bello sedimentato dalla storia e reso rassicurante dalla convergenza dei commenti e dei giudizi su di esso. E piuttosto aqualeosa che, senza rferitsi necessariamente al kitsch, ha comun- que la capacita di sapersi presentare come novita stupefacente, rot- tura del percorso percettivo ordinario, presentazione di ambigui fantastiche, di misteri e spaesamenti, ‘Occorre cioé che l’«ogpetto estetica» sia capace di sporgere, dal flusso percettivo, di costituirsi, contestualmente, come figura rispetto a uno sfondo, anche se sappiamo che questa capaciti di es- sere figura, da parte di alcunché, non dipende solamente dall’og- getto ma dal nvestimento intenzionale-intersoggettivo compiuto su di esso, e dunque anche dalla capacita della mediazione pedago- ‘gico-critica di evidenziarne i caratteri di differenza e di novita. ‘Novita, ancora una volta, necessaria a suscitare lo stupore, ambiguiti e mistero propri di ogni oggetto artistico nella misura in cui lopera-cosa deve essere capace di non farsi svelare fino in fondo (il mistero) ed essere pronta ad assumere nuovi sensi e nuovi significati in luoghi ¢ tempi diversi, per interlocutori diversi o an- che per tempi diversi dello stesso interlocutore, modificato dalle. sercizio dello scambio culturale dei sensi e dei significati condivisi (ambiguita. Lopera dev'essere ambigua nell’accezione che a questo ter- sine ha attribuito Umberto Eco nel suo Opera aperta: la poesia opera arte per Eco ambigua perché non si svela mai comple- tamente ed é diversa,almeno in parte per ciascuno. Liopera d'arte capace di suscitare ateygiamento estetico impone uno sforz9 in- terpretativo che, in part, sara sempre personale, sempre difficile, sempre tischioso (di incomprensione, di fraintendimento), ma sari anche capace di dare come premio la scoperta che quella poesia, uel testo, quella musica pare scrita, fatta, costruita «pet me>. Una grande poesia damore fa dimenticare chi Pha scrita esoprat © U, Eco, Opera aperta, Milano, Bompiani, 1972, 26 tutto fa dimenticare il suo destinatario, Se «funziona» come poesia, ciascun lettore pud adattarla alla sua concezione ¢ alla sua situa- Zione amorosa, sia che un adolescente percorso dai primi fremiti erotici, sia che si tratti di un anziano capace di vivere né Vamore anche la réverie ele nostalgic della memoria, sia che si tratti di una donna, di un uomo, di un omosessuale; ciascuno di essi tut- tava, per vivere come sua la poesia, deve poter compiere uno sfor- zo interpretativo che é l'esatto contrario di cié che avviene nel tra- dizionale rapport di mediazone didaico fra sogget ele opere arte. Un rapporto che ha implicita la seguente convinzione: «Que- st'opera é bella c vi spiego perché. Vi spicgo inoltre cosa vuol dire evi do dettagliate notizie biografiche sull'autore e su cosa deve fare, dire, pensare il destinatario». Questo atteggiamento poco estetico, poco pedagogico ¢ mol- to malinconicamente didascalico & purtroppo molto diffuso nella scuola ¢ nei suoi strumenti; basti vedere come nei libri di testo de- dicati all'arte, cominciando dalle antologie di letteratura, dedicato alle note esplicative sia per lo pit: molto superio dedicato ai testi artis Ecco dunque svelata la principale ragione per la quale, a no- stro avviso, l'opera-cosa, l'oggetto artistico trasformato in mate. riale didatico, ¢ preferibilmente da scegliere nel repertorio del pre. sente anziché in quello del passato. Quando opera d'arte appar. tiene ormai alla storia — anche se non & diventata necessariamente ‘uno stereotipo a causa delle sedimentazioni superficiali delle quali @ stata vittima come @ avvenuto, ad esempio, alla Gioconda, all’A- dagio di Albinoni o i brani lirici del Cyrano che molte persone molti giovani pensano siano scritti direttamente dal copy-writer della Perugina per i messagai inseriti nei famosi «Baciv ~ viene tut- tavia investita da una codificata condivisiblita dei significati. lo. pera d'arte che appartiene al passato rischia cio (perché molti credono che cid si possa 0, addirittura, si debba fare) di essere spie- a. Libri di storia dell'arte, le note a margine, gli studi filologici, le biografie ripulite e consolidate degli artisti costruite in funzione loro storicizzazione, consegnano a educatori ¢ insegnanti la Possibilita e la tentazione di offrire un'interpretazione a senso unico dei testi, e fanno perdere a chi non 2 gia iniziato la possibi- lita di accedere a quegli elementi di seduzione, di intrigo e di mi- stero che probabilmente, anzi quasi sicuramente, opera pud esi- bite, o meglio potrebbe esibire se fosse presentata in altro modo, ‘A cid va aggiunto che il inguaggio usato dall'artista del