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Evola Sintesi Di Dottrina Della Razza Text

La 'Sintesi di dottrina della razza' di Julius Evola, pubblicata nel 1941, cerca di integrare la nozione di razza con una dimensione spirituale, distaccandosi da un razzismo puramente biologico. Evola propone una 'razza dello spirito' che si manifesta attraverso l'orientamento di un individuo verso il sacro e il destino, cercando di conferire un significato tradizionale a concetti moderni. Il documento riflette le tensioni all'interno del fascismo riguardo alla razza, evidenziando una visione più complessa e filosofica rispetto al razzismo biologico prevalente.

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Evola Sintesi Di Dottrina Della Razza Text

La 'Sintesi di dottrina della razza' di Julius Evola, pubblicata nel 1941, cerca di integrare la nozione di razza con una dimensione spirituale, distaccandosi da un razzismo puramente biologico. Evola propone una 'razza dello spirito' che si manifesta attraverso l'orientamento di un individuo verso il sacro e il destino, cercando di conferire un significato tradizionale a concetti moderni. Il documento riflette le tensioni all'interno del fascismo riguardo alla razza, evidenziando una visione più complessa e filosofica rispetto al razzismo biologico prevalente.

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x Tri i ti—^ t

Jllì JL IjDJL

DI DOTTRINA
L. 5.000
DELLA RAZZA
JULIUS EVOLA

SINTESI DI DOTTRINA
DELLA RAZZA

Edizioni di Ar
Nota introduttiva

Sintesi di dottrina della razza — uscita nel 1941 per ì


tipi di Hoepli come seguito logico dell'esposizione delle
teorie razziste contenuta nel Mito del sangue —costituì il
tentativo evoliano di formulare una dottrina della razza
basata sulla nozione tradizionale dell’uomo come essere
tripartito, ossia formato di tre elementi: spirito, anima,
corpo. A ragione Adriano Romualdi ha scritto che
«avrebbe poco senso definire il razzismo di Evola un
’razzismo dello spirito', perché la razza è innanzitutto un
dato psicofisico»1 e ha visto giustamente nella teoria
evoliana «un’analisi del fatto razziale integrata in una
dimensione più profonda»2; tuttavia non si può negare che
la caratteristica «evoliana» della dottrina delineata in
Sintesi consista proprio nell’applicazione della categoria
«razza» all’elemento spirituale dell'uomo, ovvero, in altri
termini, nell’ardita impresa di privare tale categoria della
valenza brutalmente naturalistica in cui essa minacciava
di esaurirsi a causa del pesante retaggio positivistico e
scientistico.
Con la sua «dottrina della razza», Evola cercò dunque
di dare a una nozione moderna un contenuto tradizionale.
Già il Clauss, tentando con la sua psicantropologia di
descrivere lo stile interiore di alcuni gruppi razziali, era
giunto ad abbozzare un «razzismo dell’anima», sicché
l'elemento biologico veniva a perdere la sua importanza

1 A. Romualdi, Julius Evola: l’uomo e l’opera, Roma,


1971, p. 71.
2 Ibidem.
Edizioni di Ar
Via Patriarcato, 34 VII
Padova
primaria e ìa mistica del sangue ne usciva indebolita. Ma alle «pallide e pedisseque vestali del razzismo nazista»5,
ora che nella discussione sulla razza veniva ad opera di l’illustre storico cita l’autore di Sintesi di dottrina della
Evola introdotta l’idea di una «razza dello spirito», ap¬ razza fra quanti, «imboccata ognuno una propria strada,
pariva chiaro che nemmeno i limiti delle razze dell’anima la seppero percorrere, in confronto a tanti che scelsero
erano invalicabili e che esisteva un superiore punto di ri¬ quella della menzogna, dell’insulto, del completo obnubi¬
ferimento. lamento di ogni valore culturale e morale, con dignità e
La «razza dello spirito» prevalente in una persona, in persino con serietà»6. Julius Evola, in particolare, prose¬
un popolo, in una comunità, è data dal caratteristico gue il De Felice, «respinse anche più recisamente ogni
orientamento che viene assunto dinanzi al sacro e al di¬ teorizzazione del razzismo in chiave esclusivamente bio¬
vino, alla vita e alla morte, al destino, al mondo. Già nella logica, tanto da tirarsi addosso gli attacchi e il sarcasmo
Rivolta contro il mondo moderno, uscita sette anni pri¬ dei vari Landra»7.
ma di Sintesi, erano stati fissati, sulla scorta degli studi del Tra i «vari Landra», ossia tra coloro i quali polemiz¬
Bachofen, sei tipi fondamentali di spiritualità, quali mo¬ zarono contro Evola proclamandosi fieri «di essere chia¬
menti principali cui è riconducibile ogni forma mista delle mati d’ora innanzi con il termine di razzisti biologici e
civiltà succedute al ciclo dell’Età dell'Oro, caratterizzato scientisti»8, vi erano personaggi come Camillo Pelìizzi,
dalla spiritualità «solare». / «tipi spirituali» considerati presidente dell’Istituto Nazionale di Cultura Fascista e
nella Rivolta diventano, in Sintesi, «razze dello spirito»: direttore di «Civiltà Fascista»9, come Ugoberto Alfassio
l’intervento più diretto e immediato nella vita civile e po¬ Grimaldi, «littoriale» specializzato in «razzismo» e colla¬
litica del tempo — cui Evola si è impegnato nell’intento boratore di varie riviste del Regime'0, come lo stesso
illusorio di «rettificare» dall’interno le posizioni della
cultura fascista — rende opportuna l’adozione dei termini
in uso. E un termine come «razza» viene caricato, nell’uso
5 Ibidem.
evoliano, di una forza nuova, sconosciuta ai materialisti
6 Ibidem.
zoologici tedeschi come ai confusionari teorizzatori della
1 Ibidem.
«razza italiana», quelli che si erano messi «ad usare ad
8 G. Landra, Razzismo biologico e scientismo, in «La
ogni pié sospinto la parola *razza designando con essa le
Difesa della Razza», VI, n°l, 5 nov. 1942, pp. 9-11.
cose più disparate e meno pertinenti»3.
9 «Se si adottasse davvero quel sistema di «intransi¬
A modo suo il De Felice ha reso omaggio a questo
gente autoritarismo» che J. Evola imprudentemente in¬
tentativo di Evola. Contrapponendo i «razzisti convinti»4
voca, come potrebbero essere prese in considerazione le
sue opinioni e, soprattutto, come potrebbe egli parlare di
dottrina del Fascismo, di razzismo fascista, di compiti del
3 J. Evola, Il cammino del cinabro, Milano, 1963, p.
Partito? in virtù di quale autorità e responsabilità scien¬
63. tifica e politica?» (C. Pelìizzi, Democrazia intellettuale, in
4 R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fa¬
«Civiltà Fascista», IX, n°8, giugno 1942, pp. 514-515).
scismo, Milano, 1977, voi. II, p. 470. 10 «// razzismo di Julius Evola perviene> dopo molti

Vili IX
Giorgio A Imirante, redattore del « Tevere» e de « La Difesa mento adatto per *approfondire’ — come essi dicono — il
della Razza». Quest'ultimo attaccò Evola nei termini se¬ nostro razzismo» n.
guenti: «Eccoci tra quelli che chiameremo gli spiritualisti Gli ambienti fascisti, come si può chiaramente vedere
assoluti. Costoro fanno le viste di non disdegnare del tutto dai giudizi dei «vari Landra», erano tutt’altro che favo¬
le dottrine biologiche; ma, dopo averle fuggevolmente revoli nei confronti delle vedute formulate da Evola in
adocchiate, le gettano in disparte e si dònno agli studi fatto di razza. È bensì vero che Mussolini considerò be¬
sull'anima e sullo spirito... Il razzismo nostro deve essere nevolmente le idee esposte in Sintesi di dottrina della
quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento razza, dato che queste «vale vano a creare un razzismo
rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col non meramente biologico e quasi zoologico ma spiritua¬
sangue degli altri. Il razzismo nostro deve esser quello le» l2, un «razzismo antimaterialista, diverso da quello
della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto dominante in Germania»,3; è anche vero che il Duce au¬
lo spinto alberga in questi determinati corpi, i quali vivono torizzò Evola a intitolare Sintesi di dottrina fascista della
in questo determinato paese; non di uno spirito vagolante razza l’edizione tedesca del libro; ma a fare testo, in Italia,
tra le ombre incerte di una tradizione molteplice o di un furono «La Difesa della Razza», il grottesco Manifesto
universalismo fittizio e ingannatore. Altrimenti, finiremo degli scienziati razzisti, i Provvedimenti per la difesa
per fare il gioco dei meticci e degli ebrei... Si convincano della razza italiana, le leggi razziali ispirate a criteri
dunque gli 'spiritualisti assoluti’ che non è questo il mo- biologici e territoriali.
Dato il clima politico-culturale entro cui il fascismo
■mantenne il dibattito sulla razza. Sintesi fu dunque il
veicolo di idee aventi significato e implicazioni rivoluzio¬
smo... L’apriorico antimodernismo di Julius Evola rende
narie; e il medesimo valore esse possiedono ancora oggi,
estraneo all'occidente il Fascismo: è una interpretazione
poiché non sono certo venuti a mancare quei dogmi che,
decadentistica che il Fascismo non può fare sua... Come
secondo Evola, una dottrina della razza orientata secondo
fascisti non possiamo che negare la validità di una «au¬
l'insegnamento della Tradizione dovrebbe combattere: il
tonoma» dottrina della razza, in ìspecie quando sotto la
cosmopolitismo livellatore, l'individualismo meccanizzato
parola razza si nasconde una veduta la quale si rifa ad una
e astratto, il razionalismo, Tevoluzionismo.
metafìsica che non è del nostro mondo culturale... Ecco
Ar
perchè chi legge Julius Evola avverte il disagio di sentire
come lontano, direi quasi transeunte, il Fascismo, adope¬
rato come «instrumentum regni» per la affermazione di 11 G. AI mirante. Che la diritta via era smarrita...
altri principi, che con la politica hanno una mera, acci¬ (Contro le «pecorelle» dello pseudo-razzismo antibio¬
dentale incidenza. Qui il Fascismo non è più fine, ma logico), in «La Difesa della Razza», V, n° 13, 5 maggio
mezzo» (U. Alfassio Grimaldi di Belluno, recens. di 1942, pp. 9-11.
Sintesi di dottrina della razza, in «Civiltà Fascista», IX, 12 G. Pini e D. Susmel, Mussolini. L'Uomo e l’Opera,
n°4, febbr. 1942, pp. 256-261). Firenze, 1958, voi. IV, p. 145.
sforzi in contrario, ad una singolare forma di antirazzi- 13 Ìbidem.

X XI
INTRODUZIONE
Cosi come essa è entrala a far parte del¬
l’ideologia del Fascismo, la dottrina della razza,
o razzismo, non può esser considerata né come
una disciplina speciale e tecnica, piu o meno
confinante col dominio dell’ antropologia ge¬
nerale e dell’ etnologia, né come un capitolo
d’igiene sociale, a cui, per ragioni varie, d'or¬
dine perfino contingente, si è dovuto oggi dare
un particolare rilievo. La dottrina fascista della
razza va invece considerata, in primis et ante
omnia, secondo un suo preciso valore poli¬
tico e nel valore, altresì, di una nuova conce¬
zione generale, di un nuovo atteggiamento dello
spirito. Questo atteggiamento, se coerentemente
assunto, è tenuto a riaffermarsi in dominii varii,
molti dei quali, fino a ieri, — cioè nel periodo
della mentalità razionalistica e positivistica fino
ad ieri dominante — si pensava non poter né
dover avere una qualsiasi relazione con pro¬
blemi del genere. La dottrina della razza ha
certamente suoi aspetti speciali, strettamente
biologici ed antropologici; ma questi aspetti,
dato soprattutto il modo in cui il problema
della razza deve porsi in Italia, non acquistano
il loro giusto valore che in funzione di una con¬
cezione e di una dottrina piu generale. Con la
dottrina della razza ad una visione

3
I

del mondo se ne sostituisce un’al¬ articoli e saggi che, evidentemente, appaiono


tra, dalla quale derivano, per tutto un gruppo scritti solo perché gli argomenti razzisti oggi
di discipline speciali, dei particolari e ben pre¬ sono desiderati, il razzismo dei quali, però, si
cisi principii metodologici. Nella sua forma più riduce a ripetere un certo numero di volte la
alta, la dottrina della razza ha effettivamente il parola "razza” e "stirpe” anche là dove essa
valore di una idea spiritualmente e cultural¬ meno sta a proposito o dove essa finisce col per¬
mente rivoluzionaria. Può aver valore di un dere ogni preciso significato.
"mito” nel senso soreliano, nel senso cioè di Ma, soprattutto, dimostra da noi ancora scarsa
una idea-forza, di un centro di cristallizzazione forza l’esigenza di una formulazione veramente
per le energie creatrici e gli istinti di un’epoca. totalitaria della dottrina razzista, di una for¬
Solo che, se considerata in questa totalitarietà, mulazione originale, conforme sia alla nostra
la dottrina della razza in Italia rappresenta, tradizione, sia a quel che, in genere, noi usiamo
in buona misura, qualcosa, che ancora attende chiamare lo spirito tradizionale1. Eppure que¬
il suo pieno svolgimento. Per ora, si è dato so¬ sto è l’essenziale, se si deve allontanare il so¬
prattutto risalto all’aspetto propagandistico e spetto — volentieri nutrito da certi ambienti
polemico del razzismo, come p. es. secondo le intellettualizzanti ed ebraizzanti — che il raz¬
relazioni che esso ha con l’antisemitismo, e poi zismo, da noi, sia una specie di fuoco di paglia,
ad alcuni suoi aspetti pratici e profilattici ri- accesosi per circostanze contingenti, e, in piu,
ferentisi alla difesa dell’uomo bianco contro il una merce d’importazione, frutto di una in¬
meticciato e contro ogni altra mescolanza con- fluenza d’oltralpe. Bisogna dunque portarsi
taminatrice. Quanto al lato positivo, propria¬ avanti, venire ad una concezione completa della
mente dottrinale e, infine, spirituale, per il razza e chiarire le intime relazioni esistenti fra
fatto, che nel periodo precedente è mancata di essa, le possibilità più alte e spirituali della
una preparazione corrispondente e, in tal rivoluzione e dell’idea fascista e, infine, il no¬
campo, una competenza e una vocazione non stro retaggio tradizionale.
s’improvvisano dall’oggi al domani, sarebbe dif¬ Cinque anni fa, per questa stessa collana,
ficile indicare da noi, a tuttora, qualcosa di 1 Per quel che noi propriamente intendiamo parlando di "spi¬
importante, di originale e di approfondito; è rito tradizionale" e, quindi, per una completa comprensione di
quanto esporremo in questo stesso volume, rimandiamo il lettore
molto più facile incontrare, invece, esercita¬ alla nostra opera Rivolta contro il mondo moderno (cd. Il ocpii,
Milano, 1935) ed anche alla nostra traduzione di Ù. Guénon,
zioni dilettantesche, formulazioni tanto brillanti La crisi del mondo moderno, purinienli uscita presso l’editore
giornalisticamente quanto povere di principii, Hoepll,

5
4
r
avemmo a scrivere una esposizione di tutte le straniere di scarsissima solidità, ci siamo de¬
principali teorie razziste, a partir dal periodo cisi di integrare l’esposizione già fatta con una
romantico di un Fichte e di un Herder, fino nuova breve trattazione. Questa trattazione non
agli ultimi esponenti nazionalsocialisti della pretende di andare a fondo nell’argomento o di
corrente1. Questa esposizione, la quale — e essere un trattato vero e proprio di razzismo,
questo non è il nostro proprio giudizio — è ma vuole solo indicare i punti di riferimento
una delle più complete che finora esistano in necessari a chiunque desideri orientarsi e sapere
che cosa pensare rispetto ai varii problemi della
proposito in Italia, ebbe a seguire il criterio
dottrina in parola, tanto da potersi formare una
della massima oggettività e impersonalità. Ci
mentalità ad essa conforme, basata su saldi prin¬
siamo cioè astenuti dal prender posizione di
cipi!, premunita quindi di fronte ad ogni possi¬
fronte alle varie teorie razziste, abbiamo solo
bile deviazione od alterazione, suscettibile di
cercato di darne lo spirito, lasciando libero il
essere giustificata sulla base di vedute non di
lettore di reagire e di giudicare nel modo per
oggi o di ieri, non di questo o quel pensatore o
lui più opportuno. In altra sede, in altri libri o
ricercatore o filosofo isolato, ma aventi valore
in saggi varii, avevamo però già dato quanto
di "tradizione” in senso superiore. Partendo
bastava per un orientamento in proposito: e
dagli elementi da noi precisati, chi a tanto si
ulteriori, dirette precisazioni della dottrina e
senta vocato e qualificato, potrà dunque andar
della critica razzista siamo andati più partita-
oltre e sviluppare sistematicamente la dottrina
mente e sistematicamente a farle dopo l’incor¬ in questo o quel ramo particolare. In realtà,,
porazione ufficiale e definitiva dell’idea della dalla lettura del presente libro ognuno potrà
razza nel Fascismo2 * * * * 7. Datò che le cose, peraltro, rendersi conto della vastità del dominio che ci
stanno nel modo già accennato, e invano ab¬ sta dinnanzi epperò anche dell’entità del lavoro
biamo atteso l’affacciarsi, nella nostra cultura, da svolgere.
di formulazioni complete e coerenti della dot¬ La presente opera 6Ì può dunque considerare
trina della razza, anzi più di una volta ci 6Ìamo come la seconda parte — critica e in pari tempo
trovati di fronte a cattive imitazioni di forme costruttiva — del nostro libro II mito del Sangue
il quale, come abbiamo detto, nel riguardo, 6Ì
1 J. Evola. Il Inito del sangue, Milano, ed. lloepll, in?.
2 Cfr. Difcim della Ruzza. nn. 9, 6, 7, 11, 19, 1S <lvl 1999, ecc.i
limitava ad una semplice esposizione e al¬
Uibllografin fideista, nn. agosto c settembre, 1999; Regime fa- l’esame di tutti gli elementi che lian contri¬
•cista, un. 29 oli.. 19 die. 1998. 91 marzo, 18 aprile, 2 maggio,
1? maggio, 1 giugno, 9 agonia, 19 dicembre 1999; 18 gennaio 1940; buito alla formazione del - "mito" razzista. Il
Jtassegna Jtaliunu, un. dicembre 1998; marzo 1999; Popolo d'Ilaliu, lettore, naturalmente, quanto ad informazione,
7 [ebbruio 1999, ccc.
è rimandato a quel libro; noi qui non possiamo
certo scriverlo una seconda volta, ma solo sun¬
teggiare, ove eia necessario, quei motivi dei-
runa o dell’altra coTrente razzista, che possono
servir di base ad una critica discriminatrice o
contribuire alla precisazione di una dottrina
della razza nel senso già detto, tradizionale e
fascista.
PARTE PRIMA

LA RAZZA
COME IDEA RIVOLUZIONARIA

>

8
1. — Il razzismo come
aniiuniversalismo•

Cominciando dal lato propriamente politico,


sarebbe un errore considerare il razzismo come
un elemento eterogeneo, aggregato per motivi
contingenti all’ideologia fascista. La dottrina in
parola, se rettamente intesa, può invece rap¬
presentare un potenziamento e un ulteriore
strumento del Fascismo, come creatore di una
nuova civiltà antiuniversalistica, antirazionali¬
stica, antiindividualistica. Può cioè significare
una nuova tappa, legata da un nesso di stretta
coerenza con le precedenti, della Rivoluzione.
Infatti, nel suo aspetto politico più generico
e comunemente conosciuto, il razzismo s’intende
ad individuare il tipo umano predominante in
(ina data comunità nazionale, a preservarlo da
ogni alterazione e contaminazione, a poten¬
ziarlo, a farvi corrispondere un determinato sen¬
timento e un determinato orgoglio, il quale va
a sviluppare, a tonificare, a rendere più con¬
creto e "organico” quello generico della nazio¬
nalità. Si tratta, cosi, in primo luogo, di una
continuazione di tutto ciò che il Fascismo fin
dal suo avvento ha perseguito in 6ede di poli¬
tica sociale e di igiene sociale e, poi, come scuola
di virilismo e di forza pel popolo italiano e
soprattutto per le sue nuove generazioni. La
conquista deH’impcro africano ha portato come
naturale conseguenza un nuovo ordine di mi¬

ti
eure protettive e profilattiche, procedenti da moderna, la nazione si presenta già come una
analoghe esigenze e dall’evidente opportunità unità di tipo diverso, definita da altri elementi,
che, nel contatto con genti inferiori, la gente oltre la mera consanguineità, sia diretta, sia in¬
italiana abbia ben netto il senso delle differenze, diretta. Già questa considerazione basta per
della sua dignità e della 6ua forza. far apparire chiaro, che per poter legittima-
In un secondo aspetto, interno, questo, il raz¬ mente passare dal sentimento di nazionalità a1
zismo si presenta come una ulteriore 'potenza” quello più energetico di "razza", 6e non ci 6i
del nazionalismo, perché il sentirsi di una stessa deve limitare al "mito", vale a dire ad una idea
"razza” — anche quando questa espressione valida meno per la sua verità e fondatezza og¬
valga più come un mito che come una idea ben gettiva che non per il sue potere suggestivo,
precisa — é evidentemente qualcosa di più che bisogna venire ad una concezione della razza
sentirsi di una stessa "nazione". Come mito po¬ alquanto diversa da quella elementare, definita
litico la "razza" è la nazione vivente, non rac¬ dal sangue e, in genere, dall’elemento pura¬
chiusa in astratti limiti giuridici o territoriali, mente biologico, perché bisogna tener conto, in
né esaurentesi in una semplice unità di civiltà, essa, di una serie di altri fattori.
di lingua, di storia. Il sentimento di "razza” va Nel seguito, tratteremo ampiamente questo
più profondamente di tutto ciò, va verso le punto. Per ora, sulla base di quanto si è ac¬
origini di tutto ciò, è inseparabile da un senti¬ cennato, diremo che l’idea della razza, quale
mento di continuità, tocca corde profonde del¬ idea politica, presenta gli stessi vantaggi che
l’essere umano. È una verità, questa, che si ri¬ ha un nazionalismo illuminato e tradizionale,
flette anche nella saggezza popolare, in modi cosi come gli stessi pericoli che ha, invece, un
di dire, come "la voce del sangue", "la razza nazionalismo di tipo demagogico, esclusivistico
non mente", "uno, che ha della razza", "ven¬ e particolaristico.
detta" o "colpa del sangue", ecc. I vantaggi si connettono ad una piena oppo¬
Per tal via, la nuova dottrina ravviva un sizione ad ogni mito egualitario e evoluzioni¬
sentimento, il cui luogo naturale e originario stico, alla confutazione dell’ideologia demo-mas¬
cade in forme in fondo pre-nazionali di comu¬ sonica e illuministica, relativa all5 identità e
nità, nella comunità propria alla stirpe, alla all’uguale dignità di tutto ciò che ha sembiante
gens, alla fratria, alla stessa famiglia patriar¬ umano. Secondo la dottrina razzista, l’umanità,
cale o patrizia, ove esso aveva la 6ua corrispon¬ il genere umano è una astratta finzione •— ov¬
denza effettiva e positiva in una unità vera¬ vero la fase finale, imaginabile solo come li¬
mente comune di sangue. Nella sua concezione mite, ma mai interamente realizzabile, di un
12
13
processo di involuzione, di disgregazione, di in un tale clima esso è "vero”: è imagìne della
crollo. In via normale, la natura umana è in¬ realtà.
vece differenziata, differenziazione clie 6Ì ri¬ Che il razzismo, a questa stregua, potenzi il
flette, fra l’altro, appunto nella diversità dei nazionalismo nei suoi aspetti positivi, è ben
sangui e delle razze. Questa differenza rappre¬ evidente. L’uno e l’altro rappresentano una sa¬
senta l’elemento primario. Non solo è la condi¬ lutare reazione contro il mito 6Ìa democratico
zione naturale degli esseri, ma anche un valore che collettivistico, contro il mito della massa
etico, vale a dire qualcosa, che è bene che sia proletaria senza patria e senza volto; hanno si¬
e che bisogna difendere e proteggere. Yi sono, gnificato di affermazione della qualità di contro
certamente, degli aspetti secondo i quali tutti alla quantità, del "cosmos” di contro al caos e,
gli uomini mostrano qualcosa di comune. Ma come si è or ora detto, della forma contro l’in¬
ciò non deve indurre in equivoco. forme. In tutti gli altri aspetti positivi, che an¬
Il razzismo, nel riguardo, si presenta come dremo ad individuare, il razzismo riflette sem¬
una volontà — che ben si potrebbe dire c 1 a s - pre questi stessi significati e secondo questi si¬
sica — di “forma”, di "limite” e di individua¬ gnificati esso è una dottrina e un "mito” da
zione. Esso esorta a non considerare essenziale dichiararsi, dal punto di vista tradizionale, "in
tutto quel che, rappresentando il generico, l'in¬ ordine”. Dal punto di vista politico, poi, il ri¬
forme, il non ancora individuato, vale in realtà sveglio del séntimento della nazione e della
come un "meno”, come un residuo di materia razza è una delle condizioni preliminari impre¬
non ancora formata. Come si è accennato, tutto scindibili per il compito di riprendere in orga¬
ciò che è comune viene al primo piano, 6Ì pre¬ nismo ben articolato tutte quelle forze, che, at¬
senta come "valore” e in veste di "immortali traverso la crisi del mondo moderno, stavano
principii”, solo in periodi di regressione e di per disperdersi e per affondare nel pantano di
decomposizione etnieo-culturale, dove appunto una indifferenziazione meccanico-collettivistica
la "forma” retrocede nelFinforme. L’ "universa¬ e internazionalistica. E questo compito è qui-
lismo ’ — inteso, secondo l'impiego alquanto stione di vita o di morte per il futuro dell'in¬
abusivo, ma purtroppo divenuto corrente nel tera civiltà europea.
termine, quale internazionalismo e cosmopoli¬
tismo — a questa stregua non va giudicato come
una opinione fra tante altre, ma come l’eco e
quasi l’indice barometrico di un preciso clima
di caos etnico e di snaturamento dei tipi. Solo

14 15
anch’essa non può che risultarne potenziata e
2. — Il razzismo come antin-
confermata. È vero che il collettivismo, com¬
dividualismo, - Razza e
personalità. battuto neirinternazionalismo, nel comuniSmo e
in analoghe ideologie pervertitrici, cerca tal¬
Il razzismo è, inoltre, antindividualismo, Con¬ volta di riaffacciarsi perfino sotto forma raz¬
tinua il Fascismo, perché — al pari del Fa¬ zista, con la pretesa, che il comune denominatore
scismo e di ogni concezione politica normale — rappresentato dalla nazione-razza e dal sangue
si rifiuta di considerare il singolo ”a sé”, come vada a costituire l’estremo punto di riferimento,
un atomo che quasi dal nulla dovrebbe costruire di là da ogni valore della personalità e da ogni
tutto ciò, per cui esso vale, ma considera ogni differenziazione. Ma una concezione coerente,
uomo come membro di una comunità — nel completa, tradizionale della razza, come ve¬
riguardo allo spazio e — rispetto al tempo — dremo, si tiene lontana da un simile errore e
come una entità inseparabilmente connessa alla non imita certe tendenze razziste estremiste
continuità, nel passato e nel futuro, di una d’oltralpe. Certo è, in ogni caso, che i valori
stirpe, di un ceppo, di un sangue, di una tra¬ della personalità possono venire al primo piano
dizione. Anche per questo nel razzismo hanno solo dopo aver desautorati quelli che 1’ "indi¬
particolare risalto le leggi dell’ereditarietà, di viduo”, il quale della personalità è la contraffa¬
cui avremo in seguito a definire il significato o zione e quasi un fac-simile disanimato e mec¬
la vera portata. canizzato, nel periodo del liberalismo e del
Naturalmente, quando non si abbia un giusto razionalismo aveva riferiti prevarieatoriamente
senso dei principii, è sempre possibile finire in a sé stesso; ed esattamente in tal senso l’idea
svolte pericolose, e questo è il caso, quando il razzista deve esser portata ad agire.
colpo portato contro l’individuo tende a coin¬ Questa relazione fra i valori della razza e
volgere quella ben diversa cosa, che è la per¬ quelli della personalità è, peraltro, anche con¬
sonalità. Ma la personalità non ha nulla a fermata dal fatto, che il razzismo, come in sede
che fare con 1* "individuo”: questo, nella sua politica si oppone al mito democratico, illu¬
pretesa di essere un atomo a sé sufficiente, è ministico e egualitario, cosi esso, in sede già
un’astrazione, una finzione. La personalità e in¬ culturale, si schiera contro le costruzioni e le
vece qualcosa di organico, tutto ciò che ò san¬ superstizioni, della civiltà laica e profana delle
gue, stirpe c tradizione sono suoi clementi costi¬ società borghesi affermando il principio di una
tutivi e inseparabili, si clic dal potenziamento virtù, di una nobiltà e di una dignità che non
di questi valori — propizialo dal razzismo — si "imparano”, ma che si posseggono o non si

16 2 - Evola. 17
posseggono, che sono insostituibili, che sono ap¬ concezione corretta, tradizionale della razza va
punto doti di stirpe, di razza, legate ad una tra¬ di là sia dall’uno che dàll’altro polo di una an¬
dizione ed a forze ben più profonde di quelle titesi limitatrice oggi assai diffusa: promuove
del singolo e del suo astratto intelletto. E sono cioè una critica contro l’elemento razionalistico
esattamente queste virtù ”non costruibili”, non non in nome di ciò che è inferiore alla ragione,
comprabili, determinative per tutto ciò che è bensì in nome di ciò che le è superiore. Non è
carattere, suscettibili si a passare in uno 6tato irrazionalismo, ma superrazionalismo. Lo ve¬
latente, ma, salvo casi eccezionali, mai distrug¬ dremo: esser ”di razza” in senso completo e su¬
gigli, sono queste le virtù che possono vera¬ periore è una qualità che trascende sia quelle
mente propiziare lo sviluppo della personalità, "culturali”, sia quelle naturalistiche di chi si
non solo sul piano "naturale” ma — anche riduce ad un fascio di istinti.
questo lo vedremo — altresì 6u quello "super- Passando ad aspetto più speciale, la dottrina
naturale”. Con la dottrina della razza ritorna della razza va a contrapporsi direttamente alla
dunque, a tal riguardo, il concetto aristocratico teoria dell’influenza dell’ambiente, che è stata
della eredità e del carattere, in un certo senso un ausiliario scientista del marxismo e del¬
fatale o fatidico, di ogni più alta dote e di ogni l’umanitarismo. Per poter difendere il dogma
più alto tipo umano. È una istanza, questa, che, dell’eguaglianza fondamentale di tutti gli esseri
nella sua tradizionalità, è destinata ad agire nel umani malgrado le smentite precise che, in senso
clima umanitario-democratico e nel livellamento di diseguaglianza sia di individui che di razze,
dei valori dell’epoca moderna in modo effettiva¬ l’esperienza e la storia infliggono, il marxismo
mente, violentemente rivoluzionario. e il liberalismo misero mano alla teoria dell’am¬
biente. Secondo tale teoria ogni diversità sa¬
3. - Il razzismo come antira¬ rebbe da ricondursi all’influsso esterno eserci¬
zionalismo. - La teoria tato dalle condizioni dell’ ambiente, naturale,
delVambiente.
sociale o storico che sia. Ogni differenza sarebbe
Il risalto dato alle qualità innate di razza, dunque solo esteriore, accidentale e contin¬
esprimentesi più nel carattere, nel sentimento gente e potrebbe sempre esser rimossa mediante
d’onore, nel coraggio, nella fedeltà, nell'intimo una opportuna modificazione delle condizioni
atteggiamento rispetto al mondo e alla vita, che esterne. Corollario di tale veduta è l’umanita¬
in valori intellettualistici, estetistici e "cultu¬ rismo: se vi sono esseri inferiori, indegni o ta¬
rali”, significa evidentemente, oltre che antin- rati, essi non sono tali per natura, ma come
dividualismo, antirazionalismo. Qui la "vittime dell’ambiente”. Cosi, fra l’altro, nei
loro riguardi non vi è da parlare di una vera svaporano dovunque non si possa parlare di
responsabilità. una responsabilità, di una natura propria, di
Il razzismo oppone a questa concezione la un interno destino.
teoria della eredità, secondo la quale le diffe¬ Abbiamo detto « se intelligentemente se¬
renze degli esseri Hanno una causa non esterna, guita », poiché anche qui l’esperienza ci mostra
ma interna, non sono accidentali, ma essenziali, che i razzisti, quando mancano di adeguati
congenite, condizionate dall’ eredità. Le condi¬ principii d’ordine tradizionale, possono finire in
zioni esterne possono, si, propiziare o ostacolare svolte pericolose. Tale è il caso quando, per via
lo sviluppo delle disposizioni innate, ma nes¬ di una assunzione scientista delle leggi dell’ere¬
suna forza dell’ambiente, nessuna forza agente dità e di una interpretazione quanto mai unila¬
dall’esterno, sia essa di natura materiale o mo¬ terale e materialistica dell'eredità stessa, all’a¬
rale, è capace di trasformare la più intima es¬ zione meccanica deH’ambiente si va a sostituire
senza dell'uomo. Il caso estremo è quello in cui il fatalismo dell’eredità, le "vittime dell’am¬
le condizioni esterne vadano a determinare una biente" facendo posto alle vittime o ai gratuiti
differente forma di apparire di un dato eredi di determinismi atavici retrocedenti nel¬
tipo: forma cHe però scompare quando le con¬ l'oscurità dei tempi. Razzista, a suo modo, a
dizioni normali siano ripristinate. — Ma 6e cosi questa stregua, sarebbe stato già l’ebreo Lom¬
stanno le cose, il valore di ciascuno, 6Ìa nel bene broso, con la sua nota teoria del delinquente
che nel male, lungi dall’esser l’effetto di un am¬ nato, irresponsabile perché esemplare superstite
biente buono o cattivo, procede da qualità ere¬ di una razza o tipo biologicamente ben defini¬
ditate correlative ad un dato sangue e ad una bile, atavicamente spinto ad azioni criminali.
data razza e poi, più in particolare, alle spe¬ Una concezione completa e coerente della razza
cificazioni che l'uno e l’altra subiscono nelle di¬ supera questa deviazione. Lo vedremo partita-
ramazioni che conducono fino al singolo. Le ì mente in prosieguo, sia nell’esporre la dottrina
conseguenze di tale nuovo punto di vista nel tradizionale relativa alla doppia eredità, sia
campo pedagogico, sociale e anche giuridico neH’indicare i limiti di validità delle leggi di
sono cosi palesi, clic qui è inutile sottolinearle. Mendel. Qui ci limitiamo a dire che il concetto
E questa è la via che, se intelligentemente se¬ di eredità è si naturalmente inseparabile da
guita, può condurre ad un pieno superamento quello di razza e che la concezione moderna
di molti miti ancora vigenti c a molte utopie delle qualità razziali non è, come nella vecchia
della mentalità democratica, con conferma dei antropologia, quella di caratteristiche astratte
valori della personalità; questi valori, infatti. tipiche per un dato gruppo numerico di in-

20 21
dividili, ma quella di caratteristiche ereditarie; razze diverse, di sangui distinti; forze, si badi
purtuttavia razza ed eredità non sono da con¬ bene, ad un tempo umane e super-umane. È
cepirsi come determinismi naturalistici, ma — una visione, dunque, essenzialmente dinamica,
agonistica e antagonistica, che considera non
essenzialmente — come forze, come poten¬
solo nei varii avvenimenti storici decisivi, ma
zialità, come energie formatrici dall’interno e, in
una certa misura, perfino dall’alto. È questa la altresì nelle grandi idee storiche, nelle varie
forme di civiltà, nei grandi movimenti trasfor¬
condizione a che tale dottrina abbia il già detto
matori della faccia del mondo, nelle varie strut¬
significato aristocratico, antidemocratico, anti¬
ture sociali e, infine, nella stessa fenomeno¬
borghese, fascista, valorizzatore di tutto ciò che
logia delle forme di governo e di Stato, non
è interiore ed essenziale e differenziato di fronte
delle realtà autonome e tanto meno delle cause,
al promiscuo, all’acquisito, al "costruito”.
bensì gli effetti, i segni e quasi i simboli di
4. — Razza e storia. - Il razzismo corrispondenti forze di razza, in ascesa o di¬
come antievoluzionismo. scesa, quali realtà, ripetiamo, ad un tempo et¬

Un altro dei miti cari all’ideologia scientistico- niche e spirituali.


borghese e demo-massonica era quello evoluzio¬ Si affaccia cosi la possibilità di guardare con
nistico. La dottrina della razza si presenta come occhi nuovi la storia e di scoprirne varii aspetti
recisa antitesi anche di tale mito. Per essa, come insospettati e particolarmente istruttivi, anche
non esiste una "umanità” in generale, cosi non se non sempre rassicuranti. Esistono già dei ten¬
esiste nemmeno la storia come uno sviluppo tativi di sintesi storica effettuati partendo da
automatico di questa sostanza umana omogenea tali premesse: però, nulla più che tentativi, 6olo
secondo leggi immanenti o trascendentali, so¬ sporadicamente giunti a risultati di qualche va¬
ciali o economiche o "ideali”, da un meno ad lidità. È dunque un dominio che attende ancora
un piu di civiltà: ove il "meno” sarebbe costi¬ di esser adeguatamente e seriamente esplorato.
tuito dalle civiltà di tipo tradizionale, gerar¬ A ciò, occorreranno uomini, che ad una speciale
chico, sacrale e il ”piu”, invece, dalle civiltà sensibilità razziale e ad una adeguata cono¬
"sociali”, illuminate, brucianti incenso allattare scenza del lato positivo, visibile della storia,
aggiungano quella sicurezza in fatto di idee
degli "immortali principii”, dello scientismo o
dell’amoralismo borghese. Dal punto di vista tradizionali che, al giorno d’oggi, è ravvisabile
piu immediato, il razzismo vede invece la storia in ben poche persone.
La dottrina della razza è antistoricista e anti¬
come Perfetto delPincontro, dello scontro, dcl-
evoluzionista, poi, anche in un 6enso specifico,
Pasccndcre, decadere o mescolarsi delle forze di
23
22
perché se volesse indicare il senso generale cordi mitici di esse conservatisi in tutti i popoli,
approssimato della storia partendo dai pri¬ come "razze divine” o "celesti”. Vedremo a suo
mordi, sarebbe assai piu portata a tempo piu partitamente tutto ciò. Il razzismo,
parlare di involuzione che di evo¬ in ogni modo, si oppone alla teoria evoluzio¬
luzione. Constatando che le vicende storiche nista, controparte inseparabile dell’ universali¬
hanno condotto a mescolanze e ad ibridismi smo democratico e del razionalismo scientista,
crescenti, tanto che oggi sarebbe diffìcile indi¬ non solo riguardo all* interpretazione generale
care, in una qualunque nazione europea, un della storia, ma anche riguardo alla premessa
nucleo di tipi di razza completamente pura, il biologico-darwiniana, assunta e fatta valere da
razzismo va necessariamente a considerare come detta teoria come una specie di dogma.
forme piu normali e regolari di civiltà quelle
dei primordi, ove le mescolanze non erano ancor 5. - Razza e cultura. - Supe¬
ramento della concezione
giunte a tal punto e dove si può legittimamente
neutra della cultura.
supporre 1 esistenza di nuclei etnici primari suf-
Gcientcmcnte inalterati. A ciò si aggiunge lo Un’altra conseguenza della concezione tota¬
schierarsi senza riserve, da parte di ogni forma litaria della razza è 1*attacco contro la conce¬
superiore del razzismo, sullo stesso fronte di zione "neutra" dei valori e della cultura, costi¬
quella nuova interpretazione delle origini, che tuente un ulteriore aspetto del razionalismo. Ad
sconfessa a pieno l’ipotesi-base dell’evoluzio¬ essa va a sostituirsi una particolare accezione
nismo, vale a dire l’idea, che alle origini vi¬ del criterio classico suum cuique, « ad ognuno il
vesse un uomo animalesco e selvaggio, discen¬ suo ». La dottrina della razza rivendica, cioè, sia
dente dalle scimie. La nuova veduta è che un il diritto che la possibilità di considerare non
simile uomo o è una invenzione, ovvero corri¬ 6olo le varie forme di arte e di letteratura, ma
sponde a razze assolutamente inferiori estintesi, anche le "verità" filosofiche o sociali, le varietà
per quanto esse, attraverso ibridismi, siano tal¬ del diritto, della coscienza religiosa, della stessa
volta riuscite a trasmettere alcune loro qualità scienza, non in astratto, secondo un criterio di
al tipo umano vero e proprio. Di questo tipo universale validità, bensì nel riferimento a ciò
l’origine vera e essenziale sta però altrove, in che, adeguato per una data razza e per essa
razze superiori che già in età preistoriche pos¬ salutare e creativo, può cessar di esser tale per
sedevano una civiltà di limitato sviluppo ma¬ altre razze e agire in esse, invece, in modo de¬
teriale, ma di notevolissima levatura spirituale, leterio e snaturante. Si combatto cosi il mito
tanto da venir designate simbolicamente, nei ri- dei valori "neutri”, si tende a considerare ogni

24 25
valore non come una entità autonoma e astratta, supremo valore. » Questi eccessi, da parte di
ma in primo luogo come espressione di una data una dottrina tradizionalmente intonata della
razza interiore — si vedrà il 6enso preciso di razza, sono naturalmente da evitare, ricono¬
tale espressione quando esporremo la dottrina scendo la possibilità di integrare il concetto
dei tre gradi della razza — e in secondo luogo della diseguaglianza e della differenza, proce¬
come una forza da studiarsi alla stregua dei denti dalla razza anche 6ul piano culturale, con
suoi effetti concreti non sull’uomo in genere, ma quello della gerarchia. Il vero senso della dot¬
sui varii gruppi umani, differenziati dalla razza. trina della razza è infatti Tavversione per quel
Suum cuique: ad ognuno la sua "verità”, il suo che sta al disotto o al di qua delle diffe¬
diritto, la sua arte, la sua visione del mondo, renze, nei suoi caratteri di promiscuità, di ge¬
in certi limiti, perfino la sua scienza (nel senso neralità, di non-individuazione: contro quel che,
di ideale del conoscere) e la sua religiosità: invece, sta effettivamente al disopra o al
nuova espressione dell’ amore classico per la di là delle differenze, la dottrina nostra della
"forma”, per la differenza e per il limite che razza non può avanzare delle serie istanze. Se,
inspira, nelle sue forme più caratteristiche, la per lo meno come reazione salutare contro il
dottrina della razza. livellamento cosmopolitico dei valori culturali
Naturalmente, una volta assunto questo proprio al periodo che ci ha immediatamente
punto di vista bisogna guardarsi dal finire nel- preceduto, bisogna rendersi conto che vi sono
L’errore di un puro relativismo, in una torre di modi diversi di concepire gli stessi "valori su¬
Babele in cui la "lingua” parlata da una razza premi", modi i quali, adeguati e creativi per
si fa incomunicabile e incomprensibile per ogni una data gente, cessano di esserlo per un’altra,
altra. Questa via errata è stata effettivamente ciò non deve precludere la veduta, in base alla
imboccata da alcuni ambienti razzisti influen¬ quale, e a quel che propriamente chiameremo
zati da idee protcstantiche, i quali, accentuando "razze dello spirito", in cicli di civiltà origi¬
il momento della diseguaglianza e della plura¬ natisi da razze di ceppo affine l’unità può con¬
lità, non han potuto fare a meno di professare ciliarsi con la diversità e il suum cuique non
un irrazionalismo e un particolarismo non di esclude ogni punto superiore di riferimento. La
rado congiunto ad un preciso affetto antiro¬ differenza, di fronte airuniversalismo avversato
mano: le razze ed anzi le stesse nazioni diven¬ dal razzismo, sta piuttosto nel fatto, che questi
gono come delle monadi, come tanti mondi punti di riferimento in un certo modo superraz¬
chiusi in se stessi c ognuno estrema misura a ziali non li concepiremo astrattamente, bensì in
sé stesso. « Ogni razza » si dice « ò a sé stessa il stretta relazione con una razza dominatrice che

26 27
I

"dia il tono” alle civiltà e ai valori particolari una particolare formazione del carattere e al
di una serie di comunità etniche subordinate. senso piu severo che si ha dell’uomo, della vita
Alla differenza delle razze corrisponde anche e del mondo. Qui, effettivamente, una certa af¬
una diversa loro dignità, una diversa loro qua¬ finità di sangue è necessaria a che valori sif¬
lificazione per le superiori funzioni civilizza¬ fatti prendano radice, agiscano, destino forze
trici. Da qui, il mito delle "superrazze”, cioè viventi. Se invece la cultura e la civiltà tra¬
di quelle razze che, in senso eminente, possono smesse e accolte si rifanno a razze davvero ete¬
attribuire legittimamente a sé stesse una mis¬ rogenee, l’effetto sarà solo una dilacerazione, i
sione di dominio, di organizzazione, di direzione valori superiori resteranno astratti e "intellet-
storica. Come vedremo, per i cicli di civiltà dei tuali”, quasi come una superstruttura, mentre
popoli d’origine indeuropea, il razzismo ritiene le forze più profonde e organiche, ostacolate
fondata l’affermazione, che la razza nordico- e compresse, non avranno la possibilità di una
aria abbia avuto e possa tuttora avere una tale espressione adeguata. Perciò, come diremo, vi
dignità di superrazza”. Di contro alle accen¬ 6ono delle frontiere non solo per la razza del
nate deviazioni di un razzismo estremista il corpo e del sangue, ma anche per quella del¬
quale, di rigore, dovrebbe isolare ogni razza l’anima e dello spirito, frontiere che non si pos¬
quasi sotto una campana di vetro privandola, sono oltrepassare senza un effetto realmente
con ciò stesso, di ogni possibilità di espansione, distruttivo. Solo dall’alto — verticalmente e non
di superiore direzione o di dominio di là da orizzontalmente — sarà possibile, e ciò, inoltre,
limiti, in fondo, solo naturalistici, bisogna tener
solo attraverso delle élites, una comunicazione.
ben fermo questo punto, indispensabile per una
Un altro purèo va rilevato, esso stesso di
formulazione imperiale e romana dell’idea raz¬
non poco momento. La dottrina della razza
zista e confermato da ciò che fu proprio alle
tende a sviluppare una nuova sensibi¬
grandi civiltà arie d’Oriente, atlantica Roma,
lità e un nuovo modo di giudicare,
al Medioevo romano-germanico.
portantesi, per cosi dire, sui retroscena delle
Queste riserve non impediscono però alla dot¬
stesse idee. Comunemente, di fronte ad una
trina della razza di mettere in giusto rilievo il
teoria o filosofia, si poneva il problema della
fatto, che se una cultura, nei 6uoi aspetti piu
sua ”verità” o "falsità”; di fronte alle norme
astratti e generici, può trasmettersi anche senza
precise condizioni di affinità di razza, ciò non per l’azione e per la vita si poneva il problema
è il caso quando si abbiano in vista valori più di un "bene” o di un ”male". Al massimo, oltre
profondi, riferentisi meno all’intelletto che ad n questo modo astratto è "oggettivo” di giudi-

28 29
care, si è avuta l’interpretazione “personali¬ minate, che hanno una parte tanto importante,
stica”, ci si è cioè dati ad interpretare le filo¬ quando diffìcilmente visibile, di là dai processi
sofìe o le morali sulla base della personalità dei della coscienza riflessa; ma, naturalmente, della
loro creatori come individui. Il modo di proce¬ psicanalisi si eliminano e rigettano i pregiudizii
dere della mentalità razzista è ben diverso. Di e gli errori, perché nelle forze profonde, che
fronte ad una teoria o ad una morale essa non sono in azione nella subcoscienza individuale e
si preoccupa tanto di discriminare, astratta- collettiva, la dottrina della razza ravvisa tut-
mente, il "vero” o il "bene”, bensì di indivi¬ t’altro che ''complessi” erotici, oscuri istinti, re¬
duare quali influenze l’abbiano determinata, di sidui della psiche selvaggia, come fa di solito
quale 'razza dello spirito” essa sia l’espressione la psicanalisi. Del resto, a tale riguardo, lo
e quindi la verità o la norma. Come lo sguardo stesso parlare di subcoscienza non calza del
addestrato del razzista biologo sa distinguere in tutto. Fuori dalla coscienza comune del singolo
una fisionomia umana i tratti dell’una o del¬ posson cadere tanto delle influenze
l’altra razza in essa riuniti, cosi, nel campo subcoscienti che delle influenze
della cultura, la mente addestrata razzistica- supercoscienti e, nel definire propria¬
mente scopre le caratteristiche di razza pre¬ mente il concetto di razza, indicheremo l’errore
senti nelle varie creazioni del pensiero, del¬ di certe interpretazioni puramente ’Vitalistiche”
l’arte, del diritto, della politica e da ciò trae di essa e riconosceremo la necessità di ammet¬
adeguate conseguenze pratiche circa l’ammet¬ tere, alla radice delle razze superiori, delle forze
tere, o no, in una data comunità, l’influenza che realmente trascendenti, quindi proprio opposte
da esse promana. a tutto ciò che è subcoscienza. Di subcoscienza,
in tale caso, può parlarsi solo nei riguardi del
6. — La psicologia in profondità singolo individuo, quando nel suo pensare ed
e la scienza della sovversione,
agire non si rende conto delle influenze generali
È cosi che la dottrina della razza, se coeren¬ a cui egli, in ultima analisi e malgrado tutto,
temente svolta, sia nell’ordine della storia che obbedisce, come individuo di una data razza
in quello delle varie creazioni ed opere umane, del corpo e dello spirito.
ai metodi del razionalismo oppone quelli di una Nell’ordine di tali ricerche può, fra l’altro,
nuova psicologia in profondità. Si definirsi una scienza nuova, che noi abbiamo
può dire che essa investa lo stesso dominio della chiamata la scienza della sovversione.
psicanalisi, cioè quella zona di influenze sub- Proprio ad essa spetta di formulare le tesi
coscienti, in buona misura atavicamente deter¬ principali di un serio antisemitismo in fatto di

30 31
«
!

cultura: con T individuare la costante tenden- costanze da cui l’antica Europa tradizionale è
zialità disgregatrice e dissolvitrice dei valori stata condotta alla rovina, hanno una loro lo¬
dell’uomo ario, che, spesso anche senza chiara gica e corrispondono ad una specie di cospira¬
coscienza o precisa intenzione, è insita in tante zione mondiale. Altrove abbiamo precisato il
creazioni tipiche dell’ebraismo. Naturalmente, significato di questo documento1 ed abbiamo
vi è anche dell’altro. L’esplorazione di questa posta fuori di discussione l’importanza che esso
specie di "terza dimensione5’ dell’attività umana ha quale "ipotesi di lavoro", per ordinare cioè
ci dà la precisa sensazione, che una quantità importanti ricerche in fatto di "scienza della
di avvenimenti e di rivolgimenti, i quali abi¬ sovversione” nel campo della storia piu recente2.
tualmente sono considerati spontanei, casuali, Quanto al mondo antico, abbiamo avuto pari-
ovvero determinati da fattori esterni e imper¬ menti l’occasione di indicare la possibilità di
sonali, in realtà hanno obbedito ad una inten¬ utilizzare per una speciale indagine razziale
zione occulta, realizzando spesso tante parti di le geniali ricerche di J. J. Bachofen in fatto
un piano vero e proprio, senza che chi si è tro¬ di simboli e culti e forme sociali primordiali3.
vato ad essere l’eseeutore diretto o indiretto di A tale stregua, l’antico mondo mediterraneo ci
una di tali parti se ne sia reso menomamente appare sotto una luce nuova ed insospettata:
conto. Con ciò si potenzia quel nuovo modo esso ci si palesa come il teatro di una lotta tra¬
antirazionalista e antipositivista di considerare gica e senza tregua fra culti, ideali, etiche e
la storia e gli avvenimenti storici, che si è detto costumi di "razza" diversa: gli uni solari, urà¬
essere precipuo alla nuova mentalità razzista. nici, eroici ed olimpici, gli altri tellurici, legati
In realtà, la "scienza della sovversione" va a ai simboli del matriarcato e delle potenze sot¬
dimostrare, che dietro alla storia nota terranee, estatici e promiscui. Più oltre, chia¬
vi è un’altra storia, la quale attende an¬ riremo in senso razziale tali termini. In genere,
cora di essere scritta e che, quando lo sarà in¬ non vi è ciclo di civiltà clic ad un occhio eser-
teramente, getterà una luce per molti sgomen¬
1 I Protocolli dei Savi Anziani di Sion, ed. di c Vita Italiana »,
tante 6ui retroscena delle vicende che stavano Sfilano, 1938, con introd. di J. Evola.
2 Già un contributo importante alf’cspfornzionc in fai senso
per condurre i popoli occidentali fin sull’orlo
della storia moderna, dalla Santa Alleanza al bolscevismo, è co-
di un abisso. stituila dall'opern da noi tradotta e parimenti uscita presso Vedi¬
tore Jloepli: Maltnsky e De Poncins, Ln guerra occulto (Armi
I lettori sapranno certamente qualcosa dei e fasi dell'attacco giudeo-massonico alla tradizione occidentale^
Protocolli dei Savi di Sion, di questo documento Milano, 1938.
3 J. J. Bachofen, La razza solare (Studi sulla storia segreta
tanto discusso, la cui idea centrale è clic gli
dell'untico mondo mediterraneo), Ed. < La Difesa deila Razza »,
avvenimenti, le ideologie e gli incontri di cir- Acmi a, 1940.

