Riassunto Filologia Manuale
Riassunto Filologia Manuale
La filologia germanica è la scienza che studia ed interpreta le testimonianze scritte delle civiltà che hanno avuto origine
nel mondo germanico antico e degli elementi che fanno parte della loro evoluzione.
Queste lingue che definiamo germaniche hanno come oggetto di interesse l'individuare le ORIGINI COMUNI, riguardo
la lingua e la cultura germanica inoltre vogliono capire come le civiltà entrano in contatto con il mondo europeo non
germanico (mondo latino-cristiano).
La filologia germanica la possiamo considerare come un insegnamento a carattere storico in quanto dobbiamo
ricostruire l’origine della forma linguistica e per quanto riguarda la letteratura, secondo i codici stilistici e culturali
contemporanei, dobbiamo individuare tutto ciò che le altre discipline hanno dato a questa forma linguistica.
Durante l'umanesimo e la Riforma accadute nel mondo moderno, l’interesse per gli antichità germaniche nasce grazie
alla riscoperta di Tacito nel 1455.
La filologia germanica si definisce come una scienza solo agli inizi dell’800 con la scoperta romantica dei primi tratti
storici e anche osservando i cambiamenti linguistici.
L’invenzione di Lachmann di un metodo per la ricostruzione storica, la lettura dei testi antichi e anche la sua
applicazione nelle opere tedesche e medievali, coincide con la nascita della grammatica comparativa e con
l'enunciazione scientifica delle leggi di evoluzione fonetica che aiutano a giustificare la parentela delle lingue
germaniche ed indeuropee.
Anche Grimm, famoso per le favole che conosciamo tutt'oggi, grazie al suo “Deutsche Grammatik” espone i fenomeni
linguistici che sono comuni alle lingue germaniche per la prima volta e riordina le varie scoperte notando:
- le trasformazioni grammaticali del germanico comune e delle singole lingue germaniche (come la scoperta di
Bopp e Rask, con il confronto tra lingua germanica e le lingue sanscrite)
Nella seconda metà dell’800 l’opera dei Neogrammatici ha dominato gli studi linguistici: loro avevano una concezione
naturalistica dei processi linguistici ed offrono descrizioni grammaticali del germanico comune e delle lingue
germaniche con rigore anche se tutto ciò è staccato dalla realtà storica e culturale rappresentate dal testo linguistico.
Tra i neogrammatici troviamo Paul che maturò interesse non soltanto per il campo linguistico ma anche per studi
riguardo vari campi della germanistica. Lui approfondì l'analisi dei testi dal punto di vista filologico con le edizioni
critiche dei monumenti delle letterature germaniche antiche.
2 IL GERMANESIMO
Le lingue che oggi possiamo definire germaniche sono: inglese, tedesco, olandese, frisone, danese, svedese e islandese
con i rispettivi dialetti e questa definizione è stata avuta grazie alla considerazione delle fasi più antiche di queste
lingue.
La documentazione che si riferisce alle lingue germaniche è distribuita lungo il corso di un millennio, pensiamo ad
esempio alla letteratura nordica scritta nel 12° e 13° secolo. Sappiamo che la tradizione orale è più vecchia di almeno
due secoli poiché i primi testi scritti inglesi e tedeschi li abbiamo solo dall’8 secolo d.C. mentre già nel IV secolo nasce
la traduzione in gotico della Bibbia.
Se pensiamo alla lingua possiamo pensare che nel passato potevamo definirla con una sua UNITÀ e da questa unità
discenderebbero le attestazioni moderne.
Una delle mete più importanti raggiunte dai linguisti nei primi decenni dell’800 attraverso questo metodo di
rielaborazione storico-comparativo è la ricostruzione della preistoria delle singole lingue grazie alla comparazione di
fasi documentate e l'individuazione dei mutamenti che caratterizzano il passaggio di ogni lingua da una fase all’altra.
LINGUE ROMANZE: ha una famiglia linguistica dimostrata dalla comparazione di elementi simili tra loro ed è
rappresentata da una tradizione storicamente attestata che è quella Latina
LINGUE GERMANICHE – GERMANICO UNITARIO: non possiede alcuna documentazione contemporanea ed infatti
essendo frutto della ricostruzione di linguisti resta sempre un'ipotesi astratta.
L'aggettivo germanico lo abbiniamo alla SFERA LINGUISTICA e indichiamo affinità con altre famiglie come quella Italo-
celtica e slava per quanto riguarda un raggruppamento omogeneo dell’indoeuropeo dove al suo interno troviamo
caratteristiche uniche e peculiari.
Se dovessimo passare in rassegna i singoli tipi di fonti dobbiamo affrontare un problema di carattere metodologico:
secondo le fonti storiche, gli abitanti del Nord Europa si dividevano ad ovest in celti ad Est in Sciti. Le invasioni dei
Cimbri e dei Teutoni risvegliano un interesse nei greci e romani per il nord mentre i germani erano conosciuti per
essere semplici abitanti ad ovest del Reno senza distinzione.
Sappiamo che la considerazione dei Germani come un’etnia unica e la distinzione tra germani e Galli l’abbiamo avuta
grazie al DE BELLO GALLICO di Giulio Cesare poiché in questo libro lui offre un quadro della situazione etnico –
geografica.
IL RENO: frontiera etnica e politica fra Galli e Germani in quanto i fiumi venivano considerati come frontiere naturali.
Nel “de bello Gallico”, Cesare aveva scarso interesse nei confronti dei costumi germani e voleva distinguerli in modo
negativo rispetto ai più civilizzati Galli con un fine propagandistico.
Dopo le campagne di conquista di Druso, Tiberio e Germanico, aumentarono le occasioni di contatto con i popoli oltre
il Reno (grazie ai romani divenne un confine politico tra Germania e Gallia romanizzata); grazie alle notizie di Plinio il
Vecchio, che conobbe la Germania poiché ha combattuto nell'esercito romano, considera i Germani come un'entità in
senso etnico e una costituzione dell'identità politica.
Gli Annales e le Historiae testimoniano che fin dall'inizio del I secolo c'erano coalizioni militari e politiche per
contrastare i romani e viene narrata una situazione più antica (nascita dei Germani con il mito di Mannus).
NOTA BENE: quando parliamo di civiltà germanica noi ci riferiamo ai germani più vicini al Reno a causa di informazioni
più dettagliate però anche tutti i germani lontani dal confine del Reno hanno la stessa origine e man mano che ci
allontaniamo da questo fiume ci sono meno fonti certe, come è incerto per Tacito l’appartenenza delle popolazioni
orientali nell’ambito della Germania.
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Nella sua opera Tacito parla delle differenze fra Germani e Romani per quanto riguarda i costumi, le istituzioni interne
e gli spiriti indipendenti.
Il luogo comune del popolo barbaro è quello di condurre una vita sobria e semplice mostrando però critiche nei
confronti della politica e della parte morale della società romana che è il SOTTOFONDO IDEOLOGICO DEL TRATTATO.
Criticità del testo di Tacito: incertezza delle fonti perché mancano notizie su geografia ed economia (scritte poi da
storici come Tolomeo), inoltre l’immagine di Germani negli autori romani a partire dal IV secolo si frammenta. Il
termine GERMANICO viene sostituito da indicazioni più precise (Es. franchi e vandali).
