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La Rivista Sapere e La Divulgazione Scie

Il numero di Giugno 2025 della rivista Scientia è dedicato alla storia della rivista Sapere, un'importante pubblicazione di divulgazione scientifica in Italia, attiva dal 1935. Attraverso vari articoli, il fascicolo esplora il ruolo di Sapere nella comunicazione scientifica, analizzando temi come l'antropologia, il cinema scientifico e il dibattito sull'energia nucleare. La rivista ha rappresentato un punto di riferimento per la comunità scientifica e ha riflesso i cambiamenti politici e culturali in Italia nel corso del Novecento.

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La Rivista Sapere e La Divulgazione Scie

Il numero di Giugno 2025 della rivista Scientia è dedicato alla storia della rivista Sapere, un'importante pubblicazione di divulgazione scientifica in Italia, attiva dal 1935. Attraverso vari articoli, il fascicolo esplora il ruolo di Sapere nella comunicazione scientifica, analizzando temi come l'antropologia, il cinema scientifico e il dibattito sull'energia nucleare. La rivista ha rappresentato un punto di riferimento per la comunità scientifica e ha riflesso i cambiamenti politici e culturali in Italia nel corso del Novecento.

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SCIENTIA

Rivista della Società Italiana


di Storia della Scienza
SCIENTIA
Rivista della Società Italiana di Storia della Scienza Società
Italiana di
Storia della
Vol. III | N. 1 | Giugno 2025 Scienza

Società Italiana di storia della Scienza (SISS)


Sede legale: Museo Galileo - Piazza dei Giudici 1, 50122 Firenze
https://www.societastoriadellascienza.it
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Redazione
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Paola Panciroli, Marta Vilardo (online), Valentina Roberti (online)
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Comitato Scientifico
Paola Bertucci, Marco Bresadola, Michele Camerota, Karine Chemla, Marco Ciardi,
Francesco Paolo de Ceglia, Soraya de Chadarevian, Natacha Fabbri, Clara Florensa,
Maria Carla Gadebusch Bondio, Giulia Giannini, Franco Giudice, Matthias Kaufmann,
Sandra Linguerri, Flavia Marcacci, Elena Anne Marchisotto, Matteo Martelli, Paolo Mazzarello,
Massimo Mazzotti, Rebecca Messbarger, Carmela Morabito, Lisa Onaga, Claudio Pogliano,
Laura Ronzon, James Secord, Geert Somsen, Simone Turchetti, Ezio Vaccari

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Elisabetta Banfi

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Rotomail Italia S.p.A. - 20060 Vignate (MI)

ISSN: 2974-9433. I contenuti dei fascicoli sono disponibili ad accesso aperto all’indirizzo: https://www.rivista-
scientia.it.
La collaborazione a “Scientia” è libera. Non si restituiscono manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati.
Registrazione al Tribunale di Milano, n. 53 R.G15351/2023.
SOMMARIO
Vol. III, n. 1 | Giugno 2025

INTRODUZIONE

5 La rivista Sapere e la divulgazione scientifica nell’Italia del Novecento


Elena Canadelli, Andrea Candela, Gerardo Ienna

STUDIA

13 Un trentennio di temi antropologici (1935-1967)


Claudio Pogliano

49 Il cinema di Sapere: il documentarismo scientifico italiano nel


prisma di una rivista (1936-1943)
Francesco Paolo de Ceglia, Fabio Lusito

85 Sapere e il dibattito sull’energia nucleare nell’Italia degli anni Settanta


Andrea Candela

113 Storia della fisica e storia della scienza nella rivista Sapere negli
anni Settanta
Gianluca Pozzoni

137 La rivista Sapere nella direzione di Carlo Bernardini:


un viaggio trentennale
Luigi Romano

PATRIMONI

167 La difficile definizione del patrimonio della scienza. L’Università di


Padova e le disposizioni ministeriali sulla tutela del materiale
storico-scientifico negli anni Venti
Elena Maria Rita Rizzi

DID-ACTA

193 “Senza storia non c’è memoria”: spunti dalla storia della scienza e
della matematica
Elena Scalambro