32 53
3 - Evola.
citato non riveli analoghe vicende: vicende di Qualora ci si ponga dal punto di vista dot¬
una vera e propria 'guerra occulta” fra razze trinale, le cose si presentano naturalmente in
ora del sangue» ora dello spirito, ora 6Ìa del modo alquanto diverso. Razze pure nel senso
sangue che dello spirito. assoluto oggi non ne esistono, 6e non nella per¬
sona di alcuni esemplari sparsi. Ciò non impe¬
7, - Sull’idea di razza pura.
disce che il concetto di razza pura possa esser
Dopo aver considerato questi primi aspetti preso come un punto di riferimento, nei termini,
generali, secondo i quali il razzismo si presenta però, di un ideale e di uno scopo finale. Nei
come una idea rivoluzionaria, capace di definire 6uoi aspetti pratici, se il razzismo ha per prima
nuovi metodi, di aprire nuove vie, di dar forma esigenza il proteggere da alterazioni e mesco¬
ad una nuova mentalità, bisogna dir qualcosa lanze degradanti il tipo comune analogicamente
circa il concetto di razza in sé stesso e circa i definito con termini, come "razza italiana”, "te¬
gradi che esso implica. desca”, ecc., il suo compito ulteriore è di fare
Si è già accennato che quando si parla di un’analisi di tale tipo allo scopo di individuare
"razza italiana”, ovvero di "razza tedesca”, le principali componenti razziali che vi concor¬
"americana” e perfino "ebraica”, tendendo a rono. Dopo di che, bisógna entrare in un campo
far coestensiva la nozione di razza a quella di valutativo: una volta discriminate le varie razze
nazionalità o, almeno, di comunità etnico-cultu- presenti, per esempio» nella "razza italiana”,
rale, come accade nelle applicazioni politiche bisogna stabilire quale è, fra tutte, quella, cui
del razzismo, non può esser quistione di gruppi si può legittimamente ascrivere il valore di tipo
etnici primari allo stato puro, analoghi a quel superiore e creatore, di elemento, centrale ed
che in chimica sono gli elementi o corpi semplici essenziale per Finterò complesso etnico e cultu¬
indecomponibili, bensì di composti razziali più rale cui corrisponde propriamente la nazione e
o meno stabili ed omogenei, che, col concorso di la razza in senso lato. Passando quindi alla pra¬
vtlrii fattori, han dato luogo ad un certo tipo tica, bisogna vedere fino a che punto è possibile
comune su base in parte antropologica, in parte isolare questo elemento razziale superiore, raf¬
di modo affine di sentire e di comportarsi, in forzarlo, porlo al centro di uno sviluppo, avente
parte di comunità di destino. I vantaggi pratici per fine la purificazione e la nobilitazione del
e politici relativi all’usare, a tale riguardo, ter¬ tipo generale, fino ad uria sua massima appros¬
mini come "razza”, "purità di razza”, "difesa simazione a questo più alto elemento. Tale è
della razza”, ecc, malgrado la loro improprietà, la via che può condurre alla "razza pura”; la
sono stati da noi già indicati. quale, dunque, non va considerata come l’og-
34
35
si dimostra davvero insufficiente. Per poterle
getto di una mera constatazione descrittiva,
conferire quella dignità e quellfimportanza po¬
come qualcosa, che sia già là e che 6Ì tratti 6olo
litica e spirituale, che già si palesa dalle con¬
di proteggere; nemmeno vale ricostruirla con
siderazioni fin qui fatte, la dottrina della razza
caratteristiche astratte, quasi come un oggetto
deve partire da una concezione totalitaria del¬
da museo di storia naturale. Essa appare piut¬
l’essere umano e da una giusta comprensione
tosto come un terminus ad quem, cioè come un
sia degli elementi che lo compongono, sia dei
compito, come scopo finale di un processo at¬
rapporti gerarchici che, in una condizione nor¬
tivo, creativo, 6ia biologico che etico e spirituale,
male, fra tali elementi debbono intercorrere.
di selezione, di discriminazione, di trasforma¬
zione. E tutto ciò non è possibile senza un clima
di alta tensione spirituale e senza dei proce¬
dimenti che, come diremo, hanno il carattere di
vere e proprie evocazioni.
Ma come si definisce, propriamente, la razza
pura? Che significa, in genere, la razza? Nel
nostro Mito del sangue abbiamo già indicate
varie definizioni. La razza, per gli uni (Topi-
nard) è « un tipo ereditario»; per altri (Wolt-
mann) « è una unità vivente di individui di co¬
mune origine, con uguali caratteristiche cor¬
poree e spirituali»; per altri ancora essa è « un
gruppo umano che, per la connessione, ad esso
propria, di caratteristiche fìsiche e di doti psi¬
chiche, si distingue da ogni altro gruppo umano
e genera elementi sempre simili a sè stessi »
(Gunther) ovvero è « un ceppo definito da
gruppi di "geni” eguali, non di uomini esterior¬
mente simili nelle forme: è un gruppo eredi¬
tario » (Fischer). E cosi via. Ma tutto ciò non
esaurisce affatto la quistione, la chiude in un
ambito, che può esser Valido per una specie
animale, ma che nei riguardi dell’essere umano
37
36
PARTE SECONDA

I TRE GRADI DELLA DOTTRINA


DELLA RAZZA
1. — Diversi significati della razza.

Mentre in un cavallo o gatto ”puro sangue


l’elemento biologico costituisce quello centrale,
e quindi ad esso può legittimamente restrin¬
gersi ogni considerazione razzista, tale non è
certamente il caso per l’uomo o, per lo meno,
per ogni uomo degno di questo nome; il quale
è si una realtà biologica e antropologica, ma
connessa a elementi e forze e leggi di carattere
diverso, super-biologico, altrettanto reali quanto
la prima e la cui influenza sulla prima può
esser spesso decisiva. Perciò né la considera¬
zione razzista dcH’uomo può arrestarsi ad un
piano soltanto biologico, né, volendo andar di
là da esso, deve far finire l’istanza spirituali¬
stica e qualitativa iniziale in un materialismo
ripetente, mutatis mutandis, la riduzione psi¬
canalitica o darwiniana del superiore all’infe-
riore: cioè supporre una unilaterale dipendenza
della parte psichica e superbiologica deH’essere
umano da quella biologica. È in questo caso, e
in questo soltanto, che il razzismo meriterebbe
davvero l’accusa, mossagli dall’ebreo Trotsky,
di «materialismo zoologico». Fatto è che quello
di "razza” è un concetto prendente significati
ben distinti a seconda della categoria desìi es¬
seri a cui ci si riferisce: e non solo non significa lo
stesso nel caso di una specie animale o del¬
l’uomo, ma anche nel riguardo delle varietà
stesse dell’umanità ha un valore diverso, non

41
potendo designare certo la stessa cosa in un vaggie di tipo "totemico". Il totem qui non
ceppo selvaggio o in una "superrazza”. è altro che l’anima mistica della tribù e del¬
Non basta nemmeno dire, come Walter Gross, l’orda, sentita tuttavia in stretta relazione con
che « nel concetto di razza intendiamo quella com¬ una data specie animale; vien concepito dai sin¬
pletezza di vita umana, in cui corpo e spirito, ma¬ goli come l’anima della loro anima, come l’ele¬
teria e anima si compongono in una superiore uni¬ mento primario in loro. Qui il singolo, prima
tà », ma, quanto a decidere se Funa delle due cose che come tale, si sente appunto gruppo, razza
sia determinata dalFaltra,se la forma corporea sia o tribù, però in senso affatto collettivistico, da
determinata dall’anima, o viceversa, ciò è un pro¬ ciò traendo i 6uoi tratti fondamentali distintivi,
blema extrascientifico, metafìsico, che non va con¬ non solo biologici, ma anche caratteriologici e,
siderato dal razzismo. Ancor meno soddisfacente è nella misura in cui qui di ciò si possa parlare,
questa affermazione di Alfred Rosenberg: « Noi culturali e spirituali. Anche ad un tale stadio
nón conveniamo né nella preposizione, che lo spi- è proprio il non avvertire alcuna netta dif¬
rito crei il corpo, né nell’inversa, cioè che il corpo ferenza tra spirito e corpo, il vivere l’uno e
crei Io spirito. Tra il mondo spirituale e il mondo l’altro in una indistinta, promiscua unità. Da
fìsico non vi è nessuna frontiera netta: entrambi ciò si vede chiaro, che vie pericolose si possono,
costituiscono un tutto inscindibile. » Quando la senza accorgersi, imboccare, quando si parta da
razza non deve esser considerata piu come un concezioni confuse della razza e della "mistica
"mito”, ma deve esser fatto oggetto di una dot¬ clella razza”, come quelle poco su accennate:
trina, non ci si può arrestare a questo punto. all’atto di combattere l’universalismo e il ra¬
Devesi inoltre notare — e ciò non è poco im¬ zionalismo, qui si corre il rischio di assumere
portante — che, in fondo, non si va oltre il come ideale qualcosa che, malgrado ogni ap¬
materialismo, quando non si parla semplice¬ parenza, riconduce a forme di vita naturistica
mente della razza nel senso più limitatamente? e prepersonale, e quindi di promuovere una
antropologico e biologico del termine, ma 6Ì vera e propria involuzione. E ciò appare tanto
parla anche di uno "spirito” della razza, fino a più chiaro nel rifarsi alla veduta tradizionale,
formulare una "mistica del sangue”. Per aver secondo la quale i selvaggi, nella gran parte dei
qualcosa di valido, anche qui occorrerebbero casi, non rappresentano per nulla i "primitivi”,
ulteriori delimitazioni. È infatti facile consta¬ le forme originarie dell’umanità, ma rappresen¬
tare che un "misticismo del sangue” Io si ritrova tano invece gli ultimi residui degenereseenti,
anche nei tipi più bassi di società umana, es¬ materializzati, abbrutiti, di precedenti razze e
sendo esso caratteristico per molte comunità Bel- civiltà di tipo superiore. Cosi sarebbe facile mo-

42 43
I

strare che il totemismo, di cui si è or ora detto,


dalle leggi della materia, essa non dimenticherà
non è clie la forma degenereseente e notturna
mai il luogo gerarchico e la dipendenza funzio¬
in cui è decaduta una ben diversa "mistica del
nale che questa parte ha nell’insieme dell’essere
sangue”, quella che prese forma nel culto ari¬
umano. Dal fatto, che la presunta ”oggettività”
stocratico degli ”eroi” o semidei delle varie
delle ricerche condotte "scientificamente”, con
genti, e, in una certa misura, anche dei lari e
esclusione ostentata dei problemi "metafìsici”,
dei mani della romanità patrizia. Appare dun¬
lungi dal non avere, come essa pretende, dei
que ben chiara, da tutto ciò, la necessità di piu
presupposti, è, spesso senza accorgersene, infi¬
precisi punti di riferimento.
ciata da quelli della concezione materialistica
e profana del mondo e dell’uomo propria al
2» - I tre gradi della dottrina
della razza. positivismo e al darwinismo del secolo scorso,
da questo fatto procedono, in alcune esposizioni
Si è detto che il concetto di razza assume razziste, certe unilateralezze e deformazioni, di
significati diversi non solo rispetto all’uomo e cui l’avversario cerca naturalmente di trarre
ad una specie animale, ma altresi rispetto a tutto il profitto possibile.
varii tipi umani. Cosi noi dobbiamo porre una Da parte nostra, dato che noi vogliamo chia¬
prima, fondamentale distinzione, rire la dottrina della razza da un punto di vista
quella fra "razze di natura” e razze tradizionale, come premessa assumeremo natu¬
nel senso più alto, umano e spiri¬ ralmente la concezione tradizionale dell’essere
tuale. E dal punto di vista metodologico bi¬ umano, secondo la quale l’uomo, in quanto tale,
sogna convincersi, che è assurdo considerare il non si riduce a determinismi puramente biolo¬
razzismo come una disciplina a sé, invece che gici, istintivi, ereditari, naturalistici: se tutto
in stretta dipendenza da una teoria generale ciò ha una sua parte, trascurata da uno spiri¬
dell’ essere umano. Dal modo in cui 1* essere tualismo sospetto, esagerata da un miope posi¬
tivismo, pure sta di fatto che l’uomo si distingue
umano vien concepito dipende anche il carat¬
dall’ animale in quanto partecipa ad un ele¬
tere della dottrina della razza. Se è un modo
mento superna turale, superbiologico, solo in fun¬
materialistico, questo materialismo si trasmet¬
zione del quale egli può esser libero e sé stesso.
terà allo stesso concetto di razza; se è spiritua¬
Fra l’uno e l’altro, come elemento, in una certa
listico, anche la dottrina della razza sarà spiri¬
guisa, intermedio, sta Lamina. La distin¬
tualistica, perché anche considerando quel che
zione nell’essere umano di tre prin¬
neiresscre umano è materiale e condizionato
cipi! diversi, di corpo, anima e

44
spirito, è fondamentale per la ve¬ nessa alla forza vitale cosi come ad ogni fa¬
duta tradizionale.In forma piu o meno coltà percettiva e ad ogni passionalità. Con le
completa, essa si ritrova negli insegnamenti sue diramazioni inconscie essa stabilisce la con¬
di tutte le antiche tradizioni, ed essa si è nessione fra spirito e corpo. L’espressione indo-
continuata nello stesso Medioevo; la concezione aria per un dato aspetto di essa — linga-garira
aristotelica e scolastica delle "tre anime", ve¬ — avente la sua corrispondènza in quella di
getativa, sensitiva e intellettuale, la trinità el¬ "corpo sottile” di alcune scuole occidentali, de¬
lenica di soma, psyché e nous, quella romana signa propriamente l’insieme delle forze for¬
di mens, anima e corpus, quella indo-aria di mative, più che corporee e meno che spirituali,
sthula-, Unga- e kàrana-garira, e cosi via, ne in atto neH’organismo fìsico, ove agiscono emi¬
sono altrettante espressoini equivalenti. Ed è im¬ nentemente le influenze ereditarie e dove 6Ì for¬
portante sottolineare, che questa veduta non va mano gli elementi acquisiti di nuove eredità.
considerata pome una particolare interpreta¬ In via analogica, la triade umana spirito-anima-
zione "filosofica” fra le tante, da discutere, cri¬ corpo corrisponde a quella cosmica di sole-luna-
ticare o confrontare con altre, ma coinè un sa¬ terra.
pere oggettivo e impersonale, aderente alla Partendo da tale veduta, devesi riconoscere
natura stessa delie cose. che l’ineguaglianza del genere umano non è solo
Per una qualche precisazione dei tre concetti, fisica, biologica o antropologica, ma altresi psi¬
6Ì può accennare che lo "spirito”, nella conce¬ chica e spirituale. Gli uomini sono diversi non
zione tradizionale, ha sempre significato qual¬ solo nel corpo, ma anche nell’anima e nello spi¬
cosa di superrazionale e di superindividuale; rito. In conformità a ciò, la dottrina della razza
esso non ha dunque nulla a che fare col comune deve articolarsi in tre gradi. Il problema raz¬
intelletto e ancor meno col pallido mondo dei ziale va cioè posto per ciascuno dei tre elementi.
"pensatori” e dei "letterati”; è piuttosto l’ele¬ La considerazione razzista dell’ uomo come
mento su cui poggia ogni ascesi virile e ogni corpo, come ente puramente naturale e biolo¬
elevazione eroica, ogni sforzo di realizzare, nella gico, è il compito proprio alla dottrina della
vita, ciò che e "piu che vita”. Nell’antichità razza di primo grado. Segue la considerazione
classica, lo "spirito”, come nous o animus, venne dell uomo in quanto egli è anima, cioè lo studio
opposto all’ "anima” come principio maschile a della razza dell’anima. Come coronamento, si
principio feminilc, elemento solare a elemento avrà una dottrina della razza di terzo grado,
lunare. — L’anima appartiene già più al mondo.1 cioè lo studio razziale dell’uomo in quanto egli
del divenire che a quello deH'essere; essa è con- V è non soltanto corpo o anima, ma, in piu, spi-

46 47
rito. Solo allora la dottrina della razza sarà esistente fra i tre principii è piuttosto quelle
completa e sarà assai facile superare varie con- di una subordinazione gerarchica e di una
fusioni e respingere gli attacchi che, approfit¬ espressione: attraverso le leggi del corpo
tando delle accennate unilateralezze materiali¬ si manifesta una realtà animica o psichica, la
stiche in cui talvolta esso cade, vengono mossi quale, a sua volta, è espressione di una realtà
contro il razzismo da parte di uno spiritualismo spirituale. Una perfetta trasparenza
sospetto e liberalizzante. della razza come corpo, anima e
spirito costituirebbe la razza pura.
3. - Razze di natura e razze Ma questo è, naturalmente, come si è detto, solo
superiori.
un concetto-limite, per il quale nel mondo at¬
tuale sarebbe azzardato indicare una positiva
Prima di passare a dir qualcosa su ciascuno
corrispondenza, se non in qualche raro, sparso
di questi tre gradi della dottrina della razza,
esemplare. Nella quasi totalità dei casi, si tratta
bisogna rilevare, che se in ogni uomo, in via di
solo di approssimazioni: l’un elemento cerca di
principio, 6ono presenti tutti e tre gli elementi
trovare, nello spazio libero che le leggi dell’ele¬
già indicati, essi possono però trovarsi in un
mento ad esso immediatamente inferiore gli la¬
rapporto e in un risalto assai vario. Ad ognuno
sciano, una espressione massimamente conforme:
di essi corrispondono delle forze e un campo
cosa da non intendersi come un semplice ri¬
di azione e di espressione regolato da leggi di¬
flesso, ma come un’azione a suo modo creativa,
stinte. Fra gli estremi fra essi — fra "corpo” e
plasmatrice, determinante. Anche nel rispettare
'spirito” — non esiste necessariamente contra¬
le leggi di armonia dettate, in musica, da una
dizione. Pur obbedendo a leggi proprie, che
precisa scienza e da una positiva tradizione,
debbono esser rispettate, ciò che nell’uomo è
anzi, appunto per doverle rispettare e dare
"natura” si presta ad esser organo e strumento alla sua creatura un perfetto stile, un com¬
di espressione e di azione per ciò che in lui è piu positore deve agire in modo creativo: le sue
che "natura”. Solo nella visione della vita pro¬ soluzioni di speciali problemi espressivi pos¬
pria ai popoli semitici e soprattutto al popolo sono d’altra parte esser incorporate nella tra¬
ebraico, come riflesso di un dato costituzionale dizione e rappresentare tante tappe di una
specifico c di speciali circostanze, la corporeità progressiva conquista. Lo stesso deve pensarsi
si fa 3a "carne” quale radice di ogni "peccato” nei riguardi del processo espressivo che si com¬
e antagonista irreducibile dello spirito. Invece, pie mediante i tre elementi, della natura umana,
in via sia normale, sia normativa, il rapporto soprattutto qualora si consideri il singolo non

48 4 - Evola. 49
in sé, ma nello sviluppo di una stirpe nello si riferisce appunto a questo piano. I razzisti
spazio e nel tempo. fìssati al solo lato scientifico, positivo della ri¬
Ma se espressione e subordinazione sono i cerca — al razzismo da noi definito di primo
Rapporti normali, può anche darsi il caso di grado — proprio in queste "razze di natura”
rapporti anormali e invertiti, caso che, anzi, potrebbero pertanto veder verificate con la mas¬
purtroppo, nel mondo moderno è il piu fre¬ sima approssimazione le loro vedute e le leggi
quente. L’uomo può far cadere il centro di sé non da essi individuate: dato che tali leggi qui non
là dove sarebbe normale, cioè nello spirito, bensì sono disturbate in modo sensibile da un inter¬
in uno degli elementi subordinati, nell’elemento vento attivo da parte di altri principii, non piu
anima o neH’elemento corpo, elemento, che al¬ individuabili con gli stessi mezzi di ricerca.
lora assume necessariamente la parte direttiva In altre razze l’elemento naturalistico con¬
e riduce a suoi strumenti gli stessi elementi su¬ serva invece la funzione normale di veicolo e
periori. Estendendo questa veduta dal singolo a mezzo espressivo di un elemento superiore, su-
quelle individualità piu vaste, che sono le razze, pcrbiologico, che sta al primo come, nel singolo,
si viene all’accennata distinzione fra "razze di lo spirito sta al corpo. Un tale elemento quasi
natura” e razze umane vere e proprie. sempre si manifesta nella tradizione di tali
Alcune razze si possono paragonare all'ani- razze eppcrò nella élite che questa tradizione
male o all’uomo che, degradandosi, è passato ad incarna e mantiene vivente. Qui, dunque, dietro
un modo puramente animale di vita: tali sono alla razza del corpo, del sangue, e a quella
le ”razze di natura”. Esse non sono illuminate stessa dell’anima, sta una razza dello spirito,
da alcun elemento superiore, nessuna forza dal¬ espressa dalla prima in modo piu o meno per¬
l’alto le sorregge nelle vicende e nelle contin¬ fetto a seconda le circostanze, gli individui e le
genze in cui si svolge la loro vita nello spazio caste in cui una gente si articola.
e nel tempo. Per ciò stesso, predomina in esse Una tale verità venne distintamente sentita
1* elemento collettivistico, come istinto, come dovunque, in forma simbolica, l’antichità at¬
”genio della specie”, spirito e unità dell’orda. tribuì origini "divine" o "celesti" ad una data
In senso lato, il sentimento della razza e del razza, o stirpe, o casta, e tratti sovrannaturali
sangue qui può esser piu forte e sicuro che in c eroici al capostipite o al legislatore primor¬
altri popoli o stirpi: ma purtuttavia esso rap¬ diale di essa. È un ambito, questo, in cui, dun¬
presenta sempre qualcosa di sub-personale, di que, la purità, o meno, del solo sangue non
affatto naturalistico; il già accennato tipo "to¬ basta piu a definire l’essenza e il rango di un
tèmico” di vita dei presunti popoli primitivi dato gruppo umano. Altrove abbiamo già avuto

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occasione di notale che ciò appare già chiaro natura a quello dello spirito — il quale, ripe¬
pel fatto, che dove fu in vigore il regime delle tiamolo, non ha nulla a che fare con vuota
caste col senso frequente di separazione fra cultura, letteratura, erudizione, dilettantismo in¬
strati razziali distinti, ogni casta poteva con¬ tellettuale e via dicendo — che quando si mani¬
siderarsi "pura”, perché per tutte valeva la legge festi una forza di un altro genere, la quale va
della endogamia, della non-mescolanza. Non a capovolgere i rapporti o, per dir meglio, a
l’aver — semplicemente — sangue puro, ma raddrizzarli. Allora non sono più leggi e istinti
Taverne uno — simbolicamente — "divino de¬ della parte biologica e naturalistica delluomo a
finiva invece la casta o razza superiore di fronte costituire la condizione di ogni valore del sin¬
a quella plebea o a ciò che noi abbiamo chia¬ golo; è Topposto, che invece si avvera. Ci tro¬
mato la "razza di natura". Vedremo che la con¬ viamo dinanzi ad una legge immateriale, ad
cezione del tipo "ariano" propria alle antiche uno "stile", che, se prende come materia prima
civiltà indogermaniche d’Oriente risponde esat¬ la "natura", ad essa non si lascia però ridurre
tamente a questa idea, ritrovabile, del resto, e testimonia della presenza e dell’azione forma¬
anche nelle tradizioni sia classiche, 6Ìa nordiche, trice di quell’elemento d’ordine super-biologico,
relative al patriziato sacrale. solo in funzione del quale ha 6enso parlare di
personalità. Proprio questo "stile" costituisce
4. - La razza dello spirito come quel che, in senso superiore, con riferimento
forza formatrice. - Senso alTuomo in quanto tale, e non in quanto animale
delVidcale classico.
— "superiore" o meno — o aU’uomo degradato,
Tali vedute hanno una speciale importanza può chiamarsi "razza". Mentre nel regno animale
per la precisazione dei rapporti fra razza c per¬ e nei ceppi di una umanità inferiore la razza
sonalità. Quando un essere umano deve alle è cosa che appartiene al piano biologico, in
forze dell’istinto, del sangue c dell’eredità tutto essa comincia e finisce apparendo cosi come
ciò che dà forma e sostegno alla sua vita, egli un puro "dato”, estraneo a qualsiasi iniziativa
appartiene ancora alla "natura". Su tale base, creatrice, predeterminato collettivamente —
potrà anche sviluppare delle facollà superiori, quando si parla delluomo in senso superiore
ma tali facoltà saranno sempre una espressione o, semplicemente, in senso normale, la razza
della natura, non un possesso della personalità: vera va cercata altrove; pur manifestandosi in
appunto come gli splendidi traiti di razza che quel piano biologico, rendendovisi visibile at¬
si possono riscontrare in una tigre c in ogni traverso un complesso tipico ben determinato
"puro sangue". Non 6i passa dallordinc della di qualità, di attitudini, di inclinazioni, di scn-

52 55
eibilità, complesso suscettibile, se Fazione dura, Anche nei riguardi dell'adeguazione di spi¬
a tradursi in una eredità 'sottile'*, chiusa nel rito e di corpo in una specie di inseparabile
sangue e costituente la materia precipua per le unità, come ideale razziale, e delfinterprela¬
ricerche del razzismo di primo e di secondo zione dello stesso ideale classico o classico-ario,
grado •— essa risiede essenzialmente nell* ele¬ si commette lo stesso errore di considerare ciò
mento "spirito”, è una realtà, a cui è solo ade¬ che è soltanto effetto e conseguenza. Noi certo
guata una forma ulteriore della ricerca razzista. abbiamo delle ragioni per ammettere che uno
E da tal punto di vista tutti quegli elementi più 6tato olimpico" — cioè una condizione, nella
tangibili, sia i tratti espressivi di una razza del quale qualcosa di divino e di supernaturale
corpo, sia lo "stile” di una "razza dell’anima", esisteva in seno ad un dato ceppo umano pri¬
sono solo segni e simboli per un fatto di natura mordiale, come un dato, per dir cosi, naturale,
spirituale. come presenza, e non come oggetto di una conr
Possiamo cosi convincerci, che ad un razzismo quista o riconquista — noi abbiamo delle ragioni
limitato capita spesso di restringere le 6ue ri¬ per ammettere che un tale stato non sia una fan¬
cerche a dei semplici "effetti" — con la termino¬ tasia, ma abbia avuto una storica realtà: un si¬
logia scolastica si direbbe: alla "natura natu¬ mile stato sta nella più stretta relazione col tipo
rata", anziché alla "natura naturante". I "fatti" della razza iperborea, su cui avremo da dire, e
che esso studia, in molti casi non sono che auto¬ che può considerarsi come la radice originaria
matismi, sopravvivenze di un’azione formativa delle principali stirpi dominatrici arie e nor¬
ed espressiva remota cd esaurita: 6on più cada¬ dico-arie. Tuttavia delle ragioni altrettanto posi¬
veri o maschere di razze, che non razze viventi. tive vanno ad escludere, che, non solo nell'età
È vero che nel mondo moderno, i popoli, in contemporanea, ma già nel ciclo delle, maggiori
buona misura, quando mantengono ancora una civiltà che si Sogliono circonscrivere nel periodo
certa purità razziale, è proprio in questo stalo propriamente storico, ci si possa riferire a qual¬
semi-spento che si trovano; ciò può ex spiegare cosa di simile. Già fra gli antichi Ari di due o
la già indicata limitazione di un certo razzismo tremila anni fa vedremo che una specie di se¬
insieme alle unilalcralczze c ai pregiudizii conda nascita, cioè di rinnovamento, di pro¬
scientisti che nc derivano, ma non può giustifi¬ fonda trasformazione interna, appariva come
carla. La dottrina della razza, nella misura in la condizione imprescindibile per poter fare le¬
cui voglia aver valore tradizionale e valore di gittimamente parte di quella razza, e del corpo,
idea rinnovatrice e risvcgliatriec, deve assumere e dello spirito, che stava a definire l'antica no¬
punii ben più alti c comprensivi di riferimento. zione dell'"arianità". Perciò nellambito, a cui

54 55
la considerazione razzista può riferirsi positi¬ ha il suo centro nella "natura” .tanno genti,
vamente, il vero tipo classico va considerato nelle quali essa lo ha invece nello "spirito”. Il
come quello, in cui l'unità assoluta di spirito, vero problema circa la differenza fra razze su¬
anima e corpo non significa una promiscuità periori e razze inferiori, fra quelle "arie" e
prepersonale e naturalistica, ma significa la quelle non-arie, telluriche, chiuse nel circolo
condizione, nella quale l’elemento spirituale, eterno della generazione animale — è esatta¬
avendo realizzato a pieno la sua potenza e la mente in questi termini, che bisogna porlo. Come
6ua superiorità, si è impossessato interamente uh uomo è tanto piu degno di tale nome, per
del suo corpo, lo lia rimosso dalla sua "natu¬ quanto piu egli sappia dare una legge e una
ralità”, ne ha portate le leggi a far si che esso forma alle sue tendenze immediate, al 6uo ca¬
divenga una sua espressione vivente, assoluta, rattere, alle 6ue azioni — forma e legge che
inequivocabile, in esatta adeguatezza di conte¬ finiscono col riflettersi nella sua stessa figura
nente a contenuto. In altre parole, l’ideale e il esteriore — cosi una razza di tanto sta più in
tipo classico e quello stesso del "puro-razza", alto, per quanto più la sua tradizióne etnica si
indicano essenzialmente la condizione di una accompagna, ad una tradizione spirituale do¬
"razza dello spirito” formativamente vittoriosa minatrice, quasi come corpo ad anima, e per
su quella del sangue. Bisogna quindi guardarsi quanto più l’una e l'altra cosa 6Ì trovano in
dalle accennate false interpretazioni, specie là unione indissolubile. Ma, ripetiamo, questo è
dove le si vorrebbero mettere a base di un raz¬ più un ideale, che un ^unto di partenza, sia
zismo attivo; non bisogna cogliere, con occhi per le innumeri mescolanze già avvenute, sia
miopi, solo i segni e gli echi di una grandezza per l’affievolimento e il collasso interno dei
interiore, che si tradusse ed espresse perfino nel pochi gruppi restati relativamente puri.
sangue e nella razza del corpo e sostituir quindi Portandosi dunque dall’ordine non delle con¬
una costruzione artificiale materialistica e scien¬ statazioni e dei principii per una semplice in¬
tista ad una tradizione di aristocratica spiri¬ dagine "scientifica" sul dato, ma a quello dei
tualità. compiti, devesi sottolineare, che non si può
giungere a questo concetto unitario e supcriore,
5. — Sulle razze superiori e sul se prima non 6Ì riconosce la realtà di qualcosa
pregiudizio antiascetico.
di superbiologico, di 6upercorporeo e di superet-
Tornando al nostro argomento principale, 6Ì nieo. Una precisa opposizione fra corpo e spi¬
può dunque parlare di una opposizione fonda- rito, fra realtà fìsica e realtà metafìsica, fra
mentale: di fronte a genti, nelle quali la "razza" vita e supervita, è il presupposto di questa sin-
tesi, pcreile 6olo essa può destare una tensione di raggiungerne l’altezza, e ciò implica ascesi,
eroica ed ascetica, può permettere airelemento cioè distacco attivo, superamento eroico, clima
essenziale e centrale dell’uomo di ridestarsi, di di estrema tensione spirituale.
liberarsi e di riaffermarsi. Se si disconoscono Ora, a partir da un certo Nietzsche, vediamo
queste premesse, che hanno valore di principi! fin troppe correnti battere la via opposta. Su¬
desunti non da una qualche filosofia, ma dalla bendo la suggestione di alcune forme abnormi
condizione reale delle cose, la via verso ogni assunte dall’ascetismo nella religione cristiana,
superiore realizzazione razziale sarà sbarrata, per cui esso ha soprattutto significato una specie
la razza 6arà soltanto "natura”, l’ideale di forza, di masochismo, di rinuncia appassionata e dolo¬
di salute, di bellezza sarà 6olo "animale”, privo rosa a cose che pur si desiderano, senza nessun
di luce interiore. chiaro punto di riferimento e senza nessuna pre¬
Un contrassegno infallibile per i casi, in cui cisa intenzione "tecnica” — queste correnti nel-
il razzismo inclina verso questa falsa direzione, l’asccsi non sanno concepire che la fuga di co¬
è costituito dal pregiudizio anti-asce- loro, che sono impotenti di fronte alla vita, una
t i c o. Bisogna non aver nessun sospetto del malsana complicazione spirituale, qualcosa di
processo involutivo, cui ha soggiaciuto la specie vano e di inutile. Un noto razzista è giunto
umana da tempi lontanissimi, fino ad una quasi fino a interpretare nel modo seguente l’ascesi
completa fisicizzazione (processo, nel quale con¬ buddistica: si tratta dell’impulso alla vita e
vengono tutti gli insegnamenti tradizionali e uiruffermazionc, di cui originariamente le razze
una delle espressioni mitologiche del quale è arie conquistatrici dell’India erano compene-
l’idea della "caduta” o dell’uomo primordiale, tratc, il quale si è capovolto, quando esse si
o di certi esseri "divini”), — bisogna non aver stabilirono in regioni del Sud, dal clima e dalle
nessun sospetto di ciò, per pensare che la spi¬ condizioni esterne poco adatte; dal non sentirsi
ritualità vera oggi non sia qualcosa, per rea¬ a proprio agio in questo nuovo ambiente tro¬
lizzar la quale non occorra un superamento, un picale, esse furono tratte a considerare, in ge¬
soggiogamento dell’elemento puramente umano, nere, il inondo "come dolore", ed impiegarono
uno spossamento del senso puramente fìsico le loro energie vitali per liberarsi intcriormente
dell’io: in una parola, una "ascesi”. Per poter dal mondo mediante il distacco, Fasccsi. Un
dar forma alla vita, bisogna prima realizzare altro razzista è andato a giudicare ogni teorìa
ciò che sta di là dalla vita; per poter ridestare del sovrascnsibile di là dal sensibile cerne cosa
la razza dello spirilo c, con essa, rialzare e pu¬ da schizofrenici, perché « solo lo schizofrenico
rificare quella del corpo, bisogna esser capaci si trova portato a raddoppiare la realtà». Ora,

58 59
con una tale incomprensione dell’ascesi e della la "scienza della sovversione” constata piu usati,
realtà sovrasensibile, incomprensione avente per nei tempi moderni, da parte di forze tenebrose,
controparte l’esaltazione delle forme piu pri¬ è perfino legittimo sospettare che simili devia¬
mitive di immanentismo o panteismo, tutte le zioni non 6Ìano del tutto casuali, ma obbediscano
parole d’ordine dell’eroismo, dell’attivismo e a suggestioni précise.
del virilismo avrebbero per unico effetto il po¬ In opposto alle opinioni sopra indicate, l’a¬
tenziare una sensazione puramente fisica e bio¬ scesi, come maschia disciplina interiore, fu co¬
logica dell’io e quindi il rafforzare la prigione nosciuta da tutte le civiltà arie. E fra i varii
di quest’ultimo, creando un irrigidimento, una aspetti del 6uo vero significato 6ta anche quello
protervia, una esasperata e fìsicizzata perce¬ di paralizzare l’influenza della parte istintiva
zione della volontà, della individualità, della e passionale dell’essere umano, che si esasperò
sanità, della potenza, poi del dovere, della razza soprattutto per via della mescolanza col sangue
stessa e della lotta, che equivalgono ad altret¬ di razze non-arie del Sud, e, in corrispondenza,
tanti sbarramenti per l’interiore liberazione e di rafforzare quei lati tipici di natura "siderea”,
restaurazione di quell’elemento che, come si è calma, sovrana, impassibile, clic originariamente
visto, corrisponde alla "razza dello spirito” delle stavano al centro della già accennata umanità
stirpi creatrici di vera civiltà e dotate dei ca¬ "iperborea” e di tutte le sue promanazioni come
ratteri delle "superrazze"1. razza dominatrice. Naturalmente, nel punto in
Dovunque il razzismo si sviluppi su tale di¬ cui l’ascesi cadde sotto il segno di una religione
rezione, è da pensarsi che esso stesso abbia finito unilateralmente orientata verso una falsa tra¬
col soggiacere a delle influenze oscure in un scendenza, questi significati superiori e "ariani”
episodio di quella guerra occulta o sotterranea, dcll’ascesi non furono più compresi: e per con¬
di cui si è già detto. Basta infatti sostituirla traccolpo si giunse fino a supporre che la reli¬
con una sua contraffazione zoologica, materia- gione romantica della "Vita” e della "natura"
listico-scientista e profana, affinché l’idea della abbia più dello spirito ario e nordico, che non
razza cessi automaticamente di far parte di l'ideale ascetico.
quelle che, rivoluzionariamente assunte, possono
agire in un senso di vera reintegrazione per i 6. — Sulla dottrina della razza
di primo grado.
popoli d Occidente. La tattica delle "sostituzioni
falsificatrici” essendo però uno dei mezzi che Basi ino, per ora, queste precisazioni, perché,
1 Dcoe sempre tenere ben presente ciò chi vuole intendere rei- secondo Lordine della presente esposizione, si
temente le esposizioni comprese nella nosira opera L’uomo come deve ormai dir qualcosa su ciascuno dei tre
potenza, ed. Athanor, Todi, 1928.

60 61
gradi della dottrina della razza e sugli oggetti ziale in relazione a differenti condizioni di am¬
e i problemi ad essi corrispondenti. biente. Di fronte all’ambiente la razza ha una
Il razzismo di primo grado, dovendo consi¬ certa ampiezza di reazione, il tipo può mutare,
derare il dato corporeo e, in genere, quell’aspetto ma in via transitoria e contingente, al modo
dell’essere umano, secondo il quale esso obbe¬ stesso di un corpo elastico che riprende la sua
disce a leggi e determinismi puramente natu¬ forma, una volta cessata l’azione della forza che
rali, biologici, antropologici, costituzionali, può l’ha deformato. Come determinante, essenziale,
legittimamente assumere i metodi di ricerca decisivo e permanente, vien però considerato
propri, in genere, alle scienze naturali. Il primo sempre questo elemento ereditario razziale in
suo compito è di carattere descrittivo. Già l’an¬ terno, sempre pronto a riaffermarsi.
tica antropologia si era data a raccogliere le Circa la classificazione dei tipi razziali pri¬
caratteristiche corporee tipiche per i varii mari che figurano nella ”razza” dell’uomo
gruppi umani basandosi sulla loro presenza nel bianco e nei principali popoli europei, dobbiamo
maggior numero di individui. La ricerca mo¬ rimandare alle varie esposizioni che si trovano
derna 6Ì è portata piu innanzi, in primo luogo, contenute nel nostro Mito del Sangue, dove le
perché ha cercato di definire con dati numerici descrizioni delle caratteristiche sono corredate
esatti certe caratteristiche razziali, donde l’in¬ anche da fotografìe corripondenti. Quanto a ciò
troduzione degli indici facciali, delle propor¬ che, dal punto di vista tradizionale, deve pen¬
zioni del cranio e delle membra, e cosi via; in sarsi in proposito e giudicarsi valido per una
secondo luogo perché, nel riferirsi a ciò che in dottrina completa della razza, accenneremo
generale si intendeva per ”razza bianca” o "in¬ quanto segue.
doeuropea”, si è data a scoprire in essa degli Per distinguere le razze, che possono consi¬
elementi razziali più elementari, definibili con derarsi come tronchi, riprendenti sottotronchi, i
egual esattezza. Si aggiunge infine un terzo ele¬ quali poi, di nuovo, si ripartiscono in rami, e
mento, cioè lo speciale risalto dato alla eredi¬ per potersi quindi orientare nello studio dei
tarietà; viene affermata l’esistenza di fattori composti razziali, è necessario porre un limite
ereditari primari chiamati ”geni”, che sarebbero cronologico alla ricerca. È cosa caratteristica
la vera base di tutte le qualità di razza. Questi per la ricerca razziale piu recente, l’aver supe¬
geni spiegano non solo il tipo normale di una rato di molto i limiti cronologici delle indagini
data razza, ma anche il cosidetto fenotipo o precedenti e Tessersi spesso avvenlurata nei do¬
"paravariazione” del tipo, cioè il modo — vario mini della piu alta preistoria. Ma, nel riguardo,
entro certi limiti — di apparire del tipo raz¬ non bisogna farsi illusioni. Una volta respinto

62 63
il mito evoluzionista ed aver quindi contestato, definirlo non con una data, ma con la situa¬
che piu si retrocede nei tempi, piu si va verso zione ad esso corrispondente.
la selva, verso luomo delle caverne (che era Nella nostra opera Rivolta contro il mondo
poi quello, che vi ci 6Ì trovava meno per abi¬ moderno abbiamo avuto già occasione di esporre
tarvi che per celebrarvi certi riti, sussistiti anche l’insegnamento tradizionale relativo alla
in epoche indiscutibilmente 'crvili zzate”, come razza e alla civiltà iperborea e
quella classica), di là da un orizzonte, per re¬ alla sua originaria sede artica. Nell’ altra no¬
moto che sia, può sempre dischiudersene uno stra opera sul Mito del Sangue abbiamo poi
nuovo e rinsegnamento tradizionale riferentesi fatto cenno a ricerche razziali moderne, che
alle leggi cicliche, se applicato alle razze, lascia 6ono andate a riprendere motivi analoghi, giu¬
aperte possibilità di una ricerca quasi illimitata, stificandoli in modo vario. Già qui possiamo
sempreché si disponga degli adeguati mezzi di dire, che il cosiddetto mito nordista e il rilievo
indagine, naturalmente diversi da quelli delle che si dà, nella gran parte delle correnti raz¬
discipline "positive” moderne. Siffatta relatività ziste moderne, all’elemento "nordico”, è da con¬
siderarsi come l’effetto di una verità oscu¬
ha uno speciale peso quando si voglia definire
ramente sentita o intuita, ma espressa quasi
la purità o superiorità di un dato ramo raz¬
sempre in termini inadeguati, poiché 6Ìa ciò che
ziale. Già a proposito dei selvaggi abbiamo
abitualmente s’intende, da parte di tali ricer¬
detto, che le popolazioni di tipo inferiore ven¬
catori, come elemento "nordico”, sia ciò che si
gono erroneamente considerate come primi¬
pensa 6ulle forme della civiltà e della spiritua¬
tive”; in realtà esse sono residui degenerescenti
lità corrispondente, quand’ anche abbia una
di cicli di razze superiori preistoriche; e questa
reale relazione con la razza o la tradizione iper¬
considerazione vale anche per varie razze di
borea, di essa rappresenta solo un’eco frammen¬
colore’ di maggiore importanza, studiate dal taria o deformata e qualcosa, come un residuo
razzismo di primo grado. Occorre dunque fis¬ morénico. E parimenti, a scanso di equivoci,
sare un punto di partenza, un limite del retro¬ già sin qui si può rilevare la decisa arbitrarietà
cedere verso le origini, non ad arbitrio, ma con¬ di considerare alcune sottorazze germaniche
formemente a ciò che può aver valore per il come rappresentanti legittime ed esclusive del-
ciclo, al quale appartiene anche rumanità at¬ relcmento nordico, per via del maggior persi¬
tuale. Un tale limite, del resto, è incomparabil¬ stere, in esse, di alcuni caratteri corporei, i quali,
mente piu lontano di quello a cui 6i sono portate in sé stessi, dal punto di vista di una dottrina
le indagini positive piu audaci, tanto che è bene completa della razza, non possono dire nulla di

5 . Eyola. 65
64
univoco e di decisivo. In tali casi, è evidente animalesche, o come razze divenute, per invo¬
l’influsso di preoccupazioni politico-nazionali¬ luzione di cicli razziali precedenti, "razze di
stiche, che han confuso ciò che, come verità natura”. Gli insegnamenti tradizionali parlano
semplicemente sentita, era già non poco con¬ in realtà di una civiltà o di una razza antartica
fuso. già decaduta al periodo delle prime emigrazioni
e colonizzazioni iperborée, i cui residui lemu¬
7. — La razza iperborea e le
rici erano rappresentati da importanti gruppi
sue ramificazioni.
di razze negridi e malesiche. Un altro ceppo
Il limite che si può dare alla nostra dottrina razziale, distinto sia da quello iperboreo che da
della razza in fatto di esplorazione delle origini quello antartico-lemurico, era quello che come
cade nel punto, in cui la razza iperborea do¬ razza bruno-gialla occupò originariamente il
vette abbandonare, ad ondate successive, se¬ continente euroasiatico' (razza finnico-mongo¬
guenti itinerari diversi, la sede artica, per via loide) e che come razza rosso-bruna ed anche,
del congelamento che la rese inabitabile — nelle nuovamente, bruno-gialla occupò sia una parte
opere già citate si è già accennato a quel che delle Americhe che terre atlantiche oggi scom¬
rende fondata l’idea, che la regione artica sia parse.
divenuta quella dei ghiacci eterni solo a partire Sarebbe evidentemente assurdo tentare una
da un determinato periodo: i ricordi di quella precisa tipologia di queste razze preistoriche e
sede, conservati nelle tradizioni di tutti i popoli delle loro combinazioni primordiali secondo ca¬
nella forma di miti varii, ove essa appare sem¬ ratteristiche esterne. Ad esse ci si deve riferire
pre come una ”terra del sole”, come un conti¬ solo per prevenire degli equivoci e potersi orien¬
nente insulare dello splendore, come la terra tare fra le formazioni etniche dei periodi suc¬
sacra del Dio della luce, e cosi via, sono già, nel cessivi. Anche l'indagine dei crani fossili può
riguardo, abbastanza eloquenti. Ora, nel punto dirci ben poco, sia perché non dal solo cranio
in -cui si iniziarono le emigrazioni iperboree è caratterizzata la razza, perfino la semplice
preistoriche, la razza iperborea poteva conside¬ razza del corpo, sia perché vi sono ragioni per
rarsi, fra tutte, quella superiore, la superrazza, affermare fondatamente, che per alcune di tali
la razza olimpica riflettente nella sua estrema razze dei residui fossili non potettero conser¬
purità la razza stessa dello spirito. Tutti gli varsi fino a noi. Il cranio dolicocefalo, cioè al¬
altri ceppi umani esistenti sulla terra in quel lungato, unito ad un’alta statura e ad una slan¬
periodo, nel complesso, sembra che si presen¬ ciata figura, al colorito biondo dei capelli,
tassero o come "razze di natura", cioè razze chiaro della pelle, azzurro degli occhi, è, come

66 67
è noto, caratteristico per gli ultimi discendenti giungendo l’India e avendo come suoi ultimi
delle razze nordiche direttamente calate dalle echi la razza indica, indo-afgana e indo-bra-
regioni artiche. Ma tutto ciò non può costituire chimorfa della classificazione del Peters. In
l’ultima parola; anche a volersi limitare alior- Europa, contrariamente a quel che si può cre¬
diue positivo, bisogna far intervenire, per orien¬ dere, le tracce di tale grande corrente sono
tarsi, le considerazioni proprie al razzismo di meno visibili o, almeno, più confuse, perché si
secondo grado. Infatti già si è detto che per la è avuta una sovrapposizione di ondate e quindi
razza l’elemento essenziale non è dato dalle sem¬ una composizione di strati etnici successivi. In¬
plici caratteristiche corporee e antropologiche, fatti, dopo questa corrente della direzione nord-
ma dalla funzione e dal significato ovest sud-est (corrente nordico-aria trasversale)
che esse hanno nell’ insieme di un dato tipo una seconda corrente ha seguito la dire¬
umano. Dolicocefali di alta e slanciata figura si zione Occidente-Oriente, in molti
trovano infatti anche fra le razze negridi, e co¬ suoi rami attraverso le vie del Mediterraneo,
lorito bianco e occhi quasi azzurri si trovano fra creando centri che talvolta debbonsi considerare
gli Aino deH'Estrcmo Oriente e le razze male- anche più antichi di quelli derivati della pre¬
sidi, stando naturalmente, in tali razze, a signifi¬ cedente ondata trasversale, per il fatto che qui
care tutt’altro; né qui si deve pensare solo a non sempre si trattò di una emigrazione for¬
delle anomalie o a scherzi della natura, in certi zata, ma anche di una colonizzazione operata
casi potendosi trattare di sopravvivenze soma¬ prima della distruzione o della sopravvenuta
tiche spente di tipi procedenti da razze le quali, inabitabilità dei centri originari della civiltà
nel loro remotissimo periodo zenitale, potevano d’origine iperborea. Questa seconda corrente,
avere caratteri simili a quelli che, nell epoca da col relativo tronco di razze, possiamo chiamarla
noi considerata, si trovarono invece concentrati ario-atlantica, o nordico-atlantica o, infine,
nell’elemento nordico-iperboreo e, qui, accom¬ atlantico-occidentale. Essa proviene in realtà
pagnati, fino ad un’epoca relativamente recente, da una terra atlantica, in cui si era costituito
dal significato e dalla razza interna corrispon¬ un centro che, in origine, era una specie di inda¬
dente. gine di quello iperboreo. Questa terra fu di¬
Quanto alle emigrazioni delle razze di ori¬ strutta da una catastrofe, di cui parimenti si
gine iperborea, avendo anche di esse parlato ritrova il ricordo mitologizzato nelle tradizioni
nei libri già citati, limitiamoci od accennare u di quasi tutti i popoli, ed allora alle ondate dei
tre correnti principali. La prima ha presa la colonizzatori si aggiunsero quelle di una vera
direzione nord-ovest sud-est rag¬ e propria emigrazione.

