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Appuntino sul miliario di Fener (Setteville, BL)
Prendiamo il noto ed apprezzato volume di Luciano Bosio, Le strade romane della Venetia e
dell'Histria (Padova, 1991). Sfogliamone le pagine fino ad arrivare al brano seguente, tolto
dalla descrizione della presunta via Aurelia condotta da Padova ad Asolo: "Ma la via Aurelia sì
fermava ad Asolo, come pensano tutti gli studiosi che si sono interessati di questa strada, o
continuava oltre questo centro? A questa domanda si può rispondere ricordando che a
settentrione di questa cittadina si è potuta accertare e seguire la traccia di un antico percorso
che, superati i rilievi collinari asolani, raggiungeva l’attuale Valcavasia, portandosi ai piedi del
massiccio del Grappa (Bosio, La Valcavasia in età preromana e romana, in "La Valcavasia.
Ricerca storico-ambientale", Treviso, 1983, p. 291). Tale percorso, uscito da Asolo,
permetteva di raggiungere con un cammino diretto ed agevole la non lontana Val Maòr e
quindi il valico di Costalunga, che si presenta come il più basso fra i punti obbligati di transito
lungo questa fascia di colline. Presso questo valico rimane ancora in vista il tracciato di una
strada, ora del tutto abbandonata e invasa dalla vegetazione, che presenta i resti di una
considerevole struttura fatta di grosse pietre e in alcuni punti di una solida e regolare
massicciata. L’opera stradale non appare romana né lo scavo ha dato modo di riferirla ad una
precisa epoca, ma lo stesso impegnativo lavoro di costruzione e di selciatura di questo
percorso, unitamente al significativo nome del luogo che esso attraversa (Val Maòr = valle
maggiore), porta a pensare ad una via di transito di una certa importanza, collaudata dal
tempo e dal cammino degli uomini. Superato il valico di Costalunga, la strada proveniente da
Asolo, dopo aver attraversato il fondovalle seguendo il percorso di un sentiero che oggi corre
fra i campi con basso argine, doveva raggiungere l’attuale località di Caniezza, per confluire
qui nella strada del pedemonte, che anche durante l’età romana veniva a rappresentare l’asse
di collegamento, lungo le radici del massiccio del Grappa, fra la valle del Brenta e quella del
Piave e quindi rispettivamente fra i centri di Bassano del Grappa e Pederobba. Unito a
quest’ultima, il percorso proveniente dalla Val Maòr doveva poi continuare per le località di
Virago e di Pederobba fino a raggiungere la valle del Piave, mettendo così in comunicazione,
lungo la destra di questo fiume, il centro di Asolo con quello di Feltre. Di questo diretto
collegamento fra le due città potrebbe essere spia la pietra miliare, conservata ancora
all’ingresso del paese di Fenèr nella valle del Piave, che porta la cifra XI (F.G. Pilla, Il guado
sulla Piave della Claudia Augusta, in "Atti e Mem. Accad. Patavina SS.LL.AA.", LXXX (1967-68),
1971-72, p. 279 ss. = P. Basso Basso, I miliari della Venetia romana, Padova, p. 38). Tale
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indicazione di distanza viene a corrispondere a circa 17 chilometri, quanti appunto
intercorrono fra Fenèr e Feltre. È da precisare però che la stessa distanza sì ritrova esatta
anche fra Fenèr ed Asolo seguendo il percorso da noi proposto. Si potrebbe pertanto ritenere
che la pietra sia stata collocata nel punto in cui le distanze fra questi due centri romani
venivano a coincidere. Ma oltre al miliare di Fenèr, la presenza di questo percorso lungo la
destra del Piave può essere attestata dalle esplorazioni del De Bon (Rilievi di campagna, in
"La via Claudia Augusta Altinate", Venezia, 1938, p. 40 s.), che ne ha rilevato in più punti il
tracciato, ed anche dai ritrovamenti archeologici venuti alla luce nelle località di Alano (CIL, V,
2097, 2102), di Quero (CL, V, 2091) e presso il torrente Tegorzo (CIL, V, 2105). Naturalmente
mi mancano probanti argomenti per poter affermare che anche questo tratto stradale a
settentrione di Asolo e fino a Feltre sia da considerare parte integrante della via Aurelia, fatta
risalire al 74 a.C. ed al proconsole Caio Aurelio Cotta, o non piuttosto un prolungamentò
posteriore della stessa. Posso solamente pensare che una via Aurelia che si fosse fermata
ad Asolo avrebbe meno possibilità di giustificarsi di una strada che da Padova, attraverso
Asolo, fosse stata condotta verso le grandi valli alpine, proponendosi così come un cammino
di indubbia rilevanza strategica, in vista anche della futura penetrazione romana nella
sovrastante regione delle Alpi, così come, non tanto lontano da questa, il tratto iniziale della
via attraverso la valle dell’ Adige, condotta da Verona" (Le strade romane cit., pp. 130-131).