BIOGRAPHICA

215 Giovanni Michele Milani (Roma, ? - giugno, 1689)


Maria Fiammetta Iovine

3
SCIENTIA

225 Enrico Dal Pozzo Di Mombello (Torino, 1822 - Perugia, 1892)


Giampaolo Sanchini

237 Giancarlo Ghirardi (Milano, 1935 - Grado, 2018)


Andrea Oldofredi

RECENSIONI

249 Elena Canadelli e Paola Bernadette Di Lieto. “Da cimeli a beni culturali.
Fonti per una storia del patrimonio scientifico italiano”
Anna Giatti

253 Gottfried Wilhelm Leibniz. “Dynamica. De potentia et legibus naturae


corporeae tentamen scientiae novae, édition, présentation, traduction
et annotation par Andrea Costa, Michel Fichant, Enrico Pasini”
Vincenzo De Risi

257 Paolo Mazzarello. “Storia avventurosa della medicina”


Luca Tonetti

263 Paolo Savoia. “Superfici. Corpi, pratiche e modelli cognitivi nella


chirurgia di età moderna”
Martino Lorenzo Fagnani

RICORDI

267 Un ricordo di Pietro Omodeo (1919-2024), biologo e storico della


scienza
Elena Canadelli

275 Nino Dazzi (1937-2024), un ricordo


Carmela Morabito

4
LA RIVISTA SAPERE E LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA
NELL’ITALIA DEL NOVECENTO

Sono trascorsi novant’anni esatti dalla fondazione della rivista Sapere; l’idea di
dedicarvi un numero speciale di Scientia nasce dunque dalla volontà di apri-
re una riflessione sul ruolo che il periodico ha svolto in seno alla storia delle
scienze in Italia. Il desiderio è stato quello di colmare, almeno in parte, un
vuoto storiografico dipendente dalla scarsità, se non addirittura assenza, di
lavori organici che permettano di contestualizzare il legame tra la lunga storia
editoriale della rivista, la storia della divulgazione scientifica in Italia e gli svi-
luppi delle scienze e delle tecnologie nel Novecento.
Pubblicato a partire dal 1935, per iniziativa dell’editore milanese Ulrico
Hoepli, Sapere – al principio un quindicinale – figura nello scenario editoriale
italiano tra i periodici di divulgazione scientifica più longevi e, certamente,
di maggiore rilievo. Tra gli scienziati di spicco che, fin dai numeri di esordio,
contribuirono alla sua stesura si annoverano figure come Guglielmo Marco-
ni, Edoardo Amaldi, Giuseppe Armellini ed Enrico Fermi, limitandosi solo a
pochi nomi. Sapere si distinse, negli anni, per articoli divulgativi di ampio re-
spiro, attenti alla storia della scienza in senso ampio e alla ricerca di base, oltre
che alle ricadute tanto applicative quanto ‘dilettevoli’ delle scienze. Accolse,
inoltre, disamine sui temi più stringenti dell’attualità scientifica che al con-
tempo non ignoravano le ricadute sociali, economiche e politiche delle acqui-
sizioni scientifiche e delle innovazioni tecnologiche. Il periodico riuscì, così,
a conquistare uno spazio di primo piano nel panorama della pubblicistica di-
vulgativa nazionale, caratterizzandosi inoltre per un ampio uso di illustrazioni
e materiale visuale. Divenne così un indiscusso punto di riferimento non solo
per la divulgazione delle scienze, ma anche per la stessa comunità scientifica.
Questa partecipò attivamente alla redazione della rivista, intervenendo altresì
in quel confronto pubblico sul valore etico e culturale dell’impresa scientifica
di cui negli anni Sapere fu spesso vetrina. Il periodico seppe del resto promuo-
vere legami con le più importanti riviste scientifiche internazionali (Nature e
Science, in primis) e, dagli anni Sessanta, con la proprietà delle Edizioni di Co-
munità e poi della Dedalo Libri, abbracciò un sincero impegno civile, assol-
vendo – sotto la direzione del genetista Adriano Buzzati Traverso – anche alla
missione di colmare il divario tra le due culture. Si ampliarono di conseguenza
gli orizzonti della sua linea editoriale che, da una parte, consentirono di de-
dicare più spazio alla ricerca internazionale, dall’altra contemplarono temi e
problemi non strettamente scientifici, come i diritti civili e la segregazione
razziale negli Stati Uniti, le contestazioni studentesche e la riforma dell’uni-

