Dipartimento d’Italianistica
A.A. 2024-2025
LETTERATURA ITALIANA
UNITÀ 2
Prof.ssa Pham Bich Ngoc
LETTERATURA DEL TRECENTO
1. Contesto storico
2. Lingua e letteratura
3. Le tre corone del Trecento
- Dante Alighieri
- Francesco Petrarca
- Giovanni Boccaccio
CONTESTO STORICO
L’Età comunale (1150-1350)
Economia
• Incremento demografico favorisce lo
sviluppo della produzione manifatturiera:
artigiani e commercianti aumentano di
numero e di importanza
• La ripresa economica e l’intensificarsi
degli scambi spostano il centro
dell’economia dalle campagne alle città:
Milano, Firenze, Lucca, Siena diventano
centri di mediazione commerciale
CONTESTO STORICO
Società
• Oltre alla nobiltà feudale e alla classe contadina, si afferma un
“terzo stato” intermedio: la borghesia, alla quale si deve il
rinnovamento sociale e culturale
• I Comuni si sviluppano nelle varie regioni europee. In Italia
settentrionale e in Toscana, è evidente la crisi dell’Impero e della
feudalità, i Comuni esercitano un pieno potere dotato di
autonomia politica e amministrativa.
• I Comuni subiscono l’influenza del Papa che mira a esercitare il
proprio dominio in nome del potere spirituale
CONTESTO STORICO
• Due fazioni politiche:
- I Ghibellini: sostenitori degli interessi
dell’Imperatore
- I Guelfi: sostenitori degli interessi del Papa
- A Firenze: I Guelfi si dividono tra Neri
(nobili e borghesia mercantile),
apertamente collegati alla Chiesa, e Bianchi
(artigiani, salariati e pochi aristocratici), di
tendenza filoghibellina.
La battaglia di Montaperti (1260) tra le
Lotte cruente per detenere il potere truppe ghibelline capeggiate da Siena e
quelle guelfe capeggiate da Firenze.
LINGUA E LETTERATURA
Lingua
• Il volgare si afferma nella vita quotidiana di tutte le classi sociali,
nella predicazione religiosa, nella letteratura (più nella lirica
d’amore che negli altri generi), nella corrispondenza, in alcuni atti
della vita cittadina e sempre più negli strumenti notarili.
• Il latino rimane prevalentemente la lingua dei documenti ufficiali e
giuridici, della teologia e della liturgia cristiana; è soprattutto la
lingua della comunicazione colta, della cultura universitaria.
LINGUA E LETTERATURA
Letteratura
• In Italia è notevole la varietà delle lingue parlate, espressioni
delle realtà regionali, ma a livello nazionale non si impone alcun
idioma locale.
• Da parte degli intellettuali inizia allora la lunga ricerca di una
lingua letteraria unitaria: la scuola siciliana la scuola Toscana
Dolce Stil Novo.
• Sul finire del Duecento a Firenze: i letterati stilnovisti si servono
del volgare fiorentino, più vicino al latino, che, liberato dai
particolarismi, si imporrà sugli altri come lingua letteraria.
LINGUA E LETTERATURA
• Divina Commedia di Dante Alighieri, Canzoniere di Francesco
Petrarca e Decameron di Giovanni Boccaccio sono opere prese
a modello di lingua e stile per la prosa e per la poesia.
• Firenze diventa il maggior centro di produzione di libri e di
scambi commerciali
• A causa delle lotte politiche molti intellettuali, tra cui Guittone
d’Arezzo, Dante e Cavalcanti, sono costretti a lasciare questa
città per l’esilio, durante il quale operano diplomatici
diffondendo la cultura, la lingua toscana e i nuovi modelli
letterari.
DANTE ALIGHIERI
• Nacque a Firenze da una famiglia di
piccola nobiltà guelfa
• Fu un uomo impegnato culturalmente
nei vari dibattiti esistenti all’epoca e
politicamente nelle attività nella sua
città (si schierò col partito dei Bianchi).
• Per le sue idee fu condannato a morte
e fu costretto ad andare in esilio.
(Firenze 1265 – Ravenna 1321) • Morì di malaria a Ravenna.
Padre della lingua e della letteratura italiana
OPERE LETTERARIE
La Vita Nuova (1292-1294)
• Racconto d’amore in prosa e poesia (31
poesie accompagnate da 42 capitoli in
prosa)
• Protagonista è Beatrice, la donna che ispira
nell’animo di Dante un amore prima
“cortese” e poi così spirituale e mistico da
indurlo a iniziare una “vita nuova”. Con la
morte Beatrice si trafigura in una creatura
angelica, in un mezzo di elevazione che
guida il poeta al bene, la cui perdita è fonte
di offuscamento morale.