pas- sato & comunque linguaggio della sua epoca: per capite il perché lo spazio rea quello 27 dell'uso di certe teeniche, di certi segni e segnali occorrerehy Gaindi uno sforzo di storicizzazione difficile pet i meno prepara Sforzo che peraltro necessita di uno spostamento sul piano del approccio razionale, consapevole, voluto che, proprio pet les. caratteristiche, rischia di far perdere, o rendere molto difi apacith di entrare in sintonia entropatica con il testo artsticoe farsi sedurte da esso in un impatto pit autentico ¢ immediato, Gli artisti contemporanei usano, invece, ingredient che sg, ricamente sono alla nostra portata, ci sono noti e noi stessi probe, bilmente, anche se in forma meno creativa ¢ non artistica, fr, ‘quentiamo ¢ usiamo. Supporti, material, ing: in quadro, Ie parole e i costrutti di una poesia, i fraseggi ¢ gli strumenti (ma, gati elettronici) di una composizione musicale contemporane, sembrano agli adulti «colti» pit difficli solo perché i loro sig cati e iloro orizzonti di senso non sono ancora sedimentat, Da un certo punto di vista hanno ragione: nei confronti del. Tarte antica é pid facile l'approccio filologico di quanto cié non avvenga rispetto all’arte contemporanea. Rispetto a quest'ultima perd pid facile l'approccio estetico, quello cio? che proprio in a gione della sedimentazione mancante favorisce stupore (che a vole ud manifestarsi anche in forma di diffidenza ansiosa o additittura di repulsione) e soggettiviti-intersoggettivita dell'interpretazione. Dj un’opera d’arte contemporanea siamo ben lontani dal po- ter svelare completamente il significato; persino Guernica di Pi- casso esibisce con evidente e compiaciuta forza «oggettiva» (per ché gia storicizzata e oggettivata) solo laspetto politico e morale della sua composizione. Un'enorme mole di mistero e di ambiguiti estetico-poetica & ancora nascosta perd dietro l'angoscia urlata di quelle immagini e lo sari certamente per molto, per un «mokis simo» che pud a qualcuno sembrare un «sempre», capace di su scitare ogni volta nuove scoperte, nuove interpretazioni, nuove emozionanti esplorazioni ed elaborazioni di vissuti personali. Il significato complessivo dell’opera contemporanea rimane un enigma, ed @ gia molto impegnativo, ma tuttavia fondamentae, essere capaci di individuare qualche direzione di senso suggeritadt essa ¢ la cui elaborazione sia ancora un «lavoro in corso» cui pos siamo dare, nel momento del contatto con opera, il nostro este tico, poetico e pedagogico contributo. Larte contemporanea ¢ dunque pit ambigua, positivament’ poiché non ancora storicizzata, codificata e socialmente metab lizzata. E poi pitt stupefacente perché linguisticamente nuova, it parte sconosciuta ¢ dunque semioticamente «scandalosa». 28 Leeducatore che accetta il rischio dello scandalo semiotico dell’opera contemporanea, preferendo la via estetica alla pitt ras- sicurante ¢ tranquilla strada dell'approccio storico ¢ filologico, porta se stesso ¢ i suoi allievi nella posizione capace di dare un con” Ffibuto allindividuazione del senso dellopera e del «farsi» dei lin- sguaggi che la veicolano; entra, ciot,all'interno di quel fenomeno the Hans Robert Jauss definisce il circolo ermeneutico dell este. tica Una frase di Jauss (1988) esprime in maniera particolarmente significativa la concezione legata all’idea di circolo ermeneutico da lui praticata: «l’opera di ciascuno pud diventare Porizzonte che dischiude il senso del mondo a partire dalla visuale dell’altro»!", Duecento anni dopo le affermazioni di Baumgarten, la seuola fe. nomenologica ispirata alla filosofia di Edmund Husserl riprende Te sue tesi sposandole con la concezione ermeneutica dell’espe- rienza estetica. ‘Hans Georg Gadamer afferma come i momenti del com- prendere, dell’interpretare e del produrre-applicare siano indisso: Jubilmente interagenti ed é per noi evidente come in questa in solubile interazione delle componenti del circolo ermencutico la pratica educativa possa sce; to a questo circolo, de- cidere di star dentrg o rimanere ai margini, quando non additit- tura del tutto fuori. E chiaro come la scelta vada consapevolmente nella direzione del rischio dell'immersione, nostra e dei nostri alunni, nel farsi del senso ¢ dei significati, provando a determinare insieme il senso del nostro stare nel circolo ermeneutico con le opere, gli autori, i critici, «davorahdo» al senso intenzionale e alle direzioni interpretative che il processo via via pud determinare. E opportuno, a questo punto, spendere un paragrafo del no- stro testo per chiatire cosa possiamo intendere per ermeneutica ¢

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