5
SCIENTIA

versità, la questione meridionale, la decolonizzazione e la fame nel mondo, la


guerra del Vietnam e il parallelo con i paesi socialisti.
La lunga storia di Sapere consente dunque di esaminare sia come alcuni
grandi temi della ricerca scientifica e della storia del Novecento siano stati
raccontati al grande pubblico, sia come questi stessi temi siano stati oggetto
di confronto tra scienziati, cittadini, istituzioni e governanti. Il periodico è
stato inoltre riflesso degli umori, delle derive e degli orientamenti politici,
culturali ed economici che hanno impresso la storia delle scienze in Italia,
dagli anni Trenta, in pieno Fascismo e atmosfera coloniale, in avanti. Diede
voce, ad esempio, alle inquietudini della comunità scientifica, preoccupata
per il futuro della ricerca italiana, dopo le vicende giudiziarie che negli anni
Sessanta travolsero Felice Ippolito e Domenico Marotta. Oppure ancora, fu
espressione di quella ‘scienza proletaria’ che, nei travagliati anni Settanta, volle
denunciare – uniformandosi alle divisioni ideologiche e radicali del decennio
– l’asservimento della scienza alla ‘ragione di Stato’ e l’intreccio di interessi tra
istituzioni scientifiche e poteri politico-economici.
La rivista è stata pertanto una vera e propria cartina di tornasole di alcune
delle più significative vicende storiche nazionali e internazionali, non solo
a sfondo scientifico, che hanno punteggiato il ‘Secolo breve’. Nei suoi no-
vant’anni di storia, Sapere ha cambiato editori, veste grafica, periodicità, diret-
tori e linea editoriale, tuttavia non ha mai smesso di rappresentare e raccon-
tare lo stato e gli sviluppi altalenanti della ricerca scientifica, innanzitutto nel
nostro paese. La storia di Sapere rientra quindi a pieno titolo nella storia delle
scienze e della tecnologia in Italia.
Il numero monografico qui pubblicato desidera perciò ripercorrere alcune
delle fasi e dei momenti più rappresentativi e salienti che hanno caratteriz-
zato la lunga storia della rivista, mettendone in risalto, da una parte, il con-
tributo alla storia della comunicazione scientifica in Italia e, dall’altra, la sua
significatività per la storia delle scienze. Nei suoi novanta anni di storia, sulle
pagine della rivista Sapere è stato possibile leggere dei temi più variegati. I
cinque contributi che pubblichiamo – incentrati sull’antropologia, sul cinema
scientifico, sul tema del nucleare, sulla storia della fisica e sull’articolata storia
del periodico sotto la lunga direzione di Carlo Bernardini – permettono di
fornire ai lettori un primo assaggio, limitato ad alcuni temi, della ricchezza di
questo patrimonio di comunicazione della scienza in Italia, sperando che altri
approfondimenti possano seguire.
Il fascicolo si apre con il contributo di Claudio Pogliano dal titolo Un tren-
tennio di temi antropologici (1935-1967). In questo articolo l’autore ricostruisce
nel dettaglio l’evoluzione degli orientamenti politico-ideologici dei contri-

6
Introduzione

buti incentrati sull’antropologia, l’etnologia e lo studio dei popoli ‘altri’ dalla