69
68
sono quelle della cosiddetta "migrazione dei po¬
Si è detto che la terra atlantidea conobbe in
poli” avvenuta al decadere dell’Impero romano
origine una specie di fac-simile del centro
e corrispondono alle razze di tipo propriamente
iperboreo, perché i dati fino a noi pergiunti
nordico-germanico. A questo riguardo, devesi
ci inducono a pensare ad una involuzione so¬
fare una osservazione molto importante. Tali
pravvenuta sia dal punto di vista della razza,
razze diffusesi nella direzione nord-sud discen¬
sia dal punto di vista della spiritualità, in que¬
dono piu direttamente da ceppi iperborei che
sti ceppi nordici scesi già in epoche antichis¬
per ultimi lasciarono le regioni artiche. Per
sime verso il sud. Le mescolanze con gli abori¬
tale ragione, essi spesso presentano, dal punto
geni rosso-bruni sembrano, nel riguardo, aver
di vista della razza del corpo, una maggiore
avuta una parte non indifferente e distruttiva,
purità e conformità al tipo originario, avendo
e se ne trova un ricòrdo preciso nel racconto
avuto minori possibilità di incontrare razze di¬
di Platone, ove l’unione dei "figli degli dèi” —
verse. Lo stesso non può però dirsi dal punto
degli Iperborei — con gli indigeni è data come
di vista della loro razza interna e delle loro
una colpa, in termini, che ricordano quel che,
tradizioni. Il mantenersi più a lungo delle razze
in altri ricordi mitici, viene descritta come "ca¬
sorelle nelle condizioni di un clima divenuto
duta” della razza celeste — degli "angeli” o, di
particolarmente aspro e sfavorevole non potè
nuovo, dei figli degli dèi, ben elohim — la quale
non provocare in loro una certa materializza¬
si congiunse, ad un dato momento, con le figlie
zione, uno sviluppo unilaterale di certe qualità
degli uomini (delle razze inferiori) commettendo
fìsiche ed altresì di carattere, di coraggio, di
una contaminazione significativamente assimi¬
resistenza, costanza e inventività, avente però
lata, da alcuni testi, al peccato di sodomia, di
come sua controparte una atrofia del lato pro¬
commercio carnale con gli animali.
priamente spirituale. Ciò si vede già presso gli
Spartani; in maggior misura, però, nei popoli
8. - Il gruppo delle razze "arie”.
germanici delle invasioni, che noi possiamo con¬
tinuare a chiamare "barbariche”; "barbariche”,
Piu recente di tutte è l’emigrazione della terza
però, non di fronte alla civiltà romanica dege-
ondata, che ha seguito la direzione nord-
nerescente, in cui quei popoli apparvero, ma
sud. Alcuni ceppi nordici percorsero questa
di fronte ad un superiore stadio, da cui quelle
direzione giù in epoche preistoriche — Bono
razze erano ormai decadute. Fra le prove di una
quelli, per esempio, che dettero luogo alla ci¬
tale interiore degenercscenza, o oscuramento spi¬
viltà dorico-achca c che portarono in Grecia
rituale, sta la relativa facilità con cui tali razze
il culto dell’Apollo iperboreo. Le ultime ondate
71
70
6Ì convertirono al cristianesimo e poi al prote¬ manici) si può applicare, non tanto per vera
stantesimo; per questa ragione, i popoli ger¬ conformità, ma piuttosto in base ad un uso di¬
manici nei primi secoli dopo il crollo dell’im¬ venuto corrente, il termine ”ario” o "ariano”.
pero romano d’Occidente, fino ,a Carlomagno, Volendo prendere in considerazione le razze de¬
non seppero opporre nulla d’importante, nel finite dagli studiosi più noti e riconosciuti di
dominio spirituale, alle forme crepuscolari della razzismo di primo grado, possiamo dire, che il
romanità. Essi furono fascinati dallo splendore tronco della razza aria, avente alla sua radice
esteriore di tali forme, caddero facilmente vit¬ quella iperborea primordiale, si differenzia nel
time del bizantinismo, non seppero rianimare modo seguente. Vi è anzitutto, come razza
quanto di nordico-ario sussisteva, malgrado tutto bionda, il ramo chiamato in senso stretto "nor¬
nel mondo mediterraneo, che per il tramite di dico”, che alcuni differenziano in sottoramo
una fede inficiata, in piu di un aspetto, da in¬ teutonordide, dàlico-fàlico, finno-
fluenze razziali semitico-meridionali, allorché nordieo; lo stesso ceppo nel suo miscuglio
esse, più tardi, dettero forma al Sacro Romano con le popolazioni aborigene sarmate ha dato
Impero sotto segno cattolico. È cosi che anche poi luogo al cosiddetto tipo est-europide e
dei razzisti tedeschi, come il Gùnther, hanno est-baltico. Tutti questi gruppi umani,
dovuto riconoscere che, volendo ricostruire la dal punto di vista della razza del corpo, come
visione del mondo e il tipo di spiritualità pro¬ si è accennato, conservano una maggiore fedeltà
prio alla razza nordica, ci si deve meno riferire o purità rispetto a ciò che si può presumere
alle testimonianze contenute dalle tradizioni esser stato il tipo nordico primordiale, vale a
dei popoli germanici del periodo delle inva¬ dire iperboreo.
sioni — testimonianze frammentarie, spesso al¬ In secondo luogo, debbonsi considerare delle
terate da influssi estranei o decadute nella forma razze già più differenziate rispetto al tipo ori¬
di superstizioni popolari o di folklore — quanto ginario, sia nel senso di fenotipi di esso,
alle forme superiori spirituali proprie all’antica vale a dire di forme, a cui le stesse disposizioni
Roma, all’antica Eliade, alla Persia e all'India, e gli stessi geni ereditari ban dato luogo sotto
cioè di civiltà derivate dalle due prime ondate. l’azione di un ambiente diverso, sia dì misto-
Airinsieme delle razze e delle tradizioni ge¬ variazioni, variazioni, cioè, prodotte da più ac¬
nerate da queste tre correnti, trasversale l’una centuata mescolanza; si tratta di tipi, in pre¬
(ceppo degli ario-nordici), orizzontale l’altra valenza, bruni, di statura più piccola, in cui
(ceppo dei nordico-atlantici o nordico-occiden¬ la dolicocefalia non è di regola o non è troppo1
tali), verticale l’ultima (ceppo degli ario-ger- pronunciata. Menzioniamo, utilizzando le ter-

72 73
minologie piu in voga, la cosiddetta razza segno di incroci avvenuti secondo altre dire¬
dell’uomo dell’ovest (mestiseli), la zioni. La razza aria dell’est (ostiseli)
razza atlantica che, come l’ha definita ha, di nuovo, caratteri distinti, sia fìsici che
il Fischer, è già da essa diversa, la razza psichici, per cui si allontana sensibilmente dal
mediterranea, da cui, a 6ua volta, si di¬ tipo nordico.
stingue, secondo il Peters, la varietà del¬ Non vi è nulla in contrario, dal punto di vista
l’uomo euroafricano, o africo-me¬ tradizionale, assumere nella dottrina della razza
diterraneo, ove la componente oscura ha di primo grado le precisazioni che i varii autori
maggior risalto. La classificazione del Sergi, se¬ fanno nei riguardi delle caratteristiche fisiche
condo la quale queste due ultime varietà, piu e, in parte, anche psichiche, di tutti questi rami
o meno, coincidono, è senz’altro da rigettarsi e, dell’umanità aria. Solo ehe sulla portata di tutto
dal punto di vista del razzismo pratico, soprat¬ ciò non bisogna farsi troppe illusioni, nel senso
tutto di quello italiano, è fra le piu pericolose. di stabilire rigidi limiti. Cosi, benché non bian¬
Parimenti equivoco è il chiamare, col Peters, che né bionde, le razze superiori dell’Iran e
pelasgica la razza mediterranea: in confor¬ dell’India, e benché non bianchi, molti antichi
mità col senso che tale parola ebbe nella civiltà tipi egizi possono rientrare senz’altro nella fa¬
greca, bisogna considerare il tipo pelasgico, in miglia aria. Non solo: autori, come il Wirth e
un certo modo, a 6é, soprattutto nei termini del il Kadner, che hanno cercato di utilizzare i
risultato di una degenerazione di alcuni anti¬ recenti studi sui gruppi sanguigni per la ri¬
chissimi ceppi atlantico-ari stabilitisi nel Medi- cerca razziale, sono stati indotti a ritenere più
terraneo prima dell’apparire degli Elleni. Specie vicini al tipo nordico primordiale alcuni ceppi
dal punto di vista della razza dell’anima si con¬
nord-americani pellirosse e alcuni tipi esqui¬
ferma questo significato dei ”pclasgi”, fra i quali
mesi, che non la maggior parte delle razze arie
rientra anche l’antica gente etnisca1. indoeuropee ora accennate; e in quest’ordine di
In un certo modo a sé sta la razza dina- indagini, ad esempio, risulta altresì, che il san¬
ridc, perche, mentre essa, in certi 6uoi aspetti, gue nordico primordiale in Italia ha un per¬
è maggiormente vicina al tipo nordico, in altri cento vicino a quello dell’ Inghilterra, e de¬
mostra caratteri comuni con la razza armenoide cisamente superiore a quello dei popoli ari
c desertica, e, come quella che alcuni razzisti germanici. Bisogna dunque non fissarsi su degli
definiscono propriamente razza alpina o dei schemi rigidi, e pensare che, salvo casi abba¬
Vosgi, si mostra prevalentemente brachiccfula: stanza rari, la "forma” della superrazza origi¬
1 Cfr, Bachopen, La razzu BuJarc, cit. naria, più o meno latente, impedita o sopraf-
t-

fatta o estenuata, sussiste nel profondo di tutte varono ad essere. In queste condizioni i figu¬
queste varietà umane e, date certe condizioni, rini disegnati per ciascuna delle razze arie
può tornare ad esser predominante e ad in¬ calzano, i determinismi si verificano e la scienza
formar di sé un dato tipo, che le si dimostri trova da fare. Al momento in cui le forze piu
corrispondente, anche là dove meno si potrebbe originarie cominciano a muoversi, queste costru¬
sospettare, cioè là dove gli antecedenti, secondo zioni dimostrano la loro relatività e una so¬
la concezione schematica e statica della razza, verchia attenzione concessa al razzismo di primo
avrebbero invece fatto sembrar probabile l’ap¬ grado e ai suoi risultati "scientifici” può riuscir
parizione di un tipo di razza, mettiamo, medi- perfino di danno ai fini detrazione razzista
terranea, o indo-afgana, o baltico-orientale. creativa ed evocativa.
Binile Boutroux, in una sua classica opera
sulla contingenza delle leggi di natura, ha 9. - Sui limiti delle leggi

paragonato la regolarità dei fenomeni, che delV ereditarietà.

permette previsioni scientifiche relativamente A questo punto, è bene precisare la portata


esatte, al corso di un fiume, le cui acque se¬ delle leggi dell’ereditarietà e, in ispecie, di
guono un letto, che però esse stesse si sono sca¬ quelle di Mendel. Si vorrebbe, da paTte del
vato, onde esse possono modificarlo e, in circo¬ razzismo scientista, che le leggi dell’eredità
stanze eccezionali, persino abbandonarlo. Ha siano, nei riguardi dell’uomo, di carattere asso¬
considerato le leggi naturali come una specie lutamente deterministico e, nello stesso tempo,
di "abitudine” delle cose: ciò che originaria¬ si ammettono delle premesse, che di ciò costi¬
mente potè anche essere un atto libero, ripe¬ tuiscono una precisa contradizione. I geni —-
tendosi, 6Ì automatizza e meccanizza e finisce che sono gli elementi primari delle qualità raz¬
cosi con l’apparire come una necessità. Se ciò ziali ereditarie — secondo p. es., il Fischer
vale per le leggi della natura cosiddetta ina¬ « possono mutarsi da sé stessi e trasmettere
nimata, fisica, ciò vale a maggior ragione nel questa modificazione per via ereditaria»: cosa
campo delle razze. La descrittiva propria al raz¬ a cui, pili in generale, corrisponde il concetto
zismo di primo grado, che in certi autori si di "idiovariazionc”, cioè di variazione interna,
spinge fino a distinzioni di una pedanteria quasi effettuatasi ncU’idioplasma e quindi suscettibile
scolastica, calza nella misura in cui le forze a trasmettersi ereditariamente, opposta alle mi¬
delle razze, per cosi dire, seguono una specie sto variazioni, che sono le variazioni dovute al¬
di legge di inerzia, che le automatizza e le fissa l’effetto di un incrocio, o ibridazione. Lo stesso
nello stato in cui, ad un dato momento, si tro- Fischer concepisce però come segue l’origine

76 77

delle razze: «Mutazioni di geni nell’umanità siano decadute una volta per sempre da ogni
originariamente unica, e forti selezioni delle possibilità di mutazione vitale?
stirpi mutate hanno, in un tempo lunghissimo, Ma il fatto è che delle idiovariazioni in senso
fermate le singole razze umane». Egli crede piu generale, ma sempre come degli enigmatici
però che, da quelForigine, coincidente per lui mutamenti interni che vengono a modificare, ad
con l’età glaciale, le razze sono sempre state ere¬ un dato punto, tutto un tronco di eredità, ancor
ditariamente distinte l’una dall’altra, cosa dimo¬ oggi sono constatate dalla biologia e dall’antro¬
strabile sulla base dei risultati dell’incrocio delle pologia. Eccetto casi insignificanti ai nostri fini
razze, ove, sempre secondo tale autore e, in {p. es. idiovariazioni di carattere esclusivamente
genere, secondo il razzismo scientista, si verifi¬ organico dovute all’ effetto dell’ alcool o del
cano sempre, rigorosamente, le leggi di Mendel radio), per questi mutamenti il razzismo scien¬
relative al sussistere, in modo distinto, insoppri¬ tista non 6a dare, fino ad ora, nessuna precisa
mibile e sempre uguale, degli elementi di ogni spiegazione. Ma se cosi stanno le cose, esso non
singola eredità. Il lato ccntradittorio di questa può nemmeno escludere, che la causa si trovi
concezione l’abbiamo già rilevato nell’altro no¬ talvolta altrove, vale a dire nell’azione di un
stro libro, a cui rimandiamo, anche, chi voglia elemento superbiologico non riducibile al de¬
6aper che siano propriamente le leggi mende- terminismo dell’eredità fìsica e lumeggiabile 6olo
liane. Noi abbiamo osservato, che, una volta am¬ partendo da altri punti di vista e considerando
messa, in via di principio, la possibilità di una altre leggi.
mutazione interna, o idiovariazione, sia pure
10. - Il problema degli incroci.
in un periodo remoto, e avendo anzi invocata
questa idea per spiegare la differenza stessa È evidente che, tenuto presente tutto ciò, il
delle razze, non si può escludere, in via di prin¬ problema stesso degli incroci e dei loro effetti
cipio, che un tale fatto si ripeta ad un dato deve esser studiato in modo assai più appro¬
momento; non si è dunque autorizzati a dare fondito di quel che di solito si faccia, scmprcché
alle leggi dell’eredità fisica il già detto carat¬ ci si mantenga nel campo di dottrina, e non si
tere di infallibile e fatale determinismo. Anche cerchino, invece, suggestioni opportune per la
se si dovesse accettare, col Fischer, il limite loro pratica utilità.
deH’età glaciale, cosa in cui però noi non con¬ In via generale, la perniciosità degli incroci
veniamo e clic questo autore diffìcilmente po¬ va senz’altro ammessa, ed essa è naturalmente
trebbe dimostrare, si deve sul serio pensare, che di tanto più evidente, per quanto più gli ele¬
da quel periodo le razze si siano fossilizzate e menti razziali delle due parti sono decisamente

78 79
I

eterogenei. Sottolineeremo poi, che il carattere


zialmente disossata e standardizzata, come è
deleterio degli incroci non si palesa tanto nella quella del mondo moderno.
determinazione di tipi umani snaturati o de¬ Senonché non bisogna pensare che le cose va¬
formati rispetto alla loro originaria razza del dano sempre cosi e che negli incroci, per gli
corpo, ma soprattutto nella realizzazione di casi, uomini, si verifichino processi cosi "neutri", fa¬
in cui interno ed esterno non si corrispondono tali e positivamente prevedibili, come nel caso
piu, in cui la razza del corpo può essere in con¬ delle combinazioni chimiche. Qui si scopre, in
trasto con quella dell’anima e, questa, a sua un cer+^ ^zzismo scientista, una nuova curiosa
volta, può contradire la razza dello spirito, o vi¬ col adizione, giacché mentre esso, col riferirsi
ceversa, dando dunque luogo ad esseri dilace¬ all’idea di razza in genere, di contro al mito
rati, semi-isterici, ad esseri che, in sé stessi, non egualitario rivendica il valore e la realtà di
si trovano piu, per cosi dire, nessuno a casa pro¬ ciò che è differenza, disconosce questo stesso
pria. E quando nessuna resistenza interiore, principio nel supporre un identico esito dei
nessun risveglio della forza formatrice primor¬ processi d’incrocio e di eredità per tutti i
diale si verifica e, invece, ai precedenti incroci tipi e tutte le razze, concependole dunque,
si aggiungono nuovi incroci, il risultato è la a tale stregua, come assolutamente uguali. La
creazione di una vera amalgama etnica, di una concezione tradizionale della razza deve rettifi¬
massa disarticolata, informe, semilivellata, per care questo punto e chiarire ciò di cui, in realtà,
la quale comincia sul serio a divenir vero l’im¬ si tratta.
mortale principio della eguaglianza universale. Come premessa, l’ambito a cui ei si deve ri¬
Qui sia rilevato, che col constatare in questa ferire è quello delle razze umane in senso su¬
sua più vasta e perniciosa forma l’effetto degli periore, da noi opposte alle "razze di natura".
incroci si relativizza il valore delle determina¬ In via di principio, si dovrebbe presumere che
zioni razziali puramente antropologiche fatte ogni razza derivata dal ceppo iperboreo abbia,
dalla ricerca di primo grado, essendo possibi¬ potenzialmente, un tale carattere, per recisa
lissimo, per tal via, che un uomo di tipo, met¬ clic sia, in via pratica, la smentita, che le con¬
tiamo, perfettamente "nordico” nel corpo si dizioni attuali della gran parte delle razze
trovi ad avere un’anima mediterranea, e che, bianche ’ sembrano dare. Peraltro, per tagliar
quanto allo spirito, nei 6uoi riguardi non sia corto, la dottrina tradizionale della razza la-
più nemmeno il caso di parlare di razza, non sccra liberi i ceppi oggi esistenti di riconoscersi
potendosi trovare, in lui, nessun istinto, ma solo nclluno o nell’altro tipo di razze — di "na¬
qualche idea vaga tratta da una civiltà esscn- tura ’ o superiori — ed avvertirà, che le se-

80 6 - Eyolà. 81
guenti considerazioni valgono esclusivamente 1 intima tensione, presso a cui essa sorse a vita
per chi sente di appartenere ad una razza in un contatto creatore con forze di natura, in
umana in senso proprio, e non naturalistico. fondo, metafisica, e a cui essa già dovette la
Per la difesa della razza, in tal caso, è evi¬ sua forma e il suo tipo. Quando il nucleo cen¬
dente che vi sia una doppia condizione. La trale si dissolve ed oscura, la superrazza di¬
razza, qui, corrispondendo airaffìnamento, alla viene semplice razza di natura e come tale essa
selezione e alla formazione attuata nella realtà può o corrompersi, o esser travolta dalla forza
biologica da una più alta forza e trasmessa oscura degli incroci. Varii elementi biologici,
come potenzialià attraverso il veicolo di una etnici e psicologici sono in tal caso privati del-
eredità non solo biologica ma anche interna, 1 intimo legame che li teneva insieme in forma
è evidente che si tratta si di preservare e di non di una specie di fascio, ma di una orga¬
difendere questa stessa eredità, di conservarla nica unità, e la prima azione alteratrice ba¬
pura come una preziosa conquista, ma che in sterà a produrre rapidamente la degenerazione,
pari tempo, se non pure in primo luogo, oc¬ il tramonto o la mutazione non solo morale e
corre mantener viva la tensione spirituale, il di civiltà, ma anche etnica e biologica di quella
superiore fuoco, rinterna anima formatrice, che gente. E in questo caso, e in questo soltanto,
elevò originariamente quella materia fino a come si è già detto, si verificheranno con la
quella determinata forma, tradueendo una razza massima approssimazione i varii determinismi
dello spirito in una corrispondente razza del¬ accertati dalle ricerche sugli incroci e sulFere-
l’anima e del corpo. ditarietà, perché allora la razza, scesa sul piano
Su questa base, altrove abbiamo già rilevato delle forze di natura, soggiace — e non può non
che le note idee del De Gobineàu e dei 6uoi soggiacere — alle leggi c alle contingenze pro¬
continuatori — quasi sempre meno geniali — prie ad un tale piano.
circa la causa del tramonto delie civiltà vanno La controprova di tale verità si trova nel
rettificate, nel senso che la decadenza delle ci¬ fatto, che non sono rari i casi di civiltà o razze
viltà non è sempre il puro, meccanico effetto che tramontano e degenerano per una specie
della decadenza per mescolanza della razza del di estinzione interna, senza l’azione di incroci.
corpo della gente corrispondente. Si scambiereb¬ Si può accennare, a tale riguardo, a popola¬
bero cosi, in più di un caso, le cause con gli ef¬ zioni selvaggie, rimaste spesso isolate quasi in¬
fetti, vero essendo invece che una razza, con la sularmente da ogni contatto. Ma ciò vale anche
civiltà ad essa corrispondente, decade quando il per alcuni sottogruppi della razza aria europea,
suo "spirito” decade, cioè quando viene meno i quali oggi si trovano a presentare ben poco

82 85
storia, vediamo che in esse la purità endoga¬
dell’alta tensione eroica che ne definì la gran¬
mica ha spesso avuto per effetto la degenera¬
dezza fino a qualche secolo fa, pur non essen¬
zione, mentre l’innesto di un sangue diverso ad
dosi verificata nessuna notevole alterazione per
un dato momento ha invece galvanizzato la
mescolanza della loro razza del corpo.
stirpe. Abbiamo dunque da ciò la prova, che
La preservazione della purità etnica — là
l’incrocio, naturalmente, mantenuto in certi li¬
dove essa sia praticamente possibile — è una
miti, può aver la funzione di un reattivo. La
delle condizioni favorevoli a che anche lo “spi¬
presenza dell’elemento eterogeneo impone al
rito” di una razza si mantenga nella sua forza
nucleo interno della razza una reazione: essa
e purità originaria: allo stesso modo, in via
lo richiama a sé, se era sopito, essa gli impone
normale, nel singolo la salute e l’integrità del
una difesa, una riaffermazione. È, insomma,
corpo sono garenzie per la piena efficienza delle
una prova: che, come ogni prova, può aver esito
sue facoltà superiori. Vi sono, tuttavia, due ri¬
positivo o negativo. In tali casi la "razza in¬
serve da fare.
terna" può chiedere a sé stessa la forza neces¬
In certi casi, un ostacolo da vincere, una ma¬
saria per travolgere l’ostacolo, per ridurre al¬
teria da plasmare che resiste, va ad eccitare,
l’omogeneo l’eterogeneo (vedremo piu sotto che
a ravvivare e a potenziare la forza formatrice,
accade, allora, delle leggi di Mendel): ed al¬
sempreché non si sorpassi un certo limite. Non
lora il processo dà luogo ad una specie di guizzo,
bisogna perciò escludere i casi, in cui un in¬
di rianimazione, quasi di mobilitazione gene¬
crocio, ove non agiscano elementi razziali pro¬
rale della latente eredità razziale in senso su¬
prio eterogenei, anziché alterare, vada a rav¬
periore: è, nella pienezza del suo significato,
vivare e a fortificare una razza. Non siamo del¬
la voce del sangue. Negli altri casi, o
l’opinione del Chamberlain, — un dilettante,
quando l'incrocio ha veramente sorpassato certi
immeritatamente tenuto ancor oggi in alta con¬
limiti, ha invece luogo la degenerazione.
siderazione in certi ambienti razzisti — secondo
il quale le stesse razze superiori sarebbero solo
11. - Tre modi di apparire della razza.
dei felici incroci (secondo l’analogia di quel che
La razza superiore nelV uomo
accade nelle specie animali, ove i "puri san¬ nordico e in quello mediterraneo.
gue” di tipo supcriore provengono appunto da
E questo è il luogo opportuno per distinguere,
speciali mescolanze); tuttavia è un fatto ben
dunque, tre forme diverse di appa¬
risaputo che, considerando le tradizioni nobi¬
rire della razza, 6dnprcchó si parta da
liari, le quali sono l’unico campo di esperienza
una concezione completa di essa. La prima
razzista centenaria positivamente offertoci dalla

85
84
forma costituisce un limite ideale ed è la già nate, in quella di una olimpica purità e di una
accennata razza biologica pura in cui traspaia reciproca trasparenza delle razze del corpo,
in modo perfetto la razza interiore vivente. La dell’anima e dello spirito. Restan dunque le
seconda forma è la razza come sopravvivenza altre due forme. E queste due forme si possono
biologica, come un gruppo di caratteristiche legittimamente riferire, per esempio, rispettiva¬
fìsiche ed anche di istinti e doti, che si manten¬ mente al ramo nordico-germanico e al ramo me¬
gono conformi al tipo originario, ma quasi al diterraneo — e potremmo anche dire roma¬
titolo di un’eco o di un automatismo perché nico — della razza nordico-aria.
l’elemento interno si è spento, ovvero è pas¬ Soprattutto nel Mediterraneo gli Iperborei,
sato ad uno stato di latenza e di subcoscienza. che in buona misura già erano divenuti gli ario-
La terza forma è la razza che si rivela per atlantici della corrente da noi detta orizzontale,
guizzi, per lampeggiamenti, per improvvise ir¬ e che come tali si eran già differenziati dal tipo
resistibili resurrezioni in seno ad una sostanza primordiale artico, entrarono in ogni forma di
umana, in cui figurano sangui diversi, anche mescolanza, secondo le vicende di una storia
quando vi predomini e sia individuabile un plurimillenaria particolarmente movimentata:
certo tipo comune (razza nel senso relativo, vicende, che però non valsero ad estinguere del
come è il caso quando oggi p. es. si parla di tutto T antica fiamma. Lampeggiamenti dello
"razza italiana” o "tedesca”). Come causa di spirito nordico-ario illuminano il ciclo delle
tali manifestazioni,, può spesso indicarsi ap¬ maggiori civiltà mediterranee, costituendone il
punto il già detto potere di risveglio, proprio, vero "mistero”. La piu alta fra tali resurrezioni,
in certe condizioni, all’incrocio. fra tali guizzi propiziati, per reazione e riani¬
L’importanza di una tale veduta può esser mazione di fronte all’eterogeneo, dallo scontro
lumeggiata dalla seguente considerazione, di con sangui diversi, è da considerarsi nella an¬
particolare interesse per il razzismo italiano e tica civiltà romana. Nel mondo mediterraneo,
tale da allontanare piu di un equivoco. Abbiamo e particolarmente nelle razze romaniche, la
detto che, dal punto di vista tradizionale, si razza nordico-aria devesi dunque cercare, es¬
è fondati ad ammettere l'origine nordica (iper¬ senzialmente, nella terza delle forme sopra
borea) di tutte le razze superiori di ceppo in¬ accennate, e, in questa forma, e considerando
doeuropeo; ma abbiamo anche accennato, che gli àpici qualitativi piu che l’elemento stati¬
sarebbe assurdo pensar di ritrovare, in uno stico-quantitativo, si può dire che spesso la si
qualunque dei popoli contemporanci, la razza trova in modo piu intensivo che altrove. In tali
iperborea nella prima delle tre forme acccn- casi, evidentemente, non è tanto significativo

86 87
J

un elemento biologico, cbe sarebbe assurdo pre¬ come opposizione di un modo di apparire ad
tendere di ritrovare in uno stato di purità sia un altro: non come opposizione razziale essen¬
pur relativa, dopo millenni di una simile storia, ziale. L’opposizione è reale, per il fatto già
quanto un dato stile, un dato modo di rilevato, che nei popoli germanici la razza ha
improvvise reazioni creatrici, di improvvise re¬ fatto soprattutto apparizione, ed è presente,
surrezioni, in sède, quasi, di uno svincolarsi e nella seconda delle forme già dette: nella forma
di un riaffermarsi di un nucleo indomabile, non di una maggiore purità biologica, la quale però,
di rado, proprio nel punto, in cui tutto sem¬ dal punto di vista spirituale, ha spesso il si¬
brava perduto. Se la relazione fra le ricerche gnificato di una sopravvivenza. Per usare una
sui gruppi sanguigni e le razze è reale, non bi¬ efficace espressione del De Giorgio, queste
sogna dimenticare il lato significativo presen¬ genti spesso ci appaiono come i « residui more¬
tato, nel riguardo, dal fatto, che p. es. l’Italia nici del crollo artico ». Sono quelle che, per ul¬
ha un percento di elemento nordico primordiale time, hanno lasciato le sedi nordiche, e che per
che la mette a lato degli Anglosassoni e al di¬ tal via potettero preservarsi piu di altre dal
sopra dei popoli germanici. Queste resurrezioni destino degli incroci e rimanere piu pure, sog¬
costituiscono poi il vero senso di ciò che molti giacendo però in egual misura ad un corri¬
chiamano la "genialità latina" e che essi inter¬ spondente processo, se non di vera estinzione,
pretano in modo affatto estetistico e individua¬ almeno di intorpidimento e di involuzione spi¬
listico, senza alcuna relazione alla razza. Que¬ rituale. E la controprova si può averla dando
sta "genialità”, invece, in tutti i campi, negli una occhiata alle figure riprodotte il piu spesso
aspetti in cui dal punto di vista tradizionale dai razzisti "positivi” come esempi attuali del
possiamo considerarla davvero come un valore, tipo nordico-ariano: sono volti di bravi giova¬
è proprio un determinato modo di apparire notti, poliziotti, professionisti e sportivi, comple¬
della "razza”, della razza non "latina", perché tamente in ordine in fatto di misure craniche,
ciò non esiste, e nemmeno "mediterranea” o dei- di colore di capelli e di occhi, ma nell’espres¬
1 uomo dell’ovest”, perché queste sono deri¬ sione dei quali sarebbe difficile ritrovare la più
vazioni, ma della superrazza originaria, del lontana favilla di quel simbolico fuoco e di
ceppo primordiale nordico-ario. quella irresistibile, olimpica superiorità, clic si
Quanto poi all’opposizione, tanto spesso avan¬ presenta da quel che a noi è pervenuto delle
zata, fra la "genialità latina” e lo "spirito teu¬ tradizioni antiche relative alla superrazza iper¬
tonico”, o nordico, essa è reale, ma unicamente borea. E, come vedremo, l’analisi delle civiltà

88 89
tipiche sulla base delle "razze dello spirito” va portune evocazioni secondo il terzo modo
a dare altre conferme a tali tesi. d’essere, essa, come vedremo, può far presa per
Mentre, dunque, nelle razze arie -romaniche la sua azione ricostruttrice.
l’elemento nordico può soprattutto ritrovarsi e
ridestarsi sotto forma di favilla, di "genialità”,
12. - La razza interna e Vereditarietà.
di una esplosione o una resurrezione creativa
Profilassi della eredità tarata.
partente dall’interno, nelle razze germaniche
esso si ritrova soprattutto in termini di tipo Per completare la trattazione di questo argo¬
comune biologico con un corrispondente senso mento, vediamo come si presentano le idee ora
di misura, di disciplina, di ordine, con uno stile, esposte facendo intervenire le leggi di Mendel
che in larga misura ha base nell’istinto e nel¬ sull’ereditarietà. Abbiamo già rilevato, che il
l’eredità e ben raramente riflette qualcosa che concetto di "idiovariazione”, di un mutamento
vada piu oltre della razza dell’anima. Non è interno deH’idioplasma indipendente da incroci,
dunque un caso che il razzismo, in Germania, già relativizza il determinismo di tali leggi e
ha avuto indirizzo particolarmente biologico; e lascia sempre pensare alla eventualità di un in¬
nemmeno è un caso, che esso vada a dar rilievo tervento metabiologico nel processo dell’eredi¬
soprattutto alla difesa e alla preservazione della tarietà.
razza del corpo, quasi per una specie di "com¬ Qui aggiungeremo che le leggi di Mendel
plesso di angoscia” — avendo cioè un 6enso istin¬ 6ono state desunte essenzialmente dallo studio
tivo dei pericoli che corre una razza, quando di fenomeni appartenenti al regno vegetale e
essa appare prevalentemente nella seconda animale, onde è arbitrario ammettere che esse
forma, in quella semiautomatica: forma che, valgano in modo altrettanto positivo e mecca¬
come tale, non permette avventure e di affrontar nico per quella parte dell’essere umano, che
a cuor leggero le accennate ”prove di reazione”. non si trova né al livello della vita vegetativa,
Nei riguardi delle genti romaniche, e soprat¬ né a quello della vita animale. Noi possiamo
tutto della "razza italiana”, per la diversa si¬ pensare valide le leggi mendeliane sul l’eredità
tuazione in cui essi 6Ì trovano, la dottrina della in quel che riguarda certe malattie, certi tratti
razza può e deve invece procedere in formula¬ fisici, certe doti che sono palesemente in fun¬
zioni alquanto diverse c mettere in rilievo altri zione del corpo — ed è appunto dalle conferme
elementi, meno considerati dal razzismo tedesco. ottenute in quest’ambito clic i razzisti scientisti
Pur non trascurando menomamente il resto, è sono stati condotti a illegittime deduzioni. In¬
sulla razza piu profonda clic, per mezzo di op¬ vece, quando è di elementi diversi dell’eredi-

91
'

tarietà che si tratta, 6’impongono precise ri¬ ecc.). La legge mendeliana dell* "indipendenza”
serve. — secondo la quale la trasmissione delle singole
In secondo luogo, tali leggi sono ben visibili, e qualità ereditarie si compirebbe in modo inva¬
i loro effetti sono ben individuabili, nel processo riabile e separato, non influenzato dalla com¬
dell’eredità semplice, negli incroci, ove entrano presenza di altri elementi — nel caso dell'uomo,
in giuoco delle componenti semplici, come p. es. deve fare i conti con questa forza. Essa sta al
il colore rosso o madreperlaceo del fiore bocca centro della razza a costituirne, come qui tanto
di leone, del colore del pelo di una cavia, del spesso si è ripetuto, l’essenza ultima. Ora, nulla
colore dei capelli di un uomo, o di una malattia impedisce di pensare che questa forza, presup¬
ereditaria, ecc. Ma, nel considerare la razza posta dal dato e specifico fascio di qualità o di
umana nella pienezza del termine, il caso è di¬ genii di ogni tipo, si trasmetta in un miscuglio
verso; il tipo si compone di molti elementi, spi¬ etnico, reagisca su di esso, scelga, coordini, pro¬
rituali e corporali e — questo, come si vedrà, è duca un tipo piu o meno simile per analogo im¬
il caposaldo del razzismo di secondo grado •— piego funzionale di elementi, i quali non è ne¬
importa soprattutto la tipica funzione se¬ cessario siano assolutamente identici.
condo cui tutti questi elementi sono presenti in In più, si deve prendere in speciale conside¬
un dato tipo umano. Per prima cosa, bisogna razione il caso, in cui una tale forza, negli in¬
dunque porsi questo problema: come è che tali croci, si comporti come le qualità chiamate, nel
elementi 6i presentano in quella certa unità? mendelismo, "dominanti”, quelle dell’altro tipo
Come è che in un certo tipo "puro” si trovano avendo invece la cosidetta parte "recessiva”
unite, con carattere di stabilità, proprio quelle (sono "coperte” dalle prime in un certo gruppo
qualità di corpo, di carattere e di spirito — se si dei discendenti). Quando uno dei genitori è
vuole, proprio quel gruppo di geni? È evi¬ portatore della qualità "dominante" — cioè, noi
dente che qui bisogna pensare ad una forza, ad diremmo, quando il suo "tipo" conserva inte¬
una forza unificatrice e organizzante, forza, del gralmente la sua energia datrice di "forma" —
resto, già ammessa perfino nei riguardi delle
le qualità del genitore di diversa razza (di¬
specie animali dalle tendenze biologiche piu il¬
versità sempre relativa, non assoluta) possono
luminate e abbandonanti la sciocca teoria dar-
anche esser presenti nel prodotto dell’incrocio,
winisiica dell’evoluzione naturale, nel punto del
ma soffocate, latenti. Si facciano unire questi di¬
loro dichiararsi per il "vitalismo” e del loro rie¬
scendenti sempre a nuovi tipi della razza supe¬
vocare, in 6ede scientifica, l’antica concezione
riore originaria: noi avremo praticamente quasi
aristotelica dell’ 'entelechia” (Driesch, Dacqué,
annullata la disibridazione, cioè la riapparizione
92
93
delFeredità derivata dal genitore di altra razza indicare il piano, in cui le concezioni del raz¬
di tipo 'recessivo”. Tale eredità risulterà pra¬ zismo scientista, se unilateralmente assunte,
ticamente assorbita, trasportata dall’altra come possono mantenere tutto il loro valore.
da una corrente piu forte. Il tipo si mantiene, Il fatto, che alcune razze abbiano, rispetto ad
ovvero si sviluppa e continua in una serie di altre, un carattere "dominante”, risulta del resto
tipi ad esso analogicamente corrispondenti: esso in modo positivo anche a volersi limitare ad un
resta dominante, organizzatore, in certi casi por¬ piano materiale, non decisivo per l’argomento.
tato perfino sempre più in alto per quanto mag¬ Così il Salaman ha osservato che il tipo fac¬
giore è la materia che urge contro di lui e con ciale germanico domina su quello giudaico nel¬
cui esso si deve misurare. Ciò, finché non si ve¬ l’incrocio, per cui su 328 bambini provenienti
rifichi la lesione interna, la cessazione di quella da famiglie miste tedesco-ebraiche solo 26 pre¬
tensione, per cui il tipo aveva valore di "do¬ sentano spiccatamente il tipo ebraico. Del pari,
minante”. Solo allora subentra la disibrida¬ è stato rilevato positivamente che nelFincrocio
zione, cioè la dissociazione e il riaffìoramento fra europei in genere ed ebrei, e perfino fra
degli elementi recessivi dominati. Ma ciò non europei e ottentotti, è sempre la forma alta e
è altro che il fenomeno generale che si verifica sottile del naso che predomina bh quella larga
in ogni morte. Anche nel singolo, venuta meno e corta. Nel ceppo ebraico, i cosiddetti Separ-
l’energia interna con la morte (per un ritirarsi dhim, o Ebrei spagnoli, rappresentano una spe¬
di tale energia secondo una legge ciclica nel cie di aristocrazia rispetto agli ebrei chiamati
caso naturale, per un’azione violenta nel caso invece Askenazin: ebbene, è di nuovo il naso
di morte innaturale) il fascio degli elementi che sottile e quasi ariano dei primi che predomina
formavano l’organismo si scioglie, quegli ele¬ su quello corto e grosso dei secondi. Altre ri¬
menti si rendono indipendenti e passano a se¬ cerche hanno assodato la qualità dominante del
guire le leggi meccaniche o chimiche della tipo nordico rispetto a quello ”estide” (os(isch)
specie naturale cui appartenevano: leggi che, nella discendenza in unioni miste, come pure
nel nostro caso, sarebbero proprio quelle men- quella del tipo anglo-sassone rispetto agli ele¬
deliane dell’eredità. Per quanto possa esser abile menti razziali misti delle repubbliche sud-ame¬
il paragone da taluno addotto, di una patata ricane. Tutto ciò prova che i tipi razziali 6ono
marcia che guasta un sacco di patate buone in diversi anche come potenzialità e in casi,
cui sia introdotta, anziché esser da esse resa che van di là dall’ambito qui considerato, per¬
buona, questa imagine non .calza per l’ambito, ché noi abbiamo sempre inteso riferirci — non
a cui qui ci riferiamo: essa vale invece solo ad lo si dimentichi — ad incroci fra razze affini.

94 95
T

Senonché già col pronunciare la parola "po¬ leggi mendeliane e quelle più generali sulla ere¬
tenzialità” si è necessariamente portati a consi¬ ditarietà fìsica e psico-fisica valgono senz’altro
derare fattori imponderabili, ma purtuttavia nei casi delle eredità patologiche. È essenzial¬
cosi positivi, e spesso piu decisivi, quanto quelli mente qui che le vedute e le leggi del razzismo
"ponderabili”. La "potenzialità” non 6Ì lascia biologico relative all’ereditarietà danno dei pre¬
infatti fissare in numeri e schemi: essa è condi¬ ziosi punti di riferimento. Dal punto di vista
zionata essenzialmente da uno stato interno, in pratico, si debbono senz’altro approvare le mi¬
funzione del quale essa può intensificarsi così sure atte ad impedire che una eredità guasta
come può anche decadere. Nel secondo caso, la si trasmetta in altre generazioni, non solo, ma
qualità "dominante”, accertata in un primo si può anche pensare ad un potenziamento della
tempo ed inscritta all* anagrafe di una data stessa esigenza, per far si che in una gente o
razza, a partir da un dato momento non si ma¬ nazione gli elementi inferiori di una data razza
nifesta più, o 6olo sporadicamente. Per cui, in senso generico non abbiano, numericamente,
anche dopo aver tenuto in debito conto, nelle il sopravvento su elementi superiori. Contro
leggi dell’ereditarietà, il "dominante" e il "re¬ misure del genere è stata avanzata, come è noto,
cessivo", non si debbono generalizzare e iposta¬ l’obbiezione, che fra i "genii" dell’umanità oc¬
tizzare le constatazioni una volta fatte, ma chie¬ cidentale si trovano spesso non solo persone di
dersi sempre, non solo nei riguardi di una razza dubbia purità razziale e di dubbia "nordicità",
complessivamente, ma anche in quello dei suoi ma anche uomini colpiti da deformità fìsiche
singoli membri, in che fase ci si trovi, che ten¬ e da malattie di carattere perfino ereditario:
sione registri un dinamometro, a determinare le esponenti, dunque, di quella razza inferiore o
misure del quale elementi di carattere spiri¬ minorata, che con adeguate misure profilattiche
tuale hanno una parte non solo non indifferente, il razzismo biologico vorrebbe eliminare o, al¬
ma spesso anche predominante. Tutto ciò, valga meno, neutralizzare. Che si deve pensare in pro¬
come premessa criteriologica e metodologica per posito dal punto di vista di una dottrina com¬
una teoria dinamica, anziché statica, della pleta della razza?
razza c della ereditarietà. Fra breve, conside¬ In primo luogo, bisogna discriminare i casi
rando la razza nell’uomo e nella donna, defi¬ fatti presente dagli avversari. Bisogna cioè ve¬
niremo ancor un elemento da tener presente nel dere fino a che punto, nel riguardo, si tratta
proposito. di personalità veramente superiori. La scala
Quel che la dottrina tradizionale della razza dei valori, dal punto di vista sia tradizionale
può invece concedere senza riserve, ò che le che razzista, non sta precisamente negli stessi

96 7 - Evola, 97
eredità patologica o di razza minorata pari-
termini che secondo la mentalità moderna e,
menti costante; solo caso, questo, in cui l’ob-
soprattutto, quella 'umanistica”. Cosi, ad esem¬
biezione potrebbe aver davvero peso. Con le
pio, le qualità di carattere stanno per noi piu
misure profilattiche già indicate è ben possibile
in alto di quelle di un astratto intelletto o di
che, in un primo tempo, in qualche caso spora¬
una vana creatività estetistica. Un uomo che,
dico, intuizioni propiziate da dilacerazioni o da
semi-illetterato, ha vivo il sentimento di onore
contrasti siano impedite; ma è certo che questa
e di fedeltà, per noi vale di piu di un acca¬
perdita sarà, in una fase successiva, supercom¬
demico laureato narcisista pronto ad ogni cor¬
pensata, semprechè si tenga presente, ed anzi
tigianeria pur di farsi avanti o di uno scienziato
in primo piano, quanto si è detto circa le con¬
vigliacco: e, piu in alto di tutto, stanno per
dizioni interiori per l’integrità e il dominio
noi i valori eroici ed ascetici, unici a giustificare
delle superrazze. Infatti, a prevenire ogni equi¬
la vita con qualcosa, che è "piu che vita .
voco, noi diciamo senza mezzi termini che chi
Ma anche dopo aver discriminato secondo tali
pretendesse di realizzare i fini superiori del
criteri antiumanistici e antiborghesi, vi sono,
razzismo e richiamare in vita, in una certa mi¬
certo, casi di persone superiori non perfetta¬
sura, il superiore tipo razziale puro per mezzo
mente in ordine con la salute fìsica e con la
di procedimenti puramente profìlattici e bio¬
razza. Nel riguardo, bisogna pensare ad una
logici, ripeterebbe il tentativo della costruzione
situazione simile a quella per cui, come si è
dellTiomuncu/us, dell’uomo artificiale; impresa
visto, gli incroci talvolta hanno il valore di un
vana ed assurda. Le misure, profilattiche già ac¬
reattivo, di uno stimolo che ridesta. Negli
cennate possono servire solo a rimuovere degli
esempi, che possono davvero avvalorare l’ob-
ostacoli, tanto che facoltà prima impedite, la
biezione in quistione, si tratta, per dir cosi, di
cui origine è superbiologica, possano manife¬
crisi, o di fratture, o di situazioni d’interna in¬
starsi di nuovo: ma non possono né creare, né,
stabilità, che han valso ad aprire degli spiragli
da sole, ridestare queste stesse facoltà perché
6U di una realtà, dalla quale, per 1 irrigidimento
nulla viene dal nulla. Le misure profilattiche
nei limiti delfio fìsicizzato proprio all’uomo piu
razziali in fatto di eredità e di selezione del-
recente, altrimenti i tipi di cui 6Ì parla proba¬
l eredità debbono perciò considerarsi come parte
bilmente sarebbero stati preclusi. Ma è evidente
di una azione più vasta e complessa ed esser
che simili casi non possono aver valore né di
messe in pratica senza mai perder di vista l’in¬
esempio, nè di regola: e sarebbe diffìcile mo¬
sieme.
strare delle qualità superiori, che 6i manifestino
in linea ereditaria presso ad una correlativa

99
98
europeo — il Mànavadharmagàstra — si am¬
13. - I sessi e la razza.
mette il passaggio di un non-ario nelle caste
Sulla base delle idee ora esposte andrebbe degli arii dopo sette generazioni di incroci man¬
anche riveduta, e a fondo, la questione degli tenuti sulla linea maschile e questo numero
incroci, facendo entrare in quistione i sessi. sette riappare anche in altre tradizioni in cir¬
Anche qui si incontra, nel razzismo, che pro¬ costanze analoghe, mentre, riferendosi al ciclo
blemi di tal genere quasi mai se li è posti, una di una singola vita umana, è quello degli anni
curiosa contradizione. Affermatore della diffe¬ che, secondo ricerche moderne, occorrono per
renza, come, contradiccndo questo principio, il un periodico rinnovamento di tutti gli elementi

razzismo considera ad una stessa stregua cioè del corpo. Dal codice già indicato, in questa oc¬
come soggetti in egual misura alle stesse leggi casione, si dichiara quel che, dal punto di vista
tradizionale, devesi considerare come un capo¬
biologiche —.tutti i tipi umani, cosi esso sembra
saldo per la questione su accennata: l’ere¬
non aver mai pensato che, in via normale, 1 ere¬
dità maschile non può esser messa
dità e il potere della razza possono avere un
sullo stesso piano di quella femi-
peso diverso a seconda che si tratti di un uomo
nile, perché, in via di principio, la prima ha
o di una donna. Qualcuno, a cui il problema
la qualità chiamata dal mendelismo “domi¬
si è affacciato, è andato a risolverlo addirit¬
nante”, la seconda quella “recessiva”. Quindi,
tura alla, rovescia, supponendo, sulla base, di
nuovo, di considerazioni semplicemente biolo¬ quando la donna è di razza superiore, la sua
giche, nella donna un maggior potere di con¬ eredità superiore è sopraffatta nella mescolanza,
mentre l’eredità maschile superiore, nel caso op¬
servazione della razza e del tipo.
Dal punto di vista dell’insegnamento tradi¬ posto, non è necessariamente contaminata, 6alvo
zionale è esattamente l’opposto che, nel caso di casi-limite, o d’eccezione, e salvo quanto diremo
circa Tesser uomo. « Qualunque sia la qualità di
una umanità normale, e vero; e questo insegna¬
un uomo a cui una donna è per rito legittimo
mento, se degnato di un’attenzione assai minore
unita — è detto nel testo già citato (IX, 22) <—
di quella che oggi da alcuni si concede a con¬
siderazioni biologistiche fra le piu plateali e essa la acquista come l’acqua di un fiume unen¬
insignificanti, potrebbe fornire degli spunti assai dosi all’oceano». E ancora (IX, 33-36): «Se si
utili per un problema di non poco momento, paragona il potere creativo del maschio con
che è quello della tecnica per l’elevazione di quello della femina, il maschio va dichiarato
razze relativamente inferiori attraverso varii superiore perché la progenitura di tutti gli es¬
cicli di eredità. Cosi,/nel piu antico codice indo¬ seri è distinta dalla caratteristica maschile. Qua-
sono considerate come cose semplicemente del
lunque sia la specie del seme che 6Ì getta in
corpo, invece che qualità, anzitutto, dell’essere
un campo preparato nella stagione conveniente,
interiore, deH’anima e dello spirito. In questo
questo seme si sviluppa in una pianta dotata
riguardo, di ciò che è la polarità, la distanza,
di particolari qualità, che sono quelle del 6eme
la diversa funzione e dignità dei due 6essi già
(maschile) ». Completando l’imagine, al piu, si
da tempo, in Occidente, si sa poco più che
può concedere che quando il campo non è pre¬
nulla. E così problemi importantissimi riguar¬
parato e la stagione non è adatta, la qualità
danti la razza sono oggi considerati nei loro
maschile, nella discendenza, 6arà ostacolata o
aspetti esteriori e consequenziali, anziché in
intristirà, o senz’altro si inaridirà, ma non potrà
quelli interni e sostanziali: p. cs. ci si preoc¬
mai succedere, per un potere miracolistico del
cupa tanto del problema demografico e si creano
suolo o della stagione — cioè, nella analogia,
ogni specie di istituzioni per l’igiene e l’assi¬
della donna e delle condizioni psichiche di una
stenza sociale e l’incremento della razza nel
unione sessuale — che da un seme, mettiamo,
senso stretto, ma si trascura il punto fondamen¬
di palma venga fuori una pianta di ginepro.
tale, che è il significato del rapporto fra i sessi
Ciò, come l’abbiamo intenzionalmente rilevato,
e il preciso imperativo, che chi è nato uomo,
finché si abbia in vista un mondo normale,
sia uomo, e chi donna, donna, in tutto e per
tale essendo quello sempre presupposto da ogni
tutto, nello spirito e nel corpo, senza mesco¬
insegnamento tradizionale.
lanze e senza attenuazioni. Solo in questo caso
Cosi, volendo sapere che cosa si deve pensare
gli insegnamenti tradizionali sopra accennati
oggi in proposito, piu che interrogare la bio¬
hanno validità e si aprono, per delle iniziative
logia, bisognerebbe precisare la misura, nella
di selezione e di elevazione delle razze attra¬
quale il mondo moderno, nel riguardo dello stato
verso adeguati incroci e processi ereditari, delle
dei 6essi, possa chiamarsi davvero un mondo
possibilità quasi illimitate; non certo nel caso
normale. La risposta, purtroppo, non saprebbe
in cui, come oggi, si veda, nel riguardo del-
esser che negativa. Il mondo moderno non co¬
l’esser uomo o donna, una mescolanza ancor piu
nosce quasi piu che cosa significhi, in senso su¬
obliqua che non nel riguardo dell’esser di una
periore, esser uomo o donna; esso va verso una
razza o dell’altra : in cui degli esseri sono uomini
indifferenziazione dei tipi che è già visibilissima
nel corpo per esser femine neH’anima o nello
sul piano spirituale, e, da esso, qua e là sembra
spirito, e viceversa, a tacere del diffondersi di
tradursi sullo stesso piano fisico e biologico
inclinazioni sessuali e psichiche di carattere ad¬
dando luogo a fenomeni preoccupanti. Non da
dirittura patologico.
oggi, in Occidente, la virilità e la feminilità
103
102
Ma qui dobbiamo rimandare il lettore a venzionalistici, si è conservato, nel riguardo,
quanto abbiamo già scritto in proposito nella ancora qualcosa del modo normale e tradizio¬
nostra Rivolta contro il mondo moderno, trat¬ nale di vedere. Il colmo poi è che alcuni razzisti
tando anche della morte delle razze. Poiché le stranieri, non sospettando menomamente di far,
discendenze non si formano per combinazioni in ciò, semplicemente da eco ad uno 6tato di
di elementi ereditari fatte in laboratorio o in fatto anomalo di data relativamente recente,
appositi istituti di Stato, ma scaturiscono dalle che riguarda solo loro, esaltano come una pre¬
unioni di uomini e di donne, sarebbe logico che, sunta caratteristica della razza nordica la ba¬
come premessa ad ogni concezione attiva della nalità di rapporti come da compagno a com¬
razza e ad ogni discriminazione dell’una razza pagna e il cosiddetto "rispetto della donna”,
o dell’altra, si definisse e separasse la razza dei mentre vorrebbero mettere a carico dei pregiu¬
maschi e la razza delle temine nella stessa com¬ dizi asiatici delle razze inferiori del Sud ogni
pletezza corporea, psichica e spirituale, in vista concezione basata sulla dovuta distanza, pola¬
della quale noi abbiamo formulato la teoria dei rità e diversa dignità dei due sessi. Bisogna ri¬
tre gradi del razzismo. conoscere che se tali travisamenti venissero as¬
Vi è, in piu, da rilevare una circostanza sin¬ sunti come principii, la via imboccata condur¬
golare, la quale conferma il fatto già notato, rebbe meno al risveglio e alla rintegrazione del
puro tipo nordico, che non ad una ulteriore in¬
che le razze, le quali biologicamente hanno
voluzione — nel senso di una banalizzazione
conservato piu da presso il tipo nordico, dal
e di un interno livellamento dei tipi — di quel
punto di vista interno talvolta si trovano in un
che di esso ancora rimane nei popoli germanici...
grado maggiore di involuzione e di sfaldamento,
che non altre della stessa famiglia: vogliamo
dire che proprio i popoli nordici — germanici 14. - La razza maschile e la
e anglosassoni — sono quelli, nei quali i rap¬ razza feminile.
porti tradizionali fra i due sessi sono stati mag¬
L'aver parlato, poco fa, di "razza deH’uomo"
giormente sovvertiti. La cosiddetta emancipa¬ e della donna" non è una estensione del tutto
zione della donna — che in realtà solo significa gratuita del concetto. Noi crediamo, infatti, che
la sua mutilazione e degradazione — ha infatti chi voglia rendersi davvero conto delle cose
preso le mosse da tali popoli ed ha avuto in non dovrebbe trascurare del tutto le osserva¬
essi la maggior presa, laddove nei popoli ro¬ zioni svolte in una notissima opera da Otto
manici, sia pure in riflessi imborghesiti e con- Weininger, soprattutto in due punti. In primo

104 105
luogo, nella determinazione del tipo di puro
Chi volesse ovviare un tale difetto, dovrebbe
uomo e di pura donna, come basi per poter mi¬
naturalmente considerare i sessi anche nel loro
surare le "quantità” dell’uno e dell’altro che
aspetto psichico e spirituale. Da tale punto di
si trovano in ciascun individuo e per potersi
vista, è certamente assurdo concepire p. es.
quindi regolare in modo conforme. In secondo
come normale, che la donna "nordica” incarni
luogo, nell'idea ardita, che i rapporti intercor¬ gli stessi valori propri all’uomo puro nordico —
renti fra vero uomo e vera donna corrispon¬ vale a dire, tutto ciò che è superiorità calma
dono analogicamente a quelli che esistono fra e dominatrice, solarità, senso di distanza, di¬
la razza aria e la razza semita. Per il Weininger stacco attivo, connesso ad una prontezza al¬
l’uomo starebbe alla donna come l’ariano sta al l'attacco, e quanto ancora vedremo. Senza dover
semita. Weininger si è dato alla ricerca delle addirittura riferirsi, col Weininger, ai popoli
qualità feminili, che appaiono come un preciso semiti, se non si deve venire ad un livellamento
riscontro di quelle tipiche per il semita e l’ebreo.
e quindi ad un imbastardimento, è invece de¬
Una tale ricerca, in buona misura, è tenden¬ siderabile e normale che la stessa donna nordica
ziosa; da quel mezzo-ebreo che era, il Wei-
abbia in proprio doti psichiche e spirituali,
ninger, anche senza volerlo, è stato portato
che hanno una posizione centrale in razze di¬
soprattutto ad avvilire c a degradare — non ha
verse, non nordiche.
cercato il vero valore della donna dove doveva
Del resto, una volta tralasciata la razza del
cercarlo. Resta tuttavia valida, nelle sue ve¬
corpo, la razza antropologica, ove le differenze
dute, l’idea, che dal punto di vista di una con¬ razziali feminili sono note ed evidenti, sul
cezione normale e differenziata dei sessi uomo piano della razza dell'anima i caratteri distin¬
e donna si presentano quasi come l’espressione
tivi delle donne delle varie razze sono assai
di due razze diverse, se non pure opposte. È meno pronunciati che nel caso dell’uomo. In
dunque un grave difetto del razzismo descrittivo
fatto, poi, di razza dello spirito, esse spesso fan
e tipologico non tenere conto di ciò nel suo luogo ad una vera indifferenziazione. Il vero
sforzarsi di individuare e descrivere le carat¬ portatore della razza dell’anima e, soprattutto,
teristiche di ciascuna razza cppcrò di non do¬ di quella dello spirito, è l’uomo; è soprattutto in
mandarsi, sb certe qualità, normali per il tipo lui che cade il principio della differenza, men¬
maschile di una data razza, continuino ad es¬ tre nell'elemento feminile si riflette di più quello
serlo, quando si traiti invece del tipo fcminile delFeguaglianza. Non a caso le antiche tradi¬
di essa. zioni associarono, nell’analogia cosmica, l’ele-

106 107
mento feminile a quello della materia o po¬ ranno il sopravvento nei processi di eredità, la
tenza informe, ylé, dynamis, e quello maschile, tutela della razza si farà una cosa problematica,
invece, al principio celeste della forma c del- fino a che si verifichi il caso-limite, vale a dire
l’individuazione; ancor meno è un caso, che il ritorno, in nuove forme, allo spirito e alla
le antiche civiltà ginecocratiche e matriarcali, promiscuità delle civiltà ginecocratiche trattesi
come immediata conseguenza della prceminenza dalle razze antinordiche o dalla degenerescenza
accordata al principio feminile nelle sue varie di quelle nordiche.
forme, materne o afroditiche, ebbero per carat¬
teristica la promiscuità, il comuniSmo, il di¬
ritto naturale, Teguaglianza generale1.
Di rigore, di fronte ad ogni uomo degno di
questo nome, la donna vera, quella, che i nostri
genitori qualificavano significativamente come
"donna di razza", dovrebbe presentarsi come
qualcosa di pericoloso, come un principio estra¬
neo che attira, s’insinua e chiede una reazione
interiore: quasi lo stesso tipo di reazione, di cui
abbiamo detto parlando degli incroci, ove un
sangue estraneo ammesso mette alla prova il
tipo e dà luogo a due possibilità: o ad un ri¬
sveglio, ad una riaffermazione e ad una vivifi¬
cazione, ovvero ad una dissoluzione e ad un
abbassamento. Nel primo caso l’uomo si man¬
tiene all’altezza della sua funzione e, secondo
l’insegnamento tradizionale già riferito, le sue
qualità permarranno e si riaffermeranno intatte
nella discendenza, col carattere di "dominanti".
Nel secondo caso, in forme piu o meno larvate,
subentrerà una degenerescenza, per lo meno in¬
terna, del tipo; forze incontrollabili prende-

1 Cfr, le considerazioni in proposito svolte dal BàCHOFEN,


nell’opera già citata da noi tradotta La razza solare.

