“Tutorial per l’utilizzo delle DSLR in astrofotografia”
Parte 1°a
1: La Fotocamera
Il panorama commerciale offre innumerevoli scelte ma se vogliamo utilizzare la nostra
Reflex in astronomia dobbiamo restringere il campo a quelle di classe medio alta, questo
per poter usufruire di funzioni spesso disattese nei modelli entry-level.
Alcune delle caratteristiche fondamentali sono:
1: Possibilità di acquisire nel formato RAW;
2: Poter gestire le funzioni della macchina con il PC (non è indispensabile ma utilissimo);
3: Sensibilità nella riga H-a (le più indicate sono quelle con sensori CCD, anche se gli
ultimi CMOS sono migliorati in questo senso) e per questo sarebbe opportuno informarsi
presso chi già le usa in campo astronomico, i rivenditori sono totalmente impreparati sotto
questo aspetto;
3: Software interno in grado di eseguire la riduzione del rumore per i tempi lunghi (Dark);
4: Possibilità di regolare il bilanciamento del bianco;
5: Sensore da almeno 10 Mpxl (il formato DX è più che sufficiente, le nuove FX
comportano una spesa d’acquisto molto elevata oltre ad una gestione dei file piuttosto
impegnativa);
6: Oltre a questo è consigliabile dotarsi di un comando a distanza con temporizzatore;
Infine sarà bene accertarsi che sia disponibile il plugin per aprire il formato RAW su
Photoshop.
2: La Montatura
La foto astronomica di oggetti del profondo cielo richiede tempi d’esposizione sempre
piuttosto lunghi, anche se non come una volta grazie alle caratteristiche dei sensori
digitali, quindi è indispensabile che tale supporto sia motorizzato e consenta
l’inseguimento siderale. Oltre a ciò deve essere dotato di porta per l’autoguida in quanto,
anche se si può iniziare guidando manualmente, la montatura è uno strumento ‘definitivo’
ed è bene procurarsene una che abbia tutte le caratteristiche per un futuro uso più
specializzato. Naturalmente la tipologia è necessariamente equatoriale, l’unica che
permette un corretto inseguimento senza introdurre la rotazione del campo inquadrato.
Inoltre non bisogna risicare nelle dimensioni, in l’astrofotografia la montatura deve essere
sovradimensionata rispetto ad un’uso prettamente visuale.
3: Il Telescopio
Per chi inizia consiglierei di scegliere focali non troppo lunghe, dai 300 ai 600mm per
Intendersi, e possibilmente abbastanza luminose (tipicamente f:5, massimo f:8). Oggi la
scelta, grazie alla produzione cinese, che ha raggiunto un livello più che decoroso, è
abbastanza facile; con cifre relativamente modeste ci si può procurare delle ottiche ED o
APO, caratteristiche essenziali per ottenere immagini di qualità senza fastidiosi ed
antiestetici cromatismi.
4: Il Telescopio guida:
Le montature non sono di per se in grado di eseguire inseguimenti perfetti e tali da
impedire che si crei un leggero mosso anche durante pose di soli 5 minuti, quindi è
indispensabile correggere queste imperfezioni mediante la cosiddetta ‘guida’; questa si
può effettuare in due modi: Manuale, mediante un’oculare provvisto di reticolo illuminato, o
tramite una camera CCD e Software specifico (Autoguida). In entrambi i casi dobbiamo
munirci di un piccolo telescopio da mettere in parallelo a quello usato per fotografare. Per
la scelta bisogna tenere conto di due cose importanti: Guidando manualmente dobbiamo
ottenere un’ingrandimento di almeno 200x, o anche più se si riprende con focali oltre i
500mm; questo comporta l’utilizzo di uno strumento di lunga focale e quindi abbastanza
ingombrante e pesante, il che si ripercuote sulla capacità di carico della montatura. Inoltre
il notevole ingrandimento necessario abbassa la luminosità e rende difficoltoso trovare una
stella di riferimento, di qui la necessità di applicarlo allo strumento principale con degli
anelli decentabili per cercare e centrare una stella adeguata una volta inquadrato il
soggetto. Se invece ci si avvale dell’autoguida le cose si semplificano, la notevole
sensibilità delle camerine CCD permette di avere sempre nel campo utile una stella
adeguata, quindi si può applicare il telescopio in modo fisso (ovviamente collimandolo il
più possibile con il principale) risparmiando peso ed evitando possibili giochi meccanici;
inoltre la guida avviene ‘leggendo’ i pixel, quindi la precisione è elevatissima e non sono
necessarie lunghe focali, anzi, si possono usare tanquillamente c.a. 400mm anche
fotografando con focali di oltre un metro!