fondazione di Sapere nel 1935 in piena epoca fascista fino al termine, nel 1962,
della gestione della rivista da parte dell’editore Hoepli e il breve intervallo del-
la gestione delle Edizioni di Comunità (fino al 1967). Nel suo primo lustro,
la rivista si è prestata a essere un megafono della ‘martellante propaganda’
volta a giustificare l’espansione coloniale italiana nel continente africano e,
conseguentemente, uno strumento di egemonia culturale volto ad affermare
la superiorità della razza bianca e il conseguente processo di civilizzazione
apportato dalle ‘civilissime leggi di Roma’. Durante la seconda guerra mon-
diale, continuò a essere dominante l’esotismo, connotato da toni paternalisti
e coloniali, attorno alle cosiddette ‘popolazioni primitive’. Nel primo dopo-
guerra, pur mantenendo un approccio largamente eurocentrico, cominciò a
farsi strada una decostruzione di quell’ideologia primitivista che vedeva nei
popoli altri dei ‘selvaggi del presente’. È in questa fase che emerse inoltre un
interesse verso le trasformazioni in corso nei mondi coloniali. Pogliano sot-
tolinea come, paradossalmente, l’innovativo approccio di scuola demartinia-
na, multidisciplinare, antinaturalistica e attenta ai modelli culturali dell’Italia
meridionale, non ebbero una ricezione sulle pagine di Sapere. Fu solo negli
anni Sessanta che, riflettendo le svolte post-coloniali in corso, Sapere avviò
una importante fase di cambiamento di orientamento culturale rispetto alle
tematiche etnoantropologiche.
Con il secondo articolo, dal titolo Il cinema di Sapere: il documentarismo
scientifico italiano nel prisma di una rivista (1936-1943), prosegue l’esplorazio-
ne della storia della rivista in epoca fascista. Gli autori, Francesco Paolo de
Ceglia e Fabio Lusito, propongono un’attenta disamina della rubrica “Il ci-
nema di Sapere” inaugurata a partire dal 1936. Tramite le recensioni apparse
in questa rubrica, la rivista cooperava alla formazione di un immaginario ci-
nematografico-scientifico che promuovesse un’immagine ideologizzata – e
spesso sfruttata a fini propagandistici – del sapere scientifico e tecnologico da
parte del regime fascista. L’articolo si concentra innanzitutto sul rapporto con
l’Istituto Luce (per via della mediazione di Luciano De Feo, trait d’union fra
Hoepli, l’universo cinematografico e Mussolini). Nella loro ricostruzione, gli
autori si soffermano in particolar modo sui documentari scientifici a carattere
entomologico, di biologia marina e biotipologici. La rubrica chiuse nel 1943
e, nonostante qualche sporadica ripresa, non riuscì più ad adattarsi al nuovo
contesto democratico e mediale del dopoguerra.
A partire dal 1974, l’incarico di dirigere Sapere viene attribuito al medi-
co Giulio A. Maccacaro che, coadiuvato da un ampio collettivo redazionale,
inaugura quella che potremmo definire la stagione ‘militante’ della rivista.

7
SCIENTIA

Nel primo editoriale di questo ‘nuovo corso’ è possibile leggere una pro-
grammatica dichiarazione di una radicale inversione del modello diffusionista
nell’ambito della comunicazione scientifica aprendo piuttosto verso un’idea di
cittadinanza scientifica:

La nostra ipotesi è che la scienza —a due secoli dalla Enciclopedia, dalla


rivoluzione borghese, dall’avvento del modo capitalistico di produzio-
ne— sia nell’esperienza attiva o passiva e sia nel discorso implicito o
esplicito di tutti gli uomini: perché di scienza è ormai fatto il potere e di
potere gli uomini vivono o muoiono. Così che “fare scienza” vuol dire,
oggi e in ogni caso, lavorare “per” o “contro” l’uomo ed ogni uomo
è raggiunto dalla scienza per esserne fatto più libero o più oppresso.
L’organizzazione scientifica del lavoro ed il lavoro dell’organizzazione
scientifica ripetono e diffondono, dalla fabbrica e dal laboratorio, un
unico comando che si allarga a raggiungere ogni spazio ed ogni tempo
della vita.
Distinguere allora tra “addetti” e “non-addetti” ai lavori della scienza
—per riservare ai primi la proprietà del discorso da rivolgere ai secondi
in modi benevolmente divulgativi— corrisponde ad una scelta di con-
servazione. Rifiutiamo per un’altra che riconosce soltanto “operatori”
ed “operati” della scienza, così come del potere e, dunque, della scienza
che è potere.
È il loro discorso che vogliamo ascoltare e nel quale vogliamo interve-
nire offendo un’occasione, uno spazio ed anche un aiuto per esprimersi,
svilupparsi e effondersi. Chi ha il diritto di parola ha anche il diritto
di restituirla a chi era stato privato del suo diritto. […]. Ma vorrem-
mo queste pagine particolarmente aperte ed attente alle domande, alle
proposte, all’esperienza del sapere degli “altri”: coloro che l’egemonia
borghese ha sempre escluso dal privilegio della conoscenza scientifica.
Perché la loro candidatura è politica è anche una candidatura scientifica:
quali soggetti di una scienza che non sia più la stessa di un comando
diverso ma sia diversa per una nuova liberazione.
Basti questo a dire —fin da ora e chiaramente— che rifiutiamo insie-
me lo “scientismo” e il “luddismo” scientifico, che ci sono ugualmente
estranei il culto e l’esorcismo della scienza.
Quale scienza per quale potere? Quale potere per quale società? Sono
queste le domande sulle quali si concentra la nostra attenzione e dalle
quali vuol muovere la nostra ricerca.