108 109
PARTE TERZA

LA RAZZA DELL’ANIMA
E DELLO SPIRITO
1. - Razzismo di secondo grado.
- La razza dell*anima.

Torniamo ora alla precisazione dei tre gradi


della dottrina della razza. Come razzismo di
secondo grado devesi considerare una teoria
della razza dell’ anima e una tipologia del¬
l’anima delle razze. Un tale razzismo ha da in¬
dividuare gli elementi, a loro modo primari e
irreducibili, che agiscono dall’interno, facendo
si che gruppi di individui manifestino un co¬
stante modo d’essere o ”stile” in fatto di agire,
di pensare, di sentire. Qui si viene ad un nuovo
concetto della purità razziale di un dato tipo:
non si tratta piu, come nel razzismo di primo
grado, di vedere, se un dato individuo presenta
quel dato gruppo di caratteristiche fìsiche o,
anche, genericamente caratteriologiche, che lo
rendono conforme al tipo ereditario, ma si tratta
di stabilire se la razza del corpo portata da un
dato individuo è l’espressione adeguata, con¬
forme, della sua razza dell’anima, e viceversa.
Se ciò si verifica, il tipo è puro anche ai sensi
dell’indagine di secondo grado. La quale integra
dunque i risultati di quella di primo grado,
perché non considera piu le varie caratteri¬
stiche corporee in astratto, in una semplice clas¬
sificazione, e quali potrebbero presentarsi anche
in maschere, invece che in volti e individui
viventi. Essa cerca invece di cogliere il loro
segreto, vale a dire, ciò che esse esprimono, la

8 - Eyolà, 113
funzione secondo la quale esse sono assunte e in direzioni diverse di quella precedente, la
per via della quale, di caso in caso, esse pos¬ quale concepiva ogni individualità separata-
sono anche significare una cosa diversa. Come mente invece che come membro di una data
abbiamo già accennato, un naso di una data comunità superbiologiea, di una data razza del¬
forma e un cranio allungato, dolicocefalo, pos¬ l’anima.
sono riscontrarsi sia in un tipo delle razze de¬ È su questo piano piu alto che l’antropologia
rivate dal ceppo nordico, sia in un esemplare e la paleantropologia divengono preziosi ausi¬
di razze africane: ma nell'uno e nell’altro caso liari per la ricerca degli elementi razziali pri¬
è evidente che essi non hanno lo stesso signifi¬ mari, entrati in composizione, sovrappostisi o
cato. Inoltre, può accadere che un dato tipo scontratisi nei primordi delle civiltà. Per i com¬
abbia, ad esempio, prevalenti caratteristiche piti più alti della dottrina della razza, non
p. es. mediterranee in fatto di razza antropolo¬ basta aver constatato la presenza, ad esempio,
gica del corpo — tanto che il razzismo di primo nelle origini italiche, di un dato numero di sche¬
grado lo assegnerebbe appunto alla razza me¬ letri e di crani tipici e, integrando tali ricerche
diterranea o dell’uomo dell’Ovest: tuttavia la con quelle archeologiche, poter affermare fon¬
ricerca ulteriore può riscontrare, che quei tratti datamente l’esistenza di nn antico, puro tipo
mediterranei, nel tipo in quistione, sono assunti umano nordico-ario italico. Non si uscirebbe,
in una funzione diversa di quella che normal¬ con ciò, da un àmbito da museo. Bisogna, in
mente sarebbe da attendersi. Il tipo, di cui si più, far parlare questo tipo, penetrare
parla, li usa per esprimere, invece, un’anima, un quel che una data forma corporea esprime, ciò
atteggiamento interno, che non è mediterraneo, di cui una data struttura umana è simbolo. Cosa
ma p. es. nordico o levantino; cosa che dà agli impossibile, senza passare nel dominio del raz¬
stessi tratti un valore espressivo affatto diverso zismo di secondo e, in una certa misura, per¬
e conduce talvolta a certe distorsioni o altera¬ sino di terzo grado, discipline che lavorano con
zioni deH’elemento esteriore mediterraneo, che altri metodi di ricerca e utilizzano un altro or¬
alla ricerca di primo grado son quasi impercet¬ dine di documenti e di testimonianze.
tibili o da essa son considerati irrilevanti e tra¬ Come razzismo di secondo grado si può con¬
scurabili, mentre per la ricerca di secondo grado siderare la cosiddetta Rassenseeleìcunde o ”psì-
rappresentano altrettante vie per cogliere la ati tropologia” di L. F. Clauss, per quanto ri¬
"razza interiore”. Qui la fisiognomica, guarda i suoi metodi e i suoi criteri generali.
cioè lo studio del senso delle fisionomie umane, La necessità di una tale ricerca, dal Clauss è
avrà una parte importante: si svilupperà però stata messa in chiaro con esempi convincenti.

114 115
usare espressioni generiche e non entrar, qui,
Si consideri, p. es, il fenomeno della compren¬
nelle precise denominazioni inerenti ad una
sione. Nella realtà si danno fin troppi casi di
dottrina della razza dell’anima.
persone, che sono esattamente della stessa razza
del corpo, dello stesso ceppo, talvolta perfino —
come fratelli o padri c figli — dello stesso san¬ 2. — La razza delVanima e la
cultura. Luogo del problema
gue nel senso più reale, ma che purtuttavia non
ebraico.
riescono a comprendersi. Una frontiera separa le
loro anime, il loro modo di sentire e di vedere La quale, evidentemente, per questa via va
è diverso e contro di ciò la comune razza del ad articolare anche il dominio proprio a molti
corpo e il comune sangue nulla possono. Esiste valori culturali, soddisfacendo l’esigenza fon¬
una possibilità di comprensione, e quindi di damentale, di dar dovunque rilievo a ciò che è
vera solidarietà, di unità profonda, solo dove "forma”, differenza ed evitando, per venir a
esiste una comune "razza dell’anima . Entrano tanto, di supporre una unilaterale e degradante
in quistione, qui, clementi sottili, di una istin¬ dipendenza di cultura e civiltà dalla semplice
tiva sensibilità. Mentre per lunghi anni di nulla razza del corpo. Non solo le qualità di carattere
si è sospettato, in una data circostanza può ac¬ riflettono un determinato stile, diverso a se¬
cadere che una data persona col suo modo di conda delle razze dell’anima, ma la ricerca di
agire ci dia la sensazione netta che essa ”è di sécondo grado può facilmente venire alla con¬
un’altra razza” e, allora, non vi è più nulla da statazione più generale, che, p. es., non si è
fare con essa, potranno sussistere, con essa, rap¬ ricercatori, guerrieri, asceti, mercanti, artisti,
porti di varia natura, ma sempre presso ad un ecc, in astratto e in generale, ma che vi sono
intimo ritegno, ad un’ intima distanza. Essa tanti modi distinti, condizionati dalla razza in¬
terna, di esser ricercatori, guerrieri, asceti, mer¬
"non è piu dei nostri”. Di solito, qui, si par¬
canti, artisti, ecc. Si pone cosi il problema
lava di carattere. L'espressione è vaga. Non vi
di individuare le varie "leggi di stile”, cioè le
è, infatti, un 'carattere” in generale ma vi sono
forme che 60no realmente adatte all’espressione
differenti modi, condizionati dalla razza interna,
di un dato significato, di una data attività o di
di apparire delle doti di carattere. Ad esempio,
una data attitudine fondamentale all'interno di
il modo di esser "fedele” di un essere di razza
una data razza dell’anima. Problema, questo,
levantina è diverso da quello di un uomo di
come è chiaro, d’importanza fondamentale per
razza nordica o dinarica. Il modo di concepire
i compiti pratici del razzismo, soprattutto per
l’eroismo di un uomo mediterraneo è diverso
quelli di natura profilattica in sede di cultura
da quello di un Giapponese o di un Russo, per

117
116
e di forme di vita 6oeiale. Ad esempio, cosi a persone che dimostrano una mentalità e una
come è stata posta; in Italia, la quistione ebraica "razza dell’anima” ebraica, anche quando esse
si è ispirata visibilmente e giustamente a consi¬ siano pienamente in regola con la razza del
derazioni proprie ad un razzismo non di primo, corpo. Nel Talmud 6i legge di una persona, che
ma di secondo grado. L’Ebreo in Italia è stato si era recata da un rabbino, dicendo: « Suvvia,
messo al bando non tanto sulla base di consi¬ uniamoci, diventiamo tutti un unico popolo».
derazioni razziali biologiche, quanto seguendo Il rabbino risponde: « Volentieri, senonché noi
il criterio delle opere; non tanto perché l’Ebreo Ebrei siamo circoncisi, quindi non vi è che un
mostri sempre caratteristiche fisiche assoluta- mezzo per venire a tanto: fatevi circoncidere
mente opposte a quelle di razze mediterranee anche voi». Il De Vries de Heekelingen, ri¬
cordando questo aneddoto, rileva giustamente,
che figurano anche come componenti di alcune
che nel mondo moderno si è proprio realizzata
parti della ”razza italiana”, ma soprattutto per
una assimilazione a rovescio: non si tratta, certo,
via del suo "stile”, del suo atteggiamento, del¬
di circoncisione materiale, ma di circoncisione
l’azione corrosiva e disgregatrice in sede sociale
spirituale — fatto sta però, che in tanto l’Ebreo
e culturale che la razza ebraica esercita, salvo
è riuscito a farsi largo fra la civiltà non¬
rare eccezioni, spesso perfino senza volerlo, per
ebraica, in quanto il non-ebreo ha spesso fatto
natura, allo stesso modo che al fuoco è proprio
suoi una mentalità e un modo d’essere propri,
il bruciare e ad una vipera il mordere e l’av¬
originariamente, 'all’Ebreo. Cosi stando le cose,
velenare. Questo stile, questo ebraismo come
si vede l’utilità pratica del razzismo di secondo
razza dell’anima, lo avverte subito chi sia di
grado. Esso permette aH’antigiudaismo di esser
razza diversa e non sia stato completamente ab¬
coerente, completo, imparziale, dandogli il modo
brutito dai "valori” della civiltà moderna neutra
di individuare e combattere la mentalità ebraica
e internazionalistica. Esso costituisce una base
anche là dove essa si manifesta senza una re¬
molto piu sicura di quanto una qualsiasi consi¬
lazione diretta ad un sangue ebraico, in indi¬
derazione biologica può offrire, dato che, di
vidui ebraizzati nelFanima e nel modo d’essere
fatto, l’ebraismo è una unità definita essenzial¬
e d'agire pur essendo, nel corpo, di una delle
mente da una razza dell’anima, da uno "stile”
razze derivate dal ceppo nordico-ario.
inconfondibile cd ereditario dell’azione, del¬
l’atteggiamento, della vita.
Nel riguardo, vi è però la controparie. Molto
a proposito si è parluto, nella polemica razziale
italiana, di ”Ebrei onorari”. Si allude, con ciò,

119
118
cultura moderna, poiché in essa, se ne trova un
3. - Origine delle razze ricordo deformato in certe correnti teosofìste è
delV anima,
"occultiste”, nella ricerca detta "scientifica” non
Donde provengono le "razze dell’ anima"? se ne ha però nemmeno un sospetto. Cosi stando
Evidentemente, nel caso-limite di razze comple¬ le cose, oggi è d’uopo procedere per via in¬
tamente pure, di un solo getto, se cosi 6Ì può duttiva o intuitiva, invece che partendo da un
dire, esse rappresentano 1*espressione psi¬ corpus preciso di conoscenze. Da tener ben pre¬
chica della stessa particolare energia forma¬ sente come importante caposaldo metodologico
trice che, sul piano fìsico, 6i esprime invece nei è, in ogni caso, il principiò, che esistono due
tratti specifici e tipici della razza antropologica linee distinte di eredità, l’una del
del corpo e che sta alla base della loro inscindi¬ corpo e l’altra deH’anima, linee le quali, dopo
bile unità, pur appartenendo, in sé stessa, ad un che le razze e le tradizioni han perduta l’ori¬
piano ancora piu elevato. Secondo l’antico in¬ ginale purità di tempi assolutamente preistorici,
segnamento tradizionale, l’anima non è sempli¬ possono anche divergere. Allora devesi pensare
cemente ciò che la psicologia moderna ritiene, clic mentre la linea dell’eredità fìsica è quella di
vale a dire un insieme di fenomeni c di attività una continuità visibile ed individuabile, perché
"soggettive”, svolgentesi su di una base fisio¬ appoggiatesi al processo della generazione na¬
logica; per queU’insegnamento, l’anima è invece turale, la linea dell’eredità dell’anima ha invece
una specie di ente a sé; come il già accennato una sua continuità solo su dì un altro piano,
linga-garira, o "corpo sottile", essa ha una esi¬ non piu sensibile, e può dunque collegare indi¬
stenza propria, sue forze reali, sue leggi, una vidui, clic possono non aver nulla di comune
sua eredità, distinta da quella puramente fisico- nello spazio c nel tempo1. Ritorneremo su ciò
biologica. nel parlare del problema della nascita. Qui sia
Da tale punto di vista, bisogna pensare che rilevatu la complessila, che già in questi termini
le razze dell’anima 6ono soggette a vicende ana¬ presenta il problema della stessa eredità fìsica,
loghe a quelle della razza del corpo, solo clic, qualora non sia considerato con positivistica
per individuare tali vicende, quindi per sapere miopia: infatii, poiché l’anima ha rapporti di
circa la genesi delle razze dell’anima, circa la azione reciproca col corpo, nel caso della diver¬
loro essenza e le leggi condizionanti il loro svi¬ genza delle due eredità si produrranno, nell’ere-
luppo e la loro integrità, occorrerebbero i mezzi
d’indagine immateriale già conosciuti dalle an¬ 1 Cfr, a tal riguardo quel che abbiamo avuto occasione di
esporre in vari punti della nostra opera critica Maschera e volto
tiche scienze tradizionali, sconosciuti invece alla dello spiritualismo contemporaneo, Ed. Bocca, Torino, 1932.

120 121
dità fìsica, per influsso dell’altra, delle mo¬ spondenza, nel senso che, p. es., 6u cento tipi
dificazioni insuscettibili ad esser spiegate con che presentino, come razza del corpo, la purità
quanto, nel 6uo dominio, la ricerca biologica e razziale, supponiamo, di tipo nordico, si può
antropologica potrà mai accertare. presumere che si trovi una maggior quantità di
Non essendo però questa la.sede adatta per casi, in cui ad essa corrisponda, potenzialmente,
inoltrarsi in un tale ordine di considerazioni, anche una qualificazione psichico-spirituale con¬
già perché esse presupporrebbero la conoscenza grua, che non fra cento tipi, la cui razza del
della concezione tradizionale circa gli stati mul¬ corpo non sia nordica, né d’origine nordica. Le
tipli deU’essere, da sostituire al modo con cui riserve da farsi ad un tale assunto sono le se¬
oggi sono considerati tutti i maggiori problemi guenti: anzitutto, quella già fatta dicendo "po¬
relativi all’ uomo, alla vita, alla morte e al tenzialmente”, dato che, come si è visto, vi sono
mondo, torniamo al punto da cui si era partiti, casi di razze pure semispente o entrate in invo¬
per dire che, quando ci si trovi di fronte ad luzione in fatto di razza dell’anima; in secondo
uno stato di mescolanza razziale, le razze del¬ luogo, perché bisogna considerare i casi delle
l’anima debbonsi considerare come il risultato "preferenze” — la legge delle affinità può aver
di tre fattori. Il primo, che è l’essenziale per fatto preferire la manifestazione di un dato tipo
esse, è appunto la razza dell’anima come un di personalità in una certa razza dell’anima,
ente distinto; il secondo, è l’influenza che su di però secondo una congiuntura tale, da dover pa¬
esso può aver esercitato un corpo di razza non gare questa scelta con l’accettazione di una
corrispondente e, attraverso questo corpo, che razza del corpo non corrispondente (per esem¬
è il centro positivo dei rapporti col mondo este¬ pio, nei casi di rianimazione della razza nella
riore, un ambiente non adeguato; il terzo è l’in¬ seconda delle forme considerate a pag. 85 e seg.,
fluenza che può aver esercitato un elemento le affinità elettive condurrebbero proprio ad
ancor più alto, cioè la razza dello spirito, nel una manifestazione in forme miste più che in
caso di una nuova divergenza fra anima e spi¬ forme pure, ma interiormente decadenti); in
rito, oltreché fra anima e corpo. terzo luogo, perché "analogia” e "affinità elet¬
Di rigore, poiché l'unità dei varii elementi non tiva” sono termini che, qui, si riferiscono a stati
avviene a caso e por leggi automatiche, ma in non semplicemente umani di esistenza, si che
base a nessi analogici ed "elettivi” (anche que¬ per esse valgono criteri, i quali possono anche
sto sarà chiarito in seguito), malgrado le di¬ non collimare con quanto la mente comune si
vergenze, si può ammettere, come ipotesi di la¬ troverebbe portata a supporre e a credere na¬
voro e criterio probabilistico, una certa corri¬ turale, logico e desiderabile.

122 123
emotive è, qui, dimostrata da esempi molteplici.
4. — Possono nascere
Si possono ricordare i casi varii rientranti nel
razze nuove?
campo dell’ipnotismo e delFisterismo. Si può
Nella nostra opera II mito del sangue il let¬ ricordare il fenomeno dello stigmatismo ed altri
tore potrà vedere quali razze dell’ anima il analoghi nella vita mistica, determinati da uno
Clauss ha creduto di poter individuare e quali stato d’animo e da una idea religiosa. Di parti¬
razze del corpo, per lui, ne costituiscono la colare importanza sono poi gli esempi dell'in-
normale corrispondenza. Non è il caso, qui, di fiuenza dello stato d’animo o di una data ima-
procedere ad una discriminazione di quel che gine della madre sul figlio che essa darà alla
vi è di accettabile, o meno, dal punto di vista luce e che ne recherà le traccie. Il caso-limite,
tradizionale, nelle teorie del Clauss che, pe¬ in proposito, è costituito dalla cosiddetta tele¬
raltro, costituiscono l’unico tentativo positivo genesi. Una donna, i cui rapporti sessuali con
finora fatto in questo campo. Si può, del resto, un uomo di colore sono cessati da anni, può
porre il problema se, in condizioni di mesco¬ dare alla luce un figlio di colore nella sua unione
lanza, come le attuali, esista una corrispondenza con un uomo, come lei, di razza bianca: qui
numerica fra razze dell’anima e razze del corpo. una idea confìttasi in condizioni speciali nella
È anche da pensare al caso, che determinate subcoscienza della madre in forma di un "com¬
razze dell’anima, in forza di certe leggi cicliche, plesso”, anche dopo anni ha agito formativa¬
facciano riapparizione in forme nuove, operando, mente sulla nascita. Se tutto ciò ha una possibi¬
a tal uopo, una 6peeie di selezione nei miscugli lità reale, può benissimo pensarsi ad un ripetersi
etnici, col risultato di un graduale e piu o meno di un processo simile in sede collettiva. Una
perfetto enuclearsi di tipi razziali, che sembrano idea, dato che agisca con sufficiente inten¬
effettivamente nuovi. Nel loro lato piu esterno, sità e continuità in un dato clima storico e in
questi sono appunto i processi, nei quali una una data collettività, finisce col dar luogo ad
idea divenuta stato d’animo collettivo e ideale una "razza dell’anima^ e, col persistere del¬
di una determinata civiltà va a dar luogo ad l’azione, fa apparire nelle generazioni che im¬
un tipo umano quasi nei tratti di una vera e mediatamente seguono un tipo fìsico comune
propria "razza del corpo” nuova. nuovo, da considerarsi, da un certo punto di
Tali processi sono reali e sono una estensione vista, come una razza nuova. La cosa ha un ca¬
di ciò che è positivamente riscontrabile nei sin¬ rattere effìmero quando, in processi del genere,
goli. La forza organicamente formatrice propria non entra in quistionc una evocazione, anche,
ad una idea sufficientemente satura di forze di principii più profondi, cioè appartenenti al

124 125
piano dello spirito, nel quale, in ultima analisi, primo grado possono considerarsi decisive qua¬
si trovano le radici ultime e “eterne” delle razze lora si tratti delle “razze di natura” o di razze
vere, originarie: solo allora la razza nuova non divenute tali per involuzione, cosi le conside¬
è clie un prodotto di congiuntura. Erronea è razioni proprie al piano delle “razze deiranima”
però Topinione di quei razzisti biologici, che, sono fondamentali là dove è nell’ elemento
generalizzando e, come al solito, avendo riguardo “anima” che un dato ciclo di civiltà ha fatto ca¬
solo per le forze agenti in orizzonti assai limi¬ dere l’accento. Se un ciclo di tal genere può
tati, ritengono che tutti i tipi sorgenti per tal rappresentare un “di piu”, un risollevamento, di
via e non riducentesi alle razze da essi distinte fronte al livello delle “razze di natura”, esso
e catalogate, debbano dissolversi a breve sca¬ però presenta sempre caratteri anòmali da un
denza. Già a provare il contrario starebbe il punto di vista superiore, dato che, in via nor¬
caso del tipo ebraico. Questo tipo si è tratto male, è lo spirito, e non l’elemento anima, che
da un miscuglio etnico comprendente elementi dovrebbe costituire l’estremo punto di riferi¬
razziali molto diversi sotto l’azione di una "razza mento della gerarchia dei tre elementi dell’es¬
deiranima” e persiste con sufficiente stabilità sere umano e quindi anche ~il vero principio
da oltre due millenni: cosa non sempre facile informatore in ogni civiltà davvero “in ordine”.
a constatare nelle razze, per dir cosi, "rego¬
lari” e “naturali”, secondo i detti razzisti. A 5. - La razza delVanima e il
maggior ragione debbonsi dunque ammettere "mito”. - Limiti del "mito”.
possibilità del genere quando il processo di
Con ciò restano definiti i limiti di validità
formazione abbia per base una evocazione, come
della dottrina della razza di secondo grado.
dicevamo, spirituale, perché allora si stabilisce
Alle teorie, in molti aspetti giuste e geniali, del
il contatto con qualcosa di piu originario che
Clauss si può movere appunto la critica, di
non queste razze supposte .naturali ed elemen¬
aver considerato le razze dell’anima come delle
tari — e i rapporti si capovolgono: sono tali
realtà ultime e primarie e, le loro frontiere, come
razze che si dimostrano instabili e che si disso¬
invalicabili, perché, per lui, non esisterebbe nes¬
ciano, fino a far apparire, in una razza nuova
e antica ad un tempo, il tipo veramente puro, sun più alto punto di riferimento. Ciò è giusto
per effetto di forze essenzialmente superbiolo¬ 6olo sub conditione, vale a dire nel presupposto
giche. È ben visibile l’importanza di tutto ciò che la considerazione si porti su civiltà tro¬
nei riguardi di un razzismo pratico e creativo. vatesi nello stato già accennato, e non com¬
Come le considerazioni proprie al razzismo di pletamente normale, di una preminenza del-

126 127
r

F elemento anima. Venir meno alle frontiere originario. In realtà, come le caratteristiche in¬
delle razze delFanima significherebbe, in tal dividuate dal razzismo antropologico non di¬
caso, aprire le vie ad una dissoluzione sia della vengono espressive che se considerate come vie
razza del corpo che di quel che in essa può es¬ della razza delFanima, cosi le modalità delle
servi della razza dello spirito, giacché, in que¬ razze delFanima non rivelano il loro contenuto
sto caso, l’una e l’altra hanno nelle prime la loro piu profondo che riferendosi alle razze dello
base. In via normale, invece, le razze delFanima spirito e, nel caso specifico delle razze arie, alle
fan capo alle razze dello spirito, di cui rappre¬ varie forme, originarie e derivate, normali o
sentano tante espressioni varie, le differenze anòmale, assunte dalla spiritualità e dalla tra¬
particolari essendo allora riprese da differenze dizione iperborea nello sviluppo del suo ciclo.
piu generali. Ciò non vuol dire però che, per i compiti
È per questo, e per il fatto che il punto di pratici, i risultati della dottrina di secondo
vista tradizionale ha unicamente riguardo per grado della razza non abbiano una loro parti¬
condizioni di normalità, che noi non abbiamo colare importanza. Se le correnti più avanzate
creduto necessario, qui, procedere ad una defi¬ del rinnovamento e della reazione europea
nizione delle razze delFanima e vedere fino a hanno superato certamente il piano corrispon¬
che punto le vedute del Clàuss a tale riguardo dente al principio corpo, non si può dire x>erò
siano accettabili e utilizzabili. D’altra parte, le che esse abbiano anche raggiunto il piano del
razze del corpo considerate dal Clauss come puro elemento "spirito” e ad esso abbiano già
corrispondenti a quelle delFanima rientrano, di condotto le masse, od anche soltanto una élite
massima, nel gruppo delle razze trattesi dal sufficientemente numerosa e ufficialmente ri¬
ceppo iperboreo e nordico-atlantico primordiale. conosciuta. Al punto attuale, è il piano del¬
Segue da ciò che, qualora si tratti dell’essen- Fanima, quindi tutto ciò che ò suggestione, sen¬
ziale, non delFaecessorio, le differenze delle cor¬ timento, passionalità, diretta reazione interna,
rispondenti razze dell’ anima non potrebbero che predomina. Cosi stando le cose, sarebbe as¬
considerarsi come assolutamente primarie: nel surdo pensare ad un’azione di risveglio e di
vario "stile” dell’ "uomo attivo” (nordico-germa¬ riaffermazione della razza partendo dal piano
nico), dclFuomo ”che si espone” (mediterraneo), puramente spirituale. Per agire, i valori corri¬
dell’ ”uomo della evasione” (dinarico), ecc. — spondenti debbono piuttosto esser dati nella già
per usare la terminologia del Clauss — non può detta forma di "miti”, di idee-forza suggestive,
dunque trattarsi clic di varii strumenti d’espres¬ capaci di captare e impressionare profonda¬
sione di modalità spirituali comuni del ceppo mente le energie irrazionali e animiche che ali-

128 9 - Evola 129

i
mentano i detti movimenti e per mezzo delle tardi per potervi riparare od anche soltanto per
quali si sta operando il rinnovamento della co¬ staccarsi dalla corrente già in moto, obbediente
scienza politico-sociale delle corrispondenti na¬ ormai ad altre forze.
zioni. Oltre che dalla considerazione teorica, anche
Devesi però veder chiaro che, in ciò, vi è solo da queste ragioni di carattere pratico si giu¬
un criterio di opportunità, di utilità pratica, stifica dunque la necessità, che una dottrina
condizionato da una certa situazione di fatto. completa della razza abbia la sua culminazione
Ciò che, per poter agire formativamente, per in un razzismo di terzo grado, considerante la
i piu deve esser presentato nella forma di mito, razza come spirito, di là da quella stessa del¬
da una élite almeno deve esser invece conosciuto l’anima.
nella forma superiore di realtà spirituale e af¬
fermato sulla base di forze non irrazionali o 6. - Il mistero della nascita. -
sentimentali, ma superrazionali. È l’equivalente L'eredità storica e l'eredità
dall' alto.
di ciò che, con riferimento ad un altro piano,
si può chiarire, dicendo che dietro agli ipnotiz¬ All’esposizione dei principii direttivi di que¬
zatori e ai grandi agitatori di folle dovrebbero sta parte del razzismo è però opportuno pre¬
stare — se occorre, invisibili e ignorati — dei mettere alcune considerazioni relative al pro¬
veri capi spirituali. Nel caso inverso, si resta blema della nascita, a chiarimento
fatalmente esposti a pericoli di non poco mo¬ definitivo di quanto si è detto a proposito del¬
mento. Il mito, nella irrazionalità che gli è pro¬ l’eredità.
pria, quando non è un dato modo travestito di Anche quando si sia venuti a capo di tutte le
apparire di un principio spirituale, è uno stru¬ principali obbiezioni che da un punto di vista
mento che può facilmente venir strappato di immediato, pratico o intellettualistico, in buona
mano a chi l’ha impugnato. Per mezzo di op¬ o mala fede, si sogliono muovere contro la dot¬
portune infiltrazioni e deformazioni, delle forze trina della razza, sembra restarne una, insu¬
oscure possono condurre il processo di evoca¬ perabile quanto decisiva. Si può dire: bene,
zione subconscia determinato da questi "miti” tutto ciò che affermate sarà giusto. Ma, tutto
di natura puramente irrazionale su direzioni e sommato, che colpa ha un uomo, se egli è nato
verso fini affatto diversi da quelli che un sicuro in una certa razza e non in un’altra? È forse
istinto aveva presentiti come giusti. E il punto responsabile del fatto che i suoi genitori e i 6uoi
nel quale, in tali casi, la deviazione 6i rende avi siano "ariani”, ebrei, negri o pellirosse? Ha
avvertibile, di solito, è quello, in cui è troppo forse egli voluto tutto ciò? Con la vostra

130 131
recenti concezioni dell’uomo e della vita non
teoria della razza voi rimanete, malgrado tutto,
potrà fornirci che punti di vista incompleti e
in un punto di vista puramente naturalistico.
spesso in adeguati.
Yoi fate di un dato naturale un destino e vi co¬
Cosi non deve stupire, che il problema della
struite sopra il vostro sistema, invece di portar
nascita resti notevolmente oscuro nell’ ordine
soprattutto l’attenzione a quei valori, nei quali
della visione crisitana del mondo. Per ragioni
può entrare veramente in giuoco, e considerarsi
precise e non certo arbitrarie, che qui non pos¬
imputabile, l’umana responsabilità.
siamo esporre, la Chiesa dovette respingere
Questa è, in un certo modo, 1* ultima ratio
l’idea della preesistenza, che le pre¬
degli avversari del razzismo. E si deve conce¬
cedenti tradizioni sempre riconobbero: ha cioè
dere, che una tale obbiezione non è artificiosa
negato, che il nucleo spirituale della persona¬
e peregrina, ma di una portata reale, qualora
lità preesista alla nascita terrestre e, natural¬
non si aderisca alle degradazioni materialistiche
mente, anche alla concezione. Nella teologia
e collettivistiche della dottrina in parola e ci
cristiana le cose, nel riguardo, non stanno in
si ponga invece dal punto di vista tradizionale,
modo cosi semplice, quanto questa negazione
il quale sempre mette in risalto i valori della
potrebbe farlo credere. Tuttavia è veduta fon¬
personalità. Considerare pera quellobbiezione,
damentale del cristianesimo, che ogni anima
significa senz’altro affrontare il problema della
umana sia unica e venga creata da Dio dal nulla
nascita. Da un punto di vista supcriore, spiri¬
nel momento in cui viene insufflata in un corpo
tuale, la giustificazione dell’idea razzista di¬
od embrione umano atto a riceverla. Che un
pende dal problema della nascita e dalle solu¬
uomo sia nato in una razza anziché in un’altra,
zioni di esso.
diviene allora un mistero teologico: « Dio l’ha
Raggiungere, nel proposito, dei punti fermi,
voluto» e, di solito, si ammette che la volontà
è però assai diffìcile, finché si resti nell àmbito
divina sia imperscrutabile.
delle vedute introdotte dall’avvento del cristia¬
La veduta dell’antica umanità aria era tutta
nesimo in Occidente. E ciò non è un caso: razza
un’altra ed essa sola permette di superare lob-
e supcrrazza, cullo del sangue, arianita, ecc.
biezione già indicata. Per un’esposizione com¬
sono tutti concetti che si formarono e affer¬
pleta di essa, dobbiamo di nuovo rimandare il
marono essenzialmente in civiltà precristiane.
lettore alla nostra opera Rivolta contro il mondo
È in tali tradizioni e nella loro sapienza che
moderno; riassumendo, qui ci limitiamo a dire,
bisogna dunque cercare gli elementi per la so¬
che secondo una tale veduta la nascita non è
luzione dei problemi, che la ripresa di quelle
né un caso, né un fato voluto da Dio; né la
idee oggi va a suscitare. Ogni riferimento a piu
133
132
fedeltà rispetto alla propria natura significa un pre-esistere, di una antecedenza in senso
una passività, bensì testimonia la coscienza più temporale.
Si entra in un campo assai diffìcile, appunto
o meno chiara di una profonda connessione del
proprio io con qualcosa di trascendente e di perché ad esso non possono applicarsi le con¬
cezioni e le espressioni che ei 6Ìamo formate
superterrcno, tanto da poter agire in modo tra¬
nell’esistenza di quaggiù e che, applicate ad
sfigurante. Questa è l’essenza della dottrina del
una realtà diversa, possono facilmente condurre
karma e del dharrna, dottrina, che non si deve
a travisamenti e deformazioni. Diremo, in ogni
confondere con l’idea della rincarnazione .
caso, che è necessario distinguere una dop¬
Come altrove si è dimostrato, la teoria della rin¬
pia eredità. Quel che sta prima del singolo
carnazione o è una concezione estranea alla spi¬
in senso temporale (non trascendentale), è l’ere¬
ritualità ”aria”, propria essenzialmente a cicli
dità dei genitori, della gente, della razza, di una
pre-ariani, tellurico-matriarcali di civiltà, o è
certa civiltà e casta, ecc. quindi, più o meno,
l’effetto di equivoci e di deformazioni, che certe
tutto quel che comunemente 6’intende parlando
vedute tradizionali han subito in alcuni am¬
di eredita. Ma tutto ciò non esaurisce la realtà
bienti teosofistici moderni. E ,se nel mondo tradi¬
spirituale del singolo, come lo vorrebbero il ma¬
zionale, anche ario, in apparenza si trovano pre¬
terialismo e lo storicismo: come determinante
cise testimonianze a favore della credenza nella ed essenziale devesi piuttosto considerare un in¬
rincarnazione, qui, in realtà, si tratta solo della tervento dall’alto, un principio assumente e
forma simbolica, che un sapere superiore ha utilizzante come sua materia d’espressione e
dovuto rivestire nei riguardi del popolo c dei d’incarnazione tutto ciò che questa eredità ha
non-iniziati. raccolto, con le sue leggi e i suoi determinismi.
In ogni modo, per il problema che ci occupa In più, devesi pensare che l’eredità biologico-
ci si deve riferire non alla rincarnazione, ma storica di una data linea viene scelta ed assunta
alla dottrina, secondo la quale 1 io umano, come quando essa può approssimativamente valere
io avente una data natura propria, sarebbe 1 ef¬ come una specie di espressione analogica di una
fetto, la produzione, il modo di apparire sotto eredità trascendentale.
certe condizioni di esistenza, di un ente spiri¬ Perciò in ogni essere s’incontrano e conflui¬
tuale che gli prccsistc c che lo trascende. E poi¬ scono due eredità, luna terrestre, storica, in
ché tutto ciò che è tempo, prima o poi, c solo buona misura individuabile positivamente, l’al¬
qualcosa di inerente alla condizione umami, cosi tra spirituale, superterrena. A stabilire il le¬
game fra le due e, quindi, a determinare la
di rigore non si potrebbe parlare nemmeno di

135
134
sintesi che definisce una data natura umana, natura — nel senso più lato, perché anche qui
interviene un avvenimento, dato nelle varie tra¬ le parole comuni tradiscono — che determina la
dizioni con simboli vari, e che qui non è pos¬ nascita.
sibile esaminare da presso. In fondo, come si è
7. - La razza, Vetica classica
accennato, qui agisce una specie di legge delle
e Velica romantica.
"affinità elettive”. Volendo chiarirla con delle
applicazioni, diremo che p. es. non si è uomo Nell’opera già citata noi abbiamo riprodotti
o donna, di una razza o casta o di un’altra ecc. varii testi tradizionali che chiariscono e confer¬
perché si è nati cosi, a caso, o per "volontà di mano tali vedute. Ricordiamo, qui, questo passo
Dio”, o per un meccanismo di cause naturali, di Plotino: «Il piano generale è unico, ma si
ma viceversa; cosi si è nati, perché già si era « divide in parti diverse, di modo che nel tutto
« vi sono dei luoghi distinti, gli uni più grade-
uomo o donna, di una razza o di un’altra, ecc.,
« voli e gli altri meno — e le anime, anch’esse
naturalmente, in senso analogico, nel senso di
« diseguali, vanno ad abitare quei luoghi di-
una inclinazione o vocazione o deliberazione
« stinti, che corrispondono alle loro proprie
trascendente che noi, per mancanza di concetti
« diversità. In tal modo tutto concorda e la dif-
adeguati, possiamo presentire solo attraverso i
« ferenza delle situazioni corrisponde alla di-
suoi effetti, In un certo modo, si ha dunque l’in¬
« seguaglianza delle anime. » -E, ancor più pre¬
terferenza della linea orizzontale e della linea
cisamente: « L’anima si è scelta prima il suo
verticale di una eredità terrena e di una non¬
« dèmone e la sna vita » — là dove Platone
terrena. Nel punto d’incrocio, secondo l’insegna¬
aveva insegnato: « Non è il demone che vi sce-
mento tradizionale, avviene la nascita o, per dir « glie, ma siete voi stessi a scegliervi il demone.
meglio, la concezione di un nuovo essere, l’in¬ « Yoi stessi scegliete il destino di quella vita, a
carnazione. « cui poi sarete irremediabilmente connessi. »
•Razza, casta ecc. esistono dunque nello spi¬ Queste ultime espressioni sono per noi partico¬
rito prima di manifestarsi nell’esistenza terre¬ larmente interessanti, dato che qui il concetto
stre e storica. La diversità ha origine ”in alto”, di dèmone non ha nulla a che fare con quello
ciò che ad essa si riferisce sulla terra è 6olo cristiano di una entità malvagia, ma ha invece
riflesso e simbolo. Come si è voluto essere sulla la più stretta relazione con le forze piu pro¬
base di una natura primordiale o di una deci¬ fonde delle razze, sia dell’anima, sia del corpo.
sione trascendentale, cosi 6i è. Non è la nascita Anche qui, non possiamo approfondire la dot¬
che determina la natura, ma viceversa, è la trina tradizionale in proposito, ma solo ricor¬

dò 13 T
dare che, a questa stregua, il "demone”, i "lari”, parimenti di libero arbitrio e che a lui si pone
i "penati”, il "doppio” (che a 6ua volta è sino¬ la stessa alternativa: o volere la propria na¬
nimo del già accennato "corpo sottile”) sono no¬ tura, approfondirla e realizzarla fino a ricon¬
zioni che nell’antichità interferivano e riflette¬ giungersi al principio pre-umano e superindi¬
vano la conoscenza precisa delle vere radici viduale che vi corrisponde; ovvero darsi a
della differenziazione dei sangui, delle genies e, costruire arbitrariamente un modo d’essere inna¬
infine, degli stessi singoli, sulla base di una vi¬ turale, privo di relazione con le sue forze piu
sione totalitaria del mondo, riprendente l’invi¬ profonde o addirittura in contradizione con esse.
sibile e il visibile, e non di quella mutila dei Questa è esattamente l’opposizione esistente fra
moderni, che non conosce se non processi ma¬ l’ideale tradizionale, e soprattutto nordieo-ario,
teriali e "psicologia". Da tali testimonianze, che e l’ideale "moderno" di civiltà. Per il primo, il
si potrebbero moltiplicare con riferimento alle compito essenziale è conoscere ed essere 6é
tradizioni di tutti i popoli, resta dunque con¬ stessi; per il secondo, il compito è invece "co¬
fermata l’idea della eredità trascendentale, o struirsi”, divenire ciò che non si è, infrangere
verticale, e della scelta, che, sulla base di corri¬ ogni limite per render possibile tutto a tutti:
spondenze analogiche, determina la connessione liberalismo, democrazia, individualismo, etica
di essa ad una eredità "orizzontale", storico¬ attivistico-protestante, antirazzismo, antitradi¬
biologica. Le conseguenze di tutto ciò nei ri¬ zionalismo.
guardi della giustificazione dell’idea razzista Come è stata tradizionalmente insegnata, la
sono ben visibili. dottrina della preesistenza porta dunque sia di
La veduta centrale del cattolicesimo è che là dal fatalismo, che da una libertà male intesa
Dio, pur creando l’uomo dal nulla, ha lasciato e individualistica. Passando alle conseguenze più
avvenire il miracolo, per cui quest’essere creato immediate, nel realizzare la propria natura il
dal nulla è libero, nel senso che esso può ricon¬ singolo armonizza la sua volontà umana con
giungersi alla radice del proprio essere, a Dio, quella super-umana che le corrisponde, si "ri¬
ovvero negarla, costituirsi a sé, dissiparsi, de¬ corda”, stabilisce la relazione con un principio
generare in un vano arbitrio di creatura. Questa die, essendo di là dalla nascita, è altresi di là
stessa dottrina, con le dovute trasposizioni, può dalla morte e da ogni condizione temporale: per
venire applicata ai rapporti fra l’essere indi¬ cui, secondo l’antica concezione indo-aria, que¬
viduale e Tenie spirituale, di cui esso c la crea¬ sta c la via per chi, attraverso l’azione, vuole
zione c la manifestazione umana. Vogliamo dire, conseguire la "liberazione" e realizzare il di¬
che Tessere individuale, entro dati limiti, fruisce vino. Il dharma — che significa natura pro-

138 139
I

pria, dovere, fedeltà al sangue, alla tradizione, come razza dello spirito. Tale è infatti il modo
alla casta — qui si connette, come già nell’altro d’essere olimpico e solare; Fimaginazione popo¬
libro lo spiegammo, alla sensazione di esser lare lo riferisce oggi ai cosiddetti "uomini del
giunti qui da lontano e non significa limita¬ destino” e ieri lo riferì ai tipi 6parsi di grandi
zione, come lo credono gli ”spiriti evoluti”, ma dominatori — in realtà, in ciò 6Ì tratta degli ul¬
liberazione. Ricondotti a questa visione tradi¬ timi echi o lampeggiamenti di ciò che fu pro¬
zionale della vita, tutti i principali motivi della prio, in generale, alla grande 6uperrazza iper¬
razza acquistano un significato superiore e spi¬ borea, prima della sua dispersione e della 6ua
rituale e F obbiezione basata sulla nascita come alterazione. Si ricordi l’espressione di Plutarco
caso o destino perde ogni forza. circa gli stessi componenti dell’antico Senato
Ma non basta: non è un caso cbe il "conosci romano: « Seggono come un concilio di re ».
te stesso”, formula che, nel suo piu profondo Da qui, una ulteriore conseguenza: se una
significato, rimanda esattamente a tali insegna- civiltà di tipo ”classico”, in questo senso olim¬
menti, stesse scritta sul tempio delfico di Apollo, pico e virile, non nella volgare accezione este¬
cioè del Dio iperboreo. Lasciar agir su sé tali tistica e formalistica, riflette qualcosa della
verità tradizionali, fino a che sveglino delle razza nordica dello spirito, ogni civiltà roman¬
precise forze interiori, significa proceder sulla
tica e “tragica”, quale opposto di essa, sarà in¬
via, che conduce ad un livello spirituale, dal
vece il sicuro contrassegno del prevalere di in¬
quale il significato del vivere costituisce una fluenze procedenti da razze e residui etnici di
cosa assolutamente diversa che non per il resto natura non-nordica, pre-aria e anti-aria.
degli uomini; un significato di chiarezza, di
forza assoluta, di incomparabile sicurezza. Ma
8. - L'elemento ”demonico”
aver un presentimento di tutto ciò, intravvedere
nell*antirazza.
uno "stile” in cui al sentimento del distacco di
"coloro che son giunti da lontano” e di inte¬ In relazione a ciò, e ad esaurire l’argomento,
riore inaccessibilità 6Ì unisce una specie di in- è opportuno considerare quanto segue. Come se¬
domabilità; in cui vi è dunque la simultaneità guito all’obbiezione precedente si potrebbe ri¬
di una calma superiore e di una distanza e di chiamare l’attenzione sul fatto che, nella realtà,
una prontezza all’attacco, al comando, all’azione i tipi ormai non sono cosi differenziati, da poter
assoluta — aver presentito questo "stile”, si¬ fondare l’anzidetto principio della fedeltà a sé
gnifica anche aver adombrato il mistero della stessi; in secondo luogo, la dottrina in parola
razza nordica primordiale, o razza iperborea, sembra non dar nessuna spiegazione del fatto.