In questo caso un ‘tipico’ telescopio guida è un 400mm f:5-6 anche acromatico, pur se di
discreta qualità. Altro vantaggio dell’autoguida, oltre alla precisione, è che non dobbiamo
stancarci la vista ed essere concentrati sull’oculare per tutto il tempo della posa, a tutto
questo pensa il PC.
Parte 2a
Tecnica di ripresa:
Per questa fase illustrerò prevalentemente di come mi comporto personalmente, quindi
tutto questo è suscettibile di adattamenti in base agli strumenti impiegati ed alle esigenze
di ciascuno, pertanto sarà più che altro un’indicazione di base utile ma non definitiva, per
approfondimenti e discussioni in merito sarò sempre disponibile su richiesta presso la
sede del Gruppo M13 ( www.m13.it ) di cui faccio parte o per e-mail.
Una volta messo in opera la strumentazione (accurato stazionamento polare) e scelto il
soggetto da riprendere non resta che ‘puntarlo’, operazione semplice se è visibile ma se è
elusivo procedo così:
Eseguo l’allineamento ad una stella scegliendone una più vicina possibile al soggetto; una
volta effettuata la procedura digito il nome del soggetto, o le coordinate se non ci fosse nel
database, e chiedo il go-to, poi, avvalendomi delle stelle nel campo interessato
(preventivamente controllato con un planetario) compongo l’inquadratura. A questo punto
eseguo una accurata messa a fuoco, prima con il mirino della Reflex e poi, scattando delle
brevi pose (15-30”) controllando al monitor del PC ingrandendo l’immagine scaricata, se
necessario ritocco il fuoco e ripeto l’operazione fino ad ottenere una perfetta messa a
fuoco.
Per le regolazioni della DSLR adotto questi parametri:
Posa B, Qualità RAW, Bilanciamento del bianco 5000k o Direct Sunlight, Iso 800, NR su
pose lunghe ON.
La lunghezza della posa dipende dalla luminosità del soggetto e dall’apertura dell’ottica,
ma non supera mai i 10’,limite oltre il quale il disturbo (rumore) diventa eccessivo .
Il numero delle pose varia anch’esso (idem come sopra) ma non sarà mai inferiore a sei.
Anche per questo, dato che non è possibile stabilire una regola che vale in tuti i casi,
saranno necessarie prove sul campo ed eventuali sedute organizzate in sede.
Parte 3a
Elaborazione delle immagini:
Adesso viene la parte (forse) più difficile, questo tutorial non è sicuramente sufficiente ad
approfondire il tema, quindi mi limiterò a dare delle indicazioni che siano perlomeno utili ad
un primo approccio con la tematica. Anche per l’elaborazione vale ciò che ho anticipato
per l’acquisizione, posso quantomeno indicare come mi regolo io in merito. Premetto che
ho già provato ad utilizzare svariati Software dedicati allo scopo, però mi sono trovato alla
fine ad adottare solo Photoshop, forse perché i file delle DSLR sono molto ‘pesanti’ e
mettono in crisi programmi ottimizzati più che altro per i file FIT delle camere CCD
astronomiche. Unica eccezione è il programma Registar, che però uso solo per allineare le
immagini, e Deep Sky Stacker che mi serve talvolta per estrarre i dettagli deboli, di seguito
illustrerò come faccio. Con questo non dico che non ci siano Software che vadano bene
per questo scopo, solo che, avendo una buona dimestichezza co Photoshop, non ho
sentito il bisogno di provarne ancora altri; pertanto mi atterrò a questo programma per i
suggerimenti che sto per dare (io uso la verione CS5).
Fase1:
Apro i file in Camera Raw di Ps ed eseguo una prima leggera preelaborazione, quindi
salvo le immagini in TIFF a 16 bit e 300 dpi.
Fase2:
Apro i TIFF in Registar ed eseguo l’allineamento con riferimento alla N°1, quindi le salvo,
poi elimino tutte le immagini tranne la 1 e quelle denominate _reg
Fase3:
Riapro i file risultanti su Ps e li ‘impacchetto’ con la 1 come sfondo, eseguo poi
l’allineamento livello per livello (Registar mette le immagini a registro in senso rotatorio ma
poi devono essere riposizionate linearmente), fatto questo procedo alla somma con la
funzione ‘Scherma lineare-Aggiungi’ regolando l’opacità alla bisogna, quindi unisco i livelli.
Ora l’immagine è pronta per l’elaborazione finale.
Ogni immagine richiede una procedura a se stante, per cui credo non ci sia niente di
meglio che un’esempio dal ‘vivo’, perciò rimanderei queste fasi ad una sessione da
effettuarsi presso la nostra sede da concordare preventivamente con gli interessati.
Comunque, per delucidazioni sui vari aspetti di queste discipline, chi è interessato può
contattarmi anche via e-mail, gli aspetti sono molti e in svariati casi penso di poter dare un
contributo anche con questo mezzo.