Domande Esame Vangeli Sinottici e Atti Degli Apostoli
Domande Esame Vangeli Sinottici e Atti Degli Apostoli
1. Il Vangelo e i vangeli
Evangeilia: Greco: Le buone notizie. Per esempio una vittoria in una battaglia
si comunica. All’ epoca veniva usato per parlare di una vittoria
dell’imperatore. Buona notizia che vengono proclamata in tutta la città.
Veniva usata sempre al plurale. Ma con gli apostoli si comincia a usare in
singolare.
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- 1 Ts 2, 4: (Fine degli anni 40). “Ma, dopo aver sofferto e subìto oltraggi a
Filippi, come sapete, abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di
annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte”.
- Il Vangelo in singolare ha anche vedere con Gesù.
- Cos’è il Vangelo: 1 Cor 15, 1.3-5: Vi proclamo poi, fratelli il Vangelo…
Parla San Paolo di quello che ha ricevuto. Paolo parla della Scrittura.
Cristo è morto per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto…
- Gal 1, 8-9: Un solo Vangelo. Se qualcuno annuncia un vangelo diverso da
quello che avete ricevuto, sia anatema!.
Nell’AT
- Da lì viene il termino: Evangelizzare: Era usato nell’AT: Isa 40,9; Isa 52,
7. Messaggero che annuncia la salvezza.
- Nel Secondo Secolo ci sono moltissimi libri che sono chiamati Vangeli.
Ma come si configura il Canone?
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- Canone: Regola delle cose che si devono seguire. Es. Canone per il Greco
sono i libri Classici come Homero.
- Per il Canone si deve rendere conto a Gesù Cristo. La regola è Gesù
Cristo. Se una persona trovava una cosa e la leggeva doveva contrastare
si esso è d’accordo con Gesù Cristo e cono quello che aveva ascoltato.
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- Utilità al di là delle circostanze e contingenze del momento: non
occasionalità.
Cfr. Dei Verbum n. 12: “Poiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per
mezzo di uomini alla maniera umana [22], l'interprete della sacra Scrittura,
per capir bene ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con
attenzione che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è
piaciuto manifestare con le loro parole. Per ricavare l'intenzione degli
agiografi, si deve tener conto fra l'altro anche dei generi letterari. La verità
infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi in vario modo storici,
o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. È necessario
adunque che l'interprete ricerchi il senso che l'agiografo in determinate
circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per
mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto
espresso [23]
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- parlare di Gesù come il Messia, come Colui di cui parlano le Scritture;
- continuare la “storia” – diverso da “racconto” – già iniziata nelle Sacre
Scritture (AT);
Non è una scatola dove uno vuole mettere il libro ma è un modo in cui si pensa
in come deve essere considerato questo libro. Ogni libro si legge in un modo.
Quali erano i generi nella antichità?
- Molti pensano che i vangeli venivano inspirati per la vita dei profeti;
Isaia, Geremia, Zaccaria. Specialmente nella forma in che erano
morti. Ci sono qualche somiglianza con la vita dei profeti. La vita dei
profeti era una cosa storica. Non un mito.
- Genere di monografia storica. Soprattutto quando si vede il Vangelo di
Luca. definisce la sua opera come un “racconto”, diegesi (dieghesis),
parola utilizzata all’epoca quando si parlava di una monografia storica
(es. Guerra Giudaica di Giuseppe Flavio, o De Bello Gallico).
- Elementi di un Romanzo. L’autore non vuole scrivere un libro per la
gente culta.
Ma ci sono molti aspetti della diegesi che non si trovano nei Vangeli sembra
che scrivano una sorta di “biografia” (bios = vita) diversa però dal genere
nella sua configurazione odierna (molto storica e precisa cronologicamente).
Nell’antichità, la biografia (es. le “Vite dei Cesari” di Svetonio o le “Vite
parallele” di Plutarco) mirava a presentare un personaggio sotto vari aspetti
(es. virtù, azioni esimie, contributo al suo popolo, etc.) parlando della sua vita
e della sua morte. I Vangeli sono un po’ diversi dai criteri classici del genere
“bios”, in quanto:
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- lo spazio dedicato alla sua morte è molto più ampio del normale (sembra
quasi che si voglia dare più importanza alla sua morte che alla sua vita,
cosa che non si trova in altre bios, eccezion fatta forse per la bios di
Socrate); in questo senso, alcuni descrivono il Vangelo di Marco come
una “lunga introduzione alla Passione di Gesù Cristo”, tanto è centrale
quest’ultima.
- Natura storica
- Tratta della proclamazione del Regno da parte di Gesù di Nazareth, con
parole e opere e della sua morte e risurrezione.
- Riflette la predicazione apostolica.
- Per cui È più vicino al genero letterario della biografia antica.
“Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che
abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre
mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo
veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era
presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito,
noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E
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la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste
cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.
Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è
luce e in lui non c'è tenebra alcuna.” 1Gv 1, 1-5.
1. Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e
insegnò per la loro eterna salvezza, fino al giorno in cui fu assunto in cielo
(cfr At 1,1-2).
2. Gli apostoli poi, dopo l'Ascensione del Signore, trasmisero ai loro ascoltatori
ciò che egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza delle
cose, di cui essi, ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo e illuminati dallo
Spirito di verità, godevano.
3. E gli autori sacri scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le
molte che erano tramandate a voce o già per iscritto, redigendo un riassunto
di altre, o spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese, conservando
infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su
Gesù cose vere e sincere. Essi infatti, attingendo sia ai propri ricordi sia alla
testimonianza di coloro i quali «fin dal principio furono testimoni oculari e
ministri della parola», scrissero con l'intenzione di farci conoscere la «verità»
(cfr. Lc 1,2-4) degli insegnamenti che abbiamo ricevuto.
1. Predicazione di Gesù
- Epoca: Evoluzione dei Mika’ot dal 50 a.C. al 135 d. C.
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- Gesù quando risponde ai saducei risponde con il Pentateuco, che era
l’unico libro che loro accettavano.
2. La predicazione apostolica.
Gv 2, 19-22. Comento di Giovanni che dice che Gesù parlava del suo Corpo.
Mt 26, 21-25: Mentre mangiavano, disse: "In verità io vi dico: uno di voi mi
tradirà". 22
Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a
domandargli: "Sono forse io, Signore?". 23
Ed egli rispose: "Colui che ha messo
con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. 24
Il Figlio dell'uomo se ne
va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo
viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!". 25
Giuda, il
traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto".
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▪ Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia
data testimonianza a tutti i popoli (Mt 24,14) ▪ In verità io vi dico: dovunque
sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche
quello che ha fatto (Mc 14,9) ▪ il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo
giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il
perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete
testimoni.
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del passato su Dio. Esempio: Spinoza, Dio sive natura, Dio si conosce
attraverso e nella natura. Come Dio si rivela nella natura, non c’è bisogno di
altra rivelazione. Quindi, per capire il testo biblico, bisogna capire bene i
grandi uomini che ci hanno trasmesso i testi per interpretare le scritture,
perché questi uomini hanno scoperto a Dio nella natura anche.
b. La critica testuale
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Questi criteri sono stati rielaborati da successivi studiosi e oggi per oggi
si articolano così:
Criteri esterni
o Data del testimone: più vecchio, più valore ha. In quanto a che i
nuovi aggiungono altre cose.
o Distribuzione geografica dei testimoni che sostengono la variante in
questione
o Relazione genealogica dei testi e famiglie dei testimoni. Si può dire
che Il copista ha copiato di una versione che si trova prima.
Criteri interni:
o Probabilità trascrizionali
o Probabilità intrinseche
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Priorità del vangelo di Marco (per i vangeli).
L'influenza della comunità Cristiana nella formulazione e trasmissione
del passo in questione.
Esempio: Lc 9, 10 CEI
c. La critica storica
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Strauss miticizzazione della vita di Gesù da parte degli Apostoli: gli
elementi soprannaturali sarebbero giustapposti alla vita storica di Gesù per
rendere il suo messaggio più credibile e autorevole.