140 141
J

che esistono dei tipi dilacerati e affetti da gravi sponde alla razza o alla casta, la "personalità”
contrasti, tanto che non tutti sono "il loro pro¬ è in dissidio con la tradizione, e cosi via.
prio tipo” e non tutti si sentono sempre ”a casa In tali casi, l’etica "classica”, informata dal¬
propria”. l’antica norma nordico-aria di vita, palesa in
Sulla base del principio generale, che tutto modo ancor più distinto il suo aspetto attivo
quel che appare qui è riflesso analogico di una e creativo, perchè esige che i varii elementi di¬
realtà esistente altrove, per spiegare tali casi vergenti di queste nature vadano ad obbedire
si deve sì pensare a tutto quel che può l’anzi- ad un’unica, ferrea legge, sulla base di una de¬
detto arbitrio dell’individuo 6enza radici ed al¬ cisione interiore, che non può venir meno di
tresì all’azione di speciali condizioni storiche e fronte ad un caso critico: e, come vedremo, ap¬
sociali collettive; ma soprattutto debbonsi sup¬ punto una tale decisione il razzismo attivista
porre, per tali casi, delle situazioni pre-natali deve provocare nel maggior numero degli in¬
corrispondenti. Presso alla forza centrale, che dividui di una nazione, come base per tutto il
ha portato ad una data manifestazione umana, resto. Esaltare, invece, l’anima romantica, tra¬
possono aver influito anche forze minori e diver¬ gica, inquieta, sempre in cerca di nuove "ve¬
genti, che, tuttavia, appunto perché più deboli, rità”, è essenzialmente cosa di una civiltà ma¬
6ono state per cosi dire travolte e portate a lata e minata nella sua razza. Calma, stile, chia¬
crearsi espressioni corrispondenti in elementi di rezza, dominio, disciplina, potenza e spirito
una eredità ''orizzontale” — biologico-storica — olimpico 6ono invece i punti di riferimento per
sfavorevole e discordante. ogni formazione del carattere e della vita in
I casi, in cui la ”razza dell'anima” e la "vo¬ 6enso nordico-ario.
cazione interiore” non corrispondono alla razza Ma se anche nel mondo delle cause e dei si¬
del corpo, cosi come quelli di ogni dilacera¬ gnificati metafìsici si deve supporre l’esistenza
mento romantico, in ultima analisi, dal punto di nature e di vocazioni presentanti un diverso
di vista metafisico, sono da spiegarsi in tal grado di unitarietà, si deve anche pensare, che
guisa. Anche la moderna psicologia sa ormai non tutte le civiltà e non tutte le epoche of¬
delle cosiddette "personalità seconde”. E per frano le stesse possibilità di incarnazione e di
quanto più le forze minori divergono dalla di¬ espressione ad ognuna delle forze che tendono
rezione centrale, di tanto più avremo, come ad una forma terrestre di esistenza. Si è detto
effetto, uomini, in cui il fisico non si accorda che in ogni nascita interferiscono due diverse
con l’anima, in cui lo spirito contrasta col corpo eredità. Quella terrena e storica raccoglie, in
o con l'anima, in cui la vocazione non corri¬ una specie di nodo, certi elementi biologici, an-

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tropologici ed in parte anche psicologici, una la volontà di incarnazione delle quali, dovunque
tradizione, eventualmente anche una casta, un si presentino situazioni che, per ragioni di ana¬
dato punto nel tempo, e luogo nello spazio, ecc. logia, le evochino, ha allora un significato tanto
Ora, vi sono civiltà, nelle quali tutto ciò ”è in preciso, quanto preoccupante, che qui non è il
ordine”, vale a dire, in cui la vita, di massima, caso di approfondire. La tipologia, la fisiogno¬
si svolge presso ad una grande unità e organi¬ mica, una specie di psicologia trascendentale
cità di tutti questi elementi dell’eredità ”oriz- nelLinsieme di un esame razzista di primo e di
zontale”. Altre civiltà sono invece caratterizzate secondo grado applicato alle figure piu tipiche
daH’individualismo, dall’anarchia, dalla distru¬ di rivoluzionari e dei capi anche esteriori e noti
zione di ogni limite e di ogni differenza prove¬ del fronte della sovversione mondiale, sia po¬
niente dalla razza, dal sangue, dalla casta, dalla litico-sociale che culturale e spirituale, potrebbe
tradizione, dalla nazionalità. Da quel che si è condurre, nel riguardo, a dei risultati impres¬
detto circa la legge delle "affinità elettive ’ e sionanti.
delle corrispondenze analogiche, che agisce nella Non è detto, però, che tali civiltà caotiche
nascita, evidentemente le civiltà del primo tipo accolgano esclusivamente queste forze: possono
6ono quelle che, per offrir loro situazioni e pos¬ apparirvi anche nature in sé unitarie, le quali
sibilità d’espressione adeguate, attrarranno na¬ però vi si troveranno particolarmente a di¬
ture unitarie e forze pure e decise. Le civiltà sagio e, per tener fermo e mantenersi fedeli
del secondo tipo, quelle caotiche, per la stessa ad una vocazione, che in tali casi ha spesso il
ragione, diverranno invece, per cosi dire, il
senso di una vera missione, sono condannate a
"luogo geometrico”, o luogo di convegno sulla
dissipare una quantità di energie per far fronte
terra, di ogni "isterico trascendentale”.
ai contrasti fra anima e corpo, razza e carat¬
Questa espressione, per quanto curiosa, è la
tere, interna dignità e rango, eee. che sono pro¬
meno allarmante che si possa usare per dare il
pri a tali civiltà e che di esse fanno, in via
senso della cosa. Infatti, sul piano metafisico
normale, la patria di tutt’altre vocazioni. Ma
l'isterismo, la contradizione interna, non può
in questi casi non bisogna dimenticarsi le pa¬
apparire che come la qualità di quegli esseri,
role di Seneca, che iuterpetrò giustamente al¬
"che dicono eli no allessere”, in minore o mag¬
cune situazioni infelici in cui può trovarsi uno
giore misura. Ma tale qualità è esattamente
spirito superiore ai disagi e ai pericoli a cui
quella clic la teologia cristiana attribuisce alle
forze "demoniche” — intese, ora, nel senso cor¬ è esposto chi si trova in una missione rischiosa
rente del termine — o alle "creature del caos”. o in linea di combattimento: i piu prodi e degni

io . Evola. 145
144
r

sono scelti per tali compiti, mentre i vili e i sovrannaturale, che il rapporto dell’uomo ri¬
deboli possono esser lasciati alla "vita comoda”. spetto ad esso, la visione della vita nel senso
Non occorre, in ogni modo, sottolineare Fim- più alto, inoltre, l’intero mondo dei simboli e
portanza, cbe le precedenti considerazioni, ben¬ dei miti, costituiscono una materia cosi positiva
ché inusitate per la mentalità comune dell’uomo ed oggettiva, quanto per il razzismo di primo
moderno, hanno per l’idea razziale e, in genere, grado lo sono gli indici facciali e le strutture
per la filosofia della civiltà, una volta messi da craniche. Essenzialmente in questo dominio sono
parte questi casi di eccezione. Se un destino di sensibili i "segni” della eredità "verticale”, su¬
millenni ha condotto l’Occidente a situazioni, perstorica, di cui si è detto in precedenza;
nelle quali sarebbe diffìcile trovare ancora qual¬ anche da tale punto di vista, si conferma dun¬
cosa di veramente puro, intatto, differenziato que la speciale importanza di questa nuova
e tradizionale, determinare di nuovo fermi li¬ ricerca.
miti, con ogni mezzo, anche con i piu aspri, è La quale, d’altra parte, ha possibilità più
un’opera, i cui effetti benefìci forse a tutta vaste e precise di esplorazione delle origini e
prima potranno non esser sensibili, ma che tut¬ quindi di individuare gli elementi primari delle
tavia non potranno mancare nelle generazioni razze, che non il razzismo degli altri due gradi.
seguenti, per effetto delle vie segrete congiun¬ I documenti, su cui essa si basa, possono ef¬
genti il visibile con l’invisibile e il mondo col fettivamente farci risalire fino alla più alta
"supermondo". preistoria, a quel periodo, cbe appunto viene
chiamato "mitico" e che, per questo, dalla storia
9. - La dottrina della razza di terzo "positiva” è erroneamente considerato incerto e
grado. - Valore del simbolo. privo di portata. Inoltre, mentre i materiali an¬
La razza eterna. tropologici, archeologici e paleontologici in sé
Passiamo ora a dir qualcosa sulla ricerca raz¬ sono muti, e mentre quelli della ricerca di se¬
zista di terzo grado, avente per suo oggetto, condo grado sono particolarmente soggetti al
come è noto, le razze dello spirito. Que¬ mutamento, il mito e il simbolo, nella loro na¬
sta è, invero, la ricerca della razza secondo la tura a-temporale e a-storica, hanno invece un
sua radice ultima, dovunque si tratti di civiltà carattere essenziale di immutabilità, tanto da
normali e di ceppi umani superiori; radice, co¬ poterci spesso trasmettere elementi conservanti
municante già con forze superpersonali, su- in buona misura la loro originaria purità. Ma,
peretniebe, metafìsiche. Per un tale ricerca, il naturalmente, per venire a tanto, Finterò tronco
modo specifico di concepire sia il sacro e il delle ricerche preistoriche, e quanto ad esse si

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connette, nella nuova dottrina della razza è da ancora largamente rappresentata nel normale
impostarsi su basi assolutamente diverse di insegnamento, considera tuttora il simbolo e
quelle che vanno per la maggiore: su basi, di¬ il mito o come una creazione arbitraria della
ciamolo pure, sacre, e non più profane. Oc¬ coscienza ”prefìlosofìca”, o come cosa di perti¬
corre procedere dunque ad una completa rivo¬ nenza a forme religiose inferiori, o come una-
luzione nell’ordine dei criteri e dei preconcetti interpretazione figurata e superstiziosa di meri
che in tal campo predominano, i quali, secondo fenomeni naturali, o, infine, come formazione
il solito trucco, pretendono di far da misura a del folklore — a tacer di ciò che cominciava ad
tutto ciò che sarebbe da considerarsi "serio” e importarsi da noi delle anzidette "scoperte”
'scientifico”. E per prima cosa — ripetiamolo — della psicanalisi e delle cosidette "scuole socio¬
è necessario liquidare, in tutte le sue forme, il logiche , l una e le altre tipiche creazioni del-
mito evoluzionistico, essendo evidente, che se si Tebraismo.
continua a credere che più si retrocede nei Tutte queste limitazioni e questi preconcetti
tempi, più ci si immerge nell’orrore di una be¬ vanno superati, se non si deve rinunciare ai
stiale barbarie, la presunzione di ottenere dal¬ frutti di una indagine fra le più feconde in
l’indagine della preistoria e dei periodi "mitici” fatto di razze e di tradizioni primordiali. Bi¬
delle origini dei punti di riferimento validi per sogna tornare a cóhcepire il mito e il simbolo
il presente, sarebbe cosa da forsennati. Do¬ come lo concepiva l’uomo antico, tradizionale,
vunque viga una qualunque premessa evolu¬ cioè come l’espressione propria ad una realtà
zionistica”, ricercare le origini e dar risalto al superrazionale a suo modo oggettiva, e quasi
principio dell'eredità condurrebbero fatalmente come il sigillo, riconoscibile per ogni occhio
ad aberrazioni, come quelle di certe esegesi psi¬ esperto, delle forze metafìsiche che agirono nel
canalitiche, sul tipo del Totem e Tabu del profondo delle razze, delle tradizioni, delle re¬
Freud. ligioni e delle civiltà storiche e preistoriche.
Dal punto di vista qui considerato, si deve Inoltrarsi nel mondo delle origini assumendo un
dire, che il dominio del simbolo e del mito, fra tale punto di vista, è — lo concediamo volen¬
noi, è pressoché, terreno vergine. Giovan Bat¬ tieri — cosa non scevra di pericoli, perché un
tista Vico non ha fatto certamente scuola, in tale dominio sfugge ai comuni mezzi di con¬
Italia: ovvero l’ha fatta solo in aspetti secondari trollo e di critica e, data la generale imprepa¬
c spesso deteriori delle sue teorie. La nostra razione dell ambiente, ogni arbitraria e fanta¬
cultura ufficiale e ufficiosa, quella clic si pro¬ stica interpretazione potrebbe avervi diritto di
clama "scriu” c "critica” c clic purtroppo è cittadinanza. Del che, la Germania non ha man-

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mente sul dato puramente fìsico e "vitale” e
cato di presentarci degli esempi. Senza l’ar¬
costituenti esse il "mistero” di tutto quel che,
matura di saldi principii tradizionali e senza
attraverso la razza, assume un determinato, in¬
una speciale qualificazione, ben diversa di
confondibile volto. Simbolo e mito sono "segni”
quella richiesta per una ricerca "critica” o per
di tali profonde forze della razza, di cui già
una interpretazione "filosofica”, dall esplora¬
abbiamo parlato, non di una specie di sub¬
zione in discorso può venire meno un bene che
strato irrazionale, istintivo ed inconscio del
— per via di deformazioni e di contamina¬
gruppo etnico in sé stesso concepito, substrato
zioni — un male.
che farebbe davvero pensare agli "spiriti” o ai
In fatto di principii generali, se in questo
totem delle comunità selvaggie. Di fronte a
aspetto della ricerca di terzo grado vogliamo
confusioni del genere, è doveroso riconoscere,
far frutto dell’esperienza, altrui, dobbiamo pre¬
che alcune accuse contro il razzismo, dichiarato
venire un errore, e di non poca portata. Esiste
una specie di nuovo "totemismo", un ritorno
una corrente abbastanza pronunciata, di cui il
allo spirito delle orde primordiali, deleterio per
Klages e, in una certa misura, anche lo Jung
ogni vero valore della personalità, hanno un
possono considerarsi gli esponenti piu signifi¬
certo margine di giustificazione.
cativi, la quale, pur riconoscendo il valore del
Simbolo e mito nella nostra dottrina della
simbolo e del mito come oggetto di una 'scienza
razza possono invece aver valore di documento
in profondità”, vi vede solo una specie di proie¬
per la loro capacità di introdurci nelFelemento
zione dellanima delle razze, concepita irrazio¬
spirituale superrazionale primario delle stirpi,
nalisticamente, come una espressione di semplici
a ciò che è veramente "elementare” nel mondo
forze "vitali”: la "Vita” {con la maiuscola) o
delle origini. Questo elemento costituisce il filo
r”Inconscio collettivo” si manifesterebbero nel
conduttore per indagini complementari di vario
simbolo e nel mito. Ciò è fulso. Ed e pericoloso,
genere. Il costume, l’etica, il diritto antico, la
perché implica una concezione romantico-natu¬
lingua forniscono, Certo, altri "segni” per l’in¬
ralistica e assai unilaterale di quel che la razza
dagine razzista di terzo grado e per l'interpre-
è e deve significare per noi. Quando si tratta
tazione razzista della storia della civiltà. Ma,
di razze superiori, ripetiamo che la nozione di
anche qui, per ottenere risultati validi bisogna
razza va strettamente congiunta a quella di tra¬
rimuovere le limitazioni della mentalità mo¬
dizione, e nella tradizione, a sua volta, va rico¬
derna e riconoscere che, nel mondo antico, etica,
nosciuta la presenza e Fefficicnzu di forze, in
diritto e costume non erano che capitoli dipen¬
realtà, meta-biologiche, metafisiche, non sub-ra¬
denti dalla "religione": riflettevano, cioè, signifi¬
zionali ma 6upcrrazionali, agenti formativa¬
151
co
cati e principii propri ad un ordinò super-razio¬ vista pratico. Con esso, infatti, da ciò che è
nale e sacrale. È in quest’ordine che bisogna co¬ condizionato dal tempo e dalla storia e che,
gliere il punto centrale, capace di conferire al quindi, potrebbe solo dar luogo a riesumazioni
resto il suo giusto significato; poiché quando non vissute, quasi a "commemorazioni”, 6Ì passa
T indagine si fermasse invece a quelle forme nell’ordine di ciò che, essendo essenzialmente
prese in sé stesse, cioè all'etica, al costume, al a-temporale, non è da considerarsi di "ieri”, di
diritto, alla stessa lingua e all’arte in astratto, una data "storia” o "preistoria", ma di perenne
anziché come espressioni anzitutto di una data attualità: alla razza eterna. Ed è esatta¬
razza del corpo e dell’anima, poi, attraverso di mente questa razza che può tradursi in idee-
questa, come applicazioni o riflessi di significati forza, capaci di facilitare, attraverso un risve¬
generali propri alla tradizione, forza spirituale glio, per via della legge del simile che chiama
e animatrice della razza, — quando ci si fer¬ a sé il simile, i compiti pratici e creativi della
masse a ciò, di nuovo, 6Ì resterebbe nell’am¬ dottrina applicata della razza e cioè: l’attua-
bito non dell’originario, ma del derivato, non zione, in seno alla "razza” come popolo, come
dell’essenziale, ma dell’accessorio. Di fronte a tipo comune definito da un certo miscuglio et¬
tanti trattati di oggi, disanimati e perdentisi nico, della "superrazza”, la riemergenza degli
nel labirinto dello "specialismo" e di una cri¬ elementi superiori allo stato puro e il loro riaf¬
tica senza principi, 1* opera fondamentale del
fermarsi formativamente, ripetendo il mistero
Fustel de Coulanges, come altre affini dello
stesso delle origini, in un nuovo ciclo di civiltà.
stesso periodo e poi, come si dirà, quelle del
Bachofen, mantengono, nel riguardo, malgrado
10. - Le razze dello spirito. -
tutte le imperfezioni dipendenti dal periodo in
La razza solare. - La
cui furono scritte, una importanza fondamen¬ razza demetrica.
tale e valgono ad indicare la direzione giusta
per una serie di studi che le integrino con la Per venire ora a qualcosa di piu specifico,
considerazione specifica deH’elemento razza. diremo che la dottrina di terzo grado della razza
Accenniamo poi, fin d’ora, che mettere nel deve essenzialmente limitare le sue ricerche alla
debito rilievo questo elemento spirituale origi¬ sfera d’influenza di una data razza dello spi¬
nario adombrato dal mito e dal simbolo tradi¬ rito e della sua tradizione primordiale, seguen¬
zionale, che, nelle stirpi, va di là dal loro aspetto done gii sviluppi, le mutazioni (paravariazioni)
soltanto biologico, materiale e, in fondo, anche ed anche le alterazioni nel ciclo che le corri¬
umano, è molto importante anche dal punto di sponde e nel quale essa agi e reagi di fronte ad

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influenze di razze diverse o a nuove condizioni natrice e prontezza all’azione precisa e assoluta,
d’ambiente. Una volta circonscritta cosi la ri¬ un senso di "centralità” e di "incrollabilità” e,
cerca, si viene ad un concetto piu limitato di nei suoi effetti esteriori, quella virtù, che gli
razza, corrispondente a quello delle varie dif¬ antichi riferirono alla qualità "numinosa” (da
ferenziazioni o articolazioni dell’elemento pri¬ numen), come superiorità che direttamente e
mario di un tale ciclo. È naturale cbe a questa irresistibilmente si impone, che desta simulta¬
stregua non si può pensare ad una separazione neamente terrore e venerazione, sono contras¬
atomica delle varie ”razze dello spirito”: le loro segni di questa "razza dello spirito", per via
differenze non sono tali da escludere rapporti dei quali essa è naturalmente predestinata al
non solo di derivazione, ma anche di diversa comando e, al limite, alla funzione regale. Ghiac¬
dignità gerarchica. cio e fuoco si uniscono in essa, come nei simboli
Un abbozzo di tipologia delle razze dello spi¬ confusi della sede nordica originaria e del ciclo,
rito, per quel che riguarda il ciclo umano de¬ ove essa si manifestò eminentemente e primor¬
terminato dalla razza iperborea, è stato da noi dialmente: ghiaccio, come trascendenza e inac¬
già tracciato sia nella seconda parte della no¬ cessibilità; fuoco, come qualità radiante propria¬
stra opera Rivolta contro il mondo moderno mente solare di esseri che danno, che destano
(con speciale riguardo all’aspetto propriamente vi la e apportano luce, ma sempre in sovrana
tradizionale e spirituale), sia nella scelta degli lontananza e quasi in indifferenza, coinè in una
scritti di J. J. Bachofen e nella relativa inter¬ scia, non per un qualche trasporto, inclinazione
pretazione di essi in senso razziale, compresa nel o preoccupazione umana. L’antico simbolo del-
già citato volume a nostra cura dal titolo La l’oro lia avuto sempre relazioni con questa
razza solare. Per un più ampio ragguaglio, il forma di spiritualità. Essa, nelle forme politiche
lettore è dunque rimandato a questi due lavori. delle origini, fece da substrato alla regalità
Qui si darà solo una breve, schematica sintesi, sacra, o divina, cioè all’unione dei due poteri,
necessariamente priva degli elementi giustifi¬ della funzione regale e di quella sacerdotale,
cativi. intesa, qiicsl’ultima, in un senso superiore, che
Supcriore e anteriore a tutte le altre, nel ciclo in appresso sarà chiarito. Le designazioni sim¬
in quistione, è da considerarsi la razza so¬ boliche di "razza divina” o "celeste” per essa
lare o olimpico-solarc, corrispondente debbonsi riferire all’assenza del sentimento dua¬
al sangue e alla tradizione iperborea. Essa ha listico di fronte alla realtà sovrannaturale, cosa
per caratteristica una specie di "naturale so- clic però va ben distinta da tutto quel clic, in
yrannaturalità”; spirito e potenza, calma domi¬ senso moderno, è immanenza o velleità prome-

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teica: non si tratta di uomini che 6i credono prio principio. Nella razza lunare il senso della
dèi, ma di nature che naturalmente, per un ri¬ centralità spirituale è dunque andato perduto,
cordo non ancora offuscato dalle origini e per o per degenerescenza (la luna, come sole spento),
una condizione dell’anima e del corpo tale da o per incrocio passivo con razze di altri cicli,
non paralizzare tale ricordo, sentono di non di tipo "tellurico”, che ne han degradato la
appartenere propriamente alla razza terrestre, qualità solare originaria. La luna — rileva il
tanto da potersi credere uomini solo per caso, o Bachofen — dagli antichi fu anche chiamata
per "ignoranza”, o per "sonno”. I due termini la "terra celeste”. Si ha dunque una subli¬
vidya e avidya dell’antico insegnamento indo¬ mazione della legge della terra, il fato che 6Ì
ario, che significano rispettivamente "cono¬ presenta sotto specie di armonia cosmica e di
scenza” (dell’ "identità suprema”) e "ignoranza” legge naturale: l’uomo qui non si sente più
(che conduce ad identificarsi ad una delle forme centro attivo della realtà spirituale: egli non
o modi d’essere del mondo condizionato), sono è questa stessa realtà, ma piuttosto colui che la
da intendersi esattamente in questo riferimento:
contempla, che ne studia le leggi, che supera
riportati ad una condizione umana diversa e ad
con la contemplazione l’azione materiale e il
una diversa razza dello spirito, ovvero fatti ter¬
”tellurismo”, ma non raggiunge ancora l’azione
mini filosofici”, essi perdono ogni senso e danno
spirituale. L’aggettivo "demetrico”, che noi
luogo ad equivoci di vario genere.
diamo parimenti a tale razza, si riferisce ad
Le ulteriori "razze dello spirito” del ciclo, a
una spiritualità di carattere diffuso, panteistico,
cui anche i nostri contemporanei appartengono,
meno dominatrice che compenetrata dal senso
hanno per presupposto una scissione e sepa¬
di leggi cosmico-naturalistiche e di una 6acrità
razione dei due elementi "spiritualità” e "viri¬
posta essenzialmente sotto segno feminile: spi¬
lità”— ed anche: "trascendenza” e "umanità”_
che si trovavano sinteticamente riuniti nella ritualità, che fu appunto propria agli antichi
razza solare. Per prima, indichiamo la razza culti demetrici. Per estensione, lunare è l’uomo
lunare o razza demetrica. Secondo sacerdotale in opposto a quello regale, è l*uomo
la relazione analogica, mentre l’elemento solare che di fronte allo spirito si comporta come una
è quello che ha in sé medesimo la propria luce donna normale di fronte all’uomo, cioè con un
e, in genere, il proprio principio, il sole essendo, senso di remissione e di dedizione. È poi inte¬
a tale riguardo, il centro di un dato sistema pla¬ ressante notare, che le tradizioni antiche misero
netario, l’elemento lunare è quello che invece in relazione ciò che oggi si chiamerebbe la ce¬
riceve o trae da altro la propria luce e il pro¬ rebralità o l’intellettualità con la luna, contro-

156 15?
segnando invece col sole il cuore e riferendo a l’evasione” — des Enthebungsmenschen — cosa
questo forme superiori di conoscenza. Tipo lu¬ che corrisponde visibilmente ad un aspetto del¬
nare è infatti anche l’intellettuale, l’uomo della l’uomo lunare.
"riflessione” passiva, che, come la parola lo
11. - La razza tellurica e la
dice, non si muove che fra "riflessi”, fra ombre
razza dionisiaca.
di idee e di cose. Varii sono dunque gli aspetti
della razza lunare. Nel campo politico, do¬ La terza razza dello spirito, che si può indi¬
vunque si avverte una scissione fra il potere viduare sulla base delle antiche tradizioni sim¬
temporale e quello sacerdotale affiora inevita¬ boliche, è quella "tellurica” o "titanica”.
bilmente lo spirito lunare: lunare è il dominatore È un modo d’essere che testimonia l’aderenza
che riceve da altro, da una casta sacerdotale alla vita in tutta la sua immediatezza, istinti¬
distinta ed essa stessa non regale, la suprema vità e irrazionalità. La mente, da questo termine
consacrazione del suo potere. In genere l’uomo "tellurico", piu che ricordare la sua etimologia
lunare ha spiritualmente tratti fcminili. Gli (da iellus, che vuol dire terra), è oggi istintiva¬
manca il sentimento della centralità. Come mente portata a pensare ai fenomeni sismici,
assimilazione che, sotto un certo aspetto, po¬
corrispondenza alle razze del corpo, ha carat¬
trebbe perfino avere una qualche giustificazione.
teri predominanti di razza demetrica quella del
La razza tellurica è quella di una impulsività
ceppo da noi chiamato atlantico-occidentale,
esplosiva, dai mutamenti repentini, dalle im¬
nelle sue forme preistoriche che ci conducono
medesimazioni assolute. Di tanto essa è "inten¬
p. es. fino alla civiltà pelasgica, minoico-mice-
siva”, di altrettanto essa è cupa, .senza però la
nica o etrusca e a quelle ulteriori reviviscenze
profondità e il distacco necessari per poter esser
di essa, fra le quali rientra lo stesso Pitago¬
anche tragica. La sessualità in essa ha una parte
rismo. Tale razza rappresenta una alterazione notevole, nel suo aspetto piu elementare: ses¬
della spiritualità iperborea sopravvenuta già sualità, naturalmente, non soltanto fàllica, vi¬
nelle regioni della sede atlantidea e determi¬ rile; nel riguardo, se si prescinde da razze ve¬
nante, attraverso processi di azione e reazione, ramente inferiori, può anzi dirsi che riesce assai
una serie di altri mutamenti. Elementi lunari si piu facilmente ad una donna', che non ad un
possono peraltro riscontrare anche nella razza uomo, realizzarsi secondo una natura intera¬
chiamata dell’uomo dell’Est (alpino-orientale) mente "tellurica”. Il sentimento della persona¬
da alcuni razzisti — la psicantropologia del lità nell’uomo tellurico è poco sviluppato, l’ele¬
Clauss designa questa razza come ”razza del¬ mento collettivo predomina, in tal senso si

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manifesta in lui il vincolo del sangue, e sempre tesi di quella dell’ "uomo demetrico”, nel punto
in forma materiale, atavistica, fatalistica, cosa in cui la sintesi solare originaria andò perduta:
che si può riconoscere chiaramente in alcuni vi si deve allora considerare, soprattutto, la de¬
aspetti tipici del sentimento della razza e del gradazione della qualità virile, che ora appare
sangue proprio al popolo ebraico. Nel 6UO ap¬ in una forma terrestre e fa proprie non solo le
parire non in 6tadi primitivistici, ma all’interno forme dì una affermazione selvaggia e violenta,
di una civiltà già formata da altri tipi umani, ma altresì alcune forze elementari della natura
il tellurismo testimonia la fase dell’ultima de¬ inferiore, legate, anticamente, al simbolismo e
composizione di questa stessa civiltà: corri¬ al culto p. es. di Poseidone. E si potrebbe, nel
sponde al liberarsi e allo scatenarsi, in uno riguardo, parlare perfino di ”razza prometeica",
6tato di nuovo libero, di forze precedentemente inquantoché un altro tratto distintivo di certi
frenate da una legge superiore. aspetti di tale razza dello spirito è il tentativo
Secondo l’aspetto dei rivolgimenti improvvisi, di usurpare la dignità originariamente posse¬
6Ì può riconoscere un elemento tellurico nella duta dalla razza solare: donde i noti miti della
razza chiamata "desertica” da alcuni razzisti, lotta dei titani contro le forze olimpiche o i
ed anche in quella, di particolare instabilità in¬ ricordi, contenuti nella tradizione indo-aria, re¬
teriore, detta ”baltico-orientale”. Per il lato lativi ai mlecchas, razza di guerrieri degradati
cupo e fatalistico, l’uomo tellurico è poi rico¬ in rivolta, sterminati dal Para^u-Ràma, espo¬
noscibile nella razza etrusca, secondo la magi¬ nente della piu antica e piu alta spiritualità,
strale descrizione fattane dal Bàchofen. Natu¬ quando i progenitori dei conquistatori arii del¬
ralmente, contro questa possibilità "tellurica" l’India preistorica ancora abitavano la regione
ha molto da combattere, ancor oggi, l'uomo me¬ iperborea.
diterraneo in genere, nel punto in cui egli voglia Nel trattare dei varii gradi della virilità e
formare la propria vita secondo uno stile nor- della solarità, specie nell’ ordine delle antiche
dico-ario. È poi noto, che l’attributo tellurico è tradizioni misteriche mediterranee, il Bàchofen
stato, e non a torto, usato dal Keyserlinc ad distingue assai opportunamente lo stadio apol¬
indicare nn aspetto incontestabile della cosid¬ lineo da quello dionisiaco. Anche qui le analogie
detta "rivoluzione mondiale" contemporanea b cosmiche ci serviranno da base. Yi sono infatti
Nei cicli delle tradizioni primordiali, la razza due aspetti della solarità. L’uno, è quello della
"titanica” ci si presenta come la naturale anti- luce come tale, vale a dire come una natura lu¬
minosa immutabile e celeste: tale è il simbolo
1 C/r. II. Keyseiiuncj, La rivoluzione mondiale c le responsa¬
bilità dello spirito, ed. Hoepli, Milano, Ì936. apollineo o olimpico p. es. del culto delfico, da

160 11 - E VOLA. 161


considerarsi come una vena, giunta Uno al Me¬ dunque alle forme della promiscuità tellurico-
diterraneo, della pura spiritualità iperborea; e demetrica.
tale è lo stadio che, come 6i è visto, definisce L’uomo dionisiaco ha però anche dei tratti in
la razza dell’uomo solare. L’altro aspetto della comune con quello "titanico”. È colui che aspira
solarità è quello di una luce che nasce e tra¬ a riconquistare il livello perduto, che è capace
monta, che ha morte e resurrezione e nuova di superare in parte la condizione umana me¬
morte e nuova aurora e, insomma, una legge del diante uno scatenamento radicale di tutte le
divenire e del trasformarsi. Di contro al prin¬ forze connesse ai sensi, ma che purtuttavia non
cipio apollineo, questa è la solarità dionisiaca. sa sorpassare delle estasi, ove la qualità virile
È una virilità che aspira alla luce attraverso vacilla e non può conservarsi, ove il sensibile
una passione, che non 6a liberarsi daH’elemento si mescola al supersensibile e, in fondo, ove la
sensuale e tellurico epperò anche dall’elemento liberazione è conseguita solo a prezzo di un
venir meno al principio affermativo della per¬
estatico-orgiastico proprio alle forme piu basse
sonalità con sbocco, dunque, in un modo di es¬
del ciclo demetrico1. L’associarsi, nel mito e nel
simbolo, di figure feminili e lunari a Dioniso sere ben diverso da quello "solare" e olimpico.
è, a questo riguardo, assai significativo. Dio¬ Con le dovute trasposizioni di piano, sarebbe
niso non compie il trapasso, il mutamento di tutt’altro che arbitrario stabilire una correla¬
natura. È una virilità ancora terrestre malgrado zione fra l’uomo dionisiaco e l’uomo romantico.
la sua natura luminosa ed estatica. Il fatto, che Entrambi appartengono ad una stessa razza
i misteri dionisiaci e bacchici si associarono a dello spirito, defìnentesi nella sua opposizione
quelli demetrici, invece che al mistero pura¬ a quella olimpica o solare. E un tale riferimento
può risparmiarci di passare ad ulteriori detta¬
mente apollineo, ,ci indica chiaramente il pulito
finale dell esperienza dionisiaca: è un "muori gli caratteriologici, perché il lettore già in esso
e divieni" nel 6egno non di queU’infìnito, che è avrà quel che occorre per andar a individuarli.
al di sopra della forma e del finito, ma di quel- Dal punto di vista razzista, non deve stupire il
constatare che l’uomo dionisiaco, in veste di ro¬
Finfìnito, che si realizza e gode di sé nella di¬
mantico, è rappresentato abbastanza largamente
struzione della, forma e del finito, riportando
nelle razze nordiche, sia germaniche che anglo-
1 Dobbiamo dì nuovo rimandare, per una più precida compren¬ sassoni. Cosi si riconferma la già indicata op¬
sione di tali espressioni, al nostro libro già citato La razza solare.
È peraltro interessante rilevare che proprio queste estasi di tipo portunità di ben distinguere la razza primor¬
inferiore rappresentano l‘àpicc della vita spirituale nelle vedute diale nordico-aria dalle razze nordiche dei tempi
del' Klages. già accennate nel criticare la concezione oitalistica a
irrazionalistica della razza. più recenti. Già la parte che in queste ultime,
al loro affacciarsi sulla soglia dei tempi storici,
schile, divergente dunque dalla sua prima na¬
ebbe 1 elemento feminile, demetrico e gincco-
tura (demetrica). Si tratta, in breve, dell'usur¬
cratico, è abbastanza significativa (ancor oggi,
pazione della forza da parte di elementi lunari
la lingua tedesca è Tunica fra quelle di ceppo
degenerati. Generalizzando, l’uomo amazzonico
indoeuropeo, cioè ario, in cui il sole — die
sarebbe quello, che nell’essenza rimane lunare,
Sonne — è di genere feminile mentre la luna —
ma pur si afferma in un dispiegamento di forza,
der Mond — è di genere maschile), e ci induce
forza però materiale, non spiritualizzata (come
a pensare che, nel riguardo, 6i tratti di epigoni
vedremo invece esser il caso per la "razza
tutt altro che ”in ordine” non appena 6i cessi
eroica”). Cosi, ad esempio, per quanto questo
di considerare la semplice razza del corpo: sul
ravvicinamento a qualcuno sembrerà parados¬
piano spirituale certi processi di involuzione
sale, si ha un fenomeno "amazzonico” quando
sembrano essersi svolti fra gli ultimi popoli
una casta sacerdotale impugna il potere tem¬
nordici in non minor misura che fra gli ariani
porale per imporre un dominio, che essa non
atlantico-occidentali o nordico-atlantici, nelle
saprebbe piu assicurarsi sulla base della sua
tracce mediterranee dei quali si trovano pari-
sola autorità spirituale. Il mito ci mostra il
menti tante forme divergenti dalla pura tradi¬
contrasto delle Amazzoni sia con tipi dionisiaci,
zione solare.
che con tipi di eroi; nel primo caso le Amaz¬
12. - La razza amazzonica,
zoni, vinte, sono ricondotte 6otto la legge de¬
la razza afroditica, la
metrica, cioè al loro normale modo d’essere fe-
razza "eroica”.
minile-lunare; nel secondo, la loro distruzione
Una razza ”demetrica”, che di fronte ad usur¬ dà luogo ad un nuovo periodo solare e virile.
pazioni di tipo * titanico”, per riaffermarsi non Una volta che si vedrà quel che, qui, il tipo di
dispone più della superiore autorità dall’alto razza "eroica” significa, tutto ciò andrà a con¬
propria all'uomo solare, e fa proprie le stesse fermare l’accennata interpretazione. Vi potrebbe
forme violente e materializzate del suo av¬ dunque essere una certa relazione fra l’uomo
versario, va a caratterizzare un nuovo tipo, amazzonico e quello titanico o prometeico, dato
quello dell’”uomo amazzonico”. Nel mito, che anche quest’ultimo è caratterizzato dal¬
l’Amazzone appare infatti come la donna (spi¬ l’usurpazione di una forza, a cui la propria
ritualità lunare) che, contro le prevaricazioni natura non è adeguata. Però nel caso delTuomo
dell’uomo o, semplicemente, di fronte all’uomo amazzonico si tratta di una forza materiale, nel
(spiritualità titanica), non sa più affermarsi clic caso del titanismo si tratta invece di una forza
ricorrendo ad un modo d’essere parimenti ma¬ trascendente, di cui solo il tipo solare può im-

164 165
in una certa misura, là dove in essa la ricerca
padronirsi senza prevaricazione. Questo accenno
del piacere e della sensazione si unisce al sen¬
può bastare, non essendo diffìcile dedurre, per
timento gioioso di una distruzione, di un tra¬
trasposizione nei varii domini, diverse caratte¬
ristiche distintive per il tipo di "razza amaz¬ passare — della sensazione, cioè, della stessa
zonica". legge delle nature mortali, della vita che 6orge
e fatalmente trapassa neli’eterno ciclo delle ge¬
Un’altra razza dello spirito è quella propria¬
mente "a f r o d i t i c a"; in essa il teliurismo — nerazioni.
cioè l’aderenza alla terrestrità — assume le for¬ La razza afroditica da un lato, quella tellu¬
me di una estrema raffinatezza deU’esistcnza rica dall’altro, rappresentano i limiti estremi
delle forme comprese nel ciclo nordico-ario, i
materiale, e va non di rado a promuovere un
opulento sviluppo di tutto ciò che è sfarzo e punti, oltre i quali si entra, per involuzione e
lusso nella vita esteriore, quindi anche del mondo per sopravvento di elementi inferiori introdotti
delle arti e del sentimento estetico. Ma, all’in¬ dagli incroci, nel dominio delle razze di na¬
terno, sussiste una passività e una inconsistenza tura”.
lunare, compensata da un particolare risalto Per ultimo, si può considerare, la "razza
dato alla sensualità epperò anche a tutto quel degli ero i". Il termine eroe, qui, è preso non
nel senso comune, ma con riferimento alle tra¬
che si riferisce alla donna, la quale, anche per
tal via, va ad esercitare un dominio e ad as¬ dizioni mitiche riferite da Esiodo, secondo le
sicurarsi silenziosamente una preminenza. Il quali nei cicli di una umanità già deviata e
materializzata, Zeus, cioè il principio olimpico,
BachofExV ha seguito lo sviluppo di un tale
modo d’essere nelle sue relazioni con le fasi cre¬ avrebbe generata una razza, munita, virtual¬
puscolari del culto dionisiaco e afroditico dcl- mente, della possibilità di riconquistare, attra¬
verso l’azione, lo stato primordiale, quello "au¬
Tantichità. Egli stesso ci propone un riferimento
reo" o "solare" delia prima generazione del ci¬
alle razze del corpo, là dove ha notato la par¬
clo in questione (iperboreo). Fuor dal mito, si
ticolare diffusione, che queste forme del culto
tratta, qui, di un tipo, in cui la qualità "olim¬
antico ebbero fra le razze celtiche. Non è infatti
pica" o "solare” non è piu una natura, ma un
arbitrario riconoscere una forte componente
compito, da realizzarsi si sulla base di una spe¬
della razza afroditica sia nel ramo, clic i raz¬
ciale eredità o, per meglio dire, di una piu pro¬
zisti chiamano razza euro-occidentale (o del¬
nunciata componente atavica della razza pri¬
l’Ovest), sia in ciò che il Clauss ha definito tipo
mordiale, ma purtuttavia anche per mezzo di
o razza del Darbietungsrnensch. Nella ruzza
| una trasformazione interna, di un superamento,
afroditica lo stesso tema dionisiaco 6Ì conserva
;
167
spesso dato nei termini di una "seconda na¬ civiltà contemporanea si presentano sotto una
scita” o "iniziazione", essa sola capace di ren¬ luce insospettata e rivelatrice, quando si utiliz¬
dere attuale ciò che era divenuto latente e di zino questi dati \
far riconquistare ciò che era andato perduto. Non va tralasciato di notar*, che alcune de¬
Nel libro già citato, comprendente gli estratti signazioni usate dell’accennata classifica delle
dalle opere del Bachofen, insieme ad una piu razze dello spirito — solare, tellurico, lunare,
precisa descrizione di questi tipi, si trovano ac¬ ecc. — come altre, che si potrebbero adottare al
cenni alla corrispondenza piu probabile di essi luogo delle rimanenti, mentre 60no state dettate
alle varie razze del corpo e, in parte, anche a da ragioni analogiche e da riferimenti ad an¬
quelle della ricerca di secondo grado eseguita tichi culti tipici, dànno anche la possibilità di
dal Clauss. Se noi qui ci siamo limitati a indi¬ indagare il senso più profondo di tradizioni,
come quella, p. es., secondo la quale le caratte¬
care le caratteristiche relative al piano più alto,
cioè ai rapporti dell'uomo con il mondo spiri¬ ristiche decisive degli uomini, non 6olo, ma, in
una certa misura, anche i loro destini terrestri,
tuale, in detta opera si troveranno delle appli¬
sarebbero determinati dalla scelta di un dato
cazioni e delle deduzioni e si vedrà quali valori,
pianeta fatta dal nucleo spirituale della per¬
quali istituzioni, quali simboli, quali costumi,
sonalità prima della nascita — donde, ad
quali forme di diritto abbia prevalentemente
esempio, la persuasione, professata dallo stesso
riflesso luna o l’altra razza dello spirito.
mondo romano, che l'uomo regale, o destinato
Assumere punti di riferimento del genere, si¬
a dignità regale perché dominus natus, era
gnifica aver la possibilità di superare la storia
quello, che aveva fatto propri gli influssi del
a due dimensioni, di scoprire le influenze che si
sole. In questo insegnamento simbolico, che
sono scontrate, intrecciate o sovrapposte dietro
nelle tradizioni ario-iraniche e indo-arie si ri¬
le quinte delle antiche civiltà ed altresi il senso
trova in forme anche più precise e dettagliate,
del prevalere o decadere o mutarsi di certe con¬ viene adombrato quanto già dicemmo a propo¬
cezioni religiose ed etico-sociali. Nell’altra no¬ sito del mistero della nascita: i pianeti, di cui
stra opera, Rivolta contro il mondo moderno, si qui si parla, non sono naturalmente i pianeti
è dato un saggio di una tale metafisica delle fìsici, sono designazioni per determinate forze
antiche civiltà, mentre negli estratti dalle opere spirituali superindividuali (non senza relazione
del Bachofen si sono individuati molti clementi alla già indicata nozione dei "dèmoni" che
atti a propiziare ulteriori ricerche in tal senso.
i Cfr. il nostro articolo: Viviamo in una civiltà ginccocratica?
Perfino molti aspetti del mondo moderno e della in < Regime Fascista », n. del 19 dicembre 1939.

168 169
ognuno si sceglie), delle quali i pianeti fisici, culli e costumi corrispondenti. Solo qua e là,
al massimo, possono essere manifestazioni sen¬ quasi come lampeggiamenti di risvegli nelle
sibili simboliche. L’essenza di una tale dottrina classi dominatrici o come fila segrete di una
si riferisce dunque a quella "natura” o elezione tradizione trasmessasi in forma di "misteri e
trascendentale, che noi abbiamo indicato poter, di iniziazioni, 6i trovano elementi di spiritua¬
essa sola, risolvere la più forte obiezione che si lità olimpica ed eroica. Rispetto a questo mondo
può elevare contro l’idea razzista e che i risul¬ mediterraneo delle origini, le civiltà superiori,
tati del razzismo di secondo grado, a loro volta, che si possono chiamare propriamente arie,
potranno lumeggiare, nella misura in cui sia della antichità storica, soprattutto dell’Ellade
possibile per 1* umana comprensione. Il venir, e di Roma, sono dì data piu recente, cosa che ha
spontaneamente, a sentire come adeguati ed indotto il Bachofen, non completamente im¬
espressivi termini, come quello di "uomo solare”, mune del pregiudizio evoluzionistico predomi¬
uomo lunare”, ecc., è già significativo per una nante al tempo suo, a considerarle come ulte¬
tale congiuntura. riori fasi di sviluppo delle civiltà precedenti,
13. - Le razze dello spirito nel laddove o si tratta di forze nuove sopraggiunte,
Mediterraneo arcaico e o di un risveglio, propiziato da circostanze va¬
l’Ebraismo.
rie, di quel che già esisteva ma era già passato
Nei riguardi dell antico mondo mediterraneo, in forme d’involuzione. In altri termini, quanto
si è già accennato, che i rami delle razze nor¬ di più alto presentò la nostra antichità e la
dico-arie e atlautico-occidentali che avevano stessa razza dei nostri progenitori, o è l’effetto
raggiunta quella regione in tempi remoti se¬ di nuove ondate conservanti maggiormente pura
guendo soprattutto la direzione orizzontale Oc¬ la forza delle origini iperboree, ovvero è una
cidente-Oriente e vi avevano create civiltà di specie di "rinascenza”, di rigalvanizzazione di
tipo vario, già al limitare dei tempi detti storici una eredita spirituale solare primordiale, se¬
appaiono entrati in una pronunciata decadenza. polta fra i detriti e le civiltà crepuscolari del
Dal punto di vista spirituale, anche prescin¬ Mediterraneo cosiddetto pre-ariano, pelasgico-
dendo da forme di civiltà e di culto visibilmente scmitico, ibcro-pelasgico, camitico, ecc.
determinate dall’inllusso di ceppi aborigeni in¬ Più in generale, cd anche con riferimento a
feriori e di detriti etnici di provenienza au¬ quanto fu creato in Asia da diramazioni del
strale, le razze dello spirito più visibili nel¬ ceppo nordico e nordico-occidentale, il termine
l'antichissimo mondo mediterraneo sono di tipo tanto abusato "ariano” o ”nrio” nell’ordine dcl-
demetrico, amazzonico, tellurico, dionisiaco, con rindaginc di terzo grado va essenzialmente ri-

170 171
portato alle forme di civiltà e di spiritualità religiosità non è privo di relazioni con la stessa
proprie ad una razza eroica”, nel senso tec¬ razza lunare. Anche dal punto di vista spiri¬
nico già detto: e ne vedremo subito il perché. tuale bisogna dunque concepire Israele come
Le civiltà "ariane” — si può contare, fra di una realtà essenziale composita; una "legge”,
esse, quella dell antica Grecia, dell’antica Roma, quasi in forma di una violenza, ha cercato di
dell India, dell’Iran, del gruppo nordico-tracio tenere uniti degli elementi assai eterogenei e
e danubiano — ridestarono, per un certo pe¬ di dar ad essi una certa forma, cosa che, fin
riodo, la razza solare sotto specie eroica eppcrò quando Israele si mantenne sul piano di una
realizzarono un parziale ritorno dcllu purità civiltà di tipo sacerdotale, sembrò perfino riu¬
originaria. Di esse, si può dire che le 1 e m en t o scire. Ma nel punto in cui l’Ebraismo si mate¬
semitico, ma poi soprattutto quello giudaico, rializzò e, poi, ed ancor più, quando l’Ebreo si
rappresentò 1 antitesi piu precisa, per esser, tale sciolse dalla propria tradizione e si "moder¬
elemento, una specie di condensatore dei de¬ nizzò”, il fermento di decomposizione e di caos
triti razziali e spirituali delle varie forze scon¬ prima rattenuto doveva tornare allo stato li¬
tratesi nell arcaico mondo mediterrraneo. Si è bero e — ora elm la dispersione di Israele aveva
già accennato, che dal punto di vista della stessa introdotto l’elemento ebraico in quasi tutti gli
indagine di primo grado Israele va considerato altri popoli — doveva agire per contagio in
meno come una ”razza” che come un "popolo” senso disgregativo nel mondo intero fino a dive¬
( razza solo in senso affatto generico), in esso nire uno dei più preziosi e validi strumenti per il
essendo confluiti sangui molto diversi, perfino fronte segreto della sovversione mondiale. Stac¬
di origine nordica, come sembra esser il caso cato dalla sua Legge, che gli sostituiva * la
nel riguardo dei Filistei. Dal punto di vista patria e la razza, l’Ebreo rappresenta l’anti-
della razza dello spirito le cose stanno in modo razza per eccellenza, è una specie di pericoloso
analogo: mentre, nel suo bisogno di "reden¬ paria etnico, il cui internazionalismo è sem¬
zione dalla carne e nei suoi lati mistico-pro¬ plicemente un riflesso della natura informe e
fetici nell Ebreo sembra affiorare la razza dio¬ disgregata della materia prima da cui quel po¬
nisiaca, il crasso materialismo di altri aspetti polo è stato originariamente formato. Queste
di tale popolo e il rilievo dato ad un vincolo vedute però fanno anche capire quel tipo me¬
puramente collettivistico accusa la razza tellu¬ dio di Ebreo, che mentre da un lato, per lui e
rica, il suo sensualismo quella afroditica e, in¬ per i suoi, come tradizionalismo residuale, os¬
fine, il carattere rigidamente dualistico della sua serva nel suo stile di vita un razzismo pratico

172 175
solidaristico spesso perfino intransigente, nei ri¬
guardi degli altri lascia invece agire le altre sue
tendenzialità, ed esercita quell’attività delete¬
ria che, del resto, dalla stessa Legge ebraica è
perfino prescritta e indicata come obbligatoria
dovunque si abbia a trattare con il non-ebreo,
col goim.

PARTE QUARTA

LA RAZZA ARIA
E IL PROBLEMA SPIRITUALE

174
1. - Che cosa voleva dire "ario”.

Veniamo ora al termine "ario". Secondo la


concezione oggi divenuta corrente, ha diritto di
dirsi "ario” chiunque non 6Ìa ebreo o di razza
di colore, né abbia avi di. tali razze — in Ger¬
mania, fino alla terza generazione. Per gli scopi
più immediati della politica razziale, questa
veduta può avere una certa giustificazióne, nel
senso di punto di riferimento per una prima
discriminazione. Su di un piano pili alto, ed
anche in sede storica, essa appare invece in¬
sufficiente, già per il fatto, che essa si esau¬
risce in una definizione negativa, indicante
quel che non si deve essere, non ciò che si
deve essere; per cui, soddisfatta la condizione
generica di non esser né negro, né ebreo, né di
colore, cgual diritto a dirsi ario avrebbe sia il
piu "iperboreo" degli Svedesi che un tipo sc-
minegroide delle regioni meridionali. D’allra
parte, se si confronta questo significato ridotto
dell’arianità con quello che la parola ebbe ori¬
ginariamente, vicn quasi da pensare ad una
profanazione, perché la qualità aria, in origine,
coincideva essenzialmente con quella che, come
6Ì c accennato, la ricerca di terzo grado può
attribuire a schiere della razza restauratrice,
della "razza eroica". Quindi il termine "ario"
nella sua concezione corrente odierna non può
accettarsi clic ai fini della circonscrizione e se-

12 - Lvola. 177
parazione di una zona generale, all’interno della chiaramente, che essa fa tutt’ uno con la sede
quale dovrebbe però aver luogo tutta una serie artica iperborea. Nella inscrizione di Behistum
di ulteriori differenziazioni, qualora ci 6Ì voglia (520 a. C.) il gran Re Dario parla cosi di sé
avvicinare, sia pure approssimativamente, al stesso: « Io, re dei re, di razza aria » e gli ”arii”,
livello spirituale corrispondente al significato a loro volta, nei testi s’identificano alla milizia
autentico e originario dei termine in questione. terrestre del ”Dio di Luce”: cosa che ci fa già
Il razzismo — è vero — nelle sue propaggini apparire la razza aria in un significato meta¬
filologiche 6Ì è dato ad una ricerca comparativa fisico, come quella che, senza tregua, in uno dei
di parole, che nell’insieme delle lingue indo¬ varii piani della realtà cosmica, lotta incessan¬
europee contengono la radice ar di ”ario" ed temente contro le forze oscure dcll’anti-dio, di
esprimono piu o meno qualità di un tipo umano Arimane.
superiore, Herus in latino e Herr in tedesco si¬ Questo concetto spirituale deH’arianità si pre¬
gnificano "signore”, in greco aristos vuol dire ec¬ cisa nella civiltà indù. Nella lingua sanscrita
cellente e a rete virtù; in irlandese air significa ar significa “superiore, nobile, ben fatto” ed
onorare e nell’antico tedesco la parola èra vuol evoca anche l’idea di muovere come ascendere,
dire gloria — come in quello moderno Ehre vuol portarsi in alto. Con riferimento alla dottrina
dire onore, ece., e tutte queste espressioni, come indù dei tre guna, una tale idea propizia rav¬
varie altre, sembrano appunto trarsi dalla ra¬ vicinamenti interessanti. La qualità "ar” va cioè
dice ar di ario. Inoltre questa stessa radice il a corrispondere a rajas, che è la qualità delle
razzismo ha creduto di ritrovarla anche in Eran,
forze ascendenti, superiore e opposta a tamas,
antico nome per la Persia, in Erin e Erenn, an¬
che ò la qualità, invece, di tutto ciò che cade,
tichi nomi deH’Irlanda, oltre che in molti nomi
clic va verso il basso, mentre qualità superiore
propri che ricorrono frequentissimi nelle an¬
a rajas è sattoa, la qualità propria a "ciò che è”
tiche stirpi germaniche. Tuttavia, da un punto
(sa/) in senso eminente — si potrebbe dire, al
di vista rigoroso, il termine ”ario’* — da arya —
principio solare nella 6ua olimpicità. Ciò può
con certezza può solo esser riferito alla civiltà
dunque dare un senso del "luogo” metafìsico
dei conquistatori preistorici dell’India e del¬
proprio alla qualità aria. Da questa radice ar,
l’Iran. Nello Zend-Avesta, testo deH’anfica tra¬
dizione iranica, la patria originaria delle stirpi, arya come aggettivo indica poi le qualità di
a cui tale tradizione fu propria, è chiamata esser superiore, fedele, ottimo, stimato, di buona
airyanem-vaéjó, significante "seme della gente nascita; e come sostantivo designa "cbi è si¬
aria” e dalle descrizioni che se ne danno risulta gnore, di nobile stirpe, maestro, degno di onore”:

178 179
sono deduzioni in sede di carattere, in sede so¬ qualità innata va confermata per mezzo del¬
ciale e, infine, di "razza dell’anima”. l’iniziazione, upanayàna. Come il battesimo è la
Ciò, dal punto di vista generico. In senso spe¬ condizione indispensabile per far parte della
cifico àrya però era essenzialmente una desi¬ comunità cristiana, cosi l’iniziazione rappresen¬
gnazione di casta: si riferiva collettivamente tava la porta attraverso la quale si entrava a
all’insieme delle tre caste superiori (capi spiri¬ far parte effettiva della grande famiglia aria.
tuali, aristocrazia guerriera e "padri di fami¬ L’iniziazione determina la "seconda nascita”,
glia” quali proprietari legittimi, con autorità essa crea il dvija, "colui che è nato due volte”.
su di un certo gruppo di consanguinei) nella Nei testi, àrya appare sempre come sinonimo di
loro opposizione alla quarta casta, alla casta dvija, rinato, o nato due volte. Per cui, già con
servile dei gudra — oggi forse si dovrebbe dire: questo si entra in un dominio metafìsico, nel
alla massa proletaria. campo di una razza dello spirito. La razza
Ora, due condizioni definivano la qualità oscura, proletaria — pudra va ma — detta anche
aria: la nascita e l’iniziazione. Ari si nasce — nemica — dasa — non-divina o demonica —
tale è la prima condizione. L’arianità, su tale asurya-varna — ha solo una nascita, quella del
base, è una proprietà condizionata dalla razza; corpo. Due nascite, Luna naturale, l’altra so¬
dalla casta e dall’eredità, essa si trasmette col vrannaturale, urànica, ha invece Yàrya, il no¬
sangue da padre a figlio e da nulla può esser so¬ bile. Come in varie occasioni l’abbiamo ricor¬
stituita, cosi come il privilegio che, fino ad ieri, dato, il piu antico codice di leggi arie, il Màna-
in Occidente aveva il sangue patrizio. Un codice vadharmagastra, va fino al punto di dichiarare,
particolarmente complicato, sviluppante una ca- che chi è nato ario non è veramente superiore
suistica fin nei piu minuti dettagli, conteneva allo gudra, ài servo, prima di esser passato at¬
tutte le misure necessarie per preservare e man¬ traverso la seconda nascita o quando la sua
tenere pura questa eredità preziosa e insosti¬ gente abbia metodicamente trascurato il rito de¬
tuibile, considerando non 6olo l’aspetto biologico terminante questa nascita, cioè l’iniziazione,
(razza del corpo) ma anche quello etico e so¬ Yupanayàna \
ciale, il contegno, un dato stile di vita, diritti
1 R.' GUÉNON, in Études traditiounelles, n. marzo del 1940 ha
e doveri, quindi tutta una tradizione di "razza giustamente rilevato che l'iniziazione delle caste ariane non Da
dell’anima”, differenziata poi per ciascuna delle confusa con l'iniziazione in senso assoluto — dikshà: ma la
prima si può dire che già contiene la potenzialità della seconda,
tre caste arie. la quale peraltro può realizzarsi, nella gran parte del casi, al
momento della morte concepita come "terza nascita" (Dedi p. 182,
Ma se la nascita è la condizione necessaria 216). L'iniziazione di casta è cosi paragonabile al sacramento cri¬
per essere ari, essa non è anche sufficiente. La stiano del battesimo, cui si attribuisce un certo potere trasfor¬

180 mi
f

ceppo collettivo di una data stirpe, nella so¬


Ma vi è anche la controparte. Atto e qualifi¬
stanza confusa di nuove nascite (pitr-ydna):
cato a ricevere legittimamente l’iniziazione, in
cosa che già basta per imaginarsi in che conto
via di principio, non è chiunque, ma solo chi è
l’uomo ario poteva avere la cosidetta rincarna-
nato ario. Impartirla ad altri è delitto. Ci tro¬
zione, concezione, questa, che, come si è detto,
viamo dunque di fronte ad una concezione su¬
fu propria a razze estranee, prevalentemente
periore e completa della razza. Essa si distingue
dalla concezione cattolica, perché ignora un sa¬ "telluriche” o "dionisiache”.
cramento atto a somministrarsi a chiunque,
senza condizioni di sangue, razza e casta, tanto 2. - L'elemento solare ed eroico
da condurre ad una democrazia dello spirito. della antica razza aria.