Il miliario di cui parla Bosio si trova in un cortile a Fener, vicino alla stazione ferroviaria.
Precisiamo che a tutt'oggi non esiste il benché minimo supporto archeologico ad una strada
denominata Aurelia che collegava Padova ad Asolo e, a fortiori, Asolo a Feltre. Le uniche
evidenze sono quelle toponomastiche menzionate sempre da Bosio: "Nel documento del
1186, trascritto dal Muratori (Antiquitates Italicae Medii Aevii, Mediolani, 1738-42, c. 477 s.),
che attesta una sentenza del marchese Obizzo d’Este su una disputa riguardante la
riscossione di decime di un territorio dalle parti del paese di Vigodarzere, è ricordata una Via
publica, que dicitur Aurilla. Un richiamo a questa via Aurilla si può ritrovare nel toponimo
Aurelia, con il quale durante il Medioevo è ricordata l’odierna località di Loreggia (GLORIA,
187961, n. 562), che si incontra sulla strada che da Padova per Vigodarzere oggi porta ad
Asolo. Del nome Aurelia inoltre, sempre riferito al paese di Loreggia, esistono altre diverse
varianti, quali: Laurelia (maior) (Gloria, Statuti del Comune di Padova dal sec. XII all’anno 1285,
Padova, 1873, st. 1007, p. 323 s.); Laurelia (de subtus) (GLORIA, 1873, st. 1024, p. 328);
(stratam que vadit) Lauriliam (GLORIA, 1873, st. 924, p. 307); Laurelia (GLORIA, 1873, st. 1100,
p. 340). Lo stesso toponimo di Loreggia si ritrova anche in altri luoghi a settentrione di questo
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paese e sempre sulla direzione di Asolo: così Casali Loreggia ad oriente della località di Riese
Pio X e più a settentrione, nelle vicinanze della borgata di Sant’ Apollinare, presso Asolo, Case
Loreggia" (Le strade romane cit., p. 125).
Un giorno o l'altro è possibile che avremo tra le mani qualcosa di concreto su questa via che,
nonostante le ottime premesse topografiche e storiche, manca ancora all'appello. Se le cose
stessero come affermavano Pilla e Bosio, l'indizio migliore di una strada proveniente da
Asolo e diretta lungo la destra Piave per Feltre sarebbe proprio il miliario rinvenuto a Fener,
giacché la cifra di XI miglia scolpita sul cippo corrisponde alla distanza tra Asolo e Fener
passando per Pederobba e la Valcavasia.