A sua volta, William Wrede (1859-1906) nel suo libro sul segreto messianico
nel vangelo di Marco, rivela che anche il documento ritenuto più «vecchio» è
permeato di teologia, quindi non serve per uno studio «storico». Sottolinea
come il Vangelo di Marco sia scritto come una sorta di “apologia” di Gesù
Cristo, perché Gesù è stato ucciso, anche se era una persona buona, rectius,
anche se era il Messia. Il Vangelo vuole spiegare perché il Messia è morto
segreto messianico, imposto da Gesù stesso agli Apostoli a metà circa del
Vangelo. Tutto il Vangelo vuole dimostrare che Gesù è il Messia che si
aspettava => anche nel Vangelo di Marco c’è un forte valore teologico.
A. Schweitzer evidenzia come, alla fine, ogni singolo autore che cerca di
risalire al Gesù storico, ha restituito una sua “idea” di Gesù, e non il “Gesù
oggettivo” come si riprometteva. Fa una ricerca sul Gesù storico.
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a. La storia delle forme (formgeschichte)
- L'idea principale è che dietro i testi dell'AT, ci sono tradizioni orali legati
ad altri religioni orientali.
- Espone la sua tesi nel suo noto commentario a Genesi in 3 volumi (1901-
1910) nel quale sviluppa un nuovo metodo: la formgeschichte.
- Karl Ludwig Schmidt (1891- 1956) prende il metodo di Gunkel e lo
applica al NT: I vangeli non hanno un valore storico perché non sono una
memoria storica di Gesù, ma della comunità primitiva.
- Anche Martin Dibelius (1883-1947) usa il metodo di Gunkel per
identificare quale siano le tradizioni (le forme) dietro il testo evangelico.
“Sitz in leben” (circostanza della vita) una volta trovata una certa forma, si
cerca di ricostruire l’esigenza della comunità che ha dato origine a quella
forma, in modo da capire il messaggio che si vuole dare. È una comunità chi
mette insieme le distinti parti.
- Parole
o Parabole
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o Parenesi
o Detti
Secondo Bultman questi detti possono essere: massimi
sapienziali, parole profetiche, norme legislative, parabole,
dichiarazione di Gesù che riguardano a sé stesso.
- Azioni
o Secondo Dibelius: Paradigmi; Novelle; Legende/Mitti.
o Secondo Bultman: Apoftegmi; Racconti di miracoli; Leggende.
Due procedimenti:
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- È la comunità quindi che ha interpretato tutta la vita di Gesù (detti,
apoftegmi, racconti, legende) secondo i bisogni puntuali che aveva.
Perciò, non si può arrivare al Gesù «storico», perché tutto quanto
sappiamo di lui è mediato dalla fede della comunità. La critica è che una
comunità non produce, ma produce un individuo. Interessa non arrivare
al Gesù storico ma come la comunità vive la fede.
Problemi:
- Sembra quasi che non ci sia interesse ad arrivare al Gesù della storia, al
periodo terreno di Gesù i Vangeli smettono di mettere “in contatto”
con la persona di Gesù, ci si interessa solo del messaggio. Alla fine
questo presupposto (filosofico) non porta a Cristo;
- Poco interesse all’aspetto soprannaturale: spesso tali elementi vengono
etichettati come strumenti retorici o “simbolici”;
- Dicotomia: il metodo nei suoi presupposti non consente di sviluppare un
messaggio teologico, anche se questi autori provano pur sempre a “fare
teologia”;
- Toglie protagonismo agli autori del NT: se ciò che conta è il “messaggio”,
non conta l’autore, l’autore è “la comunità”, un soggetto impersonale che
non si sa cosa/chi sia. Ciò va contro la tradizione della Chiesa, che parla
di un autore specifico per i Vangeli.
Valutazione:
Ernst Käsemann
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Bultmann perché non offriva alcuna garanzia che la salvezza non fosse
un'elaborazione umana
- Insieme ad altri discepoli di Bultmann come lui (J. Jeremias, G.
Borkmann) inizia la «nuova ricerca» su Gesù storico.
- Prima in un articolo del 1952, pol come volume nel 1954, pubblicò
l'opera Die Mitte der Zeit. Studien zur Theologie des Lukas. (ita. «Il
centro del tempo. La teologia di Luca»)
- Dimostra come l'evangelista Luca non è un mero compilatore delle
tradizioni ricevute ma un vero scrittore che ha imbuito il suo racconto
con la sua teologia (storia della salvezza).
Altre Opere
Metodo:
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che il suo voto era pieno di luce. Si può vedere l’insegnamento teologico che è
dietro.
Luca non è molto specifico, sempre dice “circa” quando parla dei tempi.
Matteo: quando una cosa è ambigua in Marco, Matteo la spiega. Perché Luca
toglie dati che parlano di Giovanni Battista come il nuovo Elia?
Il Metodo narrativo: R. Alter, ebreo, scrive negli anni 80’ “L’arte della
narrativa biblica”, un’opera che marca un momento negli studi biblici nell’AT
(e poi anche nel NT). Studiando il testo così come è, se si studia la narrazione
nelle sue varie parti (introduzione, trama, climax, risoluzione, conclusione),
cioè rispondendo alle domande sul “cosa è successo?”, “come?” e “perché?”, si
arriva a delle risposte che hanno una forte valenza, anche teologica, che mette
in luce diversi aspetti che l’autore ha voluto evidenziare. Era un metodo
originariamente applicato alla narrativa greco-romana, e solo dopo esteso alla
Sacra Scrittura. Cfr. R. Alan Culpepper studia così il Vangelo di Giovanni.
o Elementi centrale:
Azione. Che ci sia un’azione, e poi si riazionano gli azioni.
o Altri elementi:
Tempo Raccontato: giorni, mesi, anni.
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Tempo raccontante: capitoli, paragrafi, ecc.
o Su queste due elementi: Marco usa due capitoli per parlare del
viaggio di Gesù a Gerusalemme. Altro: Luca racconta il Viaggio di
S. Paolo da Antiochia a Gerusalemme in due versetti. Ma racconta
una visione usando molti versetti.
Anticipazioni
Lacune: Non ti da informazione. Ritiene la tua mente per un
tempo.
o Intreccio di capovolgimento.
Situazione iniziale
Complicazione
Climax
o Intreccio di riconoscimento.
Risoluzione
Situazione finale
o Personaggi:
Protagonista
Antagonista.
Personaggio maggiore, personaggio minore.
o Voce del narratore.
Ti da informazione, nasconde informazione. Domandarsi perché
dice questo, perché mi da informazione?
Il narratore non inganna. Stabilisce una relazione di fiducia.
Il Narratore sa tutto, pure si mette nella mente di Dio.
Si può vedere i distinti punti di vista. Il narratore ti mostra diversi
punti di vista che nessuno altro ti da. Esempio: Crocifissione: le cose
che vedevano i distinti personaggi, le cose che vedeva Gesù, le cose
che vedeva un specifico personaggio. Altro esempio: la cena a casa di
Simone il Fariseo. Mostra distinti punti di vista.
b. L’analisi retorica
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Il Metodo retorico (come parlare bene, in modo convincente): si sviluppa
soprattutto negli Stati Uniti negli anni ’80, nell’ambito dei testi paolini, dove si
vedono molti aspetti retorici che si rifanno alla retorica aristotelica. George
Kennedy: mostra come la retorica si può usare per lo studio anche di altri
testi della Bibbia, non solo il corpus paolino: modo di argomentazione,
intitolazione, tecniche retoriche, etc. Lo applica soprattutto al Vangelo di
Matteo, risalendo al significato teologico nascosto dietro l’uso della retorica.
Si interessa anche al contesto storico in cui il libro è scritto, perché aiuta a
rispondere alla domanda sul “come” e sul “perché”.
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Stile semitico: paralelismi. Dire una cosa e poi dire altra
paralella per raforzare l’idea.
o Memoria. Per no stare cercando i dati nella presentazione.
o Consegna.
Vangeli «sinottici» perché messi uno accanto all'altro, con uno sguardo di
insieme, anche se raccontano la «stessa» storia di Gesù, si possono percepire
immediatamente non solo grandi somiglianze ma anche grandi differenze.
Naturalmente, sorge domande come, perché? Come mai? >>> Questione
sinottica.
