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Papale, papale
Il Papa nell'udienza ai membri dell'Aigav,
l'Associazione Internazionale dei Giornalisti
Accreditati presso il Vaticano
PAPA
Il Papa:
raccontare la
verità ma senza
clamori inutili.
Questa è la
grandezza del
vaticanista
Francesco riceve l’Aigav
(Associazione Internazionale dei
Giornalisti Accreditati in Vaticano):
“Fondare il vostro lavoro attorno a
Pietro sulla roccia della
responsabilità nella verità, non
sulle sabbie fragili di
chiacchiericcio e ideologie”. Il
Pontefice cita lo storico vaticanista
Accattoli ed esorta a non
deformare l’immagine della Chiesa
con “stereotipi”, “informazione-
spettacolo” o categorie politiche.
Poi ringrazia per la “delicatezza”
usata nell’affrontare i casi di
scandali
Salvatore Cernuzio – Città del
Vaticano
L’atmosfera è quella confidenziale
ormai creatasi in oltre 40 viaggi
papali. D’altronde in Sala Clementina
ci sono loro, i suoi “compagni di
viaggio”, giornalisti e giornaliste che,
come dice, ha imparato a conoscere
per nome e che ringrazia per la
professionalità nell’affrontare un tipo
di informazione che non andrebbe
mai deformata secondo schemi
politici o da infotainment e che
ringrazia pure per la “delicatezza”
avuta nell’affrontare casi di scandali
che hanno investito la Chiesa. Papa
Francesco incontra l’Aigav
(Associazione Internazionale dei
Giornalisti Accreditati in Vaticano):
per alcuni una cooperativa, per altri
una sorta di sindacato dei vaticanisti,
certamente un organismo utile per
chi segue le attività della Santa Sede
e delle istituzioni cattoliche,
soprattutto per i tanti corrispondenti
che per la prima volta si approcciano
a questo tipo di informazione.
Il Papa nell'udienza all'Aigav
La vocazione dei
giornalisti
Al momento sono 250 i membri
dell’Aigav, tra cronisti, operatori,
fotografi, producers. “Una comunità
unita da una missione”, dice il Papa ai
150 ricevuti in udienza, guidati dal
presidente - il giovane
corrispondente di La Croix Loup
Besmond de Senneville – intorno
alle 8 del mattino. “Scusatemi, mi
hanno detto che vi ho fatto fare la
‘levataccia’!”, scherza infatti il Papa,
esprimendo subito l’apprezzamento
per la “passione” dimostrata,
l’“amore” per ciò che si racconta, la
“fatica”, soprattutto da parte di quanti
seguono non solo il Vaticano, ma
anche l’Italia, il sud dell’Europa, il
Mediterraneo, i Paesi di provenienza.
Essere giornalista è una vocazione,
un po’ come quella del medico, che
sceglie di amare l’umanità
curandone le malattie. Così, in un
certo senso, fa il giornalista, che
sceglie di toccare con mano le ferite
della società e del mondo
Non piegarsi a
superficialità, stereotipi
e specie politiche
Al vaticanista è chiesto però uno
sforzo in più che, sottolinea Jorge
Mario Bergoglio, è quello di
mantenere uno “sguardo che sa
vedere dietro l’apparenza”, che non
vuole “piegarsi alla superficialità
degli stereotipi e delle formule
preconfezionate dell’informazione-
spettacolo”, le quali “alla difficile
ricerca della verità, preferiscono la
facile catalogazione dei fatti e delle
idee secondo schemi precostituiti”.
Nell’ambiente dei media, dice infatti
Francesco, il vaticanista deve
“resistere alla nativa vocazione della
comunicazione di massa a
manipolare l’immagine della Chiesa,
come e più d’ogni altra immagine di
umanità associata”.
I media infatti tendono a deformare
la notizia religiosa. La deformano sia
con il registro alto o ideologico, sia
con il registro basso o spettacolare.