Il germanesimo inteso come unità etnica culturale-linguistica avrebbe avuto origine dalla diffusione tra i creatori della
cultura megalitica e coloro che hanno portato una nuova cultura.
Gli elementi tipici di questa cultura sono tombe a tumulo, asce da guerra ed ornamenti a cordicella nei manufatti in ceramica.
L’unità culturale germanica è stata mantenuta fino all’età del ferro, quando inizia l’espansione a causa del mutamento
del clima. Le variazioni presentate all'interno dei popoli germanici sono giustificate dai contatti con altri popoli che
avrebbero portato prima ad una DIFFERENZIAZIONE e poi alla DISGREGAZIONE dell'unità originaria.
Gli archeologi si concentrano sulle singole culture dei primi secoli che vanno dall'inizio dell’era volgare fino ad un
collegamento con le notizie storiche contemporanee. Fino al I secolo a.C. il Reno non può essere considerato un
confine archeologico poiché la zona ad Oriente del fiume è caratterizzato da un altro tipo di cultura, La Tène, ma i
reperti di entrambe le sponde corrispondono e troviamo ceramiche a tornio, insediamenti fortificati e monete celtiche.
Dopo il I secolo d.C. queste uguaglianze spariscono a favore di una “facies” più povera orientata verso nord rendendo il
Reno un vero e proprio confine culturale.
I germani non parlavano un linguaggio unitario e questo linguaggio può essere identificato con la ricostruzione astratta
fatta recentemente: il PROTOGERMANICO
Agli inizi dell’era volgare erano presenti molteplici dialetti e un'unità sopradialettale si è sviluppata
contemporaneamente allo stabilirsi di contatti militari e commerciali tra le tribù, stimolate grazie a rapporti con
l’esterno.
Questa teoria deve essere confermata con PROVE STORICO – LINGUISTICHE; le prime prove però presentano problemi
di interpretazione e valutazione della fonte sia per notizie indirette dei testi latini e greci che per le notizie dirette. Gli
autori classici offrono una modesta documentazione degli usi linguistici dei popoli germanici attraverso nomi comuni di
animali o oggetti e soprattutto attraverso l'onomastica delle popolazioni germaniche esempio: glaesum “ambra”.
Sono presenti, inoltre, molti nomi di origine non germanica, celtica o latina. È possibile che il nome sia giunto all'autore
latino o greco da una fonte non germanica e quindi sia stato riadattato.
I linguisti capiscono la germanicità di un nome riscontrando determinate caratteristiche fonologiche che fanno parte
dei tratti tipici delle lingue germaniche come:
- Rotazione consonantica (legge di Grimm): c'è un'evoluzione nel modo di articolare le consonanti rispetto a
quelle delle lingue indoeuropee.
Le prime testimonianze dirette delle lingue del gruppo germanico sono testi epigrafici scritti con l'alfabeto della
“scrittura runica”. Futhark (segreto) è il nome della successione di questi segni, tratto dalla lettura delle prime sei
lettere. Il futhark antico adotta 24 segni ridotti poi a 16; è utilizzato solo nel mondo scandinavo.
È una scrittura che vuole riprodurre con una certa precisione ciascun fonema con un carattere (detto runa). I
documenti più antichi sono rappresentati da una ventina di iscrizioni brevi su armi, fibule, pettini e altri oggetti scoperti
grazie a scavi archeologici o casualmente in Danimarca, Norvegia meridionale e qualche zona dell’Europa orientale.
- MONDO GERMANICO: questo uso a contatto con il mondo latino decade rapidamente nei Germani
continentali fino a scomparire nell'VIII secolo.
- MONDO AGLOSASSONE: la scrittura runica dura più a lungo in quanto il suo utilizzo è soprattutto su
manoscritti letterari con l'uso della P, detto THORN, col suono simile al nostro TH inglese, l'aspirante dentale
sorda.
La scrittura è stata importante poiché veniva utilizzata nelle vie commerciali che collegavano il Mediterraneo con il
Nord fino alla Danimarca e in quella zona la scrittura è stata rielaborata ed adattata all’uso germanico inizialmente per
un impiego magico successivamente per indicare il nome del proprietario sui singoli oggetti.
La scrittura runica si presenta con un sistema alfabetico e fonematico che corrisponde al germanico comune della
MODERNA RICOSTRUZIONE FONOLOGICA.
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Le prime iscrizioni runiche rivelano una lingua compatta senza particolari dialetti che in seguito differenzieranno le
varie lingue germaniche. Il testo unico più importante risale al 400 e rappresenta una delle più antiche frasi
germaniche di senso compiuto sul Corno d’oro di Gallehus.
Questa iscrizione è importantissima poiché presenta tratti comuni alle lingue germaniche antiche:
CARATTERISTICHE GRAFEMICHE
ORIGINE E MODELLI:
La sua origine viene accreditata come parte finale di un processo di acquisizione e rielaborazione di un dispositivo
scritturale mediterraneo da parte di un’altra tradizione ignota.
Nella penisola italica l'influsso del greco è stato importante infatti abbiamo termini come runa che è un prestito
dall’irlandese e deriva da una radice germanica, RUN-, con il significato di “insieme di segni – messaggio”. Dal IV
secolo: traduzione in gotico “MISTERO DIVINO E SEGRETO”, inserendosi quindi in quella componente religiosa.
I dati archeologici mettono in luce una distinzione fra i reperti precedenti alla cristianizzazione e quelli cristiani:
abbiamo la prevalenza del “ductus destrorso” che rivela l’influsso alfabetico latino.
Un documento molto importante resta Croce di Ruthwell sulla quale sono conservati i versi del poema anglosassone
“The dream of the Rood” (il sogno della Croce) oltre 300 caratteri runici che ne fanno la più lunga iscrizione runica
anglosassone.
Dopo alcuni secoli di utilizzo le rune uscivano di scena conservandosi nel bacino del Mare del Nord e del Mar Baltico
anche se con dei meccanismi molto diversi
CARATTERISTICHE IN SCANDINAVIA
Se il Futhark anglosassone si pone in continuità con quello originario, quello della Scandinavia ha come obiettivo uno
strappo con il passato attraverso la semplificazione di un sistema di rappresentazione scritta che non è capace di
adeguarsi alle profonde modifiche del sistema fonologico locale in una cultura ancora dominata dall'elemento orale.
LE RUNE IN ITALIA
Iscrizioni di carattere onomastico prevalentemente incise da pellegrini cristiani anglosassoni durante le soste presso
catacombe, a Roma o in visita al santuario di San Michele nella Puglia longobarda.
In queste iscrizioni possiamo notare una consapevolezza culturale ed etnica oltre ad una notevole precisione nel tratto.
RUNICA MANUSCRIPTA
Questi sono una serie di codici che contengono opere di erudizione, grammatiche o trattati crittografici in latino dove
sono contenute tracce di materiale runologico. Essi sono composti da due tipologie
Il germanico unitario è stato ricostruito attraverso la comparazione linguistica sia in semplice documento di coesione
culturale sia come fonte di informazioni sulla natura e sui tratti che costituiscono l'unità di questa cultura.