C'è una differenza sostanziale nelle ipotesi di Pilla e Bosio riguardo al miliario di Fener, anche
se in pratica entrambi assegnano il cippo alla strada di Asolo. Infatti Pilla è stato 'costretto' a
leggere il numero XI come appartenente alla via Asolo-Fener poiché non ammetteva il
passaggio della Claudia Augusta (e Opitergium-Tridentum dell'Itinerario di Antonino) sulla
sponda destra del Piave a bassa quota. Egli era convinto che la via consolare attestata dai
miliari di Cesiomaggiore e Rablat si snodasse attraverso Guia, Guietta, Caldanè,
raggiungendo la valle del Ceresèdo, nel cui nome questo studioso riconosceva l’Ad Cerasias
dell’Itinerarium Antonini. Quindi, superata quota 1260, la strada sarebbe proseguita per
«Capitel Garda», «Garda di Sotto», «Garda di Sopra», per scendere infine, dopo aver toccato
Stabie, nella valle del Piave all’altezza di Busche. Non gli rimaneva che supporre giocoforza
un tragitto per la Valcavasia in modo da giustificare la presenza della pietra miliare a Fener e
la sua cifra di 11 miglia. Anche Bosio non credeva alla Claudia Augusta e Opitergium-
Tridentum in destra Piave, ritenendo che il solo lato percorribile da un'arteria stradale di
grande valenza (Claudia Augusta e Opitergium-Tridentum) lungo la valle del Piave fosse in
sinistra orografica. Quindi Bosio ha innovato dal punto di vista delle topografia antica rispetto
a Pilla anche per la proposta non priva di logica di un'Aurelia protesa verso le Alpi tridentine
dopo Fener e Feltre, ma bisogna essere molto perentori e controllare se effettivamente la
distanza di 11 miglia si adatta all'itinerario dal centro asolano a Fener.
In realtà 11 miglia romane ammontano a km. 16, 250 e il tracciato per Pederobba, Virago,
Caniezza, Costalunga è di circa 22 chilometri partendo da Fener. Malgrado ciò si sente
ancora spesso ripetere che il miliario è con tutta probabilità da riferirsi al prolungamento
della via Aurelia dopo Asolo. Cfr. Le Tre Venezie online: "A FeItre facevano capo, inoltre,
arterie assai importanti come la ricordata Feltria-Bellunum in destra Piave, probabile
prolungamento di quella via Aurelia-Belluno. Importante testimonianza di quest’ultima arteria
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rimane tuttora il miliario di Fener con incisa la suggestiva cifra XI, a significare le undici miglia
di distanza tanto da Asolo (per la val Cavasia) quanto da Feltre, circa 17 chilometri"; Comune
di Alano di Piave, progetto PNRR M1C3: "Storicamente i ritrovamenti sul territorio fanno
risalire la presenza umana fin dai tempi antchi, come il miliario romano nell’abitato di Fener,
che si presume appartenga ad una ramifcazione della Patavium-Acelum"; periodico "Il
Tornado", n. 576 del 20.04.2011: "Quando fu rinvenuto il miliario di Fener furono in molti a
gridare al...miracolo. Ecco - si disse - ecco per dove passava la grande via Claudia Augusta! E
in molti si accodarono come tante pecore, acriticamente: si poteva in tal modo porre fine alla
diatriba e dimostrare, finalmente, che la via tracciata da Druso passava proprio per Feltre,
Galeotto fu, quindi, l'ostinazione a voler vedere la via passare per questa città. Il monolito
recante il numero XI è sicuramente autentico, segno del passaggio di una via romana ed è
sempre stato là dove fu rinvenuto (poche decine di metri più in qua o più in là non cambiano
nulla). Una stradina apparentemente campestre con inizio dall'antico capitello di San
Benedetto che si trova poco discosto dalla pietra miliare e passa dietro il cimitero di Fener, fu
riconosciuta come d'epoca romana e questa seconda scoperta fugò in molti ogni dubbio
residuo. Ci si dimentico, quindi, senza tanto riflettere che, come abbiamo detto
precedentemente, una via per questi luoghi al tempo di Druso sembra quanto mai
improbabile: se il toponimo Quero, come pensiamo, deriva da Aquer (acqua), tutta la conca
Bassofeltrinara (Quero, Alano, Campo, Colmirano e, soprattutto, Fener, dovevano essere
sommersi o. comunque, paludosi e non adatti." E poi c'è quell'undici che sta a significare
undecim millia passuum. Undici miglia, circa 17 Km. Da dove? I romani misuravano la
lunghezza delle loro strade dal punto di origine delle stesse; allora da Altino? Assolutamente
no: le miglia sono molte di più e quindi il miliario non può essere riferito alla via in