In pari tempo, essa supera anche il razzismo La doppia condizione della qualità aria fa
materialistico, perché, mentre si soddisfa alle capire, che queste antiche civiltà presuppone¬
esigenze di esso ed anzi si porta il concetto vano una specie di eredità sovrannaturale la¬
della purità biologica e della non-mescolanza
tente nella razza aria del sangue, eredità, che
fino alla forma estrema relativa alla casta
però doveva esser ridestata e portata dalla po¬
chiusa, 1* antica civiltà aria riteneva insuffi¬
tenza all’atto caso per caso, affinché il singolo
ciente la sola nascita fisica: aveva in vista una
potesse farla davvero cosa siia. Questo era il
razza dello spirito, da raggiungere — partendo
significato generale del sacramento ario nelle
dalla salda base e dall’aristocrazia di un dato
sue forme pili alte. Considerando però l’àpice
sangue e di una data eredità naturale — per
della gerarchia aria, si può vedere facilmente
mezzo della ri-nascita, definita dal sacramento
che la qualità primordiale latente da ridestare
ario. Ancor piu in alto, la terza nascita,
corrisponde essenzialmente a quella della "razza
o, per usare la designazione corrispondente delle
solare” e che, quindi, l’ario, come colui che a
tradizioni classiche, la resurrezione attraverso
tale razza appartiene potenzialmente, ma che
la 'morte trionfale”. Come supremo ideale; l’an¬
tuttavia deve riconquistarla o restaurarla quale
tico ario considerava infatti la "via degli dei ’ —
singolo, presenta esattamente i tratti della razza
deva-yàna — detta anche "solare” o "nordica”,
da noi tecnicamente definita "eroica”.
lungo la quale si ascende e "non si ritorna”,
Come si è accennato, la casta aria si ripar¬
non la "via meridionale’ del dissolversi nel
tiva in altre tre e la piu alta l’abbiamo detta
molino, ma che piene dhllnto dalla "neromlu nnxclta" in acnso
dei "capi spirituali”, giacché questa espressione
mixliio. Hata coti, in ogni cato. il palare tli un "sacramento" —
e inoltre à possibile che od c**o, In tempi più antichi, corri- previene molti equivoci e ci permette anche di
tpnndctsc proprio un riio iniziatico vero e proprio.
183
182
evitare il problema alquanto complesso dei rap¬ In secondo luogo, Y antica élite aria come
porti cbe nelle antiche società arie d* origine "razza solare” ignorava la distanza metafisica
iperborea esistevano fra la casta sacerdotale — fra un Creatore e la creatura. I suoi rappre¬
bràhman — e quella guerriera — kshatram. sentanti non apparivano come mediatori del
La maggior parte degli orientalisti, nel riferirsi divino (cioè nella funzione che ha il sacerdote
alla prima là dove essa effettivamente rappre¬ nelle civiltà lunari), bensì come essi stessi na¬
sentò il vertice della gerarchia aria, credono di ture divine. La tradizione li descrive come do¬
vedervi una specie di supremazia sacerdotale, minatori non solo di uomini, ma anche di
cosa effettivamente errata. Anzitutto sembra ri¬ potenze invisibili, di. "dèi". Fra i molti testi
sultare dalle più antiche testimonianze che la riprodotti nel nostro libro già spesso ricordato,
casta sacerdotale in origine faceva tutt’uno con a tale riguardo, vi è p. es. questo: «Noi siamo
quella guerriero-regale, in piena corrispondenza dèi, voi (soltanto) uomini ». Essi sono nature
con l’ufficio originario della "razza solare”. In luminose e vengono paragonati al sole. Sono
secondo luogo, anche a prescindere da ciò e a costituiti « da una sostanza ignea radiante », co¬
limitarsi ai soli bràhmana (ai componenti della stituiscono 1’ "àpice" delPuniverso e « sono og¬
casta del bràhman) come capi ari, non si può getto di venerazione da parte delle stesse divi¬
pensare ad una società retta da "sacerdoti" e nità». Non sono gli amministratori di una fede,
asservita ad idee "religiose", come gli uni e le ma i possessori di una scienza sacra. Questa
altre vengono concepiti nella religione europea. conoscenza è potenza e forza trasfigurante.
Ciò, per due ragioni. Agisce come un fuoco, che consuma e che di¬
Anzitutto perché vi era l’anzidetta condizione strugge tutto ciò che per altri nelle azioni po¬
del sangue. Per ragioni varie, la Chiesa dovette trebbe significare colpa, peccato, costrizione —
imporre al clero il celibato, col che si rese im¬ è qualcosa di simile al nietzschiano "al di là del
possibile una base razziale e ereditaria per la bene e del male”, ma 6U di un piano trascen¬
dignità sacerdotale. Secondo la veduta catto¬ dente, non da superuomo "bionda bestia" ma da
lica — e ancor più secondo quella prote¬ superuomo "olimpico". Poiché essi "sanno" e
stante — per divenire sacerdote basta la "vo¬ ! "possono”, questi capi ari non hanno bisogno
cazione” (concetto, qui, piuttosto vago), certi di "credere”, non conoscono dogmi, nel dominio
studi affini alla filosofia e l’ossequio a certi pre¬ delle conoscenze tradizionali essi sono infallibili.
!
cetti morali: non è richiesto esser di razza di E come non hanno dogmi, essi nemmeno co¬
sacerdoti per esser ordinati sacerdoti. Questo è I stituiscono una. "chiesa”; esercitano diretta-
il primo punto. mente, di persona, la loro autorità; non hanno

184 185
pontefici da venerare, perché, in un certo modo, eseguire il rito. La mentalità moderna, che vede
ogni esponente legittimo della loro casta è un tutto al rovescio, inclina notoriamente a ripor¬
"pontefice”, nel senso originario della parola. tare i riti alle pratiche superstiziose dei sel¬
Pontefice è colui che fa i ponti, che stabilisce vaggi. La verità è invece, che le pratiche dei
i contatti fra due rive, fra due mondi — fra selvaggi non sono che le forme degenerescenti
1 umano e il superumano. Esattamente perché dei veri riti, i quali sono da spiegarsi e da ca¬
questa era la funzione propria al brahmani e pirsi su tutt’altra base.
poiché in una civiltà orientata in 6enso emi¬ Ora, se già nel modo di apparire come bràh-
nentemente eroico e metafìsico, come era il mana della suprema casta aria sono presenti
caso per quella dell'antica arianità, una tale tutti questi tratti, abbiamo ragioni sufficienti
funzione appariva di suprema utilità ed effi¬ per ammettere che nelle origini, ove il bràhman
cacia — per questo il capo spirituale, o bràh- e lo kshàtram — l’elemento sacerdotale e quello
mana, incarnava agli occhi delle altre caste arie, guerriero o regale — facevano tuttuno, la ci¬
per lacere di quelle servili non-arie, una auto¬ viltà degli Iperborei scesi verso il Sud aveva al
rità illimitata e supremamente legittima. proprio centro esattamente ciò che noi abbiamo
Lo strumento "pontificale” — cioè di "colle¬ definito spiritualità olimpica o solare e che que¬
gamento” — per eccellenza (in origine, prero¬ sta tradizione permase nelle fasi successive, di
gativa regale), era il rito. Anche circa il rito parziale oscuramento di tale civiltà, per mezzo
dovremmo, qui, ripetere cose da noi già dette in di restaurazioni di tipo "eroico” in una élite
piu di una occasione. Il rito per l’uomo antico o casta di capi spirituali. Una indagine delle
non era una vuota e superstiziosa cerimonia. Vi testimonianze corrispondenti della piu antica
si esprimeva invece una attitudine virile e do¬ civiltà greca e romana condurrebbe agli stessi
minatrice di fronte al supersensibile, giacché, risultati. L’elemento solare e regale, il senso
mentre la preghiera è un chiedere, il rito, se¬ della comunità di origine e di vita con gli enti
condo questa veduta, è un comandare e un de¬ divini 6ono tratti in essa parimenti presenti.
terminare. Il rito è una specie di "tecnica di¬ Perciò, riassumendo, se lo si vuole spiegare
vina”, che si distingue da quella moderna, pel con le vedute e le tradizioni proprie alle civiltà,
fatto che non agiva in base alle leggi esterne alle quali appartenne in via rigorosa e provata,
dei fenomeni naturali ma influiva sulle cause il termine ”ario” si riferisce anzitutto, in ge¬
supersensibili di essi; in secondo luogo, perché nerale, ad una "razza dello spirito” di origine
la 6ua efficacia era condizionata da una forza iperborea impegnata in una specie di lotta me¬
speciale e oggettiva, supposta in chi doveva tafisica e avente in proprio uno speciale ideale
dell’ Imperium — il capo, come ”re dei re” sendo necessario rimuovere in pari tempo osta¬
(Iran); più in particolare, nella sua estrema pu¬ coli e deformazioni che paralizzano, per cosi
rezza, esso comprende in primo luogo l’ideale dire, perfino fisicamente, la possibilità di ogni
di un’ alta purità biologica e di una nobiltà ritorno all’antico spirito ario.
della razza del corpo; in secondo luogo l’idea Come pur stiano le cose, è essenziale che
di una razza dello spirito, di tipo "solare”, con l’espressione ”ario” oggi non decada in una
tratti sacrali e simultaneamente regali e domi¬ vuota parola d’ordine e 6Ìa la semplice designa¬
natori: razza di veri superuomini, di fronte a zione di chiunque non sia proprio negro, ebreo
tutto ciò che di materialistico, di evoluzioni¬ o mongolo. Occorre tener sempre presenti i su¬
stico e di "prometeico” si trova invece nelle premi punti di riferimento, i concetti-limite, le
concezioni moderne del superuomo — anche a
linee di vetta, perché è da esse che dipende il
prescindere, che queste altro non sono che “filo¬
senso di tutto lo sviluppo, a partir dai primi
sofìa”, che teorie e imaginazioni formulate da
gradi di esso. Ed anche a tale riguardo può av¬
persone la cui razza, quasi sempre, è tutt’altro
venire una scelta delle vocazioni: il senso di
che in ordine.
qualcosa che, oggi, appare come una vetta lu¬
Se l’indagine relativa all’aristocrazia aria dei
cente in mitiche irraggiungibili lontananze,
tempi primordiali ci porta a tali altezze, venir,
mentre può paralizzare gli uni e indurli a ”non
da esse, alle esigenze pratiche del problema at¬
perder tempo” in fantasticherie anacronistiche,
tuale della razza non è certo agevole. Il mondo
può destare negli altri una tensione creatrice,
spirituale che la considerazione di terzo grado
suscitatrice di superiori possibilità.
riporta alla luce mediante un esame adeguato
delle tradizioni e dei simboli antichi e vede es¬
senzialmente congiunto al più alto retaggio 3. - Ex Occidente lux. - li
problema religioso.
ario-iperboreo, per molti ”ari” di oggi può sem¬
brare inusitato e fantastico, per altri addirit¬ Dagli accenni fatti circa le vie percorse dalla
tura incomprensibile. Richiamare in vita signifi¬ civiltà delle razze nordico-arie risulta un nuovo
cati, che millenni di storia han sepolto nei più aspetto, secondo il quale la dottrina della razza
profondi strati della subcoscienza, a che essi ha una portata rivoluzionaria. All’epoca che
destino forme nuove di sensibilità, non può ac¬ ci ha preceduto erano care due idee, date quasi
cadere dall’oggi al domani e, in ogni caso, è come verità acquisite una volta per tutte: in
un’opera che va associata ai compiti del raz¬ orimo luogo, la barbarie dell’Occidente e Tori-
zismo pratico di primo e di secondo grado, es¬ line dall’Oriente di ogni superiore civiltà an-

188
189
tica — in secondo luogo, l’origine ebraica della considerarsi come una specie di disperato punto
"religione superiore", del monoteismo. La nuova di riferimento per quella funzione di unificare,
esplorazione razzista della storia, integrata con in un qualche modo, un insieme di detriti et¬
dati tradizionali, capovolge interamente questi nici in sé stessi tendenti a disperdersi in ogni
dogmi. Anzitutto essa ritiene che la grande senso, che abbiamo attribuita alla Legge ebraica.
tradizione nordico-iperborea e nordico-atlantica Quanto alla presunta "religione superiore" in
conobbe già il monoteismo in forme superiori, genere, intesa come quella d’Israele, in essa
cosmico-solari, e diffuse una civiltà ad esso cor¬ motivi già presenti nelle civiltà del ciclo ario
rispondente in un movimento da Occidente ad si mescolano ad elementi sospetti, che finirono
Oriente e dal Nord verso Sud. Falso, dunque, con l’andare incontro ai fermenti di decom¬
Oriente lux; dall’Oriente — si potrebbe posizione etnica e morale agenti nel mondo
dire a maggior ragione — vennero piuttosto mediterraneo e con V alterare sensibilmente
le tenebre: come in una specie di riflusso, da quanto, in un tale mondo, ancora sussisteva
esso vennero forme religiose, mistiche e sociali come eco o ripresa della arcaica tradizione nor¬
inficiate da influenze legate a razze inferiori o dico-aria.
derivate involutivamente dalle civiltà arie d’ori¬ È peraltro evidente che, date le relazioni della
gine nordico-occidentale diffusesi ncirOrientc religione ebraica col cristianesimo, presso ad un
in epoche preistoriche e già decadute. Di pas¬ tale ampliamento di orizzonti e ad un antigiu¬
sata, va del resto rilevato che quanto oggi, in daismo non limitantesi al piano della razza del
alcuni ambienti o estetizzanti, o teosofici, viene corpo e deH’anima, ma riaffermantesi anche 6u
esaltato come sapienza orientale, sta piu o meno quello della razza dello spirito, può venir di
sullo stesso piano, non 6Ì riferisce agli elementi chiedersi, in che rapporti una dottrina com¬
superiori di origine aria delle civiltà orientali: pleta della razza stia, appunto, col cristiane¬
e a quel che viene confusamente assunto si simo. Questo problema è delicato ed anche
aggiungono, in tali correnti, deformazioni e qui le lezioni dell’esperienza, cioè le esagera¬
incomprensioni derivate dalla mentalità mo¬ zioni e gli errori già commessi da un certo raz¬
derna \ zismo straniero, debbono servirci per evitare
Parimenti non originario è il monoteismo della false svolte. La sua formulazione più generale
religione ebraica, che nella sua crudezza e nella è la seguente: Negli odierni movimenti di rinno¬
unilaterale esasperazione del suo dualismo deve vamento, specie là dove al mito razzista e ario
vien dato un particolare rilievo, si destano
1 Cfr. la critica di tali correnti contenute nel nostro lavoro già
citato Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo. forze, che non possono esser contenute nell’or-

190 191
dine strettamente politico: esse sono anche forze tanti e obliqui di una data tradizione. Si tratta
di fede che cercano dei punti superiori, spi¬ di altro.
rituali, di riferimento, una "visione del mondo” Il fatto è che, una volta proceduto — soprat¬
conforme alla razza e, in pari tempo, suscet¬ tutto in tema di tradizioni arie delle origini —
tibile d’integrare e potenziare le idee che già a quell’ainpliamento di orizzonti, di cui si è
guidano i loro partiti sul piano politico-nazio¬ or ora detto, è ben difficile che 6i possa conti¬
nale. Può essere una tale visione del mondo sic nuare ad aderire incondizionatamente alla ve¬
et simpliciter quella cristiana? Ovvero occorre duta, secondo la quale il cristianesimo sarebbe
procedere ad una certa discriminazione nell’or¬ l’unica vera tradizione e religione, mentre il
dine delle vedute genericamente cristiane? O, mondo antico, quello ario-romano compreso —■
infine, è d’uopo cercare elementi validi da tra¬ a parte qualche vaga "prefigurazione” — altro
dizioni di tipo diverso? non avrebbe conosciuto che superstizione e spi¬
Per l’Italia, paese cattolico non alterato dalla ritualità inferiore. Si tratterebbe piuttosto di
Riforma, non è certo il caso di pensare a delle mettere in rilievo e in valore quegli aspetti del
soluzioni estremistiche e, in fondo, lo stesso cristianesimo, ma soprattutto del cattolicesimo,
problema, se si deve porlo, non ha un carattere in virtù dei quali esso non si presenta come
politico, ma solo teoretico, di generico orienta¬ qualcosa di nuovo, ma ha invece quasi il senso
mento. Yale appena dire, poi, che nell’ordine di una ripresa : ripresa di alcuni motivi so¬
di cose, di cui qui si tratta, ogni tentativo di lari e cosmici di una tradizione primordiale,
creare dei 'surrogati”, di cercare in questa o che purtuttavia ha avuto anche altre manife¬
quella concezione o costruzione filosofica o "spi¬ stazioni, se non perfino manifestazioni supe¬
ritualistica” di pensatori moderni un equiva¬ riori: superiori, per il semplice fatto che, al¬
trove, questa tradizione ha potuto conservarsi
lente religioso, va senz’altro riprovato. Solo una
più pura non essendo dovuta passare attraverso
tradizione, nel senso piu severo e super-
lo staccio dell’elemento pre-ariano e semitico-
personale del termine, può essere all’altezza del
meridionale del Mediterraneo e perché le razze
problema — e le tradizioni non si creano a
altrove spesso si trovarono in maggior contatto
comando, da un momento all’altro, per neces¬
con le origini. Del resto, negli insegnamenti
sità contingenti. Del pari, è evidente l’inuti¬
della Chiesa vi è qualcosa che potrebbe conci¬
lità, anzi la nocività, di attitudini puramente liarsi con tale veduta. Alludiamo alla dottrina
polemiche e negative, perfino nel caso in cui della cosiddetta "rivelazione patriarcale pri¬
esse fossero giustificate da certi aspetti mili¬ mordiale", clic sarebbe stata fatta a tutte le

192 13 - EVOLA. 193


razze prima di una catastrofe, la quale è sem¬ anche in tal caso il razzismo, se giustamente in¬
plicemente la trascrizione mitica di quella clic teso, non dovrebbe pregiudicare le possibilità
distrusse la sede della razza nordico-atlantica; d’intesa fra chi si rifà alla comune tradizione
rivelazione, che poi sarebbe andata perduta. per il tramite del cattolicesimo e chi, invece,
Riferendosi a tale veduta, il'•padre Schmidt ha cerca di rievocarla più direttamente attraverso
anzi svolto delie ricerche ^in fatto di etnologia simboli e dottrine arie di origine pre-cristiana o
e di culti "primitivi”, Rimostranti molto più non-cristiana.
comprensione che non quelli della grandissima Seguendo tali direttive, ed anche indipen¬
maggioranza dei suoi colleghi. Diffìcilmente dentemente da ogni attualità del problema, il
potrebbesi però ammettere che questa "rivela¬ razzismo dovrebbe dunque promuovere una
zione”, oscuratasi dappertutto, sia stata conser¬ nuova scienza comparata delle re¬
vata pura solo da un "popolo eletto” identifi¬ ligioni e delle tradizioni spirituali, lontana
cato ad Israele. L’arbitrarietà di un tale assunto sia dalla piatta e falsa oggettività di coloro che,
può risultare ad una ricerca anche solo ele¬ oggi, nelle Università europee, le italiane com¬
mentare. prese, praticano qualcosa di simile, 6Ìa da ogni
Per coloro che sentonq.il problema già ac¬ animosità settaria.
cennato, non si tratta, in ogni modo, di irrigi¬
4. - L'equivoco del nuovo
dirsi in attitudini polemiche, che a nulla con¬
paganesimo razzista.
ducono, ma di concentrare V attenzione sul
mondo dell’antica arianità. Ed allora si sarà Precisato in tal modo il problema, forse è
anche in grado di riconoscere, di discriminare opportuno segnalare l’equivoco — equivoco di
non poco momento — proprio a quelle correnti
e di completare quel che nel cattolicesimo può
razziste estremiste contemporanee, che hanno
esservi di valevole e di fecondo anche per un
creduto di risolverlo nei termini di un neo-pa¬
popolo dichiarantesi apertamente per un raz¬
ganesimo. Tale equivoco, invero, si realizza già
zismo "ariano”. Qualora, come sembra esser il
caso per la Germania, ciò non fosse ritenuto nel punto di usare termini, appunto, come "pa¬
gano” e "paganesimo”. E noi stessi, che un
sufficiente da alcune forze rivoluzionarie, queste
tempo li adottammo1, abbiamo a rammaricar¬
6ono libere di cercare espressioni nuove e di¬
cene sinceramente.
verse per le stesse idee tradizionali: però non
È vero che in antichi scrittori latini, come
dovrebbe mai venir meno la consapevolezza, che
p. es. in Livio, si incontra, non unita ad una
questa diversità e novità riguardano, appunto,
solo T espressione, non il contenuto, per cui i Nella nostra opera polemica Imperialismo pagano, Todi, 1928.

194 195
speciale intenzione, la parola paganus. Ciò non realtà storica — intendiamo > e: con quel che
Impedisce che, qualora ci 6Ì riferisca alla sua nelle sue forme "normali” il mondo pre-cristiano
accezione divenuta prevalente a partir dall’av¬ e soprattutto ariano sempre fu, e che esso non
vento della nuova fede, paganus è un termine fu solo in aspetti decadenti ovvero rifueentesi a
essenzialmente dispregiativo, adoperato ad uso residui degenerescenti di più antiche civiltà o
polemico dalla prima apologetica cristiana. Pa¬ di razze inferiori.
ganus deriva da pagus, che vuol dire villaggio, Chi tenga presente tutto ciò, viene oggi a
borgata, per cui paganus significa ciò che è scoprire un singolare paradosso, e cioè che ap¬
proprio ad un rustico, ad un essere incolto e punto da un tale paganesimo mai esistito e
primitivo. Per affermare e glorificare la nuova costruito dall’ apologetica cristiana prendono
fede, una certa apologetica cristiana, seguendo frequentissimamente le mosse alcune tendenze
il malvezzo di discreditare gli altri per super- "pagane” e anticristiane del razzismo e del na¬
valorizzare sé stessi, procedette ad una defor¬ zionalismo estremista, minacciando dunque di
mazione e ad una denigrazione spesso sistema¬ farlo divenire, oggi, per la prima volta nella
tica e cosciente di quasi tutte le dottrine, i culti storia, vero. Né più né meno.
c le tradizioni precedenti, cui essa fece appunto Quali sono i tratti principali della visione
corrispondere la designazione complessiva e di- pagana della vita, quale l’apologetica l’ha sup¬
spregiativa di ''paganesimo”. Naturalmente, a posta e l’ha diffusa?
tale scopo essa ebbe cura di mettere in risalto Anzitutto: .naturalismo. La visione pagana
tutto ciò che, in tali tradizioni o culti non cri¬ della vita avrebbe ignorato ogni trascendenza.
stiani, non aveva carattere originario e normale, Essa sarebbe rimasta in una promiscuità fra
bensì palese significato di forme decadenti e de- spirito e natura, in una equivoca unità di corpo
generescenti. Un tale animus polemico condusse e anima. La sua religione si sarebbe esaurita in
poi, piu particolarmente, ad attribuire indiscri¬ una divinifìca^:one superstiziosa dei fenomeni
minatamente un carattere anticristiano a tutto naturali ovvero delle energie delle razze, ele¬
ciò che, anteriore al cristianesimo, poteva anche vate ad altrettanti idoli. Donde, in primo luogo,
esser semplicemente non cristiano c non costi¬ un particolarismo, un politeismo condizionato
tuire antitesi proprio irriducibili. dalla terra e dal sangue. In secondo luogo, l’as¬
Su tale base, bisogna dunque pensare che vi senza del concetto di personalità spirituale e di
è un "paganesimo”, significante qualcosa di es¬ libertà, uno stato d’innocenza, che è semplice-
senzialmente — e tendenziosamente — co¬ mente quello proprio agli esseri di natura, a
struito: privo cioè di riscontro vero con la coloro, che non si sono ancora destati a nessuna
della natura, ma, al contrario, una comprensione
aspirazione veramente sovrannaturale. Questa
simbolica di essa, per via della quale —
"innocenza” — ovvero la licenza, il "peccato ,
come spesso abbiamo avuto occasione di rile¬
la gioia della carne. Anche negli altri domini,
vare — ogni cosa e ogni azione apparve come
o superstizione, ovvero civiltà puramente "pro¬
manifestazione sensibile di un mondo soprasen¬
fana”, materialistica, fatalistica. A parte certe
sibile: la concezione "pagana" dell’uomo e del
"anticipazioni" ritenute trascurabili, è col cri¬
mondo ebbe essenzialmente un carattere sim-
stianesimo che sarebbe stato rivelato, per la
bolico-sacrale. Nel caso specifico delle forze del
prima volta, il mondo della libertà sovranna¬
sangue e delle genti, anziché di superstizione
turale, cioè delia grazia e della personalità, di
politeistica, si trattò di una conoscenza ben pre¬
contro al determinismo e al naturalismo "pa¬
cisa degli elementi superbiologici, dall’alto, di
gano"; è con esso che si sarebbe affermato un
esse, dalla quale ancor oggi un razzismo di terzo
ideale "cattolico”, vale a dire, etimologicamente,
grado molto avrebbe da imparare. Noi abbiamo
universale, un sano dualismo, permettente la
già avuto occasione di mettere in rilievo il pre¬
subordinazione della natura ad un ordine su¬
ciso contenuto razzista dei culti familiari e gen¬
periore, ad una legge dall’alto, e il trionfo della
tilizi romani1.
legge dello spirito di là da quella della carne,
In secondo luogo, il modo pagano di vivere
del sangue e dei "falsi dei".
non fu per nulla quello di una stupida "inno¬
Questi sono i tratti piu tipici della concezione
cenza" o di una naturalistica licenza, se non
predominante del paganesimo, vale a dire, di
in qualche forma di decadenza più che palese.
tutto ciò clic non è visione specificamente cri¬
Esso conobbe già un sano dualismo, che si ri¬
stiana del mondo. Quel che essi hanno di ine¬
flette anche in concezioni religiose o metafìsiche
satto e di unilaterale, vi è appena bisogno di
generali, come p. es. in quella antagonistica già
farlo rilevare a chiunque abbia, in fatto di storia
accennata e a tutti nota degli arii dell’antico
della civiltà e delle religioni, una conoscenza
Iran, o come l’opposizione dorico-aria fra le
diretta anche soltanto elementare. E, del resto,
due "nature”, fra mondo del divenire e "su-
già alcuni Padri della Chiesa spesso dettero
permondo”, o come quella ario-nordica fra la
prova di una maggiore comprensione dei 6imboli
razza degli Asen e il "mondo elementare”, o
e dei culti delle precedenti civiltà. Qui non pos¬
come quella indo-aria fra il samsàra, la "cor¬
siamo mettere in rilievo clic qualche punto.
rente delle forme" — e mukihi, "liberazione”, e
Anzitutto, quel che caratterizza il mondo
cosi via.
non-cristiano, specie ario, in tutte le sue forme
normali, non fu la divinificazione superstiziosa 1 Cfr. Difesa della Razza, un. 14 e 15 del 1910.

199
198
In connessione a ciò, l’aspirazione ad una gine e da realizzare quindi una perfetta corri¬
libertà sovrannaturale, cioè ad un compimento spondenza di contenente a contenuto.
metafìsico della personalità, fu comune a tutte In quarto luogo, una aspirazione superparti¬
le grandi civiltà pre-eristiane e arie, le quali colaristica è da constatarsi dovunque, nel mondo
conobbero tutte «misteri» e «iniziazioni». Nel "pagano”, nel ciclo ascendente delle razze su¬
riguardo, si è già accennato che il significato periori di ceppo nordico-ario, 6i manifestò una
dei ’ misteri” spesso fu quello di una riconquista vocazione all’impero; ed una tale vocazione qui
dello "stato primordiale”, della spiritualità pro¬ ebbe spesso un potenziamento metafìsico, ap¬
pria alla razza solare e iperborea, sulla base parve come naturale conseguenza dell’estensione
di una tradizione e di un sapere difesi, attra¬ dell’antico concetto sacrale dello Stato e come
verso il segreto e l’esclusivismo, dalle contami¬ la forma, in cui cercò di realizzarsi la presenza
nazioni di un ambiente già corrotto. E in piu vittoriosa del "super-mondo” nel mondo del di¬
6i è visto che, in Oriente, già il dirsi "ario” 6Ì venire. A tale riguardo, potremmo ricordare
connetteva ad una "seconda nascita”, condizio¬ l’antica concezione ario-iranica dell’ impero e
nata dall’iniziazione. del ”re dei re”, con la corrispondente dottrina
Quanto poi all’innocenza naturalistica, come dello hoarenó (o "gloria celeste” portata dai
culto "pagano” del corpo, essa è una tale fa¬ conquistatori), la tradizione indo-aria del "si¬
vola, che non la si può ritrovare, di rigore, gnore universale” o cakraoarti, e cosi via, fino
nemmeno fra i selvaggi, perché, malgrado la già al riflesso di tali significati presenti negli aspetti
indicata indifferenziazione interiore da "razza "solari” dcU’impero romano, II quale ebbe un
di natura , in essi la vita è frenata ed impedita suo contenuto sacrale, sistematicamente disco¬
da una selva di tabu, in modo spesso piu rigido nosciuto o diffamato non solo dal cristianesimo,
che non nella stessa morale delle cosidette reli¬ ma anche dalla ricerca "positiva”: il culto im¬
gioni positive. E ciò che per alcuni, che guar¬ periale romano significò, in realtà, la culmina¬
dano le cose alla superficie, sarebbe 6tato l’àpice zione gerarchica unificatrice di un pantheon,
di una tale "innocenza”, cioè l’ideale classico, cioè di una serie di culti particolari, condizio¬
non è per nulla il culto del corpo, non sta al nati dalla terra e dal sangue, dei popoli non¬
di qua, ma al di là del dualismo fra spirito e romani, culti che venivano senz’altro rispettati,
corpo, essendo invece — come si è visto — sempre che si mantenessero nei loro limiti nor¬
l’ideale di uno spirito resosi cosi dominatore, mali. Quanto all unità "pagana” dei due poteri,
da plasmare, date certe condizioni storiche fa¬ spirituale e temporale, lungi dal significare la
vorevoli, interamen te corpo e anima a sua ima- confusione di essi, implicava il supremo diritto

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die, in conformità alla tradizione della "razza La battuto quel neo-paganesimo razzista estre¬
solare”, l’autorità spirituale ha e deve avere al mista, a cui noi abbiamo accennato. Quasi ca¬
centro di ogni Stato normale — era quindi tut- dendo in una trappola appositamente prepa¬
t’altro che la "statolatria”, che l’emancipazione, rata, tali neo-pagani, come dicevamo, finiscono
la "sovranità” e la "totalitarietà” di uno Stato col professare e difendere idee, riducentesi piu o
di tipo laico, E per moltiplicare rettificazioni meno a quel paganesimo fittizio, naturalistico,
del genere, in uno spirito di pura oggettività, privo di luce, privo di trascendenza, particola¬
non vi sarebbe che l’imbarazzo della scelta. ristico e pur pervaso da un equivoco mistici¬
smo panteizzante, che fu creato polemicamente
5. - Altre confusioni ” pagane ” dalFincomprensione cristiana per il mondo pre¬
sulla visione del mondo. cristiano e che, al massimo, come base reale,
può avere solo forme sporadiche di degene-
Una volta constatato tutto ciò, F accennata
rescenza e di involuzione di un tale mondo,
possibilità di "trascendere” certi aspetti del
E, come se ciò non bastasse, si dà spesso mano
cristianesimo, sarebbe reale. Secondo la sua ri¬
ad una polemica anticattolica la quale, mutaiìs
gorosa etimologia latina, trascendere significa
mutandis, quale si sia la sua giustificazione po¬
"superare ascendendo”. In linea di principio,
litica, di fatto riesuma proprio certi argomenti
non si tratterebbe — giova ripeterlo — di ne¬ e luoghi comuni di tipo prettamente «moderno»,
gare il cristianesimo o di comunque dimostrare
razionalistico, illuministico e protestantico, che
nei suoi riguardi la stessa incomprensione da
già furono armi del liberalismo, della demo¬
esso dimostrata a 6U0 tempo — ma in buona
crazia e della massoneria. Di ciò fu già il caso,
misura ancor oggi — verso il "paganesimo ; si
in una certa misura, per il Chamberlain. Ciò
tratterebbe invece, eventualmente, di integrarlo
traspare però anche in alcune velleità razzi¬
in qualcosa di piu vasto tralasciandone alcuni stiche nostrane, che si sono inspirate alla filo¬
lati, per i quali esso poco si accorda con lo spi¬ sofia gentiliana, cioè alla filosofìa di persona,
rito proprio ad alcune delle forze rinnovatrici
per la quale il Fascismo sarebbe la conti¬
di oggi, specie d’oltralpe, per accentuare invece nuazione del ’70 anticattolico, le rievocazioni
altri lati, piu essenziali, secondo i quali tale romane sarebbero una stupida rettorica e la
fede può non contradire le concezioni generali tradizione italiana andrebbe piu o meno a coin¬
della spiritualità aria e nordico aria precristiana cidere con le opinioni di una serie di ribelli e
e non-cristiana. di eretici, da Giordano Bruno in poi.
Purtroppo, tutt’altra è la via cho, di massima, Ma, piu in generale, è quel che si è indicato

202 203

1
piu sopra clic si ravvisa, quando il nuovo pa¬ 1* ascesi: la sua vera mistica sarebbe stata
ganesimo si dà alla esaltazione della imma¬ "dell’al di qua”: non avrebbe mai pensato ad un
nenza, della “Vita”, della "natura”, cercando compimento sovrannaturale della personalità.
di creare una nuova superstiziosa religione, che Superstizione, residuo di "oscuro medioevo"
è nel pili stridente contrasto con ogni superiore e di "magia etrusca”, menzogna e strumento
ideale "olimpico" e "eroico" delle grandi civiltà per la tattica di dominio temporale del clero in
urie deirantichità precristiana. Che pensare poi commercio di "indulgenze" sarebbe, per altri,
circa affermazioni, come queste: «La fede in tutto ciò che è sacramento e rito e potere so¬
un mondo soprasensibile di là da quello sensi¬ vrannaturale. Si dimostra cosi di non sapere,
bile è cosa da schizofrenici: solo lo schizofre¬ che tutta la vita delle civiltà antiche, di
nico vede doppio»1. Ovvero dell’altra, secondo quelle arie e specificamente, poi, di quella ro¬
la quale ogni distinzione fra spirito e corpo sa¬ mana "pagana”, ebbe sempre un caràttere ri¬
rebbe un prodotto di degenerazione antiaria tuale, il rito accompagnandovi ogni forma della
inoculato dalla razza orientaloidc? Negando vita individuale e collettiva, non nel senso di
questa distinzione, tali razzisti, con perfetta una vuota cerimonia, ma di strumento di con¬
conseguenza, vanno a negare la stessa immorta¬ nessione reale fra le forze umane e quelle super-
lità: se l’anima è inconcepibile separatamente sensibili. Per contro, già il Chamberlain era
dal corpo, non si può pensare ad un sopravvi¬ andato a mettere a carico dello spirito ario le
vere neiraldilà ma 6olo all’immortalità intesa "conquiste" proprie al cosiddetto libero esame
come continuarsi nella progenitura. Immorta¬ c alle scienze profane moderne.
lità, che una strage, un terremoto o una epi¬ Naturalmente, quando si crede che il lute¬
demia, naturalmente, basterebbero a distrug¬ ranesimo abbia rappresentato un risveglio
gere... dello spirito della razza nordica invece di rap¬
Sul pregiudizio antiascetico, si è già detto; il presentare, come rappresentò, l’incentivo per
neopaganesimo raddoppia, nel riguardo, l’in¬ una ulteriore involuzione spirituale di essa e
comprensione già dimostrata dal Nietzsche. per una rilevante sua semitizzazìone — altrove,
L’ario non avrebbe conosciuta, in via normale, nell’edizione tedesca della nostra Rivolta con¬
1 Queste parole sono di E. Bergmann, il quale si è anche dato tro il mondo moderno, abbiamo giustificato
a formulare il vangelo di una nuova c Chiesa nazionale tedesca », questa veduta — ad incomprensione non può
mentre è colui che nell'opera Muttcrgcist und Erkennlnisgeist ha
sostenuto la lenì, che Vintela storia della civiltà rappresenta una che aggiungersi altra incomprensione. Cosi vi è
perversione, perché definita dalla rivolta dell'uomo contro la na¬ qualcosa di ingenuo — ha rilevato giustamente
turale preminenza che, secondo questo autore, dovrebbe avere su
di lui la donna. il Guénon — nello scandalo che p. es. si ma-

204 205
nifesta protestanticamente di fronte a quella indagini — intente esclusivamente a constatare
pretesa di "infallibilità” che, nell’ordine della astratte uniformità e a formulare relazioni ma¬
conoscenza trascendente — in Occidente si dice: tematiche — non vi è posto per la "natura”;
in materia di "fede" — dalle antiche civiltà quanto alle ricerche biologiche, alla stessa
arie veniva invece riconosciuta pacificamente scienza dell’ereditarietà, e cosi via, abbiamo già
non ad un solo uomo, come nel cattolicesimo, avuto occasione di rilevare gli errori e le uni-
ma ad ogni membro appartenente legittima- lateralezze in cui si cade, nel credere definitive
mente al bràhman, alla "casta solare” dei capi leggi, che valgono solo per un aspetto par¬
spirituali. ziale e subordinato della realtà. Del significato
Di fronte a tali confusioni, si pone sempre che la natura aveva per l’uomo delle origini,
più netta l’alternativa: o ritornare alle tradi¬ per l’uomo tradizionale e solare caratterizzato
zioni e alle origini, che sono sacre e spirituali, essenzialmente dalla sua distanza olimpica e
ovvero continuare a giuocare con varie combi¬ regale proprio rispetto a quel che oggi si pensa
nazioni e inclinazioni del pensiero moderno e esser la "natura", in tutto ciò non si trova nem¬
profano. Un altro esempio: che cosa è quella meno una traccia. Dato che il razzismo italiano
"natura", che in certi ambienti razzisti vien non si è ancora inoltrato in tali domini, è bene
tanto esaltata? Basterebbe poco per accorgersi dunque far attenzione e, come dicevamo, far
che essa non è per nulla la natura, quale la
tesoro dell’esperienza altrui.
visse l’uomo antico, ma una costruzione razio¬
nalistica del tempo dell’enciclopedismo fran¬
6. - Cristianesimo, razza,
cese. Appunto gli enciclopedisti crearono, con spirito delle origini.
precise intenzioni sovversive e rivoluzionarie, il
mito di una natura buona, saggia e previdente Altri equivoci neopagani riguardano il campo
in contrasto con la corruzione di ogni "cultura ; politico. Il paganesimo, qui, si fa spesso sino¬
e cosi noi vediamo che il mito ottimistico na¬ nimo della sovranità esclusiva di un potere sem¬
turalista di un Rousseau e degli enciclopedisti plicemente temporale. Cosa che è esattamente
andò di pari passo col "diritto naturale”, l’uni¬ l’opposto — già lo rilevammo — di quanto fu
versalismo, l’individualismo, l’umanitarismo, proprio agli Stati antichi: ove la sintesi dei
l’egualitarismo e la denegazione di ogni forma due poteri non significò statolatria, ma, al con¬
positiva di Stato e di gerarchia. Anche nei ri¬ trario, una base per spiritualizzare la stessa po¬
guardi delle scienze naturali si potrebbe dir litica, laddove nel nuovo paganesimo Tunico ri¬
lo stesso. Ogni onesto scienziato sa che nelle sue sultato — sulla stessa linea del gallicanismo —

206 207
sarebbe quello di politicizzare la spiritualità e gliori delle loro precedenti tradizioni, conside¬
la stessa religione. Si capovolge cosi intera¬ rando i Carlomagno, gli Hohenstaufen e gli
mente l’esigenza fondamentale dei movimenti Absburgo, nella loro romanità”, poco meno che
rinnovatori d’oggi, intesi ad assumere come base come traditori della nazione-razza. Natural¬
una visione spirituale del mondo. mente, già la forza delle cose e il nuovo svi¬
E che cosa si deve poi pensare di certi am¬ luppo europeo della Germania si è incaricato
bienti — basti ricordare quello di Ludendorff, di liquidare tali stravaganze.
o, per dir meglio, della Ludendorff, essendo la Per quel che, infine, concerne le sfumature
moglie del noto generale la vera responsabile di "eroismo tragico” e di "amore per il fato”,
di simili aberrazioni — che fanno tutt’uno di che alcuni degli ambienti paganeggianti qui
ebraismo, romanità, chiesa, massoneria, comu¬ considerati vorrebbero dare come caratteristiche
niSmo, per il fatto che la loro premessa è di¬ della visione nordica del mondo, non si tratta di
versa da quella della nazione-razza? La na¬ nulla di veramente corrispondente alla spiri¬
zione-razza, a tale stregua, minaccia di con¬ tualità nordico-aria originaria, ma solo di un
durre nel buio, in cui tutte le vacche sono nere riflesso, esso stesso alterato estetisticamente fino
e nessuna distinzione è più possibile. Si dimo¬ all irriconoscibile, della fase crepuscolare, di
stra cosi di aver perduto ogni senso per la ge¬ crollo, di una delle razze d’origine iperborea.
rarchia aria dei valori e di non saper andar E questo è il vero senso del ragria-rókkr, ter¬
oltre l’antitesi paralizzatrice costituita da un mine della mitologia nordico-scandinava, tra¬
internazionalismo distruttore e da un naziona¬ dotto romanticamente con "crepuscolo degli dèi”,
lismo particolarista, mentre la concezione tra¬ ma significante piuttosto "oscuramento del di¬
dizionale dell’ impero, o Reich, sta di là sia vino con allusione alla fine di un ciclo. Lungi
dall’uno che dall’altro: si connette all’idea di
dal trattarsi di qualcosa, che possa dare il tono
una "superrazza”, capace di creare e dirigere
ad una visione del mondo, qui si tratta di un
una superiore unità gerarchica, in cui le unità
semplice episodio, ripreso in una vicenda assai
particolari, etnicamente e nazionalmente defi¬
piu vasta, da comprendersi in base aU’inscgna-
nite, non 60qo dissolte nei loro caratteri speci¬
mcnio tradizionale circa le cosiddette "leggi ci¬
fici e nella loro relativa autonomia, ma condotte
cliche”. E qui cado il dire, sia pur di passaggio,
a partecipare ad un piu alto livello spirituale.
che nulla si potrà capire delle vere tradizioni
Del resto, facendo simili false svolte, ambienti,
che pur sono tedeschi, erano andati perfino a nordiche, del loro superiore contenuto eroico e
stendere un atto d’accusa contro gli aspetti mi¬ olimpico originario, che alla fine ci è comune,

208 14 - E OLA. 209


fino a che non ci si renda conto, che tutta l’arte meno degni di una loggia massonica. Altrove,
di Wagner ne rappresenta la peggiore contraf¬ in Rivolta contro il mondo moderno, è stato
fazione e la parodia "umanistica”, fino ad un precisato ciò che in proposito, dal punto di
punto, da chiedersi, se ciò sia avvenuto 6olo ca¬ vista tradizionale, si deve pensare. Quello "uma¬
sualmente. E lo stesso si deve pensare del ”ro- nistico”, non è che un paganesimo sconsacrato,
manticismo”, di tutto quel che di fumoso, di riprendente, del mondo antico, gli aspetti più
"nibelungico”, di malamente "infinito”, di testi¬ esterioristici e deteriori. Mentre crede di essere
moniar! te il sopravvento della sentimentalità e "completo”, il tipo umanistico è quello di una
di confusi impulsi su ogni facoltà superiore umanità mutilata, di una umanità che, come
che molti ambienti germanici vanno ad attri¬ ben si è espresso il Guénon, si è distolta dai
buire alla loro propria tradizione, dimostrando cieli con la scusa di conquistare la terra. Esso
cosi di esser sensibili solo per gli aspetti crepu¬ è l’antecedente immediato, nella direzione di
scolari di essa, per gli aspetti relativi, appunto, un processo di caduta, del tipo individualistico,
al periodo di "oscuramento del divino" epperò in cui la distruzione già presente, ma in forma
di ogni sinistra confusione. Ed è cosi che per¬ meno visibile, nel primo, doveva senz’altro di¬
sone, che pure sono tenute per "germaniste”, venir palese. Il livellamento universalistico e
come p. es. il Manacorda, sono state portate umanitaristico, una civiltà standardizzata, e
ad inventare il mito della "Selva e del Tempio" senza volto, la prostrazione della razza interna
e a supporre antitesi unilaterali ed esiziali per e l’affìevolimento delle tradizioni familiari e
ogni coscienza ariana fra l’ideale germanico e nazionali, una concezione affatto sconsacrata del
il vero ideale romano, che, peraltro, tale autore mondo, una ebraizzazione ad oltranza della
capisce cosi poco, quanto gli ambienti tedeschi cultura, e cosi via, questi sono i temi dell’epi¬
già accennati comprendono il loro. logo fatale dello sviluppo, iniziatosi con i bril¬
Ma confusione altrettanto esiziale da denun¬ lanti fuochi d’artifìcio deH’Umanismo e della
ciare, perché può riguardarci piu direttamente, Rinascenza, vale a dire con ciò che, secondo
è quella del "paganesimo” che si vorrebbe esal¬ tali dilettantesche interpretazioni della storia,
tare nelle forme dcirUmanesimo e della Rina¬ sarebbe stato una specie di ripresa del "paga¬
scenza, di nuovo, sulla base dei temi banali nesimo” e di trionfo della vita1. E, su questa
dell’immanentismo, della «affermazione della linea, si potrebbe continuare a lungo.
vita », della « riscoperta della sacrità del corpo
i L'americano Stoddahd Lothrop ha scrii/o un libro interes¬
e della bellezza », del superamento del « despo- sante — The revolt against Civilisation — per interpretare raz¬
zialmente i movimenti rivoluzionari dell'epoca presente e rico¬
tismo teologale » e di altri luoghi comuni nem¬ noscere come loro substrato biologico una sub-umanità. Qualcosa

210 211
circostanze, non tutte fortunate, ha avuto in
Ora, tutto ciò è davvero "paganesimo” nel
proprio: di non perdere, spiritualmente, quota.
senso negativo desiderato e supposto dall’antica
Per limitarci ad un unico aspettò, lo stesso
e moderna apologetica cristiana militante. Esso
dogmatismo cattolico assolve, essenzialmente,
dimostra, oltre ad una preoccupante imprepa¬
una utile funzione di sbarramento: impedisce
razione, un senso completamente erroneo della
che la mistica delTimmanenza e analoghe in¬
via che, eventualmente, per un’azione positiva,
vasioni prevaricatrici dal basso si portino oltre
alcune correnti razziste potrebbero battere. In¬
un certo segno; pone un rigido limite là dove
vece di "trascendere” — di superare innalzan¬
vige, o, almeno, dovrebbe vigere, una conoscenza
dosi — quando è in tal guisa che si combatte,
trascendente e l’elemento veramente "sovranna¬
effettivamente si discende, ed è già ventura che
turale” e ”non-umano”. Ora, si potrà anche
l’avversario, di solito, non sappia trarre da ciò
muovere una critica al modo con cui, nel cri¬
tutto il profitto possibile.
stianesimo, una tale conoscenza e trascendenza,
Queste considerazioni, ripetiamolo, le ab¬
non senza relazione ad influenze razziali non¬
biamo svolte su di un puro piano di principii,
arie (p. es. il concepire il sovrannaturale esclu¬
allo scopo di prevenire delle confusioni ed anche
sivamente come "rivelazione” è un tratto tipico
per chiarire, di fronte ad esse, alcuni valori
della razza deH’anima chiamata "desèrtica” dal
dell'antica spiritualità aria. Noi quindi non cre¬
Clauss), è stata spesso assunta e si potrà ten¬
diamo indicare, qui, alcuna particolare solu¬
dere ad una rettificazione in proposito, pren¬
zione a quelle, fra le nuove correnti rinnova¬
dendo le mosse da vedute "eroiche” e "olim¬
trici, che vanno o andranno in cerca di nuove
piche” di tipo propriamente nordico-ario: ma
forme di spiritualità, né precisare il rapporto non si può passare a critiche "profane”, non 6Ì
fra tali forme e il cristianesimo. Vogliamo solo
può impugnare questo o quell’espediente pole¬
mettere in rilievo che, quali si siano tali solu¬
mico e divagare su una presunta arianità del-
zioni, per esse dovrebbe restar ferma la condi¬ Timmanentismo, del panteismo o del "culto della
zione, di star almeno allo stesso livello della natura" e della "Vita" 6enza finire in uii piano
tradizione, che l’Occidente, per un insieme di effettivamente inferiore e, insomma, non nel
di slmile si poirekbe fare nei riguardi della Rinascenza e del- mondo delle origini, come secondo la vera aspi¬
VUtnanesimo. Sarebbe difficile di trovare fra i tipi pi li cara/- razione della dottrina della razza, ma in quello
teristici di quel periodo — soprattutto nel campo politico — un
numero sufficiente di fisionomie razzialmente "in ordine". La deH’antitradizione pura e semplice. Questo sa¬
regola è invece Vantirazza, volti pieni di asimmetrie, nasi de¬ rebbe invero l’unico modo per indurre a dive¬
formi e sproporzionati, sistematica deformazione della linea nor¬
dica e via dicendo. Sintomi in sé stessi non decistvi. questi di¬ nire 6ubito cattolico praticante e intransigente
vengono però significai ivi se considerati in relazione al reato.

213
212
anche chiunque nutrisse le migliori intenzioni
"pagane”. 7, - La razza e la morte.