Nasce nella linguistica storico-comparativa dell’800 durante il processo di ricostruzione di relazioni genealogiche fra le
lingue attraverso la comparazione di fasi attestate per valutare gli elementi affini.
Se uniamo gli elementi comuni alle lingue germaniche storiche, vediamo che i suoi rapporti con la più antica fase
indeuropea sono regolati da una serie di mutamenti che possiamo tradurre in leggi.
Il Protogermanico rappresenta uno schema astratto privo di spessore storico e anche di qualsiasi elemento che ne può
stabilire una collocazione spazio-temporale, si tende infatti a studiare il protogermanico come se fosse una lingua in
continua evoluzione. Di conseguenza, nel tentativo di attribuire una concreta realtà storica, si è giunti a collocarlo in
singole epoche della preistoria: protolingua ricostruita con i vari momenti della comunità culturale ed etnica in cui si
sono poi riconosciute in senso lato le origini del germanesimo.
Studiando le parole che troviamo nelle lingue germaniche e solo in alcune lingue indeuropee, possiamo ipotizzare
rapporti culturali preistorici esclusivi tra due gruppi di lingue sia all'interno che al di fuori della comunità indoeuropea.
Il lessico germanico non trova confronti con altre lingue e può essere documento di una particolare coesione
culturale linguistica poiché si riscontrano diffusi a tutti i germani nomi che riguardano i campi lessicali. La presenza in
tutte le lingue germaniche della stessa parola ci conferma la contemporanea permanenza in uno stesso ambiente
geografico o la comune elaborazione di concetti fondamentali però questo non è sempre garanzia della sua origine
antica ma può indicare che è stata trasmessa anche successivamente. Vediamo che i prestiti latini sono spesso comuni
a tutte le lingue germaniche, forse più per importanza pratica o per prestigio della cultura di provenienza da cui è
partita questa parola.
Oggi si tende ad essere molto cauti nell'associare fonti di tipo storico, archeologico e linguistico fra loro poiché in
passato ci sono stati molti esempi di presa in considerazione di testi e/o reperti di epoche opposte che venivano uniti
in modo approssimato per arrivare a giustificare l’unità germanica.
La documentazione degli antichi è stata ridimensionata valutandola nel contesto storico e culturale nel quale
quell’autore scriveva, inoltre l’archeologia preistorica si preoccupa di definire aree culturali piuttosto che voler stabilire
la pertinenza etnica e la ricerca linguistica, rifiutando di accettare legami di tipo genealogico fatto in modo
approssimato.
Grazie a questo approccio più prudente abbiamo un'immagine più realistica ma allo stesso tempo astratta della
situazione linguistica e sociale preistorica.
Per presupporre un’unità culturale bisogna effettuare una distinzione fra le notizie che provengono dall'epoca
precedente alle grandi invasioni e che riguardano direttamente i Germani intesi come un mondo culturale compatto,
rispetto a quelle avute dopo le invasioni che si riferiscono ad una realtà frammentata e che rappresentano il
germanesimo solo se si troveranno le stesse informazioni in più parti di una popolazione.
Il fatto che le singole popolazioni hanno mantenuto una circolazione di motivi culturali comuni si può spiegare
attraverso l’ampia diffusione che hanno avuto gli spunti epici fondati su personaggi e vicende storiche dove abbiamo
una datazione pensiamo ad esempio alla figura di Attila o alla leggenda dell’esilio di Teodorico.
Inoltre, se parliamo della documentazione usata per ricostruire la storia e la cultura dei Germani, dobbiamo
considerare il FILTRO applicato dal mondo classico e cristiano nei riguardi dell'immagine della civiltà germanica: molte
notizie dell'epoca sono riportate in maniera distorta da autori latini e greci ma anche le prime espressioni letterarie
dirette di ciascuna delle lingue germaniche attestate, sono state ricondizionate dalla civiltà romana - cristiana.
La cultura scritta germanica si diffonde per mezzo della scrittura e della lingua latina nei primi secoli verso il nord
dell’Europa esclusivamente tramite la chiesa (VISIONE CONDIZIONATA poiché questo tipo di cultura era considerata
appartenente ad un mondo spirituale pagano che la chiesa combatteva). Invece le norme giuridiche culturali venivano
espresse in modo più documentato in quanto si sentiva la necessità di riportarle per iscritto sul modello del diritto
romano. Le alte espressioni della cultura germanica antica invece ci sono arrivate dopo un lungo processo di
adattamento alla mentalità cristiana ed una delle rare eccezioni è la letteratura norrenica, ricca di motivi pagani che si
è sviluppata soprattutto in Islanda.
Il Dio in cui Tacito riconosce mercurio è Wodan-Odino, associazione confermata dal fatto che i Germani dedicavano a
questo Dio il terzo giorno della settimana, cioè il MERCOLEDÌ. Viene venerato in tutto il mondo germanico e una delle
più antiche formule magiche e tedesche che fa riferimento a questo Dio allude ad un episodio in cui Wodan ha curato
un cavallo perché conosceva le formule per farlo nonché toponomastica sparsa.
La figura di Odino è una personalità complessa e capricciosa: Dio-mago custode della Sapienza e della forza magica
della parola ma anche ispiratore dell’impeto bellico. Fra i suoi compiti c’è quello di condurre gli eroi morti in battaglia
nel Walhalla dove continueranno a combattere ed egli è il re e il padre degli di (corrispondenza con la figura di Zeus).
3.2.3 THOR
Il Dio che Tacito chiama Ercole è il germanico Donar-Thor, dio della tempesta e di fenomeni naturali come ha
confermato Adamo di Brema e la sua testimonianza sul culto degli svedesi. In epoca romana veniva identificato con
Giove e in qualche caso con Ercole. Il nome del GIOVEDÌ compare nelle lingue germaniche come “giorno di Thor” ed il
culto di questo dio compare in tutta l’area germanica occidentale.
3.2.4. TYR
È una figura più oscura e complessa, viene identificata con Marte che corrisponde al Dio nordico di Tyr, tesi confermata
ancora una volta dal giorno della settimana a lui dedicato cioè MARTEDÌ.
Lui ha occupato in epoca antica una posizione più importante, infatti, la corrispondenza del suo nome in latino è
“divus” ed è concesso connesso con Jupiter cioè il Dio indoeuropeo “divino” del cielo per eccellenza. Adorato
principalmente dagli Svevi, viene descritto da Tacito come il terribile “regnator omnim deus” al cui bosco sacro si
poteva accedere solo con mani e piedi legati in segno di sottomissione. È legato all’atto della guerra che secondo i
barbari non era un atto illegale ma un giusto metodo di risoluzione delle controversie testimone della volontà divina.
3.2.5 I VANI
Tacito descrive in modo dettagliato il culto della divinità femminile “Nerthus”. La dea nascosta in un carro coperto da
un velo e trascinata da giovenche veniva portata in processione fra i popoli a lei devoti donando grande gioia e pace
assoluta, finché alla fine sia il carro che la divinità stessa venivano purificati nell’acqua di un lago dove morivano
affogati gli stessi schiavi che avevano prestato servizio durante questo rito. Questo rito presenta evidenti caratteri di
adorazione della fecondità, richiama il culto romano della dea Cibele ed appare a sé lontano da quella società
guerriera devota alla triade maschile, ovvero quella degli Asi.