discussione. Sicuramente una traversa. Da Feltre? Potrebbe essere: da Feltre a Fener sono,
guarda caso, circa 17 Km. Sorge un dubbio: da Feltre partirebbero due vie, una verso Belluno
ed una verso Fener; è possibile, ma questa per dove proseguirebbe? Un luogo di una certa
importanza vicino a Fener è Asolo, guarda caso, lontana circa 17 Km! Ad Asolo poi giunge la
via Aurelia da Padova. Non sarebbe, allora, più logico far partire da Asolo una diramazione
per Feltre, lungo la quale Fener si troverebbe precisamente a mezza strada? Undecim millia
passuum da una parte e altrettanto dall'altra, Asolo più che Feltre nel passato ebbe maggiore
relazione con Quero, essendo questa zona soggetta alla diocesi patavina. Inoltre trattasi di
una via commerciale, costruita molto dopo la C.A.A. (almeno cento, centocinquant'anni dopo),
quando la Conca Bassofeltrina divenne più abitabile. Questa via (Asolana), provenendo da
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Cavaso e transitando per Fener, sarebbe salita a Quero per poi infilare il Canale della Piave e
raggiungere Anzú e Feltre. Essa fu denominata "Strada del Canal" "; G. Arnosti, Per Cenetam
gradiens, in "Il Flaminio", n. 9, 1996: I romani nelle alpi: archeologia del territorio nella
provincia di Belluno, tesi di laurea di G. Miotto, AA 2013/14: "Del 74 a.C. sarebbe la
costruzione della via Aurelia fra Padova ed Asolo sotto C. Aurelio Cotta. La centuriazione di
Padova-Camposampiero dovrebbe essere posteriore alla costruzione dell'Aurelia, sulla quale
è impostata, mentre ad epoca di poco precedente, cioè all'89 secondo il Bosio, risalirebbe
quella asolana impostata sulla Postumia. L'Aurelia sembra ricalcare e razionalizzare la pista
commerciale protostorica "Patavina" diretta a Montebelluna, alias un tratto della ipotizzata
via-scorciatoia di Lepido. A partire dall'incrocio con la Postumia però, la via veniva deviata
verso Asolo, utilizzando un cardo della nuova centuriazione. Di qui la strada sarebbe
proseguita verso Fener (cippo con l'indicazione dell'XI miglio) e si sarebbe inserita nella
Valbelluna, sulla commerciale protoveneta con un percorso sulla destra del Piave (ancora la
Padova-Cadore della media età del ferro), dopo la romanizzazione dei territori della valle";
"Un'altra delle vie ricordate dalle fonti si trova nell'Itenerarium Antonini dove si ricorda una via
che da Opitergium conduceva a Tridentum toccando i centri di Feltria e Ausucum (Borgo
Valsugana): secondo la Alpago Novello la distanza indicata nei miliari di Fenèr (XI miglia) e di
Tenna in Valsugana (XXXXI miglia) corrisponderebbero alle rispettive distanze da Feltre
lungo questa via, secondo il Bosio e la Pesavento Mattioli parte di questa strada (come
vedremo meglio più avanti) si poteva sovrapporre alla Claudia Augusta, mentre il miliario di
Fenèr (che si trova sulla destra Piave) potrebbe essere l'indicazione di un'altra via che correva
lungo la destra plavense. Una spiegazione logica di questa via sulla destra orografica del
fiume, secondo i suddetti studiosi, potrebbe essere giustificata con il prolungamento della via
Aurelia che da Padova conduceva ad Asolo, da qui il percorso poteva continuare arrivando
alla base del massiccio del Grappa unendosi ad una via proveniente dalla Val Maòr che per
Virago e poi Pederobba raggiungeva la Valle del Piave tenendo la destra del fiume: metteva
così in comunicazione Asolo con Feltre"; G. Rosada - A. N. Rigoni, Insediamenti pedemontani
del Veneto e del Friuli: emergenze archeologiche, continuità e discontinuità tra protostoria e
incastellamento medievale, in "Antichità Altoadriatiche", Trieste, 1988, pp. 281-324: 284: "E'
probabilmente da confermare al proconsole C. Aurelio Cotta (74 a.C.) l'attribuzione della
strada stesa tra Patavium e Acelum. Questa via non faceva che ribadire gli antichi legami di
interessi tra i due centri veneti e la loro continuità anche in periodo di avanzata
romanizzazione. Ma non è da dimenticare che il miliare trovato a Fener (media valle del Piave)
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potrebbe anche testimoniare il proseguimento settentrionale dell'Aurelia da Asolo a Feltre
lungo la destra Piave". Successivamente Rosada ha avanzato un'opinione alternativa (cfr. qui
sotto).