Tanto gentile e tanto onesta pare
OPERE LETTERARIE
De Vulgari Eloquentia (1302-1304)
• La prima storia linguistica d’Italia, scritta in latino
(perché questa lingua è considerata perfetta e
non soggetta a interpretazioni arbitrarie)
• Dante analizza le lingue romanze
contemporanee. In Italia individua 14 volgari
regionali, nessuno dei quali è degno di imporsi
sugli altri diventando lingua nazionale e di essere
usato nella scrittura.
• Propone come la lingua d’arte un volgare unitario
che superi i particolarismi e sia costituita da tratti
comuni a tutti i volgari italiani.
OPERE LETTERARIE
Monarchia (1311-1313)
• Trattato politico scritto in latino (3 libri)
• Sono descritti i caratteri e le funzioni
dell’Impero, istituzione necessaria per garantire
con la giustizia e la pace la piena realizzazione
della vita civile.
• Dante afferma l’indipendenza dell’autorità
temporale da quella spirituale, in quanto la
prima mira alla felicità terrena, l’altra a quella
celeste.
DIVINA COMMEDIA
DIVINA COMMEDIA
• È considerate La Summa del Medioevo, il pensiero medioevale al
massimo livello: le problematiche emerse durante tale periodo storico
vengono elaborate in maniera originale attraverso la lente di Dante
(intenso impegno etico, civile, politico)
• Supera i confini di questa epoca riuscendo a parlare al cuore e alla
mente degli uomini di tutte le epoche
• È il resoconto di un viaggio immaginario che Dante compie nei 3 regni
dell’Oltretomba, cioè nell’Inferno, nel Purgatorio e nel Paradiso.
• È il racconto di questo impegno etico per superare colpe, errori e
egoism attraverso un duro cammino di purificazione e di crescita
personale ma che riguarda anche la società.
DIVINA COMMEDIA
• L’impegno al miglioramento personale andava per Dante unito
all’impegno politico per la nascita o lo sviluppo di Istituzioni in grado di
andare oltre il frazionismo e la litigiosità delle varie realtà comunali e
capaci di accrescere il bene di tutti.
• Dante individuò questa Istituzione nel Sacro Romano Impero ma
l’Impero ormai esisteva solo sulla carta e praticamente si disinteressava
dell’Italia. La Chiesa aveva assunto un ruolo che non era propriamente
suo e non era più solo spirituale.
• Dante propone una soluzione che prende dal passato, ma che anticipa
anche per certi versi il futuro: in più di un’occasione degli anni
successivi si è presentata la necessità di Istituzioni universali.
DIVINA COMMEDIA
• Comprende 14223 endecasillabi in terzine a rima
Nel mezzo del cammin di nostra vita
incatenata (= ABA, BCB, CDC, DED, ecc.)
mi ritrovai per una selva oscura,
• È divisa in 3 Cantiche: ché la diritta via era smarrita.
- Inferno: i peccatori gravi, morti nel peccato; Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
- Purgatorio:i peccatori più leggeri, in attesa di purificarsi
che nel pensier rinova la paura!
da questi peccati e di essere ammessi in Paradiso;
Tant’ è amara che poco è più morte;
- Paradiso: i santi e le persone buone e giuste. ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
• Ogni Cantica comprende 33 canti (raggruppamenti di dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.
terzine o capitoli di poesia, eccetto l’Inferno (33 + 01 Io non so ben ridir com’ i’ v’intrai,
canto introduttivo) totale complessivo è di 100 canti tant’ era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.
• Numero 3 (Trinità) ha un forte significato simbolico.
Introduzione alle tre Cantiche
• Dante immagina di fare un viaggio nei
3 regni dell’oltretomba a 35 anni circa
quando perde la via e si ritrova senza
saperlo in Inferno. Qui incontra
Virgilio, famoso poeta latino, simbolo
della sapienza e della ragione
• Virgilio lo accompagna, attraverso
tutto l’Inferno, fino alla sommità del
Purgatorio (al Paradiso terrestre)
Introduzione alle tre Cantiche
• Dante incontra
Beatrice, la sua donna
amata, ormai morta,
che lo guida in
Paradiso.
Inferno
• L’Inferno è stato creato dalla cacciata di Satana (o
Lucifero) dal Paradiso.