Si pensa che questa leggenda sia il risultato di un processo di sincronizzazione fra le religioni di due popolazioni con
riferimento all'ipotesi che vede il germanesimo come frutto della fusione di due gruppi etnici:
Dalla descrizione di Cesare rispetto a quella di Tacito dei Germani, sono passati 150 anni e in questo lasso di tempo i
contatti fra romani e germani si sono intensificati e ciò ha permesso una maggior conoscenza delle abitudini di queste
tribù. Gli stessi Germani sviluppano una nuova capacità dinamica rispetto alla diffusione di determinati atteggiamenti
spirituali e religiosi che prima non erano osservati.
Inoltre, durante l'epoca di Tacito si iniziano a realizzare delle associazioni stabili di natura religiosa e politica che si
riconoscono in identiche divinità, ma allo stesso tempo viene accentuato il contrasto con cui i gruppi di tribù che non
riconoscevano queste stesse divinità.
Questa affermazione possiamo confermarla grazie al ritrovamento di usanze e reperti funebri intorno all’area
germanica e a tutto ciò si deve aggiungere che i Germani hanno subito soprattutto nel periodo successivo ai contatti
con i Romani, l'influsso di varie religioni limitrofe, cosa che però non fu lo stesso per tutte le tribù.
- INTERPRETAZIONI FONTI NORDICHE: atteggiamenti di tipo sciamanico come la pratica di iniziazione magica,
l’estasi guerresca e le frequenti trasformazioni animali.
- INTERPRETAZIONE GERMANICA / ROMANA: identificato come Mercurio ed associato alle “Matres” quindi
ciò è testimone di una profonda influenza celtica nello sviluppo della sua figura
Si trova quindi una grande differenza fra la cultura occidentale e i suoi culti (dediti all’esaltazione della facoltà
dinamiche e aggressive) e la cultura orientale (più propensi alla pace e alla tranquillità).
L’uomo germanico chiama gli dei per intervenire direttamente nella sua vita ed interpreta le intenzioni e ne sollecita il
benefico aiuto per tenere la vittoria in battaglia. Anche le strutture sociali si reggono in funzione di quelle religiose,
infatti il re oltre alla funzione giuridica ha una funzione religiosa in quanto il mediatore del divino è addirittura
discendente come viene attestato dai sovrani Ostrogoti che venivano definiti discendenti degli Asi o anche famiglie
regnanti svedesi e anglosassoni per cui il capostipite sarebbe Odino. Le assemblee e le attività giuridiche, come le
azioni belliche sono affidate alla protezione delle divinità e l’esito di queste attività dipendono dalla protezione divina,
la vita individuale è caratterizzata da una cieca fede e di conseguenza anche da un senso di fatalismo verso le decisioni
degli dei.
3.3 LA SOCIETÀ GERMANICA - 3.3.1. LIMITI DELLA RICOSTRUZIONE
Come abbiamo visto per la religione è impossibile capire anche in questo caso se una particolare ISTITUZIONE è un
qualcosa che caratterizza l'unità culturale germanica o è un qualcosa che caratterizzava tribù frammentarie; quindi,
dobbiamo concentrarci soltanto su quelle PIÙ DIFFUSE.
Tra tutti coloro che hanno parlato dei Germani soltanto Tacito dedica ai costumi germanici una trattazione ampia e
documentata. In ambito giuridico e sociologico non vale il metodo della comparazione di istituti simili per ricostruire
le caratteristiche dello stesso istituto durante l’epoca unitaria come invece si è fatto per la lingua perché si sa che nella
società primitiva, anche se sono distanti geograficamente e culturalmente, possono svilupparsi costumi e usanze
praticamente identiche.
3.3.2. LA FAMIGLIA
La società germanica si regge sull'istituzione fondamentale della famiglia definita anche SIPPE. La famiglia è l'insieme
di persone che condividevano una comune discendenza di sangue da un antenato comune o da una parentela. Far
parte di una famiglia significa avere un comune impegno per aumentare il benessere della Sippe mantenendo legami
pacifici all’interno della famiglia e assicurando una protezione contro i pericoli esterni.
Il bene personale è messo in secondo piano rispetto a quello della comunità e l’uomo germanico, partendo da questo
concetto importante, aveva un atteggiamento caratterizzato dalla protezione di questa comunità. Avvenivano spesso
vendette di sangue e faide familiari che contemplavano l'uccisione di colui che ha ucciso un parente o un suo
congiunto.
In molti documenti si accenna all’importanza degli zii materni che fanno addirittura sospettare una fase matriarcale
della storia germanica, questa però è una tesi poco credibile. Sappiamo che i ruoli maschili e femminili erano ben
delineati e divisi in modo equo: la figura femminile era importante e lasciava una sorta di sgomento da parte degli
scrittori dell'epoca romana, schiavi di una società patriarcale e maschilista, piuttosto che l'esistenza di una vera e
propria fase matriarcale. Per confermare questo concetto importante esisteranno vocaboli per nominare parentele
acquisite.
I desideri che avevano l’uomo germanico riguardavano principalmente la PROTEZIONE della comunità e l'appagare la
sua INDIVIDUALITA’ esaltando le proprie doti personali.
Si veniva a creare questo comitato – che Tacito chiama “comitatus” – che aveva un carattere aristocratico ed
indipendente alle associazioni di origine naturale. Gli uomini si riuniscono non tenendo in considerazione legami di
sangue e stipula un patto di adozione come princeps.
PRINCEPS protegge e mantiene il guerriero, inoltre gli offre banchetti e doni prestigiosi; d’altra parte, il guerriero
combatte per far acquisire fama e potenza al suo capo. Ne consegue che il capo ricerca imprese sempre più audaci che
assicura potenza e ricchezza da donare e i membri del comitatus devono essere fedeli ad ogni costo tanto da affrontare
la morte con lui e per lui.
Il rapporto fra princeps e comes lo possiamo paragonare al rapporto fra signore e vassallo ma ciò non significa che
possiamo connetterli con un LEGAME STORICO perché i feudi si sono formati dopo processi lunghi e complicati mentre
il comitatus non era un sistema organizzativo usato solo dai Germani ma era uno schema che poteva benissimo
realizzarsi in realtà non germaniche vicine.
Il contrasto fra i legami naturali di sangue e l'impegno di fedeltà assunto verso il signore diventa TIPICO DEL
GERMANESIMO.
Nell’arco di tempo che divide lo scritto di Cesare con quello di Tacito avvengono importanti modifiche nel SISTEMA
SOCIALE ed ECONOMICO delle popolazioni germaniche poiché si intensificano i rapporti con Roma e si inizia a creare
un’ÉLITE in alcune tribù dove il concetto di lusso come possedimento di beni materiali diventa sempre più realtà.
Secondo la struttura del comitato, accumulare ricchezze significava ridistribuirle in virtù di rapporti personali portando
ad un indebolimento progressivo della struttura familiare agraria a favore di forme sociali più complesse.
CERIMONIA DI INGRESSO: viene descritta da Tacito; il giovane entra nella vita pubblica con l’assunzione delle armi
affermando che da quel momento in poi non sarebbe stato più un membro della famiglia ma dello Stato.