Cfr. Lc 1,1-4: “Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli
avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi
coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri
della Parola, così anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni
circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre
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Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti
che hai ricevuto”
Vita di Gesù >>> testimoni oculari >>> ministeri della Parola >>> ordinare
un racconto >>> Luca. Questo processo sembra di mostrare la esistenza di
una storia de formazione dei Vangeli.
Somiglianze:
-
c) In tutte e tre, si trova una medesima successione anche quando si
tratta di materiale che non è collegato da un punto di vista tematico
d) Corrispondenza letterale di intere pericopi.
e) Alcuni brani paralleli riportano gli stessi errori sintattici o gli stessi
errori di citazione. Esempio. Citano male Isa 40, 3: Una voce grida nel
deserto… Errori: sintattici o storici (es. anacoluto: non si usa in greco,
Luca conosceva bene il greco, mentre Matteo e Marco no, e si ritrova
questa struttura. A volte Luca corregge questi errori ma a volte li
riprende! oppure citazioni bibliche dell’AT: es. Marco Ecco, invio il
mio messaggero a preparare “i miei cammini” invece di “il cammino del
Signore”: sono tipici errori di una persona che “copia” da un altro => o
copiano tra di loro o da un’altra fonte comune).
Differenze:
a) La quantità del materiale
b) In Mt e Lc ci sono racconti d’infanzia e della resurrezione
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c) Successione di eventi particolari. è vero che la successione dei
“principali” eventi narrati è sovrapponibile nei sinottici (es. giornata a
Cafarnao, guarigione suocera di Pietro; Cesarea e Tabor con Trasfigurazione,
etc.) ma è anche vero che ci sono differenze (es. in Luca la prima cosa che fa
Gesù è andare a predicare a Nazareth, invece in Matteo e Marco la
predicazione a Nazareth arriva solo nel capitolo 6 ed è preceduto dalla
predicazione e da guarigioni in altri luoghi) come si spiegano queste
differenze nella successione degli eventi?
d) Lucca e Matteo hanno in comune materiale che Marco conosce >>> La
doppia tradizione. c’è materiale in Luca e Matteo che manca nel Vangelo di
Marco: es. discorso della montagna, molte parabole (es. parabole del regno),
guarigioni importanti (come quella del centurione) da dove viene fuori
questo “materiale” che c’è in Matteo e Luca e non in Marco?
e) “Materiale proprio” solo di Marco: c’è anche materiale in Marco che
non viene fuori in Luca e Matteo (es. ragazzo che fugge nudo nel Getsemani).
f) Ogni Vangelo ha materiale unico per sé. >>> Sondergut. Esempio: figlio
prodigo, Gesù cammina sull’acqua…
Obiezioni:
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2) Teoria della Tradizione: Un’altra teoria è che i Sinottici abbiano preso
dalla Tradizione orale ognuno come poteva, e questo spiegherebbe le
differenze. Ma allora come si spiegano le somiglianze, o addirittura le
corrispondenze letterali parola per parola? Si potrebbe controbattere
con la “teoria della memoria”, almeno per le parole. Ma non
spiegherebbe la successione di eventi e gli schemi comuni (ad es., nei
Vangeli apocrifi più antichi non si segue questo schema, e neppure nel
Vangelo di Giovanni!).
3) Teoria dei frammenti (molto usata dagli esponenti del Metodo
delle forme): ci sono vari testi con “detti di Gesù” scritti e bozze dei
fatti e della predicazione di Cristo, e ciascun evangelista avrebbe attinto
da questo materiale prendendo quello che più gli serviva in funzione
della propria comunità o del “pubblico” a cui si riferiva. Il vantaggio di
questa teoria è che riesce a spiegare sia le differenze sia le somiglianze,
ma resta l’obiezione rispetto allo schema: perché i sinottici hanno lo
stesso schema? E poi, se anche Giovanni prende dallo stesso materiale,
perché lo schema sarebbe tanto diverso?
4) Teoria dell’utilizzo:
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che dà priorità a Marco rispetto a Matteo e Luca in questo modo si
spiega perché tutto quello che c’è in Marco è anche in Matteo e Luca.
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vantaggi della doppia e della tripla tradizione e risolve i problemi della
doppia tradizione (i cambiamenti di Marco identici in Matteo e Luca);
inoltre evita la “moltiplicazione delle fonti”, e risolve il problema della
mancanza di prove sull’esistenza della fonte Q. Lo svantaggio di questa
teoria è che Luca non prende alcune cose di Matteo o le cambia: es.
racconti dell’infanzia, in Lc non si parla dei Magi e della fuga in Egitto;
oppure composizione del sermone della montagna. In realtà, queste
scelte si spiegano alla luce dell’esistenza di una forte Tradizione, delle
esigenze specifiche della Chiesa di appartenenza di ogni evangelista,
nonché della “Teologia propria” dietro ogni Vangelo e dell’esperienza
che ciascuno ha fatto del Cristo cfr. Dei Verbum n. 19, Tradizione e
predicazione apostolica, scritta e orale, con l’ispirazione dello Spirito
Santo.
7) Marco, Luca, Matteo: Quasi identica alla teoria sub 6) è quella che
propone l’ordine Marco Luca Matteo, ma è minoritaria.
Nell’impero persiano (IV sec. a.C.) la lingua ufficiale era l’aramaico: anche in
Palestina, fino al II sec. a.C., si lascia l’ebraico nella lingua comune e si passa
all’aramaico.
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Con le conquiste di Alessandro Magno e la nascita dei regni ellenistici si
diffonde il greco koinè come lingua comune.
Maccabei: Giuda, Gionata (Sommo Sacerdote non levita, non erede di Aronne,
non erede della linea di Sadok, figlio di Aronne, l’unica che poteva dare la
nomina a Sommo sacerdote comunque la gente non si ribella perché aveva
liberato Gerusalemme) e Simone (anch’egli sommo sacerdote). Nasce la
dinastia degli Asmonei. La separazione del Sommo sacerdozio dalla linea di
Samok sembrerebbe essere alla base della “separazione” degli Esseni che, per
protesta, si allontanano e vanno a vivere nel deserto, sostenendo che non vi
sia un Sommo sacerdote legittimo in Israele. Invece, coloro che appoggiano gli
Asmonei sono i Sadducei (da Saddok) che sono coloro che affermano la
legittimità del Sommo sacerdozio. Sempre in quest’epoca sorge il gruppo dei
Farisei, molto popolare, che conosce molto bene la Torah e insegna al popolo
ad essere fedele alla Legge di Dio e alle parole dei Profeti. Ai Sadducei non
interessano molto i Profeti, ma solo la Torah, perché essendo sacerdoti gli
interessa solo quello che si riferisce più direttamente al culto (per questo Gesù
gli risponde sulla resurrezione con la Torah, non con i profeti). I Farisei erano
più l’autorità morale del Popolo, per questo i discepoli avevano paura dei
Farisei, ed erano un po’ in “dilemma”. La “polemica” principale di Gesù era
con i Farisei con i Sadducei solo quando entra a Gerusalemme.
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ricostruisce Samaria (e la chiama “Sebaste”, cioè Augusto, in onore di
Ottaviano) e raddoppia le dimensioni del Tempio.
Alla sua morte gli succedono i 3 figli: Archelao (Giudea), Erode Antipa
(Galilea), Filippo (Idumea). I giudei, tuttavia, inviano una delegazione a Roma
dicendo che non vogliono Archelao come re e che preferiscono diventare una
provincia romana. Per risposta Archelao stermina la delegazione e inaugura
un regno di terrore sulla Giudea. 5 anni dopo, anche per questo regime di
Terrore, Augusto gli toglie il regno e la Giudea diventa effettivamente una
provincia romana, parte della Siria.
I farisei:
I sadducei
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◦ Di conseguenza, non ne riconoscevano l'autorevolezza aiProfeti e agli
«Scritti», anche se non li rigettarono esplicitamente.
◦ Nemmeno riconoscevano la tradizione orale.
Gli Zeloti
Gli emarginati
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In quest’epoca si diffonde un forte messianismo Nel periodo tra il III sec.
a.C. e il I sec. d.C si sviluppa una letteratura di tipo apocalittico che fa
riferimento al Messia o a un intervento di Dio a favore del suo popolo. Tra i
libri più letti vi sono:
- Enoc;
- Giubilei;
- Daniele;
- 4 Esdra.