• Ha la forma di un cono rovesciato
• Ci sono 9 cerchi (gironi) che sono sempre più piccoli
verso il basso e le pene diventano più pesanti
• È disivo in 3 parti:
- gli incontinenti: non hanno saputo contenere i loro istinti
- i violenti: hanno coltivato passioni particolari, violente,
contro gli altri e contro di sé
- i fraudolenti: hanno usato la ragione per ingannare gli altri
3 facoltà della persona: gli istinti, i sentimenti e la
ragione (li hanno usati a fin di male)
Purgatorio
• Il Purgatorio ha l’aspetto di una montagna che si
trova nell’emisfero opposto al nostro
• È formata da Antipurgatorio e 7 cornici (giri)
dove sono distribuite le anime in attesa di salire
in Paradiso. Man mano che si sale la cima i
peccati puniti sono meno gravi.
• I 7 peccati sono, a cominciare dai più gravi fino a
quelli meno gravi: la superbia, l’invidia, l’ira,
l’accidia, l’avarizia, la gola e la lussuria.
Paradiso
• In Paradiso stanno le anime beate, la cui felicità
consiste esclusivamente nel vedere Dio.
• I beati appartengono a 3 categorie:
- spiriti mondani (cielo della Luna, di Mercurio
e di Venere)
- spiriti attivi (cielo del Sole, di Marte e di
Giove)
- spiriti contemplativi (cielo di Saturno)
si passa dagli spiriti che hanno fatto il bene
spinti da motivazioni, ai spiriti spinti da forti
convinzioni e passioni, a quelli che hanno fatto il
bene per esclusivo amore di Dio)
• Gli spiriti sono luce di diversa intensità
Inferno – Canto I
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Tant’ è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.
Io non so ben ridir com’ i’ v’intrai,
tant’ era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.
FRANCESCO PETRARCA
• Nasce ad Arezzo nel 1304,
dove si è trasferito il padre,
guelfo bianco e amico di
Dante, costretto anche lui
all’esilio
• Segue gli studi di diritto presso l’università di
Montpellier e di Bologna e si appassiona allo studio dei
classici
• Alla morte del padre nel 1326, si dedica alla letteratura
(Arezzo 1304 - Arquà 1374) e alla poesia.
FRANCESCO PETRARCA
• Ad Avignone (Francia) 6 aprile 1327 conosce Laura, la donna
che diviene l’amore tenace e irrealizzabile di tutta la vita
fonte di ispirazione e tema dominante della sua lirica
• Nel 1337 dimora a Valchiusa. Sono anni di silenzioso
raccoglimento, di approfondimento degli studi umanistici,
nei quali compone opere in versi e in prosa in latino
• A partire dagli anni ’40, la fama di Petrarca cresce sempre di
più. Viene accolto da varie nobili famiglie italiane
• Dopo il 1350 incontra Giovanni Boccaccio che lo considera
un maestro spirituale e culturale
• Muore nel 1374 ad Arquà, alla vigilia del settantesimo
compleanno.
Canzoniere (1335-1374)
• Una raccolta di 366 liriche (tra cui 317 sonetti)
scritte in volgare
• Il titolo orginale è Rerum vulgarium fragmenta -
Frammenti di cose volgari).
• La maggior parte delle poesie è dedicata a Laura
e costituisce una specie di romanzo poetico
amoroso.
• Le poesie descrivono i turbamenti, i dolori e le
gioie della passione per la giovane signora, ma
esprimono anche l’inquietudine di un’anima
combattuta tra realtà e ideale
Canzoniere (1335-1374)
• Francesco Petrarca dimostra nel Canzoniere di essere un poeta moderno: ha una
capacità notevole di analizzare il sentimento d’amore concretamente,
psicologicamente, nei suoi effetti sulla persona.
• Il suo amore per Laura è spesso descritto come un’ossessione, un tormento.
• La sua donna non è più un angelo come Beatrice, uno spirito quasi senza corpo, ma
una donna concreta, di cui vengono descritti tratti fisici (es. capelli biondi)
• Laura rappresenta l’amore terreno, sensuale, fonte di ispirazione poetica la
felicità di una passione troppo terrena, che allontana il poeta dall’amore di Dio.
• Il Canzoniere è tradizionalmente diviso in 2 sezioni:
- Rime in vita di madonna Laura scritte sino al 1348;
- Rime in morte di madonna Laura, nostalgiche e rievocative.
Stile di Francesco Petrarca
• Petrarca raggiunge l’intensità espressiva e la perfezione formale attraverso
l’accurata selezione delle parole e delle figure retoriche e la continua ricerca
di un effetto musicale.