C’è una STORIA DOCUMENTATA che parla di personaggi con poteri politici speciali, che diventeranno veri e propri
comandanti come Odoacre e Teodorico che da semplici SOLDATI diventano i primi MONARCHI-CONDOTTIERI.
FIGURA REGES GERMANICI: venivano eletti da un'assemblea e potevano essere deposti in qualsiasi momento dalla
stessa assemblea. Le loro funzioni erano sacre poiché venivano visti come TRAMITI DELLA VOLONTÀ DIVINA per
intraprendere o meno determinate battaglie.
C'è una documentazione avuta dalle tombe “principesche” datate dal 50 al 150 d.C. che testimoniano la suddivisione
in classi della struttura sociale principalmente nel territorio germanico settentrionale. Vere e proprie classi sociali sono
arrivate solo più tardi attraverso testimonianze, solo in alcune popolazioni occidentali e sono venute a contatto con
usanze celtiche.
FIGURA DEGLI SCHIAVI: La loro esistenza è abbastanza caratteristica a tutti i popoli germanici; venivano trattati in
modo mite e pare che esistessero presso i Sassoni 3 classi diverse.
NON ERANO AMMESSI UNIONI E MATRIMONI TRA DIFFERENTI CLASSI SOCIALI (tra nobiles, liberi e liberti).
Se dobbiamo parlare di una vera e propria UNITÀ CULTURALE GERMANICA è esistita agli inizi dell'era volgare ma non
va vista come un insieme chiuso dove all’interno tutto veniva definito germanico mentre la parte esterna veniva
considerata non germanico, ma come una serie di cerchi di espansione progressiva che si intersecano (intersezioni =
elementi in comune).
L’appartenenza all’unità culturale germanica, quindi, va considerata secondo la componente che vogliamo prendere in
considerazione (sotto il punto di vista religioso, istituzionale o linguistico ecc.).
MOMENTI DI AGGREGAZIONE
Momenti di aggregazione nel mondo germanico significano rafforzare il contatto con altre civiltà che stimolano nuove
direzioni riguardo lo sviluppo economico e culturale. Le CIVILTÀ che hanno maggiormente influito in tal senso sul
germanesimo sono state quella CELTICA e quella ROMANA.
ESEMPIO TESTIMONIANZE: nel I secolo d.C. compaiono in Scandinavia le cosiddette TOMBE PRINCIPESCHE che
conservano grandi testimonianze di importazione romana come suppellettili e soli 2 secoli dopo, l’arte romana non
viene importata ma verrà direttamente imitata e prodotta in territorio germanico.
Gli stessi episodi di aggregazione politiche militari sono stimolati dall’affluenza romana ed una prima notizia a riguardo
ce la dà proprio Cesare poiché si riferisce a una COALIZIONE che raccoglieva svevi e guerrieri di diversa provenienza
proprio contro i romani capeggiati da Ariosto.
NOTA BENE ---- molti germanici entrano a far parte delle fila dell’esercito di Roma.
Secondo Tacito, i Germani si dividevano in tre gruppi, tutti discendenti dal capostipite Mannus
Gli studiosi concordano che non tutte le stirpi germaniche discendono direttamente da Mannus ma solo una parte di
quelle occidentali.
CONCORDANZA: far risalire tutte le popolazioni germaniche ad un unico ceppo e all'interno di singoli raggruppamenti
che sono imparentati fra di loro.
Tacito e Plinio osservano un'ipotesi che trova conferma se si guarda alle singole popolazioni come leghe di origine
culturale e religiosa tra tribù che riconoscono legami fra di loro (riguardo la parte religiosa, cioè la venerazione dello
stesso Dio e anche nella pratica di alcuni culti come quella della “Confederazione Sveva”).
4.1. IL PROTOGERMANICO
Sommando gli elementi comuni a tutte le lingue germaniche ricavate attraverso il metodo comparativo, abbiamo un
sistema organico definito PROTOGERMANICO che, se comparato ad altri sistemi che derivano dall’ indoeuropeo,
presenta degli ELEMENTI COMUNI E DISTINTIVI che ne fanno un sistema linguistico a parte.
Non è possibile riferire nessun documento linguistico di rilievo all’unità germanica preistorica e protostorica poiché
sarebbe difficile stabilire se questi possano ricondurre ad un vero e proprio protogermanico o a qualche dialetto.
Bisogna però ricordarsi che nella comparazione accostiamo documenti di epoche molte diverse e quindi rimane molto
difficile valutare a livello storico tutte le affinità che sono state riscontrate. Inoltre, nel loro sviluppo, le lingue
germaniche possono avere elementi in comuni nonostante non abbiano un legame culturale.
Come possiamo conciliare la vastità e la varietà di dialetti con la rappresentazione di una protolingua unica
ricostruita?
Si considera oggi l’ipotesi che prende in considerazione sia il CONTESTO STORICO che quello GEOGRAFICO e quindi le
cose esterne che influiscono sull’evoluzione della lingua nonché i rapporti strutturali interni.
Grazie alle metodologie della geografia linguistica, quindi utilizzando sia il metodo della comparazione che il metodo
strutturale (sistema in base al quale la funzionalità di ogni costituente viene chiarita analizzando i legami con gli
elementi affini e connessi), notiamo una fusione fra sincronia e osservazione diacronica della realtà linguistica.
- Struttura flessiva nominale e verbale che viene attuata con suffissi e desinenze o con l'apofonia che se
applicata alla radice dei verbi indica elementi come la persona, pluralità, modi, tempi e aspetto verbale, se
invece applicata alla radice dei nomi indica i casi, nozione di pluralità e genere.
- Mantenimento del sistema fonologico di tre serie consonantiche caratterizzate dallo stesso modo di
articolazione corrispondenti alle tre serie di occlusive presenti in tutte le lingue indoeuropee occidentali;
- Utilizzo dell’apofonia per esprimere funzioni grammaticali nonostante nelle lingue germaniche essa
regolamenta le variazioni nel sistema dei tempi verbali;
- La maggior parte del lessico come numeri, nomi di parentela, animali, parti del corpo e funzioni vitali.
- Sistemi per formare nuove parole mediante il processo di derivazione con suffissi o la composizione di due o
più lessemi, già tipici nell’indoeuropeo. Sono rimasti tali sia nelle lingue neolatine che in quelle germaniche.
1) Trasformazione dell’accento, da mobile a fisso sulla sillaba radicale, di conseguenza influisce sul ritmo della
frase e sulla pronuncia. Si manifesta la perdita di autonomia delle sillabe atone e ciò genera l’indebolimento
delle vocali non accentare e mutamenti delle vocali radicali.
2) L’evoluzione delle liquide e nasali (l r m n) in ul ur um un
3) Il sistema apofonico dei verbi forti
4) Rotazione consonantica/Legge di Grimm
5) semplificazione delle declinazioni con la riduzione dei casi:
- nominativo, accusativo, genitivo e dativo (in questi ultimi 2 troviamo le funzioni dell’ABLATIVO E
LOCATIVO presenti in altre lingue indoeuropee);
7. formazione del sistema temporale di verbi deboli con l'utilizzo di suffissi in dentale
8. sviluppo della declinazione in n dei sostantivi e suffissazione nella flessione debole degli aggettivi, al
contrario della flessione “forte” di tipo vocalico con alcune terminazioni pronominali
9. una gran parte del lessico corrisponde in tutte le lingue germaniche e quindi può essere attribuito alla FASE
UNITARIA DELLA LINGUA.