Si sviluppa anche una Mentalità Apocalittica. Gli israeliti pensano che l’unico
modo in cui possono essere liberi è con una intervenzione da Dio del tipo
apocalittico. Libri di Daniele, e altri profeti. Appaiono libri che parlano del
giudizio di Dio.
Quindi ciò che si vede nei secoli precedenti è una speranza messianica
collegata alla mentalità apocalittica. Si cominicia a parlare del Messia
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assosiato a un sacerdozio. Dal tipo di Melchidesech. Si ha anche l’idea del
Figlio dell’uomo.
Ireneo di Lione
Anche lui lega Marco alla predicazione di Pietro, e dice che scrive dopo la
morte di Pietro. Il contesto è uno scritto contro le eresie. «Così Matteo tra gli
Ebrei pubblicò nella loro stessa lingua una forma scritta del Vangelo mentre a
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Roma Pietro e Paolo predicavano il Vangelo e fondavano la Chiesa. Dopo la
loro morte [cioè di Pietro e Paolo] Marco discepolo e interprete di Pietro, ci
trasmise anch'egli per iscritto ciò che era stato predicato da Pietro.» (Sant'
Ireneo, Contro le eresie, IlI, 1,1)
Eusebio di Cesarea
«... quello secondo Marco fu scritto nelle seguenti circostanze. Quando Pietro
predicava pubblicamente la dottrina cristiana a Roma e, ispirato dallo Spirito,
annunziava il Vangelo, i presenti, che erano molti, pregarono Marco di
trascrivere ciò che egli diceva, in quanto da lungo tempo lo seguiva e
ricordava le cose che egli diceva; egli lo fece e tramandò il Vangelo a coloro
che glielo avevano chiesto. 7. Pietro, avendo appreso ciò, né lo dissuase, né lo
esortò con i suoi consigli.» Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica, VI,14,6-7.
Nell’antichità tutti dicono che era scritto da Marco, quando era molto più
credibile per lottare contro le eresie dire che era scritto dagli apostoli.
Si può dire, dunque, che si tratta di un ambiente più vicino alle usanze
romane, forse proprio quello di Roma. Potrebbe anche essere un qualsiasi
posto dell’impero romano in cui c’è una forte influenza romana ma, come
visto, c’è anche una testimonianza esterna dei padri, che ricollega il Vangelo
di Marco alla predicazione di Pietro a Roma.
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Molte allusione alle sofferenza, sarebbero appropriate se il Vangelo fosse stato
scritto all’ombra delle persecuzioni romani. Ma non è sofficiente perché la
Chiesa ha sofferto in ogni posto.
Quando fu scritto?
- Anni ’40: perché alcuni autori pensano che quando Marco parla del
discorso escatologico – l’abominio della desolazione nel Tempio prima
della parusia – sia da ricollegare al fatto che nel 41 d.C. Gaio
(Caligola) decise di mettere la sua effige nel Tempio. Ma alla fine
non lo ha fatto. Tuttavia si è visto che così non è stato, quindi non può
essere; inoltre non si spiega il totale silenzio del corpus paolino su questo
Vangelo scritto (San Paolo parla del Vangelo che lui predica, ma non di
Vangeli scritti);
- Anni 50: «Sotto il regno di Claudio († 54 d.C.) la Provvidenza universale,
sommo bene e vicinissima agli uomini, condusse a Roma, contro un si
grande corruttore della vita, Pietro, forte e grande fra gli apostoli, loro
guida per la sua virtù. Questi, combattendo, come un nobile condottiero
di Dio, con armi divine, portava dall'Oriente in Occidente la mercanzia
pregiata della luce spirituale, diffondendo l'annuncio del regno dei cieli,
luce e parola salvatrice di anime.» (Eusebio di Cesarea, Storia
Ecclesiastica II,14,6). ci sarebbero prove del fatto che Pietro è a Roma in
questo periodo, perché dopo l’uscita di Pietro da Gerusalemme, nel 48
d.C., dopo essere stato arrestato da Erode Antipa va “in un altro posto”.
Inoltre San Paolo, nella 1Cor scrive negli anni ’50 su alcune divisioni tra
chi dice che è di Cefa, di Paolo e di Apollo si vede che Pietro è in
movimento ed è andato a Corinto. Inoltre, lo scontro tra Pietro e Simone
Mago è collocato a Roma negli anni ’50. Tuttavia, anche in questo caso, il
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problema è spiegare il silenzio di Paolo su questo Vangelo scritto.
Capitolo 6 della Lettera ai Corinzi: tratta del tema dell’indissolubilità del
matrimonio, ma non si richiama a un detto del Signore Gesù (come fa in
altri passi): questo fa pensare che il Vangelo di Marco non esistesse
ancora negli anni ’50 (perché Paolo non lo cita);
- Anni 60: Dopo la loro morte (esodo) [cioè di Pietro e Paolo] Marco
discepolo e interprete di Pietro, ci trasmise anch'egli per iscritto ciò che
era Stato predicato da Pietro.» (Sant' Ireneo, Contro le eresie, IlI, 1,1)
«... quello secondo Marco fu scritto nelle seguenti circostanze. Quando
Pietro predicava pubblicamente la dottrina cristiana a Roma e, ispirato
dallo Spirito, annunziava il Vangelo, i presenti, che erano molti,
pregarono Marco di trascrivere ciò che egli diceva» Eusebio di Cesarea,
Storia Ecclesiastica, VI,14,6-7
Dopo 70 d.C. è l’anno della caduta di Gerusalemme. Alcuni autori pensano che
il Vangelo di Marco debba essere stato scritto dopo il 70 d.C., perché Gesù fa
riferimento alla distruzione del tempio. Chiaramente questa teoria si basa sul
pregiudizio che Gesù non possa predire un evento futuro. Del resto ci sono
elementi che possono deporre per il fatto che il Vangelo di Marco sia stato
scritto prima del 70 d.C., perché è legato alla fine della vita di Pietro. Inoltre,
la distruzione del Tempio è un evento così drammatico che ci sarebbero dovuti
essere molti più accenni. Inoltre, se Marco è la fonte di Luca e Matteo, deve
essere stato scritto prima; Questa teoria li piacciono alle Teorie delle forme,
che tolgono ogni elemento sovrannaturale su Gesù, lui non poteva predire il
futuro.
Anni 60: è l’ipotesi più probabile. La morte di Paolo e Pietro avviene a metà
degli anni ’60, quindi è facile che sia stato scritto in questo periodo (anche se
Pietro era ancora in vita, come dice la Tradizione). Un altro dato che favorisce
gli anni ’60 è che sembra ci sia una relazione con gli altri sinottici, quindi
perché Matteo e Luca possano prendere da Marco, il Vangelo di Marco deve
essere più antico: Luca è stato scritto prima degli Atti degli Apostoli (dove si
parla del Vangelo come il “primo libro”) e questi non parlano della morte di
Paolo, che arriva a Roma nel 63 d.C. Si pensa, dunque, che gli Atti siano scritti
intorno a quell’epoca. Questo significa che il Vangelo di Luca è scritto prima
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del 63 e Marco, a sua volta, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60.
Come si vede ci sono molte ipotesi connesse, e questa moltiplicazione di
probabilità connesse rende tutto più difficile.
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◦ Progressivo rifiuto di Gesù dal popolo
◦ Racconto della Passione
◦ Vero riconoscimento da Dio
• Fin dai tempi apostolici, è stato ampiamente utilizzato nella vita della
Chiesa.
- È citato dai primi Padri e scrittori ecclesiastici, come il papa San Clemente
(*) 99 d.C.) e la Didachè (fine | secolo d.C.). A differenza del Vangelo di Marco,
è più catechetico, e per questa ragione era usato per i Padri per comenti.
Papia di Gerapoli
«Questo è quello che Papia racconta di Marco. Di Matteo dice: Matteo ordinò i
detti [del Signore) nella lingua ebraica, e ciascuno li ha tradotti come poteva'.
Sant’Ireneo
Così Matteo tra gli Ebrei pubblicò nella loro stessa lingua una forma scritta
del Vangelo, mentre a Roma Pietro e Paolo predicavano il Vangelo e fondavano
la Chiesa.