• La parola assume sempre un significato preciso nel contesto in cui è inserita:
deve essere originale, soppesata e deve esprimere lo stato d’animo o il
travaglio spirituale lungamente vissuto.
• Nei secoli il Canzoniere sarà in Italia e in Europa il modello ideale di
perfezione stilistica, da studiare e da imitare- non solo per l’eleganza classica,
ma anche per le immagini poetiche e le metafore - dando origine al
complesso fenomeno detto “petrarchismo” che nel Quattrocento e nel
Cinquecento assumerà i caratteri formali e consapevoli di una vera scuola.
Solo et pensoso i più deserti campi
Solo et pensoso i piú deserti campi
vo mesurando a tardi passi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
4 ove vestigio human l’arena stampi.
Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
8 di fuor si legge com’io dentro avampi:
sí ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve sappian di che tempre
11 sia la mia vita, ch’è celata altrui.
Ma pur sí aspre vie né sí selvagge
https://www.youtube.com/watch?v=CESuvcuB0o0
cercar non so ch’Amor non venga sempre
14 ragionando con meco, et io co’llui.
Solo et pensoso i più deserti campi
Schema metrico: ABBA ABBA CDE CDE
Analisi:
• Si esprime il desiderio di fuga e di isolamento, ma anche l’ossessione amorosa, che
non abbandona il soggetto neanche un attimo e gli impedisce di trovare nella
natura la pace e l’equilibrio che cerca.
• Si presenta il proprio autoritratto spirituale, fissato intorno ai seguenti tratti:
₋ la vocazione alla solitudine come autodifesa dalle sofferenze e dalla curiosità del
volgo e come occasione di riflessione su se stesso;
₋ il rapporto strettissimo tra soggetto e paesaggio, chiamato a testimone del
travaglio interiore;
₋ l’interiorizzazione di Amore, che diventa presenza costante e ossessiva nell’animo
dell’io lirico, incapace di sottrarsi alla sua forza.
Solo et pensoso i più deserti campi
Figure retoriche:
• Metafora: atti d’alegrezza spenti, di fuor si legge;
• Personificazione: ch’Amor non venga sempre ragionando con meco;
• Polisindeto: …monti et piagge / et fiumi et selve… (vv. 9 e 10) – la serie di congiunzioni
accelera il ritmo e suggerisce l’affanno del procedere inquieto del poeta;
• Antitesi: fuor-dentro (v. 8) – l’uso nello stesso verso di questi due termini antitetici
mette in rilievo il tormentato e passionale mondo interiore del poeta; spenti-
avampi (vv. 7-8)
• Allitterazione della s e o: Solo et pensoso i più deserti campi / vo mesurando a
passi (vv. 1-2); della r e s: …Ma pur sì aspre vie né sì selvagge… (v. 12).
• Enjambements: vv.1-2, 5-6, 9-10, 10-11, 12-13, 13-14. In particolare l’enjambement ai
vv. 9 e 10 contribuisce a rendere il ritmo intermittente, unitamente al polisindeto
richiamato sopra (et…et…et).
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ‘n mille dolci nodi gli avolgea,
a ‘l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi ch’or ne son sì scarsi;
e ‘l viso di pietosi color farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i’ che l’esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di subito arsi?
Non era l’andar suo cosa mortale,
ma d’angelica forma, e le parole
sonavan altro che pur voce umana;
uno spirito celeste, un vivo sole
fu quel ch’i’ vidi, e se non fosse or tale,
piaga per allentar d’arco non sana.
GIOVANNI BOCCACCIO
• Nasce nel 1313 da una famiglia mercantile a
Firenze.
• Dal 1327 al 1328, viene mandato dal padre a far
pratica bancaria a Napoli alla famosa banca dei
Bardi.
• Frequenta la raffinata e allegra nobiltà napoletana,
aperta a tutte esperienze culturali. Può accedere
alla famosa biblioteca reale, e conosce alcuni tra gli
artisti e i filosofi più significativi del suo tempo.
(Firenze 1313 – 1375) • Scopre ben presto la sua passione per la letteratura
e si forma, da autodidatta, sui classici e sui
contemporanei.
GIOVANNI BOCCACCIO
• Nel 1340, deve trasferirsi a Firenze dove è costretto a vivere tra molte difficoltà e
ristrettezza economiche.
• Il 1348 è l’anno terribile dell’epidemia di peste. Le difficoltà e le disgrazie operano
tuttavia in Boccaccio un processo di maturazione che troverà espressione nel
Decameron, scritto negli anni 1349-1351.