Nel protogermanico ci sono similarità in interi campi semantici come quello geografico, naturale o delle istituzioni
giuridiche.
10. Introduzione di nuovi suffissi che non sono presenti nelle lingue non germaniche
Il mutamento di accento permette di distinguere un 1° periodo da un 2° periodo dello sviluppo di fenomeni comuni.
1° PERIODO: attribuiamo le leggi di Grimm e di Verner (riduzione a 8 vocali con l’unione delle vocali brevi insieme alle
vocali lunghe, esempio o ed a) oltre alla strutturazione del sistema apofonico.
2° PERIODO: inserimento dell’ACCENTO RADICALE si realizza gradualmente e inizia quella rivoluzione del vocalismo
con l'intervento della METAFONIA, cioè la modificazione della sillaba radicale vincolata dalla presenza di determinati
suoni nella sillaba seguente.
In un periodo successivo, nelle lingue germaniche settentrionali ed occidentali un sistema di 5 o più vocali breve viene
ricomposto dopo la modificazione o scomparsa delle vocali finali.
La rotazione consonantica viene considerata come il mutamento PIÙ ANTICO che caratterizza la lingua germanica in
tutto e per tutto a tal punto da costituire un confine sia rispetto ALL’INDOEUROPEO (quindi in senso verticale) sia
rispetto alle lingue NON GERMANICHE (in senso orizzontale).
Essa è uno di quei pochi elementi che sono attestati in tutta la protostoria del germanesimo.
Il documento in cui esso appare è l’iscrizione sul cosiddetto elmo B di Negau, dove compare anche il passaggio da o
ad a, ed è stato ritrovato a Negau, nella Stiria, datato in un’epoca imprecisata variabile dal V secolo a.C. al I secolo d.C.
Per individuare i limiti cronologici e geografici della rotazione consonantica è stato preso come riferimento
l’onomastica latina soprattutto nei casi in cui appare uno stesso nome in contesti diversi, con o senza rotazione
consonantica, in quanto le fonti secondarie che lo riportavano potevano essere differenti.
È importante prendere in considerazione i prestiti molto ampi in ogni momento storico e in ogni ambito linguistico:
- molti PRESTITI LATINI non sono stati adattati alla lingua, quindi sono stati presi successivamente la
rotazione consonantica
- i PRESTITI CELTICI presentano la rotazione consonantica, poiché le due culture sono venute a
contatto intorno al V secolo a.C.
Esistono degli elementi che ci indicano alcune affinità tra germanico ed alcune lingue europee in modo esclusivo. La
diffusione di queste isoglosse indicano un momento effettivo di contatto fra le due culture e quindi una certa unità
sociale e linguistica.
Il lessico germanico è molto presente all'interno dell'area linguistica e culturale dell'Europa centro occidentale, zona
che abbraccia anche lingue celtiche italiche e balto slave.
È predominante l’influenza delle parlate italiche, celtiche nella stesura di un vocabolario tecnico riguardanti argomenti
come caccia, pesca ed agricoltura. Il rapporto diretto con il celtico ha prodotto una particolare terminologia politica e sociale.
4.3.2. Problemi metodologici nell'analisi delle relazioni lessicali fra il germanico e le altre lingue
Non sempre un’isoglossa risulta diffusa in tutte le lingue germaniche ma anzi può capitare che sia limitata ad una sola
lingua; questo ribadisce il concetto del considerare l’unità linguistica germanica in senso relativo tenendo conto della
presenza nelle lingue germaniche di elementi in comune ma anche di elementi che differenziano una lingua dall'altra.
È il lessico che ci fa comprendere come le singole lingue sono entrate in contatto con altre realtà extra germaniche.
È impossibile riconoscere un PROTOGERMANICO UFFICIALE, sono proprio le similitudini mostrate da questi dialetti a
gettare le basi per parlare di una unità linguistica germanica. Gli stessi mutamenti possono essere stati frutto di
processi iniziati in epoca preistorica e diffusi in ere diverse per ogni minoranza, per tendenze interne o a causa
dell'accrescimento delle attività di scambio.
Attraverso il propagarsi di un certo NUMERO DI ISOGLOSSE da centri particolarmente attivi in senso culturale e
attraverso la conseguente acquisizione delle innovazioni da parte dei dialetti soggetti all’influenza di tali centri, essi
possono formare quella comunità linguistica che contraddistingue il gruppo germanico nell’ambito delle varie lingue
presenti in Europa -> UNITA’ GERMANICA = aggregazione di dialetti
Individuiamo momenti di convergenza intorno ad un centro irradiatore che ha dato origine al diffondersi delle
isoglosse.
La GERMANISTICA NEOGRAMMATICA considera il protogermanico come una lingua compatta; non tiene conto di
tutte le sfaccettature dialettali che si oppongono l’uno all’altro, considerandole solo come casi di conservazione o casi
di innovazione rispetto ad una situazione considerata in una fase precedente (fase che viene considerata appartenente
a tutte le lingue germaniche).
L’applicazione dei metodi della geografia linguistica alle situazioni ipotizzabili nella preistoria permette di osservare
questo fenomeno: le isoglosse più antiche possono descrivere i confini per quanto riguarda i dialetti preistorici.
Si tiene conto del fatto che le singole situazioni storiche condizionano lo sviluppo dei fatti linguistici e automaticamente
ne conservano anche una loro traccia a lungo, sottolineando la DIMENSIONE SPAZIALE (presenza di isoglossa = antica
vicinanza geografica).
La tripartizione delle lingue germaniche in occidentale, settentrionale ed orientale risale allo Schleicher che applica al
germanico una teoria dello sviluppo genealogico: dalla lingua germanica si sarebbero diramate in fase preistorica le
lingue germaniche orientali (tra cui il gotico), quelle settentrionali e quelle occidentali che poi si sarebbero
ulteriormente evolute in quelle che conosciamo.
PROPOSTA SCHERER: DIVISIONE BIPARTITA: al germanesimo occidentale, si opponeva quello orientale che comprende
Goti e Germani settentrionali.
Ciò però presuppone l’ipotesi, tutt’oggi non attestata, dell’origine dei Goti dalla Scandinavia e dello sviluppo di esso
solo dopo l’allontanamento dalla sede di origine.
PROPOSTA KUHN: le isoglosse fra le lingue germaniche possono essere stabilite anche per contatti successivi al
distacco delle singole tribù dalla comunità protogermanica.
IPOTESI STREITBERG: suddivideva il “germanico occidentale” in “anglofrisone” e “tedesco” da cui poi sarebbero
derivati il basso e l'alto tedesco.
La tripartizione suggerita da Tacito ha introdotto anche nella considerazione del germanico occidentale una ulteriore
tripartizione come ipotesi di lavoro che però ha dato anche dei risultati
DIVISIONE MAURER: (ma demolisce il concetto di germanico occidentale come unità culturale).
Prendendo in considerazione solo i fatti più evidenti non si escludono quindi contatti fra Goti e i Germani dell’Elba (i
futuri tedeschi meridionali) durante le migrazioni dei Germania orientali verso sud (giustificando anche le analogie fra
il gotico e il tedesco antico).