Dopo aver constatato l'insostenibilità della proposta di Pilla e la scarsa o nulla attendibilità di
quella di Bosio, relativamente alla viabilità romana maggiore prima e dopo la stretta di Quero,
possiamo sbarazzarci subito dell'ipotesi di Pilla e Bosio sul miliario di Fener che non
porterebbe, è il caso di dirlo, da nessuna parte.
Più suggestiva la congettura di F. Luciani, che ha dedicato un interessante saggio alla ricerca
della perduta città di Berua menzionata da Plinio, N. H., 3, 130 (Berua, Raeticum oppidum dei
Beruenses, in "Geographia antiqua", 2016, pp. 99-127). Luciani, convinto che il misterioso
centro retico era localizzato a Montebelluna, scrive che " [...] Fener. Da quest’ultima località
proviene un cippo miliare con indicazione di 11 miglia. Tale misura lineare, equivalente a
quasi 16,3 km, venne inizialmente identificata come la distanza fra Asolo e Fener
(approssimativamente pari a 17,1 km, attraverso un percorso tortuoso tra le colline ai piedi
del massiccio del Grappa) e posta in relazione con un supposto prolungamento della via
Aurelia, che avrebbe collegato Acelum a Feltria. Si deve sempre a Rosada il merito di una più
convincente interpretazione della misura indicata dal cippo: essa coinciderebbe infatti con la
distanza lungo la sponda destra del Piave tra Feltre e Fener (circa 17,7 km), che sarebbe
stato il punto di intersezione tra la via Claudia Augusta e la strada ab Opitergio Tridentum
menzionata nell’Itinerarium Antonini. Va comunque rilevato che l’indicazione di 11 miglia
fornita dal cippo si adatta anche alla distanza che intercorre tra Fener e Montebelluna
(equivalente a circa 17,3 km, ipotizzando un percorso che si inerpica per le rive del
Montelletto, oppure proprio a 16,3 km, considerando il punto della strada in corrispondenza
dell’abitato, lungo il solco di Biadene). Ammettendo che il centro montebellunese fosse
dotato dello status giuridico di municipium, non è da escludere la possibilità che le 11 miglia
fossero conteggiate da Montebelluna, anziché da Feltre: in tal caso, il cippo miliare si sarebbe
trovato dunque lungo la via Claudia Augusta a metà strada tra i due municipia, probabilmente
in corrispondenza dell’incrocio con la via proveniente da Opitergium e, soprattutto, al confine
tra i due agri municipali. È dunque probabile che il limite meridionale del territorio di Feltria
non si arrestasse in corrispondenza della chiusa sul Piave di San Vittore nei pressi di Anzù,
come è stato finora ipotizzato, ma si estendesse all’incirca fino a Quero, località che ebbe la
funzione di confine tra comitato trevigiano e feltrino sia in epoca tardoantica sia in età
medievale. Ne deriva che la zona corrispondente agli attuali comuni di Quero Vas e Alano di
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Piave, della quale fa parte anche la frazione di Fener, poteva essere attribuita a un altro
centro confinante con quello di Feltre" (Berua cit., pp. 113-114).
Finalmente qualcosa su cui mi pare proficuo ragionare, quantunque sia discutibile
l'identificazione di Berua con Montebelluna. Forse anche Rosada si è reso conto che una
strada che s'inerpica sui colli tra Pederobba ed Asolo non è appropriata alla situazione
topografica. Di sicuro anch'egli ha stimato in maniera grossolana le distanze non soltanto tra
Asolo e Fener (non ci siamo con le 11 miglia) bensì tra Feltre e Valdobbiadene dove viene
posta la mansio di Ad Cerasias che dovrebbe distare 28 miglia da Feltre (km. 41,4) mentre
così mancherebbero circa 10 chilometri.