Sono considerazioni, queste, che probabil¬ Vogliamo ora soffermarci un istante a preci¬
mente piaceranno poco sia ai razzisti "pagani” sare in particolare, in base a quanto si è ora
che a quelli "cristiani”, dato che noi, nel ri¬ chiarito, i limiti dell’appartenenza della per¬
guardo, non abbiamo seguito che la causa del-
sonalità alla razza. Diciamo subito quale è, nel
rimpatriale verità, dopo aver fatto frutto delle
riguardo, la veduta che, dal punto di vista tra¬
esperienze proprie ed altrui. Affinché, poi, non
dizionale, è inaccettabile: è quella di chi, una
ci si fraintenda malgrado quanto abbiamo già
volta concepita la razza come una entità pu¬
esplicitamente dichiarato, ripetiamo ancora, che
ramente biologico-umana, storica e, insomma,
noi non abbiamo voluto affermare che il raz¬
soltanto terrestre, sostiene che in una tale entità
zismo — e soprattutto il razzismo italiano —■
sta il fine di ogni essere che vi appartiene, che
deve avviarsi a revisioni del genere accennato;
non esiste nulla di superiore alla razza, dato
abbiamo invece rilevato, che sarà difficile che il
che la razza è.la scaturigine di ogni valore, e
razzismo, al momento di sviluppare tutta la sua
che illusoria e dannosa è l’idea di un compi¬
potenzialità di idea spiritualmente rivoluzio¬
mento e di una destinazione superterrena del
naria, non sia portato a porsi anche il problema
singolo: « restar fedeli alla terra e alla razza ».
della visione del mondo. E quando ciò si ve¬
Questa concezione l’abbiamo già incontrata c
rificasse, bisogna stare attenti a non cadere negli
equivoci e negli errori che noi qui abbiamo ac¬ criticata pili di una volta. Di fronte ad essa, del
cennati, i quali, in fondo, varrebbero solo a resto, si può ricorrere al criterio razzista per
fare il giuoco di comuni avversarii. In una tale Tapprezzamcnto delle "verità”; a seconda delle
eventualità, bisogna esser capaci di porsi su di varie "razze dello spirito” si hanno, in via
un piano, in cui la confusione dottrinale non è particolare, altrettante concezioni della stessa
ammessa, in cui ogni dilettantismo' e ogni arbi¬ razza -— e non vi è dubbia che quella ora ac¬
traria esercitazione intellettuale è da escludersi, cennata è la concezione che 6olo per una razza
in cui ogni 60ggiaccnza a confusi impulsi pas¬ tellurica può esser "vera", solo all’uomo tellu¬
sionali e ad animosità polemiche va energica¬ rico potendo accadere di supporre assoluti degli
mente combattuta, in cui, infine c soprattutto, orizzonti cosi limitati. In questa visione tellu¬
solo la conoscenza preci.su, severa c oggettiva rica della razza rientra peraltro anche Tueceii-
dello spirito delle tradizioni primordiali deve nata supposizione di quei razzisti "neopagani",
essere decisiva. secondo la quale l’unica immortalità concepì-

214
bile sarebbe quella del sopravvivere nel sangue, il suo manifestarsi ed agire. In ciò vi è, sf, una
condizionatezza, che però non è passiva e uni¬
nella discendenza terrestre.
laterale. Ogni singolo reagisce anche sulla razza
È vero che simili posizioni, oggi, ci si pre¬
e sulla sua eredità, sulla base della sua piu in¬
sentano meno secondo un valore teoretico che
tima natura propria, elabora la sostanza in cui
secondo uno pratico e politico — con esse si
si è manifestato, la forma ulteriormente ed è
mira cioè a consolidare l’unità della razza-po¬
cosi che si realizza quella differenziazione in¬
polo e a concentrare ogni energia spirituale del .
terrazziale e quella diversa purità o completezza
singolo nei compiti temporali e storici che que¬
di tipi, di cui già si è detto e su cui ora torne¬
sto ente ha da risolvere. Ma è altrettanto vero,
remo, riguardo ai suoi riflessi sociali: è un dare,
che le antiche civiltà arie, in fatto di realizza¬
qui, quanto un ricevere. Nei punti in cui un
zioni anche terrestri, eroiche e politiche, hanno
supremo equilibrio e una suprema adeguazione
avuto una loro grandezza senza però avvertire
sono raggiunti (equilibrio, secondo la nostra ve¬
il bisogno di ricorrere a questi miti, riconoscendo
duta tripartita, delle varie componenti della
invece verità assai diverse; è ben evidente, in¬
vera razza), si ha come un culmine, oltre il
fatti, che l’accennata veduta circa la razza ri¬
quale la personalità non ha dove andare — non
porta al piii-yana, alla "via del Sud”, di cui
ha dove andare sulla linea orizzontale, terrena.
si è già detto (p. 182-183) e che si oppone alla
A questa linea resta ed appartiene la sua opera,
”via divina del Nord” — deva-yàna — che
la sua creatura e, fisiologicamente, la sua di¬
stette essa sola a definire il piu alto ideale ario.
scendenza. Ma la personalità stessa, se ha rag¬
E a tale ideale si riconnette anche la teoria
giunto un tale àpice, è ”libera” e può volgersi
già esposta della "doppia eredità” (p. 135). La i
ad una perfezione, ora, propriamente sovran¬
personalità — dicemmo — non si esaurisce nella
naturale.
eredità storico-biologica o eredità orizzontale:
Esattamente questa è la piu antica concezione
essa appare piuttosto come un principio che,
pur manifestandosi nella razza (qui, sempre, aria, relativa a chi non appartiene propriamente
al gruppo dei capi spirituali, concezione che è
come razza in senso ristretto), in sé sta di là
ritrovabile anche in vedute e leggende varie
dalla razza epperò non può esaurirsi in essa.
Riconoscere la razza — come già lo si chiari al dello stesso Occidente medievale. Si prescrive
cioè il dharma, la scrupolosa osservanza alla
principio — non significa menomare la perso¬
legge terrena, di razza, di casta, ecc. fino ad una
nalità: alla razza e a quanto l’eredità terrestre
piena adeguazione. Tale legge richiede anche
raccoglie, la personalità deve la materia vivente
l’assicurazione di una discendenza: la vita, clic
e articolata per la sua specifica espressione, per
21?
216
si è ricevuta nascendo, prima della morte va si che la morte sia appunto compimento —
restituita, con la propria impronta, ad un altro téXoc; — e nuova nascita — la terza nascita
essere — ed è per questo che il primogenito ve¬ dell’insegnamento indo-ario.
niva chiamato «il figlio del dovere». Dopo di Solo dei mediocri o dei falliti, degli esseri,
ciò, dopo la ”vita attiva”, secondo la legge aria, cioè, che non hanno saputo realizzare sino a
ci si poteva ritirare ad una vita aseetico-eontem- fondo la legge e il dovere terreno, si può pen¬
plativa. Ed è assai espressivo il detto irano- sare che non abbiano un aldilà, che abbiano per
ario, che ricorda essere, il vero compito, non destino il ridissolversi nella vitalità confusa
solo il procrearsi innanzi, sull’orizzontale della della razza, nella sostanza collettiva e terrestre
discendenza terrestre, ma anche verso 1* alto, del sangue e dell’eredità, solo per tal via so¬
sulla direzione ascendente verticale. Nella re¬ pravvivendo — in un senso assai relativo della
ligione occidentale tutte queste vedute sono parola — alla distruzione della loro individua¬
state confuse — soprattutto, si è staccato vio¬ lità fìsica, e trasmettendo ad altri il compito, a
lentemente ciò che è di pertinenza alla vita cui essi sono stati inadeguati.
attiva da ciò che è invece vita contemplativa
e quasi sempre si sono dimenticate le soluzioni 8. - II diritto e la razza. Il con¬
veramente tradizionali, secondo le quali la legge, cetto anticollettivistico della
che non è di questa terra, prolunga, completa comunità nazional-razziale.
e potenzia quella della terra. Ma ancor più dan¬ Bisogna ora dire qualcosa sul significato che
nose di tali confusioni sono le vedute razziste la dottrina della razza può avere nel mondo del
"telluriche” poco su accennate, qualora doves¬ diritto. Anche qui, cominciamo con l’indicare
sero essere prese sul serio ed avere un futuro. le false svolte. Come si è visto che certe cor¬
Secondo Tinsegnamento tradizionale delle genti renti razziste non sanno portarsi oltre l’antitesi
arie resta invece fermo, che essenzialmente so¬ di internazionalismo e particolarismo naziona¬
vrannaturale è il fine e la dignità della perso¬ lista, ignorando il terzo termine, che è l’impero
nalità; questo fine, perianto, agisce come il più in senso tradizionale, cosi esse sembrano non
alto impulso motore e la più profonda forza saper superare nemmeno l'antitesi di individua¬
animatrice in seno all’espressione, che alla per¬ lismo e collettivismo nei riguardi di una data
sonalità dà la razza, innalza dunque simulta¬ comunità ed ignorare il terzo termine, costituito
neamente la razza, fino ad un limite, oltre il dai valori della personalità. In particolar modo
quale, dopo aver lasciato un sigillo di gran¬ nel campo giuridico, anche a tale riguardo, esse
dezza, la stessa forza si libera e tende a far manifestano inoltre un preciso risentimento an-

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ti-romano. Ora, si è già detto che dal punto di
eliminato, il concetto di sangue, di razza, è de¬
vista nostro ogni interpretazione collettivista
mocratizzato; e, al limite, pensando che ade¬
dell’idea razziale va decisamente combattuta.
guati procedimenti potranno purificare la razza,
Bisogna dunque saper ben vedere i limiti, oltre
popolo, da parte degli ambienti già indicati
i quali l’identificazione di "razza” a "nazione”
si ha in vista proprio una specie di comunità
o popolo” — utile come "mito” nei termini già
egualitaria, che si crede perfino di poter ritro¬
in precedenza definiti — diviene pericolosa e
vare nelle origini. Yi è infatti chi suppone che
perfino pervertitrice. Ciò avviene quando, di
gli antichi nordico-ari si sentissero diversi di
fronte a quella cosa ipotetica che, in una tale
fronte alle altre razze, ma uguali, pari, fra di
estensione del concetto, diviene la razza o la
loro, dimenticando le distinzioni perfino castali
comunità nazional-razziale (Volksgemeinschaf t),
che invece esistevano nella comunità degli àrzya
tutti i 6uoi rappresentanti o membri sono di¬
piu puri. Bisogna riconoscere che varii tenta¬
chiarati uguali, ogni privilegio scompare, tutto
tivi di riformare il diritto in senso razzista e
viene riportato in modo mortificante ad uno
di emanciparlo da quello romano sulla base
stesso comune denominatore.
della cosiddetta Volksgemeinschafi (comunità
In questo caso, il razzismo significherebbe
nazional-razziale) s’inspirano appunto a simili
davvero l’ultimo attacco sferrato dalla demo¬
errate vedute socializzanti.
crazia moderna contro i residui della precedente
In tale caso, è evidente che dal punto di vista
Europa gerarchica. Infatti —- come l’ha giusta¬
romano la concezione razzista del diritto appare
mente notato il principe di Rohan — se vi era
semplicemente pregiuridica. Essa non co¬
qualcosa, che la democrazia e il razionalismo
nosce ancora la "persona”, che è il vero sog¬
non avevano ancora potuto travolgere, questo
getto del diritto positivo, la persona, che non va
era il privilegio del sangue, la razza in senso
scambiata con l’individuo del liberalismo (co¬
superiore. In nessuna civiltà la razza significò
modo e abusato bersaglio polemico, in quelle
semplicemente "popolo”. Al contrario, la "razza”
correnti), perché essa è l’individuo integrato in
in senso superiore fu il contrassegno della no¬
un ordine di valori superiore ad ogni dato sen¬
biltà di fronte al semplice "popolo” e fu pro¬
sibile, istintivo, naturalistico, partecipante a
prio la nobiltà ad anticipare la biologia e la
cultura razziale. Ora, nel punto in cui invece quella realtà più alta, che è la tradizione spi¬
6Ì identifica la razza al popolo, anche quest’ul¬ rituale, la razza dell’anima e la razza dello spi¬
timo bastione, che resisteva contro la demo¬ rito. Questa dignità viene presupposta nel sin¬
crazia e il razionalismo, in via di principio è golo in quanto soggetto del diritto dal diritto
romano autentico — da non confondere né con
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le sue forme tarde e decadenti dell’epoca del¬ abolisce ma comprende e presuppone il prece¬
l’impero semitizzato, né con le assunzioni mo¬ dente. Sorge cosi l’idea di una forma nuova,
derne e liberalizzanti di esso. E nel riferimento non prepersonale ma, ora, in un certo senso
a tale dignità si può enunciare il classico suum suporpersonale, di comunità, defincntesi essen¬
cuique, « ad ognuno il suo », che le tendenze in zialmente in termini di “razza deiranima”. Qui,
parola vanno invece a tradire nel punto di con¬ resscuzialc non è pili l’apparténenza naturali¬
cepire il singolo esclusivamente in una condi¬ stica ad una data comunità o nazione-razza, ma
zione di “socialità” e di dipendenza dal gruppo è una specie di crisma e la fedeltà a determinati
nazional-razziale; condizione, che dal punto di principii etici e ad un particolare stile di vita:
vista tradizionale equivale piu o meno a pre¬ come negli antichi “Ordini” ascetico-guerrieri.
personalità. Ora, tendenze verso qualcosa di simile si affac¬
La dottrina tradizionale della razza deve dun¬ ciano già nelle principali correnti di rinnova¬
que evitare che il salutare principio della dise¬ mento nazionale d’Europa. Il cosiddetto Man-
guaglianza umana perseguito in altri campi, qui nerbundprinzip, il principio di comunità virili
dia luogo al suo opposto. Per aver un giusto politiche concepite come una forma più alta di
6enso della gerarchia dei valori, ci si può rife¬ qualunque comunità naturale, ha in esse una
rire alle vedute di Paul de Lagarde, assumen¬ parte significativa,'già rilevata da varii studiosi.
dole nel modo seguente: l’essere semplicemente La stessa concezione fascista del Partito come
"uomo” (mito egualitario, democrazia, interna¬ Partito unico nazionale riflette, in via di prin¬
zionalismo, antirazzismo) è un meno rispetto cipio, valori analoghi; chi è membro di tale or¬
al dirsi e all’essere uomo di una data nazione o ganizzazione politica è, in via di principio,
razza in generale; ma ciò, a sua volta, è, di qualcosa di più che un semplice "Italiano”: è
nuovo, un "meno” di fronte all*esser "persona”. persona, che un preciso giuramento impegna ad
Insomma, passando daH’umanità in genere alla un grado più alto di fedeltà, di responsabilità
nazionalità e alla razza fino alla personalità si politica, di disciplina, di prontezza, ove sia ne¬
procede in gradi sempre piu intensi di concre¬ cessario, al sacrificio eroico e alla subordina¬
tezza, di valore, di dignità, di responsabilità — zione di ogni legame naturalistico o interesse
da ciò che è informe si va verso ciò che è indi¬ particolare di fronte a scopi piu alti.
viduato e veramente differenziato. Compiutosi Dovunque, poi, non 6olo la razza dell’anima,
come “persona”, l’uomo è elemento di un ordine ma anche quella dello spirito possa manifestarsi
nuovo, veramente concreto, organico, articolato, positivamente, si avrebbe una differenziazione
volontaristico, gerarchico, che naturalmente non ulteriore e là dove essa andasse a definire una

222 223
forma ancor più alta di comunità, oltre quella l’istituzione di una specie di seminario di ele¬
politico-guerriera, 6Ì avrebbe quasi un adom¬ menti provati destinati alle cariche politiche
bramento, in forme nuove, di ciò che fu la su¬ del partito mediante i cosiddetti "Castelli del-
prema élite aria dei capi spirituali. Una volta 1 Ordine” (Ordensburgen). La seconda inizia¬
ammesso questo ideale gerarchico, antiborghese tiva, come è noto, trova la sua corrispondenza in
e anticollettiyistieo in fatto di diritto, è evi¬ Italia nel "Centro di preparazione politica” re¬
dente che sarebbe da attendersi e da desiderarsi centemente istituito, sempreché esso sviluppi
il riapparire di qualcosa di simile all’antico e quelle sue più alte possibilità, che noi stessi ab¬
tanto deprecato ius singulare, come liquidazione biamo avuto occasione di precisare1.
definitiva degli « immortali principii deU'uomo Anche in fatto di razza non ci si può evi¬
e del cittadino » e di tutti i suoi derivati e i dentemente limitare a misure profilattiche e pu¬
suoi travestimenti: una concezione organica e ramente difensive, a quelle che inibiscono me¬
differenziata del diritto, che è poi esattamente scolanze deleterie e alle altre, che cercano di
quella dell’antico diritto ario e ario-romano e impedire il trasmettersi di tare ereditarie nelle
di ogni diritto imperiale. generazioni attraverso unioni irresponsabili.
Del resto, oggi, la legislazione relativa agli Dato il senso generico che nelle nuove ideologie
Ebrei in Italia e, ancor piu, in Germania; in ha il termine razza, procedere, oltre ciò, a una
Germania, la distinzione fra cittadini del Reich, discriminazione anche interraz¬
appartenenti al Reich e ospiti di esso, con rela¬ zi al e, è un compito imprescindibile. È as¬
tivi diversi diritti, potrebbe valere come un surdo pensare che la razza si realizzi secondo
primo spunto di questa tendenza a differen¬ la stessa purità in tutti i suoi membri. La forza
ziare il diritto. In secondo luogo, già T appa¬ Formatrice della razza si incarna pienamente
rizione del "Partito unico” nazionale che, di solo in pochi; solo in pochi può realizzarsi
nuovo, di fatto, definisce certi privilegi politici 1 ideale della razza nella sua purità, cioè come
non solo, ma anche giuridici, è un secondo sin¬ corrispondenza e perfetta adeguazione e pre¬
tomo della stessa tcndcnzialità. Un terzo segno senza della razza del corpo, dcllanima e dello
è,in Germania, da un lato, il tentativo di creare spirito. In una produzione a serie e in un alle¬
una specie di nuovo Ordine politico-militare vamento razionale di bestiame ci si può aspet¬
con precise condizioni di razza, nei termini di tare un ammasso di individui tutti uguali e
guardia dello spirito della rivoluzione nazional¬ "puri” per nascita. Questo è assurdo non ap-
socialista e di difesa dello Stato (è il corpo
1 Cfr, il nostro saggio: PossibilHà del Centro di preparazione
delle cosiddette SS, Schuiz-Staffeln), dall’altro, poliIica — in t Rassegna Italiana >, pi.se. di del 1940.

224 15 - Evola. 225


pena si entri nel campo della personalità, nelle
sue relazioni con la razza dell’anima e dello
spirito, e si consideri l’elemento razziale nella
6ua concretezza, cioè come appare nelle varie
vicende di una affermazione e di una lotta. La
lotta differenzia, seleziona, crea gerarchia; so¬
prattutto quando — per usare delle espressioni
tradizionali — non è la piccola lotta, ma la
grande lotta; non la lotta di uomo contro uomo
PARTE QUINTA
o contro l’ambiente, ma la lotta dell’elemento
sovrannaturale dell’uomo contro tutto ciò che LA RAZZA
in lui è natura, sensazione, materialità, agita¬
E IL PROBLEMA DELLA NUOVA «ÉLITE»
zione, miraggio di vana grandezza; contro il
caos e Tanti-razza che sono in lui, prima di esser
fuor di lui.

226
1. - La ” razza italiana -
Senso della sua arianità.

Dopo queste considerazioni, è opportuno,


ormai, dire qualcosa di specifico nei riguardi
della ‘razza italiana”. Nel manifesto compi¬
lato da alcuni studiosi ai fini di agevolare il
rivolgimento dichiaratamente razzista del Fa¬
scismo è stato detto, che « la popolazione del¬
l’Italia attuale è d’origine ariana e la sua civiltà
è ariana », ben poco essendo rimasto in essa
« della civiltà delle genti preariane ». Si ag¬
giungeva, che « la concezione del razzismo in
Italia deve esser essenzialmente d’indirizzo
nordico-ariano». Questi punti di riferi¬
mento richiedono dei chiarimenti, anche per
il fatto che, purtroppo, dopo la loro enuncia¬
zione, ben poco di conclusivo è stato fatto in
Italia ed anzi la formula nordico-aria, se non è
addirittura passata in archivio, oggi non ha il
dovuto rilievo e sembra non saper impedire, che
simultaneamente abbiano libero corso vedute
assai diverse e perfino contradittorie: tale è
p. es., il caso di chi ha pensato a riprendere
gli spunti razzisti di un Gioberti, che esaltava
il primato della stirpe italica per esser, questa,
secondo lui, una nobile discendente della razza
pelasgica, la quale è proprio quella preellenica
della decadenza dell' arcaico mondo mediter¬
raneo...
Riferiamoci anzitutto all’indagine razziale di

229
primo grado. Esso può effettivamente autoriz¬ razza italiana non deve provocare alcuna rea¬
zarci a dire, elle la "razza italiana” ha caratteri zione nazionalistica nel riferimento al problema
ariani, perchè in essa, come predominante, 6Ì delle origini, come se in tal modo 6i andasse
ha il tipo 'mediterraneo'*, inteso come il ramo a svalorizzare o, almeno, a contestare il lato
bruno e di media statura del ceppo nordico-ario originale di tale razza a prò’ di genti d’oltralpe
primordiale, da esso probabilmente differenzia¬ e a riconoscere le pretese di superiorità avan¬
tosi per "paravariazione”. Il tipo italiano pre¬ zate da alcuni razzisti nazionalisti tedeschi.
dominante è fra i piu dolicocefali a volto lungo Queste pretese, è facile riportarle al giusto
e dritto: le sue caratteristiche, in sede di razza posto. Nei riguardi della razza del corpo, ad
del corpo, hanno riscontro soprattutto in quelle esempio, la "razza tedesca” ha ben poco più
degli anglo-sassoni, con netta distinzione ri¬ da vantarsi, oggi, di fronte a quella ario-medi-
spetto ai gruppi franco-celti e slavi, nei quali tcrranea, perché è fin troppo nota la diffusione
la brachicefalia è invece predominante. Secondo che in essa ha la brachicefalia e il grado di
le ricerche del Sergi, vi è una corrispondenza miscuglio deirdemento nordico con quello del-
fra i crani preistorici italici e quelli attuali, 1’ "uomo dell’Est” e dell’uomo baltico-orientale,
cosa che prova una certa permanenza, nei mil¬ considerati, entrambi, tutffaltro che come supe¬
lenni, del tipo originario. Il Giìnther, il Ri- riori: a parte gli Ebrei, almeno sei razze, a ri¬
pley e varii altri razzisti ammettono la fonda- conoscimento esplicito dei razzisti più ortodossi,
mentale analogia anatomica del tipo mediter¬ entrano a far parte della ”razza tedesca” e la
raneo bruno italico con quello biondo nordico, diversità fra il Bavarese e il Prussiano, il Re¬
di più alta statura. I monumenti e i documenti nano e il Sassone o il Tirolese, non sono minori
dell’antico mondo romano confermano questa di quelle di varii ceppi della "razza italiana”.
parentela e fanno apparire il tipo in quistione Quanto alle origini, abbiamo già detto che i
come un ramo dello stesso ceppo, che si mani¬ popoli germanici del periodo delle invasioni
festò anche nel primo ciclo ellenico. Si noti, in¬ sono da considerarsi come le ultime ondate, ap¬
fine, che molti dei tratti che, secondo la cosid¬ parse nella storia, di razze che, in altra cor¬
detta teoria indo-aria dei "trentadue attributi”, rente, creò anche nel mondo mediterraneo forme
dovrebbe presentare il tipo ario d'élite, corri¬ arcaiche di civiltà, non solo prima che si ve¬
spondono al tipo classico romano bruno — il rificassero tali invasioni, ma perfino prima che
De Lorenzo, nel riguardo, stabilisce p, es. un nella penisola italica, partendo dalle sedi del
parallelo con Cesare. Danubio centrale, apparissero quei ceppi del
Il parlar di "nordico-ano” nei riguardi della "popolo delle terremare” e della "cultura di

230 231

l
Terranova” (i primi verso il 1500 a. C. e i quando è delle origini in primo luogo e, in
secondi verso il 1100 a. C.), che da alcuni stu¬ secondo luogo, delle vocazioni, che si parla. È
diosi vengono erroneamente considerati come i stato dunque bene affermare che l’indirizzo del
primi abitanti arii preromani dellTtalia. Già la razzismo italiano deve essere nordico-ario anche
civiltà ligure ci mostra segni ben chiari di se, per ovviare interamente ogni equivoco, sa¬
una remotissima tradizione ario-atlantica (una rebbe forse bene usare l’espressione di razza
diramazione della civiltà preistorica franco-can- ario-romana per caratterizzare relemento
tabrica dei Cromagnon, corrente Occidente- centrale e valido della gente italiana e distin¬
Oriente); tralasciando gli Etruschi, perché fu¬ guerlo da altri rami della stessa famiglia. Ri¬
rono promanazioni del ciclo della decadenza petiamo, è solo da deplorare che una tale tesi
pelasgico-mediterranea, già stabilitesi in Italia, non sia stata coerentemente svolta in tutte le
come i Liguri, prima di quelle ondate dal Nord, sue naturali conseguenze. Dal puro punto di
troviamo alcuni ceppi dellTtalia centrale, come vista biologico, il sangue germanico del periodo
p. es. gli Albani, che presentano, sia antropo¬ delle invasioni, in Italia, significò un apporto
logicamente, sia tradizionalmente, elementi di nuovo, non eterogeneo ma ravv.ivatore, che con¬
puro retaggio ariano. Per Cui, con le dovute li¬ fermò, nelle generazioni, Y antica componente
mitazioni, quando è dei popoli nordici del pe¬ ario-romana della stirpe italiana, spesso con ef¬
riodo delle invasioni che si tratta, per chi vi fetti particolarmente fecondi.
tiene, e su comune base prettamente aria, po¬ Quanto all’antichità romana, molti razzisti, a
trebbe conservarsi la formula: «Noi eravam partir dal Gunther, si sono dati ad individuarvi
grandi e voi non ancor nati », cioè non ancora — in via sia diretta che indiretta — tracce e
apparsi sulle scene della grande storia occi¬ testimonianze di tipi e caratteri di puro tipo
dentale. nordico. La ricerca si fa persuasiva, però, solo
Una volta messo in chiaro questo punto e, se integrata con quelle del razzismo dei due
inoltre, rilevata la parte che nel popolo italiano gradi superiori. Come abbiamo già detto, già
ha il tipo dolicocefalo e la struttura anatomica al limitare dei tempi storici l’antico mondo me¬
affine al tipo biondo diffuso nelle regioni set¬ diterraneo, e quindi anche italico, ci 6Ì presenta
tentrionali dell’Europa, il parlare di un ele¬ come un ammasso di macerie di razze nordico¬
mento romano o italiano "nordico” non deve occidentali primordiali, costellato qua e là da
adombrare nessuno ma significare un titolo di elementi miracolosamente restati intatti e illumi¬
nobiltà che non ci si dovrebbe lasciar contestare nato da guizzi di luce e da improvvise resurre¬
facilmente nei confrónti di altre nazioni, specie zioni solari o eroiche — a parte ciò che sussi-

232 233
steva segretamente nelle vene sotterranee delle tegno di molti uomini germanici non appena
tradizioni misteriche. Ora, è incontestabile che vengono nel Sud e nella stessa Italia: qui, è
la Roma antica fu una manifestazione e una essenzialmente dall’elemento non-ario che essi
creazione della “razza eroico-solare”, che questa sono attratti e avvinti (e, significativamente,
razza dello spirito fu all’origine e alla base della le donne per prime), ed essi dan prova di una
antica grandezza romana, quali pur 6Ìano le immediatezza di abbandono e di sfaldamento in
vie per le quali essa condusse fino ad una tale sensazioni propiziate dal clima e dalle banalità
realizzazione l’antico retaggio iperboreo. Nella del “pittoresco” meridionale, che mette in chiaro
nostra opera: Rivolta contro il mondo moderno la superiorità di quel che di “nordico” può aver
abbiamo trattato alcuni aspetti di una tale “ro¬ conservato la razza italiana, là dove essa ha
manità nordica” o "solare”. saputo tener fermo e non si è lasciata travol¬
In secondo luogo, è già stato messo in rilievo gere durante secoli da circostanze e ambienti, di
quel che 6i deve pensare nei riguardi del cosid¬ fronte ai quali l’interiorità dell’uomo germanico
detto “genio latino” (cfr. p. 88). Molti elementi cosi spesso sembra essere invece completamente
dell’antico stile ario di vita permangono nelle inerme, nelle sue romantiche e sospette no¬
generazioni successive. È dello stesso Gùnther stalgie pel “Sud”.
il riconoscimento, che il genio chiaro e rigoroso
del popolo latino e romano va considerato come 2. - La selezione interrazziale
una eredità nordica e va ben distinto dallo spi¬ nella gente mediterranea.

rito propriamente celtico e ibero-celtico: è, si Ma da una unilateralezza non si deve pas¬


può dire, un riflesso dell’antico ideale della chia¬ sare ad un’altra. Il sapere, che nelle origini ita¬
rezza, della “forma”, del cosmos. Invece — è liane, e soprattutto nella grandezza romana, ha
bene ripeterlo — nel rilevare gli aspetti ro¬ agito l'elemento nordico-ario e che questo ele¬
mantici, nebulosi, panteistici e naturalistici del- mento si tradisce anche come una componente
Fanima dei popoli germanici e nordici attuali, non indifferente della stirpe italiana attuale
quali si riflettono in una quantità di espres¬ quale “razza del corpo”, non dispensa da precisi
sioni culturali ben riconoscibili, YÌcn da pensare compiti di selezione, di purificazione e di inten¬
ad una involuzione avvenuta, nel campo dcl- sificazione, se, in Italia, si vuol fare sul serio.
l’inleriorità, in certe parti di quelle razze, tanto L’elemento nordico-ario deve valerci come il
da allontanarle sensibilmente dallo spirito delle punto centrale di riferimento per la purifica¬
comuni origini. Si può aggiungere, clic all ri mo¬ zione e il potenziamento dell’attuale gente ita-
tivi di sospetto sorgono ncll’osscrvare il con¬ liaua e quasi come la cellula germinale da cui,

234 235
attraverso tale processo, deve trarsi un tipo
l’Est e di quello dell’Ovest (ostiseli e mestiseli),
nuovo, cui potrebbe legittimamente applicarsi
la baltico-orientale. A parte l’ultima e la razza
la designazione di 'uomo fascista” e di "razza
delluomo dell’Est, che non vi figurano quasi af¬
fascista”. Tale è il compito del razzismo attivo,
fatto, le altre razze si trovano parimenti pre¬
compito, che però presuppone quello di ben
senti nella "razza italiana” — ma, in più, 6ono
identificare le varie componenti della "razza
presenti due componenti rilevanti, che noi pos¬
italiana” e di rettificarle, là dove il loro
siamo chiamare genericamente razza africo-
stile si dilontani dall’ideale, nuovo ed antico
mediterranea e razza pelasgica.
ad un tempo, di cui si è ora detto e che sarebbe
Come noi le intendiamo, la prima razza è il
tenuto a far scendere fino a noi, dall’altezza dei
prodotto di una mescolanza di elementi prove¬
tempi primordiali, qualcosa del luminoso re¬
nienti dal Mediterraneo orientale e africano con
taggio solare originario.
la razza ario-mediterranea, secondo una preva¬
Questa azione, come è ben evidente, ha per
lenza della prima — è col suo prevalere, che
suo campo specifico la razza dell’anima e dello
l’antico Impero romano fu minato ed essa fu po¬
spirito. Intervenire, per dir cosi, in modo chi¬ tenziata nel periodo saraceno, per nuovi incroci
rurgico per impedire incroci fra tipi molto ete¬ e apporti di sangue del Sud. Invece la razza
rogenei, ma pur della stessa ”razza italiana", pelasgica va considerata come l’effetto di quella
oltre a suscitare reazioni ben comprensibili e involuzione etnica di antichissimi ceppi ario-
ad eccedere in una "razionalizzazione” del pro¬ occidentali o atlantico-occidentali stabilitisi nel
cesso, è cosa che a poco condurrebbe, quando Mediterraneo centrale, di cui si è già ripetuta-
mancasse il correlativo interno: l’essenziale, in¬
mente detto.
fatti, è il destare un istinto, per via del quale
L’elemento più valido nel composto italiano
tali unioni indesiderabili vengano scartate da
resta quello nordico-ario, che, nei nostri ri¬
sé — e la formazione di tale istinto è, di nuovo,
guardi, abbiamo proposto di chiamare propria¬
cosa del razzismo attivo di secondo e terzo
mente ario-romano. Le mescolanze più
grado, agente non sul corpo, ma sull’anima e
sfavorevoli, che un istinto dovrebbe via via evi¬
sullo spirito.
tare, sarebbero quelle dell’elemento ario-romano
Dal punto di vista esteriore, invece, si può anzitutto con 1* elemento africo-mediterraneo
accennare solo à quanto segue. Le principali (presente soprattutto nellTtalia meridionale), e
razze del corpo comprese in quella "germanica" poi con l'elemento pelasgico. Non troppo desi¬
sono, secondo gli autori più quotati, la nordica, derabile sarebbe però anche la mescolanza dello
la falica, la dinaride, la razza deH’uomo del¬ stesso con la razza dell’uomo dell’Ovest presente

236 237
in Italia — ma, ciò, già piu per ragioni di razza riconoscere che da noi esiste, ed è ipertrofica,
dell anima che non puramente antropologiche. una razza borghese del corpo e del¬
Noi intendiamo propriamente come uomo del- l’anima, che, come il Fascismo l’ha distinta-
1 Ovest, o vestide, quello che predomina nella mente avvertito, è il vero pericolo per il futuro
miscela etnica che ha dato il suo volto alla della nostra gente. Questa razza è propriamente
civiltà francese, e non da oggi, ma si può dire l’antirazza, è una poltiglia e una segatura et¬
già dal periodo provenzale; esso è presente nica e sociale, tanto inafferrabile quanto in¬
anche in Inghilterra e nella Germania occiden¬ gombrante, perché non vi è posto ove da noi
tale (Renania), pero in tali regioni, essendo non la si trovi a soffocar tutto con la sua me¬
temperato dalla razza nordica, la sua influenza diocrità, il suo opportunismo, il suo convenzio¬
negativa è molto minore. In Italia invece, fino nalismo, il suo amore per la vita comoda, il suo
a che una piu decisa coscienza razziale ed etica terrore per ogni specie di responsabilità, il suo
non rafforzi e cementi il nucleo ario-romano, ostruzionismo e indifferentismo. Chi si sente
I introduzione in questo di sangue vestide po¬ ario-romano, è, soprattutto questa razza che
trebbe esser pericolosa per via di un certo sfal¬ deve disdegnare, che deve sentir lontana, se¬
damento. Buone mescolanze sono invece quelle parata dai suoi da un abisso incolmabile; so¬
della razza ario-romaua con la ario-germanica, prattutto da tale detrito razziale questi deve
con la nordica propriamente detta, la dinarica isolarsi, sia fisicamente, cioè dal punto di vista
e la falica. Tutto ciò, come schema generale, delle unioni, sia spiritualmente, rendendosi im¬
avente valore solo quando per vie diverse 6Ì mune da ogni infiltrazione della stessa menta¬
andrà a crearvi una sensibilità corrispondente. lità e dello stesso modo di essere. La purezza
In Germania si inclina a vedere nella pre¬ di razza, a tale riguardo, si manifesterà attra¬
ponderanza della componente dell’uomo éstide, verso una assoluta intransigenza e col proposito
o dell’Est, la base razziale del tipo borghese di non tralasciare occasione e di non rispar¬
locale, cioè del noto tipo tedesco grassotto, fa¬ miarsi rischi, sociali e perfino politici, per
natico della birra, a testa tonda, quasi sempre manifestare il proprio disprezzo per una tale
con occhiali, perfetto burocrate, internamente ”razza borghese”, dovunque essa si trovi, quale
sentimentale in modo molle e, parimenti, con¬ si sia la carica che i suoi esponenti nellTtalia
venzionalista e conformista. Una derivazione d'oggi possono ancora coprire.
razziale del genere in Italia, ove la componente Quanto alla protezione del nucleo razziale
estide è minima, è poco verosimile; purtuttavia, superiore in Italia, cioè di quello ario-romano,
volendo abusare del termine razza, devesi ben e agli incroci dichiarati favorevoli, sempre si

238 239
deve tener presente quanto si è detto circa l’es¬ dovrebbero esser sentiti immediatamente come
sere, il vero portatore della razza, il tipo ma¬ di "un’altra razza”, come esseri, con cui ci 6Ì
schile. Gli incroci favorevoli già detti s’inten¬ può anche incontrare in una avventura, ma con
dono dunque quelli, ove il maschio è di razza cui non può esistere alcuna vita in comune e
ario-romana; se lo è invece la donna, in via con i quali non si può pensare di creare una
normale si verificherà un abbassamento di li¬ discendenza: ed anche certi tratti fisici, cioè
vello del tipo. di razza del corpo, che essi stessi hanno una
L’aver poi rilevato, che tutto ciò è schema, e lingua eloquente, se pure non per tutti com¬
che il compito vero è di creare degli istinti prensibile, dovrebbero avvertire un analogo, af¬
corrispondenti, previene il sospetto, che noi con¬ finato istinto maschile.
sideriamo desiderabile una specie di ammini¬ Con ciò 6i è però già portati verso il pro¬
strazione razionale e controllata da tecnici delle blema della rettificazione della razza dal punto
unioni fra i sessi e si voglia liquidare tutto ciò di vista dcH’aiiima. Rispetto a quel che si è
che è spontaneità di amore, di affetto e di de¬ detto or ora, vale ancora rilevare le circostanze
siderio. Non è questa la nostra veduta, come del particolarmente sfavorevoli create dalla civiltà
resto già è stato fatto presente in precedenza. borghese e materialistica. È una tale civiltà che
Certo è però, che non si può pensare ad una ha dato al "sentimento” e all’ "amore” un pri¬
selezione interrazziale e ad una elevazione del mato, che in qualsiasi civiltà di tipo diverso era
tipo comune finché, negli esponenti razzialmente sconosciuto, tanto che oggi è quasi impossibile
più alti di una gente, le stesse facoltà di amore leggere un romanzo o vedere un film o un’opera
e di desiderio non siano affinate e, soprattutto, teatrale che non abbiano per centro cose del
finché esse abbiano una vita indipendente, stac¬ genere: primato, che naturalmente paralizza e
cata da ogni forma di sensibilità etica, da ogni narcotizza ogni altro, pili alto movente. In se¬
istinto di "razza” — razza, qui, in scuso supe¬ condo luogo, è la civiltà borghese che, soprat¬
riore. Cosi, ad esempio, una donna che sia piena tutto nel Mediterraneo, ha creato lina società
di fascino sensuale, ma sia egoista e mentitrice, piena di convenzionalismi c di convenzioni, la
una donna con un bellissimo corpo, ma fatua quale rende assai difficile conoscere a fondo e
e vana, una donna elegante e — come oggi pur¬ a tempo la vera natura, la vera razza dell'animu
troppo si dice — "di classe”, ma snobista, esi¬ di una donna, come prima premessa per una
bizionista, irresponsabile, una donna colta, pia¬ comprensione e una unione.
cevole c "interessante”, ma vigliacca c piena di
limitazioni borghesi — tutti qucsli tipi di donne

240 16 - Evola. 241


tribuna — imaginaria o reale — egli potrebbe
3. - Rettificazione delVuomo dare il meglio di sé stesso e impegnarsi a fondo.
mediterraneo. Per cui, all’uomo mediterraneo sarebbe inse¬
Passando ora alla razza dell’animà, l’espres¬ parabile una certa preoccupazione per l’este¬
sione 'uomo mediterraneo” non corrisponde piu riorità, per l’apparire. Ciò, di nuovo, non nel
a quella varietà del tipo nordico-ario, di cui senso soltanto negativo di apparenze, dietro
alle quali stia il vuoto, ma nel senso, che il suo
si è detto, e che rappresenta l'elemento piu
stile piu spontaneo d’agire lo porterebbe sem¬
valido nell’insieme etnico del nostro popolo.
pre a dare all’azione qualcuno dei caratteri del
Esprime invece un dato stile di vita, un certo
"gesto”, di una cosa che deve attirare l’atten¬
orientamento dell’anima: l’uno e l’altro ri¬
zione, perfino là dove chi agisce sa di aver 6olo
scontrabili nei popoli mediterranei in genere
sé stesso come spettatore. Cosi vi sarebbe un
e, di fronte ad una vocazione ario-romana,
certo sdoppiamento nell’uomo mediterraneo,
non certo desiderabili. Seguendo le vedute del
sdoppiamento di un io che esegue la ”parte” e
Clauss, a cui si deve una interessante indagine
di un altro io che la considera dal punto di
nel riguardo, le caratteristiche dell’uomo me¬
vista di un possibile osservatore o spettatore, e
diterraneo sono quelle corrispondenti al termine
che se ne compiace.
poco facile a tradurre: Darbieiungsmensch. Dar~
Ora, è evidente che, nella misura in cui una
bieiung vuol dire spettacolo, rappresentanzione,
componente "mediterranea” in tal senso sia
esibizione. Si vuol dire, con ciò, che all’uomo
presente anche nella ”razza italiana”, essa va
mediterraneo sarebbe proprio il valere non
Rettificata” e, all’uopo, quale miglior modello
tanto per sé, quanto dinanzi agli altri ed in
potrebbe esservi dello stile dell’antica razza di
funzione di altri. Sarebbe l’uomo bisognoso di Roma, stile severo, sobrio, attivo, scevro di
una ”scena”, non sempre nel senso cattivo di espressionismi, misurato, consapevole in modo
semplice vanità e di esibizionismo, ma nel senso calmo della propria dignità? Essere, piu che
che l’animazione e lo slancio anche per cose apparire, cogliere il senso della propria indivi¬
grandi e sincere egli li trae da un rapporto con dualità e del proprio valore indipendentemente
altri che lo vedano, e che là preoccupazione da ogni riferimento esterno, amare l’isolamento
dell’effetto che egli farà sugli osservatori e, in nella stessa misura che azioni ed espressioni ri¬
genere, sui suoi simili ha una parte importante dotte all’essenziale, denudate da ogni coreografia
nella 6ua condotta. Solo quando l’uomo mediter¬ e da ogni preoccupazione dell’effetto — tutti
raneo ha il senso di trovarsi dinanzi ad una questi elementi sono sicuramente fondamentali

242 243
per lo "stile", secondo il quale deve avvenire la
fanno sfuggire con orrore ogni isolamento e lo
fortificazione e la purificazione in senso nor-
conducono di nuovo all’esteriorità, alla socie¬
dico-ario della stirpe italiana. E là dove l’uomo
volezza rumorosa, alle "eruzioni” gioviali, sen¬
italiano avesse in comune con quello mediter¬
timentali o passionali.
raneo, in una certa misura, la scissione inte¬
Per la "rettificazione” di questo aspetto, do¬
riore su indicata (di attore e spettatore), questa
vunque esso sia davvero presente anche nella
scissione deve essere utilizzata non nel 6enso di
razza italiana o in alcuni elementi di essa (so¬
un apprezzamento dei possibili effetti su altri
prattutto meridionali), non bisogna procedere
e di uno studio per ottenere quelli voluti, bensì
per semplice antitesi. La frase di Nietzsche:
nel senso di una critica oggettiva, di una sor¬
« Misuro il valore di un uomo dal suo potere
veglianza calma ed attenta della propria con¬
di ritardare la reazione » deve certo valere come
dotta e della propria espressione, che prevenga
una precisa direttiva educativa nei riguardi
ogni primitività e ogni ingenua immediatezza
della impulsività disordinata e della "esplosi¬
o "espansività", e studi l’espressione stessa non
vità". Ma Nietzsche stesso ci ha avvertiti circa
ai fini dell’ "impressione” sugli altri e in rap¬
i pericoli di un "castratismo morale". La ca¬
porto al loro giudizio, ma in stretta, imperso¬
pacità di controllo e lo stile di un equilibrio
nale aderenza a quel che s’intende conseguire
e di una continuità del sentire e del volere
e allo stile che s’intende dare a sé stessi.
non deve condurre ad un inaridimento e ad
Con la razza "desertica” e, forse, come effetto
una meccanizzazione dell’anima, come in certi
della presenza in lui di qualcosa di tale razza,
aspetti negativi dell’uomo germanico o anglo-
l’uomo mediterraneo avrebbe inoltre un’anima
sassone. Non si tratta di sopprimere la passio¬
intensiva ed esplosiva quanto mutevole e legata
nalità e di dare all’anima una forma bella e
al momento: le fiammate, il desiderio irresisti¬
chiara e omogenea, ma piatta, bensì di orga¬
bile e inattenuato nella vita passionale, l’intui¬
nizzare totalitariamente il proprio essere presso
zione, il lampeggiamento momentaneo della ge¬
alla capacità di riconoscere, discriminare e ade¬
nialità in quella intellettuale. Cosi uno stile di
guatamente utilizzare gli impulsi e le luci che
equilibrio psichico e di misura non sarebbe il
scaturiscono dalle profondità. Che la passio¬
suo forte: mentre in apparenza, e specie quando
nalità, abbia una certa preponderanza in molti
è in compagnia, sembra allegro, entusiasta ed
tipi italiani, non si può contestare; ma questa
ottimista, in realtà, da solo, l’uomo mediter¬
disposizione si risolve non in un difetto, ma in
raneo conosce improvvisi abbattimenti, scopre
un arricchimento, non appena essa trovi il suo
prospettive intcriori cupe e sconsolate che gli
correttivo e il suo contrappeso in una vita etica

245
tire le offese e un certo esagerato e — di nuovo —
saldamente e sanamente sviluppata: e questo
compito la "fascistizzazione” dell’uomo, e so¬ quasi teatrale senso dell’onore. Qui, a voler
prattutto del giovane italiano, sta cominciando esser giusti, vi sarebbe da rilevare, che tali
disposizioni sono riscontrabili per lo meno in
a realizzarlo.
egual misura in popoli non mediterranei, come
4. - Altri elementi di stile di vita quello ungherese e quello polacco. Nel Mediter¬
per Vanima mediterranea. raneo, forse gli Spagnuoli, in Italia, forse al¬
cuni Siciliani e Napoletani possono apparire
L’uomo mediterraneo sarebbe naturalmente
cosi. Quanto alla "rettificazione”, nessuno con¬
disposto a costituirsi a difensore di sé stesso,
testerà esser qualità di "razza" in senso supe¬
nella stessa misura in cui l'uomo nordico sa¬
riore la immediata reazione del proprio sangue
rebbe invece incline ad erigersi a giudice di sé
di fronte ad una offesa ingiusta. Da superare,
stesso. Il primo sarebbe sempre più indulgente
sarà piuttosto la reazione passionale basata sul
con sé che con gli altri e quanto mai insoffe¬
semplice fatto, che la propria persona, il proprio
rente ad esaminare sotto una luce cruda ed og¬
"io”, si sente colpito e quindi il reagire non solo
gettiva tutte le arrière-pensées della sua vita
quando si ha ragione, ma anche quando 1 offesa
interiore. Questa opposizione è alquanto unila¬
tocca in noi un punto debole e qualcosa, che
terale. In ogni caso, non bisogna dimenticare i
non è proprio in ordine. Nel qual caso, si può
pericoli inerenti ad una esagerata introspezione
certo pensare ad una rettificazione, soprattutto
o analisi interiore: le aberrazioni sorgenti dal
nel senso di non esser disposti a far dipendere
sentimento semitico della "colpa", cosi come
da altri il giudizio sul nostro valore e sul no¬
quelle derivate invece dal protestantesimo e dal
stro onore. Senza andare fino agli eccessi della
puritanesimo, costituiscono un salutare ammoni¬
morale stoica, che tuttavia viene generalmente
mento. Certo è, tuttavia, che uno stile di sempli¬
riconosciuta come una adattazione, per cosi
cità e di lealtà, nei riguardi, anzitutto, della
dire, disperata dello stile nordico di vita, 6Ì
propria anima, è un elemento essenziale per
possono ben ricordare le parole di Seneca, il
ogni rettificazione di una razza in senso nor-
quale notava implicare, l’offesa, l’intenzione di
dico-ario; cosi come il precetto di esser duri con
far male, male, die può solo esser l’onta: ma
sé stessi, cordiali c comprensivi di fronte agli
quest’onta non può risentirla chi è cosciente
altri, fa parte, in sede di razza dell’anima, di
della propria rettitudine. Questi saprà dunque
ogni etica virile, costruttiva, aristocratica.
sempre togliere il pungiglione connesso all’in¬
Un altro elemento dell’anima mediterranea
giuria e all’offesa, inteso a provocare la rea-
sarebbe una certa suscettibilità e facilità a sen¬
247
246
zione incomposta di un’anima impulsiva; questo moderno accorda alle arti e alle lettere, a tutto
pungiglione non lo lascerà penetrare in sé e la ciò che è estetica e, si può dite, "civiltà afro-
reazione consisterà semplicemente neH’annien- ditica” contemporanea. Di contro a ciò, un
tare l’intenzione dell’avversario, il quale andrà certo carattere barbarico e iconoclasta va con¬
ad incontrare un muro là dove credeva di tro^ cepito come un salutare reattivo per ricondurre
vare una sostanza sensitiva facente il suo giuoco; uH’equilibrio e per riaffermare valori ario-ro-
e consisterà, poi, nel procedere oggettivamente, mani. È, in fondo, la nostra piu antica tradi¬
per impedire all’avversario di diffondere delle zione: si ricordi il disprezzo nutrito dalla prima
menzogne, di far danno o, infine, di misurare romanità aria verso il mondo ellenico delle let¬
gli altri con le 6ue proprie misure. tere e delle arti, considerato catonianamente
Quanto ad una eccessiva inclinazione alla come ammollimento e corruzione; si ricordi, che
"grazia”, alla "finezza”, ai ”modi”, che i raz¬ la caratteristica della religione romana fu l’av¬
zisti in parola attribuiscono alla razza mediter versione per la mitologia estetizzata e il ri¬
ranca, avendo forse in vista soprattutto i 6uoi lievo dato alla pura, nuda azione rituale cosi
esemplari feminili o le sue varietà francesi, non come all’elemento etico e guerriero. Come la Ri¬
vi è troppo da dire e da ”rettificare”. "Finezza” nascenza è stata 6olo una falsificazione dell’an¬
e "modi" ne ha anche il gentleman anglosassone. tichità, da essa ripresa solo nei suoi aspetti
Noi non vogliamo certo eleggere a stile gene¬ decadenti, per quanto estetisticamente appari¬
rale una rudezza da caserma o da giovani senza scenti, cosi si deve pensare anche che l’Uma-
educazione: si tratta, se mai, di combattere gli iiesimo italiano ha ben poco a ebe fare con la
eccessi, cioè un csteriorismo e uno stile da sa¬ tradizione ario-romana della nostra razza; in
lotto, inteso a coprire con le "maniere” l’in¬ quel periodo, se mai, tale tradizione fu assai
teriorità squallida di esseri senza volto, di più viva in un Savonarola e in altri uomini
marionette mondane. Cosa che, però, piu che intesi a impedire che esteriorismi cd estetismi
inclinazione di una data razza, oggi è la carat¬ conducessero le forze superstiti della razza aria
teristica generale di certi ambienti "perbene" in Italia al livello di una cultura "afroditica”,
d’ogni paese costituenti la cosiddetta "società”, nel senso tecnico già spiegato per tale parola.
le monde: con l’America in testa, a battere il Contro la tradizione "umanistica” della razza
record. italiana occorre perciò avanzare delle precise
Su di un piano piu vasto, si può, se mai, esser riserve, soprattutto oggi, che l’Italia non è più
piu d’accordo, nei riguardi di non aderire ab precisamente quella dei musei, delle rovine, dei
l’importanza esagerata e anormale, che il mondo monumenti e delle cose pittoresche ad uso dei

249
turisti stranieri e che fra i migliori esponenti essa, qui, sia parte in causa. È effettivamente
del Fascismo si manifesta, una insofferenza per vero, che non solo ogni straniero, ma anche ogni
i cenacoletti dei "letterati” e degli "intellet¬ italiano, il quale abbia vissuto un certo periodo
tuali”, ambienti tanto vani quanto superficiali all’estero, recandosi nei paesi mediterranei e
e dilettanteschi, che non hanno nemmeno la quasi diremmo già nel momento di varcare la
dote degli antichi giullari della nobiltà feudale: frontiera, non può fare a meno di avvertire una
quella di divertire. impressione curiosa di fronte alla psicologia e
allo "stile” del comportamento dei due sessi. È
5, - Rettificazione delie relazioni
effettivamente vero che se, in astratto, l’uomo
mediterranee fra i sessi,
del Sud può non esser più sensuale di quello del
È merito delle teorie, cui qui abbiamo fatto Nord, il suo atteggiamento di fronte alla sen¬
cenno, non mettere a carico esclusivo delFuomo sualità, all’amore e alla donna è molto diverso
mediterraneo la sensualità: «L’inclinazione een- e che qui le questioni e le preoccupazioni rela¬
« suale non ha nulla a che fare con una data tive al sesso trovano in molti casi, con una fa¬
« razza » — scrive il Clauss. — « Uomini di ogni cilità preoccupante, la via per divenire pro¬
« razza possono esser inclini alla sensualità: blemi morali e perfino spirituali.
« solo che la sensualità in ogni razza si mani- È cosi, che ci troviamo di fronte a connessioni
« festa in modo diverso. È una favola raccon- estremamente unilaterali, p, es., fra onore e cose
« tare che luomo del Sud è sensuale e l’uomo del sesso, connessioni singolari e non certo de¬
«nordico non lo è; vero è solo, che il primo si notanti un alto senso della dignità maschile.
« comporta rispetto alla sensualità in modo di- Rileveremo infatti che è diffìcile indicare una
« verso dal secondo. » Si afferma piuttosto, che razza eroica, la quale abbia lasciato decidere
la razza mediterranea dia a tutto ciò che 6Ì ri¬ appunto alla vita dell’alcova circa l’onore vi¬
ferisce alla sensualità e ai rapporti fra i 6essi rile. Altrettanto singolare appare il posto, che
una portata maggiore che non l’uomo di altre nella stessa religione ha il sesso: il "peccato”
razze, soprattutto per il permettere, che queste — che, correttamente e arianamente, dovrebbe
cose abbiano un peso neH’ordine dei valori pro¬ soprattutto riguardare la vita interiore e il
priamente morali e spirituali. mondo etico — in essa riceve una interpreta¬
Questa tesi vale la pena di esser esaminata; zione prevalentemente legata a questo piano
però con speciale relazione, ora, ad una "ret¬ carnale e sensuale. Basti ricordare la deforma¬
tificazione” piu della donna che dell’uomo zione moralistica che ha subito per esempio la
mediterraneo, perchè crediamo che soprattutto parola "virtù”: lungi dnll'aver a che fare con
precetti di una moralina soprattutto sessuale, donne giovanissime, tenute, dalla famiglia,
virtus nell’antichità aria significava la qualità spesso in un isolamento quasi completo dagli
virile, da Dir, uomo in senso eminente (e non uomini, tutte pittate e attrezzate come, nei
homo), significava la forza, il coraggio, il potere paesi del Nord, non lo sono nemmeno le ”pro-
dell’affermazione e della decisione maschia. Non fessioniste”: e basta esaminarle un momento
bisogna farsi illusioni nel riguardo: qui agisce per accorgersi che, malgrado tutto, l’uomo e i
una influenza estranea all’elemento ario, una rapporti con l’uomo sono la loro unica preoccu¬
influenza, la cui relazione con l’atteggiamento pazione, tanto più palese per quanto più ce¬
semitico diffìcilmente saprebbe esser contestata. lata da ogni specie di limitazioni borghesi e
Su di un piano piu concreto, non si tratta convenzionali ovvero da una sapiente, razio¬
soltanto dell’esagerata importanza data alle cose nalizzata amministrazione dell’abbandono. Al
sessuali e sentimentali: anche, e soprattutto, per che, subito si aggiungono complicazioni ben
via di un corrispondente sistema di complica¬ comprensibili, data la corrispondente attitudine
zioni, limitazioni e artificialità nella vita quo¬ dell’uomo.
tidiana il comportamento generico dell’uomo e Si può vedere ogni giorno, in ogni via di
della donna mediterranei si differenzia dallo grande città dei paesi in parola, che cosa suc¬
stile nordico-ario. Già la donna mediterranea, cede quando una donna appena desiderabile
quasi senza eccezione, ha la propria vita di¬ passa dinanzi ad un gruppo di giovani: questi
retta nel modo piu unilaterale e quasi diremmo la scrutano e la seguono con lo sguardo "inten¬
piu primitivo verso l’uomo. Noi siamo certo lon¬ sivo”, come se fossero tanti Don Giovanni o
tani le mille miglia dal desiderare la donna ma¬ degli affamati tornati dopo anni di Africa o di
scolinizzata o neutra e noi abbiamo anzi indicato Polo Nord; l’altra, mentre nelle pitture, nell’in¬
in ciò una degenerazione caratteristica per le cedere, nelle vesti e cosi via non fa mistero
razze del Nord; quel che intendiamo rilevare, di tutta la 6ua qualificazione feminile, affetta
è che la donna mediterranea trascura quasi un’aria di suprema indifferenza e di "distacco”;
sempre di formarsi una vita interiore propria, tanto che l’osservatore di tali scenette è portato
autonoma, sia pure nel senso conforme alla a chiedersi seriamente, se l’una e gli altri non
propria natura e alla sua funzione normale. La abbiano davvero nulla di meglio da pensare
sua vita interiore si esaurisce invece nelle pre¬ per compiacersi di un simile teatro. Col carat¬
occupazioni del sesso e a tutto ciò che può ser¬ tere immediato e diciamo pure grezzo delle sue
vire per ben "apparire” e per attrarre l’uomo inclinazioni erotiche, un certo uomo mediter¬
nella propria òrbita. È cosi che noi vediamo raneo allarma la donna, la molte sulle difese,

252 253

»
propizia ogni specie di complicazioni dannose: tivo, non solo nel costume italiano, ma nella
dannose, in primo luogo, proprio per lui. La civiltà borghese in genere, componente che
donna, mentre da un lato non pensa che a dei l'uomo nuovo, virile, ario, dovrà senz’altro su¬
rapporti con luomo e all’effetto che sull’uomo perare.
essa può produrre, dall’altro si sente come una È indiscutibile che la "donna mediterranea",
specie di preda desiderata e inseguita che deve e quella stessa italiana, a parte le qualità per
star bene attenta ad ogni passo falso e "razio¬ cosi dire "naturalistiche" che potrà anche avere
nalizzare" adeguatamente ogni relazione e con¬ come sposa vera e propria e come madre, ha
cessione. molto bisogno di esser "rettificata" secondo uno
Ma non tutto, in un atteggiamento effettiva¬ stile di spontaneità, di chiarezza, di sincerità,
mente falso e non ario della donna mediter¬ di libertà interiore. Cosa impossibile, se l’uomo
ranea, si spiega con queste circostanze esteriori, non l’aiuti, in primo luogo facendole sentire che,
di cui l’uomo ha colpa. Si può affermare che per quanto importanti, amore e sesso non pos¬
nel 95% dei casi una donna di tale razza può sono avere che una parte subordinata nella sua
aver già detto interiormente "sì” sotto un certo vita formata secondo uno stile nordico-ario; in
rapporto, ma che essa si sentirebbe avvilita nel secondo luogo, smettendola ad atteggiarsi con¬
comportarsi risolutamente di conseguenza prima tinuamente come un Don Giovanni assetato o
di sottoporre l’uomo a tutta una trafila di com¬ come persona, che mai abbia vista una donna,
plicazioni e di limitazioni, ad una vera ma perché, in via normale, dei due, è la donna che
crucis erotico-sentimentale. Temerebbe, altri¬ deve cercare e chiedere l’uomo, non viceversa.
menti, di non esser considerata come una "per¬ Isolamento, distanza: ovvero rapporti di ami¬
sona seria" o "per bene", laddove, da un punto cizia, senza sottintesi e senza sfaldamenti; ov¬
di vista superiore, proprio una tale insincerità vero rapporti reali e inattcnuati da uomo a
e artificialità sono segno della sua poca serietà. donna.
Su base analoga si svolge la vita ridicola dei Si può riconoscere la giustezza della veduta,
flirts, il rituale dei "complimenti", del "far la secondo la quale ai popoli romanici, a partir
corte", del "forse che si, forse che no”. E che dal periodo provenzale, sarebbe 6tata propria
in tutto ciò l’uomo non senta una offesa diretta una separazione artificiale fra i sessi, in fondo
alla propria dignità, un giuoco, impegnarsi nel sconosciuta all’uomo nordico-ario. Una tale se¬
quale non è da lui — questo è un indice inquie¬ parazione ha condotto sia ad una falsa idealiz¬
tante, che testimonia la presenza effettiva di zazione che ad una falsa degradazione della
una componente "mediterranea", nel 6enso cat¬ donna: alla Beatrice e alla Dama di certa ca-