Origene
«Come ho appreso nella tradizione relativa ai quattro Vangeli, che sono anche
i soli indiscussi nella Chiesa di Dio che è sotto il cielo, per primo fu scritto
quello Secondo Matteo, il quale fu un tempo pubblicano, poi apostolo di Gesù
Cristo. Egli lo pubblicò per i credenti che provenivano dal gi dagua carate
avelo composto
Eusebio
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Ma fra tutti coloro che furono vicini al Signore, soltanto Matteo e Giovanni
hanno lasciato le loro memorie che, si dice, misero per iscritto perché ne
avvertivano la necessità. 6 Matteo, che in un primo momento predicò la buona
novella agli Ebrei, quando stava per andare anche presso altri popoli, compose
nella lingua patria il proprio Vangelo, sostituendo, con esso, la sua presenza
presso coloro che lasciava. (Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica, III, 24,5-
6)
37
◦ «Infine, a noi forniscono la fede, tra gli apostoli, Giovanni e Matteo, ed
essa ci viene ripetuta da Marco e Luca, tra i successori degli apostoli.»
(Tertulliano, Contro Marcione, IV,2,2). Sono i primi quelli che erano
scritti dagli apostoli.
◦ «Ci sono (...) 4 vangeli, 2 di discepoli di Cristo -Giovanni e Matteo- e due
di Luca e Marco, che sono stati discepoli di Pietro e Paolo. I primi erano
testimoni oculari e conversarono con Cristo mentre gli altri due
trasmisero le cose che ricevettero dai primi.» (Pseudo-Crisostomo,
Sinossi dell'Antico e Nuovo Testamento in PG 56, col. 317)
◦ L'ordine dei vangeli in due codici del V secolo, Bezae (D) e
Washingtoniensis (W), vari minuscoli greci, della Peshitta e del Vetus
Latina è Matteo, Giovanni, Luca, Marco.
Struttura
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Caratteristiche letterarie
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Nella Lettera ai Colossesi, Paolo lo chiama “il suo caro medico” (incluso
nel gruppo dei “gentili” convertiti al cristianesimo).
Anche nella Lettera a Filemone lo chiama suo collaboratore/compagno.
Negli Atti degli Apostoli non si nomina Luca, ma vi sono varie sezioni in
cui l’autore parla in 1° persona e al plurale, soprattutto in momenti di
viaggio, come se si mettesse in compagnia di San Paolo durante la sua
predicazione apostolica e i suoi viaggi.
Sia nel Vangelo di Luca che negli Atti si vede che l’autore è colto e che
scrive molto bene in greco (ad es. la difesa di Paolo di fronte al procuratore
romano è scritto in un ottimo greco; anche il discorso di Paolo all’Areopago di
Atene è scritto in maniera molto elegante, etc.) sembra davvero un greco
“gentile”, diventato un “giusto” (convertito all’ebraismo) e poi divenuto
cristiano.
Il Vangelo di Luca è pieno di allusioni all’AT: conosce molto bene il
contenuto e lo stile della LXX (a differenza di Matteo, non cita espressamente
brani dell’AT, ma fa “allusioni” – ad es. un racconto che ricorda un brano
dell’AT, espressioni collegate, etc.) tanto che alcuni autori, per il livello molto
alto di conoscenza dell’AT, hanno perfino dubitato del fatto che fosse un
“gentile” e non, piuttosto, un ebreo cresciuto in ambito ellenistico.
Ci sono molti aspetti che rispecchiano il “punto di vista” di San Paolo, il
che evidenzia il fatto che l’autore fosse qualcuno che l’ha conosciuto molto
bene: ad es. Luca sottolinea molto l’aspetto della “misericordia di Dio”, tema
molto paolino.
Destinatario
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Teofilo, definito “illustre” forse una persona benestante, alla quale dedica
questi scritti per rendere più salda la sua fede (forse era già cristiano).
Di solito per conoscere la data “ad quem” si fa riferimento agli Atti degli
Apostoli, che sono scritti “dopo” il Vangelo (chiamato “primo libro”): gli Atti
finiscono con l’arrivo di Paolo a Roma negli anni ’60, dove resta per 2 anni,
senza parlare della sua morte. Si potrebbe dire che gli Atti sono scritti nel 63
d.C. 2 problemi:
Alcuni Aspetti del Vangelo di Luca ci possono dare degli indizi su quando fu
scritto:
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- Sembra dipendere molto da Marco, perciò si pensa che il suo Vangelo fu
scritto dopo il 65 d.C. (prima data utile per Marco) e fino al 90 d.C. (non
dopo se l’autore è Luca compagno di Paolo). Inoltre il suo Vangelo è
molto positivo verso i romani, e ciò non si spiegherebbe con l’inizio delle
persecuzioni da parte romana (ad es. nell’Apocalisse vi sono molti
riferimenti a Roma come persecutrice).
Genere
Es. Atti 10 e 11: descrivono gli eventi della conversione di Cornelio e di Pietro
che parla al c.d. Concilio di Gerusalemme Si vede che Pietro narra gli eventi
accaduti non in ordine cronologico (la visione di Cornelio era precedente) ma
narrativo!
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Invece, nel Vangelo di Luca si evidenzia un elemento geografico si inizia e si
finisce a Gerusalemme.
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- la vergine concepirà e partorirà un figlio e tu lo chiamerai Emmanuele.
(Isa 7,14)
- (Mt 1,23) la vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiameranno
(Gesù è Dio con noi, ma non è il nome che l’Angelo li dice a Giuseppe)
Emmanuele. (Mt 1,23)
- I Magi. Porteranno i donni a Gerusalemme. Ad adorare al re. Matteo non
parla dei re, ma dei Magi. Profezia di Balaam.
- Dialogo con Erode. Profezia di Mic. LXX dice non sei davvero l’ultima fra
i capi, mentre il TM dice delle città principale. Ma prende anche il testo
di 2 Sam 5, 2, per far ricordare a Davide.
- Parallelismo tra Mt 2, 16 e Es 1, 22. Dall’Egitto ho chiamato al mio
Figlio. / Os. 11, 1. Quando Israele era fanciullo, io l’ho chiamato mio
figlio. Dice che adesso Gesù è il nuovo popolo d’Israele.
Giovanni Battista: sarà santo, camminerà dinanzi a Dio con lo spirito di Elia e
preparerà il cammino al Messia. Vengono presentati Zaccaria ed Elisabetta,
persone pie, giusti, che aspettano il Messia. L’ambiente in cui vengono
presentati fa pensare al “resto d’Israele”, cioè persone che davvero aspettano
la salvezza di Dio mettendo tutta la loro fiducia in Lui nonostante le difficoltà e
l’ambiente ostile a loro la salvezza di Dio arriva e passa per persone così, i
“poveri”. Dio decide di portare la salvezza al mondo tramite persone come
queste. C’è un piccolo ostacolo: i dubbi di Zaccaria. Il modello che utilizza
Luca per presentare l’annunzio della nascita di Giovanni si ritrova nell’AT:
oltre al modello della sincresi c’è anche un rimando evidente ai modelli
dell’AT, in particolare il “modello dell’Annunzio”, ad opera di un Angelo.
Dell’annuncio di Gesù si dice che sarà più grande del Battista, che avrà il
44
trono di Davide suo Padre, che regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe
in sintesi: il Figlio che nascerà da Maria sarà più grande di Giovanni il
Battista, già considerato un grande profeta.
“l’ombra dell’altissimo” rinvia alla tenda delle riunioni del popolo nel
deserto, dove quando la nuvola scendeva sulla tenda indicava la presenza di
Dio e Mosè andava a parlare con Dio nella tenda per poi riferire al popolo
modo di Luca di mostrare come Gesù Cristo proviene da Dio.
“sarà Santo e chiamato Figlio di Dio” qui si dice ancora più esplicitamente
che Gesù viene da Dio.
Somiglianza tra Elisabetta che dice “non sono degna” di ricevere la madre del
mio Signore e i riferimenti dell’AT rispetto all’indegnità degli uomini di
ricevere e toccare l’Arca dell’Alleanza.