Dopo la partenza dei Goti le lingue nordiche e occidentali continuano congiuntamente la loro evoluzione fino all’età
delle migrazioni. Inoltre, dopo lo spostamento di Bavari e Alemanni dalle sedi dell’Elba, nella Germania meridionale
inizia l’espansione verso il nord di fenomeni linguistici tedesco-meridionali che provocherà la conseguente ritirata
progressiva delle caratteristiche ingevoni.
7. IL TEDESCO ANTICO
Con il termine “GERMANIA” non indichiamo una entità politica ma il territorio dell’Europa centrale dove si parlavano
dialetti germanici occidentali, differenti dalle lingue romanze e slave presenti ad ovest ed est.
Le prime testimonianze dell’aggettivo theodisk, theudisk (che corrisponde al tedesco moderno deutsch), si riferiscono
all’uso del volgare da parte delle popolazioni di lingua germanica in contrapposizione all’uso del latino.
In alcuni documenti redatti all’epoca di Carlo Magno: theudisk traduce il latino vulgaris, da theoda “vulgus” = popolo.
Fino al IX secolo non si può parlare di differenze fra i volgari romanzi e germanici; sarà solo con l’adozione definitiva da
parte dei Franchi di Gallia di un dialetto romanzo e con la suddivisione dell’impero carolingio in due parti che si creerà
una prima vera e propria scissione linguistica e politica fra REGNO FRANCO OCCIDENTALE e REGNO FRANCO
ORIENTALE. La cosa sarà evidente quando i sovrani dei due regni in occasione dei giuramenti di Strasburgo
suggelleranno il loro patto l’uno nella lingua dell’altro.
Dal punto di vista cronologico si possono riconoscere nella storia della lingua tedesca tre grandi periodi:
- il periodo antico (althochdeutsch) che va dall'inizio della documentazione cioè dall'8°all’11° secolo
Se il periodo medio è quello in cui la letteratura cortese favorisce l'affermazione di una lingua sopradialettale
omogenea, quello antico vede una grande frammentazione di dialetti e tradizioni grafiche, divisi essenzialmente in due
grandi gruppi
- I BASSO TEDESCHI: i settentrionali (che comprendono ad esempio il basso francone, che sta alla base
del nederlandese, e il sassone)
- GLI ALTO TEDESCHI: della Germania alta o meridionale da dove proviene la maggior parte dei testi
antichi. I dialetti alto tedeschi si possono suddividere in centrali (medio francone , francone renano e
orientale) e in superiori (alemanno e bavarese).
Nella seconda rotazione consonantica i dialetti francofoni vengono suddivisi a seconda di quale conosca o meno questa
evoluzione. Il basso francone, come tutti i dialetti basso tedeschi, non conosce questa evoluzione; il francone centrale
la realizza solo parzialmente; mentre i dialetti francofoni del sud e quelli influenzati dalla tradizione meridionale la
realizzano in modo molto ampio.
Questa seconda rotazione è completamente realizzata nell’alemanno e nel bavarese.
Quando analizziamo un testo riconducibile ad un particolare periodo dell’epoca tedesca, il corpus del testo poteva
presentare peculiarità tipiche di questo o di quel dialetto non in base al luogo in cui è stato scritto, ma in base alla
mano dell’autore che l’ha scritto.
La suddivisione dialettale del tedesco antico è il riflesso di una situazione storica che ha le sue radici nella collocazione
geografica delle tribù germaniche dell’Europa centrale. Le prime espressioni nel mondo culturale tedesco nascono da
un processo di aggregazione fra le popolazioni germaniche ad est del Reno dovuto alle politiche espansionistiche del
Regno Franco.
Le popolazioni stanziate nell’odierna Germania, quindi Alemanni e Barbari nella regione meridionale, Frisii e Sassoni
tra il Basso Reno e l’Elba e i Turingi nella zona centrale tra il Danubio e l’Elba caddero ben presto sotto l’influenza dei
Franchi che dominavano la Gallia settentrionale.
Chi diede origine a tutto ciò fu re Clodoveo, che consolidò il suo prestigio convertendosi al cristianesimo ed
assumendo di conseguenza il compito di difendere l’Europa e la cristianità dalla minaccia pagana. Già da allora i
Franchi assumevano una prima connotazione nazionalistica.
Le popolazioni germaniche poste al di là del Reno entrarono in pieno contatto con la cultura cristiana solo con
l’avvento al potere dei Carolingi, i quali seppero riconoscere l'utilità di un'alleanza con la Chiesa e incoraggiare la
Fondazione di monasteri e quindi l’avvento dei missionari in Germania. La figura di punta della cristianizzazione della
Germania è Santo Bonifacio direttamente autorizzato da Roma ad effettuare nella prima metà dell’VIII secolo
un’azione evangelizzatrice sistematica e totale.
San Bonifacio riuscì a cristianizzare quasi completamente la Germania meridionale e con la fondazione di un
monastero nella Germania centrale gettò le basi per allargare il suo spettro d’azione al Nord; tale processo sarà portato
a termine dopo decenni di guerre sanguinose dal Carlo Magno stesso in persona.
Nonostante alcuni aspetti brutali della sua politica civile, Carlo Magno è stata una delle figure di maggior rilievo nel
processo di RISVEGLIO CULTURALE dell’Europa.
Questa RINASCITA deriva dall’idea di restaurazione dell’Impero e valorizzazione del mondo classico; infatti Carlo
Magno riunì nella sua Accademia un gruppo di dotti provenienti da ogni dove ed elaborò quel programma di
rinnovamento culturale finalizzato alla restaurazione e divulgazione della tradizione latino-cristiana e fra i vari frutti
che ha portato questo progetto, va citata la raccolta e lo studio di testi antichi e manoscritti originali.
Il primo passo per la nascita della cultura scritta in lingua tedesca è stato fatto dall’opera di rivalutazione del volgare
come l’interpretazione di una miglior fruizione dei testi liturgici; sotto incitamento di Carlo vennero tradotti testi come:
il Padre nostro, il Credo, i Salmi, la Regola, la Formula battesimale e negli ultimi anni di vita del re vennero tradotti
anche testi giuridici e carmi eroici germanici.
L’opera di divulgazione dottrinale attraverso il volgare continua anche dopo la morte di Carlo Magno e nasce una vera
e propria classe ecclesiastica nell’Europa centrale che detiene un potere sociale e culturale vastissimo; è l’unico vero
elemento collante dopo la morte dell’imperatore e dopo la disgregazione dell’impero (la quale manterrà viva la sua
opera educatrice in maniera unitaria anche durante l’era del feudalesimo).
Dopo la decadenza dei Carolingi, il potere effettivo in Germania passò all’alta nobiltà e si iniziano a formare i grandi
ducati. Nonostante tutto però si viene a consolidare attorno ai re un’idea di unità nazionale spinta dalle minacce di
invasioni da parte di popoli come gli Ungari. Con il potere di re Enrico di Sassonia e sotto il governo di suo figlio il
rapporto e il legame fra Germania e Roma divenne sempre più forte.