L’effetto d’insieme è di una duplice
deformazione dell’immagine della
Chiesa: che il primo registro tende a
costringere sotto specie politica, il
secondo tende a relegare a notizia
leggera
Francesco benedice una corrispondente incinta
Fondare il lavoro sulla
roccia della verità e non
su chiacchiericcio e
ideologie
“Non è facile, ma sta qui la
grandezza del vaticanista, la finezza
d’animo che si aggiunge alla bravura
giornalistica”, rimarca il Papa. “La
bellezza del vostro lavoro attorno a
Pietro è quella di fondarlo sulla
solida roccia della responsabilità
nella verità, non sulle sabbie fragili
del chiacchiericcio e delle letture
ideologiche; che sta nel non
nascondere la realtà e anche le sue
miserie, senza edulcorare le tensioni
ma al tempo stesso senza fare
clamori inutili, bensì sforzandosi di
cogliere l’essenziale, alla luce della
natura della Chiesa”. È qualcosa,
questo, che fa bene al Popolo di Dio,
alla gente semplice, alla Chiesa
stessa.
I consigli di uno storico
vaticanista
Soffermandosi ancora sulla missione
non facile del vaticanista nel
“costruire ponti di conoscenza e di
comunicazione” invece che “solchi
di divisione e di diffidenza”, il Papa
prende in prestito le parole di un
decano nonché punto di riferimento
per la comunità dei vaticanisti, Luigi
Accattoli, storico cronista ed
editorialista per le ‘vicende vaticane’
del Corriere della Sera, 80 anni
compiuti da poco, molti dei quali
trascorsi a viaggiare al seguito dei
Papi.
Francesco cita testualmente le
parole di Accattoli nella prefazione
ad un libro, quando descriveva il suo
lavoro come “un mestiere veloce
fino a risultare spietato, due volte
scomodo quando si applica a un
soggetto alto come la Chiesa, che i
media commerciali inevitabilmente
portano al loro livello di mercato”. In
tanti anni di vaticanismo, Accattoli
diceva di aver “appreso l’arte di
cercare e narrare storie di vita” e di
aver “imparato l’umiltà”. Per il Papa
questo è “un bell’incoraggiamento:
amare l’uomo, imparare l’umiltà”.
Il saluto del Papa alla decana dei vaticanisti,
Valentina Alazraki
Le parole di Paolo VI
Queste parole che, in qualche
modo, richiamano quelle di Paolo VI
appena eletto che, nei mesi che
precedevano la ripresa del Concilio,
invitò i giornalisti che seguivano le
vicende vaticane a “immergersi nella
natura e nello spirito dei fatti ai quali
dedicavano il loro servizio”,
facendosi guidare non dai “criteri
che classificano le cose della Chiesa
secondo categorie profane e
politiche”, ma tenendo conto delle
“finalità religiose e morali” e delle
“caratteristiche qualità spirituali”
della Chiesa.
"Delicatezza" negli
scandali
A tal proposito, il Papa ringrazia i
vaticanisti per “la delicatezza che
tante volte voi avete nel parlare degli
scandali della Chiesa”, facendo
riferimento al rispetto per le vittime e
al “silenzio” pieno di vergogna – una
sana vergogna - sui dettagli più
scabrosi.
“Grazie, grazie di questo
atteggiamento, quando dovete
parlare degli scandali”
Costanza e pazienza
Il Papa si dice grato anche per “la
costanza e la pazienza” dei tanti
giornalisti nel seguire giorno dopo
giorno le notizie che arrivano dalla
Santa Sede e dalla Chiesa, a volte da
coprire – com’è nella natura di
questo lavoro – all’improvviso, in
tarda serata o nei weekend. A tal
proposito Francesco chiede “scusa
per le volte in cui le notizie che in
diverso modo mi riguardano vi
hanno sottratto alle vostre famiglie,
al gioco con i vostri figli” e anche “al
tempo da trascorrere con i mariti o
con le mogli”.
Questo è molto importante io
sempre ai genitori, quando
confesso, gli domando: ‘Lei gioca
con i figli?’, è una delle cose che un
papà e una mamma deve fare,
sempre, giocare con i figli
L'udienza del Papa ai
membri dell'AIGAV
(Associazione
Internazionale dei
Giornalisti Accreditati in
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