L'osservazione di Luciani sulla distanza tra Fener e Montebelluna è giusta. Con una distanza
di XI miglia il miliario si sarebbe trovato a metà strada tra Feltre e Montebelluna e questo
fatto è sufficiente per dedurre:
1) che il cippo venne installato a Fener unicamente perché la località era situata esattamente
a metà tra Feltre e Montebelluna, non essendoci altri centri con distanze reciproche
compatibili con le 11 miglia;
2) che in età romana un asse viario connetteva il trevigiano con il feltrino lungo la destra
orografica del Piave.
Potrebbe essere un elemento decisivo per confermare la tesi di Luciani su Montebelluna =
Berua, però attualmente l'archeologia non permette di affermare che Montebelluna durante il
periodo romano avesse un ruolo preminente come al tempo dei paleoveneti. Un centro
minore, in confronto ad Asolo, ma favorito dalla collocazione lungo le principali rotte di
scorrimento tra la pianura e le regioni alpine.
Il risultato preliminare di questa veloce discussione è, pertanto, che il miliario di Fener non
indicava un punto intermedio tra Feltre ed Asolo lungo una direttrice stradale doppiamente
ipotetica (primo tratto da Padova ad Asolo e secondo, ravvisato in pratica dal solo Bosio, tra
Asolo e Feltre), piuttosto rappresentava un segnaposto sulla via per la valle del Piave che si
può intuire dall'Itinerarium Antonini (con le stationes di Feltria, Ad Cerasias, Opitergium) e che
verosimilmente toccava Montebelluna. Se questo può considerarsi un punto di non ritorno,
restano forti dubbi sulla ricostruzione di Luciani dell'estensione dell'ager municipale di
Montebelluna. Mettiamola così: l'interpretazione del miliario di Fener come indicatore di metà
percorso è corretta qualora ci limitiamo alla sua funzione stradale tra i centri di Feltre e
Montebelluna, escludendo il tema degli agri che di necessità presuppongono lo status
municipale per entrambi. E Montebelluna potrebbe non essere mai stato un municipium.
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Una soluzione diversa, che avevo già accarezzato in precedenza, è che il miliario di Fener
avesse di sicuro lo scopo di segnalare il confine dell'ager meridonale della sola Feltre, una
sorta di pendant di quanto avveniva con il miliario di Tenna. Ricordiamo che il territorio
feltrino fu oggetto di una duplice citazione epigrafica (la seconda implicita ma pressoché
certa). Una è l'iscrizione, incisa in una roccia del Monte Pergol (gruppo del Lagorai), che recita:
FINIS INTER TRID. ET FELTR LIMS LAT. P (Finis inter / Trid(entinos) et Feltr(inos) / lim(es)
lat(us) p(edes) IIII). L'altra consiste nel miliario, individuato presso la chiesa di Tenna (Trento),
che riporta la scritta (Milia passuum) XXXXI. È fuori discussione che 41 miglia sono quelle
intercorrenti tra il luogo di ritrovamento del cippo e Feltre.
In definitiva, si potrebbe vedere nel miliario di Fener, invece di una normale segnaletica tra
mansiones, il cippo confinario dell'ager feltrino, che avrebbe potuto estendersi oltre San
Vittore come generalmente si è sempre ritenuto. L'esempio di Tenna dimostra che la pietra
non venne posizionata a metà tra i municipia di Trento e Feltre, al contrario indica a senso
unico la distanza da quest'ultimo che probabilmente al momento della posa in opera del
cippo si ritenne di privilegiare rispetto a Trento, ancorché molto più lontano da Tenna. Eppure
Tridentum, fondata dai Romani verso la metà del I sec. a.C. per ragioni strategiche, costituiva
un importante presidio a controllo della valle del fiume Adige, uno dei principali assi viari di
collegamento tra l’Europa centrale e il Mediterraneo. Non inferiore a Feltre, ad ogni modo. È
abbastanza scontato che Tenna dovesse essere ubicata in prossimità della linea di
demarcazione del territorio feltrino. L'obiezione che il miliare trentino possa essere posteriore
alla fondazione di Trento è presto rintuzzata dalla cronologia del cippo, risalente al I o Il sec.
d.C.. Un miliario dotato di una numerazione confinaria (XXXXI) da Feltre al limes territoriale di
sua pertinenza. In modo analogo la cifra XI sul cippo di Fener potrebbe riferirsi al confine sud
del municipium feltrino. Ma è ancora prematuro decidere sul significato di tale numero
destinato alla viabilità o alla circoscrizione dell'agro).