254 255

i
I valleria da un lato, alla "femina”, alla creatura
della carne e del peccato dall’altro — tipi,
si può avere già il senso che il pregiudizio
"antinordico”, da parte italiana, si basa 6u di
l’uno e l’altro, "costruiti”, lontani dalla realtà un equivoco e che altrettanta poca consistenza
o, almeno, dalla normalità. Il primo tipo è scom¬ hanno le note e retoriche opposizioni fra Nord
parso col tramonto del romanticismo ottocen¬ e Sud, opposizioni, in realtà, solo letterarie o
tesco, insieme ai Werther e agli Jacopo Ortis. derivate da atteggiamenti unilaterali e dilettan¬
Ma non si può dir nemmeno che resti, oggi, nei teschi. Quel che è importante per noi, come,
popoli romanici, il secondo tipo, cioè la fcmina del resto, per qualsiasi popolo, dato che nessun
nel senso pieno, di "razza”, della parola, perché popolo attuale può pretender di essere una
vi si trova piuttosto una sua edizione ridotta, razza pura, è una decisione interiore.
addomesticata, intenta ad 'esser a posto” con Bisogna mettere la razza al bivio e costringerla
le convenzioni borghesi e a "brillare” nella ad una specie di professione di fede. Fra le
schermaglia del flirt e nelle fiere della vanità varie componenti del suo popolo il singolo deve
mondana. scegliere. Come è certo che nella razza italiana
Che l’antidoto non sia né la garsonne, né il esistono nuclei importanti della razza nordico-
tipo anglosassone "emancipato”, ciò non ab¬ aria nello spirito, nell’anima e nello stesso corpo,
biamo, qui, bisogno di sottolinearlo. Occorre cosi è parimenti certo che esiste, vicino a ciò,
rendere piu sinceri, diretti, organici i rapporti l’Italia dei tipi piccoli e neri dai tratti e dal
della donna con l’uomo, rapporti che non pos¬ sentire alterati da incroci secolari, dei tipi sen¬
sono naturalmente essere da pari a pari, ma timentali, gesticolanti, impulsivi, profondamente
quelli di un incontrarsi e di un compensarsi di e anarchicamente individualisti, un’Italia dal
due diversi modi d’essere. E l’intensità di tali "dolce far niente”, dalle rime in "cuore e amore”,
rapporti dipenderà dalla misura, in cui ognuno dai mariti meridionali gelosi, dalle donne "ar¬
suprà esser veramente sé stesso, esser completo, denti" ma sbarrate da pregiudizi borghesi, con
senza complicazioni interiori e febbri artificiali, Pulcinelli, maccheroni e canzonette. Per un
leale, libero e deciso. tempo troppo lungo dovunque 6Ì parlasse di
Italia, è a questa Italia che all’estero su¬
0. - L'Italia nuova. - La
bito si pensava e, bisogna riconoscerlo, gli Ita¬
razza c la guerra.
liani lian contribuito, quand’anche semplice¬
Per quanto in queste considerazioni circa la mente col non reagire, alla formazione di un
"rettificazione della razza mediterranea" si è tale mito assai poco lusinghiero.
solo accennato a qualche punto piu di risalto, Ora bisogna dichiarare, clic con questa Italia

256 17 - Evola. 257

1
antirazzista, borghese, superficiale, sbandata, gna anzitutto indicare l’esperienza della grande
aria solo per modo di dire, la è virtualmente guerra. Nel parlare degli elementi che danno
finita, nel punto in cui il Fascismo ha rovesciato risalto ad una razza dell’anima, il Clauss ha
il desautorato regime demoparlamentare e si è giustamente rilevato, che proprio una tale espe¬
dato risolutamente alla costruzione di una nuova rienza ha differenziato due generazioni, la¬
nazione romana e guerriera, fra l'altro, sotto sciando una impronta indelebile in chi l’ha vis¬
il segno di quell’Aquila e di quell’Ascia com¬ suta e facendone quasi F esponente di una
presa nel fascio, che sono simboli primordiali 'razza” a sé, per esser diverso da tutti coloro
della stessa tradizione iperborea. Ed anche dal che non han combattuto. Questa veduta va tut¬
punto di vista esteriore, se la nuova Italia ha tavia precisata nel senso, che non per tutti il
piena coscienza delle sue bellezze naturali, il fatto guerra ha avuto lo stesso significato. Esso
suo orgoglio non è precisamente quello di es¬ ha invece costituito una specie di prova. Certo
sere il paese dei turisti stranieri risuonante di è che la guerra determina la crisi della piccola
mandolini e di Sole mio, con tutti gli altri ac¬ personalità borghese, dell’io chiuso negli an¬
cessori di una coreografìa sdolcinata: l’Italia fa¬ gusti limiti della sua sbiadita ed egoistica vita.
scista vuole piuttosto essere e valere come un Ma questa crisi può avere, a seconda dei casi,
mondo nuovo di forze dure e temprate, come un esito diverso. Nel leggere libri, come quelli
un mondo eroico compenetrato di consape¬ famosi del Remarque o del Barbusse, si ha la
volezza etica e di tensione creatrice, avverso sensazione precisa, che la guerra può portare
ad ogni abbandono o sfaldamento dell’anima, ad un superamento dell’individuo, significante
avente per simbolo non le tarantelle e il chiaro però ritorno allo stadio di una ”razzn di na¬
di luna sulle gondole, ma i possenti ferrei qua¬ tura”. I personaggi del Remarque, ad esempio,
drati di quel passo romano, che ha il suo pre¬ benché non credano più a nulla, benché co¬
ciso fac-simile nel ritmo delle parate prussiane. stituiscano una « generazione spezzata anche
Con tutto ciò si può dire che la decisione in quando le granate l’hanno risparmiata”, non di¬
senso nordico-ario dell’anima italiana è già av¬ vengono né dei vili, né dei disertori: ma a
venuta e, invero, assai prima che la dottrina portarli innanzi in prove tragiche di ogni ge¬
della razza entrasse ufficialmente a far parte nere, non sono piti che dei fasci di istinti, che
della ideologia del Fascismo e che una certa forze scatenate e riflessi e slanci elementari, che
congiuntura di interessi politici ravvicinasse vanno a testimoniare la regressione del singolo
l’Italia alla Germania. in un piano davvero sub-personale.
Circa i precedenti di una tale decisione, biso¬ Ma in altri esseri la soluzione è assolutamente

258 259

i
1
diversai se la guerra li conduce egualmente a esservi, forse, ancora dei dubbi circa le
superare i limiti della coscienza semplicemente denzialità che, in questa esperienza rischi
individuale, ciò in essi acquista il significato di alimentata dalle forze profonde ridestate dai
un risveglio spirituale, di un superamento in¬ guerra, avrebbero preso il sopravvento, nei
terno, di una specie di ascesi attiva e di ca¬ punto in cui Mussolini assunse legalmente il
tarsi. Dal punto di vista collettivo, per mezzo potere e il governo, di concerto con la Monar¬
di essi comincia a svegliarsi e ad affermarsi chia, la corrente delle forze della "razza dei
anche la piu alta "razza” di un popolo: si ha combattenti” andò a purificarsi di ogni scoria
una nuova rivelazione delle forze piu profonde e si sviluppò in senso senz’altro romano. Un
ed originarie della stirpe \ sicuro istinto dette ad una massa incandescente
Ebbene, mentre la prima soluzione sta a con¬ e dinamica precisi punti di riferimento, facen¬
trosegnare coloro che, tornati dal fronte, si det¬ done la materia prima per la costruzione di un
tero a fare il processo alla guerra e all’inter- nuovo Stato e per la formazione di quell’uomo
ventismo italiano passando ad alimentare la — nuovo ed antico ad un tempo, e di stile es¬
falange della sovversione marxista e comunista, senzialmente nordico-ario — di cui si è detto.
il Fascismo, fin dalla prima ora, si dichiarò Tali sono gli antecedenti del risveglio raz¬
l’esponente della Italia combattente, interven¬ ziale, che, anche là dove la parola razza non
tista e vittoriosa, dell’Italia, che solo mercé la fu nemmeno pronunciata, si è determinato nella
guerra sentiva di aver raggiunto una nuova co¬ sostanza italiana. Il processo della selezione e
scienza eroica e che si manteneva tanto ferma della formazione della razza nordico-aria ita¬
sulle sue posizioni, che decisa a farla finita con liana è ormai in pieno corso e si tratta solo di
i resti di un regime e di una mentalità supe¬ individuare i eapisaldi dell’itinerario, che resta
rata. In tal modo si crearono nuovi limiti della ancora da percorrere.
comprensione, si differenziò una "razza del-
7, - Condizioni pel risveglio
ranima” che, nello sviluppo del Fascismo, as¬ della razza.
sunse tratti sempre più precisi. Se nel periodo
insurrezionale e illegale del Fascismo potevano Per quel che riguarda il lato interno, la legge
della discriminazione e del potenziamento della
1 Può essere utile rileoare, che nel testo più importante della
ascesi guerriera ariana, la Bliagavod-Bitn, lo giustificazione spi* razza si riassume nel seguente principio: « Il
rituale ed anzi metafìsica della guerra e dcll'eroinno e il disdegno simile risveglia il simile, il simile attrae il si¬
per ogni sentimentalismo e umanitarismo sono detti far parte
della "sapienza solare primordiale" che, dui "Sole", sarebbe stala mile, il simile si ricongiunge al simile s>. Occor¬
trasmessa al primo legislatore della ruzza indo-aria per poi pus- rono dunque dei simboli come strumenti di
sartir in retaggio ad una dinastia di re sacrali.

261
260
una decisione e una evocazione. Il capo di data collettività, in modo cosi profondo e or¬
un movimento nazionale e europeo ha chiarito ganico, come la suggestione o Fimagine di una
quel principio con la seguente applicazione: madre che può imprimersi come realtà biologica
« Quando chiedo qualcosa di eroico, risponde nel figlio; infine, occorre che in primo piano stia
Fuorno eroico; quando prometto invece dei van¬ un tipo umano esemplare, come ideale incar¬
taggi, a tal suono di Campana risponderà invece nato, come espressione tangibile di quella idea,
10 spirito da mercante». Piu in genere, si può ma, in pari tempo, anche come ripresa appros¬
dire che già la dottrina e l’idea della razza simata, o ritorno, del tipo primordiale supe¬
pongono dinanzi ad una alternativa, che verrà riore della razza pura. È allora che si inizia
decisa in ciascuno dalla legge delle affinità elet¬ un processo di evocazione, di formazione, di
tive: reagire contro il razzismo, sentire una ri¬ risveglio di poteri profondi. Questo processo
volta interna di fronte alle sue vedute, significa finirà col coinvolgere la stessa realtà biologica,
dimostrare a sé stessi di esser poco in ordine con sopraffarà gli elementi estranei; col perdurare
la razza; trovare il lato ridicolo o "scientifi- dell’ azione, farà affacciare, nelle generazioni
camente” insostenibile del mito ario e nordico- successive, in modo sempre piu distinto, il tipo
ario, significa costruire 1" alibi per una voca¬ conforme. Risorgerà la "razza pura”.
zione non aria e non-nordica, la quale non può Per riportare un popolo alla sua razza, a
non esser in relazione con un corrispondente parte il lato pratico e profilattico, e a parte il
substrato della razza del corpo, o, almeno, del¬ riconoscimento del significato, troppo spesso di-
l’anima, nella persona in quistione. E cosi via. sconosciuto da una cultura astratta e intellet¬
11 processo selettivo esige dunque la formula¬ tualistica, di tutto ciò che è connesso al sangue
zione di un mito completo, da servire come e alla continuità del sangue, occorre dunque
centro di cristallizzazione e come reattivo per evocare la sua tradizione interna: il che esìge,
delle decisioni che, sulla base delle affinità elet¬ ìn primis et ante omnia, una restaurazione ge¬
tive, son da provocarsi in tutti i domini di un rarchica, il lento, duro e irresistibile risorgere
popolo c della 6ua civiltà. di una tradizione continua di Capi. Il risveglio
Questo, circa la premessa generale. Quanto della forza formatrice primordiale, o razza dello
alle condizioni particolari, esse si possono ri¬ spirito, intorpiditasi durante secoli di contin¬
durre alle seguenti: occorre, in primo luogo, un genza e di mescolanza, non può esser pratica-
clima eroico, cioè di alta tensione spirituale; mente efficace che attraverso uomini, i quali ne
occorre, in secondo luogo, una idea-forza, che riproducano una "classica” incarnazione c che
galvanizzi e plasmi le forze emozionali di una riprendano con ferme mani il potere, al centro

262 265
della nazione. L’azione di tali uomini sarà du¬ in sede di vero riconoscimento e di dedizione
plice. eroica e cosciente, non di passiva suggestione
Anzitutto essa si realizzerà positivamente collettiva. E questo è anche il.vero luogo per
nello Stato concepito né come un astratto ente comprendere quell’ "onore", quella fedeltà e
giuridico, né come una inerte superstruttura re¬ quelle altre virtù guerriere, che il razzismo con¬
golatrice creata da necessità umane, ma come sidera tipiche per la razza aria dell’anima, ma
una forza in una certa misura trascendente che che sfumano al vento quando non abbiano per
forma, articola, ordina dall’alto il tutto sociale, base un regime fortemente personalizzato, ge¬
come una entelechia, cioè un principio vitale rarchico, retto da una idea superiore; che si ri¬
organizzatore e animatore. In tal senso. Mus¬ ducono piu o meno a consuetudini soldatesche
solini ha potuto dire, che « la nazione è creata suscettibili perfino di manifestarsi in una or¬
dallo Stato », che « lo Stato è autorità che go¬ ganizzazione di gangslers quando non siano
verna e dà forma di legge e valore di vita spi¬ animate dalla sensibilità per qualcosa di tra¬
rituale alle volontà individuali», è «forma piu scendente. A non diversa idea, peraltro, si è ri¬
alta e potente di personalità: è forza, ma spi¬ portato Mussolini, nel parlare della stirpe non
rituale ». Cosi concepito, lo Stato ha di nuovo come quantità, collettività o unità comunque
valore di ”mito”, vale a dire lina idea-forza, di materialistica, bensì come « una molteplicità
un punto di riferimento per una decisione in¬ unificata da una idea », idea, che « nel popolo
teriore, di caposaldo per quella dedizione eroica si attua come coscienza e volontà di pochi, anzi
e per quella tensione, che già abbiamo detto es¬ di uno, e quale ideale tende ad attuarsi nella
sere fra le condizioni imprescindibili per la ri¬ coscienza c volontà di tutti»; avendo egli già
nascenza anche fisica di una razza. indicato nel riferimento ad una «realtà perma¬
In secondo luogo, si può piu precisamente nente e universale» la condizione per agire nel
parlare, qui, di un’azione di presenza. mondo spiritualmente, come «volontà umana
Vogliamo dire clic i Capi, quali eminenti in¬ dominatrice di volontà ».
carnazioni del "tipo” della razza superiore e È allora che le forze molteplici di una gente,
dominatrice, si presentano come "ideali attuati le correnti varie dei sangui presenti nel tipo
e come tali riaccendono una forza profonda la¬ comune, fatalmente avviate verso l’alterazione
tente nei singoli, che è la stessa razza interiore, e la disgregazione quando siano abbandonate
dovunque le circostanze non l’abbiano distrutta alla contingenza dei fattori materiali, sociali ed
fin negli ultimi resti: donde la magia dell’en¬ anche politici in senso stretto, ritrovano un
tusiasmo e dell’animazione che i Capi suscitano saldo c vivente punto unificatore in un contatto
galvanizzante. È l’elemento super-biologico della invece, ripetiamolo, l’effetto del clima e degli
razza che qui si desta ed agisce, è quella razza, ideali della Rivoluzione e della correlativa evo¬
che non è un puro motivo polemico o un elenco cazione di forze profonde, che in un primo
di "caratteristiche” da scienza naturale clas¬ tempo la guerra mondiale e poi la Rivoluzione,
sificatoria o un meccanismo ereditario, ma la inconsapevolmente, sotto segno romano, hall
razza vivente, la razza che davvero si fatto nella sostanza collettiva dell* uomo ita¬
porta nel sangue, anzi assai più nel liano.
profondo che nel s a n g u e, giacché essa La persistenza di una tale evocazione — ma,
comunica con quelle forze metafìsiche, ''divine”, ora, con più precisa coscienza razziale e spiri¬
già adombrate dagli antichi nelle varie entità tuale — e, con essa, il potenziamento del clima
simboliche delle gentes e delle stirpi. eroico, la tensione propria ad una mistica fa¬
scista nel senso più austero, antisentimentale,
8. - La razza dell*uomo fascista. antiretorico, attivo del termine, sono le condi¬
- Sul nuovo fronte ario- zioni, a che il processo abbia ulteriori sviluppi
occidentale. c guadagni in profondità, a che questa nuova
È cosi che, per la presenza di condizioni del razza dell’uomo fascista si affermi in modo sem¬
genere, 6ta di fatto che, specie nelle nuove ge¬ pre più chiaro e preciso, come tipo superiore
nerazioni, in Italia 6ta prendendo forma un ed élite della "razza italiana” quale razza nor¬
dico-aria o ario-romana.
nuovo tipo umano, riconoscibile non solo in sede
Con riferimento a quanto si è accennato nei
di carattere e di attitudine interna, ma, negli
riguardi del rapporto fra razza e diritto, la 6ta-
elementi più giovani, già anche nel corpo. E
tualizzazione, per cosi dire, di una tale élite
questo tipo manifesta tratti estremamente affini
meno nella forma, risentente della ideologia di
all’antico tipo ario-romano, non di rado presso
forme politiche superate, di una "classe diri¬
ad un netto distacco dal tipo dei loro genitori.
gente”, che di un Ordine, nel senso delle
È una razza — nuova ed antica ad un tempo —■
antiche organizzazioni ascetico-gucrriere, rap¬
che ben si potrebbe chiamare razza del¬
presenterebbe una ulteriore condizione' parti¬
l’uomo fascista o razza dell’uomo
colarmente propizia per V opera costruttiva.
di Mussolini. Essa non è, evidentemente, L’ideale "classico” ci invita a concepire, come
l’effetto di misure del razzismo in senso ristretto, realizzazione massima, dei capi, in cui la no¬
che questo è entrato a far parte dell’ideologia biltà e la purezza di razza non siano da meno
ufficiale fascista da appena due anni; essa è della loro qualificazione e della loro autorità

266 26?
spirituale. L’antica idea di "Ordine” sta certa¬ nali più chiare lo permettessero, da qui si po¬
mente più in alto di quella moderna di "Par¬ trebbe giungere perfino al mito di un nuovo
tito”: corrisponde ad una élite e ad una forma¬ fronte ario-occidentale. In esso sa¬
zione volontaria giurata, cui non era alieno il rebbe in primo luogo compresa l’idea di una
concetto di una certa prestanza o perfezione umanità potenziata biologicamente e difesa da
fìsica, con caratteri sia "ascetici” che militanti, ogni mescolanza contaminatrice; in secondo
élite che difende essenzialmente una idea, che luogo, passando dalla razza del corpo a quella
custodisce una tradizione e fa da sostegno ad dell’anima, vi sarebbe l’idea di una unità di
una data comunità di persone più numerose, attitudine interna, di un comune stile ariano di
ma meno qualificate, più dedite ad interessi vita, cioè di una unità nella verità, nell’onore
particolari e contingenti, con un minor 6enso c nella fedeltà; infine, come coronamento, si
di responsabilità e minore sensibilità politica. avrebbe la razza dello spirito, perché, con tutti
Se in ogni parola, come secondo la concezione i mezzi, malgrado le condizioni di una civiltà
antica, è racchiuso un potere, a noi non fa in tutto e per tutto sfavorevole, bisognerebbe
dubbio, che una designazione, come "Ordine cercar di dar nuova espressione ad una qualche
Fascista deirimpero italiano" rappresenterebbe parte dell’antico retaggio iperboreo, del nostro
un potente incremento per quella liturgia comune retaggio di spiritualità olimpica e so¬
della potenza, che in ogni ordinamento lare, per mezzo di elementi qualificati e di una
politico autoritario e tradizionale ha una parte regolare trasmissione.
tutt’altro che trascurabile: essa sarebbe la più Tale sarebbe la concezione-limite della dot¬
atta a destare, raccogliere e restituire — poten¬ trina tradizionale della razza nel suo lato pra¬
ziate — le forze che più possono contribuire alla tico e costruttivo. Essa non pregiudica il valore
formazione nordico-aria della nuova Italia. Ver¬ e la necessità dei gradi parziali e preparatori.
rebbe, infine in chiaro il lato a 6uo modo sacro Solo il futuro potrà dirci fino a quale profon¬
dell’impegno che si assume all’atto di entrar a dità l’azione del nuovo mito potrà giungere,
far parte di questo gruppo, mediante un giura¬ fino a che punto l’idea aria possa agire in modo
mento "del sangue", tale da non lasciar altra creativo e decisivo non solo all’interno di una
alternativa fuor che fedeltà o tradimento, che nazione, ma in una famiglia di genti di comune
onore o onta, nel proprio foro interno e rispetto origine, tanto da far si che tale comunità di
ad un principio, ancor prima che di fronte ad origine sia più forte degli elementi di opposi¬
una autorità o ad una gerarchia visibile. zione, di snaturamento, di deformazione, di de¬
Per estensione, qualora situazioni internazio¬ cadenza "moderna", clic in ciascuna di esse a

268 269
tutt’oggi sembrano prevalere. Nel punto, in cui
questo sentimento di razza si ridestasse anche
nei termini del fronte ario-occidentale già ac¬
cennato, e nella completezza già detta, non vi
sarebbe dubbio per una soluzione positiva e de¬
finitiva delle lotte e delle crisi che, secondo il
ritmo accelerato della storia di oggi, forse presto
dovranno decidere della vita o della morte del¬
l’intera civiltà europea.
APPENDICE ICONOGRAFICA

270
Si è detto che in quanto precede non abbiamo
voluto dare una dottrina completa della razza, ma piut¬
tosto dei caposaldi, dei punti di riferimento per chi voglia
orientarsi o dedicarsi a tali studi. Del pari, la seguente
appendice iconografica deve solo valere come un primo
abbozzo per una ricerca di ben più vasta portata, che
da noi ancora non c stata nemmeno iniziata e che pre¬
senta, materialmente, non poche difficoltà. Ciò può ri¬
sultar chiaro dalle presenti considerazioni:

1° La gran parte del materiale fotografico raccolto


dagli archivi razzisti è « stàtico » e può valere, al massimo,
per l’indagine razzista di primo grado, cioè per quella
antropologica. L’indagine razzista completa ha invece bi¬
sogno di imagini che parlino, vale a dire di fotografie
non prese in un momento qualunque, ma in uno dei mo¬
menti, in cui l’elemento più profondo ed espressivo di un
dato tipo maggiormente si tradisce, si rivela, si anima.
2° La gran parte del materiale fotografico raccolto
dai1 ricercatori razzisti risente di un pregiudizio democra¬
tico: nella gran parte dei casi, si tratta di fotografie
di gente delle classi inferiori, al massimo di quelle medie,
laddove interessante e importante sarebbe considerare la
razza soprattutto negli esponenti più alti di una gente,
nella sua nobiltà, nei suoi capi militari o politici, nel
suo clero, nei suoi « intellettuali ». Né da noi e, del resto,
nemmeno in Germania esiste una ricerca sistematica ad
hoc. Cosi, nel riguardo, abbiamo dovuto utilizzare del
materiale raccolto qua e là, per altri fini, materiale che
spesso non offre tutti i requisiti necessari per una sua
utilizzazione propriamente scientifica.

3° Una terza difficoltà si riferisce al fatto, che quasi


tutte le fotografìe dei nostri archivi razzisti sono state
prese mentre il soggetto sapeva di esser fotografato. Ciò

18 - E VOLA. 273
1. - Puro tipo ario-
ha — soprattutto per l’uomo mediterraneo — l’effetto
romano (nordico - ario)
di imagini tendenziose, innaturali, « di posa ». Ai fini
in cui ancora si riflette
dell’indagine di secondo e di terzo grado il soggetto do¬
qualcosa del senso di
vrebbe esser fotografato senza che se ne accorga, tanto
distacco e simultanea¬
da impedire che ciò che egli è sia falsato da ciò che egli
mente d’imperiosità del¬
vuol sembrare. Naturalmente, anche la fotografia presa
la « razza solare ».
quando il soggetto lo sa è un utile documento: confron¬
tata con fotografie naturali, essa ci offre una via per in¬
dividuare, per cosi dire, le « personalità seconde », quel
differenziale fra la razza predominante e le vocazioni re¬
sidue e secondarie, di cui si è detto a pp. 123 e 142. Ma,
evidentemente, prima di passare ad una indagine più
complicata sarebbe necessario esaurire le ricerche circa
le componenti razzinl-spirituali fondamentali, ricerche,
per le quali, come dicevamo, occorrerebbe un genere spe¬
ciale di fotografie prese « di sorpresa ».

4° Là dove, nei cenni che seguono, si alluderà an¬


che alle razze dello spirito, il lettore, per orizzontarsi, do¬
vrà compiere da sé una trasposizione. Infatti noi abbiamo
tracciata la tipologia delle razze dello spirito mantenen¬ 1
doci essenzialmente sul piano ideale c riferendoci u tradi¬
zioni e simboli primordiali. 11 mondo in cui noi viviamo
è tutt’altro di quello delle origini. Delle razze dello spi¬
rito, eccetto rare eccezioni, in esso non appaiono che delle
« secolarizzazioni » o « laicizzazioni ». Cosi bisogna saperle
presentire attraverso le loro forme analogiche di apparire,
in un mondo, che non sa più quasi nulla della vera spi¬
ritualità e in cui le forme culturali predominanti si defi¬
niscono in termini di materia, di sentimentalità o di
astratto intelletto.
Tenendo presente tutto ciò, si potrà comprendere e
giustificare il carattere più che approssimativo presentato 1
dal seguente abbozza di discriminazione razziale, fatto !
sulla base del materiale già esistente che si è potuto avere
a disposizione.
2-3. - Presso ad una
razza del corpo nordico-
dinarica, in questo tipo
vediamo l’elemento so¬
lare differenziarsi preva¬
lentemente in senso « a-
274 scetieo », laddove nel ti-
5. - In questo tipo
di condottiero italiano,
po precedente predomi¬
spiccatamente ario - ro¬
na la tonalità « regale ».
mano, è ben visibile
Già i tratti fisici qui fan
quell’elemento di ani¬
presentire forme di illu¬
mazione, di prontezza
minazione e un potere
interiore all’attacco che
di penetrazione spiri¬
è propria alle forme no-,
tuale.
stre dell’« uomo attivo »
(del Leistungsmensch, se¬
condo la tipologia del
Clauss).

6. - Altro tipo nor¬


dico-romano. Ma già qui
si presenta, presso alla
purità della razza del
corpo, una lieve sfuma¬
tura « demetrica » (con¬
templativa) in fatto di
4. Di nuovo, un pu¬
razza dello spirito, se
ro tipo nordico-ario di
si stabilisce un confron¬
razza italiana. La foto¬
to con i tipi precedenti.
grafia è poco favorevo¬
Si tratta, in realtà, di una
le, ha alquanto « sta ti -
personalità italiana che
cizzato » e irrigidito nel
ha concentrato la sua
tipo l’elemento di so¬
attività sul piano intel¬
vranità, di animi corpo-
lettuale e scientifico.
risque imperatoria forma,
che in natura gli e pro¬
prio.
«
4.
I

7. - Bai punto di vi¬


sta della razza del cor¬ 9. - E agli stessi scopi
po ed anche dell’anima si osservi questa imagi -
questo tipo è particolar¬ ne del Buddha, in cui
mente espressivo e ca¬ sono ben visibili tratti
ratteristico per la razza nordico-arii quasi clas¬
ario-romana mediterra¬ sici.
nea d'élite.

7 9

10. - Qui i tratti so¬


matici ario-mediterranei
sono utilizzati da una
forma per dir cosi « in¬
tellettualizzata » di ap¬
parire delPelemento so¬
lare. Spiritualmente, può
8. - Si osservi la visi¬
dirsi che per questa stes¬
bile analogia del tipo
sa via dallo prima Eliade
precedente con questa
sacrale aria e dorica si
figura, che non è più
giunse all’Eliade filoso¬
italiana, ma del giovane
fico-speculativa del pe¬
discendente di un’anti¬
riodo storico comune¬
ca stirpe persiana: ciò,
mente conosciuto.
per sensibilizzare un’eco
dell’originaria unità raz¬
ziale delle stirpi arie.
IO
11. - Questo tipo di 13. - Ecco invece un
razza italiana è perfet¬ altro tipo di razza ita¬
tamente in ordine quan¬ liana nordico-aria, nel
to. a tipo somatico ario- quale di nuovo lampeg¬
mediterraneo : ma, per gia una qualche anima¬

la razza interna, si ve¬ zione interiore, una par¬


de, come l’elemento at¬ te della forza della « raz¬
tivo sia già adombrato za attivo ».

da una sfumatura « tel¬


lurica ».

13

14. - Tipo italiano


12. - Altro tipo itali¬
nordico-ario nel corpo,
co nordico-ario (origina¬
di razza « amazzonica »
rio della Toscana). Ma
(cfr. p. 165) nello spi¬
la razza qui si palesa
rito. In realtà si tratta
esclusivamente nella sua
di persona, nelle teorie
purità fisico-atletica.
della quale un lato
L’elemento interiore è
esterno energetico e qua¬
offuscato, la razza è so¬
I si prometeico si trova
prattutto un automati¬
curiosamente mescolato
smo fìsico. Li esemplari
ad una visione pantei¬
di una tale purità inte¬
stica (dcmetrico-lunare)
riormente smussata' so¬
no propriamente ricchi
i popoli centro-europei.
r del mondo, presso ad un
particolare riconosci¬
mento tributato all’ele¬
Si ricordi quanto di¬
mento femminile.
cemmo a p. 89.

13
15. - Mescolanza di aver un senso di quel
razza ario-mediterranea che fu la razza interna

e razza ostide: tratti fi¬ ed esterna della ultima

sici assunti in funzione Magna Grecia, cioè della


tarda colonizzazione a-
di una razza prevalente¬
rio - ellenica nell’ Italia
mente « afroditica » del¬
del Sud.
lo spirito. Circa questa
razza, vale ricordare che
la sua denominazione1
non deve far pensare ne¬
cessariamente al domi¬
nio dell’eros (cfr. p. 166).
fissa può manifestarsi (
altresì in tutto ciò che
è raffinatezza di forma,
sensibilità estetica, ma
come scopo in sé, senza
nessun punto di riferi¬
mento superiore (tellu-
rismo sublimato). Il ti-

18

po di attività a cui la
persona in quistione si
dedicava affettivamente
riflette e confer¬
ma un tale significato.

18, - L’elemento viri¬


le, come secolarizzazio¬
16-17. - Uso « luna¬
ne di ciò che noi abbia¬
re » di tratti da razza
mo chiamato « razza e-
ario - mediterranea del
roica » (p. 167), è visi¬
corpo di notevole puri¬
bile nella funzionalità
tà. Il tipo in quistione
dei tratti fisici di que¬
è originario della Cam¬
sto tipo dell’Italia cen¬
pania, capelli castano-
trale (razza ario-romana
chiari, occhi azzurri.
con lieve componente
Partendo da esso, si può
orientaloide).
16 IH
19. - E de] pari si con¬
serva in quest’altro ti¬
po italiano, con una
maggiore impronta di
interiorità e di dignità.

19

ai

2]. - Che la razza del corpo non costituisca l’elemento decisivo in


una indagine razziale completa, può dimostrarlo questo tipo. Esso
presenta indiscutibilmente tratti nordici — di « pensatore nordico »,
20. - Ecco come lo
dice il Clauss. Ma considerando il mondo delle sue idee, ci si trova
stesso contenuto inte¬
dinanzi a quel che di meno nordico si possa imaginare: una visione
riore si esprime invece
romantica della vita, nella quale lo spirito viene abusivamente iden¬
attraverso un tipo di
tificato all’astratto intelletto, per poter esaltare, di contro ad esso, tutto
razza nordico-dinarica.
ciò che è « anima », sentimento, immedesimazione vitale e irrazionale —
più o meno negli stessi termini della dottrina dell’ebreo Bergson. Una
20
razza dionisiaco - lunare
24. — Si osservi, in¬
dello spirito, qui, agi¬
vece, ora, come l’ele¬
sce in un tipo nordico
mento lunare prenda
fisicamente e forse an¬
forma attraverso i trat¬
che tale in termini di
ti fisici di uq tipo me¬
carattere (razza dell’ani¬
diterraneo (ario-romano,
ma), prendendo il luogo
verosimilmente con una
di quella spiritualità so¬
componente fàlica).
lare o almeno « eroica »,
L’accennato elemento
che a tal tipo invece nor¬
della razza interna è
malmente avrebbe do¬
chiaramente confermato
vuto corrispondere.
dalla professione di fe¬
de propria alla persona,

22. - Si consideri in¬ di cui si tratta: « Sogno,

vece questo tipo di raz¬ dunque sono ».


za italiana. Benché non
si tratti di un pensatore,
ma di una modesta per¬
sona del popolo i tratti
fisici del quale sono di

*53 24

una incompleta purità


razziale (è presente una
componente orientaloi-
de), pure nei suoi tratti
si palesa un maggior
residuo della forza dura
e attiva delle razze virili.

23. - In ordine a quel


che si è detto circa il la¬
to evanescente (‘lunare’-
purità demetrica) che,
interiormente, nei po¬
poli germanici spessis¬
simo predomina in tipi
conservanti un’alta pu¬
rità della razza nordica
del corpo, può forse in¬
teressare l'esame di que¬ 25. - Razza tellurico-
sta figura. dionisiaca.
33 35
26. - La stessa razza, 28. - Razza tellurico»
in una forma diversa, afroditica, ora, con un vi¬
intellettualizzata, di ap¬ sibile riferimento anche
parire. Alla distorsione alla sfera degli interessi
di alcuni tratti somatici sensuali (tipo non ita¬
qui fa riscontro lo stile liano). Certi razzisti stra¬
interno di un’anima pas¬ nieri vorrebbero rega¬
sata in modo irrequieto larci come specificamen¬
attraverso ogni specie di te « mediterranei » ele¬
espeiienze intellettuali, menti razziali di un ge¬
presso ad un confuso nere analogo.
empito verso la libera¬
zione: per infine sboc¬
care e arrestarsi in una
forma lunare di religio¬
sità (limite demetrico del
dionisismo).

36

29. - F.cco un altro


tipo, più o meno della
stessa razza interiore :
italiano, questo, ma a-
vente visibilmen te po¬
co a che fare con la com¬
ponente più alta, ario-
romana, della nostra gen¬
te. Fate di tipi analoghi
dei tenori, mettete loro
in bocca ardenti dichia¬
27. - In questo cu¬ razioni di amore e pre¬
rioso tipo — non ita¬ sentateli in gesti di una
liano —- si potrebbe par¬ ostentata, gesticolante
lare di una forma « gio¬ cavalleria, ed avrete
viale » di apparire della qualcosa di assai vicino
razza afroditica, sempre al figurino contraffatto
nel senso speciale già dell’uomo italiano e me¬
chiarito.
diterraneo che spesso ha
trovato credito nei po¬
poli d’oltralpe.
39
32-33-3-1. - Il razzi¬
30. - Forme-limite smo attivo italiano non
della razza « tellurica » deve né dimenticare, né
nel mondo mediterra- far dimenticare la pre¬
senza, nella nostra gen¬
te, di tipi razziali piu o
meno di forma consi¬
mile: è una materia da
« rettificare » mediante

32

un paziente e sistema¬
tico lavoro di selezione
fìsica e intellettuale, per
il quale occorreranno
intere generazioni. Ele¬
31. - Idem, con ri¬ menti interiori validi
flessi « demetrici » resi¬ possono esser presenti
duali (frammenti more¬ (p. es. si esamini l’espres¬
nici dell’antica razza sione del tipo della figu¬
pelasgica). ra 33), ma soffocati eim-

33
36-37. — Due altri ot¬
pedi ti nella loro espres¬ timi elementi per la fu¬
sione normale dai detri¬ tura azione costruttiva
ti etnici delle mescolanze del razzismo italiano.
etniche mediterranee.
Abbiamo già indicato
nei tipi da noi generi¬
camente chiamati pe-
lasgico - mediterranei e
africo-mediterranei le
principali componenti
negative presenti nella
gente italiana.

34

35. - Su di una mate¬


ria prima, come questa,
il razzismo italiano in¬
vece può già positiva-
mente lavorare : razza
fisica ario-romana in or¬
dine, assenza di segni
espressivi per elementi
che, in via di principio,
impediscano una anima¬
zione e dignificazione
della razza interna.

37
35
ROMA ANTICA

« Nel senato dell’epoca repubblicana e dal quinto finn


«al primo secolo l’essenza nordica ha sempre dimostrato
« di essere la forza preponderante e determinante: audacia
«illuminata, attitudine dominata, parola concisa e com-
« posta, risoluzione ben meditata, audace senso di do-
« minio. Nelle famiglie senatoriali, anzitutto nel patri-
«ziato, e poi nella nobilita5, sorse e cercò di realizzarsi
« l’ideale del vero Romano, come una particolare forina-
« zione romana della natura nordica. In un tale modello
« umano valsero le virtù etiche d’impronta nordica : la
« virilità, virtus, il coraggio, forlitudo, la saggia riflessione,
«sapientia, la formazione di sé, disciplina, la dignità,
«gravitas e il rispetto, pietas... In più, quella misurata
«solennità, solemnitas, che le famiglie senatoriali consi-
« deravano come qualcosa di specificamente romano. »
Queste sono parole di un noto razzista tedesco circa
la razza dell’anima dell’antica gente romana, parole, nelle
quali, naturalmente, il termine « nordico » va preso con
le precise riserve già fatte in precedenza (cfr. pp. 231,
sgg.). Come noi stessi ripetutamente, cosi viene anche
ricordata la prima testimonianza greca relativa alla prima
romanità: i primi ambasciatori greci, che nel senato ro¬
mano credevano di doversi trovare fra una accolta di
barbari, vi si trovarono invece « come in un consesso di
re ». Stile come espressione di dominio dcU’nnima e di
forza calma, senso interiore di regalità, chiarezza, dignità
e audacia sono elementi fondamentali della piu alta «razza
di Roma », di cui non solo sappiamo attraverso le testimo¬
nianze scritte, ma che si tradiscono anche qua e là attra¬
verso le stesse vestigi a di statue e di figurazioni varie.
Riproduciamo, qui, qualche figura dell’antica Roma,
dove è maggiormente visibile questa forza nordico-aria
delle noslre origini. Naturalmente, trattandosi di opere
d’arte, si deve tener conto della eventuale « idealizzazione »
dei tipi. Ma se la «idealizzazione» può, in una certa mi-

295
1-4. - Tipi romani i
sura, sovrapporsi alla realtà storica e umana, pure essa due primi con pura im¬
costituisce un documento a suo modo positivo e valido: pronta nordico-aria, gli
l’idealizzazione obbedisce infatti sempre ad un ideale, altri con lieve compo¬
che a sua volta riflette l’anima e la profonda vocazione nente dinarica. Partico¬
di una data razza. Ed è cosi che non solo le opere d’arte larmente espressivo il
relative a personaggi antichi realmente esistiti, ma anche n. 4 (di persona scono¬
quelle relative a eroi leggendari e a divinità possono of¬ sciuta dell’epoca repub¬
frirci un importante materiale per l’esplorazione della blicana): intensività,
razza interiore di un popolo. Ma qui noi vogliamo limi¬ forza di obbiettiva pe¬
tarci a qualche figura storica. netrazione e fermezza
interiore si compongono
armoniosamente nella
espressione di questo
volto.

5. - Una delle più


pure espressioni della
razza ario-romana e, co¬
me razza dell’anima,

caratteristica formazio¬
ne romana del tipo del-
l’« uomo eroico ».

6. — Figura imperiale
romana, con tratti ine¬
quivocabilmente di raz¬
za ario-romana (nordico-
ariana) del corpo. Della
sua personalità, la sto¬
ria comune ha traman¬
dato una imagine non
troppo luminosa. Pur-
tuttavia è giunto a noi
quanto basta per pre¬
sentire Jin’anima quasi
prometeica e un corag¬
gio intcriore sprezzante
296 ogn limite e capace di

3
lanciarsi senza tema di nel potere dei quali
perdersi in ogni eccesso stanno gli stessi re.) Una
dei sensi : tratti, che altra testimonianza ca¬
mentre anticipano qual¬ ratteristica : l’attributo
cosa del « superuomo 5) di sidereus spesso ri¬
alla nietzschiana, vanno corrente ner riguardi di
considerati, d’altra par¬ Cesare. Esso si riferi¬
te, come una forma al¬ sce agli astri (sidera),
terata e in parte degra¬ condensando però si¬
data di apparire della gnificati vari: l’idea di
superiore razza dello uno splendore freddo e
spirito del tipo « eroico ». duro, di qualcosa di lu¬
Questa figura imperiale minoso, di fermo e di
fu fra le prime ad ar¬ inaccessibilmente lonta¬
dire di far del Capo ro¬ no in relazione alla re¬
mano un dio vivente e gione celeste, uranica.
a realizzare una forma « Sidereo » fu detto lo
assoluta di sovranità sguardo cesareo, come
poco curantesi dello « siderea » può definirsi
stesso senato. l’essenza della razza

7. - Qualcosa di ana¬
iperborea primordiale’in
logo si è realizzato nello
genere. Nella qualità
stesso Cesare, su di un
« siderea » può dirsi rac¬
piano più alto. Troppo
chiusa la piu alta essen¬
sono trascurate parole,
za dell’antica Roma. -
che Cesare già da gio¬
Quanto alla forma fisica,
vane disse, ad esprime¬
la figura di Cesare è ti¬
re la «razza dello spi¬
pica per uno dei filoni
rito», cui sentiva di ap¬
pili predominanti della
partenere : « Est ergo in
razza di Roma: la do¬
genere (meo) et sanctitas
licocefalia del tipo pro¬
regum, qui plurimum
priamente nordico è al¬
inter homines pollent, et
quanto mitigata, può
caerimonia deorum, quo¬
dirsi, vi è una maggiore
rum ipsi in polestale
proporzione fra la di¬
sunt reges. » (Nella mia
mensione verticale e
stirpe vi è sia la sacrità
quella orizzontale, cosa
dei re, che tanta poten¬
caratteristica nei nordi¬
za hanno fra gli uomini,
co-ari della corrente occi¬
sia la dignità degli dei,
dente-oriente (cfr. p, 69),
*
forse a partir dalla stes¬ 9. - Altro notevole
sa cultura dei Cro-ma- tipo imperiale di razza
gnon, rispetto agli altri ario-romana: è già piu
rami. vicino alle successive ap¬
parizioni « italiane » di
tale razza. La solemnitas
8. - Maggiori riflessi
è già un po’ velata da
della «razza solare» tra¬
una forma propriamente
disce la figura di Augu¬
umana di virilità. Per¬
sto, presso ad una ana¬
mane , peraltro sempre
loga conformazione so¬
l’espressione dell’uomo
matica ove l’elemento
della « razza attiva » col
nordico è già più pro¬
romano senso del « li¬
nunciato. Di Augusto
mite » e della intima
si riferisce.* che aveva
auctoritas.
« occhi chiari splenden¬
ti » — altri aggiunse :
« grigio-azzurri » — dal- 10-11. - Due puri

1’ « acuto sguardo », cor¬ tipi ario-romani, nella

po particolarmente pro¬ stessa raffigurazione sta¬

porzionato, capelli bion¬ tuaria dei quali si pa-

. 9

di. La sua più alta vo¬ lesa un particolare ele¬


cazione si tradisce nella mento di « interiorità »,
connessione da lui sta¬ una forza maggiormente
bilita fra l’idea cesarea liberata. Nel secondo
e il simbolo di Apollo, (n. II) le qualità di duce
del dio iperboreo della vittorioso si unirono ad
luce. Peraltro, i contem¬ un vivo interesse per
poranei di Augusto, ob¬ creazioni intellettuali.
bedendo ad una oscura
sensazione, furono por¬
tati a vedere nel suo re¬ 12. - La forza for¬
gno l’inizio di un ritorno matrice della razza ro¬
alla « età dell’oro », la I mana interiore nell’epo¬
quale però altro non è ca imperiale spesso si
che il ricordo mitologiz- riaffermò attraverso una
zato della civiltà pri¬ sostanza umana già ete¬
mordiale solare della rogenea. Qualcosa di
razza iperborea (cfr. la simile si può presen¬
nostra Rivolta contro l tire in questa figura
mondo moderno, secon¬ imperiale romana, pro¬
da parte).
to
1 14. — La relatività
cedente da origini mo¬
della purità della razza
deste, con una non in¬
del corpo rispetto al si¬
differente componente gnificato complessivo di
delia razza corporea del¬ un essere umano ci si
l’est e di quella « tel¬ rivela eloquentemente,
lurica » o « titanico-tel- fra l’altro, attraverso
lurica » dell’anima, ri¬ una certa antichità «clas¬
spetto al puro tipo ario- sica», soprattutto elle¬
romano. Non per questo nica. Una grande purità
l’anzidetta forza venne fisica di tratti del tipo
meno: un tale capo si nordico-ario qui appare
inspirò essenzialmente sfaldata da una inte¬
alla idea sacro-imperiale riorità degenerescente
di Augusto e fu fra nel segno della razza
quelli, che nell’ estremo afroditica, demetrica o
momento della loro vi¬ dionisiaca dello spirito:
ta vollero esser sorretti, e buona parte della
dicendo: « Un impera¬ grande arte greca ci dà
tore romano muore ir documenti proprio (IL
piedi » questa decadenza, non

13
11
13. - Liberando la solo nelle sue idealizza¬
razza del corpo del tipo zioni di figure storiche,
precedente da ogni in¬ ma altresi nelle sue fi¬
fluenza superiore, si può gurazioni divine — basti
presentire per che vie si ricordare i tratti, quasi
giunga fino .alla deca¬ effeminati che presenta¬
denza di tipi ancora sus¬ no paradossalmente mol¬
sistenti a Roma, specie te fra le più note ima-
»
nel popolo di Trastevere, gini dello stesso Apollo,
che in una estrema ma¬ il quale, in sé, è invece,
terializzazione conserva¬ fra le di\inità piu ti¬
no ancora certi tratti pe¬ piche della « razza so¬
santi di una parte del- lare » e iperborea. Il ti¬
1‘'antica gente romana. 1 po qui riprodotto — di
Ma ancor più significati¬ uno dei piu famosi efebi
vo, nel riguardo, è questo 1
anormali dell’antichità
volto antico del massimo romana — mostra pale¬
avversario di Cesare: vi se la « afroditizzazione »
predominano le compo¬ di puri tratti di razza
nenti delle razze italiche nordico-aifia del corpo.
estranee al nucleo, che
1-5
creò la «Roma aria ». 13
INDICE DEI NOMI E DEI TESTI

Bachofen, 33, 74, 108, 152, Kadner, 75.


154, 157, 161, 166, 168, 171. Keyserling, 160.
Barbusse, 259. Klages, 150, 162.
Bergmann, 204.
Bhagavad-gttà, 260. Livio, 195.
Boutroux, 76. Lombroso, 21.
Ludendorff, 208.
Bruno, 203.
Buddha, 59. Lutero, 205.

Malinsky, 33.
Carlomagno, 72, 209.
Manacorda, 210.
Catone, 249. Mànavadharmaqdstra, 101.
Cesare, 230.
Marx, 19, 260.
Chamberlain, 84, 203, 205.
Mendel, 21, 77, 78, 85, 91, sgg.
Ciao 89, 115, 124, 127, 128, 158,
Mussolini, 264, 265, 266.
166, 168, 213, 242, 250, 259.
Nietzsche, 59, 185, 204, 243.
Dacqué, 92.
Dario, 179. Peters, 69, 74.
Darwin, 25, 41, 45, 92. Platone, 70, 137.
De Giorgio, 89. Plotino, 137.
De Gobineau, 82. Plutarco, 141.
De Lngardc, 222.
De Lorenzo, 230. Remarque, 259.
De Poncins, 33. Ripley, 230.
De Vrics de Hcekclingen, 119. Rohan, 220.
15. - Anche questo volto è interessante Driesch, 92 Rosenberg, 42.
per un altro aspetto della razza fìsica di Rousseau, 206.
Roma, secondo la varia funzionalità cui que¬ Esiodo, 167.
Evola, 6, 33.
Salaman, 95.
sta può obbedire. Si noti la pronunciata Savonarola, 259.
dolicocefalia presso ad un limitato sviluppo Fichte, 6. Schmidt, 194r-
della fronte; è come uno » contrazione» del tipo Fischer, 36, 74, 77, 78. Seneca, 145, 247.
originario, che rende possibile fazione di in¬ Freud, 148. Sergi, 74, 230.
fluenze spirituali molto varie. Doti famose Fustel de Coulanges, 152. Stoddard-Lothrop, 211.
di oratore, doti di letterato ed anche di Topinard, 36.
Gentile, 203.
uomo politico in questo tipo si mescolarono, Trotsky, 41.
Gioberti, 229.
senza però manifestare più un preciso « stile» Gross, 42.
interiore, una precisa « razza dello spirito ». Guénon, 5, 181, 205, 211. Vico, 148.
Giiniher, 36, 72, 230, 233, 234. Wagner, 210.
Weininger, 105, 106, 107.
Herder, 6.
Wirth, 75.
Jung, 150. Woltmann, 36.

20 - Evola. 305
INDICE
Introduzione. 3

Parte Prima

LA RAZZA COME IDEA RIVOLUZIONARIA

1. Il razzismo come antiuniversalismo. 11


2. Il razzismo come antiindividualismo. Razza e
personalità. 16
3. Il razzismo come antirazionalismo. La teoria
dell’ambiente. 18
4. Razza e storia. Il razzismo come antievoluzio¬
nismo . 22
5. Razza e cultura. Superamento della concezione
neutra della cultura. 25
6. La psicologia in profondità e la scienza della
sovversione. 30
7. Sull’idea di razza pura .. 34

Parte Seconda

I TRE GRADI
DELLA DOTTRINA DELLA RAZZA

1. Diversi significati della razza. 41


2. I tre gradi della dottrina della razza. 44
3. Razze di natura e razze superiori .. 48
4. La razza dello spirito come forza formatrice.
Senso dell’ideale classico. 52
5. Sulle razze superiori e sul pregiudizio anti-
ascetico. 56
6. Sulla dottrina della razza di primo grado . 61
7. La razza iperborea e le sue ramificazioni ... 66
8. Il gruppo delle razze 44 arie ”. 70
9. Sui limiti delle leggi dell’ereditarietà. 77

307
10. Il problema degli incroci. 79 Parte Quarta
11. Tre modi di apparire della razza. La razza su¬
LA RAZZA ARIA E IL PROBLEMA
periore nell'uomo nordico e in quello mediter¬
raneo . 85 SPIRITUALE

12. La razza interna e l’ereditarietà. Profilassi della


1. Che cosa voleva dire “ ario ”.177
eredità tarata. 91
2. L’elemento solare ed eroico dell’antica razza aria 183
13. I sessi e la razza.100
3. Ex Occidente lux. Il problema religioso . . . 189
14. La razza maschile e la razza feminile .... 105
4. L’equivoco del nuovo paganesimo razzista . . 195
5. Altre confusioni 44 pagane ” sulla visione del
Parte Terza mondo.202
6. Cristianesimo, razza, spirito delle origini . . . 207
LA PAZZA DELL’ANIMA
7. La razza e la morte.215
E DELLO SPIRITO
8. Il diritto e la razza. li concetto anticollettivi¬
stico della comunità nazional-razziale.219
1. Razzismo di secondo grado. La razza dell’anima 113 »

2. La razza dell’anima e la cultura. Luogo del


problema ebraico.117
} Parte Quinta
3. Origine delle razze dell’anima.120 LA RAZZA E IL PROBLEMA
4. Possono nascere razze nuove?.124 DELLA NUOVA 44 ÉLITE ”
5. La razza dell’anima e il “mito”. Limiti del
“ mito ”.127 i
1. La 44 razza italiana Senso della sua arianità 229

6. Il mistero della nascita. L’eredità storica e I 2. La selezione interrazziale nella gente mediter¬
l’eredità dall’alto.131 ranea .235

7. La razza, l’etica classica e l’etica romantica. . 137 3. Rettificazione dell’uomo mediterraneo .... 242

8. L'elemento 44 demonico ” ncll’antirazza .... 141 4. Altri elementi di stile di vita per l’anima me¬
diterranea .246
9. La dottrina della razza di terzo grado. Valore del
simbolo. La razza eterna.146 / 5. Rettificazione delle relazioni mediterranee fra
i sessi.250
10. Le razze dello spirito. La razza solare. La razza
demetrica.153 6. L’Italia nuova. La razza c la guerra.256
I
11. La razza tellurica e la razza dionisiaca .... 159 7. Condizioni per il risveglio della razza .... 261

12. La razza amazzonica, la razza afroditica e la 8. La razza dell’uomo fascista. Sul nuovo fronte
razza ‘‘eroica”.164 ario-occidentale.266

13. Le razze dello spirito nel Mediterraneo arcaico


APPENDICE ICONOGRAFICA.271
e l'Ebraismo.170

Indice dei nomi c dei testi 305


r
i

Questa edizione
è stata eseguita presso le officine
della Grafica Meridionale SpA
in Vibo Valentia
nel mese di settembre 1978

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