Nella seconda metà del X secolo iniziano ad aprirsi nuovi orizzonti culturali che caratterizzeranno tutta l'epoca del
1000 ma fino alla fine dell' XI secolo; verrà utilizzato il LATINO per la POESIA e il TEDESCO per lo SCOPO DIDATTICO
Il crescente interesse però a livello culturale permettere l’utilizzo del VOLGARE non solamente per i TESTI LITURGICI,
ma anche per le traduzioni di OPERE TEOLOGICHE E FILOSOFICHE avvenuti soprattutto per mano di Noker III di San
Gallo.
Il suo apporto è determinante allo SVILUPPO DELLA PROSA TEDESCA e la creazione stessa di un nuovo termine è frutto
di un lungo processo di riflessione alla ricerca DELL'ADATTAMENTO PERFETTO.
Nella seconda metà dell'XI secolo, latino e tedesco si mescolano e si intensificano i rapporti con il mondo orientale,
dando spazio ad interessi culturali di tipo non religioso. Tutto ciò porterà alla formazione del tedesco in lingua
letteraria nella sua completezza nei secoli immediatamente successivi al 1000.
I primi secoli della tradizione manoscritta tedesca hanno offerto FONTI FRAMMENTATE E DISUGUALI sia in ambito
linguistico che in ambito storico culturale. Questo si spiega dalla situazione politica della Germania altomedievale (476
– 1000) che contava al suo interno lotte fra i singoli stati e uno scambio di contatti con la civiltà avvenuti solo
dall'esterno, che ha comportato un rallentamento nella nascita di un'unità linguistica ed all’occupazione della cultura
cristiana, la quale fu uno dei fattori di sviluppo letterario di Francia ed Inghilterra.
L’uso della lingua tedesca in testi scritti di rilievo si inaugura solo dopo la fine dell’VIII secolo, grazie alla SPINTA
POLITICA voluta da Carlo Magno. Dovremmo aspettare Notker per considerare il volgare come strumento linguistico.
L’unico testo che si collega alla tradizione germanica antica è il poemetto eroico detto Carme di Ildebrando, in versi
allitteranti, tramandato in un codice teologico di Fulda nella decade 820-830. Narra del duello tra padre e figlio
sottolineando il conflitto morale del vecchio Ildebrando che deve contrastare, per fedeltà al proprio padrone, il figlio
che milita in campo avverso. È un singolare esempio di LINGUA MISTA che RICALCA I MODELLI GERMANICI PIÙ
GENERALI.
ESEMPI POESIA ALLITTERANTE: La Preghiera di Wessobrunn (poema sulla creazione simile alla Genesi) e il poemetto
Muspilli (trasposizione concerne il destino dell’uomo dopo la morte, la fine del mondo e il Giudizio universale).
Sempre del IX secolo è l’unico esempio di POESIA DI VASTA PORTATA IN VERSI ALLITTERANTI: l’HELIAND un poema
della vita di Cristo in Sassone. In questo caso la sostanza del testo è resa con moduli metrici e stilistici germanici anche
se è evidente l’influsso della tradizione alto tedesca assai ben consolidata.
7.2.3. LETTERATURA DI TRADUZIONE ci fa capire come il latino e il tedesco siano amalgamati e come il primo abbia
contribuito alla realizzazione del secondo. Il lavoro di traduzione si compone di GLOSSE AI TESTI LATINI e GLOSSARI
CONSERVATICI come il Vocabularius S.Galli e il cosiddetto Abrogans (traduzione di un dizionario alfabetico di sinonimi
latini). Le glosse sono annotazioni marginali a un testo della tradizione biblica o giuridica.
Dalla fine dell’VIII secolo vengono documentate le traduzioni di testi liturgici e catechistici, di cui sono pervenute
anche differenti versioni a seconda dei dialetti. Questi libri didattici insegnavano ai chierici a leggere e a scrivere.
Alla seconda metà del IX secolo risale il LIBER EVANGELIORUM del monaco Otfrid: è l'opera più importante tra quelle
composte in alto tedesco ed è una rielaborazione della materia evangelica in forma di creazione poetica dove si narra
la vita di Gesù affiancata da commenti ed interpretazioni morali e simboliche in una dimensione molto più vicina alla
lirica che all’epica.
Otfrid è stato colui che ha introdotto la rima finale (tipica degli schemi metrici latino-romanzi), cosa che ha fatto
acquisire prestigio alla lingua francone. Si compone di:
- BREVI STROFE DI DUE VERSI LUNGHI (cosa completamente diversa rispetto alle strutture metriche di
verso libero tipiche delle lingue germaniche) che forniscono uno schema più rigido e chiuso
- ALLITTERAZIONE e VARIAZIONE IN COMPENSAZIONE BILINGUE (elementi germanici e romanzi)
La caratteristica principale della produzione letteraria tedesco-antica è la mancanza di unità e di una linea di sviluppo
comune ai vari corpus; ne consegue la difficoltà nell'identificare come e quanto due testi siano in relazione fra di loro
(ad eccezione di quelli liturgici e dottrinari)
In base al monastero da cui provengono, possono essere classificati tutti i testi tedeschi in base alla presentazione o
meno di determinati elementi grafico-fonologici comuni o peculiari.
Il mezzo più efficace per individuare qualsiasi tipo di evoluzione dei fatti linguistici relativo a quel determinato dialetto
è lo STUDIO DEI SISTEMI LINGUISTICI di testi provenienti da una stessa scuola, ma distanziati nel tempo.
Queste variazioni grafiche indicano i mutamenti fonologici già avvenuti nella lingua parlata e non sempre registrati in
quella scritta. Le variazioni grafiche ci danno suggerimenti su casi di MESCOLANZE DIALETTALI dovuti al sovrapporsi di
differenti tradizioni dialettali su altre. Ad esempio il carme di Ildebrando pregna di elementi di basso ed alto tedesco).
PRESTITI
CALCHI
MODALITA’ DI INSERIMENTO
MOLTO VARIE Nascono in ambiente dotto per ampliare le
possibilità espressive del tedesco ed
adeguarle alla interpretazione della cultura
medievale cristiana
Si creano anche nuove strutture che accrescono la produttività della lingua: ad esempio l’elemento -HEIT divenuto
suffisso per la formazione di astratti per la traduzione di -TAS e -ITO latini.
La creazione del lessico astratto o, meglio, spirituale, avviene quasi sempre per calco semantico, come nel caso di
GEIST che significava originariamente “alito, respiro” e assume anche significato di “spirito, anima”.
Il primo di questi processi è il LIVELLAMENTO DELLE DESINENZE NOMINALI e VERBALI. Nella declinazione nominale i
dialetti tedeschi antichi conservano la distinzione nei casi nominativo, genitivo, dativo, accusativo e a volte
strumentale. Nel sistema pronominale vengono introdotte nuove forme come quelle derivanti dagli articoli
dimostrativi. La flessione verbale mantiene in aat. (alto antico tedesco) la struttura germanica originaria conservando
fino ad oggi la differenza tra VERBI FORTI e VERBI DEBOLI con differenti classi apofoniche con distinzione delle
terminazioni desinenziali (3 per singolari, 2 per plurale).
La posizione delle parole nella frase è relativamente libera e le strutture evolveranno sempre di più in forme più
articolate e complesse grazie al sempre più vasto uso della subordinazione in stretta dipendenza dal modello latino.