Il miliario di Tenna
Silvano Salvador
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Cfr. in proposito la lucida esposizione di M. Calzolari (Miliari e toponimi miliari: il conteggio
delle distanze stradali nella Cisalpina romana, in "Ambiente e società antica. Temi e problemi
di geografia storica padano-adriatica", Atti della Giornata internazionale di Studi in ricordo di
Nereo Alfieri, Ferrara, 10 dicembre 2015) : "Dall’esame delle indicazioni dei miliari, sia di quelli
attestati archeologicamente che di quelli individuati sulla base delle persistenze toponimiche,
risulta evidente che i conteggi non vanno oltre una certa distanza, coincidente con i confini
delle singole circoscrizioni municipali. Ne è una prova che nello spazio fra due città le miglia
vengono contate da entrambi i centri fino all’incontro in un punto intermedio, di modo che il
viaggiatore è informato, in un primo momento, sulla distanza percorsa e, successivamente,
su quella da percorrere. Si ha, in altre parole, lungo un medesimo tronco stradale, una doppia
numerazione, con il conteggio crescente delle distanze dal luogo di partenza fino al confine
municipale e poi descrescente, fino al luogo di arrivo. Così, ad esempio, sulla strada da
Verona a Vicenza, tra cui intercorrono 30 miglia, prima si incontrano i miliari con le distanze
di 11 miglia, e forse di 15 o 17, calcolate dal centro urbano di partenza, e, più oltre, ancora un
miliario con 11 miglia, che indica lo spazio da percorrere per arrivare a Vicenza. Le due
opposte serie sembrano incontrarsi in coincidenza del confine fra i territori delle due città.
Una tale pratica è forse da collegare con la ripartizione degli oneri per la manutenzione delle
strade, a carico delle comunità locali. In ogni caso è evidente che rappresenta il metodo più
pratico di computo delle distanze nella viabilità che collega i vari centri urbani. Il sistema
trova una conferma anche nell’Itinerarium Burdigalense (metà del IV secolo d. C.), che sulla
via da Padova ad Altino pone la mutatio Ad Duodecimum a 12 miglia dalla prima città e
successivamente, dopo uno spazio di 11 miglia, la mutatio Ad Nonum, che risulta situata a
nove miglia dal secondo centro. Nell’ambito delle ricerche topografche, una tale particolarità
è stata più volte indicata come uno strumento per defnire i confini municipali; ma, data
l’incompletezza della documentazione superstite, essa fornisce risultati molto scarsi, almeno
per quanto riguarda la Cisalpina. gli esempi possibili, risulta signifcativo quello del territorio di
Verona. Del confine con Vicenza abbiamo appena detto. Nel settore a ovest, verso Brescia,
sono noti più miliari, il più occidentale dei quali ci porta contro il fiume Chiese, con la
segnalazione di 32 miglia dalla città: un dato che è stato inteso, assieme ad altri elementi,
come una prova dell’estensione, fino a quella zona, dell’ager Veronensis. A nord, in Val
Lagarina, risulta di particolare rilevanza il miliario di Volano, ritrovato ad appena 6-7 miglia da
Trento, ma con la cifra di 56 miglia da Verona, perché sembrerebbe indicare che il territorio di
questa città giungesse fino a pochi km da Tridentum, come sostiene la maggior parte degli
Silvano Salvador
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studiosi. Non meno importante è, in un’ottica topografica, anche il miliario di Tenna in
Valsugana, scoperto a circa 12 km da Trento, con la distanza di 41 miglia da Feltre, che ben si
accorda con l’estensione, fin qui, dell’ager di quest’ultimo centro, confermata dal recente
rinvenimento, sul Monte Pèrgol in Val Cadino, dell’iscrizione confinaria, del I sec. d. C., che
definisce con certezza il finis inter Tridentinos et Feltrinos".
Il miliario di Fener
Silvano Salvador