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Il Filosofo. Cacciari Francesco, Voce Autorevole Di Ragionevolezza

Il filosofo Massimo Cacciari sottolinea l'importanza della voce di Papa Francesco, che ha avvisato del pericolo di conflitti globali e ha cercato di promuovere la ragionevolezza in questioni come l'immigrazione e la giustizia sociale. Cacciari evidenzia il lascito del pontefice come un forte appello alla ragionevolezza e alla necessità di affrontare le crisi attuali, avvertendo che il venir meno di questa voce rende la situazione ancora più difficile. La sfida principale è la scristianizzazione in atto, che minaccia i principi fondamentali dell'annuncio evangelico.

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Il Filosofo. Cacciari Francesco, Voce Autorevole Di Ragionevolezza

Il filosofo Massimo Cacciari sottolinea l'importanza della voce di Papa Francesco, che ha avvisato del pericolo di conflitti globali e ha cercato di promuovere la ragionevolezza in questioni come l'immigrazione e la giustizia sociale. Cacciari evidenzia il lascito del pontefice come un forte appello alla ragionevolezza e alla necessità di affrontare le crisi attuali, avvertendo che il venir meno di questa voce rende la situazione ancora più difficile. La sfida principale è la scristianizzazione in atto, che minaccia i principi fondamentali dell'annuncio evangelico.

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Il filosofo. Cacciari: «Francesco, voce autorevole di ragionevolezza.

Ora ci
mancherà»

Gianni Santamaria martedì 22 aprile 2025


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Il filosofo sottolinea l’impegno di Bergoglio per la soluzione dei conflitti:«Ha avvisato i
naviganti che si sta andando contro gli scogli. Ma non è stato ascoltato»
Il filosofo Massimo Cacciari - Fotogramma
Papa Francesco è stato «l’unico che ha avvisato i naviganti che si sta andando contro la
scogliera. E adesso il venir meno anche di questa voce rende tutto più difficile. Più
difficile avere ascolto, più difficile organizzare qualcosa, più difficile tutto. A meno che
il suo successore non riprenda con altrettanta decisione le indicazioni, la prospettiva, le
idee di papa Bergoglio. Ma questo chi può dirlo?». Nell’impegno del pontefice per
fermare i conflitti che insanguinano i mondo il filosofo ed ex sindaco di Venezia
Massimo Cacciari - una delle menti che più si stanno spendendo nel dibattito
intellettuale e politico per le ragioni della pace - individua come lascito del pontefice
una «ragionevolezza» rimasta inascoltata su questo tema e su altri come l’immigrazione
e la giustizia sociale.
Il gesto o parola che l’ha più colpita?
«Proprio il nome che si è dato da eletto, Francesco. Dice tutto. La Chiesa ha bisogno di
una riforma che non è soltanto di ordine morale e organizzativo, ma è proprio il
ritornare a praedicare Verbum. E nient’altro. Questa è la sua missione. E quando dici
praedicare Verbum dici la tua posizione sull’ecologia, dici la tua posizione sulla pace,
dici tutto. Perché si è chiamato Francesco, sennò? Non è che si è scelto il nome per
simpatia».
Molti hanno considerato il suo approccio più sociologico che filosofico-teologico.
Cosa ne pensa?
«La sua teologia è quella tipica del suo ordine (i gesuiti ndr) nel quale ovviamente
possono esserci grandi menti teologiche e grande studio, ma è la militanza che conta, il
miles. È la prassi che decide. L’albero si vede dai frutti. C’è questo elemento non
contemplativo nell’ordine di Ignazio, questa “mistica solida”, come diceva santa
Teresa».
C’è anche in lui una visione drammatica? Pensiamo all’immagine da solo in piazza
San Pietro sotto il Covid.
«La sua solitudine è quella di un uomo che cerca di riformare la Chiesa nel nome di
Francesco e di Ignazio, due grandi salvatori della Chiesa in due epoche assai diverse,
ma entrambe molto drammatiche. C’è la famosa immagine di Francesco che sorregge il
Laterano. Un Papa, dunque, che si avvede della drammaticità del tempo per la Chiesa e
della Chiesa nel tempo. Soprattutto in Occidente, culla della cristianità».
Qual è la sfida?
«È in atto un processo di scristianizzazione, da non confondere assolutamente con la
secolarizzazione, che sarebbe tutta dentro la logica del cristianesimo, la religione più
laica e secolare. La scristianizzaione invece è il venir meno di tutti quei principi che
fanno la paradossalità, il valore, il significato, il sale dell’annuncio evangelico».
Francesco è stato in tutte le frontiere del mondo. E ha posto questioni molto attuali
sull’impatto dell’ecologia e della tecnologia.
«Sì, ma il verbo che ha predicato chi lo ha ascoltato? Forse qualche settore della Chiesa.
Ma altri lo hanno osteggiato, anche apertamente. E nel mondo, nel secolo, tra gli arconti
di questo mondo, chi lo ha ascoltato? Assolutamente nessuno».
Fino all’ultimo, però, ha levato la sua voce per la pace.
«È stata l’unica voce autorevole sul piano globale che ha cercato di dire che forse
sarebbe sembrato più ragionevole cercare un accordo politico-diplomatico che
continuare il massacro. L’unico che ha visto con realismo come si stia svolgendo nel
mondo la “terza guerra mondiale a pezzi”, con il pericolo catastrofico che questi pezzi si
riuniscano in un’unica grande esplosione. Non c’era bisogno di spirito profetico per
dirlo, ma le cose vanno in quella direzione».
Qual è il suo lascito?
«A tutto il mondo, credenti e non, ha lasciato questo forte appello alla ragionevolezza:
guardate, continuando così è inevitabile la catastrofe, non potete lasciare aperte in giro
per il mondo infinite reazioni nucleari, sperando che si autogovernino. Vanno spente o
governate oppure finiranno in una grande esplosione. E questo vale per tutti i problemi
su cui è intervenuto: immigrazione, diseguaglianze e grandi conflitti internazionali, in
Medio Oriente, in Ucraina e Russia... Il venir meno di questa voce rende ancora più
angosciosa la posizione di chi condivideva questa diagnosi e cercava una qualche
terapia».
© Riproduzione riservata

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