8
Introduzione

Almeno fino al 1982, ovvero anche dopo la prematura scomparsa di Mac-


cacaro nel 1977, Sapere rappresentò il principale canale di dialogo fra scien-
ziati radicali impegnati nella discussione sul tema della non-neutralità della
scienza, facendo di questa rivista la rappresentante italiana di quel movimento
di critica della scienza rappresentato all’estero, ad esempio, da Science for the
People (USA), Radical Science Journal (UK), Impascience, Suivre et vivre o La-
bo-Contestation (in Francia). Tale movimento volto a smascherare la presunta
‘neutralità’ del sapere scientifico, fu in Italia talmente ricco che, a partire dal
1979 una sezione della redazione del periodico diede vita all’esperienza pa-
rallela di Testi e contesti, una rivista che mirava non tanto alla competizione
quanto all’approfondimento dei temi trattati su Sapere.
I successivi due contributi di questo numero monografico fanno emergere
alcuni aspetti specifici della produzione militante e radicale di questa stagione
di Sapere.
Il saggio di Andrea Candela, dal titolo Sapere e il dibattito sull’energia nuclea-
re nell’Italia degli anni Settanta, esamina la linea editoriale che il periodico espli-
citò a proposito della questione nucleare, tra i temi più controversi e ‘caldi’ del
dibattito scientifico, politico e culturale del decennio, non solo in Italia. Sapere
figurò, in questi anni, tra le voci più vivaci e caustiche del difficile confronto
nazionale sugli usi civili dell’atomo. La rivista diede risalto alle posizioni degli
‘scienziati dissidenti’, critici verso questa forma di energia e contrari ai pro-
grammi nucleari del governo italiano. Conferì inoltre visibilità alle crescenti
opposizioni antinucleari. Uniformandosi alla temperie culturale del periodo
storico, Sapere inscrisse la problematica nucleare nella cornice del più esteso
dibattito sulla ‘neutralità’ (o meno) del sapere scientifico, sulla necessità di
una partecipazione pubblica al processo decisionale coinvolgente scienza e
tecnologia, sul modo capitalistico di produzione e, infine, sul problema dello
sfruttamento intensivo dell’ambiente. Un tema, quest’ultimo, divenuto prio-
ritario in una fase storica durante la quale anche in Italia stava maturando una
coscienza ambientale collettiva, di cui Sapere fu voce e punto di riferimento.
Il contributo del periodico al dibattito nucleare italiano degli anni Settanta
viene dunque approfondito da Candela in relazione al più ampio contesto
storico che si profilò all’indomani dello shock petrolifero del ’73 e del Piano
Energetico Nazionale del ’75.
L’articolo dal titolo Storia della fisica e storia della scienza nella rivista Sapere
negli anni Settanta a firma di Gianluca Pozzoni, dal canto suo, si concentra
sull’analisi della presenza della storia della fisica all’interno delle pagine di Sa-
pere durante gli anni della gestione Maccacaro. Dopo una prima contestualiz-
zazione dello stato dell’arte relativo al processo di emersione della storia della