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Maria rimane nella casa di Elisabetta per 3 mesi richiamo a quello che
succede nell’episodio di Davide con l’Arca dell’Alleanza (cfr. 2Sam 6,10-11:
“Davide non volle trasferire l'arca del Signore presso di sé nella Città di
Davide, ma la fece dirottare in casa di Obed-Edom di Gat. L'arca del Signore
rimase tre mesi nella casa di Obed-Edom di Gat e il Signore benedisse Obed-
Edom e tutta la sua casa”).
Inni strumento per indicare quello che dirà più avanti nel suo Vangelo.
Benedictus si parla molto del figlio che nascerà come precursore del
Messia.
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Gesù a Maria nel Tempio con il “perché cercate colui che è vivo tra i
morti?” detto alle donne nel giardino dopo la Resurrezione.
Racconto di Marco
Cfr. Mc 1,1-8: “Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta
scritto nel profeta Isaia:
Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,
Giovanni Battista precursore che viene a preparare la via del Signore, del
Messia. Il suo aspetto fisico fa pensare ai profeti dell’AT, in particolare a Elia,
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perché il riferimento a vestirsi di pelli di cammello coincida con la descrizione
di Elia fatta in 2Re 1: coperto di pelli con una cintura di pelle che gli cingeva i
fianchi => Vi sono, quindi, 2 riferimenti a Elia:
“Viene dopo di me Colui che è più forte di me” Marco riassume il messaggio
di Giovanni il Battista, dicendo che predicava il Battesimo di conversione dei
peccati, e le uniche parole che riporta sono riferite al Messia, al fatto che
verrà qualcuno dopo di lui.
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Non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali segno di
umiltà estrema da parte di un personaggio molto conosciuto all’epoca, che
indica un riconoscimento molto importante.
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tradizione, perché nel Benedictus di Zaccaria si parla di Elia, idea anche
richiamata nell’annuncio dell’angelo a Zaccaria, ma Luca vuole
presentare piuttosto Gesù come “nuovo – e più grande – Elia” (es.
risuscitamento della Vedova di Nain, molto simile al risuscitamento
operato da Elia; nella Trasfigurazione Gesù parla con Elia; l’Ascensione
al cielo di Gesù richiama l’ascensione di Elia, etc.);
- Aggiunge alla predicazione del Battista le indicazioni sulla “giustizia
equitativa” al popolo, pubblicani, soldati, etc. risponde anche alle
domande messianiche dicendo che non è lui il Messia, ma che verrà
qualcuno dopo di lui che sarà più forte di lui non parla delle “vipere”
in riferimento ai farisei, come fa Matteo, ma si rivolge a tutto il popolo.
“Opere degne di conversione”: per Luca sono opere di giustizia sociale,
come modo per dimostrare che ci si è davvero convertiti.
- Matteo e Marco citano Isaia – voce nel deserto che grida – per
presentare il Battista come il precursore, ma Luca mette qui anche l’idea
centrale del suo Vangelo, cioè “il piano di Dio per l’umanità”, quindi
inserisce anche un riferimento alla salvezza universale per tutti i popoli,
continuando la citazione di Isaia.
Questo è il mio Figlio, Colui nel quale mi sono compiaciuto richiama il Testo
di Is 42, quello che Dio dice del Servo sofferente di YHWH => si anticipa
anche la sua passione: Marco ci vuole indicare che Gesù il Figlio di Dio e che
la sua Passione è patire in croce.
- è Gesù che vede i cieli aperti e sente la voce del Cielo => punto di vista
di Gesù Cristo.
- Sembra che la teofania sia avvertita solo da Gesù, come se la voce fosse
solo per Lui;
- Subito dopo le tentazioni Gesù va a predicare nella sinagoga e la gente
chiede “chi è costui?”: se tutti avessero sentito la voce non avrebbe avuto
molto senso, quindi c’è una coerenza interna al testo.
50
Nel testo di Matteo si mette in evidenza che:
Nel testo di Luca non ci sono molte differenze con Marco e Matteo:
- È più sintetico degli altri due: tutto il popolo viene battezzato e anche
Gesù, che “stava in preghiera” (tema importante per Luca, che vuole
mostrare Cristo come modello per il cristiano, che sta sempre in
preghiera);
- Il cielo si apre e scende lo Spirito Santo in forma di colomba e una voce
dal Cielo a differenza di Marco il punto di vista non è quello di Gesù,
ma più impersonale, quindi sembrerebbe potersi parlare di una “teofania
pubblica” (in Matteo neppure è così chiaro se la voce la sente solo Gesù
o anche i presenti);
- Lo Spirito comincia a spingere Gesù verso il suo ministero.
Il racconto delle tentazioni cerca di spiegare che tipo di Messia è Gesù Cristo
e come la sua missione sia collegata al popolo chiaro riferimento
all’esperienza del popolo nel deserto descritta nel Deuteronomio (40 giorni nel
deserto – anche periodo legato a Elia nel monte per ricevere la sua vocazione –
manna-pane, vitello d’oro-adorare il demonio, dubitare di Dio - tentare Dio e
metterlo alla prova) anche tutte le risposte di Gesù sono parole tratte dal
Deuteronomio.
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- 1° “Se tu sei Figlio di Dio”. Nel battesimo Matteo racconta che Gesù è
Figlio di Dio. >>> Fiducia in Dio, Gesù preferisce compire ogni giustizia,
fare la volontà di Dio. Dt 8, 2-3
- 2° “Se tu sei Figlio di Dio” >>> Sal 91, 11-12. La risposta di Gesù è
simile a quella di Mosè; Mt 4, 5-7 = Dt 6, 16. E anche Es 17, 2-3.7) Dio
ha i suoi tempi. I suoi modi. Non mettere a Dio alla prova.
- 3° Satana chiede l’adorazione, e la risposta di Gesù è più forte. Mostra il
cammino che deve seguire Gesù. Dt 6, 13, e Dt 5, 9.
Vangelo di Mt 5,1-12:
“Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i
suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
3"Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
5Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
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9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno
ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate,
perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i
profeti che furono prima di voi”.
Vangelo di Lc 6,17-26:
“Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi
discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e
dal litorale di Tiro e di Sidone, 18che erano venuti per ascoltarlo ed essere
guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri
venivano guariti. 19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una
forza che guariva tutti. 20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
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“Beati i poveri” tema molto caro a Luca, che parla spesso dei poveri (e dei
ricchi in contrapposizione) e non vuole “spiritualizzare” troppo la radicalità
dell’insegnamento di Cristo, perché vuole evidenziare come la ricchezza può
accecare l’uomo e renderlo insensibile alla chiamata del Signore (giovane
ricco, non si può seguire Dio e Mammona, etc.).
Luca: “Beati voi che avete fame”/ Matteo: “Beati voi che avete fame e sete di
giustizia” (cioè di voler fare la volontà di Dio) “perché sarete saziati”:
passivo divino, che vuole dire che Dio provvederà.
Eb: ‘anawim gr: tapeinos, ptochos italiano: poveri e oppressi, coloro che
non hanno nessuno cui rivolgersi i “poveri del Signore”, perchè hanno solo
Dio, e sono chiamati “beati”.
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momento in cui soffrite, gioite, perché Dio vi ricompenserà come ha
ricompensato i profeti.
Mt 5,14-16: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con
che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e
calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta
una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla
sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella
casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le
vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” Sale
della terra e luce del mondo l’immagine della luce è molto ricorrente
nell’AT, mentre quella del sale è meno presente (ad es. nel libro dei Re,
quando Eliseo usa il sale per purificare le acque a Gerico: cfr. 2Re 2,21-22:
“Eliseo si recò alla sorgente delle acque e vi versò il sale, dicendo: "Così dice
il Signore: "Rendo sane queste acque; da esse non verranno più né morte
né aborti"". Le acque rimasero sane fino ad oggi, secondo la parola
pronunciata da Eliseo”; Nel Levitico, quando Dio istruisce su come fare i
sacrifici, dice che non deve mancare mai il sale, che rappresentava l’alleanza
di Dio con gli uomini: cfr. Lv 2,13: “Dovrai salare ogni tua offerta di
oblazione: nella tua oblazione non lascerai mancare il sale dell'alleanza del tuo
Dio; sopra ogni tua offerta porrai del sale”) quando Gesù dice che i suoi
discepoli sono il sale della terra sta dicendo che essi rappresentano proprio
l’alleanza degli uomini.