• Dopo la composizione del Decameron, Boccaccio si dedica appassionatamente allo
studio dei classici, scambiando testi antichi con Petrarca, a cui è inoltre legato da
un’affettuosa amicizia.
• Nel 1373, riceve l’incarico da parte del Comune di Firenze di commentare
pubblicamente la Commedia di Dante (fino al canto XVII dell’Inferno).
• Muore il 21 dicembre 1375 a Firenze (Certaldo).
Decameron (1349-1351)
La cornice
• Il titolo di derivazione greca: “dieci giornate”
• Il poeta immagina che 10 giovani, 7 donne e 3
uomini, ritiratisi in una villa in campagna per
sfuggire al contagio della peste, decidano di
raccontare ciascuno una novella, ogni giorno,
per 10 giorni, su un tema scelto da quello che, a
turno, viene indicato “re” o “regina”.
• 100 novelle narrate. Ogni novella è anticipata
da una rubrica che ne riassume brevemente il
contenuto.
Trilogia (3 opere che hanno una simile struttura): Decameron; Canterbury’s
tales (il pellegrinaggio di 100 cristiani); Mille e una notte.
Decameron (1349-1351)
Il realismo del Decameron
• Rappresenta la società contemporanea anche all’interno di modalità narrative
tradizionali (nella sua straordinaria gamma di situazioni, personaggi, luoghi,
ambienti)
• L’atteggiamento dell’autore non è però soltanto quello di registrarla, bensì
quello di scoprirne in profondità giochi, forze, funzioni, mettendo in evidenza
rapporti di forza, aspirazioni, rovesciamenti
• L’universo che appare va dalla nobiltà del mondo cavalleresco al tramonto, alla
concretezza del mondo mercantile in ascesa, alla sfrenata popolarità plebea; di
ogni classe sociale sono evidenziati pregi e difetti, senza nessuna finalità
moralistica, ma con un atteggiamento “empirico” (cioè offre l’esperienza).
Decameron (1349-1351)
I temi
• L’amore: viene rappresentato in tutte le sue forme
- Riguarda i giovani e i vecchi, i ricchi e i poveri
- Può essere concepito solo come desiderio fisico, pulsione
sessuale, trasgressione; o come affetto, sentimento,
dedizione totale
- Può essere semplice gioco, ideale di vita, innamoramento
fatale
- Può concludersi con un lieto fine o avere esiti tragici
- In ogni caso la passione amorosa, elemento centrale nel
mondo di Boccaccio, si incarna spesso in figure femminili
dolci e appassionate, misteriose e seduttive, intraprendenti
e disinibite “Lisabetta da Messina”
Decameron (1349-1351)
• L’intelligenza
- L’intelligenza viene intesa, secondo il modello
borghese, come capacità di scegliere, intuito,
prontezza, ingegnosità.
- Si sfaccetta in tanti aspetti: può configurarsi
come semplice furbizia contadina, come
gusto della beffa o della battuta arguta, come
raffinata superiorità intellettuale.
- Gli intelligenti, così come gli sciocchi, possono
trovarsi ovunque, tra i ricchi e tra i poveri, tra
gli uomini e le donne, tra gli eruditi e gli
Il cuoco intelligente ignoranti.
nella novella “Chichibio e la gru”
Decameron (1349-1351)
• La Fortuna
- L’intelligenza degli uomini non è sufficiente al loro
successo: esso dipende anche da una componente
imprevedibile, chiamata da Boccaccio «Fortuna».
- Nell’epoca greca, il concetto «fortuna» si incarna nella
figura di una donna cieca (Dea della Fortuna)
Dea della Fortuna
Decameron (1349-1351)
• La Fortuna
- Nel mondo cattolico, la
«fortuna» è una cosa
sconosciuta e subordinata
alla volontà di Dio
(concetto di Provvidenza
divina).
IL TRIONFO DELLA DIVINA PROVVIDENZA
Pietro da Cortona (Palazzo Barberini, Roma)
Decameron (1349-1351)
• La Fortuna
- Nel Decameron di Boccaccio, si intende la
potenza del caso, un insieme di circostanze che
possono agevolare o intralciare l’espressione
dell’ingegno, con le quali comunque l’uomo
deve saper confrontarsi. Non appare nessun
disegno soprannaturale in questo dispiegarsi
della casualità: essa è concepita in modo
assolutamente laico e terreno.
- È una serie di eventi casuali, senza legami tra
di loro; è l’uomo che deve trovare la soluzione
da solo, è l’uomo che decide il suo proprio
destino.