9
SCIENTIA

fisica in Italia, Pozzoni mette in luce le principali controversie che, da Hiro-


shima e Nagasaki in poi hanno caratterizzato l’emergere di una responsabilità
sociale dei fisici a livello transnazionale. La comunità dei fisici fu infatti una
fra le più sensibili al tema della non-neutralità della scienza e, la storia della
fisica divenne un campo privilegiato di indagine per smascherare le finalità
sociali e politiche della scienza, con attenzione alle sue applicazioni militari
(con particolare riferimento alla guerra del Vietnam). Il saggio di Pozzoni
passa così in rassegna i principali contributi pubblicati sulle pagine di Sapere
in questo ambito fra il 1974 e il 1977. Attraverso articoli di studiosi come, ad
esempio, il già citato Cini, ma anche altri protagonisti del dibattito come An-
gelo Baracca, Arcangelo Rossi, Giovanni Ciccotti, Elisabetta Donini etc., Sa-
pere contribuì a costruire un canone alternativo di storia della fisica di stampo
marxista, volto a fornire strumenti critici ai movimenti operai e studenteschi.
Il focus non si riduceva però a denunciare l’asservimento della ricerca scienti-
fica a scopi militari, quanto piuttosto a mettere in luce la funzione complessiva
della scienza nel modo di produzione capitalistico.
La stagione più genuinamente ‘militante’ di Sapere si interruppe brusca-
mente alla fine del 1982, quando l’editore Dedalo decise di attribuire, sen-
za particolare preavviso, al fisico Carlo Bernardini la direzione della rivista.
Marcello Cini e un gruppo di altri collaboratori diede vita così alla rivista SE
ScienzaEsperienza, tramite cui l’iniziale gesto scientifico-militante inaugurato
dalla direzione di Maccacaro veniva proseguito e rinnovato. Non senza de-
lusione verso la forzata conclusione dell’esperienza editoriale con Dedalo, nel
primo editoriale della nuova rivista SE ScienzaEsperienza è possibile leggere:

Nell’ultimo numero di Sapere del 1982 — che, con stile editoriale tutto
suo, la Dedalo ha deciso di non inviare nelle edicole — concludevamo
la serie di quella rivista fondata da Giulio A. Maccacaro nel 1974 e da-
vamo appuntamento ai nostri lettori in altra sede. E, infatti, eccoci qua
con questo nuovo mensile: il primo giornale italiano di scienza prodotto
da una cooperativa di ricercatori, docenti, tecnici, lavoratori delle fab-
briche e dei servizi. Il patrimonio accumulato in 9 anni di esperienza in
Sapere è alle nostre spalle: non lo rinneghiamo, né lo dimentichiamo;
anzi lo consideriamo prezioso e vogliamo utilizzarlo al meglio.

Come riporta l’articolo dal titolo La rivista Sapere nella direzione di Carlo
Bernardini: un viaggio trentennale a firma di Luigi Romano, fu Raimondo Coga
in persona – il direttore e proprietario fondatore dell’editore Dedalo – ad
attribuire la nuova direzione a Bernardini con l’intenzione di ridare a Sapere:

10
Introduzione

«smalto e soprattutto per sottrarla alle pastoie dell’ideologia antiscientista che


aveva confuso le acque negli anni precedenti». Come riporterà in seguito lo
stesso Bernardini, per Coga la rivista si era eccessivamente ideologizzata e sof-
friva di un «sessantottismo cronicizzato» espressione di un collettivo «casini-
sta» coordinato da Giovanni Cesareo che aveva preso in mano il progetto alla
morte di Maccacaro. Sotto la direzione di Bernardini, il progetto editoriale
viene ristrutturato e ricondotto al canone più tradizionale della comunica-
zione e divulgazione scientifica. L’articolo di Romano chiude dunque questo
numero monografico e accompagna il lettore nelle trame delle pagine della
rivista fino ai primi anni duemila, esponendo le principali linee editoriali svi-
luppate durante la trentennale direzione di Bernardini. Sotto la direzione di
quest’ultimo, la rivista si distinse per la scelta originale dei temi, per il legame
con l’attualità e per l’impegno su questioni come il disarmo, l’etica scientifica,
la bioetica, le pari opportunità nella scienza e gli studi di genere e un’analisi
critica delle politiche scientifiche nel nostro paese.
La lunga storia di Sapere consente di entrare nelle trame della storia della
scienza e della divulgazione scientifica nell’Italia del Novecento, affrontando
i complessi rapporti tra scienza, storia, editoria, società, politica, immaginari
e informazione; un territorio storiografico su cui molto resta da indagare, so-
prattutto rispetto al caso italiano. Speriamo dunque che questi saggi possano
contribuire a stimolare future ricerche e progetti in queste direzioni.

Elena Canadelli
Università di Padova
[email protected]

Andrea Candela
Università dell’Insubria
[email protected]

Gerardo Ienna
Università di Roma La Sapienza
[email protected]

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