55
considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra
giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete
nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi….”.
56
fare all'ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a
ciascuno il suo, dice il Signore”.
- Amerai il tuo prossimo: in Luca questo passo si trova più avanti,
quando lo Scriba lo interroga sul comandamento più grande della Legge
e su chi sia il prossimo (parabola del buon samaritano). Mentre Matteo
riprende già qui il tema: “amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”
non si trova scritto nella Torah ma era ciò che dicevano gli scribi.
Gesù dice di non odiare nessuno, anzi di pregare per i propri nemici,
come Dio che fa sorgere il sole e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti. Se
si amano solo gli amici in cosa si sarebbe diversi dai gentili? Mt 5,48:
“siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.
Alla fine di questo discorso, Matteo vuole mostrare “Chi è il discepolo di Gesù
Cristo” e come Gesù porta a pienezza la Legge d’Israele.
i) Elemosina: privarsi di qualcosa per aiutare gli altri, amando gli altri
come se stessi per amore di Dio;
ii) Preghiera: è l’elemosina che noi chiediamo a Dio, di mostrarci il suo
volto e la sua volontà. La preghiera deve venire dal cuore e mettere in
relazione con Dio Padre. Il “centro” del Discorso della Montagna è
proprio il “Padre nostro”, che è come lo zenit del discorso.
“Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
57
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male”.
Versione del Padre nostro di Luca (Lc 11,2-4):
“Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”.
È possibile anche che questa preghiera sia stata conosciuta, tramandata e
pregata secondo diverse tradizioni, riportate da Matteo e Luca.
In ogni caso, il contenuto è lo stesso:
58
- Pane quotidiano: solo Dio può darci ciò di cui abbiamo bisogno, ogni
giorno (infatti Luca usa il presente, non l’auristo che si riferisce a
un’azione compiuta e finita);
- Perdonare il prossimo: ritorna il concetto dell’armonia nella relazione,
la cui conseguenza prima è sapere perdonare le persone. In Mt 18 il
“discorso ecclesiastico” e la parabola del servo spietato riprendono il
tema dei “debiti” nei confronti di Dio e nei confronti degli altri. Luca,
invece, non parla di “debiti”, ma di “peccati” (amartìa): in Luca un tema
centrale è proprio la “remissione dei peccati”;
- Tentazione (peirasmòs): la tentazione è una prova, in questo caso della
lealtà verso Dio. Qui si chiede a Dio di non darci prove che siano al di
sopra delle nostre possibilità. Dio controlla ed è al di sopra di tutte le
cose: non è che Dio tenta, ma sì è Lui che “permette” che siamo tentati
dal nemico, perché nulla può accadere che Dio non compia o permetta.
b. La relazione con Dio e con gli altri nel discorso sulla montagna (Mt
6,1-7,29)
- Non giudicare
- Non buttare le perle ai maiali.
- Prudenza con sé stessi
- Rapporto di fiducia con Dio.
- Regola d’oro: fare agli altri ciò che uno vuole che loro facciano con uno.
Fate il bene.
- Porta angusta
59
a. Le parabole nella letteratura ebraica e il loro valore letterario
Ogni evangelista, con le parabole, segue uno scopo proprio, manifestato anche
dai “raggruppamenti di parabole”: o perché hanno uno stesso tema o
perché sono collegate. L’evangelista che collega di più tra loro le parabole è
Matteo, come ad es. le parabole del regno (Mt 13), più sviluppate in questo
Vangelo: si mettono insieme due aspetti apparentemente inconciliabili, cioè
60
l’azione di Dio e l’azione degli uomini, alla fine gli uomini malvagi vengono
puniti ma per loro responsabilità c’è una certa “tensione” tra i due estremi;
oppure: regno di Dio come tesoro nel campo (atteggiamento passivo) o perla
preziosa (atteggiamento attivo), etc.
Dopo le parabole del regno, Gesù narra la parabola del seminatore, i discepoli
non capiscono, e Gesù si stupisce, ma la spiega. In Matteo, dopo questo,
seguono altre parabole sul Regno (parabola della zizzania, etc.).
61
- Matteo usa Sal 78, 2 anche per spiegare il motivo per cui Gesù usa
parabole.
- Collegamento tra la parabola del seminatore e della zizania. Il nemico è
molto attivo. Il Signore introduce un tema scatologico.
- Le parabole de la crescita. Senape, Lievito. Poi da un secondo motivo.
- Parabole del tesoro: Il regno è dato, non dipende dal volere dell’uomo,
l’uomo deve rendersi conto del grande valore, bisogna rinunciare alle
altre cose. Rete in mare. Simile alla parabola della zizania. (contenuto
scatologico)
- Il padrone di casa. Novità del regno di Dio (Mc parla del vino nuovo in
odre nuovo)
- Gesù insegnava con parabole. Parabole del regno. Seminatore. Chi è aperto
può capire. È una luce che non deve essere nascosta. Colle parabole insiste col
idea di dire “ascoltate”. Pazienza. Fiducia in Dio, che porterà davanti il suo
regno, ma in un modo nascosto.
- 1ma parte del Vangelo di Marco, si vede come Gesù cerca di mostrare
l’atteggiamento del discepolato. Gesù sta molto tempo con i suoi discepoli, ma
loro non capivano niente.
62
20. Le Parabole di Gesù
- Messia sofferente.
- Cristologia bassa e Cristologia alta.
b. Il discepolato
63
- Gesù sta sempre con i suoi discepoli nel Vangelo. Mc 3, 13-16. Gesù
sceglie ai suoi discepoli, e poi invia a predicare.
- (mathetai): discepoli, allievi
- Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava
ogni cosa. (Mc 4,34)
- (akoluthein): seguire
- Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti
abbiamo seguito». (Mc 10,28)
- «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano,
mentre i tuoi discepoli non digiunano?». (Mc 2,18)
- Una cosa che si vede in Marco è la ignoranza dei discepoli: non capivano;
non avete fede ancora? Il loro cuore era indurito.
- Uno dei dodici venderà al suo maestro.
- Gesù convoca ai suoi discepoli, inoltre degli apostoli a seguirgli.
Prendere la croce (Mc 8, 34).
- Nella risurrezione Gesù intenta riunire ai suoi discepoli a Galilea, dove
aveva cominciato il discepolato.
64
Allo stesso tempo, prendendo da Marco, traspare molto anche l’aspetto
“umano” di Gesù: Gesù usa molto l’espressione “Figlio dell’uomo”
riferendosi a sé stesso. Si mette in relazione Cristo con Israele, Lui è il vero
Figlio del Padre.
Si evidenzia molto anche il modo in cui mettersi in relazione filiale con Dio:
Gesù chiama Dio “Padre mio” e Abbà (novità assoluta).
b. Il regno di Dio
Matteo parla molto anche del Regno di Dio o regno dei cieli: lo menziona più
di qualsiasi evangelista, ed è un tema chiave della predicazione di Gesù, che di
fatto predica il regno di Dio (basileia tou Theou). Dopo il battesimo nel
Giordano e le tentazioni nel deserto, Matteo dice che Gesù inizia ad
annunziare il “Vangelo del Regno” e a guarire ogni sorta di malattia e
d’infermità. Mt 4, 23; Mt 9. “Questo Vangelo del regno sarà annunciato in
tutto il mondo, perché sia conosciuto da tutti i popoli, e allora verrà la fine”
tema centrale della predicazione di Gesù e del Vangelo di Matteo. Di solito si
chiama più “Regno dei cieli” (basileia ton ouranon) che “Regno di Dio” (usato
più da Luca), perché il primo è una tipica circonlocuzione ebraica per non
nominare il nome di Dio. Israele e il Regno di Dio. Il Regno è una realtà
dinamica. Sta venendo ma è già presente. A chi appartiene il Regno? In primo
luogo è per Israele. È per i peccatori che si convertono. Per entrare nel regno
di Dio bisogna lottare >> vestito nuziale.
c. La Chiesa
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23. Aspetti teologici più salienti del vangelo secondo Luca
a. Il Disegno di Dio
Rispetto a Marco – che vuole dire “chi è Gesù”, per spiegare come sia
possibile che il Messia sia morto in croce – e Matteo – che vuole dimostrare
come Cristo sia il compimento di tutte le Scritture – Luca mette molto in
evidenza come tutta la vita di Cristo e della Chiesa forma parte del “piano di
Dio”: in tutta l’opera lucana, il fino narrativo è il piano di Dio – o
storia/economia della salvezza – che è il tema centrale. La salvezza, il
discepolato (risposta dell’uomo alla salvezza offerta da Dio), gli ostacoli e le
persecuzioni, sono tutti temi presentati nella prospettiva del piano di Dio.
Un’espressione che appare molto spesso nel testo è “è/era necessario che”
(gr.: deì) per far vedere come tutto quello che accade e si compie è secondo il
piano di Dio, mostrando una continuità con l’AT sulla base di questo piano
eterno di salvezza (quindi anche Luca mostra continuità con l’AT ma in un
modo più sottile rispetto a Matteo, collegato al “piano di Dio”).
Luca presenta Gesù Cristo come “il grande profeta” (soprattutto all’inizio
della predicazione: un grande profeta è sorto tra di noi”, dopo la resurrezione
del figlio della vedova di Nain, episodio che appare solo in Luca; domanda “se
costui fosse il profeta saprebbe/farebbe..”. Grande parallelo tra Gesù e il
Profeta Elia (anche Elia ha operato la resurrezione del figlio di una vedova, in
circostanze molto simili), mentre gli altri due sinottici lo ricollegano più alla
figura di Giovanni il Battista. Dopo la Trasfigurazione, i discepoli chiedono a
Gesù “perché la gente dice che prima deve venire Elia?” Marco: è venuto e
ne hanno fatto quello che volevano; Matteo: era Giovanni Battista; Luca:
omette questo brano, passa direttamente all’esorcismo del ragazzo col
demonio muto. A Luca interessa presentare Gesù come “il grande profeta”, e il
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più grande dei profeti antichi è Elia. Questo non vuol dire che Luca non fosse
cosciente che Giovanni il Battista fosse “l’Elia precursore del Messia” (cfr. il
cantico di Zaccaria), ma vuole mettere in luce un aspetto diverso. Il
discepolato parte dalla Fede e conduce alla Fede, passando per la conversione
(metànoia). Inoltre, rispetto ad altri Vangeli, il discepolato è presentato in
relazione all’“avere Gesù Cristo come modello di vita”. Ad es. Cristo
annuncia la salvezza anche ai poveri, ma il primo povero è Lui; il tema della
gioia e della preghiera è molto presente nel Vangelo di Luca, anche in
relazione all’atteggiamento di Gesù (es. Battesimo del Signore, chiamata degli
Apostoli, Trasfigurazione, prima del discorso di Cesarea di Filippo, etc.).
c. La salvezza in Luca
Ci sono diversi modi in cui Luca parla della salvezza: in Matteo e Marco la
salvezza può anche significare “guarire da una malattia” (es. emorroissa) ma
in Luca viene associata al perdono dei peccati e, più spesso, come “grande
rovesciamento”: i più potenti sono abbassati e gli umili sono innalzati, i primi
diventano ultimi e gli ultimi diventano primi, quelli che pensano di essere
sicuri della propria salvezza alla fine restano esclusi, mentre i più umili e gli
ultimi sono i più vicini. Luca parla anche della salvezza come “venuta del
regno di Dio” (comune a tutti e 3 i sinottici, qui appare di più). Es. buon
ladrone, ricordati di me quando entrerai nel tuo “regno”; oggi sarai con me in
paradiso.
d. Il grande rovesciamento
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai
troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i
ricchi a mani vuote. (Lc 1,51-53)
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Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio (...) Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione. (Lc 6,21.24)
Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali;
ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.
(Lc 16,25)
Il padrone allora disse al servo: «Esci per le strade e lungo le siepi e costringili
ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli
che erano stati invitati gusterà la mia cena.» (Lc 14,23-24)
I sinottici, invece, dicono che il giorno in cui vengono immolati gli agnelli è il
giorno in cui preparano la “cena pasquale” su incarico di Gesù, dunque Gesù
muore in croce il giorno dopo, cioè muore il giorno di Pasqua.
I sacerdoti, inoltre, non vogliono entrane nel Pretorio per non diventare impuri
e poter celebrare la Pasqua (quindi ancora non è stata celebrata). Si dice
anche che era la “parasceve” – cioè la preparazione del sabato o di un giorno
di festa – cioè la vigilia della Pasqua.
Dunque Gesù muore il giorno prima della Pasqua. Anche un testo rabbinico
dice che Gesù “morì nella vigilia della Pasqua”, circostanza confermata anche
dal Vangelo apocrifo di Pietro. Inoltre, sul piano astronomico, il 14 di Nissan
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cadeva di venerdì per l’anno 30 e 33 d.C., mentre tra il 34-37 d.C. in nessun
caso cade di venerdì.
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l’annuncio del tradimento avviene dopo la distribuzione dell’Eucaristia (cfr. Lc
22,21-23).
Il racconto di Luca sembra essere molto vicino al racconto di San Paolo nella
Lettera ai Corinzi: il contesto è liturgico, non ci viene raccontata ogni cosa che
Gesù ha fatto nella cena, ma interessa raccontare quello che la Chiesa
continua a fare, la celebrazione dell’Eucaristia. Sulla base del racconto i) o è
stata una cena di pochi minuti ii) o è successo anche altro ma si tratta di
concentrarsi solo su ciò che interessa, la cosa principale: che questa cena
pasquale – fatta secondo la tradizione giudaica – era anche molto di più.
Parole istitutive dell’Eucaristia ciò che stupisce gli studiosi è che Marco
e Matteo coincidono, mentre Luca parla di “due coppe”. C’è un manoscritto
del Vangelo di Luca del IV-V secolo che finisce con “questo è il mio corpo” e
manca la parte del calice (manca il versetto 19b-20). Per molto tempo si sono
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seguiti la maggioranza dei manoscritti, ma secondo la critica testuale “il più
breve e da preferire”, soprattutto quando la versione più lunga cerca di
spiegare o mettere in accordo altri testi.
Inoltre, la parte di Luca – questo è il mio sangue versato per voi e per molti in
remissione dei peccati – sembra riprendere un detto di Gesù che compare in
Marco e Matteo ma non in Luca: Mc 10,45/Mt 20,28: il Figlio dell’uomo non
è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita in riscatto per
molti secondo alcuni autori, dunque, questa parte sarebbe aggiunta anche
perché in Luca mancherebbe questo “significato vicario del sacrificio di
Cristo”.
Oggi però la maggioranza degli studiosi concorda che l’originale sia il testo
più lungo, per vari motivi:
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salvezza del suo popolo; dopo di ciò, si beve il 2° calice e si mangia la
pasqua (agnello arrostito, erbe amare, pane azzimo) e si versa e si beve
la 3° coppa di vino, chiamata la “coppa della Benedizione”, perché si
ringraziava Dio di aver mangiato questa Pasqua e si ricordava la
liberazione del futuro, quando Dio salverà il suo popolo; dopo si cantava
la seconda parte dell’hallel (Salmi 115-118) e si passava alla 4° coppa,
alla fine della cena. Nel testo di Luca, si parla di almeno 2 calici: “Ho
tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia
passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si
compia nel regno di Dio". E, ricevuto un calice, rese grazie e disse:
"Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo
momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di
Dio". Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo:
"Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me".
E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: "Questo calice
è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi” il testo più
lungo è più aderente alla struttura della Pasqua ebraica;
- anche l’obiezione secondo la quale Luca non parla del sacrificio di Cristo
come sacrificio vicario non coglie nel segno, perché negli Atti degli
apostoli, quando Paolo parla agli anziani di Efeso, si dice che Cristo è
morto per il riscatto degli uomini: cfr. At 20,28: “Vegliate su voi stessi e
su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come
custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il
sangue del proprio Figlio”.
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Servo di Dio: «ha spogliato sé stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra
gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli»
(Is 53,12)
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